GUNDISHAPÙR IRANICA, ISLAMICA, INDOSTANA Direttore Carlo S Alma Mater Studiorum – Università di Bologna Comitato scientifico Johann Cristoph B Universität Bern Alberto Fabio A Pontificia Università Gregoriana Daniela B University of British Columbia Adone B Università degli Studi di Padova Saverio M Alma Mater Studiorum – Università di Bologna GUNDISHAPÙR IRANICA, ISLAMICA, INDOSTANA A Gundishapùr nell’Iran preislamico fu attivo per alcuni secoli dal d.C. uno straordinario centro di traduzioni e ricerche scientifiche che si avvalse dell’opera di dotti e filosofi provenienti non solo da ogni parte dell’Impero persiano sassanide, bensì anche dall’India e dai territori dell’ecumene tardo–ellenistica, soprattutto dopo la chiusura dell’Accademia di Atene decretata da Giustiniano nel d.C. Qui a Gundishapùr si tradusse dal greco e da lingue indiane e persino dal cinese, e si svilupparono diverse scienze quali l’astronomia, la matematica e la medicina. Di tutto questo lavoro approfitterà ampiamente il mondo islamico a partire dall’era abbaside (metà VIII secolo) che vedrà nella “Casa della Sapienza” (Bayt al–Hikma) della Baghdad califfale l’erede naturale dell’accademia di Gundishapùr. A Baghdad, ad opera di famiglie di traduttori perlopiù ebrei o cristiani, si continuerà a tradurre soprattutto dal greco e dal siriaco testi scientifici e filosofici, che, arricchiti nei secoli successivi di ulteriori sviluppi e di approfonditi commentari redatti in arabo (Algazel, Alhazen, Avicenna, Rhazès, Alfarabius, Geber, Averroè) saranno poi ritrasmessi all’Occidente cristiano medievale. Nella ricca biblioteca di Toledo, da poco riconquistata dai cristiani (), avrà inizio un ulteriore grande travaso, questa volta dall’arabo al latino, di cui più tardi ampiamente beneficerà la Scolastica, da S. Alberto Magno e S. Tommaso in poi. Atene, Gundishapùr-Baghdad, Toledo: come si vede l’accademia di Gundishapùr e la sua erede diretta, la Bayt al-Hikma di Baghdad, sono al centro della trasmissione del sapere dall’antichità (non solo greca!) al nostro medioevo, sono l’anello centrale di una “genealogia del sapere occidentale” di cui per troppo tempo si è teso a obliterare o rimuovere gli anelli geograficamente più lontani e ritenuti perciò a torto ininfluenti. Questa collana si propone di pubblicare testi e studi attinenti alla letteratura, ma anche alla storia delle idee religiose filosofiche scientifiche, con particolare riguardo a quel vasto bacino culturale che potremmo definire “indo–mediterraneo”. Un bacino storico–geografico che dall’antichità a oggi ha evidenziato, pur all’interno di civiltà e culture diversissime, un costante flusso di uomini e di idee, di libri e di merci, di milizie e di missionari. Fenomeni immensi e dalla incalcolabile portata che manifestano - dall’impresa di Alessandro “re di Grecia e dell’Asia” sino a quella di Mahmud di Ghazna, il conquistatore islamico dell’India (X–XI sec.); dalle Crociate in Terrasanta, in Spagna, nei Balcani e in Tatarstan sino al moderno colonialismo europeo; da un S. Giovanni Damasceno che leggeva in arabo il Corano nell’VIII sec. a uno Schopenauer o un Hesse che riscoprono in tempi moderni la saggezza dell’India — una sostanziale profonda unità destinale, una vocazione ineluttabile agli scambi e alla reciproca conoscenza, qualcosa che a tutt’oggi prosegue senza soste intensificato a dismisura dai fenomeni della globalizzazione e della comunicazione via internet. In questa nuova collana, anche in omaggio allo spirito e al lascito di Gundishapùr, una particolare attenzione sarà dedicata alle traduzioni — dall’arabo, dal persiano, dall’urdu e dalle altre lingue indiane — di testi letterari e di saggistica, nella convinzione che non vi sia stato (e non vi è) strumento più efficace della traduzione nella circolazione dei saperi, delle idee e dei valori. Questa collana è sponsorizzata dall’associazione culturale Centro Essad Bey, promotore di pubblicazioni e di iniziative interculturali, e dalla rivista online Archivi di Studi Indo–Mediterranei, che fornisce uno spazio di ricerca e scambio di idee a ricercatori e studiosi di ogni parte dell’ “ecumene indo–mediterranea”. Sohr¯ab Sepehri Sino al fiore del nulla poesie con i testi originali in persiano a cura di Nahid Norozi presentazione di Carlo Saccone Copyright © MMXIV ARACNE editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: luglio 7 Indice 11 Presentazione di Carlo Saccone 15 PRIMA PARTE 17 Introduzione 1. Cenni preliminari 2. Biografia 3. La poetica sepehriana 4. Le stagioni della poesia di Sepehri 5. Bibliografia 43 SECONDA PARTE 99 poesie di SohrƗb Sepehri con i testi originali in persiano 45 /DPRUWHGHOFRORUH(̲ϧέ̱ήϣ) 1. Nel catrame della notte (ΐηήϴϗέΩ) 2. S’innalza il fumo (ΩΰϴΧ̶ϣΩϭΩ) 3. L’uccello dell’enigma (ΎϤόϣύήϣ) 4. La valle silenziosa (εϮϣΎΧϩέΩ) 5. L’introvabile (ΏΎϳΎϧ) 6. La morte del colore (̲ϧέ̱ήϣ) 7. Il mare e l’uomo (ΩήϣϭΎϳέΩ) 8. Biancore (ϩΪϴ̢γ) 9. Dinanzi al tramonto (ΏϭήϏϪΑϭέ) 10. Muro (έϮϳΩ) 11. Vicenda (Ζηά̳ήγ) 12. All’uccello celato (ϥΎϬϨ̡ύήϣΎΑ) 73 /DYLWDGHLVRJQL(ΎϬΑϮΧ̶̳Ϊϧί) 13. La lanterna rorida (βϴΧαϮϧΎϓ) 88 Indice Indice 14. Il folletto dei vetri (ΎϫϪθϴη̵ϮϟϮϟ) 15. Attimo perduto (ϩΪθϤ̳ϪψΤϟ) 16. Senza risposte (ΦγΎ̡ ̶Α) 17. Sogno amaro (ΦϠΗΏϮΧ) 18. L’inferno smarrito (ϥΩή̳ήγϢϨϬΟ) 19. Ricordo (ΩϮΑΩΎϳ) 20. Ricompensa (εΩΎ̡) 21. Un giardino nella voce (ΪλέΩ̶ϏΎΑ) 22. Ninfea (ήϓϮϠϴϧ) 23. Contatto (ΩέϮΧήΑ) 24. Viaggio (ήϔγ) 103 /HPDFHULHGHOVROH(ΏΎΘϓέϭ) 25. Senza trama e ordito (ΩϮ̡ϭέΎΗ̶Α) 26. Tintinnio (ϦϴϨρ) 27. Quel sublime (ήΗήΑϥ) 28. O vicino! (̮ϳΩΰϧ̵) 29. Polvere di sorriso (ΪϨΨΒϟέΎΒϏ) 30. Dov’è il gocciare della fantasia? (ˮϢϫϭ؝ήτϗϮ̯) 31. Frutto oscuro (̮ϳέΎΗ̵ϩϮϴϣ) 32. Mietitori dell’alba (ϩΎ̴̡ϥή̳ϭέΩ) 33. Il vagare delle ombre (ΎϫϪϳΎγεΩή̳) 34. Più alto del volo (ίϭή̡ίήΗήΑ) 35. Stella (έΎΗ) 36. In viaggio per gli al di là (ΎϫϮγϥήϔγέΩ) 37. Nicchia (ΏήΤϣ) 38. ShƗsusƗ (ΎγϮγΎη) 39. Un altro territorio (ή̴ϳΩ̵έΎϳΩ) 40. Notte armonica (̶̴ϨϫϢϫΐη) 41. Souvenir (ϩέϭϩέ) 42. Invocazione (ζϳΎϴϧ) 43. Onda sei di carezze, o vortice! (ΏΩή̵̳ˬ̶ηίϮϧΝϮϣ) 44. Uno sviamento sotto il sole (ΏΎΘϓέΩ̵ϪϫήϴΑ) 45. Un sogno nel brusio (ϮϫΎϴϫέΩ̶ΑϮΧ) 145 /·2ULHQWHGHOOD1RVWDOJLD(ϩϭΪϧϕήη) Indice Indice 46. In cammino (Ϫϧϭέ) 47. Suvvia! (ϼϫ) 48. E (ϭ) 49. Buddha (̶ϫΩϮΑ) 50. Abbozzo (έΰ̳) 51. Sulla riva dell’acqua (Ώΐϟ) 52. Veda (Ϊϳϭ) 53. Invocazione (ζϳΎϴϧ) 54. Sino al fiore del nulla (̨ϴϫϞ̳ΎΗ) 55. Fior di loto (ϪϣΩΎ̡) 56. Percorso (ϩέΎ̡) 57. Anche il Satana (ϢϫϥΎτϴη) 58. Sia sola! (ΩΎΑΎϬϨΗ) 59. Sgocciolio (ϭήΗ) 60. E ruppi e corsi e caddi (ϡΩΎΘϓϭˬϡΪϳϭΩϭˬϢΘδ̰ηϭ) 61. Oh, qual solitudine! (ΎϬϨΗϪ̩ϭ) 167 ,OVXRQRGHLSDVVLG·DFTXD(Ώ̵Ύ̵̡Ϊλ) 62. Il suono dei passi d’acqua (Ώ̵Ύ̵̡Ϊλ) 199 ,OYLDJJLDWRUH(ήϓΎδϣ) 63. Il viaggiatore (ήϓΎδϣ) 227 ,OYROXPHYHUGH(ΰΒγϢΠΣ) 64. Dalla palpebra della notte (ΐη̮Ϡ̵̡ϭέί) 65. Chiarore, io, fiore, acqua (ΏˬϞ̳ˬϦϣˬ̶Ϩηϭέ) 66. E un messaggio in arrivo (ϩέέΩ̶ϣΎϴ̡ϭ) 67. Puro colore (̲ϧέϩΩΎγ) 68. A GolestƗne (ϪϧΎΘδϠ̳έΩ) 69. Indirizzo (̶ϧΎθϧ) 70. Un’oasi nell’attimo (ϪψΤϟέΩ̵ϪΣϭ) 71. Di là dai mari (ΎϫΎϳέΩΖθ̡) 72. Palpito dell’ombra dell’amico (ΖγϭΩ̵ϪϳΎγζ̢Η) 99 1010 Indice Indice 73. Tenera notte solitaria (ΏϮΧ̶ϳΎϬϨΗΐη) 74. Il sussulto della parola “vita” (Ζδϳί̵ϩ̫ϭζΒϨΟ) 75. Dal verde al verde (ΰΒγϪΑΰΒγί) 76. Richiamo primordiale (ίΎϏ̵Ϊϧ) 77. Amica (ΖγϭΩ) 78. Acqua (Ώ) 79. Esilio (ΖΑήϏ) 80. La voce dell’incontro (έΪϳΩ̵Ϊλ) 81. La sura della contemplazione (ΎηΎϤΗϩέϮγ) 82. Le piume del sussurro (Ϫϣΰϣί̵Ύϫή̡) 83. Lo sfogliare lucente del momento (ΖϗϭϦηϭέϕέϭ) 84. Assolato (̶ΑΎΘϓ) 85. Al giardino dei compagni di viaggio (ϥήϔγϢϫύΎΑϪΑ) 86. Sempre (ϪθϴϤϫ) 87. Fino al bagnato battito del mattino (ΒλβϴΧξΒϧΎΗ) 285 1RLQXOODQRLVJXDUGR(ϩΎ̴ϧΎϣˬ̨ϴϫΎϣ) 88. O salato! O antico! (ϢϳΪϗ̵ˬέϮη̵) 89. Il momento sottile delle sabbie (ϦηϒϴτϟΖϗϭ) 90. Stesso rigo, stesso bianco (Ϊϴ̢γϢϫˬήτγϢϫ) 91. Elementi del panorama (ϩήψϨϣ̵ΎϬϨΗ) 92. Verso il pensiero dell’amico (ΖγϭΩϝΎϴΧΖϤγ) 93. Qui sempre deserto (ϪϴΗϪθϴϤϫΎΠϨϳ) 94. Fino in fondo, la presenza (έϮπΣΎϬΘϧΎΗ) 95. Vicino ai lontani (ΎϫέϭΩ̮ϳΩΰϧ) 96. Adesso la caduta del colore (̲ϧέρϮΒϫϥϮϨ̯) 97. Dalle acque in poi (ΪόΑϪΑΎϬΑί) 98. Qui c’era l’uccello (ΩϮΑϩΪϧή̡ΎΠϨϳ) 99. Antico testo della notte (ΐηϢϳΪϗϦΘϣ) Presentazione di Carlo Saccone Questa ampia raccolta di poesie di SohrƗb Sepehri, tradotte in italiano a cura di Nahid Norozi, segna credo un momento importante nella scoperta della poesia persiana del’900 in un paese, l’Italia, in cui l’iranistica ha sempre manifestato maggiore attenzione per la letteratura classica e i suoi grandi e prestigiosi nomi: Ferdowsi, KhayyƗm, ‘AttƗr, NezƗmi, Rumi, HƗfez. In effetti l’editoria italiana negli ultimi cinquant'anni è stata forse in Europa la più prolifica nel far tradurre e presentare al grande pubblico i classici della letteratura persiana medievale,1 mentre l’attenzione al periodo più recente è risultata decisamente minore e quasi episodica. L’attenzione si è poi concentrata soprattutto su romanzieri e novellisti, da SƗdeq HedƗyat (tradotto già negli anni ’60) fino a qualche autore più recente, magari “trainato” da felici riduzioni cinematografiche, come è il caso per esempio di Donne senza uomini della scrittrice Shahrnush PƗrsipur, una delle voci più interessanti della letteratura di genere persiana.2 Negli ultimi anni hanno conosciuto una certa notorietà anche non pochi romanzieri iraniani della diaspora, che ormai si esprimono prevalentemente nelle lingue dei paesi che li hanno ospitati e spesso vengono poi tradotti in italiano dall’inglese, il francese o il tedesco.3 La poesia persiana del ’900 è rimasta invece praticamente sconosciuta al grande pubblico, relegata agli studi pubblicati su riviste per specialisti della materia e, anche lì, sempre 1 Un elenco pressoché completo e continuamente aggiornato si può trovare nella bibliografia annessa alla voce “Letteratura persiana”, presente nella versione italiana della ben nota enciclopedia digitale Wikipedia. La migliore panoramica sulla letteratura persiana classica, arricchita da numerosissime citazioni, resta quella di A. Bausani, Letteratura neopersiana, in A. Pagliaro- A. Bausani, Letteratura persiana, Sansoni-Accademia, Firenze-Milano 1968. 2 Per uno sguardo alle voci femminili della letteratura persiana contemporanea, cfr. A. Vanzan, Figlie di Shahrazad. Scrittrici iraniane dal XIX sec. a oggi, Bruno Mondadori, Milano 2009. 3 v. nota 1. 12 12 Presentazione Presentazione nettamente meno visibile rispetto alla poesia classica.4 Solo in questi ultimissimi anni la nostra editoria ha cominciato a manifestare qualche interesse per l'argomento e in particolare per la figura di Forugh FarrokhzƗd, poetessa “proto-femminista” prematuramente scomparsa negli anni ’60, di cui sono uscite ben due antologie nel giro di un anno.5 En passant ricordiamo che in precedenza l'unica poetessa persiana tradotta in italiano era stata in effetti una voce antica, quella della poetessa-cortigiana Mehsati di Ganja, attiva sembra alla corte del sovrano selgiucchide Sanjar (XII secolo).6 Il lavoro della curatrice del presente volume, Nahid Norozi, studiosa di letteratura persiana contemporanea e di letteratura mistica arabo-persiana,7 è dunque quanto mai prezioso perché aggiunge un ulteriore tassello alla ancor troppo lacunosa conoscenza che abbiamo in Italia della ricca fioritura poetica del ’900 iraniano.8 Nahid Norozi ha prodotto in precedenza diverse pregevoli traduzioni antologiche di poeti iraniani 9 contemporanei, pubblicate soprattutto su riviste online, e, per 4 Uno sguardo d'insieme sulla letteratura contemporanea è nel volume di N. L. Tornesello (a cura), La letteratura persiana contemporanea tra novazione e tradizione, numero monografico di ''Oriente Moderno'', I (2003). 5 Forugh FarrokhzƗd, La strage dei fiori, a cura di D. Ingenito, Napoli, Orientexpress, 2008; EADEM, È solo la voce che resta. Canti di una donna ribelle del Novecento iraniano, a cura di F. Mardani, presentazione di C. Saccone, Aliberti Editore, Reggio Emilia 2009. 6 Mehsati Ganjavi, La luna e le perle, a cura di R. Bargigli e D. Meneghini, Ariele, Milano 1999. 7 Ricordiamo qui l'importante traduzione di Najm al-dƯn KubrƗ, Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà, a cura di N. Norozi, Mimesis, Milano 2011, forse il più ricco diario visionario del mondo islamico medievale. 8 Dobbiamo qui citare un libro fotografico sull'Iran, che presenta una scelta di poesie di Sepehri a commento di molte bellissime immagini, dovuto a Riccardo Zipoli e Gianroberto Scarcia, Un giardino nella voce (bƗgh-Ư dar sedƗ), Angelo Pontecorboli Editore, Firenze 1995. 9 Si vedano i suoi numerosi contributi pubblicati in “Rivista di Studi Indo-Mediterranei”, I (2011), raggiungibile nel sito: Presentazione Presentazione 13 13 quanto riguarda SohrƗb Sepehri, ha fornito il primo approfondito studio in lingua italiana su questo poeta, uscito in “Semicerchio. Rivista di poesia comparata”.10 Ecco, la chiave comparatistica: si tratta certamente di uno strumento privilegiato di approccio a questa poesia che - il lettore attento lo scoprirà presto da sé - non solo presenta peculiarità riconducibili all’ambiente e alla cultura iranica, ma rivela anche evidenti influssi della tradizione poetica del Novecento europeo, da Eliot al simbolismo francese. Nella Persia dei Qajar, almeno dalla seconda parte dell’ 800 si era cominciato a tradurre in persiano molta letteratura straniera, soprattutto francese e russa; e più tardi anche si tradurrà dall’inglese e dalle altre lingue.11 I poeti del primo Novecento iranico rivelavano grande curiosità per gli autori europei, le cui opere entrarono rapidamente in circolazione soprattutto attraverso le traduzioni e talora venivano lette anche direttamente in lingua originale. Si può dire che, dal primo dopoguerra in poi, la poesia persiana entra in stabile e fecondo dialogo con le tradizioni poetiche d'Europa, e, senza mai rinunciare alla propria luminosissima eredità che risale nel tempo fino a HƗfez e Omar KhayyƗm, s’innesta stabilmente e con voce fresca e originale nelle grandi correnti della poesia del ’900. Di questo complesso processo di assimilazionerielaborazione - cosa non nuova in una cultura letteraria che nasce, nel IX secolo, dall'incontro con la tradizione letteraria araba - è testimone fra gli altri anche la poesia di SohrƗb Sepehri, poeta che, come ci mostra l’ottima versione di Nahid Norozi, sa parlare al cuore e all'immaginazione di un lettore iraniano come di un lettore italiano, toccando con infinita http://kharabat.altervista.org/index.html e anche in “Quaderni di Meykhane”, sito: http://meykhane.altervista.org/index.html. 10 N. Norozi, SohrƗb Sepehri tra sogno e realtà, “Semicerchio. Rivista di poesia comparata”, XLVI (2012) 1. 11 Per quanto riguarda l'interesse per l'Italia, una vasta panoramica si trova in A. M. Piemontese, La letteratura italiana in Persia, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 2003. 14 14 Presentazione Presentazione sensibilità e magistrale raffinatezza le corde della tradizione poetica persiana e quelle della più recente tradizione europea. Sepehri – ed ecco una seconda preziosa chiave di lettura - fu anche un apprezzato pittore, e lo si vede bene dalla rilevanza dei colori e della luce nella sua poesia che potrebbe definirsi una ricerca dei “cromatismi” dell’anima contemporanea. E con un verso “colorato” possiamo concludere questa presentazione: "La mia professione è la pittura: / ogni tanto costruisco una gabbia con il colore, e ve la vendo / affinché il vostro desolato cuore si rinfreschi / al canto del papavero che vi è prigioniero". PRIMA PARTE Introduzione Introduzione 17 1. Cenni preliminari Negli anni ’20 e ’30, uscivano su varie riviste letterarie dell’Iran le poesie di NimƗ Yushij12, determinando una vera rivoluzione dei paradigmi letterari fino ad allora vigenti. Egli rinnegava i vecchi topoi e i temi della lirica classica (sintetizzabile nella formula “poesia di rose e usignoli”) e innovava soprattutto le forme e lo stile del linguaggio poetico. NimƗ verrà presto considerato l’iniziatore della cosiddetta “poesia nuova” (she‘r-e now) o “poesia nimaiana” (she‘r-e nimƗ-i), che introdusse il verso libero nella poesia persiana contemporanea rompendo con i canoni di una tradizione poetica ultramillenaria, basata su un repertorio fisso di forme metriche. Le sue poesie sono impregnate di un forte simbolismo, e sono caratterizzate dalla frequente personificazione di elementi naturali. A partire da lui si apriva una nuova stagione della poesia contemporanea persiana: si può dire che i maggiori poeti della seconda parte del’ 900 (Ahmad ShƗmlou13, Forugh FarrokhzƗd14, Mehdi 12 Nome d’arte di ‘Ali EsfandiyƗri, nato a Shij in MƗzandarƗn, regione settentrionale dell’Iran, nel 1897 e morto a Tehran nel 1959. 13 Ahmad ShƗmlou, scrittore, traduttore e prolifico poeta iraniano, nato a Tehran nel 1925 e morto a Karaj nel 2000, fu uno dei più convinti sostenitori delle innovazioni stilistiche e tematiche di NimƗ (v. la nota precedente) e il continuatore per eccellenza della “poesia nimaiana”. È ritenuto il più grande poeta persiano contemporaneo, ammirato per il suo stile sobrio, che in parte rievoca quello dei libri sacri. Diresse diverse riviste letterarie, che tuttavia ebbero in genere vita breve soprattutto per i problemi causati dalla sua dissidenza politica durante l’epoca della dinastia Pahlavi e della successiva Repubblica Islamica. Politicamente impegnato, Shamlou loda nella sua poesia i compagni di lotta e in essa non manca una velata protesta contro l’autoritarismo della sua epoca. Altre tematiche, oltre a quelle sociali e politiche, sono: amore e morte, sofferenza dell’umanità e tragicità del destino dell’uomo trattati in chiave antireligiosa. Tra gli anni Quaranta e Novanta pubblicò ben diciassette raccolte poetiche, tra cui più rappresentative: L’aria fresca (HavƗ-ye tƗze, 1956), Il giardino dello specchio (BƗgh-e Ɨyene, 1959), ƖydƗ nello specchio (ƖydƗ dar Ɨyene, 1964), Abramo nel fuoco (EbrƗhim dar Ɨtash, 1973), Sulla soglia (Dar ƗstƗne, 1997). 18 18 Introduzione Introduzione AkhvƗn SƗles15 e SohrƗb Sepehri16), abbiano seguito le sue orme, raccogliendone ampiamente l’eredità. Questi poeti non erano del tutto esenti dagli influssi della poesia contemporanea europea, in effetti erano a conoscenza dei suoi principali sviluppi perlomeno attraverso le traduzioni. In particolare T. S. Eliot era stato letto e apprezzato, e forse anche considerato un modello di libertà e innovazione nell’espressione poetica, in modo diretto o indiretto (per il tramite di NimƗ). Ad esempio in questo verso di Forugh FarrokhzƗd tratto da “Un’altra nascita” (Tavallod-i digar): Pianterò le mie mani nel giardino, crescerò …17 14 Amatissima poetessa, nata a Tehran nel 1935, lascerà la scuola senza diplomarsi. La sua poesia suscita scandalo poiché essa esprime, non badando alla morale convenzionale della sua epoca, il rapporto diretto colla propria femminilità, fisica o sentimentale. Nonostante il tratto sensibilmente femminile della sua poesia da essa stessa ammesso, tuttavia la figura di FarrokhzƗd va ben oltre le tematiche del “femminismo”; la sua arte, specie nella seconda fase, fluttua liberamente in una visione più cosmica che sociale. Muore in un incidente nel 1967 a soli trentadue anni. Prigioniera (Asir, 1952); Muro (DivƗr, 1956); Ribellione (‘EsyƗn, 1957); Un’altra nascita (Tavallod-i digar, 1962); Crediamo all’inizio della stagione fredda (ImƗn biƗvarim be ƗghƗz-e fasl-e sard, 1963) sono le principali sue raccolte poetiche. Di lei sono state pubblicate in Italia due traduzioni: È solo la voce che resta, a cura di Faezeh Mardani, Aliberti editore, Roma 2009; e La strage dei fiori, a cura di Domenico Ingenito, Orientexpress, Napoli 2007. 15 Nato nel 1928 a Mashhad, inizialmente compone poesie rispettando la metrica di vecchio stampo classico, ma in seguito la sua poesia sarà un connubio di stile niamiano e di stile tradizionale. La sua poesia ha una certa risonanza epica e un tono profetico, è riccamente ornata di metafore e di simbolismi e vi si avverte un certo purismo lessicale. Muore a Tehran e viene sepolto a Tus accanto al mausoleo del famoso poeta epico Ferdowsi. Tra le più famose raccolte si possono ricordare: Organo (Orghanun, 1951); La fine del Libro dei re (Ɩkhar-e ShƗhnƗme, 1959); Da questa Avesta (Az in AvestƗ,1966); Inverno (ZemestƗn, 1956); Ti amo, o antico territorio! (To rƗ ey kohan bum o bar dust dƗram, 1989). 16 V. infra. 17 Forugh FarrokhzƗd, È solo la voce che resta, a cura di Faezeh Mardani, Aliberti editore, Roma 2009, pp. 155.
© Copyright 2024 Paperzz