VENERDÌ 11 APRILE 2014 ANNO 139 - N. 86 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Tempi mp pi liberii Oggi Il weekend si fa in due e di Martina Pennisi Su Io Donna In video senza veli: la scelta di Giorgia Domani Samantha Cristoforetti, Senso del possesso, prima astronauta italiana il demone che unisce «Lo spazio? Un camping» uomini e animali Domani il magazine in edicola con il Corriere di Matteo Persivale Esclusa la detenzione domiciliare, passo verso l'agibilità politica. Decisione prevista per martedì DIECI ANNI DOPO COME UN SECOLO «Berlusconi ai servizi sociali» di ANGELO PANEBIANCO La Procura dice sì alla difesa. Sollievo dell’ex premier delle azioni di quei Papi e, per conseguenza, della Chiesa nel suo insieme. Papa Francesco ha fatto altre scelte. Non ha certo abbandonato la difesa di principio della famiglia naturale (solo gli sciocchi potrebbero pensarlo) ma ha chiarito, fin dai primi discorsi che inaugurarono il suo Pontificato, che non su quei temi avrebbe caratterizzato la sua azione. Alla inflessibilità e alla energia — c’è chi le dice genuinamente evangeliche e chi le dice, forse più grossolanamente, latinoamericane — sui temi della ingiustizia sociale, non corrisponde una uguale energia spesa nel confronto/scontro su altri argomenti: in particolare, contro chi sostiene e incoraggia i cambiamenti, dovuti a una combinazione di innovazioni tecnologiche e di mutamenti del costume, che investono la famiglia (e le concezioni della famiglia) nel mondo occidentale, Italia inclusa. È probabile che molti prelati, che avrebbero forse levato le loro voci con durezza qualche anno fa, oggi tacciano perché non è ancora a tutti chiaro quali direzioni sceglierà e, soprattutto, in quale modo deciderà di confrontarsi con il mondo secolare, su diversi temi sensibili, la Chiesa di papa Francesco. In questi dieci anni è anche cambiato molto nel costume italiano. Dicono i sondaggi (quale che ne sia l’affidabilità, soprattutto su temi come questi) che si è largamente diffusa una concezione pluralistica della famiglia, l’idea che di famiglie possano essercene legittimamente di tipi diversi, anche molto lontani da ciò che un tempo si intendeva per famiglia naturale. Come sempre, le motivazioni sono le più varie. CONTINUA A PAGINA 13 La Procura di Milano dice sì all’affidamento in prova ai servizi sociali di Silvio Berlusconi. Esclusa la detenzione domiciliare: per l’ex premier, se la misura ora sarà concessa dal Tribunale di Sorveglianza, si tratta di un passo avanti sulla strada dell’agibilità politica. Giannelli ALLE PAGINE 2 E 3 Di Caro di GIUSEPPE GUASTELLA D i fronte al rinvio a giudizio lo scorso 3 marzo per l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, Roberto Formigoni disse di essere «puro come acqua di fonte». Ieri, in seguito all’inchiesta sulla sanità, l’ex governatore lombardo si è visto sequestrare tutti i conti in banca (meno uno), la villa in Sardegna in località Li Liccioli ad Arzachena, frazioni di altre proprietà immobiliari a Lecco e tre auto «fino a 49 milioni». PER UN GIORNO È UNO COME TANTI di LUIGI FERRARELLA I l via libera della Procura Generale ai servizi sociali per Berlusconi spiazza soltanto chi amava terrorizzarlo nel bunker di Arcore o chi gli consigliava di lucrare un po’ di vittimismo pre-elettorale. A PAGINA 21 Senesi CONTINUA A PAGINA 57 Unica certezza: l’assassino è il figlio illegittimo di un autista morto Mister Fisco lascia dopo sei anni: i blitz e la scorta L Yara, c’è il Dna ma non il colpevole di MARCO IMARISIO L’ uomo che ha ucciso nel 2010 Yara Gambirasio (nella foto) è un figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, autista morto nel 1999. Il suo Dna ha una compatibilità del 99,99% con una macchia di sangue trovata sul corpo della ragazza. Quindi Guerinoni è il padre di «Ignoto 1», il A PAGINA 24 killer. Di cui si sa tutto, ormai. Tranne il nome. Una maledizione. Europa League, bianconeri in semifinale Pirlo-Marchisio La Juventus batte il Lione e va avanti PEGASO NEWS CONTINUA A PAGINA 23 CONTINUA A PAGINA 57 di ENRICO MARRO di STEFANO BUCCI con l’articolo di Arachi e Gasperetti aumenta l’impegno a darsi da fare per ridurre disagi, garantire assistenza, assicurare un servizio, vuol dire che c’è nel Paese un capitale umano su cui investire e di cui si dovrebbe tener conto per ogni discorso sulla ripresa: all’innovazione, oltre alla creatività e all’intelligenza, servono anche il coraggio e la generosità. L’addio di Befera a maggio L’Agenzia delle Entrate si fonderà con Equitalia Io e Giuseppe, una storia normale na storia normale: mi piace pensare che quella mia e di Giuseppe sia prima di tutto questo. Capisco che per qualcuno non sia facile accettarlo, ma giuro che è proprio così, da ventisette anni. Da quando, a Firenze, ci siamo incontrati per strada (in via Maggio, alle dieci del mattino, doveva essere la fine di febbraio) davanti al negozio di un comune amico antiquario («io che sto sempre sulla porta, non me ne sono accorto»). IL SERVIZIO CIVILE CHE FA BENE ALL’ITALIA a voglia di volontariato Colpo a Formigoni L che aumenta nonostante la crisi è una notizia da mettere Sequestrati i conti buona sul piatto della crescita. Se Dopo la sentenza di Grosseto sulle nozze gay il racconto di una convivenza A Stefano Bucci, giornalista del Corriere della Sera, abbiamo chiesto di raccontare la storia del suo «matrimonio». Giovani e impegno di GIANGIACOMO SCHIAVI L’inchiesta sulla sanità CORBIS ra che con la sua sentenza la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa seppellendo così, di fatto, la legge 40 varata dieci anni fa (nel 2004), si può fare un confronto fra il clima di allora e quello di oggi. Nel 2004, quando la legge venne approvata dal Parlamento, e ancora nel 2005, quando su quella legge si tenne un referendum, il Paese si spaccò in due, venne trascinato dentro una specie di «scontro di civiltà». Il fronte che vinse allora, per via politica, e che adesso esce sconfitto per via giurisdizionale, sembra quasi silente. Poche e isolate sono state, fino ad ora, le voci cattoliche che si sono levate a criticare la sentenza. Nel suo complesso, la Chiesa sembra orientata a scegliere una condotta prudente, di implicita, più o meno rassegnata, accettazione dell’esito che si è determinato. Che cosa è cambiato? Diverse cose e in diversi luoghi: nella Chiesa, nella società, nella politica italiana. Quanto alla Chiesa, il cambiamento si chiama Francesco. Nel 2004 era ancora alla testa della Chiesa (sarebbe morto l’anno successivo) Giovanni Paolo II, il Papa venuto dal freddo, il Papa che aveva fatto della lotta contro la secolarizzazione la vera cifra del suo Pontificato. Seguito da papa Ratzinger, un Pontefice che, del predecessore, con un diverso stile, avrebbe continuato l’opera. Quelli che giornalisticamente (ma non certo nella dottrina cristiana) vengono chiamati «temi etici» — in buona sostanza, la difesa, in tutti i suoi aspetti, della famiglia naturale — erano al centro delle preoccupazioni e U 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 FECONDAZIONE, LEGGI E COSTUMI O 40 4 1 1> In Italia (con “Sette”) EURO 1,90 www.corriere.it BONSIGNORE, PERRONE e TOMASELLI ALLE PAGINE 64 E 65 o ha fatto sapere in tutti i modi: vuole andare in pensione. E così, Attilio Befera, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia, lascerà l’incarico. Non avrà bisogno di dimettersi, perché il suo mandato, il secondo, scade il 29 giugno quando compirà 68 anni. Befera, probabilmente, lascerà prima, visto che il 24 maggio scade il termine entro il quale il governo deve confermare o meno tutti gli alti dirigenti dello Stato. Il governo Renzi, quindi, una volta conclusa nei prossimi giorni la prima tornata di nomine, quella nelle grandi aziende pubbliche come Eni, Enel e Finmeccanica, dovrà trovare il successore di Mister Fisco che, in sei anni, ha recuperato 64,9 miliardi di gettito evaso . A PAGINA 5 Basso Il governo e le nomine Renzi: manager dal pubblico al privato? Vadano pure di ROBERTO BAGNOLI e MARCO GALLUZZO A PAGINA 6 Quella trincea dei «continuisti» oltre il limite dei tre mandati di SERGIO RIZZO A PAGINA 6 2 Primo Piano Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e giustizia Il caso ❜❜ Berlusconi è un simbolo, non si imbavaglia. Pensi a San Suu Kyi. Quando si zittiscono, i simboli diventano più forti Renato Brunetta, Forza Italia Berlusconi, esclusa la detenzione domiciliare Un’ora e mezza di udienza, dalla Procura sì ai servizi sociali. La decisione è prevista martedì MILANO — Via libera all’affidamento in prova ai servizi sociali per Silvio Berlusconi. La Procura generale di Milano dice sì alla concessione all’ex premier della misura alternativa alla detenzione che, se ora sarà concessa dal Tribunale di Sorveglianza, lascerà pressoché integra quella che molti amano chiamare la sua «agibilità politica» per le prossime elezioni europee di maggio. Dopo un’ora e mezza di udienza, quando di norma un singolo caso viene trattato in 610 minuti, Berlusconi vede scongiurato lo spettro di una richiesta di detenzione domiciliare (con annesso divieto di uscire di casa salvo appena due ore di libertà al giorno e solo per esigenze fondamentali di vita), grazie al parere favorevole ai servizi sociali da parte del sostituto procuratore generale Antonio Lamanna. Dei 4 anni ai quali è stato condannato definitivamente l’1 agosto 2013 nel processo per frode fiscale sui diritti tv Mediaset, l’ex premier deve scontare i 12 mesi superstiti dopo la sforbiciata assicuratagli dall’indulto approvato dalla sua maggioranza parlamentare quand’era premier nel 2006. Questi 12 mesi però si ridurranno a 10 mesi e 15 giorni grazie al beneficio penitenziario (45 giorni in meno dopo 6 mesi scontati) della «liberazio- ne anticipata». L’affidamento in prova ai servizi sociali lascia un margine di manovra abbastanza ampio al condannato che, di norma, deve restare in casa la notte tra le 11 di sera e le 6 di mattina, non deve lasciare il territorio della regione di residenza e non può avere contatti con detenuti e tossicodipendenti. Ma le deroghe sono frequentissime, specialmente per motivi di lavoro. Le «prescrizioni» dell’affidamento all’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) di Milano, che il condannato deve firmare dinanzi al direttore dell’ente entro dieci giorni dalla decisione del Tribunale, possono essere modulate dai giudici in base alle necessità familiari e lavorative del soggetto, il quale comunque può essere autorizzato a non rispettarle in presenza di cause giustificate. «Quando la decisione verrà depositata e notificata farò un comunicato», si limita ad annunciare Pasquale Nobile de Santis, che ha presieduto il collegio del Tribunale di Sorveglianza composto dal giudice relatore Beatrice Crosti, e, come esperti, dalla sociologa Federica Brunelli e dalla criminologa Silvia Guidali. Il deposito dell’ordinanza è ipotizzabile a partire da martedì. L. Fer. G. Gua. © RIPRODUZIONE RISERVATA In Tribunale Giornalisti, fotografi e curiosi in attesta dell’udienza sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali dell’ex premier Silvio Berlusconi presso il Tribunale di Milano (Fotogramma). Nel dettaglio, l’ordine delle udienze di ieri (Newpress) La giornata L’accusa favorevole al programma degli assistenti Espulsioni e permessi, prima dell’ex Cavaliere sfilano 58 casi anonimi Per tutti sedute lampo di 6-10 minuti MILANO — Il nome di uno degli uomini più ricchi e famosi al mondo si dissolve tra altri 58 di perfetti sconosciuti. Confuso in una umanità varia e dolente di nordafricani, sudamericani, europei dell’Est e molti italiani, «Berlusconi Silvio» è al posto numero 9 nel rigoroso elenco alfabetico dei 59 protagonisti delle udienze in calendario ieri al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Solo del suo procedimento, il n. 7854/2013, sa tutto la folla di giornalisti che (molti per la prima volta in vita loro) si avvicina al Tribunale di Sorveglianza, informata sul perché e percome l’ex premier abbia chiesto l’affidamento in prova al servizio sociale dopo la condanna per frode fiscale nel processo diritti tv Mediaset. C’è il carcerato straniero che ha scontato la pena e quasi lo si sente implorare di non essere espulso dall’Italia, quello che ricorre contro una punizione che gli hanno dato in carcere, quell’altro che fa reclamo perché Il volontariato Per il magistrato preferibile la scelta di un centro per anziani vicino ad Arcore, non il volontariato in una proprietà dell’ex premier, proposto dalla difesa Simbolo La bandiera di FI ieri davanti al tribunale non gli hanno concesso un permesso premio, e l’altro ancora che vuole gli rifacciano il conto della liberazione anticipata. E ci sono tantissimi condannati che, dalla libertà, chiedono di essere affidati in prova al servizio sociale, esattamente come l’ex Cavaliere. Un altoparlante dalla voce metallica con stanca cadenza teutonica ne scandisce i nomi, neanche si fosse in coda alla Posta. I pochi presenti, seguendo i loro avvocati probabilmente quasi tutti d’ufficio, entrano con deferenza nell’aula al piano terra del palazzo di giustizia ogni 6/10 minuti, tanti quanti bastano a chiudere ciascun procedimento e assegnare all’affidamento coloro che ne hanno fatto richiesta. C’è perfino qualcuno degli avvocati che con il cellulare scatta una foto ricordo all’elenco affisso alla porta dell’aula in cui il nome del proprio assistito compare vicino a quello del celebre imprenditore e leader di Forza Italia. Alle 14,30, pausa-pranzo compresa, il collegio esaurisce tutte le prati- che. Tranne una: quella di Berlusconi Silvio, al quale è riservato un appuntamento personalizzato per le 17 in punto, lontano e isolato dalla massa. Un paio di ore prima i carabinieri provvedono ad allestire transenne per contenere i giornalisti e interdire con solerzia l’accesso al corridoio battezzato «Arianna», senza che si capisca bene il motivo visto che Berlusconi non sarà presente: ci sono i suoi due avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi, che, coadiuvati dalle colleghe Angela Maria Odescalchi e Michela Andresano, arrivano con una mezz’ora di anticipo. La relazione del giudice togato Beatrice Crosti ripercorre i passi della recente memoria della difesa di Berlusconi laddove essa, nel richiedere l’affidamento in prova al servizio sociale, spiega candidamente che il capo di Forza Italia, quando attacca la magistratura, lo farebbe solo ed unicamente per motivi elettorali e politici, e mai invece per colpire le persone dei giudici. Una affermazione che ha Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 ❜❜ Primo Piano italia: 51575551575557 La Sorveglianza saprà giudicare tenendo presente la statura umana e politica della persona che ha di fronte Giovanni Toti, Forza Italia 10 ❜❜ 3 Spero non si scopra che il processo di riforme subirà cambiamenti a causa delle decisioni della Sorveglianza Dario Stefano, Sel Dietro le quinte Ad Arcore con Francesca Pascale, i figli e pochi fedelissimi mesi e 15 giorni è il periodo di pena che resta effettivamente da scontare a Berlusconi. Dei 4 anni, 3 sono coperti da indulto. Ai 12 mesi rimanenti va applicato il beneficio penitenziario (45 giorni dopo i primi 6 mesi) della «liberazione anticipata» L’ex premier ora è più sereno Ottimismo sull’agibilità politica I suoi: è andata bene. E Renzi apre a un incontro La vicenda La condanna di agosto in Cassazione lo scopo preciso di rispondere a uno dei requisiti fissati dalla Cassazione, quello secondo il quale il condannato, anche se non gli è richiesto di «pentirsi» o ammettere gli addebiti, deve almeno dimostrare di accettare la sentenza e le sanzioni, primo passo verso il reinserimento sociale. La difesa abbozza anche un percorso che prevede un’attività di Berlusconi per la sensibilizzazione e la motivazione dei disabili, da svolgere in una struttura di prossima realizzazione finanziata da lui stesso. Nemmeno questo è peraltro obbligatorio, perché sono moltissimi i casi di condannati affidati al servizio sociale anche senza un programma riabilitativo, ma solo con l’obbligo di periodici colloqui con un assistente sociale dell’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe). Tuttavia anche la disponibilità ad un’opera riparatoria può pesare favorevolmente nella decisione dei giudici, ed è per questo che gli avvocati Coppi e Ghedini non vi hanno rinunciato, sebbene questa proposta non abbia convinto il pg Lamanna, favorevole invece alla soluzione prospettata dall’Uepe: e cioè una mezza giornata alla settimana, mattina o pomeriggio a scelta, in una casa di cura per anziani nell’hinterland milanese, neanche troppo lontano da Arcore. Al Tribunale la scelta, probabilmente martedì. Luigi Ferrarella [email protected] Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Ad agosto la Cassazione conferma per Berlusconi la condanna a 4 anni, di cui 3 coperti da indulto, per frode fiscale. E rimanda in Appello, per il ricalcolo, la pena dell’interdizione La decadenza e l’interdizione Il 27 novembre l’Aula vota la decadenza di Berlusconi da senatore, in base alla legge Severino. La Cassazione conferma la pena accessoria di 2 anni di interdizione dai pubblici uffici il 18 marzo Richiesto per la pena l’affidamento in prova Ieri si svolge l’udienza del Tribunale di sorveglianza, dopo la richiesta dell’ex premier, presentata a ottobre, di scontare la pena con l’affidamento in prova ai servizi sociali. È prevista martedì la decisione ROMA — Che l’aria potesse essere buona, Silvio Berlusconi l’aveva capito già nella serata di mercoledì. Nonostante si accavallassero voci allarmate — arresto, domiciliari, regime di pena durissimo — i suoi fedelissimi gli avevano già assicurato che «fonti alte e attendibili» prevedevano una decisione del Tribunale di sorveglianza sicuramente accettabile. I servizi sociali appunto, quelli che lo stesso Procuratore generale della Cassazione ha proposto ai giudici. Così ieri, chi è riuscito con grande difficoltà a rompere il muro che ad Arcore avevano costruito per proteggerlo, ha trovato l’ex premier «più tranquillo». Assieme alla compagna Francesca, alla fedele capo staff Maria Rosaria Rossi, ai figli che gli hanno fatto visita, al medico Zangrillo, Berlusconi ha dunque accolto con un certo sollievo le notizie comunicate dai suoi avvocati. «È andata bene, benissimo...», si lasciavano andare in privato i suoi. In pubblico, però, la linea è quella della prudenza: «Fino al giudizio — ha osservato lo stesso ex Cavaliere — è meglio non essere sicuri di niente... Ne ho viste troppe. E comunque, resta che devo scontare una pena non avendo commesso alcun crimine, e questo è e rimarrà intollerabile. Inaccettabile, anche se io non mollo e non mollerò». E dunque a commentare quella che è ancora un’attesa ci ha pensato il suo braccio destro Giovanni Toti, con parole pesate con il bilancino: «Chi parla di un presidente abbattuto e di un partito ripiegato in se stesso si sbaglia di grosso e se ne accorgerà presto. Prendiamo atto del parere favorevole della Procura generale sui servizi sociali e restiamo fiduciosi che il tribunale di Sorveglianza saprà giudicare tenendo ben presente la statura umana e politica della persona che ha di fronte e soprattutto la responsabilità verso i milioni di moderati che si riconoscono in Silvio Berlusconi». La richiesta, e la speranza, d’altra parte è sempre la stes- sa: che Berlusconi abbia «l’agibilità politica» per fare campagna elettorale, tanta da permettere a FI di identificare ancora il partito con il suo leader in un momento in cui la linea politica appare incerta e ondeggiante tra abbracci a Renzi e prese di distanza. Berlusconi, raccontano, da ieri ci crede. E crede anche che sia possibile risalire la china nei sondaggi fino a insidiare il secondo posto di Grillo, magari sfruttando proprio la visibilità mediatica delle prime uscite ai servizi sociali come il leader che «porta ottimismo e fiducia». Poi certo, resta un margine di incertezza e paura. Mariastella Gelmini interpreta l’umore altalenante del capo: A Palazzo Chigi o al Nazareno Il leader pd: un bene che ci sia Forza Italia a scrivere le riforme Ci vedremo? Non è previsto, se mai sarà a Palazzo Chigi o al Nazareno La doppia sfida Nel fine settimana si decideranno le liste per le Europee e resta da stabilire la strategia da tenere nei confronti del governo La direttrice dell’Uepe Ecco chi è la dirigente che «sorveglierà» il leader Dirigente Severina Panarello, 51 anni, guida l’Ufficio esecuzione penale esterna di Milano e Lodi. È lei che dovrà occuparsi della condanna di Silvio Berlusconi MILANO — Il suo ufficio dista pochi passi da San Vittore, ma l’obiettivo di Severina Panarello è quello di tenere il carcere molto lontano dalle vite dei suoi 4.200 «clienti». La messinese Panarello, 51 anni, è la direttrice dell’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) di Milano e Lodi. A lei e alla sua équipe di 46 assistenti sociali (dovrebbero essercene 90) è in carico il futuro dell’ex premier Silvio Berlusconi. Dirigente del ministero della Giustizia (68.551 euro di stipendio), Severina Panarello è laureata in giurisprudenza alla Statale di Milano e ha un diploma di laurea di assistente sociale all’Università di Messina. Prima di guidare l’ufficio di Milano ha diretto l’Uepe di Brescia e Bergamo sempre all’insegna di un principio: «L’unica alternativa al sistema detentivo e al sovraffollamento è quella delle misure alternative: la percentuale di recidiva scende al 15%, per chi sconta la pena solo in carcere è dell’80%». L’Ufficio milanese ha in carico 4.133 persone, quasi il doppio di quelle seguite nel 2013 (2.190). Negli uffici di piazza Venino si svolgeranno i colloqui periodici con assistenti sociali, psicologi e criminologi che dovranno verificare il percorso di reinserimento dell’ex premier durante i nove mesi di affido ai servizi sociali. (c. giu.) © RIPRODUZIONE RISERVATA «Al di là delle decisioni che assumerà il tribunale di sorveglianza sul presidente Berlusconi, quella di oggi è una giornata infausta per la democrazia». E Renato Brunetta va oltre, paragonando la «prigionia» di Berlusconi a quella di Aung San Suu Kyi. Ma a dominare è l’attesa. Che dovrà però presto trasformarsi in fatti su almeno due terreni. Il primo è quello delle candidature: nel weekend, annuncia Toti, si definiranno le liste, con la grana in più del dover rispondere a Renzi sul piano delle candidature al femminile. Il secondo è l’atteggiamento da tenere sulle riforme e quindi nei confronti del governo. Mentre anche gli avversari del Nuovo centrodestra, con il leader Alfano, auspicano che Berlusconi abbia la possibilità di fare campagna elettorale, è Matteo Renzi che tende di fatto la mano al leader azzurro. Lo fa scindendo il piano del destino giudiziario da quello politico: «Le questioni della giustizia riguardano la giustizia, per quel che riguarda la politica è fondamentale che si facciano le riforme e per me è un bene che ci sia Forza Italia a scriverle». Poi, aprendo ancora una volta a un possibile incontro con Berlusconi, a testimonianza del fatto che — per lui — l’ex Cavaliere resta un interlocutore politico nonostante sia un condannato che sconta una pena: «Un incontro tra me e lui? Non è previsto, ma se mai ve lo facciamo sapere, immagino sarà a palazzo Chigi o al Nazareno dove ci siamo trovati bene». Piuttosto è Toti che sembra frenare rispetto all’imminenza del rendez-vous: in attesa di capire quale sarà il regime di pena assegnato a Berlusconi, e quale il possibile accordo da siglare in clima di campagna elettorale che non può essere troppo ammorbidito dall’abbraccio con il premier, il consigliere politico prende tempo: «Non credo che ci sia questa esigenza ora. Forse ci sarà in futuro». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # Le tasse La nomina Il personaggio Mister Fisco prepara l’uscita dopo sei anni Il caccia evasori ha scovato 65 miliardi Befera lascia a maggio. La fusione tra l’Agenzia delle entrate ed Equitalia La carriera Doppia vita tra pubblico e privato Attilio Befera, 67 anni, romano, è direttore dell’Agenzia delle entrate dal 24 giugno 2008. Prima di iniziare il suo percorso da dirigente pubblico, ha lavorato a lungo nel privato. Per trent’anni, infatti, è stato alle dipendenze di Efibanca, una banca d’affari al servizio di aziende medie o mediograndi, fino a diventarne direttore centrale. Una carriera iniziata dal basso, con l’assunzione a 19 anni e la laurea con lode da studente lavoratore. La «svolta» nel ‘95 quando l’allora ministro delle Finanze del governo Dini, Augusto Fantozzi, lo chiama al Secit, il servizio centrale degli ispettori tributari, con il ruolo di ispettore centrale. Nel 97, dopo meno di due anni dal suo passaggio al settore pubblico, Befera arriva al ministero delle Finanze con il ruolo di direttore generale e riforma il servizio nazionale dei concessionari della riscossione. Nel 2006 acquisisce anche l’incarico di presidente di Equitalia, società pubblica nata nello stesso anno. L’arrivo all’Agenzia delle entrate avviene dopo la pubblicazione in rete da parte dell’ente (anche se per poche ore) delle dichiarazioni dei redditi degli italiani. Scoppia la polemica. Il suo predecessore si dimette. E Befera viene chiamato al nuovo incarico. Ora il suo secondo mandato al vertice dell’Agenzia scade il prossimo 29 giugno. Ma le dimissioni potrebbero arrivare con qualche anticipo. Befera si è sposato in seconde nozze nel 2010 e ha due figli dal primo matrimonio. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Una volta conclusa, nei prossimi giorni, la prima tornata di nomine nelle grandi aziende pubbliche (Eni, Enel, Finmeccanica, eccetera), il governo Renzi dovrà fare una scelta importantissima, quella del successore di Attilio Befera. Mister Fisco, infatti, lascerà in prossimità della scadenza del suo mandato, il secondo, che termina a giugno quando (il 29) tra l’altro Befera compirà 68 anni. Il direttore generale dell’Agenzia delle entrate e presidente di Equitalia lascerà probabilmente a fine maggio, visto che il 24 scade per il governo il termine (90 giorni dal giuramento) entro il quale I blitz Dai blitz a Cortina alla ridefinizione della macchina dei controlli e delle banche dati deve confermare o meno tutti gli alti dirigenti dello Stato (spoils system). Befera ha fatto sapere che, dopo sei anni, vuole andar via. E il governo Renzi, del resto, aveva già deciso di cambiare. Il 2 aprile, convocato in audizione dalla Commissione finanze del Senato, Befera ha voluto lasciare un lungo e dettagliato bilancio della sua gestione. Nel 2008 gli incassi della lotta all’evasione ammontavano a 6,9 miliardi di euro. Sono saliti di anno in anno, fino ad arrivare al record di 13,1 miliardi nel 2013. Nonostante la crisi dell’economia e nonostante i dipendenti dell’Agenzia siano scesi da 49 mila nel 2001 a 46 mila nel 2008 a 40 mila nel 2013. «Per ogni 100 euro di gettito complessivamente incassato il costo sostenuto per l’Agenzia si è attestato nel triennio 2011-2013 intorno a 85 centesimi», ha sottolineato con orgoglio. Certo, si potrebbe obiettare che 13 miliardi di euro recuperati equivalgono ad appena il 10% del gettito evaso, secondo le stime della stessa Agenzia e che, come ha osservato la Corte dei conti, solo la metà viene da controlli sostanziali (accertamenti) mentre il resto deriva da errori materiali nelle dichiarazioni dei redditi e da controlli documentali. Ma questi 64,9 miliardi recuperati in 6 anni, a una media di 10,8 miliardi l’anno, sono costati attacchi ingenerosi a Befera, scelto nel 2008 dal governo Berlusconi (ministro dell’Economia Giulio Tremonti) e confermato dai governi Monti e Letta, e perfino minacce di morte, al punto che il direttore non può fare più un passo senza la scorta. La polemica più clamorosa, forse, quella sul blitz di Cortina nella notte di San Silvestro del 2011, che scatenò le proteste di albergatori, turisti e politici che gridarono allo «Stato di polizia». Blitz difeso fino in fondo da Befera, che proprio nell’audizione al Senato ha rivelato che con questa operazione sono stati incassati 2 milioni di euro e che su 163 accertamenti avviati 142 sono stati definiti e incassati. Una vittoria quindi, che però non convince l’attuale presidente del Consiglio che, dopo aver twittato, l’altro ieri, «lotta all’evasione? Vedrete, vedrete...» ha commentato con i suoi collaboratori: «La lotta all’evasione non si fa con i blitz a Cortina o a Ponte Vecchio, ma con un investimento massiccio in tecnologia e innovazione». E non è un caso che Renzi stia pensando a un incrocio sistematico delle banche dati (sommando quelle sparse in tutte le amministrazioni ce ne Album Matrimonio Attilio Befera il giorno delle nozze civili con la moglie Annarita Pelliccioni, il 22 ottobre 2012. Tra i 300 invitati molti nomi noti, da Corrado Passera a Fulvio Conti Dipendenti Luglio 2013: il direttore dell’Agenzia delle entrate incontra i dipendenti insieme con il ministro Fabrizio Saccomanni e il presidente del Consiglio Enrico Letta Verifiche Durante il governo Monti numerosi i controlli a sorpresa dell’Agenzia delle entrate. Il primo a Cortina, il 31 dicembre 2011. Qui Attilio Befera con l’allora presidente del Consiglio Mario Monti sono 129, ma non dialogano tra loro) e all’unificazione dell’Agenzia delle entrate e di Equitalia, la società per la riscossione posseduta al 51% dall’Agenzia e al 49% dall’Inps. Il prossimo direttore generale dovrebbe quindi essere a capo di un colosso (considerando che l’Agenzia delle entrate ha assorbito anche l’Agenzia del territorio) con circa 48 mila dipendenti. L’operazione dovrebbe consentire anche risparmi sulle strutture di vertice: un solo consiglio di amministrazione, un solo direttore, il cui stipendio tra l’altro dovrebbe essere sottoposto al nuovo tetto (239 mila euro lordi l’anno, come il presidente della Repubblica) contro i 302.900 euro lordi che prende Befera. Per il totonomina è presto, anche se nei corridoi alcuni nomi iniziano a circolare. Se verrà scelto un interno, la candidatura naturale è quella di Marco Di Capua, vicedirettore vicario, 54 anni, ex ufficiale della Guardia di finanza. Se la scelta dovesse restare in ambito tecnico ma Un colosso L’Agenzia delle entrate ha assorbito anche l’Agenzia del territorio. Con Equitalia conta circa 48 mila dipendenti cadere su una donna, gira il nome di Fabrizia Lapecorella, capo dipartimento finanze del ministero dell’Economia, mentre si considera in corsa anche Gabriella Alemanno, ex numero uno dell’Agenzia del territorio, diventata vice dopo la fusione con le Entrate. Tra le soluzioni tecniche anche Giuseppe Peleggi, 55 anni, direttore dell’Agenzia delle dogane, e il vice Luigi Magistro, 54 anni, già capo dell’accertamento con Befera. Ma la scelta di Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan potrebbe invece ricadere su un profilo più politico, ancora una volta per stupire. «Vedrete, vedrete...». Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Evasione Greco: la riforma è chiesta da tutti, Banca d’Italia, Agenzia entrate, Procura antimafia, magistratura e Ocse Rientro dei capitali, il nodo antiriciclaggio La norma sul rientro dei capitali è attesa per prima dell’estate. Si stima che gli italiani abbiano nascosto all’estero tra 180 e 200 miliardi di euro. Per il pm di Milano Francesco Greco è necessario inserire nel disegno di legge il reato dell’autoriciclaggio, come ha spiegato due giorni fa nella sua audizione in commissione Finanze alla Camera. La manovra del rientro dei capitali – ha detto il pm che ha lavorato al decreto sulla voluntary disclosure del precedente governo – deve essere «collegata strettamente all’introduzione della riforma del riciclaggio, per dimostrare che non si sta facendo né uno scudo,né un condono». Sul tema il dibattito è forte. E pare che ci sia il rischio che il reato dell’autoriciclaggio non venga incluso nel nuovo ddl. Eppure è presente negli ordinamenti giuridici di numerosi Paesi (tra cui Fran- Le nuove norme Sul tema il dibattito è forte. E pare ci sia il rischio che il reato non venga incluso nel nuovo disegno di legge cia, Spagna, Gran Bretagna, Belgio e Portogallo, ma anche Svizzera e Usa). La disciplina italiana è simile solo a quella della Cina e pochi altri Stati. Inoltre «la riforma del riciclaggio – ha ricordato Greco – è chiesta da tutti: da Banca d’Italia, Agenzia delle entrate, Procura nazionale antimafia, magistratura e Ocse». Il vecchio decreto sulla voluntary disclosure, poi non convertito, si era dimostrato poco efficace. Come osserva Stefano Simontacchi, direttore del Transfer Pricing Research Center dell’Università di Leiden in Olanda, «la nuova norma per essere attrattiva dovrebbe depenalizzare non solo l’infedele dichiarazione ma anche la dichiarazione fraudolenta». Ma sia chiaro che «l’introduzione del reato di autoriciclaggio si presenta come il complemento alla voluntary disclosure». Per Simontacchi «c’è la necessità di una riforma del riciclaggio che deve prevedere la tutela degli interessi della collettività rispetto ad attività fino ad oggi non coperte e suscettibili di ledere gli interessi diffusi». Inoltre la riforma «avrebbe senza dubbio l’effetto di massimizzare il ritorno della voluntary disclosure». Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le nomine Le società «Manager, meglio il privato? Vadano pure» Il premier difende il tetto ai dirigenti pubblici e striglia le banche: basta demagogia Il Tesoro sui vertici di Eni, Enel e Finmeccanica: saranno nuovi e competenti ROMA — Ai piani alti di Forza Italia dicono che la situazione è in alto mare. Di sicuro Gianni Letta ha incontrato Matteo Renzi, giorni fa, anche per discutere di nomine nelle aziende partecipate dallo Stato: sembra che il confronto sia stato costruttivo sino a un certo punto, i riferimenti di Berlusconi nelle aziende pubbliche non sono proprio collimanti con quelli del premier. Sul tavolo di Renzi in questo momento ci sono i nomi suggeriti dal ministro dell’Economia, sembra in forma di terna per ciascuna casella, quelli cui ha lavorato con il sottosegretario Delrio e/o suggeriti dalle società di cacciatori di teste. Da Washington ieri il ministro Padoan ha detto che i nomi scelti «dovranno essere competenti e in alcuni casi nuovi». «Nomine ha aggiunto - che sono enormemente importanti e dalle quali dipende la decisione di investire nel nostro Paese per dimostrare che le cose stanno cambiando». Criterio cui si sono aggiunte le parole di Delrio in un’intervista da Avvenire, «gli italiani saranno sorpresi, faremo scelte di discontinuità, senza disperdere le energie migliori già presenti». Dichiarazioni diplomatiche che lasciano aperto lo scenario a ogni soluzione. La più probabile è un innesto di persone nuove, in gran parte provenienti dall’interno delle aziende. Tra i rumor di palazzo ieri si registrava la candidatura del numero uno delle Ferrovie Mauro Moretti come ad di Finmeccanica, ipotesi che costituirebbe un’autentica sorpresa viste le polemiche di pochi giorni fa fra il manager e il premier, sugli stipendi degli amministratori. Lunedì potrebbe essere il giorno della verità non solo per i supermanager di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste, ma anche per i 38 posti nei consigli di amministrazione, a cui andrebbero aggiunti i 29 solo nella galassia Poste. E’ di ieri anche la decisione da parte della Consob di avviare una consultazione pubblica sulla trasparenza delle buonuscite dei manager delle società quotate. L’iniziativa non è comunque destinata a influenzare la retribuzione dei futuri supermanager (si riferisce solo ai casi di «risoluzione anticipata» del contratto: interesserebbe solo Alessandro Pansa, se non venisse confermato in Finmeccanica) ed è destinata a entrare in «funzione» alla fine di giugno. E comunque la posizione del premier sulle retribuzioni pare sufficientemente chiara: «Ho sentito super manager dire: allora io per 238 mila Le partecipazioni del Tesoro Ministero del Tesoro 3,934% SOCIETÀ NON QUOTATE 32,447% 31,244% 80,01% 100% 100% 26,369% Cassa Depositi e Prestiti 29,999% 76% CORRIERE DELLA SERA euro me ne vado nel privato», ha detto Renzi al Tg3. «Se ti prendono vai, vorrei vederli. Noi – ha aggiunto – abbiamo detto che ci deve essere un limite nel pubblico e 238 mila euro lordi sono tanti soldi». Dopo giorni di indiscrezioni anche il dg della Rai Luigi Gubitosi ha precisato che «tutte le voci sulla mia dipartita sono ampiamente esagerate» e ha escluso di lasciare viale Mazzini. Palazzo Chigi, in modo ufficioso, ha smentito ipotesi di nomina degli ambasciatori Castellaneta e Mas- solo, quest’ultimo oggi a capo del Dis, incarico che scade nel 2016. Sempre al Tg3 Renzi ha detto che «è naturale che chi fa un investimento, dunque anche le banche, paghi quanto i cittadini, il 26% e non il 12,5. Tutto si può dire tranne che le banche in questi anni siano state svantaggiate. Abbiamo dato tutti una mano alle banche, ora è il momento che le banche diano una mano loro». Roberto Bagnoli Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Boiardi Le candidature rosa e dei servizi segreti Una poltrona, anche piccola L’ultima lotta dei continuisti Qualcuno, in questi giorni di trattative frenetiche, ha coniato per loro un singolare neologismo: continuisti. Sono coloro che contrasterebbero i cosiddetti rottamatori, quelli che vorrebbero dare il benservito ai manager della vecchia guardia che hanno gia’ superato, in qualche caso pure ampiamente, il limite dei tre mandati. Dal fronte renziano assicurano che le ultime resistenze sono ormai superate. Per capirci, quelle di chi sperava se non proprio in una riconferma, almeno nel passaggio dalla poltrona di amministratore delegato a quella di presidente. Per quanto, a giudicare dai nomi che girano, consistenti schegge di «continuismo» restano in circolazione. Con precise paternità. C’è per la sicurezza: i servizi segreti di Palazzo Chigi. Scelta che ha tutto il sapore di un compromesso bello e buono con gli apparati burocratici ai quali i renziani avevano lanciato il guanto di sfida. Del resto, non era stato lo stesso Renzi a dire in televisione qualche giorno fa che «L’Eni è un pezzo fondamentale dei nostri servizi segreti?». E l’attuale presidente della Finmeccanica Gianni De Gennaro, nominato lo scorso anno dal governo di Enrico Letta e a quanto pare l’unico destinato a restare al proprio posto, non è forse stato il predecessore di Massolo alla guida dell’intelligence della presidenza del Consiglio? Ecco allora che il confronto fra continuisti e rottamatori è molto più dialettico di quanto non si possa pensare. O non si voglia far credere. Ed ecco perché la diatriba in qualche caso assume una veste inedita: fra chi vorrebbe optare per scelte interne (vedi Demila euro Il limite scalzi) e chi, invece, preferirebbe di stipendio per i voltare pagina puntando su candimanager pubblici dature esterne. Caso tipico, l’Enel. Certo l’amministratore delegato di per esempio chi ha provato a candidare per Greenpower Francesco Starace non può essere qualche presidenza l’ambasciatore Giovanni considerato emblema della continuità con FulCastellaneta, classe 1942: diplomatico di rango vio Conti: ne è stato il principale oppositore inche è stato per anni consigliere diplomatico terno. Eppure se la dovrà vedere al ballottaggio dell’ex premier Silvio Berlusconi. Oggi è già con il capo di Gdf Suez Italia, Aldo Chiarini. presidente di un’altra società pubblica, la Sace. Per chiudere la partita ci sono ancora quaE c’è oggettivamente da chiedersi quale po- rantotto ore di tempo. Con una complicazione trà essere il tasso di innovazione all’Eni se tro- in più rispetto ai precedenti rituali: lo stipendio veranno conferme le indiscrezioni che voglio- che il governo suggerirà alle assemblee dei soci no al posto di Paolo Scaroni l’attuale suo diret- di limitare a 400 mila euro annui. L’ultimo scotore generale Claudio Descalzi. Tanto più se alla glio, a quanto pare, è la faccenda del genere. Si presidenza si dovesse davvero materializzare cercano donne di peso disponibili ad assumere Giampiero Massolo, altissimo funzionario del- gli incarichi di presidenza. Confidiamo che non la Farnesina dove ha fra l’altro ricoperto l’inca- sia questa la sola vera innovazione. rico di capo di gabinetto di Gianfranco Fini, atSergio Rizzo tualmente capo del Dipartimento informazioni © RIPRODUZIONE RISERVATA 239 Su corriere.it/economia Ecco tutti i compensi d’oro a Piazza Affari Si parte con gli 8,2 milioni di Franco Bernabè (ex Telecom Italia), i 6,1 milioni di Enrico Cucchiani (ex Intesa Sanpaolo) e i 5,9 milioni di Sergio Marchionne: sono i compensi del 2013 più alti nella classifica - provvisoria - dei presidenti e amministratori delegati delle prime 20 società quotate a Piazza Affari. Superliquidazioni e bonus non sono mancati anche nel 2013: lo testimoniano i bilanci e le relazioni che stanno pubblicando le società quotate e che includono le tabelline con le retribuzioni assegnate ai consigli di amministrazione. La classifica con tutti i dati a oggi disponibili, per un totale di 23 compensi milionari, è sul sito del Corriere. Delle 23 retribuzioni milionarie, otto superano i tre milioni e 13 i due milioni. In diversi casi, poi, ai compensi da presidente o amministratore delegato bisogna aggiungere quelli ricevuti per gli incarichi ricoperti nei consigli d’amministrazione di altre aziende. Senza dimenticare le stock option e altri piani retributivi; e, naturalmente, le retribuzioni plurimilionarie che esistono anche sotto il primissimo livello di presidente e amministratore delegato o nelle poltrone di comando di aziende al di fuori della «top 20» di Piazza Affari. © RIPRODUZIONE RISERVATA COMPENSI E CLASSIFICA sono on line su www.corriere.it/economia Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Il governo Le misure «Per l’Italia conti sostenibili, bonus strutturale» Padoan: «I risultati visibili tra 2-3 anni». L’Fmi: riformare il mercato del lavoro ✒ A Washington DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON — Il risanamento in Europa è quasi finito, e l’Italia può vantare «uno dei sistemi di bilancio più sostenibili delle economie avanzate». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan si dice «molto contento» di questo risultato anche se «certo, il Paese ha un debito alto, lo è da decenni, ma calerà molto presto». Ora, quindi, bisogna pensare solo alla crescita. Padoan illustra le linee portanti della politica economica del governo Renzi — dal Documento di economia e finanza alle nomine — in un’intervista alla Cnbc e nelle sue risposte c’è tutta l’intenzione di ridisegnare l’Italia, anche perché «nel mondo circola molta liquidità e gli investitori sono pronti ad impiegarla anche nel nostro paese ma aspettano la conferma definitiva di un cambiamento». E sulla ripresa «mi aspetto sorprese positive nel medio termine». I numeri sono nel Def: «Iniziamo da un aumento del Prodotto interno lordo pari allo 0,8% quest’anno, per aggiungere, il prossimo, un altro progresso dello 0,4%, che rappresenta un incremento del 50%». Insomma, «tra due-tre anni avremo risultati visibili», spiega. Poi osserva come l’aggiustamento dei conti pubblici sia stato fin qui «doloroso» ma ora «sta dando i suoi frutti», in termini di bassi tassi di interesse. «Non si tratta solo di spread», aggiunge il ministro che nel Def ha quantificato in 3,5 milardi la minor spesa per interessi sul debito per quest’anno e in 6,7 miliardi per il prossimo. Il ministro assicura poi che i tagli saranno strutturali come lo saranno gli interventi sul cuneo fiscale e sul lavoro. Il taglio di 80 euro al mese per chi guadagna meno di 1.500 euro «sarà confermato anche per i prossimi anni» ha ripetuto ieri lo stesso premier Matteo Renzi, definito da Padoan nell’intervista televisiva «una persona dinamica» a capo di un governo «che ha tutte le intenzioni di durare in carica 4 anni» e di cambiare le cose. I problemi non mancano, dalle resistenze corporative alle riforme che «vanno non solo completate ma attuate», aggiunge infine Padoan. Da Roma arrivano gli echi delle proteste degli statali per il blocco dei contratti (fino al 2020 si paga soltanto l’indennità di vacanza contrattuale, dice il Def): per il leader della Cisl Raffaele Bonanni è «aberrante». A Washington Padoan si preoccupa di spiegare che il governo è «impegnato a migliorare il saldo strutturale del 2015» quando, secondo il Def, sarà attuata «una manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa pari a 0,3 Ministro Pier Carlo Padoan 80 euro in più anche nei prossimi anni 1 Il bonus di 80 euro in busta paga per i redditi più bassi sarà strutturale. Il premier Matteo Renzi ha detto che «sarà confermato anche per i prossimi anni» Fondo monetario Christine Lagarde Taglio agli stipendi Il calo degli interessi dei dirigenti pubblici sul debito pubblico 2 Tagli alle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Il governo sta pensando a un prelievo del 6% per chi guadagna più di 90 mila euro, ma la soglia potrebbe scendere a 70 mila 3 Il calo dei rendimenti sui titoli di Stato farà risparmiare 3,5 miliardi di euro di spesa per interessi. È il calcolo del ministero dell’Economia punti percentuali di Pil», ossia 4,9 miliardi. Quanto al futuro dell’economia c’è da combattere il pericolo deflazione che «sarebbe una cosa davvero brutta». Conti a posto, dunque, in una situazione che presenta ancora molte incertezze, come conferma anche il Fondo monetario che ribadisce i rischi di deflazione e attende le mosse della Bce, anche se i toni dopo i dissapori dei giorni scorsi si attenuano. Il direttore del Fmi, Christine Lagarde, spiega che c’è «un dialogo con le autorità europee e rispettiamo la Bce che ha il polso della situazione europea. Siamo fiduciosi che sia solo una questione di tempo». Nel dialogo a distanza, la Bce ieri ha ribadito di esser pronta a interventi straordinari in presenza di una ripresa che «resta moderata ma è sempre più sostenuta dal consolidamento della domanda interna». Sui mercati l’attenzione nel frattempo è sui cattivi dati del commercio estero di Cina e Giappone e sulla volontà della Fed di tenere i tassi bassi: l’euro si è rafforzato a ridosso di 1,39 dollari, le borse europee hanno chiuso al ribasso tra timori sulla crisi ucraina e realizzi dopo i guadagni. Wall Street ha chiuso in calo dell’1,62%, colpisce soprattutto il Nasdaq che cede il 3,1%, è il calo peggiore dal novembre 2011. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Spending review Previsti quasi 4 milioni di risparmi. I dipendenti verranno redistribuiti negli uffici pubblici Il primo taglio per il Cnel, addio indennità Congelamento degli assegni per i consiglieri ROMA — Il governo accelera sulla soppressione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, al primo posto nella lunga lista degli enti inutili. Per l’effettiva cancellazione bisognerà aspettare ancora mesi, perché la parola fine è scritta nello stesso disegno di legge costituzionale che trasforma il Senato in organo non elettivo. Tempi lunghi ma inevitabili visto che il Cnel è un organo previsto dalla Costituzione. Ma il governo sta preparando un decreto legge per eliminare subito le indennità dei suoi 64 consiglieri, gli esperti indicati in larga parte da 25 mila euro lordi l’anno è l’importo dell’indennità per i consiglieri del Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. L’indennità aumenta per chi guida una commissione di lavoro e per la presidenza sindacati e associazioni degli imprenditori. Il provvedimento dovrebbe essere portato in consiglio dei ministri venerdì prossimo. E il blocco delle indennità partirebbe immediatamente, da maggio. L’accelerazione è possibile perché se il Cnel è previsto dalla Costituzione il suo funzionamento è regolato da legge ordinaria. Di fatto si chiederebbe ai consiglieri di lavorare gratis fino al rompete le righe. I consiglieri hanno un’indennità di 25 mila euro lordi l’anno, quelle per il presidente e i due vice sono molto più alte. Considerando anche i contributi pagati dallo Stato il rispar- mio sfiora i 4 milioni di euro l’anno. Un piccolo scalpo da esibire prima delle elezioni europee. Ma anche un modo per evitare che l’operazione si inceppi. Il Def, il documento di economia e finanza approvato nei giorni scorsi dal governo, dice che il disegno di legge costituzionale che lo cancella sarà approvato entro dicembre 2015. Potrebbe essere troppo tardi. Già a settembre di quest’anno, in teoria, dovrebbero partire le procedure per la nomina dei nuovi consiglieri, visto che quelli in carica scadono l’estate prossima. E la macchina per il rinnovo potrebbe partire comunque, visto che a settembre il Cnel esisterà ancora. Tagliare subito le indennità è un modo per fermare ogni tentativo di resistenza, uno svuotamento di fatto che ripete il modello già seguito con le province. Nei giorni scorsi il segretario del Cnel Franco Massi ha scritto al presidente Antonio Marzano chiedendogli un «esplicito atto di indirizzo» sulla «opportunità o meno di limitare l’impiego delle risorse finanziarie all’ordinaria amministrazione». In attesa della soppressione formale, le attività dell’ente potrebbero fermarsi subito. Aprendo le porte al commissario che avrà il compito di redistribuire i suoi 90 dipendenti in altri uffici pubblici. Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Tesoro taglia le provvigioni sui titoli di Stato di GIOVANNI STRINGA I l ministero dell’Economia ha ridotto, a partire da oggi, le provvigioni che versa agli intermediari — come le banche — che comprano titoli di Stato a medio e lungo termine per conto dei risparmiatori. Il Tesoro parla di mutate condizioni del mercato: oggi è molto più facile collocare Btp rispetto a qualche anno fa. Il risultato sono costi più bassi per lo Stato e introiti più contenuti per le banche. Dopo l’aumento annunciato delle aliquote sulle plusvalenze delle quote Bankitalia, per le banche è il secondo «colpo» in pochi giorni. Per lo Stato, invece, è tempo di «incassi». Lo conferma, almeno per il momento e passando ai Bot, l’asta di ieri: il ministero dell’Economia ha assegnato tutti i 7,5 miliardi di euro dei nuovi titoli a 12 mesi, spuntando un tasso in calo al nuovo minimo storico dello 0,589% dallo 0,592% del mese scorso. Il miglior andamento dei tassi sui titoli pubblici consentirà quest’anno al governo di risparmiare 3,5 miliardi di spesa per il pagamento degli interessi, secondo il Tesoro. Intanto oggi partono le nuove aste: fra 3 e 3,5 miliardi di euro di Btp a tre anni, fra 2 e 2,5 miliardi di euro di Btp a 7 anni e Btp a 30 anni fino a 1,250 miliardi di euro. E qui si inaugurano le nuove provvigioni, con un calo di cinque punti base per i Btp dai 3 ai 15 anni, per i Ctz e per i Cct. Il Tesoro si sente sicuro, dopo le tempeste degli anni scorsi, e per questo — a quanto sembra — ha ridotto le provvigioni pagate agli intermediari. Nella speranza, si presume, che la calma continui a lungo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I partiti Le scelte Pd, il ritiro di Nicolini ed Emiliano «Donne? No, veline». Lite Grillo-Renzi Alta tensione nel partito sulle liste. Il premier: dai 5 Stelle attacchi inutili ROMA — A parole son tutti contenti. Dai capibastone sconfessati ai capilista retrocessi, i democratici ostentano esultanza e orgoglio per la svolta al femminile di Matteo Renzi. Ma i fatti scrivono un’altra storia, dicono che sul territorio le correnti sono in rivolta e che il metodo dei fuochi d’artificio sta facendo saltare i nervi a molti «big». Uno psicodramma collettivo, dal Nord alle Isole. Michele Emiliano ha saputo del sorpasso di Pina Picierno l’altra notte con un sms del leader e si è tirato polemicamente fuori dalla corsa per l’Europa. E ancor più brucia lo strappo in Sicilia di Giusi Nicolini. Il sindaco di Lampedusa aveva ceduto agli «insistenti inviti» di Renzi con la promessa che avrebbe guidato la lista nelle Isole e quando ha saputo che le era stata preferita Caterina Chinnici ha rinunciato: «Sono prevalse altre logiche». In Sicilia è guerra di fazioni. Antonello Cracolici, sostenuto dal segretario Fausto Raciti, è stato fatto fuori e si dipinge come una «vittima del presidente Crocetta e della rappresaglia da parte del circo Barnum della pesudo antimafia». Beppe Lumia, che Crocetta voleva in lista, denuncia un «veto» sul suo nome che sa di «fatwa, feroce e vergognosa». Finché, sulla bufera democra- tica, piomba via web il tuono di Beppe Grillo, il quale si diverte a lanciare online un fotomontaggio di Alessia Mosca, Pina Picierno, Alessandra Moretti e Simona Bonafé in versione showgirl: «Sono donne usate a fini di marketing secondo la migliore L’impegno iniziale era per il 25 maggio Nel Def il sì all’Italicum slitta a settembre ROMA — Il via libero definitivo della legge elettorale «entro settembre del 2014», insieme al sì in prima lettura della riforma costituzionale del Senato e del Titolo V, che sarà varata definitivamente «entro il mese di dicembre 2015». È questo il calendario del governo che emerge dalla lettura del «Programma nazionale di riforma» allegato al Documento economia e finanza. Tempi più ampi rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane dal premier: riforme costituzionali in prima lettura (servono due passaggi per ciascuna Camera) e Italicum entro il 25 © RIPRODUZIONE RISERVATA maggio, la data delle Europee. tradizione berlusconiana: quattro veline e Renzie a fare il Gabibbo. Una presa per il c..., ma tinta di rosa». La campagna elettorale è iniziata e non è all’insegna del fair play. «Grillo, vergogna!», replica la lettiana Mosca, testa di serie nel Nordovest. E Picierno affida un telegramma a Twitter: «Ci sentiamo il 26 maggio, Beppuzzo. E l’unica (carta) velina che riconoscerai sarà quella utile a asciugarti i lacrimoni». Le Europee saranno una sfida a due, Pd e M5S l’un contro l’altro armati. Al Tg3 Renzi dichiara che «Grillo si alza ogni mattina e pensa “come posso attaccare il Pd”?», mentre lui si alambicca il cervello per «cambiare l’Italia». Quanto alle cinque donne, il premier non si è pentito: «Nel momento in cui ogni settimana si dice “che vergogna per le leggi sulla parità di genere”, il Pd risponde con i fatti». E il passo indietro di Emiliano, che non vuole stare all’ombra della Picierno? «Lo stimo molto, non credo che lo faccia per questo». Nel pomeriggio la rinuncia del sindaco di Bari sembrava sul punto di rientrare, tanto che il vicesegretario Lorenzo Guerini ammetteva un pressing in corso per convincerlo. Ma poi un comunicato di Emiliano ha chiuso i giochi, almeno per ora. Renato Soru, altro pezzo grosso declassato nelle Isole, dispensa pillole di filosofia: «Sono i voti a determinare il capolista reale, non la posizione in classifica». Come il patron di Tiscali anche David Sassoli, 415 mila preferenze alle ultime Europee, si è rassegnato a correre da numero due: «Non conta il posto in lista, ma il numero di voti che porti al partito». Renzi ostenta una calma olimpica, eppure con la minoranza c’è qualche ruvidezza. L’avvertimento del segretario sulle riforme arriva forte e chiaro alle orecchie di Bersani, Civati e di tutti coloro che lavorano per modificare la riforma del Senato: «Il Pd ha delle regole, la minoranza non va per i fatti suoi, va dove va la maggioranza». L’attacco di Renzi punta ad affondare il ddl di Vannino Chiti, che dopo le firme dei civatiani ha ricevuto l’appoggio dei dissidenti grillini e che il premier vorrebbe ridurre in coriandoli: «Quell’ipotesi è buona per essere Retrocessi Soru e Sassoli hanno accettato di correre al secondo posto: «Alla fine contano i voti presi» sventolata sui giornali, ma non ha possibilità di essere realizzata. Forza Italia manterrà gli impegni». La fronda «dem» resiste. «Anche la Costituzione ha le sue regole» ribatte Pippo Civati, ricordando al leader che l’articolo 67 della Carta lascia i parlamentari liberi dal vincolo di mandato: «Renzi non ricorra alla disciplina di partito quando c’è un dibattito aperto». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sindaco di Bari «Picierno al mio posto? Politicamente è più anziana di me» Democratico Michele Emiliano, primo cittadino pd di Bari, ha rinunciato alla candidatura alle Europee del 25 maggio (Ansa) ROMA — «Renzi è specializzato in elettroshock». Non si è ancora ripreso, sindaco Emiliano? «Sono stato svegliato nel cuore della notte dal famoso sms». Del premier? «No, della Serracchiani. Le liste erano grigie, la mossa delle cinque donne è intelligente, dal punto di vista politico e del marketing». A Bari raccontano che lei sia andato su tutte le furie. «Solo un attimo di stupore, il disappunto di chi da mesi si preparava a guidare la lista. Se così non è, preferisco non rubare voti agli altri». Si è sentito tradito? «Io non volevo candidarmi. Renzi mi aveva chiesto di fare il capolista e io ho obbedito». Perché non resta? Perché le hanno messo una donna davanti? «È inutile mandarmi in Europa se appartengo alle truppe d’assalto. A Matteo ho spiegato che la mia candidatura non ha più alcun senso. Era preoccupato per la mia arrabbiatura, non sapendo che sono sollevato». La campagna per le Europee è faticosa... «E molto costosa. Il Pd non ha un soldo e neppure io». Non le piace fare il numero due, lo ammetta. «Da sindaco della città del Sud meglio amministrata, dovevo rappresentare la questione meridionale. Ma si è scelto di puntare sulla parità di genere e io faccio un passo indietro». Per la vittoria della giovane Picierno? «Donna competente e giovane dal punto di vista anagrafico, ma politicamente parlando è ben più anziana di me». M.Gu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Leghisti In Aula con la bandiera del Veneto Mentre si discuteva sul Salva Roma, i leghisti hanno sventolato alla Camera la bandiera del Veneto. È stato prima Emanuele Prataviera a sfilare davanti al banco della presidenza con il vessillo di San Marco. Seguito dal collega di partito Roberto Caon (nella foto Agf). Sono intervenuti i commessi e il vicepresidente Simone Baldelli ha richiamato all’ordine i deputati: «Sarò costretto a espellere il prossimo che esporrà una bandiera davanti al banco di presidenza». Centristi «Imbarazzo» per la linea di Scelta civica Bombassei lascia la presidenza del partito L’addio Alberto Bombassei, 74 anni, presidente della Brembo e, fino a ieri, di Scelta civica ha lasciato la carica di partito ROMA — Alberto Bombassei si è dimesso dalla carica di presidente di Scelta civica per «crescente imbarazzo» per la linea del partito. «Oggi fatico a riconoscere le idee e lo spirito che ne hanno animato la nascita» con Mario Monti, ha scritto. Spiegando anche di dissentire dalle «prevalenti aspirazioni personali» che hanno prevalso, dalla rinuncia a ministeri di natura economica «con modalità che mi sono estranee. Così come mi sono altrettanto estranee le modalità con cui abbiamo sostanzialmente condiviso il percorso attraverso il quale il presidente del Consiglio ha fatto cadere il governo Letta. Mi è stato detto “è la politica”. Però non è quella che mi sento di praticare». Sembra che in un primo tempo Bombassei avesse accettato di rinviare l’annuncio a Europee avvenute, ma l’adesione di Scelta civica alla linea renziana avrebbe accelerato lo strappo. Dal partito sono arrivati diversi messaggi di «rammarico» e di invito a mantenere una collaborazione in vista dell’appuntamento elettorale di maggio, come quello del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, del capogruppo alla Camera Andrea Romano e di diversi altri parlamentari. Ma anche parole di «condivisione» con le sue ragioni, come quelle del viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, di Maria Ida Germontani e di Andrea Causin. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cinquestelle I due si sentono al telefono, ma la tensione resta alta Tra il leader M5S e Pizzarotti sfida a colpi di Guccini e Cohen DAL NOSTRO INVIATO PARMA — Se le sono cantate, in tutti i sensi. E non è detto che abbiano risolto i loro problemi di incomunicabilità. Prima è stato Beppe Grillo a gelare il «suo» sindaco più importante, Federico Pizzarotti, rovesciandogli addosso dal blog un verso della canzone di Francesco Guccini, Vedi cara che equivale a una pietra tombale su qualsiasi possibilità di dialogo: «Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già…». Per tutta risposta, Pizzarotti, che aveva chiesto un incontro chiarificatore e che alla fine si è dovuto accontentare di una telefonata, gli ha replicato con un verso della canzone Anthem di Leonard Cohen: «C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra ra la luce». Rottura evitata, tata, per ora. Si sono parlati, ma la ruggine resta. Lontani (era solo il 2012) i tempi in cui il giovane e sconosciuto Pizzarotti riceveva pubblica investitura da Grillo, sbaragliava l’armata (si fa per dire) del Pd, conquistando la poltrona di sindaco di Parma con tanto di solenne promessa (rimasta tale) di impedire l’avvio dell’odiato inceneritore. Da allora, sono state più spine che rose. Da oltre un anno i due non si incontrano di persona. L’ultima scintilla riguarda le candidature grilline alle Europee. Pizzarotti ha espresso perplessità su criteri e qualità delle scelte. Grillo è partito a testa bassa. Dopo averlo bollato come «Capitan Pizza», ieri ha affondato il colpo, replicando alla richiesta di un incontro con la canzone di Guc- Sul blog L’attacco del blog di Grillo a Renzi per la scelta delle donne capolista: l’unica risparmiata è Caterina Chinnici cini: storia di un amore finito e di un dialogo impossibile. Non contento, il leader ha postato il video del marzo scorso in cui Pizzarotti compare con il pd Civati e il sindaco di Milano Pisapia alla presentazione di un libro. Un modo per ridare fiato ai sospetti sulla fedeltà del sindaco, incrinata dalla freddezza con la quale Pizzarotti prese le distanze dalle espulsioni dei senatori e dalla scelta di organizzare quell’incontro con gli amministratori grillini per nulla gradito ai vertici. Fino a ieri Pizzarotti aveva scelto un profilo basso, mantenendosi sul terreno a lui più congeniale: quello del pubblico amministratore. Su Facebook, si era limitato a ricordare che «mentre in Italia le imprese chiudono, a Parma ne apriamo di nuove grazie al bando del Comune». Poi la telefonata con il leader (ieri sera a Bologna con il suo spettacolo «Te la do io l’Europa»). «Cosa ci siamo detti? Sono fatti nostri…» ha tagliato corto il sindaco. Uno dei primi espulsi, Giovanni Favia, ricordava: «A me Grillo dedicò De Andrè. I versi delle canzoni sono un brutto segno…». Pizzarotti gode di un robusto sostegno nel movimento e nella squadra dei consiglieri comunali. Da vedere se basterà. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il capogruppo di Ncd in Senato: moderati uniti, Alfano sarà il nostro Renzi Sacconi: al governo prevale la cultura del centrodestra «In Forza Italia ora hanno capito gli errori» ROMA — «Angelino Alfano sarà quello che è stato Matteo Renzi per la sinistra: il candidato che ridà speranza al centrodestra». Maurizio Sacconi, presidente dei senatori del Ncd, si prepara alla tre giorni di Assemblea costituente del suo partito, che comincia oggi alla Fiera di Roma. Alfano come Renzi? «Quella che si apre ora è l’assemblea costitutiva del Nuovo centrodestra, ma punta a definire un percorso ancora più ambizioso. Che si può paragonare alla crescita di Renzi nella sinistra». Un modo per chiudere con il passato e aprire un’altra fase? «All’atto della trasformazione del Pdl in Forza Italia fu questa la causa della rottura. Il non voler rinunciare a un’ambizione maggioritaria. Venuta meno la candidatura di Berlusconi, per ragioni ancorché ingiuste, serve una nuova leadership. Che, in partenza, è minoritaria come fu quella di Renzi, ma rappresenta l’unico futuro possibile per il popolo moderato nel breve periodo». Perché nel breve periodo? «Perché il primo passo è rappresentato dall’unità dei moderati di governo. Questo esecutivo si va definendo ormai come un governo bipartitico, con una formazione che aderisce al Pse e una al Ppe». Il governo però è guidato da Renzi. «Se Renzi è il motore dell’esecutivo, i moderati uniti ne sono il timone. Il nostro ruolo è quello di garantire la direzione di marcia. E di proteggere le decisioni di questo governo anche dallo stesso Pd». L’opposizione interna a Renzi, dice? «Sì. C’è una vecchia sinistra che subisce a fatica la nuova direzione intrapresa da Renzi. Noi ci assumiamo il compito delle iniezioni liberali negli atti di governo e di difenderli. Come sta accadendo sul decreto legge sul lavoro e come accadrà per le riforme economiche e istituzionali». Però ci sono anche non pochi punti di discordia tra voi e il Pd. A cominciare dalla questione dell’elettività dei nuovi senatori. «I problemi veri riguardano i sindaci, che è impossibile scegliere in modo che siano rappresentativi del popolo, così come non possono fare il doppio mestiere. Ma sulla riforma del Senato Senatore Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, è capogruppo del Nuovo centrodestra a Palazzo Madama (LaPresse) non sarà difficile andare d’accordo. Si tratta anche di raggiungere una solida intesa su Titolo V e federalismo responsabile». Non è un problema stare al governo con un pezzo di sinistra? «Noi non possiamo che essere soddisfatti del prevalere della cultura del centrodestra. Ci siamo posti due obiettivi: meno tasse e meno vincoli sul lavoro e sull’impresa. E quando una persona intellettualmente onesta come Fassina ribadisce che la sinistra dovrebbe spendere per la crescita, noi andiamo in un’altra direzione: quella di restituire alla società un pezzo dei costi dello Stato». E se Renzi non ce la facesse? «Se dovesse malauguratamente fallire, Alfano rappresenterà l’alternativa democratica. Per questo abbiamo scritto il suo nome nel simbolo delle Europee». Dialogherete con Forza Italia? E con Berlusconi? «Il popolo di Forza Italia, ma anche molti dirigenti, si rendono conto delle nostre ragioni. Quanto a Berlusconi, continuiamo a ritenere ingiusta la sua vicenda giudiziaria. E sbagliata ogni volontà di inibire la sua agibilità politica. Per questo crediamo che questo governo dovrebbe fare quello che non siamo riusciti a fare in 20 anni: riforme vere della giustizia penale, per mettere fine all’anomalia giudiziaria italiana». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Il Parlamento Le tensioni Il sistema La «ghigliottina» è la possibilità, prevista dal regolamento del Senato (a differenza di quello della Camera) di abbreviare il dibattito parlamentare, tagliando anche gli emendamenti, per arrivare al voto. Secondo gli articoli 78 e 55 del regolamento, può scattare al 30° giorno dall’approdo a Palazzo Madama, se il ddl è stato presentato al Senato, o al 60° se trasmesso dalla Camera Bagarre e saluti fascisti sul voto di scambio Tensioni sul salva Roma La ghigliottina al dibattito scatena i 5 Stelle ROMA — Con la chiusura della seduta fissata alle 14 di un giovedì, per i grillini scatenati nell’Aula del Senato («Fuori la mafia dallo Stato», hanno urlato ai colleghi) è stato un gioco da ragazzi bloccare il testo che riformula, e di fatto rende applicabile, il reato di voto di scambio politico-mafioso (416 ter). Pd, FI e Ncd hanno provato a forzare la mano votando una richiesta di «chiusura anticipata della discussione generale» (una «ghigliottina» sul dibattito) ma poi, vista la protesta dei Cinquestelle, il controllo dell’Aula è sfuggito di mano ai presidenti di turno (Roberto Calderoli e Linda Lanzillotta; il presidente Pietro Grasso è impegnato all’estero) e la mattinata si è conclusa senza che fosse votato un solo emendamento. Mentre alla Camera, qualche ora dopo, si registravano altri momenti di tensione sul decreto salva Roma, tra M5S e Pd, per il numero legale che è venuto a mancare (a Montecitorio non accadeva dal 2007) con 104 assenze solo sui banchi della maggioranza, prima dell’approvazione finale a tarda sera. Per il ddl sul voto di scambio tutto rinviato a martedì 15, dopo una mattinata di autentica bagarre con urla, strepiti, minacce, saluti fascisti, insulti tra senatori inviati per sms. A scaldare gli animi ci si è messo poi anche il sanguigno campano Giuseppe D’Anna, del gruppo fiancheggiatore di Forza Italia denominato Gal, che ha raccolto una per una le provocazioni del M5S («Siete degli squadristi», li ha incalzati) e infine ha addirittura reagito avanzando nell’emiciclo col braccio alzato del saluto ro- A Bergamo Bossi a giudizio per vilipendio del presidente Umberto Bossi a processo per gli epiteti contro Napolitano. Lo ha stabilito ieri il Tribunale di Bergamo, che ha anche fissato la data del processo: il 3 febbraio 2015. I fatti risalgono al 2011, quando l’allora leader leghista, alla festa «Berghem frecc» diede al capo dello Stato del «terùn» (terrone). Il processo sarà dunque per offesa all’onore del presidente della Repubblica, vilipendio al governo della Repubblica con l’aggiunta della discriminante etnica. Il commento DIECI ANNI DOPO COME UN SECOLO SEGUE DALLA PRIMA Alcuni applaudono al cambiamento considerandolo un segno di progresso, altri sono semplicemente rassegnati di fronte a quella che ritengono la sua inevitabilità. Soprattutto, là dove il cambiamento è favorito, come nel caso dell’impianto di ovuli fecondati, dalla tecnologia, è idea diffusa che resistere al cambiamento sia una fatica inutile. La tecnica, soprattutto quando si sposa con il mercato, ha una forza irresistibile. Prima o poi travolge qualunque argine legale le venga velleitariamente opposto. E ci sono, infine, le vicissitudini della politica italiana e, soprattutto, i problemi della nostra malandata democrazia. Proprio il caso della legge 40 è un buon punto di osservazione. Documentava ieri il Corriere (Mario Pappagallo, pagina 3) che nel corso di questi dieci anni ben trentadue sentenze hanno smantellato la legge pezzo per pezzo. Attraverso un lungo lavorio compiuto dai tribunali ordinari e dalla Consulta. E ciò che è accaduto alla legge 40 è accaduto ad altre leggi, votate dal Parlamento, su altri temi controversi. È un bene? È un male? Quello che è certo è che gli spazi decisionali degli organi rappresentativi, dei luoghi deputati alla rappresentanza della volontà popolare così come si manifesta attraverso libere elezioni, sono ormai assai ristretti. Potremmo dire: la politica propone, l’orga- no giurisdizionale dispone. Ma, si dice, c’è il vincolo di costituzionalità. Sarà, ma occorre per lo meno riconoscere che si tratta di un vincolo piuttosto elastico, variamente interpretabile (tanto è vero che sulla legge 40 la Corte si è spaccata in due: otto contro sette). E il vincolo risulta più o meno stringente a seconda di quanto debole oppure forte, screditata oppure rispettata, risulti, nel momento storico dato, la politica rappresentativa. Se, ad esempio, la politica fosse stata forte e rispettata, la Corte costituzionale non si sarebbe mai potuta permettere l’invasione di campo che ha fatto sentenziando sulla legge elettorale. Una buona ragione per ridare credibilità alla politica rappresentativa è anche quella di allentare il vincolo, di non spostare definitivamente su tribunali, Corti, e relativi funzionari, il monopolio in ultima istanza dell’interpretazione della volontà popolare. A proposito di costume, va segnalato infine quanto siano stati inappropriati certi commenti sulla sentenza della Corte in materia di fecondazione. È legittimo pensarla come si vuole. Non lo è invece immiserire questioni così essenziali per la vita sociale tutto appiattendo e tutto riducendo, semplicisticamente, a uno scontro fra cosiddetti amanti del progresso e cosiddetti oscurantisti. Angelo Panebianco © RIPRODUZIONE RISERVATA mano e spargendo epiteti tipo «guarda lo str... che sei». Così, alla fine, lo spettacolo desolante visto al Senato ha causato uno stop di almeno sei giorni. E a nulla è servito l’appello del capogruppo del Pd, Luigi Zanda, che ha speso l’argomento tempo. Non secondario in questa vicenda: «Ogni rinvio di questa legge favorisce chi non vuole che la nuova norma entri in vigore prima delle Europee». In prima lettura, il testo di questa tormentata legge fu licenziato all’unanimità dalla Camera; in seconda battuta, il Senato ha inasprito la norma (contraria Forza Italia, astenuto il Ncd) provocan- In Aula Il senatore di Gal Vincenzo D’Anna fa il saluto romano in segno di scherno verso il gruppo M5S (Ansa/Vista) do però la reazione inaspettata dei pm antimafia e dell’Anm che, forse, hanno visto in quel 416 ter disegnato a Palazzo Madama «una gabbia troppo stretta» per il concorso esterno di stampo mafioso; così, in terza lettura la Camera (con i voti della maggioranza e di Forza Italia e l’opposizione del M5S) ha di nuovo alleggerito la norma, abbassando le pene per i politici a 4/10 anni come d’altronde avevano suggerito le commissioni Fiandaca e Garofoli per evitare che fossero uguali a quelle previste per i mafiosi colpiti dal 416 bis (7/12 anni). Per il senatore Mario Giarrusso (M5S), questo è il più grande regalo alla mafia anche perché «l’in- filtrazione delle cosche al Nord si serve di un solo mezzo: la politica». Anche per il senatore Felice Casson (Pd), che si è astenuto in commissione, «il testo della Camera è un compromesso al ribasso». Il sottosegretario Cosimo Ferri (Giustizia), non condivide: «La norma attuale, non efficace, è stata applicata 2 volte nel 2010, 6 nel 2011, 12 nel 2012. Noi ora la rendiamo applicabile». Donatella Ferranti (Pd),ricorda ai grillini che è la pena massima (10 anni) a determinare l’obbligo di arresto e che «il nuovo testo è stato giudicato ottimo dal procuratore nazionale antimafia». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri Caccia al bond 4,95% Il tasso di interesse ieri ad Atene nell’asta di titoli di Stato a 5 anni per 3 miliardi di euro. La domanda è stata di 20 miliardi L’Eurozona Ha successo la prima asta di titoli di Stato dall’inizio della crisi: collocati tre miliardi di buoni del tesoro quinquennali Atene, bomba il giorno prima della Merkel Attentato (senza vittime) alla Banca centrale mentre la Grecia torna sui mercati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — I simboli contano, sempre. E ancor di più in tempi di crisi, di torbidi. Così ieri è stato un simbolo importante l’annuncio che la Grecia è tornata sui mercati finanziari internazionali dopo 4 anni di mortificante recessione, piazzando bene tutti i titoli di Stato che aveva offerto, e rispondendo a una domanda entusiastica da 20 miliardi di euro. Ma nello stesso giorno, all’alba, prima che ad Atene aprissero le loro porte il Tesoro e il ministero dell’Economia, è stato un simbolo importante — di ben altro genere — anche l’auto carica di tritolo o chissà cosa fatta esplodere vicino alla Banca centrale greca e agli uffici della Trojka, la commissione Scoppio Poliziotti greci alla ricerca di indizi tra i rottami dell’auto esplosiva saltata in aria fuori dalla sede della Banca di Grecia ad Atene. Ventimila persone hanno marciato ieri pacificamente nella capitale manifestando contro le condizioni imposte alla Grecia (Afp/Louisa Gouliamaki) mista che unisce Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Nessun ferito, pochi danni, due strane telefonate che mezz’ora prima avvisano un quotidiano e una testata web: cose già viste, fra l’altro, in azioni compiute da gruppi paramilitari o vicini ad apparati dello Stato. Ma intanto, chiunque sia il mittente, il messaggio ha raggiunto il suo probabile scopo: diffondere smarrimento, soprattutto a poche ore dall’arrivo (oggi) di Angela Merkel in visita di Stato, la seconda visita della cancelliera tedesca dopo quella che nell’ottobre 2012 incendiò le piazze ateniesi. Fra gli inquirenti, c’è già chi collega l’attentato all’ondata populista e anti-europea che sta percorrendo un po’ tutti i Paesi. Perché gli Quattro anni di buio La crisi e i salvataggi Nel 2010 la Grecia arriva sull’orlo della bancarotta: salvata da due interventi internazionali, con due megaprestiti pari a 240 miliardi di euro. I tagli e l’austerity Per i prestiti da Fondo Monetario e Ue Atene ha accettate un severo piano di austerity. Per una nuova tranche, in queste settimane licenziati 11 mila dipendenti pubblici. La caduta del 25% L’economia greca ha sofferto una contrazione del 25%. Il tasso di disoccupazione rimane vicino al 28%: mai così tanti disoccupati negli ultimi 33 anni Il ritorno sui mercati All’asta dei titoli di Stato a 5 anni hanno risposto 550 investitori. A fronte di un’offerta pari a 3 miliardi di euro, la richiesta è stata di 20 miliardi. Tasso d’interesse al 4,95% obiettivi prescelti — la Banca centrale greca, o la Trojka — sono le istituzioni che ad Atene incarnano vantaggi e svantaggi dell’austerità, del fiscal compact, del rapporto con l’Europa. Le indagini ufficiali puntano soprattutto verso l’estrema sinistra e uno dei suoi capi: quel Christodoulos Xiros, leader del movimento «17 Novembre», evaso a gennaio e ritenuto responsabile di 23 omicidi. Nel mirino c’è anche un suo compagno di fede, Nikos Maziotis del gruppo «Lotta rivoluzionaria», anch’egli evaso e già autore di un attentato alla Borsa di Atene. Ma si indaga pure nella direzione opposta, cioè verso l’estrema destra, che predica con un linguaggio assai simile contro i «vampiri della finanza internazionale», la Bce, e la ramazza sui bilanci auspicata da Angela Merkel. I rottami dell’auto esplosa erano ancora sulla strada, e il centro della città era ancora in stato d’allerta, quando sono arrivate le altre notizie, quelle buone, quelle dal mercato dei titoli. Una domanda da 20 miliardi, quasi un’ovazione internazionale verso la Grecia in via di guarigione. E un’offerta andata a buon fine: piazzati 7,5 miliardi di buoni annuali al tasso d’interesse dello 0,58%, e 3 miliardi di buoni quinquennali a un tasso del 4,95%. Un tempo si offriva il triplo, «infiocchettando» i titoli nella speranza (vana) di sedurre gli investitori internazionali. Il primo ministro Antonis Samaras ha detto che «i mercati internazionali hanno manifestato in modo indiscutibile la loro estrema fiducia nell’economia greca, nel futuro della Grecia e nella capacità del nostro Paese di uscire dalla crisi prima del previsto». Per il vicepremier socialista Evangelos Venizelos il ritorno sui mercati è stato «un grande successo, ancora migliore che in altri Paesi come Irlanda e Portogallo». Si va verso la stabilizzazione: e forse è proprio questo il pensiero che ha mosso gli attentatori alla Banca centrale. Luigi Offeddu [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Stati Uniti Lascia la ministra della Sanità dopo i guai della riforma WASHINGTON — Il ministro della Sanità Usa, Kathleen Sebelius, ha deciso di lasciare l’incarico in seguito alla riforma della legge sull’assistenza sanitaria ostacolata da ripetuti problemi e lentezze. Sebelius, che sarà sostituita da Sylvia Mathews Burwell, ora all’Ufficio del Budget, è una delle collaboratrici più «longeve» di Obama. Ma i problemi legati al debutto della riforma hanno danneggiato fortemente la Casa Bianca. E lei si è dimessa. Consiglio di Sicurezza Sì ai Caschi blu in Centrafrica L’Onu dà via libera alla missione NEW YORK — L’Onu ha dato via libera all’invio di Caschi Blu nella Repubblica Centrafricana a partire dal 14 settembre 2014. Tempi lunghi per una crisi che avrebbe bisogno di aiuti immediati: l’altro ieri almeno 30 persone sono state uccise durante gli scontri tra milizie cristiane anti-Balaka (letteralmente anti-machete) e le bande degli ex ribelli musulmani (ed ex governativi) nella città di Dekoa. Migliaia di persone sono morte, 1,3 milioni hanno dovuto lasciare le proprie case. Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 La crisi La condanna Usa: «Combustibile usato come mezzo di coercizione» Le rotte del gas Putin agita l’arma del gas «A rischio anche l’Europa» FINLANDIA FI In Ucraina Manifestanti filorussi in divisa militare sovietica nella città di Odessa (Afp) «Non vogliamo la partizione Ma l’Ucraina resti neutrale e si trasformi in federazione» L’ambasciatore Razov: apprezziamo l’Italia ROMA — «Concentrare forze armate in un punto o nell’altro del proprio territorio rientra nei diritti di uno Stato sovrano. In Ucraina non stiamo violando alcun accordo o impegno internazionale, com’è stato appurato nel corso di recenti controlli di esperti internazionali. Il presidente Putin, nel discorso del 18 marzo, ha fatto appello agli ucraini a non fidarsi di chi agita la minaccia russa, dicendo che dopo la Crimea toccherà ad altre regioni. La Russia non desidera la divisione dell’Ucraina. Non ci serve questo. Purtroppo in Occidente molti vogliono accreditare la falsa immagine di Mosca come forza occupante, nemica e non partner». Sergej Razov è da quasi un anno l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia. Nell’intervista al nostro giornale, il diplomatico dice che Mosca «condivide la preoccupazione per il fatto che a Donetsk come nelle altre grandi città dell’Ucraina orientale, Kharkov e Lugansk, la situazione sia lontana dalla normalità». Però, osserva, il «disordine è stato provocato non dalla mano di Mosca ma dalla politica delle autorità di Kiev. È il riA Roma Sergej Razov, 61 anni, ambasciatore della Federazione Russa in Italia. Ha ricoperto incarichi al ministero degli Esteri e in diverse sedi diplomatiche fiuto del dialogo con la popolazione della riva sinistra del Dnepr ad aver prodotto azioni di risposta altrettanto radicali». Ambasciatore, l’annessione della Crimea ha prodotto l’isolamento internazionale della Russia, l’esclusione dal G8 e una serie di sanzioni. Vi aspettavate una reazione così dura dalla comunità internazionale? «È infondato parlare di isolamento della Russia. La recente votazione all’Onu sull’integrità territoriale dell’Ucraina ha portato 70 Paesi a votare contro o ad astenersi, fra questi potenze come Cina, India e Brasile, mentre la maggioranza dei Paesi non ha partecipato al voto. L’esclusione, spero temporanea, dal G8 non è un dramma per la Russia, che vi partecipava in modo informale per approfondire il dialogo sulle questioni di maggiore attualità dell’agenda internazionale. La nostra non partecipazione a questo club implicherà il suo indebolimento. Quanto alle sanzioni, la pressione esercitata non è una cosa piacevole. Se si estendesse all’ambito economico-finanziario, essa comporterebbe per noi perdite secche. Ma va ricordato che le sanzioni sono arma a doppio taglio e che lo scambio commerciale tra la Ue e la Russia supera i 400 miliardi di dollari l’anno». Il presidente Putin difende l’annessione della Crimea sulla base della volontà popolare e dei legami storici con la Russia. Ma esiste anche il diritto internazionale, che avete invocato in altre situazioni come in Cecenia e che in questo caso avete violato... «La Crimea faceva parte della Russia da secoli. Venne concessa all’Ucraina nel 1954 con decisione arbitraria dal dirigente sovietico Kruscev, senza approvazione popolare. Ci vivono 1,5 milioni di russi su 2,3 milioni di persone. In Crimea nacque la flotta russa, che vi ha ancora una base. Questi sono fatti incontestati. Nel referendum del 16 marzo, il 96% dei partecipanti ha deciso di riunirsi alla Russia. Sul piano dei diritto internazionale, la decisione è stata presa sulla base del regolamento dell’Onu e in conformità alla dichiarazione dell’Assemblea generale, secondo cui quando un popolo non può esercitare i propri diritti nello Stato in cui abita, acquisisce il diritto all’autodeterminazione, separandosi o annettendosi a un altro Stato. Vorrei ricordare che nel caso della separazione del Kosovo dalla Serbia, gli Stati Uniti hanno affermato che le dichiarazioni di indipendenza spesso violano il diritto interno, ma non la legalità internazionale. Anche l’Ucraina nel 1991, uscendo dall’Urss, ha invocato l’autodeterminazione. Nessun partner occidentale sollevò questioni giuridiche di fronte alla disgregazione dell’Unione Sovietica». Il peggioramento dei rapporti con l’Occidente avrà conseguenze sulla collaborazione russa alla soluzione delle crisi regionali, come Iran e Siria? «Sui dossier siriano e iraniano abbiamo una posizione di principio costruttiva. La nostra diplomazia continua il suo lavoro nella cornice creatasi. Sarebbe auspicabile che i nostri partner occidentali riconoscessero a loro volta che la Russia è membro autonomo e attivo della vita internazionale e che anch’essa, come altri Paesi, ha interessi nazionali che vanno considerati e rispettati». Come giudica la posizione dell’Italia? «Apprezziamo la posizione dei colleghi italiani che invitano a conservare canali di dialogo con la Russia. Speriamo che gli appelli insistenti a restrizioni, punizioni e sanzioni non portino alla chiusura di questi canali». Ma voi tornerete al dialogo? «La Russia vuole una soluzione della crisi ucraina con mezzi politici e diplomatici. Abbiamo formulato proposte serie, come la creazione del “gruppo di sostegno”, con una composizione accettabile per tutte le forze politiche ucraine. Riteniamo indispensabile che la Rada Suprema convochi un’Assemblea costituente, dove tutte le regioni siano rappresentate su base paritaria, per redigere una nuova Costituzione: federalismo, bilinguismo e neutralità dovrebbero essere i cardini del nuovo assetto politico ucraino». Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA MOSCA — Vladimir Putin è deciso a giocare la sua carta più forte nella partita sul futuro dell’Ucraina e minaccia di chiudere definitivamente i rubinetti del gas se non si avvierà una seria trattativa con l’Europa. Questo mentre a Washington i Paesi del G7 (il G8 senza la Russia, per intenderci) si riuniscono per valutare aiuti a Kiev e nuove sanzioni contro Mosca se scattasse un intervento armato. La Nato ha infatti diffuso foto satellitari che mostrano senza ombra di dubbio la presenza militare russa proprio a ridosso dell’Ucraina: 35-40 mila uomini con mezzi di tutti i tipi che potrebbero consentire loro di avanzare rapidamente in poche ore. Formalmente non è una violazione dei trattati perché la task force è nei limiti previsti e si trova in territorio russo. Ma è come puntare una pistola «in direzione» di un vicino e sostenere che non si tratti di una minaccia. Secondo la Russia, comunque, sono i Paesi Nato a violare le regole con l’invio di qualche aereo e pochi uomini negli Stati membri che si sentono più minacciati. Putin ha scritto ai leader dei 18 Paesi europei che consumano gas russo, Italia compresa. Si tratta di uno sfogo, ma anche di un chiaro monito che da molti considerato una provocazione. Dopo che in una riunione al Cremlino si era parlato di un de- San Pietroburgo NORD STREAM RUSSIA FRATELLANZA DANIMARCA IMAR MAR RCA A Mosca LIT ITTUANIA BIEL BIE BIELORUSS E SIA SI A GERMANIA GE E Mosca potrebbe interrompere le forniture a Kiev L’intervista Il rappresentante del Cremlino a Roma YAMAL SOYUZ POLONIA REP. RE EP P. CCE CECA ECA A SLO SL SLOVACCH LLOV OVA VVACCH ACCHIA ACCH CHIA A AUS AU USTRIA IA A U G UNG UNGH GH HER RIA RI FRANCIA UCRAINA LEGENDA Gasdotti russi esistenti in programma Gasdotti di altri Paesi Opal White Stream Trans-Caspian Tap Interconnettori (in programma o costruiti) BLUE STREAM Baku ITALIA Ankara SPAGNA GRECI GRECIA CIA A Tbilisi GEORG GIA G IA A TURCHIA SOUTH STREAM Fonte: l’Economist bito totale dell’Ucraina di 16,6 miliardi di dollari, Putin ha alzato la posta: «Negli ultimi quattro anni la Russia ha sovvenzionato l’economia ucraina con tagli sul prezzo del gas che ammontano a 35,4 miliardi di dollari». CORRIERE DELLA SERA L’Europa parlava, sostiene Vladimir Vladimirovich, e la Russia «pagava». La contropartita era il mantenimento di Kiev nell’orbita di Mosca, ma questo il presidente nella lettera non lo dice. Ora il Cremlino non è più L’appuntamento Berlino, forum sull’Europa Orientale Vita (Unicredit): saggezza e dialogo BERLINO — (p. l.) Il primo vicepremier russo Igor Shuvalov non ha avuto esitazioni quando gli è stato chiesto se avesse stretto la mano al ministro dello Sviluppo economico ucraino, Pavlo Sheremeta, presente come lui all’East Forum Berlin, organizzato da Unicredit e dalla commissione tedesca per i rapporti economici con l’Europa Orientale. «Certamente» ha risposto. La crisi ucraina non poteva non dominare questo appuntamento, al quale hanno partecipato uomini di governo e dell’economia di trenta Paesi per sviluppare la collaborazione nella prospettiva di «uno spazio economico da Lisbona a Vladivostok». Sintetizzando lo spirito della discussione, il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, ha sottolineato la necessità di sfruttare fino in fondo «la saggezza del dialogo». «Altrimenti — ha aggiunto — perderemo tutti». disposto a venire incontro alle esigenze del vicino. A meno che non si apra un tavolo di trattativa e che gli europei facciano la loro parte «tenendo conto di quanto la Russia ha sborsato». Il problema è che poi Mosca vuole anche dire la sua sull’assetto costituzionale dell’Ucraina, chiedendo uno stato federale. Soluzione che non è accettata dall’attuale governo di Kiev, ma nemmeno dal partito delle regioni (quello filorusso) che l’ha rigettata. L’alternativa? Blocco del gas all’Ucraina e, visto che Kiev potrebbe «rubare» il metano destinato agli altri Paesi europei, riduzione anche delle altre forniture. Naturalmente Mosca giura che non si tratta affatto di un ricatto. Mentre gli Usa hanno condannato ieri il Cremlino per il suo tentativo di usare il gas come «mezzo di coercizione» nella disputa con Kiev. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Il caso Renzi: «Inaccettabile l’avversione ideologica all’italianità» Per un pugno di olive Italia e Spagna alla guerra dell’olio Duello sull’export del gruppo Deoleo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID — Tutt’e due sono cresciuti a pane e olio, solo che uno lo chiama bruschetta e l’altro tostada. Da una parte l’andaluso di Jaen, capitale mondiale degli ulivi, Cristobal Montoro. Dall’altra il toscano di Firenze, Matteo Renzi. L’andaluso ora fa il ministro delle Finanze a Madrid e nel caos della ristrutturazione bancaria spagnola ha annusato il pericolo di veder tornare all’Italia il controllo della filiera dell’olio d’oliva. Non preoccupatevi — ha detto tre giorni fa —. Dovesse servire lo Stato è pronto ad intervenire. Il toscano, ora presidente del Consiglio, ha reagito ad una fiera vinicola. «Lo dico da persona rispettosa dei mercati: quella sorta di avversione ideologica emersa pochi giorni fa rispetto all’italianità della proprietà è inaccettabile». La reazione italiana è forse arrivata tardi per difendere gli interessi nostrani, però ha almeno avuto l’effetto di dare all’operazione un’apparenza di rispetto delle regole di mercato. Solo un’apparenza, forse. Gli spagnoli hanno scelto un partner inglese, ma imponendogli, secondo voci di corridoio, di ri- spettare l’integrità della società e quindi gli interessi nazionali. In palio c’era Deoleo, il conglomerato di produzione e commercializzazione che vende (calcoli del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo) 300 milioni di litri di olio spagnolo sfruttando marchi storici del Made in Italy. L’intera società vale, secondo i suoi nuovi futuri proprietari, 439 milioni. Per un confronto, sempre lungo la linea di faglia tra le economie di Italia e Spagna, salvare l’italianità di Telecom sarebbe costato all’incirca 2,3 miliardi. Fatte le debite proporzioni, quindi, le olive restano comunque affare serio. Il gruppo Deoleo produce e commercializza l’olio spagnolo sfruttando marchi del Made in Italy Bruschetta e tostada Il premier italiano assicura: «Parlerò della questione con il mio amico Rajoy» Esteri 17 italia: 51575551575557 Siamo noi ad avere lanciato la moda: spaghetti, olio e parmigiano e tutti si vedevano a tavola con Sofia Loren. La Spagna però è di gran lunga il più grande produttore globale. Una volta latifondi e manovalanza, oggi cooperative e clientele politiche. La Spagna produceva e l’Italia imbottigliava. Poi è arrivata la riscossa iberica e la sbadataggine italiana. Spinte dal credito facile, le imprese iberiche hanno comperato i marchi italiani. Sfruttando il crac Ferruzzi si sono portati a casa Carapelli. Con il crac Cirio, Bertolli. Primo e quarto marchio mondiale. Grazie al mezzo miliardo di debiti di Deoleo, l’olio spagnolo non deve più lasciare il Paese nelle navi cisterna, ma in bottiglia con etichetta italiana e a prezzo pieno. Ne guadagnano produttori e bilancia dei pagamenti. Spagnoli. Con la crisi del sistema bancario iberico tutto è tornato in discussione. Gli istituti di credito legati ai potentati politici locali sono crollati. La famigerata Bankia salvata con 19 miliardi europei, è costretta a disfarsi delle partecipazioni azionarie, Deoleo inclusa. Così come un’altra nazionalizzata: Bnm. Altre due banche si erano aggiunte al- ✒ In cifre 750.000.000 Gli alberi di ulivo coltivati nel mondo: il 95% nella regione del Mediterraneo 3.000.000 Le tonnellate di olio prodotte nel mondo nella stagione 2013-14 La scommessa di Cameron Un figlio d’immigrati alla Cultura di FABIO CAVALERA IL CONFRONTO Produzione annuale in tonnellate 1,5 milioni Spagna 500 mila Italia Il 93% della produzione europea viene da Spagna, Italia e Grecia Tradizionalmente l’80% della produzione spagnola era venduta all’ingrosso in Italia e da qui rivenduta all’estero. Oggi la percentuale è calata a circa il 50% LE REGIONI DOVE SI CONCENTRA LA PRODUZIONE ITALIA SPAGNA Catalogna Estremadura Puglia D ivisi e impauriti dall’onda populista dell’Independence Party di Nigel Farage, i conservatori mettono in rampa di lancio una nuova «stella»: quella di un musulmano, figlio di un emigrato arrivato nel Regno Unito con una sola sterlina in tasca, poi conducente di autobus. David Cameron, in crisi di consensi, ha nominato il quarantaquattrenne Sajid Javid ministro della Cultura e delle Pari opportunità al posto di Maria Miller costretta alle dimissioni per avere aggirato le regole sulle note spese parlamentari (5.800 sterline). Un avvicendamento necessario ma che, al di là della formalità, ha un significato di un certo rilievo. Sajid David è la sintesi del «nuovo» tory. Non il tory che esce dalla upper class, dall’aristocrazia, dai circoli etoniani o oxoniani. E non è il tory bianco, inglese doc e supponente. È un asiatico, è l’ex studente discriminato che alla fine del liceo i professori non pensavano fosse in grado di frequentare l’università, l’ex ragazzo di una famiglia che abitava in Stapleton Road a Campania pa la Calabria In ascesa Sajid Javid, 44 anni, conservatore, è nato in una famiglia di immigrati pachistani a Rochdale, nel Lancashire, ed è cresciuto a Bristol ia Castiglia- Sicilia La Mancha Circa l’80% delle coltivazioni si trova in Andalusia Circa il 90% della produzione proviene dalle regioni meridionali la dismissione, ma poi ci hanno ripensato facendo valere il loro peso (e quello di Madrid) sul futuro assetto del gruppo. L’asta era stata deludente con offerte inferiori al prezzo corrente delle azioni. In lizza anche una cordata costituita dal Fondo Strategico Italiano e dal fondo del Qatar contro la quale si sono puntate le attenzioni politiche spagnole. Il prezzo più alto è stato proposto da Cvc, un fondo inglese, e in tarda serata il Consiglio di amministrazione Deoleo ha scelto di accettare comunque la magra offerta britannica. In cambio Cvc Capital Partners avrebbe dato assicurazioni a Madrid di non dividere la società in pezzetti e non sottrarre alla regia spagnola il ciclo dell’olio, dall’albero al supermercato. Gli italiani mancata questa prima finestra per rientrare in gioco, potrebbero non trovarne altre per molti anni a venire. «Ne parlerò con il mio amico Rajoy», ha promesso Renzi. Probabilmente è tardi. La faccenda, per sua natura, è scivolata via in fretta. Andrea Nicastro @andrea_nicastro Bristol, una delle strade più violente dell’Inghilterra. Insomma, un proletario che però a vent’anni si dichiarava supporter di Margaret Thatcher. È un conservatore anomalo che si è fatto da solo fino a diventare banchiere, il più giovane vicepresidente (a 24 anni) della Chase Manhattan Bank e successivamente direttore della Deutsche Bank. Nel 2010 ha rinunciato a tre milioni di sterline di stipendio (lui ex povero) per le 150 mila sterline di Westminster. Ha sostenuto la legge sui matrimoni gay, è moderatamente europeista e contrario agli estremismi anti-immigrati. Eppure si professa seguace della Lady di Ferro della quale tiene la foto appesa dietro la scrivania. È la scommessa dei tory. Per risalire la china, specie in vista delle elezioni politiche del 2015. @fcavalera © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Offerta valida per immatricolazioni fino al 30/04/2014 per Kuga Plus 2WD 1.6 EcoBoost 150CV. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei FordPartner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Consumi da 5,3 a 6,2 litri/100km (ciclo misto); emissioni CO2 da 139 a 162 g/km. 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ANCHE SABATO E DOMENICA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 21 italia: 51575551575557 Cronache L’inchiesta sulla sanità Secondo il gip il senatore era il «fulcro» di un’associazione «che trasferiva fondi» Napoli Villa e soldi sequestrati a Formigoni «Un tesoretto a sua disposizione» Mastella e la moglie a giudizio ne a delinquere «volta a trasferire indebitamente e con sorprendente continuità al San Raffaele e alla Maugeri ingenti finanziamenti regionali tangibilmente maggiori di quanto sarebbe stato permesso dai parametri e dai limiti della discrezionalità amministrativa e tecniche». «Secondo un piano preordinato sin dal 2000-2011», a detta del gip «una notevole quota di tali somme dovevano essere drenate odierno presidente della Com- dalle Fondazioni verso società missione Agricoltura di Palazzo estere e conti riconducibili a Madama, non morirà però di fa- Daccò e Simone», i mediatori me: il sequestro risparmia infatti d’affari sanitari di area ciellina il conto sul quale l’attuale sena- «sempre in contatto con Formitore non più del partito di Berlu- goni». E mentre Daccò «si recava sconi ma di quello di Alfano con continuità nei corridoi e ne(Ncd) percepisce ciò che non gli uffici regionali per raccordarpuò essere vincolato, e cioè l’in- si con Sanese e Lucchina», Dacdennità parlamentare mensile cò e Simone erano «i gestori di di 5.300 euro netti (poi ci sono un “tesoretto” dell’ordine di de3.500 di diaria, 1.650 di rimbor- cine di milioni di euro che in so spese generali, e 2.090 di rim- parte, negli anni, veniva messo a borso spese per l’esercizio del disposizione del presidente Formandato). Il sequestro colpisce migoni e del suo entourage». anche i beni di Perego, e si Formigoni «non ha contestaestende ai coimputati Daccò, to» di aver ad esempio «goduto Antonio Simone e Costantino dell’integrale pagamento» da Passerino già privati nel luglio Daccò e Simone «di costose va2012 di 25,4 milioni. canze e fatto uso con Perego Formigoni, «coadiuvato dal (previ contratti di noleggio mai segretario generale della Regio- pagati) di imbarcazioni di alto ne, Nicola Maria Sanese e, quan- bordo», ma «si è limitato a sotomeno da un certo periodo in stenere» che era «per mera stipoi, dal direttore generale della ma e amicizia». E qui il gip nota Sanità lombarda, Carlo Lucchi- come, «pur non avendolo mai na», «sino al 2011» per il gip è proposto in nessuna denuncia, stato «fulcro» di una associazio- la difesa di Formigoni va nel senso che Daccò e Simone avrebbero commesso una sorta di millantato credito nei loro rapporti» con gli ospedali. Formigoni, aggiunge il gip richiamando i ricordi del capo area della Banca Popolare di Sondrio, «ha avuto disponibilità di ingenti contanti non giustificati dai suoi legittimi introiti (non intaccati da alPorto Cervo cuna spesa), in parte fatti arrivare all’ex Arzachena compagna Località Emanuela Li Liccioli SS125 Talenti e a Porto Perego»; e Rotondo ha «fatto pervenire a SP16 titolo di mutuo 1 milione a Olbia Perego per acquiSP24 stare la villa in Sardegna, senza aver mai dato giustificazione della provenienza di tale somma». Sigilli a beni «fino a 49 milioni di euro», tra cui conti correnti e tre auto La vicenda I reati Corruzione e associazione a delinquere Il 3 marzo scorso l’ex presidente della Lombardia e attuale senatore di Ncd Roberto Formigoni è stato rinviato a giudizio. I reati contestati sono associazione a delinquere e corruzione in relazione ai rapporti tra la Regione e le Fondazioni sanitarie Maugeri e San Raffaele MILANO — In principio furono le «ricevute» dei viaggi prima date per certe e poi però mai esibite nei rapporti con il mediatore Pierangelo Daccò, «apriporte» dei gruppi sanitari privati Maugeri e San Raffaele all’interno della Regione Lombardia presieduta allora dal «Celeste». Quindi subentrò la teoria delle «vacanze di gruppo», di cui soltanto testoni faticavano a comprendere le taumaturgiche virtù nell’asserita ripartizione delle spese in viaggi-vacanze-cenecampagne elettorali. Infine, di fronte al rinvio a giudizio lo scorso 3 marzo per l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, pervenne l’autocertificazione di essere «puro come acqua di fonte». Tutto sommato, era meglio ritrovare le ricevute: perché ieri mattina Formigoni si è visto sequestrare tutti i propri conti in banca (meno uno), la milionaria villa in Sardegna ricondotta a lui in località Li Liccioli ad Arzachena, frazioni di altre proprietà immobiliari condivise a Lecco con parenti, e tre auto sino all’equivalente di una concorrenza teorica di 49 milioni. Il sequestro preventivo dei saldi bancari, trasferiti sul Fondo Unico Giustizia, è stato infatti ordinato dal giudice Paolo Guidi su richiesta il 26 febbraio dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, a garanzia della futura confisca (in caso di condanna) del profitto dei reati addebitati a Formigoni (per circa 8 milioni) nel decreto che lo ha rinviato a giudizio dal prossimo 6 maggio: poco o tanto che giaccia sui conti di Formigoni passa quindi sotto controllo dello Stato sino a un valore di 49 milioni di euro per l’associazione a delinquere (per l’accusa i profitti sono di più, ma ai fini del provvedimento cautelare contano solo quelli dopo l’entrata in vigore di una novella legislativa nel 2006), sino a 39 milioni per le corruzioni Maugeri, e sino a 7,6 milioni per le corruzioni San Raffaele. Lo stesso vale per la trascrizione immobiliare da operare nei registri sardi della favolosa villa ceduta nel 2011 da una società di Daccò a prezzo di favore (per un vantaggio stimato dagli inquirenti in 1,5 milioni di risparmio rispetto ai valori veri di mercato) a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei «Memores Domini» di Cl, Alberto Perego, finanziato nello stesso periodo con 1,1 milioni proprio da Formigoni. L’ex governatore lombardo, Risparmiato Al provvedimento della magistratura sfugge solo lo stipendio di parlamentare I regali Viaggi esotici, yacht e sconti sulla megavilla A Formigoni viene contestato in particolare di avere ricevuto regali per un valore complessivo di 8 milioni di euro tra vacanze e viaggi in località esotiche, uso gratuito di yacht oltre alla famosa villa in Sardegna che l’ex governatore ha pagato a un prezzo scontato di 1,5 milioni sul valore di mercato I favori Porte aperte a Maugeri e San Raffaele Con Formigoni andranno a processo Pierangelo Daccò, «apriporte» in Regione per conto di Maugeri e San Raffaele, il dirigente della sanità lombarda Carlo Lucchina e il collaboratore di Formigoni Antonio Simone. Tutti si sarebbero attivati per far arrivare finanziamenti regionali alle due istituzioni sanitarie La sorpresa Lo Stato blocca al senatore soldi e immobili Ieri il gip di Milano ha ordinato il sequestro a scopo preventivo di beni appartenenti a Formigoni fino a 49 milioni di euro. Passano sotto il controllo dello Stato conti bancari, automobili e anche la famosa villa in Sardegna. Per i giudici i 49 milioni sono il «frutto» della corruzione Gioiello La villa in località Li Liccioli ad Arzachena sotto sequestro: fu acquistata dal coinquilino di Formigoni, Alberto Perego (Ansa) Luigi Ferrarella [email protected] Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex governatore «Fa parte della strategia e della violenza diffamatoria che mi hanno colpito» «Vogliono farmi passare per Paperone» MILANO — Parla di sé in terza persona, il politico di razza è nervoso, quasi stizzito. «Vogliono far passare Roberto Formigoni per un riccone sfondato, dopo aver tentato di distruggerlo politicamente». Prova con l’ironia: «Hanno messo sotto sequestro un conto con 18 euro di attivo e un altro in rosso di 75 mila. Spero che ora almeno il debito in banca sia da considerarsi estinto». Le hanno messo sotto sequestro beni fino a 49 milioni di euro. Lei è ricco, come fa a negarlo? «Dei conti correnti ho già detto. La villa in Sardegna non è intestata a me. Le tre macchine sono una Panda, una Multipla e una Mito. Non fuoriserie, come si vede. E poi ho una piccola casa a Sanremo ereditata dai miei genitori e due appartamenti a Lecco abitati dai miei fratelli. Le sembro un Paperone? Violenza diffamatoria, ecco cos’è. Dopo avermi colpito politicamente ora tentano di farlo sul piano personale. È una damnatio memoriae a Formigoni ancora in vita. Sono rimasto sbalordito da queste modalità. E d’altra parte io ho lasciato una Regione con la sanità migliore d’Italia e i Sotto accusa Roberto Formigoni, 67 anni conti in pareggio. Come può esserci corruzione in un sistema che ha questi primati? E perché non vanno a indagare nei conti delle altre Regioni?». Secondo i giudici, Simone e Daccò «gestivano un tesoretto dell’ordine di decine di milioni di euro che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage, in relazione a spese per ville, imbarcazioni di alto bordo, lussuose vacanze, cene, appuntamenti elettorali». Come si difende da queste accuse? «Fino a ieri mi venivano contestate “utilità” per otto milioni di euro, di cui quattro e mezzo per l’acquisto di tre barche che non sono mai state mie. E poi per le cene pagate da Daccò, un uomo che conoscevo da decenni e che offriva cene a decine di commensali, non certo solo a Formigoni». E le vacanze. Le famose ricevute che lei non ha mai esibito? «Erano vacanze tra amici. E tra amici non esistono né ricevute, né fatture, né contabilità burocratica. C’era chi offriva i biglietti di viaggio e chi si sdebitava comprando qualcosa durante il soggior- no. Alla fine il saldo era comunque in pareggio. Se poi Daccò e Simone hanno commesso degli errori ne risponderanno e pagheranno le eventuali conseguenze penali». La Fondazione San Raffaele e la Fondazione Maugeri hanno ricevuto finanziamenti regionali «tangibilmente maggiori di quanto sarebbe stato permesso dai parametri e dai limiti della discrezionalità amministrativa e tecniche». Come può affermare che nella sanità lombarda tutto era pulito? «Le quindici delibere che la Procura mi contesta sono state approvate nell’ordine dal Tar, dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei Conti. Nessuno dei tre organi giudiziari ha avuto nulla da eccepire. Erano delibere perfettamente corrette. Non un euro è stato regalato alla Maugeri e al San Raffaele». Si candiderà alle Europee? «Sto valutando. Ho dato la mia disponibilità al mio partito, ma al Parlamento europeo sono già stato. Non bramo, se è necessario però non mi sottrarrò». Andrea Senesi © RIPRODUZIONE RISERVATA NAPOLI — Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo (nella foto) saranno processati, insieme con altri quindici imputati, per associazione per delinquere. Una associazione che, secondo la tesi sostenuta dalla Procura di Napoli e condivisa ieri dal giudice dell’udienza preliminare che ha disposto il rinvio a giudizio, aveva un nome ben preciso: Udeur. Secondo l’accusa il partito, che è sempre stato di fatto identificato nei coniugi Mastella, agiva, nei suoi vertici, per commettere «una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione», e mirava «soprattutto all’acquisizione del controllo delle attività pubbliche di concorso per il reclutamento di personale e gare pubbliche per appalti ed acquisizioni di beni e servizi bandite da enti territoriali campani, aziende sanitarie e Agenzie regionali». La vicenda giudiziaria è quella relativa all’inchiesta sulle nomine all’Arpac, l’agenzia regionale per l’ambiente, che secondo il pm Francesco Curcio (oggi alla Direzione nazionale antimafia e in passato sostituto alla Dda di Napoli) furono gestite in maniera clientelare da Mastella e dagli altri dirigenti dell’Udeur. L’accusa di associazione per delinquere, però, fu inizialmente respinta dal giudice che per primo — circa tre anni fa — valutò la richiesta della Procura. Ci furono vari rinvii a giudizio, tra i quali quelli degli stessi Mastella e Lonardo, ma per altri reati. Il pubblico ministero, però, fece ricorso in Cassazione e ottenne una nuova udienza preliminare. Che stavolta si è conclusa diversamente. «Mai nella storia repubblicana italiana si era verificata una tale circostanza — è il commento di Mastella —. Sarei il capo di un’associazione a delinquere chiamata Udeur. Un partito che ha contribuito a eleggere presidenti della Repubblica e primi ministri». Il processo comincerà il prossimo 18 giugno. F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache I nodi I problemi del legislatore dopo la Consulta I figli potranno cercare i genitori biologici? I dilemmi dell’eterologa Meno Paesi garantiscono l’anonimato L’eterologa ora si può fare anche in Italia. Ma come? Con quali regole? Per i giuristi ci sono, per i politici vanno scritte per richiamare i centri a una disciplina univoca. La Corte costituzionale ha cancellato il divieto contenuto nella legge, la numero Quaranta del 2004, sulla procreazione medicalmente assistita. Una svolta storica. Eravamo l’unico Paese europeo a vietarla. Fra un mese usciranno le motivazioni. E allora si capirà meglio cosa hanno deciso i giudici e come potrà avvenire la riapertura alle tecniche che implicano l’impiego di cellule-gameti (ovocita e spermatozoi) non appartenenti alla coppia ma donati. Molti sono i punti da approfondire. A cominciare dall’anonimato di chi «fornisce» gameti, cioè chi li cede a persone infertili. È un loro diritto? O deve prevalere l’interesse del bambino desideroso o bisognoso per motivi medici,di sapere chi ha reso possibile la sua nascita? scientifiche devono produrre delle linee guida, siamo pronti a partire», non vede difficoltà Andrea Borini, della Sifes (Società italiana di fertilità e sterilità). Ma sarà davvero così semplice ricominciare? «Non c’è certezza del diritto — commenta Cinzia Caporale, vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica —. Il cittadino, medico o paziente che sia, gira come bendato. Se non è un fine giurista non è in grado di capire cosa è lecito e cosa no. È il peggiore dei mali». Sarà forse necessaria una nuova legge che tenga conto di quanto hanno sancito i giudici in questi anni. Il ministro della Salute Betarice Lorenzin ragiona: «L’introduzione dell’eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo con decreti. Ci sono aspetti delicati. Non bastano atti amministrativi». Il dibattito Per i giuristi le regole esistono già nella legge Nuova legge? Prima del 2004 la materia 40, per la politica vanno era molto confusa. I centri si invece riscritte autogestivano. «Le società Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le norme in Europa Secondo l’ultimo rapporto della Commissione europea sulla donazione di cellule per fini riproduttivi, l’eterologa è permessa in tutta Europa. L’Italia era l’unica a vietarla. Prima del 2004 era consentita solo nelle cliniche private perché una circolare del ministro della Salute Degan, nel 1985, l’aveva esclusa dagli ospedali pubblici. In alcuni Paesi oltre a essere prevista dalla legge è normata da linee guida nazionali o internazionali. In Irlanda manca una legge. In Italia un riferimento potrebbe essere il parere del Comitato nazionale di bioetica dove viene richiamata l’attenzione soprattutto sul diritto del figlio a sapere come è stato concepito. Con un’inversione di tendenza sul piano etico e giuridico internazionale: l’abbandono della tesi dell’anonimato totale del do- I compensi Quasi ovunque le donazioni sono per legge gratuite ma sono stati introdotti rimborsi spese In Europa La legislazione sulla fecondazione eterologa a confronto Legenda Donazione dell’embrione (i genitori non hanno legami genetici con il nascituro) Finlandia Svezia Donazione aperta (è possibile conoscere l’identità del donatore) Donazione del seme Norvegia Donazione dell’ovulo Estonia Olanda Regno Unito Lettonia Danimarca Polonia Irlanda Slovacchia Germania Belgio Rep. Ceca Ungheria Lussemburgo Austria Francia forma di rimborso». Gratuita o a pagamento? Quasi ovunque viene affermato il valore della gratuità della donazione. Questo è scritto nella maggior parte delle leggi Ue e dove non è scritto, come in Germania e Danimarca, c’è una raccomandazione a non pagare. Però i modi di aggirare l’ostacolo esistono. Si ricorre alla formula del «rimborso spese». Certo è che per una donna produrre ovociti non è uno scherzo. Deve prendere ormoni e sottoporsi a un prelievo. Insomma, per farlo da volontarie bisogna essere molto motivate e altruiste. Romania Svizzera Le tutele per il nascituro I figli dell’eterologa sono Slovenia Croazia Bulgaria ITALIA Spagna Grecia Portogallo Fonti: Eshre, Comitato di Bioetica natore. Due le linee di pensiero emerse: una a sostegno dell’anonimato parziale (accesso solo alle informazioni genetiche), l’altra favorevole a rivelare anche l’identità del donatore. L’anonimato del donatore Il diritto del donatore di ovociti e spermatozoi a restare anonimo era previsto in tutta Europa fino all’inizio del 2000. Poi il paletto è saltato in molti Paesi. Ha cominciato l’Austria, seguita da Germania, Svizzera, Olanda, Norve- Le informazioni C’è chi sostiene che sia giusto rivelare ai figli l’identità del donatore e chi solo i suoi dati genetici CORRIERE DELLA SERA gia, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia e, al di fuori dell’Europa, Australia. In Svezia l’abolizione di questo segreto ha comportato un drastico calo di donatori. L’anonimato totale in ogni caso non può essere mantenuto nei confronti del centro di pma: nei registri delle banche in genere viene indicata l’identità. In Gran Bretagna sono richiesti ai donatori informazioni sul numero di bambini avuti col proprio partner e su eventuali problemi medici. Si può addirittura lasciare un messaggio di benvenuto al figlio biologico. In Spagna gli uomini non possono donare più di sei volte per evitare incroci tra fratelli di famiglie diverse. «Negli anni è stata data la precedenza all’interesse del bambino. In Australia hanno legiferato in senso retroattivo» dice Edgardo Somigliana, direttore del Centro per la cura dell’infertilità della Mangiagalli di Milano. E aggiunge: «Per affossare l’eterologa basterà decidere che si può accedere all’identità del donatore e che è vietata ogni ben protetti in Italia. Già la legge 40 stabilisce che «nel caso la coppia si sottoponga a eterologa all’estero non può disconoscere il nascituro e il donatore non può avanzare nessun diritto sul bambino». «Abbiamo un sistema di garanzie ben consolidato, più avanzato rispetto ad altre realtà, servono solo dei ritocchi. Il Far West non è tornato» rassicura il costituzionalista Stefano Rodotà. Margherita De Bac [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito Partiti divisi su una nuova legge Centri pronti L’ipotesi di intervenire con una nuova legge, invocata da alcuni subito dopo la sentenza della Consulta che ha abbattuto il divieto alla eterologa, divide il Parlamento e le coscienze. La decisione della Corte costituzionale, secondo la Conferenza episcopale italiana, lascia «alcuni nodi problematici che suscitano dubbi e preoccupazioni». In particolare «viene affermato un non meglio precisato diritto al figlio o diritto alla genitorialità, col rischio di confondere il piano dei desideri con il piano dei diritti». E mentre i centri in tutta Italia si dicono già pronti a praticare la eterologa, si solleva il dubbio di un vuoto normativo. Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, servirà capire se toccherà al Parlamento occuparsi di aspetti come l’eventuale anonimato di chi cede i gameti. «Come ci comporteremo con i figli dell’eterologa? Ci vorrà una norma, non credo che bastino i decreti». «Nessun vuoto normativo» invece, secondo Amedeo Santosuosso, bioeticista e consigliere di Corte d’appello a Milano: «Il regime giuridico è perfetto». Altro possibile effetto della sentenza: migliaia di coppie che non potevano avere figli, se non attraverso il ricorso alla eterologa, potrebbero chiedere un risarcimento allo Stato. A valutare questa ipotesi sono gli avvocati dell’associazione Coscioni, che hanno seguito buona parte dei procedimenti contro questo aspetto della legge 40. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giustizia e costumi Dalle radio libere a Eluana: l’Italia cambiata dai giudici Non capita tutti i giorni che due decisioni della magistratura incidano così profondamente, come il sì all’eterologa e quello alle nozze tra persone dello stesso sesso. Anche se la storia d’Italia è scandita da salti in avanti dei giudici, rivoluzioni scoppiate prima nei tribunali e solo dopo diventate leggi: dal delitto d’onore alle radio libere, dalla privacy al diritto di famiglia. Franca Viola, diciassettenne di Alcamo, nel dicembre 1965 venne rapita e violentata dall’ex fidanzato, ma si rifiutò di mettere tutto a posto con un «matrimonio riparatore» come suggeriva la morale comune e autorizzava il codice. Un giudice le diede ragione, le vecchie norme iniziarono a essere scalfite, la morale comune si adeguò e così anche il legislatore (ma soltanto nel 1981). Anni Settanta, dopo il Boom e il Sessantotto, la società ha cambiato pelle. Le sentenze sono il grimaldello per allinearsi ai tempi, i giudici da custodi dell’ortodossia diventano i paladini del nuovo. I «pretori d’assalto», alfieri della cresciuta sensibilità ambientalista, sfidano multinazionali e poteri forti. Il democristiano Flaminio Piccoli tuona che «non siamo disposti a dare ai pretori il governo del Paese» ma loro, in qualche modo, se lo prendono lo stesso. Non solo giovani toghe all’arrembaggio. Sono i maturi giudici della Consulta a rendere legali nel 1974 le centinaia di radio già nate da Nord a Sud, sancendo la fine del monopolio Rai e aprendo a nuovi orizzonti della musica e dell’informazione. Per carità, a volte i costumi cambiano «nonostante» i giudici. Dieci anni dopo, nell’ottobre 1984, tre magistrati di Torino, Roma e Pescara mandano i finanzieri a sequestrare le cassette e fermare le reti tv dell’astro nascente Berlusconi. Sappiamo tutti come è andata a finire. Il diritto di famiglia, dalle coppie di fatto ai diritti e doveri dei genitori, per esempio, è stato adattato, rimodellato e spesso capovolto prima nelle aule dei tribunali. È stata una sentenza della Corte di cassazione, nell’ottobre 2007, a mettere dei punti fermi sulla storia di Eluana Englaro, riconoscendo al padre il diritto a non tenerla «in vita» a tutti i costi, a interrompere l’alimentazione artificiale quando «la condizione di stato vegetativo sia irreversibile e non vi sia la benché minima possibilità di un qualche recupero di co- Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Grosseto In dissenso con la decisione che ordina al Comune l’iscrizione nel registro dello stato civile del matrimonio celebrato a New York La Procura impugna l’ordinanza sulle nozze gay. I vescovi: uno strappo ROMA — Francesco Verusio, pubblico ministero di Grosseto, non ha esitato: impugnerà l’ordinanza del tribunale che ha imposto la trascrizione nei registri comunali del matrimonio fra Stefano e Giuseppe, celebrato a New York nel dicembre del 2012. Con decisione. Dice, il pm: «Non capisco come il tribunale abbia potuto interpretare a suo modo una sentenza della Cassazione che è in- vece molto chiara e vieta in Italia la trascrizione di matrimoni fra persone dello stesso sesso». L’ordinanza del tribunale era stata semplice: il matrimonio fra persone dello stesso sesso non è contrario all’ordine pubblico. Di più: il giudice ha anche ricordato che il matrimonio celebrato all’estero è valido, quanto alla forma, «se considerato tale dalla legge del luogo di celebrazione». E aveva chiuso il cerchio, chiedendo al comune di Grosseto di trascrivere quell’atto. Con la gioia del sindaco. «Accettiamo l’ordinanza e non abbiamo alcuna intenzione di impugnarla» ha commentato infatti ieri Emilio Bonifazi, sindaco di Grosseto. E ha spiegato: «Era stato il mio comune a fare opposizione alla prima richiesta di trascrizione, ma non era stato un no ideolo- gico». Il sindaco non ha dubbi: «Il diniego è stato una necessità dell’ufficiale di stato civile: c’era una confusione normativa, una mancanza di legislazione. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Ma adesso il problema è stato risolto e Stefano e Giuseppe sono sposati anche per noi». Critiche sono arrivate invece dalla Cei: i vescovi italiani hanno definito il riconoscimento uno «strappo» e una «pericolosa fuga in avanti». Stefano Bucci e Giuseppe Chigiotti, un giornalista del Corriere della Sera e un architetto, si erano sposati a New York il 6 dicembre del 2012 per celebrare i loro venticinque anni di convivenza. Con l’ordinanza del tribunale di Grosseto, la prima in Italia, il loro matrimonio ha spalancato le porte a una revisione delle norme che potrebbe passare attraver- so la Corte costituzionale, un po’ come è successo alla legge sulla fecondazione eterologa. Ma il pubblico ministero di Grosseto non ci sta. Francesco Verusio ha già pronta carta e penna per contestare davanti alla Corte d’appello, prima, e in Cassazione, poi, la sentenza firmata da Paolo Cesare Ottati, che del tribunale di Grosseto è il presidente. Spiega il pm Verusio: «Siamo convinti di essere dalla parte della ragione giuridica, pubblicheremo le nostre motivazioni fra una settimana». Commenta il primo cittadino di Grosseto: «Se la Procura si oppone potrebbero esserci dei ritardi. La mia sensazione, però, è che ormai la strada sia stata aperta e una legge sia indispensabile». Alessandra Arachi Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Il racconto Il giornalista del «Corriere» che ha fatto il ricorso Io e Giuseppe insieme Storia di una coppia e di una vita normali SEGUE DALLA PRIMA Le nozze Uno sguardo, un saluto: «Pensavo che fossi americano» mi avrebbe poi confessato e invece venivo da Fiesole. Poi l’invito a accompagnarlo su un cantiere: invito accettato senza tentennamenti, sarà stata la mia passione per l’architettura. Certo la testata contro lo stipite della porta, in quella casa in costruzione, avrebbe dovuto mettermi in allarme, così almeno dicevano gli amici (invece era solo la mia innata goffaggine), ma così non è stato: dopo il cantiere, la trattoria e infine l’invito a raggiungerlo a Milano nel fine settimana. Detto fatto. E tutto è cominciato. Normale, dunque, ma non certo facile. Ognuno di noi ha portato in questa storia un passato complesso. Giuseppe dopo la laurea in architettura si era stabilito a Chicago, già lavorava e insegnava, ma la morte del fratello l’aveva riportato a Grosseto, a occuparsi dell’azienda di famiglia: Firenze era in fondo solo Il documento Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci si sono sposati a New York il 6 dicembre 2012 (sotto, il certificato di nozze) Mercoledì il tribunale di Grosseto ha ordinato al Comune di trascriverlo (cioè di riconoscerlo) I casi In onda Francesco De Gregori a Radio Città Futura, nella fase pionieristica delle radio libere. Il monopolio Rai fu abolito dalla sentenza 225 del 1974 della Consulta Coraggio Franca Viola, nel 1965 quando aveva 17 anni, ebbe il coraggio di denunciare l’ex fidanzato che la rapì e la violentò. Venne liberata dopo otto giorni dalla polizia una tappa, l’inizio della sua carriera accademica come assistente di Giovanni Klaus Koenig (poi sarebbe venuto il Politecnico di Milano), l’apertura del primo studio. Io stavo cercando ancora la mia strada mentre mia madre continuava a ripetermi «per me giornalista o giornalaio sono la stessa cosa». Più volte ci siamo detti: siamo stati fortunati, erano gli anni della promiscuità, quelli che avrebbero anticipato il triste momento dell’Aids. Invece sono stati gli anni della stabilità, inseguita a tutti i costi: una casa da dividere e due mondi lavorativi per fortuna lontanissimi, l’architetto con il suo studio e io che finalmente ero stato ammesso alla Scuola di giornalismo della Luiss (due anni, cinque giorni su sette, in treno da Firenze a Roma e ritorno, per non perdere un giorno di corso). A fare da collante ci sono stati (fin da allora) gli amici. Sono loro, i milanesi come i grossetani, i veneziani, i genovesi che in qualche modo ci hanno insegnato il valore della (nostra) normalità: Alessandro, Paolo, Piccia, Sandro, Titta, Nicoletta come Stefano, Andrea, Giuliana, Stefano, Roberta, Sergio come Cristina, Gianni, Stefania, Piero, Antonio, Marco. Nessuno ci ha mai chiesto conto della nostra storia, per loro siamo stati sempre Giuseppe e Stefano (o viceversa dipende dalla confidenza) facendoci diventare scienza». La Corte di giustizia (questa volta europea, ma poco cambia) nel 1995 diede ragione al calciatore belga Jean-Marc Bosman che non riusciva a cambiare squadra: da allora un giocatore di pallone europeo è come ogni altro lavoratore, compreso il diritto alla libera circolazione nei Paesi dell’Unione. I tifosi sanno bene come sono cambiate da allora le loro squadre, anche se il povero Bosman è rimasto lo stesso senza lavoro e ha dovuto disintossicarsi per eccesso di alcol. La differenza tra droghe leggere e pesanti è stata rimessa in discussione poche settimane fa non da un ripensamento del legislatore, ma dall’accetta di incostituzionalità decretata dalla Consulta. Anche il diritto alla privacy (nonostante la tutela della Carta del 1948), si è fatto strada grazie alla Cassazione che nel 1975 fissò in una decisione caposaldo l’interesse a difendere «situazioni e vicende strettamente personali e familiari». Sentenze che segnano una svolta, non solo su grandi temi. Un giudice milanese, due anni fa, smentendo tanti altri suoi colleghi e persino la richiesta del pm, ha assolto un giovane writer, in arte «Manu Invisible», valutando la sua opera come abbellimento di un muro che era brutto e sporco. Insomma, non tutti i graffitari sono imbrattatori. A suo modo, anche questa una decisione storica, che, chissà, potrà aiutare a isolare i vandali e rendere più belle le nostre città. Riccardo Bruno © RIPRODUZIONE RISERVATA In America Giuseppe Chigiotti, 67 anni, e Stefano Bucci, 56, a New York il giorno prima delle nozze parte di un universo fatto anche di matrimoni, di battesimi (i loro figli sono un po’ tutti nostri nipoti, da Bianca la figlia di mio fratello Luigi ad Andrea, Virginia, Caterina e Maria Giulia fino ai suoi assistenti di studio), di vacanze condivise. Come in tutte le storie, tante cose ci dividono: io amo la tv, Giuseppe l’opera; io non so cucinare, Giuseppe spadella in continuazione; io amo il dolce, Giuseppe il salato. E anche il nostro reciproco lavoro continua a tenerci per fortuna distanti. Due mondi separati che nel 2012, Giuseppe mi ha chiesto a freddo di riunire (guarda caso eravamo ancora una volta a Firenze) con questo «matrimo- nio» (che metto tra virgolette per rispetto di chi non la pensa come me). Ho detto di sì subito, senza pensare. Perché era giusto, come credo che sia giusto che ogni coppia (etero, gay o altro che sia) abbia il diritto di condividere in pieno il proprio destino. Come hanno detto subito di sì i trenta amici che ci hanno seguito a New York per la cerimonia: è stato «normalmente» bellissimo (c’era persino la statuina degli sposi, in versione riveduta e corretta, in cima alla torta) con repliche a Milano e in Maremma. Certo che l’ordinanza di Grosseto (grazie prima di tutto al nostro avvocato Claudio Boccini) sta sconvolgendo la nostra normalità: ne siamo felici (ieri il sindaco di Grosseto ha ordinato la registrazione dell’atto) ma ora vorremmo davvero un po’ di calma (c’è tempo per i ricorsi, noi siamo pronti a dare battaglia). Se penso però che, qualche anno fa, dopo un incidente stradale non mi hanno permesso di assistere Giuseppe perché «non facevo parte della sua famiglia», quella calma e quella normalità sono disposto a perderle. Da subito. Stefano Bucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Cronache Il misterioso assassino della ragazzina è figlio illegittimo dell’autista Guerinoni morto 15 anni fa: per gli inquirenti la probabilità è ormai del 99,99% 3 Le tappe 1 Il 26 novembre 2010, Yara Gambirasio, ginnasta tredicenne scompare poco dopo essere uscita dalla palestra di Brembate Sopra (Bergamo). Le indagini puntano su un immigrato marocchino Mohamed Fikri: una pista inconcludente 2 5 Su alcuni indumenti della vittima vengono rinvenute tracce di un dna maschile, di un uomo europeo Tre mesi dopo, in un campo a Chignolo d’Isola, a 9 chilometri da Brembate viene trovato il cadavere di Yara 4 Il dna del killer risulta essere molto simile a quello di due fratelli di Gorno (Bergamo) che però non possono essere gli assassini 6 Il genetista Emiliano Giardina, consulente della procura, sostiene che attraverso la comparazione dei dna, l’omicida deve essere il figlio di un autista di Gorno, Giuseppe Guerinoni, morto nel ’99 ma i cui figli sono già stati scagionati proprio dal test biologico. Giardina ipotizza dunque che Guerinoni possa avere avuto un figlio fuori dal matrimonio Le analisi scientifiche hanno convinto la procura che il killer di Yara, al 99,9%, è proprio il figlio illegittimo di Guerinoni E.LAMEDICA Il giallo Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Yara, la maledizione di «Ignoto 1» Del killer si sa tutto (tranne il nome) I 18 mila test del Dna non bastano a risolvere il mistero Per gli inquirenti ormai non ci sono più dubbi: con il 99,99% delle probabilità l’uomo che ha ucciso Yara Gambirasio è un figlio che Giuseppe Guerinoni, autista morto nel ‘99, ha avuto fuori dal matrimonio. La certezza matematica del legame si è avuta approfondendo l’esame sulla somiglianza tra la traccia genetica scoperta sul cadavere di Yara e il Dna di Guerinoni. Ma nonostante questa certezza scientifica e 18 mila test genetici già effettuati, l’assassino della ginnasta tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) non si trova ancora. DAL NOSTRO INVIATO BERGAMO — Anche una variazione minima può dare l’illusione della speranza. «Ignoto 1» sembra ormai un personaggio reale. Il profilo genetico del presunto assassino di Yara Gambirasio viene chiamato così, nei corridoi della procura di Bergamo, nel piccolo ufficio dove un gruppo sempre più ri- stretto di carabinieri e poliziotti continua a frugare nei ricordi delle persone, alla ricerca di un volto, forse di una madre che abbia il coraggio di parlare scardinando il decoro e la naturale ritrosia bergamasca al racconto di sé e degli altri. I risultati dell’esame fatto dopo la riesumazione del corpo di Giuseppe Guerinoni hanno portato la definitiva conferma scientifica, le possibilità so- no passate dal 99,87 al 99,99 per cento. «Ignoto 1» è il figlio illegittimo dell’autista di Gorno scomparso nel 1999 a 61 anni. Non c’è più margine di errore, sembra una questione di virgole ma l’approssimazione ancora più ridotta fornisce comunque il valore di prova giudiziaria a quel profilo genetico. Il magro differenziale certifica quel che già si sapeva, nient’altro. C’è qualcosa di consolatorio nell’enfasi attribuita dagli inquirenti a una notizia già nota. Almeno su questo, sembrano dire, il nostro impegno non è stato vano, anche se «Ignoto 1» nessuno sa dove si trova, che faccia possa avere. La strada dei diciottomila profili genetici prelevati a donne e uomini della provincia di Bergamo, seguendo il percorso che faceva il pullman gui- dato da Guerinoni, aveva portato tutti in un vicolo cieco. La decisione di ricominciare daccapo l’inchiesta era stata vista come l’ammissione di un fallimento e un primo segno di resa, dopo indagini che ormai sfiorano il costo di tre milioni di euro, 150 in media per ogni esame genetico, e avevano consegnato la vicenda della ragazza di Brembate di sopra a una dimensione quasi metafisica. «Ignoto 1» è anche una maledizio- Vicolo cieco Appena un mese fa la decisione della procura di ricominciare le indagini non ha portato a nulla ne. Fin dall’inizio, la scoperta della sua identità non ha potuto redimere gli investigatori dal peccato di non potergli dare un nome. Anzi, è diventato una aggravante, fa sembrare vicina la soluzione di un delitto angosciante per il vuoto che lo circonda ma si rivela invece una illusione ottica. L’esame di «paternità provata» sulle spoglie dell’autista è l’ultima tappa di una specie di via crucis che lambisce quella di Yara, ma non la incrocia mai. Comincia in un campo di Chignolo d’Adda, che in questi anni era diventato una specie di santuario laico della piccola ginnasta mentre ora è ritornato a essere rovi, cespugli e lattine di birra abbandonate. Quando ritrovano il corpo, sui suoi pantaloncini ci sono quindici minuscole macchie di sangue, annacquate dalla pioggia, perché il giorno della scomparsa coincide con quello della morte. Il Dna stabilisce un laconico «maschio caucasico». Passa quasi un anno e migliaia di esami genetici, fin quando si arriva a un trentenne che frequenta la discoteca davanti al campo. Non è lui, ma quasi. Viene «mappata» tutta la sua famiglia, si risale ai figli di Guerinoni con il Dna ancora più simile a quello di «Ignoto 1» e infine a lui, all’autista. La marca da bollo della sua patente e alcuni francobolli confermano. Il Dna combacia. Il 7 marzo 2013 viene riesumata la salma di Guerinoni. L’esame delle parti genetiche si estende, da 13 che erano si passa a 27, da qui il piccolo scarto che oggi avvicina ancora di più alla certezza assoluta e aumenta la frustrazione di chi si sente così vicino e al tempo stesso così lontano dalla verità. «Un lavoro senza precedenti e senza risultati concreti» dice il genetista Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio. La scienza afferma che «Ignoto 1» è l’assassino. La logica porta a sostenere che abiti da queste parti, dato quel che ha fatto. Eppure non si trova. Hanno raccolto confidenze e peccati di paese. Hanno cercato relazioni segrete che ormai risalgono a cinquant’anni fa, percorrendo le valli bergamasche e segreti svelati controvoglia. Sono andati a chiedere in val di Scalve, provincia di Sondrio, dove le ragazze madri andavano a partorire lontano dagli sguardi della loro gente. Negli ultimi giorni sono state convocate le donne bergamasche, ormai di una certa età, che negli anni Sessanta trascorrevano le vacanze a Salice Terme, il luogo dove la famiglia Guerinoni andava in villeggiatura. Lo 0,12% in più di una certezza risaputa non aggiunge nulla. Al massimo è uno stimolo a riprovare, magari per fallire ancora, e poi riprovare nuovamente. Perché è giusto così. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 Reggio Emilia Le conclusioni della commissione consegnate alla Protezione civile: «Risultati da approfondire» Anniversario Ieo Gli scienziati del ministero, il sisma e i dubbi sull’estrazione di petrolio Veronesi ai media: «Parlate di cancro colpisce uno su tre» «Science» anticipa il rapporto: non è escluso un legame di ANNA MELDOLESI L’ estrazione di petrolio nel giacimento di Cavone potrebbe aver scatenato il doppio terremoto che due anni fa ha colpito l’Emilia Romagna? Forse sì. A questa sconcertante conclusione è arrivato il comitato tecnico-scientifico Ichese, insediato presso il ministero dello Sviluppo economico nel maggio del 2012 proprio per rispondere a questa domanda. L’acronimo, infatti, sta per Commissione internazionale per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica in Emilia Romagna. Il rapporto redatto dai sei membri, tre italiani e tre stranieri, è stato consegnato alla Protezione civile oltre un mese fa e quindi alla Regione, confermano al Corriere della Sera le parti interessate. Se non è ancora stato pubblicato, ci dicono fonti del ministero dello Sviluppo Economico e della Protezione civile, è perché un gruppo di lavoro sta effettuando gli opportuni approfondimenti. Diversa la versione fornita dalla rivista Science sul numero che esce oggi: il documento sarebbe rimasto in un cassetto per il timore espresso da politici di livello regionale e nazionale sulle possibili conseguenze politiche ed economiche delle rivelazioni. Secondo la rivista americana, Le macerie I vigili del Fuoco a Medolla (Modena) il 29 maggio 2012 LOMBARDIA Fiume Po San Possidonio (Mo) Giacimento di petrolio di Cavone EMIL IA MODENA FERRARA ROMAGNA A13 BOLOGNA che ha potuto leggerne in anteprima le conclusioni, gli esperti scartano l’ipotesi che ad accendere la miccia siano state le indagini invasive effettuate nel deposito di gas vicino al centro di Rivara. Il dito viene puntato invece su un altro sito di proprietà della Gas Plus (società che attende di leggere il rapporto ufficiale prima di far conoscere la sua posizione). Si tratta del giacimento di Cavone, a venti chilometri dall’epicentro della scossa del 20 maggio. Di per sé i cambiamenti di pressione sulla crosta terrestre dovuti alla Vaticano Il Papa incontra le ex prostitute Incontro «toccante». Così l’hanno definito le 4 ex prostitute che ieri hanno visto il Papa prima di una conferenza contro la tratta. Le quattro, straniere, hanno denunciato i loro sfruttatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA rimozione del greggio e all’iniezione di fluidi per facilitarne il flusso non sarebbero stati sufficienti per provocare la tragedia, sostiene il rapporto. Ma «non si può escludere» che la faglia fosse già vicina al punto di rottura e che l’attività estrattiva abbia funzionato da innesco per il primo evento sismico. Questo a sua volta avrebbe scatenato il secondo nove giorni più tardi, il 29 maggio. La correlazione tra la quantità crescente di petrolio estratto da Cavone a partire dall’aprile del 2011 e l’aumentata sismicità dell’area prima del 20 maggio 2012 costituirebbe un indizio, anche se per rafforzare la tesi di un legame causale bisognerebbe sviluppare un modello fisico che tenga conto della dinamica nel serbatoio e nelle rocce circostanti. La commissione nata su richiesta del presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani ha lavorato per mesi in sordina senza contatti diretti con il pubblico né con la stampa. Si è riunita diverse volte a Roma e ha eseguito sopralluoghi nell’area colpita dal terremoto e negli impianti di Cavone. «Il rapporto finale raccomanda ulteriori monitoraggi delle attività e predispone delle linee guida che saranno pubblicate a breve», ci dice Franco Terlizzese, membro del comitato e direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo. È già accaduto in altri Paesi che degli studi suggerissero un legame fra attività umane ed eventi sismici. I tre forti terremoti del 2011 in Oklahoma, ad esempio, potrebbero essere stati innescati dal pompaggio di acqua in un pozzo svuotato. Ma il caso italiano è più incandescente per l’elevato numero delle vittime, ventisette, che non avrebbe precedenti per un sisma indotto dall’uomo. @annameldolesi © RIPRODUZIONE RISERVATA La parola cancro deve essere utilizzata sui diversi mezzi di comunicazione senza ipocrisie, assurde scaramanzie, tentativi di esorcizzare un male che fa paura. Anche se, oggi, curabile. La prevenzione funziona, ma l’opinione pubblica deve essere informata (e formata) a sentirne parlare come se si trattasse dell’influenza stagionale. Senza allarmismi né panico indotto. Così non è. Sui media (in particolare italiani) si muore sempre di una lunga malattia o di un male incurabile, mai di un tumore, mentre si può morire di Aids (spesso prevale il gossip) quasi si trattasse di una medaglia al merito, o di un infarto, se non di un ictus. Eppure il cancro non è contagioso come la lebbra. Eppure il cancro non è uno stigma. È epidemia, ma non infettiva. «Cinquant’anni fa si ammalava di tumore un italiano su 30, oggi si ammala uno su 3 e in un futuro prossimo ne resterà colpito uno su 2». Umberto Veronesi è tranquillo mentre lo dichiara. Nessuna enfasi, nessun allarmismo. Lui e i suoi scienziati dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) hanno deciso di festeggiare i 20 anni di questa sfida scientifica (ormai adulta e affermata) all’università Iulm di Milano, confrontandosi con i direttori di giornali, di carta e online, e di tg. L’incontro «I media nella lotta al cancro: sette direttori a confronto» è stata l’occasione per proporre un patto, un’alleanza tra la scienza e il mondo dell’informazione. Veronesi è convinto: «Così si vince la battaglia contro il cancro». Messaggio rivolto a tutti i media. Sfida raccolta? Si vedrà. Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Cronache 27 italia: 51575551575557 ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA Riposo e lavoro Napoleone sosteneva che bastassero 4 ore di sonno , Einstein dormiva almeno 12 ore di MARIA LUISA AGNESE C apita che la mattina davvero di buon’ora, tra le 5 e le 6, Chicco Testa mandi un sms al nostro neo-premier Matteo Renzi. E che dopo un minuto al massimo arrivi la risposta. I mattutini e fulminei scambi di opinione sono avvenuti, negli ultimi tempi, alle 5.01, alle 6.01 e alle 5.49. Lo racconta così, con diaristica precisione, in una letterina al Foglio, lo stesso Chicco Testa, manager e politico navigato, consegnando al Paese l’immagine di un nuovo corso attivista e antelucano, e rivelando una cura per quel dettaglio che non è solo gossip ma illumina la storia, e che a volte sfugge persino ai noi giornalisti di professione. E questa voglia di correre, di dare la sveglia al Paese, è codice di comportamento che da Renzi si dirama per i corridoi di Palazzo Chigi e sciama nelle stanze dei vari Palazzi del nuovo potere, dando fiato a un’aneddotica di gesta antelucane che narrano di un lavorio di tweet, caffè sul far dell’alba, riunioni ultramattiniere; ancora Chicco Testa cita per esempio il caso di Federica Guidi, Ministro dello Sviluppo Economico, che gli ha dato appuntamento alle 8 di mattina. Una frenesia su cui la destra un po’ spiazzata si starebbe interrogando: «Ma questi sono matti, o ci fottono?». Un terreno sul quale l’entourage renziano sembra cedere il passo soltanto a papa Bergoglio, che punta la sveglia alle 4.45 e alle 5 si raccoglie in ? SVEGLIARSI PRESTO O ANDARE A LETTO TARDI Le telefonate all’alba di Agnelli, Obama in riunione alle 11 di sera L’iniziativa Rcs Sport e Gazzetta La corsa «Color run», via alle sei tappe Non solo corsa, ma allegria e tantissimo colore. La «Color Run», manifestazione organizzata da Rcs Sport e promossa dalla Gazzetta dello Sport, quest’anno raddoppia e offre sei appuntamenti. Il via a Torino il 10 maggio, poi Trieste (24 maggio) quindi Roma, Marina di Pietrasanta, Rimini e conclusione il 6 settembre a Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ La lettera La gestione folle delle Grotte di Catullo ❜❜ Caro direttore, «delle penisole, dell’isole pupilla, o Sirmione, quanti nei chiari laghi regge e nel mare il duplice Nettuno, oh di che cuore, come lieto ritorno! Io stento a credere… di rivederti in salvo! Che più felice dell’ansie ormai finite, quando il bagaglio pon giù la mente e stanchi del viaggiare giungiamo ai nostri Lari e riposiamo nel sospirato tetto? Questo compensa così grandi travagli. Salve, o leggiadra Sirmione, gioisci del tuo signore, gioite onde del lago, ridete quante vi son risate in casa». Così canta Catullo (Carmi, 115, traduzione C. Saggio), della notabile gens Valeria di Verona (suo padre aveva ospitato Cesare). Fu pazzamente innamorato di Lesbia, cioè di Clodia, perversa nobile romana sorella di Clodio (il peggior nemico di Cicerone). Morì trentenne, nel 54 a.C. Il poeta era facoltoso: aveva una casa a Verona, una a Roma, una villa a Tivoli e una appunto sul Lago di Garda. La villa sull’estrema punta del promontorio di Sirmione, nota come «Grotte di Catullo» ricorda, alta sul lago, le ville marittime del Lazio e della Campania. Si data al I secolo d.C., ma il suo nucleo più antico potrebbe essere quello posseduto da Catullo. Nella versione definitiva, si accedeva da un giardino porticato entro un avancorpo che immetteva nel grande complesso rettangolare. Prima si incontrava un complesso termale e di servizio, inframmezzato da un secondo giardino, il quale a sua volta si apriva su un vastissimo peristilio, fiancheggiato da due piste lunghe e strette per passeggiare e correre al coperto. Portici e passeggiate all’aperto orlavano l’edificio su tre lati (nelle stanzette al di sotto abitavano gli schiavi). Seguiva un terzo giardino, condiviso da due appartamenti padronali, che culminavano in un ulteriore avancorpo, costituito da saloni di ricevimento rivestiti da portici e protesi sul lago, fulcro e culmine dell’intera costruzione. Questo insigne monumento è uno dei tanti esempi della nostra incapacità di dare valore al patrimonio culturale. La Soprintendenza dispone solamente di 30.000 euro per mantenere il vasto complesso: un terzo del necessario. La villa incassa ogni anno 450.000 euro di biglietti, ma di questi solo un quarto torna alla Soprintendenza, quando va bene, e a volte nulla, come nel 2013: massima follia! La guida della villa (E. Roffia, Le grotte di Catullo a Sirmione, Milano 2005) si vende soltanto dal giornalaio e nel bar davanti alla villa, regolarmente chiusi nella stagione invernale. Per i servizi il ministero consente solamente grandi appalti, mentre servirebbe una piccola cooperativa locale per le ville di Sirmione e di Desenzano. Così sul sito è disponibile per i visitatori solo un foglio plastificato appartenente alla biglietteria, che il visitatore deve restituire, non potendosi vendere la guida (anche per l’opposizione dei sindacati). I pieghevoli stampati sono terminati, anche se l’equivalente si trova online, perché i pochi fondi devono andare oramai tutti alla prevenzione. Infine a Sirmione non esiste pubblicità per le «Grotte di Catullo» — assurdo strabiliante —, mentre abbondano cartelli per ristoranti e alberghi. Mi sono incontrato con il nuovo Soprintendente ai beni archeologici della Lombardia. Si tratta di un funzionario competente e attivo, che fa bene sperare. Mi ha spiegato le difficoltà burocratiche che rendono ardua la sua azione e ha promesso che chiederà un incontro con il sindaco di Sirmione per risolvere i problemi che da lui dipendono. L’intera questione dei «servizi aggiuntivi» deve essere riconsiderata dal ministero competente, evitando il sistematico e il grande a favore del piccolo e dell’opportuno nelle diverse e concrete circostanze. E i soldi dei biglietti devono andare tutti alla Soprintendenza, in modo che il Soprintendente che si prodighi per la gestione e la comunicazione sia incentivato a farlo. Dai circoli viziosi si tratta di passare a quelli virtuosi. Per quanti luoghi speciali d’Italia valgono considerazioni di questo genere? Fino a poco fa’ mancava ogni didascalia perfino al Foro e al Palatino! Andrea Carandini Presidente del FAI © RIPRODUZIONE RISERVATA preghiera e meditazione. E che si è goduto lo spettacolo di veder accorrere drappelli di politici assonnati alla Santa Messa che aveva loro riservato: alle 7 di mattina. Meglio dunque i mattinieri dei tiratardi? L’Italia si starebbe allineando alle abitudini dei paesi «civili» del Nord Europa che scendono in pista di buonora, onorando il detto di Benjamin Franklin per cui «alzarsi presto e andare a letto presto fanno l’uomo sa- no, ricco, e saggio»? E forse anche un po’ santo — potremmo aggiungere noi — seguendo il rito di Francesco. Lontani i tempi in cui Emma Marcegaglia, allora Presidente di Confindustria, aveva dovuto ricordare in un’intervista a Fabio Fazio che «esiste un’altra Italia che va a letto presto e si sveglia presto, che lavora seriamente, fa impresa e si impegna». Erano gli anni del bunga bunga e Marcegaglia raccontava che rispondeva così anche a chi all’estero la interrogava sulle vicende di casa nostra. Molti gli scrittori convinti che le ore del mattino abbian l’oro in bocca e che aiutino la fantasia, da Alberto Moravia a Ernest Hemingway. Leggendarie, prima di quelle di Renzi, sono state d’altronde le telefonate mattutine di Gianni Agnelli, Franco Tatò, Giulio Andreotti: la sua fama di insonne era tale che i giornalisti nei tempi gloriosi si appostavano all’alba in automobile sotto casa per rubargli una dichiarazione. Una mattina uno di loro fu svegliato dal Presidente che tamburellava sul vetro: «Che fa, Stanganelli, dorme?». Per il potere la vigilanza insonne ha rappresentato spesso un’arma suggestiva: Napoleone, parecchio misogino, sosteneva che «agli uomini bastano 4 ore di sonno, alle donne 5, agli imbecilli 6». Ma ai tanti mattinieri smaniosi di performance si oppone anche una banda di tiratardi che ha parecchie armi in canna. Perché annovera fra le sue fila testimonial di tutto rispetto, da Cicerone che scriveva a letto a Winston Churchill che si faceva il pisolino il pomeriggio per godersi la cena serale, e si narra che a Yalta per alzarsi ben riposato si alternasse addirittura su due letti per sera. Tiratardi anche i presidenti americani Bill Clinton e Barack Obama (che fissa riunioni del suo staff alle 23) o alcuni manager come il melomane Francesco Micheli. Tiratardi programmatico Marcel Proust, che sul tempo si arrovellò parecchio e lo sfidava ogni sera non facendo mai finire le sue serate, quasi come il contemporaneo Vittorio Sgarbi che comincia a vivere sul far della sera. Una ricerca condotta dalla Us Air Force sulle sue reclute dice che i dormiglioni sono portatori sani di «pensiero laterale». D’altra parte la mente più brillante dell’ultimo periodo, Albert Einstein, amava dormire almeno 12 ore. E tra un pisolino e l’altro si è pensato la Teoria della Relatività. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 29 italia: 51575551575557 Tempiliberi Viaggi Benessere Food Moda L’età ideale: per lei e per lui Fonte: Barabino &Partners Occasioni mancate, cose non dette, struggimenti. Tornare indietro, in un tempo che si crede sia stato il migliore. È il racconto, tra narrazione e analisi, di «Le rose che non colsi. Psicologia del rimpianto» (Mondadori) della psicoterapeuta Gianna Schelotto. Ma a che punto della vita si vorrebbe «fermare il tempo»? donne 30-40 35% 29,22% uomini 26,83% 35,23% 20-30 72,5% Adesso Design Tecnologia 27,5% Famiglia Vita speciale Ingegnere e capitano dell’aeronautica, è la prima astronauta italiana. A novembre partirà per la stazione orbitale Samantha Cristoforetti «Nello spazio bisogna organizzarsi, come in campeggio. Gravity è un bel film, ma la scena fra Clooney e Bullock...» «D ecidere di fare l’astronauta non è come decidere di fare l’avvocato o l’architetto. Si devono verificare una serie di condizioni e ci vuole anche una buona dose di fortuna». E lei, Samantha Cristoforetti, ci è riuscita. Nel maggio del 2009 è stata la prima donna italiana selezionata dall’Agenzia spaziale europea, come astronauta appunto. «Ma quello è solo il primo passo, il vero sogno da realizzare è quello di andare nello spazio». Classe 1977, Samantha Cristoforetti è riuscita a centrare anche questo obiettivo e il prossimo 24 novembre partirà per la Stazione spaziale internazionale. Il primato si conferma: è, sarà, la prima donna italiana a varcare i confini del pianeta terra. «Sono cresciuta in montagna, con poco inquinamento luminoso e mi affascinava moltissimo guardare le stelle. Credo che tutto sia partito da lì», racconta. Ed è uno dei pochi particolari che svela della sua vita personale. Forse l’unico. Nespoli L’astronauta Paolo Nespoli, 54 anni, di Verano Brianza (Milano), sulla cyclette a bordo della ISS Tutto il mondo L’ingegnere e capitano dell’Aeronautica militare italiana Cristoforetti è una donna molto determinata e focalizzata sui suoi obiettivi. Non è sposata e non ha figli. Parla correntemente quattro lingue (inglese, francese, tedesco e russo), oltre all’italiano, e quando tornerà dalla missione, intorno al mese di maggio, vuole «imparare in modo definitivo anche il cinese». Ha vissuto in tutto il mondo, con il percorso di studi che l’ha portata a Monaco di Baviera, in Francia e in Russia e l’addestramento da pilota che le ha fatto scoprire gli Stati Uniti, e ha dell’Italia una bellissima percezione e considerazione. «Ho ricevuto un’ottima formazione scolastica. Ho avuto la possibilità di fare l’accademia militare e adesso, grazie all’Agenzia spaziale italiana che ha rapporti diretti con la Nasa e con l’Agenzia spaziale europea, di andare nello spazio». Bullock Sandra Bullock nel film «Gravity» di Alfonso Cuarón Nessun piano B Un percorso lungo, iniziato con la laurea in ingegneria aerospaziale: «In realtà non c’è mai stato un piano B. Quando si è giovani bisogna mettersi alla prova e prendere sempre la strada più difficile. Ci sono un sacco di reti di protezione, è il momento giusto». Lei lo ha fatto con il famoso concorso all’Esa per diventare astronauta. «Se non mi avessero preso o avessero scelto qualcun altro avrei continuato la carriera di pilota militare». La giusta dose di fortuna. O meglio, la fortuna (e la competenza necessaria) di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Adesso inizia la parte divertente perché il sogno, e siamo già al terzo in via di realizzazione, è quello di «condi- videre questa esperienza, comunicarla, rendere le persone partecipi. Come dice qualcuno, pulire la finestra e permettere loro di vedere oltre». Cristoforetti lo farà, come prima di lei gli italiani Paolo Nespoli e Luca Parmitano, con la connessione a Internet disponibile sulla stazione. «È un po’ lenta ma ci permette di fare qualsiasi cosa, anche telefonare con voip (solo audio verso numeri di telefoni mobili o fissi). Basta organizzarci con dei turni, come se fossimo in campeggio». Un campeggio di lusso, più che altro, perché sulla stazione c’è tutto: tablet per guardare film o ascoltare la musica, libri in formato elettronico e persino un piccolo dimostratore per la stampa a tre dimensioni. «È destinata a rivoluzionare la logistica. Invece di portare pezzi di ricambio che non serviranno ci si potrà limitare ai materiali con cui stampare i componenti in caso di bisogno». Libri di carta Sa quello che dice e parla con passione di tecnologia e affini, anche se per la lettura preferirà affidarsi alla carta. «Non credo proprio che mi metterò a leggere l’ultimo best seller, per quello ci sarà tempo quando torno. Sto pensando di portare dei libricini con una serie di scritti significativi per me sull’esplorazione dello spazio e sulla meraviglia davanti al cielo». Di suo, di personale, nient’altro. «Sono poco attaccata agli oggetti, porterò quelli di altre persone perché possano dire che questa catenina e quell’anello sono stati nello spazio». All’abbigliamento c’è chi ci penserà per lei, che invece tiene molto all’aspetto dell’alimentazione. «Lo spazio è un ambiente stressogeno, può creare squilibri a livello fisiologico. Io cercherò di far passare l’importanza del cibo non solo come fonte di energia ma come prima medicina. Quello che ingeriamo è fondamentale per farci stare bene, farci performare al massimo e garantirci un futuro in salute». Nello spazio non basta una buona dieta mediterranea, bisogna assicurarsi che gli alimenti mantengano una corretta consistenza, anche una buona appetibilità e che vengano applicate corrette tecniche di conservazione e imballaggio. Un mix di cucina e tecnologia. Cristoforetti si è affidata a una ditta italiana, la Argotec, e allo chef Stefano Polato. Olio e sgombri Bambina Samantha Cristoforetti a 6 anni nel cortile di casa sua in montagna Nella sua dispensa personale ci saranno «molti cereali integrali, che garantiscono una fonte di energia senza creare picchi di glicemia. La quinoa, lo sgombro. Il pesce azzurro serve come fonte di omega 3. E poi frutta, olio d’oliva». Osservare le reazioni del corpo in una condizione di microgravità è utile per la comunità scientifica perché si verificano una serie di processi analoghi a quelli sulla terra ferma, in tempi diversi ovviamente: «Si dice spesso che il corpo dell’astronauta nello spazio è il modello di invecchiamento con una serie di effetti che accadono in maniera accelerata». Perdita di massa muscolare e ossea, ad esempio. Il cibo è a ARMANDO ROTOLETTI/LUZPHOTO di MARTINA PENNISI Tra le stelle Trentasei anni, Samantha Cristoforetti è laureata in ingegneria aerospaziale ed è capitano dell’Aeronautica militare. Parla correntemente inglese, francesco, tedesco e russo e ha intenzione di studiare il cinese. Nel maggio del 2009 è stata la prima donna italiana selezionata dall’Agenzia spaziale europea: il 24 novembre partirà per la Stazione spaziale internazionale (Rotoletti/Luzphoto) ❜❜ Osare maggior ragione importante. Anche quando si parla di attività sportive Cristoforetti svela una particolare attenzione a corpo e spirito: «Mi piace camminare, fare hiking (escursionismo, nda) e yoga». Da giovani bisogna prendere Il film «vero» sempre la strada più La passeggiata che tutti si aspettano è quella difficile. Ci sono un sacco di fuori dalla base spaziale: un po’ perché l’abbiamo vista fare a Parmitano, un po’ perché il sucreti di protezione ❜❜ Invecchiare Il corpo dell’astronauta è il modello di invecchiamento accelerato. Mi piace camminare e fare yoga ❜❜ Mangiare Nella dispensa ci saranno cereali integrali, quinoa e pesce azzurro che serve come fonte di Omega 3 cesso cinematografico Gravity l’ha resa una pratica un po’ più familiare anche agli occhi del grande pubblico. «Sì, ho visto il film, mi hanno colpito bellezza estetica, effetti visivi e musica. Quello che succede però non è molto realistico». A partire, spiega, dal volo che separa George Clooney da Sandra Bullock in pochi secondi dopo la drammatica apertura del moschettone che li teneva uniti: «In realtà avrebbe solo continuato a fluttuare lì vicino». Al momento per Cristoforetti non è previsto alcun intervento fuori dalla stazione: «Ci stiamo comunque addestrando tutti (saranno in 6, nda) per questo. Se dovesse essere necessario è fondamentale che ogni astronauta sia preparato a uscire. Chiaramente mi piacerebbe che accadesse». Non c’è un briciolo di tensione o paura nella sua voce, né pensando all’eventuale momento a contatto con il nulla né alla missione. «Non lo so, forse mi entusiasma talmente tanto, ho così voglia di partire che a livello psicologico è impossibile avere anche preoccupazioni di qualsiasi genere». © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Tempi liberi Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Viaggi la formula Nuove tendenze L’effetto Babbo Natale e il divertimento intelligente Come dentro a una favola La strada che porta a Heidi di Fabrizio Guglielmini Non considerate Tunisi come una semplice «porta» ai resort sulla costa o ai tour nel deserto. La capitale tunisina, visitabile in assoluta tranquillità, offre motivi per un soggiorno dai tre ai cinque giorni, e non solo per i souk della Medina e i boulevard della città nuova. Sidi Bou Said e Cartagine sono due mete a pochi chilometri da qui e meritano altrettanta attenzione. Nella «ville nouvelle» uno stop obbligato è al museo del Bardo (www.bardomuseum.tn tel. 00216.71.513650) che custodisce una delle collezioni di mosaici antichi più importanti del mondo e un'esposizione di sculture Romane curata in collaborazione con il Louvre. La Medina, patrimonio dell’Umanità Unesco, ospita circa 700 monumenti, costruiti a partire dal dodicesimo secolo: procuratevi la mappa distribuita dall’Ufficio del turismo (Avenue Mohammed V 1 tel. 00216.71.34.10.77) perché contiene un percorso dettagliato con le soste al museo Dar Ben Abdallah alla Moschea Al Zaytouna (o dell’Olivo) e un itinerario fra decine di dimore nobiliari divise in sette zone. Per raggiungere Sidi Bou Said e le altre località della costa (compresa la fermata «Carthage Byrsa» per il sito archeologico) utilizzate la linea su rotaia TGM o gli economici taxi (chiedete sempre che il tassametro sia in funzione). A Sidi Bou Said, l’hotel Dar Said (Rue Toumi, tel. 00.216.717.296.66) nasce dalla ristrutturazione di una vecchia villa: oggi è un quattro stelle con 24 camere al centro del villaggio. Sidi fu «scoperta» dagli artisti Paul Klee e August Macke, attratti dai contrasti fra i bianchi e i blu elettrici della kasbah. Da adesso in poi le fioriture la rendono uno dei luoghi più affascinanti del Mediterraneo. Se il Café des Nattes (reso celebre da Colette e André Gide) è assediato dai turisti puntate al meno frequentato Café Sidi Chabaane. Si vola a Tunisi con Alitalia (Alitalia.com) e Tunisair (Tunisair.com.tn) & WPC Dalla Germania dei fratelli Grimm alla Toscana di Collodi (e Pinocchio): la corsa per «catturare» i baby turisti Medio raggio La Medina e Cartagine Ecco perché vedere Tunisi µGTC D eve piacere al bambino, ma a decidere sono i genitori. Nel 2013 oltre 5 milioni di famiglie hanno dovuto scegliere una meta divertente, ma intelligente, per la vacanza con i propri figli. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sul turismo giovanile l’esercito che si sposta ogni anno è di 7 milioni e 800 mila ragazzi sotto i 18 anni, di cui una buona fetta è rappresentata dai bambini. «Il turismo si è subito accorto di questi piccoli viaggiatori, formulando itinerari mirati», dice Chiara Rosati, fondatrice del sito www.bimboinviaggio.com, una specie di bussola per genitori smarriti alla vigilia delle vacanze. «Quelli che si ispirano al mondo della fiaba sono diventati un modo più istruttivo di viaggiare rispetto ai parchi di divertimento tra- dizionali: andare a Rovaniemi, durante le vacanze di Natale, è per esempio l’occasione per vedere un vero ufficio postale ma con gli impiegati che vestiti da elfi smistano le lettere». La Svizzera di Heidi Il personaggio è così trasversale e di lunga tenuta, che andare alla ricerca della baita di Heidi è un’avventura per grandi e bambini. A Oberrofels, in Svizzera, c’è la casa del «vecchio della montagna», il nonno del personaggio inventato da Johanna Spyri, che trascorreva le sue vacanze a Maienfeld, un paesino di 2.000 anime al Il piccolo esercito Secondo l’Osservatorio nazionale sul turismo giovanile ogni anno sono 7 milioni e 800 mila gli under 18 anni che vanno in vacanza confine con il Principato del Liechtenstein e attaccato a Oberrofels. La fama ultracentenaria per l’ottimo vino Maienfelder prodotto nelle vigne del territorio è stata quasi superata da quella della casa-museo di Heidi. Raggiungerla è un’avventura nell’avventura: si può partire da Tirano o da St. Moritz a bordo del trenino rosso Bernina. Dalla stazione, una passeggiata di 30 minuti conduce ad Oberrofels, per tutti ormai «Heididorf», la casa di Heidi: qui, ad attendervi, troverete anche le celebri caprette. La treccia dalla torretta Trendelburg è la città di Raperonzolo dove i fratelli Grimm hanno vissuto diversi anni: la storia della principessa imprigionata in una torre senza porte che incontra il principe calando giù la sua lunga treccia di capelli ispira le stanze di una torretta dell’Hotel Burg Trendelburg. Vent’anni fa il castello medievale è stato acquistato da una coppia appassionata di leggende che ha riportato in vita la fiaba di Rape- Dove dormire Germania A Trendelburg, l’Hotel Burg Trendelburg è in un castello medievale nella regione dell’Assia. Qui rivive la fiaba di Raperonzolo. Le camere sono 22 (www.burg-hoteltrendelburg.com), i prezzi da 105 euro a stanza 1GNNC)QTGUVCFK6JGTYQQF EQOG5QDKP+QQF DKP+QQF 1GNNC&QPVGCFK1QVVKPIJCOUJKTG CFK1QVVKPIJCOUJKTG KP,PIJKNVGTTCUKVTKXCNC0CLQT2CM CUKVTKXCNC0CLQT2CM SWGTEKCEJGUGEQPFQ WPCITCPFGSWGTEKCEJGUGEQPFQ NCNGIIGPFCGTCKNEQXQRTKPEKRCNG GTCKNEQXQRTKPEKRCNG QF FK5QDKP+QQF Svizzera A pochi metri dalla casa di Heidi, si dorme all’hotel Heidiof, 15 stanze con vista sulle montagne svizzere e mobili in cirmolo. Da 70 euro a stanza (www.heidihof.ch). India Pench National Park è un campo tendato nel Madhya Pradesh per immergersi nel Libro della Giungla: un cartello con Mogwli, accoglie i visitatori, che possono incontrare gli animali con le guide del luogo (www.tajhotels.com) ronzolo: proprio da aprile a ottobre l’hotel organizza una rappresentazione della favola, con tanto di treccia che pende dalla torre. Per i grandi c’è la cucina con i prodotti regionali del Café Rapunzelsaal e le torte fatte in casa. Sempre in Germania, lungo la Märchenstraße, ovvero il «Sentiero delle fiabe», capita di incrociare La Bella Addormentata del Bosco, Cappuccetto Rosso e il Pifferaio Magico. La strada di 600 km collega Brema ad Hanau passando per i luoghi che hanno fatto da sfondo alle favole dei Grimm: a Brema si assiste alla rappresentazione all’aperto de «I Quattro Musicanti di Brema». Lungo il tragitto che porta ad Hamelin Parigi Ricostruiti cinque habitat Aspettare per vedere gli animali nascosti A Vincennes apre lo zoo «al contrario» U na delle migliori difese dell’idea stessa di zoo l’ha scritta Yann Martel nel romanzo Vita di Pi (Piemme): «Lo zoo è per gli animali quello che la casa è per noi: un luogo circoscritto in un cui viene raccolto e organizzato ciò che ci serve. Per un animale il recinto non è una soluzione peggiore o migliore del suo habitat di origine. Uno zoo ben concepito è un luogo di coincidenze ben calcolate: nel punto esatto in cui un animale ci dice Fuori! con l’urina o altre secrezioni, noi gli rispondiamo Dentro! con le nostre barriere. In queste condizioni di armonia diplomatica dove gli animali sono soddisfatti, e noi rilassati, possiamo osservarci a vicenda». Il nuovo zoo di Vincennes, che riapre domani a Parigi dopo una ristrutturazione durata cinque anni, porta talmente all’estremo questa nozione di «armonia diplomati- Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 31 italia: 51575551575557 ,P6XK\\GTCPGNNCOKVKEC DCKVCFK+GKFK CNNCUEQRGTVCFGNNC&CUC FK3KPQEEJKQ 7QUECPC9KNNC*CT\QPKPGNNCHQVQ KNRCTEQFGNNCXKNNCCNWKFGFKECVQ G CN %CDDQ1CV1GNNGRKC\\GFK5KXQNK7QTKPQ 3RCTTC XQNVC ,P,VCNKC 0CKGPHGNF/KGEJVGPUVGKP PGNNCNQECNKViFK2DGTTQHGNU QXXGTQ+GKFKFQTH 3CGUGFK+GKFK ITC\KGCNN¶CTVKUVC&CTOGNQ*KCOOGNNQ ³,N9KNNCIIKQFK%CDDQ1CVCNG´ Il progetto Cinque anni in navigazione La missione di Mediterranea ,P*GTOCPKCUWNUGPVKGTQ FGK)TCVGNNK*TKOO /C%GNNC$FFQTOGPVCVC FGN%QUEQ&CRRWEEGVVQ5QUUQ GKN3KHHGTCKQ0CIKEQTKXKXQPQ GKN3KHHGTCKQ NWPIQNC0kTEJGPUVTCGQXXGTQ NWPIQNC0kT KN³6GPVKGTQFGNNGHKCDG´ KN³6GPVKGTQF EJGEQNNGIC%TGOCCF+CPCW EJGEQNNGIC% 7TC)TCPEKCG&QTPQXCINKC ,P'CPKOCTECEQP+CPU &JTKUVKCP$PFGTUGP $2FGPUG,NRCTEQFK)[TVQLGV FQXGUKRQUUQPQKPEQPVTCTG KN%TWVVQ$PCVTQEEQNQ GNC3TKPEKRGUUCUWN3KUGNNQ CNNC7CXQNC5QVQPFC FK5G$TV~ $7KPVCIGNKP&QTPQXCINKC RGTXKUKVCTGNGTQXKPG FGN.KPI$TVJWT¶U&CUVNG $/QPFTCUWNNGVTCEEG FK6JGTNQEM+QNOGU /Q³6JGTNQEM+QNOGU:CNMKPI 7QWT´QHHGTVQFC/QPFQP:CNMU conviene fermarsi nel quartiere medievale di Schnoor, tra antiche casette di pescatori e botteghe tipiche. L’acchiappatopi più famoso del mondo fa gli onori di casa ad Hamelin, dove rivivono i fasti del giovane eroe che con il piffero libera la città dai ratti. Il momento per visitarla è ora: a maggio a settembre, nel giardino civico, ogni domenica c’è una rappresentazione ispirata alla fiaba, e di mercoledì viene messo in scena il musical della storia nella Hochzeitshaus-Terrasse. Proseguendo si incontra il bosco di Cappuccetto Rosso, a Schwalmstad, e con curioso tempismo appare anche Cenerentola, che oggi abita nel castello rinascimentale di ca» tra animale e uomo da rendere più difficile del solito osservarci a vicenda: il caimano resta lontano nell’ombra, il giaguaro Aramis continua a fare la siesta dietro una roccia e non c’è modo di vederlo, le 15 giraffe non sono ancora abituate ai visitatori e preferiscono non uscire dal loro rifugio notturno. Nella giornata di anteprima, si riesce a intravedere per un istante il lupo Diablo dopo avere atteso a lungo la sua apparizione dietro a un cespuglio. Alla fine, la sensazione è che la nuova disposizione di uno dei più grandi zoo d’Europa sia un successo, a patto di non avere fretta. «Non sono gli animali che vengono esposti agli uomini ma gli uomini che sono invitati a scoprire gli animali», spiega la direttrice del parco Sophia Ferreira Le Morvan. Per 22 euro i visitatori hanno accesso a cinque grandi ricostruzioni di am- Da Est a Ovest Nel campo tendato in India si entra nel Libro della Giungla. A Orlando, in Florida, si dorme a casa di Topolino bienti naturali — la Patagonia, il Sahel-Sudan, l’Europa, l’Amazzonica-Guyana e il Madagascar — dove vivono 190 specie e in totale un migliaio di animali. «Sono un po’ meno numerosi che in altri zoo, ma vogliamo insegnare ai visitatori a esercitare il loro sguardo, a fare lo sforzo di pazientare in silenzio fino a quando l’animale ha finito di Polle, con vista sulla valle del Weser. Da Collodi a Orlando Se per il burattino i viaggi iniziavano in groppa a un tonno e finivano nella pancia di una balena, i suoi piccoli ammiratori possono semplicemente fermarsi a Collodi, dove oggi c’è proprio la Casa di Pinocchio. La leggenda racconta che nella cucina della seicentesca Villa Garzoni, monumento nazionale immerso in un bel giardino barocco, Collodi, avrebbe scritto la favola più poetica del mondo: la casa dista circa 200 metri dall’entrata del parco dedicato a Pinocchio, dove c’è anche l’abitazione della fata In gruppo Le giraffe allo zoo di Vincennes, che riapre domani a Parigi dopo 5 anni di ristrutturazione Gli animali non vivono in gabbie ma in ambienti che ricostruiscono il loro habitat turchina. I personaggi del passato continuano ad affascinare i bambini di oggi: secondo una ricerca dell’Università di Glasgow su 7644 persone (di cui 600 italiani) suddivisi in tre generazioni (nonni, genitori e figli), Topolino è l’eroe Disney più popolare e convive con successo accanto a nuovi eroi come Jack Sparrow, della saga dei Pirati dei Caraibi. Per vedere Topolino da vicino si va lontano, in Florida: qui il nuovo Four Seasons di Orlando (apertura agosto 2014) è costruito proprio dentro al parco di Disneyworld e le avventure con i personaggi Disney proseguono molto più a lungo del tempo di validità del biglietto (www.foursea- riposare ed esce dalla sua tana». L’evoluzione degli zoo accompagna quella delle società: nell’Ottocento, epoca della loro maggiore diffusione, gli zoo sono concepiti con gusto enciclopedico come una collezione di esseri viventi, e del resto anche gli uomini vengono esposti. Geoffroy de SaintHilaire, direttore del Jardin sons.com/orlando/). Dall’altra parte del mondo, in India, si entra nel Libro della Giungla: il Baghvan - Pench National Park è uno dei campi tendati di Taj Safaris nel Madhya Pradesh conosciuto anche come la terra di Mowgli. Qui i piccoli entrano nel set di una delle favole più avventurose: scrivendo il libro Kipling si ispirò proprio a questo parco dove un cartello con Mogwli accoglie i bambini, che possono poi esplorare la giungla e incontrare vedere dal vivo gli animali. d’acclimatation, organizza a Parigi «spettacoli etnografici» con eschimesi e nubiani, e la «venere ottentotta» Sarah Sartjie, dell’etnia sudafricana Khoisan, viene esibita prima a Londra poi a Parigi. I suoi genitali e il suo cervello rimasero esposti al pubblico al Musée de l’Homme fino al 1974, finché Mandela nel 2002, appena eletto presidente, ottenne il rimpatrio dei resti. Quell’era è fortunatamente lontana, anche per gli animali. Se ancora negli anni Cinquanta gli zoo prevedevano spettacoli di animazione e i domatori entravano nelle gabbie dei leoni per divertire il pubblico, uno zoo moderno si vuole più come una riproduzione in piccolo dell’ambiente naturale degli animali che come una specie di circo. «Questo non è un parco di attrazioni», dice Thomas Grenon, il direttore del Museo di Storia naturale dal quale lo Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA zoo di Vincennes dipende dalla sua creazione nel 1934, e gli animali non sono stelle dello spettacolo come nel film «Madagascar». Il benessere degli ospiti è la priorità, e al pubblico viene chiesto di immaginarsi più come esploratori che come spettatori, a costo di portare pazienza e andare a cercarsi gli animali. Nella enorme serra che produce artificialmente i climi della Amazzonia-Guyana e del Madagascar, la paesaggista Jacqueline Osty ha potuto usare la vegetazione tropicale per «ricreare ambienti che appartengono al nostro immaginario» e ospitare centinaia di uccelli che volano liberamente. Avvistare un pappagallo non è scontato, ma la ricompensa per la pazienza e il rispetto. Stefano Montefiori StefMontefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Manca poco più di un mese al via di Mediterranea (sopra), la barca a vela che salperà il prossimo 17 maggio da San Benedetto del Tronto e navigherà per 5 anni tra Mediterraneo, Mar Nero e Mar Rosso. La spedizione italiana, la prima esperienza al mondo di co-sailing, nasce con un intento di ricerca nautica, culturale e scientifica: il due alberi di 60 piedi (18 metri) navigherà per i tre continenti europeo, asiatico e africano. Nata da un gruppo di appassionati di navigazione, tra cui lo scrittore e marinaio Simone Perotti, la spedizione si concluderà a Genova dopo aver percorso circa 20.000 miglia (32.000 km), facendo scalo in oltre 100 centri costieri di 29 paesi con un equipaggio che si darà il cambio. Tra gli obiettivi del progetto c’è l’incontro con intellettuali ed artisti, filosofi e operatori culturali per fronteggiare la crisi intellettuale, morale e civile dell’epoca. Tra i primi nomi ci sono Gianluca Solera, Daniele Biacchessi, Ersi Sotiropoulos, Petros Markaris, Sotiris Chatzakis, Denys Zacharopoulos e molti altri. Mediterranea ha stipulato accordi di collaborazione scientifica e opererà come «laboratorio galleggiante» svolgendo ricerche ed esperimenti insieme ai ricercatori britannici del Sahfos, al professore Ferdinando Boero dell’Università del Salento e Cnr-Ismar, all’Università di Siena, al Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti climatici. La spedizione nasce anche per riportare l’attenzione sui valori della marineria: in attesa del patrocinio del Presidente della Repubblica e del Ministero degli Esteri, ha già ottenuto il sostegno del Comando Generale Capitanerie di Porto, Lega Navale Italiana, Iic di Istanbul. Mediterranea sarà alimentata solo da fonti rinnovabili (solare ed eolico) e lungo la sua rotta diffonderà notizie sul sito www.progettomediterranea.co m e attraverso le mediapartnership con l’Ansa (AnsaMed e AnsaMare) e con il Corriere della Sera (nelle pagine Viaggi sul sito www.corriere.it a cura di DOVE). © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Tempi liberi Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sapori & amori L’ingrediente Il segreto: per friggere va bene qualsiasi tipo Il Pane di segale Farina, la bussola per scegliere sempre quella perfetta In Sicilia Con lievito e acqua diventa una scultura Pane che nutre. Non soltanto lo stomaco. E chi l’ha detto che l’arte e la cultura in generale non danno da mangiare? Basta guardare un po’ più in alto. Magari alle suggestive installazioni pasquali di San Biagio Platani, paesino dell’entroterra agrigentino che ha recuperato una tradizione settecentesca. Quella di realizzare vere e proprie architetture di pane: archi, porte, cupole, fontane (nella foto uno degli archi realizzati l’anno scorso). All’opera i panificatori di due confraternite locali in competizione: quella dei «Signurara» e quella dei «Madunnara». Le loro opere, che verranno inaugurate la domenica di Pasqua e resteranno in allestimento fino al 18 maggio, acquistano suggestioni sempre nuove che trascendono l’ispirazione religiosa. Quest’anno, ad esempio, la tradizionale festa degli «Archi di Pane», a cura di Agorà con la direzione artistica di Tanino Bonifacio, è dedicata al centenario di Mario Luzi. In omaggio al poeta, Marco Nereo Rotelli assieme a Mimmo Di Cesare (scultore), Letterio Pomara (fotografo) e Carmelo Navarra (pittore locale) imprimeranno nel pane la poesia. In particolare Rotelli, che fu amico personale di Luzi, inciderà su uno degli archi un verso tratto dalla poesia Tra quattro mura: «E penso al pane della salvezza tenuto in serbo, .... e altro non desidero che il mare e il vento». Parole di pane ad altezza d’uomo, per dare forma al desiderio di nutrire corpo e anima. Saranno inserite nelle architetture realizzate dalle maestranze locali e poi custodite nel museo degli Archi di Pane (www.archidipane.com). C. R. d’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA I n ciascun sacco la sua farina. Ma c’è una farina per ogni piatto? Ve ne sarete accorti, non esistono solo la 0 e la 00. Gli scaffali di alimentari e supermercati sono invasi di sacchi variopinti: farine bianche e integrali, di frumento ma anche di mais, segale, farro, riso, orzo, ceci, castagne... E poi la kamut e la Manitoba, diventate quasi due star. Ora avanza la fama di Quinoa e Amaranto, che non sono però cereali: si ottengono macinando due piante erbacee, la prima della famiglia delle Chenopodiaceae (quella degli spinaci e della barbabietola), l’altra, l’Amaranto, originaria dell’America centrale, forse già nota agli antichi greci, ora in grande spolvero (scusate il gioco di parole) per le sue proprietà nutritive (ricca di proteine e sali minerali). Vi siete persi? Dovete preparare una torta oggi e una impanatura per frittura domani e non sapete quale farina mettere nel vostro sacco? Sfatiamo subito un mito: non esiste una farina per la frittura. O meglio, qualsiasi farina va bene. Parola di esperto. «Quella farina lì va bene per friggere è un modo di dire che usiamo nel mondo mugnaio — spiega Claudio Grossi, coltivatore di cereali rari sulle colline parmensi — per disprezzare una farina, perché una qualunque va bene per friggere». Mito sfatato. Saranno ora gli addetti ai lavori — coltivatori, mugnai, panificatori — a suggerire quale farina comprare, per fare cosa, e perché. Una piccola bussola per orientarsi nella vera e propria «farinomania». Non è certo casuale che il fenomeno sia scoppiato ora, contestualmente al ritorno al pane fatto in casa che — complice la crisi, ma anche l’esigenza di tradizioni antiche e la ricerca di cibo sano, con ingredienti tracciati — sta contagiando proprio tutti. Ecco come scegliere la farina più adatta. Meglio, soprattutto per i principianti, che abbia molto glutine. Non fatevi suggestionare dalla diffusione della celiachia: se non siete intolleranti, sappiate che il glutine non è altro che una proteina che determina la struttura della pasta creando una maglia che tiene, come una rete, la lievitazione. Ecco spiegato perché la Manitoba, tipica farina di forza (così si chiamano quelle ricche di proteine) è particolarmente adatta per la preparazione di dolci cresciuti, brioche e panettoni. Se volete preparare in casa un pane lievitato come la michetta dovrete quindi acquistare una farina di forza (le proteine indicate in etichetta devono superare il 13%). Con una farina di media forza potreste invece preparare pani di campagna, mentre se volete fare la pasta frolla dovrete optare per una farina che abbia al massi- INGREDIENTI Bianche, integrali, di frumento o mais e segale: una facile guida per orientarsi tra gli scaffali E non fare errori «fatali» Quinoa e Amaranto, le due nuove star del momento 20 Le farine alternative Ricche di fibre le farine integrali di frumento, mais, riso, segale, farro, avena, orzo, kamut, grano saraceno, miglio, amaranto e teff. A garantire un’alimentazione varia anche le farina di legumi, patate, soia. Per i dolci quelle di castagne, di mandorle e la Manitoba. La maizena dona morbidezza. La tapioca, molto digeribile, è ideale per neonati e anziani Racconti di Cucina di Angela Frenda Il pane cucinato in pentola con i semi di papavero F mo l’8 per cento di proteine. Attenzione: meno glutine c’è e più l’impasto sarà delicato e dovrà quindi essere lavorato poco, delicatamente. Non c’è solo il frumento. Una curiosità, l’Italia del pane è spaccata in quattro: al nord si usa il grano tenero; sulle Alpi la segale; al centro prevalentemente il farro; al sud il grano duro (quello della pasta) che resiste bene alla siccità. Dentro e fuori i confini nazionali c’è poi una riscoperta dei grani antichi. Ormai onnipresente è il kamut, nome commerciale del grano Khorasan, molto digeribile. Niente a che vedere con l’integrale: tutte le farine possono essere integrali, cioè poco raffinate e pertanto ricche di fibre e pertanto indicate nelle diete. Mentre avvicinandosi allo 00 (in una scala ascendente che, dopo integrale e semi-integrale, va verso il 2) la farina è sempre più bianca e raffinata. «Un tempo considerata la più preziosa, in realtà è la più povera». Lo sottolinea Davide Longoni, panificatore artigiano brianzolo che sta recuperando le antiche tecniche di lievitazione naturale con pasta madre per la panificazione con cereali minori come segale, farro e orzo. «Il grano antico non fa il pane più buono. È un percorso culturale, perché richiede agricolture biologiche rispettose dell’ambiente e della salute», dice Silvio Grassi, Ad dell’azienda di famiglia (Molino Grassi) che tra un mese lancerà il Grano del Miracolo, ri-scoperto da Claudio Grossi dai chicchi conservati da suo nonno (classe 1898) in soffitta. C’è di nuovo il pane di una volta. Solo che una volta ogni farina andava bene per tutto. Ora divertitevi con quella di riso (per biscotti) o di orzo (per freselle). Oppure addolcitevi con la Manitoba. are il pane in casa per me è una sorta di rito. Da quando poi ho scoperto la ricetta di Jim Lahey, un momento irrinunciabile. Di questo metodo mi sono innamorata quasi subito, grazie all’intuizione di questo panettiere newyorkese un po’ speciale. Sua, infatti, la formula del pane in pentola di ghisa. Una sera, mentre tutti dormivano in casa, l’ho provata. Ed è stata un’esperienza magica. Il trucco di Jim è che la cottura mantiene umido e morbido l’impasto, proprio come in un forno a vapore. Noi proveremo a farla insieme, oggi, nella mia videoricetta di Racconti di cucina su Corriere.it Attrezzatura: una pentola pesante di ghisa da 26-28 cm di diametro Ingredienti per una pagnotta da 25 cm di diametro e circa 500 grammi 400 gr di farina di tipo 0, sale, 1 gr lievito secco attivo, 300 gr acqua fredda (13/18 gradi), crusca, farina Caterina Ruggi d’Aragona © RIPRODUZIONE RISERVATA PRE-IMPASTO 200 gr. di lievito madre 250 gr. di farina integrale di segale 250 ml di acqua 28° C IMPASTO 700 gr. di pasta madre 400 gr di farina integrale di segale 200 gr di farina di frumento 400 ml di acqua 20 gr. di sale PREPARAZIONE 9 ore COTTURA 60 minuti FIORETTO DI MAIS Farina di mais a macinatura molto fine adatta per la preparazione di biscotti. In Lombardia viene utilizzata per il pane giallo dei contadini Foto: Claudia Ferri Le foto Le fasi finali della preparazione del pane: l’estrazione dalla pentola e la pagnotta finita (foto Claudia Ferri) di mais o semi di sesamo per spolverare. Preparazione: mescolate la farina, il sale e il lievito in una ciotola di dimensioni medie. Aggiungete l’acqua e girate, con il cucchiaio di legno o con la mano, per 30 secondi circa, fino ad avere un impasto bagnato e appiccicoso. Deve essere molto appiccicoso. Se non lo è aggiungete due cucchiai di acqua. Coprite la ciotola con un piatto, un canovaccio o la pellicola e lasciate riposare a temperatura ambiente (22 gradi circa) in un posto che non sia colpito dalla luce diretta del sole, FARINA MANITOBA Tipica farina di forza, ossia ricca di proteine (glutine), è particolarmente adatta per la preparazione di dolci lievitati, brioche e panettoni finché l’impasto è raddoppiato e la superficie è punteggiata di bollicine. Ci vorranno 12 /18 ore max. Questa lievitazione lenta è la chiave del sapore. Quando la prima lievitazione è completa, infarinate il piano di lavoro. Rovesciate l’impasto. Non aggiungere farina. Modellatelo con le mani infarinate per ottenere un disco. Mettete un canovaccio di cotone o di lino sul piano di lavoro e spolveratelo con abbondante crusca, farina di mais o semi di sesamo. Ripiegatelo e aggiungete crusca e semi di sesamo. Lasciate lievitare per 1o 2 ore in posto caldo. L’impasto è pronto quando raddoppiato di volume mezz’ora prima del termine della seconda lievitazione. Riscaldate il forno a 245 gradi,e sulla griglia bassa mettete la pentola di ghisa. Poi tirate fuori dal forno la pentola e cospargete l’impasto con farina 0 o crusca. Sollevatelo e rovesciatelo nella pentola. Mettete il coperchio e infornate per 30 minuti. Togliete il coperchio e lasciate per altri 15 o max 30 minuti. Tirate fuori e fate raffreddare su una griglia. Aggiungete semi di sesamo o papavero per decorare. angelafrenda cucina.corriere.it Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 33 italia: 51575551575557 Le fasi 1 2 Laa ricetta rricet icetta ta ddii D DAVIDE LONGONI LA PASTA MADRE Impasto con co le farine la madre cconservata in frigorif frig or ero per rivitalizzarla frigorifero 4 FARINA DI CECI Usata per la cecina tipica nel livornese e per le crespelle. Ricca di magnesio, folato e Omega 3, contrasta i disturbi circolatori e il colesterolo «cattivo» FARINA DI FARRO Grano bicocco diffuso nell’antica Roma, ha pochissimo glutine. Per pani di campagna molto profumati e saporiti FARINA DI RISO Priva di glutine, è molto pesante e poco adatta alla panificazione (mai in purezza). Ottima per biscotti o pasta alternativa L’IMPAST L’IMPASTO Quando è fermentato lascio riposare tr tre ore. Poi impasto con acqu aacquaa e sale 5 3 IL COMP COMPOSTO POS Lavoro fifino a ottenere un comp post omogeneo, composto privoo ddi gru priv grumi 6 Chef Tre stelle da 46 anni La saga di Troisgros PRIMA LI LIEVITAZIONE Lascio 2 oore l’impasto sotto un panno per evitare che sba sbal zi term sbalzi termici lo danneggino 7 LA PAGNO PAGNOTTA Formo una un pagnotta senza stro stropicciare l’impastoo ormai ferm orma fermentato 8 IL PENNELLO Inumidisco la pagnotta con acqua per rallentare la formazione della crosta SECOND SECONDA DA LIEVITAZIONE infarino La infari in e la faccio riposare 2 ore in un u cestino, sotto una telaa ddi cotone 9 LA COTTURA In forno ben caldo (220° C) per 50-60 min, preferibilmente sopra una pietra IL TAMBURELLO La pagnotta è cotta quando il picchiettio sul suo fondo la fa suonare come un tamburello Foto: Stockfood Foto FARINA INTEGRALE DI ORZO Utilizzata come taglio per il pane (max 20%) e, in Puglia, per le freselle. NB: Tutte le farine integrali sono indicate nelle diete L’ARTIGIANO GIANO g ni, ««panificatore panificatore Davide Longon Longoni, no» bria anzolo. R ecupera artigiano» brianzolo. Recupera vittazione nnaturale aturale tecnichee di liev lievitazione ta mad dre e ccereali ereali minori con pasta madre amut, aaltro) ltro) (segale,, farro, kkamut, ti a piet tra. CCollabora ollaabora con macinati pietra. ood. A m aggio uuscirà scirà il suo Slow Food. maggio ibro: Il ssenso enso ddii Davide Davide per nuovo libro: a. Storiaa ddii pane pane e passione. la farina. resa tutt ta iitaliana taliana Un’impresa tutta nte alle G razie) (ed. Ponte Grazie) Dolcezze Croccante e sottile: istruzioni per l’uovo. Di cioccolato P rezzo, etichetta, croccantezza. L’uovo di Pasqua perfetto si riconosce così. «Non deve costare troppo poco, altrimenti significa che è industriale. E un buon uovo di Pasqua è per definizione artigianale. Non deve contenere più di due ingredienti: cacao e zucchero. Eventualmente il latte, se il cioccolato non è fondente. Infine, quando lo si assaggia deve fare snap, come si dice in gergo. Cioè essere croccante». A parlare è Guido Gobino, maître chocolatier torinese, figlio d’arte, titolare di un laboratorio di lavorazione del cioccolato aperto dal padre Giuseppe nel 1964. Gobino elenca la sua miniguida per consumatori pasquali tutto d’un fiato, con una premessa: «Quando dico che è meglio spendere un po’ di più e comprare un uovo buono, non lo dico per interesse personale. Lo dico perché il cioccolato industriale può contenere dei grassi che non fanno affatto bene alla salute. Gli stessi consumatori ne diventano man mano sempre più consapevoli: negli ultimi anni ho visto che si acquistano meno uova rispetto a un tempo, ma di qualità migliore. Anche il peso sta diminuendo: se fino a qualche anno fa Maître chocolatier Guido Gobino andavano le uova da chilo, cioccolato deve essere usato al adesso la misura standard si è massimo della sua purezza. dimezzata. Sono tendenze giuste». «Bisogna guardare l’etichetta: se Ecco i consigli del maître, allora: c’è scritto cacao e zucchero l’uovo è «Un uovo buono costa dai 30 euro di ottima qualità. Se il cioccolato è al chilo in su. Questo è il primo al latte il terzo ingrediente deve indicatore per orientarsi». Poi: il essere il latte, non il lattosio o il siero di latte. Attenzione a questi aspetti, sono fondamentali». Superati i primi due passaggi, bisogna aspettare di aprire l’uovo per essere sicuri di aver fatto una buona scelta. Queste le indicazioni: «Il guscio di cioccolato deve essere sottile, non più di tre millimetri. Deve essere croccante, divertente da masticare. Allora significa che il cioccolato è stato lavorato bene». Una volta degustato, però, non bisogna commettere l’errore di metterlo in frigo: «I frigoriferi di casa sono luoghi umidi, tolgono al cioccolato il suo gusto. Meglio conservare l’uovo a temperatura ambiente avvolto nella stagnola, a un massimo di 22 gradi. Oppure sciogliere il cioccolato e usarlo per preparare dolci o bevande». Ma non si può parlare di uova di Pasqua senza citare la sorpresa. «Certo, la sorpresa è parte integrante dell’uovo. Per portarne a casa una carina si deve puntare su uova di qualità. Il costo dell’uovo è strettamente legato a quello della sorpresa: più l’uovo è caro, più l’omaggio sarà bello». Ultimo consiglio: meglio prediligere le uova di cioccolato fondente o vanno bene anche le variazioni? «Per me il cioccolato vero è quello fondente. Non è un caso che gli appassionati degustino quello. Ma vanno bene anche le variazioni, purché si mantenga una qualità di base». Alessandra Dal Monte @Ale_Dalmo Tre stelle Michelin dal 1968 senza mai una défaillance. Una cucina ricca di riferimenti e suggestioni, molto spesso italiane. Come le «anguille e seppie alla saltimbocca» e i «cannelloni tiepidi ripieni di caprino ed erbe», chiamati così nel menu francese. «Ho due fonti d’ispirazione: l’Italia, che adoro perché mia mamma è di origini friulane, e il Giappone». Michel Troisgros (foto), 56 anni, è l’erede di tre generazioni di grandi chef. Il padre Pierre e lo zio Jean hanno formato Gualtiero Marchesi negli anni Settanta. Il nonno JeanBaptiste ha aperto per primo il ristorante di famiglia a Roanne, 90 chilometri da Lione, davanti alla stazione ferroviaria. Oltre ottant’anni dopo Michel annuncia il trasloco: «Ci trasferiamo in campagna, a 5 chilometri da Roanne. La “Maison Troisgros” diventerà un hotel e un ristorante agricolo. Era il mio sogno, finalmente entro due-tre anni riuscirò a realizzarlo. Io gestirò il ristorante insieme ai miei figli, mia moglie si occuperà dell’albergo. Ci sarà l’orto, avremo i nostri prodotti, sarà un luogo completo». Il suo entusiasmo è tangibile. Come l’amore per la cucina: «Per me è un atto di generosità verso gli altri». Ci mette così tanta passione che se gli si chiede qual è il suo piatto meglio riuscito, Michel Troisgros non sa rispondere: «Li studio tutti con tanta cura». La pietanza italiana preferita, invece, gli viene in mente subito: «Gnocchi di patate con sugo al pomodoro. Me li faceva la nonna a Buja, vicino Udine, da ragazzino». Ma come si fa a mantenere tre stelle Michelin dal 1968? «Non lo so. I miei occhi brillano. Forse la risposta è questa». A.D.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Tempi liberi Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sapori & amori Saranno cuochi Nel carcere di Bollate, dove si studia da chef: morbidelle di tacchino, bavarese e la volontà di rimettersi in gioco 7 Il libro Storie di donne ai fornelli: dalla medicina alla televisione Crespelle alla valdostana Morbidelle al curry Bavarese all’arancia Le ha preparate Francesco Stagnitto, 28 anni, originario di Caltanissetta. Uscirà dal carcere tra 7 anni. Sogna di aprire un ristorante con il fratello Davide Questi bocconcini di tacchino li ha preparati Ramon Villarroel, 44 anni, di Santiago del Cile. Uscirà dal carcere nel 2020. Prepara le torte per i parenti dei detenuti L’aiutante è Gaetano Papa (il piatto è di Mario), 46 anni, del Trapanese. Starà «dentro» fino al 2019, poi vorrebbe aprire un ristorante self service (Duilio Piaggesi/Fotogramma) Le crespelle di Francesco Che sarà libero fra 7 anni Il cibo, i modi di cucinarlo e consumarlo, possono narrare un paese meglio di tante approfondite cronache storiche. La cucina, che in Italia regna sempre più sovrana, ha una memoria. Che forse è da recuperare ora più che mai. È quello che si propone di fare Stefania Aphel Barzini nel suo libro Fornelli d’Italia (Mondadori). Un viaggio nel tempo e nei tempi della nostra terra, raccontato da un punto di vista originale: le tante cuoche che si sono avvicendate nelle cucine delle nostre case. Dunque ricostruire la storia d’Italia con occhi femminili, attraverso il cibo. Si parte da fine Ottocento con Marietta Sabatini, domestica e aiutante di Pellegrino Artusi, e con la cuoca-medico Amalia Moretti Foggia Della Rovere (al secolo Petronilla). Nei primi decenni del Novecento con Lidia Morelli, che chiudeva «mussolinianamente» i suoi libri con l’esortazione: «Credere, obbedire, combattere». Poi il dopoguerra, il boom economico. Le donne ne usciranno trasformate grazie all’invenzione di sofisticati elettrodomestici, oltre a tantissimi prodotti nuovi. Infine, a poco a poco, l’arrivo delle donne migranti, che entrano nelle nostre case e portano in tavola gli ingredienti delle loro terre d’origine, cambiando anche le nostre abitudini alimentari e i modi di vivere. Concludendo con le chef mediatiche, eredi di una indimenticabile Ave Ninchi. E i menu virtuali della rete, dove spignattano inarrestabili le blogger. Una storia interessante fatta di personaggi, aneddoti, ricette, ingredienti. Un come eravamo raccontato con grande ironia. Ma anche tanta passione per la cucina. A. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA di ELVIRA SERRA E ntriamo con la tessera numero 24, dopo aver lasciato i documenti all’ingresso. Sembra una scuola d’altri tempi, è una prigione. Saranno cuochi anche qua, con le grate alle finestre, nella succursale dell’alberghiero Paolo Frisi di Milano dentro il carcere di Bollate, una iniziativa fortissimamente voluta da Silvia Polleri, fondatrice della cooperativa di catering «Abc. La sapienza in tavola» che da tempo dà lavoro ai detenuti. La sfida è partita in sordina due anni fa con un finanziamento a fondo perduto di un gruppo di imprenditori. Ci hanno creduto i dirigenti scolastici e quelli del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: va bene, purché lo Stato non debba metterci un soldo. Venti studenti hanno fatto l’esame da privatisti e a settembre hanno cominciato l’anno regolarmente: quelli di prima La scuola Nel carcere di Bollate c’è la succursale dell’alberghiero Paolo Frisi di Milano. L’iniziativa è decollata grazie al sostegno della cooperativa «Abc. La sapienza in tavola». Sono partiti in venti, da privatisti: adesso gli iscritti al primo anno sono venticinque ora sono 25. Li hanno scelti tra chi deve scontare una pena lunga, sono più motivati a completare il ciclo per riaffacciarsi sul mercato del lavoro con una competenza spendibile. La cucina è nel Terzo reparto, assomiglia a quella di un ospedale. Tra i fornelli spunta Elio Gracioppo, una vita in cattedra e gli occhi che brillano per questa docenza più speciale delle altre, perché qui non si tratta soltanto di dosare gli ingredienti, ma di mescolare dolori, reati, rabbia e il risultato della convivenza acquista un gusto ben più saporito di un piatto riuscito. La divisa è rigorosa: pantaloni a quadretti per gli aspiranti cuochi e blu con coreana bianca per i futuri operatori di sala. L’unica donna è Chiara Guercio, assistente di classe. Dice: «In questi mesi ho imparato a non distinguere tra noi e loro, ho lasciato il giudizio fuori dalla porta. Anche perché ho capito che la vita può cambiare molto repentinamente». Del primo si sta occupando Francesco Stagnitto, 28 anni, della provincia di Caltanissetta. Sono sue le crespelle alla valdostana. La doratura è perfetta, consistenza croccante, si sente subito il fungo e poi il prosciutto. «An- che la besciamella l’abbiamo fatta noi», spiega con un certo orgoglio. Salatura perfetta, sapore di montagna. «Uscirò di qui tra sette anni. Mi piacerebbe aprire un ristorante con mio fratello Davide, lui è bravo, ha già lavorato al Baglioni di Londra e di Bologna. Gli avevano proposto di andare in Cina, ma vuole aspettarmi, adesso vive a Milano». Il risultato promette bene, Francesco non cambiare strada. Il secondo è di Ramon Villarroel, lo aiuta Giovanni. Sono morbidelle di tacchino al curry. Ramon si è concentrato sulla salsa al curry, quaranta minuti senza smettere di girare con il cucchiaio di legno. La presentazione è deliziosa, le polpette hanno una superficie croccante di mandorle, il condimento aggiunge Il progetto Vince la gara il primo piatto: salatura e doratura perfette Il progetto è finanziato da un gruppo di imprenditori punti di felicità al piatto. L’autore è di Santiago del Cile e ha 44 anni. «Uscirò nel 2020. Studio e cucino, abbiamo un forno in comune per tutta la sezione con il quale preparo la pizza per mia figlia e gliela porto ai colloqui, una volta alla settimana. Gli altri mi chiedono di preparare le torte per i loro parenti, l’ultima che ho fatto era al cocco». Il dolce lo ha preparato Mario, ma lo ha aiutato Gaetano Papa, 46 anni, del Trapanese. È una bavarese all’arancia presentata dentro il frutto, con la crema sofficissima e dolce, funestata, purtroppo, dalla colla di pesce che non si è sciolta. Peccato, perché i sapori erano freschi e genuini. Gaetano starà «dentro» fino a gennaio del 2019. L’obiettivo, dopo, è lavorare. «Appena mi sarò sistemato sarebbe bello aprire un bar self service, la mia famiglia mi supporterà». La gara prevede un vincitore, ed è Francesco. Ma vincono tutti, per la volontà di riprovarci e di rimettersi in gioco. Per non aver perso la speranza che una vita, dopo, è ancora possibile. @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano Nel sotterraneo della chiesa del Settecento di via Borgospesso. Lo chef: «Niente svolazzi, ma piatti rassicuranti» Enoteca e ristorante, riapre la drogheria del Quadrilatero E ra la Drogheria del Quadrilatero milanese del lusso, dentro un edificio del Settecento, tra via Borgospesso e Montenapoleone: scaffali e bancone nel sotterraneo della Chiesa di San Francesco di Paola. La prima vita è durata quasi un secolo, dal 1915 al 2012. Il futuro comincia, invece, tra pochi giorni quando la Drogheria Parini riaprirà (a cavallo di Pasqua) con look nuovo di zecca, spazi più ampi e progetti ambiziosi. Il punto vendita gourmet, con una sessantina di prodotti selezionati, a marchio della Casa, certo, rimarrà. Ma ci saranno anche l’Enoteca con punto degustazione e una ristorante a più sale, godibile in vari momenti della giornata: prima colazione, aperitivo, lunch, cena. Seicento metri quadrati rimessi a nuovo, sotto la guida dell’architetto GioPagani, che ha ricreato gli ambienti mantenendo inalterata la struttura preesistente. La cucina è firmata da Marco Parizzi, lo chef del «Parizzi» (1 stella) di Parma. Chiarisce: «Alla Drogheria niente svolazzi, va in scena la lussuosa tradizione. I piatti devono essere rassicuranti. Quelli che l’avventore italiano e straniero si aspetta a Milano». Per analogia, cita le «Sorelle Picchi» della sua città: salumeria con cucina dove agnolotti e culatelli regnano sovrani. Nel cuore meneghino, il tono sarà più elevato ma la sostanza non cambia: l’anima è vintage. Esemplifica: «La Mi- Restyling La nuova area della Drogheria Parini adibita a ristorante lanese sarà una costoletta alta due dita. Il risotto allo zafferano sarà servito con lo spezzatino di ossobuco. L’osso a parte, per chi vuole mangiare anche il midollo». E poi mozzarella freschissima («fatta a Mila- no»), salumi di prima qualità, la cassettina di verdure fresche per il pinzimonio, eccetera. Chi ha finanziato la rinascita della Drogheria Parini (investimento da 2.300.000 euro, l’affitto dei muri va alla Curia) è una holding italiana, la «Compagnia della Ristorazione». Che, a Milano, ha già acquisito altri due locali storici del food: «Al Panino» di piazza Liberty, locale cult degli anni ’80, e «Il Taveggia» di via Visconti di Modrone, celebre pasticceria. Nel sotterraneo di via Borgospesso, il lavori di restyling stanno per concludersi, la corsa è contro il tempo. Accompagnati dall’architetto, scendiamo le scale in pietra medicea chiaroscura, che richiama le vecchie macellerie. La stessa pietra, oltre al legno, si ripete nell’area bottega per il pavimento e gli scaffali, le cui pareti sono di specchio anticato. Più avanti, ecco l’Enoteca. Al centro, un vecchio tagliere che funge da banco degusta- zione: champagne, spumanti, selezione di bianchi e rossi italiani e stranieri. Sulle mensole, ci saranno gli oggetti legati al vino: cavatappi, decanter, secchielli. Il percorso è ad anello. Ambiente dopo ambiente (la cucina è in posizione strategica), si torna al punto di partenza, il negozio. Passando per le sale del ristorante (una è a corridoio, con un lungo divano a parete, le poltroncine comode disegnate appositamente, e i tavoli con piano in noce e gambe di ghisa anticata), il bar-bistrot. Riassume Parizzi: «Alla Drogheria, l’ospite non trova il classico menu ma una serie di piatti che vorrebbe mangiare». Marisa Fumagalli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 35 italia: 51575551575557 Sapori & amori Il personaggio Dai jeans alla partecipazione nel capitale di NaturaSì Mister Diesel e la terra «Nella mia fattoria i vitelli vivono liberi» Renzo Rosso investe nei supermercati bio «A 5 anni curavo già l’orto, il vero lusso è il cibo sano» Street food Gli arancini di Scicli fritti nell’Ape vintage «I Un Ape Piaggio color crema rivestito in tela di sacco dove si friggono arancini da mattina a sera. Arancini rossi (al ragù di carne), bianchi (prosciutto e formaggio) e anche light, con spinaci, serviti su coni di carta pane: arrivano freschi ogni giorno da Scicli, in Sicilia e si mangiano sotto il glicine fiorito dell’Orto Botanico di Brera. L’idea è venuta ai due fratelli milanesi Lucrezia e Ludovico Bonaccorsi, che insieme all’amico Edoardo Giardini (foto sopra), in occasione del Salone, hanno portato a Milano il LuBar, un’idea già rodata la scorsa estate nell’oasi di Vendicari, tra Noto e Marzamemi. La ricetta è sempre la stessa: fritture con prodotti freschissimi da abbinare ai vini siciliani, dal rosso dell’Etna al bianco di Salina e all’olio di famiglia di Castelluccio. «Serviamo la spuma, il chinotto e la gazzosa di Polara, una marca di bibite siciliane introvabili a Milano. Con un po’ di fortuna i clienti assaggiano anche i cannoli di ricotta fresca, che arrivano di tanto in tanto», racconta Lucrezia, stilista come la mamma, Luisa Beccaria. Per il rivestimento dell’Ape lei e la sorella Lucilla hanno scelto la iuta per l’esterno e una carta da parati di paglia per l’interno. «Così l’effetto è estremamente naturale». LuBar, che ha un sito (www.lubarslowstreetfood.it), dopo il Salone girerà in lungo e in largo la città, aggiornando i clienti sui suoi spostamenti attraverso una app. Alla friggitrice ci sarà sempre Ludovico, che è appassionato del prodotto e vuole seguire personalmente la cucina. I costi sono da street food: un arancino costa 4 euro, così come il calice di vino. All’ora dell’aperitivo viene servito uno spumante del Trapanese e a richiesta LuBar offre un servizio catering su tre ruote. Poi, questa estate, si tornerà a friggere tra i pellicani di Vendicari. Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA o la terra ce l’ho nel sangue. Sono cresciuto nei campi: mio padre era un agricoltore. A cinque anni avevo già il mio primo lavoro: innaffiare l’orto, tutte le mattine. E nella vita poi ho sempre cercato i sapori e i profumi di quei ricordi. Ecco perché ora voglio buttarmi, convinto, in questa nuova avventura». E se Renzo Rosso, mister Diesel, dice, sicuramente farà, perché lui è l’uomo che ha venduto (e vende) i jeans persino agli americani che il denim lo hanno inventato. Da pochi mesi è entrato nel capitale della catena di supermercati bio EcorNaturaSì.Gli altri soci sono Giorgio Rossi Cairo, entrato con Rosso, la famiglia Crespi Pallavicini e la Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner, i fondatori: 413 negozi in Italia e 230 milioni di giro d’affari. La prossima settimana, le prime riunioni con già più di un’idea: «Parlerò con Matteo Renzi. Gli proporrò di mappare le terre ad uso agricolo e di assegnarle a chi ha voglia di coltivarle bio. Basta con le speculazioni. Faremo come negli Stati Uniti, creeremo posti di lavoro a stipendi equi, con i quali la gente, i giovani potranno vivere di agricoltura». E poi parla di scuole e campagne di sensibilizzazione: «Il biologico è il futuro perché fa vivere un po’ più sani. I cibi che mangiamo hanno troppo veleni, non vedete quante reazioni cutanee e quante allergie hanno i ragazzini di oggi?». E magari i prezzi di questi prodotti si abbasseranno: «Potrebbe anche essere. Ma non posso negare che oggi mangiare e an- Chi è che bere sano, cioè bio, senza trattamenti, e non parlo solo di pesticidi o transgenica ma penso anche al surgelato e al congelato, è il vero lusso che, ahimè, difficilmente sarà commercializzabile in larga scala». Detto da uno che fa moda, fa una certa impressione. «Il gusto dell’insalata appena colta o del frutto appena staccato dall’albero lo senti subito. Penso a quei grandi alberghi che ti servono tutta quella roba che non sa di nulla». Lei viaggia molto: riesce a ritrovare, qualche volta, i sapori dei ricordi? «Cerco, i posti dove mangi sano ci sono. Il Giappone su tutti: fantastico. Ma sapete che hanno aperto le scuole del caffè e dei cappuccini? Loro vogliono la qualità prima di tutto. Comunque preferisco le cose semplici a quelle lavorate: un pesce ai ferri con un buon olio, un' insalata verde e un bicchiere di vino giusto, un Brunello o uno Chateau Cheval Blanc o uno Chateau Margaux... O un bianco di Rosso o un rosso di Rosso!». Ma gli ultimi due sono della sua tenuta, la Diesel Farm, profit Only The Brave Foundation. È presidente della Red Circle e proprietario della Diesel Farm di Marostica (nella foto), degli hotel Pelican di Miami e Chiltern Firehouse di Londra e della squadra di calcio della sua città, il Bassano Virtus 55. Ora è nel capitale di EcorNaturaSì A 15 anni vendeva i jeans in classe Renzo Rosso nasce Brugine il 15 settembre del 1955. A 15 anni confeziona il suo primo jeans con la Singer della madre. A 16 anni già ne produce otto modelli che vende ai compagni di classe. A 23 anni fonda la Diesel. Oggi con la sua holding, la «Only The Brave», controlla anche Martin Margiela, Viktor & Rolf, Marni e la Staff International (Dsquared, Just Cavalli, Westwood, Marc Jacobs Man). Sua l’organizzazione no oltre 100 ettari sulle colline attorno a Marostica, non vale. «Abbiamo le coltivazioni e il bestiame e stiamo attrezzandoci per prendere la classificazione bio. Vino e olivi e l’orto che lavora già a chilometro zero per alcuni ristoranti. E la carne poi: senti che non è mai stata nel congelatore. Abbiamo vitelli e galline e conigli: vivono liberi, sulle colline. A volte passa anche un giorno prima di trovare il vitellino appena nato naturalmente all’aperto. E con queste materie prime non hai bisogno di aggiungere altro». Se chiude gli occhi e ritorna per una attimo bambino, quale sapore sente? «La polenta con la crosta inzuppata nel caffelatte o In cantina Renzo Rosso fra le botti di vino prodotto nella sua fattoria di Marostica (Alberto Bevilacqua) quella con il formaggio fresco che facevamo a casa. I fagioli alla Bud Spencer. La carne lessa cotta per ore o il baccalà e la polenta con il tòcio. E su questo sono ancora adesso intransigente: litigo sempre con il mio cuoco, gli dico lascia, lascia sul fuoco lento, come faceva mia madre. Volete mettere un pollo arrosto che cuoce tre ore e piano piano? Non c’è paragone con quello servito dopo un’ora di cottura a fuoco massimo». Era sua mamma la cuoca? «Sì. Passavo ore a guardarla. Non mi sono mai prodigato ai fornelli, non ho mai avuto il tempo, ma potrei raccontare per ore delle sue ricette». La preferita? «La zuppa inglese: uno strato di savoiardi e giù di Alchermes e ancora i biscotti. Ancora adesso ne vado pazzo». Perché gliela prepara ancora? «Purtroppo sì: ho un debole e lei lo sa». Le piace il cibo in tv? «Sta diventando tutto troppo commerciale. Capire cosa fare in cucina non è MasterChef. E sono simpatici i bambini, ma dal punto di vista professionale è una cosa ridicola». Gli chef sono le nuove star, un po’ come gli stilisti: «Adoro Cracco, un grande che mi ha fatto sognare. Ma non parlatemi di molecolare o scomposta o chissà-che-diavolo». Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Live with Showroom Milano via Giulio Romano 11 www.ilve.it 36 Tempi liberi Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sapori & amori Scorribande Piccola guida per il recupero dei piatti della tradizione. Fra agnelli e nuove sensibilità animaliste Casatiello e colomba vegana Pasqua in cucina batte Natale di Corinna De Cesare Il fascino ( e i profumi) del «fatto in casa» Rigorosamente fatto in casa. Che sia pane, torta, merenda, cornetti per fare colazione o brioche salutari da far mangiare ai bambini, il tema scelto questa settimana da #Foodstagram è l’homemade. Sarà quindi tutta «naturale» la gallery di questa settimana della rubrica di Corriere.it in cui vengono pubblicate le migliori foto/ricette dei lettori. Come quella di Betta Brescia, imprenditrice del settore automotive: «Non sono una salutista in senso assoluto — ci ha scritto via mail — ma prediligo un’alimentazione naturale il più possibile, con pochi grassi: friggo poco (ma friggo), uso prodotti di qualità e faccio tanti dolci in casa». Come il suo pane con le gocce di cioccolato e farina di grano saraceno. «Tipico dolce da credenza — specifica — perché si conserva tranquillamente per 4/5 gg in dispensa e si può mangiare sempre». Elisa invece, architetto e mamma vicentina, ci ha inviato la sua foto/ricetta di uno speciale soufflé al pecorino sardo con bottarga e vellutata di pisellini freschi. Per pubblicare su Corriere.it la vostra fotoricetta basta inviare una mail ([email protected]) oppure condividerla sui social network usando l’hashtag #fotoincucina. corinnadecesare © RIPRODUZIONE RISERVATA di ROBERTO PERRONE Scelti da noi «P asqua, Gesù è risorto. Tutto è bello, pure pecché se mangia ‘o casatiello». A Pasqua si condensano meravigliose tradizioni in cucina, forse, addirittura, i piatti pasquali sono anche più brillanti — se mi passate il termine — di quelli natalizi, però Natale è con i tuoi, è «il pranzo», e Pasqua con chi vuoi, con meno vincoli a tavola. Ecco dunque una piccola guida per la resurrezione gastronomica della Pasqua. Per questioni patriottiche cominciamo con una bella pasqualina dell’Antica Sciamadda di Genova. La pasqualina è una torta antica, con uovo, biete ma anche spinaci e erbette (circolano anche versioni con i carciofi): secondo la tradizione dovrebbe essere preparata con 33 fogli di pasta, come gli anni di Cristo. Pasqua chiama le torte salate: strepitosa la pizza di formaggio, conosciuta in molte regioni del Centro Italia come crescia o panettone di formaggio, questo esce, fragrante, ad Ancona, dal forno Sapor del Grano della famiglia Toccalite da oltre 150 anni. Parente stretto di queste torte al formaggio dell’Italia centrale è il casatiello che troviamo a Napoli da Grangusto, bar, ristorante (che si sta dando una nuova vitalità con il cuoco Roberto ILLUSTRAZIONE DI MICHELE TRANQUILLINI #Foodstagram Verducci e il contributo di Gino Pesce dell’Acqua Pazza di Ponza), pizzeria, supermercato e gastronomia. Non può essere Pasqua senza l’Osterschinken, il prosciutto altoatesino che da Schrott a Bolzano preparano con la ricetta di papà: naturale, senza conservanti, lavorato a mano. Molto buoni anche quelli del maso Stofnerhof di Sarentino o del macellaio Nigg di Terlano, il paese degli asparagi. Con questi (ma anche con Cioccolato e pesche Un dolce alternativo sono i «persi pien», bicchierini di cioccolato alle pesche e amaretto, frammenti golosi di memorie delle campagne piemontesi il cren) è la morte sua. Per agnelli toscani e capretti sardi l’indirizzo giusto è Pregiate Carni Piemontesi con il mitico Brunetto Rebuffi in regia. Con l’amico/ socio di una vita, Mauro Brun all’Annunciata, garantiscono alla Milano carnivora prodotti di qualità e simpatia. Scoperta recente, per spezzare il ritmo del pranzo di Pasqua, uno dei formaggi del Caseificio Campo Felice a Collimento: pecorino extra, leggermente piccante, stagionato 15 mesi, speciale con la marmellata di cetrangolo (arancio selvatico della costa dei Trabocchi). Viriamo, a questo punto, felici verso i dolci. Tra storie antiche e dolcezze recenti. La ciaramicola è il dolce pasquale di Perugia che le ragazze «in età da marito» regalavano ai fidanzati il giorno di Pasqua. Secondo la tradizione ogni suo componente rimanda a luoghi della città e a momenti della Passione e Resurrezione di Cristo. Non può mancare la tradizionale focaccia/colomba di Claudio Gatti della Pasticceria di Tabiano. Quest’anno oltre alla colomba biologica ne ha preparata anche una vegana. La pesca sulla torta viene dal mio maitre chocolatier di fiducia, Gabriele Maiolani di Odilla Chocolat: i «persi pien» bicchierini di cioccolato alle pesche e amaretto, frammenti golosi di memoria dalle campagne piemontesi. Infine, per chi non vuole imbandire un menu da solo, suggerisco di affidarsi alla famiglia Cacciani di Frascati tra paté di coratella, lasagne classiche con le polpettine e l’immancabile abbacchio. Amen. 1)Torta Pasqualina Antica Sciamadda Via San Giorgio 14, Genova Te. 010/246 8516 2)Osterschinken Spezialitaten Schrott Goethe-Strasse, 15 Bolzano Tel. 0471-978685 3)Pizza al formaggio Sapori del Grano, F.lli Taccalite Via Musone, 13 Ancona Tel. 071- 888345 4)Casatiello Grangusto Via Nuova Marina, 5 Napoli 0815636377 5)Agnello & Capretto Pregiate Carni Piemontesi Via Montepulciano,8 Milano 02-6693118 6) Pecorino extra Campo Felice Via dell’Aquila, 16 Collimento Lucoli (Aq) 0862-73100 7)Ciaramicola Pasticceria Sandri Corso Vannucci, 32 Perugia Tel. 075-5724112 8)Persi Pien Odilla Chocolat Via Fratelli Carle 40, Torino 011-504852 9)Focaccia & Colomba Pasticceria Tabiano Via delle Fonti, 7 Tabiano Bagni (Pr) Tel. 0524-565233 10)Menù di Pasqua Ristorante Cacciani (nella foto i fratelli) Via Armando Diaz, 13/15 Frascati Tel. 06-9401991 © RIPRODUZIONE RISERVATA La ricetta Capretto servito con il brodo «stracciatellato» della famiglia CACCIANI * In questa ricetta la bontà della carne di capretto è basilare, cercate la massima qualità, poiché il capretto ha una carne sapida, delicata e leggera. Ingredienti: 500 g di capretto laziale (noi lo prendiamo a Morlupo) a pezzi, 1 bicchiere di vino bianco Frascati, 1 cipolla, 2 spicchi di aglio, peperoncino q.b., sale e pepe q.b., olio d’oliva q.b., 1 limone, qualche foglia di maggiorana, 4 uova freschissime. Con il capretto attenti al sale poiché è una carne già saporita. Procedimento: mettere a rosolare il capretto in casseruola di rame, o in una pentola con il fondo spesso con aglio, cipolla e olio; quando il capretto è ben rosolato aggiungere un bicchiere di vino bianco e far evaporare; aggiungere acqua calda per arrivare a cottura, quando la carne del capretto si stacca dall’osso, mantenendo un pochino di brodo. Mettere a parte la spezzata di carne e nel brodo «stracciatellare» l’uovo sbattuto con qualche goccia di limone e alcune foglie di maggiorana. Servire il capretto con il brodetto stracciatellato. Accanto foglie di maggiorana e una decorazione con il limone. •Ristorante Cacciani Frascati © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 37 italia: 51575551575557 Sapori & amori Nel bicchiere Primato anche per superficie coltivata. L’esperta: merito dell’irrigazione, in Italia spesso vietata per tutelare la qualità Il miracolo (spagnolo) del vino I dati del 2013 ETTOLITRI DI VINO (valori in milioni di ettolitri) di LUCIANO FERRARO A Montepulciano E il Nobel Mo Yan elogia il «rosso» L’Oriente è rosso. Di più: l’Oriente ama il rosso e se lo beve. Nel 2013 la Cina ha sorpassato la Francia ed è il Paese con il maggior consumo di rosso, 155 milioni di casse da 9 litri. Lo produce, anche: è ormai il sesto produttore su scala globale. L’Italia gioca la sua parte ma, soprattutto, può contare su un potere seduttivo nei confronti della Cina che va oltre i numeri (esportazioni per 75 milioni nel 2013). Come sostiene Mo Yan (foto), lo scrittore che nel 2012 ha vinto il Nobel per la Letteratura, «il mio Paese e l’ltalia condividono una lunga e ricca tradizione di cultura del vino e degli alcolici. È proprio grazie al vino che ho stretto un legame indissolubile con l’Italia». È così che l’autore di «Sorgo rosso» saluta da lontano il convegno dedicato al triangolo virtuoso Italia-Cinavino che la Biblioteca Archivio Storico «Piero Calamandrei» di Montepulciano ha organizzato per martedì 15. Si parlerà di realtà enologiche ma ancor più di come al vino (in Cina vale anche per altri alcolici) siano attribuite precise funzioni sociali. In Cina, che tra il 2000 e il 2010 ha quasi triplicato i suoi consumi di vino, «l’alcol è un elemento chiave di un guanxi (rete di legami) affidabile. Significa fiducia, credito, responsabilità, lealtà», ricorderà nel suo intervento il sociologo Qiu Zeqi. Mo Yan, cantore delle campagne di Gaomi e della sua gente — come spiegherà la sua traduttrice Patrizia Liberati — intinge spesso le sue storie nel vino. Perché, dice il Nobel, «questa invenzione stimola la creazione artistica ma è anche un’arte in sé e per sé. È un ingrediente dell’amore ma anche della follia. Rende amabili ma può fare impazzire». Ganbei, salute! Marco Del Corona @marcodelcorona leviedellasia.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 52,6 A due passi da Piazza Navona, al secondo piano del seicentesco Palazzo Attolico, è esposto il simbolo del sorpasso spagnolo sull’Italia. Oltre il cortile con le statue barocche avvolte dal profumo dagli alberi d’arancio in fiore, una scala candida porta alla sede dell’ambasciata di Madrid per gli affari agricoli. All’ingresso un plotone di bottiglie con le etichette più note del vino di Spagna è disposto sulla libreria al posto dei volumi. Sembra lì per proclamare quello che riassume Amparo Rambla Gil, consigliere d’ambasciata: «La produzione spagnola di vino e mosto quest’anno può raggiungere i 52,6 milioni di ettolitri, un record, un incremento del 34% superiore alla media delle ultime 5 vendemmie». I dati ufficiali saranno resi noti a maggio dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, intanto l’Italia, con i suoi 47 milioni di ettolitri, scivola al secondo posto, e la Francia (42 milioni) al terzo. Un primato non solo sulla quantità. Un esempio? Nel suo ultimo elenco dei 100 vini migliori al mondo, gli americani di Wine Spectator hanno piazzato sullo scalino più alto del podio il Rioja Imperial Gran Reserva 2004 di Cune. Sembra passato un secolo da quando (nel 1974) debuttò l’investigatore Pepe Carvalho, il gastro-appassionato di Manuel Vàsquez Montalban. Nella sua cantina «scavata in una grotta in cui si vedevano i dorsi impolverati delle bottiglie di vino illuminate da una lampadina con un luccichio quasi sonoro», c’era molto spazio per i francesi. Mentre le «varietà ispaniche erano scarsamente rappresentate» e destinate a cene «rassegnate», che non meritavano né un Blancs de Blancs de Bordeaux né uno Chablis. Il primo ad intuire che l’Italia poteva farsi sorpassare è stato Angelo Gaja, super vignaiolo in Barbaresco, nel gennaio scorso, al ritorno dalla Spagna. In uno dei suoi rapporti stilati con la cura che una banca d’affari dedica all’analisi di un Paese, Gaja ha ammonito: «Non dobbiamo pensare di avere l’esclusiva dei vitigni autoctoni e storici. Anche la Spagna ne è ricca. Ora può diventare il primo Paese produttore al mondo». Gaja invitava a trarre insegnamento dai loro grandi produttori: Vega Sicilia, Telmo Rodriguez e Torres «che sta alla Spagna come Antinori sta all’Italia del vino». Poche settimane dopo, il ministro delle Politiche agricole Miguel Arias Canete ha annunciato il primato: «Abbiamo esportato vino per 2,6 miliardi nel 2013, il doppio rispetto a 10 anni fa, un incremento del 7% dal 2012. Siamo il primo Paese per superficie vitata, con 960 mila ettari, e da quest’anno anche i primi per produzione». Come si spiega questo sprint? Non basta il programma europeo che ha ridotto i filari in Italia e Francia: anche gli ispanici hanno decurtato. Né è sufficiente dire che il clima nel ETTARI DI VIGNETO mila 47 EXPORT (valori in miliardi di euro) 960 786 SPAGNA 7,8 Madrid Barcellona 807 mila mila 42 5 Siviglia 465mila ettari 2,6 La superficie vitata della regione Castiglia-La Mancha, la più produttiva 34% Spagna ITALIA Francia Spagna ITALIA Produzione da record L’Italia scivola seconda davanti alla Francia La profezia di Gaja Francia Spagna ITALIA Francia 2013 è stato più favorevole per la terra di Don Chisciotte. C’è un terzo (e decisivo) motivo spiegato da Jancis Robinson sul Financial Times: l’irrigazione dei vigneti che ha fatto salire le rese per ettaro, allontanando lo spettro della siccità, soprattutto a Sud. Una pratica spesso osteggiata in Italia dalle regole per i vini Doc e Docg perché può far scendere la qualità delle uve. Racconta Robinson: «Oggi si stima che il 34% dei vigneti spagnoli sia irrigato, gonfiando così i volumi della produzione». Sarebbe però un errore pensare che la Spa- La percentuale di vigneti con impianti di irrigazione in Spagna gna offra vini solo senza fascino. «Soprattutto nel Nord della Spagna — avverte Robinson — vengono prodotti alcuni dei vini migliori del pianeta». Sia nelle regioni classiche (Rioja e Ribero del Duero, ad esempio), sia in quelle meno conosciute, Arlanza, Calatayud, Empordà e Valdeorras. Da bersi con «calici di fine cristallo», suggerisce Montalban. Perché «ogni vino deve avere il suo bicchiere. Pepe Carvalho accettava pochi comandamenti, ma questo era uno dei più rispettati». (divini.corriere.it) © RIPRODUZIONE RISERVATA La bottiglia La migliore del mondo Cune Rioja Imperial Gran Reserva 2004: è la bottiglia che Wine Spectator, la rivista americana più influente nel mondo del vino, ha messo in testa alla sua lista dei 100 vini migliori del mondo del 2013. È la prima volta di un vino spagnolo da quando viene elaborata la classifica, il 1988 0RGHUQD RIIHUWD $OO ,QFOXVLYH QHO SDUFR QDWXUDOH GL 8JHQWR 'LUHWWDPHQWH VXO PDUH 5HOD[ VRWWR JOL DOEHUL GpXOLYR ,EHURWHO 6SD RDVL GL EHQHVVHUH ,O SLÕ JUDQGH SDHVDJJLR GL SLVFLQH GHO 6XG ,WDOLD &RPIRUW H UHOD[ QHOOD WUDQTXLOOLW¼ GHOOD QRVWUD SLQHWD DWWLYLW¼ $OO ,QFOXVLYH SHU DGXOWL H EDPELQL 3HUFRUVL DYYHQWXUD VXJOL DOEHUL 'UDJRQ %RDWV (FR *ROI $FDGHP\ $GYHQWXUH *ROI ,GHDOH SHU HYHQWL PHHWLQJV LQFHQWLYHV H WHDP EXLOGLQJ 6SULQJ :DNH 8S GDO 0DJJLR DO *LXJQR A Verona A McInerney e Qianrui Cheng il premio Grandi Cru d’Italia A ssegnati a Verona i Premi Grandi Cru d’Italia dedicati a personalità internazionali del vino (il Comitato riunisce 100 produttori di qualità). Il riconoscimento al miglior giornalista, è andato, ex aequo, al romanziere Jay McInerney, che scrive sul Wall Street Journal, e a Qianrui Cheng, di Wine in China. Sommelier dell’anno è Paolo Basso. Premi speciali a Diana Bracco, presidente Expo 2015; Alberto Bradanini, ambasciatore d’Italia a Pechino; Eduardo Eurnekian, presidente Corporacion America. Il nuovo presidente del Comitato è Carlo Guerrieri Gonzaga, di Tenuta San Leonardo, il vice esecutivo rimane Paolo Panerai (editore e produttore con Castellare di Castellina). © RIPRODUZIONE RISERVATA SURJUDPPD DQWLVWUHVV SHUVRQDOL]]DWR FRQ IDQWDVWLFKH SURPR]LRQL SULPDYHULOL 38 Tempi liberi Qui social Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Facebook Instagram Un mocaccino con panna di soia, grazie Una pioggia luminosa di geometrie Un mocaccino con panna di soia, in tazza grande in vetroresina, cucchiaino senza nichel. E zucchero di barbabietola, grazie #fuorisalone #architecture #building #flos #party #architexture #city #milano #minimal #design #fuorisalone #street #art #arts #abstract #archilovers #lines Levrieronero Milano val bene una festa Tania «chef» e Ferragamo Dall’alto, la «regina dei tuffi» Tania Cagnotto che ieri sera, eccezionalmente, ha indossato il grembiule e ha cucinato alla festa di Modulnova; accanto a lei, lo chef Umberto Zanassi. In basso, il party di Ferragamo, dove (con Molteni&C.), è stata presentata l’installazione di Rodolfo Dordoni, «Le affinità elettive»: da sinistra, l’amministratore delegato di Ferragamo, Michele Norsa; Giulia Molteni e Rodolfo Dordoni (Fotogramma) Stile Rossetti Cardin debutta Designweek Giulio Passerini Più relax L’area benessere in Fiera, uno spazio cresciuto del 20 per cento Nella sala da bagno la vita è dolce e la forma rétro A l trucco, ma davanti a specchiere che sembrano opere d’arte, da vere dive hollywoodiane. Immersi nella schiuma, in vasche che assomigliano a vecchie tinozze, ma azionate da un meccanismo touch. E forme smussate, tanto legno e bronzo nella toilette dal gusto rétro in mostra al Salone del Mobile. Dove i lavandini poggiano su gambe di rovere, quasi fossero sedie Thonet. Dove le antine pieghevoli ricreano atmosfere anni Cinquanta. E l’estetica nobilita la necessaria funzionalità di questo ambiente per tanto tempo snobbato, maltrattato, nascosto. La dolce vita della sala da bagno. Ritorno al passato. Manopole vintage con impianti modernissimi, superfici belle da toccare e accarezzare. Il marchio Antoniolupi ha ripreso lo stile delle origini, il designer Roberto Lazzeroni le ha reinterpretate usando marmo, corian e legno. Forme organiche e laccato, l’effetto è di assoluta leggerezza. Contrasto tra resina e noce canaletto anche da Rapsel: nel sistema «Collapse», realizzato in collaborazione con la Scuola politecnica di design, e nel progetto «Vienna», dove le ante dello specchio si chiudono intorno al lavandino consentendo a chi lo usa uno spazio intimo, privato. «Così ripiegato ricorda un mobile da trucco», dice Valeria Provini, marketing manager dell’azienda. E mostra «Dune», vasca da bagno che richiama i movimenti del deserto grazie al sapiente uso della resina acrilica. Stile aristocratico. Le curve fanno pensare alle consolle e ai piani bar visti nei film con Clark Gable e Humphrey Bogart; i mobili da bagno starebbero perfettamente in una camera da letto. Come nelle creazioni di Gessi — non a caso l’azienda ha prodotto la serie «Eleganza» — e in quelle di Karol, contenitori in legno e cuoio che scorrono su binari ipertecnologici. Essenziale, lussuosa e nata da una lunga ricerca sul duralight è la vasca «Accade- Linee tonde e smussate L’estetica vintage sposa impianti avanzati Giocoso Il porta scopino «Franc» di Nito (foto Marfisi) Naturale Lo stand Gessi in Fiera con il progetto «Cono», fusione tra l’armoniosa serenità delle forme orientali, ispirate alla natura, e un design occidentale Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo stilista Tomas Maier presenta la collezione Home per Bottega Veneta: lampade ricaricabili e tappeti di pashmina «Trasparenza e flessibilità, la casa è in evoluzione» C Dall’alto, la festa nello show room Fratelli Rossetti: Diego Rossetti e l’artista Letizia Cariello; sotto, Pierre Cardin che, a 92 anni, debutta nel design (Fotogramma) mia pop» disegnata da Carlo Colombo per Teuco: rigore estetico-progettuale che dialoga con presente e passato. Corsi e ricorsi: Sicis sceglie di tornare a lavorare la pietra; Mutina privilegia la terracotta; Bellosta rubinetterie continua la sua sfida del cento per cento made in Italy. Per giocare: i porta scopini di Nito terminano con una palla da biliardo, l’impugnatura di un bastone da passeggio, la testa di un’anatra. Vita dolce del bagno che in questo Salone del Mobile ha conquistato il venti per cento di spazi in più rispetto alla precedente edizione. Gianluca Marvelli, presidente di Assobagno e ad di Koh-I-Noor, commenta: «Siamo passati dalla funzione all’arredo. Finalmente». E il risultato è la nascita di salottini dedicati al benessere, alla cura quotidiana, di ambienti che coccolano con vapori e colori. Meraviglie dei grandi spazi: Jacuzzi ha portato in Fiera l’«Original Wellness Treehouse», centro benessere su tre piani (spa, area lounge, terrazza relax) da 35 metri quadrati. Più domestico (e comodo) è l’hammam «Cloud»: nel box doccia la parete è inclinata per appoggiarsi più comodamente. Sempre in tema di dolcezza, Starpool ha inventato la «Sweet Spa» tra vapore, musica e domotica: il bagno turco si aziona a distanza (e nella tecnologia non si può non citare il sistema integrato tra wc e bidet dei coreani Uspa). Relax infinito anche con il progetto di Roberto e Ludovica Palomba per Kartell by Laufen. E nella vasca «Dr» disegnata da Marcio Kogan con lo studio MK27 per Agape. «Amichevole, sensuale, carismatica». Emozioni da camera. hi passa i fine settimana a spostare i mobili di casa in cerca di un nuovo assetto che meglio corrisponda al proprio — sempre sfuggente — ideale, da oggi può consolarsi: sarà anche un’abitudine spiacevole per i propri familiari, ma ne sono affetti pure i grandi designer. Succede anche a Tomas Maier per esempio, direttore creativo di Bottega Veneta dal 2001 (quando prese l’azienda italiana sull’orlo della chiusura: oggi fattura più di un miliardo di euro), tedesco dai modi gentilissimi e dallo humor sottile che mostrando la sua nuova collezione di arredamento confessa: «Sono anch’io uno di quelli che non sono mai contenti della disposi- Direttore creativo Tomas Maier, 56 anni. Tra le novità della collezione Home: il divano in tessuto zione dei mobili di casa: magari il divano starebbe meglio da un’altra parte, e quella libreria potrebbe dividere la stanza invece di stare attaccata alla parete... In effetti, visto che le pareti di casa non si possono spostare senza abbattere tutto, ci si condanna a ripensare sempre a un possibile nuovo assetto». E qui Maier sorride e accantonato l’aplomb da archistar mancata — il mestiere di suo padre — usa la mimica medi- terranea per battersi l’indice due volte sulla tempia: roba da matti. Ecco così che le idee di fondo della nuova collezione di arredamento di Maier sono la flessibilità e la trasparenza, proprio come nella sua moda. Esempi in questa Home Collection? La lampada da tavolo in vetro trasparente di Murano realizzato a mano (e il filo coassiale è ricoperto di pelle con il classico intrecciato Bottega), la prima lampada ricaricabile del brand «perché ormai siamo abituati alla portabilità di qualsiasi cosa, è bello avere anche una luce portatile». Sempre tra le lampade, nei modelli da tavolo già presenti nelle scorse collezioni si ag- giunge la quercia (in quattro tonalità: Dark Oak, Uniform, Pergamena e Ash). Lo stesso legno del quale è fatta la base del nuovo tavolino da caffé rotondo, e la nuova libreria molto minimal che può stare a parete o, come diceva Maier, essere usata per dividere un ambiente. Diventa più affollata la famiglia dei pezzi «floating» (tavoli e scrivanie con struttura in bronzo abbinata a pelle o pergamena intrecciata, che sembra sospesa sotto le superfici di vetro trasparente). Tra i nuovi materiali anche la pashmina ( per i tappeti), il marmo tunisino nero con venature gialle e quello turco, grigio chiaro-beige. Matteo Persivale © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 39 italia: 51575551575557 Twitter Pinterest E poi ti ritrovi #acenaconlestelle Vetro, schermi e lampi di architettura Uno scatto che arriva da Ornamenta e, a destra, un momento dell’evento organizzato da Asus Italia Il #fuorisalone è così: stavi scaldando i motori verso Roma, e a un tratto ti ritrovi #acenaconlestelle @slowriot81 Corriere.it Living.corriere.it Il personaggio Flavio Manzoni e la lampada benefica che andrà all’asta Sinuosa La vasca da bagno «Dr» progettata da Marcio Kogan con lo studio MK27 per Agape. Forme smussate e spazi confortevoli «Con la luce e la musica aiuto la mia Sardegna» S Dune mosse La vasca da bagno «Dune» realizzata dalla designer Caroline Beaupere per Rapsel: il movimento ricorda la sabbia del deserto Appuntamenti, feste, indirizzi e molti approfondimenti sui canali del Corriere della Sera Come mobili Il bagno creato da Roberto Lazzeroni per Antoniolupi: il designer ha ripreso le forme dei mobili prodotti dall’azienda negli anni Cinquanta Serie limitata La vasca da bagno «Accademia pop» disegnata da Carlo Colombo per Teuco e realizzata in duralight ullo smartphone si materializzano come d’incanto foto di alcuni disegni: un cavallo, teso in tutta la sua muscolatura, il profilo di due auto sportive. «Avevo sette e quindici anni quando li ho fatti — racconta Flavio Manzoni, car designer, indicandoli —. Ho preso in mano la matita mentre imparavo a parlare, è la mia passione. Spinto da mio padre che aveva una mano fantastica, innata. E anche oggi, quando progetto, parto sempre da uno schizzo su un foglio di carta». Eccolo appena arrivato a Milano per presentare Madreterra, la storica lampada da terra «The Great JJ», prodotta da Leucos e resa unica da un suo decoro, per il progetto a favore della ricostruzione di una scuola alluvionata in Sardegna (la sua terra). E proprio per questo valore totalmente benefico, nessuna celebrazione di una professione che lo rende noto anche al di fuori del mondo automobilistico. Nel salone inizio 900 della Galvanotecnica Bugatti (nella via omonima in Zona Tortona), accanto alla lampada, c’è un pianoforte: lui si avvicina, si siede, le mani scorrono sulla tastiera, nell’aria le note di un brano contemporaneo. «Suonavo da ragazzo ma poi, arrivato a Firenze per gli studi di architettura, senza il mio piano avevo smesso. Qualche anno fa ho deciso di riprendere, per al prima volta a orecchio — racconta, mentre spiega che la musica gli permette di liberare la mente dopo le intense giornate di lavoro — Ma ho mille interessi, l’arte, la letteratura. Sono architetto e in realtà pensavo di costruire edifici e non auto. All’inizio essere eclettico era quasi un problema, oggi invece mi dà ossigeno». Questa volta l’incursione è il design, applicato a un oggetto attraverso l’uso di una tecnica contemporanea: «Il mio motivo, la sua rielaborazione in 3D riprodotta sul diffusore della lampada e la finitura fatta a mano: un insieme di tecniche moderne e artigianalità». Quel motivo che gioca tra grafismi, tracce di volti, e il colore rosso a sottolinearlo: «La madre terra, una figura antropomorfa archetipo della dea madre. Ce n’è una antichissima anche in Sardegna», dice, spiegando la rappresentazione di Car designer Flavio Manzoni con la lampada Madreterra, realizzata per Leucos Studenti on the road di Martina Mariani Sì alle citazioni anni Cinquanta Ma senza esagerare suggestioni che vogliono richiamare la vulnerabilità della dimensione umana. Reminiscenze letterarie («Il ricordo della lettura di Canne al Vento» della Deledda), la riflessione, nata dall’alluvione che ha colpito la sua terra, della fragilità umana, la voglia di colpire il cuore di chi questa lampada la vorrà acquistare: «È stata l’occasione per fermarmi a riflettere», dice, raccontando di aver sviluppato il progetto nei ritagli di tempo: «Da sera tardi fino a notte fonda, quando si pensa senza essere distratti». La Design Week è la tappa di un percorso che, partendo dalla Sardegna, porterà la lampada a maggio a New York, poi a Londra e a Parigi, fino all’asta che sarà battuta a Olbia. Lui invece ritorna a Maranello, a occuparsi in prima persona del design delle auto più belle del mondo. A breve però, rivela, nel tempo libero si dedicherà alla scultura. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Verso Expo Sulla sedia della salute “Technogym, partner di Expo 2015, presenta al Salone «Wellness Ball», la sedia della salute qui testata da Maroni, Pisapia, Alessandri e Sala L’altra faccia Il progetto di Ied Roma e del laboratorio Dagad: prodotti sofisticati, richiesti all’estero, ma in Italia poco «mediatici» Orologi per diabetici e oggetti «scomodi»: il design senza riflettori C uccio è un piccolo dispensatore (meccanico) di affetto. Un robot che si può abbracciare e che «sente» la paura, il disagio, il dolore. Cambia colore e sostiene il difficile percorso per uscire dalla tossicodipendenza. Globe è un orologio che permette di misurare con discrezione la glicemia, abbattendo quella barriera di diversità che separa i diabetici dai non-diabetici (ossia quell’imbarazzo nel portarsi dietro il kit medico). È design. Ma scomodo. Perché poco glamour, poco appetibile per la comunicazione. Eppure il progetto ospitato in questi giorni a «Posti di Vista» della Fabbrica del Vapore non rinuncia alla precisione del nome: si intitola proprio «Design Scomodo» la mostra che espone oggetti e ricerche dello Ied di Roma e del Laboratorio Dagad. Prototipi di oggetti che al design sofisti- cato uniscono una forte funzione sociale. «Questo mondo, che vive di alta tecnologia e forte ispirazione sociale — dice il coordinatore Paolo Righetti — ha un mercato molto vasto ma non si vede sovente. Così mostriamo, qui ma anche altrove, in altre iniziative in futuro, prodotti nati da territori poco frequentate dai media. Sessualità, medicina, armi, reclusione, disabilità». Ci sono designer celebri per sedute o cucine che però hanno realizzato cose molto diverse. Per esempio, l’egiziano Karim Rashid (le cui opere sono al MoMa) ha vinto premi prestigiosi di design con un sex-toy. Il milanese Paolo Villa ha disegnato una particolare stampella per disabili a forma di «Z» (ideata insieme ad una persona disabile). Elisa Mastrobuono, dello Ied Roma, ha ideato Globe, l’orologio Glucometro e dice: «Intorno a questi progetti c’è molto interesse, specie dei Studenti Da sinistra, Ke Jun Shen con Cuccio; Elisa Mastrobuono con Jowie e Gregorio Andrisano con Globe (Matarazzo per Fotogramma) grandi gruppi stranieri». Per esempio, la Germania e i Paesi scandinavi, molto attenti alle tematiche sulla disabilità, seguono con attenzione il lavoro dei creativi italiani. E anche nei settori più «scomodi», come quello delle ar- mi, in Italia si sviluppano numerose tecnologie che poi sono utili in altri ambiti (per dire, la chimica dell’industria bellica serve all’agricoltura perché fa ricerca sui fertilizzanti). Ma il bello di questa mostra, al di là del- l’enorme lavoro di ricerca che c’è dietro, sta nella finezza psicologica con la quale inventa soluzioni per chi ha dei problemi. Prendiamo Jowie, un robot concepito per essere usato nei reparti di oncologia pediatrica. Sembra un pupazzo e in realtà lo è perché il suo compito primario è fare compagnia ai bambini malati. Ma, al tempo stesso, consente di monitorare la salute dei piccoli. Shadowbox è un piccolo contenitore progettato per facilitare il trasporto e il mantenimento della temperatura dell’insulina in clima caldi e dove non si può accedere a un frigorifero. D-pocket è una borsa che nasconde discretamente un kit per diabetici. «Proponiamo il design — conclude Righetti — che non si vede ma che si sente. Eccome». Roberta Scorranese © RIPRODUZIONE RISERVATA Il mio Salone? É una cucina. O meglio una PLAYkitchen, dove oltre al classico piano lavoro c’è anche uno spazio inedito dedicato ai bambini per il gioco. Perché PLAYkitchen è il concorso di progettazione di Febal al quale ho preso parte con un progetto in coppia con Olga Bezverkhaya. Così mi sono ritrovata a Eurocucina, da dove è partito il mio percorso di esplorazione della Milano design week. La mia impressione, guardandomi attorno, è che anche per il mondo dell’arredo destinato alla cucina ci sia un generale ritorno ai materiali naturali, legno in primis, una nuova sensibilità «verde» unita a un pizzico di nostalgia per il passato accentuato dall’impiego di colori delicati. In alcuni stand ho notato anche il richiamo al passato, al vintage un po’ troppo letterale. Mi spiego: delle citazioni degli anni 50, belle ma troppo cariche. Ho apprezzato molto invece, per esempio, lo spazio di Poliform che ha collaborato con Rodolfo Dordoni. Il risultato è un allestimento che mi è molto piaciuto perché riproduce delle istantanee di vita quotidiana. E ho visto un pubblico di operatori del settore molto internazionale, con una netta prevalenza di volti asiatici. Mi sono ritrovata a discutere di design con interior designer coreani e indonesiani. Quanto al mio percorso, dopo una laurea in architettura ambientale al Politecnico di Milano nella sede di Piacenza, ho fatto il Master in Interior design dello Ied di Milano. Il tandem professionale con Olga? Abbiamo fondato assieme PLAYStudio che prende il nome proprio dal primo lavoro fatto per Febal casa. Ma adesso, oltreché giocare con il design vorremmo lavorare. © RIPRODUZIONE RISERVATA * 25 anni, ha seguito il Master in interior design allo Ied Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Tempi liberi 41 italia: 51575551575557 # Tecnologie raccontate STANDING Giunto quest'anno alla seconda edizione, il Call of Duty Championship 2014 è l'evento di punta per lo sparatutto di Activision. Le squadre accorse da tutto il mondo si sono contese un montepremi da 1 milione di dollari, dei quali ben 400 mila sono andati al team vincitore, gli americani CompLexity Washington Los Angeles Los Angeles STATI UNITI Los Angeles Vita digitale Defense of the Ancients, di Valve Corporation, è il concorrente diretto di League of Legends. Analogo l’obiettivo: distruggere le torri difensive nemiche per poi giungere alla base avversaria New York IDENTIKIT DEL GIOCATORE PAYOUT $ 400,000 $ 200,000 $ 120,000 $ 100,000 $ 70,000 $ 50,000 $ 35,000 $ 25,000 TEAM NAME 01 COMPLEXITY 02 ENVYUS 03 OPTIC GAMING 04 STRICTLY BUSINESS 05 TRIDENT T1 DOTTERS 06 FAZE 07 RISE NATION 08 VEXX REVENGE Undicesimo episodio di una delle saghe di maggior successo di tutti i tempi, è uno sparatutto in soggettiva di Activision Blizzard dove ci si confronta in varie modalità di gioco Età media 15-25 anni Nazionalità Migliori nei giochi strategici Coreani Più forti nei giochi «sparatutto» Italiani Di Riot Games, vanta oltre 70 milioni di registrazioni e 12 milioni di giocanti ogni giorno. Due squadre di 3 o 5 campioni devono prima distruggere le torri avversarie e quindi la base nemica Strategico in tempo reale di Blizzard Entertainment, obbliga prima a costruire la propria base e poi la propria armata, da mandare all’attacco di quella nemica di Federico Cella I nostri dati e il cuore sanguinante della Rete Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Il fenomeno Hanno fra i 16 e i 25 anni e guadagnano fino a 12 mila dollari al mese. I cyber atleti dal «grilletto» facile Il cuore pulsante della Rete è un cuore sanguinante.Il gioco di parole è tra HeartBeat, una funzione dei cosiddetti «siti sicuri» (quelli con il lucchetto), e HeartBleed, il «baco» scoperto pochi giorni fa e che da marzo 2012 ha aperto la serratura di luoghi online ritenuti inviolabili. Da Facebook a Gmail: se da un lato non c’è certezza del danno, dall’altro non c’è neanche (più) quella della sicurezza. L’unica cosa che possono fare i navigatori è attendere che il gestore del servizio a cui sono iscritti copra il buco con una toppa (la «patch») e a quel punto cambiare la password (su Corriere.it l’elenco dei siti). Un’altra operazione che si può effettuare è poi mentale. Ossia rendersi conto che il luogo dove depositiamo la parte più privata di noi — da pensieri ed emozioni a dati personali e di lavoro — non è propriamente una zona priva di rischi. Perché la realtà è che Internet non ha un cuore pulsante, ne ha tanti e diversi. La struttura di computer connessi fra loro nata negli anni Sessanta, da allora è cresciuta senza che ci fosse un piano, senza che ci fosse un «capo». In modo se non casuale, senz’altro caotico. Lo dimostra il fatto che il software «bucato», OpenSsl, è un prodotto gratuito che viene utilizzato dai colossi per gestire un valore di miliardi di dollari. HeartBleed è un’altra faccia della stessa medaglia del Datagate: se Internet è un parcheggio per i nostri dati, lo si può considerare non custodito. Oppure con fin troppi custodi. Ma certo non è privato. @VitaDigitale © RIPRODUZIONE RISERVATA Piccoli, ricchi e forse famosi I signori dei videogiochi A pochi isolati da S k i d R ow, i l quartiere favela di Los Angeles dove cinquemila senzatetto vivono all’ombra dei grattacieli della Downtown, i campioni mondiali del gamepad si sono dati battaglia al Call of Duty Championship 2014. In palio un milione di dollari, perché i concorrenti accorsi da ogni continente all’evento organizzato da Activision per promuovere il proprio blockbuster in ambito competitivo non hanno nulla da invidiare ai professionisti degli sport dagli ingaggi milionari. «I miei ragazzi si allenano tutti i giorni dalle 8 alle 10 ore e ogni settimana sono valutati in base ai risultati ottenuti», spiega Jeremy Negron, fondatore e pro- Allenamento Il manager: «I ragazzi della squadra si allenano da 8 a 10 ore al giorno e sono valutati solo in base ai risultati ottenuti» prietario degli Strictly Business, team classificatosi quarto incassando centomila dollari di premio. Ma a fronte di questo impegno, quanto può guadagnare un giocatore professionista? I migliori anche 4000 dollari al mese, cui si aggiungono i proventi delle partite giocate in diretta su YouTube o su Twitch, un servizio televisivo online nato per mostrare i campioni mentre giocano in diretta. «Se uno è veramente bravo, tra inserzioni pubblicitarie trasmesse durante le partite e donazioni dei fans, può guadagnare anche 12.000 dollari al mese». Cifre alle quali vanno poi aggiunte le sponsorizzazioni e i premi in denaro vinti ai tornei che si tengono in ogni parte del mondo e che, se ben gestite, possono mettere il «cyber-atleta» al riparo da una carriera particolarmente breve. In questa sorta di Far west elettronico, dove vince chi tira il grilletto per primo, sono infatti fondamentali i riflessi. Che però, con l’invecchiamento, degradano in termini impercettibili per l’uo- Il «Grande Slam» League of Legends World Championship Quest’anno la competizione si terrà a Seul. La finale del 2013, tenutasi allo Staples Center di Los Angeles, ha messo in palio 2 milioni di dollari di montepremi The International DOTA2 Si terrà dal 18 al 21 luglio alla Key Arena di Seattle, dove 17.000 spettatori si contenderanno biglietti dai 99 ai 499 dollari Dreamhack È il più grande evento europeo di videogiochi, che si tiene due volte all’anno in Svezia. Prevede concerti live e tornei con montepremi dai 100 ai 200 mila dollari. Tappe a Bucarest, Valencia e Mosca mo medio ma costringono i professionisti dei videogiochi al ritiro attorno ai venticinque anni. Come sempre però ci sono le eccezioni, quali l’americano Johan «Toxic» Quick (nomen omen) o il nostro Alessandro Avallone, 27 anni, classe cristallina e vincitore fino a due anni fa di competizioni mondiali. «Certo, a 18 anni tutto mi sembrava più facile ma dalla mia ora ho l’esperienza, che conta tantissimo», dice. Ma come ci si reinventa una volta appeso il pad al chiodo? «Lavorando come consulenti per gli sviluppatori, per diverse società del settore o facendo i commentatori sportivi dei tornei. Alcuni miei amici sono anche diventati campioni di poker: la preparazione e la velocità nel prendere decisioni richieste dai videogiochi sono molto simili a quelle richieste al tavolo verde», risponde Avallone. Insomma, per quanto possa sembrare strano, si può essere videogiocatori professionisti. Ma è così anche da noi? Con la sola eccezione di Alessandro Avallone, il panorama italiano è popolato da Il team italiano Filippo Cacciapuoti (Fr1do) del team «Sublime» a Los Angeles giocatori dalle grandi potenzialità inespresse. La conferma arriva dal team dei Sublime, gli unici italiani arrivati alla finale mondiale di Los Angeles ma usciti al primo turno. «Purtroppo da noi nessuno investe nella formazione di professionisti — spiega Giorgio Calandrelli, in arte POW3R —. Da noi non c’è pubblico e senza di esso mancano gli investimenti». Emblematica anche la testimonianza di Leonardo «Ko1gaa» Nisi: «Escluso il Call of Duty Championship dell’anno scorso, ho guadagnato settemila euro di montepremi in sette anni di attività». Meno di quello che intasca un professionista americano in un mese. Per uscire da questa impasse, suggerisce Alessandro Avallone, «i giocatori italiani devono concentrarsi nel fare più tornei possibili al di fuori dell’ Italia, così da confrontarsi coi campioni stranieri. E preparare meglio le competizioni: allenarsi solo su Internet è sbagliato, Un futuro nel poker Alessandro Avallone: «Finita la carriera, alcuni lavorano come Giorgio Calandrelli, nel team anche consulenti di società del settore, Filippo Torricelli e Leonardo Nisi altri diventano campioni di poker» icurezza a rischio per il «baco» Heartbleed. Cisco System e Jupiter Network, due dei più grandi produttori americani di sistemi per le reti aziendali e casalinghe, hanno rivelato ieri di averlo trovato all’interno di alcuni loro prodotti. E anche il Wall Street Journal lancia l’allarme e suggerisce di cambiare la password su siti come Facebook, Tumblr o Twitter. Tra i primi siti a trovare il bug nei loro server, anche Amazon, Google e Yahoo, aziende che però hanno provveduto ad aggiornare subito la sicurezza (anche in questo caso è consigliabile però modificare le password). Si tratta di una falla di sistema che, secondo gli esperti, permetterebbe agli hacker di entrare in email, social network e anche negli smartphone. Il «bug», scoperto lunedì notte, rende vulnerabile il software di protezione OpenSSL usato da circa due terzi di siti al mondo per criptare le comunicazioni più delicate, anche quelle bancarie. «Una catastrofe. In una scala di gravità da uno a dieci, è classificabile come 11»: Bruce Schneier, esperto di sicurezza statunitense, aveva descritto così Heartbleed sul suo blog. I maggiori social network e siti di e-commerce sono però subito corsi ai ripari. perché poi i tornei si giocano in rete locale e la velocità è diversa. Bisogna poi curare anche i più piccoli dettagli e allenarsi nelle modalità in cui si gareggerà». Per un campione italiano affermarsi a livello mondiale è possibile, sebbene molto più difficile rispetto a un collega americano. Ma gli Stati Uniti sono la patria dello show business, come ha confermato la finale condotta da iJustine, bellezza californiana che di professione non fa la presentatrice ma la star su YouTube. E che tra un round e l’altro ha lasciato la parola a un veterano che chiedeva aiuto per i reduci dell’esercito. Uno dei tanti paradossi di un Paese che prepara i propri ragazzi alla guerra ma non al tasso di disoccupazione, tre volte più alto della media nazionale, contro cui dovranno combattere una volta tornati a casa. E dove chi la guerra la simula sull’Xbox può aiutare chi in guerra ci è andato per davvero. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stefano Silvestri Il «baco» Heartbleed Tutte le password da cambiare S © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 43 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> -/VÀiiVÌÀ° > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]Î ä]äx Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £În]Èä Ó]Ç£ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]ÎÇ ä]Óx Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £££]{n Ó]Îä Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äÈ]ä£ ä]ÓÈ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££{]È Î]Î Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÈ]Î ä]Σ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]Ón Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ £££]n £]äÓ £]xn Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äÓ]Óä Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££{]ÓÇ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£x Î]Î Î]xx ä]{È Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££{]ÇÎ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££È]£Ó Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ £££]xÓ Ó]ää Ó]£{ Ó]ÈÓ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]ä VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ] VÌ £££xÉä{É£n ä]ÈÇǯ £ää]nÎ ä]Èä ä]Èn £]äÎ Ó£°{Ó]ä £]Îί `À> È°È{£]Ç /- Ì° - >Ài ÓÓ°nÓ]Ón £]Óx¯ À>VvÀÌi °{x{]x{ ä]xx¯ /- Ì°-Ì>À ä]{x¯ *>À} >V{ä® {°{£Î]{ ä]Èȯ £È°ÓÈ£]£n £]äǯ } } Óΰ£nÈ]È £]x£¯ e Û° >Ã`>µ {°äÇÓ]£È Ó]Èǯ / i® £{°Îää]£Ó -E* xää £°n{Ó]n £]xȯ >`À` £ä°ÎÎÈ]£ä £]{Ó¯ La lente IL MOTORE CON GLI EDITORI, APRE GOOGLE PLAY EDICOLA C irca un anno fa un nutrito gruppo di editori europei scriveva alla Commissione Ue per lanciare l’allarme contro Google per «la posizione dominante sul mercato» e «l’utilizzo non autorizzato di contenuti di terze parti, come recensioni e informazioni giornalistiche». Ora, anche se collegamenti diretti con le vecchie questioni non vengono fatti, un cambio di marcia sembra avviato in nome della collaborazione. Come ha spiegato Luca Forlin, Head of International Partnerships per Google Play Newsstand: «Google Play edicola va ad arricchire le aree di collaborazione tra Google e gli editori». Dopo gli Usa, la Gran Bretagna, il Canada e l’Australia, è arrivata infatti anche in Italia l’edicola digitale di Google. Si chiama «Play edicola» ed è una nuova categoria del Google Play Store che consentirà di fruire delle fonti di notizie preferite in un‘unica «esperienza». Tra gli editori partner Class, Condé Nast, Editrice Universo, Gruppo Espresso, Hearst Magazines Italia, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Mondadori e Rcs MediaGroup. In un’unica app si possono leggere articoli di diverse testate anche in modalità offline o attivare abbonamenti, gratuiti o a pagamento, a riviste, blog e giornali. Corinna De Cesare © RIPRODUZIONE RISERVATA £]ÎnÈÇ `>À ä]xÓ¯ e £ iÕÀ £{£]ääää Þi ä]£¯ e £ iÕÀ ä]{£¯ e ä]nÓÇÓ ÃÌiÀi £ iÕÀ £]Ó£nä vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]äx£n VÀ°ÃÛi° ä]ÈÓ¯ e £ iÕÀ £]x££n `°V>° ä]Óί e ä]äί i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ää{ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ää{ iÌÌ ¯ La firma Il Tar del Lazio accoglie il ricorso per sospendere il collegamento di Emirates da Malpensa a New York Missione Etihad a Roma, accordo vicino Il Ceo Hogan vede il premier. Apertura delle banche creditrici su Alitalia MILANO — L’incontro tra il Ceo di Etihad, James Hogan, con il premier Matteo Renzi, ieri a Palazzo Chigi, è la prova di un’accelerazione nella trattativa per l’ingresso della compagnia di Abu Dhabi in Alitalia, con un quota intorno al 40%. Chiusa la due diligence la settimana scorsa, il manager australiano, 57 anni, è arrivato mercoledì a Roma per negoziare le condizioni alla base della futura alleanza e mettere a punto di persona il business plan, incentrato sui collegamenti intercontinentali, con l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, 62 anni. Al colloquio tra Renzi e Hogan era presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. La visita dimostra non solo quanto sia importante per il governo che si arrivi a un accordo con gli arabi, ultima chance per il salvataggio di Alitalia dopo il naufragio del matrimonio con Air France-Klm, ma anche che l’esecutivo è pronto a fare la sua parte per chiudere. In un momento di alta disoccupazione, non è difficile immaginare che la questione della forza lavoro sia uno dei temi più delicati. E Palazzo Chigi, lo ha detto esplicitamente nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, auspica un piano di crescita che rilanci l’occupazione, in modo da rendere più accettabili i sacrifici, che ci saranno per tutti, banche incluse. Al cuore della questione è la formula tecnica da adottare per le fuoriuscite. Etihad punterebbe a chiedere esuberi (convertendo la Cig a rotazione o la solidarietà in Cig a zero ore) da un minimo di 2.500 ore ad un massimo di circa 3.100, coinvolgendo i circa 900 dipendenti che stanno facendo la Cig a zero ore su base volontaria e quelli implicati dall’ultimo accordo di febbraio. Nel frattempo Alitalia ha recapitato una lettera a circa 100 comandanti istruttori e controllori nella quale richiede «un’autoriduzione dei propri compensi per la delicata attività addestrativa e dei controllo che svolgono per conto dell’azienda e dell’Enac», hanno reso noto ieri Uiltrasporti e l’Anpac, che rifiutano «azioni unilaterali», ma si dichiarano «disponibili a discutere» con la compagnia sul prossimo piano congiunto con Etihad. Quanto alla questione dell’indebitamento, Etihad vorrebbe una ristrutturazione per almeno 400 milioni. Le banche (azioniste e creditrici) aprono a questa possibilità e sono pronte ad avviare una discussione, ma I protagonisti Ü ià £°Èn{]ä £ iÕÀ ä]£ä¯ e 40% L’ipotesi di accordo prevederebbe che la compagnia araba rilevi circa il 40% delle azioni di Alitalia James Hogan, 57 anni, australiano, Ceo di Etihad Gabriele Del Torchio, 63 anni, alla Alexandre de Juniac, 51 anni, guida di Alitalia numero uno di Air France-Klm I due processi Ligresti e i 189 secondi di ritardo Salvatore a Torino, Paolo a Milano MILANO — Processi e destini divisi per la famiglia Ligresti nel processo per aggiotaggio e falso in bilancio relativamente al bilancio 2010 del gruppo Fondiaria Sai. L’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dall’avvocato Davide Sangiorgio, che lo scorso 18 marzo aveva fatto spostare il procedimento a carico di Paolo Gioacchino Ligresti (e di altri imputati) da Torino a Milano, non è stata fatta valere ieri da altri giudici di Torino nel processo a carico di Salvatore Ligresti e dei manager arrestati con lui lo scorso luglio — Antonio Talarico, Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta — e neppure in quello alla primogenita Jonella (in via di riunificazione al filone principale dopo il rifiuto del patteggiamento). La quarta sezione del tribunale torinese presieduta da Giorgio Gianetti, con Claudio Ferrero e Giorgio Ferrari a latere, ha deciso di non accogliere le nuove prove individuate dalla difesa di Paolo. Si tratta della perizia relativa al luogo in cui sarebbe stato commesso l’aggiotaggio: secondo i pm Marco Gianoglio e Vittorio Nessi è stato commesso a Torino attraverso l’invio del comunicato sul bilancio a una mailing list di destinatari, prima dell’uscita del comunicato sul sistema «Nis» di Borsa da Milano. Ma le difese hanno trovato una mail che sposta di 189 secondi (dalle 15.28 alle 15.31 e 9 secondi) l’invio della mail da Torino. Da qui la competenza a Milano. L’eccezione è stata respinta in quanto il procedimento si trova già in una fase che non consente più di mettere in discussione la competenza, visto che le parti sono già costituite. Il tribunale ha dato una interpretazione restrittiva di questo aspetto, intendendo imputati e pm e non anche le parti civili (che anche ieri si sono costituite). Dunque il processo continua a Torino e contemporaneamente partirà a Milano per Paolo sugli stessi fatti e gli stessi reati. «Una situazione inedita e incredibile, grottesca», era il commento dei vari legali coinvolti nell’inchiesta. La diversità dei due processi comporta il rischio di giudizi differenti sugli stessi fatti e certamente avrà l’effetto — in caso di condanna — di far riproporre in Appello l’eccezione di incompetenza territoriale. Con il risultato che uno dei due processi ripartirà da zero. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA attendono prima il via libera all’accordo. Una lettera di intenti o quanto meno un’intesa di massima è ormai questione di ore, sostengono fonti di Palazzo Chigi. Forse potrebbe arrivare già entro stasera, visto che Hogan sarà anche oggi a Roma per continuare le trattative, prima di volare a Londra in serata. Se, come pare, il matrimonio tra Alitalia e Etihad si farà, il grande sconfitto della partita sarà Alexandre De Juniac, 57 anni, presidente e direttore generale di Air France-Klm. Ex capo di gabinetto di Christine Lagarde, quando l’attuale direttore del Fondo monetario internazionale era ministro dell’Economia, De Junic, uomo di destra, non ha potuto contare sul supporto dello Stato francese per investire in Alitalia, partecipando all’aumento di capitale da 300 milioni mentre allo stesso tempo annunciava esuberi in casa. E ha perciò giocato d’azzardo scommettendo sul fallimento della compagnia transalpina, che pensava di conquistato gratis. Ma nei cieli c’è un altra novità: il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Assaereo, l’associazione sindacale aderente a Confindustria, contro l’autorizzazione, in via provvisoria e per un periodo di 18 mesi a partire dall’ottobre del 2013, concessa ad Emirates di collegare direttamente Milano Malpensa con New York. «Un provvedimento stupefacente e inatteso tanto più in vista di Expo, evento per il quale auspicavamo tutti una politica di Open Sky», ha immediatamente protestato il presidente della Sea, Pietro Modiano. Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Intervista Economia 45 italia: 51575551575557 L’amministratore delegato del gruppo media: il satellite e la fibra possono coesistere. Dagli abbonamenti il 92% del fatturato «La tv anche su Internet superveloce Sky con Telecom arriverà via cavo» Zappia: «Con la rete veloce avremo una piattaforma ibrida, tv e online» «È un accordo strategico della durata di 5 anni per portare per la prima volta l’offerta di Sky, così com’è oggi, anche su rete Internet super-broadband». Andrea Zappia, 50 anni, amministratore delegato di Sky Italia, sta portando la media company in Italia di Rupert Murdoch verso il completamento dell’occupazione dei canali di trasmissione: dopo il satellite, l’offerta free di Cielo e il digitale terrestre (con le chiavette), l’accordo appena siglato con Telecom Italia permetterà dal 2015 di avere la pay tv via Internet. Non è la prima mossa del gruppo in questa direzione: MySky e soprattutto il recente lancio di SkyOnline utilizzavano già la rete. Ma ora il dado è tratto e crollano le pareti tra due mondi che sembravano dovere essere nemici. Sky su Internet sembra un cambio di identità forte. Un punto di non ritorno. Qual è l’obiettivo dell’intesa? «Per noi fa parte di una strategia più ampia: per quasi 11 anni abbiamo operato attraverso il satellite che rimane la forma di distribuzione del segnale televisivo più efficiente per fare offerte multicanali in alta definizione. Ma non è l’unica. Già oggi siamo una piattaforma ibrida: siamo online, su satellite e sul digitale terrestre. Ma per molte case in Italia ci sono problemi di accesso». La trasmissione televisiva ha una sua sacralità per l’utente. La telefonata può saltare. Ma se saltasse il segnale durante un goal decisivo sarebbe un disastro. Vuole dire che vi attendete una qualità pari a quella che potete fornire con il satellite anche sul Web? «La nostra strategia è uscire dal recinto del satellite che, pur essendo straordinario, per sua natura, soprattutto in un paese con alta intensità abitativa, è limitato potenzialmente. Anzi Televisione Andrea Zappia, 50 anni, amministratore delegato di Sky Italia, sta portando la media company in Italia di Rupert Murdoch verso la pay tv via Internet ❜❜ L’offerta in chiaro In Italia l’eccesso di offerte in chiaro è un’anomalia. Noi ci distinguiamo puntando sulla qualità ❜❜ Il modello di business In parte il modello di business cambia. Sky Online nasce, per esempio, senza abbonamento l’offerta su Internet avrà qualche opportunità in più sull’on demand. Fino ad oggi on è mai esistita un’offerta simile perché avevamo bisogno di una rete veloce e protetta. Ma ora il lavoro di Telecom Italia ci permetterà di garantirla». Non temete che il web possa cannibalizzare la parabola costringendovi magari a sostenere il costo dell’affitto del satellite per pochi? «Noi non siamo un’azienda satellitare: siamo una media company capace di produrre e aggregare i contenuti tv che i nostri clienti vogliono. I l satellite rimane ad oggi molto efficace. In tante parti d’Italia Internet veloce non arriverà. Il satellite non morirà mai e oggi non c’è nessun motivo per chi ha Sky di cambiare tipo di abbonamento. Anche se il 100% della crescita futura arrivasse via cavo noi non avremmo problemi. Il punto importante è che Sky, da ora in avanti, ha l’obiettivo di raggiungere le famiglie con tutti i modi rilevanti. In questo recinto ci hanno un po’ chiuso le autorità e i governi con la retorica del monopolista del satellite: come se la trasmissione satellitare fosse un mercato. Ora abbiamo annunciato un’offerta Over the top come Sky online e l’accordo con Telecom con il quale pensiamo di poter accedere quanto meno a un milione e mezzo di case che oggi non possono avere la parabola». Sono numeri che avete già stimato con precisione? «Prenda una città come Siena o Venezia e tutta una serie di palazzi storici nei centri delle città italiane che hanno delle limitazioni soprattutto per chi come noi vuole portare più di un cavo. Sappiamo che sono almeno 1,5 milioni di famiglie. Quindi il ragionamento che abbiamo fatto è: sia che si arrivi dall’alto con il satellite o dal basso con la fibra per noi non cambia nulla. A patto che sia un’esperienza comparabile con quella che abbiamo nel satellite. La realtà è che serve una porzione di banda riservata per poterlo fare. Già molte case possono fare streaming di buona qualità. Il problema è il multicanale e il multicast con tanti utenti - L’accordo Intesa firmata tra l’amministratore delegato di Telecom italia, Marco Patuano, e Sky Italia guidata da Andrea Zappia (foto) per portare dal 2015 tutti i contenuti multicanali della tv di Murdoch nelle case degli italiani anche via Internet veloce (almeno 30 megabit al secondo). Nella sostanza l’offerta di Sky sarà disponibile su due piattaforme: satellite e web. L’accordo strategico permetterà a Sky di raggiungere tutte quelle case dove la parabola per una serie di ragioni non poteva arrivare ma rafforzerà anche l’offerta commerciale di ultrabroadband di Telecom che potrà contare sul servizio di Sky. Come ha spiegato Patuano «uno dei principali driver del nostro business è rappresentato dallo sviluppo dei servizi innovativi, in particolare nell’entertainment per il mercato consumer». pensiamo al calcio - che guardano la stessa cosa». Perché solo con Telecom? Non avrebbe avuto senso fare l’accordo con tutti gli operatori? «L’accordo non è esclusivo. Però Telecom ha mostrato una grande determinazione nella spinta di un prodotto di questo genere e, inoltre, ha una capacità dal punto di vista commerciale molto elevata. Riteniamo che attraverso una partnership con loro ci possa essere una maggiore opportunità di entrare in case dove oggi non siamo». Il modello di business non cambia? Resterete legati agi abbonamenti? «Sì, ma non solo. Il 92% del nostro fatturato arriva dagli abbonamenti. Ma, per esempio, Sky online nasce senza abbonamento. Noi crediamo che chi vada online difficilmente cerchi un contenuto di archivio. Più probabilmente è chi si scarica il «Trono di spade» illegalmente. Allora glielo diamo contemporaneamente all’uscita negli Usa, o quasi, nella speranza che preferisca farlo legalmente. Per questo abbiamo meno titoli di Netflix o Infinity». L’eventuale arrivo in Italia di Netflix, rumor in circolazione, non cambierà il vostro posizionamento? «Credo che difficilmente un operatore come Netflix entrerà in Italia perché la loro posizione è forte dove non esiste un’offerta gratuita così significativa. Negli Usa l’abbonamento basic per la tv non è lontano dai 70 dollari. Allora l’arrivo di un’offerta a 9,99 dollari cambia il panorama. Ma di fronte a 90 canali gratuiti faccio fatica a distinguermi. In Italia abbiamo avuto un sviluppo anomalo ottenendo un eccesso di offerta gratuita. L’Italia ha molti più canali in chiaro di qualunque altro Paese Ue e se questo è un bene per il consumatore rende insostenibile lo sviluppo dell’offerta tranne per chi ha tanti canali. La pubblicità si è ridotta e si ridurrà la qualità. Credo che a premiare non sia la quantità ma la qualità perché abbiamo tutti meno tempo da dedicare alle scelte. Le do un aneddoto: in Gran Bretagna MySky si chiama SkyPlus e “to skyplus” è diventato un verbo che significa registrare. Questo perché gli anglosassoni amano pianificare . Per noi è diventato più importante il tasto “restart” perché siamo un popolo non certo famoso per la puntualità». Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Economia Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Trovolavoro 1.600 le opportunità dal mondo dell’intrattenimento a quello dell’alta tecnologia Le società e i profili più gettonati LE OFFERTE DI IMPIEGO, LE AZIENDE, GLI STAGE E LE BORSE DI STUDIO I colloqui Le selezioni di Gardaland, Aquafan, Cinecittà World e Disneyland Paris L’indagine Istud Il 41% dei giovani vuole lavorare oltre confine Come è ovvio, visto l’alto tasso di disoccupazione che li perseguita, i giovani italiani sono molto sfiduciati. Meno scontato è che la percentuale dei pessimisti sia così alta: l’84,6% di chi ha tra i 18 e i 35 anni ritiene scarse o molto scarse le sue prospettive lavorative. Ancora più grave è che quell’altissima percentuale riguardi i giovani più istruiti, quelli cioè che hanno almeno una laurea triennale. È la conclusione a cui arriva la business school Istud dopo aver intervistato 3.289 giovani, oltre che italiani, anche brasiliani, indiani e cinesi (tra i Bric) e polacchi, tedeschi, inglesi e statunitensi (tra i Gwic: Great western industrial countries). Gli italiani tra l’altro non reggono il confronto della demoralizzazione, poiché gli sfiduciati Bric sono solo uno su quattro e quelli Gwic il 43,6%. La conseguenza è prevedibile: il 41,6% dei nostri giovani vorrebbe andare a lavorare all’estero «per fuggire da un presente scoraggiante», contro il 27,9% di tutti gli altri che emigrerebbero solo «per cercare Dall’estero I giovani dei Paesi «Bric» ci guardano con simpatia immaginando le nostre aziende «efficienti, creative e non stressanti» un futuro migliore». Per gli stranieri, viceversa, l’Italia può essere una buona destinazione di lavoro? Dal punto di vista retributivo assolutamente no secondo i Gwic, accettabilmente invece per i Bric. Tanto più che i Gwic considerano le imprese italiane «disorganizzate, caotiche e non meritocratiche», a differenza dei Bric che ci guardano con simpatia immaginando le nostre aziende «efficienti, creative e non stressanti». Gli stranieri, però, conoscono poche aziende italiane, salvo Fiat (23%) e Ferrari (17%), oltre, soprattutto, i marchi della moda. Un altro elemento di scoraggiamento per gli italiani riguarda la possibilità di proseguire gli studi: solo l’11,3% vorrebbe fare un master, contro il 35% degli stranieri. L’Isfol ha appena certificato che un dottore di ricerca italiano guadagna in media 20 mila euro netti l’anno, mentre se va all’estero ne incassa 29 mila. Dell’argomento si discuterà martedì mattina all’Assolombarda. Enzo Riboni © RIPRODUZIONE RISERVATA Le occasioni della settimana 500 Altran gli operatori che saranno inseriti all’interno del parco Gardaland 121 junior e senior Altran — multinazionale che opera nella consulenza in vari settori dell’ingegneria — ha pubblicato sul suo sito 121 ricerche aperte in Italia. Nella maggior parte dei casi si tratta di posizioni nell’area dell’information system (23 vacancy), nell’embedded e critical system (21), nei servizi finanziari (19), nel life science (16), nell’automotive (15) e nel mechanical engineering (10). 500 gli addetti che saranno selezionati per Cinecittà World alle porte di Roma Lavorare a Gardaland La Locanda del Corsaro Nero La stagione dei parchi Più di 1.300 assunzioni Le offerte a tempo determinato tra Pasqua e fine anno Acquatici, faunistici, a tema o d’avventura. Sono duecento i parchi divertimento italiani che ogni primavera aprono le porte a 18 milioni di visitatori. E che, tra attrazioni, impianti sofisticati, accoglienza e vendite, danno lavoro a 30 mila operatori del settore. Il recruiting per la stagione 2014 è appena avviato. E anche se la gran parte delle prestazioni sono stagionali — solo un 10% del personale che presta la propria opera nei parchi è assunto a tempo indeterminato — si tratta pur sempre di lavoro subordinato, con un contratto a termine secondo le regole nazionali di categoria. Le opportunità dunque sono parecchie e sparse su tutto il territorio nazionale. A cominciare da Gardaland — il più grande tra i parchi italiani, dove pochi giorni fa è stata inaugurata Prezzemolo Land, nuova area giochi dedicata ai più piccini e alle loro famiglie — e dove saranno inseriti 500 operatori. «Tra le figure ricercate dal Parco gardesano spiccano gli addetti alla ristorazione, baristi, camerieri, cuochi, aiuto cuochi», spiega Giorgio Padoan, responsabile risorse umane. «Cerchiamo poi persone che gestiscano le operazioni di sorveglianza e funzionamento delle attrazioni: candidati in possesso di un diploma di tipo tecnico, ad indirizzo elettrico o meccanico, che siano però dotati anche di capacità relazionali». Sempre a Gardaland Re- sort c’è posto per addetti all’accoglienza, alle informazioni, al centralino ma anche al front office e al booking (in questo caso è necessaria conoscenza di almeno una lingua straniera e dei programmi d’informatica turistica). Ci sono poi i casting per artisti e animatori: saranno preferiti ragazzi con basi di giocoleria, mimo, magia, sculture con palloncini, danza e canto. Infine sono vacanti posizioni presso l’acquario gardesano dove si ricercano laure- La festa il 23 maggio I bimbi in ufficio Tra le attività che le imprese organizzano per aumentare il well-being sul posto di lavoro c’è «Bimbi in ufficio con mamma e papà». Per un giorno — il 23 maggio — le aziende aprono le porte ai figli dei dipendenti per mostrare ai bambini gli ambienti dove i genitori passano tante ore. L’evento è giunto alla 20esima edizione. Si tratta di una festa in cui non mancano un tour tra le scrivanie e la merenda. Per il resto, non ci sono regole. 40 le aziende già iscritte. Per info e adesioni: [email protected], tel. +39 02.20400332. P. Car. ati in biologia marina. La novità del 2014 però è l’apertura della nuovissima Cinecittà World alle porte di Roma. Parco interamente dedicato al cinema. Anche in questo caso le selezioni coinvolgono complessivamente 500 addetti. I profili professionali sono svariati e le richieste di figure professionali spaziano dagli ingegneri agli addetti alla ristorazione. Corsia preferenziale per chi vanta conoscenze e competenze legate al mondo dell’audiovisivo. Il parco acquatico Aquafan di Riccione assume invece 200 persone cui si aggiungono altre 160 posizioni destinate al Parco Oltremare. Soprattutto banconisti, addetti alla sicurezza e ai controlli e operatori per la somministrazione di cibo e bevande. I contratti coprono 100 giorni, la precedenza è per chi ha già esperienza nel settore. Le domande per tutti i 200 parchi divertimento italiani vanno presentate sempre in loco o per via telematica. Chi invece preferisse un’esperienza all’estero deve sapere che solo Disneyland Paris apre ogni anno casting e selezioni nel nostro Paese (le date vengono pubblicate sul portale). Mentre per candidarsi ad esempio a Legoland, che sta aprendo nuovi siti in varie nazioni europee, bisogna ricorrere alla rete Eures. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pradac 15 informatici Pradac Informatica sta ricercando con urgenza 15 profili da inserire in tutto il territorio nazionale. Si tratta di: sviluppatori e analisti programmatori Java (soprattutto per Roma, Torino, Milano, Bologna, Venezia, Padova e Firenze), sviluppatori in ambiente Microsoft .Net, analisti funzionali, programmatori Sap e sistemisti ed esperti di database. I profili dettagliati sul sito della società. Epso 40 revisori per l’Ue Epso — ufficio europeo di selezione del personale — ha pubblicato un concorso per costituire un elenco di riserva di laureati e laureandi da cui attingere per le prossime esigenze. Il bando riguarda 40 amministratori dell’audit che si occuperanno prevalentemente di revisione contabile. Possono inoltrare la domanda i cittadini Ue, laureati o prossimi laureati (max entro il 31/7/2014) che conoscano francese, inglese o tedesco. Scadenza il 23/4. Agenzia delle Entrate 140 architetti e ingegneri L’Agenzia delle Entrate propone 140 opportunità di lavoro a tempo indeterminato in diverse regioni italiane, soprattutto in Lazio e Lombardia. Il profilo riguarda architetti e ingegneri che si occuperanno di servizi catastali, cartografici e estimativi e in generale dell’osservatorio del mercato immobiliare. Scadenza il 28 aprile. a cura di Luisa Adani Anna Maria Catano © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il tuo futuro professionale può nascere nel nostro Gruppo! STARDAY S.R.L., azienda in forte espansione operante nel campo della distribuzione componenti elettronici a Lippo di Calderara di Reno (BO), ricerca posizioni da www.trovolavoro.it Tutte le inserzioni relative ad offerte o ricerche di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile che femminile, essendo vietata ai sensi dell’art. 1 della Legge 9/12/1977 n. 903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività e in osservanza alla legge sulla privacy (L. 196/03) Turismo e hi tech PRODUCT MANAGER/F.A.E. Il C.E.C. centro esazione crediti, con sede a Napoli Centro Direzionale Isola C2, è un’azienda leader con esperienza ventennale nel campo del recupero del credito bancario e finanziario ed associata Unirec (unione Nazionale Imprese Recup Crediti), azienda certificata Iso 9001. AGENTE ESATTORIALE Per maggiori informazioni visitare il sito www.stardaysrl.it Invio CV a [email protected] Stiamo selezionando figure professionali come funzionari per incrementare la nostra rete esattoriale. Titolo di studio richiesto: Diploma. I requisiti che contraddistinguono i nostri funzionari sono, precisione, affidabilità, dinamicità e buona dialettica. Disponibilità e flessibilità per eventuali trasferte. E’ previsto un rimborso spese più benefit ed incentivi aziendali, i dettagli saranno discussi in sede di colloquio. Costituisce requisito preferenziale aver maturato eventuali esperienze precedenti. Zona di Lavoro: Campania - Puglia - Basilicata - Marche - Abruzzo - Calabria - Sardegna Molise - Sicilia - Toscana. I Candidati interessati potranno inviare Curriculum - Mail [email protected] o telefonare allo 081/5629134 oppure inviare un fax allo 081/5629162 Specificando l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi della legge sulla Privacy. (l. 196/03) Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Harden 2000 Srl azienda leader in Italia nella distribuzione termoidraulica con leadership nel riscaldamento a pavimento e raffrescamento ricerca per potenziamento della propria rete vendita su tutto il territorio nazionale ed estero Importante realtà multiutility di Riva del Garda (TN) per potenziamento dell’organico ricerca: AGENTI I candidati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0372/496153, oppure per e-mail [email protected] autorizzando espressamente il trattamento dei dati in conformità al D.Lgs n° 196/03 sulla privacy. CONTABILITÀ, FINANZA E AMMINISTRAZIONE Il candidato ideale ha laurea in campo economico; esperienza lavorativa di 10 anni; esperienza in ruolo analogo in aziende multiutility. Gestisce processi di budgeting, forecasting e controlling mediante reporting, con approccio propositivo e supporto dell’ufficio amministrativo; redige business plan. Segue le società controllate in campo amministrativo/finanziario/contabile ed è coinvolto nel Modello 231. In staff col Responsabile Amministrativo redige Bilancio d’Esercizio delle Società, Bilancio Consolidato e relative relazioni; cura il Bilancio Sociale e Unbundling. Gestisce la contabilità analitica, l’analisi finanziaria e di tesoreria. Provvede a dichiarazioni AEEG, perequazioni e analisi delibere. Inviare il c.v. via email a Studio Calzà s.a.s - Aut. Min. n. 2905 [email protected] Informativa Privacy su www.studiomarcocalza.com Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. (FIELD APPLICATION ENGINEER) con maturata competenza nel settore; gradita esperienza nella progettazione hardware, si richiede ottimo inglese e disponibilità a trasferte. con provata capacità ed inserimento nel settore. Offresi: alto fisso mensile, provvigioni ai massimi livelli, premi ad obiettivi. L’agente avrà ottime possibilità di crescita e di guadagno sempre con il sostegno tecnico e commerciale della azienda. SPECIALISTA IN CONTROLLO DI GESTIONE Il Gruppo Assicurativo Pramerica - controllato e diretto dalla statunitense Prudential Financial, Inc.* (PFI) uno dei maggiori istituti finanziari del mondo - ricerca: PROFESSIONISTI LIFE PLANNER che saranno operativi nell’area torinese e che potranno contribuire al continuo sviluppo della Compagnia. 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Il ruolo delle università Liuc e Luiss Giovani in gara, le aziende scelgono DÜSSELDORF — Anche quest’anno due studentesse italiane — al secondo anno della laurea specialistica in marketing management dell’Università Bocconi di Milano, Francesca Conte Rosito e Alessia Nigro — si sono classificate tra le prime otto squadre finaliste all’Henkel Innovation Challenge con il prodotto Dusty Super Hero, un contenitore di alluminio in grado di catturare la polvere prima ancora che si depositi sulle superfici. La competizione internazionale si è svolta la settimana scorsa a Düsseldorf, sede dell’headquarter della multinazionale (dove al momento ci sono 166 vacancy), che ha invitato studenti universitari e post universitari a sviluppare idee sostenibili per nuovi prodotti o tecnologie in uno dei tre settori in cui Henkel opera — bucato e cura della casa, beauty care, adesivi e tecnologie — che fossero utilizzabili nel 2050. Alla gara hanno partecipato 21 squadre, provenienti da 30 Paesi differenti. A vincere è stato il team croato, secondo il Qatar, terza l’India. Premio in palio per i primi classificati un biglietto per un viaggio intorno al mondo del valore di 10 mila euro. Le stu- ILLUSTRAZIONE DI XAVIER POIRET Così le imprese individuano in anticipo i talenti di domani Fino al 9 maggio Il concorso dei ragazzi a scuola (i.co.) Dal 14 aprile al 9 maggio gli studenti tra i 16 e i 19 anni potranno presentare le loro idee imprenditoriali per il territorio partecipando al concorso “Localpreneur, imprenditore per il locale” patrocinato da Junior Achievement, Barclays e Fondazione It. Accenture. dentesse italiane erano accompagnate dal direttore marketing beauty care Erika Nicoletti e dal manager hr Ambrogio Dossena della Henkel. Ma quale il sogno nel cassetto delle due laureande italiane? A entrambe piacerebbe fare un’esperienza in Henkel. Francesca sogna poi di aprire una propria attività nella sua città, mentre Alessia vorrebbe continuare a lavorare all’estero. All’evento finale ha partecipato anche Kasper Rorsted, numero uno del gruppo che crede fortemente nelle innovazioni e nelle idee dei giovani talenti, a cui si chiede tra i principali requisiti la disponibilità a un’esperienza internazionale. Tornando all’Italia, anche università come la Liuc di Castellanza e la Luiss di Roma hanno il loro business game. La prima ha ideato una competizione rivolta agli studenti iscritti al IV e V anno degli Istituti tecnici e licei. L’obiettivo di «Crea la tua impresa» (il cui bando viene pubblicato tra novembre e dicembre) è gestire un’impresa, gareggiando con manager di altre imprese virtuali provenienti da tutta Italia. Mentre questo venerdì si terrà presso l’università romana un business game con Fincantieri che avrà come oggetto la corporate strategy. I ragazzi, vestiti i panni della società triestina, dovranno simulare il processo valutativo che portò l’azienda all’acquisto del cantiere Vard. Fino al 20 aprile è poi possibile iscriversi alla prima edizione dell’Accenture talent digital competition, aperta agli studenti di ingegneria informatica, elettronica, delle telecomunicazioni e informatica. I primi 20 classificati accederanno alla finale che si terrà a giugno (candidature online alla pagina careers.accenture.com/it-it/landing-pages/Pages/digital-competition.aspx). In palio un Ipad, la possibilità di realizzare la tesi di laurea, uno stage retribuito in azienda. Si è infine appena svolta la Global enterprise project presso la sede di Siemens, ideata da Junior Achievement e a cui hanno partecipato realtà come Nokia e Sap. L’iniziativa ha lo scopo di promuovere l’educazione imprenditoriale nelle scuole e trasferire ai giovani le competenze per l’occupabilità e lo sviluppo di un approccio proattivo al lavoro, allo studio e alla vita personale. Irene Consigliere IreConsigliere Cambi di poltrona su trovolavoro.it Rossi sale in Attiva Bombini in Qlik e Locatelli in Lg ■ Achille Mucci, 50 anni, ha assunto il ruolo di amministratore delegato di Stefanel. Ha maturato esperienze in Antonveneta, Interbanca e Abn Amro. ■ Giorgio Rossi, 46 anni, già chief financial officer, ha ricevuto l’incarico di amministratore delegato di Attiva, distributore di prodotti del mondo Apple. ■ Rosagrazia Bombini è diventata vicepresident & managing director Italia di Qlik, multinazionale it. Vanta esperienze in Ibm, Sequent Vignette ed Exalead. ■ Licinio Garavaglia, 50 anni, è entrato in Terme di Saturnia Spa & Golf Resort come direttore generale. Ha lavorato in Château R. Bombini Monfort di Milano, Principe di Savoia di Milano, Villa d’Este di Cernobbio, Baglioni di Roma e Milano. ■ Federico Marzi, 40 anni, è stato chiamato da Muzinich, società specializzata in corporate credit, in qualità di responsabile italiano per lo sviluppo commerciale e il marketing. Proviene da Euromobiliare Sgr. ■ Paolo Locatelli, 51 anni, in azienda dal P. Locatelli 2005, è stato nominato consumer electronics director di Lg Electronics Italia. Ha maturato esperienze in Candy e Hoover. a cura di Felice Fava [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI INCARICHI Nuove nomine e promozioni su http://www.corriere.it/economia/lavoro/ © RIPRODUZIONE RISERVATA Consolidata società finanziaria, appartenente a primario Gruppo Bancario e specializzata nell’attività di credito alle famiglie, ricerca per il potenziamento della propria rete commerciale ai quali conferire mandato per la distribuzione delle principali tipologie di finanziamenti a privati (prestiti personali, prestiti finalizzati, CQS, mutui) e dei prodotti assicurativi ad essi associati. Requisiti: I candidati dovranno aver maturato pluriennale esperienza nel settore e dovranno palesare capacità imprenditoriale orientata all’apertura di punti vendita, ad esclusivo brand della società mandante, nelle principali province italiane. Si richiede, inoltre, iscrizione presso l’OAM ed al RUI IVASS. Non verranno prese in considerazione candidature provenienti da mediatori creditizi. La ricerca è rivolta anche a dipendenti ed ex-dipendenti di primarie società del settore, che intendano avviare un proprio punto vendita. I candidati, di ambo i sessi, sono pregati di inviare il proprio curriculum vitae, specificando l’autorizzazione al trattamento dei propri dati personali (ai sensi del D.Lgs 196/2003), a: Antal International Italy - Banking & Insurance Division e-mail: [email protected] / fax: 02.80502010 Si prega di citare il riferimento: AGENTI CONSUMO/CORSERA www.trovolavoro.it Tutte le inserzioni relative ad offerte o ricerche di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile che femminile, essendo vietata ai sensi dell’art. 1 della Legge 9/12/1977 n. 903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività e in osservanza alla legge sulla privacy (L. 196/03) I candidati sono invitati a specificare nell’oggetto l’attuale città/provincia di attività. Trovolavoro, per una primaria azienda italiana presente in diversi settori merceologici e mercati nazionali ed internazionali ricerca, per la divisione di prodotti biomedicali, un: Trovolavoro, ricerca uno dei più importanti protagonisti del mercato automotive, per il potenziamento della propria rete commerciale, un: La Società Europea BBT SE, impegnata nella realizzazione della Galleria di Base del Brennero, uno dei progetti infrastrutturali più importanti a livello europeo, ricerca le seguenti figure professionali: SALES SPECIALIST PLT - Toscana INGEGNERE CIVILE/MINERARIO QUALITY ASSURANCE Il Sales Specialist PLT avrà la piena responsabilità, per il proprio territorio di riferimento, della gestione e dello sviluppo del business dei pneumatici dedicati al mondo Vettura e Trasporto Leggero rappresentato dai principali dealer di mercato: Car Dealer e Retail (gommisti). Il candidato ideale è in possesso di un diploma di Laurea, ha maturato un’esperienza di almeno 2 anni in ruoli commerciali e di vendita, preferibilmente nel settore automotive o similari e ha una buona conoscenza della lingua inglese. Preferibile il domicilio nelle province di: Firenze, Prato o Pistoia. Richiesta residenza in Toscana. Il candidato ideale vanta significativa esperienza specifica in materia di progettazione e realizzazione di grandi opere in sotterraneo, anche in veste di Direttore dei lavori o di Project Manager. In particolare, si richiedono esperienze nella realizzazione di gallerie con TBM e con metodo tradizionale. Titolo di studio: Ingegneria civile / Ingegneria mineraria. Costituisce titolo preferenziale la conoscenza delle lingue italiana e tedesca (+ eventuale inglese). Gli interessati sono invitati a trasmettere all’indirizzo [email protected] un analitico curriculum vitae corredato da espressa autorizzazione al trattamento dei dati personali conferiti. La risorsa sarà chiamata a gestire tutte le attività relative alla validazione del prodotto e del processo in conformità con gli standard UNI EN ISO 9001:2008 e UNI EN ISO 13485: 2012. Il candidato ideale: è laureato o diplomato in materie tecnico-scientifiche; possiede una significativa esperienza nell’ambito del Quality Management in aziende industriali biomedicali; conoscenza della regolamentazione Europea di dispositivi medici e della struttura di un fascicolo tecnico in base alla Direttiva 93/42/CEE; ha esperienza nelle metodologie per la validazione del prodotto e del processo in conformità con gli standard UNI EN ISO 9001:2008 e UNI EN ISO 13485: 2012. Sede di lavoro: Provincia di Reggio Emilia. Inviare c.v. digitando il codice 6168 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Inviare c.v. digitando il codice 6166 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Trovolavoro, ricerca per azienda produttrice di elettrovalvole ed elettropompe per applicazioni domestiche e industriali un: MARKETING SPECIALIST (Ingegnere) Sede di lavoro: Fortezza (BZ) EPSCO Srl leader nel settore Servizi Tecnici di Management per la supervisione attività di Ingegneria, Costruzione e Commissioning di impianti e prog. chiavi in mano RESPONSABILE VENDITE ITALIA Trovolavoro, ricerca per un’importante azienda meccanica operante nella componentistica per il settore automotive, nell’ambito di un progetto di sviluppo organizzativo, un: QUALITY MANAGER Attività principali: ricerca e studio delle applicazioni dei prodotti e dei loro mercati di vendita; individuazione di nuovi potenziali applicazioni ed opportunità commerciali; definizione Business Plan, analisi tecnica, studi di fattibilità; partecipazione a fiere di settore. Il candidato ideale possiede: Laurea in Ingegneria, con Master o specializzazione in Marketing; esperienza anche minima in un ruolo analogo, preferibilmente in analogo settore; spiccate capacità analitiche; ottime capacità di lavorare sia in team sia autonomamente; ottima conoscenza della lingua Inglese e degli strumenti informatici; disponibilità a viaggiare. Si offre contratto a tempo determinato, finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato. Sede di lavoro: Carugate (MI). Inviare c.v. digitando il codice 6165 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it. Il candidato dovrà: Collaborare nella gestione di circa 30 EPC. Contractors Presidiare e sviluppare il portafoglio clienti. Promuovere la Società all’interno di gruppi internazionali nei settori Oil&Gas, Energia, Siderurgico. Raggiungere gli obiettivi di vendita. Sviluppare trattative di vendita, formulare offerte e negoziare condizioni. Elaborare il report mensile vendite. Requisiti minimi: 8 anni di esperienza in Società di ingegneria. Buona conoscenza discipline impiantistiche. Diploma/Laurea in Discipline Ingegneria. Inglese: buono. Luogo di lavoro: Milano Sito web: www.epsco-group.com La risorsa avrà la responsabilità di presidiare il processo di gestione della qualità nelle seguenti aree: Customer care (relazioni con Clienti su aspetti legati alla Qualità; gestione delle non conformità e dei reclami; visite presso le sedi dei Clienti), processo produttivo (conformità materie prime, componenti e prodotti finiti; assicurazione degli standard qualitativi), gestione del Sistema Qualità. Requisiti: Laurea in Ingegneria, esperienza significativa di almeno 7 anni in analoga posizione maturata nel settore automotive, conoscenza fluente della lingua inglese e, preferibile, del tedesco. Conoscenza di SPC o di software specifici (es: MINITAB), disponibilità a trasferte. Sede di lavoro: Provincia di Brescia. Inviare c.v. digitando il codice 6167 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03. Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 IN PAGINA ✒ 51 italia: 51575551575557 Tra mercato e «mercatismo» di SANDRO MODEO Disincantarsi da pregiudizi ideologici e autoinganni psicologici può essere un esercizio spaesante, a tratti sgradevole. Ora però l’autorevole filosofo-psicologo James R. Flynn (Osa pensare, presentazione di G. Corbellini, Mondadori, pp. 262, 18) offre la possibilità di riuscirci attraverso un kit di concetti-chiave del «pensiero critico» esposti spesso con cadenza ironico-aforistica: vedi il filosofo Derrida, convinto dell’inesistenza di una realtà oggettiva, smentire se stesso «ogni volta che inforca gli occhiali». Mentre dissolve false contrapposizioni (quella tra naturale e innaturale, decisiva nell’ostilità a certi farmaci o agli OGM), Flynn Cultura costringe così utopisti tenaci e cinici interessati a uno spietato contrappunto, ricordando ad esempio ai primi le ragioni del mercato (i benefici della legge domanda/offerta), ai secondi come l’idolatria mercatista porti a crash come quello del 2008. L’esito è un librofiltro, capace come pochi altri di proteggere dai luoghi comuni e dalla massa di «fatti non digeriti» della sovrainformazione mediatica. © RIPRODUZIONE RISERVATA ilClassico Con il titolo Coloro che soccombono al successo (il notes magico, traduzione di Federica Gavin, pagine 76 8), tornano in agevole edizione le riflessioni del 1916 del padre della psicanalisi. Parte del saggio è dedicata alla figura di Lady Macbeth. Il libro contiene anche due brevi saggi di Sonia Ferro e Francesca Manfredi. (m.s.) Critica letteraria A meno di un mese dalla scomparsa, un’analisi degli scritti raccolti nel «Meridiano» Mondadori Cesare Segre, il custode del testo che amava curiosare nel passato La filologia contro il decostruzionismo, che è dissoluzione del sapere di PIER VINCENZO MENGALDO Biografie L a scomparsa di Cesare Segre è stata un colpo durissimo per la civiltà italiana (o quel che ne rimane), e lo è stato per i suoi amici, che sapevano apprezzare la sua finezza d’animo e la sua generosità sotto la scorza della timidezza e del riserbo, e diciamo pure di una scarsa fiducia nel genere umano che non poteva non venirgli dalla sua giovinezza di ebreo perseguitato dai nazifascisti e rifugiato, sempre nel timore che coloro arrivassero per assassinarlo (di questo egli ha toccato nella sua autobiografia, Per curiosità). Con lui se n’è andato l’ultimo grande maestro delle discipline umanistiche, tanto più tale in quanto aveva sempre saputo accostare e anzi fondere perizia filologica (probabilmente unica), capacità critico-saggistiche e di teorico: il tutto rifinito da una scrittura elegantemente sobria ed essenziale, senza bolle (e infatti ammirata da un uomo come Giulio Einaudi); in mia presenza un giorno Cesare disse che rivedeva ogni suo scritto sei volte: ecco da cosa ne derivava la proverbiale asciuttezza. La pubblicazione del «Meridiano» a lui dedicato (Cesare Segre, Opera critica, a cura di Alberto Conte e Andrea Mirabile, con un saggio introduttivo di Gianluigi Beccaria, Mondadori), che fece meno tristi i suoi ultimi giorni, mi rallegra anzitutto per una ragione generale: perché è dedicato a uno studioso, iniziativa che se non sbaglio ha preso l’avvio una quarantina d’anni fa col volume di saggi di Roberto Longhi (e curato da Contini) ed è proseguita con altri studiosi, ma non senza lacune (difficile a giustificarsi, mi si lasci dire, quella dello stesso Contini). Ricordo questo per ribadire la mia convinzione che scrittura, invenzione, pensiero di un grande critico non siano di rango e natura inferiori a quelli di un narratore di vaglia. E che meritino, come certo è il caso di Segre, di essere studiati e ristudiati con attenzione. Se mi chiedessero qual era la caratteristica principale della mens segrina, non so se risponderei come tanti altri e abbastanza ovviamente: la logica imperterrita. Tanto più che per esempio a me pare di cogliere nei suoi procedimenti logici certamente un uso costante delle nette opposizioni binarie ma nello stesso tempo la volontà e capacità di sfumarle, vale a dire arricchirle. Se mi chiedessero dunque quanto appena detto, io non avrei difficoltà a rispondere: la qualità principale di Cesare era la curiosità, madre di tutte le doti intellettuali. Come è ben noto, è questa curiosità quasi senza limiti che lo ha fatto uscire presto dai confini medioevistici della sua disciplina, la filologia romanza, verso, che so, Shakespeare, Kafka, Beckett, Gombrowicz ecc., e dalla narrativa e dalla lirica al teatro, dai mondi presenti ai mondi alternativi e possibili; e stando solo all’italianistica, ecco che Cesare fin dagli anni giovanili ha esplorato non solo la letteratura nella lingua nazionale, ma anche quella nei vari dialetti, da Giotti a Belli a Meneghello al recente Cecchinel. Fuori del Medioevo sono poi alcuni dei saggi che non solo a me paiono tra i Nato a Verzuolo (Cuneo) nel 1928, Cesare Segre (nella foto a destra) si dedica allo studio della filologia con lo zio Santorre Debenedetti e si laurea a Torino con Benvenuto Terracini, mentre è cruciale l’incontro con un maestro come Gianfranco Contini (foto sotto). Dal 1954 insegna Filologia romanza a Trieste, ma è del Metodo Nei suoi procedimenti logici un uso costante delle opposizioni binarie ma anche la volontà e la capacità di sfumarle e arricchirle 1956 l’incarico a Pavia, che durerà mezzo secolo. Tra i pionieri in Italia della critica semiologica, accademico dei Lincei, è stato collaboratore del «Corriere» dal 1988. Si è spento il 16 marzo scorso. Il critico Gianfranco Contini (Domodossola 1912-1990) è stato ordinario di Filologia romanza a Friburgo, a Firenze e infine alla Normale di Pisa. I suoi studi spaziano da Dante a Gadda, ponendo in luce la ricchezza della lingua degli autori italiani suoi più brillanti e originali; quelli sul Don Chisciotte, su Machado, su García Márquez. Ma la curiosità, a mio avviso, non è solo attrazione per il nuovo, il diverso, l’immaginario nelle più varie direzioni, è anche consapevolezza che non ci si può arrestare ai dati più appariscenti di un problema, ma occorre scavarne concomitanze e anche contraddizioni, e comunque, come dicevo, sfumarlo, arricchirlo. C’è una frase di Cesare che mi piace particolarmente (nel saggio Fra strutturalismo e semiologia, uno dei suoi basilari), ed è questa: «In realtà le cose sono molto più complesse»; e un’altra che mi piace ancora di più (da La natura del testo e la prassi ecdotica): «Alla domanda “Che cosa costituisce un testo?”... non si dovrebbe rispondere con una definizione (“Il testo è costituito da...”), ma con una serie progressiva di restrizioni alla definizione più generale di enunciato». Cesare si caratterizza in questo libro anzitutto come un critico del testo, ma anche se procede spesso per coppie concettuali ospita una nozione estremamente ricca e complessa di testo, punto di fusione fra diverse spinte, compresa, perché no?, quella dell’autore biografico stesso; e così si batte contro l’idea di una scarsa comunicabilità dei testi medievali, anche perché spesso trasmessi oralmente: questi pure, non c’è dubbio per lui, sono effabili, la distanza da loro può e deve essere colmata (e del resto, la conoscenza non è sempre e solo conoscenza del diverso?). E qui mi azzardo a dire che forse la co- Oltre all’età romanza e a Shakespeare studiò i moderni Kafka, Beckett e Gombrowicz ❜❜ irriducibile a schemi razionali. Il secondo caso, molto più pesante e che mi sorride ancor più, è lo smontaggio del decostruzionismo specie statunitense (ma prima già della narratologia e nouvelle critique francesi, che ai miei occhi sono il segno non della vitalità di quella grande cultura, ma della sua decadenza); verso il decostruzionismo Cesare ha parole insolitamente ma sacrosantamente dure. Anch’io credo che il decostruzionismo, nella sua fuga dal testo inteso come pretesto, e nella sua mancanza di umiltà, significhi né più né meno che la morte del testo e del suo necessario legame, che ci fa studiosi responsabili, con interpretazioni non arbitrarie. Non stento neppure a credere che in ultima analisi il decostruzionismo sia un risultato della globalizzazione, perché questa apparentemente ci rende tutti uguali o simili, in realtà è un spinta sottile ma potente alla dispersione e falsa libertà degli individui, incapaci ormai di dialogare fra loro e col mondo. Ora vorrei seguire, grosso modo, le partizioni o riquadri entro cui Cesare ha distribuito la sua scelta di saggi, riassumendone sagacemente il senso in pagine introduttive intitolate «Ragioni di una scelta». Egli ha saggiamente evitato una distribuzione cronologica, ma ha distribuito i suoi contributi per temi: ha anche dichiarato di limitare gli interventi di critica testuale, la «nobile scienza» come la chiama, e tuttavia meno assimilabile dal lettore colto — e qui colpisce l’affinità con le prime righe dell’Introduzione alla filologia romanza di Auerbach dove si afferma che la forma di filologia considerata da molti «la più nobile e autentica» è «l’edizione critica dei testi». Ma bisogna dire che i capitoli di filologia testuale sono più frequenti nel libro di quanto l’introduzione farebbe credere. Il lupo non perde il vizio. Dall’antologia, Cesare ha escluso anche gli interventi di critica «militante», distinguendola da quella «vera e propria»; io però non sono così sicuro che la prima si di- scienza vigile della complessità del testo non è poi del tutto lontana dal senso della reversibilità del testo stesso. Ed ecco che anni fa Cesare ci ha regalato un delizioso volumetto di narrativa controfilologica (non saprei come chiamarla) dal titolo di Dieci prove di fantasia, che a me hanno fatto venire in mente un autore che gli dev’essere stato caro, Jean Améry o Hans Mayer, che ha riscritto Madame Bovary dal punto di vista del marito Charles. Ma è anche vero che questo critico e teorico delle complessità e della sfumatura diventa aspramente polemico verso le concezioni critiche (e a monte concettuali) che gli appaiono irricevibili. Farò due casi: il primo, nel campo filologico-testuale, è la netta opposizione, sulla base di Lachmann, ma anche di Bédier, alla nozione (Guiette, Zumthor) di mouvance, cioè di tradizione testuale diffusa capricciosamente e Maestro Il filologo e critico letterario Cesare Segre (Verzuolo, 4 aprile 1928 – Milano, 16 marzo 2014). È stato professore Emerito dell’Università di Pavia, ha diretto il Centro di ricerca su Testi e tradizioni testuali dello Iuss di quell’ateneo, accademico dei Lincei e collaboratore del «Corriere della Sera» Bibliografia Saggi specialistici e racconti: le aree di interesse in dodici sezioni Dodici sezioni, dedicate ad altrettante aree di interesse dell’autore, conta il «Meridiano» dedicato all’Opera critica di Cesare Segre (pagine 1696, € 60) e curato da Alberto Conte e Andrea Mirabile, con un saggio introduttivo di Gianluigi Beccaria. Ma l’opera dello studioso è amplissima, e non tutta inserita nell’«autoantologia» critica. A cominciare dall’autobiografia Per curiosità, edita nel 1999 da Einaudi, in cui Segre racconta anche gli anni d’infanzia vissuti sotto falso nome in collegio per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche. Oltre a testi come I segni e la critica (1969), Le strutture e il tempo (1974), Semiotica filologica (1979), Avviamento all’analisi del testo letterario (1985), Fuori del mondo. I modelli nella follia e nelle immagini dell’aldilà (questo e i precedenti editi da Einaudi), e molte altre opere specialistiche, da ricordare anche i racconti brevi di Dieci prove di fantasia (Einaudi). (i.b.) stingua dall’altra per l’occasionalità, da parte del soggetto, e per l’up-to-date dell’oggetto; sarà piuttosto una questione d’accento, di rapporto col totale della propria personalità, com’era palpabilmente nel caso di Croce? Ma non voglio insistere, se non per notare che qualche intervento militante forse avrebbe arricchito l’ultimo riquadro rappresentato da un solo testo, Etica e letteratura, il cui nesso come sappiamo era da tempo particolarmente caro a Cesare. Tra l’altro per la questione ebraica, e allora si potrebbe rimpiangere l’assenza di pagine dell’autobiografia Per curiosità, se questa non fosse largamente rappresentata dalle ampie citazioni distribuite dai curatori nella «Cronologia»... Con le parole dell’autore, la scelta di questo «Meridiano» è «una passeggiata nei territori della critica», con preferenza dunque, egli aggiunge, per la «parola del testo» rispetto a «quella della teoria», e ancora egli scrive: «Preferisco considerare quella riflessione [teorica] come una fase importante ma posta ormai, se non tra parentesi, almeno in secondo piano, a vantaggio dell’impegno critico». Verissimo, anche per chi seguiva quasi quotidianamente l’attività di Cesare; solo mi chiedo se non ci sia un rapporto con l’evidente crisi o svuotamento delle novità teoriche che si sono avuti più o meno negli ultimi tre decenni; e tuttavia per quanto lo riguarda personalmente era quasi impossibile un tempo distinguere affondi teorici e affondi critici, o per meglio dire quasi unica di lui era la capacità di risolvere i primi nei secondi. Magari ci si può chiedere come avrebbe difeso Bachtin, da lui sempre più seguito negli ultimi anni, dal robusto attacco mossogli da un altro maestro, Francesco Orlando, in un numero recente di «Allegoria». Ma è giusto che uno studioso di questo calibro ci lasci delle domande, come ci ha lasciato chissà quante certezze e stimoli per tutti noi, che ora lo rimpiangiamo e lo ringraziamo per il tanto che ha fatto a nostro beneficio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Terza Pagina 53 italia: 51575551575557 # Riletture Esce in Italia il reportage di Manuel Chaves Nogales (Neri Pozza) su una sconfitta controversa Elzeviro Pubblicati i suoi «Giorni perduti» I QUATTRO SEGRETI DI CHARLES JACKSON di FRANCO CORDELLI U CHARLES JACKSON scito negli Stati Uniti nel 1944, Giorni perduti, ovvero The Lost Weekend, opera prima di Charles Jackson, ebbe un immediato successo e fu tradotto in quattordici lingue. Così ci dice il risvolto di copertina dell’«edizione critica» approntata da Simone Barillari per l’editore romano Nutrimenti. Tra quelle quattordici ce n’era una italiana, qui non rammentata come ormai tutti fanno, grandi e piccini, chissà se per fregiarsi d’un titolo di eroici esploratori o per pura e semplice ignoranza. Per altro al lettore viene comunicato che oggi si tratta di traduzione integrale — come se, appunto, ve ne fosse stata una che integrale non era: chi di Charles Jackson si ricordava? Stando a Barillari, che ha scritto una lunga e brillante postfazione (un saggio intitolato «It was not I…»), Giorni perduti è «uno dei grandi romanzi che il Novecento americano ha consegnato alla storia della letteratura mondiale»: unico suo torto, sottolinea Barillari, d’aver avuto successo. Destino di Jackson fu che nel duello tra la Fama e la Gloria vinse la Fama, e da quella sconfitta Jackson ancora non si è ripreso. Almeno in Italia è giunta l’ora perché di quell’eterno scontro si rovesci l’esito? Se personalmente dovessi rispondere a questa domanda direi di no. Per un semplice motivo, perché il romanzo di Jackson, come editore, traduttore e saggista credono, non è un così grande romanzo (grande è invece il film che ne trasse Billy Wilder). Dico di più: la semplice idea di annunciare un’«edizione critica» rende leggermente antipatico un libro che non ha tradizione alcuna. Senza contare che l’aggettivo «critica» è forse inesatto. Era giusto annunciare la fedeltà al testo originale; né si può trascurare (e sarebbe appunto più giusto) che il lungo racconto di Jackson è annotato, a volte in modo eccessivo, a volte in modo lungimirante, in specie nel porre in luce l’enorme quantità di criptocitazioni da Shakespeare: un autore che l’alcolizzato protagonista Don Birman — dominato dalla vergogna di sé, il sé che non può vedere riflesso in uno specchio se non quello deformato d’una bottiglia — ama quanto Francis Scott Fitzgerald, il quale lo Francia 1940, l’eclissi della patria Destra e comunisti minarono l’unità e contribuirono al crollo di SERGIO ROMANO ha preceduto come scrittore non alieno dall’alcol (e già grande, laddove lui non riesce a scrivere per nulla affatto). Don Birman ama questi due scrittori spasmodicamente e solo un po’ meno di quella sua soffocante mamma, la bottiglia di whisky. A proposito di precedere ed eventualmente seguire, Barillari ricorda che il suo autore recensì Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, è da supporre in uno sprazzo di lucidità (benché ne abbia avuto qualche altro, dal momento che riuscì a sposarsi e ad avere figli sebbene omosessuale, e riuscì perfino a scrivere altri, pochi libri). Ma ciò che Barillari non rammenta è quel passo d’una lettera del povero Lowry, sempre più sfiduciato, e la cui vera grandezza, rispetto a quella ipotetica di Jackson, sto pleonasticamente rimarcando. Il 6 giugno del 1945 Lowry, disperato, scrive a Harold Matson: «The Lost Weekend mi ha inferto un colpo terribile e non so fino a che punto il successo di questo libro ridurrà le mie possibilità (di pubblicare l’ancora inedito Vulcano). Suppongo che in tanti diranno ch’esso non è che un pallido riflesso di questo eccellente studio». La parola «studio» ha una sua plausibilità. I giochi di parole, i simboli, le allusioni che vogliono deviare l’attenzione del lettore dal sospetto che il personaggio sia l’autore in persona, sono da Barillari con sagacia decifrati (fulcro dell’omissione, e della paura di Jackson nel weekend di cui resta solitario e delirante protagonista, è che si scopra la sua natura di omosessuale). Tutto questo è un tessuto alla fine prestigioso: esso dà al romanzo uno spessore che lo porterebbe oltre la soglia dello «studio»: ma tale resta (Lowry ha ragione) proprio per l’elemento ossessivo che lo distingue. In Giorni perduti non c’è misura, quasi non c’è controllo. Non vi sono che cinque interminabili ripetizioni (il lungo weekend dura cinque giorni) di ciò che l’autore chiama l’«inizio». Possiamo vedervi lo sviluppo non solo strutturale del tema (natura ed effetti d’una nevrosi alcolista), ma la sua stessa qualità stilistica, la sua frase infinita, il suo «infinito intrattenimento» sintattico. Pure, l’exploit di Jackson resta un exploit: un’alta vocazione mimetica, senza tregua, senza pietà — né per se stesso, né per il lettore. In un romanzo come questo non vi deve essere riscatto ma non vi deve essere neppure quel compiacimento che troppe volte non possiamo non constatare e quasi in esso perderci, al pari di chi, scrivendo, se ne lasciò travolgere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Parigi Addio al giornalista Kewes Karol compagno di Rossana Rossanda Noto in Italia come firma del «Manifesto» e compagno di Rossana Rossanda, Kewes Karol veniva davvero da lontano, anche se Parigi, dove si è spento ieri, era diventata il suo approdo definitivo. Nato nel 1924 nella città polacca di Lódz, aveva vissuto in Polonia e in Urss, aveva conosciuto il Gulag e aveva combattuto nell’esercito di Stalin, per poi narrare quelle avventure nel libro Solik. Peripezie di un giovane polacco nella Russia in guerra (Feltrinelli, 1985). Emigrato in Occidente, si era affermato come giornalista esperto dei Paesi dell’Est ed era stato tra i fondatori della rivista «Le Nouvel Observateur» (A.Car.) Q uando scoppiò la Seconda guerra mondiale, nel settembre 1939, Mussolini annunciò che l’Italia sarebbe stata «non belligerante». Credeva che gli eserciti della Germania e degli Alleati si sarebbero confrontati per molto tempo lungo le due grandi linee fortificate — Maginot e Sigfrido — costruite negli anni precedenti, e che l’Italia sarebbe stata libera di gettare il suo peso sul piatto della bilancia nel migliore dei momenti possibili. La drôle de guerre, la buffa guerra che si prolungò stancamente fino al giugno del 1940, lo rafforzò nelle sue convinzioni. Poi improvvisamente, il 10 giugno, i tedeschi invasero l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, attaccarono a Sedan e nelle Ardenne, ruppero il fronte, inseguirono i francesi e gli inglesi sino a Dunkerque, puntarono su Parigi. L’Europa assistette così al più inatteso degli eventi: lo sbriciolamento di quella che era stata sino ad allora una grande potenza militare. Dove erano i taxi Un doppio tradimento I seguaci di Pétain intendevano regolare i conti col «nemico interno», il Pcf approvava il patto tra Mosca e Berlino Francia 1940, alcuni soldati francesi impegnati a contrastare vanamente l’avanzata tedesca nelle Ardenne della Marna che avevano portato i soldati al fronte per fermare la grande offensiva tedesca del settembre 1914? Dove erano i generali di Saint Cyr, la più intelligente scuola militare europea? Dov’era la fanteria di Verdun? Discusso e analizzato in migliaia di libri, il collasso dello Stato francese resta ancora una delle vicende più sorprendenti del XX secolo. Il problema, ovviamente, non poteva essere soltanto militare. Per capire le ragioni della disfatta occorreva scavare in altre direzioni, prendere in considerazione altri fattori, culturali e sociali. Viveva a Parigi, allo scoppio della guerra, un giornalista spagnolo, Manuel Chaves Nogales. Era repubblicano e liberale, ma aveva lasciato la Spagna quando la ferocia del conflitto e le responsabilità di entrambe le parti gli erano parse intollerabili. Aveva scelto Parigi perché la Francia era un baluardo della democrazia, il Paese generoso che aveva accolto gli antifascisti italiani, gli antinazisti tedeschi, i repubblicani spagnoli, i cecoslovacchi mutilati e obliterati dagli accordi di Monaco, i polacchi in fuga, gli ebrei alla ricerca di un rifugio, gli esuli e i proscritti di tutti i regimi dittatoriali. Lavorava per l’agenzia d’informazioni Havas, collaborava con un ministero francese, mandava corrispondenze alla stampa di lingua spagnola nelle Americhe. Ma nel corso del suo soggiorno, a mano a mano che la situazione internazionale andava peggiorando, Nogales aveva capito che all’origine del malessere francese vi erano eventi non troppo diversi da quelli di cui era stato testimone nel suo Paese. In Francia non vi era stata una sanguino- Il libro Manuel Chaves Nogales è stato un giornalista e scrittore spagnolo, nato a Siviglia nel 1897, morto a Londra nel 1944. Le sue opere più famose (non tradotte): «Juan Belmonte, matador de toros», 1935; «A sangre y fuego» (1937) La «battaglia di Francia» iniziò il 10 giugno 1940 con l’attacco tedesco che ruppe il fronte nemico puntando su Parigi sa guerra civile, ma vi erano stati due tentativi rivoluzionari: il primo fra il 1933 e il 1934, quando le Leghe antidemocratiche avevano dato l’assalto allo Stato e investito il palazzo del Parlamento, il secondo nel 1936, quando i socialisti e comunisti del Fronte popolare avevano costituito il governo presieduto da Léon Blum. I due tentativi rivoluzionari erano egualmente abortiti, ma avevano segnato l’inizio di una guerra civile fredda che stava corrodendo lo spirito nazionale. Per allontanare la minaccia stalinista, una larga parte della società francese era pronta a sacrificare la democrazia. Roma e Berlino, ai suoi occhi, non erano capitali di Stati potenzialmente nemici; erano modelli da invidiare e imitare. Per Charles Maurras, fondatore dell’Action Française, la sconfitta fu una «divina sorpresa». Per molti uomini politici la Francia, dopo la vittoria tedesca, avrebbe trovato un ruolo europeo, creando con l’Italia e la Spagna un blocco mediterraneo. Per coloro che odiavano la Repubblica molto più di quanto odiassero i boches, il problema non era combattere e resistere, ma affrettarsi a perdere la partita per ricominciare a vivere con un altro regime politico. Nogales non aveva simpatie comuniste, ma fu colpito dal modo in cui i seguaci di Pétain colsero immediatamente l’occasione per regolare i conti con il «nemico interno». I deputati comunisti furono incriminati e i militanti arrestati, mentre Léon Blum, Edouard Daladier e Paul Reynaud venivano processati a Riom nel 1942 per avere dichiarato guerra alla Germania: una farsa che si concluse, dopo qualche mese, senza sentenza. Ma anche i comunisti contribuirono al collasso morale del loro Paese. Sino a quando la Germania hitleriana fu obiettivamente alleata dell’Unione Sovietica, molti dirigenti del partito credettero che la collaborazione con la potenza occupante potesse tornare utile alla loro strategia rivoluzionaria e negoziarono con i tedeschi per qualche settimana la pubblicazione dell’«Humanité». Diventarono patriottici e resistenti soltanto dopo l’invasione tedesca dell’Urss, nel giugno 1941. Nogales seguì a Bordeaux il governo di Paul Reynaud e lasciò la Francia a bordo di un incrociatore inglese. A Londra, dove visse sino alla morte, continuò fare il mestiere del giornalista. Ma nel 1941 pubblicò a Montevideo un libro (L’agonia della Francia) che appare ora in Italia da Neri Pozza con una lunga introduzione biografica di Marco Cicala. Non è soltanto un saggio sulle due rivoluzioni abortite. È anche una sorta di bollettino medico scritto al capezzale di un Paese che stava spensieratamente rinunciando alla propria identità e alla propria storica missione. Fortunatamente un’altra Francia, quella di de Gaulle, avrebbe riscattato la Francia del 1940. Nogales, morto a Londra nel 1944, alla vigilia dello sbarco in Normandi, non ebbe la fortuna di vederla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro: Manuel Chaves Nogales, «L’agonia della Francia», introduzione di Marco Cicala, traduzione di Hado Lyria, Neri Pozza, pagine 185, € 16,50 Il caso Al filosofo che difende l’identità nazionale sono andati 16 voti su 28. D’Ormesson schierato a suo favore Finkielkraut l’eterodosso di Parigi entra (contestato) tra gli Immortali dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI PARIGI — Il suo amico Pascal Bruckner dice che «è mosso dal gusto aristocratico di dispiacere», i nemici lo giudicano un reazionario contiguo alle idee del Front National. Ma il 64enne filosofo Alain Finkielkraut, nonostante le polemiche, ieri è stato eletto Immortale di Francia con 16 voti su 28, e farà il suo ingresso all’Académie Française sulla poltrona numero 21 che fu dello scrittore Félicien Marceau. Nei giorni scorsi alcuni accademici nascosti dietro l’anonimato avevano protestato evocando le controverse dichiarazioni su immigrazione islamica e perdita dell’identità francese, ma i suoi sostenitori — Pierre Nora, Max Gallo o la segretaria perpetua Hélène Carrère d’Encausse — sono venuti allo scoperto in suo favore. Jean d’Ormesson ha dichiarato che «se Alain Finkielkraut non viene eletto, non metterò più piede all’Accademia», e alla fine ha prevalso il prestigio di intellettuale dell’ex maoista diventato uno dei più severi critici della modernità e del progressismo. «È un grande piacere, devo preparare un discorso di elogio del mio predecessore e resto un ragazzino che ha paura dell’ostacolo — ha commentato Finkielkraut all’annuncio dell’esito del voto —. Sono un po’ scombussolato da quel che sta succedendo». L’Académie Française venne fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu per aggiungere all’unificazione politica e amministrativa dello Stato francese anche la dimensione linguistica: gli accademici stabilirono le regole del francese, unico idioma da imporre in tutto il Paese, e da allora ne sorvegliano purezza ed evoluzione. Richelieu fu il primo protettore dell’Accademia, alla quale concesse il sigillo con la scritta «A l’immortalité» che rende i suoi 40 membri «Les immortels». Il ruolo di protettore fu poi rivestito da Luigi XIV e via via da tutti i re, imperatori e capi di Stato della storia di Francia fino all’attuale presidente François Hollande. Per letterati, uomini di scienza o di Chiesa, entrare all’Accademia è la consacrazione suprema. Alain Finkielkraut è tornato in primo piano nei mesi scorsi con il saggio «L’identité malheureuse», dedicato al- Il filosofo Alain Finkielkraut l’identità infelice di una Francia che a suo dire asseconda le pretese comunitarie degli immigrati invece di imporre il suo modello di integrazione. E in questa battaglia di Finkielkraut, un ruolo fondamentale è destinato alla difesa della lingua francese, minacciata — più ancora che dall’inglese — dagli accenti e dalle storpiature delle banlieue. Finkielkraut non ce l’ha tanto con gli immigrati, quanto con gli uomini politici e le persone colte che li scimmiottano. «Corneille e Racine vengono fatti scendere dal loro piedistallo — scrive Finkielkraut —, nessuno rende più omaggio alla grazia e alla precisione dei loro alessandrini perché, si pensa, tutti i discorsi, tutte le formulazioni si equivalgono. I nuovi Grevisse (grande grammatico belga francofono, ndr) non indicano più il cammino da seguire ma accompagnano, sorridendo, l’evoluzione della lingua». Seguono pagine dolenti sulla fine del subjonctif, dell’arte della conversazione francese, dell’eloquenza dei politici, e sull’abitudine contemporanea ad abusare di termini scatologici. Finkielkraut è apparso poco tempo fa in televisione per difendere le sue idee davanti al premier Manuel Valls. «Certi studenti (islamici, ndr) si rifiutano di studiare materie come il Medioevo o l’arte delle cattedrali e la risposta del governo è inquietante — disse Finkielkraut —: dà la colpa al nostro modello di integrazione, e non al rifiuto di queste persone di integrarsi». Nato a Parigi da ebrei polacchi scampati alla Shoah, nostalgico della civiltà europea che fu, Finkielkraut proseguirà la sua lotta per il valore universale dell’assimilazione sotto la Cupola che già sovrastò Voltaire e Victor Hugo. Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 54 Cultura Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere L’appuntamento A partire da oggi, ogni settimana, una tappa del viaggio tra i capolavori del fumettista italiano che anticipò la graphic novel Corto Maltese, un’avventura senza fine La scoperta di Borges e l’incontro con un «gentiluomo di fortuna» nei mari del Sud di PAOLO BELTRAMIN La serie «M i son persa nelle lune / che mi hai disegnato tu / ma per tanta fantasia / ci vorrebbe una vita in più. (…) Rubo ancora poesie / dal tuo cuore marinaio / pieno di stelle e di bugie»: si intitola Sogni, è la canzone che Ornella Vanoni ha dedicato al suo grande amico Hugo Pratt. Ed è un titolo molto «fattuale», quasi scontato, di quelli che nei giornali si dicono «di cronaca». Perché Hugo Pratt non era tanto un disegnatore, e nemmeno un artista; ma un artigiano che nella sua bottega costruiva sogni. Hugo Pratt ha inventato il romanzo a fumetti, il genere letterario che adesso va di moda chiamare graphic novel. Per questo, gli studiosi e gli appassionati non possono fare a meno di rileggerlo. Ma Hugo Pratt è stato al contempo il romanziere a fumetti più grande di tutti. Non solo in Italia, nel mondo. Per questo continua ad affascinare anche i lettori più lontani da quella fantasiosa grammatica, capace di racchiudere in un riquadro testi e disegni, azioni ed emozioni. Ha tenuto sveglie la notte, sospese tra parole e immagini, generazioni lontane nel tempo e nello spazio. Ha fatto discutere nei salotti bobo di Parigi e nei licei giapponesi; i suoi libri oggi sono in vendita allo Strand di Manhattan e sulla versione indiana di Amazon. Ha fatto appassionare Woody Allen e Tim Burton, François Mitterrand e Umberto Eco (sua la massima: «Se voglio divertirmi leggo Hegel, se voglio impegnarmi leggo Corto Maltese»; per inciso, una rassicurazione ai neofiti: la stragrande maggioranza dei lettori, ai quattro angoli del mondo, ha trovato invece Hegel più impegnativo, e Corto Maltese molto più divertente). Il guaio, per chi nel 1967 restò stregato dalla prima memorabile avventura di Corto, marinaio gentiluomo, Una ballata del Mare Salato, è che non si poteva mica dire in giro la verità. Non si poteva ammettere che quel libro era un capolavoro; e non tanto perché era un fumetto, ma perché era prima di tutto una storia d’avventura. Emozioni forti e colpi di scena, tradimenti e scazzottate. Come nelle storie di James Fenimore Cooper e Rudyard Kipling, William Somerset Maugham ed Emilio Salgari, tanto per citare alcuni giganti della letteratura con i quali era meglio non farsi vedere in giro, almeno dopo aver compiuto i tredici anni. Quanto a lui, Pratt, attorniato dai 35 mila volumi nella sua casa studio di Malamocco, semplicemente se ne infischiava: «La parola evasione dà tanto fastidio ai materialisti storici, ma l’avventura è cercare qualche cosa, che può essere bella o pericolosa, ma che vale la pena di vivere...». Già, l’arte come un’avventura che vale la pena di vivere. La biografia di Pratt (almeno per come l’ha tramandata lui, ed è questa che conta) è imprevedibile quanto quella dei suoi personaggi, dal pirata russo Rasputin alla spregiudicata avventuriera Venexiana Stevenson. Nel 1927 Ugo — quella strana «acca» se l’aggiunse solo più tardi — era nato per caso a Rimini, non proprio di fronte al mare come gli sarebbe piaciuto, «ma comunque poco distante». I genitori, lui cattolico di origini britanniche, lei ebrea sefardita convertita, dieci giorni dopo se ne tornarono a Venezia con il nuovo arrivato. Nel 1937 la famiglia si trasferì in Etiopia: il padre, ufficiale dell’esercito, morì in Africa in un campo di prigionia degli alleati. Al ritorno in Italia, non ancora ventenne, con un gruppo di amici Pratt fondò il giornalino a fumetti l’Asso di picche, dedicato a un eroe mascherato dall’improbabile costume giallo. Non sarebbe andato avanti a lungo. Anche perché il nostro, di eroe, decise di ripartire. Austria, Inghilterra, Francia. E poi Ar- Il piano dell’opera Il primo volume in edicola Si inaugura oggi, con il volume «Una ballata del Mare Salato», in edicola al prezzo di 10,99 con «Corriere della Sera» e «Gazzetta dello Sport», la collana dedicata a Hugo Pratt. Un’opera in 36 volumi che raccoglie gran parte della produzione del celebre fumettista. «Tutto Pratt» ripercorre per la prima volta interamente la sua vastissima produzione in un’edizione da collezione con copertina cartonata. Dal leggendario Corto Maltese, presentato interamente con le sue 29 storie, a «Gli scorpioni del deserto», passando per opere indimenticabili come «Sgt. Kirk», del quale verrà pubblicato in anteprima il 5° e conclusivo volume; alcuni capolavori sono stati recuperati per l’occasione come «Junglemen», mentre la collana si concluderà con i classici creati per il «Corriere dei Piccoli», quali «Simbad il marinaio» o «Le avventure di Ercole». Una serie ricca di opere con inediti e tavole restaurate, alcune per la prima volta a colori. Le uscite avranno cadenza settimanale. In pagina, una piccola selezione di acquerelli di Pratt (Corto Maltese ® & Hugo Pratt ™ © Cong S.A., Svizzera). Nell’ultima foto, a destra, Folco Quilici Oggi 1 Una ballata del Mare Salato 2 Tango Le elvetiche 3 Suite Caribeana Il mare d'oro 4 Lontane isole del vento Le lagune dei misteri gentina, dal 1949 al 1962. La traversata in Transatlantico durò 18 giorni. Appena arrivato a Buenos Aires, Pratt si mise a suonare la chitarra nei locali notturni, a disegnare historietas per la stampa locale, e a insegnare illustrazione nella Escuela Panamericana de Arte. È qui che conobbe un altro autore fondamentale, la cui eco compare quando meno te l’aspetti, in una tavola di Corto Maltese o del Sergente Kirk: Jorge Luis Borges. Non lo incontrò di persona (almeno, non l’ha mai raccontato: quindi potrebbe davvero essere successo), ma ne lesse avidamente tutte le opere, prima ancora che venissero tradotte in Italia, a partire dalle Finzioni, nelle quali trovò il grande segreto che avrebbe fatto germogliare la sua fiction: «Raccontare cose vere facendole apparire come fantastiche». Cose vere come i sogni, appunto. Tornato in Italia, Pratt cominciò a collaborare con Il Corriere dei piccoli, raccontò a fumetti L’Isola del Tesoro e Il ragazzo rapito, e poi si imbarcò di nuovo, questa volta diretto al largo dei mari del Sud, guidato da un «gentiluomo di fortuna» figlio di un marinaio e di una gitana, il cui nome, Corto Maltese, nell’argot andaluso significa «svelto di mano». Apolide e anticonformista, cinico eppure nobile, Corto ha la stazza, il sorriso e lo sguardo del giovane Burt Lancaster, anche se Pratt al cinema lo immaginava interpretato da David Bowie. È uomo di mare, eroe di avventura. Le sue storie non si possono riassumere ma soltanto evocare, come fanno gli straordinari titoli degni dei più appassionati romanzi a puntate: Concerto in o’ minore per arpa e nitroglicerina, Corte sconta detta Arcana, La casa dorata di Samarcanda. Lo ritroviamo in Cina durante la rivolta dei Boxer, in Patagonia con Butch Cassidy e Sundance Kid; in Russia durante la guerra tra rossi e bianchi dopo la rivoluzione bolscevica; lungo la Via della Seta alla ricerca del tesoro di Alessandro Magno; in Svizzera insieme a Herman Hesse; ci sono arrivate pure tracce di lui in Spagna, durante la Guerra civile, volontario delle Brigate internazionali. Della sua fine non si sa nulla di certo. Anzi, come disse Pratt, forse «Corto Maltese non morirà, Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, è consumo, non c’è posto per un tipo come lui». Dagli anni Settanta Pratt visse sempre più spesso a Parigi e infine in Svizzera, fino alla scomparsa nel 1995. Nella classifica dei cento libri più importanti del Novecento, stilata dalla redazione di Le Monde, Una ballata del Mare Salato è subito dietro Martin Eden, e davanti a La lezione argentina In «Finzioni» trovò il grande segreto che avrebbe fatto germogliare la sua fiction: «Raccontare cose vere facendole apparire come fantastiche» Modelli cinematografici Apolide e anticonformista, cinico ma nobile, il marinaio ha la stazza, il sorriso e lo sguardo del giovane Burt Lancaster, con qualcosa di David Bowie mattoni da libreria in noce come i saggi di Foucault e i temibili scritti di Lacan. Adorato dai francesi per tutta la vita (e oggi ancora di più), Pratt a dire il vero li snobbava un po’: «Quasi sempre si è guardato alla Francia come a un modello, una base culturale — ha scritto —. Comunque, quando arrivava il momento di selezionare le letture, le informazioni, nell’infanzia potevi scegliere tra la biblioteca giovanile francese e quella anglosassone. E io, un po’ per tradizione di famiglia, un po’ per altre influenze, ho avuto una biblioteca anglosassone. Erano quel tipo di libri che mi consentivano di sviluppare la fantasia, perché i francesi hanno più una preoccupazione borghese, provinciale, alla Madame Bovary. Gli inglesi mi fecero conoscere Stevenson, ad esempio. L’unico francese che mi interessava all’epoca era Dumas». Ma in fondo, il vero padre di Corto Maltese e degli altri cento eroi misteriosi, sudati e romantici di Pratt, è Ernest Hemingway. Magari non la versione più imponente, autoritaria, «bigger than life» del premio Nobel, che anzi Pratt faceva finta di detestare («ci sono cose di lui che non mi piacciono per niente; ad esempio in quella storia del vecchio e la pesca, la “lusinga” del bello, la tiritera sulla baia in cui bisogna andare a pescare…»); ma la voce più rarefatta e dolce di Hemingway, quella cantata da Paolo Conte, amico e compagno delle abbondanti cene dello scrittore a fumetti veneziano: «Oltre le illusioni di Timbuctù / e le gambe lunghe di Babalu / c’era questa strada / Questa strada zitta che vola via / come una farfalla, una nostalgia, / nostalgia al gusto di Curaçao / Forse un giorno meglio mi spiegherò». © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 maggio 5 Le celtiche 6 La casa dorata di Samarcanda 7 Le etiopiche La giovinezza 8 Mū 18 aprile 25 aprile 16 maggio 9 30 maggio 13 giugno 10 Gli scorpioni del deserto vol. 1 11 Gli scorpioni del deserto vol. 2 12 Wheeling vol. 1 Leggende indiane pt. 1 23 maggio 3 maggio 6 giugno Corte sconta detta Arcana Favola di Venezia 20 giugno 4 luglio 13 Wheeling vol. 2 Leggende indiane pt.. 2 14 Saint Exupéry In un cielo lontano 15 Morgan maverile Un pallido sole primaverile 16 Cato Zulù Baldwin 622 Chine di guerra 11 luglio 18 luglio 25 luglio 27 giugno Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Cultura 55 italia: 51575551575557 L’opera completa Il regista Folco Quilici, amico del disegnatore Così Pratt difendeva il suo personaggio «Per il film proponevo Terence Hill» di ALESSANDRO BERETTA I n tanti lettori, sul finire degli anni Sessanta, leggendo la prima avventura di Corto Maltese sognavano i mari del Sud dov’era ambientata. Tra questi, una sola persona poteva dire: «Ci sono stato e ne vorrei fare un film». Quel lettore speciale è il regista di documentari e scrittore Folco Quilici che ha lungamente accarezzato l’idea di portare sul grande schermo La ballata del Mare Salato, primo albo dedicato all’eroe. Un progetto mai andato in porto che è diventato una piccola leggenda: Corto Maltese, per decenni corteggiato dal cinema, è rimasto sempre fedele all’immagine disegnata. A parte una serie animata e il lungometraggio d’animazione di Pascal Morelli Corto Maltese - Corte sconta detta Arcana, apparsi nel 2002 e approvati in fase di progettazione da Hugo Pratt prima della scomparsa nel 1995, non esiste un film dal vivo dedicato al grande avventuriero. Non è una mancanza, ma la conferma della ricchezza poetica di un personaggio: «Io sono felice alla fine di non aver fatto il film — racconta Quilici, 84 anni da poco compiuti — perché in qualche modo avrei tradito Hugo Pratt e Corto Maltese e li avrei avuti sulla coscienza. Invece, così, la magia della nostra amicizia è intatta». Nata inseguendo l’idea del film: «A quell’epoca, inizio anni Settanta, avevo realizzato alcuni film di buon successo — spiega il regista —, tra cui Tikoyo e il suo pescecane e Oceano, ambientato in Polinesia, e Pratt, che aveva detto di no a diverse proposte di adattamento, a me non si negò». Così, coinvolto il produttore Goffredo Lombardo e la sua casa di produzione Titanus, iniziò la progettazione: «Era una corrispondenza di diari di lavoro su due campi così diversi, come il cinema e il fumetto, molto profonda — ricorda il documentarista —, ma che aveva, per me, un tremendo difetto: con Hugo Pratt le riunioni avvenivano da mezzanotte in poi, al bar o al ristorante dove ti dava appuntamento. Abituato come sono alla vita di mare, con sveglia alle sette e a letto per le dieci di sera, dovevo sciacquarmi la testa in bagno per reggere. Inoltre, le riunioni, che si svolgevano a Lucca durante il Salone Internazionale dei Comics, erano un continuo via vai di persone, condite dai racconti di Pratt, veri o inventati che fossero». Incontri di brainstorming ante litteram, su un film che veniva continuamente rimandato: «La trattativa fu infernale e si firmarono almeno due contratti. La prima volta Pratt continuava a rivedere la sceneggiatura, scritta da lui, e non trovava un attore che lo convincesse. Il produttore 1 agosto 17 Anna nella jungla 18 Capitan Cormorant - Billy James L'assalto al forte - Fanfulla Lupo Conrad 19 L'isola del tesoro Il ragazzo rapito Sandokan 20 Sgt. Kirk vol. 1 Sgt. Kirk vol. 2 22 Sgt. Kirk vol. 3 23 Sgt. Kirk vol. 4 24 Sgt. Kirk vol. 5 8 agosto 15 agosto 22 agosto 29 agosto 21 5 settembre 12 settembre 19 settembre 26 settembre 25 Junglemen 26 Ernie Pike vol. 1 27 Ernie Pike vol. 2 28 Un uomo un'avventura Koinski racconta vol. 1 30 Koinski racconta vol. 2 31 Koinski racconta vol. 3 32 L'Ombra 3 ottobre 10 ottobre 17 ottobre 24 ottobre 29 31 ottobre 7 novembre 14 novembre gliene propose tanti e Pratt, dopo un primo “Ah, che meraviglia!”, dopo due giorni telefonava dicendo “No, è troppo bravo e si impossessa del film, cambiamolo!”. Tra i candidati c’era Terence Hill, che ho sostenuto molto: era molto vicino fisicamente al personaggio». Il primo contratto decadde, scaduti i termini d’opzione, mentre sul secondo Pratt appose una clausola curiosa: «Non chiedeva, come altri autori soggetti ad adattamento, di approvare la sceneggiatura o il cast, ma i costumi. Il risultato è stato che non li ha mai approvati. Gli inviavano i bozzetti e non gli andavano mai bene. Così, il progetto saltò definitivamente. Posso capirlo, anche per la cura dei suoi disegni, ma credo fosse anche un modo per difendere il personaggio». I timori di Pratt erano legati anche alla distanza tra le due arti, come spiega il regista: «Certi istanti, come una canoa lontana o un primissimo piano in una vignetta, tra fumetto e cinema potevano essere identici, ma quella sintesi massima che dal disegno alla didascalia porta a un’altra vignetta nel cinema non era concepibile». Commentando tempo dopo, Quilici aggiunge: «Probabilmente, nessuno dei due voleva veramente realizzare il film. Io non ho mai rinunciato a un altro lavoro perché si era sul punto di fare Corto Maltese e Pratt non ha mai insistito, ma tutto ciò ci ha permesso di sognare insieme, come quella volta che a Milano, una notte, a casa dell’editore Rosellina Archinto, mi disse “Ma perché non realizzi un film sui miei racconti africani Gli scorpioni del deserto? Ti regalo i diritti, ma domani mattina partiamo per l’Africa, con il primo volo, ti porto a vedere le location”. Insieme, anche se poi non si faceva, credevamo a quelle partenze fantastiche». Il mondo di Pratt era avventuroso quanto quello di Corto Maltese, che Quilici continua ad amare da lettore: «Mi affascina il rapporto con il mare e con l’idea di libertà assoluta: le avventure di Corto Maltese sono una fuga dalle leggi e dall’ipocrisia, spinte dalla voglia di affrontare l’ignoto». Collezionista delle prime edizioni degli albi di Pratt «anche se tra figli e nipoti si sono disperse per le case», il regista, che ai tempi dei lunghi viaggi per i documentari in Polinesia portava sempre con sé casse piene di fumetti, ha comunque un suo Corto Maltese speciale: «È un regalo del mio storico operatore, Riccardo Grassetti, che ha ingrandito, montato su legno e pazientemente segato un disegno di Pratt. Così, in studio in campagna, ho il mio Corto Maltese a grandezza naturale, alto 1,80, che mi guarda sempre!». @bedrella © RIPRODUZIONE RISERVATA 21 novembre 33 Periplo immaginario 34 Periplo segreto 35 Periplo incantato 36 Simbad il marinaio e altri racconti da «Il Corriere dei Piccoli» 28 novembre 5 dicembre 12 dicembre Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 57 italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile SUPERPOTENZE SEGUE DALLA PRIMA Berlusconi, con i suoi 4 anni per frode fiscale ridotti a 12 mesi dallo sconto di 3 anni di indulto sui reati commessi prima del 2006, ieri in Italia era infatti il 5.570esimo condannato definitivo in libertà ad essere avviato o confermato nel 2014 ai servizi sociali come forma di esecuzione della pena alternativa al carcere sotto i 3 anni. E del resto il Tribunale di Sorveglianza milanese è lo stesso che di recente ha ad esempio ammesso al beneficio anche un uomo che doveva scontare 1 anno per aver picchiato e strappato un dente alla moglie, che a differenza di Berlusconi era pregiudicato e senza lavoro, che (sempre a differenza dell’ex premier super-difeso da superavvocati) aveva persino sbagliato a fare la richiesta nel modo giusto, ma che si era comunque visto concedere i servizi sociali proprio a casa della moglie dettasi disponibile a risperimentare un percorso per il bene dei figli. Nella maggior parte dei casi, del resto, i condannati ottengono l’affidamento ai servizi sociali senza specifici programmi ma solo con l’indicazione di «rela- zionarsi con l’assistente sociale designato», e l’unico obbligo di rispettare le prescrizioni standard di stare in casa dalle 23 alle 6, non frequentare pregiudicati, non espatriare. Ciò che vale per tutti, dunque, vale per Berlusconi. E viceversa. Perché in generale si possono anche nutrire dubbi su un sistema sanzionatorio che vede in carcere 8.601 evasori fiscali in Germania e solo 156 in Italia (lo 0,4% contro la media Ue del 4,1%), o che tra condoni e sconti sbriciola l’entità teorica delle condanne definitive. Ma intanto varrebbe la pena che tutta questa inedita attenzione pubblica, dedicata ai servizi sociali per Berlusconi, fosse poi prestata anche alle risorse economiche, alle assunzioni nelle cancellerie e alle fluidità normative necessarie per irrobustire ancor più le misure alternative al carcere: quelle che fanno il bene della collettività prima che dei condannati, statisticamente abbattendone al 19% la recidiva che sfiora invece il 70% per chi espia tutta la pena in carcere. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA PER RIFORMARE LE CAMERE DI COMMERCIO VIA SUPERSTIPENDI E GIUNGLA DI SOCIETÀ ✒ In diverse occasioni il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto capire che è sua intenzione metter mano al sistema delle Camere di commercio. Addirittura in una prima bozza del Jobs act — stesa prima che andasse a Palazzo Chigi — si parlava di abolire il sistema camerale di iscrizione al registro delle imprese. Nel Documento di economia e finanza però non se ne fa menzione, mentre nel Piano nazionale per le riforme si accenna solo a una revisione mirata dei costi delle authority e delle Camere di commercio. In definitiva, mentre è chiara l’idea del premier di voler ridurre gli spazi di influenza dei corpi intermedi, più indecifrato è il percorso che il governo intende compiere e l’eventuale tempistica. Non essendo però in campo decisioni già prese o pendenti c’è, di conseguenza, tutto il tempo per ragionare in maniera costruttiva e impostare una riforma incisiva che serva a sfrondare il sistema per renderlo più funzionale alle esigenze delle imprese. La verità è che l’aderenza dell’attività delle Camere ai problemi dell’economia reale è molto diversa da territorio a territorio, così finiscono per convivere autentiche rendite di posizione e buone pratiche, le uno accanto alle altre. Già al tempo del governo Monti, su sollecitazione del ministro Corrado Passera, si era arrivati a stendere un’ipotesi di riforma che poi però si era arenata al Senato. Secondo quanto trapela proprio in questi giorni alcune associazioni di rappresentanza avrebbero ripreso l’elaborazione in materia e, timorose di un blitz di Renzi, avrebbero messo nero su bianco nuove ipotesi. Non si parte quindi dal «prato verde», si tratta però di vagliare questi contributi e di aprire un dialogo fattivo con il governo. Da sfrondare c’è molto e non può bastare un lifting. Si potrebbe partire da alcune retribuzioni fuori parametro e arrivare a disboscare la giungla delle società controllate e delle partecipazioni azionarie. Avrebbe anche senso aprire una riflessione sulla governance delle Camere le cui presidenze vengono assegnate tramite la competizione tra improvvisate cordate. Meglio, forse, l’elezione diretta da parte delle imprese. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA MERCATO MONDIALE DELLE TANGENTI LA TRASPARENZA È UNA MERCE RARA Nel braccio di ferro sull’Ucraina a vincere è la Cina, non la Russia di IAN BREMMER D opo l’annessione russa della Crimea, l’imposizione di sanzioni da parte di America ed Europa, e con la minaccia d’una nuova escalation in Ucraina, irrompe sulla scena internazionale geopolitica l’evento più drammatico dall’ 11 settembre. Gli ultimi sviluppi in Ucraina rappresentano il punto di svolta. I rapporti tra Washington e Mosca erano già tesissimi, ma oggi che la Russia è stata sospesa dal G8 e con nuove sanzioni in arrivo, le comunicazioni si sono completamente interrotte. Si profilano all’orizzonte, inevitabilmente, varie forme di conflitto Est-Ovest, con preoccupanti ripercussioni sia per la sicurezza in Europa, la stabilità in Russia, il futuro dell’Unione Europea e della Nato, sia per i mercati energetici globali. Ma sebbene, con ogni probabilità, le tensioni siano destinate ad aggravarsi, non esistono analogie che possano far pensare a una nuova Guerra fredda, né la situazione attuale rischia di riproporre l’antico scenario. E i motivi sono molteplici. Innanzitutto, la Russia non ha amici potenti, né la capacità di assicurarsene di nuovi. Quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato sulla legittimità dell’annessione russa della Crimea, solo dieci Paesi si sono schierati con la Russia. Il sostegno è arrivato dai Paesi confinanti, soggetti alle pressioni russe (Armenia e Bielorussia) e da vari Stati-canaglia che non godono d’alcun prestigio internazionale (Cuba, Corea del Nord, Sudan, Siria, Zimbabwe). Aggiungete una manciata di Paesi simpatizzanti — per antica tradizione — in America latina (Venezuela, Bolivia e Nicaragua) e appare chiaro che alla Russia manca ormai la capacità d’attrazione ideologica della vecchia Unione Sovietica. I suoi sostenitori sono accomunati soprattutto nel condividere il malcontento verso l’ordine globale prestabilito, piuttosto che il miraggio d’eventuali soluzioni alternative proposte dalla Russia. Inoltre, il Pil russo è salito appena dell’ 1,3 per cento lo scorso anno e la crescente dipendenza del Paese dalle esportazioni di risorse naturali assicura che l’economia non migliorerà, se non in vista d’un futuro aumento dei prezzi globali. Nel 2007, alla Russia bastava il prezzo del Brent di 34 dollari al barile per pareggiare il bilancio federale; cinque anni dopo, quella cifra era arrivata a 117 dollari. L’anno scorso, petrolio e gas costituivano circa la metà delle entrate del governo russo. Ad aggravare la situazione, l’economia è controllata da un piccola élite la cui esistenza è legata alle simpatie di Putin. Più d’un terzo della ricchezza totale del Paese è in ✒ te». Steinmetz si rivolge alla comunità internazionale chiedendo trasparenza e un processo corretto. Cose condivisibili. Ma che arrivano decisamente in ritardo. Tutti coloro che si occupano a qualche titolo di affari internazionali in settori come le miniere, il petrolio, gli armamenti, sanno quanto siano merce rara la trasparenza e la correttezza delle procedure. Steinmetz è arrivato a mettere in dubbio la legittimità del nuovo presidente Alpha Condé. Ma si era guardato bene di fare la stessa cosa con il vecchio capo di Stato, Lansana Conté, interlocutore di Bsgr. La storia delle relazioni internazionali è piena zeppa di sospetti e casi dubbi. Anche l’Italia non sfugge alla regola (ultimo episodio: il procedimento a carico di Finmeccanica per una commessa del governo indiano). Negli anni Ottanta si parlava di «dollaro politico» per alludere alle tariffe in vigore sul mercato parallelo delle tangenti. Le cose sono rimaste sostanzialmente uguali. Per Steinmetz non sarà facile dimostrare di essere stato il solo a non saperlo. Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA mano a soli 110 multimiliardari. Malgrado il suo arsenale nucleare, soggetto alla vecchia regola di distruzione reciproca assicurata, che costituiva l’ago della bilancia tra gli armamenti americani e sovietici, alla Russia manca tuttavia la capacità militare dell’Unione Sovietica. Oggi gli Stati Uniti spendono circa otto volte quello che la Russia può elargire alle sue forze armate. La Russia può permettersi di flettere i muscoli per intimorire i suoi vicini, ma non è più in grado di sfidare il mondo come faceva un tempo l’Unione Sovietica. La limitazione fondamentale della Russia è la mancata disponibilità della Cina a trasformarsi in un alleato affidabile contro l’Occidente. Pechino ha ben poco da guadagnare, schierandosi in questo conflitto. Pure sperando d’accaparrarsi una fetta maggiore delle esportazioni energetiche russe, la Cina non ha alcun interesse a inimicarsi i suoi principali partner commerciali, come l’Europa e l’America, a favore di Mosca. Anzi, la Cina potrebbe rivelarsi il principale (se non l’unico) vincitore nell’attuale crisi ucraina. Mentre l’Europa s’affretta a cercare alternative per ridurre la sua dipendenza dal gas russo, i cinesi sanno di poter spuntare prezzi più favorevoli, mantenendo al contempo relazioni pragmatiche con entrambe le parti. La Cina inoltre è ben contenta che l’attenzione americana in questo frangente sia puntata sull’Europa (e non sull’Asia) orientale. La Cina si muoverà con molta cautela quando la Russia proverà a scatenare una crisi secessionista in Ucraina, poiché s’oppone strenuamente a qualsiasi precedente che possa suscitare simili rivendicazioni d’autonomia nelle sue province più turbolente, quali il Tibet e lo Xinjiang. In mancanza di una nuova Guerra fredda, la Russia proverà a sabotare i piani di politica estera occidentali. La Russia potrebbe incoraggiare il governo di Bashar Assad in Siria a ignorare le richieste occidentali di distruggere o consegnare i suoi arsenali chimici e potrebbe elargire nuovi aiuti finanziari e militari al suo regime. Ma Assad ha già guadagnato abbastanza terreno per sopravvivere alla guerra civile in Siria e c’è ben poco che la Russia possa fare per rimettere in piedi quel Paese disastrato. La Russia potrebbe inoltre provare a far saltare i negoziati sul programma nucleare iraniano. Ma non sarà facile per Mosca persuadere Teheran a ritirarsi da un accordo che l’Iran va attivamente cercando per poter ricostruire la sua economia interna, e la Russia non vuole certo scatenare una corsa agli armamenti nucleari in una zona, il Medio Oriente, assai più vicina ai suoi confini che non agli Stati Uniti. In breve, la Russia resta una potenza regionale (raccomandiamo tuttavia al presidente Obama di astenersi dal fare simili dichiarazioni in pubblico!). (traduzione di Rita Baldassarre) © RIPRODUZIONE RISERVATA GIOVANI E VOLONTARIATO Servizio civile, opportunità da ritrovare di GIANGIACOMO SCHIAVI SEGUE DALLA PRIMA Miniere e tangenti. La vecchia formula funziona ancora per descrivere i rapporti tra le multinazionali e i governi dei Paesi in via di sviluppo. Almeno stando alle accuse rivolte dalla Guinea all’israeliano Beny Steinmetz, 58 anni, capo del gruppo di famiglia che porta il suo nome: Bsgr (Beny Steinmetz group resources). A Conakry, la capitale dello Stato africano, il nuovo presidente Alpha Condé, salito al potere nel 2010, accusa Bsgr di aver corrotto il predecessore Lansana Conté, pagando un quarto del loro valore le concessioni per lo sfruttamento di uno dei giacimenti di ferro più ricchi del pianeta, nella montagna di Simandou. Cinquecento milioni di dollari anziché due miliardi. Il buon cuore del vecchio presidente, che nel frattempo è defunto e quindi non può smentire, sarebbe stato ricompensato con azioni e denaro cash. Gli omaggi sarebbero stati incassati da Mamadie Touré, la quarta moglie dell’ex capo di Stato. La multinazionale guidata da Steinmetz ha reagito con grande veemenza, contro accusando il governo di Alpha Condé di aver «orchestrato una campagna di falsità, basate su prove e testimonianze fabbrica- CHIARA DATTOLA SILVIO BERLUSCONI E LA PENA ALTERNATIVA PER LA GIUSTIZIA È UNO COME TANTI In questo senso l’idea di rilanciare il servizio civile per tutti in occasione del semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea, proposto dal settimanale Vita, è l’occasione per riflettere sul valore di certe pratiche che aiutano a vivere meglio. Anche se non impattano sul Pil, come ricordava Bob Kennedy nel famoso discorso del 1968 sul benessere della nazione americana, certi esempi di civismo misurano «la saggezza, la conoscenza, la compassione e la devozione verso il proprio Paese». Oggi il servizio civile nell’Italia che ha abolito la naja obbligatoria, è soltanto volontario. Per tanti giovani sarebbe un’opportunità e un’esperienza utile per il futuro, integrandolo con i vari programmi esistenti, dai corpi civili di pace, agli aiuti umanitari, all’Erasmus, al servizio civile nazionale. Darebbe loro qualcosa di più di un credito formativo: li renderebbe cittadini attivi impegnati in qualcosa di utile per il loro Paese. E servirebbe anche nelle successive attività lavorative, alle imprese che oggi chiedono sempre più partecipazione sociale e spirito di squadra, perché il tempo speso per gli altri è un investimento a lungo termine che rende. Purtroppo oggi ai tanti giovani che chiedono di svolgere il servizio civile non viene data risposta. Anzi: a più di centomila giovani che ne hanno fatto richiesta, viene detto che i posti sono limitati. Novantamila di loro pronti a mettersi in gioco sono stati respinti. È singolare che uno Stato con 6 milioni di giovani tra i 18 e i 28 anni e il 40 per cento di disoccupati non si ponga il problema di attivare un servizio civile per chi chiede di poterlo fare. Ed è ancora più singolare sentirsi rispondere che non ci sono risorse, quando gli sprechi della politica sono sotto gli occhi di tutti e i finanziamenti per gli F35 si trovano senza fiatare. «C’è una degenerazione del sistema», ha detto recentemente il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, «frutto della nostra globale trascuratezza». Servirebbe un grande sforzo collettivo che impegni tutti e ciascuno, come ha ricordato alla Fondazione Ambrosianeum l’economista Marco Vitale lancian- ❜❜ Novantamila domande respinte. Il caso Alessi: la cassa integrazione utilizzata per attività socialmente utili do questo appello: «Dipende da noi». È vero: dobbiamo recuperare fiducia in noi stessi e nelle nostre comunità e avere più coraggio nel sostenere pratiche formative per i giovani. Un servizio civile adeguatamente svolto sarebbe sicuramente d’aiuto. Lo hanno capito le aziende private che coltivano la risorsa del volontariato per dare valore alla loro presenza sul territorio. Alla Alessi, per esempio, la cassa integrazione è utilizzata per attività socialmente utili, gestite dall’azienda in collaborazione con la giunta comunale: il risultato di partecipazione e di problemi risolti è stato straordinario. Ma ci sono centinaia di altre imprese in Italia dove la responsabilità sociale è ormai un codice etico di comportamento. C’è un’assenza di Stato, un vuoto di idee e di proposte che la politica, il governo, il Parlamento faticano a riempire con progetti concreti. Dal festival del volontariato di Lucca, dove si parla della migliore Italia e si lanciano le buone notizie, arriva un segnale d’allarme: le associazioni che operano nel settore della Protezione civile hanno difficoltà a trovare mezzi, uomini e risorse. Un motivo in più per sostenere un servizio civile ampio e accessibile a tutti i giovani che ne fanno richiesta. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 59 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere VENTI DI SECESSIONE A EST FARE I CONTI PRIMA DI DECIDERE Risponde Sergio Romano Con un referendum online tutto da verificare, il Veneto avrebbe chiesto la propria indipendenza. Domanda: subito dopo aver abbandonato l’Italia, con quali capitali riuscirebbe ad autogestirsi? E con quale ruolo si inserirebbe a livello europeo? Carlo Radollovich carlo.radollovich@ libero.it Caro Radollovich, redo che i secessionisti veneti, come altri europei che perseguono lo stesso obiettivo, ragionino più o meno così. Scrivono nella colonna degli attivi il C CONSEGUENZE DEVASTANTI Ritorno alla lira Caro Romano, se si esce dall’euro, oltre all’impatto sul debito pubblico, vi sono conseguenze ancora peggiori e più devastanti . Nel nostro Paese ci sono oltre 5,5 milioni di partite Iva. Oltre il 95% sono piccole e medie imprese che hanno in media meno di 9 dipendenti. Quindi debolissime. Se si ritornasse alla lira, i debiti in bilancio delle imprese, da 1936, 27 lire contro un euro, passerebbero, nello spazio di pochi giorni, a 3/4 mila lire per un euro. I mercati monetari certamente non accetterebbero 1.936,27 lire per un euro. La svalutazione sarebbe immediata e i tassi di interesse schizzerebbero verso l’alto. Quindi i debiti in bilancio si moltiplicherebbero per due o tre volte. I patrimoni netti delle imprese da positivi diventerebbero negativi e o si fallisce o si fanno aumenti di capitale. Ma chi presterebbe danaro? E a che tasso? Nello spazio di mesi, fallirebbero migliaia di imprese. Anche i privati cittadini vedrebbero i loro mutui e le loro rate mensili lievitare. Molte piccole e medie banche rischierebbero di fallire. Ci sarebbe il crollo del Paese, Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 prodotto interno lordo della regione e i redditi ottenuti dalle aziende nell’ultimo anno finanziario. Scrivono nella colonna dei passivi l’ammontare delle imposte pagate allo Stato centrale nello stesso periodo. Sottraggono la seconda cifra alla prima e puntano il dito sulla somma che la loro regione potrebbe usare se non dovesse mandare a Roma una quota importante della sua ricchezza Ma non si chiedono quanta parte di questa ricchezza sia dovuta agli aiuti diretti e indiretti garantiti dall’appartenenza a uno Stato più grande. Penso alle infrastrutture, alla rappresentanza degli interessi nazionali all’estero, alla sicurezza di fronte a pericoli internazionali, ai servizi pubblici su scala nazionale, dalle poste alla protezione civile. Immagino le obiezioni: la giustizia scoraggia imprenditori e cittadini con la sua biblica lentezza; la burocrazia è grigia, ottusa, indifferente al problema della produttività e assorbita dal desiderio di garantire i propri privilegi; le infrastrutture arrivano sempre con grande ritardo. È ve- seguito da una instabilità sociale mai vista prima. Luigi Romano [email protected] Le lascio la parola aggiungendo che l’omonimia è puramente casuale. CHIESTI DAL GOVERNO Suggerimenti inutili? Ma si crede davvero che il governo abbia bisogno dei suggerimenti dei cittadini per individuare gli sprechi e le priorità di intervento nel contenimento della spesa pubblica? Se così fosse, sarebbe solo la conferma che chi ci governa vive in un altro mondo! Mi aspetto che il governo sia in grado di fare diagnosi chiare dei problemi del Paese senza bisogno di sondaggi, e che intervenga con le opportune soluzioni. Per questo la campagna di Renzi mi sembra una iniziativa mediatica un po’ populista. Marco Peserico, Padova La tua opinione su sonar.corriere.it Il sindaco di Roma, Marino, cancella dagli atti la parola «nomadi», perché irrispettosa. È giusto? ELEZIONI EUROPEE Candidati e primarie Il «grande scomparso» delle elezioni europee è l’istituto delle primarie. Eppure sino a poco tempo fa le primarie erano la garanzia della volontà popolare. Perché i partiti non le indicono? Si può presumere l’alibi: il voto europeo avviene con il sistema proporzionale e le preferenze e la scelta si fa nelle urne. Ci voleva l’Europa per farci capire di quanto inutili (e poco credibili) siano le primarie? Franco Prisciandaro, Bari DISOCCUPATI ANZIANI Senza prospettive Ho una piccola serie di domande per «speedy» Renzi e il suo governo. Vogliamo ro. Ma se cercassero d’immaginare quali e quanti servizi, dopo la secessione, la loro regione dovrebbe realizzare con il proprio personale e il proprio denaro, constaterebbero che l’indipendenza è molto complicata e costosa. Complicata perché la regione deve prepararsi ad affrontare nuove responsabilità senza avere, in molti casi, le competenze necessarie. Costosa perché sul suo bilancio peseranno spese nuove e, verosimilmente, una quota del debito pubblico nazionale. Esiste infine un problema morale. Ogni Stato è fondato sul principio di solidarietà. Gli Stati Uniti non esistereb- bero se un ciclone nel Texas o un tifone in Luisiana non facessero scattare la macchina dell’intervento federale. La Gran Bretagna non esisterebbe se le ultime alluvioni non avessero provocato la mobilitazione dei servizi pubblici. Si sta insieme, in altre parole, anche per darsi una mano a vicenda. Andarsene in un momento di crisi, quando è maggiore il bisogno di solidarietà, non è il modo migliore per iniziare un nuovo percorso politico. Il Doge della Serenissima, di cui i veneti si considerano legittimi eredi, non approverebbe. fare qualcosa di concreto per i disoccupati anziani? Dopo avere versato contributi all’Inps per 30 anni non è possibile avere un reddito minimo garantito o la possibilità di un nuovo lavoro. La pensione? È un miraggio! Volete che la rabbia spinga a decisioni inconsulte? Vogliamo rimettere in moto le esperte e preziose menti dei 50enni altrimenti destinate a finire «bruciate» e non più «fruibili» per la società? durata, quella che dura almeno da 12 mesi. Certo creare nuovi posti di lavoro non è facile: quelli esistenti sono occupati quasi a oltranza, visto che la pensione si vede col cannocchiale! Maurizio Bianchi maurizio.bianchi@ fastwebnet.it LAVORO E PENSIONE Solo dati negativi Nel nostro Paese solo 61 persone su 100 tra i 20 e i 64 anni lavorano. Peggio di noi fanno solo la Spagna e la Grecia. Altro dato negativo: siamo uno dei Paesi con la percentuale più alta di disoccupazione di lunga SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì A Göteborg 6 ore di lavoro giornaliere (invece di 8) con la stessa paga per i dipendenti comunali. I servizi ne risentiranno? 8 No 92 © RIPRODUZIONE RISERVATA Fabio Sicari , Bergamo LOTTA ALL’EVASIONE Redditi su Internet Per stanare gli evasori, si ricorrerà all’incrocio delle banche dati. Per «impallinarli» basterebbe andare a vedere come si regolano gli altri Paesi. Per esempio, in Norvegia il sommerso vale lo 0.3% del Pil. Laggiù il reddito dei contribuenti viene pubblicato su internet. E nessun norvegese ritiene che sia violata la propria privacy. Fausto Zukunft, Milano TICKET SANITARI Chi paga Non riesco a capire quale criterio si sia seguito per stabilire che i cittadini, aventi un reddito inferiore a 36.000 euro, non debbano pagare i ticket sanitari e che al di sopra versino tutti la stessa tassa, prescindendo dalla ricchezza posseduta. Antonio Labbadia [email protected] @ E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Visti da lontano di Massimo Gaggi Quelle transazioni troppo tecnologiche A desso a Wall Street cominciano a parlare di «effetto Michael Lewis» parlando dell’ultimo libro del celebre giornalista e saggista americano che, dopo aver preso di mira le scalate dei raider della finanza («Liar’s Poker», 1989), eccessi e distorsioni statistiche del mondo del baseball («Moneyball», 2003) e le manipolazioni da parte delle banche Usa dei mutui immobiliari sfociate nel disastroso crollo finanziario del 2008 («The Big Short», 2010) , giorni fa è arrivato in libreria con un altro saggio dirompente: «Flash Boys», la storia di come il diffondersi dell’high speed trading —le transazioni via computer condotte ad altissima velocità cercando di lucrare su accelerazioni di millesimi di secondo con le manipolazioni che tutto ciò rende possibili — avrebbe portato a una vera e propria manipolazione dei mercati finanziari. Il libro non contiene rivelazioni mozzafiato rispetto a quello che si sapeva già e che ha da tempo spinto la Sec (la Consob americana) e la magistratura ad avviare indagini giudiziarie su questo tipo di scambi. La stampa (Corriere compreso) esprime da anni dubbi su queste operazioni che sono pressoché incontrollabili per la loro elevata sofisticazione tecnologica, per l’enorme volume di transazioni effettuate e per una velocità di esecuzione che tende a quella della luce. Alcuni hanno criticato l’high speed journalism di Lewis che, con una scrittura meno seducente del solito (effetto dell’estrema complessità della materia trattata), a volte enuncia teoremi che non è in grado di dimostrare in modo esauriente. Così, oltre alle proteste degli Michael Lewis operatori di Wall Street, secondo i quali l’autore mette sotto accusa e il giornalismo un intero universo professionale e ad alta velocità presenta come criminali pratiche magari controverse ma non illegache scuote li, Lewis stavolta ha subito anche Wall Street l’attacco di molti colleghi delle grandi testate Usa: secondo i critici è stato inaccurato e ha confezionato una storia per il grande pubblico prendendo fatti già noti e incartandoli con veli di demagogia e sensazionalismo. Eppure, che abbia esagerato o no, Lewis ancora una volta sta dimostrando la potenza dello storytelling nel cambiare la percezione pubblica di un problema: quattro anni fa il suo libro sul crollo di Wall Street arrivò quando sulla crisi del 2008 era già stato detto e scritto tutto. Eppure «The Big Short» diventò il testo di riferimento del parlamentari del Congresso che di lì a poco avrebbero varato il DoddFrank Act, la legge di riforma dei mercati finanziari. Anche stavolta dieci giorni di dibattiti e polemiche incandescenti hanno portato ad accendere i riflettori su un fenomeno fin qui sottovalutato: non solo la Sony si accinge ad acquistare con la sua Columbia Pictures i diritti cinematografici di «Flash Boys», ma nei giorni scorsi è sceso in campo lo stesso ministro della Giustizia di Obama, Eric Holder, per assicurare che il governo andrà fino in fondo sulla questione dell’high speed trading. Mentre la Sec, che già indaga da tempo tra molte difficoltà, sta di fatto usando il libro di Lewis come una specie di bulldozer per sgombrare il terreno dagli ostacoli frapposti dalle società messe sotto osservazione: Wall Street deve vedersela di nuovo col «fattore Lewis». ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Regione Emilia-Romagna: i fondi Ue in merito all’articolo «Dall’Emilia alla Sicilia chi non spende i fondi Ue» (Corriere, 10 aprile), mi permetto di integrare i dati forniti con alcune informazioni necessarie per offrire un quadro più completo della realtà. Per quanto riguarda la Regione EmiliaRomagna al 28 febbraio 2014, i dati di impegno delle risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale europeo (Fse) sono pari, rispettivamente, al 114% e al 107%. Le risorse pagate, di cui hanno già beneficiato persone e imprese del territorio, corrispondono a! 67% (Fesr) e all’80% (Fse), dati costantemente monitorati dalla Ragioneria generale dello Stato, attraverso Monit, e dalla Commissione europea. Avendo già impegnato oltre il 100%, siamo molto preoccupati dei ritardi dichiarati dal ministro Delrio, così come de! ritardo nella firma dell’Accordo di partenariato alla cui proposta la Commissione ha reagito con 351 rilievi. Patrizio Bianchi, Assessore Scuola, Formazione professionale, Università e Ricerca., Lavoro della Regione Emilia-Romagna Grazie. Giriamo la lettera alla Commissione europea, fonte di tutti i dati ufficiali citati nell’articolo. (l.off. ) Indipendentismo della Catalogna Nell’editoriale del 31 marzo, Angelo Panebianco ha messo insieme, come “demolitori” dell’UE, il FN di Marine Le Pen, la Lega Nord e l’indipendentismo catalano. L’autore, secondo noi, ha dimenticato che i catalani, a differenza dei padani, non sono affatto alleati del Front National. Mettere sullo stesso piano dei partiti politici e una nazione è un metodo assai discutibile e mostra i suoi limiti proprio rispetto alla dimensione europea, perché se è noto che l’antieuropeismo è una bandiera del populismo leghista e lepenista, per onestà intellettuale si deve anche ricordare al lettore la manifestazione di Barcellona dell’11 settembre 2012, quando oltre un milione e mezzo di persone hanno sfilato con lo slogan «Catalogna, nuovo stato d’Europa». Se questo non bastasse, il 23 gennaio 2013, quasi due terzi dei deputati al Parlamento © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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Se agli argomenti razionali se ne volesse aggiungere uno emotivo, si può cercare in Internet il collage composto di oltre 107.000 fotografie di più di un milione mezzo di persone che, il 12 settembre 2013, si sono prese per mano per una lunghezza di oltre 400 km lungo tutto il territorio catalano (www.gigafoto. assemblea.cat). Osservando i volti dei EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon- partecipanti — giovani, famiglie con bambini, persone anziane — si può forse comprendere quanto senso possano ancora avere parole come Popolo e Nazione. Gennaro Ferraiuolo e Marco Giralucci Collettivo Emma, www.collectiuemma.cat Mi dispiace per l’equivoco. So che il movimento indipendentista catalano non è antieuropeo. Nell’articolo citato mi occupavo, in realtà di alcune contraddizioni proprie posizione della Lega Nord e di altre formazioni che hanno adottato quella che ho chiamato l’ideologia delle piccole patrie, e che citano abitualmente il caso della Catalogna, e anche quello della Scozia a sostegno delle proprie tesi. Angelo Panebianco na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 La tiratura di giovedì 10 aprile è stata di 463.160 copie Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Io Donna” € 3,40; con “Style Magazine” € 3,90; con “Living” € 5,40; con “Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker” € 11,80; con “Supereroi. Il Mito” € 11,89; con “Tutto Pratt” € 12,89; con “Giallo italiano” € 8,80; con “Le grandi storie Disney” € 9,89; con “Barenboim, il mio Beethoven” € 8,89; con “Grandangolo” € 7,80; con “Sampei” € 11,89; con “Mina, gli anni RAI” € 12,89; con “I dolci di Benedetta” € 9,89; con “La trasparenza a Tavola” € 2,90; con “La grande cucina italiana” € 11,80; con “Holly e Benji” € 11,89; con “Il giovane Montalbano” € 11,89; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,80; con “English da Zero” € 12,89; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80 Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 61 italia: 51575551575557 Spettacoli Domani su «Io Donna» Giorgia mette a nudo anima e corpo Su Io donna in edicola domani con il Corriere, la cantante Giorgia racconta la scelta di girare senza veli il video della sua ultima canzone. «Un invito a non vergognarsi di quel che si è — dice —. È la vita che obbliga a mettersi a nudo». L’intervista Inglese, orgoglioso dei suoi capelli rossi e ribelli, a 23 anni è già una stella della musica. Il suo primo disco ha venduto 4 milioni di copie, ora esce l’album «X» «Non ho venduto un solo disco per il mio look. E la considero fantastico: il mio aspetto non migliorerà col tempo, la musica invece potrebbe e io continuerò ad avere successo. Ho cambiato il manager che mi chiedeva di tingermi i capelli, sono il mio segno di riconoscimento», ragiona. Autoironico. Mentre fa ascoltare alcune delle nuove canzoni continua a definirle «depresse». «È un dato di fatto che i miei brani facciano piangere le ragazze. In questo disco però c’è la vita. In questi due anni ho avuto esperienze più interessanti che in tutta la vita precedenti: si parla di rotture, della morte di mio nonno in “A Fire Love”, di esperienze con la droga...». Non sente il peso di essere un esempio per i suoi coetanei. «Non invito nessuno a fare qualcosa e parlo di cose ed esperienze che non sempre sono positive. Ho l’età del mio pubblico e dei miei amici, quindi bevo, sperimento... Tutti passiamo da questa fase...», confessa. Rap a parte anche «Sing», primo singolo, non è un pezzo da cantautore. Chitara acustica e groove, quasi funky, In concerto Ed Sheeran è nato il 17 febbraio 1991 a Halifax, nel Regno Unito. Il suo primo disco, intitolato «+», è uscito nel 2011. Ha cominciato a comporre canzoni giovanissimo, durante la scuola Ed Sheeran, voce dell’era social: voglio mischiare ballate e rap «Faccio piangere le ragazze? È la vita. Sogno un selfie con il Papa» L a musica è come il Lego. Il gioco preferito di Ed Sheeran, il cantautore inglese gli ha persino dedicato una canzone nel primo album, diventa una metafora per la carriera: «Col Lego ci vuole tanto tempo per costruire una cosa, quello che mi ha impegnato di più è stata l’astronave di Guerre Stellari, come nella musica ci vuole tempo per costruire una carriera. E basta poco per far crollare tutto: da una parte un colpo, dall’altra una canzone sbagliata, una brutta storia sui giornali...». Ed Sheeran torna. Esce la prossima settima «X», secondo album del cantautore inglese prodotto dal guru Rick Rubin e seguito di «+», debutto da 4 milioni di copie nel mondo. Per raccontare Ed il rosso, che il 20 novembre arriverà a suonare a Milano, basterebbe «Take It Back», brano che sarà incluso nella versione deluxe dell’album. Anzitutto perché è un rap. Sheeran è un cantautore anomalo e lo spiega subito, nella prima strofa: «Non sono un rapper, sono un cantante che ha del flow (il modo di cantare e porgere le parole dei rapper, ndr)». «Sono cresciuto ascoltando molto Eminem, soprattutto i suoi primi due album — dice il 23enne —. Mi piace il modo in cui lui mette assieme le parole e trovo molta melodia nei suoi percorsi. Se sei cantautore non devi fare soltanto delle ballad acustiche. Devi uscire un po’ dalle tue sicurezze e fare un rap come questo o un pezzo house o uno drum’n’bass». E ha cominciato a fare sul serio 17 anni. Ha lasciato la scuola e la casa e se ne è andato a Londra in cerca di fortuna. Scelta strana per un ragazzo di buona famiglia: papà lavora nell’arte ed è stato anche curatore di musei, la mamma disegna gioielli. «Non ero bravo a scuola. Mio padre è un anticonformista e mi ha sempre incorag- Esce «Nella bocca della tigre» Mondo Marcio: la mia Mina hip hop Mina in versione rap. Esce il 15 «Nella bocca della tigre», nuovo disco di Mondo Marcio (foto) che in ogni brano ha un campione di una canzone di Mina. «Il panorama rap e musicale è noioso: ho fatto una cosa diversa. Mina mi ha dato carta bianca», spiega il 27enne. «Quando ho iniziato a fare rap il modello per me era l’hustler, chi da nulla tira fuori qualcosa. E l’album racconta una storia di questo tipo», dice. giato a seguire le mie passioni — racconta —. Quando ho finito l’obbligo la scelta era iscriversi al college e fare poi l’università, oppure mollare. Dissi che volevo seguire la mia passione per la musica e papà disse “ok, a condizione che ti impegni duramente”». Lui ci ha messo tutto l’impegno possibile. Seratine open-mic nei pub di Londra, un lavoro come tecnico per i Nizlopi («Sono le mie radici musicali assieme a Damien Rice, Bob Dylan, Van Morrison e i Beatles», elenca), e nel 2008 un’agenda con oltre 300 concerti e notti passate sui divani di chi si offriva di ospitarlo dopo lo show. Se ne va addirittura a Los Angeles dove viene notato da Jamie Foxx che gli offre il suo studio per lavorare. Si autoproduce dei cd, collabora con artisti della scena grime e rap, su YouTube ha sempre più seguito e alla fine arrivano un contratto e il disco di debutto. «Non sono il cantante che vorresti vedere a petto nudo», canta sempre in «Take It Back». Rotondetto, occhialini da nerd, non è certo un sex symbol... I maestri ❜❜ Orgoglioso Non ho venduto un solo cd per il mio look, è una cosa fantastica. Conta di più quello che suono Damien Rice Ed lo ha visto in concerto a 11 anni e ha un tatuaggio che omaggia il cantautore irlandese Van Morrison Il rosso ricorda che lo ascoltavano i suoi genitori nei viaggi in macchina verso Londra Bob Dylan Sheeran fa spesso sue cover: da «Masters of War» per una campagna benefica a «Don’t Think Twice» cori uuuh-oooh contagiosi: l’ha messa assieme con Pharrell Williams. Dopo «Get Lucky» coi Daft Punk, «Blurred Lines» con Robin Thicke e la sua «Happy» tutti si aspettano un altro numero 1. «Non sono i Daft Punk o Robin Thicke...» prova a fare il modesto. Thicke vende molto meno di lui... «Però è la prima volta che ho un pezzo da club. Vediamo come verrà accolto dai fan. Pharrell mi ha forzato a fare cose che musicalmente non avrei mai fatto. Non siamo partiti con l’idea della hit: se il pezzo non mi avesse soddisfatto lo avremmo dato a qualcun altro». Ai tempi del debutto squillò il cellulare. Dall’altra parte c’era Elton John che gli faceva i complimenti. Da chi vorrebbe una chiamata adesso? «Non certo il premier inglese... La vorrei da Obama, ma non saprei che dirgli». Il Papa ha il telefono facile... «Sono religioso e lo è anche la mia famiglia, ma mio padre mi ha suggerito di non parlare in pubblico di soldi, politica e religione. Con il Papa vorrei fare un selfie». Andrea Laffranchi @alaffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Spettacoli 63 italia: 51575551575557 Personaggi Il giudice Sky: Morgan? Ogni anno dice che rifiuta Venezia Mika concede il bis «Rimango a X Factor mi piace la tv libera» Danza, musica e teatro I festival della Biennale A Il cantante: in Francia sono più rigidi M ichael Holbrook Penniman Jr di nome d’arte fa Mika. Già qui forse c’è l’evidenza della doppia personalità che lui stesso rivela. «Sono dottor Jekyll e mister Hyde: uno è quello che compone le musiche in studio, l’altro quello che le canta sul palco. Presi separatamente sono orribili, ma messi insieme funzionano bene. La persona che è sul palco odia quella che ha scritto quelle canzoni da pazzo che ha composto l’altro. È un’acrobazia continua. A 65 anni io vorrei ancora cantare, ma come potrò cantare Love Today se quel matto mi fa cantare con toni così alti? Forse la dovrò cantare alla maniera di Paolo Conte». Trent’anni, trenta milioni di dischi, una carriera da postar e anche da giudice tv (The Voice in Francia, X Factor in Italia). Lo conferma, a settembre sarà ancora su Sky per la nuova stagione del talent: «Principalmente l’Italia per me è un’esperienza e una scoperta culturale, per questo ho deciso di rifarlo. È come una nuova porta aperta, anche per la mia carriera». Sui pregi e difetti dell’uno e dell’altro talent è gattesco: «Sono veramente diversi, so che è una risposta molto diplomatica. In Francia sono più rigidi, in Italia c’è più improvvisazione, più anarchia. Sono rimasto sorpreso dalla libertà del network qui da voi quando abbiamo dedicato l’apertura di una puntata alle Pussy Riot. Era un piccolo Chi è Popstar internazionale Mika, nome d’arte di Michael Holbrook Penniman Jr, è nato a Beirut il 18 agosto 1983. Nella sua carriera ha venduto 30 milioni di dischi: tra le sue canzoni più note «Relax», «Take It Easy», «Love Today», «We Are Golden » Il programma Mika è uno dei quattro giudici di «X Factor», il talent che dopo quattro stagioni in Rai, è passato a Sky. L’ottava edizione sarà in onda a settembre Viale Mazzini Utile di 5 milioni e nuova sede Gubitosi: non lascio la Rai il nostro bilancio è positivo ROMA — «La mia dipartita? Credo che le notizie al riguardo siano ampiamente esagerate. Da quando sono arrivato, si dice periodicamente che io sia sul punto di andarmene e prima o poi queste voci finiranno per avverarsi. D’altronde il mio mandato scade tra un anno e quando sono arrivato mi è stato dato un tesserino da precario». Liquida la questione con una battuta il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, poi aggiunge: «Mi permetto di parlare anche a nome della presidente Tarantola: il governo mi semManager Luigi Gubitosi (52 anni) direttore generale della Rai dal 17 luglio 2012 bra abbia espresso fiducia». L’occasione è data dalla presentazione del bilancio annuale: un 2013 che si chiude con un utile netto di 5 milioni di euro, in significativo miglioramento rispetto al 2012, ma calano i ricavi del gruppo, in flessione di 38 milioni. «La maggiore sofferenza è data dal mancato adeguamento e dalla morosità del canone con una perdita di 22 milioni di euro: il tasso di evasione è il più alto in Europa, pur avendo il canone più basso». E a proposito di conti, Gubitosi ironizza: «Avrei voluto fare una scommessa con un signore che poi non si è fatto più sentire: Grillo diceva che avremmo per- so 400 milioni, peccato non averla fatta». E se nel 2013 i ricavi pubblicitari sono scesi dell’8,5%, sono risaliti del 3,9 nel primo trimestre di quest’anno: «Ma il 2014 sarà un anno difficile per la Rai sul piano dei conti, perché ci saranno i Mondiali di calcio che significano 100 milioni di euro tra diritti e costi operativi: tagliare i grandi eventi sportivi è impossibile, se quest’estate non mandassimo i Mondiali — scherza — si abbrevierebbe il mio mandato. E poi ci sono le spese necessarie per gli investimenti tecnologici». Investimenti su cui Gubitosi sembra puntare molto «anche per un’alfabetizzazione digitale degli italiani. Un tempo avevamo il Maestro Manzi, ora ce ne vuole uno 2.0». In un’ottica di spending review, però, il dg Rai annuncia la dismissione della sede di viale Mazzini: «Andrà lasciata, ma siamo vicini a trovare una soluzione alternativa». E sugli stipendi dei manager risponde: «Se faccio il manager pubblico non posso che adeguarmi alle leggi in vigore». Per il futuro della tv pubblica ritiene «che possa essere opportuno rivedere la governance: dire “fuori la politica” è uno slogan che non mi piace. La politica deve esserci purché sia con la P maiuscola. Il nostro editore è il parlamento, il nostro obiettivo è il pluralismo e la Commissione di vigilanza deve sorvegliare che ci sia». Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA gesto, un segnale. In Francia o in Inghilterra non avremmo potuto farlo». Nella prossima edizione di X Factor Morgan non ci sarà. Ride. «Ogni anno dice che è l’ultimo anno che lo fa, quindi non so se è vero o no». Qualche tempo fa Mika ha fatto coming out dichiarando pubblicamente la sua omosessualità. Ha anche detto che vorrebbe avere molti figli. A che punto è? «Adesso sarebbe da irresponsabile e da egoista, sono sempre in giro per lavoro, non potrei mica metterli nella valigia! Non potrei averli adesso, ma un giorno sì». Ha senso dell’umorismo in abbondanza per apprezzare la nostra politica: «Sono affasci- Star Mika, 30 anni, è nato a Beirut, ma è andato via a causa della guerra nato dal sistema politico del vostro Paese. In Inghilterra le decisioni sono sempre collegiali, condivise. Voi invece avete sempre bisogno di un leader iconico. Nella politica italiana c’è sempre un grande protagonista, è come un film di Fellini e Sorrentino messi insieme: c’e sempre una persona affascinante, non importa se positiva o negativa. È una tragedia greca». È qui da poco, ma ha già capito tutto. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA ffiorerà un’Italia «senza pregiudizi né indoramenti, con le stesse difficoltà di altre nazioni» sottolinea Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia. Un grumo di coraggio propizio per il crocevia d’incontri internazionali della Biennale: invasione di danza, musica, nuove drammaturgie. Per il Teatro, Leone d’oro alla carriera a Jan Lauwers e d’argento a Fabrice Murgia: «Il Belgio indica la strada» motiva il direttore Alex Rigola. Workshop e residenze (30 luglio-10 agosto) coinvolgeranno giovani artisti e nomi da Mark Ravenhill a Jan Pappelbaum e Lluìs Pasqual. Gioco d’incastri su sei palchi alle Corderie. Virgilio Sieni curatore della danza ha incasellato dal 19 al 29 giugno, con il sostegno di Prada che in questo settore supplisce ai risicati fondi Fus (un milione e 333.000 euro nel 2013): Saburo Teshigawara e Laurent Chétouane; l’israeliano Roy Assaf e Meg Stuart. Leone d’oro a Steve Paxton, di cui si riproporrà «Bound». Argento a Michele Di Stefano. Alle Corderie gli «Appunti Presidente del Vangelo secondo Matteo» di Paolo Baratta, Sieni. Ivan Fedele parla di 74 anni «coniugazioni» per la «sua» musica contemporanea: il 20 e 21 settembre omaggio a Steve Reich, Leone d’oro alla carriera. Dal 3 al 12 ottobre ensemble europei — Intercontemporain e Divertimento, Contempoarte e Eco Ensemble —, orchestre tradizionali, ponti con l’attualità («Mancanza-Inferno», film di Odoardi sull’Aquila con note di Andrea Manzoli). L. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA 64 Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Sport Le pagelle Juventus da uno dei nostri inviati a Torino Tevez all’asciutto 6,5 BUFFON Preso in controtempo sul gol, riesce solo a toccare il pallone. Respinge bene un tiro da fuori di Gonalons e una punizione pericolosa di Mvuamba in un momento di sofferenza. Presente. 5,5 CACERES Lacazette e i suoi fratelli lo fanno un po’ soffrire in velocità. 5 BONUCCI Come all’andata ci pensa lui a impostare il gioco. Ma stavolta non azzecca un lancio. Graziato per un fallo di mano in area. 6 CHIELLINI Lui non molla niente. 5,5 ISLA Si muove bene sulla fascia, ma con il pallone combina poco. 5,5 VIDAL Esce dai blocchi come una molla, poi diventa normale. E tende a sbagliare un po’ troppo. 7 PIRLO In silenzio piazza il pallone un paio di metri indietro e trova l’ennesima magia su punizione, una delle più belle. Il gol lo carica: si districa abbastanza bene dal pressing e recupera anche qualche pallone prezioso. Sente la primavera, nel senso buono. 7 MARCHISIO Corre molto e quando si ferma, in marcatura sul gol di Briand, sbaglia. Si tira su rubando palloni, dispensando lanci e soprattutto con il tiro decisivo, deviato da Umtiti. 6,5 ASAMOAH Pericoloso con i cross e intenso sulla fascia. Una sicurezza. 5 VUCINIC Titolare dopo cinque mesi, si ricorda bene i meccanismi di gioco ma ha una gestione del pallone troppo laboriosa e imprecisa. 6 TEVEZ Parte sparato anche lui e prende la punizione che Pirlo trasforma in oro. Poi lotta, ma l’astinenza dal gol europeo continua. 6,5 CONTE Approccio super, un leggero smarrimento dopo la reazione del Lione e un secondo tempo di lotta, ancora una volta vittoriosa. Semifinale più che meritata. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Le pagelle Lione da uno dei nostri inviati a Torino Bedimo impreciso 6 LOPES Contempla con sconsolata ammirazione il capolavoro di Pirlo. Sacramenta per la deviazione di Umtiti che vale il 2-1. Innocente. 5,5 TOLISSO Costretto al fallo su Tevez da cui nasce il gol su punizione, si riprende dignitosamente e si guadagna il corner da cui scaturisce il pareggio. 6 KONÈ Molti muscoli ma anche cervello quando c’è da lavorare sugli spazi stretti. 5 UMTITI Fa fuori la sua squadra con una deviazione sfortunata. E, al di là dell’episodio, sbaglia molto. 6 BEDIMO Vince la sfida all’insegna dell’imprecisione con Isla. 6 FERRI Guardando Pirlo ogni tanto gli si incrociano gli occhi, ma con corsa e aggressività limita i danni. 6 GONALONS Deludente all’andata, un po’ meglio stavolta, ma comunque macchinoso. Si fa vedere con una frustata da fuori area, respinta da Buffon. 6,5 MVUEMBA La falange cilena Isla-Vidal non lo impressiona per nulla. 6,5 MALBRANQUE Rompiscatole di qualità, ricicla parecchi palloni. Tira addosso a Bonucci e reclama giustamente un rigore. 5,5 LACAZETTE Fa solo intravvedere a tratti le sue doti, tecnica e velocità. Dopo un tiro inguardabile, se ne va. 6,5 BRIAND Segna di testa senza saltare, ed è un merito. Un paio di sgommate lasciano il segno sull’erba, ma non fa altri danni. 6 GARDE Il gol di Pirlo sveglia il Lione che all’andata aveva pensato solo a chiudersi, costringendolo a giocare, con esiti discreti. L’autorete decisiva arriva in un buon momento per i francesi. Che non si rialzano più. p. tom. Oggi i convocati di Prandelli per lo stage: ci sono Rossi e Cassano Oggi Cesare Prandelli comunicherà i nomi dei giocatori che lunedì e martedì sosterranno a Coverciano i test fisici in vista del Mondiale. Nel gruppo di 35-40 ci sarà Giuseppe Rossi che ha ricevuto il via libera per lavorare in gruppo nella Fio- rentina e punta alla finale di Coppa Italia (il 3 maggio) contro il Napoli. Prandelli lo aspetta, però è intenzionato a chiamare anche Cassano, che è l’alter ego di Pepito. La Panini, presentando l’album Mondiale, ha anticipato il c.t.: c’è Rossi tra gli az- zurri, non Fantantonio. Intanto oggi resteranno fuori Destro, per via del codice etico e i grandi vecchi: per Totti e Toni il Brasile è più lontano. AL mondiale gli azzurri si porteranno dietro le famiglie: «Ma a spese loro», ha spiegato Prandelli. Europa League Qualificazione sofferta, il gol dell’1-1 di Briand dopo 18’ complica la serata, una deviazione di Umtiti la risolve DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Avanti col brivido, malgrado la notte tiepida. Ma avanti. La Juventus riporta se stessa nelle semifinali di una Coppa europea dai tempi della Champions persa a Manchester nel 2003 con il Milan e un’italiana in generale in una semifinale dopo quattro anni dall’Inter (Triplete 2010) e in una semifinale di Europa League sei anni dopo la Fiorentina. Il risultato è prestigioso — direbbe Conte a ragione — la partita con il Lione faticosa, molto di più dell’andata, malgrado l’1-0 di vantaggio. Il paradosso è che la Juve non appare certo logora o stanca, piuttosto, se messa sotto pressione, perde qualche frammento d’attenzione. Il che, a questo punto della stagione è anche comprensibile. Il problema in più in questa occasione è la determinazione del Lione che gioca, rispetto a una settimana fa più spavaldo, anche perché deve risalire da un risultato sfavorevole matu- 2 1 Juventus Lione Marcatori: Pirlo 4’, Briand 18’ p.t. Marchisio 23’ s.t. JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6,5; Caceres 5,5, Bonucci 5, Chiellini 6; Isla 5,5, Vidal 5,5 (Pogba s.v. 30’ s.t.), Pirlo 7, Marchisio 7, Asamoah 6,5; Vucinic 5 (Llorente s.v. 15’ s.t.), Tevez 6 (Giovinco s.v. 32’ s.t.). All.: Conte 6,5 LIONE (4-3-1-2): Lopes 6; Tolisso 5,5, Konè 6, Umtiti 5, Bedimo 6; Ferri 6, Gonalons 6, Mvuemba 6,5; Malbranque 6,5 (Danic s.v. 31’ s.t.); Briand 6,5 (Njié s.v. 26’ s.t.), Lacazette 5,5 (Gomis s.v. 26’ s.t.). All.: Garde 6 Arbitro: Undiano Mallenco (Spa) 5 Ammoniti: Bonucci, Marchisio, Umtiti, Gonalons Recuperi: 1’ più 2’ Magico Pirlo, 34 anni, calcia la punizione che andrà in gol (Ansa) Avanti col brivido rato in casa. Per cui la partita ha un ritmo concitato. Alterna improvvise fiammate e repentini rallentamenti, in modo che, sia l’una che l’altra squadra perdano punti di riferimento. Madama apre le ostilità — con Vucinic al fianco di Tevez — in preda a un tremendismo che però non è in grado di reggere, almeno per tutto l’incontro. Al marasma psicologico, contribuisce anche il settimo gol su punizione di Andrea Pirlo che trasforma un calcio piazzato conquistato da Carlos Tevez. Traiettoria che fa la sfumatura alta ai giocatori in barriera e mette un po’ troppa sicurezza nella Juventus. Il Lione, infatti, non è venuto a fare del turismo Pirlo e Marchisio domano il Lione, la Juve in semifinale dopo 11 anni di attesa come i suoi numerosi tifosi, ben più dei 2.000 previsti e anche provvisti di petardi. Conte assiste a un passaggio a vuoto della sua squadra dopo un quarto d’ora, parecchio anomalo, perché normalmente capita molto più tardi. Prima Bo- Le proposte di Snai sulla Data Ora Partita nucci intercetta un pallone con il braccio in area — graziato da Undiano Mallenco che ci prende a sprazzi — poi, su un corner conquistato tra la vaghezza juventina, Briand approfitta della mollezza di Marchisio e della sorpresa di Buffon per pa- reggiare di testa. Segue spaesamento collettivo bianconero mentre il Lione comincia a interpretare la gara rilassato. Non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare. La squadra di Remi Gare palleggia meglio, anche perché è meno in ansia, la Juve invece è imprecisa (Bonucci è in serata da «bonucciate»). Madama avrebbe bisogno di trovare un equilibrio che non ha. È Asamoah a inizio secondo tempo a trascinare avanti il gruppone un po’ appesantito con un paio di iniziative interessanti. Conte sostituisce Vucinic con Llorente, Tevez segna un bellissimo gol di testa ma, ahilui, è un fuorigioco di rien- Serie A Risultato Finale 1 X 2 U/O 2.5 Under Over Risultato Finale + Under Over 2,5 X/Ov 2/Un 2/Ov Risultato Finale + Gol no Gol 1/Un 1/Ov X/Un 1/G 1/NG X/G X/NG 2/G 2/NG 12/4 18.00 Sassuolo Cagliari 2,40 3,20 3,00 1,65 2,10 4,75 4,00 3,70 13,0 5,90 5,20 4,90 4,05 4,15 8,00 6,50 5,10 12/4 20.45 Roma Atalanta 1,30 5,00 11,0 2,00 1,73 3,25 2,00 5,80 20,0 19,0 21,0 3,15 1,95 7,50 14,0 25,0 18,0 13/4 12.30 Bologna Parma 3,15 3,15 2,35 1,65 2,10 6,00 5,45 3,70 13,0 4,70 3,95 6,00 5,35 4,10 8,00 4,85 4,00 13/4 15.00 Verona Fiorentina 3,00 3,30 2,35 1,90 1,80 6,50 4,40 4,40 11,0 5,45 3,40 5,45 5,75 3,85 11,0 4,35 4,50 13/4 15.00 Livorno Chievo 2,40 3,00 3,20 1,57 2,25 4,55 4,30 3,40 13,0 6,00 6,50 5,05 3,95 4,05 7,50 7,00 5,25 13/4 15.00 Napoli Lazio 1,65 3,75 5,25 1,87 1,83 3,85 2,50 4,60 14,0 11,0 8,50 3,35 2,85 4,75 10,0 11,0 9,00 13/4 15.00 Sampdoria Inter 2,90 3,30 2,40 1,80 1,90 6,00 4,50 4,20 12,0 5,25 3,65 5,60 5,15 4,05 9,50 4,70 4,30 13/4 15.00 Torino Genoa 1,85 3,30 4,50 1,78 1,92 4,05 2,90 4,15 12,0 9,50 8,00 3,70 3,25 4,20 9,50 9,50 8,00 13/4 20.45 Milan Catania 1,35 5,00 8,00 2,00 1,73 3,40 2,00 5,80 20,0 16,0 15,0 3,05 2,15 7,00 14,0 18,0 13,0 14/4 20.45 Udinese Juventus 6,00 3,50 1,63 1,80 1,90 11,0 10,0 4,30 13,0 3,70 2,60 13,0 9,50 4,80 10,0 3,60 2,65 © RIPRODUZIONE RISERVATA Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI E’ vietato il gioco ai minori di anni 18 Il gioco può causare dipendenza patologica Marotta: «Pogba resta» Conte: «Speriamo che ora tutta l’Italia sia soddisfatta» TORINO — Una pennellata di Pirlo, tanta sofferenza e un po’ di fortuna. Così lo Stadium può festeggiare con la «ola» il gol della tranquillità di Marchisio che certifica il ritorno della Juve in una semifinale europea dopo undici anni. «Ci auguriamo che tutta l’Italia sia contenta di questo nostro risultato — attacca Antonio Conte —. Nel nostro Paese si è juventini o anti-juventini: e a chi è contro non frega un cavolo del ranking e spera solo che siamo eliminati. In noi ci sono orgoglio e soddisfazione: tre anni fa non facevamo neanche l’Europa League; negli ultimi due anni abbiamo fatto tanto e vinto tanto e anche quest’anno siamo protagonisti». «Non è stato per niente facile, ma abbiamo raggiunto un grande obiettivo — rileva Marchisio —. Siamo partiti bene, poi abbiamo sofferto fino al mio gol, che è stato fortunato per la deviazione. Abbiamo due grandi obiettivi: scudetto e coppa. E li portiamo avanti entrambi». Giorgio Chiellini indica l’obiettivo: «L’unica cosa che mi interessa è tornare qui il 14 maggio per la finale nel nostro stadio; è una grandissima occasione». Intanto Beppe Marotta toglie Pogba dal mercato: «Le voci sul trasferimento di Paul al Paris Saint Germain non hanno fondamento — puntualizza l’amministratore delegato bianconero —: vogliamo tenerlo e prolungargli il contratto. È vero che 70 milioni di euro sarebbero una cifra appetibile, ma la Juventus è una società che ambisce sempre al massimo, a vincere trofei. In passato, sacrifici del genere sono stati fatti, vedi Zidane per prendere Buffon e Nedved, ma non è questo il caso. E comunque oggi non abbiamo una proposta concreta, quindi non c’è niente di cui discutere». Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Sport 65 italia: 51575551575557 Pato, primo gol col San Paolo Milan, apprensione per Honda Pellegrini delusa per i 200 dorso Ritorno al gol per Alexandre Pato, che ieri ha segnato la sua prima rete con la maglia del San Paolo. Arrivato in prestito biennale dal Corinthians nel mese di febbraio, impossibilitato a disputare il campionato paulista, ha segnato al Csa, in Coppa del Brasile. SERIE B — Oggi alle 20.30, Cesena-Spezia, anticipo 34ª di serie B. Se Mario Balotelli è avviato verso il recupero (ieri ha lavorato interamente per il gruppo), c’è apprensione per Keisuke Honda, che ha rimediato una storta alla caviglia nell’ultimo allenamento e rischia di saltare quindi la sfida di domenica sera a San Siro contro il Catania. Buoni segnali da El Shaarawy che si è allenato con la Primavera segnando anche un gol. «Mi aspettavo di fare molto meglio». Federica Pellegrini è critica sulla prestazione nella finale dei 200 dorso agli Assoluti di Riccione, vinta in 2’09”27 (suo record 2’08’’05) che vale comunque il pass per gli Europei di Berlino. BASKET — Oggi, ore 20.45, Malaga-Ea7 Milano (tv: Foxsport 2), ultimo turno della Top 16 di Eurolega. Milano è già qualificata come seconda. Il poker Il calcio tricolore è fuori dalla lotta per la coppa più importante, ma sono «nostri» i quattro tecnici semifinalisti La Champions dei cervelli italiani a cura di FABIO MONTI Mezzogiorno di Champions League. Oggi a Nyon, nella sede Uefa, la mano di Luis Figo, ambasciatore della finale (Lisbona, 24 maggio) determinerà gli accoppiamenti delle due semifinali (andata 22-23 aprile; ritorno 29-30). Sono rimasti in corsa il Bayern Monaco campione d’Europa in carica; il Chelsea più Real Madrid e Atletico (quarta volta per due squadre di una stessa città). È dal 2010 (Inter-Barcello- REAL MADRID na) che una italiana non arriva in semifinale, eppure i quattro club che sono ancora in corsa per vincere la coppa hanno allenatori che si sono formati e costruiti (anche) in Italia. Non solo Ancelotti, ma pure Mourinho (all’Inter), Simeone (Inter e Lazio da giocatore; Catania da allenatore) e Guardiola (a Brescia). Questo conferma anche la vecchia teoria di Trapattoni: «Il nostro non sarà il campionato più bello del mondo, ma è sicuramente il più difficile». E un allenatore che se l’è cavata in Italia, con tutte le pressioni del CHELSEA ATLETICO MADRID Ancelotti, buon senso Mou, il professore e grandi maestri che studia i dettagli A Roberto Perrone 55 anni, Carlo Ancelotti deve convivere con l’obbligo madridista di vincere la decima Champions League con il Real. Succede a tutti i tecnici dal 16 maggio 2002, il giorno dopo la vittoria della nona coppa (2-1 al Bayer Leverkusen), con Vicente Del Bosque in panchina. Da allora il Real non è mai più andato in finale e la febbre europea è altissima. Ma Ancelotti può mettere in campo il fatto di aver giocato e allenato nel campionato più stressante del mondo. Con il senso della misura che ne fa uno dei tecnici più stimati nel mondo, ha saputo prendere il meglio dagli allenatori che ha avuto, unendolo all’esperienza, all’intelligenza calcistica, alla solidità del suo calcio. E anche alla capacità di gestire le situazioni più complicate. Un tecnico che da allenatore del Milan riesce a vincere la Champions League 2003, passando attraverso la centrifuga di un doppio derby in semifinale con l’Inter e di una finale con la Juve non ha più nulla da temere sul piano emotivo. Dal punto di vista tecnico-tattico, la lezione di Liedholm nella Roma della «zona» e la rivoluzione di Sacchi nei quattro anni al Milan rappresentano la pietra angolare sulla quale Ancelotti ha edificato il suo progetto: un calcio che sappia unire organizzazione, attenzione alla fase difensiva, senso dello spettacolo, possesso palla, senza mai perdere di vista la necessità di praticare un calcio verticale, sublimato dalle qualità di Cristiano Ronaldo, peraltro al momento infortunato: salterà la finale di Coppa del Re di mercoledì a Valencia (con il Barcellona) ed è in dubbio per la semifinale di andata di Champions. Ma Ancelotti sa come superare gli ostacoli senza perdere il sonno. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA tro. Da una palla perduta proprio dall’Apache nasce una punizione dal limite su cui Buffon deve respingere in angolo. Il Lione ne batte due di fila e sembra voler avviare un assedio. Però, proprio quando serve, arriva il tiro di Marchisio deviato oltre Lopes da Umtiti. Il vantaggio libera le energie della Juventus, fino a questo punto imbrigliata, e il finale è tonico e agonisticamente sostenuto. I francesi capiscono che segnare due gol non è più possibile. Lo capisce anche l’arbitro che concede poco recupero. Alla Juve mancano tre partite ai lustrini che avvolgono il vincitore della Coppa, di cui due in questo stadio dove in campionato ha vinto 16 volte su 16 e in Europa tre volte su sei, con tre pareggi. Insomma, non ha mai perso. A questo punto Madama ha un obbligo, con se stessa e con il disastrato calcio italiano. I sorteggi alle ore 12 Europa League Quarti di finale, ritorno JUVENTUS-Lione 2-1 (and. 1-0) Benfica-Az Alkmaar 2-0 (and. 1-0) Siviglia-Porto 4-0 (and. 0-1) Valencia-Basilea 5-0 (and. 0-3) Qualificate per le semifinali Champions League Atletico Madrid, Bayern Monaco, Chelsea, Real Madrid Europa League Benfica, JUVENTUS, Siviglia, Valencia Sorteggi Oggi a Nyon alle ore 12 sorteggi delle semifinali di Champions (22-23/4 e 29-30/4) ed Europa League (24/4 e 1/5) Così in tv Diretta del sorteggio dalle 12 su SkySport1, SkySupercalcio, Premium Calcio ed Eurosport caso, non può che far bene anche altrove. Così sta arrivando in Champions League il momento della verità. Il Bayern vuole essere il primo club a vincere per due volte consecutive la Champions League (dal 1993); il Real approda alla semifinale per la 25ª volta nella sua storia, mentre per l’Atletico (ancora imbattuto in Europa) è un ritorno atteso 40 anni. Mourinho (ottava semifinale, record) insegue una terza Champions League personale (con il Chelsea), dopo quelle vinte con Porto (2004) e Inter (2010). Al resto penserà Figo. BAYERN MONACO Simeone ha imparato Guardiola, a Brescia a soffrire in serie A l’esperienza decisiva José Mourinho è apparso in Italia a detto Luca Marchegiani: «Simeone fa l 23 marzo 2011, Pep Guardiola, tecnico del Q uando H Iarrivato (2 giugno 2008) era già un professore, in giocare le sue squadre allo stesso modo Barcellona che stava per vincere tutto, era tutti i sensi. Per le vittorie, compresa la in cui giocava lui». Verissimo. Quando è arria Brescia approfittando della sosta Champions con il Porto (2004), dopo aver eliminato il Manchester Utd; per la conoscenza dell’italiano, con battuta alla Bagnoli «Io non sono pirla». Eppure l’esperienza italiana sulla panchina dell’Inter, interrotta per sua scelta dopo due stagioni e cinque trofei (Supercoppa e scudetto nel 2008-2009 più il triplete del 2010), ha contribuito a rendere Mourinho ancora più pragmatico, più attento ai dettagli, più furbo. In sintesi: più bravo. In Italia, Mourinho ha studiato gli avversari con ancora maggiore attenzione, per riuscire a sapere tutto di tutti. Nella prima stagione, il suo tattico era nientemeno che Villas Boas; nella seconda, si è affidato alla sapienza di José Morais. Ma in Italia Mourinho ha capito quanto possa essere importante anche la provocazione per innervosire gli avversari, per metterli in difficoltà (non solo verbale), per vincere le partite prima ancora di scendere in campo. vato per la seconda volta in Italia (all’Inter) nel 1997, dopo due anni al Pisa, il Cholo (argentino di Buenos Aires) era già un centrocampista affermato (Siviglia e Atletico Madrid), ma è stato in nerazzurro (1997-1999) e con la Lazio (1999-2003) che ha raggiunto la piena maturità. È stato in Italia che ha imparato a soffrire per conquistare un posto in squadra (in salita gli inizi interisti) e in Italia ha alimentato la sua idea di calcio, fatta di pressing, ripartenze, gioco verticale e soprattutto organizzazione difensiva, come ha ricordato Vialli: «Nessuno in Europa sa difendere bene come l’Atletico». Il campionato italiano ha insegnato al Cholo come interpretare il copione della partita. La gara come una battaglia, leale ma da vivere con lo spirito del guerriero. Lo stesso che metteva in campo nei derby di Milano o nei cinque mesi in cui ha allenato e salvato (con due giornate di anticipo) il Catania . © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Una clausola mette fuori gioco Courtois Se l’Atletico Madrid incrocerà il Chelsea nelle semifinali o in finale di Champions, non potrà schierare il portiere belga Thibaut Courtois, avuto in prestito dallo stesso Chelsea con una clausola che ne vieta l’utilizzo in caso di sfida tra le due squadre. Unica possibilità: pagare al club inglese un indennizzo di 3 milioni di euro a partita. Il presidente dell’Atletico, Enrique Cerezo, conferma e ammette: «È una cifra che non possiamo pagare», e anche il tecnico dei «colchoneros», Simeone, che considera vitale la presenza del portiere, sa che l’indennizzo sarebbe troppo alto per le casse della società. Gli avvocati sono al lavoro. per le partite delle nazionali. E a cena, a Gino Corioni aveva detto: «Presidente, se torno a lavorare in Italia, sarà soltanto per allenare il Brescia. E lo farò gratis». Si vede che i tempi non sono maturi, perché, lasciato il Barça, Guardiola è andato al Bayern, dopo un anno sabbatico, e non allena gratis; resta il fatto che anche mercoledì notte, dopo aver eliminato il Manchester Utd., ha parlato di Brescia e del Brescia. Al di là dell’aspetto affettivo («siete sempre nel mio cuore»), che spiega perché quando arriva in città porta moglie e figli, Guardiola considera l’esperienza di Brescia (dal 2001 al 2003, con sei mesi di intervallo alla Roma) come «fondamentale» per il futuro. Ancora oggi, il tecnico più invidiato d’Europa ripete: «Considero Carlo Mazzone il mio unico vero maestro. Sono orgoglioso di essere stato allenato da lui». Da Mazzone, Guardiola ha appreso la capacità di organizzare le squadre, perché il tecnico ascolano spesso ha saputo tenere testa a formazioni ben più forti delle sue proprio grazie alla sapienza tattica. E, contrariamente a quello che si è detto tante volte, Mazzone era tutto tranne che il sostenitore di un calcio distruttivo, con poco gioco e molti falli. Non è un caso che abbia saputo esaltare le qualità di Roberto Baggio, considerato non come un lusso da sfruttare, ma come il campione calato nella realtà di squadra, per aiutare gli altri, ma anche per essere aiutato. Quello che sarebbe successo a Barcellona con Guardiola in panchina e Messi in campo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le eliminate Catalani e inglesi fuori nei quarti con prospettive diverse Il Barça è già pronto a ripartire Lo United costretto a rifondare C’è crisi e crisi. Quella del Manchester United, esplosa nella fredda notte di Monaco, ma annunciata da mesi di grigiore assoluto, è definitiva. I Diavoli Rossi, punto di riferimento del calcio inglese per vent’anni e da diciotto sempre in Champions, sono arrivati al capolinea della loro esaltante avventura. Quella del Barcellona è altrettanto dolorosa, ma più ideologica che tecnica. Resta il fatto che la Champions ha salutato, con largo anticipo, le protagoniste della storia recente, finaliste nel 2009 a Roma e nel 2011 a Wembley. Il filo sottile ma resistentissimo della delusione parte dalla Catalogna e arriva sino a Manchester. I paragoni, però, sono vietati. Il Barça forse è stufo di mangiare caviale ed è prigioniero del Guardiolismo, un modo di essere e di intendere il calcio. Pep ha lasciato un nutrito gruppo di nostalgici, che ha messo sotto pressione Gerardo Martino, detto il Tata, il nuovo allenatore, mai amato sino in fondo. Il tiki-taka che ha fatto scuola è tramontato assieme a Xavi, 34 primavere, regista e leader (più di Iniesta) del centrocampo catalano. Martino ha provato a cambiare qualcosa, senza stravolgere, puntando sulla verticalizzazione anziché il possesso, ma è stato messo in croce dai seguaci di Guardiola. Il Barça ha gli strumenti per ripartire sin da subito. La stagione non è compromessa perché può vincere la Coppa del Re (mercoledì) e la Liga e ha già un posto in prima fila nella prossima Champions League. E se è vero che Martino, a dispetto di un contratto biennale, potrebbe anche essere esonerato, la squadra non va stravolta, ma solo migliorata. Messi e Neymar sono i migliori del mondo e con l’acquisto di un difensore centrale e un centrocampista — sempreché la Fifa tolga il divieto ai catalani di fare mercato per un anno — può tornare imbattibile. Forse cambierà stile, magari inserirà un centravanti vero che Dinastie Messi e Rooney durante la finale di Champions di Londra ‘11. Barça e United si sono affrontate anche nella finale di Roma ‘09 adesso non è previsto dal regolamento. Ma è difficile il Barcellona sul viale del tramonto. A Manchester l’aria è assai più cupa. Ai tifosi più che il presente grigio fa paura il futuro, che si annuncia nero. L’anno prossimo i Diavoli Rossi potrebbero rimanere senza Europa e la squadra, stanca e vecchia, va rifondata. Vidic andrà all’Inter; Rio Ferdinand e Giggs smetteranno; Evra, Fletcher e Carrick potrebbero andarsene. La rifondazione avverrà intorno ai giovani, De Gea e Welbeck e difendendo il campione dalla faccia sporca: Wayne Rooney. Da capire il destino di Valencia, Nani e dello stesso Van Persie. Anche quello di Fellaini, l’acquisto più caro dell’estate dopo Mata, un vero flop. Per il momento la proprietà americana è intenzionata a difendere Moyes, l’allenatore che ha ereditato la panchina del santone Alex Ferguson e che ha un contratto in scadenza nel 2019. Però il fallimento è colossale e se Klopp si liberasse dal Borussia Dortmund, Old Trafford potrebbe avere un nuovo padrone. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 Il protagonista Sport 67 italia: 51575551575557 Doping La MotoGp riparte da Austin, in Texas: Valentino cerca conferme dopo l’ottimo secondo posto di Losail Rossi: «Vivo sotto esame ma mi diverto un mondo» «Punto a stare vicino al primo e, sempre, al podio» DAL NOSTRO INVIATO AUSTIN — Valentino negli States è sempre stato un eroe. Accadeva quando suonava il rock al Cavatappi, ma anche quando remava controvento in Ducati: gli altri vincevano, l’ingorgo di folla («We want Rossi!») c’era solo fuori dal suo garage. Ma se sul Valentino simbolo del cosiddetto made in Italy che incanta gli americani non ci sono dubbi, la domanda senza risposta oggi è un’altra: che cosa c’è oltre il 2 posto del campione in Qatar? Un’altra illusione, e dunque una stagione pallida come quella del 2013, oppure la svolta, e magari il ritorno ai fasti di un tempo? Il punto è chiaro. Pure l’anno scorso, infatti, Rossi esordì con un 2° posto nel deserto (allora dietro Lorenzo, stavolta dietro Marquez) e tutti intonammo canti e musiche. Poi, sul Circuit of the Americas che per la prima volta ospitava le moto, il flop: 6° posto nel giorno della prima vittoria di Marquez in MotoGp, distacco forte, l’impressione che qualcosa non stesse funzionando in se stesso, nella moto e nella squadra. Com’è andata la stagione si sa. Non malissimo, ma neanche bene. Un limbo. Molto poco rossiano. Dunque — senza assilli («Sono da sempre sotto esame, ma io mi diverto e finché sarà così non penso minimamente di smettere») — Valentino in Texas cerca risposte: «Qui e in Argentina (27, ndr) vorrò capire se sono davvero più competitivo dell’anno scorso. Tenace Valentino Rossi , 35 anni, cerca conferme in America dopo il secondo posto all’esordio mondiale di Losail (Ansa) L’obiettivo? Ridurre il distacco dal primo, e poi naturalmente il podio, come ogni gara». La questione — come sempre con un pilota come Rossi che non perde mai lucidità e freddezza — non è psicologica o cabalistica, ma puramente tecnica. Pista tendenzialmente favorevole alla Honda, il Circuit impone un intelligente lavoro di messa a punto. Nel 2013 l’operazione non riuscì, e fu proprio allora che il campione cominciò ad avere i primi dubbi su Jeremy Burgess, poi licenziato a fine campionato. «Sbagliammo tutto — ricorda Rossi —. Lavorammo male e non riuscimmo mai a mettere a posto la moto in due giorni di test e tre giorni di gara. Tanto per dire: Crutchlow arrivò qui senza aver mai visto la pista e in 10 giri già andava più forte di me. Ora va bene che sono vecchio, ma rincoglionito no». Adesso con la gestione Galbusera le cose sembrano andare meglio e Rossi è ottimista: «Siamo più Programma Così oggi prove libere: 16: Moto3 16.55: MotoGp 17.55: Moto2 20.10: Moto3 21.05: MotoGp 22.05: Moto2 Così in tv diretta SkySportMotoGp Così domani prove libere: 16.00: Moto3 16.55: MotoGp 17.55: Moto2 20.30: MotoGp qualifiche: 19.35: Moto3 21.00: MotoGp 22.05: Moto 2 Così in tv diretta SkySportMotoGp sintesi su Cielo alle 23.45 Così domenica warm up: 15.40: Moto3, Moto2 e MotoGp gare: 18: Moto3 19.20: Moto2 21: MotoGp Così in tv diretta SkySportMotoGp sintesi gara Moto3 (ore 23), differite gara Moto2 (ore 23.30) e MotoGp (ore 24) su Cielo forti a mettere a posto la moto. Infatti fino a ora siamo andati veloci su tutte le piste». Così, se un anno fa si sentiva abbandonato a se stesso, ora Rossi sente di avere di nuovo una squadra di fianco. E un futuro davanti: «Quando ho parlato di sei gare per decidere, è perché in genere è verso giugno che si comincia a fare i programmi per l’anno successivo. Io però non ho dubbi. Se la Yamaha è d’accordo, io sono qui». Senza dubbi e senza piani B. «Se mi chiamasse un’altra Casa? Ragazzi, ho già dato una volta… Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Se dovesse restarmi solo una moto che non è la Yamaha, forse allora sì che smetterei». Rossi così carico è il prodromo di un week end interessante e pieno di altri spunti da seguire: Marquez che tenterà già la fuga; Pedrosa che proverà chissà come a fermarlo; Lorenzo, incupitissimo dal Qatar, che cercherà i primi punti; la Ducati che vorrà proseguire sulla scia del buon week end di Losail; le Open che studieranno altri modi per guastare qua e là il volo dei prototipi; e, Più forti «Siamo più forti e più veloci, qui e in Argentina vorrò capire se sono davvero più competitivo dell’anno scorso» a incorniciare lo show, il bel gesto del Circuit che, grazie all’intervento di Kevin Schwantz, vecchio idolo e amico di Marco Simoncelli, donerà un dollaro per biglietto alla Fondazione per il pilota scomparso nel 2011. L’anno scorso ne vennero venduti 130 mila in tre giorni. Il giusto regalo del popolo dei rider, che non dimentica mai i suoi eroi. Stop Asafa Powell, 31 anni (Epa) Nessun alibi Powell fermato per 18 mesi KINGSTON — Nessuna attenuante. Come la collega Sherone Simpson, la Commissione antidoping della Giamaica (interamente riformata dopo lo scandalo dell’anno scorso) ha deciso di punire Asafa Powell con 18 mesi di squalifica. L’ex primatista dei 100 metri era risultato positivo a uno stimolante, la oxilofrina, durante un test ai campionati nazionali del giugno 2013. Poiché la squalifica decorre dalla data della positività, Powell potrà tornare alle gare a fine dicembre, in pratica l’anno prossimo. Sulla vicenda dei due velocisti è aperta un’inchiesta a Udine, dove nel luglio scorso furono indagati, insieme al preparatore (il canadese Christopher Xuereb), per violazione della legge sul doping. I tre si trovavano a Lignano Sabbiadoro per gli allenamenti. Powell ha annunciato appello al Tas. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA amarolucano.it E MIGLIAIA DI ALTRI PREMI Chi beve Lucano vince Bevi responsabilmente. UN VIAGGIO A CASA AZZURRI BRASILE Bevi un Lucano e scopri il codice all’interno della bottiglia, vai su amarolucano.it e partecipa all’estrazione del grande premio finale. In più vinci subito migliaia di altri premi: • 1.500 palloni • 1.000 porte • 500 sport pack Amaro Lucano. Quel tocco italiano. Concorso valido dal 01/12/2013 al 30/04/2014, riservato ai maggiorenni. Totale Montepremi Euro 43.637,00 I.e. Info e Regolamento su www.amarolucano.it Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 69 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 3*( *(72 363 *(6 362 *(6 36 *(6 3* 7==( 37( *(62 *(3 36 #0)%<#)' 18%%/5%# +0 ) # '" +0 5855) #% ;$' 10 0550#<<5 )00'5# 155'50#)'%# &)05&'5 01" % -8%# +)050'') 8' #'15#%#5 #81 1)+055855) '%% )0 +)&0##' 18 5855# # 0#%#:# ++''#'## %)%&'5 '" 18 -8%%# %+#'# +0%+#'# )' 0):1# 5&+)0%# 0-8'5#, '0 & %#) 18# 155)0# )15#0# 18%% +#'80, &+) &# %#)0 #'#<#) 155#&', #' #$' $' - # + 3 7==6 32 7==6 367 *(* #* "!* $$ # '- '-# # )15 )0#') '): )%) ' 0'5) '<# 0#15 #%') #0'< 08 # ')' .-8#% )& &+)11) , %0# 5'# +)%# 0# )5'< 5'<0) # %0&) % "0) %#0# 80 # %# )% 8:)%) )+05) #) # ):1# &+)0%# : )% # )05) )05 )%5) )05 %&) )11) #55) PLQ PD[ ')' )15 0# )%) ' )%<') 01# %#0# % % % & ) ). ). 0') #) # &+)11) 5'# 0)5)' 8') #0'< '): &+0# 8:)%)1) PLQ PD[ ) % ) ) ( ). ) ). )) .-8#% 11#' #%') +)%# %# %0&) &+)0% PLQ PD[ % ) & & ). ) ). ). ). )+05) 6 Puzzles by Pappocom 3 5 4 5 7 1 2 8 7 8 7 5 6 3 4 9 3 6 8 2 Altri giochi su www.corriere.it 0& 08 # 10 #1 )5'< , %0# #&#'# ):1# PLQ PD[ & ). % ) ). 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Superenalotto 51 Numero Jolly 99 -20 Oggi su www.corriere.it Giochi e pronostici 1 2 : Sudoku Difficile 8 6 8, (20 ,,, $ ' )00'5# +#9 #'15#%# 5%'5#" ) 155'50#)'%# +)05') +#9 '8# +#) 18%%/15 80)+ 18% )0 %% '#1)% 0# 8 0'# 18% )0 #500') 18% )0 80)+, )'#<#)'# # %5 +011#)' )' 5&+) &# %#)0 %50):, #- San Raffaele-Maugeri, sequestrati a 1 Inchiesta Formigoni i conti e la villa in Sardegna Berlusconi, la condanna e il servizio sociale: 2 «Posso motivare i disabili» via al piano che incrocia le banche dati: 3 Fisco, anche le bollette per la caccia agli evasori Milano, clinica degli orrori: ergastolo per 4 Brega Massone, arresto in aula 25 colpi di tacco a spillo in testa. 5 Texas, «Così Ana ha ucciso il suo fidanzato» Sfarzo nelle case Oro e arredi in stile barocco nelle abitazioni (popolari) di Scampia, a Napoli. Video. Ambiente Dai ghiacci al verde In Groenlandia la calotta si ritira per il surriscaldamento e si coltivano le fragole. Guarda. Visita Renzi a Milano Il premier oggi al Salone del Mobile e poi campagna di sostegno per Expo 2015. 70 Venerdì 11 Aprile 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RIFLETTERE PER DISTRARSI Immigrati sfruttati Crozza macina nell’agricoltura record di ascolti Tanti gli argomenti stasera. «Pizzo addio»: la giovane imprenditrice Ferraro racconta di quando ha denunciato chi le chiedeva il pizzo. «Schiave nei campi»: la difficile vita delle immigrate e degli immigrati assoldati per lavorare in agricoltura. «Piccole famiglie»: solo a Milano sono oltre 70 mila i nuclei familiari con un solo genitore, 8 volte su dieci è la mamma. È nata un’associazione per dare risposte ai bisogni più urgenti. «Cuccioli in gabbia»: il traffico clandestino di animali raggiunge vette di crudeltà inimmaginabili. E altro. Dopo l’ottimo risultato registrato la settimana scorsa — dove ha raggiunto il 10,1% con 2.778.000 telespettatori — torna il one man show di Maurizio Crozza (foto) che ha superato ormai le 100 prime serate. Da lunedì si aprono le prevendite (su Ticketone) per assistere tra il pubblico alle ultime due puntate della trasmissione (previste per il 16 e il 23 aprile). Come sempre stasera darà vita a esilaranti parodie, dal senatore Razzi a Beppe Grillo passando per il presidente Renzi. Su www.crozza.la7.it si possono vedere tutti i video dei personaggi e le repliche integrali delle puntate Tv Sette Rai1, ore 23.45 Crozza nel Paese delle meraviglie - La7, ore 21.10 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä 1 "// 6,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD *,6-" -1 6/ -6, ",/° £Ç°ää / £° i «À}À>>\ i Ìi« v> £n°xä ½,/° +Õâ° `ÕVi >À Ì Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°£ä ,"-" ,"° VÕiÌ Ó£°£x *-/° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã>° i «À}À>>\ /}£ Èä ÃiV` Óΰ{x /6Ç° ÌÌÕ>ÌD ä°xä /£ "//° È°ää 1 -/, *, /° /iiv È°{ä ,/"" -° ,>}>ââ n°£x 1 1" <<"° -iÀi n°Îx -*,/ "1-76- -,/ 7-/, ° /iiv £ä°ää /Ó -° ÌÌ° ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä /Ó / *,° ÌÌ° £Î°xä /Ó - 6,° ÌÌ° £{°ää //" //"° ÌÌÕ>ÌD £È°£x " - // ,,-"/° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , *9,° ÌÌÕ>ÌD £Ç°xx , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌ° £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î °°-° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä , *9,° ÌÌ° £x°£x /,, "-/,° /v £È°ää , *, /" /6" ,"/" ° ÌÌÕ>ÌD £È°xä -*// " "° VÕiÌ £Ç°Óx "° VÕiÌ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD È°Óx Ç°Óä n°£x °{ä *-° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /"°/ / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 9 -,/ *--" ° /iiÛi> 1", ,° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] £Ó®° ,i}> ` , Ü>À`° / ÀÕÃi] Vi `>] / >à Là /*, / {° È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ £{°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £È°£x -,/"° /iiÛi> £Ç°£ä *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ Óä°ää / x° /"°/ Óä°{ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV n°Îx 1, 7° 6>ÀiÌD °{ä " 6",,° 6>ÀiÌD £ä°Óx ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°ää , ,/" £Î 6° ,i>ÌÞ £{°£ä -*-" ° >ÀÌ £{°Îx ," /° >ÀÌ £x°ää 6 -/,° 6>ÀiÌD £x°xx 1, 7° 6>ÀiÌD £Ç°£ä " 6",,° 6>ÀiÌD £x°xä 6 -/,° 6>ÀiÌD £n°äx -*-" ° >ÀÌ £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°Óä °-°° - , ° /iiv È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i 7Þ>À] >ÀÀÞ >Và £{°£x - ,1-° -iÀi £x°£ä 7 ,° /iiv £È°ää "* "° 6>ÀiÌD £È°xä / " Ó° 6>ÀiÌD £Ç°xä / ,-° 6>ÀiÌD £n°Óä "* "° 6>ÀiÌD £°Óä ,<<\ -/,1<" *, ½1-"° 6>ÀiÌD Óä°£x 7 ,° /iiv Óä°{ä 7 ,° /iiv Ó£°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää ,/" ,9"\ ,/ *, -"° 6>ÀiÌD Óΰää , 9"1 / " ¶ 1 -*, /" ½",° 6>ÀiÌD Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi] Õi j>À` Ó£°£ä 6,1 " /" ° /> à ܰ `ÕVi V> *ÀÀ Óä°£x - " "- 1/° ,i>ÌÞ Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx / ," 9° }À>vV] À>V>ÉL] Ó䣣®° ,i}> ` * Þ`> Þ`° iÀÞ -ÌÀii«] À>`LiÌ i ,V >À` ° À>Ì° £n°xx / { /"°/ £°Îx -,/"° /iiÛi> Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x +1,/" ,"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >Õ} Õââ° iÃÃ>`À> 6iÀ Ó£°£ä /," //° ÃiÀi° ÕÃi««i <i] -> >Û>>À ÓΰÎä -1*, ° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää , ,/" 6° ,i>ÌÞ £°ää / x "//° ,>ÃÃi}> ÃÌ>«> Ó£°£ä "","° 6>ÀiÌD° `ÕVi i} L>Ì>ÌÕ i >À> À>V Ó{°ää "/" ° ÛiÌ £°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ Ó°ää -*",/ -/° Ó°Óx -/1" *,/" ", /° Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD° `ÕVi >ÕÀâ Àââ> ÓÓ°{ä ,-" "° ÌÌÕ>ÌD Óΰää , *, /" /,6-/° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä / Ó° Óΰ{ä / Ó *1 /" 6-/° ÌÌÕ>ÌD Óΰää " /° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää /Î "//° ä°£ä / ," ° £°ää /" ΰ ä°äx - -/ / Ó° / ÀiÀ]LÉiÀÉ-« É1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` ° >Ìið - >À -Ìi /"°/° £°xx -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV° `ÕVi V>ÀÀ> i *Vi Ó°xx , 1-° /iiv {°Îx <<15°°° +1 / ", -/ " +15¶ i`>] Ì>>] £Ç£® ,>x ,> -ÌÀ> £°Óä /*" ° £°Óx /","° ÌÌÕ>ÌD Ó°£x -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD Ó°Îä ,7 6-" *,6/° VÕiÌ À>°Ì >>ix £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°£ä £n°xä ä°Îä / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°Îx "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°{ä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD ii>Þ /6 £È°Óä 1", ,"° 6>ÀiÌD £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää 5 Èä - " ° 6>ÀiÌD Óä°ää ", *-1° ÕÃV>i Óä°Óä 1", ,"° 6>ÀiÌD Óä°{x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°ää " " "° VÕiÌ>À ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Meryl Streep Diego e Chiara è Margaret Thatcher ospitano Braida ,>{ Il film ripercorre la vita dell’ex primo ministro inglese Margaret Thatcher (Meryl Streep, foto): l’infanzia, la sua carriera politica e i 17 giorni antecedenti alla guerra delle Falkland. The Iron Lady Rai3, ore 21.05 Ospite di Diego Abatantuono e Chiara Francini, il comico Beppe Braida (foto insieme). Tornano poi Leonardo Fiaschi che imita Marco Berry e Prapappappo e i suoi «misteri risolti». Colorado Italia 1, ore 21.10 Il treno simbolo della Belle Époque Scandalo di cinema e d’amore «Il mito dell’Orient Express: dalla Belle Époque a Hitler» intreccia la storia del treno più famoso di tutti i tempi con un secolo di storia politica europea. Il tempo e la storia Rai Storia, ore 20.30 Lo scandalo cinematografico degli Anni 50 che coinvolse Roberto Rossellini e le attrici Anna Magnani e Ingrid Bergman raccontato in un’accurata ricostruzione documentaristica. La guerra dei vulcani Rai5, ore 21.15 À>°Ì À>°Ì È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä -, 6/ -/,° -iÀi Ç°Óä ,/ ° -iÀi n°äx -/,° -iÀi °Îx ," ""° -iÀi £ä°Óx *,6/ *, / ° -iÀi ££°£ä ,"/,- --/,-° -iÀi ££°xä -/,° -iÀi £Î°Óä -*" /° -iÀi £{°äx , *9,° ÌÌ° £{°£x *,6/ *, / ° -iÀi £x°ää ,"/,- --/,-° -iÀi £x°{ä äÓ£ä° -iÀi £È°Óä 6," ,-° -iÀi £Ç°äx , 7- ", "° £Ç°£ä ," ""° -iÀi £°Îä , *9,° ÌÌ° £°{ä 8 ° -iÀi Óä°Óx ,"-° -iÀi Ó£°£ä - / ° ÀÀÀ®° ,i}> ` ÀÃÌ« i >ð ÓΰÎx , 7 ° ÀÀÀ® £°ää " ,/" "<,/° ÕÃV> Óä°ää ,-° ÕÃV> Óä°Îä , *9,° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x 1,, 61 ° VÕiÌ>À®° À>ViÃV *>ÌiÀ Óä°£x £Ó *, ,- /° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x ", " - "--" " "° VÕiÌ ÓÓ°Óx /" 1 " "° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°£ä /"*<"° /iiÛi> £n°xx * 6/° /iiÛi> £°Îx , *9,° ÌÌ° £°{x /-"° ->« Óä°£x ,- " ," ° -iÀi Ó£°£x , , /° ÃiÀi Óΰäx /" < ° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì À>°Ì £Ç°xä , ½ /,/"° £°{x 1 - 1 //° Ó£°£x ,/ -, ,° ÓÓ°xx /9 ° £°ää , 7- "//° £°äx **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°Îä 1 1 * ° >ÀÌ £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä / ,1-° /v Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°Óx 1 1 * ° >ÀÌ £°{ä "-- /",/° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " 1° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä ,9 "--\ -"19° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx , " "/"° ÌÌÕ>ÌD ££°ää 6"-/, -"° ÌÌ° £Ó°ää 7E",,° -iÀi £Î°Îä -/,//" *"< £° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää *,"/"° ÌÌÕ>ÌD £n°{ä 7E",,° -iÀi Óä°{ä -," ° -iÀi ÓÓ°Îx " - "° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , /1// "-/° VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä - " ¶ VÕiÌ>À ÓÓ°ää , ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°xä /", /-° ÌÌÕ>ÌD £Ç°äx " /" -*"-° VÕ,i>ÌÞ £n°ää / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 1 ° Óΰää * -/° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - * / 6®° >ÀÌ £°Îä "//",-- *1 ° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ½","° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä * "" , " "9° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £x°{ä ° £Ç°Óä /1, " ,/" ½" ",° £°Óx /° /iiv Óä°£ä , ° /iiv Ó£°ää " 1° Óΰää --" t ÌÌÕ>ÌD ViÌÛ°Ì £n°ää ,/ ,° 6>ÀiÌD £°£x , 1"° VÕiÌ>À Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä 8 /", Óä£Î° 6>ÀiÌD Óΰ{x 9"9\ /,<" ---"° VÕiÌ>À i`>ÃiÌ°Ì £Ç°äx " /" -*"-° V° £n°£x *, /""° /iiv £°£x ° /iiv Óä°£ä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä / 6*, ,-° /iiv Óΰää 1" " ° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì £°xä " ° ÌÌ° Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Óx 1", ", "° ÌÌ° Óä°xx / /° Ó£°Óä <" " ,° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{x //" "//° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Venerdì 11 Aprile 2014 71 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Mike Vogel finisce in un loop mortifero Spinto sotto un treno, Ian Stone (Mike Vogel, foto) muore. E si risveglia in una nuova vita per essere ucciso nuovamente e per svegliarsi e morire ancora, in un loop che rischia di diventare eterno. Le morti di Ian Stone Cinema Energy, ore 21.15 Gabbriellini e Cocci nella Livorno popolare -Þ i> -«ÀÌ £Ó°äx *5 " " 6/ -Ì>Ì 1Ì] ££Î° } "«i ` v Õ ÛiÌii `i >ÃÃ>V ÕÃiÌÌÃ] L>ÌÌi V>«i V>ÀV>] ` À} }ið À}i ° *>ÝÌ° -Þ i> Ìà £Î°£ä ½ ,/ v m L>Ã>Ì ÃÕ> ÛiÀ> ÃÌÀ> ` iÌiÀ i}iÀ] Ì>Ài >iÀV> À>ÃÌ «À}iÀ `i ÛiÌV} «iÀ `ÛiÀà ið -Þ i> ÕÌ £{°£ä 6 > v>Û> À«Ài`i `> `Ûi vÀ>Ìi À ½>ÛiÛ> >ÃV>Ì>\ *ÀV«i L>V> >V>iÛi > µÕiÃ̽ÕÌ> ÀvÕÌ> ½ >««Þ i`° -Þ i> Ìà £x°ää -*,/ / , V >i Õ}>à i 6> iÀ > ViÌÀ ` Õ> ÃÌÀ> ÛiÀ>] ÃÛÌ>à vÀV>° -Þ i> >Ý £È°ää -/, *, "," /Õ i }Õi] >V `> Õ> ÛÌ>] `iV` ` >ÃV>Ài > >Ì> -«>}> «iÀ ViÀV>Ài vÀÌÕ> i ÃÕVViÃà i> ÌV> ÌÌD `i½"À° -Þ i> Ìà £Ç°ää "* " " " +ÕÌ v `i> ÃiÀi] V j ÕÌ] V > ÃÌÀV> V««> V«ÃÌ> `> iÀ>`i >® i ° iÀÛ *i««i®° -Þ i> >ÃÃVà £Ç°xx " 9 iÞ ° L>®] L>iÀ> ` « «] ÌÀ> ÃÕVViÃà i Ãi}>Ài L> > À>}>ââ `i ÃÕ µÕ>ÀÌiÀi] ÃVi}i µÕiÃ̽ÕÌ> «ÃÃLÌD° -Þ i> >Þ £°ää "9 -" 1" " - ," vÕ}> `> Õ> v>}> ««ÀiÌi i «VÀÌV>] > }Û>i ,ÕÌ «>ÀÌi «iÀ ½`>] >> ÀViÀV> ` Õ> ÕÛ> ëÀÌÕ>ÌD° -Þ i> *>Ãà £°£ä 6"1 > -«Ã> >V >L> 1° / ÕÀ>® `iÛi Ûi`V>Àà `i ÃÕ iÝ >VÉiÀ] V i > VÀi` ÀÌ>° À}i +° />À>Ì° -Þ i> £ Ó£°ää ,", i vÕÌÕÀ > Ûiâ> Ài«ÀiÃÃ> à Ãv}> V Õ ÕÛ Ã«ÀÌ] ÀiÀL>° *iV> `i £Çx] V ° >>° -Þ i> >ÃÃVà -/ { >Ìà >} "ÃV>À «iÀ À>VVÌ `i> ÀLii ` >VÕ ÃV >Û >vÀV> V«À>Ì `>} ë>}° -Þ i> ÕÌ - -// , ` ` -L>` ÃiV` > VÀi>ÌÛÌD `i} >>ÌÀ `i> Ài>7Àð *iV> `½>>âi° -Þ i> >Þ -"/9 1 " / Vi Ûii ÌÀ>ÛÌ> `>> «>ÃÃi «iÀ Õ ÃVÃVÕÌ° ëÃ> > «V `« à ÀÌÀÛ> «À}iÀ> ` Õ Õ «iÀVð -Þ i> >Ý "1 « V i «>`Ài >LL>`> i] i ÃÕi ÃÀii i > >`Ài] -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°£ä 6"// ÃiÞ >i £{°ää -1, 9- ÃiÞ >i £x°äx "7 / 9"1, "/, Ý £È°ää , Ý £Ç°ää 1 " ÃiÞ >i £n°£x / -/ Ý Ài £°£ä -*-" Ý Óä°ää /1 , Vi`i Ó£°ää , - Ý Ài ½, 1 6"/ Ý Ó£°äx 76,9 ÃiÞ >i Ó£°Îä 76,9 ÃiÞ >i ÓÓ°ää /- ÃiÞ >i Óΰää 1/ "* Ý / "" 7 Ý vi £Î°Óä 1 ", -/, / -Þ 1 £{°£ä , " - " i`à £x°ää , 79 ,> Õ« £È°£x , ½- 8/ /"* " -Þ 1 £Ç°äx -/, 1-/, -Þ 1 £n°Óä -/, 1-/, -Þ 1 £°Óä *," / ,1 79 / 9 Ý vi Óä°£ä 1 ", -/, / -Þ 1 Ó£°£ä / -Þ 1 ÓÓ°ää *," / ,1 79 / Ý vi Óΰää " -Þ 1 Óΰ{x , /,"*"/ £Ó°ää "9 // - , Ó £Î°äx "," iÀ>} £{°äx /" Ó £x°Óä // - , iÀ>} £È°ää 1"6 66 /1, */, * i`à £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°£x -*" " Vi`i £°äx 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°ää /" i`à ӣ°£ä "9 // - , Ó Ó£°£x / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * i`à £{°£x 6, *, ® ÃÌÀÞ >i £x°£ä ,<< " , 8 ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°äx // -,/ ÃÌÀÞ >i £Ç°ää -/",9\ " " " ÃÌÀÞ >i £n°ää ÃÌÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää , 1" ÃÌÀÞ >i Ó£°ää 9/1-/,- ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää ""/\ /", "-/, ÃVÛiÀÞ >i Óΰää - 1/1," " - 7""- ÃVÛiÀÞ -ViVi £È°äÇ 1 *, ° /iiv 9 £È°Óä "97""½- -/ , /",-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°Î£ "*,<" <," , /,/9° *ÀiÕ i> £È°{n ,,9½- 7° /iiv " £È°xä -, */9 +1 " ½", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°xÈ /," " -",*,-° /Û 9 £Ç°Îä " -/° - Ü " £n°Óx "*" ,"--"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{Ó ,/ " 8° /iiv 9 £°äÇ , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> £°ÓÎ ,6"/ 8° *ÀiÕ i> *-9 ° /iiv " *, /""° /iiv 9 *-9 ° /iiv " *, /""° /iiv 9 " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°ä£ <""° - Ü *ÀiÕ i> Ó£°£x / " "6° *ÀiÕ i> Ó£°äx Ó£°£ä ÓÓ°Îä Óΰäx Óΰ£ä ½Õ`Vii Õ VÃÌÀÕÃVi >ÌÌÀ > Ãj Õ ÕÀ «iiÌÀ>Li°°° -Þ i> *>Ãà - ""9"" -VLÞ] V Ài`] >« i -° ° i>À®] - >}}Þ i 6i> > ÃVÌ ½>ÌÌÛÌD ` >VV >««>ÃÌÀ] > ÌÀ> >âi° iÀ>} 6"1 - VVÕ`i > Ûi`iÌÌ> ` >V >L> 1° / ÕÀ>®° ,iÃVi v>iÌi > ÃV«Ài `Ûi à ÌÀÛ> ½`>Ì iÝ ° >ÀÀ>`i®° -Þ i> £ -* ", - ,/ ½"-/" > VÀÀë`iÌi vÀ>ViÃi v} >ÃÌ> Ûii À>«Ì> `> Õ }ÀÕ«« ` Ì>iL>° LiÀ>À>] Õ½ÕÌD `ii vÀâi ëiV>° -Þ i> Ìà " ,/, ` `i L>ÃiÌ ÃV>ÃÌV >iÀV> ÛÃÌ >ÌÌÀ>ÛiÀà i }iÃÌ> ` Õ V>V ° ->Õi ° >Vð -Þ i> >Þ "6 *, / "" Þ m ÃÌ>Ì Õ À>}>ââ «>`Ài > Õ> ÛÌ> V«ÕÌ £n > ÃÕ v} ½ > >LL>`>Ì ÀÌii` ÌÀ«« >ÌÕÀ° -Þ i> Ìà 1/1,7", Óäää 1/1," -iµÕi `i ¼ ` `i ,L̽] Ài>ââ>Ì i £ÇÎ `> ° ÀV Ì V i Ûi`i Õ V>i `i >}iÌV 9° ÀiÀ° -Þ i> >ÃÃVà £{°ää -/\ - - /" " -Þ -«ÀÌ Ó £x°Îä -"\ x /** À `i *>ià >ÃV ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°ää "\ - ä{ , " 1iv> 9ÕÌ i>}Õi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°ää "\ -6 *",/" 1 ÕÀ«> i>}Õi -Þ -«ÀÌ £ £n°Îä -"6 /" *-\ { 1" >«>Ì ÕÀ«i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°Óx "\ - -*< -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Óä°Îä "\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Óä°{x " /LiÀëÀÌà -iÀià ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ Ó ", / Õ}ÕÃÌ> >ÃÌiÀð ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°£x *1/"\ / , `>i *ià >Ãð ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°{x -1,\ -1, -,9>V Ì E -> ÓÓ°{ä ,/ ,<\ " / , ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°{x -1,\ Óä£Î -Ü>ÌV Àà *À 9>V Ì E -> Óΰ£x -"6 /" *-\ { 1" >«>Ì ÕÀ«i ÕÀëÀÌ ä°Îä -"\ x /** À `i *>ià >ÃV ÕÀëÀÌ Figlio di un ex portuale, Piero (Edoardo Gabbriellini, foto con Marco Cocci) è un ragazzo della Livorno popolare che vive in una casa popolare, tra panni stesi, gare di rutti e simpatici energumeni. Ovosodo Cinema Comedy, ore 22.50 Annette incontra Ed e riscopre l’amore Vedova da cinque anni, Nikki (Annette Bening, foto con Ed Harris) incontra Tom, identico al defunto marito. La donna proverà a rivivere un sentimento che credeva perso per sempre. The face of love Premium Cinema, ore 21.15 Alessandro Gassmann è il feroce Riccardo III i`>ÃiÌ *ÀiÕ Alessandro Gassmann, regista e interprete di «R III-Riccardo Terzo», rievoca davanti allo specchio del suo camerino il percorso personale e artistico che lo ha spinto a portare in scena il dramma shakespeariano. Essere Riccardo e... gli altri Sky Arte HD, ore 21.45 £{°£Ç ,° "1- 6-" ° /iiv " £{°ÓÇ " - ½",° 9 £{°Îx *,-" *1' // ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°{£ , <" ° *ÀiÕ i> £x°än ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°xÇ ,,9½- 7° /iiv " £°Î£ £°Î£ Óä°Óä Óä°Ó£ Óä°{ä A fil di rete di Aldo Grasso Spacey e Wright anime nere del potere N on poteva esserci personaggio migliore di Frank Underwood per introdurci nelle pieghe di Sky Atlantic, il nuovo canale di Sky dedicato alla serialità televisiva «di qualità», che proporrà le serie americane più raffinate (c’è un accordo di distribuzione con il canale di culto Hbo) e le produzioni originali italiane di fiction targate Sky. Bisognerebbe augurargli lunga vita anche se il rischio di andare incontro a un gusto molto di «nicchia» c’è. Frank, interpretato da Kevin Vincitori e vinti Spacey, è il protagonista di «House of Cards», la serie che Raffaella ha inaugurato le trasmissioni Carrà del canale. È un politico «The Voice» d’esperienza, capo della magbatte (ancora) gioranza democratica al Con«Le Iene» gresso. Mentre impariamo a il mercoledì sera. conoscerlo, anche grazie ai Ultima tappa delle blind suoi frequenti appelli diretti auditions per il allo spettatore, a quegli «a parprogramma con J-Ax, te» in cui ci guarda negli occhi, Raffaella Carrà, Noemi iniziamo a capire che la sua e Piero Pelù come ambizione non ha limiti, la segiurati: per 3.551.000 te di potere è la forza inarrestaspettatori, e una share bile che guida ogni sua mossa: del 14,7% «Il potere è come il mercato immobiliare, quello che conta Ilary è la posizione». Blasi Frank risponde non alla mo«Le Iene» rale ma solo alla propria intellisuperate genza. È un burattinaio spietada «The to che tira nell’ombra le fila del Voice» il mercoledì Congresso, è pronto a sacrifisera. Concorrenza care tutti in nome della propria dura per «Le Iene» rincorsa, solo rallentata dalla Teo Mammucari e mancata nomina a Segretario Ilary Blasi: gli di Stato. Uno degli aspetti più spettatori di Italia 1 interessanti della serie è la resono 2.045.000, lazione di Frank con la moglie per una share Claire (Robin Wright), che rapdel 9,8% presenta la sua «anima nera»: i due non sono solo una di quelle che negli Usa chiamano «power couples», coppie di potere, ma condividono un mutuo patto che è l’unica cosa a cui sono fedeli, ben più che l’uno all’altra.«House of Cards» non è una serie realistica, non vuole mostrarci i meccanismi della politica, della macchina governativa americana. Oltre a essere una miniera di citazioni, è il ritratto crudo di Frank, il racconto raffinato di un «demiurgo cattivo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Ó£°£x , *, ° /v 9 Ó£°£x 1-° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ *, /""° /iiv 9 ÓÓ°xÎ x < /"° *ÀiÕ i> ÓÓ°x 1 ° /iiv " ÓÓ°x *½ /1 ° /iiv 9 Óΰäx 6 /" " ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰxÓ , 1° /iiv 9 Óΰx{ 1 ° /iiv " ä°{Î / 6*, ,-° /iiv 9 ä°{{ ,° "1- 6-" ° /iiv " ä°xn / /<" ½",° *ÀiÕ i> £°£{ ,/", " 1/1,"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ>
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