GUNDISHAPÙR IRANICA, ISLAMICA, INDOSTANA

GUNDISHAPÙR
IRANICA, ISLAMICA, INDOSTANA

Direttore
Carlo S
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Comitato scientifico
Johann Cristoph B
Universität Bern
Alberto Fabio A
Pontificia Università Gregoriana
Daniela B
University of British Columbia
Adone B
Università degli Studi di Padova
Saverio M
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
GUNDISHAPÙR
IRANICA, ISLAMICA, INDOSTANA
A Gundishapùr nell’Iran preislamico fu attivo per alcuni secoli dal  d.C. uno
straordinario centro di traduzioni e ricerche scientifiche che si avvalse dell’opera
di dotti e filosofi provenienti non solo da ogni parte dell’Impero persiano sassanide,
bensì anche dall’India e dai territori dell’ecumene tardo–ellenistica, soprattutto
dopo la chiusura dell’Accademia di Atene decretata da Giustiniano nel  d.C. Qui
a Gundishapùr si tradusse dal greco e da lingue indiane e persino dal cinese, e si
svilupparono diverse scienze quali l’astronomia, la matematica e la medicina. Di
tutto questo lavoro approfitterà ampiamente il mondo islamico a partire dall’era
abbaside (metà VIII secolo) che vedrà nella “Casa della Sapienza” (Bayt al–Hikma)
della Baghdad califfale l’erede naturale dell’accademia di Gundishapùr. A Baghdad,
ad opera di famiglie di traduttori perlopiù ebrei o cristiani, si continuerà a tradurre
soprattutto dal greco e dal siriaco testi scientifici e filosofici, che, arricchiti nei
secoli successivi di ulteriori sviluppi e di approfonditi commentari redatti in arabo
(Algazel, Alhazen, Avicenna, Rhazès, Alfarabius, Geber, Averroè) saranno poi
ritrasmessi all’Occidente cristiano medievale. Nella ricca biblioteca di Toledo,
da poco riconquistata dai cristiani (), avrà inizio un ulteriore grande travaso,
questa volta dall’arabo al latino, di cui più tardi ampiamente beneficerà la Scolastica,
da S. Alberto Magno e S. Tommaso in poi. Atene, Gundishapùr-Baghdad, Toledo:
come si vede l’accademia di Gundishapùr e la sua erede diretta, la Bayt al-Hikma
di Baghdad, sono al centro della trasmissione del sapere dall’antichità (non solo
greca!) al nostro medioevo, sono l’anello centrale di una “genealogia del sapere
occidentale” di cui per troppo tempo si è teso a obliterare o rimuovere gli anelli
geograficamente più lontani e ritenuti perciò a torto ininfluenti.
Questa collana si propone di pubblicare testi e studi attinenti alla letteratura, ma
anche alla storia delle idee religiose filosofiche scientifiche, con particolare riguardo
a quel vasto bacino culturale che potremmo definire “indo–mediterraneo”. Un
bacino storico–geografico che dall’antichità a oggi ha evidenziato, pur all’interno
di civiltà e culture diversissime, un costante flusso di uomini e di idee, di libri e di
merci, di milizie e di missionari. Fenomeni immensi e dalla incalcolabile portata che
manifestano - dall’impresa di Alessandro “re di Grecia e dell’Asia” sino a quella di
Mahmud di Ghazna, il conquistatore islamico dell’India (X–XI sec.); dalle Crociate
in Terrasanta, in Spagna, nei Balcani e in Tatarstan sino al moderno colonialismo
europeo; da un S. Giovanni Damasceno che leggeva in arabo il Corano nell’VIII
sec. a uno Schopenauer o un Hesse che riscoprono in tempi moderni la saggezza
dell’India — una sostanziale profonda unità destinale, una vocazione ineluttabile
agli scambi e alla reciproca conoscenza, qualcosa che a tutt’oggi prosegue senza
soste intensificato a dismisura dai fenomeni della globalizzazione e della comunicazione via internet. In questa nuova collana, anche in omaggio allo spirito e al
lascito di Gundishapùr, una particolare attenzione sarà dedicata alle traduzioni —
dall’arabo, dal persiano, dall’urdu e dalle altre lingue indiane — di testi letterari
e di saggistica, nella convinzione che non vi sia stato (e non vi è) strumento più
efficace della traduzione nella circolazione dei saperi, delle idee e dei valori.
Questa collana è sponsorizzata dall’associazione culturale Centro Essad Bey,
promotore di pubblicazioni e di iniziative interculturali, e dalla rivista online Archivi
di Studi Indo–Mediterranei, che fornisce uno spazio di ricerca e scambio di idee a
ricercatori e studiosi di ogni parte dell’ “ecumene indo–mediterranea”.
Sohr¯ab Sepehri
Sino al fiore del nulla
 poesie
con i testi originali in persiano
a cura di
Nahid Norozi
presentazione di
Carlo Saccone
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 
7
Indice
11
Presentazione di Carlo Saccone
15
PRIMA PARTE
17
Introduzione
1. Cenni preliminari
2. Biografia
3. La poetica sepehriana
4. Le stagioni della poesia di Sepehri
5. Bibliografia
43
SECONDA PARTE
99 poesie di SohrƗb Sepehri con i testi originali in
persiano
45
/DPRUWHGHOFRORUH(̲ϧέ̱ήϣ)
1. Nel catrame della notte (ΐηήϴϗέΩ)
2. S’innalza il fumo (ΩΰϴΧ̶ϣΩϭΩ)
3. L’uccello dell’enigma (ΎϤόϣύήϣ)
4. La valle silenziosa (εϮϣΎΧϩέΩ)
5. L’introvabile (ΏΎϳΎϧ)
6. La morte del colore (̲ϧέ̱ήϣ)
7. Il mare e l’uomo (ΩήϣϭΎϳέΩ)
8. Biancore (ϩΪϴ̢γ)
9. Dinanzi al tramonto (ΏϭήϏϪΑϭέ)
10. Muro (έ΍ϮϳΩ)
11. Vicenda (Ζηά̳ήγ)
12. All’uccello celato (ϥΎϬϨ̡ύήϣΎΑ)
73
/DYLWDGHLVRJQL(ΎϬΑ΍ϮΧ̶̳Ϊϧί)
13. La lanterna rorida (βϴΧαϮϧΎϓ)
88
Indice
Indice
14. Il folletto dei vetri (ΎϫϪθϴη̵ϮϟϮϟ)
15. Attimo perduto (ϩΪθϤ̳ϪψΤϟ)
16. Senza risposte (ΦγΎ̡ ̶Α)
17. Sogno amaro (ΦϠΗΏ΍ϮΧ)
18. L’inferno smarrito (ϥ΍Ωή̳ήγϢϨϬΟ)
19. Ricordo (ΩϮΑΩΎϳ)
20. Ricompensa (ε΍ΩΎ̡)
21. Un giardino nella voce (΍ΪλέΩ̶ϏΎΑ)
22. Ninfea (ήϓϮϠϴϧ)
23. Contatto (ΩέϮΧήΑ)
24. Viaggio (ήϔγ)
103
/HPDFHULHGHOVROH(ΏΎΘϓ΁έ΍ϭ΁)
25. Senza trama e ordito (ΩϮ̡ϭέΎΗ̶Α)
26. Tintinnio (ϦϴϨρ)
27. Quel sublime (ήΗήΑϥ΁)
28. O vicino! (̮ϳΩΰϧ̵΍)
29. Polvere di sorriso (ΪϨΨΒϟέΎΒϏ)
30. Dov’è il gocciare della fantasia? (ˮϢϫϭ‫؝‬ήτϗϮ̯)
31. Frutto oscuro (̮ϳέΎΗ̵ϩϮϴϣ)
32. Mietitori dell’alba (ϩΎ̴̡ϥ΍ή̳ϭέΩ)
33. Il vagare delle ombre (ΎϫϪϳΎγεΩή̳)
34. Più alto del volo (ί΍ϭή̡ί΍ήΗήΑ)
35. Stella (΍έΎΗ)
36. In viaggio per gli al di là (ΎϫϮγϥ΁ήϔγέΩ)
37. Nicchia (Ώ΍ήΤϣ)
38. ShƗsusƗ (ΎγϮγΎη)
39. Un altro territorio (ή̴ϳΩ̵έΎϳΩ)
40. Notte armonica (̶̴Ϩϫ΁Ϣϫΐη)
41. Souvenir (ϩέ΍ϭϩ΍έ)
42. Invocazione (ζϳΎϴϧ)
43. Onda sei di carezze, o vortice! (Ώ΍Ωή̵̳΍ˬ̶ηί΍ϮϧΝϮϣ)
44. Uno sviamento sotto il sole (ΏΎΘϓ΁έΩ̵΍Ϫϫ΍ήϴΑ)
45. Un sogno nel brusio (ϮϫΎϴϫέΩ̶Α΍ϮΧ)
145
/·2ULHQWHGHOOD1RVWDOJLD(ϩϭΪϧ΍ϕήη)
Indice
Indice
46. In cammino (Ϫϧ΍ϭέ)
47. Suvvia! (ϼϫ)
48. E (ϭ)
49. Buddha (̶ϫΩϮΑ)
50. Abbozzo (έ΍ΰ̳)
51. Sulla riva dell’acqua (Ώ΁ΐϟ)
52. Veda (Ϊϳϭ)
53. Invocazione (ζϳΎϴϧ)
54. Sino al fiore del nulla (̨ϴϫϞ̳ΎΗ)
55. Fior di loto (ϪϣΩΎ̡)
56. Percorso (ϩ΍έΎ̡)
57. Anche il Satana (ϢϫϥΎτϴη)
58. Sia sola! (ΩΎΑΎϬϨΗ)
59. Sgocciolio (ϭ΍ήΗ)
60. E ruppi e corsi e caddi (ϡΩΎΘϓϭˬϡΪϳϭΩϭˬϢΘδ̰ηϭ)
61. Oh, qual solitudine! (ΎϬϨΗϪ̩ϭ)
167
,OVXRQRGHLSDVVLG·DFTXD(Ώ΁̵Ύ̵̡΍Ϊλ)
62. Il suono dei passi d’acqua (Ώ΁̵Ύ̵̡΍Ϊλ)
199
,OYLDJJLDWRUH(ήϓΎδϣ)
63. Il viaggiatore (ήϓΎδϣ)
227
,OYROXPHYHUGH(ΰΒγϢΠΣ)
64. Dalla palpebra della notte (ΐη̮Ϡ̵̡ϭέί΍)
65. Chiarore, io, fiore, acqua (Ώ΁ˬϞ̳ˬϦϣˬ̶Ϩηϭέ)
66. E un messaggio in arrivo (ϩ΍έέΩ̶ϣΎϴ̡ϭ)
67. Puro colore (̲ϧέϩΩΎγ)
68. A GolestƗne (ϪϧΎΘδϠ̳έΩ)
69. Indirizzo (̶ϧΎθϧ)
70. Un’oasi nell’attimo (ϪψΤϟέΩ̵΍ϪΣ΍ϭ)
71. Di là dai mari (ΎϫΎϳέΩΖθ̡)
72. Palpito dell’ombra dell’amico (ΖγϭΩ̵ϪϳΎγζ̢Η)
99
1010 Indice
Indice
73. Tenera notte solitaria (ΏϮΧ̶ϳΎϬϨΗΐη)
74. Il sussulto della parola “vita” (Ζδϳί̵ϩ̫΍ϭζΒϨΟ)
75. Dal verde al verde (ΰΒγϪΑΰΒγί΍)
76. Richiamo primordiale (ίΎϏ΁̵΍Ϊϧ)
77. Amica (ΖγϭΩ)
78. Acqua (Ώ΁)
79. Esilio (ΖΑήϏ)
80. La voce dell’incontro (έ΍ΪϳΩ̵΍Ϊλ)
81. La sura della contemplazione (ΎηΎϤΗϩέϮγ)
82. Le piume del sussurro (Ϫϣΰϣί̵Ύϫή̡)
83. Lo sfogliare lucente del momento (ΖϗϭϦηϭέϕέϭ)
84. Assolato (̶ΑΎΘϓ΁)
85. Al giardino dei compagni di viaggio (ϥ΍ήϔγϢϫύΎΑϪΑ)
86. Sempre (ϪθϴϤϫ)
87. Fino al bagnato battito del mattino (΢ΒλβϴΧξΒϧΎΗ)
285
1RLQXOODQRLVJXDUGR(ϩΎ̴ϧΎϣˬ̨ϴϫΎϣ)
88. O salato! O antico! (ϢϳΪϗ̵΍ˬέϮη̵΍)
89. Il momento sottile delle sabbie (ϦηϒϴτϟΖϗϭ)
90. Stesso rigo, stesso bianco (Ϊϴ̢γϢϫˬήτγϢϫ)
91. Elementi del panorama (ϩήψϨϣ̵ΎϬϨΗ)
92. Verso il pensiero dell’amico (ΖγϭΩϝΎϴΧΖϤγ)
93. Qui sempre deserto (ϪϴΗϪθϴϤϫΎΠϨϳ΍)
94. Fino in fondo, la presenza (έϮπΣΎϬΘϧ΍ΎΗ)
95. Vicino ai lontani (ΎϫέϭΩ̮ϳΩΰϧ)
96. Adesso la caduta del colore (̲ϧέρϮΒϫϥϮϨ̯΍)
97. Dalle acque in poi (ΪόΑϪΑΎϬΑ΁ί΍)
98. Qui c’era l’uccello (ΩϮΑϩΪϧή̡ΎΠϨϳ΍)
99. Antico testo della notte (ΐηϢϳΪϗϦΘϣ)
Presentazione
di Carlo Saccone
Questa ampia raccolta di poesie di SohrƗb Sepehri, tradotte in
italiano a cura di Nahid Norozi, segna credo un momento
importante nella scoperta della poesia persiana del’900 in un
paese, l’Italia, in cui l’iranistica ha sempre manifestato maggiore
attenzione per la letteratura classica e i suoi grandi e prestigiosi
nomi: Ferdowsi, KhayyƗm, ‘AttƗr, NezƗmi, Rumi, HƗfez.
In effetti l’editoria italiana negli ultimi cinquant'anni è stata
forse in Europa la più prolifica nel far tradurre e presentare al
grande pubblico i classici della letteratura persiana medievale,1
mentre l’attenzione al periodo più recente è risultata
decisamente minore e quasi episodica. L’attenzione si è poi
concentrata soprattutto su romanzieri e novellisti, da SƗdeq
HedƗyat (tradotto già negli anni ’60) fino a qualche autore più
recente, magari “trainato” da felici riduzioni cinematografiche,
come è il caso per esempio di Donne senza uomini della
scrittrice Shahrnush PƗrsipur, una delle voci più interessanti
della letteratura di genere persiana.2 Negli ultimi anni hanno
conosciuto una certa notorietà anche non pochi romanzieri
iraniani della diaspora, che ormai si esprimono prevalentemente
nelle lingue dei paesi che li hanno ospitati e spesso vengono poi
tradotti in italiano dall’inglese, il francese o il tedesco.3
La poesia persiana del ’900 è rimasta invece praticamente
sconosciuta al grande pubblico, relegata agli studi pubblicati su
riviste per specialisti della materia e, anche lì, sempre
1
Un elenco pressoché completo e continuamente aggiornato si può
trovare nella bibliografia annessa alla voce “Letteratura persiana”, presente
nella versione italiana della ben nota enciclopedia digitale Wikipedia. La
migliore panoramica sulla letteratura persiana classica, arricchita da
numerosissime citazioni, resta quella di A. Bausani, Letteratura neopersiana,
in A. Pagliaro- A. Bausani, Letteratura persiana, Sansoni-Accademia,
Firenze-Milano 1968.
2
Per uno sguardo alle voci femminili della letteratura persiana
contemporanea, cfr. A. Vanzan, Figlie di Shahrazad. Scrittrici iraniane dal
XIX sec. a oggi, Bruno Mondadori, Milano 2009.
3
v. nota 1.
12
12
Presentazione
Presentazione
nettamente meno visibile rispetto alla poesia classica.4 Solo in
questi ultimissimi anni la nostra editoria ha cominciato a
manifestare qualche interesse per l'argomento e in particolare
per la figura di Forugh FarrokhzƗd, poetessa “proto-femminista”
prematuramente scomparsa negli anni ’60, di cui sono uscite ben
due antologie nel giro di un anno.5 En passant ricordiamo che
in precedenza l'unica poetessa persiana tradotta in italiano era
stata in effetti una voce antica, quella della poetessa-cortigiana
Mehsati di Ganja, attiva sembra alla corte del sovrano
selgiucchide Sanjar (XII secolo).6
Il lavoro della curatrice del presente volume, Nahid Norozi,
studiosa di letteratura persiana contemporanea e di letteratura
mistica arabo-persiana,7 è dunque quanto mai prezioso perché
aggiunge un ulteriore tassello alla ancor troppo lacunosa
conoscenza che abbiamo in Italia della ricca fioritura poetica del
’900 iraniano.8 Nahid Norozi ha prodotto in precedenza diverse
pregevoli
traduzioni
antologiche
di
poeti
iraniani
9
contemporanei, pubblicate soprattutto su riviste online, e, per
4
Uno sguardo d'insieme sulla letteratura contemporanea è nel
volume di N. L. Tornesello (a cura), La letteratura persiana contemporanea
tra novazione e tradizione, numero monografico di ''Oriente Moderno'', I
(2003).
5
Forugh FarrokhzƗd, La strage dei fiori, a cura di D. Ingenito,
Napoli, Orientexpress, 2008; EADEM, È solo la voce che resta. Canti di una
donna ribelle del Novecento iraniano, a cura di F. Mardani, presentazione di
C. Saccone, Aliberti Editore, Reggio Emilia 2009.
6
Mehsati Ganjavi, La luna e le perle, a cura di R. Bargigli e D.
Meneghini, Ariele, Milano 1999.
7
Ricordiamo qui l'importante traduzione di Najm al-dƯn KubrƗ, Gli
schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà, a cura di N. Norozi,
Mimesis, Milano 2011, forse il più ricco diario visionario del mondo islamico
medievale.
8
Dobbiamo qui citare un libro fotografico sull'Iran, che presenta una
scelta di poesie di Sepehri a commento di molte bellissime immagini, dovuto
a Riccardo Zipoli e Gianroberto Scarcia, Un giardino nella voce (bƗgh-Ư dar
sedƗ), Angelo Pontecorboli Editore, Firenze 1995.
9
Si vedano i suoi numerosi contributi pubblicati in “Rivista di Studi
Indo-Mediterranei”, I (2011), raggiungibile nel sito:
Presentazione
Presentazione
13
13
quanto riguarda SohrƗb Sepehri, ha fornito il primo approfondito
studio in lingua italiana su questo poeta, uscito in “Semicerchio.
Rivista di poesia comparata”.10
Ecco, la chiave comparatistica: si tratta certamente di uno
strumento privilegiato di approccio a questa poesia che - il
lettore attento lo scoprirà presto da sé - non solo presenta
peculiarità riconducibili all’ambiente e alla cultura iranica, ma
rivela anche evidenti influssi della tradizione poetica del
Novecento europeo, da Eliot al simbolismo francese. Nella
Persia dei Qajar, almeno dalla seconda parte dell’ 800 si era
cominciato a tradurre in persiano molta letteratura straniera,
soprattutto francese e russa; e più tardi anche si tradurrà
dall’inglese e dalle altre lingue.11 I poeti del primo Novecento
iranico rivelavano grande curiosità per gli autori europei, le cui
opere entrarono rapidamente in circolazione soprattutto
attraverso le traduzioni e talora venivano lette anche
direttamente in lingua originale. Si può dire che, dal primo
dopoguerra in poi, la poesia persiana entra in stabile e fecondo
dialogo con le tradizioni poetiche d'Europa, e, senza mai
rinunciare alla propria luminosissima eredità che risale nel
tempo fino a HƗfez e Omar KhayyƗm, s’innesta stabilmente e
con voce fresca e originale nelle grandi correnti della poesia del
’900.
Di questo complesso processo di assimilazionerielaborazione - cosa non nuova in una cultura letteraria che
nasce, nel IX secolo, dall'incontro con la tradizione letteraria
araba - è testimone fra gli altri anche la poesia di SohrƗb
Sepehri, poeta che, come ci mostra l’ottima versione di Nahid
Norozi, sa parlare al cuore e all'immaginazione di un lettore
iraniano come di un lettore italiano, toccando con infinita
http://kharabat.altervista.org/index.html e anche in “Quaderni di Meykhane”,
sito: http://meykhane.altervista.org/index.html.
10
N. Norozi, SohrƗb Sepehri tra sogno e realtà, “Semicerchio. Rivista
di poesia comparata”, XLVI (2012) 1.
11
Per quanto riguarda l'interesse per l'Italia, una vasta panoramica si
trova in A. M. Piemontese, La letteratura italiana in Persia, Accademia
Nazionale dei Lincei, Roma 2003.
14
14
Presentazione
Presentazione
sensibilità e magistrale raffinatezza le corde della tradizione
poetica persiana e quelle della più recente tradizione europea.
Sepehri – ed ecco una seconda preziosa chiave di lettura - fu
anche un apprezzato pittore, e lo si vede bene dalla rilevanza dei
colori e della luce nella sua poesia che potrebbe definirsi una
ricerca dei “cromatismi” dell’anima contemporanea.
E con un verso “colorato” possiamo concludere questa
presentazione: "La mia professione è la pittura: / ogni tanto
costruisco una gabbia con il colore, e ve la vendo / affinché il
vostro desolato cuore si rinfreschi / al canto del papavero che vi
è prigioniero".
PRIMA PARTE
Introduzione
Introduzione
17
1. Cenni preliminari
Negli anni ’20 e ’30, uscivano su varie riviste letterarie dell’Iran
le poesie di NimƗ Yushij12, determinando una vera rivoluzione
dei paradigmi letterari fino ad allora vigenti. Egli rinnegava i
vecchi topoi e i temi della lirica classica (sintetizzabile nella
formula “poesia di rose e usignoli”) e innovava soprattutto le
forme e lo stile del linguaggio poetico. NimƗ verrà presto
considerato l’iniziatore della cosiddetta “poesia nuova” (she‘r-e
now) o “poesia nimaiana” (she‘r-e nimƗ-i), che introdusse il
verso libero nella poesia persiana contemporanea rompendo con
i canoni di una tradizione poetica ultramillenaria, basata su un
repertorio fisso di forme metriche. Le sue poesie sono
impregnate di un forte simbolismo, e sono caratterizzate dalla
frequente personificazione di elementi naturali. A partire da lui
si apriva una nuova stagione della poesia contemporanea
persiana: si può dire che i maggiori poeti della seconda parte
del’ 900 (Ahmad ShƗmlou13, Forugh FarrokhzƗd14, Mehdi
12
Nome d’arte di ‘Ali EsfandiyƗri, nato a Shij in MƗzandarƗn, regione
settentrionale dell’Iran, nel 1897 e morto a Tehran nel 1959.
13
Ahmad ShƗmlou, scrittore, traduttore e prolifico poeta iraniano,
nato a Tehran nel 1925 e morto a Karaj nel 2000, fu uno dei più convinti
sostenitori delle innovazioni stilistiche e tematiche di NimƗ (v. la nota
precedente) e il continuatore per eccellenza della “poesia nimaiana”. È
ritenuto il più grande poeta persiano contemporaneo, ammirato per il suo stile
sobrio, che in parte rievoca quello dei libri sacri. Diresse diverse riviste
letterarie, che tuttavia ebbero in genere vita breve soprattutto per i problemi
causati dalla sua dissidenza politica durante l’epoca della dinastia Pahlavi e
della successiva Repubblica Islamica. Politicamente impegnato, Shamlou
loda nella sua poesia i compagni di lotta e in essa non manca una velata
protesta contro l’autoritarismo della sua epoca. Altre tematiche, oltre a quelle
sociali e politiche, sono: amore e morte, sofferenza dell’umanità e tragicità
del destino dell’uomo trattati in chiave antireligiosa. Tra gli anni Quaranta e
Novanta pubblicò ben diciassette raccolte poetiche, tra cui più
rappresentative: L’aria fresca (HavƗ-ye tƗze, 1956), Il giardino dello
specchio (BƗgh-e Ɨyene, 1959), ƖydƗ nello specchio (ƖydƗ dar Ɨyene, 1964),
Abramo nel fuoco (EbrƗhim dar Ɨtash, 1973), Sulla soglia (Dar ƗstƗne,
1997).
18
18
Introduzione
Introduzione
AkhvƗn SƗles15 e SohrƗb Sepehri16), abbiano seguito le sue
orme, raccogliendone ampiamente l’eredità. Questi poeti non
erano del tutto esenti dagli influssi della poesia contemporanea
europea, in effetti erano a conoscenza dei suoi principali
sviluppi perlomeno attraverso le traduzioni. In particolare T. S.
Eliot era stato letto e apprezzato, e forse anche considerato un
modello di libertà e innovazione nell’espressione poetica, in
modo diretto o indiretto (per il tramite di NimƗ). Ad esempio in
questo verso di Forugh FarrokhzƗd tratto da “Un’altra nascita”
(Tavallod-i digar):
Pianterò le mie mani nel giardino,
crescerò
…17
14
Amatissima poetessa, nata a Tehran nel 1935, lascerà la scuola
senza diplomarsi. La sua poesia suscita scandalo poiché essa esprime, non
badando alla morale convenzionale della sua epoca, il rapporto diretto colla
propria femminilità, fisica o sentimentale. Nonostante il tratto sensibilmente
femminile della sua poesia da essa stessa ammesso, tuttavia la figura di
FarrokhzƗd va ben oltre le tematiche del “femminismo”; la sua arte, specie
nella seconda fase, fluttua liberamente in una visione più cosmica che
sociale. Muore in un incidente nel 1967 a soli trentadue anni. Prigioniera
(Asir, 1952); Muro (DivƗr, 1956); Ribellione (‘EsyƗn, 1957); Un’altra
nascita (Tavallod-i digar, 1962); Crediamo all’inizio della stagione fredda
(ImƗn biƗvarim be ƗghƗz-e fasl-e sard, 1963) sono le principali sue raccolte
poetiche. Di lei sono state pubblicate in Italia due traduzioni: È solo la voce
che resta, a cura di Faezeh Mardani, Aliberti editore, Roma 2009; e La strage
dei fiori, a cura di Domenico Ingenito, Orientexpress, Napoli 2007.
15
Nato nel 1928 a Mashhad, inizialmente compone poesie rispettando
la metrica di vecchio stampo classico, ma in seguito la sua poesia sarà un
connubio di stile niamiano e di stile tradizionale. La sua poesia ha una certa
risonanza epica e un tono profetico, è riccamente ornata di metafore e di
simbolismi e vi si avverte un certo purismo lessicale. Muore a Tehran e viene
sepolto a Tus accanto al mausoleo del famoso poeta epico Ferdowsi. Tra le
più famose raccolte si possono ricordare: Organo (Orghanun, 1951); La fine
del Libro dei re (Ɩkhar-e ShƗhnƗme, 1959); Da questa Avesta (Az in
AvestƗ,1966); Inverno (ZemestƗn, 1956); Ti amo, o antico territorio! (To rƗ
ey kohan bum o bar dust dƗram, 1989).
16
V. infra.
17
Forugh FarrokhzƗd, È solo la voce che resta, a cura di Faezeh
Mardani, Aliberti editore, Roma 2009, pp. 155.