LUNEDÌ 5 MAGGIO 2014 ANNO 53 - N. 17 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 40 5 0 5> Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Del lunedì Wikipedia La donna che guiderà il «sapere» della Rete Oggi su Risparmio Spread giù, Borsa su: come guadagnare di Marta Serafini a pagina 21 CorrierEconomia Barrì, Drusiani, Marvelli e Sabella nell’inserto Su Living Tradizione toscana e arredi svedesi Il magazine da domani in edicola con il Corriere L’IMMAGINE CHE IL PAESE NON MERITA La ricostruzione Alfano: nessuna trattativa. Renzi: sono rimasto per non lasciare lo stadio ai violenti UNA VERGOGNA DA RISCATTARE Le tre condizioni degli ultrà di BEPPE SEVERGNINI Le minacce del capo dei tifosi, i colloqui, poi il sì alla partita he umiliazione, per il presidente del Consiglio e per il presidente del Senato: ostaggi di un energumeno in diretta televisiva. Che pena per le autorità sportive riunite all’Olimpico: impotenti davanti alla loro sconfitta. Che tristezza per i bambini che accompagnavano le squadre in campo: un giorno speciale rovinato così. Che vergogna per tutti noi, ammutoliti davanti ai televisori. Lo spettacolo offerto, all’Italia e al mondo che ancora ha voglia di guardare, dalla finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli non è soltanto squallido. Puzza di pessimo passato prossimo. Quello che tutti, da Palazzo Chigi in giù, dicono di volersi lasciare alle spalle. Abbiamo una sola possibilità per redimerci. Fare in modo che cose del genere non accadano mai più. Il 3 maggio 2014 sia il capolinea della nostra vigliaccheria. Basta sociologia, basta letteratura, basta piagnistei, basta paura. Basta leggi cervellotiche dai nomi complicati. Basta palliativi come il Daspo. Ha ragione Mario Sconcerti: allontanare i violenti dagli stadi è come tenere i ladri fuori dai supermercati. Ma questi ultimi si processano e si puniscono; per i violenti del calcio troviamo sempre qualche giustificazione. Sono passionali, sono spettacolari, sono divertenti, sono della nostra squadra! Storie: sono dei delinquenti, e noi siamo i loro ostaggi. Gli stadi sono luoghi della vita italiana, e le partite sono momenti di festa: contenitori di ricordi, esercizi di umiltà, lezioni di vittoria e sconfitta. È intollerabile che qualcuno violenti tutto questo. Che giochi alla guerra perché, in fondo, si diverte. Il nostro silenzio è diventato assenso. Politica e forze di polizia, magistratura e autorità sportive, società e tifoserie: siamo tutti pavidi, patetici amanti del calcio. È ora di reagire: l’Italia non è il pietoso impasto di fumogeni e arroganza che abbiamo visto sabato. L’Italia non è odio e pallottole e bande dementi. L’Italia non è questa. L’Italia è ancora il posto dove nessuno tiene armi in casa, e basta un sorriso a smontare la diffidenza. Prendete un treno, parlate con i viaggiatori. Gli italiani sono gente che fatica ma non odia, che sbaglia ma non distrugge, che sogna e ha pudore di ammetterlo. Come può, quest’Italia normale, riconquistare lo sport che ama di più? Esiste un modo? Certo che esiste. Abolire qualsiasi reticolato, transenna, ingresso separato, treno speciale, presenza massiccia delle forze dell’ordine (hanno di meglio fare). Lo stadio è una festa, e alle feste non si va scortati dalla polizia. I biglietti si acquisteranno in rete o al botteghino, senza formalità, come al cinema o per un concerto. Ma se qualcuno sgarra — insulta, esplode, minaccia, colpisce, ferisce — dev’essere immediatamente fermato e punito. Come accade in una piazza o in qualunque altro posto. I luoghi dello sport non sono extraterritoriali. Sono, ripetiamo, luoghi della vita. Tra i più belli, oltretutto. Lo sanno bene negli Stati Uniti, dove lo sport è una grande festa, una magnifica coreografia, un enorme business. Lo hanno capito in tutta Europa. Come hanno fatto gli inglesi a debellare gli hooligan? Processi per direttissima negli stadi. Pene proporzionate, rapide, certe. Invece, in Italia, le pene sono sempre teoricamente drammatiche, praticamente lentissime, assolutamente incerte. Abbia coraggio, Matteo Renzi, che ama il calcio e ha visto da vicino, sabato, cosa ne abbiamo fatto. Basta scenografie di guerra preventiva, basta impunità, nessuna nuova legge: basta e avanza il codice penale. Basta volere. È una riforma che non costa niente, e cambierebbe tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Terzo scudetto consecutivo Juve, il trionfo e la festa La Roma perde 4-1 con il Catania e la Juventus conquista, senza giocare, il terzo scudetto consecutivo, lo scudetto della stella. Festa nel ritiro bianconero e nelle strade di Torino (nelle foto). DA PAGINA 40 A PAGINA 48 Derby al Milan (1-0, gol di De Jong). Il coraggio di cambiare di MARIO SCONCERTI V incere e poi cambiare. Sì, suona strano. Ma per restare in alto può essere una A PAGINA 40 necessità. Tevez, Buffon I voti dell’anno di ROBERTO PERRONE L e pagelle di una cavalcata da 100 punti. Lo scudetto nelle mani di Buffon e nei piedi di Tevez. A PAGINA 45 Anticipazione È la protagonista del nuovo romanzo di Paolo Giordano Elogio della colf, linfa della famiglia di RANIERI POLESE Il bicentenario La sposa polacca all’Elba per l’esilio di Napoleone di MASSIMO NAVA L a celebrazione di un esilio: dosando cultura, folklore e turismo l’Elba festeggia il suo Napoleone nel bicentenario dello sbarco sull’isola. L’imperatore restò dieci mesi fino alla fuga e alla riconquista di Parigi. A PAGINA 25 C arissima colf, umile custode dell’equilibrio domestico. È lei la protagonista del nuovo romanzo di Paolo Giordano, Il nero e l’argento. Il suo nome lo pronuncia alla fine del libro il bambino che la donna ha accudito nei primi otto anni di vita. Prima è sempre chiamata Babette, come nel racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette. ALLE PAGINE 28 E 29 con l’incipit del romanzo Referendum Ucraina dell’Est: i filorussi preparano il bis della Crimea di GIUSEPPE SARCINA A PAGINA 14 con l’articolo di Massimo Gaggi Tra caos e milizie LA LIBIA SPROFONDA (E PAGHEREMO ANCHE NOI) di FIORENZA SARZANINI di FRANCO VENTURINI T ll’indomani del 20 ottobre 2011, sebbene turbato dall’orribile linciaggio di Gheddafi, l’Occidente che aveva contribuito ad abbatterlo a colpi di missili e di bombe era marcatamente ottimista sul futuro della Libia. Dopotutto una dittatura crudele era caduta, si erano create le condizioni per una marcia verso la democrazia, e non sembrava troppo difficile mettere d’accordo sei milioni di libici quasi tutti sunniti e con poche minoranze non arabe. re le richieste dei capi ultrà del Napoli per garantire lo svolgimento della finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina. Il ministro Alfano nega la trattativa. Il premier Renzi: sono rimasto per non lasciare lo stadio ai violenti. DA PAGINA 2 A PAGINA 6 Arachi, Caccia, Frignani, Meli ANSA / TWITTER E ALESSANDRO DI MARCO C 9 771120 498008 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Genny, il potere di quelle curve I rischi, i timori e l’ira degli agenti di MARCO DEMARCO di GIOVANNI BIANCONI Q L uel tizio che all’Olimpico indossava una maglietta che inneggiava a chi uccise il commissario Raciti, è diventato una sorta di Leviatano. Tutti ad aspettare Genny ‘a carogna. Così la democrazia si A PAGINA 35 mostra impotente. e violenze intorno alla finale di Coppa Italia riaccendono la protesta dei poliziotti. Lo spunto è il capo-tifoso napoletano arrampicato sulla rete di protezione che parlamenta con giocatori e funzionari A PAGINA 6 della sicurezza. A CONTINUA A PAGINA 35 Bilanci Primi 70 giorni del governo: sicuri gli 80 euro solo per il 2014 Tutti i ritardi sui tagli alla spesa e i pagamenti alle imprese di ENRICO MARRO I ritardi sui tagli alla spesa e i pagamenti alle imprese. Approvati dieci decreti legge e quattro disegni di legge, mentre sono già cinque le volte in cui il governo ha posto la fiducia (oltre alle due d’obbligo sulle dichiarazioni programmatiche): sul decreto legge per prolungare le missioni militari all’estero, sul disegno di legge Delrio che elimina le province elettive, sul decreto enti locali (il cosiddetto salva Roma), sul decreto Poletti appunto, e sul decreto sulle tossicodipendenze. I primi settanta giorni del governo Renzi mettono in conto gli 80 euro in busta paga ma solo per il 2014. E sono l’esempio di un percorso di provvedimenti annunciati che faticano ad arrivare in porto. ALLE PAGINE 12 E 13 Giannelli Riforme Presidenzialismo Apertura del premier di DINO MARTIRANO I Berlusconi «Per me fase difficile ma supereremo il 25%» di ELISABETTA SOGLIO A PAGINA 10 l premier Matteo Renzi apre al presidenzialismo dopo le sollecitazioni innescate dalla lettera inviata da Silvio Berlusconi al Corriere della Sera. «Non ora, le priorità sono altre, ma dopo l’approvazione della riforma del Senato e del Titolo V si può anche ragionare...». È questa la linea dettata da Renzi al suo staff. L’orizzonte temporale per affrontare il nodo della forma di governo si sposterebbe comunque a settembre del 2015. A PAGINA 8 2 Primo Piano Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La guerra degli ultrà Scoppia il caso della «trattativa» Alfano: lo Stato non ha ceduto Cosa è successo La vedova Raciti: istituzioni sconfitte. La madre del ferito: perdono La vicenda Il ragazzo ferito e il lavoro in famiglia Ciro Esposito (foto sotto), 29 anni, di Scampia, lavora nell’autolavaggio a gestione familiare aperto dal padre, che fa l’aiuto infermiere Lo scontro con «Gastone» Sabato pomeriggio Ciro era con altri tifosi del Napoli quando l’ultrà della Roma Daniele De Santis, noto come Gastone, ha cominciato a sparare Il proiettile nella schiena Ciro viene raggiunto da un proiettile alla schiena che si conficca nella quinta vertebra. Viene subito trasportato d’urgenza al Policlinico Gemelli L’operazione e il rischio paralisi L’intervento si è concluso ieri sera: i medici hanno detto che è andato bene. Il ragazzo è tornato in rianimazione, rischia comunque la paralisi ROMA — L’intervento è riuscito. Ciro Esposito resta in prognosi riservata, ma c’è più di una speranza che possa salvarsi, anche se i medici del Gemelli non si pronunciano su quando e se tornerà a camminare. Ai familiari del ragazzo ferito sabato a Tor di Quinto da uno dei colpi di pistola sparati dall’ultrà romanista Daniele De Santis, nella bolgia che ha preceduto Fiorentina-Napoli, basta questo per ringraziare San Gennaro e lasciarsi andare a un pianto liberatorio. Non solo. «Quello che il romanista ha fatto è una mostruosità — spiega la madre di Ciro, Antonella Leardi —, ma io nel mio cuore l’ho già perdonato. Forse sono sbagliata, ma non lo odio. Perché dovrei? Siamo fratelli d’Italia». Un lampo di luce in uno dei momenti più bui, e non soltanto del calcio o della Capitale. Sul dramma che ha accompagnato la finale di Coppa Italia infuria la polemica. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano affida a Twitter intenti e convinzioni: «Su episodi di violenza nello sport giro di vite fortissimo: sto pensando a rafforzamento Daspo e Daspo a vita». E ancora: «Quelli che vanno in giro con spranghe e catene sono delle belve e vanno arrestati» e «Le tifoserie italiane sono sane. Episodi di violenza a causa di mele marce». Oltre agli spari prima della finale c’è da contenere lo scandalo sul capo tifoso napoletano, Genny a’ carogna, al secolo Gennaro De Tommaso, che con indosso la maglietta «Speziale libero» — Antonino Speziale, ultrà catanese condannato a otto anni per l’omicidio dell’ispettore capo Filippo Raciti nel 2007 — sta seduto sulla vetrata della curva Nord a parlamentare con il capitano azzurro Marek Hamsik e con i responsabili dell’ordine pubblico. Immagini che hanno fatto il giro del mondo. «Non c’è stata nessuna trattativa fra Stato e ultrà. Non sta né in cielo né in terra. Come Stato siamo e saremo in grado di garantire l’ordine pubblico», assicura il ministro che poi ha telefonato alla vedova del poliziotto Marisa, sconvolta dai fatti dell’Olimpico. «Una vergogna — aveva detto — lo stadio ai violenti, lo Stato che non reagisce, anzi, resta impotente e quindi ha perso». Più tardi la vedova Raciti, dopo aver parlato anche con il premier Matteo Renzi, il presidente del Senato Pietro Grasso e il capo della Polizia Alessandro Pansa, ha aggiunto: «Ora mi sento meno sola». Anche il questore della Capitale Massimo Maria Mazza ha assicurato che «con gli ultrà non c’è stata alcuna trattativa: non abbiamo mai pensato di non far giocare la partita, né la Federcalcio né le società. Il Napoli ci ha chiesto se avevamo nulla in contrario che Hamsik spiegasse ai tifosi che il ragazzo ferito non era morto e che quelli della Fiorentina non c’entravano niente. Il piano di sicurezza ha funzionato bene — ha sottolineato —. In ospedale Riuscito l’intervento sul giovane napoletano Il questore: «Il piano di sicurezza ha funzionato» L’uomo che ha sparato Il leader della curva romanista che ha sparato ricoverato in un luogo segreto: paura di ritorsioni Non ci diamo voti, datene a De Santis. L’imponderabile di qualcuno che si mette a sparare va al di là di qualsiasi previsione e del resto si tratta di un episodio senza precedenti in Italia». Ma le indagini proseguono. La Digos consegnerà oggi in procura una prima informativa al pm Antonino Di Maio. Ciro Esposito, che lavora in un autolavaggio a Scampia, tifoso del Napoli, è agli arresti per rissa aggravata con gli altri due feriti dal romanista De Santis, Carmine Fioretti e Alfonso Esposito. L’ultrà giallorosso, piantonato in un ospedale tenuto segreto perché si temono vendette, è accusato di tentato omicidio plurimo e porto abusivo d’arma da fuoco. Ma la tensione non cala: domenica prossima, in notturna, c’è Roma-Juve, con lo scudetto già assegnato quasi a sorpresa e con il rischio di altri scontri. Ieri i romanisti hanno evitato la trasferta a Catania: girava voce che i napoletani volessero vendicarsi. Per il 24 agosto ancora all’Olimpico è prevista la finale di Supercoppa Napoli-Juve. Prima di allora qualcosa dovrà cambiare. Per forza. Rinaldo Frignani La rissa e gli spari Durante una rissa vengono esplosi sette colpi di pistola: tre feriti, grave un tifoso del Napoli Spranghe e manganelli Gli scontri a Tor di Quinto tra polizia e ultrà prima dell’inizio della finale Allo Stadio Fumogeni in campo prima del fischio di inizio. La partita comincerà con 45 minuti di ritardo © RIPRODUZIONE RISERVATA Le indagini C’è un video che riprende l’azione di De Santis. Ha aperto il fuoco fino a quando la pistola si è inceppata I petardi, la fuga e gli spari: il romanista non era solo Gli investigatori: il gesto di un pazzo Ma si cercano altri tre o quattro giovani protagonisti dell’agguato ROMA — Daniele De Santis non ha agito da solo. Ne sono convinti in Questura — e anche in procura —, dove il capo della Digos Diego Parente precisa: «Che fosse solo o in compagnia l’unico ad aver agito, ad aver sparato e lanciato ordigni è stato lui». Una convinzione che per il momento, in attesa dei risultati della prova dello stub, è tutta concentrata sull’ultrà giallorosso, custode dei campi di calcetto in un’area abusiva a Tor di Quinto, nota alle forze dell’ordine come luogo di ritrovo delle frange estreme del tifo romano, «campo di addestramento» di teppisti nel lancio di bombe carta e punto strategico — già segnalato — sui percorsi seguiti dai torpedoni dei tifosi ospiti per raggiungere l’Olimpico. Da lì — anche secondo le testimonianze di alcuni napoletani — sabato pomeriggio non è sbucato solo De Santis. C’erano almeno altri tre, forse quattro, giovani con i caschi, che hanno tirato petardi contro gli ultrà azzurri in marcia su viale di Tor di Quinto dopo aver lasciato auto e pullman nelle zone previste dal piano di sicurezza della Questura. A loro — ma per alcuni testimoni erano molti di più, si parla di decine — danno la caccia le forze dell’ordine. In un video, che un tifoso azzurro ha consegnato alla polizia (non sarebbe l’unico), c’è De Santis che provoca i tifosi partenopei con petardi e fumogeni e, alla loro reazione, fugge di nuovo verso il circolo dal quale si sentono provenire quattro colpi di pistola. De Santis (erronea- mente confuso nella foto pubblicata ieri con Stefano Carriero per i fatti all’Olimpico del 2004) sarebbe scivolato e poi, ormai circondato dai napoletani armati di spranghe, avrebbe aperto il fuoco fino a quando l’arma — una Beretta 7.65 con matricola abrasa — si è inceppata. Secondo Parente — che ieri ha fatto il punto della situazione con il Il luogo L’area dove sono stati colpiti i napoletani era nota come ritrovo del tifo giallorosso più estremo questore Mazza e il comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Luongo — il suo gesto «ha avuto una dinamica semplice e folle: ha fatto tutto da solo, un vero e proprio atto di sfida ai tifosi napoletani». L’ipotesi di un commando di ultrà giallorossi in azione prima della finale di Coppa Italia è però tutt’altro che irreale. Fra i primi a soccorrere De Santis, steso a terra sanguinante dopo essere stato pestato dai napoletani di fronte a un vivaio vicino ai campi di calcetto, c’era anche una dipendente della discoteca Ciak — nella stessa area — che ha preso la pistola, l’ha messa in un vaso e poi l’ha consegnata alla polizia. «Da- niele gridava “mi vogliono ammazzare!” — racconta —. Con la pompa dell’acqua ho cercato di cacciare quelli che lo picchiavano, gli ho tamponato le ferite con gli stracci ma i napoletani continuavano ad arrivare, pensavo fosse morto». Da quel momento si è scatenato l’inferno: i napoletani hanno pensato che a sparare fosse stato un poliziotto e hanno aggredito gli agenti che li scortavano. In due, della Mobile, sono rimasti feriti seriamente. Massacrato di botte anche un passante. In un punto che, secondo più di un investigatore, forse andava controllato meglio. R. Fr. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 Pollice su Gennaro De Tommaso, soprannominato «Genny ‘a carogna», capo dei tifosi napoletani della Curva A del San Paolo, dà l’ok, sabato sera, all’inizio della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli all’Olimpico di Roma. La sfida è iniziata, secondo alcune ricostruzioni, dopo una lunga mediazione con i tifosi partenopei dopo la sparatoria e gli scontri nelle vicinanze dello stadio (foto di Alessandro Sabattini/Ipp) Il retroscena Riunione tra dirigenti delle forze dell’ordine, De Laurentiis e delegato di Della Valle La mediazione, le condizioni poi il capo ultrà ha garantito il controllo della sua curva ROMA — Erano tre le richieste fatte dai capi ultrà del Napoli per garantire il «controllo» della curva e dunque il regolare svolgimento della finale di coppa Italia. E i responsabili della sicurezza hanno accettato che i dirigenti della società e il capitano Marek Hamsik fornissero le rassicurazioni, tenendo però fermo un punto: si gioca in ogni caso, non ci sarà alcuna sospensione della partita. L’ordine della questura era perentorio e adesso è il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro a ribadirlo: «Una sospensione non è mai stata ipotizzata. E i motivi fondamentali sono due. Il primo riguarda la sicurezza dei 60 mila spettatori, il secondo attiene al rispetto dei diritti della maggioranza. Non avremmo potuto consentire che un manipolo di violenti prendesse il sopravvento». Gli interrogativi degli ultrà Il momento di massima tensione arriva verso le 20.15 quando si rincorrono le notizie su quanto è accaduto fuori dall’Olimpico. Il questore Massimo Mazza ha già dato disposizione di limitare al massimo le informazioni sulla sparatoria avvenuta un paio d’ore prima, consapevole che l’episodio può essere il detonatore per scontri all’interno dello stadio. Ma le indiscrezioni corrono e dalla tifoseria azzurra arriva la richiesta di conoscere esattamente la situazione. Gli interrogativi sono tre: ci sono morti tra i tifosi? Ci sono stati incidenti tra napoletani e fiorentini? Ci sono stati scontri con la polizia che hanno causato feriti? A portare le istanze al comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Luongo che si trova nello stadio è un dirigente della società, stretto collaboratore del presidente Aurelio De Laurentiis. Viene informato il prefetto Pecoraro e i due dirigenti delle forze dell’ordine si chiudono nell’anticamera della saletta autorità in una riunione improvvisata alla quale partecipa, oltre al presidente De Laurentiis, anche un rappresentate della Fiorentina delegato da Andrea Della Valle. I rischi di incidenti sugli spalti Mentre viene consultato il questore, i responsabili della Digos tengono sotto controllo un conciliabolo tra i «capi» delle due Hamsik e gli agenti Tocca ad Hamsik informare i tifosi: le immagini del giocatore e della sua scorta diventano il simbolo del Paese che si piega ai violenti tifoserie. Sono i napoletani ad averlo sollecitato e i fiorentini non hanno avuto nulla in contrario. Anche perché loro stessi non possiedono informazioni precise sulla situazione all’esterno. Alla fine lasciano la responsabilità della scelta finale agli «azzurri» perché — specificano — «siete voi che avete i feriti». I napoletani comunicano subito le proprie decisioni: non ci saranno cori e non saranno esposti striscioni, anche se poi la vittoria darà comunque il via ai festeggiamenti. Nessuno tra i tifosi fa minacce esplicite, ma la situazione è tale da rendere ben comprensibile quale sia il pericolo. La possibilità di un’invasione di campo viene esclusa, tenuto conto del numero di uomini in divisa e in borghese che sono schierati all’interno dell’Olimpico e dei rinforzi che possono arrivare da fuori. Senza concedere le rassicurazioni richieste si corre però il rischio che i napoletani ricomincino il lancio di petardi e bombe carta non soltanto in campo, ma anche sugli spalti. Il riscaldamento dei giocatori Sono quasi le 9 quando il questore illustra la situazione e ribadisce la necessità di giocare. Del resto il regolamento parla chiaro: la sospensione dell’incontro può essere decisa soltanto per gravi motivi di ordine pubbli- I punti Le tre richieste al comandante provinciale dell’Arma 1 Prima di interrompere i lanci di petardi e bombe carta gli ultras del Napoli hanno voluto sapere dalle forze dell’ordine se c’erano morti tra i tifosi, se c’erano stati incidenti tra napoletani e fiorentini, e se c’erano stati scontri con la polizia con tifosi feriti Il patto con i tifosi viola «Siete voi che avete i feriti» 2 Intanto che le forze dell’ordine consultavano il questore di Roma, allo stadio gli ultrà del Napoli hanno voluto confrontarsi con quelli della Fiorentina, che hanno lasciato la responsabilità della decisione agli azzurri: «Siete voi che avete i feriti» L’«ok» di Genny ‘a carogna: la partita può iniziare 3 Ascoltate le spiegazioni del capitano del Napoli Hamsik su che cosa è successo fuori dallo stadio, il capo della curva del Napoli Gennaro De Tommaso, conosciuto come Genny ‘a carogna, si volta verso i suoi e segnala che la partita si può giocare co. E i responsabili della sicurezza sanno che una dichiarazione di questo genere potrebbe incendiare il clima con conseguenze imprevedibili. Le squadre — che sono entrate in ritardo all’Olimpico a causa degli incidenti con la polizia in tutta la zona intorno allo stadio — chiedono di poter avere più tempo per il riscaldamento. Anche in questo caso si consultano i vertici delle società, ma soprattutto il responsabile della Lega Maurizio Beretta. Non ci sono controindicazioni. Anzi, mezz’ora in più può diventare preziosa per cercare di raffreddare gli animi, per domare le intemperanze di chi dagli spalti continua a lanciare oggetti facendo capire che l’offensiva può diventare ben più seria. Si stabilisce di fornire le rassicurazioni richieste. La scorta per Hamsik È il momento più brutto della serata, il filmato trasmesso in televisione fa il giro del mondo e si trasforma nella rappresentazione della vergogna. Perché quando si decide di consentire ad Hamsik di informare la propria tifoseria di quanto è accaduto fuori, si stabilisce anche che il giocatore sarà accompagnato da alcuni dirigenti e da alcuni poliziotti. Dovrebbe essere una garanzia che tutto vada per il meglio, diventa l’immagine dello Stato che si piega ai violenti. Il capitano guida la delegazione e dietro ha una decina di persone. Si avvicina alla curva, si rivolge all’uomo pelato a cavalcioni di una ringhiera che indossa una maglia di oltraggio all’ispettore Filippo Raciti. Gennaro De Tommaso, Jenny ‘a carogna, ascolta le spiegazioni poi si volta verso la curva con il pollice alzato. «Si gioca», grida. Alle 21.45 l’arbitro fischia l’inizio dell’incontro. Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Maurizio Beretta, presidente della Lega di Serie A: «Bene il Daspo a vita proposto dal Viminale» «Una legge per vietare lo stadio a chi ha precedenti» ROMA — «Il problema non è punire le società o l’intera tifoseria. Il vero salto di qualità passa per la punizione dei singoli, dobbiamo riuscire a impedire l’ingresso allo stadio dei violenti, di chi vorrebbe tenere tutti sotto ricatto». Maurizio Beretta, il presidente della Lega di Serie A, era all’Olimpico per la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. E in tribuna autorità ha seguito personalmente quanto accaduto dal momento dell’ingresso delle squadre nello stadio fino al fischio di inizio. Lo Stato si è piegato ai tifosi? «Lo escludo. I responsabili della sicurezza hanno gestito al meglio una situazione complicata, garantendo l’incolumità di decine di migliaia di persone che erano sugli spalti. Mi rendo conto che lo spettacolo visto da 9 milioni di telespettatori non sia stato edificante, ma posso dire che ognuno ha fatto la propria parte nel modo migliore». Chi è Le origini Maurizio Beretta (foto), è nato a Milano 58 anni fa La carriera Beretta è diventato presidente della Lega Calcio il 18 settembre 2009. Dal luglio 2010 è a capo della Lega Serie A. Il 18 gennaio 2013 è stato riconfermato presidente della Lega Serie A Lei era accanto al presidente del Senato e al capo del governo. A un certo punto è sembrato quasi che Renzi avesse deciso di andare via. «Ho molto apprezzato il loro atteggiamento pacato che ha rassicurato gli addetti ai lavori. Il fatto che siano rimasti è stato un segnale molto positivo per chi stava gestendo una situazione indubbiamente complicata». Il ministro dell’Interno Angelino Alfano parla di introdurre un Daspo a vita per i violenti. Lei ritiene che possa essere una soluzione? «Certamente. Dobbiamo lavorare per approvare norme che impediscano l’accesso negli impianti sportivi a persone che hanno precedenti specifici. Bisogna sanzionare le singole persone, isolarle. È l’unico modo per ottenere risultati». Non crede che anche le società debbano avere degli obblighi? «Tutte le misure che in questa materia passano per la responsabilità oggettiva non funzionano. Fino a che sarà previsto di punire un’intera curva o le società daremo alle minoranze uno strumento di ricatto e di pressione. Provvedimenti generalizzati diventano controproducenti e diseducativi». E lei crede davvero possibile tenere fuori dagli stadi i capi ultrà? «Abbiamo le telecamere, i biglietti nominativi, individuarli non è difficile. In questo contesto il Daspo a vita sarebbe sicuramente utile. Naturalmente anche con nuove norme che rendano il sistema articolato ed efficiente. Ad esempio dovremmo vietare l’ingresso a chi ha precedenti penali specifici. Ma per questo serve una legge. Non possiamo pensare di applicare all’interno degli stadi regole diverse da quelle generali, ma dobbiamo avere la certezza di agire con severità». Eppure il legame tra società e capi ❜❜ Il modello ❜❜ I ricatti Il modello degli stadi inglesi si è rivelato vincente, gli impianti siano luoghi di aggregazione Bisogna eliminare gli strumenti di ricatto, ma la responsabilità oggettiva per i club non serve delle tifoserie è molto stretto. «Per questo è necessario eliminare gli strumenti di ricatto. Soltanto così il rapporto diventa elemento positivo. Con il ministro Alfano abbiamo fatto un lavoro importante istituendo la figura di raccordo tra sostenitori e squadra proprio per cercare di evitare pericolose commistioni. Naturalmente molto si dovrebbe fare anche per quanto riguarda gli impianti». Che cosa vuol dire? «Sarò ripetitivo, ma il modello degli stadi inglesi si è rivelato vincente ed è a quello che dobbiamo tendere. Avere ristoranti, negozi e altre strutture attigue li trasformerebbe in luoghi di aggregazione dove anche il flusso e il deflusso diventano molto più semplici da gestire. E anche per la sicurezza penso a una tecnologia più avanzata che ci consente di tenere sotto controllo tutto lo stadio». C’è stato un momento, sabato sera, durante il quale ha temuto il peggio? «Ci sono stati momenti di tensione ma sono sempre stato convinto che alla fine sarebbe prevalso il buon senso di tutti». F. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera La Linea di CHANEL - Numero con addebito ripartito 840.000.210 (0,08€ al minuto). italia: 51575551575557 La nuova espressione di un profumo eterno www.chanel.com 4 Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 La guerra degli ultrà Le immagini dall’elicottero La ricostruzione su Corriere.it Nella foto più a sinistra, alle 16.30, sul Lungotevere dei Mellini i tifosi del Napoli tentano di aggredire alcuni fan della Fiorentina. Un’ora dopo, in via Tor di Quinto, i tifosi napoletani si scagliano contro le forze dell’ordine. Un’ora dopo la sparatoria e l’arrivo dell’ambulanza Espulso dagli stadi, poi alzò la Coppa Genny, il capo dei Mastiffs citato da un pentito per gli scontri di Pianura Gli sfottò sulla Rete In Normandia Genny “a carogna organizza lo sbarco in Normandia del 1944 Capo branco Un fotomontaggio con il capo ultrà che guida un branco di pecore Il «creatore» Gennaro De Tommaso accanto all’Adamo di Michelangelo DALLA NOSTRA INVIATA NAPOLI — Il giorno dopo «Genny ‘a carogna» diventa un simbolo che fa impazzire la Rete. C’è tutto dentro. Il boss tatuato. Il palestrato abbronzato. L’uomo che non deve chiedere mai. E l’uomo che non si cura della legge, a dispetto anche dei morti. Per Gennaro De Tommaso ieri qualcuno ha invocato persino una nomina a prefetto, senza scherzare. Ed è esplosa la polemica politica per quella sua t-shirt nera che inneggiava alla liberazione dell’omicida del poliziotto Filippo Raciti. Sui social network nelle ultime ventiquattro ore si sono rincorse le variazioni ironiche dei gesti di quell’uomo che da capo degli ultrà napoletani sabato si è trasformato in un’icona mediatica. Chi li ha visti in diretta, li ha stampati nella mente come un flash i fotogrammi di quello scambio di parole tra Hamsik e De Tommaso, e poi quel pollice alzato, il suo, in segno di via libera alla partita di Coppa Italia, come se davvero anche la nostra polizia stesse aspettando un gesto di Genny ‘a carogna per decidere che fare. Chi non li ha visti in diretta, li ha rivisti per forza ovunque quei fotogrammi, e poi quella faccia di Genny, al quale è bastato un segnale impercettibile per far tacere tutta la sua curva in trasferta all’Olimpico quasi fosse una specie di direttore d’orchestra. State zitti, ha detto il capo. E una folla di tifosi scatenati ha trattenuto anche il respiro. Potenza di Genny ‘a carogna. Napoletano di Forcella da generazioni, Genny cresce sotto lo stesso tetto di papà Ciro ed è da lui che, suo malgrado, erediterà quel nomignolo che non lo abbandonerà mai più, nella vita. È papà che viene chiamato Ciro ‘a carogna, Genny ci deve fare semplicemente i conti, come fosse un cognome. È papà Ciro che le sentenze della magistratura vogliono affiliato al clan dei Misso, camorra doc. Per lui in- vece la fedina penale comincia da un arresto per droga. Poi quella citazione negli scontri a Pianura per la storia dell’emergenza dei rifiuti nel 2008 che portò a quaranta arresti. È un pentito che tira in ballo il tifo organizzato in quegli scontri. Per questo il nome di Gennaro De Tommaso finisce in quelle carte in cui si organizzano attacchi alla polizia e violenze. Cresce a Forcella il giovane Gennaro e impara presto le regole della strada, e prestissimo quelle degli stadi. Una vera passione gli stadi per Genny capo dei Mastiffs, uno dei gruppi organizzati più importanti della curva del Napoli, la curva A, quella per definizione più aggressiva e violenta. Quella dove Genny trova lo spazio e il tempo per nuotare come un pesce nel suo acquario. E crescere. Non ci si diventa per caso capo di un gruppo come quello dei Mastiffs, tifosi che non esitano a scontrarsi con gli hooligans a Londra come con i tifosi nostrani, senza differenza. Sempre con la stessa determinata violenza. Gennaro De Tommaso ci è arrivato attraversando (quasi) indenne ben due Daspo che, fuori dal gergo sportivo, altro non sarebbero che i divieti dati dalle forze dell’ordine di frequentare lo stadio. Sono punizioni che vengono date Dopo i due Daspo Gennaro De Tommaso con in mano la Coppa Italia vinta dal Napoli nel 2012 (Twitter/Raisport) A petto nudo Gennaro De Tommaso, all’Emirates Stadium di Londra durante Arsenal-Napoli lo scorso ottobre. Una di queste immagini fu usata dai media inglesi che accusavano i tifosi azzurri della devastazione di un pub: accusa infondata a chi negli stadi non si comporta bene, per usare un eufemismo. Genny a’ carogna ha avuto il suo battesimo di Daspo nel 2001 dal questore di Napoli. Il secondo è arrivato durante una trasferta, nel 2008, dal questore di Siena. Avrebbe dovuto durare ben cinque anni questo secondo divieto a frequentare gli stadi. Ma la verità è che nel 2012 Genny non ha esitato a farsi immortalare sul campo dell’Olimpico con la Coppa Italia fra le mani, radioso. L’aria di chi ancora una volta ha avuto la meglio sulla legge. Aveva avuto due anni di sconto per la sua pena. Aveva avuto un’altra consacrazione ad una leadership ormai indiscussa da anni. Non si diventa per caso il capo di un gruppo di ultrà turbolenti e indisciplinati come lo sono i Mastiffs napoletani. Bisogna avere almeno un tatuaggio lungo tutto il braccio e un altro lungo tutto l’avambraccio. Bisogna sapersi muovere con quel piglio che ti permette di alzare soltanto un sopracciglio e far tacere un’intera curva. Bisogna essere duri. Ieri però raccontano di un Genny trasformato. Lo descrivono al rientro da Roma con l’angoscia nel cuore per quel tifoso di trent’anni che dentro un ospedale della capitale sta lottando per rimanere in vita. È dicono sia stato lui, Genny ‘a carogna, il primo a soccorrerlo dopo gli spari. Lui che ieri non è stato visto nemmeno nel suo bar di Forcella. Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il giallorosso I tifosi: De Santis non veniva più alle partite La militanza a destra, le arti marziali e la Roma Agli amici della Sud diceva: «Le armi? Da vigliacchi» ROMA — Lui ha sempre detto: «Io mi difendo da solo, perché sono forte, sono un karateka, e chi usa le armi è un vigliacco...». Perciò adesso i suoi vecchi amici di Curva Sud, «Boys», «Opposta Fazione», «Tradizione e Distinzione» — quando la Curva Sud della Roma era un’orgia di croci celtiche e denti di lupo, parliamo soprattutto degli anni Novanta e dei primi Duemila — restano perplessi all’idea che Daniele De Santis sabato pomeriggio abbia usato quella Beretta. «È sempre stato un attaccabrighe ma pistole mai», tagliano corto i capitifosi giallorossi di un tempo, oggi navi da guerra in disarmo, pescecani spiaggiati anche per ragioni d’età. In fondo come lui, ormai vicino ai 50. Perseguitato da un soprannome, «Gastone», che non è mai stato il suo ma di un altro tifoso romanista quasi omonimo, in realtà per tutti De Santis era «Danielino» malgrado la stazza e la consuetudine con la boxe e le arti marziali: suo padre Ivo, 73 anni, è maestro storico di karate e il suo regno era la palestra «Power Temple», vicino alla Piramide Cestia e al vecchio covo degli «Irriducibili» della Lazio. Fu proprio suo padre, ormai nel lontano maggio 1999, a finire gambizzato da ignoti mentre viaggiava in motorino. Una storia mai chiarita. E quella era stata l’unica volta che in casa De Santis si era parlato di spari e rivoltelle. Fino a due giorni fa. Ora dicono tutti: «Con lo stadio Daniele aveva chiuso almeno da dieci anni, mai più visto in curva da allora, la partita se la vedeva alla pay tv del baretto del circolo sportivo di Tor di Quinto dove lavorava come custode dalla mattina alla sera». «Daspato» e diffidato com’era, in effetti, non poteva più entrare all’Olimpico. Tifoso indesiderato. L’ultima volta fu il derby del 2004, quello famigerato interrotto dagli ultrà che andarono a parlare con Francesco Totti dopo che si era sparsa la voce (infondata) che un ragazzino era morto negli incidenti del prepartita. Ma «Gastone» non era tra tutte quelle facce poi immortalate dai giornali e dalle tv. Un altro equivoco che lo ha seguito fin qui: «Stava con loro, ma non in prima fila. Tutti ragazzi che all’alba degli anni Novanta avevano militato con me nel Movimento Politico Occi- L’ultrà «Gastone» Daniele De Santis, noto tra i tifosi con il soprannome di Gastone, è l’ultrà della Roma arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio dopo aver sparato a un sostenitore del Napoli prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dentale...», ricorda Maurizio Boccacci, pluricondannato leader dell’estrema destra romana, oggi a capo di Militia. E proprio con Boccacci, che oggi ha 56 anni, De Santis fece il suo debutto nella cronaca nera nel novembre del ‘94, quando un gruppo di ultrà giallorossi finì in manette per l’accoltellamento a Brescia del vicequestore Selmin: «Io mi beccai 5 anni di condanna — racconta Boccacci —. Ma Daniele non c’entrava e infatti poi fu assolto». E anche risarcito dallo Stato italiano: 2 milioni e 900 mila lire per quasi due mesi di ingiusta detenzione, ricorda il suo avvocato d’allora, Gianni Dell’Aiuto. Due anni dopo, 1996, fu coinvolto (e in seguito ancora assolto) nell’inchiesta sui presunti ricatti della tifoseria ai danni del presidente Franco Sensi: biglietti gratis in cambio di pace allo stadio. «Finimmo sotto processo in sette — ricorda Giuliano Castellino —. Io, Danielino, Marione, Peppone, il Mortadella, il Mafia e Guglielmo il Farmacista. Tutti assolti. Ma Mortadella e Mafia purtroppo non ci sono più, sono morti da tempo». Già. Ma forse è tutto un mondo che non c’è più, un mondo che è sparito, insieme a una certa idea del calcio e della curva: «Hanno introdotto la tessera del tifoso, i tornelli, i controlli e che hanno ottenuto? Hanno forse sconfitto la violenza?», s’interroga amaro Guido Zappavigna, un tempo capo dei temutissimi «Boys» (di cui De Santis faceva parte) e oggi cinquantasettenne gestore di un’amena trattoria in zona Castel Sant’Angelo. «La Curva Sud della Roma oggi è diventata anarcoide, la destra rispetto a dieci anni fa non comanda più niente, oggi ci trovi perfino le bandiere No Tav e la cosa in fondo manco mi dispiace, perché i No Tav per me hanno ragione», dice Boccacci. Eppoi la politica che pensava di far proseliti allo stadio ha sempre regolarmente fallito: lo stesso De Santis, alle amministrative del 2008, si candidò con una lista civica, “Il Popolo della Vita”. Daniele prese 44 voti. Non lo votarono manco tutti gli amici della palestra. Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La guerra degli ultrà La spirale di violenza che alimenta la tensione degli uomini in divisa Il livello di conflittualità rischia di crescere, anche tra le forze dell’ordine ROMA — È bastato un nuovo episodio di violenza tra gruppi di tifosi ultrà — seppure con feriti gravi, e dai contorni ancora non del tutto chiari — a riaccendere la protesta dei poliziotti. Rinfocolando una polemica che non potrà non provocare ulteriori conseguenze negative se continuerà ad alimentare la rabbia di chi, per mestiere, è chiamato a fronteggiare e controllare quella degli altri. Senza cedimenti nelle reazioni, come invece è successo in più di un’occasione. Dopo il poco edificante spettacolo offerto dal congresso del Sap, il sindacato autonomo secondo per rappresentanza e numero di iscritti, il segretario Gianni Tonelli ha preso spunto dall’immagine del capo tifoso napoletano arrampicato su una rete di protezione mentre parlamentava con giocatori e funzionari della sicurezza per tornare alla carica: «Il vero “cretino” si trovava allo stadio Olimpico di Roma, indossava una maglietta inneggiante all’assassino di un poliziotto, è stato in passato soggetto a Daspo (il divieto di entrare allo stadio, ndr) e addirittura risulta essere figlio di un boss della camorra. Vogliamo vedere adesso la stessa indignazione dei vertici della nostra Amministrazione e del Viminale...». L’appuntamento di Torino I disordini arrivano dopo gli scontri del 1° maggio e prima del corteo di Torino per i No Tav L’obiettivo di Tonelli è, ancora una volta, il capo della polizia Alessandro Pansa che definì «cretino» l’agente sorpreso da una telecamera a calpestare i manifestanti a terra, insieme a tutti coloro — dal presidente della Repubblica in giù — che si sono indignati per il prolungato e plateale applauso che i delegati del Sap hanno riservato ai colleghi condannati per la morte violenta del giovane Federico Aldrovandi. Ed è abbastanza chiaro come il poliziotto-sindacalista sia spinto nelle sue esternazioni da una base che continua ad agitarsi contro chi stigmatizza certi eccessi da parte delle forze dell’ordine. «Non dobbiamo vergognarci di niente», ripetono molti degli aderenti al Sap, mentre spostandosi un po’ più a destra il Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia) di fronte alle immagini che hanno fatto da contorno alla finale di Coppa Italia si lascia andare a commenti del tipo: «Ci si rivolta lo stomaco. Da oggi il nuovo consulente per l’ordine e la sicurezza pubblica in Italia è nientemeno che Gennaro, meglio noto alla stampa come “Genny ‘a carogna”!», cioè il capopopolo napoletano che avrebbe dato Il presidente del Consiglio All’Olimpico Matteo Renzi sabato sera allo stadio Olimpico di Roma per la finale di Coppa Italia tra il Napoli e la sua Fiorentina (Italy photo press) La decisione di Renzi: «Io non lascio il campo a chi non rispetta la legge» 1500 il via libera allo svolgimento della partita. Sembra una situazione in cui posizioni più problematiche ed equilibrate faticano a trovare spazio. Che diventa preoccupante perché i disordini dell’Olimpico sono arrivati appena due giorni dopo gli scontri torinesi del 1° maggio, e una settimana prima di un altro appuntamento, sempre a Torino, che si annuncia denso di incognite: la manifestazione a sostegno di quattro militanti No Tav accusati di terrorismo. In un clima dove tutto si mescola, e ogni episodio viene preso a pretesto per contestazioni e nuove accuse reciproche, non è difficile prevedere ulteriori tensioni, nelle piazze e nel confronto tra le diverse componenti. Anche all’interno della polizia, unica forza dell’ordine non militare, dove il malessere per condizioni economiche e di lavoro di certo non ottimali tende a esplodere in occasioni simili. Al punto che il sito Internet di Magistratura democratica, la corrente dei giudici di sinistra, s’interroga sulle cause del «disagio e dell’insofferenza di qualche sindacato, e delle dure posizioni corporative che sfociano in manifestazioni che non è esagerato definire eversive». In un contesto generale di conflittualità permanente, la violenza tende a espandersi e fagocitare ogni altra espressione. È accaduto di nuovo allo stadio, fuori e dentro; negli scontri fra tifosi sono addirittura comparse le armi da fuoco, e la decisione se giocare o meno una partita è stata condizionata — nonostante i tentativi di sminuire la «trattativa» — dalle minacce di provocare incidenti all’interno dell’Olimpico gremito. E prima era accaduto il 12 aprile nella manifestazione di Roma «contro precarietà e austerity», sfociata nell’attacco pianificato da una nutrita e organizzata frangia di «incappucciati», che ha provocato le cariche dei celerini complete di manganellate su persone non più in grado di reagire, fino alla famosa immagine dell’agente che calpesta la ragazza a terra; come un giocatore che fa un fallo sull’avversario a palla lontana, per provocazione e sfregio. È il gesto del «cretino» subito stigmatizzato da Pansa, che in seguito non è riuscito a trovare espressioni che rendessero meglio il suo pensiero. Nonostante le reazioni stizzite suscitate all’interno del Corpo. Il doppio rischio che la violenza porta con sé, nei differenti ambiti, è proprio questo: da un lato l’imbarbarimento del clima che mette a repentaglio le legittime manifestazioni di dissenso e protesta; dall’altro l’esasperazione delle forze dell’ordine, che può alimentare le pulsioni di sfida nei confronti degli aggressori, fino a comportamenti sbagliati e non ammissibili che poi si tende a giustificare. È quello che lo stesso capo della polizia non può consentire, pur consapevole della complicata contingenza sociopolitica e della difficoltà in cui sono costretti a lavorare i suoi uomini. ROMA — Nei giorni scorsi Matteo Renzi aveva immaginato che l’evento dell’Olimpico fosse tutt’altro: una partita normale, magari con un risultato straordinario, cioè la vittoria della Fiorentina. Tant’è vero che aveva pensato di sconvolgere il cerimoniale: in caso di successo dei viola, la coppa l’avrebbe consegnata lui e non Piero Grasso: «Lo convinco io. E magari in cambio gli prometto di modificare la riforma del Senato», celiava con gli amici. Ma l’altro ieri, purtroppo, c’era poco da scherzare. Il premier aveva promesso ai figli di portarli allo stadio. E questo è uno dei motivi (non il solo, ovviamente) che lo ha spinto ad assistere alla partita di Coppa Italia, nonostante i disordini. A chi gli suggeriva di lasciar perdere, dopo il ferimento del tifoso del Napoli, il premier rispondeva: «Ho fatto una promessa ai ragazzi». E per un padre è difficile venir meno alla parola data. È però un’altra la ragione che alla fine ha indotto Renzi ad andare all’Olimpico e a restarci. È connaturata al carattere dell’uomo: «Non me ne vado perché io non lascio lo stadio a loro, ai violenti», ha spiegato il presidente del Consiglio. La mattina dopo, di nuovo nella sua Toscana, perché uno dei figli scendeva in campo, Renzi ragionava così: «Vedere quella partita, vedere l’entusiasmo dei ragazzi e dei genitori della Settignanese è stato bello. Il calcio è Le polemiche quello». Niente a che vedere con la «delusione» che ha provato quando Gli attacchi di Forza Italia e Grillo ha sentito fischiare l’inno italiano: «Che brutto spettacolo». Nulla a che per essere rimasto spartire con gli «insopportabili e sugli spalti inaccettabili» episodi dell’altro ieri. «Bisognerà essere più rigorosi», è la riflessione che il premier affida agli amici dopo quello spettacolo di certo non decoroso. Gli è dispiaciuto per lo sport, per l’Italia. E anche per i figli, che non vedevano l’ora di andare all’Olimpico. Quando sono arrivati, Maurizio Beretta, presidente della Lega, ha regalato a Renzi una riproduzione della coppa Italia proprio per loro. Una vicenda «sconcertante», quella di sabato. Resa ancor più grave dal dolore che ha provocato alla vedova dell’ispettore capo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 a Catania durante scontri fra tifosi e forze dell’ordine, la vista della maglietta del capo degli ultras del Napoli Genny ‘a Carogna, con la scritta «Speziale libero». Ieri, dopo la confusione del giorno prima, il premier l’ha chiamata, per esprimerle tutta la sua «solidarietà», la «comprensione» e, soprattutto, per confermarle che «lo Stato le è vicino». Ma la presenza dell’inquilino di Palazzo Chigi all’Olimpico ha suscitato molte polemiche. Gli si sono scagliati contro gli esponenti di Forza Italia, da Maurizio Gasparri a Giovanni Toti. Il più duro, però, è stato Beppe Grillo, che ha subito colto la palla al balzo per attaccare, come ormai fa quasi quotidianamente, il presidente del Consiglio: «Genny a carogna sarà invitato al Nazareno dal Pd e si dirà, “signor Carogna possiamo fare una legge insieme sulla violenza negli stadi”». E così anche gli incidenti dell’altro ieri a Roma sono entrati nella battaglia elettorale. E a Renzi non sono piaciute per niente le «strumentalizzazioni» di una vicenda così «grave». Giovanni Bianconi Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli agenti di polizia impegnati l’altro ieri nel servizio d’ordine all’Olimpico per la finale di Coppa Italia I casi Lo striscione ieri a San Siro I tifosi rossoneri: «Un applauso alle mamme delle vittime umiliate dal sindacato di polizia» I piedi sulla manifestante Il capo della Polizia Pansa critica il gesto di un agente Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le riforme «Il presidenzialismo? Dopo il Senato possiamo parlarne» L’apertura di Renzi a Berlusconi Palazzo Madama, il lodo di Calderoli ROMA — E se adesso la sinistra rompesse lo storico tabù che le ha fatto sempre dire di no al presidenzialismo? «Non ora, le priorità sono altre, ma dopo l’approvazione della riforma del Senato e del Titolo V si può anche ragionare...» sull’elezione diretta del capo dello Stato: è questa la linea dettata da Matteo Renzi al suo staff dopo le forti sollecitazioni innescate dalla lettera inviata da Silvio Berlusconi al Corriere della Sera. Il ping pong tra l’ex Cavaliere e il premier continua: il primo (ieri anche in tv) sostiene che l’unica riforma seria sarebbe quella di mettere in condizione gli italiani di votare direttamente per il presidente della Repubblica e il secondo ora fa sapere ai suoi fedelissimi collaboratori che l’apertura è possibile: sì, si può «ragionare», ma solo dopo avere intascato la riforma del Senato e del Titolo V. E visto che ci sono ancora quattro passaggi parlamentari da superare, l’orizzonte temporale per affrontare il nodo della forma di governo si sposte- rebbe (nella migliore delle ipotesi) a settembre del 2015. Comunque ieri — sollecitato per tutta la giornata dalle dichiarazioni dei colonnelli di Forza Italia — Renzi ha dato la sua risposta sul presidenzialismo invocato dal leader di Forza Italia: «Tirare fuori ora questo argomento sa molto di trovata elettorale». Tuttavia, e qui prende corpo l’apertura del presidente del Consiglio sull’elezione diretta La direzione pd Oggi la riforma del Senato al centro della direzione allargata pd con il capo del governo Il voto delle Regioni L’opzione leghista di far eleggere i nuovi senatori alle Regioni non tra i consiglieri del capo dello Stato, «in via di principio possiamo essere anche d’accordo ma ora le priorità sono altre». Dunque, chiude il suo ragionamento Renzi, «si approvi intanto la riforma del Senato e del Titolo V e dopo, solo dopo, si può anche ragionare di presidenzialismo. Non adesso, però». Ecco, ora resta da vedere se davanti a questo scambio di opinioni tra leader, formalmente contrapposti in materia di governo ma alleati sulle riforme, i senatori di Forza Italia si comporteranno di conseguenza sulla legge costituzionale (Senato e Titolo V, appunto) che domani arriva al primo giro di boa in Parlamento. Oggi Renzi è impegnato con il fronte interno (riunisce la direzione del Pd e chiude il seminario del partito sul Senato con i costituzionalisti) ma già domani a Palazzo Madama i suoi ambasciatori (Luigi Zanda e Lorenzo Guerini) dovranno trattare seriamente con i capigruppo di FI, Paolo Romani e Donato Bruno. Forza Italia — come la minoranza del Pd, Sel e Il parlamentino dem La direzione nazionale è composta da: Il presidente (Posto vacante: Cuperlo si è dimesso a gennaio) 120 membri eletti dall’assemblea dopo le primarie di dicembre e in base ai risultati del congresso: 80 Le questioni Il segretario del partito Il nodo principale dell’elezione diretta 20 sindaci indicati da Renzi (nella rosa di nomi a disposizione del segretario) area Renzi 22 area Cuperlo 18 area Civati I membri di diritto i vicesegretari il tesoriere i presidenti dei gruppi parlamentari I membri per funzione gli ex segretari e presidenti di partito gli ex presidenti del Consiglio i presidenti di Regione iscritti al Pd IL PRECEDENTE il segretario dell’organizzazione giovanile i segretari regionali del partito i sindaci delle città metropolitane iscritti al Pd i componenti della segreteria nazionale i candidati alle primarie 2013 La direzione il 28 marzo ha approvato la relazione del segretario, che includeva i progetti di riforme costituzionali, con: 93 12 sì no 8 astenuti Per il nuovo Senato non è prevista l’elezione diretta: è uno dei cardini di Renzi. Ma c’è chi spinge per un Senato elettivo. Il governo ha aperto a possibili modifiche sulle «modalità tecniche» per individuare all’interno dei consigli regionali i rappresentanti in Senato La proporzionalità tra le Regioni Il testo del governo prevede due consiglieri per ciascuna regione a Palazzo Madama. Potrebbe essere introdotto un principio di proporzionalità rispetto al numero di abitanti: alle regioni più grandi un numero maggiore di rappresentanti CORRIERE DELLA SERA il Ncd — vuole adottare in commissione come testo base un articolato diverso da quello confezionato a Palazzo Chigi. Renzi invece resiste. Fa molte aperture sul fatto che «dopo» si potrà modificare il testo e spera di fare passare, almeno in prima battuta, l’articolato del ministro Boschi, per piantare una bandierina elettorale prima del 25 maggio. Ecco allora che, a Palazzo Madama, si fanno avanti i mediatori che dispongono di sole 24 ore per tro- vare una soluzione. Domani si vota in commissione. Il lodo che ha in mente lo sintetizza bene Roberto Calderoli (Lega) tirato in ballo da Berlusconi («Sono in contatto con lui»). Spiega, con il suo stile, Calderoli: «Prima vedere moneta, poi dare cammello...». Insomma, sulla scia di quanto ipotizzato da Gaetano Quagliariello (Ncd), che però non è più alleato di Berlusconi, la commissione si appresterebbe a un doppio voto: prima un ordine del giorno (la moneta) in cui vengono perimetrati gli emendamenti concordati tra commissione e governo e in particolare l’elezioni dei senatori alle Regionali ma in un listino a parte. E dopo, solo dopo, si vota il testo base del governo (il cammello) cui tanto tiene Renzi. Resta da vedere come i relatori, Anna Finocchiaro (Pd) e lo stesso Calderoli, riusciranno a coniugare la doppia capriola con la prassi parlamentare. D. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA I membri nominati dal capo dello Stato Il testo della riforma approvato dal governo prevede la possibilità per il capo dello Stato di nominare 21 senatori per «altissimi meriti». Da più parti questa norma è stata criticata e il numero sembra destinato a diminuire: non più 21 ma 5 Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Il governo La polemica Il contrattacco dei sindacati al premier Il fronte di Camusso e Bonanni dopo le parole di Renzi: non mi fermeranno. Angeletti: sia sereno L’intervista Antonio Corona Il prefetto di Lodi e lo spettro dei tagli «Noi siamo lo Stato altro che burocrati» ROMA — La prefettura di Lodi, istituita nel 1995, potrebbe essere uno dei 60 «avamposti dello Stato» che il presidente del Consiglio Matteo Renzi intende cancellare dalla carta dello Stivale. E dunque va da sé che il responsabile di quella struttura periferica, il prefetto Antonio Corona, sia decisamente preoccupato, tanto per usare un eufemismo: «Guardi, io sono uno dei più moderati ma devo dire che i colleghi sono letteralmente avvelenati. Siamo stufi di essere chiamati burocrati, conservatori, inutili appendici dello Stato e via sparlando...Qui c’è qualcuno che pontifica senza neanche avere conoscenza specifica di problemi legati alla presenza dello Stato sul territorio». Prefetto Corona, il premier Renzi teorizza che il 60% delle prefetture andrebbe chiuso. Il calcolo è avventato? «Ecco, partiamo dai numeri. Perché 60%? E non 70% oppure 40%? Mi sembra che i numeri vengano dati a casaccio come in una trattativa a Porta Portese. Eppoi di tutto questo mica si può ragionare su Internet, come ha chiesto il presidente del Consiglio». Dunque, ha ragione Renzi quando dice che siete conservatori, avvinghiati allo status quo? «Noi abbiamo parlato di “pugnalata alla schiena” ma non abbiamo messo in atto alcuna forma di resistenza. Abbiamo solo chiesto un confronto con il governo perché con questi numeri si tratterebbe di tagliare 60-65 prefetture. Per cui ci chiediamo: dove? Quando? Con quale logica? Insomma chiediamo al governo qual è il modello che ha in mente per assicurare la presenza dello Stato sul territorio». Via le Province, via le prefetL’affondo ture. Funziona l’equazione? «Guardi, le prefetture esistono dall’Unità d’Italia. C’erano ben prima che arrivassero gli enSiamo ti provincia». Eppure prima del ‘95 a Lodi avvelenati, regnava la prefettura di Milano c’è qualcuno e tutto filava liscio. che pontifica «Le spiego quale può essere la giornata di un prefetto e quali i senza problemi che si trova ad affronconoscere tare. Pochi giorni fa mi telefonai problemi no da Roma e mi dicono che stanno per arrivare a Malpensa 40 immigrati trasferiti dalla Sicilia: ”Veda lei come sistemarli”, è il messaggio tra le righe. E noi in poche ore abbiamo scritto a tutti i Comuni che ci hanno risposto picche; messo gli avvisi pubblici e ci hanno risposto picche; scritto agli alberghi e ci hanno risposto picche. Da soli, poi, abbiamo trovato un albergo, una parrocchia e un centro di volontari che hanno ospitato gli extracomunitari sbarcati in Sicilia. E questo è successo non solo a Lodi ma in quasi tutte le prefetture». Renzi dice di essere sorpreso che i prefetti, come i segretari comunali, abbiano un sindacato. Cosa risponde lei che è anche presidente dell’Associazione prefettizi? «Dico che il presidente del Consiglio parla di un mondo che neanche conosce. Potevano informarlo che da anni esistono quattro sigle sindacali: il Sinpref, lo Snadip, l’Ap, la Cisl e un’associazione, l’Anfaci». Tra prefetti e vice prefetti siete in 1.500. Se è vero che due terzi dei prefettizi lavora sul territorio, questo vorrebbe dire tagliare 5-6.00 poltrone di sede. «Se bisogna tagliare sarà necessario farlo anche al centro. In ogni caso c’è da riflettere su quanto ha detto di recente Giuseppe De Rita: “Cosa sarebbe un ministero dell’Interno senza prefetti?”». Dica la verità, siete rimasti legati a un modello di prefetto del secolo scorso? I tempi sono cambiati... «È vero, i tempi sono cambiati e noi cerchiamo di adeguarci magari fornendo risposte sbagliate, non adeguate. Ma poi quando sul territorio non si trovano soluzioni e risposte ai problemi piccoli e grandi si fa sempre la stessa cosa. Si passa la palla al prefetto». ❜❜ Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Matteo Renzi insiste, spiega che vuole «cambiare il Palazzo» e abbattere le resistenze corporative. Al Corriere della Sera spiega che «non sarà un sindacato a bloccarci» e aggiunge: «Non vorrei che la polemica derivasse dal fatto che si dimezza il monte ore dei permessi sindacali e che i sindacati saranno obbligati a mettere online ogni centesimo di spesa». Proprio dalle confederazioni sindacali arrivano le critiche più forti alle sue parole e al decreto sul lavoro. Il segretario della Cgil Susanna Camusso, a chi le chiede di replicare all’affermazione «i sindacati non mi fermeranno», risponde ironica: «Com’era l’hashtag, #amicigufi?». Riferimento a un tweet di qualche giorno fa con il quale Renzi si rivolgeva, con acre ironia, a chi da sinistra nutre dubbi sulla sua azione riformatrice. Altro non dice, la Camusso, a parte: «Per noi parlano le cose che facciamo». Raffaele Bonanni, leader della Cisl, è più loquace: «Il governo vuole fare tutto a scavalco delle parti sociali, perché pensa solo a trovare una mediazione tra i soggetti politici. Ma questo è un comportamento lesivo dei criteri democratici che anche questo governo deve rispettare». E ancora: «Non abbiamo nessun interesse a fermare Renzi su una strada che lui vuole condurre e che è quella di non fare assolutamente nulla. Sono tre mesi che Renzi ci parla del Jobs act, ma ci pare che siamo di fronte a un Jobs ghost». Rassicura il premier, invece, il segretario della Uil Luigi Angeletti: «A Renzi dico di essere sereno che i sindacati non frenano, non ne abbiamo nessunissimo interesse». A difesa del premier scende il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che spiega: «In Renzi vedo una capacità di rompere la ritualità che va oltre Berlusconi. Non cerca il politically correct, ma va al punto senza seguire metodi e rituali che erano pieni di falsità». Poi, ri- Al «Corriere» La frase sui confederali Nell’intervista pubblicata ieri sul «Corriere della Sera» Matteo Renzi ha parlato, tra le altre cose, dei sindacati, contrari al decreto lavoro e alla riforma della pubblica amministrazione: «Non abbiamo problemi ad ascoltarli ma non ci fermeranno. Le loro resistenze sono rispettabili, non comprensibili. I sindacati devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare» ferendosi alle giornate del lavoro organizzate a Rimini dalla Cgil, dice: «Renzi ascolta c metodi diversi dal passacon t Noi ascolteremo tutte le to. p parole che verranno dette a R Rimini e le proposte che da lì a arriveranno. Mi aspetto sugg gerimenti, ma non per forza b bisogna andare lì fisicament te». A sostegno di Renzi int terviene anche la vicepresid dente della Camera Marina S Sereni: «Da troppi anni a aspettiamo che la classe dirig gente trovi il coraggio e la f forza di rompere i tanti cons servatorismi che frenano l l’Italia. E ora abbiamo un presidente del Consiglio che non si ferma di fronte alle prime resistenze». Resistenze che arrivano da più fronti e coinvolgono diversi aspetti. Come quello dei prefetti, che Renzi ritiene necessario diminuire nel numero, perché «appartengono a un modello di Stato diverso da quello di oggi». Gianfranco Rotondi, Forza Italia, si occupa proprio di questo: «Dai banchi del governo ombra vorrei ricordare al presidente del governo che i prefetti sono stati nella storia repubblicana l’immagine e la presenza del governo nel Paese». Quelli di Renzi sono «solo slogan», dice Anna Maria Bernini, mentre per Daniela Santanché il premier corre un rischio: «A Renzi sta venendo il complesso di piacere a tutti e così il rischio è quello di non piacere a nessuno. Questo decreto legge sul lavoro ne è la dimostrazione: un pasticcio che non accontenta né i lavoratori né le imprese». E se per il leghista Matteo Salvini Renzi non è «né carne né pesce» e anzi il suo governo è «l’anticamera della dittatura», il Mattinale (la nota politica del gruppo di Forza Italia) sottolinea «l’ipocrisia della sinistra che preferisce un presidenzialismo strisciante a un presidenzialismo vero o a un premierato a suffragio universale. Berlusconi rovescia il secchio delle finte riforme annunciate e mai fatte». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Santiago di Compostela Rajoy, Abe e consorti Foto ricordo sul tetto della cattedrale Una foto ricordo scattata sul tetto della cattedrale di Santiago di Compostela per il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il primo ministro giapponese Shinzo Abe, accompagnati dalle rispettive mogli — Elvira Fernandez e Akie Abe — e dal presidente del governo della Galizia, Alberto Núñez Feijóo. Abe, che ha fatto tappa in Spagna nel lungo tour europeo che si concluderà in un vertice a Bruxelles il 7 maggio — ha avuto parole di elogio per gli ospiti: «Personalmente sono molto impressionato per la rapida ripresa economica della Spagna e sono sicuro che il Paese andrà sempre più rinforzandosi in futuro» (Epa) 5 Stelle Ieri il leader a Sky Tg (in attesa di Vespa): «Referendum sulla Ue». Oggi via al tour Tra piazze e offensiva in tv Così Grillo va alla sfida del Pd MILANO — Ieri intervistato dal salotto di casa sua, a Marina di Bibbona, da Sky Tg24. Presto forse (si tratta sui dettagli) nel salotto di Bruno Vespa. Comunque davanti alle telecamere. La campagna elettorale per le Europee Beppe Grillo la gioca in tv, oltre che in piazza. Un netto cambio di strategia rispetto all’anno scorso. Allora, quando il Movimento correva per le Politiche, erano le telecamere a inseguire il leader. Che snobbava, e attaccava, le tv: fu proprio Sky ad andare su tutte le furie quando si vide negare un’intervista all’ultimo minuto. Ora, invece, il leader dei Cinque Stelle ha deciso di andare sullo schermo prima di cominciare il tour per le piazze, che prende il via oggi in Sardegna. Dopo essere stato intervistato, a marzo, da Enrico Mentana, il 28 aprile abbiamo visto Grillo abbracciare la giornalista di Agorà (Rai3) sulla spiaggia di Bibbona. E a metà mese dovrebbe essere il turno di Porta porta. Si tratta ancora, per mediare tra le garanzie richieste da Grillo e Casaleggio e i paletti dell’Agcom. Alcuni nodi da sciogliere sulla partecipazione (in studio o in collegamento) o sulla collocazione (prima o seconda serata). «Stiamo ancora aspettando una serie di verifiche dell’Agcom — ha spiegato Bruno Vespa —. Tutto quello che si dà a Grillo, naturalmente, si deve dare agli altri. Abbiamo fatto un progetto e aspettiamo la risposta, vedremo se si farà». Già circolano però indiscrezioni sulla data (intorno al 19 maggio). Ma se intensifica l’impegno in tv, Grillo non rinuncia alle piazze. Sul capo del governo «Renzi è finto. Genny ‘a carogna? Sarà invitato a fare una legge sulla violenza negli stadi» La prima tappa del Vinciamonoi tour, oggi a Cagliari, è la prima di una lunga serie. Anche perché se la strategia dei Cinque Stelle punta sul grande schermo per raggiungere soprattutto gli indecisi, il partito dell’astensione e possibili delusi del centrodestra, nelle piazze va in scena la sfida con il Pd: quello che i pentastellati considerano il duello per il primo posto. Per questo Grillo comincia dal Sud (domani a Palermo, poi Bari e Napoli), dove alcuni sondaggi danno il Movimento testa a testa con il Pd se non in vantaggio in alcune aree, mentre a ridosso della scadenza elettorale si sposterà a Nord, dove il divario è più ampio. Fino al gran finale: negli ultimi giorni prima del voto sarà a Pescara, Firenze, Milano e Roma. «Sono sicuro che vinceremo queste elezioni», ha continuato a ripetere Grillo ieri a Sky Tg24. E in caso di vittoria, «noi andremo là fuori e vogliamo che Napolitano se ne vada. E poi andiamo alle ele- zioni con il Porcellum modificato dalla Consulta». In ogni caso, «faremo un referendum sull’euro», ha continuato. Ma anche sulla presenza nell’Ue: «Se non tolgono il fiscal compact, se non spalmano il debito con l’Eurobond, se non finanziano le nostre piccole e medie imprese, se non accettano tutto ciò, faremo un referendum sull’Ue». Nell’intervista Grillo ha attaccato il premier: «Le persone come Renzi hanno una specie di malattia che si chiama alessitimia, che è l’incapacità di riconoscere le emozioni dentro di te e negli altri. Renzi è finto, dentro ha un odio moderato perché solo così può arrivare a dire le cose che dice e non farlo». E ancora: «Genny ’a carogna sarà invitato dal Pd e si dirà “signor Carogna possiamo fare una legge insieme sulla violenza negli stadi”», ha detto citando le violenze di sabato a Roma. Renato Benedetto © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Facebook Anche il papà di Matteo contro Pelù «Sono onorato di non aver avuto mai rapporti di conoscenza con quel personaggio che spara m... sulla mia famiglia». Tiziano Renzi, papà del premier, è intervenuto sul caso sollevato dalle parole di Piero Pelù al concerto del Primo maggio. Su Facebook ieri ha scritto: «Orgoglioso di essere agli antipodi di chi, per vendere un disco in più, dà aria alla bocca in occasione di una manifestazione credo pagata dalle organizzazioni sindacali, emettendo rantoli indecifrabili». 10 Primo Piano Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Verso il voto Il centrodestra Il «momento eroico» di Berlusconi: alle Europee supereremo il 25 % Il leader di Ncd situazione generale dell’economia che imporrà un cambio della classe dirigente». Le riforme, quindi, non è detto che le farà l’attuale esecutivo: su quella del Senato, in particolare, «Renzi ha presentato una proposta assolutamente inaccettabile da parte nostra e non accettata nemmeno dalla maggioranza dei suoi senatori». Dopo di che, «il nostro capogruppo al Senato Paolo Romani parla con il loro, Zanda, e stanno cercando di trovare un accordo su una nuova formula». L’ex Cavaliere fa sapere di essere invece «in contatto quasi quotidiano con Roberto Calderoli per cercare una soluzione ragionevole su questo tema». Tra una riflessione, una confidenza e una polemica, la mezz’ora del programma viene superata abbondantemente e si recuperano anche i minuti persi nel 2006. Non solo: per l’edizione straordinaria di ieri, Annunziata aveva previsto un collegamento in diretta con Pontida, con il segretario della Lega, Matteo Salvini. «Presidente, vuole restare ad ascoltare Salvini?», chiede la giornalista rivolgendosi poi al leader leghista: «Salvini le dà fastidio se resta in studio Berlusconi?». Avuto il via libera da entrambi, la puntata procede e l’ex Cavaliere si guadagna altri spazi di intervento. Si alza a dieci minuti dalla conclusione, per lasciare campo libero all’avversario, ma resta in una stanza attigua per aspettare Annunziata e ringraziarla. Poi via, verso Arcore per il collegamenro dovere e non c’è stato telefonico con l’asto nulla che sia stato semblea di Forza spiacevole». Italia in corso a Bari, Poi, si attacca con presieduta da Rafla politica. Per le Eufaele Fitto — qui ropee, Berlusconi è l’ex Cavaliere atconvinto di portare tacca ancora il goForza Italia a superaverno, «Abbiamo re il 25% e che unenscoperto che la sido questi voti a quelli nistra pensa ad una degli altri partiti di patrimoniale di 400 Silvio Berlusconi saluta Lucia Annunziata e centrodestra «compresa miliardi», e poi anabbandona in anticipo lo studio di «In ½ la Lega», il centrodestra nuncia anche che «troora» il 12 marzo 2006. In alto, i due tornerà a prevalere sul cenveremo un papà o una durante la trasmissione trosinistra. Sull’eventuale enmamma a 150 mila prigiodi ieri (Ansa) trata in scena della figlia Marina, nieri nei canili d’Italia» —. Fuoripete che potrebbe essere un ri, non c’è la solita ridda di teleleader perfetto: «Ha tutte le qua- Renzi, Berlusconi è critico: «Vo- camere e giornalisti, segno dei lità per esserlo, ma spero pro- glio vedere quale sarà il suo per- tempi cambiati. Pochi curiosi: prio che non accada. Tuttavia, è corso politico perché avevo del- qualcuno tenta di bloccarlo per una decisione che non riguarda le speranze su di lui e sono piut- la foto, qualcuno gli urla «in game, ma mia figlia e soprattutto tosto deluso». Quanto durerà il lera». Ma lui è chiuso in macchigli elettori perché il leader lo suo governo? «Non credo andrà na. Non sente. Elisabetta Soglio scelgono loro». Incalzato dalla oltre un anno o un anno e mez© RIPRODUZIONE RISERVATA Annunziata sui rapporti con zo, perché penso che ci sarà una Ritorno dalla Annunziata: fase difficile, ma non sono depresso MILANO — Si affida alla storia: «Chiarirà gli eventi, uscirò mondato da tutte le accuse che mi hanno fatto e diventerò il padre della patria». Silvio Berlusconi è tornato ieri al programma televisivo In ½ h di Lucia Annunziata, da cui otto anni fa se ne era andato in modo burrascoso, dopo aver accusato la giornalista di non lasciarlo parlare. Clima diverso fra i due e diversa anche la location: per intervistare l’ex Cavaliere, a causa delle restrizioni stabilite dal tribunale di Sorveglianza di Milano, lo studio viene trapiantato nel capoluogo lombardo, al Circolo della Stampa dove Berlusconi arriva accompagnato dalle fidate Maria Rosaria Rossi e Deborah Bergamini, oltre che dal suo medico personale Alberto Zangrillo. In questa cornice, il leader di Forza Italia ripercorre le tappe «Padre della patria» «Diventerò padre della patria. La sinistra? Vuole una patrimoniale da 400 miliardi» salienti della sua vicenda politica, atterrando nel presente: «Il destino ha messo me nelle condizioni di essere l’uomo del grande cambiamento per il nostro Paese», sostiene. Certo, l’affidamento ai servizi sociali pesa: «Non sono depresso, ma sono in un momento molto difficile», ammette. Per poi precisare: «Non posso dire che sono allegro e faccio festa, ma è un periodo eroico». Il lavoro che dovrà svolgere nella casa per anziani e malati cui è stato destinato? «Il fatto di stare con le persone che soffrono non mi dà fastidio. Di natura sono fatto per cercare di dare conforto». I controlli dei carabinieri? «Sentirsi limitato nella propria libertà personale non fa piacere. Non è stato umiliante, anche perché già di mio ho una grande umiltà: i militari sono venuti ad adempiere al lo- I temi La corsa e le aspettative per Bruxelles 1 A «In ½ ora» ieri Berlusconi ha smentito di aver mai detto «Se alle Europee Forza Italia arriva 25% accendo un cero»: «Frase inventata, ho intenzione di superare il 25% e di arrivare a prevalere» Le riforme e il dialogo con il Carroccio 2 Il leader di FI ha bocciato ancora la riforma del Senato, «così com’è non va bene», e ha confermato i contatti con la Lega: «Sento Roberto Calderoli quasi ogni giorno per una soluzione ragionevole» La crisi ucraina e la difesa della Russia 3 L’ex Cavaliere, parlando di politica estera, ha difeso la Russia: «Sull’Ucraina stanno facendo molto male l’Ue, i Paesi della Nato e gli Usa. Con la pretesa di imporre sanzioni si rischia di tornare alla guerra fredda» Ieri e oggi Alfano sicuro: «Sì, Marina entrerà in politica» Una risposta secca: «Sì». Il leader del Nuovo centrodestra, Angelino Alfano, ospite ieri su RaiUno all’Arena ha risposto così al conduttore Massimo Giletti che gli chiedeva se secondo lui Marina Berlusconi entrerà in politica. La discesa in campo della primogenita di Silvio Berlusconi, per il ministro dell’Interno, è «una questione che non mi ha per nulla sorpreso, ma io nutro grande rispetto, non voglio essere tirato in polemiche, sono vicende interne alla famiglia nelle quali non entro, la domanda dovrebbero porsela i tanti dirigenti di primo livello di Forza Italia che evidentemente non sono stati ritenuti all’altezza ma è un altro paio di maniche». Alfano ha poi smentito le voci di avvicinamento al suo partito di Sandro Bondi: «Non è passato con me, non l’ho mai sentito negli ultimi mesi, non c’e stato alcun contatto, potrà smentirlo tranquillamente anche lui». Un commento, infine, sulla polemica Renzi-sindacati in merito al decreto lavoro: «Se Cgil e Vendola protestano e le categorie produttive sono dalla nostra parte vuol dire che abbiamo ragione». © RIPRODUZIONE RISERVATA La foto su Facebook La Lista Tsipras e il caso del bikini elettorale Il retroscena Toti e Fitto uniti contro Ncd. L’ipotesi di un congresso dopo le Europee Forza Italia, alleanza ritrovata (fino al voto) Archiviati i falchi e le colombe ma c’è già chi prevede una diaspora se il partito scendesse sotto il venti ROMA — È chiaro che il clima da campagna elettorale aiuta. Che la necessità di sopravvivere impone, a chi di politica vive, saggia prudenza e sorrisi anche di circostanza. Ma c’è qualcosa che si muove in una Forza Italia che si ritrova a celebrare il capo e a celebrarsi, con tutti i suoi capilista in prima fila. Organizzata da Raffaele Fitto, l’uomo che probabilmente risulterà il 26 maggio di gran lunga il più votato del suo partito, la kermesse pugliese non ha solo un senso elettorale, ma serve a mandare un messaggio politico, interno ed esterno. Tra gli azzurri sta a significare — per dirla con le parole entusiaste di Anna Maria Bernini — che «a dispetto dei tanti gufi, iene e sciacalli che volevano Forza Italia divisa e litigiosa», si sta invece riuscendo a dare una risposta di grande compattezza. Plasticamente visibile in un Toti e un Fitto che, uno accanto all’altro dopo gli scontri a distanza degli ultimi mesi, remano nella stessa direzione. All’esterno, il messaggio è altrettanto chiaro: in questa fase non esistono alleati né minuetti, ma solo avversari da battere perché la sopravvivenza dell’uno mette a rischio quella dell’altro. E dunque, non ci sono né falchi e né colombe oggi, ma solo una falange che ha nel Nuovo Centrodestra un nemico. Per ora. Quello che potrà accadere dal 26 maggio, però, al momento è impossibile da dire. Troppe variabili contribuiscono a rendere il quadro imprevedibile. Fra gli azzurri c’è comunque qualche certezza. Se il partito riuscirà a superare la soglia del 20%, la sopravvivenza sarà assicurata. Non si prevedono fughe in quel caso, né rivoluzioni imminenti: sullo sfondo resterebbe la carta Marina con tempi e modi da definire, e la classe dirigente rimarrebbe più o meno l’attuale, magari da riequilibrare con pesi e ruoli dopo un congresso del quale già si comincia a parlare. Se si riuscisse invece a sfondare la soglia numerica del 21,6 (il risultato del Pdl alle ultime politiche), per gli azzurri sarebbe «quasi un trionfo»: vorrebbe dire, spiegano, che anche senza Alfano Forza Italia non perde voti, e nel momento peggiore della vita politica di Berlusconi è in grado di vincere la prova di forza. A quel punto, si passerebbe con ogni probabilità alla formazione di un organo ristretto decisionale con tutti i big delle varie anime dentro, senza esclusioni eccellenti di alcun tipo ma anzi con un bilanciamento perfetto di esponenti del partito macchina e di quelli più vicini al «cerchio magico». Diversissima sarebbe la situazione se invece Forza Italia dovesse scendere sotto il 20%, magari pesantemente: «A quel punto, dell’armonia di oggi non vedreste nulla: con Berlusconi rimarremmo in quattro...», dice preoccupato uno dei fedelissimi. E l’ipotesi di un figlio che prende le redini di un partito in via di lacerazione e senza più lo smalto salvifico del padre, sarebbe più una mossa da ultima spiaggia che un segnale di resistenza. Infine, c’è un quarto scenario che tra gli azzurri non si sottovaluta: quello di una vittoria sonante di Grillo anche rispetto allo stesso Pd di Renzi: se accadesse, dicono gli azzurri, il quadro politico verrebbe terremotato, e gli assetti che si vedono oggi potrebbero radicalmente modificarsi. Qualcuno lo teme, qualcuno arriva ad auspicarlo, in vista di un voto tra i più imprevedibili degli ultimi venti anni. Paola Di Caro Bari Giovanni Toti e Raffaele Fitto ieri alla convention in vista delle Europee (Ansa) © RIPRODUZIONE RISERVATA Una foto in bikini, lei di spalle su una barca: «Ciao. È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate l’Altra Europa per Tsipras». È il post che Paola Bacchiddu, responsabile comunicazione per la lista Tsipras, ha pubblicato su Facebook. Subito condivisa da centinaia di contatti (che si sono complimentati con la giornalista per l’ironia e il fisico), la foto ha scatenato anche polemiche a sinistra contro una trovata che «con la politica ha poco a che fare». In sua difesa, però, è già partita in Rete la campagna «Ce lo chiede l’Europa» con foto di donne in costume e non. Bacchiddu, che rivendica l’ironia del gesto, commenta online il polverone sollevato dalla sua foto: «L’importante è che si accenda un riflettore sulla nostra Lista, ingiustamente trascurata dai © RIPRODUZIONE RISERVATA media». Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Verso il voto Il Carroccio La giornata Da sinistra: Umberto Bossi in carrozzina con Matteo Salvini; il segretario sul palco con i bambini in verde padano e il prato visto dall’alto (foto Fotogramma Bergamo e Ansa) Salvini contro tutti La sua prima Pontida tra i figli dei venetisti Il neo leader rilancia la battaglia contro l’euro Dal 1990 a oggi La commemorazione Il raduno di Pontida è l’annuale ritrovo dei militanti della Lega Nord organizzato nella cittadina in provincia di Bergamo per celebrare il «Giuramento di Pontida» del 7 aprile 1167 che sancì l’alleanza tra i Comuni lombardi contro il Sacro Romano Impero di Federico Barbarossa La prima edizione Il primo raduno di Pontida si svolge il 20 maggio 1990 e durante la festa, dopo il discorso del fondatore e leader del Carroccio Umberto Bossi (foto sopra), intervengono i maggiori esponenti della Lega Le tradizioni Sin dalla prima edizione, sul «sacro suolo» di Pontida — come viene definito dai leghisti il pratone lungo la strada statale 342 sul quale si tiene il raduno — viene issata la bandiera della Padania e suonato il «Va, pensiero» di Giuseppe Verdi, scelto come inno dal Carroccio L’esordio del segretario Quello di ieri è stato il primo raduno da segretario della Lega per Matteo Salvini. Presenti alla kermesse l’ex segretario e governatore lombardo Roberto Maroni, il Senatùr Umberto Bossi, il governatore veneto Luca Zaia e il senatore Roberto Calderoli DAL NOSTRO INVIATO PONTIDA (Bergamo) — Matteo Salvini indica i palloncini verdi che volano verso un cielo azzurro smalto. «Quelli sono i nostri sogni. Quello è il futuro, la libertà che nessuno ci potrà mai rubare». I palloncini sono stati «liberati» dai bambini che poco prima lui aveva fatto salire sul palco, figli degli indipendentisti arrestati su iniziativa della procura di Brescia, ma anche congiunti di militanti leghisti scomparsi. Tutti riuniti ai piedi di un «albero della vita» appena piantato per ricordare i militanti scomparsi. Due baghèt, le cornamuse bergamasche, suonano una commossa Amazing grace, inno alla ritrovata grazia. È la prima Pontida con Salvini segretario, a 20 giorni dalle Europee. Occorre un raduno che suoni la carica. La gente c’è, il prato è pieno. E il tema è: ne abbiamo passate tante, ma siamo ancora in piedi. Umberto Bossi, il vecchio capo, unico destinatario delle ovazioni oltre a Salvini, lo dice in forma compiuta: «Una cosa in tanti anni l’abbiamo fatta. Abbiamo dato ai nostri popoli una coscienza. Quello, almeno, non potranno togliercelo». La prima carica è di Giancarlo Giorgetti, capogruppo alla Camera: «Non ci lasciano fare un referendum contro l’euro, dicono che la Costituzione non lo permette. E allora, il 25 maggio andiamo a votare, il nostro referendum sarà quello». Gianluca Buonanno, deputato eccentrico, si agita con una canna da pesca a cui è appesa una sagoma di pesce con la testa di Laura Boldrini. Ma intanto tocca a «Berto» Calderoli, unico a toccare l’argomento difficile della legge elettorale: «Ma quando mai un Senato fatto di sindaci, governatori e presidenti di Provincia? Quelli hanno da lavorare duro». E poi: «I senatori non si nominano, li elegge il popolo». Con un’aggiunta da sottolineare: «Se Renzi ci prova con il semipresidenzialismo, davvero salta tutto». L’ex ministro parla con in mano una mezza banana: «Ciascuno mangi la banana a casa sua». Tocca a un Roberto Maroni d’opposizione: «Renzi aveva parlato del patto di stabilità co- me del patto di stupidità. Ora che è al governo, un governo carosello fatto solo di spot, se ne è dimenticato». Il governatore lombardo nomina Angelino Alfano, ed esplode una bordata di fischi. Salvini rincarerà: «Se non è in grado di fare il ministro dell’Interno, meglio che si dimetta». Ecco Bossi, che tocca il pratone parlando della storia recente del Carroccio: «Siamo abbastanza umili da sapere quando abbiamo sbagliato, e siamo abbastanza forti da saper recuperare». E ancora: «Ci sono state cose sbagliate, persone scelte superficialmente e persone messe fuori dal partito. Io penso che tutto rientrerà». Il finale è tutto del segretario, il «Matteo giusto». La novità politica è l’accordo con Marine Le Pen e gli altri partiti anti euro: «Grazie a quell’accordo, in Europa non saremo più in trenta ma in duecento». Perché, è «meglio essere chiamati populisti che fessi». Salvini cita Bobby Sands, l’indipendentista irlandese morto il 5 maggio 1981 per uno sciopero della fame in carcere: «Sono quelle le nostre radici». Poi, a testa bassa sul lavoro. Con una tirata gridata contro la riforma Fornero: «Maledetta. Ladra di lavoro, ladra di stipendi, ladra di futuro. Vada a fanc... Fornero e chi ce l’ha messa». La svolta Salvini include la discesa al Sud: «Contro l’euro, noi siamo pronti a liberare la gente per bene che vive al Sud. Perché l’euro, la moneta della fame, ci sta ammazzando tutti». Infine Grillo: «Mi chiedono perché non facciamo battaglie insieme a loro. Semplice: è impossibile. Su uscita dall’euro e immigrazione clandestina, Grillo prende per il c... gli italiani». Dopo la fine del raduno, Salvini viene chiamato da Lucia Annunziata, che ha per ospite Berlusconi: «Salvini ha molte ragioni ma è un fatto avventuristico uscire dall’euro». Il segretario leghista taglia duro: «Spiace che Berlusconi dia una mano a Renzi». Marco Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA La campagna della lista ambientalista LOCMAN ® ITALY MONTECRISTO LADY Titanio, acciaio e diamanti. Quadrante in madreperla naturale o laccato. Impermeabile fino a 10 atm. Bonelli e la linea dei Verdi: no a larghe intese Pse-Ppe che portano solo austerità ROMA — «Hanno provato ad escluderci dalle Europee, ma la legge ci ha dato ragione e siamo stati riammessi. Adesso abbiamo avviato una nuova azione legale, presso la Corte di giustizia a Lussemburgo, contro lo sbarramento del 4%: lo riteniamo incostituzionale e in violazione del Trattato di Lisbona del 2009». Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi, annuncia una nuova battaglia e il ritorno sulla scena elettorale dell’Unione: «Dopo anni di travagliate vicende del mondo ecologista italiano, ci presentiamo con una riaggregazione cui partecipano ex pd come Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, e la presidente dei Verdi europei Monica Frassoni». E poi, racconta ancora Bonelli, «c’è il nostro José Bové, Vincenzo Fornaro: l’inchiesta sull’Ilva è partita da lui, da una sua denuncia dopo che ha dovuto subire l’abbattimento di circa mille capi di bestiame contaminati proprio dalla diossina dello stabilimento». Per quanto riguarda il programma, Bonelli fa sapere che coincide con quello dei Verdi europei, mentre gli altri partiti sono interessati «solo a determinare equilibri interni e Il ricorso non ad affrontare le grandi sfide». Per spiegare meglio, fa Avviata un’azione un esempio: «La Corte dei legale alla Corte di conti europea ha censurato Lussemburgo contro l’Italia per non aver utilizzato lo sbarramento al 4% neppure un centesimo dei 3,5 miliardi di euro messi a disposizione nel quinquennio 2008/2013 per la bonifica e riqualificazione delle aree di declino industriale. Con quel denaro avremmo potuto trasformare Taranto in un polo di cultura e di innovazione tecnologica, come è successo a Bilbao, che prima era un grande centro siderurgico». La parola d’ordine dei Verdi infatti è centrata sul trinomio economia-ecologia-lavoro, oltre che sull’attenzione ai cambiamenti climatici: «La lotta alla povertà sociale si fa con il lavoro, non con l’assistenza: la Germania prevede di arrivare al 75% di energia rinnovabile entro il 2050, con posti di lavoro in più. Serve un nuovo modo di produrre: Pittsburgh, Usa, ha triplicato l’occupazione grazie a un capitalismo illuminato di questo tipo». Stesso discorso per l’industria automobilistica italiana: «Siamo preoccupati per il suo futuro perché altri sono più avanti di noi: Francia e Germania hanno iniziato da 10 anni a produrre l’auto ibrida, l’auto pulita». Infine, le alleanze: «Ovviamente, se eletti, faremo parte del gruppo Verdi europeo — conclude Bonelli —. E con loro ci impegneremo contro le larghe intese, contro una convergenza Pse-Ppe che porterebbe soltanto politiche di austerità». Daria Gorodisky © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano » Approfondimenti BAROMETRO DELLE MISURE Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le mosse del governo Lavoro, percorso a ostacoli I ritardi sui tagli alle spese Bilancio di 70 giorni, gli 80 euro sicuri solo per il 2014 Approvati finora 10 decreti e 4 disegni di legge Legenda: Annunciato In itinere Fatto di ENRICO MARRO Ieri il governo Renzi ha compiuto 70 giorni. Insediatosi il 22 febbraio, in 10 settimane ha riunito per 15 volte il consiglio dei ministri. Ha approvato finora 10 decreti legge e 4 disegni di legge, a riprova della difficoltà anche per questo esecutivo di limitare il ricorso alla decretazione. Che spesso si giustifica non, come dovrebbe essere, con l’urgenza del provvedimento, ma con la necessità di assicurare una maggiore efficacia allo stesso, dato che il decreto va convertito in legge entro 60 giorni e con ridotti margini di modifica in Parlamento. Necessità forte anche per l’esecutivo Renzi, tanto più che il presidente del Consiglio si ritrova con gruppi parlamentari del suo stesso partito, il Pd, spesso critici se non ostili, come si è visto al Senato sul disegno di legge costituzionale che abolisce il bicameralismo perfetto e alla Camera sul decreto legge Poletti che liberalizza i contratti a termine. Tanto è vero che, in questo secondo caso, anche per superare l’ostruzionismo dei grillini, Renzi è dovuto ricorrere al voto di fiducia. Sono già 5 le fiducie che il governo ha chiesto (oltre le 2 d’obbligo sulle dichiarazioni programmatiche): sul decreto legge per prolungare le missioni militari all’estero, sul disegno di legge Delrio che elimina le province elettive, sul decreto enti locali (il cosiddetto Salva Roma), sul decreto Poletti appunto, e sul decreto sulle tossicodipendenze. Fin dall’inizio Renzi ha utilizzato il metodo dell’annunciare provvedimenti che solo dopo alcune settimane vengono approvati dal Consiglio dei ministri. Un modo per costringere la squadra a correre, secondo i suoi collaboratori. Un modo per far propaganda, tenendo a lungo sulle prime pagine dei giornali le sue decisioni, secondo le opposizioni. Vediamo, più semplicemente, a che punto è l’azione di governo, osservando le principali cose fatte, quelle in itinere e quelle solo annunciate. Il bonus È la decisione più importante presa da Renzi. Ottanta euro in più al mese, che dallo stipendio di maggio andranno nelle tasche di 10 milioni di lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 mila e 24 mila euro lordi l’anno (tra 24 e 26 mila il bonus decresce rapidamente fino ad azzerarsi). Annunciata con la discussa conferenza stampa delle slide il 12 marzo, la decisione è stata trasformata in legge con un decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile. Obiettivo della manovra: spingere i consumi e per questa via la crescita dell’economia. Per capire se avrà funzionato bisognerà aspettare alcuni mesi. Molto dipenderà dalla capacità del governo di convincere le famiglie che il bonus non è una tantum, cioè solo per il 2014, ma permanente. Questo potrà avvenire solo con la legge di Stabilità per il 2015 che il governo presenterà entro il 15 ottobre. Solo in questo caso, infatti, sarà più facile che il bonus verrà speso anziché risparmiato. È importante ricordare, infatti, che il decreto legge del 18 aprile copre il bonus solo per 2014. Fatto. L’occupazione Sul tema il governo è intervenuto con due provvedimenti. Un decreto legge che allunga da un anno a tre anni la durata massima dei contratti a termine senza causale e che elimina una serie di vincoli per le aziende sui contratti di apprendistato. Il provvedimento deve essere convertito entro il 19 maggio, pena la decadenza. È passato alla Camera col voto di fiducia, è stato modificato in commissione al Senato, dove dovrebbe essere approvato questa settimana per poi tornare alla Camera. Salvo sorprese sarà convertito in tempo. Il secondo provvedimento è un disegno di legge delega che prevede, tra l’altro, la riforma degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ecc...) e l’introduzione del contratto di inserimento a tutele progressive. Dopo l’approvazione del Parlamento il governo avrà circa un anno per emanare i decreti di attuazione della delega. Molto prima, invece, l’esecutivo dovrebbe risolvere il problema delle risorse in più che servono nel 2014 per finanziare la cassa integrazione in deroga. Secondo le Regioni i soldi stanno finendo e serve con urgenza almeno un miliardo. I sindacati dicono un miliardo e mezzo. Il governo non sa dove trovarli. In itinere (fatto al 50%). La pubblica amministrazione Nel suo cronoprogramma Renzi aveva annunciato la riforma per aprile. È stata presentata il 30, ma solo come un elenco di 44 proposte sottoposte a una consultazione pubblica online fino al 30 maggio. Poi, il 13 giugno, il consiglio dei ministri approverà i provvedimenti di legge. Renzi ha detto che sicuramente ci sarà un disegno di legge delega mentre vorrebbe evitare il decreto. Su alcune proposte c’è già un largo consenso, indipendentemente dalla consultazione, e il governo avrebbe potuto provvedere. Per esempio, sull’introduzione del pin, il codice personale col quale sbrigare online tutte le pratiche con gli uffici pubblici, tanto più che lo stesso Renzi ha ammesso che ci vorrà un anno, dal momento dell’approvazione della legge, per darlo a tutti i cittadini. Ma si poteva senz’altro decidere anche sulla standardizzazione della modulistica; sull’incrocio delle 128 banche dati, che non dialogano tra loro e potrebbero risultare decisive per combattere l’evasione fiscale; sulla messa online di tutte le spese di tutte le amministrazioni; sull’accorpamento di Aci, Pubblico registro automobilistico e Motorizzazione civile; sulla fusione in una delle 5 scuole per i dirigenti; sul censimento di tutti gli enti pubblici. E invece anche per conoscere la sorte di queste proposte bisognerà aspettare il 13 giugno. Quando si vedrà anche che fine avranno fatto le proposte più controverse. Alcune sembrano di difficile realizzazione pratica, visto che nessun governo ci è riuscito: dalla mobilità obbligatoria per i dipendenti alla licenziabilità dei dirigenti, dal demansionamento per evitare di finire tra gli esuberi agli aumenti di retribuzione legati al merito. Annunciato. I numeri dell’esecutivo I voti di fiducia sì no astenuti 169 139 Camera Dl Salva 10 aprile Roma 2014 325 176 0 Camera Dl Lavoro 23 aprile 2014 184 1 Camera Dl Missioni 13 marzo 2014 325 177 2 Camera Dl Droga 29 aprile 2014 186 Senato Ddl Delrio 26 marzo 2014 0 Senato Governo 25 febbraio 2014 0 Camera Governo 25 febbraio 2014 378 220 344 335 160 133 La spending review La revisione della spesa pubblica è uno dei capisaldi della politica economica del governo. Alcuni tagli sono stati realizzati, per lo più di natura simbolica, come i 371.400 euro incassati con la vendita all’asta online delle prime 52 auto blu dei ministeri. Una seconda asta è in corso e si concluderà il 16 maggio. Obiettivo: cedere in tutto 151 auto blu. Un piccolo segnale anche la decisione, presa il 4 aprile, di chiudere 4 ambasciate (Honduras, Islanda, Santo Domingo, Mauritania) e la rappresentanza presso l’Unesco a Parigi, che verrà assorbita dalla rappresentanza italiana all’Ocse, sempre nella capitale francese. Il governo, con il voto di fiducia, ha portato a casa anche la legge Delrio (presentata sotto il governo Letta) che abolisce le province elettive: una riforma importante dal punto di vista politico, molto meno per i risparmi che potrà generare (i 60 mila dipendenti delle Province passeranno infatti agli altri enti locali). Più consistenti i tagli per 3,1 miliardi di spesa pubblica nel 2014 messi tra le coperture del decreto bonus: 2,1 dovrebbero venire da tagli a carico di ministeri, regioni ed enti locali (700 milioni ciascuno), ma questi ultimi hanno già detto che non sanno come fare. E nessuno ha capito dove il governo troverà i 14 miliardi di euro di tagli di spesa annunciati per il 2015 e da decidere con la prossima legge di Stabilità per confermare anche nei prossimi anni il bonus di 80 euro. In itinere (fatto al 25%). Le riforme istituzionali Ruotano intorno a due provvedimenti, il cui cammino si è fatto molto più difficile di quanto il presidente del Consiglio immaginasse: la riforma elettorale e l’abolizione del Senato elettivo. Su entrambi Renzi, ancor prima di entrare a Palazzo Chigi, aveva raggiunto, da segretario del Pd, un accordo con il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi (il cosiddetto patto del Nazareno). La tabella di marcia iniziale prevedeva l’approvazione entro Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 29 22 15 52 le auto blu dei ministeri vendute all’asta su ebay 371.400 euro l’incasso totale febbraio data di insediamento del governo i nomi scelti dal governo che compongono le liste dei membri dei consigli di amministrazione di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste Italiane 4 le riunioni del Consiglio dei ministri Primo Piano 13 italia: 51575551575557 80 ambasciate saranno soppresse (Honduras, Islanda, Santo Domingo, Mauritania). gli euro in più in busta paga dal mese di maggio per circa 10 milioni di lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 e 24mila euro lordi annui 44 proposte 104 annunciate dal governo per la riforma della pubblica amministrazione tutti i cittadini potranno inviare le loro osservazioni all’indirizzo [email protected] fino al 31 maggio decreti legge Tra cui un disegno di legge costituzionale che riforma il Senato (non più elettivo), la riforma del Titolo V della Costituzione disegni (federalismo) e un disegno di legge delega di legge di riforma del mercato del lavoro CORRIERE DELLA SERA aprile dell’«Italicum», la nuova legge elettorale che introdurrebbe per la prima volta nelle elezioni politiche la possibilità del ballottaggio tra le prime due liste o coalizioni se nessuna supera il 37%. Sempre entro il mese appena passato, era ipotizzata l’approvazione in almeno uno dei due rami del Parlamento del disegno di legge costituzionale per l’abolizione del Senato elettivo. Le cose sono andate diversamente. I provvedimenti procedono con ritardo. L’Italicum, frutto dell’integrazione e correzione di progetti di legge già in discussione in Parlamento, approvato alla Camera, è ora all’esame delle commissioni in Senato. Il disegno di legge costituzionale, che oltre al bicameralismo perfetto corregge anche il Titolo V della Costituzione (federalismo), è stato varato dal Consiglio dei ministri il 31 marzo. Attualmente è fermo alla commissione Affari costituzionali del Senato. Renzi ha spostato l’obiettivo della prima approvazione al 10 giugno. Va ricordato che i disegni di legge costituzionali richiedono 4 voti, cioè la doppia approvazione in Camera e Senato. Sia in Forza Italia sia nel Pd sono in corso importanti ripensamenti sull’intero pacchetto. La prospettiva che il secondo partito possa essere non quello di Berlusconi ma quello di Beppe Grillo, ipotesi che andrà verificata alle elezioni europee del 25 maggio, genera ripensamenti sull’opportunità di introdurre una legge elettorale col ballottaggio, mentre Forza Italia fa marcia indietro rispetto al Senato delle Regioni (darebbe un vantaggio al Pd) e rilancia il presidenzialismo. In itinere (fatto al 20%). I pagamenti alle imprese «Entro luglio pagheremo 68 miliardi di euro di debiti arretrati con le imprese», aveva annunciato Renzi il 12 marzo presentando il disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri che, attraverso la garanzia della Cassa depositi e prestiti, favorisce la cessione alle banche dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Nei 68 miliardi erano compresi i 22 già pagati nel 2013 sui 47 miliardi messi a disposizione dai provvedimenti del governo Letta per il biennio 20132014. A questi 47 miliardi Renzi ne ha aggiunti 13 con il decreto bonus, che ha fatto propria anche la garanzia della Cdp. Il totale sale così a 61 miliardi, un po’ meno dei 68 annunciati. Ma il pagamento effettivo è fermo a 23,5 miliardi, secondo l’ultimo monitoraggio del ministero dell’Economia fermo al 28 marzo. Anche ipotizzando un’accelerazione nell’ultimo mese, l’obiettivo di pagare 61 miliardi resta molto lontano. In itinere ( fatto al 40%). Il riassetto di Palazzo Chigi Sarà la presidenza del Consiglio a dare l’esempio, ha più volte spiegato Renzi, riferendosi alla necessità di ruotare gli incarichi dei dirigenti pubblici, di fissare un tetto alle retribuzioni, di legare la parte variabile dello stipendio ai risultati. Il tetto di 240 mila euro lordi annui, pari a quanto prende il presidente della Repubblica, è stato deciso per tutti i dirigenti pubblici e per i manager delle società pubbliche non quotate (escluse Poste, Ferrovie e Cdp perché emettono obbligazioni) con il decreto bonus. A buon punto è anche la riorganizzazione di Palazzo Chigi, con la rotazione dei capi dipartimento. Sono in via di costituzione le due unità di missione, una per l’edilizia scolastica e l’altra per la difesa del suolo. Quanto alla cabina di regia per l’economia con a capo Yoram Gutgeld niente è stato ufficializzato, né il previsto trasloco del commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, dal ministero dell’Economia a Palazzo Chigi risulta avvenuto. Infine, sulla trasparenza, bisognerà attendere fino al 24 maggio, quando scade il termine di legge per la pubblicazione dei redditi e della situazione patrimoniale del presidente del Consiglio e dei ministri. La casella di Renzi sul sito di Palazzo Chigi è ancora vuota. In itinere (fatto al 70%). © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo studio La finanza pubblica durante la Grande Crisi In un documento di 42 pagine l’istituto Bruno Leoni ha fatto il punto sulle misure di finanza pubblica negli ultimi cinque anni passando in rassegna quattro diversi governi (Berlusconi IV, Monti, Letta e il neonato esecutivo Renzi) e le loro misure di politica economica. L’istantanea scattata dall’istituto restituisce alcuni temi chiavi sintetizzabili in: 1) aumento dell’incidenza della spesa pubblica sopra quota 50% del prodotto interno lordo; 2) una crisi del debito sovrano (2011) successiva alla crisi finanziaria deflagrata con il collasso di Lehman Brothers (2008) con conseguente crollo della fiducia da parte dei creditori di non vedersi rimborsati i titoli di Stato a scadenza; 3) L’inevitabile aumento del costo del debito pubblico italiano salito in un solo anno (2011) dal 4 al 6,3% Le scelte dei governi Dell’era Tremonti l’istituto Bruno Leoni segnala come abbia «ignorato a lungo i segnali della crisi» non adoperandosi a dovere nelle misure di liberalizzazioni. Dell’esecutivo Monti il paper rivela come l’opera di «risanamento sia stata convincente», ma la riforma Fornero «ha reso più rigido il mercato del lavoro scoraggiando le assunzioni a termine». Dell’era Letta un bilancio in chiaroscuro per le premesse di crescita della spesa pubblica non compensate dagli effetti benefici della spending review. Infine del governo Renzi il suggerimento «di accompagnare con misure di privatizzazioni più incisive volte a ridurre il debito il previsto allentamento del rigore» Il vertice Oggi a Bruxelles le previsioni della Commissione sulle economie Ue «Pareggio di bilancio al 2016 credo che l’Europa dirà di sì» Padoan: i dubbi del Senato sulle coperture? Non sono solidi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — «I dubbi del Senato mi sembrano non molto solidi. Le coperture per il decreto Irpef ci sono. Mi aspetto sorprese positive per la seconda metà dell’anno: l’Italia sta cambiando, i suoi squilibri – crescita debole e debito pubblico eccessivo – verranno sanati». Questo spiega, o promette, Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia. «Rassicurazione» è la parola chiave che oggi apre – o vuole aprire – la pista alle riforme economiche in Italia. A partire dai famosi bonus da 80 euro in busta paga («quasi 11 milioni di persone li prenderanno»). È una parola lanciata da Roma anche in direzione di Bruxelles, Berlino, o Parigi. Padoan, ospite della trasmissione «Che tempo che fa» con Fabio Fazio su Rai3, parla al Senato diffidente sulle coperture del decreto Irpef, ma non solo: gli interlocutori principali sono i ministri delle finanze dell’Eurozona e di tutta l’Unione Europea, che attendono da oggi il collega italiano nei vertici dell’Eurogruppo-Ecofin; e poi la Commissione Europea che metterà nero su bianco le sue previsioni economiche di primavera, anche sull’Italia: pagella temuta e spesso scivolosa, per tutti i Paesi europei a cavalcioni fra un inizio di ripresa e nuove tentazioni di prodigalità nei bilanci. Ma Padoan, preannuncia dallo schermo, verrà a dire a Bruxelles esattamente l’opposto: che l’Italia non ha le stesse tentazioni, per esempio, della Francia, nel guardare al rapporto fra il proprio deficit e il prodotto interno lordo, fissato dall’Ue in un 3% (quasi, come dimostra Parigi) invalicabile. Se Bruxelles ci concedesse di arrivare a quota 4,3% in quello stesso rapporto, dicono certe simulazioni, avremmo circa 25 miliardi di euro in più da spendere… «Ma a noi non serve – parola di ministro – aumentare il nostro 2,6%, ben lontano dal risultato della Francia». Traduzione: staremo ai patti, non usciremo dai vincoli che Bruxelles ha stabilito. Eppure quegli stessi vincoli, poco tempo fa, hanno provocato spallucce e aggettivi come «anacronistici» fra uomini di prima fila in questo stesso governo: e dunque, oggi come tante altre volte in passato, a Padoan come già a Fabrizio Saccomanni e ad altri prima di loro, toccherà l’ingrato compito di vaccinare la Commissione Europea, o l’Eurogruppo-Ecofin, contro l’antico virus della diffidenza nei confronti dell’Italia. E tutto questo a poche settimane dalle elezioni europee, quando ogni mezza parola da Bruxelles può sciogliere le brigate delle cordate populiste all’arrembaggio. Se sul gradino del rapporto deficit/Pil il ministro annuncia disciplina e resi- stenza, poi ammette però che l’Italia ha guai di altro genere con serie ripercussioni per l’Europa: «Vero, da noi ci sono squilibri eccessivi: come l’eccessivo debito pubblico maturato dagli anni ‘80 (il secondo nella Ue dopo quello di Atene, ndr), o come il fatto che cresciamo troppo poco. Questi squilibri, dirò all’Europa, cesseranno». L’altra domanda carica di muto imbarazzo, e sospesa fra Roma, Bruxelles e Berlino, è quella sul rinvio del pareggio di bilancio al 2016, quasi una bestemmia per le regole merkeliane del «fiscal compact» e per tutti gli altri patti stretti negli anni peggiori della crisi fra i governi dell’euro. Accetteranno, dunque, i nuovi leader della Commissione e del Consiglio Europeo, e con loro la signora Merkel che regna a Berlino? «Penso di sì – dice Padoan – la giustificazione addotta per questa richiesta è in linea con ciò che l’Europa prevede». Per conferme, smentite, o semplici giudizi integrativi, attendere oggi o anche il 2 giugno, quando la Commissione diffonderà le sue prossime raccomandazioni contro gli squilibri maIl ministro dell’Economia, Padoan, ospite da Fazio croeconomici (che secondo la dottrina merkeliana potrebbero essere generati, appunto, anche dal rinvio di un pareggio di bilancio). Gli appuntamenti E l’altro enorme fardello, quello dei debiti pregressi della pubblica amminiSettimana intensa quella che comincia strazione nei confronti delle aziende prioggi per l’Europa. Alle 11 saranno note vate? L’Italia s’è già beccata una procedule nuove previsioni macro-economiche ra di infrazione della Commissione Eudella Commissione europea: ropea a causa dei suoi ritardi, e un’altra si conterranno dati e stime su inflazione, profila all’orizzonte. Anche in questo occupazione, deficit e debiti dei conti campo, Padoan si mostra però ottimista: pubblici dei 28 Paesi dell’Unione. «Abbiamo mobilitato risorse che perLa valutazione dell’esecutivo Ue sarà metteranno di risolvere il problema». comunque resa nota il 2 giugno. Nel Quando, in che tempi? «Adesso, la cosa pomeriggio è in programma la riunione sta nel decreto Irpef». Oggi, l’Europa codell’Eurogruppo. Domani invece mincerà a dire che cosa ne pensa. la riunione dell’Ecofin con i ministri Luigi Offeddu dell’economia dell’unione europea [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Andrà sul mercato senza l’ombrello della troika Ue-Fmi-Bce Il Portogallo come l’Irlanda, fuori dal piano di salvataggio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID — Dublino l’ha deciso 4 mesi fa, ieri è toccato a Lisbona: il Portogallo sarà il secondo Paese dopo l’Irlanda a uscire dalla procedura di salvataggio della troika. E lo farà in modo «pulito», senza cioè chiedere alcun ombrello per le future aste di finanziamento del debito pubblico. Lisbona confida cioè che i capitali in fuga dai Paesi emergenti continuino ad affluire abbassando i tassi d’interesse per tutta Europa. Pochi, anche solo un anno fa, ci avrebbero sperato. Conti e competitività sembrano avviati verso un orizzonte migliore nonostante l’obiettivo di deficit sia stato posticipato e il debito sia aumentato. Partito da quota 100% nel 2010 il debito luso sfiora ora i livelli italiani con il 128%. La bancarotta e l’uscita dall’euro però sono state evitate grazie al prestito da 78 miliardi del 2011. Ora Lisbona si dice in grado di camminare sulle proprie gambe. Il doloroso miracolo si riassume con due valori che su un grafico si incrocerebbero come una x. Da una parte la linea in salita a indicare la crescita del 12% del prelievo fiscale da 32,3 miliardi del 2010 a 36,2 nel 2013. Dall’altra la linea in discesa, quella del Pil, crollato negli stessi anni del 6%. Strizzare più soldi da un’economia in recessione ha significato guadagnarsi la fiducia sui mercati, ma anche provocare povertà ed emigrazione. I portoghesi hanno protestato in modo molto diverso dalla Grecia. Cortei sì, numerosissimi, ma senza le violenze di piazza Syntagma, anche perché il primo ministro Pedro Passos Coelho è stato eletto quando erano già chiari i sacrifici che avrebbe imposto. Così il Paese è finito nel radar della curiosità cinica degli altri europei quasi solo per i paradossi del benessere perduto: le ambulanze anti infarto ferme per mancanza di benzina, le code alle ambasciate delle ex colonie africane per emigrare, le autostrade costretL’esecutivo Pedro Passos Coelho, 49 anni, primo ministro del Portogallo da giugno 2011. Socialdemocratico, guida un governo di coalizione con il partito Popolare te a cambiare nome a causa di quell’eccesso di ottimismo che le aveva fatte battezzare Sem Custo Para el Utilizador, cioè «gratis». Uscire dalla lente della troika non significherà ancora abbassare le tasse. Nella dodicesima e ultima analisi delle finanze portoghesi, Fmi, Commissione Europea e Bce, hanno ottenuto l’impegno di Lisbona a mantenere la pressione fiscale praticamente invariata anche per il 2015. Dei dati positivi, però ci sono. Il 23 aprile Lisbona ha collocato sul mercato 750 milioni di bond decennali al tasso del 3,5752% (i Btp italiani erano al 3,40%). Il Pil portoghese è previsto in crescita dell’1,2% per fine anno e la bilancia dei pagamenti è ora leggermente positiva. Il Paese ha sofferto e continuerà a farlo, ma resta caparbiamente attaccato all’Ue. L’arretratezza da isolamento dell’epoca della dittatura è troppo recente. Con una prospettiva più lunga della dichiarazione dei redditi annuale, la maggioranza dei portoghesi valuta che l’adesione all’Ue ha cambiato in meglio la sua vita. Nel ’74, anno della rivoluzione dei garofani, solo il 5% dei giovani arrivava alla maturità. Oggi il 78%. Andrea Nicastro @andrea_nicastro © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri Ucraina Verso il voto dell’11 maggio nell’Est. A Odessa la polizia sotto assedio libera una trentina di separatisti I filorussi preparano il bis della Crimea «Il nostro referendum lo paga Mosca» Stampate 3 milioni di schede, mentre Kiev rafforza l’offensiva per impedirlo A Odessa, nel Sudest del Paese, qualche migliaio di militanti pro russi ha assediato il comando di polizia, chiedendo e ottenendo il rilascio di una trentina di attivisti arrestati venerdì scorso, dopo gli scontri e l’incendio che hanno provocato 46 morti. Intanto a Nord di Donetsk continua l’offensiva dell’esercito ucraino, tra Sloviansk, Kramatorsk e Konstantinovka. I filorussi oppongono una dura resistenza. DAL NOSTRO INVIATO DONETSK — Nel palazzone del Governatorato tutto sembra pronto per il referendum «sull’indipendenza del Donbass» fissato per domenica prossima, 11 maggio. Così almeno dice un uomo che si qualifica come il «responsabile per la consultazione popolare». Niente nomi, niente foto e informazioni che troveranno la loro verifica nei fatti dei prossimi giorni. Nel Donbass gli elettori sono circa tre milioni. Organizzare da zero una consultazione di questa portata costa molto, anche se è difficile stimare una cifra precisa. Ma non ci sono problemi, è la risposta che stupisce per la sua linearità, tutte le spese sono già state coperte con i soldi arrivati da Vladimir Putin e dall’ex presidente Victor Yanukovich, esiliato a Rostov sul Don, nella Russia meridionale. Stanno pensando loro a tutto. A cominciare dalla doppia barricata che protegge il grande edificio di concezione razionalista dove sono asserragliati i capi del movimento. Sarebbe costata, dicono gli stessi militanti, un milione di grivne, circa 65 mila euro. Per Yanukovich poco più di una donazione se è vero, come sostiene il procuratore generale di Kiev, Oleg Makhnitsky, che il clan del presidente sia scappato rubando 32 miliardi di dollari (23 miliardi di euro), dalle riserve statali. I separatisti dicono di aver già stampato le schede con una domanda semplice: «Volete voi l’indipendenza della Repubblica del Donbass?». Di solito gli elettori ricevono a casa un invito con l’indicazione del seggio di appartenenza. Ma stavolta non sarà così e qui comincia la confusione, perché nessuno sa ancora se e dove verranno allestite urne regolari. Il «responsabile» rimanda l’annuncio a ridosso del voto, perché teme che l’esercito possa presidiare gli edifici individuati, vanificando i piani. Dunque, dietro i posti di blocco, i passamontagna, i kalashnikov c’è un gruppo, assistito da Mosca, che ragiona in modo spregiudicato, ma con lucidità per applicare lo schema Crimea anche qui. I filo russi dicono che rispetteranno l’esito del referendum, stanno cercando gli scrutatori e vogliono soprattutto donne. A patto, però, che facciano parte del movimento. In altre parole non Rilasciato a Odessa Uno degli attivisti pro Mosca liberato ieri. Era stato incarcerato venerdì dopo gli scontri a Odessa con i filogovernativi (Ap) Fuoco Manifestanti filorussi bruciano la bandiera dell’Ucraina fuori dal municipio di Donetsk. Ieri il premier ucraino Arseny Yatseniuk ha accusato la Russia di aver orchestrato gli scontri di Odessa che venerdì scorso sono culminati in un rogo che ha ucciso oltre 40 attivisti filorussi e portato il Paese sull’orlo della guerra civile (Reuters) hanno intenzione di offrire alcuna seria garanzia sulla correttezza delle procedure. Nonostante tutto per i separatisti il referendum è una scommessa. Non solo perché Kiev, spinta dagli americani, sta forzando le manovre mi- litari per bloccare tutto. Ma perché va risolta l’incognita più profonda: come risponderà la città? Basta frequentare Donetsk e i dintorni per rendersi conto di quanto sia rozza la caricatura di un movimento composto solo dagli In Svizzera Congelati i conti di Viktor Yanukovich ZURIGO — La Procura generale svizzera ha congelato 170 milioni di franchi (139,5 di euro) depositati su conti in banche elvetiche intestati all’ex presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovich e a suoi collaboratori, in tutto 20 persone compreso il figlio Oleksander. Berna ha aperto cinque inchieste contro personaggi sospettati di riciclaggio di denaro. «uomini verdi», mandati dal Cremlino. Esiste, invece, un sentimento popolare autentico, ci sono gli anziani, i giovani, persone normali, oneste che in buona fede credono che sia meglio passare con la Russia. Ma che questa gente e questo sentimento rappresentino la maggioranza è tutt’altro che certo. Così Donetsk vive in un clima di attesa surreale, turbata da ridicoli allarmi. Per esempio: i «fascisti» di Kiev stanno avvelenando l’acqua; l’esercito ucraino sta costruendo un campo di concentramento per i dissidenti. Finora la città ha convissuto con i disordini, le occupazioni degli edifici, la barricata da 65 mila euro, la violenza dei picchiatori armati. Ora i filorussi, di fatto, chiedono «la verifica» agli altri concittadini, quelli che anche ieri passeggiavano tranquillamente nei parchi, portavano i bambini alle giostre, si fermavano nei caffè e nei ristoranti. Non serve neanche un «sì» o un «no». In questi casi, chi non ci sta semplicemente non si presenta. Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Yergin riflette sulle conseguenze economiche della crisi: l’Europa si rivolgerà agli Usa, chi rischia di più è la Germania «La Russia ha già scelto: venderà il gas alla Cina E sarà una rivoluzione» DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — «L’Europa, ancora per alcuni anni, non avrà alternative vere all’approvvigionamento di gas dalla Russia, ma anche per le multinazionali petrolifere Usa e per l’intero mercato mondiale dell’energia un inasprimento delle sanzioni nei confronti di Mosca avrebbe conseguenze immense: ha ragione chi dice che le decisioni di oggi incideranno per decenni sul commercio mondiale». Daniel Yergin, uno dei più rispettati e ascoltati esperti internazionali del mercato dell’energia, è in grande allarme per l’escalation del conflitto nell’Ucraina orientale. L’analista, considerato il maggiore storico dell’industria petrolifera grazie a libri acclamati come The Quest e, soprattutto, The Prize (Il premio, Sperling & Kupfer) col quale ha vinto il Pulitzer, racconta che nei suoi contatti coi capi dei grandi gruppi dell’energia percepisce smarrimento, più ancora che ostilità nei confronti delle possibili misure restrittive dei traffici. Gli operatori che si sono impegnati fortemente in Russia, dalla Shell all’Eni, sape- vano di certo che lì avrebbero corso anche rischi politici. Del resto petrolio e gas vanno presi dove ci sono. «E’ vero, ma nel caso della Russia è successo qualcosa di più. Sono stati gli stessi governi, a cominciare da quello americano, a invitare le multinazionali a investire massicciamente in questo Paese. E ciò, nonostante i rischi politici. Anzi, proprio per questo: si pensava che, allargando la cooperazione economica di Mosca con l’Occidente, creando interessi reciproci pressoché indissolubili, il Cremlino avrebbe pian piano rinunciato alla sua aggressività, alla tentazione della con- ❜❜ I nuovi equilibri Il gas naturale Usa sarà venduto oltre l’Atlantico. Nel 2021 gli Usa saranno il primo esportatore mondiale di gas trapposizione politico-strategica con gli Stati Uniti e l’Europa. Ma Putin ha mandato all’aria questi calcoli. Il presidente russo rischia grosso, ma ora l’Occidente non sa come reagire. Deve mostrare fermezza ma non può ignorare che le conseguenze di un embargo allargato a interi settori dell’economia, come l’energia, saranno pesantissime». Quali sono i trend che individua, nell’ipotesi di un aggravamento del conflitto? «Sostanzialmente tre: uno spostamento delle forniture di gas russo dall’Europa alla Cina, il crollo degli investimenti esteri in Russia e un’intensificazione degli sforzi per sostituire il gas che l’Europa oggi compra da Mosca con Lng, il gas naturale americano che verrà esportato in forma liquida attraverso l’Atlantico. Ma ci vogliono anni per preparare gli impianti. Tutti, oggi, cercano di concludere contratti con gli Usa che hanno, ormai, vaste riserve di shale gas. Ma le prime forniture arriveranno solo nel 2015-16 e solo dal 2018 diventeranno un fattore importante per l’Europa. Nel 2021 l’America sarà il maggior esportatore mondiale di gas». Un modello di business completamente diverso per «big oil», le multinazionali degli idrocarburi. «Beh, non è che si possa passare da un modello all’altro in modo indolore. Come le dicevo, queste società investono massicciamente in Russia da almeno vent’anni, spinte dagli stessi governi. Progetti che spesso hanno un orizzonte, per il recupero degli investimenti, di 30 o 40 anni. Non possono certo andar via da un giorno all’altro. Per questo parlo di smarrimento. Lo “choc” è forte. Credo che, anche se la crisi si risolverà, d’ora in poi i Profilo Docente Daniel Howard Yergin, nato a Los Angeles nel 1947, è docente e grande esperto d’energia (sotto) Pulitzer Nel 1992 ha vinto il Premio Pulitzer con un libro sulla storia dell’era del petrolio: «The Prize». Nel 2011 è stato pubblicato il seguito, «The Quest» grandi gruppi ci penseranno molto prima di fare investimenti di lungo periodo in Russia». Chi rischia di più? Dove verranno prese le decisioni più importanti e difficili? «Gli Usa sono sempre determinanti, sul piano strategico e anche come potenza energetica. Ma stavolta le decisioni più importanti verranno prese a Berlino. La Germania è centrale non solo per il forte impegno in Russia dei suoi grandi gruppi industriali e per le massicce importazioni di gas russo, ma anche perché il Paese sta perdendo competitività proprio sul fronte energetico: ha investito molto in energie alternative, più pulite ma anche molto costose. Senza gas russo, a parte i problemi di approvvigionamento, la competitività del sistema economico sarebbe ulteriormente compromessa». Il gas russo alla Cina è una minaccia o sta già diventando realtà? «La scelta di fondo Mosca l’aveva già fatta, e per ragioni economiche: la domanda europea è stagnante. Recessione e demografia non incoraggiano. La Russia ha bisogno di vendere più gas e la crescita può venire solo dall’Asia. La crisi ucraina accentua questa spinta. Ma Pechino è decisa a negoziare con durezza sui prezzi con Mosca. E i russi non vogliono rinunciare a quelli che spuntano nella Ue». Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Secondo la «Bild» «Cia e Fbi aiutano gli ucraini» BERLINO — Cia e Fbi in aiuto del governo di Kiev. Decine di specialisti dei servizi di intelligence e della polizia federale americana contribuiscono ad aiutare il governo ucraino. Lo riferisce la Bild am Sonntag, l’edizione domenicale del quotidiano tedesco Bild. Citando fonti tedesche anonime, la Bild precisa che agenti della Cia e dell’Fbi aiutano Kiev a mettere fine alla ribellione nell’est dell’Ucraina e a creare un dispositivo di sicurezza efficace. La Bild aggiunge che gli agenti non sono rimasti direttamente coinvolti negli scontri con i separatisti filorussi. «La loro attività è circoscritta alla capitale Kiev», scrive il giornale nell’edizione in edicola ieri. Inoltre, gli agenti dell’Fbi aiutano Kiev nella lotta contro il crimine organizzato e un team specializzato in questioni finanziarie è invece impegnato a identificare l’origine della fortuna accumulata dall’ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich. Il mese scorso, la Casa Bianca ha confermato che il direttore della Cia John Brennan ha effettuato una visita a Kiev nell’ambito di un viaggio in Europa, una tappa «condannata» come un’ingerenza da Mosca. Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 La festa La tradizionale «cena dei corrispondenti» Spiritoso Quattro espressioni del presidente Obama che, ieri, alla cena dei corrispondenti non ha lesinato battute sui repubblicani, su se stesso, sulla sua amministrazione e persino sull’arcinemico del momento, il presidente Vladimir Putin. Obama ha ricordato che il capo del Cremlino era tra coloro che, lo scorso anno, vennero considerati per il Premio Nobel per la Pace. «Ma a essere onesti — ha scherzato — ormai lo danno praticamente a tutti». «Il Nobel a Putin? Lo vincono tutti» L’(auto)ironia di Obama La serata da showman del presidente DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — «Nel 2008 il mio slogan è stato “yes, we can”. L’anno scorso ho scelto “control-alt-canc”». Per fortuna che, a salvare l’aspetto giocoso della cena dei corrispondenti dalla Casa Bianca c’è stata l’autoironia amara di Barack Obama sui disastri informatici che nei mesi scorsi hanno semiparalizzato la sua riforma sanitaria. Altrimenti l’evento, atteso come una rara finestra di buonumore nel grigiore della politica washingtoniana, sarebbe scivolato nell’irrilevanza. Con un presidente che, solitamente brillante e dall’eloquio convincente, non è molto propenso a prendersi in giro in circostanze come questa, mentre i suoi consiglieri gli preparano testi che diventano, anno dopo anno, sempre più prudenti. Qualche battuta per cercare di sdrammatizzare gli insuccessi del 2013 riconoscendo, comunque, che quello passato è stato per lui un anno molto difficile. Un po’ di sarcasmo per gli avversari repubblicani e per la stampa. Rinuncia totale a fare dell’ironia sulle questioni e sui personaggi internazionali con un’unica eccezione per Vladimir Putin. Il presidente russo, però, non viene tirato in ballo per Il sorriso della First Lady Michelle Obama ride divertita mentre ascolta le battute del marito, ieri, alla cena dei corrispondenti l’Ucraina, ma in quanto nuovo «beniamino» dei repubblicani che amano confrontare la sua aggressiva determinazione con l’irresolutezza del presidente americano. L’arciconservatore Pat Buchanan l’anno scorso vedeva Putin ormai a un passo dal premio Nobel per la Pace. «Beh, può sembrare pazzesco», dice Obama davanti a una platea a caccia di risate, «ma non c’è da stupirsi, visto che ormai quel premio lo danno al primo che capita»: il riconoscimento implicito di averlo ricevuto anche lui senza grosso merito. Per il resto Obama ha mollato qualche sberla al capo dei conservatori alla Camera, John Boehner («sono dispiaciuto per come lo trattano i repubblicani: con lui sono più duri che con me») e al suo vice: «Come sapete, leggo tutti i giorni le lettere che mi mandano normali cittadini in difficoltà è l’altro giorno mi è capitata tra le mani quella di un cittadino della Virginia, costretto da anni ad accettare un lavoro part-time per sopravvi- vere, mentre viene maltrattato dal suo capo. Uno che non ha alcuna possibilità di fare carriera: Eric Cantor». Ma, soprattutto, Obama ha approfittato dell’occasione per levarsi qualche sassolino dalle scarpe nel difficile rapporto con la stampa, soprat- Parigi Monti accademico di Francia al posto di Havel PARIGI — Oggi l’ex premier italiano Mario Monti entrerà con una cerimonia solenne alla prestigiosa Accademia di Scienze morali e politiche de l’Institut de France, a Parigi, occupando la poltrona che fu di Vaclav Havel, di membro associato straniero. Monti accetterà la nomina pronunciando un discorso di elogio del predecessore. Ieri sera il presidente francese François Hollande era l’ospite più atteso alla cena che l’ambasciatore d’Italia, Giandomenico Magliano, ha offerto per l’Institut de France. Monti era diventato membro dell’Accademia il 3 dicembre 2012 in riconoscimento dell’impegno profuso a favore dei valori europei. tutto le tv, che non lo seguono più con la simpatia e l’attenzione di un tempo. A due reti un tempo considerate amiche — Cnn e Msnbc — ha riservato vere e proprie staffilate. Parlando davanti a una platea di 2.400 giornalisti, politici e personaggi dello spettacolo in tenuta di gala, il presidente ha ironizzato sulla crisi di ascolti della Msnbc: «I suoi giornalisti sono stupiti davanti a questo pubblico: non hanno mai visto tanti spettatori tutti insieme». E alla Cnn, accusata di trascurare la Casa Bianca per seguite a tappeto, da settimane, le inconcludenti ricerche dell’aereo scomparso della Malaysia Airlines: «Scusate se mi vedete un po’ affaticato: è il jet lag per il lungo viaggio che ho dovuto fare, fino in Malaysia, per cercare di ottenere un po’ di attenzione dalla Cnn. Vedete i loro giornalisti? Sono quelli in piedi là in fondo: stanno ancora cercando il loro tavolo». Chiusura dedicata di nuovo agli infortuni di Obamacare con una gag: un filmato si blocca, Obama mostra imbarazzo e chiede se c’è qualcuno in sala capace di riattivare il video. Dalle quinte esce Kathleen Sebelius, l’ex ministro della Sanità (si è dimessa di recente) considerata da molti la vera responsabile dei disastri organizzativi dell’autunno scorso: «Tranquillo, ho sistemato tutto io». M. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA Offerta valida per immatricolazioni fino al 31/05/2014 per Ford B-MAX 1.4 GPL 86CV a fronte di rottamazione o permuta di una vettura immatricolata entro il 31/12/2004 e posseduta da almeno 6 mesi. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei Ford Partner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Ford B-MAX: consumi da 4,1 a 7.6 litri/100 km (ciclo misto); emissioni CO2 da 104 a 149 g/km. I € 6.000 di vantaggi si riferiscono all’offerta di Focus GPL e Fiesta GPL solo a fronte di permuta o rottamazione di una vettura immatricolata ante 31/12/2004 e posseduta da almeno 6 mesi. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Le immagini presentate sono a titolo puramente illustrativo e possono contenere accessori a pagamento. ECOINCENTIVI SOLO A MAGGIO ECOINCENTIVI FORD SU TUTTA LA GAMMA GPL. Ford B-MAX GPL con Clima e SYNC® € 13.950 FINO A € 6.000 DI VANTAGGI ford.it 16 Esteri Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’intervista L’ambasciatore a Roma Naor Gilon L’ombra degli islamisti somali in Kenya Israele avverte l’Italia «Sbagliato sottovalutare le intenzioni dell’Iran» trebbe eleggere il proprio governo dentro Israele. E’ la sostanza del dibattito sullo Stato ebraico, che non significa uno Stato senza nonebrei». Lei non cita le 13 mila abitazioni nei territori occupati, che il suo governo ha autorizzato nei 9 mesi passati... Non sono state una causa del fallimento? «Molte riguardano territori che, sotto ogni piano immaginato finora, dovrebbero essere comunque israeliani. Ma in generale, abbiamo dimostrato in passato che gli insediamenti non sono un ostacolo, a comincia- «Negoziati fermi per colpa dei palestinesi» ROMA — «L’Italia non deve farsi troppe illusioni con l’Iran. Un giorno, quando le sanzioni verranno tolte, gli iraniani non ragioneranno in modo sentimentale, tenendo a mente chi per primo aveva riaperto il dialogo. Sceglieranno i loro partner commerciali in modo geo-strategico, pensando a dove intendono acquistare potere negoziale, America, Cina, Russia e guardando ai nuovi equilibri del mondo, con l’ambizione di essere superpotenza regionale e forse qualcosa in più». Non usa giri di parole, Naor Gilon. L’ambasciatore d’Israele a Roma non fa mistero che il suo governo non abbia visto positivam e n te l ’ e c c e s s i va esposizione italiana verso Teheran. Anche se in questa fase, precisa, gli sembra di registrare «un rallentamento» rispetto alla gestione Letta-Bonino: «Mi pare che questo governo sia più prudente verso l’Iran, che ricordo è ancora sotto sanzioni, l’unica leva che li tiene al tavolo del negoziato. In tutta sincerità il nostro problema con l’Italia, anche con altri Paesi ma soprattutto con l’Italia, è che rischia di creare la falsa percezione che tutto sia cambiato e aperto nel rapporto con Tehe- Chi è Diplomatico Naor Gilon è nato nel 1964 in Israele, ha studiato a Tel Aviv e Budapest Entrato al Ministero degli Esteri nel 1989, ha ricoperto diversi incarichi diplomatici. Dal primo febbraio 2012 è ambasciatore d’Israele in Italia e a San Marino ran, mandando un segnale sbagliato. E questo è pericoloso per il negoziato». Eppure la trattativa nucleare sembra registrare progressi significativi. Cosa vi preoccupa? «Gli obiettivi dell’accordo preliminare non sono quelli giusti, non danno abbastanza garanzie. E non solo noi, i Paesi arabi del Golfo temono un Iran nucleare. Noi non vogliamo che l’Iran diventi come il Giappone o il Canada, che hanno la tecnologia necessaria per il nucleare militare, ma non fanno il salto. Quelli sono Paesi pacifici, mentre l’Iran è pericoloso, ha ambizioni egemoniche sull’intera regione. Teheran dovrebbe avere una limitata capacità atomica civile, sotto controllo internazionale. Dovrebbe essere bloccato non a 3 mesi, ma a 3 anni dalla possibilità di costruire un ordigno». Intanto l’altra trattativa, quella che vi riguarda direttamente con i palestinesi, è nuovamente deragliata. Per colpa di chi? «Mi sembra chiaro. Tutte le volte che ci avviciniamo a un accordo, loro fanno inversione a U. E’ successo tra Arafat e Ehud Barak, tra Abu Mazen e Ehud Olmert. Quella attuale è un’inversione più sofisticata: prima è sparito dalla scena il famoso paper americano, che i palestinesi hanno rifiutato. Poi hanno minacciato di dissolvere l’Autorità. Quindi, contro ogni Il ruolo di Hamas «Abu Mazen si sta alleando con Hamas senza porre condizioni, come la rinuncia al terrorismo. Dovremo reagire» Terrore a Nairobi, bombe contro due autobus NAIROBI — Almeno tre morti e 62 feriti, tra i quali 20 in gravi condizioni: è il bilancio provvisorio dell’esplosione di due ordigni che ieri hanno devastato due autobus a Nairobi (nella foto Afp alcuni dei passeggeri sotto choc). Gli autobus stavano viaggiando su Thika Road, un’arteria molto trafficata a impegno preso, hanno chiesto di aderire a 15 organizzazioni dell’Onu. Dulcis in fundo, l’alleanza con Hamas. La sequenza dimostra che cercavano una strada per chiamarsi fuori». Nel merito, dov’è stato il punto di rottura? «A parte l’acqua, ci sono 5 temi fondamentali: la natura dell’entità palestinese, Gerusalemme, i confini, la sicurezza e i rifugiati. Hanno avuto Nord-est della capitale. Sabato a Mombasa c’era stato un duplice attacco con granate contro due hotel, tre i morti. Attentati e agguati si sono intensificati in Kenya dall’ottobre del 2011, quando l’esercito del Paese africano è intervenuto in Somalia contro le milizie islamiste di Shebab. 13.000 le nuove case nei territori autorizzate dal governo d’Israele negli ultimi nove mesi il sì degli europei sullo Stato, su Gerusalemme Est come capitale, sui confini del 1967. Restano due temi sui quali dovevano concedere qualcosa. Ad esempio vorrebbero altri rifugiati in Israele, dove i palestinesi sono già il 20% della popolazione. E’ la teoria del salame, coniata da Arafat: otteniamo quello che possiamo nel negoziato, demografia e democrazia faranno il resto, cioè diventare col tempo una maggioranza, che po- re da quando evacuammo più di 10 mila persone da Gaza senza ottenere nulla in cambio, a parte i missili verso i villaggi israeliani al confine». Che succede ora? «Che Abu Mazen sta alleandosi con Hamas, senza porre loro alcuna condizione, come rinunciare al terrorismo, riconoscere Israele o accettare gli accordi passati. Sta facendo un accordo tecnico. Ma così apre ad Hamas le porte dell’Olp. Se ciò avvenisse, sarebbero loro poi a diventare responsabili della trattativa». Prenderete misure unilaterali? «Penso che Israele reagirà. Ci sono diverse idee che vengono discusse. I palestinesi ci devono molti milioni di dollari in utenze arretrate, energia e servizi. E siccome noi siamo gli esattori delle loro tasse, dedurremo quello che ci devono prima di versar loro il gettito fiscale». Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 La storia Esteri 17 italia: 51575551575557 ✒ Inutili le proteste delle organizzazioni umanitarie internazionali. Le norme si applicheranno anche ai cristiani E la fidanzata di Clooney difende la spia di Gheddafi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Nelle parole del sultano Hassanal Bolkiah, l’introduzione del codice penale islamico per il felice popolo del Brunei è «un atto di fede e gratitudine nei confronti di Allah, l’onnipotente». Si tratta di infliggere pene come la flagellazione, l’amputazione degli arti ai ladri e la morte per lapidazione agli adulteri e a chi commette atti sessuali contro natura. La decisione è stata presa dopo una lunga polemica che ha coinvolto le organizzazioni internazionali per i diritti dell’uomo. Ma il sultano, dall’alto dei suoi 20 miliardi di dollari di ricchezza personale costruita sul petrolio e del diritto divino al regno sui 416 mila sudditi del suo minuscolo Stato incuneato nel Borneo, il primo maggio ha emanato il decreto. Come riportato dalle cronache mondane, il sultano vive in un palazzo di 1.788 stanze, si fa proteggere da una guarnigione di mille soldati britannici ereditati dall’epoca coloniale ed è noto per la stravaganza: quando festeggiò i 50 anni, ingaggiò Michael Jackson per una serata costata 17 milioni di dollari. Come regalo di nozze alla terza moglie, una star televisiva che ha meno della metà dei suoi anni, pensò a un corano d’oro da quattro milioni. Gli eccessi contraddistinguono la famiglia regnante. Il fratello del sultano, Jefri Bolkiah, ha un harem e un superyacht che si chiama «Tits» (tette) e due barche d’appoggio battezzate «Nipple 1» e «Nipple 2» (capezzolo uno e due). Tempo fa i fratelli si scontrarono per un ammanco miliardario nelle casse del sultanato. Oggi Hassanal Bolkiah ha 67 anni e con l’età, dicono i politologi, sta diventando sempre più religioso. Forse si prepara all’aldilà. Il sultano, secondo i sondaggi, gode dell’appoggio di quel 70 per cento della popolazione del Brunei che è formato da musulmani di rito sunnita. Il resto è composto da un 15 per cento di cinesi e da una minoranza cattolica e anglicana. La legge coranica si applicherà anche a loro e i vescovi locali già temono di dover sospendere i battesimi per non incorrere nei rigori del codice. Bolkiah sostiene che il codice penale islamico difenderà il regno dall’esterno, dalla globalizzazione che porta influssi decadenti, tentazioni che vengono diffuse via Internet: «Queste leggi sono un aiuto di Dio». Il codice legato alla Sharia sarà introdotto in tre fasi. Nella prima subiranno ammende e pene detentive coloro che saranno trovati colpevoli di condotta indecente, metteranno al mondo figli al di fuori del matrimonio o non frequenteranno la moschea il venerdì. Nella seconda fase, a fine anno, i condannati per di M. RICCI SARGENTINI La famiglia Il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah, 67 anni, primo a destra, con il principe ereditario Muhammad Ruzaini, al centro con sua moglie, la principessa Hafizah Sururul Bolkiah. E, ultima a sinistra, la consorte del sultano, Saleha. La famiglia vive in un palazzo di 1.788 stanze (Reuters) Sharia e lapidazione per gli adulteri Rivolta contro il sultano del Brunei Appelli a boicottare i suoi hotel a 5 stelle dopo la svolta islamica L’impero (fino a Milano) furti e rapine saranno frustati pubblicamente o avranno le mani tagliate. L’anno prossimo la fase finale: lapidazione a morte per adulterio e sodomia. La protesta della Commissione diritti Umani delle Nazioni Unite non ha fermato il sultano. Lo ha lasciato indifferente anche la minaccia di Londra di rivedere l’accordo Truppe britanniche La Gran Bretagna, per protesta, ha minacciato di ritirare il contingente di soldati che proteggono il sultano Chiesa episcopale degli Stati Uniti Dall’Athenée al Principe di Savoia Star del jet set internazionale come Ellen DeGeneres e Stephen Fry hanno reagito al decreto sulla Sharia nel Brunei lanciando il boicottaggio della catena di alberghi Dorchester (sopra, quello di Londra), di proprietà del sultano. Altri hotel del gruppo sono l’Athenée di Parigi e il Principe di Savoia a Milano Divorzia il primo vescovo gay NEW YORK — Il primo vescovo dichiaratamente gay della Chiesa episcopale negli Stati Uniti ha annunciato ieri il divorzio dal marito. Gene Robinson, 66 anni, vescovo del New Hampshire fino alla pensione nel 2012, dopo le nozze con una donna e due figli si era unito civilmente con Mark Andrew nel 2008 per poi trasformare due anni dopo l’unione in matrimonio con l’entrata in vigore della legge sulle nozze gay. Icona del movimento gay negli Usa, Robinson era stato oggetto di dure critiche, perfino di minacce di morte, e aveva causato una profonda divisione nella Chiesa episcopale Usa e in quella anglicana inglese a cui la prima è legata. Nel 2008 gli era stato vietato di partecipare alla Conferenza anglicana nel Regno Unito ma l’anno dopo aveva aperto la cerimonia del giuramento di Barack Obama a Washington. che fornisce al Brunei (a pagamento) il battaglione di soldati di Sua Maestà britannica. Si sta mobilitando anche un fronte di personalità del jet set internazionale, guidato dall’attore inglese Stephen Fry e dalla star americana Ellen DeGeneres. «Dobbiamo mandare al sultano un chiaro messaggio: cominciamo boicottando la sua catena di alberghi a cinque stelle Dorchester Collection», ha scritto su Twitter Fry, che si rivolge ai suoi 6,7 milioni di followers. Si è unito il designer di scarpe americano Brian Atwood, che ha incitato l’industria della moda a disertare gli alberghi Dorchester di Londra, Parigi e Milano durante le settimane delle sfilate. La catena comprende tra gli altri il Bel-Air di Los Angeles, il Dorchester di Londra, l’Athenée a Parigi, il Principe di Savoia a Milano. I dipendenti degli alberghi hanno diffuso un comunicato: «Noi con le questioni religiose e politiche non c’entriamo». Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA D ichiararsi una paladina dei diritti umani e decidere di difendere Abdullah Al Senussi, l’ex capo dell’intelligenze militare di Gheddafi, un uomo accusato di torture, massacri e atti di terrorismo, è forse una contraddizione in termini? Assolutamente no per Amal Alamuddin, 36 anni, avvocata con clienti dal nome pesante come l’ex segretario dell’Onu Kofi Annan e Julian Assange, l’uomo simbolo di Wikileaks. La bella inglese d’origine libanese, recentemente finita sulle pagine di tutti i giornali per il suo fidanzamento con George Clooney, ricorrerà alla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja contro la decisione di far svolgere in Libia il processo contro Al Senussi. «La Corte ha dato la sua approvazione nonostante il fatto che la Libia non mi autorizzi a vedere Senussi. E questo è un precedente pericoloso» ha detto l’avvocata all’Observer. In effetti da quando, lo scorso mese, sono cominciate le udienze del processo, che vede alla sbarra anche Saif alIslam Gheddafi, agli imputati non è stato garantito il diritto alla difesa né la visione delle prove a carico. Il figlio del defunto dittatore, tra l’altro, comparirà in tribunale soltanto in videoconferenza perché è ancora nelle mani delle milizie che lo hanno catturato. La stessa Amnesty International ha definito il processo una farsa. Negli uffici londinesi dell’avvocata a Doughty Street i colleghi giurano che le critiche non scalfiranno la determinazione dell’avvocata. Lei ne fa una questione di principio: «Il punto è che la Corte dovrebbe intervenire quando i Paesi non sono in grado di fare il loro lavoro. Invece, in questo caso, permette un processo scorretto e pericoloso». Tutti hanno diritto a una vera difesa anche i criminali più incalliti. Altrimenti il sistema non funziona più. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Marche Vittime e soccorsi A Jesi Due carabinieri aiutano un anziano in difficoltà Sull’acqua Sul pedalò, a Senigallia, durante i soccorsi (Ansa) L’alluvione Carichi di viveri e medicine agli anziani delle frazioni più isolate «Siamo feriti, ma ce la faremo» A Senigallia dolore e solidarietà Luce e telefoni a singhiozzo, scuole chiuse per due giorni Renzi in città: «Sarà pronta per la stagione turistica» Storditi, infangati, ma ancora in piedi. Senigallia, colpita sabato da una bomba d’acqua che in pochi attimi ha messo in ginocchio la città, causando due vittime e costringendo centinaia di persone a rifugiarsi sui tetti e ai piani alti, sta faticosamente tentando di tornare alla normalità. Ovunque domina il fango. Elettricità e telefoni funzionano a singhiozzo. Ma l’acqua sta calando, i fiumi stanno tornando ai livelli di sempre e la prima notte dopo l’alluvione è passata in modo relativamente tran- quillo. Nelle zone alluvionate si è recato ieri in visita il premier Matteo Renzi accompagnato dal capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. Accolto dagli applausi, il capo del governo ha sorvolato le zone colpite a bordo di un elicottero militare e, dopo un vertice in Comune, ha affermato: «Questa sarà una settimana operativa con la Protezione civile. Prima faremo il censimento dei danni e poi, compatibilmente con le difficoltà che abbiamo nei vari territori, ci sarà l’impegno da parte del gover- no. Senigallia sarà bella come sempre, pronta ad affrontare la stagione turistica». Renzi prende consapevolezza delle difficoltà, anche drammatiche: «Ma anche della voglia di ripartire. Sono andato nelle Marche, an- Il sindaco «È stato un disastro, ora preoccupano le frane. Ci sono stati esempi di grande coraggio» e che in previsione della stagione turistica, oltre che a portare solidarietà a dare incoraggiamento, a dire che, come fece la Germania di Schroeder con le esondazioni, siamo gente che si rimb o cca l e m a n i c h e , n o n s i lamenta, non dispera e sa ripartire». Ma la situazione resta critica e il governatore Gian Mario Spacca ha annunciato che chiederà al governo lo stato di calamità naturale. A Senigallia sono all’opera più di 200 Vigili del fuoco affiancati da squadre di soccorri- tori acquatici. Il sindaco Maurizio Mangialardi non chiude occhio da due giorni: «È stato un disastro. Le scuole rimarranno chiuse per altre 48 ore. Anche perché adesso a preoccupare sono le frane. In più, l’interruzione delle linee telefoniche e di internet mi ha impedito di comunicare con i cittadini. Senigallia è una città ferita, ma ce la faremo. Ci sono stati tanti esempi di coraggio e solidarietà». Si guarda il cielo e si incrociano le dita. Da alcune ore non piove e questo ha consentito una notevole riduzione dei livelli dei corsi d’acqua, Misa e Cesano, ma soprattutto ha permesso alle decine di sfollati di rientrare nelle loro abitazioni (solo una trentina di persone resta nei locali di un seminario). Protezione civile e forze dell’ordine stanno provvedendo a raggiungere le frazioni più isolate per assicurarsi che non ci siano situazioni di difficoltà e rifornire soprattutto gli anziani di viveri e medicinali. La questura di Ancona ha disposto presidi 24 ore su 24 contro eventuali atti di sciacallaggio, invitando la popolazione «a non dirigersi nelle zone ancora invase da fango e detriti». Sarà un trauma difficile da superare. È avvenuto tutto nell’arco di una decina di minuti. «All’improvviso abbiamo visto arrivare un’ondata di fango dalla strada — racconta Oxana, una ragazza che vive in uno dei quartieri più colpiti —. Siamo fuggiti al piano di sopra, mentre l’acqua invadeva scantinati e giardini. Guardate com’è ridotta la mia cucina...». Se l’è invece cavata con tanta paura ma pochi danni il titolare del ristorante due stelle Michelin, Mario Uliassi, il cui locale si trova sull’argine destro del fiume Misa: «Grazie agli dei, da noi qui tutto bene: da come si erano messe le cose è stato un mezzo miracolo...». Danni anche nel resto delle Marche. A Porto Recanati, la piena ha sradicato e catapultato in mare lo stabilimento balneare Palma Beach, già inclinato nelle settimane scorse da una mareggiata. A Jesi i carabinieri hanno salvato un uomo di 86 anni rimasto intrappolato nella sua auto in un sottopasso completamente allagato. Quando i militi sono arrivati, l’acqua superava il metro di profondità: l’anziano, in stato confusionale, non è grave. Danni anche nel Fermano: a Lungo Ete è crollato un ponte e a Sant’Elpidio le strade sono devastate dalle buche. Zona decisamente esposta alle inondazioni, le Marche: negli ultimi 60 anni, ricorda l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, ci sono state 10 grandi alluvioni. Il personaggio Roberto Copparoni «In surf nel fango ho salvato la vita a quella donna» «Mi avete cercato voi e vi rispondo volentieri, ma io non ho bisogno di notorietà: sono ancora in mezzo al fango, c’è tanto da fare... ». Roberto Copparoni si presenta così al telefono e nemmeno sa che in quel quartiere di Senigallia, dove fango e acqua hanno picchiato più che altrove, il quartiere Borgo Bicchia, lui per molti è già un eroe. «L’uomo del surf» l’hanno ribattezzato. Comparso all’improvviso, in mezzo a quel muro di fango, addosso la muta da sub, tra le gambe il «sup» (una sorta di surf con un remo) e tanto coraggio nel cuore. Ha salvato un’anziana che era ormai spacciata. Poi è tornato indietro a cercare il marito ottantenne e disabile: l’ha trovato, anche se ormai agonizzante, l’ha preso con sé, ce l’aveva quasi fatta quando la corrente li ha ribaltati. «Ho cercato di tenerlo forte, era impossibile, l’ho perso, è stato tremendo... ». Aldo Cicetti, 80 anni, è una delle due vittime, assieme a Nicola Rossi, 86, dell’alluvione. Ha aiutato anche altre persone, Roberto Copparoni, che vive a Senigallia, ha 52 anni, una figlia di 20, è commerciante in biancheria intima e ha una grande passione, da sempre: il surf. Il suo racconto non ha bisogno di intermediari. «Io vivo in una zona che per fortuna non ha subito particolari danni. Sin dalla mattina di sabato, amici e parenti che abitano a Borgo Bicchia mi avevano avvertito della gravità della situazione. Ho deciso di andare a dare una mano. Ho indossato la muta e ho preso il mio sup, quando sono arrivato in zona ho trovato uno scenario treCon me ci sono mendo: l’acqua in certi punti alcuni amici, gente era arrivata ai secondi piani delle abitazioni, c’era gente sui in gamba che può tetti e altri che a stento cercavaessere utile, no di mettersi in salvo». Tra questi, l’ottantenne Solresteremo qui Lattanzi: «Era aggrappaanche stanotte, c’è ferina ta a una finestra, chiedeva aiubisogno di tutti to, ma le forze la stavano abbandonando, stava per cedere. Le sono andato vicino, l’ho caricata e, una volta arrivati al sicuro, lei mi ha detto che suo marito era rimasto intrappolato in casa». Copparoni è tornato nell’abitazione a cercare Aldo Cicetti: «L’acqua quasi arrivava al soffitto. I mobili galleggiavano, sbattuti dalla forza della corrente contro i muri. Lui era incastrato sotto un tavolo. Era cianotico, il corpo gelato, gemeva. Era in acqua da almeno 3 ore. Sono riuscito a tirarlo fuori e a caricarlo sulla mia tavola. Pensavo di avercela fatta, ma la corrente ci ha agganciato, ci ha ribaltato, siamo finiti tra lamiere e detriti. Abbiamo rischiato. È lì che l’ho perso». Anche se con la morte nel cuore, Copparoni non si è fermato. A cavallo della sua tavola, lottando contro la corrente, ha continuato la sua personalissima missione in quello che un tempo era un quartiere e ora invece un fiume in piena. «C’erano tante persone bloccate. Ricordo un malato di cuore, che aveva bisogno urgente di farmaci. Con dei fumogeni siamo riusciti a segnalare la posizione della sua casa alla Protezione civile ed è stato soccorso. Un’altra persona in difficoltà, anche lei ammalata, l’abbiamo portata in una zona raggiungibile dalle ambulanze». La scorsa notte è passata abbastanza tranquilla, ma Copparoni è ancora là, in quel quartiere devastato: «Con me ci sono alcuni amici, gente in gamba che può essere utile, resteremo qui anche stanotte, c’è bisogno di tutti». ❜❜ F. Alb. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 italia: 51575551575557 Montagna Tragedia in Valle Stura. Altre due vittime in incidenti Val di Susa Il maratoneta estremo e il compagno di cordata uccisi dalla valanga Altro assalto al cantiere della Tav tremila metri e ha trascinato a valle tutti quanti, impossibile evitarlo. Fra gli otto scalatori del gruppo sono rimasti feriti in quattro: un’italiana e tre francesi, nessuno di loro è in pericolo di vita. L’allarme è stato lanciato subito da escursionisti che hanno visto la scena mentre salivano verso il Rifugio Morelli e nel giro di pochi minuti sono arrivati nel canalone gli uomini del soccorso alpino di Cuneo, della Guardia di finanza e dei carabinieri. Ma nemmeno se fossero arrivati un istante dopo avrebbero potuto salvare i d u e i ta l i a n i c h e sembra siano morti sul colpo. «Maggio è statiIl luogo Cuneo sticamente un buon dell’incidente periodo per le scalate perché la neve si I T A L I A assesta più in fretta Piemonte rispetto all’inverno» dice Dino Pomelli, Vallone di Lourousa per 15 anni presidente del Soccorso alpino della Val GarSportivo dena. «Certo il riFRANCIA Pieve schio che si stacchi In alto Daniele Vottero Svizzera di Teco un fronte nevoso riReis, 26 anni, una Francia delle due vittime della mane sempre, speItalia cie se c’è il vento che valanga sulle Alpi Liguria Marittime. Reis era un è un costruttore di valanghe e lastroultramaratoneta ni». partiti dalle Terme di Valdieri ed Non c’entra nulla la neve, inerano arrivati all’alba ai piedi La vicenda vece, nel dramma di ieri pomedel Lourousa (che è una delle riggio sul Monte Macina, nel vette del gruppo Argentera, sulComune di Stazzema (Lucca), Il gruppo le alpi Marittime) per una scaladove Luca Pasqualetti, 39 anni, Ieri un gruppo di 8 scialpinisti ta che non presentava grandi è morto dopo una scivolata di italiani e francesi cercava di difficoltà e in un giorno in cui il 200 metri su una parete roccioraggiungere la cima del rischio valanghe non era elevasa. E poi c’è Lorena Rapelli, 53 Lourousa, nel Cuneese to. anni, precipitata in un canalone La dinamica Una prima ricostruzione dei della Valchiusella (Torino) A un certo punto il gruppo è fatti ipotizza che le cause della mentre passeggiava: è la vittima stato travolto da un enorme tragedia siano da cercare nelle numero quattro di una giornata blocco di neve e ghiaccio che si nevicate dei giorni scorsi e nel da dimenticare. Nonostante il è staccato da una delle pareti. vento che ieri si è fatto sentire in cielo blu che sembrava finto. Le vittime sono 2, i feriti 4 Giusi Fasano quota. Il lastrone di neve si è © RIPRODUZIONE RISERVATA staccato da un’altezza di quasi Alpi marittime, due morti e quattro feriti Il blu del cielo sembrava finto, ieri, su tutto l’arco alpino. La cima del Lourousa era lì ad aspettare quegli otto puntini in movimento lungo il canalone. E loro — otto sci-alpinisti italiani e francesi — salivano lenti dando le spalle alla Valle Stura, Comune di Demonte (Cuneo). All’improvviso un muro di neve si è staccato e li ha travolti tutti. «Ci è crollato addosso, non abbiamo avuto il tempo di fare niente» raccontano i quattro feriti che sono sopravvissuti (tre francesi e un’italiana). Non hanno avuto il tempo né una sola possibilità di salvare Daniele Vottero Reis, 26 anni, e Fabrizio Jacob, 46, trovati dai soc- La visita del premier Il premier Matteo Renzi parla con un bimbo di Senigallia durante la visita di ieri. Nella foto grande, la città marchigiana sabato dopo l’esondazione dei fiumi (foto Emma/LaPresse e Calavita/Ansa) 200 Gli interventi di soccorso Effettuati in poche ore nel territorio di Senigallia subito dopo l’alluvione del fiume Misa. In alcune aree l’acqua ha raggiunto i due metri di altezza. Impegnati oltre 180 vigili del fuoco e 80 automezzi L’esperto «Maggio è un buon periodo per le scalate perché la neve si assesta più in fretta» corritori ormai senza vita. Daniele era di Ivrea ed era un nome noto nel mondo dei maratoneti, soprattutto per le corse in alta quota. L’anno scorso aveva vinto la Ultraskymarathon, una gara di endurance estremo che si disputa sul massiccio del Gran Paradiso. Fabrizio viveva a Caprie, paesino all’imbocco della Val di Susa, e anche lui non era nuovo a imprese sportive in montagna. Sono morti tutti e due perché, trascinati giù dalla valanga, sono finiti contro le rocce centinaia di metri più in basso. Non erano escursionisti della domenica, Daniele e Fabrizio. Allenatissimi, accorti, erano Ginevra All’Onu le accuse dell’associazione delle vittime «Sono stati promossi prelati che coprirono atti di pedofilia» DALLA NOSTRA INVIATA GINEVRA — Inizia questa mattina a Ginevra al Palazzo Wilson l’esame pubblico della relazione iniziale preparata dal Vaticano per il Comitato dell’Onu sulla tortura. Ed è proprio sulla tortura e sui comportamenti «disumani e degradanti», sanzionati dalla Convenzione, che fanno leva le associazioni delle vittime dei preti pedofili per cercare di mettere sulla graticola il Vaticano davanti ad una platea mondiale, per la seconda volta nel 2014, dopo la dura valutazione espressa nel febbraio scorso dal Comitato Onu per la protezione dei minori. Poi per il resto della giornata sarà compiuta, a porte chiuse, la procedura di ricerca relativa alla verifica degli adempimenti da parte del Vaticano anche in base alla documentazione depositata presso il Comitato da organizzazioni non governative. Domani pomeriggio sono previste invece le repliche della Santa Sede. Il rapporto finale del Comitato Onu verrà pubblicato tra due settimane, venerdì 23 maggio. Alla fine di aprile il Center of constitutional rights e lo Snap (associazione che rappresenta 18 mila vittime degli abusi) hanno depositato una memoria aggiuntiva di dieci pagine per mettere in evidenza alcuni fatti recenti in cui le gerarchie cattoliche avrebbero coperto, non collaborando con le autorità civili, casi di pedofilia del clero in Sud America ed in Africa. Il primo è il caso di padre Fernando Karadim, in Cile. Nel rapporto vengono chiamati in cumento, è stato nominato da Papa Francesco nel selezionato «Consiglio degli otto Cardinali», chiamato a riformare la curia, coordinato dal Cardinal Rodriguez Maradiaga. A Maradiaga il rapporto aggiuntivo, contesta il caso di un altro sacerdote pedofilo, Enrique Vasquez, che sarebbe stato spostato da una parrocchia all’ altra. Ieri al termine del Regina CoReligioso Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga è nato a Tegucigalpa (Honduras) 71 anni fa, Cardinale e coordinatore degli 8 porporati che aiutano il Papa (Ansa) causa l’allora arcivescovo di Santiago Francisco Javier Erra Zuriz e il suo successore Ricardo Ezzati. «Entrambi — si legge nel documento — hanno ricevuto onori e promozioni. Papa Francesco ha posto Ezzati alla guida della Congregazione dell’Educazione cattolica e lo ha fatto cardinale nel febbraio 2014». Francisco Javier Erra Zuriz invece, prosegue il do- Cronache 19 eli in Piazza San Pietro, il Papa ha ribadito pubblicamente il suo impegno sul tema della pedofilia — il giorno dopo le prese di posizione della nuova Commissione presieduta dal cardinale O’ Malley — ringraziando l’associazione «Meter» di don Di Noto che da vent’anni contrasta il fenomeno. M. A. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA La mappa Ancora scontri per l’Alta velocità. Grossi petardi, razzi e mortai artigianali sono stati lanciati contro il cantiere della Tav di Chiomonte, in Val di Susa, nella notte tra sabato e domenica. Attivisti «No Tav», vestiti di nero e incappucciati, hanno sferrato un nuovo attacco all’area dove da mesi si sta scavando il tunnel esplorativo. Gli attivisti sono stati dispersi dalle forze di polizia — che presidiano giorno e notte il cantiere — e si sono dileguati nei boschi, dove più tardi sono stati sequestrati alcuni degli oggetti utilizzati per l’assalto. Non ci sono stati feriti, né danni al cantiere, che anche ieri ha proseguito la sua attività, ma è stato necessario l’intervento della polizia stradale per bonificare il tratto della vicina autostrada e le strade nel comune di Giaglione. Sull’episodio indaga la Digos. L’assalto — scrive il «Comitato di lotta popolare» di Bussoleno sul sito notav.info — «dimostra che il tanto millantato dispositivo di sicurezza, che costa milioni di euro, non è così inviolabile». In contemporanea con il blitz a Chiomonte, è stata vandalizzata a Cuneo la sede provinciale del Pd: sono stati rotti i vetri delle finestre e della porta d’ingresso, e sono comparse anche alcune scritte anarchiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA festeggia 40 anni... con Voi! 20 italia: 51575551575557 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Tecnologia Russa, ha 36 anni, sostituisce la canadese Sue Gardner I due volti di Wikipedia: voci scritte da uomini ma comandano le donne Lila Tretikov guiderà l’enciclopedia web Wikipedia ha un nuovo capo. Ed è una donna. Si chiama Lila Tretikov, ha 36 anni. Origini russe, subito dopo il crollo del regime sovietico emigra negli Stati Uniti per studiare informatica. «Quando l’ho incontrata per la prima volta, mi ha fatto un discorso molto affascinante sulla sua infanzia, trascorsa sotto il comunismo», ha raccontato Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, presentandola come nuovo direttore della Wikimedia Foundation, la fondazione che controlla e gestisce l’enciclopedia online. Stimata e conosciuta nell’ambiente nerd, sulla sua pagina Wiki, alla voce Tretikov, si legge: «Nata a Mosca, padre matematico, madre regista». Poi, una lista di riconoscimenti e premi. Lila eredita il posto da un’altra donna, la giornalista canadese Sue Gardner. Segno che a San Francisco, dove ha sede la Foundation, prendono la parità di genere molto sul serio. Ma la sfida che si trova ad affrontare non è semplice. In testa, il sessismo nel mondo della tecnologia e delle scienze. Quando, nei giorni scorsi, tutti hanno pianto la morte di Adrianne Wadewitz, una delle editor (chi partecipa alla scrittura delle pagine) più assidue dell’enciclopedia online, il problema è tornato a galla prepotentemente. Le donne sono poco rappresentate, e raccontate, su Wikipedia. E non è una questione di Cronache 21 italia: 51575551575557 vertici o carriere. Il nocciolo della questione sta altrove. Se infatti solo il 9% degli editor è di sesso femminile — i dati sono del 2011 e sono forniti da Wikimedia Foundation — anche a livello di contenuti il gap si fa sentire. Basti pensare che la lista delle attrici porno degli anni 50 è tre volte più lunga di quella delle native americane o delle poetesse donne o, ancora, delle sportive. Il che non vuol dire che le attrici porno siano realmente di più. Ma che i contributi redatti su Wikipedia sono chiaramente curati più dagli uomini che dalle donne. Un dettaglio? No, se si pensa che ormai La nomina Chi è Russa Lila Tretikov (nella foto) è nata a Mosca 36 anni fa. Figlia di un matematico e di una regista, subito dopo il crollo del regime sovietico è emigrata negli Stati Uniti per studiare informatica. Finora era responsabile di prodotto di SugarCrm. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti Roma Guerre Stellari davanti al Colosseo Roma come la galassia di Guerre Stellari, per lo Star Wars Day, che si è celebrato ieri in tutto il mondo. Migliaia di fan della saga si sono radunati davanti al Colosseo, per la sfilata dei protagonisti dell’universo di George Lucas (Afp) © RIPRODUZIONE RISERVATA Wikipedia è una delle fonti più importanti del nostro sapere e che la Wikimedia Foundation può contare su 45,2 milioni di dollari all’anno di donazioni. Ma i grattacapi di Lila non sono finiti qua. L’enciclopedia online soffre la concorrenza dei motori di ricerca e delle applicazioni di ricerca vocale come Siri e Google Voice Search, ai quali ormai in tanti si rivolgono per avere informazioni. Ed è difficile, data la sua natura open source, mantenere Wikipedia attendibile e affidabile, come dimostra il recente caso della finta guerra in India: non è raro trovare notizie inventate o inesatte. Sia quel che sia, il nuovo direttore di Wikimedia Foundation è una donna esperta e conosce molto bene il mondo della tecnologia. Lila è stata finora il responsabile di prodotto di SugarCrm, compagnia tech di software per le relazioni pubbliche. Il suo curriculum è la vera novità di cui si parla a San Francisco. Fino ad oggi infatti Wikipedia aveva scelto per i suoi vertici profili vicini al mondo del non profit. E che dunque segna una svolta nel mondo dell’open source: «Credo che la mia sia una grande missione: Wikipedia è il quinto sito più visitato al mondo (dietro a Google, Facebook, YouTube, Yahoo, e il motore di ricerca Baidu, ndr) con 80 mila utenti attivi e dobbiamo continuare a fornire conoscenza libera a tutti», ha spiegato Lila. Questa manager infatti sa molto bene come i tentativi di censura minaccino costantemente la libertà di una delle prime fonti di conoscenza. E che rischiano anche di creare un danno economico all’enciclopedia. Solo nell’ottobre del 2013 sono stati sospesi 250 account, sospettati di conflitto di interessi e utilizzati per modificare le pagine occultando fatti, condanne e notizie scomode. Marta Serafini Seigradi.corriere.it @martaserafini © RIPRODUZIONE RISERVATA Rcs propone per il consiglio Teresa Cremisi «Credo che molto sia cambiato in Rcs negli ultimi due anni, e in positivo». Lo ha detto ieri il presidente del gruppo editoriale Angelo Provasoli al termine del consiglio che ha deliberato di proporre all’assemblea dell’8 maggio la nomina di Teresa Cremisi, presidente e general manager di Flammarion, direttore editoriale e sviluppo strategico di Madrigall (holding Flammarion-Gallimard), in sostituzione di Carlo Pesenti, che si è dimesso in febbraio. Provasoli, facendo riferimento ad alcune recenti dichiarazioni di Carlo De Benedetti, presidente de L’Espresso, sul gruppo che pubblica il «Corriere della Sera» («sono convinto che in Rcs qualcosa cambierà, altrimenti peggio per loro») ha sottolineato che i cambiamenti sono «testimoniati dall’andamento dei nostri risultati, rapportati agli obiettivi del piano triennale, e dall’apprezzamento espresso dal mercato nei confronti dei titoli Rcs dal luglio 2013 a oggi. Sono sorpreso che uno dei nostri maggiori competitor non abbia tracciato il nostro andamento. Ma anche a me, come concorrente, va bene così». Teresa Cremisi ha cominciato in Garzanti, nel 1989 diventa direttore editoriale della francese Gallimard e per 16 anni ne guida la politica editoriale. Nel 2005 entra nel gruppo Rcs come presidente e direttore generale di Flammarion. Quando Rcs vende la casa francese a Madrigall, aggiunge nel 2013 alle cariche già ricoperte quelle nuove nella holding acquirente. È anche amministratore di Rcs libri (che lascerà in caso di nomina), del Teatro dell’Europa dell’Odéon e del Museo d’Orsay. S. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Università C’è chi vuole sapere quali sono le lauree più spendibili nel mondo del lavoro e chi si lamenta per una bocciatura: «Era tanto preparato» Colloqui, tutor e piano di studi: quelle madri in ateneo con i figli Il caso l’ha sollevato qualche giorno fa una docente dell’università di Bologna, con un post sul suo blog «Disambiguando»: «Ultimamente mi capita sempre più spesso di veder arrivare a ricevimento studenti accompagnati dai genitori. Oppure di leggere mail di madri e padri che chiedono informazioni su corsi, crediti, piani di studio al posto dei figli. Eppure questi ragazzi hanno vent’anni: non possono arrangiarsi?», si chiede Giovanna Cosenza, professoressa di Teorie del linguaggio al dipartimento di Comunicazione. La stessa domanda se la sono posta molti altri docenti, protagonisti di episodi simili: «Per due volte mi sono trovato in corridoio lo studente con il genitore accanto, deciso a partecipare al colloquio. Non si trattava nemmeno di situazioni difficili, soltanto di madri ansiose che volevano sapere se fosse giusto per il ragazzo seguire un indirizzo piuttosto che un altro. Io ho impedito alle mamme di entrare, lo trovo profondamente sbagliato — racconta Piercesare Secchi, professore di Statistica e direttore del dipartimento di Matematica al Politecnico di Milano —. Uno studente ha tutti gli strumenti per gestire da solo il rapporto con i docenti e il proprio iter universitario. La presenza del genitore in queste sedi è fuori luogo. Per carità, si tratta ancora di pochi casi, ma qualche anno fa sarebbero stati inimmaginabili. E comun- UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO ESITO DI GARA Ente aggiudicante: Università degli Studi di Bari Aldo Moro - D.A.G.E.S. - Area Appalti Pubblici di Servizi e Forniture - P.zza Umberto I, 1 - Bari, Tel. +390805714306. Tipologia e oggetto di gara: procedura aperta per affidamento manutenzione quinquennale evolutiva e correttiva del software per la gestione della Contabilità, del Patrimonio e del Bilancio Unico di Ateneo servizi di formazione, supporto e assistenza; criterio di aggiudicazione offerta economicamente più vantaggiosa. Data di aggiudicazione: 29 novembre 2013 - CIG 524265254A. Esito gara: aggiudicazione definitiva. Risultati integrali disponibili sul sito internet: www.uniba.it sezione bandi e gare. Inviato alla GUUE in data 17 febbraio 2014. Bari, 17 febbraio 2014 f.to Il Direttore Generale avv.to Gaetano PRUDENTE Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA I docenti: restino fuori, i ragazzi devono fare da soli % 70 delle chiamate al servizio di orientamento del Politecnico di Milano arriva da madri e padri que dietro a questi episodi c’è una tendenza: la presenza sempre maggiore dei genitori all’università». Basti pensare a quante mamme e a quanti papà accompagnano i figli ai test d’ingresso, partecipano agli Open day, telefonano agli atenei per chiedere informazioni. Un dato su tutti: al Politecnico di Milano il 70% delle chiamate destinate ai servizi di orientamento arriva da madri e padri. In Cattolica, sempre a Milano, «molti genitori telefonano ai tutor che sarebbero dedicati agli studenti e si sostituiscono ai ragazzi nella ricerca di informazioni, andando ai colloqui di orientamento», racconta il coordinatore dell’area di- dattica Michele Faldi. Tant’è che quest’anno l’ateneo ha organizzato un Open day ad hoc per mamme e papà. Soluzione già adottata in Bicocca dal 2012, con un appuntamento annuale in cui al posto di spiegare i corsi di laurea i docenti lasciano ai genitori lo spazio per esprimere dubbi e paure. «In tempi di crisi, con un mercato FERROVIENORD S.P.A. Società di Progetto Brebemi S.p.A. Sede legale: Piazzale Cadorna n. 14/16 - 20123 MILANO Telefono 0285114250 - Telefax 0285114621 AVVISO DI GARA Viene indetta la gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 163/06 per l’affidamento dei seguenti lavori: LAVORI DI RINNOVO ARMAMENTO FERROVIARIO - RAMO MILANO SULLA TRATTA SARONNO-RESCALDINA - BINARIO PARI (CIG: 57093787C4). Importo a base d’asta: €. 3.001.716,76 + I.V.A. a corpo di cui €. 96.114,74 = per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso d’asta ed €. 631.144,45 per spese relative al costo del personale. Somma assicurata € 3.100.000,00 ai sensi dell’art. 125 del D.P.R. 207/10. Categoria prevalente: OS29 - Armamento ferroviario - € 3.001.716,76.= classifica IV* fino a €. 2.582.000,00. *con incremento di 1/5. Il criterio di aggiudicazione sarà quello del prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara (art. 81 del Dlgs 163/06) determinato mediante il massimo ribasso sull’importo a corpo posto a base di gara (art. 82 comma 2 lettera b) Dlgs 163/06). Le offerte, redatte in lingua italiana, dovranno pervenire entro le ore 12,00 del giorno 26/05/2014 a FERROVIENORD S.P.A. - P.LE CADORNA N.14/16 - UFFICIO PROTOCOLLO - 20123 MILANO. Il bando integrale di gara è stato inviato per la pubblicazione alla GURI il giorno 22/04/2014. Il bando integrale di gara è altresì disponibile presso il Servizio Gare, Appalti ed Acquisti - sito in Milano - P.le Cadorna n. 14, nonché all’indirizzo internet www.fnmgroup.it. e sul sito dell’Osservatorio Regionale Contratti Pubblici Regione Lombardia. L’AMMINISTRATORE DELEGATO DOTT. ING. MARCO BARRA CARACCIOLO Collegamento autostradale di connessione tra le città di Brescia e Milano ESITI DI GARA In relazione alle procedure aperte ai sensi della L. 498/92 dalla Società di Progetto Brebemi S.p.A., con sede in Via Somalia 2/4 - 25126 Brescia Tel. 0302926311 fax 0302897630, per l’affidamento dei servizi bar-ristorazione e vendita di alimentari/altri beni di consumo (market) nell’area di servizio provvisoriamente denominata “Caravaggio Nord” nonché per l’affidamento dei servizi di distribuzione di prodotti carbolubrificanti ed attività accessorie nelle aree di servizio provvisoriamente denominate “Caravaggio Nord” e “Caravaggio Sud”, indette mediante pubblicazione sulla G.U.C.E. del 2 novembre 2013 e sulla G.U.R.I. del 6 novembre 2013 e su quotidiani nazionali e locali, si comunica che le predette procedure sono state dichiarate infruttuose, per le motivazioni esposte nella documentazione consultabile on-line all’indirizzo www.brebemi.it, sezione “Gare/Appalti”, sottosezione “Esiti di Gara”. AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO FORLANINI P.ZZA C. FORLANINI, 1 00151 ROMA TEL. 06/55552580 - 55552588 - FAX 06/55552603 ESTRATTO BANDO DI GARA Questa Azienda ha indetto con deliberazione n. 537 del 16.04.2014 una gara a procedura aperta per la fornitura di Sistemi macchina-reattivi, Reagenti e Materiali vari per le necessità della U.O.C. Genetica Medica e del Centro Regionale Trapianti Lazio dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini per un fabbisogno di mesi 24 ed un importo complessivo stimato di Euro 1.426.000,00 + Iva quale limite massimo di aggiudicazione. La gara verrà aggiudicata ai sensi dell’articolo 83 del D.L.vo. n. 163/06. Le offerte, la documentazione amministrativa, redatte in conformità a quanto previsto nel bando integrale di gara, dovranno pervenire all’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini - Ufficio Protocollo Generale, P.zza C. Forlanini, 1 00151 Roma entro e non oltre le ore 12 del 16.06.2014, pena l’esclusione. Il bando è stato pubblicato sul sito internet http://www.regione.lazio.it, http://www.serviziocontrattipubblici.it e sul sito internet dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini http://www.scamilloforlanini.rm.it/benieservizi. A quest’ultimo indirizzo verranno rese note le comunicazioni inerenti la presente gara; eventuali chiarimenti potranno essere richiesti entro e non oltre il 10.06.2014. NUMERO GARA: 5565527. CODICE CIG - Lotto 1: 5724198D9C. Data invio C.E.: 17.04.2014. IL DIRETTORE GENERALE - PROF. ALDO MORRONE CITTA’ DI MAZARA DEL VALLO Servizio Appalti e Contratti AVVISO ESITO Si rende noto che il pubblico incanto per l’“Affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva, dello studio geologico, del coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, della direzione e contabilità dei lavori relativi al Sistema fognario delle acque nere al servizio delle zone Trasmazzaro e Tonnarella e collegamento alla rete esistente del lungomare Mazzini” è stato aggiudicato al Costituendo Raggruppamento temporaneo Technital s.p.a. (Capogruppo) con sede a Verona e Studio Tecnico Ass.to Ingg. G. Mineo & P. Scravaglieri (mandante) con sede a Catania, che ha offerto il ribasso del 20,00% sull’importo a base d’asta di € 1.583.734,72. Il Titolare di P.O. - Dott.ssa Anna Asaro COMUNE DI TARANTO FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO ESTRATTO BANDO DI GARA Stazione Appaltante: Federazione Italiana Giuoco Calcio, via Gregorio Allegri, 14 - 00198 Roma – C.F. 05114040586. Tipo di procedura e criteri di aggiudicazione: gara europea a procedura aperta, con aggiudicazione mediante il criterio del “prezzo più basso”. Oggetto dell’appalto: fornitura triennale dei servizi di copertura assicurativa obbligatoria infortuni e assistenza dei tesserati del Settore Giovanile FIGC. CIG: 57124552FE. Luogo di esecuzione: Italia, Roma, Codice NUTS ITE43. Vocabolario comune per gli appalti (CPV): 66512100. Durata dell’appalto: 36 mesi. Importo dell’appalto: € 13.464.750,00 comprese imposte. Capacità economica e finanziaria: come indicato nel Disciplinare di Gara. Capacità tecnica: come indicato Disciplinare di Gara. Termine per il ricevimento delle domande di partecipazione: La domanda di partecipazione alla gara, redatta in lingua italiana e corredata delle dichiarazioni e della documentazione indicati nel bando integrale di gara, dovrà pervenire in un plico sigillato e firmato sui lembi di chiusura, entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12:00 del giorno 12 GIUGNO 2014 all’indirizzo dell’amministrazione aggiudicatrice indicato al punto 1) - Ufficio Affari Generali. Il bando di gara è stato pubblicato sulla G.U.U.E. in data 19/04/2014 - S78 numero di riferimento 136986-2014-IT e sulla G.U.R.I. n. 47 - V Serie Speciale - Contratti pubblici del 28/04/2014. Il bando e tutti i documenti di gara sono disponibili sul sito www.figc.it e rivestono carattere di ufficialità. Il Responsabile del Procedimento è il Sig. Antonio Di Sebastiano telefono +39 06.84912301 fax +39 06.84912525 indirizzo di posta elettronica [email protected]. IL PRESIDENTE FEDERALE (Dr. Giancarlo Abete) AVVISO DI AVVENUTA AGGIUDICAZIONE LOTTO 1 “Servizio di assicurazione contro infortuni e malattie” ClG 5523047291 LOTTO 2 “Servizio di Assicurazione sulla vita” CIG 5523049437 L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato comunica che la gara a rilevanza comunitaria per i servizi assicurativi a favore dell’Autorità, suddivisa nei due lotti sopraindicati, per un biennio, con facoltà per l’Autorità di richiedere il rinnovo dei servizi per un’ulteriore annualità, è stata esperita mediante procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.Lgs 163/2006. Si rende noto che per entrambi i lotti è pervenuta una sola offerta. Con determina n. 54 del 3/3/2014 si è proceduto all’aggiudicazione definitiva dei lotti 1 e 2 mediante il criterio del prezzo più basso (art. 82 D.Lgs 163/2006), con il seguente dettaglio: premio lordo offerto periodo contrattuale anni 2+1 lotto 1 Generali Italia S.p.A. 647.253,00 lotto 2 Allianz S.p.A. 654.802,20 Organismo responsabile delle procedure di ricorso: T.A.R. Regione Lazio, Via Flaminia 189 ROMA 00196, entro il termine di 30 giorni dalla piena conoscenza Il Responsabile Unico del Procedimento Antonietta Messina Aggiudicatario (Cod. Fiscale 80008750731 P.IVA 00850530734) SERVIZIO APPALTI E CONTRATTI Via Plinio, n. 75 - 74121 TARANTO Tel. 099.4581926-948; fax 099.4581999; e-mail: [email protected] BANDO DI GARA PER ESTRATTO Il Comune di Taranto deve procedere all’esperimento di una procedura aperta per l’affidamento, in regime di concessione, del SERVIZIO DI ILLUMINAZIONE VOTIVA PRESSO LE STRUTTURE CIMITERIALI COMUNALI UBICATI NEL COMUNE DI TARANTO (Appalto n. 12/2014 CIG: 5715825002). La concessione avrà durata quinquennale, fatte salve le facoltà di rinnovo o proroga di cui all’art. 3 del relativo Capitolato Speciale d’Appalto. Ai soli fini fiscali, si rende noto che alla data di riapprovazione del relativo Capitolato Speciale d’Appalto (08.11.2013), la consistenza degli impianti di illuminazione votiva è stata individuata in circa 52.000 lampade attive, corrispondente ad un valore contrattuale annuo stimato in € 897.000,00#, IVA come per legge inclusa. La Concessione sarà aggiudicata in favore dell’offerta riportante il maggior rialzo percentuale, comunque non inferiore al 40%, da applicare sul fatturato annuo incassato al netto dell’IVA, secondo le prescrizioni del relativo Capitolato Speciale d’Appalto. Gli interessati devono presentare offerta secondo modalità e termini riportati nel relativo Bando di Gara integrale pubblicato sulla G.U.C.E. n. 2014/S 078 - 136493 del 19.04.2014, all’Albo Pretorio - On Line di questo Comune a decorrere dal 16.04.2014, sul sito internet del Ministero delle Infrastrutture e sul sito www.regione.puglia.it, nonché, unitamente alla relativa modulistica ed al Capitolato Speciale d’Appalto, sul sito internet istituzionale www.comune.taranto.it - BANDI CONCORSI AVVISI. Termine ultimo per la ricezione delle offerte: ore 12,00 del 04.06.2014; operazioni di gara fissate per le ore 09,30 del 05.06.2014. Responsabile Unico del Procedimento: Dott. Alessandro DE ROMA - Dirigente Direzione AMBIENTE SALUTE E QUALITA’ DELLA VITA (tel.099.4581126 099.4581143 - 099.4581605; fax 099.4581120; e-mail: [email protected]). Il Dirigente del Servizio Appalti e Contratti, dott. Michele MATICHECCHIA AVVISO DI ANNULLAMENTO DELLA PROCEDURA GARA SERVIZI N. 03/14 MILANO SERRAVALLE MILANO TANGENZIALI S.p.A. Via del Bosco Rinnovato n. 4/A 20090 Assago (MI) tel. 02 - 575941 Codice Fiscale 00772070157 E’ ad ogni effetto annullato il bando pubblicato sulla GURI n. 36 serie speciale del 28/03/2014 con cui la presente stazione appaltante ha indetto la procedura aperta per i “Servizi ambientali sull’intera rete in concessione” - CIG 54844127F3 CPV 90710000-7 - nonché ogni atto ad esso presupposto, correlato e/o conseguente. L’annullamento della procedura di gara è stato promosso in via di autotutela. Assago, 23/04/2014 Il Direttore Generale Avv. Mario Martino del lavoro incerto, madri e padri hanno bisogno di rassicurazioni. Vogliono sapere quali sono i corsi di laurea più spendibili, capire se l’università serve ancora — spiega la psicologa Elisabetta Camussi, docente in Bicocca e coordinatrice della giornata per i genitori —. Far studiare un figlio è un investimento, perciò la famiglia tende a partecipare sempre di più alla scelta dell’università». Fin qui va bene, ma poi ci sono i casi limite. Genitori che chiedono all’amministrazione dell’ateneo se è vero che il figlio è in regola con gli esami. O che chiamano i docenti in studio per sapere come mai il ragazzo è stato bocciato a un orale, «visto che era tanto preparato». È successo alla professoressa Adele Sassella, docente di Fisica sempre alla Bicocca: «E ricordo anche un padre che due mesi prima del test d’ingresso della figlia andò a vedere dove fossero le aule, per non sbagliare. Atteggiamenti stupefacenti che mostrano da un lato dei genitori iperprotettivi, dall’altro dei figli bamboccioni», ragiona la professoressa. Anche Lucrezia Songini, docente di Programmazione e controllo all’Università del Piemonte (Novara), ha vissuto due volte il caso di genitori entrati con i figli al ricevimento: «Mi sembra un segnale di immaturità da entrambe le parti». Bisogna mettere dei paletti. In gergo si chiama «regolazione delle distanze»: «Il genitore non deve sostituirsi al figlio nella decisione del percorso universitario. Va benissimo che si informi, poi però deve mantenere un ruolo di confronto e di ascolto senza prevaricazioni — continua la psicologa Camussi —. Anche prendere il posto dei figli nei colloqui con i docenti o con gli uffici è un atteggiamento disfunzionale che danneggia i ragazzi: invece di aiutarli, li deresponsabilizza». Eppure in quelle università nordamericane a cui l’Italia guarda come modello, da Berkeley a Stanford, l’attenzione per i genitori è ormai istituzionalizzata: ci sono eventi organizzati apposta per loro, newsletter, addirittura addetti dell’ufficio Comunicazione spe- La psicologa «Informarsi va bene, ma prendere il loro posto è un atteggiamento sbagliato: deresponsabilizza» cializzati nel rapporto con i «parents». «Le università americane hanno risposto con servizi mirati a quella domanda di coinvolgimento che arriva dai genitori. Un po’ perché una famiglia presente è un fattore importante per una carriera universitaria di successo — conclude Camussi —, un po’ per motivi di fundraising (raccolta fondi, in questo caso attraverso le tasse d’iscrizione ndr). Però poi è lo studente che deve gestire la sua carriera universitaria, in modo autonomo e senza interferenze». Questo in America è ben chiaro. Alessandra Dal Monte © RIPRODUZIONE RISERVATA Azienda Ospedaliera Universitaria di Messina Policlinico “Gaetano Martino” BANDO DI GARA PER ESTRATTO CIG: 5730591949 E’ indetta per giorno 23 Luglio 2014 ore 10,00 Procedura Aperta, ai sensi del D.Lgs. 163/06 n. 163 e s.m.i., per appalto del servizio di gestione, fornitura in regime di somministrazione e distribuzione dei gas terapeutici e tecnici, compresa la sostituzione delle bombole presso le centrali e le varie UU.OO. nonché l’assistenza e manutenzione dei relativi impianti di stoccaggio, centrali e reti di distribuzione presso gli edifici dell’Azienda. Importo complessivo €. 4.040.000,00 oltre Iva, di cui €. 60.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. Durata contrattuale anni 5. Gli atti di gara possono essere visionati gratuitamente presso il Settore Tecnico - Pad. “L” 2° piano dell’A.O.U. di Messina, nei giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 12,00; è possibile acquistarne una copia con le modalità previste nel bando di gara. Il Bando di Gara in forma integrale è consultabile sul sito informatico: www.polime.it; www.serviziocontrattipubblici.it. Fanno fede, comunque, i testi ufficiali depositati presso il Settore Tecnico dell’A.O.U.. Inviato alla C.E. il: 24.04.2014. IL COMMISSARIO STRORDINARIO Dott. Giuseppe Pecoraro Azienda Ospedaliera Universitaria di Messina Policlinico “Gaetano Martino” BANDO DI GARA PER ESTRATTO CIG: 5672469D7D E’ indetta per giorno 16 giugno, 2014 ore 9.00. Procedura Aperta, ai sensi del D.Lgs. 163/06 e s.m.i., per l’appalto del servizio di conduzione, gestione e manutenzione completa ed integrale degli impianti elevatori installati presso gli edifici dell’Azienda. Importo complessivo €. 900.000,00 oltre Iva, di cui €. 18.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. Durata contrattuale anni 5. Gli atti di gara possono essere visionati gratuitamente presso il Settore Tecnico Pad. “L” 2° piano - dell’A.O.U. di Messina, nei giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 12,00; è possibile acquistarne una copia con le modalità previste nel bando di gara. Il Bando e il Disciplinare di Gara in forma integrale sono consultabili sul sito informatico: www.polime.it; www.serviziocontrattipubblici.it. Fanno fede, comunque, i testi ufficiali depositati presso il Settore Tecnico dell’A.O.U. Inviato alla C.E. il: 21 marzo 2014. IL COMMISSARIO STRAORDINARIO Dott. Giuseppe Pecoraro P.O. FESR 2007/2013 - FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE FORNITURA MEZZI ED ATTREZZATURE PER IL POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA DEL COMUNE DI TARANTO COMUNE DI TARANTO Servizio Appalti e Contratti Via Plinio, 75 - 74121 TARANTO - Tel. 099.4581926-948; fax 099.4581999; e-mail: [email protected] AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO (per estratto) Si rende noto che, a seguito di esperimento di procedura aperta, l’esecuzione della FORNITURA MEZZI ED ATTREZZATURE PER IL POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA DEL COMUNE DI TARANTO (Appalto n. 04/2013 - CIG: 5049006B8C - CUP: E59E11000350002) è stata definitivamente aggiudicata in favore della Ass. Temp. tra le imprese COSTRUZIONI ECOLOGICHE srl - Grumo Appula BA (designata Capogruppo), ECO SERVICE spa e EUROSINTEX srl, per importo contrattuale complessivo, oltre IVA come per legge, € 2.499.500,00#. Il relativo Avviso Integrale è pubblicato sulla G.U.C.E. n. 2014/S 078 - 135777 del 19.04.2014, è pubblicato all’Albo Pretorio On-Line di questo Comune a decorrere dal 30.04.2014 ed è reso disponibile sul sito internet: www.comune.taranto.it., www.regione.puglia.it e sul sito del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, nonché in corso di trasmissione per la conseguente inserzione, per Estratto, sulla G.U.R.I. 5^ Serie Speciale. Il Dirigente del Servizio Appalti e Contratti - Dott. Michele MATICHECCHIA 24 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Crediamo che anche il migliore dei materiali possa essere sempre migliorato: Super Titanio 5 volte più resistente del normale titanio Collezione da 178 a 298 euro 5 volte più resistente del normale titanio 40% più leggero dell’acciaio inox Vetro Zaffiro, prezioso ed inscalfibile Energia inesauribile grazie alla carica luce € 278 Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 In Calabria Le immagini Il Comune mette all’asta 1.418 alberi per fare cassa L’arrivo La rievocazione dello sbarco di Napoleone a Portoferraio, sull’Isola d’Elba, dove rimase in esilio per dieci mesi, fino alla fuga per riconquistare Parigi (Ap/Muzzi) L’evento Lo sbarco il 4 maggio di 200 anni fa. Rievocazioni storiche fino a febbraio La celebrazione di un esilio: l’Elba festeggia il suo Napoleone Parate e figuranti in costume. Le tracce dell’imperatore sull’isola di MASSIMO NAVA C Il programma on dosaggio di folklore, promozione turistica e cultura, l’isola d’Elba ricorda il bicentenario dell’esilio di Napoleone: un calendario di appuntamenti e rievocazioni che dalla ricostruzione dello sbarco (4 maggio) si snoda per tutto il periodo della permanenza dell’imperatore (dieci mesi) fino al momento epico: la fuga dall’isola e la riconquista di Parigi, il capitolo dei Cento giorni, che ancora oggi appassiona gli storici per la sua temerarietà e inspiegabile riuscita. Si è cominciato ieri, con la sfilata delle divise dell’epoca, la consegna delle chiavi del regno, i discorsi del sindaco del tempo, il Maire Traditi, il Te Deum nel Duomo di Portoferraio e Sua Maestà l’imperatore che promise di «essere un buon padre». Si prosegue l’estate e nei mesi successivi, spaziando dal teatro alla musica, dal cinema alla gastronomia, dalle esposizioni ai convegni e coinvolgendo i comuni dell’Elba e i luoghi dove l’imperatore ha lasciato tracce significative: la reggia e le residenze, il teatro, la bonifica di Pianosa, il rilancio delle miniere, la realizzazione di strade e infrastrutture. L’isola, nonostante campanilismi secolari e non poche difficoltà in tempi di austerità, ha scommesso sul rilancio del turismo e offerto la possibilità di ricadute sulla Toscana, in particolare nei centri più collegabili al mito dell’imperatore, da Lucca a Livorno a San Miniato, il luogo originario dei Bonaparte. Spazio anche alla suggestione dei sentimenti, come le interviste immaginarie dei personaggi che contornarono l’imperatore, dai suoi generali alla madre Letizia, dalla sorella Paolina (alla quale è dedicata una delle più belle spiagge dell’isola) a Maria Walewska, la bellissima contessa polacca che lo raggiunse con il piccolo Alessandro, frutto del loro amore. L’imperatore e la «sposa polacca» trascorsero un’ultima notte al santuario della Madonna del Monte, sulle alture di Marciana Marina, da dove Napoleone allungava lo sguardo sulla terra natia, la Corsi- Ieri Sono cominciati ieri all’Isola d’Elba i festeggiamenti per il bicentenario dello sbarco di Napoleone (nel tondo, l’imperatore interpretato da un attore e a destra «Ritratto in piedi dell’Imperatore Napoleone» di Sir Charles Lock Eastlake) Le iniziative Sono previste iniziative durante l’estate e nei mesi successivi: dal teatro alla musica, dal cinema alla gastronomia e alle esposizioni . Coinvolti tutti i comuni dell’Elba e i luoghi dove l’imperatore ha lasciato tracce significative ca, architettando piani di fuga e di riscossa. Dentro il calendario ci sono anche «nicchie» di interesse culturale e suggestione storica, quali la riorganizzazione del Museo di Portoferraio e delle residenze e il restauro della casina Drouot, il governatore dell’epoca, per volontà dell’architetto Paolo Ferruzzi, memoria storica dell’isola e custode di una preziosa biblioteca, messa generosamente a disposizione di storici e scrittori che si sono misurati con l’epopea napoleonica. Qui i visitatori potranno fare un balzo nel passato e dialogare con sua Maestà e la bella Maria. Il piccolo mondo elbano si è mosso in controtendenza con il comune sentire dei francesi, che duecento anni dopo ancora sanno poco dell’isola e delle sue straordinarie bellezze e che forse da quest’anno cominceranno ad avere voglia di scoprirle. La spiegazione, nella mentalità francese, ha una sua logica. Il mito di Bonaparte, celebrato da Stendhal e Dumas e da un esercito di storici e biografi, si rinnova nell’esaltazione quotidiana delle sue imprese e sfuma nel ricordo della sconfitta, dell’esilio, della disfatta dell’impero. E, al tempo stesso, almeno da una parte della storiografia politica, vengono indagati gli aspetti più controversi del personaggio: le disastrose spedizioni militari, il bonapartismo che fa rima con cesarismo, la visione accentratrice dello Stato, con cui continua a fare i conti la Francia di oggi. Al contrario, l’Elba mette fra parentesi quello che in effetti fu l’esilio di Napoleone: una sorta di accettazione del nuovo venuto, con qualche ostilità, verso tasse e misure di ordine pubblico, mentre la propaganda dei nemici della Francia accreditava la versione più umiliante della vicenda; un regno da operetta, in cui l’imperatore sconfitto s’illudeva di riprodurre in miniatura gli splendori dell’impero. Fra questi due opposti, l’indifferenza dei francesi e il provincialismo locale, l’esilio dell’imperatore è rimasto nei decenni una parentesi, una paginetta nella grande storia, un capitolo persino meno significativo dell’esilio definitivo a Sant’Elena. L’obiettivo delle rievocazioni è anche di ridurre questa distanza, non tanto per rilanciare una figura esaltata e raccontata come pochissime nella storia dell’uomo, ma per ridare a un capitolo breve e declinante la sua giusta dimensione: importante per la cultura e la storia amministrativa dell’isola, non trascurabile come antefatto del Risorgimento italiano, straordinariamente epico nel suo avventuroso ed esaltante finale. [email protected] Che molti Comuni per riempire le casse, spesso vuote, escogitino trucchi di ogni tipo si sa. Che però si pensi di poter vendere pezzi di natura incontaminata è un’idea che fa arrabbiare molto i cittadini. In senso trasversale. Come sta succedendo in Calabria, dove nel giro di due mesi sono ancora una volta alberi secolari a provocare polemiche e mobilitazioni. Motivo? Qualche amministratore ha pensato di metterli all’asta per incassare. E così dopo il bosco dell’Archiforo a Serra San Bruno (foto sotto), del marzo scorso, adesso è la volta di 1.418 piante ricadenti nel territorio montano di Dasà (Vibo Valentia) che il 13 maggio verranno messe all’asta pubblica, con il sistema delle offerte segrete, per la vendita del materiale legnoso ricavabile dal taglio del lotto boschivo appartenente al demanio comunale di «Monte Famà». Si tratta di uno dei boschi più suggestivi e incontaminati dell’intero comprensorio delle Serre vibonesi. Fra gli alberi da taglio ci sono 1.357 piante di faggio, alcune secolari, e 61 esemplari di raro abete bianco. Nel marzo scorso, l’analoga decisione di «fare cassa» a Serra San Bruno era stata bloccata dalla rivolta sul web, dalla reazione di alcuni parlamentari e dalla presa di posizione di cittadini e associazioni ambientaliste. Rivolta che era riuscita a salvare l’abete bianco più grande d’Europa (55 metri di altezza e 5,5 di circonferenza) che oggi continua a fare parte del patrimonio naturalistico di Serra San Bruno. A distanza di due mesi, un’identica situazione si ripresenta con il Comune di Dasà e gli alberi di Monte Famà. Sul web la mobilitazione è già pronta. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Dibattito L’incontro tra il filosofo, il leader del movimento studentesco del ‘68 e il gesuita Sorge alla «Scuola della Cattedrale» del Duomo di Milano Se la Chiesa chiama Severino e Capanna per parlare di scienza La Scuola della Cattedrale del Duomo di Milano, ideata e organizzata dall’arciprete Gianantonio Borgonovo, ebraista ed esegeta, sta compiendo un anno di vita. E si fa sentire. Oggi, per esempio, alle 18 si incontreranno nella Sala delle Colonne (è il luogo preposto alle iniziative, con ingresso da piazza Duomo, accanto al Museo) il gesuita Bartolomeo Sorge, il filosofo Emanuele Severino e il leader del Movimento studentesco del ‘68 (ora presidente della Fondazione Diritti Genetici) Mario Capanna. Il motivo? Semplice: Borgonovo li ha riuniti per parlare di scienza come «bene comune». Che è poi anche il titolo del libro curato dallo stesso Capanna, pubblicato da Jaca Book. Quest’opera, nata da commenti a considerazioni di un testo di Capanna ispirato dall’urgenza di «democratizzare la scienza», raccoglie, oltre i suoi interventi, contributi che vanno da Valerio Onida a Salvatore Natoli, da Giuseppe Sarcina a Marcello Veneziani, da Franco Cardini a Gustavo Zagrebelsky agli stessi Severino e Sorge. Le pagine ruotano intorno alla domanda «Chi decide della scienza quando la scienza riguarda tutti?». Capanna ricorda che «il rapporto scienza- società si traduce nel rapporto scienza-democrazia» e che ora «le forze economico-finanziarie, che stanno dietro — e, sempre più spesso, dentro — la ricerca, sono in grado di condizionarne processi ed esiti». Severino sottolinea la contraddizione di chi determina la ricerca: «O il capitalismo non rinuncia a se stesso, e quindi alla propria distruttività, e distruggendo la Terra distrugge se stesso, oppure si convince del proprio carattere distruttivo e assume come scopo la salvaguardia della Terra (mediante l’adozione di tecniche alternative) e, anche in questo caso, rinunciando al proprio scopo primario, distrugge se stesProtagonisti Mario Capanna, leader del Movimento studentesco del ‘68 (a sinistra) e il filosofo Emanuele Severino so». Sorge osserva: «Scienza, società e democrazia sono finalizzate all’uomo non meno di quanto lo è la tutela dell’ecosistema. Perciò, occorre dar vita a un umanesimo nuovo, nel quale l’orizzonte della scienza non solo non sia in conflitto con quello della vita umana, ma al suo servizio». Senonché, l’incontro della Scuola della Cattedrale cade nell’ambito dell’annunciata enciclica di papa Francesco, dedicata alla custodia del Creato. Gli argomenti e le considerazioni non sono distanti dalle preoccupazioni del Pontefice; del resto, la salvaguardia della Terra non si può sempre e comunque declinare con il profitto e lo sfruttamento. Di più: Borgonovo riporta in Duomo due personaggi che per motivi diversi furono costretti a lasciare l’Università Cattolica di Milano: Capanna nel ‘68, Severino nel ‘70. È un fatto casuale? Gli abbiamo rivolto il quesito. Ci ha risposto: «Dialogare non significa con- fondere le posizioni degli interlocutori che si parlano, significa ascoltare l’altro per meglio comprendere le proprie posizioni. Perché tutti siamo servi di quella Verità che ci possiede». Morale della vicenda: la Scuola della Cattedrale, oltre un notevole evento di respiro internazionale (ricordiamo la presenza il 24 marzo del professore della Sorbona Pierre Laurens), è diventata un punto d’incontro culturale per le tematiche di interesse non solo accademico ma anche di attualità. Non ha sovvenzioni pubbliche. E questo è motivo di vanto per il Duomo. E per la lungimiranza della Chiesa. Armando Torno © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 italia: 51575551575557 27 28 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cultura Anteprima Esce domani per Einaudi il nuovo romanzo dell’autore torinese Francisco Icaza, pittore di denuncia Il pittore messicano Francisco Icaza (nella foto), tra i più conosciuti esponenti della cosiddetta Generación de la Ruptura, è morto a Città del Messico. Aveva 84 anni (era nato il 5 ottobre 1930). I suoi dipinti e i suoi murales (che si rifanno all’espressionismo tedesco e al surrealismo di James Ensor) trattano prevalentemente temi sociali e di denuncia. «Il nero e l’argento» Storia di un amore giovane e di una domestica Il mondo salvato da Babette L’umiltà secondo Giordano di RANIERI POLESE Il profilo I l nome intero, non abbreviato, della signora A. appare alla fine del breve romanzo di Paolo Giordano. È l’ultima parola del testo, la pronuncia il bambino Emanuele che i genitori hanno portato a vedere la tomba della donna che lo ha accudito nei primi otto anni di vita. Per tutto il libro, il narratore, sua moglie Nora, il figlio Emanuele la chiamano Babette, in ricordo del racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette. Anche lei, come la cuoca della Blixen, aveva preparato un gran pranzo, invitando a casa sua, fuori Torino, i suoi datori di lavoro. Quando le avevano spiegato chi era Babette e le avevano raccontato la storia di quel pranzo, la signora A. si era commossa, nascondendosi il viso con il grembiule per non farsi vedere. Il nero e l’argento (che esce domani per Einaudi) si apre con la notizia della morte della signora A., uccisa da un tumore che dai polmoni si è propagato troppo in fretta a tutto l’organismo. Da oltre un anno non andava più a servizio, era stanca, la terapia l’aveva debilitata, non se la sentiva più di guidare la macchina. Piano piano aveva dovuto rinunciare anche alle telefonate, e alla fine, poco prima della morte, una cugina l’ha portata in casa sua, dove ha passato gli ultimi giorni, magra e senza più forze, in un letto troppo grande. Ultima discendente di una illustre dinastia di cameriere immortalate dalla grande letteratura — Mariette, la servante au grand coeur di Baudelaire, Félicité di Un cuore semplice di Flaubert, Françoise ovvero Céleste Albaret di Proust e naturalmente la cuoca Babette — la signora A. s’impadronisce del romanzo di Paolo Giordano, diventandone la vera, indimenticabile protagonista. È lei il centro della famiglia, ha assistito Nora costretta a letto negli ultimi mesi di gravidanza, ha tirato su il piccolo Emanuele (che comincia a camminare con lei, non con i genitori), vizia e coccola con speciali piatti cucinati apposta l’uomo di Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982 e di formazione è fisico. Il suo romanzo d’esordio, «La solitudine dei numeri primi» (Mondadori, 2008) è stato pubblicato in oltre quaranta Paesi; tra i numerosi riconoscimenti, il premio Strega e il premio Campiello Opera Prima. Nel 2012 è uscito, ancora per Mondadori, «Il corpo umano». Collabora con il «Corriere». Foto: Mybosswas.com casa quando d’estate rimane solo a lavorare in città. È precisa, tiene gli scontrini della spesa e se li fa rimborsare subito. Sa bene cosa e come si deve fare, non sembra incline a confidenze eccessive. Si sa che è vedova da tanto tempo, che il marito, un rigattiere con qualche pretesa di antiquario, è morto giovane per una grave insufficienza renale. In quel pranzo con cui si merita il nome di Babette, i suoi datori di lavoro scoprono una casa piccoloborghese, molto pulita, un po’ kitsch, con il servizio di piatti buono e i calici dal bordo dorato su una tavola perfettamente apparecchiata. Il romanzo, con il suo titolo programmatico, tra la medicina galenica e l’alchimia (il nero è l’umore malinconico, biliare di lui; l’argento è l’elemento lunare, femminile), Eredità La figura principale è l’ultima discendente di una illustre dinastia di cameriere, da Flaubert a Proust e alla Blixen sembra volerci raccontare il rodaggio di una giovane coppia in un’epoca che si è sbarazzata dei vecchi ruoli moglie e marito, madre e padre, donna e uomo. Tutto si gioca sull’autenticità, ogni volta si richiedono sincerità, spontaneità, niente dev’essere dato per scontato. Ma così è un continuo mettersi alla prova, per lui, ricercatore di fisica che a un certo punto rifiuta una borsa di studio a Zurigo per restare con la famiglia, e per lei, arredatrice, che non sempre riesce a star dietro al suo lavoro. In questa relazione è la signora A. che detta il ritmo del quotidiano. All’inizio, scrive Giordano, lei serve alla giovane coppia come testimone del loro amore («ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso»). In realtà è molto di più. Per lei i tre «estranei» finiscono per nutrire un affetto assolutamente più forte che non quello per i rispettivi parenti, peraltro poco affettuosi (almeno la madre di lei, separata e poi risposata; di lui non si citano mai né genitori né altri congiunti). Si crea insomma un rapporto di difficile definizione, in cui non si capisce chi adotta chi. O meglio, lo si vede bene molto presto: i tre, padre madre e figlio, si sono lasciati adottare e inconsapevolmente vivono l’attaccamento per una madre, acquisita ma pur sempre madre: un tipo di legame di cui la vita precedente non li aveva provvisti. Succede così che «la storia di un amore giovane» (come si legge nel risvolto di copertina) lascia il posto alla storia di A., al suo concreto buon senso venato da ataviche superstizioni (ogni mattina alla radio ascolta l’oroscopo), alla sua fedeltà, al suo affetto non dovuto e non dettato da legami di sangue né di latte (curiosamente, Giordano usa due volte la parola balia, una per la signora A., un’altra per Teresina, la donna di servizio di quando era piccolo). La giovane coppia avrà i suoi alti e bassi, ma la fedeltà della signora A. non è mai in discussione. Quando se ne andrà, sarà per colpa della malattia. Un male annunciato da un presagio: la signora A. aveva visto uno strano uccello variopinto. L’uccello del paradiso, le aveva detto il vicino, un pittore. Ma subito Leslie Graff, «Relazioni domestiche» (2012, acrilico su tela, Saatchi Art) l’aveva messa in guardia: quell’uccello porta disgrazie e morte. Lei, intanto, l’aveva anche sognato quell’uccello, «quella specie di pappagallo» (curiosa coincidenza: Félicité, la serva dal «cuore semplice», L’incontro al Salone del libro sabato 10 Appuntamento multimediale a Torino: legge Isabella Ragonese Paolo Giordano presenterà al pubblico Il nero e l’argento al Salone del libro di Torino sabato 10 maggio e lo farà in una conversazione ospitata alla sala 500 del Lingotto (ore 18). Interviene Paola Gallo, mentre l’attrice Isabella Ragonese leggerà pagine del romanzo in un evento che si avvale anche di suoni e immagini curati da Mybosswas, studio specializzato in progetti e produzioni multimediali fondato da Federico Biasin e Giorgio Ferrero tre anni fa. nel racconto di Flaubert teneva un pappagallo, che una volta morto era stato impagliato). Intanto comincia la trafila di esami, Tac, visite dall’oncologo a cui la signora A. viene accompagnata dai suoi parenti adottati. Nora poi la aiuta a comprarsi una parrucca, nell’attesa che la chemioterapia faccia cadere i capelli. Ora il rapporto si è ribaltato: è lei a essere accudita, incoraggiata, servita. Non si sa fino a che punto la signora A. sia grata e contenta di tutte queste attenzioni. Di certo la giovane coppia prova, forse per la prima volta, un attaccamento profondo, il senso di un’appartenenza, un dolore vero. Come per un salto di corsia, un’improvvisa sterzata, il romanzo di Paolo Giordano passa dalla «storia di un amore giovane» all’elegia Metafore Aurelio Picca con «Un giorno di gioia» (Bompiani) trasferisce in un ambiente stralunato ed estremo le sue angosce familiari. Tra noir, poliziesco e favola La madre è una tigre, il figlio sta chiuso in gabbia di RAFFAELE LA CAPRIA M a che libro è questo Un giorno di gioia di Aurelio Picca, appena pubblicato da Bompiani? Me lo sono domandato più volte leggendolo, senza sapere bene come classificarlo. Cos’era, un noir, un poliziesco, un romanzo d’avventura o uno familiare? Era un libro autobiografico nato da una vera esperienza o un libro tutto inventato sulla sofferenza di un bambino che si sentiva «un nano ostaggio di giganti», come con breve e illuminante formula lo definisce Niccolò Ammaniti? Certo è che tutto il libro sembra riferire, in modo attonito e direi stralunato, quel che ha visto e sentito un bambino nato e cresciuto in un mondo di adulti perversi e dove al centro c’è una madre amatissima che lo tratta come un bambolotto, lo trucca e lo imbelletta con creme e rossetti, lo fa assistere con indifferenza ai suoi turbolenti incontri sessuali con l’amante. Dietro c’è una famiglia, anzi un clan, arcaico Aurelio Picca è nato a Velletri. Ha vinto il premio Moravia e il superpremio Grinzane Cavour ma anche spregiudicatamente moderno, di zii e zie numerosissimi, tutti tra di loro in conflitto per un’eredità, e tutti talmente spregiudicati da rasentare e praticare il furto e la rapina a mano armata; anche la madre, anzi soprattutto lei, donna bellissima e terribile. È tutto talmente esagerato, in questo romanzo, che uno si domanda se non è una favola nera, una metafora, un modo per raccontare un mondo stravolto, dagli occhi di un bambino offeso, e lo scandalo che avviene naturalmente ogni giorno tra l’innocenza dei piccoli e la malvagità dei grandi. E sarà vero che questo bambino viene chiuso in una gabbia per assistere impotente a chissà quali riti osceni tra la sua governante e un servo della casa? Sarà vero il suo rapporto affettuoso con una tigre che ricorda in qualche modo il rapporto con la madre? A volte sembra di trovarsi, più che nella tradizione della narrativa italiana, in quella zona della narrativa francese dove imperversano Bataille e Klossowski, ma qui depurati di ogni sottinteso metafisico, ma anche qui però «oltre il limite» realistico. Invece è più giusto pensare a Moravia, il Moravia di Agostino, e al suo rapporto con la madre, liberato dalla psicologia e dall’ombra di Freud e qui nutrito da un risentimento e da un’ira covati a lungo, e che alla fine esplodono in un gesto liberatorio. Certo è che questo è un libro ben scritto, dove gli avvenimenti scorrono uno dopo l’altro come le caselle di un fumetto avvincente, come le sequenze di un film poliziesco: vedi ad esempio com’è descritta la rapina a mano armata, fatta dalla madre e vista dal bambino, alla gioielleria Bulgari, in via Condotti. Si sente La confessione Scrivere questa vicenda è stato un modo per liberarsi delle ossessioni e delle crudeltà subite nell’esistenza l’atmosfera di un film americano, di quelli con pistole puntate e facce spietate. Chi legge questo riassunto può pensare a un libro strampalato ed eterogeneo, ma invece tutto torna perché, specie nella seconda parte, i luoghi e i fatti sono raccontati con una precisione che arriva fino alla descrizione di minimi dettagli, uno stemma, una sedia, la disposizione dei mobili in una villa, l’ubicazione delle stanze e così via. Tutto torna, tutto rientra in una struttura controllata, ma tutto insomma è sempre esageratamente fuori della norma. Nell’ultima parte, infine, l’autore parla di se stesso e del libro che ha scritto, di questo libro, e dice che ha scritto «una storia necessaria per liberarsi delle ossessioni e delle crudeltà subite». E noi lettori restiamo con la sensazione di aver letto un libro tutto vero e tutto falso, come quello un po’ esaltato che s’inventano i bambini; anzi, di aver assistito ad un esorcismo con qualche eccesso liberatorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il romanzo di Aurelio Picca, «Un giorno di gioia», è pubblicato da Bompiani, pp. 240, 17,50 Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 IN PAGINA ✒ Cultura 29 italia: 51575551575557 Ritrovare Epicuro per amico di ARMANDO TORNO Nelle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio si leggono notizie sulle opere di Epicuro: «Scrisse moltissimo e tutti superò per numero di libri: sono infatti circa trecento rotoli di papiro. Non vi sono in essi citazioni tratte da altri...». Tanto di lui è andato perduto, anche se ci sono pervenuti documenti che consentono di conoscere la sua concezione della fisica (Lettera a Erodoto) o dell’etica (Lettera a Meneceo). Nella collana «Pensatori» di Carocci è uscita di Francesco Verde una monografia su Epicuro (pp. 280, 22): lavoro degno della massima considerazione, aggiornato, ben condotto e, in ultima analisi, utile (si vedano capitoli quali Forma di scrittura delle opere filosofiche di Epicuro o la parte finale riguardante la sua scuola). L’influenza di questo pensatore sull’Occidente è stata enorme: riscoperto dal Rinascimento umanistico e ben presente negli illuministi, eccolo nelle pagine di filosofi o poeti quali Leopardi, Marx, Nietzsche; o di letterati come Cioran. Una sua sentenza preziosa: «Ogni amicizia è desiderabile di per sé anche se ha avuto il suo inizio dall’utilità». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incipit Una presenza preziosa nella vita del protagonista, della moglie Nora e del piccolo Emanuele Quel sabato d’aprile nella casa kitsch e pulita dell’ostinata signora A. di PAOLO GIORDANO I l giorno del mio trentacinquesimo compleanno la signora A. ha rinunciato d’un tratto all’ostinazione che la caratterizzava ai miei occhi più di ogni altra qualità e, già composta in un letto che ormai pareva smisurato per il suo corpo, ha infine abbandonato il mondo che conosciamo. Quella mattina ero andato all’aeroporto a prendere Nora, di ritorno da un breve viaggio di lavoro. Sebbene fossimo a dicembre inoltrato, l’inverno indugiava e le distese monotone ai lati dell’autostrada erano impallidite da uno strato sottile di nebbia, come a simulare la neve che non si decideva a cadere. Nora ha risposto al telefono, dopodiché non ha parlato molto, è rimasta soprattutto in ascolto. Ha detto ho capito, va bene, martedì allora, quindi ha aggiunto una delle frasi che l’esperienza ci fornisce per ovviare, in caso di necessità, alla scarsezza di parole adeguate: – Forse è stato meglio così. Ho deviato alla prima area di servizio Intimità Aveva consuetudini quasi leggendarie, come la puntualità con cui ogni mattina ci aggiornava sull’oroscopo ascoltato alla radio in morte di una signora amica. Un cambio di rotta non sappiamo quanto volontario e consapevole: sembra quasi che la signora A. sia uno di quei personaggi che impongono la loro presenza all’autore, lo condizionano, gli cambiano trama e ordito del lavoro. E il risultato è qualcosa di inatteso, ma certo è un’opera toccata da un’infinita grazia, dove agisce una segreta, dolente sensibilità. Ci sono notazioni acutissime sulle strane asimmetrie di questo rapporto: la signora A., nella casa dove è a servizio, non si siede mai a tavola pur essendo diventata una di famiglia; al funerale, i giovani non seguono il feretro al cimitero, sentendo che l’essere solo «i datori di lavoro» li esclude da una intimità che riguarda soltanto i parenti. Nei mesi della malattia, quando la signora è ancora a casa sua, i giovani vanno a trovarla, e lei apre per loro la stanza segreta, dove ha conservato alcuni pezzi rimasti del commercio del marito. Dopo morta, due mobili anni Venti vanno in eredità alla giovane coppia. E dal buffet, come un messaggio misterioso ed enigmatico, vengono fuori dei ritagli di giornale che il marito della signora A. aveva raccolto a riprova della sua credenza nei complotti. Dettagli, i mobili e quei giornali, poveri resti di una vita fin troppo comune, che comunque pretende di parlarci ancora dopo la fine. La visita dei tre «orfani» al cimitero chiude il libro: ed è l’omaggio per uno dei personaggi più belli dei libri letti in questi anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA per consentirle di scendere dall’auto e camminare da sola verso un punto indefinito del parcheggio. Piangeva piano, la mano destra chiusa a conca per coprire la bocca e il naso. Fra le innumerevoli cose che ho imparato su mia moglie in dieci anni di matrimonio c’è il vizio di isolarsi nei momenti di dolore. All’improvviso diviene inaccessibile, non permette a nessuno di consolarla, mi costringe a restare lì, spettatore inutile della sua sofferenza — una ritrosia che ho scambiato talvolta con una mancanza di generosità. Per il resto del tragitto ho tenuto un’andatura più lenta, mi sembrava una forma ragionevole di rispetto. Abbiamo parlato della signora A., evocando qualche aneddoto del passato, anche se per lo più non si trattava di veri aneddoti — non ne avevamo su di lei —, semmai di consuetudini, consuetudini a tal punto radicate nella nostra vita famigliare da apparirci quasi leg- gendarie: la puntualità con cui ogni mattina ci aggiornava sull’oroscopo che aveva ascoltato alla radio mentre noi eravamo ancora addormentati; il modo che aveva di appropriarsi di certe zone della casa, specie della cucina, tanto che ci veniva da domandarle il permesso di aprire il nostro stesso frigorifero; le massime con cui poneva freno a quelle che secondo lei erano delle complicazioni inutili create da noi ragazzi; il suo passo marziale, mascolino, e poi la tirchieria incorreggibile, ricordi quella volta che ci dimenticammo di lasciarle i soldi per la spesa?, lei svuotò il barattolo delle monetine, racimolando i centesimi fino all’ultimo. Dopo qualche minuto di silenzio, Nora ha aggiunto: – Che donna, però! La nostra Babette. Sempre presente. Anche stavolta ha aspettato che io tornassi. Non le ho fatto notare che mi aveva appena sommariamente escluso dal quadro complessivo, né ho trovato il coraggio di confessarle ciò che stavo pensando proprio nello stesso istante: che la signora A. aveva atteso il giorno del mio compleanno per andarsene. Entrambi ci stavamo dunque fabbricando una piccola, personale consolazione. Non ci resta altro da fare davanti alla morte di qualcuno, se non inventare delle attenuanti, attribuire al defunto un ultimo gesto di premura che ha voluto riservare proprio a noi, disporre le coincidenze secondo un piano di senso. Eppure oggi, con la freddezza inevitabile della distanza, fatico a credere che sia stato davvero così. La sofferenza aveva portato la signora A. lontano da noi, da chiunque, molto prima di quella mattina di dicembre, l’aveva spinta a camminare fino a un angolo di mondo appartato — proprio come Nora si era allontanata da me nell’area di sosta dell’autostrada — e da laggiù lei ci voltava le spalle. La chiamavamo così, Babette, il soprannome ci piaceva perché suggeriva un’appartenenza, e piaceva a lei perché era tutto suo e suonava come un vezzo, con quella cadenza francese. Credo che Emanuele non ne abbia mai compreso il significato, magari un giorno gli capiterà di imbattersi nel racconto di Karen Blixen, o più probabilmente nel film, e allora effettuerà il collegamento. Tuttavia aveva accettato di buon grado che la signora A. diventasse Babette da un certo punto in poi, la sua Babette, e ho il sospetto che associasse quel Opera terza Il terzo romanzo di Paolo Giordano, il primo dopo il suo passaggio da Mondadori a Einaudi, si intitola «Il nero e l’argento» (pp. 121, 15). Sarà in libreria domani, martedì 6 maggio Dopo l’intreccio polifonico de «Il corpo umano», che ha sullo sfondo la partecipazione dei militari italiani al conflitto in Afghanistan, Giordano torna alle atmosfere borghesi e cittadine che avevano caratterizzato anche l’opera d’esordio nomignolo alle ciabatte di lei, per assonanza, le ciabatte che la sua balia indossava come primissimo gesto entrando in casa nostra e riponeva appaiate accanto alla cassapanca a fine giornata. Quando, rilevata la condizione miserevole delle suole, Nora gliene aveva procurate un paio nuove lei le aveva confinate nello sgabuzzino e mai usate. Faceva così, non modificava mai nulla, anzi si opponeva ai cambiamenti con il corpo e con lo spirito e, sebbene la sua caparbietà fosse buffa, perfino stolida alle volte, non posso negare che ci facesse piacere. Nella nostra vita, la vita mia e di Nora e di Emanuele che a quell’epoca sembrava rivoluzionarsi ogni giorno e oscillava pericolosamente al vento come una pianta giovane, lei era un elemento fisso, un riparo, un albero antico dal tronco così largo da non riuscire a circondarlo con tre paia di braccia. Era diventata Babette un sabato di aprile. Emanuele parlava già, ma sedeva ancora sul seggiolone, quindi dev’essere successo cinque o forse sei anni fa. La signora A. aveva insistito mesi affinché andassimo a trovarla a casa sua, almeno una volta, per pranzo. Nora e io, esperti nel declinare gli inviti che avessero un sentore anche vago di riunione di famiglia, ci eravamo sottratti a lungo, ma la signora A. non si lasciava scoraggiare e ogni lunedì era pronta a rinnovare l’invito per il fine settimana seguente. Ci eravamo arresi. Avevamo guidato fino a Rubiana in uno stato di strana concentrazione, come accingendoci a fare qualcosa di poco spontaneo che avrebbe richiesto un alto grado di impegno. Non eravamo abituati a sederci a tavola con la signora A., non ancora: nonostante la frequentazione assidua, vigeva fra noi un rapporto implicitamente gerarchico secondo il quale, semmai, lei era in piedi affaccendata mentre noi mangiavamo e discutevamo degli affari nostri. Può darsi addirittura che in quel periodo non ci dessimo ancora del tu. — Rubiana, — aveva detto Nora, osservando perplessa la collina fitta di boschi, — immagina passare tutta la vita qui. Avevamo visitato l’appartamento di tre stanze dove la signora A. trascorreva la sua solitaria vedovanza e ci eravamo spesi in complimenti eccessivi. Le informazioni che avevamo sul suo passato erano poche — Nora sapeva giusto qualcosa in più di me — e, non potendo attribuire un senso affettivo a ciò che vedevamo, l’ambiente ci era sembrato né più né meno che quello di una casa inutilmente pomposa, un po’ kitsch e molto pulita. La signora A. aveva apparecchiato il tavolo rotondo del soggiorno in maniera impeccabile, con l’argenteria allineata su una tovaglia floreale e dei calici pesanti dal bordo dorato. Il pranzo in sé, pensai, sembrava un pretesto per giustificare l’esistenza di quel servizio di piatti, che evidentemente non trovava un impiego da anni. © 2014 PAOLO GIORDANO. TUTTI I DIRITTI RISERVATI © 2014 GIULIO EINAUDI EDITORE S.P.A., TORINO Il dibattito Da Anna Karenina a Molly Bloom: i personaggi femminili inventati dagli uomini sono il grande oggetto di desiderio. A volte false, eppure immortali «Io sono lei», sogno impossibile degli scrittori maschi di GIORGIO PRESSBURGER V orrei parlare di un aspetto finora poco indagato: si tratta della domanda se è capace un uomo, uno scrittore, anche se della grandezza di Tolstoj, di rappresentare la vita interiore di una donna con piena autenticità. Le protagoniste del teatro, della narrativa, delle opere liriche, delle poesie, dei quadri, dei film, sono innumerevoli. I lavori in cui appaiono sono, per la maggior parte, anche se non esclusivamente, creazioni di scrittori, pittori, musicisti, registi di sesso maschile. Ci sono scrittori notevolmente profondi, come lo svedese August Strindberg per esempio, che non sono mai venuti a capo di questa questione. Altri, della stessa epoca, come Ibsen, con molto coraggio hanno affrontato i pregiudizi del pubblico, difendendo la donna: la sua Nora di Casa di bambole abbandona marito e figli perché ha subito un gravissimo torto, frutto di una sordida incomprensione. Ma direi che dall’antica Gre- cia fino ai giorni nostri le figure femminili spesso sono tragiche, vittime a volte eroiche di costumi sociali arretrati e ingiusti. Pensate a Elettra, ad Antigone, alle martiri cristiane delle sacre rappresentazioni medievali, alla Giulietta di Shakespeare e a tante altre figure femminili che con un po’ di retorica chiamiamo immortali. I più grandi psicologi si sono scervellati per risolvere il problema: se esista la possibilità di una vera empatia, cioè di una identificazione tra sentimenti femminili e maschili. Anche i neuroscienziati lavorano con dedizione alla soluzione di questo enigma. Perché, tornando a Tolstoj e alla sua Anna Karenina, ci sono tante cose da dire a proposito del rapporto uomo-donna in letteratura. Intanto questo: che la moglie del grande scrittore, pur essendosi spesso sacrificata per aiutare il marito (ha ricopiato a mano le nove versioni di Guerra e pace, circa settecento pagine) non era in buoni rapporti con lui, il quale alla fine della sua vita l’ha infatti abbandonata, fuggendo in treno e prendendosi la polmonite che l’ha ucciso. C’è anche da dire che parte del pubblico femminile si è profondamente identificata con Anna Karenina. (Karenin è il nome del marito, non di lei!). È molto probabile che questa eroina letteraria sia una fortissima proiezione di un modo maschile di pensare la donna. Un modo peraltro assolutamente onesto e pieno di sforzi di comprensione. Ma non bisogna nemmeno dimenticare che il grande quasi contemporaneo di Tolstoj, (ha vissuto un po’ prima di lui) Gustave Flaubert, essendo accusato di immoralità per il romanzo Madame Bovary (altro caso di tradimento coniugale), davanti al tribunale ha dichiarato «Madame Bovary c’est moi» , cioè «sono io Madame Bovary». E questa dichiarazione, a parer mio, non è da prendere come battuta di spirito, ma come rivelazione di una verità che getta nuova luce su tutta la letteratura mondiale. Cinquant’anni più tardi James Joyce ha cer- cato una nuova strada. Notoriamente il suo libro più noto e idolatrato, Ulisse, termina con il monologo interiore di Molly, moglie del protagonista Leopold Bloom. Molly sarebbe la versione moderna di Penelope, e Bloom il borghese centroeuropeo (ebreo ungherese) sarebbe l’equivalente di Ulisse. Come poteva Joyce rappresentare l’interiorità femminile? È noto che il suo modello era la sua compagna di vita, Nora Barnacle, conosciuta a Dublino e poi portata a Trieste, dove hanno vissuto quattordici anni, e dopo in giro per l’Europa. È stata lei che «l’ha fatto diventare uomo», secondo la dichiarazione di lui stesso. Attraverso le lettere di Joyce da Dublino, molto po- Secondo la Woolf Qualche volta si è donne, altre volte uomini: quel che conta è in fondo essere creature umane co da salotto di benpensanti, si capisce che rapporto di complicato erotismo li ha legati per tutta la vita. Ebbene, Joyce pare che abbia ricopiato, in parte, il monologo di Molly-Penelope dalle lunghe conversazioni fatte con Nora. È da notare che le lettere di risposta di lei a quelle di James, eroticamente infuocate, sono state distrutte. Negli anni Settanta del Novecento quel monologo è stato recitato innumerevoli volte in teatro, anche nell’ambito del movimento femminista di quell’epoca. A dire il vero qualcuno ha avanzato perfino l’ipotesi che molti brani di quella cinquantina di pagine finali siano stati scritti proprio da Nora Barnacle. Ma ipotesi simili nascono e si moltiplicano spesso nell’ambito del pettegolezzo letterario. Virginia Woolf dà un’altra soluzione: nel suo romanzo Orlando, il protagonista spesso si trasforma da uomo in donna e viceversa: alla fine di questa bellissima opera il lettore o la lettrice non saprà com’è veramente Orlando. Perché è tutti e due: qualche volta uomo e qualche volta donna. Mai fino in fondo. Però, a parte tutto e soprattutto, è un essere umano. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Cultura 31 italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere Romanzi d’Europa Maestri In uno dei più grandi successi editoriali di sempre, il mito dell’artista destinato a influenzare la letteratura del Novecento Il piano dell’opera 1 14 aprile Milan Kundera L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE Intervista di Paolo Di Stefano a Roberto Calasso 2 22 aprile José Saramago MEMORIALE DEL CONVENTO Prefazione di Massimo Raffaeli 3 28 aprile Claudio Magris DANUBIO Prefazione di Corrado Stajano 4 Oggi Thomas Mann I BUDDENBROOK Prefazione di Paola Capriolo 5 12 maggio Marguerite Yourcenar MEMORIE DI ADRIANO Prefazione di Mario Andrea Rigoni 6 19 maggio Primo Levi LA TREGUA Prefazione di Frediano Sessi 7 26 maggio Ivo Andric IL PONTE SULLA DRINA Prefazione di Giorgio Montefoschi 8 2 giugno Robert Louis Stevenson IL SIGNORE DI BALLANTRAE Prefazione di Franco Cordelli 9 9 giugno Nikos Kazantzakis ZORBA IL GRECO Prefazione di Paolo Mereghetti di DARIO FERTILIO I Buddenbrook come I miserabili, Il nome della rosa e Il signore degli anelli in confezione unica: un libro da top ten delle vendite, uno dei dieci massimi successi editoriali d’ogni tem- po. E dire che il signor Fischer, di professione editore, il 15 agosto 1900 in cui confermò a Thomas Mann di aver ricevuto il suo manoscritto per posta, restò a lungo a macerarsi nel dubbio. Troppo fluviale quel romanzo sulla borghesia anseatica di Lubecca: a suo tempo lui aveva gentilmente messo l’autore sull’avviso! Certo, dopo avergli pubblicato la prima raccolta di novelle, Il piccolo signor Friedemann, gli avrebbe anche fatto l’onore di stampargli un intero romanzo… «purché non fosse tanto lungo». E invece, eccolo sul suo tavolo: un blocco di carta da distribuire in due volumi, un intreccio così abbondante di personaggi da richiedere uno specchio illustrativo per orientare il lettore; e, quel che è peggio, visibilmente ispirato a dame e cavalieri realmente vissuti a Lubecca (il che prometteva una bufera di rimostranze, minacce e for- Un Buddenbrook per sempre se anche azioni legali). Esitò per un anno, l’editore, sinché nell’agosto del 1901 decise di rischiare: ma sì, diamo alla luce quest’opera irriverente, firmata da un letterato appena ventiseienne! Il libro esce, ottiene buone recensioni, ma successo scarso. Allora Fischer decide di farne un’edizione economica in volume unico: va esaurita rapidamente, la miccia provoca l’incendio, ed eccoci, tanti anni dopo, a celebrarne la vastità dei numeri e della durata. Le ragioni del fenomeno devono esserci, naturalmente: prima fra tutte la qualità letteraria del romanzo, la perfezione e l’equilibrio delle sue parti, la singolare capacità dell’autore di trasfondervi lo spirito del tempo (Paola Capriolo lo mette in rilievo con la consueta, cristallina capacità d’analisi nella prefazione al libro in edicola da oggi con il «Corriere»). Si tratta, in primo luogo, di un intreccio irripetibile fra il pessimismo filosofico di Schopenhauer, il travolgente «erotismo della morte», espresso in musica da Wagner, e la «psicologia della decadenza» ispirata da Nietzsche. Esposta così, la faccenda può anche intimidire il lettore digiuno di Thomas Mann, per cui è giusto rassicurarlo: qui la magia della narrazione consiste nel rendere i grandi temi intellettuali del tempo, a cavallo fra Ottocento e Novecento, perfettamente spontanei e naturali, oltre che motivazioni credibili e comprensibili nelle menti dei personaggi che animano la famiglia Buddenbrook. Della quale occorre aggiungere il ruolo per così dire dinastico all’interno dell’aristocrazia commerciale di Lubecca; officiante dei sacri riti nella città orgogliosamente libera prima dell’unificazione tedesca sotto il segno della Prussia; ma anche già turbata economicamente dall’affacciarsi sulla scena di una nuova classe industriale, parvenue e vitale, aggressiva e incurante dell’antico stile mercantile che aveva reso prospera la città. Parallelamente al declino della vecchia Lubecca, si sgretolano nel corso della narrazione le certezze dei Buddenbrook: seguiti scena dopo scena da Thomas Mann verso il loro progressivo dissolvimento. Quattro sono le generazioni raccontate, da quella vitale e assertiva del capostipite all’ultima, ormai estenuata e artistoide, impersonata dal piccolo Hanno, destinato a tracciare una linea definitiva sotto il suo nome nell’album genealogico di famiglia. Intorno a loro — i maschi del clan — si aggirano figure significative femminili, ma anche ospiti che già lasciano profilarsi, alla soglia di casa Buddenbrook, l’ombra di un’epoca in cui superficiali, mascalzoni e avventurieri avrebbero corroso, e infine avuto la meglio, sugli antichi valori. Da dove arrivano i personaggi centrali del romanzo? Naturalmente dalla realtà: anzi, si può dire che il ritmo quaternario sul quale è impostata l’opera stia a indicare, insieme con le generazioni presenti nella finzione, anche quelle reali della famiglia Mann che le hanno ispirate. E così possiamo immaginare il giovane Thomas al lavoro per raccogliere l’imponente mole del materiale di costruzione preliminare alla sua opera: quel che non poteva aver visto né ricordare, a causa della giova- La saga della famiglia che ha rivelato Thomas Mann Lo stile di una borghesia senza tempo e autobiografica ne età, glielo offrivano il fratello Heinrich, la madre e la sorella Julia. E anche possiamo immaginare il turbinio di pettegolezzi che in seguito accompagnò, negli ambienti di Lubecca, la diffusione del volume: tanto che i librai distribuivano sottobanco, insieme alle copie ufficiali, una specie di vademecum in cui si indicavano i personaggi reali che a ciascuno dei personaggi aveva fatto da modello. Giunti fin qui, potremmo anche pensare, come tanti critici, che I Buddenbrook siano da leggere alla stregua di un romanzo sociale, naturalistico, destinato ad evolversi capitolo dopo capitolo in dramma intimo, in cui contano cioè soprattutto i sentimenti e la psicologia dei protagonisti. Dentro a questo giudizio c’è naturalmente del vero; come anche centrale è il tema della decadenza borghese di fronte all’irrompere delle nuove classi e in prospettiva delle democrazie di massa. Thomas Mann, ne I Buddenbrook, risolve orgogliosamente il suo personale dilemma ricorrendo a Freud: in ognuno esiste una pulsione all’autodistruzione, alla resa, alla morte, però anche la possibilità del suo contrario, un’orgogliosa affermazione vitale di Prossimamente La scrittrice francese Marguerite Yourcenar (19031987) è stata la prima donna eletta alla «Académie», e «Memorie di Adriano», uno dei suoi libri più famosi, uscirà il 12 maggio nella serie Romanzi d’Europa. In alto: illustrazione di Camilla Guerra Il valore profondo Oltre che un affresco storico, è una nitida evocazione di suoni, forme, colori e odori legati all’epoca quel che si è, della propria discendenza e della propria storia. Da qui gli sarà possibile puntellare le sue rovine, riscoprendo orgogliosamente una identità di «artista borghese». E tuttavia un sospetto ci coglie col procedere delle pagine: questo non è, se non nelle intenzioni, un giovanile romanzo a tesi, in cui si vuol dimostrare come Schopenhauer, Nietzsche, Wagner, e magari anche Marx, a modo loro avessero ragione. La forza di queste descrizioni, oltre che nella pietas verso un mondo dignitoso, amato e colto nel suo tramonto, risiede piuttosto nell’ipotiposi, nella capacità di evocare con straordinario nitore le forme, i suoni, colori, i gusti, gli odori. Quel timbro risuona nella meticolosa descrizione della ricetta per la carpa da cuocere nel vino rosso, nel bagliore del bacile internamente in argento con cui si celebrano i battesimi in casa Buddenbrook, nell’affettuosa ironia con cui vengono ricordate le mediocri poesie d’occasione pronunciate durante i banchetti, nel suono della carambola in sala biliardo ornata da animali impagliati, nel grosso nodo alle cravatte, nelle ingenue formule latine pronunciate dai medici di famiglia in visita ai malati, nel tenue profumo di violette e biancheria pulita che riempie la stanza delle ragazze. In quello che ancor oggi si chiama «stile Buddenbrook». Perciò l’ordito sotto l’arazzo è ben più complesso di quel che sembra; da là, la calamita dei Buddenbrook continua ad esercitare su di noi la sua irresistibile attrazione. Il declino amaro degli imprenditori di Lubecca D 16 giugno Stendhal LA CERTOSA DI PARMA Prefazione di Alessandro Piperno 11 23 giugno Charles Dickens TEMPI DIFFICILI Prefazione di Sergio Romano 12 30 giugno Albert Camus LO STRANIERO Prefazione di Dacia Maraini 13 7 luglio Miguel de Unamuno NEBBIA Prefazione di Emanuele Trevi 14 14 luglio James Joyce GENTE DI DUBLINO Prefazione di Sandro Veronesi 15 21 luglio Italo Svevo LA COSCIENZA DI ZENO Prefazione di Giorgio Pressburger 16 28 luglio Knut Hamsun FAME Prefazione di Franco Brevini 17 4 agosto Javier Cercas SOLDATI DI SALAMINA Prefazione di Pierluigi Battista 18 11 agosto Hermann Hesse NARCISO E BOCCADORO Prefazione di Isabella Bossi Fedrigotti C.D.S. © RIPRODUZIONE RISERVATA In edicola Il quarto volume dedicato al capolavoro tedesco, il quinto alla Yourcenar opo le uscite dedicate a Milan Kundera, José Saramago e Claudio Magris, oggi in edicola il quarto volume dell’iniziativa editoriale del «Corriere della Sera» dedicata ai «Romanzi d’Europa»: si tratta de I Buddenbrook, tra le opere più note di Thomas Mann, qui presentato con la prefazione inedita di Paola Capriolo (in vendita a € 9,90 più il costo del quotidiano), vicenda di declino economico e sociale ambientata nella Lubecca dell’Ottocento (il romanzo uscì nel 1901), che illustra con un grande affresco storico e psicologico la vita della borghesia industriale e commerciale tedesca. Storia di un’ascesa, vista però con l’occhio di una vecchiaia quanto mai riflessiva e profonda, è invece il romanzo Memorie di Adriano della scrittrice francese Marguerite Yourcenar, che sarà 10 in edicola dal 12 maggio, quinto volume della collana con prefazione inedita di Mario Andrea Rigoni: nel capolavoro — tra l’altro, è uno dei libri divenuti di culto dell’autrice — si legge il racconto in prima persona dell’imperatore Adriano, ormai anziano e malato, che ragiona sul senso della vita e del tempo, sull’amaro e sul dolce dell’esistere. Questo e gli altri libri della collana — si continuerà con Levi, Andric, Camus e molti altri fino all'11 agosto — costituiscono parte di quella radice comune europea cui l’iniziativa è dedicata: il «luogo» culturale e umano da cui proveniamo, raccontato da autori di ogni parte del continente, tra i migliori testimoni di uno scorcio di storia. I.Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi UNA MOSTRA ALLA TRIENNALE Il personaggio Il maestro di San Paolo Il percorso Con il neobrutalismo creò (85 anni), premio Pritzker nel 2006 uno stile da una necessità economica Il razionalista tropicale «S i può immaginare solo ciò che si sa costruire»: in questa frase è racchiusa tutta la filosofia progettuale di Paulo Mendes da Rocha, architetto brasiliano cui è dedicata la mostra che apre domani alla Triennale di Milano. «Una figura di certo non secondaria nel panorama dell’architettura mondiale — racconta l’architetto Daniele Pisani, docente di storia dell’architettura all’Università di Venezia e curatore della rassegna —: insignito del premio Pritzker nel 2006, docente alla facoltà di architettura di San Paolo e maestro per almeno un paio di generazioni di progettisti, brasiliani e no. E tutt’ora in attività, nonostante l’età, 85 anni». La sua figura di «razionalista puro», tecnico per formazione ed eredità paterna, ha esordito verso la metà degli anni Cinquanta impiegando, come molti altri suoi colleghi, il cemento armato: per questo, la sua architettura è stata definita, forse a torto, neobrutalista: «In realtà — commenta il professor Pisani — il cemento armato, per un Paese come il Brasile, in quel periodo, non era una scelta ma una necessità. Era l’unico materiale economico che potesse essere “lavorato” facilmente, secondo le esigenze del progettista. Non bisogna dimenticare che l’industria siderurgica brasiliana stava sorgendo proprio in quel periodo. Il ferro era un materiale troppo pregiato per impiegarlo negli edifici, se non nella misura strettamente necessaria». Omaggio a Mendes da Rocha In Brasile ha reso poetici il cemento armato e l’acciaio Però Mendes da Rocha è stato anche uno dei pochi architetti che non è rimasto legato ad un unico materiale, ad un unico linguaggio progettuale: «Dalla fine del secolo scorso, cioè in piena maturità, ha cominciato ad impiegare anche l’acciaio — riprende Pisani — adeguando il linguaggio compositivo al nuovo materiale». Tra i progetti più significativi, la sistema- zione della Praça do Patriarca a San Paolo, con l’incredibile «ala» sospesa ad un portale in ferro e il recupero della Pinacoteca do Estado. Un progettista defilato, quasi schivo. Conosciuto soprattutto dagli addetti ai lavori. Scopo di questa mostra è allargare la sfera di interesse verso questo personaggio, la cui fama, al di fuori dei confini brasiliani, è stata messa in ombra da autentiche archistar quali Oscar Niemeyer (morto nel 2012 alle soglie dei 105 anni). «Il fatto che Mendes da Rocha abbia costruito pochissimo al di fuori del suo Paese — spiega Pisani — non ha certo favorito la sua notorietà a livello globale. Però è stato molto attivo nella sua città e nello stato di San Paolo, dove ha realizzato numerosi edifici pubblici, case, chiese e mu- sei». Tra le opere al di fuori dei confini nazionali, la più importante è sicuramente il padiglione del Brasile all’Expo di Osaka nel 1970 (di cui esistono pochissimi documenti e immagini), cui viene dato ampio spazio nella prima sala. La mostra propone una selezione di oltre 200 disegni, 9 plastici, numerose foto, riviste d’epoca, filmati e videointerviste ed è articolata, crono- logicamente, in due sale in cui vengono esposti i grandi progetti pubblici; altre due sale accolgono la documentazione relativa ai progetti di abitazioni e negli ultimi ambienti, infine, le opere più recenti. «L’attività di Mendes da Rocha prosegue incessantemente — precisa il curatore — anche se adesso non ha più uno studio vero e proprio come in passato: ha conservato l’uffi- cio e la segretaria ma per ogni nuovo progetto di volta in volta collabora con team di giovani architetti locali. In questo modo, ottiene un duplice risultato: può dedicarsi al lavoro progettuale vero e proprio, lasciando ai giovani le incombenze più noiose; allo stesso tempo, per costoro, è una incredibile opportunità per accumulare esperienza, conoscenze e metodologia. Un catalogo della modernità L’impianto sportivo Il Ginásio do Clube Atlético Paulistano è una delle opere di Mendes da Rocha con João De Gennaro Il museo La Pinacoteca do Estado de São Paulo, profondamente rinnovata negli anni 90 dall’architetto La casa Il soggiorno dell’abitazione che Paulo Mendes da Rocha costruì per sé a Butantà nel 1964 Anche nelle nuove leve il dialogo tra tecnica rigorosa e habitat esuberante Una generazione sedotta dal «richiamo della foresta» di LUCA MOLINARI I n questi ultimi dieci anni, prima con un ritmo quasi impercettibile, e poi con una frequenza inattesa, sono arrivati sui nostri tavoli, attraverso le pagine di siti specializzati come archdaily.com o al vaglio di premi dedicati alla giovane architettura internazionale, immagini dei primi lavori di una nuova generazione di progettisti brasiliani. Ricordo la curiosità con cui guardavamo queste opere, un po’ per la costante presenza di una Natura lussureggiante che sembrava trasudare dalle immagini e che sempre contrastava con opere rigorosamente moderne, un po’ per la costante attenzione per un mondo solo apparentemente così lontano da noi e benedetto da almeno due generazioni di straordinari architetti. Del Brasile, per molti anni, giungevano le forme sensuali e facili da digerire del maestro Oscar Niemeyer, autore che ha avuto una fortuna straordinaria in Europa a partire dagli anni Sessanta grazie alla sua esuberanza stilistica e politica, e che ha generato una sorta di involontario cono d’ombra in cui sembrava essere caduta la cosiddetta Scuola Paolista e i suoi grandi autori come Joaquim Guedes, Vilanova Artigas, Lina Bo Bardi e Paulo Mendes La lezione ancora attuale Tutti «fanno cantare» il punto di appoggio, lasciando scorrere la terra lussureggiante sotto il corpo abitativo degli edifici da Rocha. Poi il premio Mies van der Rohe nel 2000 e, soprattutto, il Pritker Prize del 2006 hanno riportato Mendes da Rocha alla notorietà internazionale che meritavano le sue opere e la sua azione educativa. Uno dei suoi lavori più noti, il Museo Brasiliano di Scultura di San Paolo (MuBe) del 1988 sembra sintetizzare con chiarezza alcuni elementi che ritroviamo continuamente nell’opera di tanti giovani autori brasiliani: l’idea di un edificio pubblico che sia insieme spazio abitato e frammento aperto del paesaggio circostante; l’affermazione orgogliosa di una modernità severa ed elementare; una relazione attenta e sofisticata tra tecnica e natura. Ed è soprattutto quest’ultimo elemento che affascina della maggior parte dei lavori brasiliani degli ultimi decenni. La percezione di opere così fortemente moderne, così attente al suolo su cui poggiano e alla Natura con cui si confrontano continuamente. La maggior parte delle ville e degli edifici pubblici di studi ormai riconosciuti come spbr, MMBB, Forte-Gimenez-Marcondes Ferraz, Gruposp e Libeskindllovet sono facilmente riconoscibili da come trattano uno dei temi meno considerati e più difficili dell’architettura: l’attacco a terra. In tutti i casi le loro opere, come quelle precedenti dei loro maestri, non occupano tutta la superfice del terreno gravando con il proprio peso in maniera indifferente, bensì cercano ogni volta pochi punti d’appoggio in cui scaricare il peso dell’architettura circostante lasciando così scorrere la terra fertile e lussureggiante al di sotto del proprio corpo. Gli storici dell’architettura si ri- Collettivo Fernando Forte, Lourenço Gimenes e Rodrigo Marcondes Ferraz Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Eventi 33 italia: 51575551575557 Triennale, le altre mostre A breve a Milano In Atelier Aurelio Amendola: fotografie 1970-2014 (7/5 – 8/6; a sinistra, Alberto Burri al lavoro), mostra curata e organizzata dagli studenti del corso di Laurea Magistrale dell’Università IULM in Arti, Patrimoni e Mercati, coordinati da Vincenzo Trione; Luca Meda - La felicità del progetto (8/5 – 8/6); Markus Schinwald - Il dissoluto punito (14/5 – 15/6) Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. L’intervista Il progettista ribadisce il ruolo dell’architettura nel ripensare la società «Noi, figli di utopie mai realizzate Ma la vivibilità è ancora possibile» «La coscienza della fragilità della natura non è più solo delle élite» «I Poi quando vede che hanno acquisito capacità e sicurezza, cerca nuovi partner». La rassegna espone numerosi disegni tecnici (piante e sezioni) in modo che le prime, sui tavoli in prossimità delle pareti, abbiano sempre la sezione corrispettiva appesa al muro per agevolare la lettura anche ai «non tecnici». In molti casi i progetti sono corredati di foto d’epoca o recenti che aiutano ad inquadrare meglio la costruzione. Poiché la storia dell’architettura brasiliana è stata, in una certa misura, influenzata dalle vicende politiche del Paese, all’ingresso dell’esposizione viene fornito un libriccino di una trentina di pagine, che contiene note storiche, tecniche, descrittive, relative ai progetti più complessi o meno noti in modo da agevolarne la lettura. Tra i numerosi schizzi, compare anche un disegno di aquiloni, realizzato probabilmente in un momento di relax. Sicuramente non legato ad alcun progetto. «Ho voluto esporre anche questo documento privatissimo — conclude Pisani —: un riferimento all’attività dell’uomo, alla creatività. Ma anche metafora dell’intelligenza». Marco Vinelli Oggi l’incontro La mostra «Paulo Mendes da Rocha - Tecnica e immaginazione» ospitata dalla Triennale di Milano da domani al 31 Agosto 2014 (info: 02.724341, www.triennale.it), è curata da Daniele Pisani, autore anche del libro con tutte le opere dell’architetto (Electaarchitettura). Oggi pomeriggio alle 17 Mendes da Rocha (qui sopra, il suo progetto per lo stadio del Paranà) dialogherà con Francesco dal Co. Ostracizzato dal regime militare, solo con il ritorno del Paese alla democrazia, a metà degli anni 80 Mendes da Rocha riesce a imporsi come la figura principale dell’architettura paulista e brasiliana. Nella foto grande, in alto, Casa King a San Paolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA fanno all’idea del «far cantare il punto d’appoggio» promossa da Vilanova Artigas a citazione del maestro francese del cemento armato Auguste Perret, e come principio fondante della Scuola di San Paolo orgogliosamente legata a un sapere politecnico tra architettura e ingegneria in con- l mondo che immagino vede la coscienza della gente crescere, passare dalla propria casa alla città, e poi oltre verso la natura e il mondo. Questo faremo noi architetti, aiutare a disegnare il nostro habitat, senza più rigide divisioni di ruoli». Paulo Mendes da Rocha, 85 anni, arriva a Milano con lo spirito di un ragazzo. Rappresenta decenni di una grande scuola, quella brasiliana, che nell’architettura moderna ha osato come poche al mondo. Sempre partendo dalle proprie origini: uomini che arrivano in una natura vuota ed esuberante, secoli fa, e cercano di scoprire il modo migliore per vivere gli spazi. «Siamo figli di una utopia, in gran parte non realizzata, certo. Abbiamo dovuto misurarci con la natura, perché non c’era nulla di costruito dagli uomini. E ancora oggi il Brasile, situato tra due grandi sistemi di acque, da nord a sud, sogna con grandi realizzazioni per muoversi e comunicare attraverso spazi immensi. Abbiamo progetti per unire Atlantico e Pacifico, colmare le distanze con strade e ferrovie. Questo ci obbliga a trattati con i Paesi vicini, alla costruzione di una pace duratura sul continente. Si dirà: cosa c’entra l’architettura? Tutto, siamo noi che dovremo cercare di avere un ruolo nella ricomposizione del territorio, non lasciare che sia solo politica e business». Ma il Brasile ha fallito molto su questo punto, pensiamo alle città cresciute a dismisura, caotiche, spaccate dalle diseguaglianze. «Non c’è dubbio. Della visione utopica di molti pensatori non si è realizzato quasi nulla. Ma l’orizzonte resta: dobbiamo correggere gli errori del passato, quelli che hanno portato a far crescere in un territorio vuoto una città di 20 milioni di abitanti come trapposizione alla visione Beaux Artes della Scuola di Rio de Janeiro. Ma credo che oltre a questo principio, che ha permesso l’ideazione e realizzazione di opere in cemento armato coraggiose e visionarie sospese nel vuoto da improbabili punti di appoggio, si sia verificato un fortunato Matematica magica L’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, 85 anni, davanti ad alcuni calcoli utilizzati nei progetti San Paolo. Perché lì c’era il lavoro, la speranza di un futuro per tanta gente obbligata dalla miseria ad emigrare. Ora se ripensiamo ai grandi progetti di cui dicevo, ecco le nuove possibilità. Se i fiumi diventano sempre più navigabili, la costruzione di nuove città per evitare la crescita disordinata di quelle attuali diventa possibile». Secondo Mendes da Rocha tutto coinvolge l’architetto come portatore di una nuova vi- ❜❜ Il futuro Non mi interessa lo stile dei palazzi ma come saranno pianificate le città incontro tra l’ambizione della tecnica moderna con la potenza inarrestabile della natura brasiliana e del suo clima. È come se il mondo gracile dei pilotis di Le Corbusier avesse trovato un sedimento fecondo nella foresta sudamericana dando un senso ancora più potente e radicale all’idea di sione della natura. «Così come non vedo più alcuna divisione tra architettura e urbanismo, da molto tempo, allo stesso modo immagino che si possa andare oltre, uscendo dalle città. Non credo sia importante sapere come sarà costruito un edificio nel futuro, quale stile prevarrà. Un palazzo sorge come complemento di una pianificazione più ampia, più coerente con l’insieme». Sogno di pochi? «Non credo. Una delle cose più straordinarie alla quale stiamo assistendo è che la coscienza della fragilità della natura sta entrando nella cultura popolare, non è più limitata alle élite. Il cambiamento è in corso, non si potrà mai più aggredire il pianeta come si faceva in passato». Ma gli esempi dei grandi appetiti che ruotano attorno al cemento sono di questi giorni, le polemiche sui costi folli in sollevare l’architettura moderna da terra. Quando osserviamo le tante ville costruite tra le nuove metropoli e il cuore della foresta incontaminata riconosciamo in quei pilastri e supporti che fanno lievitare queste opere una forma di rispetto per l’am- Brasile per Mondiali e Olimpiadi. «Sì, è un disastro, non trovo altre parole per definire quanto sta avvenendo. Vedo un contrasto fortissimo con la semplicità di una grande passione nazionale come il calcio. Siamo il Paese del futbol, che bisogno c’era di queste opere monumentali? In molti stadi bastava cambiare i seggiolini... Non resterà nulla di duraturo dopo queste spese, niente per la popolazione. E sono in fortissimo contrasto con le ❜❜ I Mondiali Opere colossali e inutili, alla fine non resterà nulla per la popolazione I progetti Da sinistra, Residência na Serra das Cabras dello studio di architettura MMBB; Edificio Residencial Bela Vista, un’opera firmata dal collettivo carioca Gruposp necessità vere, come un sistema di trasporti pubblici che ci liberi dalla schiavitù dell’automobile». Cosa può insegnare invece il Brasile al resto del mondo? «Io credo che da noi la revisione critica dell’installazione umana sul pianeta sia stata sempre molto forte. Come dicevo sia a causa delle nostre origini, sia per i nostri errori successivi, soprattutto nell’urbanismo. Penso addirittura che la formazione di una certa coscienza sia addirittura più forte nei Paesi in via di sviluppo. Ma la storia sta avendo ripercussioni anche nel Vecchio Mondo. Cosa sono oggi nelle vostre città i problemi di convivenza con gli emigrati se non un’eredità del colonialismo europeo dei secoli passati?» Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA biente che le circonda e di fragile alterità verso una Natura che sarà sempre e comunque più forte. E così la percezione di una continuità forte tra le opere dei maestri e quelle di questa nuova generazione, espressione di una nuova stagione sociale ed economica del Brasile contemporaneo, diventa anche testimonianza della forza educativa e didattica di una Scuola come quella di San Paolo in cui scopri che Mendes da Rocha rinunciò ad avere un proprio studio privato per trasformare il laboratorio universitario in un atelier aperto ai migliori studenti per la progettazione delle proprie opere. E molti di questi nuovi studi d’architettura non sono altro che la prosecuzione di questa filosofia di lavoro e di ricerca a dimostrarci ancora una volta che l’architettura è anche una pratica collettiva in cui talento creativo e vocazione sociale s’incontrano per dare forma a opere che sappiano ancora «fare cantare» il mondo che le circonda. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 *in più rispetto al prezzo del quotidiano a&b-actionandbranding.com 34 € 5,90* E-BOOK LE NUOVE TASSE SULLA CASA € 4,99 Cosa cambia per proprietari e affittuari Imposte comunali, agevolazioni, detrazioni e ristrutturazioni. Ma anche acquisto prima casa e affitti. Tanto è cambiato nella tassazione della casa, ed è facile sbagliare senza le giuste indicazioni. Per questo c’è Le nuove tasse sulla casa, la guida facile e immediata per pagare il giusto e utilizzare tutte le agevolazioni. In edicola dal 30 aprile con IN E-BOOK nei migliori store digitali e nell’app per iPad® Biblioteca del Corriere Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 35 italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile SCENARI ✒ I drammi nella storia passata di una nazione pesano sempre ed è difficile dimenticarli o peggio ancora archiviarli. Occorre sempre fare i conti con le lacerazioni che hanno diviso e portato a conflitti sanguinosi. Inevitabile, poi, arriva il momento del giudizio finale e delle scelte ragionate, pragmatiche e pacificatrici, nell’interesse della collettività. Gerry Adams, presidente del Sinn Fein ed ex leader dell’Ira, uno dei protagonisti chiave degli accordi del 1998 (il Good Friday Agreement) che chiusero decenni di atroci violenze nell’Irlanda del Nord, torna libero dopo 5 giorni di interrogatorio. Alcuni suoi ex compagni dell’organizzazione lo avevano accusato di avere ordinato nel 1972 il sequestro e l’omicidio di una mamma di 37 anni sospettata di essere una confidente degli inglesi. Il suo fermo ha messo a dura prova i fragili equilibri nordirlandesi fra repubblicani cattolici e unionisti protestanti che governano insieme con poteri devoluti da Londra e che cercano la via della lunga e faticosa riconciliazione. Il suo rilascio (senza imputazioni) viene visto altresì come il cedimento a un ricatto del Sinn Fein (se non lo liberate ri- schia di saltare tutto). I fantasmi del passato sono duri a morire. È comprensibile. Ma occorre guardare al futuro. Aldilà delle responsabilità vere o presunte di Gerry Adams (lui si è detto innocente), il caso di Jean McCoville (la donna uccisa dall’Ira) ha messo l’Irlanda del Nord dinanzi a un terribile dilemma: riconoscere il diritto sacrosanto dei familiari delle vittime del conflitto e delle faide interne all’organizzazione alla giustizia oppure tutelare la pace e impedire nuove fratture dalle conseguenze imprevedibili? Sono trascorsi molti anni dalla guerra nordirlandese eppure la tensione e i rancori permangono, sia pure sempre più in misura circoscritta. Dimenticare è sbagliato. Solidarizzare con le famiglie colpite è necessario. Ma il desiderio sacrosanto di giustizia, realisticamente e con grande sofferenza, a volte deve essere sacrificato all’interesse più alto della pace. Il rilascio di Gerry Adams è ragionevole e comprensibile proprio per il presente e per il domani senza armi nell’Irlanda del Nord. Fabio Cavalera @fcavalera © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CONSEGUENZE DELLA CRISI ECONOMICA ANCHE IN ITALIA NASCONO MENO FIGLI ✒ Il drammatico calo delle nascite in Grecia è stato descritto come un effetto della crisi economica. Il fenomeno è stato rilevato in altri Paesi europei. E ai primi posti c’è l’Italia dove il peggioramento delle condizioni sociali e la disoccupazione hanno inibito il desiderio di fare figli. La conseguenza è che le coppie ritardano i progetti di allargamento della famiglia e aumenta l’età della donna alla prima gravidanza. Nel 2012 secondo l’Istat sono nati 12 mila bambini in meno rispetto all’anno precedente e 42 mila in meno rispetto al 2008. Quindi una diminuzione del 7,4% in quattro anni. I dati provvisori del 2013 evidenziano un ulteriore flessione del 4,3%. L’allarme viene lanciato sull’autorevole rivista Lancet da Mario De Curtis, neonatologo dell’università La Sapienza, che ritiene urgentissimo prendere le contromisure se non vorremo ritrovarci in un Paese senza giovani. E la prospettiva è molto vicina a giudicare dal rapido declino della curva della natalità. L’analisi di questa sorta di catastrofe non finisce qui. Le mamme italiane sono le più anziane d’Europa. Quasi 4 su 10 oggi provano la gioia del primo bebè dopo i 35 anni, probabilmente solo dopo aver raggiunto una maggiore serenità economica. Basterebbero questi dati per convincere il governo che le iniziative per contrastare il fenomeno delle culle vuote devono essere incisive, finalizzate a imprimere finalmente una svolta. De Curtis nota che «anche durante la crisi economica non bisognerebbe tagliare la sanità e sostegni sociali. Il rischio è un ulteriore deterioramento della condizioni materno infantili». I bambini nati da donne povere o che hanno difficoltà a utilizzare i servizi di medicina prenatale durante la gravidanza si ammalano infatti più facilmente. Margherita De Bac [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA TUTTI AD ASPETTARE GENNY ‘A CAROGNA COSÌ LA DEMOCRAZIA SI MOSTRA IMPOTENTE ✒ Gennaro Di Tommaso, detto Genny ‘a carogna, è ormai più di un capo tifoso. Quel tizio che all’Olimpico indossava una maglietta che a malapena gli conteneva il torso cetaceo e che inneggiava a chi uccise il commissario Raciti, è diventato addirittura una sorta di Leviatano. Nel senso, bene inteso, in cui ne parlano due celebri scrittori di cui Einaudi ha di recente tradotto la corrispondenza. «Oggi lo sport è una grande attività economica, una mega-industria, un mostro marino: e gran parte del mondo sembra più che soddisfatta di farsi inghiottire dalla balena». Così Paul Auster scrive all’amico John Coetzee, premio Nobel per la letteratura, il quale aveva posto ad entrambi un curioso quesito. Ma come ti spieghi, gli aveva scritto, che anche noi spendiamo tanta parte del nostro tempo a guardare partite e a parlare di tennis, football e calcio? Rapiti dal bisogno di nuovi eroi. Ma non solo. La cosa più grave a cui pure Auster e Coetzee fanno cenno è che in quella balena, come l’altra sera all’Olimpico, ci può finire anche la nostra democrazia. La quale è vulnerabile su più fronti, ma in particolare su quello dei poteri forti (quanto pesano, dove si annidano, come influenzano l’opinione pubblica) e su quello delle decisioni scomode, cioè impopolari (chi le prende, chi se ne assume la responsabilità). Chi ha visto la diretta tv di Napoli-Fiorentina ha già capito: un potere forte e decidente in Italia sono le tifoserie sportive, quella napoletana come quella ro- mana, che le partite le ha bloccate davvero, e in cella per aver sparato a un giovane partenopeo è finito proprio l’ultrà che nel marzo 2004 convinse Totti a riportare i giallorossi negli spogliatoi. Presidente del Consiglio, presidente del Senato, presidente della commissione antimafia, autorità di polizia: tutti l’altra sera hanno atteso che fosse Genny ‘a carogna a dire l’ultima parola. Un trasferimento di potere che finirà per legittimare ancora di più il potere delle tifoserie. Certo, non si era al Colosseo, e nessuno avrebbe potuto pretendere da Renzi, da Grasso o dalla Bindi un pollice verso o all’insù. Ma la sovrapposizione televisiva delle loro facce indecise a quella di Hamsik, costretto a contrattare con la curva in tumulto, ha prodotto, inutile nasconderlo, l’effetto devastante di una democrazia impotente. Manco a farlo apposta, poi, Genny ‘a carogna sembra essere proprio quel boss cui allude il Guardian quando, parlando di calcio mercato, definisce Napoli una «roccaforte della mafia». Non è così? E non è forse Napoli quella che si vedrà nei serial televisivi ispirati a Gomorra? Se di pregiudizi si tratta, non si può che fare come suggeriva Croce a proposito di quelli antimeridionali. Respingerli, ma nell’intimo comportarsi come se fossero veri per meglio smentirli. Marco Demarco mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA Addio miopi speranze sulla Libia Ora l’Italia ha paura (per gas e petrolio) di FRANCO VENTURINI SEGUE DALLA PRIMA Due anni e mezzo dopo, quell’incauto e miope ottimismo si è trasformato in un sentimento di frustrazione e di paura. Per tutti gli occidentali, ma soprattutto per chi, come l’Italia, ha una dipendenza importante dalle forniture energetiche libiche ed è l’approdo naturale delle correnti migratorie che partono dalle coste libiche. Eppure, per motivi che è difficile comprendere salvo che si voglia evitare di riaccendere polemiche e dubbi sulla guerra del 2011, in Italia si parla poco di Libia. Non si ha la consapevolezza della posta in gioco, si fatica a individuare nelle vicende libiche un interesse nazionale primario dell’Italia. Invece la Libia merita di più, perché la Libia è oggi una minaccia che pesa in primo luogo su di noi. Non era certo incoraggiante l’evoluzione dell’era post-Gheddafi prima dell’uccisione dell’ambasciatore americano Chris Stevens. Ma dopo quel tragico 11 settembre 2012 è stato come se una potente scarica elettrica avesse attraversato tutto il Paese distruggendo sul suo cammino ogni speranza di riconciliazione interna. Da allora attentati, uccisioni, intimidazioni armate l’ultima delle quali nei giorni scorsi in pieno Parlamento per impedirne il voto, si susseguono a ritmo crescente. Il Paese è controllato da una miriade di milizie armate fino ai denti che non sempre coincidono con la mappa tribale e che possono contare su cinquantamila uomini (per avere un riferimento, contro Gheddafi combatterono in diecimila). Le milizie, quando non si scontrano tra di loro, esercitano una pesante influenza su governi che nulla possono e su forze regolari ridotte all’impotenza. All’interno di una cornice tanto poco rassicurante si scontrano «liberali» (il termine si applica soprattutto all’economia) e islamisti di molteplici tendenze, una volta alleati tra loro, quella successiva pronti a spararsi addosso. E poi ci sono i «federalisti» della Cirenaica, che spaziano dai veri autonomisti agli ultrà scissionisti con vari livelli di estremismo fino alla presenza di un nucleo di al Qaeda, del tutto inesistente nell’ Ancien Régime gheddafiano. Questa premessa sul caos libico è schematica e parziale, ma è anche indispensabile per capire quali macigni pesino sul capo di noi italiani. Perché — e questo è soltanto il primo aspetto — nel gran calderone della nostra ex colonia si è ormai affermato, da parte delle milizie che controllano il territorio, un riflesso automatico: il mezzo migliore per farsi valere è bloccare la produzione o l’esportazione di gas e di petrolio. Tattica senza dubbio efficace. Ma il risultato è che il milione e mezzo di barili di greggio al giorno prodotti malgrado tutto nel 2012 è passato negli ultimi mesi a una quantità variabile (dipende dalle scorribande delle milizie) tra i 170.000 e i 250.000 barili al giorno. E qualcosa di simile è successo con la produzione di gas. Non ne risultano danneggiati soltanto i Paesi importatori come il nostro (l’Italia riceveva dalla Libia il ventitré per cento del suo fabbisogno di petrolio sceso ora al dodici, e sulle importazioni di gas c’è stato un taglio del quaranta per cento), ma inevitabilmente vanno in crisi anche le finanze dello Stato abituate a ricavare dalle esportazioni di greggio e di gas la quasi totalità dei suoi introiti. In altre parole si creano le premesse per nuove proteste armate e nuove destabilizzazioni, che davanti all’emergenza finanziaria potrebbero sfociare in un crollo totale e definitivo delle istituzioni ancora esistenti (teniamolo presente, questo spauracchio, per quando parleremo di immigrazione). L’Eni, tra tulle le compagnie internazionali che erano e che in minor numero sono ancora presenti in Libia, pur avendo subìto aggressioni e blocchi operativi, nel complesso è stata l’unica a proseguire nella sua attività. Ma le incognite valgono che per lei, quando non si riesce a varare un meccanismo di salvaguardia per il futuro della Libia. E quando la crisi ucraina, ancora aperta a tutti gli sviluppi, potrebbe comportare già da fine maggio (la data indicata da Mosca per ricevere i pagamenti BEPPE GIACOBBE NEL NORD IRLANDA IL DRAMMA DEL PASSATO CONTRO UN PRESENTE E UN FUTURO DI PACE dovuti dal governo di Kiev) un rallentamento se non un blocco delle forniture energetiche russe. E ancora, possiamo davvero considerare stabile l’Algeria, la nostra più grande fornitrice di gas dopo la Russia, ora che l’infermo Bouteflika è stato rieletto alla presidenza tra molte polemiche? La risposta alle sfide energetico-geopolitiche, beninteso, è nella diversificazione delle fonti. Stiamo già compiendo questa operazione in attesa di vedere se importeremo lo shale gas statunitense, ma i costi aumentano e le difficoltà tecniche pure. E poi, se la Libia sprofondasse fino in fondo nel suo caos, cosa dovremmo aspettarci di veder arrivare sulle nostre coste o a bordo delle navi dell’operazione Mare Nostrum? Nel 2014 sono arrivati in Italia 25 mila disperati, con un ritmo simile soltanto a quello, giudicato abnorme, del 2011. Il sistema di accoglienza è al collasso malgrado i piani di emergenza. Il 93 per cento di questi immigrati viene dalla Libia. Dovremmo stupircene? No di certo. La Libia è diventata una sorta di corridoio aperto verso il Mediterraneo, e molte migliaia di migranti che fuggono dalle miserie e dalle guerre dell’Africa nera, di eritrei, di etiopici, di somali, persino di siriani che credono questa via preferibile a quella terrestre, tentano di arrivare vivi sulla costa libica sognando l’Italia porta dell’Europa. Quanti sono quelli già in attesa? È verosimile che siano alcune decine di migliaia. Ma se la Libia portasse a compimento il suo suicidio, se lo Stato sparisse del tutto e le condizioni di vita si facessero insopportabili, dovremmo aspettarci cifre molto superiori. E questo mentre l’Europa non modifica le sue regole (a cominciare da quella decisa a Dublino, secondo cui il primo Paese di accoglienza è responsabile in toto verso l’immigrato) e contribuisce poco e male a un fenomeno che dovrebbe riguardare tutta la UE. In verità ai tempi di Gheddafi l’Italia qualcosa aveva escogitato, sapendo che l’unico modo civile di frenare le ondate migratorie è quello di bloccarle vicino alle ❜❜ Dal 2012 le nostre forniture dall’ex regno di Gheddafi sono scese da un milione e mezzo a 200.000 barili di greggio al giorno ❜❜ Il piano europeo contro l’instabilità: bisogna ricreare un esercito nazionale capace di contenere le milizie coste di partenza. Con Tripoli avevamo concordato, malgrado le bizze del colonnello, un sistema di pattugliamento congiunto delle acque libiche con motovedette fornite dall’Italia che avrebbero avuto a bordo anche personale italiano. L’esperimento ebbe appena il tempo di partire. Prima i pescatori di Mazara del Vallo denunciarono di essere stati mitragliati “dagli italiani” per aver violato le acque libiche. Poi arrivò una sentenza europea che vietava quel metodo di respingimento perché non distingueva tra emigranti economici e richiedenti di asilo. Oggi non sarebbe nemmeno pensabile tornare a formule simili: il nazionalismo di qualche milizia costiera affonderebbe all’istante le motovedette «vendute allo straniero», anche se proprio questo straniero le avesse regalate. Ma le conseguenze di quel fallimento restano, e sono tremende: a fronte dei pochi campi di accoglienza organizzati dallo Stato libico e malamente controllati dall’Onu, ve ne sono tantissimi gestiti dalle milizie, dove si stupra sistematicamente, dove si tortura sistematicamente, dove vengono stabilite le tariffe per essere imbarcati verso l’ignoto, dove nessun controllo può essere effettuato da alcuno. Sarebbero purtroppo questi campi a gestire il crollo generale se si verificasse, non certo quelli «ufficiali». E se volessimo dire la nostra, se immaginassimo qualche proposta, se anche volessimo offrire aiuto, a chi potrebbe rivolgersi l’Italia? A un governo inesistente o privo di poteri effettivi? Oppure dovremmo andare a caccia dei capi di ogni milizia, rischiando di essere attaccati da quella vicina? Siamo giunti al nocciolo della questione, la mancanza di interlocutori. E anche alla più fondamentale delle domande: la Libia può ancora essere salvata, gli interessi dell’Italia (e di altri, si pensi alle basi nel sud dei qaedisti del Sahel) possono ancora essere tutelati? Nessuno dispone di risposte certe. Ma faticosamente, e senza poterne prevedere l’esito, un piano si è fatto strada nelle capitali occidentali a cominciare da Roma. Bisogna ricreare un esercito nazionale libico capace di contenere le milizie. L’Italia sta addestrando a Cassino (ma qualcuno lo sa?) i primi quattrocento militari libici che saranno poi sostituiti da altri. L’Onu è in una posizione favorevole perché non possono esserle rivolte accuse di partigianeria nazionale: dovrà nominare un rappresentante di alto livello incaricato di andare a lavorare sul campo in Libia e di coordinare l’azione della comunità internazionale. Si dovrà convincere il governo centrale che alla Cirenaica una vera autonomia va concessa. Si dovrà trovare un metodo per dividere tra le varie regioni, tribù e milizie i proventi dalla vendita di idrocarburi in cambio della riconsegna delle armi. Si dovrà, a quel punto perché prima non si potrebbe, affrontare la questione migratoria. Ottimismo? Purtroppo mi torna in mente quello del 20 ottobre 2011. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 37 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere Caro Sostegni, el 1925 il governo Mussolini fece approvare dal Parlamento una legge che limitava fortemente la libertà d’associazione ed esponeva qualsiasi sodalizio al rischio d’essere bruscamente disciolto con un intervento prefettizio. La legge era illiberale e apparteneva all’arsenale delle disposizioni con cui il capo del governo, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, stava creando il regime. Ma N GUERRA IN SIRIA Danni ai beni culturali Caro Romano, il protrarsi della guerra civile in Siria ha richiamato nuovamente l’attenzione sulle nefaste conseguenze alle quali è sottoposto il patrimonio artistico a causa di eventi bellici (Corriere, 27 marzo). Nel suo vivido saggio «L’arte in guerra» lei cita in una lunga serie di disastri il saccheggio del museo di Bagdad. È una vicenda singolare. All’approssimarsi del conflitto del 1992, la direttrice riuscì a nascondere preziosi reperti nei sotterranei della Banca Centrale. Dopo le operazioni militari, fu affidato all’Italia il compito di collaborare con gli irakeni al ripristino del patrimonio archeologico. Una squadra di esperti guidata da due diplomatici (Mario Bondioli Osio e Pietro Cordone) con un capillare lavoro di ricerca riuscì a recuperare la massima parte della refurtiva. In generale, il sistematico danneggiamento dei beni culturali dovrebbe spingere ad intensificare il coinvolgimento della società civile nel denunciare questi intollerabili vandalismi. I servì anzitutto a sopprimere la massoneria di cui Mussolini era nemico sin dai suoi anni socialisti. Vi fu persino una caccia al massone, organizzata da squadre fasciste, che il capo del governo interruppe «benevolmente» soltanto quando aveva già prodotto il suo effetto. Quando la legge venne in discussione alla Camera, il 19 maggio 1925, il solo discorso contrario al provvedimento fu quello di Antonio Gramsci. Il leader comunista era convinto c h e l a m a ss o n e r i a fo ss e «l’ideologia e l’organizzazione reale della classe borghese capitalistica». Ma riconobbe i suoi meriti storici e accusò il governo di colpirla per meglio colpire con la stessa legge l’asmezzi di informazione possono essere un veicolo importante in questa azione di mobilizzazione come propulsione di più efficaci iniziative internazionali. La Siria non è certo un caso isolato, ma uno dei più clamorosi attualmente in corso. Migliaia di turisti che hanno ammirato le meraviglie artistiche siriane tra cui le rovine della mitica Ebla, forse ignorano che il notissimo Krack dei Cavalieri è stato danneggiato e non possono non sentirsi coinvolti e restare insensibili di fronte a queste inammissibili violazioni. condo la tradizione, la tomba del profeta Zaccaria, venerato sia dai cristiani che dai musulmani. CALCIO Compromessi difficili Francesco Mezzalama Roma Alla lista dei luoghi duramente colpiti occorre aggiungere il quartiere cristiano di Aleppo e la grande Moschea degli Omayyadi, nella stessa città, che custodirebbe, se- La tua opinione su sonar.corriere.it ll New York Times attacca Steve Jobs: rappresentava una violazione antitrust ambulante. Serve criticarlo ora? sociazionismo operaio e contadino. Fu un discorso intelligente e coraggioso, ma conviene ricordare che i sentimenti di Mussolini erano allora condivisi da una parte importante del Paese. Molti accusavano le logge di essere società di mutuo soccorso per soddisfare le ambizioni di coloro che ne facevano parte; altri rappresentavano l’intera organizzazione come uno Stato nello Stato, con i propri fini e le proprie strategie, anche nella politica internazionale. Nel corso del loro primo con- In Italia, ormai, per poter riuscire a svolgere la quotidianità delle cose (si tratti di sport, di politica o altro) bisogna «negoziare» e scendere a compromessi con la parte violenta o passata in giudicato dei cittadini. Ne abbiamo avuto conferma (non ultima e neanche la prima) sabato sera quando abbiamo visto calciatori e rappresentanti delle squadre «trattare» chissà quali condizioni con i portavoce gresso, i nazionalisti proclamarono l’incompatibilità dell’affiliazione massonica per chi faceva parte del loro movimento. Il Partito socialista italiano era dichiaratamente anti-massonico. I migliori intellettuali italiani, cattolici e laici, erano ormai sulle stesse posizioni. Per Gaetano Salvemini i massoni erano «una collezione di cretini che si è buttata a volere la Dalmazia senza sapere quel che facesse». Per Palmiro Togliatti la massoneria era il «partito unico della borghesia italiana». Benedetto Croce e Giovanni Gentile attribuivano alla massoneria le consorterie che regnavano nel mondo accademico e nel sistema educativo nazionale. Soppresse ufficialmente nel 1925, le logge condussero sino alla fine del fascismo una esistenza clandestina. Nella sua Storia della Massoneria Italiana dall’Unità alla Repubblica (Bompiani 1976), Aldo Alessandro Mola ha pubblicato alcuni rapporti di polizia dai quali risulta che i massoni italiani all’estero, soprattutto in Francia, avevano frequenti contatti con i loro «fratelli» italiani. Nel libro di Mola, caro Sostegni, troverà anche notizie su quella parte del fascismo che aveva invece simpatie e legami massonici. Più tardi, dopo l’avvento della Repubblica, vi saranno anche massoni democristiani. In Italia, fra il bianco e nero, vi è sempre una larga zona di grigio. degli ultrà calcistici. Stesse scene siamo costretti a vederle anche in altri settori della vita pubblica. E’ vero che in democrazia tutti devono poter dire la loro, ma ora mi sembra che si stia esagerando. Nulla da meravigliarsi se poi la gente «normale» evita di andare negli stadi (ma anche a votare). Carlo Cecchini, Roma fortunato ma all’Inps non vi sono solo disservizi. Mauro Mai, Rieti ENTI PUBBLICI/ 1 Numero verde Inps Un lettore (Corriere, 3 maggio) si lamenta dell’inefficienza del numero verde dell’Inps. Ebbene, circa venti giorni fa, chiamando allo stesso e lasciando (nel giro di pochi minuti) i miei dati, ho ricevuto in breve tempo ciò che richiedevo: il Cud per la denuncia dei redditi. Forse sarò stato più SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Dopo gli scontri a Roma, è stato giusto far giocare la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli? 33 No 67 © RIPRODUZIONE RISERVATA ENTI PUBBLICI/2 Agenzia delle Entrate Ho avuto problemi con l’Agenzia delle Entrate. Nel mio caso la situazione è stata ancora peggiore, perché una voce ha premesso subito che la telefonata sarebbe stata a pagamento. Quindi oltre l’inutile attesa di vari quarti d’ora, c’è stata anche la beffa del pagamento. Ma è logico pagare per chiedere informazioni agli enti pubblici? Forse il motivo consiste nella volontà di scoraggiare l’afflusso di inopportuni bisognosi di chiarimenti? Pio Matuonto, Milano ARCHITETTURA Data degli edifici Degli edifici importanti si può sapere l’età consultando una comune guida turistica, ma per tutti gli altri ignoriamo la data di nascita. Perché non contrassegnare ogni casa con l’anno di fondazione per conoscere meglio la storia della propria città? Bruno Pellegrino, Bresso Interventi & Repliche Liberalizzare le farmacie Vivo in Sardegna. Domenica scorsa ho avuto la necessità di recarmi in farmacia e l’ho trovata chiusa. Quella di turno indicata dista circa 42 chilometri. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché non si consente l’apertura di nuove farmacie e quale interesse pubblico tutela l’attuale normativa che ne impedisce la liberalizzazione. Franco Sorrentino [email protected] Tasse sui Paperoni pari a 75 miliardi di euro. Se il governo Renzi avesse imposto a questi privilegiati imprenditori una tassa patrimoniale ordinaria del 15 per cento,avrebbe potuto racimolare una decina di miliardi di euro circa ed elargire, quindi, gli 80 euro sia ai lavoratori dipendenti, sia agli incapienti. Invece di aumentare, tra l’altro, al 26 per cento le tasse sui conti correnti bancari e postali, anche a scapito di quei pensionati che sono stati obbligati dal governo Monti ad aprire un conto presso una banca o un ufficio postale per poter ricevere la pensione. Giovanni Papandrea giovannipapandrea@ iol.it Promesse elettorali Trovo curioso che si utilizzi molto spesso l’affermazione «queste sono promesse elettorali, quindi non possiamo tenerne conto». Dobbiamo dedurne che prima del voto è lecito, o magari obbligatorio, utilizzare qualsiasi argomento, anche se palesemente fuori da ogni possibile attuazione? Se questa è la prassi tacitamente accettata, come può l’elettore essere garantito che il suo voto abbia il valore di una scelta? Aldo Fabbrini, [email protected] Servizio di leva Al fine di aumentare la coesione nazionale, proporrei di ripristinare il © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI DEL LUNEDÌ CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI Alessandro Bompieri E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Quelle contestazioni oltre ogni limite P robabilmente non riescono nemmeno a immaginare quanto sia doloroso, per chi ha perduto persone care, questo uso strumentale del cancro, questa abitudine a manipolare i dati sui tumori solo per farsi pubblicità, per ragioni spregevoli di lotta politica, per sciatteria anche. Questo rimpallarsi cifre e numeri sui casi di tumore a Taranto per l’Ilva. Questo schierarsi senza titubanze per una tabella anziché un’altra solo per pregiudizio. E poi se muore Emilio Riva, il patron dell’Ilva che non ha fatto in tempo a conoscere una sentenza sul suo caso dopo l’arresto e i sequestri, si dice che si è ammalato per colpa di chi ha aperto contro di lui un provvedimento giudiziario, e che il tumore che ha messo fine ai suoi giorni terreni è stato il frutto dell’accanimento dei magistrati. E anche le perizie su Vado Ligure, dove un magistrato sostiene che la centrale Tirreno Power della Sorgenia ha provocato molti casi di tumore. Oppure i dati smerciati come dogmi incontestabili che attesterebbero un tasso di mortalità per tumori nella «Terra dei fuochi» in Campania avvalorando così l’esistenza di rifiuti altamente tossici peraltro negati dalle stesse autorità sanitarie della zona. Questo balletto di numeri usati come arma contundente per esercitare un ricatto psicologico destinato ad ammutolire qualunque contestazione fattuale. Questo appello all’emotività amplificato da numeri tutti da verificare, da conteggiare con ponderazione maggiore, senza isterismi, senza che sia la piazza a decidere se è vero o no che in quelle specifiche circostanze i tumori siano aumentati veramente oppure no. Sbagliato usare C’è qualcosa di indecente che le statistiche squarcia nuovamente le ferite di chi sa che non c’è ragione al sul cancro per mondo per provare ogni mezzo schierarsi solo capace di salvare almeno una vita aggredita dal cancro. Ma coper pregiudizio me fidarsi? Ma davvero ai magistrati può essere dato potere di vita e di morte su un’azienda sulla base di perizie che dovrebbero occuparsi della vita e della morte delle persone e invece forniscono dati poco credibili, valutazioni discutibili, proiezioni matematiche del tutto opinabili? A Taranto, una commissione coordinata da Enrico Bondi contestò le cifre sulla base delle quali la magistratura aveva disposto la chiusura di impianti che danno lavoro a migliaia e migliaia di persone e alle loro famiglie: ma fu costretta a fare marcia indietro, accusata più o meno di essere al soldo del «padrone» e di divulgare falsità pur di non chiudere una fabbrica di morte. Ma è possibile che anche i numeri non abbiano una loro oggettività, una credibilità provata, inconfutabile, senza ridurre così volgarmente matematica e opinione? E non si può essere più rispettosi sui malati di cancro, non farne ostaggi della battaglia politica e giudiziaria, senza offendere chi con il cancro ha avuto e ha a che fare quotidianamente? Basterebbe poco. Basterebbe sapersi arrestare sulla soglia dell’indecenza e non oltrepassarla. Senza strumentalizzare persino i numeri. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Bozzetto Il Rapporto del Censis ha evidenziato che i dieci contribuenti più ricchi del nostro Paese detengono una somma CONDIRETTORE @ STORIA DELLA MASSONERIA ITALIANA Particelle elementari DOPO L’AVVENTO DEL FASCISMO di Pierluigi Battista Risponde Sergio Romano Può aiutarmi a comprendere meglio il rapporto fra Massoneria e Fascismo in Italia durante il Ventennio? Marco Sostegni marco.sostegni@ libero.it Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 12,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00 (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Egitto € 2,00; Francia € 2,00; Germania € 2,00; Grecia € 2,00; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00; Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Marocco € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole servizio di leva, nelle due versioni civile e militare. Si eviterebbe di impegnare i nostri soldati in servizi non di loro pertinenza e al tempo stesso si darebbe a tanti giovani l’opportunità di inserirsi nell’organigramma della Nazione. Francesco Italo Russo, Montecatini Non ignorare il gioco d’azzardo Il gioco d’azzardo vale circa 100 miliardi di euro. Una imposta straordinaria del 10% è sempre preferibile che mettere le mani in tasca ai soliti noti. Vedi l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie e sugli interessi bancari. Elena Bonsanti, [email protected] EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia • Milkro Digital Hellas LTD - 51 Hephaestou Street 19400 Koropi - Grecia PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere € 1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon- na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 La tiratura di domenica 4 maggio è stata di 418.059 copie € 2,50; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con “Living” € 4,90; con “Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker” € 11,30; con “Romanzi d’Europa” € 11,30; con “Supereroi. Il Mito” € 11,39; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Mina, gli anni RAI” € 12,39;con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Nikola P. Savic, Vita migliore” € 14,30; con “Vi racconto la mia vita” € 11,30; con “Giovanni XXIII. La vita del “Papa buono” nelle sue parole” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Lucia Annibali, Io ci sono” € 14,30; con “Holly e Benji ” € 11,39; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 38 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Box office Usa Vola «Spider-Man 2»: debutto da 92 milioni di dollari Debutto col botto al box office Usa di The Amazing Spider-Man 2, festeggiato con 92 milioni di dollari. Lo inseguono Tutte contro di lui, commedia con Cameron Diaz, con 14,2 milioni (47,3 in totale), e Heaven Heav Is For Real con 8,7 milioni (65,6 in totale: ne è costati 12). In arrivo Nelle sale la pellicola che in Francia ha vinto un César e che a Hollywood ha conteso a Sorrentino l’Oscar per il miglior film straniero La band Al centro, Veerle Baetens e, alle sue spalle, Johan Heldenbergh in una scena del film diretto da Felix van Groeningen Alabama Monroe Una storia d’amore di PAOLO MEREGHETTI S Il dramma di una bambina tra passioni, musica e tatuaggi trano film questo Alabama Monroe - Una storia d’amore: parte in un modo e poi si trasforma quasi nel suo opposto, ma soprattutto permette, grazie alle sue «esitazioni» e ai suoi «limiti», di dirci qualche cosa di interessante su un tema a rischio come il rapporto con la morte. Girato in Belgio da un regista non ancora quarantenne, Felix van Groeningen, le cui opere precedenti sono Sembrerebbe l’inizio dell’ennesistate applaudite anche alla Quinzai- ma variazione in chiave musicale di ne di Cannes ma non sono mai arri- Un uomo, una donna e invece subito vate in Italia, questo film, che in nelle primissime scene scopriamo Francia ha vinto un César e a Hol- che la loro figlia di sette anni, Maylywood ha conteso a Sorbelle (Nell Cattrysse) sta rentino l’Oscar per il milottando in un ospedale glior film straniero, nasce con un tumore del midolda un testo teatrale scritto lo. Van Groeningen non da chi interpreta il prota- Il film sceglie la suspense. Mette gonista maschile sullo del subito le carte in tavola: da schermo, Johan Helden- Mereghetti una parte il colpo di fulmibergh: è Didier, specie di ne tra due persone che simpatico spirito alternativo che vive niente dovrebbe unire e dall’altra il in campagna tra polli e cavalli e si dramma di una bambina che lotta mantiene suonando il bluegrass con contro una malattia tanto grave. È la un gruppo di amici «alternativi» co- vita, verrebbe da dire, dove amore e me lui. Lei, la protagonista femmini- morte vanno sempre a braccetto e un le, Elise (cioè l’attrice Veerle Baetens) po’ come nelle canzoni bluegrass la è invece una tatuatrice quasi com- tragedia e i sogni più belli offrono pulsiva che sembra usare il proprio spunti per le «storie» che raccontacorpo come catalogo delle proprie no. abilità pittoriche. Lui entra incurioIl problema, casomai, è come sito nel negozio di lei, che va a sentir- quelle storie sono raccontate, in che lo suonare una sera e l’amore scop- modo vita e morte si intrecciano nelpia. la vita dei due protagonisti e soprat- Ma il regista addolcisce il dolore, tema che resta ancora tabù tutto come «arrivano» allo spettatore. E per farlo mi sembra che siano soprattutto due i «dispositivi narrativi» di cui si serve van Groeningen: la chiave del realismo per quel che riguarda le immagini e quella invece di un irrealistico andirivieni temporale per il filo narrativo. La prima serve soprattutto per Insieme Veerle Baetens nel film con la figlia interpretata da Nell Cattrysse conquistare lo spettatore che in questo modo viene (o dovrebbe venire) conquistato dalla storia dei due adulti. Lo si capisce bene nelle scene in cui fanno l’amore, tutte molto controllate per quel che riguarda i limiti del pudore ma anche esplicite sulle posizioni e le dinamiche (la prima volta nel furgone di lui) oppure nell’equilibrio visivo e sonoro con cui sono riprese le performance canore del gruppo o ancora — all’opposto — nella puntigliosità con cui sottolinea l’avanzare della malattia sulla piccola Maybelle, come soffocata dall’invasività di tubi e cannule mentre i suoi capelli si diradano sempre di più. La «cronologia» dei fatti invece distrugge qualsiasi linearità realistica e salta avanti e indietro nella vita di Didier, Elisa e Maybelle con l’evidente scopo di disseminare una serie di «indizi» la cui spiegazione è continuamente rimandata. È il meccanismo più scontato per catturare l’at- tenzione dello spettatore e tenerlo inchiodato allo schermo. In questo modo, scopriamo dopo solo cinquanta minuti (il film ne dura 111) il destino di Maybelle mentre tutto il tempo che resta sembra servire al regista da una parte per «cancellare» quel dramma e raccontare i momenti travolgenti dell’amore tra Didier ed Elise e dall’altra per «ingigantire» la forza del dramma e scavare nelle reazioni e nei sensi di colpa dei due genitori. Le stelle Le diverse reazioni di un padre e una madre di fronte alla malattia della figlia, prima di unire le forze da evitare interessante da non perdere capolavoro Mattatore L’attore Branciaroli debutta domani al teatro di Brescia con il nuovo spettacolo «Enrico IV» «In scena fingo di essere pazzo e scopro Pirandello» C on la stessa furiosa energia con cui domina il palco, quasi senza prendere fiato si lancia in un fiume di parole sul nuovo spettacolo che porterà in scena, da domani, al Teatro di Brescia. Affabulatore innamorato della parola, dopo aver vestito i panni di Sir, capocomico shakespeariano in declino in Servo di scena di Ronald Harwood, e di Bruscon, attore-autore megalomane e frustrato in Il teatrante di Thomas Bernhard, Franco Branciaroli conclude con Enrico IV di Pirandello, autore per la prima volta da lui rappresentato, il suo percorso dentro il teatro con testi che di teatro parlano. «In questo Amleto alla rovescia, un sano che fa il pazzo — spiega —, torna un tema, più teatrale che filosofico, che mi affascina: quello della finzione. L’unica cosa che un attore può fare in maniera autentica è l’attore». Vale anche per Branciaroli? «Certo! Il mio desiderio è portare in scena qualcosa che veramente conosco, per questo dei miei spettacoli sono regista». Ha imparato il mestiere alla scuola di teatro del Piccolo. «Mi iscrissi nel 1968. A quell’epoca c’erano personalità come Paolo Grassi e Strehler. Tra i miei maestri, oltre a Strehler, ho avuto Patrice Chéreau In costume L’attore Franco Branciaroli (66 anni). A sinistra, in una scena di «Enrico IV» (con cui debuttò, nel 1970, con il Toller di Tankred Dorst) e Luca Ronconi. Grande nobiltà del teatro. Chi, come me, è riuscito a “rubare” loro l’arte, si è intestato un patrimonio immenso». Il più bel regalo in quarant’anni di carriera? «Aver imparato a memoria almeno 50 capolavori dell’umanità tra i cui autori cito Eschilo, Sofocle, Shakespeare, Molière, Beckett». Si riconosce nella definizione di «ultimo dei grandi mattatori»? Ride. «Mattatore? Sì, ma scritto così: matt-attore. Un attore pazzo che con l’eccessiva caratterizzazione della performance finisce con l’avere un atteggiamento sciamanico». Prima il teatro, poi il cinema. È stato sul set con Antonioni e Tinto Brass, con cui ha girato cinque film: «Con lui mi sono divertito. Ma il cinema non è mai stato il mio mondo e recitare bene su un palco non significa saper fare altrettanto su un set. In teatro il padrone è la voce. Lo spettatore crede di guardare l’attore negli occhi, in realtà è la bocca a catturarlo». Personaggi a cui è particolarmente affezionato? «L’Hamm di Finale di partita di Beckett. Finite le repliche mi mancava». Di cosa dovrebbe occuparsi il nuovo teatro? «Oggi si tende a descrivere solo quello che si vede, mentre il vero artista dovrebbe ricercare in ciò che osserva la verità sull’uomo. Non basta mostrare il nulla: il difficile è far vivere nel teatro che cosa l’uomo è». Cosa rappresenta per lei il fruscio del sipario che si apre? «Un antidoto contro la morte». Laura Zangarini © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla fine però l’effetto mi sembra soprattutto contraddittorio. È evidente che il nodo del film è quello di mettere a confronto le due reazioni opposte dei genitori di fronte alla malattia della figlia: Elise più spirituale e sognatrice, Didier più materialista e rabbioso (il testo teatrale originale insisteva molto sullo scontro tra scienza e religione, dilemma che nel film esplode solo verso la fine). Ma un andamento così ondivago finisce per dare l’impressione della «paura» più che del dubbio, la paura che il tema della morte sia ancora tabù e che vada quindi «addolcito» con scene musicali o con i ricordi di un passato di passioni e trasporto. Non è semplice parlare della morte al cinema, anche dopo che si sono dissolti alcuni degli «imperativi cinefili» tanto cari a Bazin e a Daney. Il dolore senza spiegazioni o ragioni (come è appunto quello di una bambina che lotta con un tumore) mette a dura prova l’empatia dello spettatore, ma la strada scelta da van Groeningen sembra quella più scontata e in qualche modo furbesca: buttare il sasso e poi ritrarre la mano, far vedere il dolore e poi saltare a una scena di sesso o di allegria musicale, commuovere lo spettatore e subito dopo cercare la sua complicità con un sorriso o un bacio. Raccontare l’eutanasia di una persona e passare subito dopo all’immagine di un tatuaggio di due cuori attraversati da una freccia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Il personaggio Spettacoli 39 italia: 51575551575557 «Ho lavorato 25 anni con Berlusconi, ma oggi non lo rifarei. Bravo editore, la politica l’ha rovinato» Il giudizio del direttore Sul podio Zubin Mehta è nato a Bombay il 29 aprile del 1936: dal 1986 è il direttore principale dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e nel 2006 ne è divenuto direttore onorario a vita Il Costanzo show torna a casa «Lì c’è tutta la storia d’Italia» lanciato? «Sì, assolutamente: Ricky Memphis, David Riondino, Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta e tanti altri. Sono contento di aver rappresentato una umanità». Si è mai pentito di aver reso famoso Vittorio Sgarbi? «No, tranne quando esagera. Mi dispiace perché l’esagerazione copre l’intelligenza». Le ha mai procurato dolore rivedere qualche puntata? «Rivedendo qualcuno che mi stava accanto, come Franco Bracardi o Alberto Silvestri che non ci sono più». Tante le bellissime salite sul palco del Parioli. La più sensuale? «Afef. Era appena arrivata dalla Tunisia, meravigliosa. Marco Tronchetti Provera mi confidò di essere rimasto folgorato vedendola al “Costanzo show”». Sente gratitudine attorno a lei? «Sì, ma più dagli anonimi che dai noti. A parte Iacchetti e Covatta». I politici? «Venivano volenSalotto Aldo Biscardi (83 anni), Renzo Arbore (76) e Maurizio Costanzo (75) durante il «Maurizio Costanzo Show». Sotto, Franco Bracardi morto nel 2005 tieri: erano il trionfo dell’insincerità». d agosto compirà 76 anni MauriLo dico con un certo imbarazzo: rivedendo Chi avrebbe desiderato al suo talk e zio Costanzo. È diventato più simil “Costanzo show” mi sono reso conto che che non ha avuto? patico con l’età. Non che prima lì c’è la storia d’Italia». «Papa Woityla. Ci ho provato attraverso fosse antipatico, ma talune volte la sua Puntate legate alla sua vita? giri e ci sono andato abbastanza vicino. Alironia e le sue battute fulminanti veniva«Quando la mafia voleva togliermi di la fine monsignor Paglia mi disse: peccato no oscurate dal suo «strapotere» televisimezzo con l’attentato». perché tu gli saresti piaciuto». vo. Ventisette anni di «Costanzo show» Ha sempre detto di essere orgoglioso Qual è oggi il suo rapporto con Silvio hanno significato avere lì seduti tutti i podelle puntate dedicate alla lotta alla ma- Berlusconi? tenti d’Italia, le più belle donne del Paese, fia che realizzò con Santoro... «Non mi capita più di sentirlo. A nopolitici in cerca di consenso, intellettuali «Vero, sento che abbiamo inciso. Nel 91 vembre, però, ero ricoverato all’ospedale che disdegnavano la tv ma che al Teatro ricevemmo davvero tanti attestati». San Raffaele e me lo sono visto entrare in Parioli la passerella la facevano volentieri. Si è occupato molto anche di diritti ci- camera, dopo tre anni che non lo vedevo. E gli scrittori si mettevano rispettosamenvili. Una battaglia che ricorda? Mi ha fatto piacere perché abbiamo lavorate in coda per un’apparizione da lui: signi- Ricordi e malinconia «La confessione di Luxuria: raccontò di to insieme per tanto tempo, ma oggi non ficava vendere parecchi libri in più. sé, del suo nuovo stato per avere il coraggio lavorerei con lui per 25 anni. Come editore Ora tutto questo non c’è più, manca a Provo dolore nel di confessare tutto a sua madre. Da lì in poi è stato meraviglioso, la politica l’ha rovinatanti italiani l’idea di andare a letto col rivedere le puntate con cambiarono molte cose. Ho dedicato gran- to». «Costanzo show», e lui se la gode in radio de spazio all’omosessualità e al matrimoMa gli ultimi anni del «Costanzo (Rtl, tutti i giorni, alle 19), fa un program- Bracardi, che non c’è più nio tra gay». show» sentiva noia, stanchezza? ma in tarda serata su Rai1 con Enrico VaiVa orgoglioso di tutti coloro che ha «Stanchezza, perché c’era una forte conme e ora è pure ospite fisso di Mara Venier tro programmazione anche dentro Mediaa «Domenica In». Lo strapotere ha lasciaset che alla fine mi aveva esasperato, ma to spazio alla sola ironia. Ma non è finita noia mai». L’album qui. A Mediaset hanno pensato che deLe manca? cenni di «Costanzo show» meritavano «Un po’, ma non ho da lamentarmi. Alla una rispolverata. Le puntate più significaradio arrivano centinaia di sms di gratitutive verranno riproposte il venerdì e la dodine verso il “Costanzo show”. Ho scoperto menica alle 23.45 a partire dal 9 maggio, un legame fortissimo con il pubblico». su Mediaset Extra. Non sarà un semplice Se domani dovesse organizzare una blob, beninteso, perché Costanzo intropuntata, quali sono i primi tre nomi che durrà ciascuna puntata. le vengono in mente da invitare? Cosa fa, commenta se stesso? «Matteo Renzi, Massimo D’Alema e l’at«L’idea è stata di Giancarlo Scheri, direttore Giorgio Pasotti» tore di Canale 5 e di Mediaset Extra. Hanno E a chi vorrebbe tornare ad addorscelto le puntate piu significative. E io agmentarsi con il «Costanzo show», che giungerò i miei commenti estemporanei». dice? Che effetto le ha fatto? «Mai dire mai». Falcone Tra i tanti ospiti, anche Sgarbi Vittorio Sgarbi (61 anni) Maria Volpe «Un grande lavoro di memoria: mi sono Giovanni Falcone (morto nel 1992) venne lanciato in video da Costanzo © RIPRODUZIONE RISERVATA ripiombati addosso 25 anni della mia vita. Su Mediaset le serate migliori. Il conduttore: mi manca A ❜❜ Mehta: nel trovare fondi Pereira ha un vero talento Uomo giusto per la Scala A chi piace e a chi non piace Alexander Pereira, sovrintendente in pectore alla Scala? Piace ai liberisti internazionalisti per la sua autonomia e immediatezza nell’azione; non piace ai burocrati legati a procedure e concertazioni e a chi vede nel teatro uno strumento di rappresentazione del territorio. Il polverone sul caso dei sette spettacoli di Salisburgo sui quali Pereira ha impegnato all’acquisto la Scala rivela più una siffatta divisione di atteggiamento che un conflitto di interessi. Lo ha evidenziato ieri l’ex sovrintendente Antonio Cognata sul Sole 24 ore («Chiunque capisca della gestione di un teatro d’opera sa bene il vantaggio della scelta di Pereira») e lo ribadisce oggi il maestro Zubin Mehta, dopo il successo del Tristano e Isolde al Maggio Musicale: «Pereira è ideale per la Scala. Non conosco nel mondo operistico uno che combini conoscenza musicale e business quanto lui. Ha un’esperienza musicale enorme e capacità di fund raising (raccolta fondi, ndr)», dice il direttore che lo ha conosciuto 25 anni fa al Konzerthaus di Vienna. «Ho lavorato con lui anche a Zurigo. Ebbene: ci sono sovrintendenti che stanno in ufficio e non vengono nemmeno a vedere l’antegenerale. Ricordo che al Don Carlo lui era presente anche alle prove dei cantanti al pianoforte». L’anno scorso, a Salisburgo, Mehta ha diretto il Falstaff, una delle opere opzionate da Pereira per Milano. «A Salisburgo è andato benissimo e, poiché è stato ambientato dal regista Damiano Michieletto a Casa Verdi, l’idea di portare a Milano questo spettacolo è giustissima, i milanesi saranno affascinati». Peccato che alla Scala Volto Alexander Pereira un Falstaff ci sia già: è quello, ambientato in un cucina inox gialla, di Robert Carsen. «È uno spettacolo già andato in scena alla Scala che quest’anno viene riproposto. Se nel 2017 ne viene messo in scena un altro non è un problema». Degli altri spettacoli «incriminati», Mehta conosce il Rosenkavalier, che si vedrà a Salisburgo tra un paio di mesi. «Sarà diretto da Franz Welser-Möst ma ho collaborato in una prima fase con lo scenografo Hans Schavernoch: vi assicuro che è curatissimo nei dettagli». Dunque non sono allestimenti in via di rottamazione? «Non scherziamo». Ma perché Pereira non ha ottimi rapporti con l’establishment di Salisburgo? «Non so. Pereira ha portato 66mila persone al festival, ha inventato l’Overture spirituale, ovvero una settimana di concerti di musica religiosa e vi ha portato il balletto. Ma i politici salisburghesi non hanno trattato bene nemmeno von Karajan, che rimase pochi anni direttore del festival». Si dice che abbia comportamenti autoritari. «È vero, ma è un uomo flessibile, quando inizia un lavoro è capace di cambiare. Le persone che lavorano con lui sono esperte e lui sa che in Italia non si può fare a meno dei sindacati». Forse si serve troppo delle agenzie e questo disturba. «Oggi tutti devono lavorare con le agenzie. Ma lui conosce i cantanti personalmente». Come mai è così abile nel fund raising? Poteri forti? «È il suo talento. Il proprietario della Red Bull, Dietrich Mateschitz , non aveva mai dato niente al festival di Salisburgo. Pereira ha avuto fondi anche da lui». Pierluigi Panza © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sportlunedì Serie A CATANIA-ROMA CHIEVO-TORINO GENOA-BOLOGNA MILAN-INTER PARMA-SAMPDORIA 36a giornata 4-1 0-1 0-0 1-0 2-0 UDINESE-LIVORNO 5-3 LAZIO-VERONA oggi, 19 JUVENTUS-ATALANTA oggi, 21 FIORENTINA-SASSUOLO domani, 19 NAPOLI-CAGLIARI domani, 21 Classifica JUVENTUS* ROMA NAPOLI* FIORENTINA* INTER *una partita in meno 93 85 69 61 57 TORINO PARMA MILAN LAZIO* VERONA* 55 54 54 52 52 ATALANTA* SAMPDORIA UDINESE GENOA CAGLIARI* 47 44 42 41 39 CHIEVO BOLOGNA SASSUOLO* CATANIA LIVORNO 30 29 28 26 25 ✒ L'analisi VINCERE E POI CAMBIARE DIFFICILE MA NECESSARIO di MARIO SCONCERTI A desso che ha vinto e stabilito una serie di record formidabili, la Juve sente chiara la sensazione di aver chiuso il primo grande tratto di strada. È difficile pensare a cambiare quando si è fatto un centinaio di punti e nessun avversario è mai riuscito a rimanerti vicino. È difficile, ma necessario. Lo scorso anno la Juve pagò in Europa la mancanza di fisicità di Vucinic e Giovinco. Eppure aveva vinto il campionato e fatto una Champions migliore. Ma il limite era chiaro ed è stato cancellato dall’arrivo di Tevez e Llorente. Ora serve di nuovo qualcosa di più. Che cosa? Partiamo da una domanda: chi può crescere ancora nella Juve di oggi? Non Tevez, ha già dato molto. Al massimo può confermarsi. Non Pirlo, non la difesa, piena di giocatori d’esperienza, molto affidabili ma non previsti ad un miglioramento tecnico. Non Isla, che ha dei limiti. Non Padoin. Non Buffon. Forse Vidal dentro una stagione con meno fastidi fisici. Forse Llorente che ha però già fatto molto. L’unico con un serio margine di miglioramento è Pogba. È certamente un giocatore diverso, con doti assolute e in forte crescita. Può bastare? Proviamo adesso una seconda domanda: la Juve è già completa così come dicono i suoi successi? Anche qui la risposta è no. La Juve ha utilizzato in tutto 25 giocatori ma si è basata su 15-16. I veri ricambi di Conte sono stati Caceres e Ogbonna per la difesa, con Ogbonna non sempre convincente; poi Marchisio per il centrocampo e uno tra Giovinco e Vucinic in attacco. Siamo lontani da una squadra completa. Questo è un limite non replicabile. È qui che sono avvenuti i danni collaterali della stagione quando le partite si sono raddoppiate e la stanchezza ha tolto velocità. Terza domanda, più lontana ma importante: c’era quest’anno un’altra Juve a disposizione? Un altro schema, un altro modo di fare la partita anche dentro la stessa partita? Per la terza volta la risposta è no. La Juve poteva giocare solo con il suo schema base. Questo per conservare la solidità trovata e per i timori di Conte a portare cambiamenti non avendo giocatori adatti nella rosa. Ma per una grande squadra, per un livello europeo che è urgente ed è tutto sommato a pochi passi, questo è ancora un grosso limite. Sono mancate due ali vere che saltassero l’uomo senza dover arrivare sul fondo sempre solo attraverso passaggi. È mancato in genere un giocatore di centrocampo capace di fantasia e agilità. Queste tre risposte dicono che la Juve ha bisogno di nuovi innesti soprattutto nella rosa, giocatori che portino il vantaggio di una sorpresa. Era nello stile di Trapattoni e Lippi, di cui Conte è figlio, non giocare in tanti e completare la squadra con riserve che sapessero rimanere senza polemiche in panchina. Ora i tempi sono cambiati, sono aumentate le partite, la qualità degli avversari, il peso complessivo di una gara. Ma accanto ai due-tre innesti che devono pesare come i titolari (un’ala, un centrocampista agile e una riserva vera degli attaccanti), serve un giocatore di livello internazionale che sia quasi un segno di riconoscimento. Tevez, per questo, non basta. Serve un fuoriclasse da vecchia Juve, uno Zidane, un Boniek, un Tardelli. Serve la consacrazione di Pogba. E un’ultima cosa, la più importante: che Conte non perda la rabbia e Pirlo se stesso. Questi tre scudetti consecutivi sono soprattutto loro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il trentesimo L’atteso terzo tricolore consecutivo arriva mentre i bianconeri sono in ritiro nelle loro camere Hotel scudetto DAL NOSTRO INVIATO TORINO — Alle 16.37, ora di corso Alcide De Gasperi, già corso Orbassano, una staffetta solitaria, un ciclista con maglia bianconera, pedala diretto verso il centro. È il primo segno del terzo scudetto consecutivo. Non c’è ancora l’aritmetica invocata da Antonio Conte («finché non ci dà ragione, non festeggio»), ma la fiducia si chiama così perché non ha bisogno di aspettare la fine di Catania-Roma. La Juventus conquista lo scudetto numero 30 in hotel. Le era già successo nel 2005, allora era stato di venerdì, addirittura, e a consegnarlo fu il Milan. «È il secondo che vinco a letto, ma l’emozione che si prova in campo è completamente diversa», certifica Gigi Buffon, capitano e gentiluomo con l’av- La lunga cavalcata della Juventus e un titolo conquistato in poltrona versario sconfitto: «Tutto il calcio italiano deve ringraziare la Roma. La forza e la sicurezza che mostravano facevano paura. Se il campionato è stato così bello, il merito è anche loro». Certo, si sono distratti proprio sul più bello sorprendendo una Torino calda e deserta. La gente più che per la festa, esce per il gelato. Piazza San Carlo viene occupata a sprazzi e per poco tempo. Anche al ritiro bianconero di Leinì c’è poca gente, ma non mancano le magliette celebrative: «Non c’è 2 senza 3». Il 3 e il 2 si fondono a formare il 32. Questo è il conteggio juventino degli scudetti, ma almeno sulle tre stelle, fine delle discussioni. La festa è lenta, viene da lontano. Da un sabato di mezzo agosto, in una Roma distratta proprio come Torino ora. Che paradosso: tutto comincia a Trigoria dove Ma- dama si installa alla vigilia della Supercoppa con la Lazio, provocando le reazioni furenti dei tifosi giallorossi. Buffon deve garantire: «Non farò la pipì nell’armadietto del mio amico Totti». Conte e Garcia si sfiorano, si annusano, poi ognuno per la sua strada, senza immaginare che sarà la stessa. La Juventus arriva da una breve e fallimentare (come risultati) tournée negli Stati Uniti. Non ha scoperto l’America, ma, Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 ❜❜ Gianluigi Buffon Noi e la Roma ci siamo fatti del bene reciprocamente, anche per il calcio italiano ❜❜ Momenti di gloria Nelle tre foto a sinistra il pomeriggio perfetto della Juventus: sopra, i giocatori della Roma a testa bassa dopo la pesante sconfitta di Catania; al centro, i bianconeri festeggiano in ritiro il terzo scudetto consecutivo indossando una maglietta celebrativa; sotto, tifosi in festa dopo la conquista del titolo. Nella foto grande, i giocatori juventini salutano i tifosi dopo una delle 30 (finora) vittorie conquistate nella stagione (Ansa, LaPresse) apparentemente, l’incapacità di ripetersi: dopo due scudetti si scende dalla carrozza. Questo pensiamo/pensano in molti. Madama, però, in quella Roma ferragostana porta una nuova, grande bellezza. Il 4-0 alla Lazio tramortisce il pronostico. La Juventus ritorna in un baleno favorita. Però il terzo di seguito non arriva dagli anni 30 del Novecento, da Carlo Carcano. Carlitos Tevez segna il suo primo gol italiano. Si ripete sei giorni dopo con la Sampdoria e poi di nuovo con la Lazio. Tre gol in tre partite. È la prima firma sul contratto-scudetto. La seconda la mette Fernando Llorente il 22 settembre (Verona): prima partita da titolare, testata-gol. La Roma in questo periodo vola. Il percorso della Juventus diventa cavalcata a Firenze, il 20 ottobre, proprio quando dovrebbe in- Catania Roma 4 1 Marcatori: Izco 26’ e 34’, Totti 37’ p.t.; Bergessio 10’, Barrientos 33’ s.t. CATANIA (4-3-3): Frison 6; Peruzzi 6, Gyomber 6,5, Rolin 6,5, Monzon 6; Izco 7,5, F. Rinaudo 6,5 (Lodi s.v. 42’ s.t.), Barrientos 7; Leto 7 (Plasil 6 20’ s.t.), Bergessio 7,5, Castro 7 (Biraghi s.v. 37’ s.t.). All: Pellegrino 7,5 ROMA (4-3-3): De Sanctis 5; Maicon 5, Romagnoli 5,5, Castan 5,5 (Benatia 6 12’ s.t.), Dodò 5; Pjanic 5, De Rossi 5, Taddei 5 (Gervinho 5,5 38’ p.t.); Florenzi 6, Totti 6,5, Ljajic 5 (Bastos 6 12’ s.t.). All: Garcia 5 Arbitro: Banti 6 Ammoniti: Dodò, Romagnoli, F. Rinaudo, Gervinho, Pjanic e Totti Recuperi: 1’ più 3’ Sport 41 italia: 51575551575557 terrompersi. Al 21’ del secondo tempo Madama è in vantaggio per 2-0 e controlla agilmente. In 15’ prende quattro gol. «Questo dolore ci sarà utile» dice un letterario e spaesato Antonio Conte. La Juventus conquista lo scudetto laggiù. Seguono 12 vittorie consecutive (record per i bianconeri), compresa quella che il 6 gennaio annichilisce la Roma. Madama si ferma sabato 25 gennaio, all’Olimpico, con la Lazio, ma quello che può sembrare un mezzo passo falso in realtà è un altro blocco di cemento armato. In 10 e con Buffon espulso, il gruppo si compatta e recupera con Llorente (di testa). Il vantaggio sulla Roma arriva fino a 14 punti, con i giallorossi che devono recuperare con il Parma, ma la Juve accusa un certo logorio. Mai come quest’anno Antonio Conte spreme i soliti noti. Gli ultimi due passaggi difficili a marzo. Milano, 2 marzo: Milan-Juventus 0-2 e Genova, 16 marzo, Genoa-Juventus 0-1. Due sconfitte che Madama trasforma in successi con la Buffon felice ma contenuto «È la seconda volta che vinco uno scudetto a letto mentre riposo, l’emozione che si prova in campo è diversa» Giorgio Chiellini Non mi era mai capitato di godere senza giocare, è strano ma va bene lo stesso Il presidente Subito al lavoro Agnelli guarda avanti Bisogna cambiare la cooperativa del pallone Presidente Andrea Agnelli, 38 anni, presidente dal 2010 (LaPresse) vecchia guardia, la premiata ditta Buffon&Pirlo, amici e protagonisti anche del gossip. Racconta Gigi: «Le mani su questa vittoria le abbiamo messe a Genova con una grandissima punizione di Pirlo. Tante insidie in quella partita. Il Genoa avrebbe meritato di più. Quel colpo ci ha dato la sicurezza di poter arrivare primi». Buffon, modesto, non rimarca il rigore parato a Calaiò e i miracoli a Milano. Quei sei punti presi in trasferta a spallate — quest’anno meno geometrie, più carattere — addolciscono la seconda sconfitta stagionale, a Napoli, il 30 marzo (0-2). La Roma si assesta a meno 8 ma da qui non si sposterà più. Due riservisti di lusso, Giovinco a Udine e Marchisio con il Sassuolo, escludono lo sciame sismico. Scende la notte sulla cena scudetto sociale, ai caselli c’è la coda per il rientro. Conte spiega il senso del «terzo»: «Allo scudetto non ci si fa mai l’abitudine. Questo però è storico. Se ne comprenderà la reale portata tra qualche anno». Alla Juventus resta solo il rammarico per l’Europa e un suggerimento di Buffon: «Senza la forza economica degli altri, contano l’inventiva e il coraggio di osare». Il percorso del ciclista solitario e quello della Juventus si concludono con la festa, la felicità, la spossatezza. La notte è giovane, Il futuro è troppo faticoso per pensarci ora. I fatti, ma anche le parole. Non è stata una stagione noiosa per la Juventus, come il dominio a volte potrebbe far pensare. Nemmeno fuori dal campo e non solo perché lo scudetto per la squadra è arrivato in hotel e per Andrea Agnelli è arrivato a casa davanti alla televisione. Dalle frasi su Pogba «difficile da trattenere» al discorso tenuto all’Unesco. Dai bilanci in costante miglioramento al «Giakartone» di benvenuto a Thohir. Le diverse pennellate del presidente (che oggi con Florentino Perez presenta allo Stadium l’Unesco Cup) sono sempre arrivate su uno sfondo più che mai delineato: la Juventus del «triennio» è l’avanguardia del nostro calcio, per i risultati sportivi, ma anche per i conti e le strutture, considerato che questo è anche l’anno della prima pietra per il nuovo centro di allenamento vicino allo Stadium. A Torino si vince, ma si guarda anche avanti, senza che il passato sia mai percepito in qualche modo come una zavorra. Si sente piuttosto il contrappeso di un sistema-calcio che non dà segnali incoraggianti: «Lo Stadium da solo non basta, ne occorrono altri dieci» è la sintesi efficace del problema e del ritardo che, Agnelli lo sa e lo dice da anni, rischia di frenare anche la crescita juventina. Loro malgrado, anche i bianconeri nel loro impianto gioiello hanno dovuto fare i conti con il fuoco amico degli ultrà e con quelli che il presidente, che spesso ha preso di petto la situazione, ha definito gli «striscioni canaglia». La curva dello Stadium a dicembre è rimasta senza tifosi ufficiali per due partite per «i cori a sfondo razziale» contro Napoli. Al loro posto sono stati invitati dodicimila bambini, ma la società è stata multata ancora, per i cori di scherno contro il portiere dell’Udinese. Un episodio che ha amareggiato fortemente i vertici della Juve. Il disagio c’è stato anche dopo la presentazione a Parigi, nella sede dell’Unesco, di due progetti per dire no al razzismo. È bastata una frase su Pogba «patrimonio dell’umanità» per far passare l’iniziativa sociale in secondo piano. Del resto a inizio stagione proprio le parole sulla probabile «difficoltà» che avrebbe avuto la Juve nel trattenere il suo uomo mercato più richiesto aveva aperto scenari che di fatto oggi sono ancora d’attualità. Come i temi della politica del calcio (e anche della politica reale, a cui Agnelli non ha fatto sconti), con la Lega calcio «che non è la Confindustria del pallone, ma una cooperativa dove ogni testa vale un voto» con tutte le conseguenze del caso, dalla negoziazione dei diritti tv allo sfruttamento del marchio, fino appunto al ritardo devastante sugli stadi, passando per la riforma dei campionati e le seconde squadre. Esigenze sempre più sentite e importanti, che oggi probabilmente passeranno in secondo piano quando invece dei 30 scudetti verranno celebrati i 32 della contabilità bianconera. Poi da domani si riparte, tutti aggrappati al treno della Juve, che corre in campo a colpi di record. E va veloce anche fuori. Soffrendo però di troppa solitudine. Roberto Perrone Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Senza motivazioni Travolta dal Catania, la squadra di Garcia consegna il tricolore alla Juve e fa infuriare il Bologna La Roma esagera e anticipa la festa DAL NOSTRO INVIATO CATANIA — Abituata a prendere le parole del suo allenatore per oro colato, la Roma ha esagerato a Catania. Rudi Garcia, alla vigilia, ha detto che lo scudetto era ormai perduto e che non si aspettava più nessuna sorpresa. Aveva in parte ragione, perché la Juventus adesso è anche aritmeticamente campione d’Italia. E in parte torto, perché la sorpresa sono stati i 4 gol che la sua squadra ha preso a Catania. Al massimo ne aveva subiti 3, proprio contro la Juve in campionato e contro il Napoli in Coppa Italia. Nel secondo caso, però, erano arrivati anche perché, essendo una sfida a eliminazione diretta, nel finale di gara serviva solo un assalto all’arma bianca per cercare il recupero. Come può capitare che la miglior difesa del campionato crolli contro un’avversaria che, fino a ieri sera, era l’ultima in classifica? Di sicuro hanno il loro peso le motivazioni: la Roma era seconda e più in alto o più in basso non poteva andare. Il Catania, invece, si giocava le ultimissime carte per cercare la salvezza e lo ha fatto alla grande. Tanto più se il risultato del Cibali viene sommato alla sconfitta del Chievo in casa contro il Torino e al crollo del Livorno a Udine. I siciliani non sono più fanalino di coda e domenica, contro il Bologna (furente), si giocheranno in pratica la salvezza. Serve una vittoria in trasferta, dove finora c’è un terribile segno 0, unica squadra di A. Ma una sola in tutto il campionato Deluso Rudi Garcia (Pegaso) potrebbe bastare. Il Catania è arrivato primo in ogni contrasto a centrocampo e ha approfittato degli spazi che la Roma di solito non concede. I primi due gol, entrambi di Izco, sono venuti con un inserimento da centrocampo. Poi, dopo il gol di Totti che aveva riaperto la gara, nella ripresa c‘è stato un altro calo di tensione dei giallorossi. Sarebbe un grave errore istituire un processo alla Roma per non essere riuscita a onorare il suo campionato per 36 giornate consecutive. Quello di ieri è il primo passaggio a vuoto della squadra. Non va dimenticato che giocare senza Strootman, Nainggolan e Destro, con Castan in campo in condizioni menomate e Benatia solo in panchina, non è facile nemmeno per chi ha conquistato fin qui 85 punti, cioè il record tutti i tempi per la società giallorossa. Paradossalmente questa inattesa battuta d’arresto può aiutare Garcia a far capire al gruppo che i grandi risultati si ottengono solo quando alla tecnica si uniscono lo spirito di sacrificio e l’impegno massimo. In questo senso, c’è da scommetterci, il tecnico francese non mollerà nelle ultime due gare della stagione, perché finire con altri 6 punti sarebbe il miglior modo per affrontare il prossimo campionato. Richiesto di un commento sulla Juve, Garcia non si è dilungato: «Ne avevo già parlato alla vigilia. Avevo detto che lo scudetto era già perso. Tra tanti errori che ho fatto, in questo avevo ragione». I complimenti a società e giocatori avversari li aveva già fatti. Replicare sarebbe stato esagerato. C’è lo scontro diretto da onorare e una sfida da rilanciare. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Albo d’oro 1898 1899 1900 1901 1902 1903 1904 1905 1906 1907 1908 1909 1909-10 1910-11 1911-12 1912-13 1913-14 1914-15 1919-20 1920-21 1921-22 1922-23 1923-24 1924-25 1925-26 1926-27 1927-28 1928-29 1929-30 1930-31 1931-32 1932-33 1933-34 1934-35 1935-36 1936-37 1937-38 1938-39 1939-40 1940-41 1941-42 1942-43 1944 1945-46 1946-47 1947-48 1948-49 1949-50 1950-51 1951-52 1952-53 1953-54 1954-55 1955-56 1956-57 1957-58 1958-59 1959-60 1960-61 1961-62 1962-63 1963-64 1964-65 1965-66 1966-67 1967-68 1968-69 1969-70 1970-71 1971-72 1972-73 1973-74 1974-75 1975-76 1976-77 1977-78 1978-79 1979-80 1980-81 1981-82 1982-83 1983-84 1984-85 1985-86 1986-87 1987-88 1988-89 1989-90 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 1996-97 1997-98 1998-99 1999-00 2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12 2012-13 2013-14 Genoa Genoa Genoa Milan Genoa Genoa Genoa JUVENTUS Milan Milan Pro Vercelli Pro Vercelli Inter Pro Vercelli Pro Vercelli Pro vercelli Casale Genoa Inter Pro Vercelli Pro Vercelli Novese Genoa Genoa Bologna JUVENTUS non assegnato Torino Bologna Inter JUVENTUS JUVENTUS JUVENTUS JUVENTUS JUVENTUS Bologna Bologna Inter Bologna Inter Bologna Roma Torino Sospeso Torino Torino Torino Torino JUVENTUS Milan JUVENTUS Inter Inter Milan Fiorentina Milan JUVENTUS Milan JUVENTUS JUVENTUS Milan Inter Bologna Inter Inter JUVENTUS Milan Fiorentina Cagliari Inter JUVENTUS JUVENTUS Lazio JUVENTUS Torino JUVENTUS JUVENTUS Milan Inter JUVENTUS JUVENTUS Roma JUVENTUS Verona JUVENTUS Napoli Milan Inter Napoli Sampdoria Milan Milan Milan JUVENTUS Milan JUVENTUS JUVENTUS Milan Lazio Roma JUVENTUS JUVENTUS Milan non assegnato Inter Inter Inter Inter Inter Milan JUVENTUS JUVENTUS JUVENTUS CORRIERE DELLA SERA 42 Sport 1905 TUTTI GLI SCUDETTI Nessun tecnico co DELLA PRESIDENTE: SIGNORA Alfredo Dick Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 1 19251926 2 19301931 All. Jen Károlyy PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 3 All. Carcano PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 19311932 All. Carcano PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 4 19321933 5 All. Carcano PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 19331934 6 All. Carcano PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 19341935 7 All. BigattoI-Gola Golaa PRESIDENTE: Edoardo Agnelli 19491950 8 All. Carver PRESIDENTE: Giovanni Agnelli 19511952 All. Bertolini PRESIDENTE: Giovanni Agnelli Le stelle della stagione bianconera » I protagonisti Nato nel 1984 Carlos Tevez è nato a Ciudadela (Argentina) il 5 febbraio 1984 6 squadre Ha giocato in 6 squadre (e in 4 campionati: argentino, brasiliano, inglese e italiano): Boca Juniors (2001-04), Corinthians (200506), West Ham (200607), Manchester United (2007-09), Manchester City (2009-13) e Juventus (dal 2013) Il palmares Con i club ha conquistato 1 campionato argentino, 1 campionato brasiliano, 3 campionati inglesi e 1 scudetto in Italia; 2 Community Shield, 1 Coppa di Lega inglese, 1 Coppa d’Inghilterra e 1 Supercoppa italiana; 1 Coppa Libertadores, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Coppa sudamericana, 1 Champions League e 1 Mondiale per club. Con la nazionale argentina 1 oro olimpico ad Atene 2004 cord. L’argentino e il navarro, il «10» e il «9» così classici ma così moderni, per tante partite sono state una cosa sola, a cominciare da quella di fine settembre contro il Verona (2-1, rimonta con gol di Tevez e Llorente...) che secondo capitan Buffon è stata il segnale che una nuova Juve era rinata, dopo un avvio un po’ sonnolento. L’uomo simbolo del risveglio tricolore è Tevez, ci sono pochi dubbi. «Ma la storia la sta facendo questo gruppo, il simbolo è la squadra — sottolinea Carlos —. Vincere tre titoli di fila è una grande impresa ed è la squadra che si consacra oggi. Io 10 All. Brocic PRESIDENTE: Umberto Agnelli reti realizzate in questa stagione in campionato da Carlitos Tevez, secondo in classifica cannonieri alle spalle dell’attaccante granata Ciro Immobile L’Apache leader a suon di gol «Nemmeno io mi aspettavo di avere questo impatto Però la storia la fa il gruppo» Ha 30 anni 19571958 19 Tevez Ci sono risvegli peggiori di quello di Carlitos Tevez, dalla pennichella di ieri pomeriggio: «Ero andato a riposare, stavo dormendo, ma la tensione in hotel era incredibile e dopo mezzoretta mi sono alzato...». Un risveglio da campione d’Italia, da leader che ha caratterizzato profondamente la terza Juventus di Conte, da grande attaccante internazionale tornato sui suoi migliori livelli, assieme a una squadra che fin dal primo giorno ha capito che Tevez, con la sua fame, la sua forza fisica, la sua tecnica, era l’uomo giusto per ridare slancio al progetto bianconero. «È tutto fantastico, sono molto felice — sorride l’argentino — mi sono dovuto svegliare per la vittoria del Catania. Pensavo di vincerlo in campo il mio primo scudetto, ma va benissimo così. Adesso festeggiamo e ci rilassiamo. Lunedì scorso con la rimonta sul Sassuolo avevamo capito che ormai era fatta». Una partita, quella di Reggio Emilia, che non a caso era stata raddrizzata da un gran gol dell’Apache, il diciannovesimo di un campionato in cui Tevez ha assorbito in fretta il particolare tipo di gioco e di movimenti richiesti da Conte. L’argentino ha raccontato l’accoglienza di Conte, con il quaderno degli schemi e tante spiegazioni. Carlos ci ha messo la sua esperienza e la sua applicazione feroce, conquistando il tecnico fin dal ritiro. Conte era abituato nelle prime due stagioni a ruotare in continuazione la sua coppia d’attacco ma quest’anno si è aggrappato all’argentino, arrivato a Torino per 9 milioni più i bonus. Anche l’intesa con Fernando Llorente, 15 gol fino a oggi, è stata fondamentale per la Juve dei re- 9 profuso da tutti. In tre anni abbiamo subito soltanto 7 sconfitte in campionato, il primo anno abbiamo vinto da imbattuti, l’anno scorso abbiamo perso 5 volte, ora 2. Record che rimarranno nella storia, un’impresa che bisogna ascrivere al nostro allenatore, un grandissimo gestore del gruppo». Ora viene il bello, alzare l’asticella della sfida in ottica Europa, l’unico neo della stagione. Lo vuole la società, pur mantenendo sempre un occhio vigile al bilancio, lo spera Conte, lo chiedono i tifosi. «È molto difficile migliorare questa squadra — sostiene Marotta —, ma ci sono margini assoluti di crescita e questo è un nostro grande obiettivo. In Italia siamo competitivi, in Europa abbiamo peccato di inesperienza, ma questo ci ha insegnato a leggere le cose. In campionato vince sempre il migliore; le coppe invece sono tornei e vivono di circostanze favorevoli che condizionano l’esito finale, al di là del valore che la squadra rappresenta». cerco di lavorare sempre per fare tutto al massimo. È vero, un impatto così da parte mia non me l’aspettavo. È stato sorprendente e unico. Speciale». Come dargli torto? Solo i grandi, da Baggio a Platini, hanno avuto un avvio così in maglia bianconera. Tevez, che è stato sicuramente all’altezza della maglia ereditata da Alessandro Del Piero, ha segnato al debutto assoluto, nella Supercoppa italiana contro la Lazio e poi alla prima di campionato contro la Sampdoria, subito un gol da tre punti. Nel complesso Tevez ha sbloccato lo 0-0 iniziale ben otto volte. E da solo ha deciso anche le partite contro Torino, Catania, Parma (doppietta), ha segnato tre gol su quattro all’andata contro il Sassuolo. Era dal 2010-2011, alla seconda stagione con il Manchester City (20 gol) che Carlitos non andava in rete con questa regolarità, ogni 125 minuti in serie A: «I gol sono stati tutti belli e pesanti, ma credo che quello nel “Clasico” di ritorno contro il Torino (era il 23 febbraio ndr) sia stato fondamentale. La dedica per tutto questo è a mia moglie e ai miei figli. Il c.t. Sabella? No so se cambierà idea e mi chiamerà in nazionale, ma mi diverto moltissimo qui e sono contento per questa impresa». Solo tre volte in dodici stagioni Tevez ha scollinato quota 20 gol, due col City, una con il Corinthians. Il prossimo obiettivo minimo è ampiamente alla portata, già questa sera nella festa scudetto contro l’Atalanta. Il bersaglio grosso, come per la Juve intera, è il salto di qualità europeo dopo un campionato da record. A Lisbona nella semifinale di andata di Europa League, Carlos si è sbloccato a modo suo (con un gol costruito in area, di volontà, rabbia e grande tecnica) dopo cinque anni di astinenza nelle Coppe. Uno sproposito per un attaccante del suo livello, che è uscito dal giro di prime scelte dei mitici «top players» ma resta un fior di giocatore, acquistato a un prezzo conveniente. Un affare, insomma. Che a 30 anni promette di regalare e regalarsi altri risvegli come quello di ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Tomaselli Apache Carlitos Tevez alla sua prima stagione in bianconero (LaPresse) I giocatori Chiellini: «Questo è diverso dagli altri perché ogni anno è sempre più difficile» TORINO — ( f.bon.) «Se non hai passato un momento in cui non vinci, non puoi capire. Chi come me è stato alla Juve senza vincere per alcuni anni, sa bene godersi le vittorie». Per comprendere che cosa significhi conquistare uno scudetto bastano le parole di Giorgio Chiellini. «È un titolo diverso, perché ogni anno è sempre più difficile — spiega il difensore bianconero —: avevamo un grande avversario che non ha mai mollato, speravo onestamente che la Roma non ci facesse tirare così tanto. Ma i punti fatti sono venuti in parte grazie a loro, vicendevolmente ci siamo spinti ad andare oltre i limiti. Paura di perderlo? Personalmente sentivo di avere sempre in mano le redini dello scudetto». Scudetto a 93 punti, con tre partite da giocare, quota 100 ancora all’orizzonte. «È lo scudetto dei record, ma ora pensiamo a festeggiare» sorride Chiellini. «È un momento straordinario per la storia della Juventus di Agnelli e di Conte — celebra l’ad Beppe Marotta —, è un momento di grandissima gioia che ripaga del lavoro © RIPRODUZIONE RISERVATA La sorpresa La vittoria anticipata spiazza un po’ i tifosi, la grande festa cittadina è prevista per il 18 maggio contro il Cagliari Il boato nell’albergo sveglia tutti, ma non Torino La maglietta celebrativa gioca sul «non c’è 2 senza 3» e richiama i 32 titoli rivendicati TORINO — Non c’è 2 senza 3: lo dice il proverbio, lo dice la maglietta celebrativa preparata per l’occasione. E per l’effetto ottico della grafica si legge 32, come gli scudetti rivendicati da tutto il popolo bianconero. Succede che, durante un tranquillo pomeriggio di ritiro, Bergessio segna il 3-1 del Catania sulla Roma e nella sala video dell’Air Palace Hotel di Leinì, alle porte di Torino, dove la Juventus vive la vigilia della partita di stasera con l’Atalanta, esplode la gioia. «Stavo dormendo, mi ha svegliato il boato dei compagni» sorride Chiellini. Manca ancora gran parte del secondo Torino, ore 21 Juventus Atalanta (3-5-2) 1 Buffon 15 Barzagli 19 Bonucci 3 Chiellini 33 Isla 6 Pogba 21 Pirlo 8 Marchisio 22 Asamoah 10 Tevez 12 Giovinco (4-4-1-1) 47 Consigli 29 Benalouane 33 Yepes 3 Lucchini 28 Brivio 77 Raimondi 18 Baselli 17 Carmona 10 Bonaventura 11 Maxi Moralez 19 Denis Arbitro: DE MARCO di Chiavari Tv: ore 21 Sky Sport 1, Sky Calcio 1, Premium Calcio Internet: www.corriere.it Celebrazioni Padre e figlio juventini festeggiano il 30° scudetto (Afp) tempo, ma il Catania amplia il vantaggio e la Roma si arrende, 4-1. È scudetto, si può liberare la gioia. Saltano i tappi delle bottiglie di champagne, i giocatori escono sulla terrazza, ballano e si abbracciano. Arriva anche l’amministratore delegato Beppe Marotta. Fuori dall’hotel, in men che non si dica, si radunano duecento tifosi: cori e applausi per tutto. È uno scudetto molto social, tra selfie, tweet, Facebook e Instagram. Tevez mostra il tatuaggio sul braccio con il 32, il suo numero di maglia quando giocava in Inghilterra, che oggi ha un significato diverso e scrive: «No potevo sbagliare!». I giocatori postano gli scatti dall’hotel, dal pullman che li riporta a Vinovo, da casa con le famiglie. Denominatore comune: il segno del 3 con le dita. La festa in anticipo prende forse in contropiede tanti fans. Complice il lungo ponte tra Pasqua e Primo Maggio, molti torinesi sono in vacanza; la città è abbastanza vuota. Partono i caroselli di auto, ma piazza San Carlo non ha il cartello del «tutto esaurito». Il clou delle celebrazioni dello storico tris tricolore si avrà domenica 18 maggio, ultima giornata di campionato. La società chiederà l’anticipo della gara con il Cagliari alle 15, per dare spazio alla cerimonia di consegna della coppa dello scudetto. Poi ci sarà la tradizionale sfilata per le vie di Torino sul pullman scoperto per raccogliere l’affetto dei tifosi. L’atmosfera di festa ha convinto comunque Conte a concedere qualche ora libera alla squadra che in serata ha festeggiato con una cena privata fuori Torino prima di tornare in ritiro. Nonostante tutto, stasera si gioca. E verosimilmente il tecnico si affiderà a un po’ di turnover in formazione. Vidal, ad esempio, starà a riposo: domani effettuerà un controllo decisivo per capire se dovrà davvero operarsi al ginocchio destro. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 19591960 All. Cesarini PRESIDENTE: Umberto Agnelli 11 1 196011961 12 A Cesarini All. P PRESIDENTE: Umberto Agnelli 19661967 13 All. Herrera PRESIDENTE: Catella 19711972 All. Vycpálek PRESIDENTE: Boniperti 14 19721973 15 All. Vycpálek PRESIDENTE: Boniperti Conte Festeggia in mezzo ai suoi ragazzi, dentro l’albergo alle porte della città. Maglietta nera con la scritta «non c’è due senza tre», Antonio Conte salta come un bambino e abbraccia tutti. Se la Juve ha vinto ancora, eguagliando una striscia record che ai bianconeri mancava dagli anni Trenta, il merito è del suo allenatore-martello. È stato Conte, che nel pomeriggio più incredibile della stagione, dopo una vittoria che è diventata sconfitta sul campo dell’odiata Fiorentina, a riannodare i fili di una squadra considerata appagata dai precedenti trionfi. La Juve annientata dalla tripletta di Pepito Rossi dopo essere stata in vantaggio 2-0 e aver sfiorato il terzo gol, poteva avviarsi verso la stagione dell’appagamento. Conte ha usato quella batosta come pungolo per rilanciare la sfida. Firenze è stato il manifesto della nuova Juve, il punto di partenza verso 12 vittorie consecutive con appena quattro gol al passivo, che hanno stroncato la Roma. I numeri della nuova, vecchia, regina sono pazzeschi: trenta vittorie trenta, come gli scudetti in bacheca, tre pareggi e due sole sconfitte: in casa della Fiorentina, appunto e a Napoli. La terza Juve è anche la più forte. La prima è stata sorprendente per la fame e l’intensità che ha dimostrato lungo il percorso. La seconda ha fatto della compattezza difensiva la sua arma vincente. Questa è fondata sulla qualità dei suoi attaccanti, l’irresistibile Tevez e il flemmatico Llorente, che Antonio ha aspettato e addestrato, lanciandolo nella mischia quando la gente cominciava a crederlo un oggetto misterioso. Il filo conduttore sono i soliti noti, quelli a cui si appoggerà Cesare Prandelli in Brasile: Buffon e Pirlo. Ma anche la forza di Giorgione Chiellini in difesa, l’esplosione di Pogba in mezzo al campo, la qualità di Vidal, centrocampista killer. Una squadra implacabile, che fa del ritmo, del pressing, della furia agonistica le sue armi vincenti. «Solo tra qualche anno ci renderemo conto di cosa siamo stati capaci di fare», ha sussurrato ieri il tecnico. Poi solo silenzi e sorrisi. «È la festa dei ragazzi», si è giustificato. Parlerà stasera dopo la partita con l’Atalanta che, conoscendolo, preparerà con la solita cura maniacale perché lo scudetto è vinto, ma il record dei 100 punti stuzzica il suo palato. Questa sarà anche la settimana de- Sport 43 italia: 51575551575557 19741975 All. Parola PRESIDENTE: Boniperti 16 19761977 17 All. Trapattoni ni PRESIDENTE: Boniperti 19771978 18 All. Trapattoni ni PRESIDENTE: Boniperti 19801981 19 All. Trapattonii PRESIDENTE: Boniperti «Solo tra qualche anno capiremo che cosa siamo riusciti a fare» Ma il suo futuro è incerto Tre su tre La gioia di Antonio Conte, al suo terzo scudetto consecutivo in tre anni di panchina bianconera (LaPresse) Ha 44 anni Nato nel 1969 Antonio Conte è nato a Lecce il 31 luglio 1969 Da calciatore Ha vestito le maglie di Lecce (1985-91) e Juventus (1991-2004) Da allenatore Ha guidato 5 club: Arezzo (2006-07), Bari (2007-09), Atalanta (2009-10), Siena (2010-11) e Juventus (dal 2011) Il palmares Da allenatore ha conquistato 3 scudetti (consecutivi, tutti con la Juventus) e 2 Supercoppe italiane (sempre con la Juve) cisiva per il futuro di Conte. La gente è tutta con lui e non accetterebbe un divorzio. La società vorrebbe blindarlo. Le parole di Giuseppe Marotta, a scudetto acquisito, sono emblematiche. «Abbiamo fatto un’impresa i cui meriti sono soprattutto dell’allenatore. Antonio, al di là delle capacità tecniche e professionali, è un grandissimo motivatore e gestore di un gruppo a cui ha inculcato una mentalità vincente sin dal primo giorno del suo arrivo a Vinovo. È uno dei migliori al mondo e ce lo vogliamo tenere ben stretto». L’eroe bianconero, invece, è lacerato dal dubbio. Conosce se stesso e l’ambiente Juve alla perfezione. Sa, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, che il prossimo anno ripetersi con questo gruppo spremuto sarà quasi impossibile e che la gente da lui pretende soprattutto un rilancio in Champions. L’Europa è l’anello debole della Juve. Per vincere la coppa con le grandi orecchie servirebbe un salto di qualità tecnico, un investimento economico fuori dai programmi e dalle possibilità bianconere. I tifosi sono in ansia. Ma non dovranno aspettare 17 80 vittorie casalinghe consecutive iniziali della Juventus (serie aperta: mancano le partite con l’Atalanta e il Cagliari), record di vittorie di fila iniziali in un solo torneo di serie A (il precedente primato era del Torino, 14 nel 1975-76) vittorie per Antonio Conte su 111 partite sulla panchina della Juventus in serie A; 24 i pareggi, 11 le sconfitte. In totale, sulla panchina bianconera, 148 presenze con 99 vittorie (66,89%), 34 pareggi e 15 sconfitte molto. «Avevamo detto che ci saremmo incontrati a bocce ferme. Le bocce si sono fermate prima del previsto», scherza Marotta. L’appuntamento sarà fissato a breve. E l’incontro potrebbe svolgersi entro metà settimana, tra martedì e mercoledì. Il problema non sono i soldi. Casomai i programmi. Conte chiede un rinnovamento profondo della rosa e ripartire con un progetto tattico diverso: il 4-3-3. Alternative concrete, al momento, l’allenatore non ne ha: qualche sondaggio e una telefonata dai francesi del Monaco. Ma potrebbe anche decidere di prendersi un anno sabbatico. Staremo a vedere. Tutto è ancora in gioco, aperto, nebuloso. La Juve, per adesso, non ha preso contatto con nessun altro, convinta di riuscire a blindare Conte come l’anno scorso. La sensazione è che, rispetto a dodici mesi fa, sarà più difficile. E che la coppia Marotta-Paratici dovrà valutare le alternative: Spalletti, Mancini e Allegri sono qualcosa più che semplici ipotesi. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA 19811982 All. Trapattonii PRESIDENTE: Boniperti 20 19831984 21 All. Trapattonii PRESIDENTE: Boniperti La tradizione di Bonucci di LUCA BOTTURA IL CODICE ROCCO A proposito di scudetti: pare che la Figc, pur di convincere la Juve che tra 30 e 32 non c’è ‘sta gran differenza, stia pensando di assoldare Rocco Siffredi come mediatore. OTTANTA VOGLIA DI GIOCARE Pare che Genny ‘a carogna sia dovuto intervenire perché la proposta iniziale di Matteo Renzi, che sabato era in tribuna e voleva distribuire 80 euro a tutto l’Olimpico per placare gli animi, non aveva le coperture. GENNY D’INTESA Una ricerca istantanea del Cern condotta tra sabato e domenica ha calcolato che se l’Italia avesse incassato un euro per ogni battuta fatta sui social a proposito di Genny ‘a carogna, avremmo il Pil della Cina. SLIDING INDOORS Pare che la Juve abbia festeggiato lo scudetto in ritiro con baci e abbracci. Secondo i camerieri, non si vedeva un coacervo del genere in un hotel da quando Putin fece provare il lettone a Berlusconi nella sua dacia di Sochi. ALCOLISTI ANONIMI «Vediamo le immagini dei festeggiamenti della Juventus: Bonucci è attaccato alla bottiglia come tradizione» (Ilaria D’Amico, Skycalcioshow) LIVE CONDICIO «Drigo… mmm, rifaccio: Rodrigo, in cosa si distingue il derby di Milano da quelli di Genova e Buenos Aires?» (Massimiliano Nebuloni, Milan-Inter, Sky, durante la «diretta») LISTEN WHO TALK «Le posizioni della società e di Seedorf non sono così complesse e difficile da matchare» (Ilaria D’Amico e la morte del verbo «sovrapporre», Milan-Inter, Sky) SINGOLARISMI Gli incidenti prima della partita è sempre un segnale che non si riesce a fare arrivare alla gente, questa dovrebbe essere una vetrina» (Fabrizio Failla, Napoli-Fiorentina, Raiuno) L’ERA GLACIALE «Mi auguro che l’applauso dei tifosi napoletani a quelli viola era ironico» (Gianni Cerqueti, Napoli-Fiorentina, Raiuno) GIORNALISMO D’ASSALTO «Francesco, tu sei una delle immagini belle del calcio in assoluto». «Grazie» (Enrico Varriale e Francesco Totti, Stadio Sprint, Raidue) GIORNALISMO D’ASSALTO/2 «Non è che le parole del mister ha staccato un po’ la spina?» (Marco Cherubini per intervistare Totti si sforza di parlare come lui, SerieALive, Premium) AVENDOCI «L’anno prossimo potrebbe essere l’ultima possibilità in Champions: avendoci questa possibilità, proverò a sfruttarla» (Francesco Totti, SerieALive, Premium) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il futuro Il francese condizionerà le mosse bianconere: al di là del contratto è conteso dai più grandi club d’Europa Il mercato ruota intorno a Pogba, assalto a Nani Il portoghese è il primo della lista Sanchez e Cuadrado le alternative Ranocchia, Lulic e Baselli nel mirino E ora sotto con il mercato, che inevitabilmente passa da Antonio Conte e Paul Pogba. La Juve vorrebbe tenerli entrambi, ma non è né scontato, né facile. In ogni caso è probabile una profonda rivisitazione della squadra, a cominciare dal modulo. Nella prossima stagione, spazio al 4-3-3, specialmente se in panchina resterà l’uomo dei tre scudetti consecutivi. Ecco perché Marotta e Paratici, i registi del mercato bianconero, sono già a caccia di un esterno alto di grande qualità. Nani, 27 anni del Manchester United, obiettivo di gennaio, sposa due esigenze: è bravo e non costa un’enormità. Sull’argo- mento però bisognerà vedere cosa ne pensa il nuovo allenatore dei Diavoli Rossi (Van Gaal?). Moyes aveva messo il portoghese nell’elenco dei cedibili, ora può cambiare tutto. Il nome più intrigante è quello del cileno Alexis Sanchez, che nella rivoluzione del Barcellona può decidere di tornare in Italia. Il più complicato è Juan Guillermo Cuadrado, un po’ per le difficoltà a trattare con la Fiorentina che ha in animo di riscattare il colombiano dall’Udinese, molto perché il giocatore è nei piani dei grandi club stranieri, più ricchi e potenti dei bianconeri: a Barcellona sono convinti Chi parte e chi arriva A sinistra Paul Pogba, inseguito da mezza Europa; di fianco Nani, esterno del Manchester United che piace alla Juventus (LaPresse, Ap) che Cuadrado abbia già un accordo con i blaugrana, il Bayern potrebbe essere la soluzione a sorpresa. Molto, come detto, ruoterà intorno a Pogba. La Juve sta cercando di adeguare e rinnovare il contratto dell’asso francese, ma il suo manager Raiola, il più scaltro e spietato tra i procuratori, sta già lavorando per portarlo via dall’Italia. Il Paris Saint Germain offre Verratti e una cinquantina di milioni, il Real Madrid potrebbe essere disposto a lasciar partire il centravanti Morata e forse a inserire nella trattativa anche il laterale Coentrao (oltre a tanti soldi), il City è disposto a sacrificare Edin Dzeko che però, ad un anno dalla scadenza del contratto, vuole avere voce in capitolo sulla sua cessione. Occhio al Bayern Monaco che, avendo preso Levandowski, può entrare nell’ordine di idee di arrivare a Pogba attraverso Mandzukic. La Juve lavora forte anche sul mer- cato interno. Con la Lazio tratta lo scambio Lulic-Quagliarella, all’Atalanta ha chiesto il prezzo del giovane centrocampista Baselli, che ha estimatori in Italia e all’estero (Fiorentina e Paris Saint Germain su tutti). Con il Torino c’è da risolvere la grana della comproprietà libera di Immobile, finito nei piani del Borussia Dortmund pronto a offrire 19 milioni di euro, ma è difficile che nell’operazione possa entrare Cerci. La difesa sarà ringiovanita: da decidere il destino di Ogbonna, a Conte piace Ranocchia, ma in ballo c’è anche Alex del Psg. In attacco rientrerà alla base Gabbiadini, mentre Berardi resterà a Sassuolo o andrà in prestito in serie A. Osvaldo è un caso a parte: la Juve vorrebbe valutarlo nel lungo periodo, ma non intende riscattarlo alle condizioni pattuite al mercato di gennaio. In altre parole i bianconeri non sono disponibili a versare 19 milioni al Southampton. O gli inglesi calano il prezzo, o si rinnova il prestito. Altrimenti l’italo-argentino torna da dove è venuto. a.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: CAMP BOSS- Pluriennale esperienza. Valuta proposte. Disponibilita' immediata. Tel: 393.50.19.107 Milano Via Solferino, 36 ASSISTENZA disabili, italiano, autista, trasferimenti Italia, estero, bricolage, pulizie, custode, cinquantenne. 338.64.68.647 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 COLF ITALIANA, AGENTE di commercio in pensione assume incarichi e fornisce consulenze anche via sms. 348.29.20.683 AGENTE plurimandatario anni 54 settore componenti elettronici ed elettromeccanici, pluriennale esperienza valuta mandati per Piemonte, Liguria, Emilia. Scrivere [email protected] ESPERTO venditore 56enne settore sanità ottima presenza professionalità disponibilità trasferte Italia. 349.84.71.099 AUTISTA meccanico, gommista, trasportatore, tuttofare, volenteroso, offresi. Madrelingua francese, ottimo italiano parlato/scritto, uso pc, pluriennale esperienza, ottime referenze. Disponibilità immediata. 334.57.56.688 CERCO lavoro come autista o magazziniere. Esperienza pluriennale. Patente C, CQC. 329.80.07.404 COPPIA umbra referenze ventennali, disponibilità trasferirsi, ottime capacità lavorative. Volontà e serietà. Telefonare 0546.56.02.03 339.26.02.083 SRILANKESE offresi come domestico, giardiniere, badante, pulizie. Patente B. 340.74.97.071 IMPIEGATA commerciale estero esperta, pensionata giovanile laureata lingue, inglese tedesco francese parlati scritti, collaborerebbe anche part-time con seria azienda Milano o Rho. Astenersi perditempo. 335.81.74.198 A Milano azienda terzista impiega ambosessi per magazzino, amministrazione, clienti. 02.24.30.29.20 ABBISOGNACI assumere 2 funzionari commerciali, bella presenza, addestramento e formazione, audaci, ambiziosi. [email protected] - Tel. 02.29.53.74.35 CONSULENZA di statistica descrittiva. Tel: 345.83.16.608 dr. Daniele ATTICO importante Quadronno. Soggiorno doppio, cucina, tricamere, triservizi, terrazzi, serra, box, posto auto. CE: G - IPE: 231,96 kWh/mqa 02.88.08.31 cod. P19 www.filcasaimmobili.it SOCIETÀ d'investimento internazionale acquista direttamente appartamenti e stabili in Milano. 02.46.27.03 BANCHE e multinazionali ricercano immobili in affitto o vendita a Milano. 02.67.17.05.43 BANCHE multinazionali necessitano di appartamenti o uffici. Milano e provincia 02.29.52.99.43 STUDENTESSE massime referenze cercano trilocale/quadrilocale in Milano zona servita. 02.67.47.96.25 A Milano 79.000 euro 60 minuti colline Bonarda e Moscato villini nuovi pronta consegna giardino esclusivo piscina permuto con metà soldi e metà auto camper motocicletta barca atto immediato. CE: C - IPE: 93 kWh/ mqa. Tel.: 035.47.20.050 ATTENZIONE Liguria 59.000 euro 100 mt mare ultime suite arredate pronta piscina beauty farm permuto con metà soldi metà auto camper motocicletta barca atto immediato CE: C - IPE: 84 kWh/mqa. Tel.: 035.47.20.050 CARAIBI CasaMar consulenza investimenti immobiliari a reddito. Progettazione e scelta materiali in Italia www.casamarimmobiliare.it 02.72.54.64.86 CARAIBI vendesi appartamento mq 130 + terrazzi mq 210 in villa con piscina Euro 165.000 con finanziamento senza interessi www.casamarsantodomingo.it 02.72.54.64.86 CARAIBI vendesi casa in residenziale sulla spiaggia Euro 30.000 www.casamarsantodomingo.it 02.72.54.64.86 SARDEGNA STINTINO metà prezzo. Country Paradise Village. Vendita diretta da acquisto tribunale ville euro 180.000 (anzichè 350.000), piscina, golf, supermercato, animazione, negozi, ristorante, chiesa. 335.21.85.03 - 030.22.40.90. [email protected] FORTE DEI MARMI • CENTRO STORICO AFFITTASI uso estivo transitorio luminoso appartamento 100 metri mare: tinello, angolo cottura, suite matrimoniale, cameretta con bagno, ampio soggiorno, terrazza arredata con vista. 339.85.18.631 CARAIBI CasaMar lavora con noi in franchising incluso locale da Euro 25.000/50.000 www.casamarsantodomingo.it 02.72.54.64.86 CEDESI attività B&B in espansione a Milano zona P.ta Venezia. Avviamento pluriennale possibilità attività gemella in Genova centro. La proprietà valuta la cessione degli immobili. Carlo 349.36.34.725 Collezionista Milanese •ACQUISTA DIPINTI SCULTURE DISEGNI dei più importanti artisti. Massima riservatezza. No perditempo. 339.20.07.707 AFFITTO -riscatto. Ampi negozi - magazzini Repubblica, canne fumarie (bar, tavola fredda). CE: G - IPE: 187,5 kWh/mca 02.88.08.31 cod. C03 www.filcasaimmobili.it A CQUISTIAMO brillanti, gioielli firmati, orologi marche prestigiose, monete, argenteria. Il Cordusio 02.86.46.37.85 VUOI posto barca a porto Lotti, La Spezia, miglior porto del mediterraneo metri 12 x 4. Con my Picchiotti Giglio perfetto. Chiamami ci accorderemo. 335.22.48.92 Acquistiamo •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, qualsiasi cilindrata con passaggio di proprietà e pagamento immediato. Autogiolli, Milano. 02.89504133 - 02.89511114 SOCIETA' AMMINISTRAZIONE STABILI •VALUTA acquisizione di pacchetti, anche parziali, di immobili da gestire per allargare propria clientela. Massima serietà. [email protected] A CQUISTIAMO auto e fuoristrada anche di grossa cilindrata Milano Motors 4x4 S.r.l. 02.61.29.86.99 [email protected] Una nuova vetrina: prima di tutto… prima di tutti! Ore pas ti. 348.08 .28.350 Temporary Shop Corsi Mostre ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care with problem solving ordini offerte inglese francese windows mac offresi 331.12.23.422 ABILE impiegata tecnico-commerciale offresi part-time. Pluriennale esperienza settore illuminazione, arredamento e allestimenti. Offerte commerciali; ufficio acquisti, gestione fornitori, Autocad. Tel. 333.14.37.804 ASSISTENZA Excel integrato da Access. Tel: 345.83.16.608 COMMERCIALE gestione clienti, sales proposal sistemi convogliatori, aspirazione, filtrazione .Italia-estero. 339.46.13.622 COMMERCIALE 50enne, 5 lingue, pluriennale esperienza studi di mercato, gestione, ricerca agenti, Italiaestero, cerca azienda seria. Tel: 347.18.71.431 CONTABILE pluriennale esperienza, libera subito. Tel. 338.23.90.087 RESPONSABILE amministrativo, 43enne laureato, esperto in contabilità, bilanci, fiscalità. 320.62.29.416. [email protected] SEMAN & ASSOCIATI seleziona venditori per sviluppo rete venditori Milano, Varese, Como e Monza. Elevati compensi. 02.33.40.53.06 referenziatissima, immacolato ventennio in ottima famiglia milanese, causa scomparsa titolare cerca equivalente impiego. 335.82.98.989 Spettacoli Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). AGENZIA di assicurazioni di primaria compagnia sita in Milano seleziona intermediari professionisti da inserire nella propria rete. Inviare c.v. a: [email protected] Saldi Eventi Outlet Locali Ristoranti [email protected] Viaggi Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 TEMPO GRAN RARY SHOP Milano DI OFFE RTE per promuovere tutto ciò che ti rende Speciale! Affari! Dal 9 lug abbigliamlio al 10 settem abiti, jea ento uomo / bre don a prezzi nseria e access na ori scontatiss Vieni a trovarci imi! . in via Fra Tel. 02.11.12. nico, 6 27.36 RI ABBANDONA ansia e fatica con i nostri trattamenti benessere. www.body-spring.it 02.91.43.76.86 ACCOGLIENTE e prestigioso centro benessere italiano massaggi olistici. Ambiente elegante. Milano. 02.39.40.00.18 SOLARI esclusivo studio italiano, trattamenti olistici ambiente confortevole e raffinato. Tel. 02.91.63.57.63 CARTOMANTE sensitivo specialista in ritorni, risolve problemi d'amore 340.80.81.426 ABBANDONATI! Appuntamenti intriganti! Inusuali amanti! Chiama 899.996.101 da 32 centesimi/minuto. VM18 MCI ADESSO! Trova nuove amiche subito! Chiama 899.996.101 da 32 centesimi/minuto. VM18 MCI Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata obbligatoria: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42. Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 All. Trapattoni ni PRESIDENTE: Boniperti A Lippi All. PRESIDENTE: P Chiusano 24 All. Lippi PRESIDENTE: Chiusano 19971998 20012002 25 All. Lippi PRESIDENTE: Chiusano 26 All. Lippi PRESIDENTE: Chiusano 20022003 27 All. Lippi PRESIDENTE: Chiusano 20042005 All. Capello PRESIDENTE: Grande Stevens 20052006 TO 19961997 CA 23 EV O 1 199411995 R 22 as se No gn n at o 19851986 Sport 45 italia: 51575551575557 All. Capello PRESIDENTE: Grande Stevens 20112012 20122013 28 All. Conte PRESIDENTE: Andrea Agnelli 29 All. Conte PRESIDENTE: Andrea Agnelli 20132014 30 All. Conte PRESIDENTE: Andrea Agnelli Le pagelle: lo scudetto passa per le mani di Buffon 7,5 Lichtsteiner Ci sono pochi esterni come lo svizzero, in giro. Quando non c’è si vede la differenza. Se è vero che in Europa ha fatto un po’ di fatica, in campionato ha arato il terreno portando via zolle e avversari. Molesto, non ha mai fatto un sorriso, se non di scherno. Quindi perfetto. 10 9 Barzagli Fondamentale nei primi due scudetti, questa volta to l’abbassamento del voto è dovuto all’infortunio che lo ha condizionato nella seconda partee del campionato. Però, ogni volta che è andato in campo, si è sempre conf ro confermato il giannizzero che dice sem sempre di no. Buffon Ancora lui, SuperGigi. Parate-immagine: il rigore di Calaiò a Genova, il sinistro di Zaza con il Sassuolo. Regge il suo vaticinio 2010-2011, quando era infortunato e quasi dismesso dalla Juve: “Mi guardo intorno e penso che, se guarisco, come me ce ne sono pochi”. Non ce ne sono. 7,5 Allenatore: Conte L’indiano di Buenos enos Aires te è uscito vincente dalla campagnaa acquisti grazie a questoo sciamano ourinho salentino, il Mourinho natore de noantri, allenatore verno di lotta e di governo one che, con il santone di Setubal, ha in comune, sicuramente, la pietra filosofale: cava l’oro da ogni giocatore. 8,5 8,5 9 moduloo 3-5-2 -2 10 Llorente Lloren lorente 6 8 Caceres Un rincalzo di grande valore, duttile, capace di ricoprire il ruolo di vice Barzagli (di più) o quello di vice Lichtsteiner. 6 Ogbonna Uno scudetto storico non prevede insufficienze. Angelino non ha avuto spazio e neanche fortuna. Rare e problematiche le sue apparizioni. s.v. Peluso Non pervenuto. E un senza voto, con Conte, equivale a un’insufficienza. Un po’ è colpa di Asamoah, sempre in resta. 9 7 Marchisio Una stagione difficile. Pogba che gli ha tolto il titolo nobiliare. Però ha risposto bene alle chiamate. Decisivo il gol al Sassuolo. 6 Padoin Onesto gregario, pure lui poco utilizzato. Solo scampoli di gara, senza infamia e senza lode. Vita da mediano (senza Mondiali). Tevez 6 Isla Un po’ di più, un po’ meglio del primo campionato juventino, ma non abbastanza da motivare la cifra per cui è stato preso. Pogba 8,5 Un anno fa cresta d’oro stava nella fascia sottostante. Adesso è il giocatore più utilizzato a parte Buffon. E questo è programmatico. La squadra non può farne a meno. Anche nei momenti di stanca, il polpo Paul allunga i tentacoli. Ora la domanda è solo una: rimane o va? È lo scudetto dell’Apache e non solo per le 19 reti in campionato. Carlito’s way è la colonna sonora della cavalcata bianconera. Massiccio ma non incazzato. Un esempio di abnegazione e di sostegno al gruppo. Mai domo, ha trascinato la squadra anche nei momenti difficili. GLI ALTRI NEER NERI N ERI RI BIANCONERI Storari Il portiere di Coppa (Italia) ha avuto poco spazio, diciamo sempre meno rispetto ai due campionati precedenti, ma si è fatto trovare pronto. Pirlo Quando sente il logorio del calcio moderno e di una lunga carriera, ferma il pallone e inventa traiettorie imprendibili per i portieri. Le sue parabole hanno scandito il percorso della Juventus, la sua regia, anche affannata, ha sempre sorretto il gioco. Scegliamo il gol al Genoa. Da possibile le Anelka Ane del 2013-2014 (cioè oggetto misterioso di cui non si comprende l’ingaggio, destinato a sparire nell’oblio) a plusvalenza, in tutti i sensi, economica e tecnica. Ha segnato gol (15) importanti, ha fatto da torre di guardia e di conquista. Chiellini Super-Chiello specialista in cinguettii e in spallate (agli avversari). Anche lui, come Barzagli, ha patito qualche acciacco, ma è riemerso più gagliardo che pria. Dei tre difensori è stato quello dalle prestazioni più continue. Un vero pilastro anche comunicativo. Vidal Un impatto devastante su trequarti di stagione. Poi si è un po’ come ritirato a causa dell’infortunio al ginocchio (per cui si opera domani), ma rimane il goleador della Juventus di Antonio Conte (28 gol in tre campionati) e soprattutto l’incarnazione del tecnico in campo. Guerriero. 8,5 Bonucci Tra bonucciate e colpi di genio (il gol alla Roma) dimostra di saper valorizzare se stesso inserendosi nel sistema di una squadra vincente. Il vero capolavoro di Conte è lui. Dopo il primo anno alla Juve era sul precoce viale del tramonto. Ora è insostituibile. Asamoah Senza pagare dazio all’incontro/scontro con il metodo Conte, senza la zavorra della Coppa d’Africa, ha finalmente percosso la fascia sinistra con la potenza che ci si aspettava da lui. In certe partite (come contro la Fiorentina) ha fatto la differenza da solo. pagelle a cura di ROBERTO PERRONE 7 s.v. Giovinco A differenza delle altre punte finite nel cono d'ombra, il piccoletto reagisce bene ed esce nel finale con prove rabbiose e l'importantissimo gol di Udine. Vucinic Il cocco (offensivo) di Conte nei due primi scudetti, paga l’arrivo di Tevez-Llorente e il caso Inter. Svuotato l’armadietto, svuotato pure lui. s.v. Osvaldo Ha sicuramente giocato di più del precedente attaccante di gennaio (Anelka), ha segnato due gol in Europa League. Però non ha convinto. CORRIERE DELLA SERA 8 s.v. Quagliarella Il suo accantonamento improvviso è uno dei (pochi) grandi misteri bianconeri del terzo scudetto. Condizione fisica, certo, ma che altro? Maglie & bandiere Dopo le revoche e le accuse si spengono le polemiche sui simboli che celebrano i trenta titoli conquistati Ora sono tre stelle per tutti e l’Avvocato vince la sfida Gianni Agnelli dopo il trionfo dell’84: «Vediamo se arriviamo prima noi a 30 o l’Inter e il Milan ai 20 scudetti» Adesso sono trenta. Trenta per tutti. Amici e avversari. Trenta scudetti e terza stella, nel giorno del terzo titolo consecutivo, come non accadeva ai bianconeri dal 1933. La questione resta aperta (come la causa della Juve alla Figc, che è solo congelata, prossima udienza del 17 giugno) ed è destinata ad alimentare polemiche perpetue (non a caso sulle magliette celebrative «non c’è 2 senza 3» si leggeva 32), perché i tifosi della Juve non hanno mai accettato (e mai accetteranno) quanto accaduto in seguito a Calciopoli. Accusato di illecito sportivo, al club bianconero era stato revocato il titolo di cam- pione d’Italia 2004-2005 e non gli era stato assegnato quello 2005-2006 in quanto fu retrocessa all’ultimo posto in classifica, in base alla sentenza della Caf, confermata dalla Corte federale e infine dalla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni. Così la terza stella che campeggia dal settembre 2012 dentro allo Stadium, adesso potrà essere esibita senza più problemi anche sulle maglie bianconere. E si chiude, a favore della Juve, la sfida lanciata dall’avvocato Agnelli il 6 maggio 1984, una domenica di trent’anni fa, dopo la vittoria dello scudetto n. 21 (il primo di Platini), Previdenti La scritta comparsa sullo Juventus Stadium due anni fa (Ansa) arrivato con una giornata di anticipo, dopo l’1-1 con l’Avellino: «Vediamo se arriva prima la Juve a conquistare la terza stella oppure l’Inter o il Milan alla seconda». In quel momento, l’Inter aveva 12 scudetti in bacheca e il Milan 10. Trent’anni dopo, le milanesi sono ferme a quota 18, la Juve è a 30 (più due per gli integralisti). La stella n. 1 della Juve, club fondato il 1° novembre 1897, campione d’Italia nel 1905 per la prima volta, è storia del 1958; era la squadra di Charles, Sivori e Boniperti, che aveva preceduto sul traguardo la Fiorentina di 8 punti. L’allora presidente della società, Umberto Agnelli, il padre di Andrea, aveva proposto alla Lega di mettere sulle maglie della Juve un simbolo celebrativo del traguardo raggiunto. E la Federcalcio (commissario Bruno Zauli), con una delibera del maggio 1958, aveva stabilito «l’istituzione di un particolare distintivo di cui possono e potranno fre- giarsi le società che abbiano vinto 10 campionati di serie A». Il 10 luglio, la Lega aveva deciso che il distintivo fosse rappresentato da «una stella d’oro a cinque punte». L’Inter avrebbe conquistato la stella il 15 maggio 1966, ai tempi di Angelo Moratti/Herrera, terzo scudetto in quattro anni, con i bianconeri fermi a quota 12; il Milan sarebbe arrivato a quota 10 il 6 maggio 1979. La seconda stella bianconera era arrivata il 16 maggio 1982, con la conquista del ventesimo scudetto, ancora davanti alla Fiorentina, come nel 1958, ma questa volta in volata: un punto solo e all’ultima giornata, con la vittoria di Catanzaro (Brady su rigore) e il pareggio viola a Cagliari (0-0), fra le polemiche. Era la Juve di Boniperti presidente e Trapattoni in panchina (quarto scudetto per lui); la Juve di Zoff, Gentile e Cabrini, Furino, Brio, Scirea; Marocchino, Tardelli, Virdis (Rossi), Brady (che aveva saputo dell’arrivo di Platini il 30 aprile), Bettega (Fanna/ Galderisi). Trentadue anni dopo, il tris. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Sport Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Scherma: Italia dominatrice Ciclismo: il Romandia a Froome Tennis: Fognini perde la finale Nella Coppa del Mondo di scherma, fine settimana nel segno dell’Italia. La parte del leone stavolta la fa la sciabola a Chicago, con il tris degli uomini (Samele, Montano e Berré) e il bronzo della Vecchi. Sul fronte delle squadre, a Shanghai le fiorettiste allungano l’imbattibilità mentre gli spadisti sono secondi a Parigi. Delude solo il fioretto maschile: a Tokio, tutti out. Dopo aver disertato la Liegi-Bastogne-Liegi, Christopher Froome fa suo il Romandia sorpassando nella crono Spilak (Slo); Nibali (17° a 43’’ da Froome) chiude quinto. In Turchia, vittoria finale di Yates (Gbr). KARATE — Gli Europei di Tampere si sono conclusi con l’argento delle squadre di kata: l’Italia (4-2-2) è tornata a vincere il medagliere. Fabio Fognini scivola in finale a Monaco di Baviera, rimontato e battuto (2-6, 6-2, 6-1) dallo slovacco Klizan, n.111, qualificato. A Madrid, passano al secondo turno la Vinci (6-4, 6-4 alla Hantuchova) e la Schiavone (6-4, 6-7, 6-4 alla Vesnina: la milanese incontrerà la Errani); out invece la Pennetta (6-1, 0-6, 3-6). Djokovic dà forfait nel torneo maschile: ma a Roma ci sarà. Poche emozioni Sfida modesta, la vincono gli uomini di Seedorf con il gol di De Jong Milan padrone del derby Inter versione fantasma I rossoneri si rilanciano in orbita europea I nerazzurri non riescono a fare un tiro in porta Le pagelle Milan Kakà avanzato 6 ABBIATI Blocca un cross basso di Nagatomo, poi assiste allo (scarso) spettacolo. Ammonito alla fine per perdita di tempo (salterà l’Atalanta). 5,5 DE SCIGLIO Arrugginito per la lunga assenza, è un po’ troppo insicuro e impreciso e Nagatomo lo salta. Rimedia fermando in scivolata, un po’ casualmente, un contropiede di Palacio. In avanti manda sull’esterno della rete una buona palla da posizione defilata. 6 RAMI In difesa non barcolla mai, pericoloso in avanti sui calci piazzati. 6,5 MEXÈS In area si fa sentire con personalità e davanti quasi trova la porta di testa. Commette un inutile fallo su Icardi e becca il giallo. 6,5 CONSTANT Avvio convincente, con una buona spinta e tanta attenzione nel limitare Jonathan. Avvia qualche contropiede, sui cross si può migliorare. 6 POLI Arretrato nella linea di centrocampo (come piace alla società), tiene la posizione e prova a inserirsi. 7 DE JONG Lui sa sempre cosa deve fare: fermarli tutti. Nel derby però aggiunge anche piatti esotici alle consuete specialità della casa: per esempio diversi lanci lunghi indovinati (uno coglie Kakà e, poi, la traversa), soprattutto un gol da tre punti, per di più di testa. L’azione successiva, era già nella sua area a fermare Palacio. 6 MONTOLIVO Inizialmente fatica un po’ a trovare la posizione, ma poi prende le misure, cresce e ci mette tonnellate di corsa e impegno. 6,5 TAARABT Un po’ egoista (come quando ci prova da solo con un tiraccio di destro fuori misura), spesso gigione, è lui che accende la luce, e pazienza se si tratta di luci intermittenti tipo discoteca. Una verticalizzazione per De Sciglio è la giocata più illuminata. Cala nella ripresa. 6,5 BALOTELLI Partita numero 100 in serie A, ancora 0 gol nei derby di Milano, ma la punizione per la testa di De Jong è magistrale. Prova ad allungare la squadra come gli chiede Seedorf, non trova il guizzo ma ci mette impegno e sacrificio. 6,5 KAKÀ Gioca più avanzato e con meno compiti di copertura rispetto a Roma. Così si ritrova tra i piedi diverse buone palle: nella prima occasione tira da fermo, ma Handanovic blocca, nella seconda controlla e di controbalzo centra la traversa, nella terza in corsa la manda alta. Nella ripresa cala. 7 SEEDORF I tre mediani danno solidità e il ritmo basso aiuta il Milan: aveva già vinto il primo tempo ai punti, torna a vincere un derby dal 2 aprile 2011, l’Inter è a -3. Quando, a fine stagione, con la società discuterà del suo futuro non gli mancheranno gli argomenti. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Il Milan è tornato padrone del derby, dopo un’attesa durata 1.002 giorni. Ultima volta a Pechino, Supercoppa italiana, 2-1 per i rossoneri, 6 agosto 2011. In campionato, i rossoneri non portavano a casa i tre punti contro l’Inter dal 2 aprile 2011, il 3-0 che aveva spianato la strada alla conquista dello scudetto n. 18. A decidere la sfida, che riporta il Milan in orbita Europa League, è stato Nigel De Jong, che ha giocato una partita esemplare per intensità e ha trasformato in oro una punizione laterale, calciata con forza e precisione da Balotelli. Era il 20’ della ripresa e la gara è finita lì, a parte una conclusione di Palacio tre minuti dopo (De Jong in angolo!) per il semplice fatto che l’Inter non è mai esistita, né prima, né dopo lo svantaggio. Quella nerazzurra è stata la peggior esibizione dell’anno, perché è mancato tutto: velocità, precisione, idee, una scintilla, che accendesse la squadra. Niente di niente. Un disastro, confermato dal fatto che la squadra non ha costruito nemmeno una palla-gol: Palacio si è dannato per avere il pallone; Icardi è rimasto in assoluto isolamento e non ha fatto niente per aiutare la squadra. Il derby è stato modesto come quadro generale, ma Ok Clarence Seedorf, 38 anni, in corsa per l’Europa (Action) resta il fatto che Seedorf ha conquistato sei vittorie nelle ultime sette partite, che non è un brutto raccolto e adesso può giocarsi la qualificazione all’Europa League con Atalanta e Sassuolo. L’Inter, che è ancora in vantaggio sul settimo posto, quello che esclude la partecipazione europea, ha un calendario complicato (Lazio e Chievo) ed è arrivata al momento decisivo in riserva di energie fisiche e mentali, per motivi abbastanza misteriosi. Le difficoltà strutturali delle due squadre sono apparse subito evidenti: ritmo lento, molta confusione, qualità del gioco bassa, molta paura di sbagliare. Seedorf ha cercato di sorprendere Mazzarri puntando su un insolito centrocampo a rombo, con De Jong centrale basso e Taarabt alle spalle di Balotelli e Kakà, che ha giocato da attaccante e che essendo il più bravo della compagnia, è stato quello che più ha messo in difficoltà l’avversario. Il 3-5-2 interista, in opposizione allo schieramento rossonero in mezzo al campo, ha dato libertà ai due esterni, ma Jonathan, al rientro, ha sba- Milan Inter 1 0 Marcatore: De Jong 20’ s.t. MILAN (4-3-1-2): Abbiati 6; De Sciglio 5,5, Rami 6, Mexès 6,5, Constant 6,5 (Abate s.v. 40’ s.t.); Poli 6 (Muntari s.v. 27’ s.t.), De Jong 7, Montolivo 6; Taarabt 6,5; Balotelli 6,5, Kakà 6,5 (Pazzini s.v. 31’ s.t.). All.: Seedorf 7 INTER (3-5-2): Handanovic 6; Ranocchia 6, Samuel 5, Rolando 5,5; Jonathan 5 (R. Alvarez s.v. 33’ s.t.), Hernanes 5, Cambiasso 5 (Guarin s.v. 25’ s.t.), Kovacic 5, Nagatomo 6; Icardi 5 (Milito s.v. 36’ s.t.), Palacio 6. All.: Mazzarri 5 Arbitro: Bergonzi 6 Ammoniti: Mexès, Cambiasso, Samuel, Ranocchia, De Jong, Abbiati Recuperi: 0’ più 4’ gliato tutto quanto era possibile sbagliare, liberando spesso il controgioco avversario e Nagatomo, distratto in fase difensiva, ha costruito un’ipotesi di palla-gol, ma al momento del cross dal fondo ha messo la palla nella zona di Abbiati. Altro i nerazzurri non hanno fatto. Così alla mezz’ora è stato il Milan a prendere in mano la partita e la scossa è venuta da un conclusione da 23 metri di Kakà, bravo ad attaccare la profondità e a calciare di destro, con il pallone che è andato a sbattere sulla tra- Decisivo Nigel De Jong , 29 anni, raccoglie il cross di Balotelli e segna di testa il gol vincente contro l’Inter (Ap) Calcio estero Perde l’Atletico il Real pareggia con un supertacco di Ronaldo Giornata alla meno nella Liga. L’Atletico perde sorprendentemente in trasferta contro il Levante: un secco 2-0 che non dà scampo a Simeone. Ma il Madrid non ne approfitta. La squadra di Ancelotti, per due volte sotto al Bernabeu contro l’ottimo Valencia, pareggia una prima volta con Sergio Ramos e nel concitato recupero agguanta il 2-2 con una magia di tacco del solito Cristiano Ronaldo, una rete bellissima e preziosa. Così alla fine di un week end incredibile le tre di testa hanno collezionato solo un punto (il Barcellona ha perso sabato). Mercoledì il Real recupera con il Valladolid. L’Atletico è ancora il vero favorito. In Inghilterra il Chelsea frena con il Norwich (0-0) e si allontana dallo scudetto che è sempre più un testa a testa tra il favorito City e il Liverpool. Rossoneri Dal suo arrivo, il tecnico olandese ha conquistato 32 punti. Galliani: «Ha due anni di contratto» Orgoglio Seedorf: «Sono un vincente» MILANO — Dopo cinque derby senza vittorie, il Milan inverte il trend. Proprio nel momento più burrascoso della stagione, i rossoneri battono l’Inter e recuperano punti importanti per la corsa all’Europa League. «Il successo è per Seedorf» dice Nigel De Jong, autore del gol decisivo: «Si è parlato eccessivamente di lui questa settimana, gli dedichiamo la vittoria perché per noi è troppo importante. Era una gara delicata dopo giorni difficili. Ora dobbiamo credere alla qualificazione europea, ma se continuiamo così la conquistiamo di sicuro. La rete di testa? Pazzesco, e dire che non sono tanto alto...». Di certo il tecnico olandese, che ha conquistato 32 punti dal suo arrivo, vincendo un derby (evento che non si verificava dal 2 aprile 2011) con una formazione decisa in auto- nomia, sospinto dal sostegno dei tifosi e dal popolo dei social network, sta mettendo in grave difficoltà la società, che in teoria ha già deciso l’allontanamento. L’olandese, dopo aver ricevuto la visita di Barbara Berlusconi negli spogliatoi, è soddisfatto. «La mia prima gara con l’Inter da allenatore è stata emozionante per come i ragazzi hanno giocato e poi ricevuto gli applausi. Vogliamo lottare fino alla fine per l’Europa League, con l’Inter è un passo importante per continuare a crederci. Il Milan ha avuto qualcosa di più a livello di compattezza e di Verso il futuro «Ho usato il modulo con il rombo che piace al presidente e l’anno prossimo continuerò a utilizzarlo... » squadra». Sul futuro glissa: «Sono abituato ad autoricaricarmi. Sono sempre stato un vincente ma nessuno fa niente da solo. La squadra è stata concentrata in settimana. Questi ragazzi hanno avuto la forza di reagire e di fare un finale di stagione dignitoso. Nel derby ho usato il modulo col rombo che piace al presidente: l’anno prossimo, eventualmente, lo utilizzerò ancora...». Dopo i commenti sulla serata («Raramente un successo è stato più meritato di questo, speriamo di centrare l’obiettivo dell’Europa vincendo le prossime due gare»), resta evasivo Adriano Galliani sulla posizione di Clarence Seedorf: «Concentriamoci su questo finale di stagione, poi si vedrà. Ha detto giusto Clarence: ha ancora due anni di contratto con il Milan». E pazienza se l’allenatore ha disatteso i desiderata societari, lasciando Pazzini in panchina. «Come ha detto ieri Seedorf, lui è l’allenatore e io l’amministratore delegato. Il Milan ha costruito 28 anni di successi tenendo ben separati i ruoli. Pippo Inzaghi futuro tecnico? Ora è l’allenatore della Primavera». Non mancano le congratulazioni dell’ad per la Juventus campione d’Italia. Ma con una puntualizzazione: «Complimenti per i tre scudetti di fila meritati, ma continuo a sentire che sono stati tre campionati stradominati mentre due anni fa il Milan è stato in testa fino ad aprile. Non c’è memoria storica, perché in quella stagione il Milan ha lottato fino alla fine. La Juventus arrivava da un settimo posto: ha saputo invertire la tendenza». Ieri sera è ritornato a San Siro Ariedo Braida dopo l’addio al Milan del 31 dicembre scorso. Il futuro ds della Samp era in compagnia di Adriano Galliani: avranno discusso a cena della comproprietà di Poli? Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Sport 47 italia: 51575551575557 Varese, semifinalista l’anno scorso, manca i playoff 2014 del basket. E se Siena dodici mesi fa metteva fine in gara 7 al sogno tricolore della Cimberio (nella foto: Polonara), stavolta si è presa la briga, vincendo al supplementare nella penultima di ritorno, di escluderla aritmeticamente dalla lotta per entrare tra le otto elette. Da ieri, invece, sono sicure del posto Roma (rimonta clamorosa a Vene- Basket: Varese manca i playoff Siena è seconda Classifica: Milano 46; Siena 40; Cantù 38; Brindisi 36; Sassari 34; Roma 32; Reggiana e Caserta 30; Pistoia 28; Varese 26; Venezia 24; Bologna e Avellino 22; Cremona 20; Montegranaro 18; Pesaro 16. Milano e Cremona hanno una partita in meno. Lo scudetto femminile va alla Famila Wuber Schio: 68-54 in gara 5 sulla Passalacqua Ragusa. Per le venete è il sesto titolo. zia) e Reggio Emila, che ha battuto Cantù (la sconfitta della Vitasnella fa sì che il Montepaschi sia aritmeticamente secondo). Risultati (14ª ritorno): Bologna-Pistoia 70-77; Brindisi-Pesaro 70-74; Caserta-Cremona 71-65; Milano-Sassari 88-78; Montegranaro-Avellino 9996; Reggiana-Cantù 83-68; Varese-Siena 71-80; Venezia-Roma 75-83. Diversivo Invasione pacifica di un supporter rossonero sul terreno di San Siro. L’uomo si è fatto accompagnare tranquillamente a bordocampo (Ansa) La volata per l’Europa League Punti 36ª In MAIUSCOLO le sfide in trasferta versa. Qui l’Inter si è fatta prendere dalla paura, ha arretrato il baricentro, ha sofferto sulle seconde palle e ha rischiato un’altra volta su Kakà. Nella ripresa, l’Inter ha continuato a non giocare, convinta di poter amministrare la partita sul pareggio, utile alla classifica, sbagliando anche le esecuzioni più semplici, un mare di palle K.o. Walter Mazzarri, 52 anni, battuta d’arresto (Image) buttate via e tenendo un ritmo da amichevole. È così che è andata sotto e che non ha trovato la forza per riaccendere il motore, nonostante i cambi di Mazzarri. Il Milan aveva trovato anche il secondo gol, con Pazzini, ma in fuorigioco, però si è vista la differenza fra una squadra che, pur consapevole dei propri limiti, ha dato tutto per vincere il derby e chi ha accettato passivamente che a fare la partita fossero gli avversari. Sperando che la storia finisse in fretta. Con conseguenze imprevedibili per il futuro nerazzurro. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 37ª 38ª 9-11 maggio 18 maggio FIORENTINA 61 INTER 57 Lazio CHIEVO TORIN0 55 Parma FIORENTINA PARMA 54 TORINO Livorno MILAN 54 ATALANTA Sassuolo LAZIO 52 Verona INTER Bologna VERONA 52 LAZIO Udinese NAPOLI Torino Sassuolo LIVORNO Fischio finale Bergonzi promosso, controlla la gara con calma di PAOLO CASARIN B ergonzi chiude, probabilmente, la carriera con il derby di Milano. Negli ultimi tempi il suo rendimento è stato regolare e di buon livello. Bergonzi segue il gioco con calma; al 16’ deve ammonire Mexès per fallo su Kovacic. La partita si sviluppa senza difficoltà per l’arbitro: solo un intervento di Cambiasso su Balotelli lo costringe a mostrare il giallo all’interista. Derby sottotono, con Bergonzi che sbaglia alcune valutazioni nei contrasti. Il raddoppio di Balotelli è cancellato per fuorigioco di Pazzini. Seguono gialli a Samuel, Ranocchia e DeJong. Sufficiente la prestazione di Bergonzi. All’Olimpico, dove si è giocata la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, si sono potuti ammirare uomini in grado di mostrare capacità , intelligenza e correttezza anche in una situazione precaria . Al raggiungimento di questo risultato, oltre agli allenatori e i calciatori di entrambe le squadre, ha dato un decisivo contributo di responsabilità ed equilibrio anche Daniele Orsato. L’arbitro di Schio, ben aiutato dai suoi collaboratori, ha dato tutto quello che poteva, anche dal punto di vista dell’impegno fisico. Sembrava voler sconfiggere, a tutti i costi, ogni possibilità di errore; infatti ha applicato le regole con cura, misura ed equità. Chievo-Torino, sfida molto importante per il campionato, ha subito una direzione arbitrale molto discutibile da parte di Celi. In particolare ha tollerato falli ripetuti di Dainelli, in area e fuori, limitandosi all’ammonizione del difensore del Chievo e, invece, ha espulso Pelissier, appena entrato, per un fallo di gioco seguito dalla protesta per il giallo inaspettato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nerazzurri Cori contro i napoletani e ululati per Balotelli, l’Inter rischia la chiusura di tutto lo stadio Ritornello Mazzarri: «Un anno un po’ così» MILANO — In fondo alla grande bruttezza del derby, l’Inter si ritrova col fiato del Milan sul collo. E, ora, è grande ammucchiata per l’Europa B. Il riassunto della serata in casa Inter è tutta nella malinconica espressione e nel senso di impotenza sul volto di Javier Zanetti, al momento della sostituzione di Icardi con Milito, la terza di Mazzarri, che toglieva l’ultima speranza del capitano di giocare almeno una manciata di minuti del suo ultimo derby da calciatore. Walter Mazzarri ha fatto male i suoi conti: pensava di poter gestire il derby e ha finito per perderlo, senza che la sua squadra, lenta e compassata, sia riuscita a fare un tiro in porta. Facile immaginare l’umore di Thohir, che ha visto la partita in tv, nel cuore della notte a Giacarta. Braccino corto Mazzarri ha provato a giustificarsi: «È un anno un po’ così: forse abbiamo speso tante energie nervose prima della partita. No, non si è vista la squadra che piace a me, poco pimpanti tutti e troppo lenti. E, forse, incapaci di soffrire nel momento decisivo del derby. Ora voltiamo pagina in fretta: tutto dipende ancora da noi, però non dobbiamo più sbagliare sia contro la Lazio che il Chievo». Mazzarri ha ripetuto spesso, piuttosto sconsolato che, perso il derby, ora l’Inter deve fare due partite importanti. «Alla fine eravamo tutti molto tristi e non ho detto niente ai ragazzi. Provvederò a farlo domattina (oggi, Senza parole «Nello spogliatoio eravamo molto tristi, ai ragazzi non ho detto niente, gli parlerò alla ripresa degli allenamenti» ndr) alla ripresa degli allenamenti». L’allenatore interista alla vigilia aveva confessato di avere molta adrenalina in corpo e ha provato a cominciare a trasmetterla ai suoi giocatori già durante la riunione tecnica. Giusto per ricordare a tutti l’importanza non solo del derby, ma delle ultime tre partite di campionato spiegando a Palacio e soci di quanto fosse necessario dimostrare quella continuità di gioco e risultati che non hanno mai avuto in tutta la stagione. Come non detto. Nonostante una prestazione non proprio indimenticabile, come del resto quella di tutti i suoi compagni, Mauro Icardi resta al centro del progetto Inter. Come ha confermato Piero Ausilio: «L’argentino è il presente e il futuro dell’Inter: la società vuole costruire su di lui che ha voglia di imparare e crescere, e in campo ascolta e segue quello che gli suggerisce l’allenatore. Noi stiamo cer- cando un attaccante compatibile con le sue caratteristiche per farlo crescere ancora. Icardi è all’Inter e resterà qui da noi. Milito? Vedremo cosa accadrà a fine stagione». Rodrigo Palacio, che continuerà a vestire la maglia dell’Inter, ha sottolineato: «Non è ancora tempo di bilanci e di stilare la lista dei partenti. Era molto importante per noi fare una buona prestazione anche per i nostri tifosi, e purtroppo non ci siamo riusciti. E, se non bastasse, hanno vinto tutte le squadre che ci seguono più da vicino in classifica». Intanto dalla curva Nord sono partiti ancora cori offensivi contro i napoletani, oltre a ululati all’indirizzo di Balotelli. E ora l’Inter rischia la chiusura di tutto San Siro, dopo quella già decretata del secondo anello verde per le prossime due partite in casa. Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Inter Palacio generoso 6 HANDANOVIC Forse ci mette un’unghia per deviare il tiro di Kakà sulla traversa, attento in tutte le altre occasioni. 6 RANOCCHIA Nel complesso tiene, aggiunge un’altra prestazione positiva alla serie. 5 SAMUEL Nella sfida tra vecchie glorie Kakà lo beffa su un affondo, ma lui si rifà murandolo nella ripresa. Troppo falloso però: già ammonito, rischia il secondo cartellino. E se spettano a lui i compiti di impostazione c’è qualcosa che non va. 5,5 ROLANDO Rischia lasciando colpire Mexès di testa, ma anche prima aveva sofferto un po’ troppo. 5 JONATHAN Limitato da Constant (ebbene sì), non fa mai male, sbagliando decisamente troppo anche se almeno prova ad alzare un po’ il ritmo. Perde progressivamente smalto nella ripresa e viene sostituito. 5 HERNANES Costretto più a coprire, la sua tecnica non riesce mai a mettersi in mostra. Anche sui calci piazzati non è preciso. Spostato davanti alla difesa quando esce Cambiasso. 5 CAMBIASSO Completamente sorpreso da De Jong, lo lascia saltare e segnare. È l’errore più grave, ma non l’unico. Anche in una partita dai ritmi bassi soffre troppo. 5 KOVACIC Pochissime buone idee (avvia un paio di contropiedi, mette una palla dentro) e molte pessime realizzazioni, con tanti errori di misura. A forza di dirgli di pensare a difendere, fa solo quello, sfiancandosi a rincorrere De Sciglio e Taarabt. Un passo indietro. 6 NAGATOMO Niente sfida giapponese con Honda (in panchina dopo la prova opaca di Roma), Yuto si prende tutta la scena: prova ad accelerare un po’ il ritmo, gli riesce di saltare De Sciglio, con conseguente cross pericoloso, ma troppo sotto il portiere. È l’occasione più ghiotta dell’Inter e la dice lunga sulla prestazione. Molto più discutibile in fase difensiva. 5 ICARDI Un calcione (preso, da Mexès), una ciabattata dopo un angolo: protagonista solo negli striscioni di sfottò. Che nel finale venga sostituito da Milito dice molto del giudizio di Mazzarri. 6 PALACIO Torna spesso a coprire e impostare, generoso fino allo sfinimento. Così le occasioni che gli capitano sono poche: una volta ha il piede storto (cross completamente sballato), un’altra viene fermato da un fuorigioco che non c’è. Ha la palla per il pareggio immediato, ma De Jong lo chiude. 5 MAZZARRI Non riesce a svegliare i suoi, particolarmente sotto tono (nessun tiro in porta). Sembra che l’Inter si accontenti di giocare per il pareggio, e così è facile finire per perdere. a.rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Sport Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le altre I granata superano il Chievo nel 65° di Superga Contro il Verona Toro verso l’Europa Il Bologna furioso per il crac della Roma La Lazio non ha alternative alla vittoria a Tifosi granata Anniversario il 65° della traSuperga, ieri era Torino (LaPresse) e gedia del Grand Di Natale scavalca Del Piero: 189 gol in A DAL NOSTRO INVIATO VERONA — Nel nome dei padri. Difficilmente questo Toro negli anni a venire vincerà 5 scudetti filati, forse neanche uno, ma di sicuro ha scelto il modo migliore, quello più aderente alla sua storia, per celebrare il 65° di Superga, prima di raggiungere in serata la basilica per la messa: vincere, come erano abituati a fare gli avi. Non era facile perché di fronte c’era un Chievo nei guai fino al collo e che dopo che questa sconfitta lo è ancora di più: i 30 punti e il terzo fiasco consecutivo dovrebbero suggerire di stare in guardia, e magari di giocarsela un po’ di più, lasciando perdere i conti della serva (leggi pareggi). Stavolta c’erano anche tre squalificati, fra cui Hetemaj, lavoratore oscuro ma preziosissimo per il centrocampo: la sua assenza si è notata ma non basta a giustificare l’ennesima caduta. Tutt’altra storia il Toro: 55 punti, 16 nelle ultime 6 uscite, andatura che consente di presidiare il sesto posto, ultimo utile per l’Europa League. Per stanare il Chievo c’è però voluta una fatica del diavolo, visto che il 5-3-2 disegnato da Corini, un ex, ha di fatto cristallizzato la contesa per tutto il primo tempo per via della marcatura doppia o tripla su Cerci e Immobile. Che la strategia non funzionasse fino in fondo si è capito però ben presto, visto che solo un paio di clamorosi granchi dell’arbitro Celi hanno permesso di ar- Serie A / 36ª giornata rivare sullo 0-0 all’intervallo. Prima ha annullato un gol buono a Immobile — sarebbe stato il 22° stagionale, meglio di Graziani e Pulici, altri padri della patria — per un fallo fantasma su Agazzi, poi non ha visto un fallo di mano in area di Dainelli su cross di Cerci. Il guardalinee Paganessi era proprio lì davanti, a 10 metri: svista inaccettabile. Alla fine dei conti il Torino ha dato la sensazione di avere sempre in mano la partita, ma è stato troppo impreciso negli ultimi 25 metri. Per vincerla infatti gli è servito un autogol, arrivato al 9’ della ripresa: angolo di Cerci, deviazione di Kurtic, sciagurata irruzione Sardo che segna di pancia nella sua porta. Solo a quel punto, tardi, Corini ha provato a cambiare qualcosa passando al 43-3, levando un difensore e in- 0 1 Chievo Torino 0 0 Genoa Bologna Marcatore: Sardo (autogol) 9’ s.t. GENOA (4-3-3): Perin 6,5; Antonini 6, Burdisso 6, Marchese 6 Vrsaliko 5,5 (Konate 5 20’ s.t.); Sturaro s.v. (Cofie 5 17’ p.t.), Bertolacci 5,5, Antonelli 5,5; Fetfazidis 6, Gilardino 5,5, Sculli 5,5 (Centurion s.v. 32’ s.t.). All.: Gasperini 6 CHIEVO (5-3-2): Agazzi 5,5; Sardo 5, Canini 5 (Claiton 5,5 45’ p.t.), Dainelli 5,5, Bernardini 5 (Pellissier 4,5 15’ s.t.), Dramè 5,5; Radovanovic 6, Rigoni 5, Guana 5,5; Paloschi 5, Thereau 5 (Paredes s.v. 30’ s.t.). All.: Corini 5 BOLOGNA (3-5-1-1): Curci 6; Antonsson 6, Natali 6, Cherubin 6; Garics 5,5, Friberg 5,5 (Paponi 5,5 17’ s.t.), Krhin 6 (Ibson s.v. 43’ s.t.), Christodoulopoulos 5 (Pazienza s.v. 27’ s.t.) , Morleo 6,5; Kone 5; Bianchi 5,5. All.: Ballardini 6 TORINO (3-5-2): Padelli 6; Bovo 6, Glik 6,5, Moretti 6; Maksimovic 6, Kurtic 6,5, Vives 6,5 (Tachtsidis s.v. 45’ s.t.), El Kaddouri 6 (Gazzi s.v. 47’ s.t.), Darmian 6; Cerci 6 (Meggiorini s.v. 40’ s.t.), Immobile 6. All.: Ventura 6,5 Arbitro: Guida 6 Ammoniti: Cofie, Sculli, Kone , Burdisso, Bianchi, Natali, Cherubin Recuperi: 3’ più 3’ Arbitro: Celi 4,5 Espulso: Pellissier 20’ s.t. Ammoniti: Dainelli, Rigoni, Pellissier, Guana, Darmian Recuperi: 2’ più 4’ Festa I granata festeggiano l’autogol di Sardo (LaPresse) 2 0 Parma Sampdoria Marcatori: Cassano 8’ p.t.; Schelotto 45’ s.t. 0-1 GENOA BOLOGNA 0-0 Arbitro: Guida di Torre Annunziata (Na) PARMA SAMPDORIA 2-0 Cassano (Pa) 8’, Schelotto (Pa) 45’ s.t. Arbitro: Giacomelli di Trieste UDINESE LIVORNO 5-3 Paulinho (Li) 14’, Di Natale (Ud) 19’, Badu (Ud) 21’, Paulinho (Li) 29’, Pereyra (Ud) 33’, Gabriel Silva (Ud) 44’, Di Natale (Ud) 45’, Mesbah (Li) 43’ s.t. Arbitro: Rocchi di Firenze MILAN INTER De Jong (Mi) 20’ s.t. Arbitro: Bergonzi di Genova 1-0 LAZIO VERONA oggi 19,00 Arbitro: Mazzoleni di Bergamo JUVENTUS ATALANTA oggi 21,00 Arbitro: De Marco di Chiavari FIORENTINA SASSUOLO 6/5 - 19,00 Arbitro: Tagliavento di Terni NAPOLI CAGLIARI Arbitro: Ghersini di Genova 6/5 - 21,00 Spagna RAYO VALLECANO ATHLETIC BILBAO 0-3 BARCELLONA GETAFE 2-2 MALAGA ELCHE 0-1 OSASUNA CELTA VIGO 0-2 REAL VALLADOLID ESPANYOL 1-0 ALMERIA REAL BETIS 3-2 LEVANTE ATLETICO MADRID 2-0 SIVIGLIA VILLARREAL 0-0 REAL MADRID VALENCIA 2-2 REAL SOCIEDAD GRANADA oggi 22,00 Classifica: 88 Atletico Madrid 85 Barcellona 83 Real Madrid 68 Athletic Bilbao 60 Siviglia 57 Real Sociedad 53 Villarreal 46 Celta Vigo, Valencia 45 Levante 43 Rayo Vallecano 41 Espanyol, Malaga 39 Elche 37 Granada 36 Getafe, Almeria 35 Real Valladolid, Osasuna 22 Real Betis Marcatori: Paulinho 14’, Di Natale 19’, Badu 21’, Paulinho 29’, Pereyra 33’, Gabriel Silva 44’, Di Natale 45’ p.t.; Mesbah 43’ s.t. PARMA (4-3-3): Bajza 6; Cassani 6, Paletta 6,5, Lucarelli 6, Molinaro 6; Acquah 6,5, Marchionni 6,5 (Gargano s.v. 29’ s.t.), Parolo 5; Biabiany 6, Amauri 6 (Schelotto 6 1’ s.t.), Cassano 6 (Palladino s.v. 36’ s.t.). All.: Donadoni 6 UDINESE (4-3-2-1): Scuffet 5,5; Widmer 6, Danilo 5, Domizzi 6, Gabriel Silva 6,5; Badu 7, Allan 6,5, Pinzi 6 (Yebda s.v. 30’ s.t.); Pereyra 6,5 (Jadson s.v. 40’ s.t.), Bruno Fernandes 6; Di Natale 7 (Nico Lopez 5,5 20’ s.t.). All.: Guidolin 6,5 SAMPDORIA (4-2-3-1): Fiorillo 6; De Silvestri 6, Fornasier 5,5, Gastaldello 6, Regini 5,5; Palombo 6, Krsticic 5,5 (Maxi Lopez s.v. 34’ s.t.); Gabbiadini 6, Eder 5 (Sestu 6 21’ s.t.), Soriano 5 (Sansone 6 28’ p.t.); Okaka 5. All.: Mihajlovic 5,5 LIVORNO (4-1-4-1): Anania 5; Piccini 5, Coda 5, Emerson 5, Mesbah 6; Duncan 5,5 (Castellini s.v. 33’ s.t.); Belfodil 5, Biagianti 5,5, Greco 5 (Mosquera 6 14’ s.t.), Benassi 5 (Siligardi 5,5 1’ s.t.); Paulinho 6,5. All.: Nicola 5 Arbitro: Giacomelli 5,5 Ammoniti: Molinaro, Paletta, Okaka Recuperi: 3’ più 3’ ■ Punti totali ■ In casa ■ Fuori casa Arbitro: Rocchi 6 Ammoniti: Danilo, Greco, Mesbah, Paulinho Recuperi: 1’ più 3’ Carlos Passerini ■ Punti totali ■ In casa ■ Fuori casa Serie B Classifica G giocate V vinte N nulle P perse F reti fatte S reti subite CHIEVO TORINO Sardo (Ch) aut. 9’ s.t. Arbitro: Celi di Campobasso Livorno © RIPRODUZIONE RISERVATA Roma, ore 19 Lazio Verona 4-3-2-1 1 Berisha 29 Konko 20 Biava 27 Cana 26 Radu 5 Biglia 24 Ledesma 19 Lulic 87 Candreva 6 Mauri 11 Klose 4-3-3 1 Rafael 4 Pillud 18 Moras 25 Marques 3 Albertazzi 2 Romulo 30 Donadel 10 Hallfredsson 21 Gomez 9 Toni 7 Marquinho Arbitro: Mazzoleni di Bergamo TV: ore 19 Sky Supercalcio, Sky Calcio 2, Premium Calcio Internet: www.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie A Classifica CATANIA ROMA 4-1 Izco (Ca) 26’, Izco (Ca) 34’, Totti (Ro) 37’, Bergessio (Ca) 10’ s.t., Barrientos (Ca) 33’ s.t. Arbitro: Banti di Livorno 5 3 Udinese serendo Pellissier la cui prestazione è durata più o meno 5 minuti, il tempo di farsi cacciare per doppio giallo, il primo per una lieve gomitata e il secondo per proteste. Ventura: «È un bel passo in avanti verso l’Europa, ora siamo artefici del nostro destino». Domenica però arriva il Parma, che ha gli stessi desideri, un punto in meno in classifica e non si dà per vinto: ieri ha impacchettato al Tardini la Sampdoria con gol di Cassano e Schelotto, dopo che prima della partita era stato osservato un minuto di silenzio — incredibilmente rispettato, come a Verona per il Grande Toro — per la scomparsa di Boskov, datata 27 aprile. Sarà un finale rovente anche per non retrocedere: il Bologna, 29 punti, ne ha preso uno al Genoa e oggi è salvo, in attesa della gara del Sassuolo (28) a Firenze di domani sera. Durissimo il tecnico dei felsinei, Ballardini, che ha così commentato l’inatteso 4-1 del Catania, ora penultimo a 26, sulla Roma: «Non mi stupisce, in fondo siamo in Italia». Ora a chiudere la graduatoria è il Livorno: il suo aguzzino stavolta si chiama Totò Di Natale, che con la doppietta rifilata ai toscani nello scoppiettante 5-3 del Friuli arriva a 189 in A scavalcando Del Piero e Signori. Dopo le miserie di sabato, non ci resta che affidarci alla memoria dei padri. Magra consolazione. ROMA — (a.ar.) L’Europa League è lo spartiacque: senza la coppa la Lazio farà partire la rivoluzione estiva nel segno dei giovani, mentre la qualificazione potrebbe allungare la vita al ciclo corrente. Non è un caso, infatti, che il dubbio di Reja per lo scontro diretto con il Verona di stasera all’Olimpico sia tra il 36 enne Miro Klose, al rientro dopo un mese di stop e con il prolungamento di un anno appena siglato, e il 19 enne Balde Keita, insieme a Candreva il traino della Lazio nel girone di ritorno. Per la prima volta Reja può scegliere, l’emergenza è rientrata e le scelte del tecnico saranno decisive per il futuro, suo e della Lazio: «Abbiamo la necessità di battere il Verona, spero che la squadra entri in campo con questa consapevolezza — le parole del tecnico —. Alla mia tabella di marcia mancano 2 punti, ma siamo nelle condizioni di poter andare in Europa. E questa squadra, quando si mette in testa di fare la partita, può mettere in difficoltà chiunque, lo ha già dimostrato». JUVENTUS ROMA NAPOLI FIORENTINA INTER TORINO PARMA MILAN LAZIO VERONA ATALANTA SAMPDORIA UDINESE GENOA CAGLIARI CHIEVO BOLOGNA SASSUOLO CATANIA LIVORNO Punti 93 85 69 61 57 55 54 54 52 52 47 44 42 41 39 30 29 28 26 25 G 35 36 35 35 36 36 36 36 35 35 35 36 36 36 35 36 36 35 36 36 V 30 26 20 18 14 15 14 15 14 16 14 12 12 10 9 8 5 7 6 6 N 3 7 9 7 15 10 12 9 10 4 5 8 6 11 12 6 14 7 8 7 P 2 3 6 10 7 11 10 12 11 15 16 16 18 15 14 22 17 21 22 23 V 17 15 11 9 7 9 8 10 9 10 10 7 9 7 8 5 3 4 6 4 N P V 0 0 13 3 0 11 4 2 9 3 5 9 9 2 7 5 4 6 7 3 6 4 4 5 5 3 5 2 6 6 3 5 4 5 6 5 3 6 3 5 6 3 4 6 1 2 11 3 8 7 2 2 12 3 6 6 0 5 9 2 N 3 4 5 4 6 5 5 5 5 2 2 3 3 6 8 4 6 5 2 2 P 2 3 4 5 5 7 7 8 8 9 11 10 12 9 8 11 10 9 16 14 F 75 72 64 59 57 55 55 54 49 56 40 43 41 38 34 31 27 34 30 39 S 23 23 36 38 36 45 45 46 47 58 47 54 52 46 46 53 55 65 64 74 G giocate V vinte N nulle P perse F reti fatte S reti subite Punti 78 PALERMO 62 EMPOLI 58 CROTONE 58 LATINA 56 CESENA VIRTUS LANCIANO 55 54 SPEZIA 53 MODENA 53 TRAPANI 52 SIENA (-8) 52 AVELLINO 51 BARI (-4) 49 BRESCIA 49 CARPI 47 PESCARA 45 TERNANA 43 VARESE 42 CITTADELLA 40 NOVARA 35 PADOVA 27 REGGINA (-1) 18 JUVE STABIA G 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 V 23 17 16 15 14 15 14 13 13 15 13 15 12 13 12 10 11 10 9 8 6 2 N 9 11 10 13 14 10 12 14 14 15 13 10 13 10 11 15 10 12 13 11 10 12 P 5 9 11 9 9 12 11 10 10 7 11 12 12 14 14 12 16 15 15 18 21 23 V 12 9 9 9 8 8 7 10 7 11 10 9 5 6 5 8 7 6 8 5 4 1 N P 4 2 7 2 7 3 4 5 7 4 7 4 7 5 5 3 6 5 5 3 4 4 5 4 7 7 6 7 7 6 5 6 6 5 6 7 6 5 7 6 5 9 8 10 V 11 8 7 6 6 7 7 3 6 4 3 6 7 7 7 2 4 4 1 3 2 1 N 5 4 3 9 7 3 5 9 8 10 9 5 6 4 4 10 4 6 7 4 5 4 P 3 7 8 4 5 8 6 7 5 4 7 8 5 7 8 6 11 8 10 12 12 13 F 56 49 51 38 40 37 40 58 51 50 39 42 48 41 44 48 47 38 35 40 34 34 S 24 30 45 32 31 38 43 40 45 37 39 39 49 44 45 48 57 43 48 56 60 67 MARCATORI: 21 RETI: Immobile (TOR) 19 RETI: Tevez (JUV), Toni (VER) 17 RETI: Higuain (NAP) 15 RETI: Llorente (JUV), Palacio (INT), Paulinho (LIV) 14 RETI: Balotelli (MIL), Gilardino (GEN), Rossi (FIO) 13 RETI: Callejon (NAP), Destro (ROM), Paloschi (CHI), Berardi (SAS), Cerci (TOR) 12 RETI: Cassano (PAR), Denis (ATA), Di Natale (UDI), Candreva (LAZ) 11 RETI: Vidal (JUV) 10 RETI: Eder (SAM) 37ª giornata SPEZIA-REGGINA CESENA-AVELLINO JUVE STABIA-LATINA TERNANA-BARI PROSSIMO TURNO: Sabato 10/5, ore 18.00: Verona-Udinese. ore 20.45: InterLazio. Domenica 11/5, ore 12.30: Atalanta-Milan. ore 15.00: Bologna-Catania, Cagliari-Chievo, Livorno-Fiorentina, Sampdoria-Napoli, Sassuolo-Genoa, TorinoParma. ore 20.45: Roma-Juventus. PROSSIMO TURNO: Venerdì 9/5, ore 19.00: Padova-Cesena. ore 21.00: EmpoliCrotone. Sabato 10/5, ore 15.00: Avellino-Spezia, Bari-Juve Stabia, LatinaTernana, Modena-Novara, Palermo-Virtus Lanciano, Pescara-Siena, RegginaBrescia, Trapani-Cittadella, Varese-Carpi. Inghilterra Lega Pro 1ª div./A WEST HAM UNITED TOTTENHAM HOTSPUR 2-0 ASTON VILLA HULL CITY 3-1 MANCHESTER UNITED SUNDERLAND 0-1 NEWCASTLE UNITED CARDIFF CITY 3-0 STOKE CITY FULHAM 4-1 SWANSEA SOUTHAMPTON 0-1 EVERTON MANCHESTER CITY 2-3 ARSENAL WEST BROMWICH ALBION 1-0 CHELSEA NORWICH CITY 0-0 CRYSTAL PALACE LIVERPOOL oggi ore 21 Classifica: 80 Manchester City, Liverpool 79 Chelsea 76 Arsenal 69 Everton 66 Tottenham Hotspur 60 Manchester United 55 Southampton 49 Newcastle United 47 Stoke City 43 Crystal Palace 40 West Ham United 39 Swansea 38 Aston Villa 37 Hull City 36 West Bromwich Albion 35 Sunderland 33 Norwich City 31 Fulham 30 Cardiff City Francia BASTIA LILLE 1-1 SAINT ETIENNE MONTPELLIER 2-0 LORIENT AJACCIO 1-0 SOCHAUX NIZZA 2-0 EVIAN TG STADE REIMS 1-0 TOLOSA NANTES 1-1 VALENCIENNES BORDEAUX 0-1 OLYMPIQUE MARSIGLIA LIONE 4-2 MONACO GUINGAMP 7/5 - 19,00 PARIS SAINT GERMAIN RENNES 7/5 - 21,00 Classifica: 83 Paris Saint Germain 75 Monaco 68 Lille 63 Saint Etienne 58 Lione 56 Olympique Marsiglia 51 Bordeaux 48 Stade Reims 46 Lorient, Tolosa 45 Nantes, Bastia 42 Montpellier, Nizza 40 Rennes 38 Guingamp, Evian Tg 37 Sochaux 29 Valenciennes 20 Ajaccio 2-1 2-0 1-1 1-3 BRESCIA-EMPOLI CITTADELLA-VARESE NOVARA-PALERMO VIRTUS LANCIANO-TRAPANI ALBINOLEFFE VENEZIA 2-1 COMO PAVIA 0-1 CREMONESE VIRTUS ENTELLA 1-2 PRO PATRIA SUDTIROL 1-2 PRO VERCELLI CARRARESE 2-0 REGGIANA FERALPI SALO' 0-1 SAN MARINO VICENZA 2-2 SAVONA LUMEZZANE 4-1 Classifica: 58 Virtus Entella 57 Pro Vercelli 49 Sudtirol 47 Cremonese, Vicenza (-4) 44 Savona 43 Albinoleffe 41 Feralpi Salo’, Como (-1), Venezia 36 Carrarese 32 Reggiana, Pro Patria (-1) 29 Lumezzane 24 San Marino 23 Pavia 1-3 CARPI-PESCARA 5-1 CROTONE-PADOVA 0-1 SIENA-MODENA 2-2 2-0 2-1 1-3 Lega Pro 1ª div./B ASCOLI NOCERINA 3-0 BARLETTA GROSSETO 1-1 L'AQUILA CATANZARO 0-0 PAGANESE SALERNITANA 1-0 PERUGIA FROSINONE 1-0 PONTEDERA GUBBIO 3-1 PRATO BENEVENTO 3-3 VIAREGGIO PISA 1-2 Classifica: 66 Perugia 62 Frosinone 61 Lecce 55 Catanzaro 53 L’Aquila 52 Pisa 51 Benevento 49 Pontedera 46 Salernitana 43 Prato 42 Grosseto 40 Gubbio 28 Viareggio 25 Barletta 24 Ascoli (-7) 20 Paganese 12 Nocerina (-2) Nuova realtà Vittoria in rimonta a Cremona Colpo di reni dell’Entella Ora la serie B è tutta sua Obiettivo raggiunto L’Entella celebra la promozione (Liverani) (r.per.) Lo scatto, il colpo di reni quando l’avversario sembra, di slancio, già certo di superarti. La Virtus Entella sceglie la via impervia per diventare la prima squadra del Tigullio a salire in serie B, va a battere la Cremonese, terza in classifica, sul suo terreno (2-1). Caroselli sul lungomare della più grande e sonnacchiosa città della provincia di Genova e grande festa in piazza Mazzini, dove il bus con i giocatori arriva in serata. Dopo la sconfitta casalinga con la Pro Vercelli, a meno 1, solo il presidente Tonino Gozzi era ottimista: «Vuol dire che andremo a conquistare la B a Cremona». Anche questa partita si chiude con il primo tempo sotto 0-1 ma i 700 tifosi chiavaresi presenti vedono un’altra squadra che sbaglia ma c’è. Nella ripresa l’Entella rimonta con Troiano e Staiti. Lorenzo Staiti, classe 1987, cen- trocampista prolifico (15 gol in due campionati biancocelesti) era ancora a secco quest’anno. Segna al momento giusto. «È il bello del calcio — dice Gozzi — nell’intervallo c’era già chi mi aveva fatto le condoglianze, l’ho mandato a quel paese. La beffa sarebbe stata atroce e soprattutto insopportabile». Il tecnico Luca Prina ha portato la squadra sette giorni in ritiro, ricompattandola: «Abbiamo un gruppo coeso e la sconfitta con la Pro ci ha fatto più bene che male: abbiamo ricordato chi siamo, una squadra in testa 29 partite su 30. Ha vinto chi ha meritato, non eravamo i più bravi ma i più forti». Il futuro è già qui. La Supercoppa con il Perugia, l’allargamento del Comunale. E poi? «Tutti al mare» sospira Gozzi, da buon rivierasco. Aspettando la nuova grande avventura. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 Sport 49 italia: 51575551575557 MotoGp Poker a Jerez dello spagnolo nella sua 100a gara. Pedrosa terzo, Lorenzo crolla, messo in ombra dal compagno Risultati e classifiche MotoGp 1. Marquez (Spa) Honda 45’24’’134; 2. Rossi (Ita) Yamaha a 1’’431; 3. Pedrosa (Spa) Honda a 1’’529; 4. Lorenzo (Spa) Yamaha a 8’’541; 5. Dovizioso (Ita) a 27’’494. Mondiale piloti: 1. Marquez (Spa) 100; 2. Pedrosa (Spa) 72; 3. Rossi (Ita) 61; 4. Dovizioso (Ita) 45; 5. Lorenzo (Spa) 35 Moto2 1. Kallio (Fin) Kalex 44’56’’004; 2. Aegerter (Svi) Suter a 2’’434. Mondiale piloti: 1. Rabat (Spa) 83; 2. Kallio (Fin) 67 Moto3 1. Fenati (Ita) Ktm 41’28’’584; 2. Vazquez (Spa) Honda a 0’’144. Mondiale piloti: 1. Miller (Aus) 79; 2. Fenati (Ita) 74 Dominatori DAL NOSTRO INVIATO JEREZ DE LA FRONTERA — Bisogna essere Valentino per guardare i mostri negli occhi senza paura. Nel giorno in cui Marquez, alla centesima gara in carriera, apparecchia un altro show da supereroe passeggiando sul tabù Jerez, vincendo la quarta corsa su quattro ed eguagliando la leggenda di Mick Doohan, l’unico a resistere in trincea, mai tremebondo, è proprio Rossi. È una resistenza breve, perché dopo due giri e due sorpassi e controsorpassi Marc fa ciao ciao e saluta il suo poster preferito. Però è pur sempre qualcosa rispetto al consueto esercizio di inchini del valletto Pedrosa, terzo, e al nuovo crollo di Lorenzo, quarto e vero sconfitto della domenica, perché in un colpo solo precipita a meno 65 dal leader e viene sconfitto senza pietà dal compagno di squadra, il primo nemico di ogni rider. Se Marquez non perde un colpo e il Gp della Spagna si srotola banale e senza emozioni (a parte, per noi, la nuova bella prova del ducatista Dovizioso, quinto con volatona finale di grinta), Rossi con questo bellissimo secondo posto conferma di essere molto vivo e pieno di risorse. Lontano dal consolarsi — benché «molto contento per essere tornato sul podio nella Catedral dopo 4 anni: mi mancava» — il suo messaggio è infatti un rilancio orgoglioso: «Prima o poi Marquez ce la faccio a prenderlo. E poi vi ricordo che se lui ha vinto 36 delle sue prime 100 gare, al.p vo come mai l’anno scorso non fosse così...». E lo si è visto nelle scelte preventive: «La gomma extrahard è stata la mossa giusta, infatti Lorenzo con la media ha avuto problemi». Non è un dato marginale perché — considerando che il setup della M1 ha permesso a Rossi di sfruttarla al meglio nella seconda parte della corsa — sottintende la grande verità del 2014: «Il box adesso è decisivo». Sostituire Burgess con Galbusera «è stata una scommessa rischiosa, ma paga. Lui ha la mia stessa voglia». Sottintende «lui sì che ce l’ha», e fa un esempio chiaro: «Nonostante le qualifiche fossero andate bene e la moto funzionasse alla grande, nel warm up abbiamo comunque fatto un’altra modifica. E siamo migliorati ancora». Ecco perché, chiudendo il cerchio, adesso Pedrosa è tornato a stargli dietro. Impegno, studio dei dettagli, insoddisfazione cronica che genera la crescita: a 35 anni e 9 titoli, le chiavi sono sempre quelle. «Io continuerò così: ora tocca alla Yamaha. Intendiamoci: la M1 è eccellente, è la Honda che vola. Però si può fare di più». Contro questo Marquez non è chiaro quanto «di più» occorra. Più velocità? Più elettronica? L’alabarda spaziale? Intanto una gerarchia che pareva definitiva è stata ribaltata, e non è poco: «Sono fiero di essere davanti a Lorenzo, che ha la mia stessa moto». Un anno fa questa era una favola. Il campione l’ha trasformata in realtà. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alessandro Pasini Valentino Rossi, 35 anni, a sinistra sulla Yamaha, e lo spagnolo Marc Marquez, 21 anni, alla seconda stagione con la Honda (Afp) Monologo del fenomeno Marquez ma SuperValentino fa il protagonista Solo Rossi, secondo, regge il confronto: «Prima o poi lo prendo» 39 punti di vantaggio nella classifica piloti tra il leader Marquez e Rossi, 3° e in rimonta, mentre Lorenzo a Jerez sprofonda a -65 36 gare vinte da Marquez nei primi 100 Gp, festeggiati ieri in Spagna. Rossi ha vinto di più: 46 delle prime 100 corse io nelle prime 100 ne avevo vinte 46. Almeno qui non mi batterà mai». Tiè. Anche se la classifica non lo dice — Pedrosa è pur sempre secondo e Valentino sta a meno 39 da MM —, la sfida del momento è quella fra Marquez e Rossi, un bambino prodigio per ora intoccabile su una moto perfetta e un mito ruggente in grande ripresa tecnica e psicologica. Valentino guida meglio del 2013 e, per questo, ha l’ispirazione dei giorni antichi. Si è visto nella conduzione della corsa, lucida, precisa e controllata anche quando Dani il tardivo gli si è avvicinato a due giri dalla fine: «Non mi sarei fatto superare manco morto. Io sono sempre andato più veloce di Pedrosa, perciò non mi spiega- Moto3 Fenati vince e incanta anche patron «Vale» DAL NOSTRO INVIATO JEREZ DE LA FRONTERA — Oggi sarà a scuola, ieri ha insegnato come si corre. Romano Fenati, 18enne liceale ascolano, pilota del Team SkyVR46 di Valentino Rossi, vince la seconda gara consecutiva di Moto3 in sette giorni, balza a meno quattro punti dal leader Miller e conferma quello che, fin dal suo primo successo in carriera proprio qui nel 2012, si diceva: questo è un pilota vero, con un grande futuro. Ieri lo ha dimostrato con una gara perfetta, quasi sempre in testa, e una reazione da campione all’attacco dello spagnolo Rins all’ultima curva. Gli applausi di tutti, patron Valentino per primo («Bravo, bravissimo, il pilota più bravo!»), sono © RIPRODUZIONE RISERVATA Ippica Volley California Chrome allenato da nonno Art vince il Kentucky Derby per la gioia di 2 «idioti» Somaro verde disegnato su giubba viola, con stampigliata la sigla DAP («dumb ass partners») che sta per «scuderia degli idioti»: in un mondo nel quale sceicchi e petrolieri si disputano a colpi di milioni di dollari i migliori purosangue da corsa, soltanto gli scalcinati «idioti» ma autoironici proprietari californiani del galoppatore di 3 anni California Chrome potevano avere il fegato — alla vigilia della 140ª edizione del Kentucky Derby, la corsa che per due minuti ferma il respiro degli Stati Uniti — di rifiutare 6 milioni di dollari offerti da un emissario della superpotenza ippica del Qatar per metà del loro cavallo: un puledro fatto nascere tre anni fa prendendo la loro sconosciuta fattrice Love the Chase, del valore di appena 8.000 dollari dopo una carriera da «brocca» in pista, e facendola maritare con Lucky Pulpit, fallimentare stallone da soli 2.000 dollari a monta. Un mare di soldi tuttavia disdegnati per lealtà. Gli sceicchi, infatti, in cambio dei 6 milioni volevano avere anche mano libera sulla futura carriera del cavallo, e quindi far fuori il suo anziano allenatore Art Sherman: un vegliardo senza allori, che sinora, come unica gloria da raccontare al caminetto ai nipotini, aveva quella di aver nel 1955 umilmente scontati, ma Fenati detto Fenny resta con i piedi per terra, aiutato dall’esperienza del team manager Vittoriano Guareschi e del capotecnico Rossano Brazzi, vecchi amici e collaboratori di Rossi: «Una vittoria bellissima, mi sono preso la briga di tirare il gruppo e temevo che le gomme potessero abbandonarmi all’ultimo, invece la moto è stata fantastica e le gomme anche. Felice? Sì, ma senza esagerare: la strada del campionato resta lunga». E poi gli ostacoli della vita sono altri: «Non solo oggi devo andare a scuola, ma quest’anno in classe non ci sono più ragazze...». Per uno che frequenta il paddock, e vince, è un problema che si risolverà presto. l re del galoppo California Chrome, montato da Victor Espinoza, ha appena vinto il Derby del Kentucky. Prima della gara i suoi proprietari avevano rifiutato 6 milioni di dollari per metà del loro 3 anni che ha incantato gli Stati Uniti facendo felice il suo allenatore, Art Sherman, 77 anni (Afp) accompagnato all’ippodromo il famoso campione americano Swaps il pomeriggio in cui vinse il 79° Kentucky Derby. Tutta una vita illuminata da quel solo fugace riverbero di luce altrui. Fino a sabato, quando (era notte in Italia) proprio California Chrome, battendo 18 avversari nella 140ª edizione davanti a 165.000 spettatori, ha fatto diventare Art Sherman a 77 anni il più vecchio allenatore di sempre ad aver trionfato nel Derby americano, e ha offerto al fantino messicano Victor Espinoza il bis dopo il successo nel 2002 in sella a War Emblem. «Non potevamo fare questo ad Art», cioè togliergli l’allenamento di California Chrome, hanno motivato il gran rifiuto Steve Coburn e Perry Martin, i peculiari padroni del cavallo che nel frattempo, se non ancora 6 milioni, oltre 2,5 li ha raggranellati già di premi. Nessuno ci avrebbe scommesso una lira alla nascita: tranne forse gli italiani un po’ svitati che, risalendo la linea femminile sino alla quinta generazione, avrebbero sorriso trovandovi, come mamma della trisnonna, una figlia di Ribot. Alle favole americane ha risposto ieri la Napoli del 65° Gran Premio Lotteria di Agnano di trotto, che l’8 anni indigeno Mack Grace Sm, specialista delle prove ripetute, ha rivinto come nel 2012 e 2013: pur in un triennio senza mai incursioni di veri assi stranieri a causa della crisi di tanti ippodromi italiani, la tripletta statistica lo affianca alla divina francese Une de Mai (69-70-71) e all’immenso Varenne (ieri festeggiato ospite a Napoli) nel 2000-2001-2002. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Schiacciate e opere d’arte Zaytsev, lo Zar della rete, porta Macerata al titolo Perugia alla fine si inchina PERUGIA — Non sono schiacciate. È Lucio Fontana. È la tela che si rompe per la prima volta sotto le mani dell’artista. È Ivan Zaytsev, lo «Zar» azzurro, il giocatore tecnico e potente e alto 2 metri che non aveva mai vinto uno scudetto e adesso invece sì. «Non so da quanto tempo lo desideravo. È stata una battaglia e l’abbiamo vinta con le unghie e con i denti». Macerata conquista il suo terzo tricolore del volley battendo Perugia 3-1 (25-22, 22-25, 21-25, 33-35) in una sfida che ad un certo punto gli umbri e il loro coraggio sembravano poter portare alla bella. Invece, in un quarto parziale infinito, la Lube rovina la festa ai 6 mila perugini e lo fa con il muro di Podrascanin (serbo) su Atanasijevic (serbo pure lui) che nonostante la sconfitta è ancora lì a firmare autografi. Un vincente, a prescindere. Ma il destino aveva altri progetti, doveva chiudere un viaggio, partito 13 anni fa. Perché Zaytsev, il ragazzo biondo e con la cresta, deve dire grazie alle volte di questo Palasport nel cuore d’Italia. Proprio qui ha iniziato a palleggiare, nel 2001. Suo padre Vjaceslav è stato il palleggiatore dell’Urss che dominava sottorete (oro olimpico nel 1980) e in Umbria, dove Ivan è nato, ha chiuso la sua carriera da È il terzo scudetto Lo scudetto del volley finisce a Macerata per la terza volta dopo quelli del 2006 e del 2012. La Lube ha concluso sul 3-1 la serie con la Sir Safety Perugia. E 3-1 è stato anche il punteggio di gara 4, disputata in Umbria e decisa da un interminabile 4°set (25-22, 22-25, 21-25, 33-35). (Legavolley) giocatore e ha fatto partire, anni dopo, quella del figlio. Era il 2005 e Zaytsev a 17 anni era appena approdato in A1. Perugia era una società diversa da quella di oggi, ma aveva conquistato una finale scudetto che l’aveva portata in Champions League. Allora come adesso. Proprio durante una trasferta in Russia, il palleggiatore dei «fenomeni», Paolo Tofoli, si fece male e Ivan entrò in campo tra i fischi di un palasport intero. Lui, il figlio di Russia che tre anni dopo ottenne il passaporto italiano e da quattro indossa la maglia azzurra. «Davanti agli occhi di mio padre e del pubblico che mi fischiava perché giocavo contro la patria, che patria non era ma sangue del mio sangue, sì, ho provato un’emozione forte. Lì, per la prima volta, ho visto quello che potevo diventare». Ora gli resta solo di sapere cosa ha provato suo padre a vincere Giochi e Mondiali. Perché la vita fa dei giri che neanche immagini e dopo la sua esplosione, ecco il trasferimento a Roma tra alti e bassi, un titolo italiano di beach volley, diversi tatuaggi e tagli di capelli, ma soprattutto il perspicace cambio di ruolo: da palleggiatore a schiacciatore, torna di nuovo a Perugia, con la maglia di Macerata e il pubblico che fischia. Come quella volta in Russia. Dove però Zaytsev — vedi il destino — andrà a giocare il prossimo anno, dopo i Mondiali. Con uno scudetto e diverse medaglie azzurre in più. «È un sogno, una gioia mai provata prima. Dedico questo scudetto a mia moglie e al bambino in arrivo». E poi va a baciarle la pancia, prima di continuare a festeggiare. Eleonora Cozzari © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 CorriereMotori Domani riparte la corsa agli ecoincentivi MILANO — Domani ripartono gli incentivi per l’acquisto di veicoli (auto, ciclomotori e motocicli a 2 o 3 ruote, quadricicli e veicoli commerciali leggeri) elettrici, ibridi, a gpl, metano e idrogeno. A disposizione di chi acquisterà un veicolo con CO2 inferiore a 50 Prova Sulle strade della California con la nuova plug-in tedesca La Bmw i8 è una sportiva ibrida plug-in «2 posti + 2»: nella modalità 100% elettrica (una delle 5 a disposizione) può raggiungere i 120 orari, con un’autonomia di 37 km Bolide elettrico La svolta Bmw SANTA MONICA (California) — Ai semafori californiani di Ocean Avenue, Santa Monica, c’è chi si ferma per scattare al volo una foto. Poco lontano l’immagine non cambia: per qualche istante, il tempo di scivolare lungo Rodeo Drive, cuore del Golden Triangle, l’equivalente losangelino del quadrilatero della moda milanese, le boutique di lusso di Beverly Hills non sono più l’unica attrazione. Tolto lo sguardo dalle vetrine, qualcuno si volta, avvisa l’amico, indica con la mano. Ma la star della giornata — avveniristica, dalle forme ardite, super aerodinamica e, soprattutto, con un abitacolo in plastica rinforzata da fibra di carbonio — non arriva dalla vicina Hollywood, ma dall’altra parte dell’oceano. È una due posti più due con le portiere che si aprono verso l’alto, ad ala di gabbiano, in uscita dagli stabilimenti tedeschi di Lipsia. È con questa passerella americana, da Santa Monica verso Malibù passando per Beverly Hills all’andata e per le curve scenografiche della Canyon road al ritorno, per provare la modalità Sport, che ha fatto il suo debutto in strada la i8, la prima ibrida plug-in (che si ricarica anche con la presa di corrente) della Bmw. In arrivo nelle concessionarie a giugno, è stata presentata in questi giorni in California. Per raccontare la nuova sportiva di Monaco, nessuna mezza misura: «È la vettura del futuro, l’avventura tecnologica del XXI secolo, l’operazione più innovativa nella storia della Bmw», dice Carsten Breitfeld, manager a capo del progetto i8. E se la forma della diva conta, la sostanza di più. Per- Sull’ibrida i8 da 362 cavalli Un peso piuma in carbonio ché, al di là del design studiato apposta per far girare la testa, a rendere speciale quest’auto è il cuore. Ibrido: elettrico e a benzina. In grado di dar vita a un bolide sportivo, ma ecologico, destinato a una nicchia di clienti disposti a spendere tanto (132 mila e 500 euro il prezzo in Italia) con un occhio all’ambiente. Ecco perché Los Angeles: «La California è il primo mercato per le auto elettriche e ibride», conferma il manager Ralf Renner. Nel nostro Paese le vendite saranno altre, ma per ora le prenotazioni, anche se non si conoscono i numeri precisi, sono già andate oltre le aspettative della casa. Dopo la i3, la piccola Bmw elettrica uscita a novembre scorso, è questo il secondo modello di Monaco della gamma a basse emissioni. «Annunciata l’idea nel 2009 — racconta Breitfeld — abbiamo esposto il concept a Francoforte nel 2011. Dopo 38 mesi, ecco la vettura di serie che è riuscita a mantenere intatto il fascino del primo modello». Nella i8 il motore elettrico è abbinato a un tre cilindri a benzina 1.500 cc, lo stesso della nuova generazione Mini. In tutto, una potenza di 362 cavalli che consentono all’auto di accelerare, da vera sportiva, da 0 a 100 chilometri all’ora in 4,4 secondi. Con consumi ed emissioni paragonabili a quelli di un’utilitaria: 2,1 litri di benzina in modalità combina- ta per percorrere 100 chilometri e 49 grammi di CO2 emessi per chilometro. Cinque le modalità di guida. In quella esclusivamente elettrica, la i8 si spinge fino a 120 chilometri all’ora per un’autonomia massima di 37 chilometri. E a favorire la guida è la scocca in fibra di carbonio, in arrivo dagli Stati Uniti: «La struttura interna — per Daniel Mayerle, interior designer — risponde al principio della leggerezza: la fibra di carbonio, prodotta e assemblata con energia da fonti rinnovabili, pesa la metà dell’acciaio». Compensando così il peso del propulsore ibrido e della batteria agli ioni di litio ad alta tensione, l’auto non arriva a pesare 1.500 chili. Tre, inoltre, le novità in arrivo. Entro la fine dell’anno i fari con tecnologia laser, più potenti e in grado di consumare il 30 per cento in meno dei led, che potranno essere scelti come optional. Una Wallbox avanzata, disponibile da agosto: una sorta di stazione privata per la carica della batteria dell’auto da montare in garage e comandabile da casa attraverso smartphone o tablet. Infine, una tettoia in legno e fibra di carbonio, in vendita anche questa da metà 2014, per la ricarica attraverso i pannelli fotovoltaici. Scooter La scossa viaggia anche su 2 ruote Il nuovo Bmw C evolution Isabella Fantigrossi BARCELLONA – Ma senza il limitatore, dove arriverebbe? Il traffico si è diradato, il tachimetro digitale supera in due battiti di ciglia i 120 orari dichiarati e nella testa si fa spazio la domanda di cui sopra. Che non è per niente scontata, quando si guida uno scooter elettrico. Perché nonostante la tecnologia vada avanti, il retropensiero è che questi veicoli alimentati in modo alternativo non siano abbastanza prestazionali. Ma il nuovo Bmw C evolution è qualcosa di più. Agile e maneggevole nonostante i quasi 270 chili, è facile da gestire anche a bassa velocità (e pure da fermi, visto che ha la retromarcia), grazie a un’erogazione «burrosa» e a un’azzeccata distribuzione dei pesi. Le batterie sono racchiuse in un involucro di alluminio che fa le veci del telaio e abbassa il centro di gravità, con effetti benefici sulla guida. Lo si nota anche sulle strade di montagna, dove si «aggrediscono» le curve con rapidità e precisione, pur con una certa rigidità della sospensione posteriore. I freni sono potenti e modulabili, anche se quello dietro chiama sovente in causa l’Abs, di serie come le manopole riscaldate e il Torque Control Assist. Le © RIPRODUZIONE RISERVATA Prova 3 La versione station wagon della casa francese con due nuovi motori 3 cilindri 1200 turbobenzina da 110 e 130 cv, e un 2 litri turbodiesel da 150 cv Peugeot 308, l’Auto dell’anno ora ha anche una sorella maggiore LE TOUQUET (Francia) — Di questi tempi o giri in crossover o, per dirla alla Briatore, «sei fuori». Almeno così sembrerebbe dando un’occhiata di superficie a quel che succede sulle strade. In realtà le station wagon compatte — meno visibili di suv&derivate — hanno mantenuto un consistente manipolo di fedeli. Quanto basta per invogliare qualsiasi grande costruttore a provarci. La Peugeot 308 in poco più di sei mesi di vita è stata eletta Auto dell’Anno 2014 ed è diventata il terzo modello più venduto della categoria in Europa dopo Golf e A3. Il tutto senza brillare per personalità estetica e abitabilità posteriore. La nuova variante station La scheda DIMENSIONI Lunghezza: 458 cm; larghezza: 180 cm; altezza: 147 cm; passo: 273 cm MOTORI Benzina: 1,2 litri turbo da 110 o 130 cv. Diesel 1,6 litri turbo da 92, 115 o 120 cv; 2 litri turbo da 150 cv CAMBIO Manuale a 5 o 6 marce, automatico a 6 rapporti TRAZIONE Anteriore BAGAGLIAIO Da 610 a 1.660 litri PREZZI Da 19.300 euro wagon, però, attenua in buona parte queste due manchevolezze, perché è più lunga di 33 cm, ovviamente più capiente, e ha una presenza scenica di altra portata. Rispetto alla berlina, a parità di motore e allestimento, costa 800 euro in più: non una differenza così discriminante, e questo, infatti, fa prevedere in Peugeot Italia «una piccola cannibalizzazione interna». Il divano, arretrato di 3 cm, mette gli occupanti in condizione di avere più spazio per le gambe, mentre il bagagliaio ha una capacità che oscilla tra 610 e 1.660 litri, oltre a essere molto sfruttabile per la forma regolare, il fondo piatto, il sistema di sblocco rapido dei sedili e un complesso efficace di binari e ganci per sistemare il carico. Ovviamente la versione wagon ribadisce le finiture consistenti, gli arredi di qualità, il posto guida inusuale, col volante piccolo e la strumentazione alta, e la grande agilità conseguente alla cura dimagrante che ha fatto perdere 140 kg rispetto alla versione precedente. La versione familiare della Peugeot 308, Auto dell’anno 2014 Ma ci sono anche novità meccaniche, estese alla berlina. Vengono introdotti due motori a tre cilindri 1.2 turbobenzina (da 110 e 130 cavalli) e un 2.0 turbodiesel (da 150 cavalli) Euro 6, disponibile anche con un inedito cambio automatico a sei rapporti. A luglio arriverà un turbodiesel 1.6 BlueHDi da 120 cavalli, sempre Euro 6. Il piccolo 1.2 è sorprendente per le prestazioni, ma anche per la «maturità» dell’erogazione, dal momento che ha la potenza di un buon 1.4/1.5 e una coppia massima da diesel, sia per quanto riguarda l’entità che la disponibilità ai bassi regimi. Oltretutto è silenzioso e parsimonioso, quindi non ci sarebbe da stupirsi se sottra- esse un po’ di clientela al diesel che, nel segmento, la fa sempre da padrone, con una penetrazione dell’84 per cento. Per chi invece proprio non vuole tradire il gasolio, il nuovo 1.6 Blue HDi rappresenta un’ottima scelta per le caratteristiche di erogazione, potenza, consumi ed emissioni, visto che il filtro antiparticolato con additivo gli premette di dichiarare 85 g/km di CO2. Il lancio italiano della 308 sw avverrà il 9 giugno e i prezzi vanno da 19.300 a 28.550 euro, con le versioni più interessanti per il nostro mercato collocate intorno ai 24 mila euro. Saverio Villa © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 grammi/km ci sarà un contributo pari al 20% del prezzo di listino, fino a 5.000 euro. Si tratta di veicoli elettrici e di alcune auto ibride plug-in. Per i veicoli con emissioni di CO2 tra 51 e 95 grammi/km (ibride, city car e alcune compatte a gas), lo «sconto» massimo è di 4.000 euro e non c’è obbligo di rottamazione. Le aziende pubbliche e private, partite Iva comprese, potranno invece contare su un incentivo fino a 2.000 euro per veicoli tra 96 e 120 grammi/km di CO2, ma a condizione che rottamino veicoli di più di 10 anni e della stessa categoria di quello acquistato. Il fondo è di 63,4 milioni di euro, dei quali 31,7 milioni (sufficienti, si stima, per circa 15mila veicoli) destinati anche ai privati. a.m.t. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercato Lo sviluppo delle emissioni zero Altro che solo city-car Adesso anche i suv vanno grazie alle batterie Stefano Bargiggia MILANO — Tutto nasce nel 1997 in Giappone. Cina e Corea sono periferie d’Asia e gli oggetti più innovativi hanno l’etichetta Made in Japan. Auto comprese. A Nagoya e Tochigi, città di un Giappone meno famoso, ci sono i centri di ricerca Toyota e Honda: da qui escono le prime ibride, strane auto che al vecchio motore a scoppio abbinano batterie e motore elettrico. Si chiamano rispettivamente Prius e Insight. L’inizio è stentato, poi arriva il successo: oltre 6 milioni di ibride Toyota vendute nel mondo (Honda ci ha creduto forse meno). Una soglia di visibilità superata anche in Italia: le ibride valgono l’1,3% del mercato, quota destinata a salire con gli incentivi. Ora quasi tutte le Case hanno un’ibrida in listino. Tedesche comprese, che puntano allo step successivo, l’ibrido plug-in: il motore a benzina resta, il pacco batterie è più grande e ricaricabile anche a una presa, l’autonomia con il solo motore elettrico può arrivare fino a 50 km. «L’auto può viaggiare in elettrico a zero emissioni in città e può muoversi senza limiti di autonomia fuori», spiega Ulrich Hackenberg, responsabile sviluppo Audi, a proposito della sua A3 e-tron. In autunno arriverà anche Mercedes con l’ammiraglia Classe S, mentre hanno giocato d’anticipo Porsche e Volvo, con Panamera e V60, entrambe già in vendita come ibride plug-in. Poi, a Dall’alto: la Audi A3 e-tron, la dimostrazione che la tecnoMercedes S 500 Plug-in Hybrid logia invaderà altri segmene la Volvo V60 Plug-in Hybrid ti, toccherà ai suv: la Mitsubishi Outlander P-HEV, per esempio, arriva a fine mese. Ma la sfida vera è quella dei numeri: le plug-in sono fondamentali per abbassare la media delle emissioni di CO2 della gamma e rientrare nei limiti delle normative senza pagare penali, ma bisogna venderle. Anche perché dietro ci sono investimenti milionari. Nel 2013 negli Usa, primo mercato al mondo per le verdi, si sono vendute 49 mila ibride plug-in. In Europa solo l’Olanda ha volumi sufficienti (gli incentivi si sono però conclusi a fine anno) con poco meno di 20 mila esemplari nel 2013. In Italia solo 135. Impossibile fare a meno della Cina, primo mercato automobilistico mondiale, alle prese con un inquinamento record da polveri sottili nelle grandi città (il livello è 5 volte quello delle più inquinate città italiane). Non a caso Martin Winterkorn, presidente Volkswagen, ha annunciato «la più grande campagna di mobilità elettrica nella storia cinese». In pratica: 8 ibride plug-in e 2 elettriche entro il 2018 con i diversi marchi del gruppo e un investimento di oltre 18 miliardi di euro. Il supporto del governo cinese non manca: 5 milioni di plug-in (ed elettriche) entro il 2020. Conti fatti a tavolino senza gli automobilisti cinesi: nonostante i generosi incentivi e la possibilità di avere la targa gratis (a Pechino e Shanghai le targhe sono limitate e vendute all’asta), in Cina nei primi tre mesi si sono vendute solo 2.758 ibride plug-in. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alessandro Marchetti Tricamo modalità di guida sono quattro: Eco Pro, Sail, Road e Dynamic. La vera goduria è l’accelerazione: la coppia del motore elettrico ti spara in avanti con una vemenza ignota ai maxiscooter a benzina. Una ricarica completa (4 ore da una normale presa 220V) dura per 100 chilometri, anche 110/120 se non si esagera. Prezzo: 15.750 euro. Salato, certo, ma almeno la motivazione d’acquisto non è più soltanto il fattore ambientale e il risparmio al distributore. Questo C evolution è il primo scooter elettrico che si vorrebbe poter comprare anche per il puro piacere della guida. Motori 51 italia: 51575551575557 © RIPRODUZIONE RISERVATA Prova 2 C’è anche un’applicazione per «guidare» l’erede della Gallardo In pista sulla Huracàn La Lamborghini digitale Tanta tecnologia lanciata a più di 300 all’ora MARBELLA (Spagna) — Il profumo Lamborghini è la prima cosa che si scopre sull’Huracàn. Un misto di spezie e incenso, con una nota di agrumi, un’essenza perfetta per sedare l’emozione di mettersi al volante di una sportcar da 610 cv per una prova in pista. L’Ascari, vicino a Ronda, in Spagna, è il terreno ideale: 5,2 km di lunghezza per 12 metri di larghezza, senza vie di fuga, senza cordoli, da percorrere in senso anti-orario. Un mix di curve di raggio diverso, salite e discese, un tratto velocissimo, una parabolica tipo Monza, una specie di cavatappi come a Laguna Seca. L’ultima Lambo, che porta il nome di uno dei tori più combattivi e aggressivi, non si scompone. Si parte con il launch control, mani strette sul volante, si toglie il piede sinistro dal freno e giù fino in fondo tutto il pedale del gas. Ci si sente schiacciati sullo schienale mentre la Huracàn balza letteralmente in avanti, le quattro ruote scaricano al suolo i 560 Newtonmetri di coppia e nell’abitacolo si sente l’odore della gomma bruciata. Forse non si stacca il biglietto dei 3,2 secondi da 0 a 100 km/h, dato ufficiale della casa di Sant’Agata Bolognese, ma ci si va molto vicino mentre si soddisfa un altro senso, l’udito, perché il sound cupo del V10 scandito dagli scarichi sembra la «Cavalcata delle Valchirie» in Apocalypse Now. Huracàn, che nel Dna ricorda la Countach, rappresenta uno degli ultimi esemplari di una specie in via di estinzione: le sportcar spinte da un motorone aspirato, che saranno via via rimpiazzate dai biturbo di cilindrata molto più contenuta, come è avvenuto in Formula 1. Eppure il suo V10 5.2 cc è frutto di una riprogettazione maniacale, finalizzata anche al raggiungimento dei limiti richiesti dalle norme Euro 6. La nuova «iniezione diretta stratificata» ha portato a un incremento dei valori di potenza e coppia rispetto alla Gallardo, uniti però a un taglio dei consumi (12,5 litri/100 km) e delle emissioni di CO2 (290 grammi/km). Ma quello che piace è la facilità con cui si lascia condurre ai limiti più elevati per la combinazione di un’aerodinamica sopraffina, una rigidità torsionale doppia rispetto alla Gallardo, una docilità di guida tipiche del comportamento del V10 aspirato abbinato al cambio doppia frizione a 7 rapporti e alla trazione integrale. Sono numerose le innovazioni che fanno La Huracàn in pista. È la prima Lamborghini di serie a montare un volante che permette di usare tutti i comandi, tergi e fari compresi, senza allontanare le mani dalla corona La scheda DIMENSIONI Lunghezza: 445 cm; larghezza: 192 cm; altezza 116 cm; passo 262 cm PESO 1.422 kg a secco MOTORE A benzina, 10 cilindri a V di 90 gradi, 5.204 cc di cilindrata, 610 cavalli di potenza massima a 8.250 giri/minuto. Coppia massima: 560 Nm a 6.500 giri/minuto PRESTAZIONI Velocità massima: 325 km/h PREZZO Da 205.000 euro capire come sia frutto di un progetto a dir poco certosino. Per esempio, in pista le frecce non sarebbero necessarie, ma azionarle è facilissimo poiché Huracàn è la prima auto di serie a montare un volante che permette di usare tutti i comandi, tergi e fari compresi, senza allontanare le mani dalla corona. Con la chicca di poter accedere anche alla sua «Anima», cioè l’Adaptive Network Intelligent Management. Il pilota può selezionare la modalità strada, sport o corsa (scritti rigorosamente in italiano), agendo su un tasto al vertice basso del volante, passando così da reazioni si fa per dire tranquille (strada) a prestazioni da granturismo da corsa (sport) a una taratura cattivissima (pista). Il sistema interviene su motore, cambio, trazione integrale, i controlli elettronici dell’Esc, lo sterzo attivo e le sospensioni con gli ammortizzatori magneto-reologici. Con il suo rapporto peso/potenza di 2,33 kg per cv, Huracàn può raggiungere i 325 km/h. La strumentazione è insieme l’elemento dominante e semplificante della plancia. Gli strumenti sono digitali e appaiono su uno schermo Tft da 12,3 pollici. Nessun difetto? Nulla è perfetto e gli incontentabili potranno dire che il clima ha una ventola rumorosa, che la ricerca del leit motiv esagonale (dalle bocchette dell’aerazione alla forma dei pulsanti) può essere stucchevole. Ma saranno pochissimi a poter giudicare veramente, a mettersi al volante della Huracàn staccando un assegno da 205 mila euro. Agli altri appassionati la tecnologia regala la possibilità di provare l’emozione della guida dell’Huracàn al simulatore Sports Car Challenge 2. L’app è disponibile per i sistemi iOS e Android. Certo che in pista, con le mani sul volante… Paolo Artemi © RIPRODUZIONE RISERVATA Prova 4 Nella gamma del piccolo suv tedesco è entrata la nuova versione ecologica: niente incentivi statali, ma in compenso c’è lo sconto di lancio Opel Mokka a tutto gas: 1.300 km di autonomia con la versione gpl DAL NOSTRO INVIATO ROMA — No: la nuova Opel Mokka 1.4 Turbo Gpl non è tra i modelli che da domani potranno usufruire degli incentivi statali. Il suo motore a quattro cilindri bi-fuel (gas-benzina) da 140 cavalli è a già Euro 6 e a bassa emissione di CO2 (124 grammi al chilometro), ma supera, sia pure di poco, la soglia dei 120 grammi posta dal ministero per lo Sviluppo economico. Pazienza: anche dal punto di vista del portafoglio, l’ultima versione arrivata nella gamma del «suvvino» molto apprezzato dagli italiani («Con 24 mila vendite dal 2012, l’Italia è il primo mercato in Europa», conferma Roberto Matteucci, ad di General Mo- La scheda DIMENSIONI Lunghezza: 428 cm; larghezza 178 cm; altezza: 166 cm; passo: 256 cm MOTORE Gpl-benzina, 4 cilindri, 1.364 cc, 140 cavalli, 200 Nm di coppia massima fra 2.000 e 4.900 giri. Euro 6. Cambio manuale a 6 marce. PRESTAZIONI Velocità massima: 193 km/h; 0-100 km/h: 20,2 secondi; consumo nel ciclo combinato: 7,7 litri/100 km; emissione CO2: 124 g/km PREZZI Da 23.420 euro tors Italia) conserva la sua attrattiva. Matteucci: «Basti dire che i costi per il carburante sono quasi dimezzati rispetto alla Mokka 1.4 a benzina». In Italia il gpl va forte (la quota di mercato oscilla tra l’8 e il 9%), anche più del metano (che è al 5%). Causa e insieme effetto di questa differente espansione è la mappa delle infrastrutture: «Sono 3.400 le stazioni di rifornimento del gpl, dislocate omogeneamente e capillarmente, anche in autostrada. Così oggi circolano circa due milioni di veicoli, contro i circa 850 mila a metano, che possono contare su un migliaio di stazioni, concentrate nel centro-nord», spiega Corrado Storchi, di Landi Renzo, la società emiliana leader mondiale nei sistemi di alimentazione a gas che fornisce l’impianto della Mokka. Da notare: impianto montato in fabbrica e integrato nell’auto. Il che significa: un’unica centralina elettronica per le due modalità di funzionamento (tarata, oltretutto, in modo da dare gli stessi valori di potenza e di coppia con le diverse alimentazioni); gli stessi indi- La Opel Mokka Turbo Gpl-Teck. Due gli allestimenti: Ego e Cosmo catori del consumo e del livello del serbatoio, nel cruscotto; un pulsante, sulla consolle centrale, per il passaggio dal gas alla benzina e viceversa. Insomma, tutti quei dettagli (lucine, pulsantini) che su altre auto fanno sempre un certo effetto «trasformazione», sulla Mokka a gpl non ci sono. Tutto è tale e quale alle altre Mokka. La somma dei due serbatoi — 34 litri effettivi quello del gas, sistemato al posto della ruota di scorta (sostituita dal kit di gonfiaggio), più i 54 litri di quello della benzina — danno un’autonomia di circa 1.300 chilometri, prendendo per buono il consumo medio dichiarato di 12,9 km/litro. La velocità massima è di 193 orari. Lo scatto da 0 a 100 km/h avviene in 10,2 secondi: non è un’accelerazione fulminea, ma non può essere neppure la prima preoccupazione di chi guarda con interesse al gas. Il motore, in compenso, funziona sempre con regolarità e dopo i 2.000 giri risponde con una certa forza. Preciso lo sterzo. Efficienti le sospensioni. Particolarmente apprezzabile la silenziosità di marcia. Torniamo al portafoglio. Rispetto alla corrispondente versione a benzina, la bi-fuel costerebbe 1.500 euro in più. Non sono pochi. Ma, appunto, costerebbe: fino alla fine di giugno il prezzo viene scontato di 2.520 euro. Un «incentivo» fatto in casa, e per tutti. Roberto Iasoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 italia: 51575551575557 È mancata la Un pensiero affettuoso per Morris e Furio in ricordo del papà dottoressa Prof. Biagio Allaria Silva Maria Clotilde (Bi) Nascimbeni Folli Romeo Arienta ed Enzo Caputo ti ricordano con affetto. - Milano, 5 maggio 2014. Ne dà il triste annuncio con amore il marito Pino.- La camera ardente è allestita presso la Casa Funeraria San Siro di via Amantea dalle ore 8 alle ore 19.- Per il giorno e lora dei funerali si prega chiamare lImpresa San Siro al numero 02.32867. - Milano, 4 maggio 2014. Franco con Renata e Alessandro è vicino con affetto allo zio Pino per la dolorosa scomparsa della cara Silva Partecipiamo al dolore della moglie e delle figlie per la perdita improvvisa del grande Partecipa al lutto: Gustavo Ghidini. LAssociazione Onlus Presenza Amica insieme al Presidente e a tutti i suoi volontari ricorda con affetto e riconoscenza il socio fondatore Ferruccio ed Elisabetta de Bortoli sono vicini a don Vincenzo e partecipano al lutto della sua famiglia per la scomparsa della mamma Angela Cinelli Paglia e partecipa con commozione al lutto della famiglia. - Garbagnate Milanese, 4 maggio 2014. Cara Silva ti ricordiamo con affetto e rimpianto, ci mancherai profondamente, ma sarà solo una parte di quanto mancherai al tuo Pino.- Adriana, Leonardo, Gerardo e nonna Francesca. - Milano, 4 maggio 2014. Valentina con Gigi, Pinuccio con Isabella ed Eleonora si stringono con affetto a Pino per limprovvisa scomparsa della moglie Dott.ssa Silva Nascimbeni - Milano, 4 maggio 2014. Con infinito rimpianto Virginia Cisotti ricorda Alberta De Benedetti Deiure lamica di tutta una vita. - Lodi, 4 maggio 2014. Mariapia e i figli Annamaria, Edvige, Marzia, Daniela, Biagio e Tiziana Daddabbo partecipano al dolore della famiglia Deiure e porteranno sempre nel loro cuore con affetto il ricordo di Alberta - Sammichele di Bari, 3 maggio 2014. Alberta De Benedetti Deiure Silvio Ghezzi Prof. Biagio Allaria uomo e professionista di esempio per tutti noi.- I colleghi di Marketing & Telematica. - Arese, 4 maggio 2014. Prof. Biagio Allaria - Milano, 4 maggio 2014. Silvio Ghezzi Nicoletta. - Ginevra, 4 maggio 2014. Il 3 maggio è tornata alla casa del Padre - Milano, 4 maggio 2014. Il Presidente e le maestranze della trafileria Polacca Stalma partecipano al grande dolore della famiglia Riva per la scomparsa del loro congiunto Santina Goffi Palombo Emilio Riva Lo annuncia la famiglia che ringrazia quanti le sono stati vicino.- I funerali si svolgeranno a Milano nella parrocchia di Santa Maria di Caravaggio, via Borromini 5.- Per il giorno e lora contattare lImpresa San Siro al n. 02.32867. - Milano, 5 maggio 2014. Gli allievi del Professor Ferdinando Serri partecipano al lutto della famiglia per la morte della collega Dott.ssa Riccarda Serri Alberto Giannetti, Decio Cerimele, Giacomo Rabbiosi, Giovanni Borroni, Giuseppe Fabrizi, Adriano Di Silverio, Giovanni Orecchia, Corrado del Forno. - Pavia, 2 maggio 2014. Se ne è andata Carmen Spelta Vitale Cara mammina ti siamo grati per la lunga e felice vita trascorsa insieme e ringraziamo quanti ci sono stati vicini in questo difficile momento.- Nica con Gioacchino e Pier Francesco, Donatella con Gigi e Jacopo e Fabio con Francesco. - Milano, 4 maggio 2014. il re dellacciaio. - Milano, 3 maggio 2014. Il 9 aprile 2014 è morto Franco Gerardi socialista da sempre, per oltre quindici anni direttore del quotidiano Avanti!, collaboratore apprezzato della Segreteria del PSI per lungo tempo, prezioso consigliere di Bettino Craxi Presidente del Consiglio, intellettuale raffinato e grande organizzatore culturale.- Il Presidente della Fondazione Socialismo Gennaro Acquaviva nellunirsi al rimpianto di quanti ne hanno potuto apprezzare le grandi doti di intelligenza, umanità e generosità, informa che, per volontà della famiglia e di molti suoi compagni, in particolare quelli delle redazioni dellAvanti! e di Mondoperaio, un incontro pubblico dedicato al suo ricordo si svolgerà il prossimo venerdì 9 maggio 2014, alle ore 10.30, presso la sala della Mercede della Camera dei Deputati, sita in via della Mercede, 55, Roma. - Roma, 5 maggio 2014. "Non restare a piangere sulla mia tomba.- Non sono lì, non dormo...". In memoria di Michelangelo Patron Nel ricordo del caro amico e collega Partecipano al lutto: Riccardo e Fausta Pellegatta. Carlo Magri Dopo una vita lunga e ricca di affetti si è spenta Maria Verratti Brambilla Lo annunciano con grande tristezza i figli Mario con Susanna, Marcello con Luisa, Silvia con Marco, i nipoti Paola, Valentina, Ciro, Cristina, Nicola, Luca e tutti i pronipoti. - Milano, 4 maggio 2014. Partecipano al lutto: Cesare e Vittoria Chiodi. Jim, Paola Bowman e famiglia. Giovanni Chiodi. La famiglia Pino Creperio. Giorgio e Maria Luisa Giulini. siamo affettuosamente vicini ad Eliana e Lucio.Roberto Dallalonga, Paolo Brunetti, Franco Bo, Marco Cozzi, Leonardo Arravanti. - Milano, 3 maggio 2014. Bruno e Floriana, Kerry e Robinia con le loro famiglie, ricordano con immutato rimpianto, affetto e ammirazione la figura indimenticabile del La famiglia del Dott. Gaetano Pregheffi ricorda con tutto il suo affetto nonno G.- Grazie per averci insegnato il vero significato della parola amore.- Mimma, Monica, Claudia, Daniele e Claudio. - Milano, 4 maggio 2014. Gaetano Rossi Rag. Domenico Colla di 89 anni.- Lo annunciano con dolore la moglie Lucia, i figli Paola, Alessandro con la moglie Giacomina, gli adorati nipoti Andrea e Federico, la sorella Delia col marito Natale e i nipoti Angelo e Anna, parenti tutti.- I funerali avranno luogo martedì 6 maggio alle ore 15 nella parrocchia del Sacro Cuore in Canelli. - Canelli, 4 maggio 2014. grande professionista, uomo buono e generoso, stringendosi commosso alla famiglia.- Gaetano resterà sempre presente nel mio cuore. - Milano, 4 maggio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Cavaliere del Lavoro - Milano, 5 maggio 2014. Giulio Andreotti sarà celebrata una messa nella Basilica di San Giovanni dei Fiorentini, via Giulia, alle ore 18.30.- La famiglia. - Roma, 5 maggio 2014. Nella ricorrenza del trigesimo di Grazia Caniglia Cara Graziella, rimarrai nei nostri cuori.- Nunziatina, Nicoletta, Bobo, Germana, Angelo, Matteo, Lucrezia, Martina. - Milano, 3 maggio 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Dott. Giuseppe Kerry Mentasti Il 6 maggio, ricorrendo il primo anniversario della morte di Giorgio Sandi ricorda con affetto È mancato il Un anno fa un tragico destino ci ha separati.- Tu però sei sempre con noi nelle stagioni che si succedono, negli attimi e nelle giornate.- Ci manchi.- Rossella Filippo Alessandro. - Milano, 5 maggio 2014. Giovanna Cameli De Lucchi mercoledì 7 maggio verrà celebrata una Messa nella chiesa di San Babila alle ore 18.30.- Lamica sorella Nicoletta. - Milano, 5 maggio 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera PER PAROLA: ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it - e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito A MODULO: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 - fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile (&4 1: 5::: 1(5 5:4& 5::5 1:: 5:(5 1: 5:4 1:& 5:45 4 5:55 & 5:54 1:( 5:5( -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 6##-3#" "%#$%3 /" /3. 6%-#3 ).//"'% 8/3 ! )'.3 3$)' "% ).8#%9 /"633' $)"$%3 /'#"3' ). #6%" "'.%" 6% )'- /6 3633' "# /* %%' /%#3" /'#' ). '" 6#3"$" %/$%3" +6#! .'8/"' /6##-/3.$' 6 $3 /33"$% 6% )'- )"7 " %6" '% .'8/" /6" /33'." #)"%" ).#)"%"* $).36. "% ).'.//"8' 6$%3' '% 8#'." .8'#" )."$8."#" '86%+6* ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" '/3 '."%' %'8 '#'% '$ $)'//' * #." 3%" "#%' .%3' %9" ."/3 ".%9 .6" %'% ,+6"# )'#" ." '3%9 3 $-%( #.$' #!.' #"." 6. " #" '# 68'#' ').3' "'" '8/" $)'.#" 8 '.3' '.3 '#3' '.3 #$' %8 %'% '/3 ." '#'% '#9%' ./" #"." )3 0 )4 )4 ' / )4 )3 ) ) )' 4; 4) 4; .%' "'" %8 / ); )) ' )3 ) )3 4; )/ )' 4; 4) 4 68'#'/' ,+6"# //"% "#%' )'#" #" #.$' $)'.# %"& %8 / )4 ) ); ' )4 ) ' )0 )' 4) )/ )' )/ ').3' .$ .6" /. "/ '3%9 * #." "$"%" 8 %"& %8 ); )) )) 0 ) )) 4; )3 )4 )' ' 4; )/ '8/" '$ '."%' .%3' ."/3 "% %9" .'% %"& %8 ' ); )3 ' )3 ) 4; 44 )' 4; 4; 4) Altri giochi su www.corriere.it Puzzles by Pappocom 9 5 3 2 8 LA SOLUZIONE DI IERI 6 1 9 3 4 8 5 2 7 4 2 3 7 6 5 9 1 8 8 5 7 9 1 2 4 6 3 3 8 1 2 9 7 6 5 4 2 7 5 6 3 4 1 8 9 9 6 4 8 5 1 7 3 2 7 3 6 5 2 9 8 4 1 1 9 2 4 8 6 3 7 5 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" 5 4 8 1 7 3 2 9 6 $!" !&!" &(56- 9&9 a 6,99 euro più il prezzo del quotidiano !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% In edicola con il Corriere il terzo cd della collezione «Barenboim - il mio Mozart» con concerti e sonate del grande compositore. Disponibile l’integrale dei concerti per pianoforte. (#9( "-2 -. ((2 &#(# 5$ In edicola con il Corriere «Barenboim il mio Mozart» Il terzo cd Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 6 2(($% (*&!& 5$"&( !"&( " Sudoku Difficile 1 6 4 7 2 1 5 2 6 2 3 1 4 1 2 5 6 6 4 1 8 $."&#" .$( "%5-( "33' %"& $)'//' 3%" .'3'% 6%' ".%9 %'8 $)." '//' %"& '# " % ".'#9"'% " ." ./ "%/3"# "%3.// "# 6 /3 6.') '% )"' .'8/" "6/"0 ." )"7 6$" 3#%3" )'.3 %6" #'#" )"' %! /6##-8/3 # %' %"3' $%3. 6% ".'#9"'% . " '.""% .3" "%3.// # %"%8" # ."'%" #3"! '% #"$ "%8.%# +6#! %8"3 "%' // +6'3* .8# "# # 3$)' /'#"3' $"3 #3.'8* "22 $ .."( "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti Festa scudetto Orgoglio Juve A Roma e a Milano I bianconeri vincono il titolo n. 30 (e in Rete spunta il 32): le foto. Renzi e Alfano Dramma a Shanghai ‘a carogna, l’ultrà 1 Genny che «dà il via» alla gara Picierno, carrello della 2 spesa e senso del ridicolo morto a 8 anni 3 Usa, per difendere la sorella Alfano: «Nessuna 4 trattativa con gli ultrà» «I sindacati non mi 5 Renzi: fermano. Mai visto Gelli» Mano nella mano Il tragico volo dal tredicesimo piano di due pompieri: il video. Primo raduno in Italia Star Wars Day Primo Star Wars Day in Italia. Parata di fan al Colosseo: le immagini. Il premier convoca la direzione del Pd allargata ai “territori”. Expo, il ministro convoca il comitato per l’ordine pubblico Dirette sul sito da Roma e da Milano a partire dalle 11 54 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER CAPIRE PER DISTRARSI D’Amico, cronaca Cure e premure ma non di sport per amori pelosi Diego Della Valle, Vittorio Feltri e Tommaso Cerno sono gli ospiti della prima puntata del nuovo approfondimento al via stasera, ogni lunedì e giovedì. A condurlo, una coppia inedita Ilaria D’Amico (foto), volto sportivo femminile di Sky e Giuseppe Cruciani, ideatore de «La Zanzara». Un programma che scommette sull’alchimia tra i due giornalisti, pronti a far valere il proprio diverso stile di conduzione e l’approccio differente all’intervista. Tra le innovazioni anche una scenografia inusuale: una sorta di piazza sospesa tra i palazzi del potere. «Il veterinario è un po’ come un pediatra: i bambini come i cani non riescono a dirti dove sentono male. Con gli animali bisogna saper guardare oltre». Parola di Edoardo Auriemma, radiologo della clinica veterinaria. Gli animali sono infatti i pazienti a quattro zampe dell’Istituto Veterinario di Novara, protagonisti, insieme ai loro padroni e ai medici di questo nuovo programma, il primo docureality ideato e realizzato da Ftm Entertainment di Fatma Ruffini. Tra gli animali in cura c’è Vladimiro (foto), gatto diabetico e il bastardino Charly nel cui stomaco è stata trovata una manciata di sassi. Tango Sky Tg24 e Cielo, ore 23 Clinica veterinaria La5, ore 15.30 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää 1 "// -/", 6,° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä 1 "// 6,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää / £° ££°Óx 1 "// < ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌ° £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°£ä ,"-" ,"° VÕiÌ Ó£°£x 6° i`>] >>`>ÉÕÃ>] Óä£Ó®° ,i}> ` />ÀÃi -} ° Þ Ã] Õ> ,LiÀÌà Ȱää 1 -/, *, /° /iiv È°Îx ,/"" -° ,>}>ââ n°äx *,"/-/ /-"° ÌÌÕ>ÌD n°Îx -*,/ "1-76 -,/ 7-/, ° /iiv £ä°ää /Ó -° ÌÌ° ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //"° ÌÌÕ>ÌD £È°£x / "" 7° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää ,/,° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä -* /Î\ - ",-" , /" <," *,- / " -"° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌ° £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää /,° /, /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î -° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä /,, "-/, Ó° /iiv £È°ää -*// " "° VÕiÌ £È°{ä "° VÕiÌ £°ää / ΰ £°Îä /,° /, /"° À>°Ì Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi Ó£°£ä ,8 Ç° /iiv° À>ViÃV ÀV>] Õ}ÕÃÌ <ÕVV ] *>À Li> Óΰää / Ó° Óΰ£x / ° /iiv Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,*",/° ,i«ÀÌ>}i° `ÕVi i> >L>i Óΰää 6-" ,° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> £°ää /£ "//° £°Îä /*" ° £°Îx -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD ä°{ä , *, /" /", ° ä°xä -", / 6/° ÌÌÕ>ÌD £°Óä 7 6ä° /iiv Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì *-° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌ° /*, / {° / {° / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv 9 -,/ *--" ° /iiÛi> " / ", /° /iiv /*, / {° / {° -,/"° /iiÛi> /*-/ ½",° ->« "«iÀ> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« £{°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £È°£x -,/"° /iiÛi> £È°xx *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £Ç°xä /x 1/° £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ Óä°ää / x° Óä°{ä -/,- "/<° /} ->ÌÀV° Ç°ää , -° -iÀi Ç°Îä 6 -/,° 6>ÀiÌD n°Îä 1, 7° 6>ÀiÌD °{ä " 6",,° 6>ÀiÌD £ä°Óä ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°£ä "//" /" 5 ", "° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°ää -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä -*-" ° >ÀÌ £{°Îx ," -° >ÀÌ £x°Óä 6 -/,° 6>ÀiÌD £È°£x 1, 7° 6>ÀiÌD £Ç°£x " 6",,° 6>ÀiÌD £n°äx -*-" ° >ÀÌ £n°Îä -/1" *,/"° /"°/° £°Óä °-°° - , ° /iiv È°ää / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° £{°{ä -/, - , - "° /iiv° >À >`i] V >i Õ}>à £È°{ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i 7Þ>À] >ÀÀÞ >Và Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD £Î°Óä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £{°£x - ,1-° -iÀi £x°£ä 7 ,° /iiv £È°ää / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £È°xä / " Ó° 6>ÀiÌD £Ç°xä £È /° 6>ÀiÌD £n°xä ,/" ,9"\ ,/ *, -"° 6>ÀiÌD £°xä *, ° 6>ÀiÌD Óä°£x 7 ,° /iiv Ó£°£ä - ""9 7"77° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää /-\ - //½ ÃiÀi Óΰää ", -",° 6>ÀiÌD Ó£°£x +1 / "" ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *> i iLL Óΰxx /,,° ÌÌÕ>ÌD ä°xx 1 *,9- -/",9° VÕ,i>ÌÞ £°{x / { / 7-° Ó°äx ,"- -" £n{° 6>ÀiÌD Ó£°£ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ° `ÕVi iÃÃ> >ÀVÕââ ä°£x , ,/" 6° ,i>ÌÞ ä°{ä / x "//° £°£ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV Ó£°£ä 8/° >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` ii />> À° V>à >}i] Õ>i Ài] iÃÃV> i Óΰäx / / " "-/," " "° -«ÀÌ Ó£°£ä *<<*1/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÀ>` À} Ó{°ää / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°£ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°£x "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó°{ä **1 / /" " ,",<<"//° ÕÃV>i ΰÓx " ° ÌÌÕ>ÌD £°{x 1" " ° /> à ܰ `ÕVi >À> i «« ΰ{x / x° {°£x , ° ÃiÀi £°Îx -/1" *,/" ", /° £°xä -*",/ -/° Ó°Îä *--" ° ,i>ÌÞ {°Óä -"//"<,"° £°xx " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ΰ£ä ½, /,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÞÀÌ> iÀ È°Óx Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{x ££°Óx ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £È°xä £n°xä £n°xx £°Îx Óä°Îä Ó{°ää / Î "//° ä°£ä / ," ° £°äx 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌÕ>ÌD >>ix ii>Þ /6 £{°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ £x°ää " 1*9 9° ÕÃV>i £È°ää 6 -- Ó° -iÀi £È°Îä 1", ,"° 6>ÀiÌD £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää ,6 £° /iiv Óä°ää +1 "° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Julia Roberts regina malvagia Il bandito Depp semina il terrore ,>{ La favola dei fratelli Grimm rinarrata dal punto di vista della regina cattiva (Julia Roberts, foto). Biancaneve è Lily Collins: costumi magnifici e nani politicamente scorretti. Biancaneve Rai1, ore 21.15 Usa, 1933. Il rapinatore John Dillinger (Johnny Depp, foto) è il ricercato numero uno per l’Fbi. A dargli la caccia c’è lo scaltro e spietato agente federale Melvin Purvis (Christian Bale). Nemico pubblico Iris, ore 21.05 Sul mondo dello sport Salvini e Santanchè indaga Gabanelli ospiti di Formigli Milena Gabanelli mette sotto la lente il mondo dello sport. Un mondo dove girano tanti soldi, le Federazioni dettano legge, e i presidenti che non si schiodano mai dalle poltrone. Report Rai3, ore 21.05 Politica e attualità come sempre al centro del talk di Corrado Formigli. Ospiti Matteo Salvini (Lega), Daniela Santanchè (FI), Stefano Feltri del «Fatto», e un’intervista a Davide Serra Piazza pulita La7, ore 21.10 ,>x À>°Ì À>°Ì °Óä ," ""° -iÀi £ä°£x *,6/ *, / ° -iÀi £ä°xx ,"/,- --/,-° -iÀi ££°{ä -/,° -iÀi £Ó°Óx -/,° -iÀi £Î°£ä -*" /° -iÀi £Î°xx *,6/ *, / ° -iÀi £{°{x ,"/,- --/,-° -iÀi £x°Îä äÓ£ä° -iÀi £È°£ä 6," ,-° -iÀi £Ç°ää ," ""° -iÀi £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx -/,° -iÀi £n°{x -/,° -iÀi £°{ä 8 ° -iÀi Óä°Óx ,"-° -iÀi Ó£°£ä "/",79° âi®° ,i}> ` *Õ- i>}° ÓÓ°{x /° âi®° ,i}> ` *Õ- i>}° ä°£x **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD £È°Óä /,,//° £Ç°Îx - ,"1 - ,"1 ° ÀÌiÌÀ>}} £n°£ä , 7- ", "° £n°£x 6 //, -"7° /> Ã Ü £°äx - ,, "° ÕÃV> £°xä - ,, "° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD ,> -ÌÀ> £n°ää , x{° VÕiÌ £n°Îä ", " -/",° VÕiÌ £°ää //° VÕiÌ £°xä ,°°° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x ,7 ," ° VÕiÌ Ó{°ää /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°£ä /"*<"° /iiÛi> £n°xx * 6/° /iiÛi> £°{ä /-"° ->« Óä°£ä ," 7"° -iÀi Ó£°£ä 1 -" "- <° -iÀi Óΰää --, //",° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎx //° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £{°äx - ,/"° £x°xä 1 -/° £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x *,",° £°{ä *, -/° Ó£°£x *-/" -//° Óΰäx -8 -/ " " /,° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç°Ì £Ç°ää 1 1 * ° >ÀÌ £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x "1- " 1-° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä / ,1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ £n°Îä "/" ° ÌÌÕ>ÌD £°Óx -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä "-- /",/° ÌÌÕ>ÌD Óä°{x "-- /",/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 8/, "6,\ / /" ° ÌÌÕ>ÌD £{°ää +1 1 ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -/,//" *"< Ó° -iÀi Óä°xä / "8,° Óΰ{ä +1 1 ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°Îä , /1// "-/° VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , //"t VÕiÌ>À ÓÓ°ää 1 / -1 /° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°xä /8- /,< ° ÌÌÕ>ÌD £n°ää / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ,1 " " " "° Óΰää " 1"6" -/, " </"° ä°xä / ,° "< -"7° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°Îä "//",-- *1 ° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä * "" , " "9° >ÀÌ Ó£°{x 1" "// " 6" 9" 9"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää *** *° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £Ç°ÎÎ "/ ° 6>ÀiÌD £Ç°{ä " *," °°° " "t £°Î{ /° /iiv Óä°£ <<,° /iiv Ó£°ä " *1 "° Óΰ{ ", ","° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°ää , 1"° VÕiÌ>À Óä°ää , ° 6>ÀiÌD Ó£°ää " "" *,-"° Óΰää / "° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää ---"] , *"/ ° ½, -,/° VÕiÌ>À £°Óä ° /iiv Óä°£x "* -* ° -iÀi Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä -1 -,/ 99 --/,-° ÓΰÎä "* -* ° -iÀi ÓΰÎx 1" " ° /> Ã Ü MAGNESIO PER IL BENESSERE 24 Buste >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì 300 g. 30 Cpr. ÌÛÓäää°Ì £°xx -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌÕ>ÌD Óä°xx / /° Ó£°Óä 1 ° Óΰäx "° /iiv Corriere della Sera Lunedì 5 Maggio 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Jackman fa i conti con i propri demoni Quando Wolverine (Hugh Jackman, foto) è convocato in Giappone da una vecchia conoscenza, viene coinvolto in un conflitto che lo costringe a confrontarsi con i propri demoni. Wolverine - L’immortale Sky Cinema 1, ore 21.10 Heigl e Rogen nei guai dopo una notte d’amore -Þ i> A fil di rete -«ÀÌ £{°ää 7, ½, -iÌÌi "ÃV>À «iÀ v ViÌÀ>Ì ÃÕ> ÛÌ> i i >ÛÛiÌÕÀi i`ÀiÌi `i ÌiiÌi /°° >ÜÀiVi *° "½/i®° -Þ i> >ÃÃVà £x°äx /, ,/ "*" " " > ÌiÀÀ> m À> `Ã>LÌ>Ì> > `ÕÀ>Ìi Õ Û>}} ë>â>i ½>ÃÌÀ>Ûi `i V>`>Ìi ,>}i i ` ÃÕ v} «ÀiV«Ì> ÃÕ «>iÌ>° -Þ i> £ £È°ää ", " LÕ "À>` /° -ÜÌ® ÛÛi µÕ>ÌÌÀ ÃiV] `> Ã>LiÌÌ> > }}] `>««À> Vi Õ « `ÛiÌ>` `>° > 6À}> 7v° -Þ i> ÕÌ £Ç°£x 8 \ " //" `ÌÌÀ 8>ÛiÀ *° -ÌiÜ>ÀÌ® `iÛi «Ài`iÀi Õ> `iVÃi ÃÕ> Ãv`> ÌÀ> ÕÌ>Ì i Õ>° ° iÀÀÞ i ° >V>° -Þ i> Ìà £n°{ä " 1 /1" " +Õ>` ÃV«Ài ` iÃÃiÀi «>`Ài] Õi â> > À>«>Ài L>V i «iÀ >ÌiiÀi > ÃÕ> v>}>° ->ÀD Õ «âÌÌ > viÀ>À°°° -Þ i> £ £°äx 8 ½ <" ½>`iÃViâ> ` *ÀviÃÃÀ 8 i ` >}iÌ V>L> µÕ>` ÃV«À À ÃÕ«iÀ «ÌiÀ° ÌÀ>L ÛiÀÀ> ÀiVÕÌ>Ì `>> >° -Þ i> Ìà £°£ä , /,1/ 1 ½"- 1, 6,/ 1 iÝ >}iÌi `i> > À> V`ÕÌÌÀi ÌiiÛÃÛ m V>ÀV>Ì ` «ÀÌ>Ài >> ÕVi Õ >ÃÃ>VÀ >ÛÛiÕÌ Õ Û>}} `i -Õ` iÀV>° -Þ i> >Ý £°£x 1 ", " *,/1, 1 }À ` >ÛÀ `i «ÀiÌÀi ÀÕÃà *° i ««®° `iÌV>Li ½i«Ã` V ° -À` i «> ` >` ÀV° -Þ i> >ÃÃVà ӣ°ää "6 6 ¶ >à v V -° /À>VÞ i ° i«LÕÀ «Ài "ÃV>À®] ÃÕ½>Ài ÌÀ> Õ> L>V> ° Õ} Ì® i Õ iÀ -° *ÌiÀ®° -Þ i> >ÃÃVà - 1 <" , > ÃÌÀ>}i ` >ÃÌi 6ÌÕÀ ÛÛiÀ µÕ>`] £n ÃiÌÌiLÀi Óään] Õ V>` ` V>ÀÀÃÌ ÀÀ«i Õ> Ã>ÀÌÀ> ` }À>Ì° -Þ i> ÕÌ -/,8 "8\ -,6<" -1 -/ iÃ>Ài i xä >° ° `iV`i ` Û>`iÀi > ÀÌ>>° > Ài}> `i Õ} >`> Õ ÃÕ ÕvvV>i > V i`iÀi >ÕÌ > Õ «VV Û>}}° -Þ i> >Þ 7 "7 Õi } "ÃV>À] > Ì>}} VÕÀ>Ì `> *iÌÀ -V>> i > ÃÕ] «iÀ > «iV> ` }ÕiÀÀ>] `ÀiÌÌ> `> ,° -VÌÌ i ÓääÓ° -Þ i> >Ý -* - +1 " -" " /,"** *,, *>â 6i}>] i V>ÃÌ `i º> -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°£ä 6"// ÃiÞ >i £{°äx / /",9 Ý £x°ää "7 / 9"1, "/, Ý £È°£ä -- ÃiÞ >i £Ç°äx 1 *, Ý vi £n°£ä "7 / 9"1, "/, Ý £°ää "-/ 7-*,, Ý vi £°äx "1- " 1- ,> Õ« Óä°ää / /",9 Ý /1 , Vi`i Ó£°ää ° °°-° Ý Ài ÓÓ°ää /- ÃiÞ >i ÓÓ°Óx ," -" Ó ÓÓ°Îx , E "- Vi`i ÓÓ°{ä / -*"6, 1 ÃiÞ >i £{°£ä 1 ,/" { <* -Þ i> >Þ £x°£ä -/, 1- -Þ 1 £x°£x *," / ,1 79 --",9 Ý vi £Ç°£ä 6-/ -*"- " /," -1" , £°Óä ½1"" - -Þ 1 £°xä , 1" -Þ 1 Óä°Óä 1 ", -/, 1- -Þ 1 Ó£°£ä 1 ", -/, 1- -Þ 1 ÓÓ°xx *," / ,1 79 / Ý vi ½- / / -Þ 1 Óΰäx /"1, ÃiÞ >i Óΰ{x , /,"*"/ Óΰxä *" ½ // -Þ 1 ä°xx -/, 1- -Þ 1 £n°£x *"" 89 Ó £n°{x / "" 9 /1 - -"7 iÀ>} £°äx - 9 , Vi`i £°xä - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} £°xx "9 // - , i`à Óä°ää 1 , * >ÀÌ iÌÜÀ Óä°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} Óä°£ä /" i`à Óä°Óx ," - 6, , >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} Ó£°£ä 7 8 1 ,> Õ« Ó£°£x / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £Î°£x 9 9>V Ì E -> £{°£ä /", >Ì> i}À>« V £x°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°äx 6,-,"\ - " 1*/ ÃÌÀÞ >i £Ç°£ä /"* , ÃVÛiÀÞ >i £n°Îä 1* , >Ì> i}À>« V £°Îä , ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i , 1" ÃÌÀÞ >i Ó£°ää *,/",,' /1" " Ó£°{x 9 9>V Ì E -> Ó£°xx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V ÓÓ°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i £Î°{Ó ,/ " 8° /iiv 9 £Î°xÈ ,° "1- 6-" ° /iiv " £{°ää , /" ," ½ "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Î£ ] ", ° 9 £x°Îx ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°xä ,/] " -*,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°äÇ ½", " *,<<"° /Û 9 £Ç°£Ó -* "° ,ÕLÀV> " £Ç°ÓÎ ," *,- 7/ "6° *ÀiÕ i> £n°Ó */ -° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{È ,/ " 8° /iiv 9 £°Î£ -/,/ ° *ÀiÕ i> £°Î{ / 6*, ,-° /iiv 9 £°În 1," ",,° /iiv " Óä°Ó{ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°ÓÈ 1," ",,° /iiv " Óä°{ä " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 1 "-/," *,° *ÀiÕ i> Ó£°£x ---° /iiv " Ó£°£ä Ó£°{ä ÓÓ°{x Óΰ£x ä°£x ä°Îx >ÃÃiÀ> `ii >`i» `i vÀ>Ìi />Û>] m Õ> iÃÃV>> > à }iið -Þ i> *>Ãà 7"6, ½",/ -Ì>V ` ÛÛiÀi] 7ÛiÀi à ÀÛ}i > Õ «Ài`ÌÀi V i `ÛÀiLLi LiÀ>À `> ` `i½ÀÌ>ÌD° iV ViÀV> ` >««ÀvÌÌ>Ài° -Þ i> £ 7"6, ½",/ -Ì>V ` ÛÛiÀi] 7ÛiÀi à ÀÛ}i > Õ «Ài`ÌÀi V i `ÛÀiLLi LiÀ>À `> ` `i½ÀÌ>ÌD° iV ViÀV> ` >««ÀvÌÌ>Ài° -Þ i> Ìà ½ /,6" Õ ÛiVV i`vV ` >«] ->Û>ÌÀi m V>ÀViÀiÀi ` 6iÀV>] Ài> ` Õ Ã}>ÀÀ >> V>ÀÀ>° /À> `Õi >ÃVi Õ½Ìià À>««ÀÌ° -Þ i> ÕÌ , ",- > ÕÃV> i} > ¼xä] À>VVÌ>Ì >ÌÌÀ>ÛiÀà i ÛÌi ` >VÕ Ì ÕÃV> V i >ÛÀ>À «iÀ > iÃà ,iVÀ`à ` V>}° -Þ i> *>Ãà " / -"/9 1 iÀ «ÀviÃÃÃÌ> ÛiÃÌ}> «iÀ VÌ `i> >v> ÃÕ Õ> À>«> ivviÌÌÕ>Ì> `> ÌÀi À>}>ââ `ÕÀ>Ìi Õ> «>ÀÌÌ> ` «iÀ° -Þ i> ÕÌ /" i`i >ââ>À ÛVi >ÃÌÀ `½>À}iÌ Vi }Ài >ÌÌÀi° > >}>° -Þ i> >ÃÃVà di Aldo Grasso £{°Îä "\ /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £È°{x 6\ *,- *, 9>V Ì E -> £Ç°Îä "\ 1 - 6", " -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £Ç°{ä "\ " "" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°ää "\ 6" /", " -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää ,"\ >«>Ì `i ` ÕÀëÀÌ Óä°ää ,"\ >«>Ì `i `° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°xx "\ 16 /1- / / -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Ó£°ää / -\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îä / -\ *," /1, "° ---" -, /* 7À` /ÕÀ >ÃÌiÀà £äää >`À`° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°{x 9 / E - 9>V Ì E -> Ó{°ää 7,-/ \ 77 8/ -Þ -«ÀÌ Ó 6\ / 1,/1- ,// 9>V Ì E -> ä°£x ,"\ >«>Ì `i ` ÕÀëÀÌ ä°Îä / **,- *," / 9>V Ì E -> £°ää 1/""-"\ "** - iÀÀ>À >i}i -Þ -«ÀÌ Ó Le sfide di Conti per un successo pop F resco di nomina alla guida di Sanremo 2015 e passato temporaneamente il timone del suo storico quiz «L’eredità» a Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, l’impiegato più stakanovista della sempre più anonima Rai1, è stato chiamato a presentare il nuovo varietà del venerdì sera, lo show «Si può fare» (Rai1, 21.13). Ormai è chiaro che quando, tra qualche anno, si cercherà di ricostruire la storia recente dell’intrattenimento dell’ammiraglia del servizio pubblico, un solo volto (abbronzato) farà caVincitori e vinti polino dagli archivi. Nel frattempo, il tentativo di «Si può Dries fare» è quello di trovare una Mertens formula simile a quella dell’alIl Napoli tro grande successo pop di vince Conti, «Tale e quale». in campo Il meccanismo dello show e sugli ascolti. prevede che alcune «celebriFinale di Tim Cup tà», da Maddalena Corvaglia a 2014 con la sfida Marco Columbro, da Massimifra la Fiorentina liano Ossini a Vincenzo Lo Cie il Napoli: per la cero, Maria Amelia Monti e alsquadra di Dries tri ancora si sfidino su prove di Mertens 8.800.000 abilità nei più svariati campi spettatori, 36,6% dell’intrattenimento per elegdi share gere il migliore della serata. Per dire, c’è il ballo sui pattini, Demi c’è la coreografia in stile BolMoore lywood, c’è la prova di canto acL’evergreen compagnato dall’ukulele, e via di Canale 5 cazzeggiando. A valutare, la sosuperato lita giuria di qualità, con Yuri dalla sfida calcistica Chechi, Amanda Lear (la tradi Rai1. L’ammiraglia sgressione adatta al pubblico Mediaset risponde di Rai1 può esistere solo in forcon il romantico ma vintage) e Pippo Baudo, «Ghost», con Demi sempre il migliore. Si vede che Moore e Patrick a tratti vorrebbe salire sul palco Swayze: per 2.257.000 e prendere lui le redini della spettatori, 9,3% trasmissione, in attesa di qualdi share che occasione migliore. Ma si può metter su un programma dalle prove strampalate, dove ognuno è un ex di qualcosa o qualcuno, dove si dovrebbe parteggiare per dei vip alle prese con situazioni goffe e grottesche? Sì, si può. Come al solito, al lavoro c’è una pletora di autori, e meno male che il programma viene già da un format creato in Israele, Paese che è diventato uno dei mercati più interessanti per i contenuti televisivi, di fiction e d’intrattenimento. Dopo un incontro d’amore di una sera, Allison e Ben (Katherine Heigl e Seth Rogen, foto insieme) scoprono di aspettare un bambino. Gag e situazioni esilaranti li condurranno alla scelta finale. Molto incinta Cinema Comedy, ore 21.15 Una mostruosa creatura creata da due amici Introdottisi nel laboratorio di uno scienziato, due amici innescano accidentalmente una reazione, dando vita a una mostruosa creatura. La chiameranno Francoeur (nell’immagine). Un mostro a Parigi Premium Cinema, ore 21.15 Invasione in Iraq: le menzogne degli 007 i`>ÃiÌ *ÀiÕ Il documentario svela i segreti degli 007 di Gran Bretagna e Usa per giustificare l’invasione in Iraq: spesso si basavano su prove inventate, ma vicine ai desideri dei governi che volevano il conflitto. Iraq: la grande menzogna History Channel, ore 21 £Ó°äÎ 1 *, ° /iiv 9 £Ó°ä{ "/ ° - Ü *ÀiÕ i> £Ó°äx "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°£Ó 1 *,//° *ÀiÕ i> £Ó°Îx ",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°x{ " /, ° /iiv 9 © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Ó£°£x Ó£°£x Ó£°Îä ÓÓ°äx ÓÓ°£È *, /""° /iiv 9 " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> , 9° /iiv 9 1 / -//- " /,° /iiv " ÓÓ°xÓ /", /° *ÀiÕ i> ÓÓ°xÎ 1 / -//- " /,° /iiv " ÓÓ°xÇ *½ /1 ° /iiv 9 Óΰäx -6/ -"/" ,9 ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰx£ "--* ,° /iiv 9 ä°{£ "--* ,° /iiv 9 ä°{n ,- ° 1 6/ - < ",° *ÀiÕ i> ä°xx ,° "1- 6-" ° /iiv " £°ÎÎ , 1° /iiv 9 56 italia: 51575551575557 800-841811 Lunedì 5 Maggio 2014 Corriere della Sera
© Copyright 2024 Paperzz