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DOMENICA 16 MARZO 2014 ANNO 139 - N. 64
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Fondato nel 1876
Vittoria per 2-0
Oggi
L’Inter espugna Verona
ed è in corsa per l’Europa
Vikram Chandra
«Creare al computer
come scrivere romanzi»
Con il Corriere
Salone di Ginevra
Lo speciale Motori
di A. Bocci, F. Fiocchini
e F. Monti alle pagine 38 e 39
di Serena Danna
nel supplemento
Domani in edicola
tutte le novità in 48 pagine
La mossa di Putin dopo aver bloccato una risoluzione Onu. Oggi il referendum. L’allarme delle cancellerie occidentali
«Ci invadono». Truppe russe in Ucraina
Tensione al confine della Crimea. Gli Usa: Mosca si fermi o ne risponderà
In primo piano
I polacchi:
la Nato
ci protegga
di FRANCO VENTURINI
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
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40 3 1 6>
Padiglione Italia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di M. S. NATALE
ALLE PAGINE 2 e 3
AP / VADIM GHIRDA
L
ranno tenute di riserva.
Di riserva per cosa? Per
quello che non conosciamo, appunto: le scelte di
Putin. Il capo del Cremlino
da tempo è convinto che la
Russia debba creare una
cintura di sicurezza attorno
a sé composta da Stati amici
o neutrali. Tanto più che dopo la fine della Guerra fredda la Nato è avanzata (contro i patti, dice Gorbaciov)
fino a toccare le frontiere
russe. La sollevazione di
piazza Maidan mentre Putin
era bloccato a Sochi viene
giudicata dai «suoi» servizi
una manovra dei colleghi
occidentali. L’indispensabile Ucraina deve per questo
considerarsi perduta? Intanto riprendiamoci la
Crimea. E poi...
Ecco lo snodo decisivo. A
Mosca sembrano rivaleggiare due scuole di pensiero. La prima: interveniamo
anche nell’Ucraina orientale, tanto le sanzioni occidentali arriveranno comunque. Poi tratteremo e proporremo una federazionecuscinetto. La seconda: non
possiamo permetterci di
rompere con l’Occidente, il
gas lo dobbiamo vendere,
non vogliamo che siano gli
Usa a sostituirci come fornitori e non vogliamo finire
nelle braccia della Cina.
Dunque sì alla trattativa e sì
al gruppo di contatto, ma la
Crimea resta con noi. È probabile che Putin preferisca
la prima opzione e rifletta
sulla seconda. L’Occidente
dovrà castigarlo comunque.
Ma tra le due ipotesi c’è di
mezzo una possibile guerra
civile, sotto gli occhi di una
Europa a pezzi.
Tensione altissima in territorio ucraino, al confine con la Crimea. Le autorità di Kiev denunciano la presenza di truppe
di Putin (nella foto un soldato pro Mosca senza mostrine, sullo sfondo la bandiera russa) e si preparano a inviare loro
ALLE PAGINE 2 e 3 Offeddu
unità pronte a combattere. Scatta l’ultimatum degli Usa: Mosca si fermi o ne risponderà.
Forze dell’ordine
Giannelli
Matteo Renzi a Parigi per il
vertice all’Eliseo con François
Hollande. Il presidente francese ha elogiato le riforme annunciate dal premier italiano.
Renzi, che oggi sarà a Berlino
da Angela Merkel: «Insieme
alla Francia possiamo e dobbiamo cambiare l’Europa, ma
non sforeremo il 3%». Tra i
principali obiettivi comuni, la
crescita e il lavoro, con la lotta
alla disoccupazione. Giorgio
Napolitano a Cassino: «La via
maestra per superare la crisi
resta l’Unione europea».
di FIORENZA
SARZANINI
I
l governo mette a punto
il piano tagli in materia
di sicurezza e recepisce le
linee predisposte dai vertici di polizia e carabinieri: chiusura di circa 300
presidi, centrale unica
per gli acquisti, disdetta
dei contratti di affitto e
trasferimento negli immobili demaniali, eliminazione delle auto blu.
DA PAGINA 8 A PAGINA 13
A PAGINA 5
A PAGINA 2
CONTINUA A PAGINA 32
Il commento
Qualche buona carta
da giocare a Berlino
di ANTONIO POLITO
A
ngela Merkel deve saperlo: dietro il Matteo
Renzi che incontra domani c’è l’Italia intera,
anche quella che non lo voterà mai. Non succedeva
dal Berlusconi del 2001 che un presidente del
Consiglio sommasse su di sé tante aspettative. Ma
tutti gli italiani sono ormai convinti che l’Europa
degli squilibri non può più andare avanti.
A PAGINA 32
Una foto e una stampante per produrre una copia di se stessi
P
Il «bel
gesto»
annunciato
dal premier
con tanto
di risposta
su Twitter
di F. BATTISTINI
on prendersi troppo sul
serio: ecco una lezione
che Paolo Sorrentino, anche
dopo l’Oscar, non sembra
aver dimenticato. È vero,
appena un anno fa una vetta
di amabile autoironia è stata
raggiunta tanto
autorevolmente da un Papa
appena eletto
(«Buonasera»): ogni
paragone, con questo
illustre precedente, sembra
essere scoraggiato. Ma
l’understatement
autoironico con cui il regista
de La Grande bellezza ha
accolto l’onore della
cittadinanza romana dice
forse che la rigidità
inamidata, la compunzione
autocelebrativa delle
cerimonie ufficiali stanno
subendo colpi ben assestati.
Il patto Renzi-Hollande
«Ora crescita e lavoro»
Auto blu
e uffici
Tutti i tagli
alla sicurezza
E Gerry Scotti rinunciò
al futuro (immeritato) vitalizio
❜❜
K contro K
Quel duello
tra scacchisti
N
L’incontro di Parigi Il premier: non sforeremo il 3%
di Aldo Grasso
areva generosità ed era impazienza.
Durante la confessione pubblica nel
salotto del cardinal Vesponi, Matteo
Renzi ha fatto un’importante e decisiva
rivelazione: «Mi ha scritto su Twitter
Gerry Scotti. Lui è stato parlamentare
per cinque anni e vorrebbe rinunciare al
vitalizio, ma non può. Lo aiuteremo». È
bello sapere che il nostro premier, fra mille impegni, trova anche il tempo per dare
una mano a Gerry, al suo nobile intento.
E infatti, via Twitter, il dottor Scotti ha
cinguettato: «Grazie Matteo per aver reso pubblico il mio appello. In questo momento tutti devono dare una mano, piccola o grande che sia». E poi: «Una precisazione dovuta: rinuncio ad un vitalizio
previsto solo al compimento dei 65 anni,
quindi tra 8. A tutt’oggi non ho percepito
LE POLEMICHE
AFFONDATE
CON L’ARMA
DELL’AUTOIRONIA
di PIERLUIGI BATTISTA
A UN PASSO DALL’INCENDIO
a caricatura di un referendum sancirà oggi il ritorno della
Crimea alla Russia,
ma sono le ore della vigilia
ad aver dimostrato con
quanta facilità, a forza di
giocare con il fuoco, l’incendio della guerra possa investire l’Europa. Sulla Rete sono apparsi appelli alla resistenza armata non si sa
quanto autentici. L’esercito
regolare ucraino ha spostato truppe verso Est mentre
quello russo si è mosso al di
là del confine. Uno scontro
diretto tra soldati ucraini e
forze russe è stato sfiorato a
Nord dell’accesso alla penisola contesa, quando soldati senza mostrine hanno
preso il controllo di un gasdotto. Si è temuto che fosse
giunto il segnale che tutti in
Occidente paventano: l’inizio di una invasione dell’Ucraina orientale da parte
delle forze russe.
E anche se così non è stato, l’acuta tensione che si è
diffusa con la rapidità di
una scarica elettrica in tutte
le cancellerie occidentali ha
confermato che la crisi
ucraina si divide ormai tra
alcuni eventi sgraditi ma
prevedibili, e altri invece
ignoti e potenzialmente
esplosivi. Esistono pochi
misteri sull’esito del referendum, tanto irregolare
nella forma quanto rispondente alla volontà della
maggioranza russa in
Crimea. È scontato che il risultato sarà riconosciuto in
Russia e dichiarato illegittimo a Kiev e in Occidente. Si
sa che la risposta euro-americana arriverà subito, con
sanzioni di media severità
perché quelle estreme sa-
Sorrentino
Gerry Scotti
nulla». E poi ancora: «Grazie a tutti. È
solo un piccolo gesto di fronte ai sacrifici
di tanti». Pare che Matteo Santo Subito
gli abbia risposto: «È la tua risposta definitiva? L’accendiamo?».
Com’è noto, Virginio Scotti detto Gerry, 57 anni, personaggio simbolo di Mediaset e tra i conduttori più amati della
tv italiana, è stato eletto alla Camera alle
Politiche del 1987, candidato nelle file del
Psi di Bettino Craxi. La sua carriera di
deputato è finita cinque anni dopo, nel
1992.
Pareva generosità, ma era impazienza. Dell’attività alla Camera si ricordano
ben poche cose e, da allora, per sua stessa ammissione, lo zio Gerry si porta dietro la macchia dell’assenteismo: «Ammetto di non aver brillato per presenze
da deputato». La sua idea più singolare
(1988) fu questa: «Perché non collegare il
Parlamento con sedi periferiche?». Una
sede al Nord e una al Sud per consentire
ai parlamentari di votare e di non andare
neanche a Roma. Gli assenteisti non hanno mai ragione, ma preservano la salute.
Lo zio Gerry è un simpatico e bravo
presentatore; in passato si è persino lamentato con Mediaset che lo faceva lavorare troppo, specie quando gli ascolti latitavano. Più volte è stato richiamato in
campo come salvatore della patria. Sicuramente avrà messo da parte una cospicua fortuna (fa molta pubblicità), per cui
a un piccolo e immeritato vitalizio si può
anche rinunciare, soprattutto se serve a
migliorare la reputazione. A fare i conti
s’impara sempre dai ricchi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Noi, piccoli Narcisi in 3D
di EMANUELE TREVI
L
a Twinkind di Berlino,
una piccola azienda
digitale, utilizza la più sofisticata tecnologia per
realizzare una copia in 3D
del cliente. Grazie a uno
speciale strumento a
multicamera si riesce a
produrre una statuetta in
miniatura. Come i vecchi
alchimisti che tentavano
di far crescere gli «homunculi» nelle loro ampolle di vetro, anche i loro
eredi tedeschi tengono
segrete alcune fasi di lavorazione. Ancora una
volta, dobbiamo riconoscere che nulla come il
narcisismo aguzza l’ingegno della nostra epoca.
A PAGINA 24
2
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Ex Urss La crisi
Parà ed elicotteri russi
L’Ucraina in allarme:
«Pronti a difenderci»
Occupata striscia di territorio oltre la Crimea
Oggi il voto sulla secessione della penisola
I fronti Uno con Mosca, l’altro con Kiev
Il duello Kasparov (a sinistra) contro Karpov(AP Photo/Alberto Saiz)
Karpov - Kasparov
Anche fra scacchisti
si apre la battaglia
DAL NOSTRO INVIATO
SINFEROPOLI — Voce bassa: «Grazie d’essere qui…». Ancora più bassa: «… È un momento storico…». Un filo che si
sente appena: «… La Crimea decide finalmente il suo destino…». Nell’androne vuoto del Press Center di Sinferopoli, nel
mezzo d’un referendum svuotato d’ogni senso, il campione
che fu parla sommesso e guarda i pochi giornalisti che ci
sono: se li mangerebbe come pedoni, potesse. Qualche tv
russa, pochi stranieri: da dichiarare patta e andarsene. Il deputato della Duma russa Anatoly Karpov ha una partita da
finire, però. L’hanno mandato apposta. Se la gioca veloce:
«Credo che la maggioranza sceglierà la Russia. Conosco bene
la situazione economica ucraina. E vorrei dire agli abitanti
della Crimea: state tranquilli, gli stipendi e le pensioni verranno pagati, il passaggio al rublo non sarà traumatico…».
Basta così, spasibo (grazie), arrivederci a tutti. Karpov sale in
auto e se ne va giù per la collina, aereo per Mosca, ha fatto
quel che doveva: rispondere da qui al rivale di tutte le sue vite
da scacchista e da politico, a quel Gari Kasparov che nelle
stesse ore va per i microfoni delle tv americane a gridare che
«questa è l’invasione d’un dittatore». K contro K. Fosse una
partita a scacchi… L’unica risposta uguale che danno, per
ragioni opposte, è che la scacchiera non c’entra. Dice Karpov:
«Negli scacchi ci sono le regole. In Ucraina invece le regole
sono saltate, perché a Kiev hanno rovesciato un governo che
era stato votato dalla gente: hanno fatto un golpe». Dice Kasparov: «Quando giochi, devi rispettare le mosse. Putin non
ha rispetto di nulla: quello che sta succedendo in Ucraina
viola le leggi internazionali e i trattati che la Russia ha sottoscritto». Aspettando chi andrà a re, i carri armati o le sanzioni, se la vedono gli alfieri campioni. Nell’ultima settimana, il
Cremlino ne ha mobilitato uno al giorno: il mondiale dei pesi
massimi Nikolaj Valvev, risposta al pugile ucraino Vitali Klitschko che s’è candidato alla presidenza di Kiev; Vyacheslav
Fetisov, stella dell’hockey su ghiaccio, venuto in Crimea a
scaldare i filorussi… Soprattutto loro due, però. Come trent’anni fa. Il riflessivo e difensivista Karpov, 62 anni, cocco dei
gerarchi e genio degli Urali, che paragonava lo scacco matto
all’omicidio perfetto e ai tempi dell’Urss le vinceva tutte, finché non si scontrava con Kasparov: l’ebreo dell’Azerbaijan,
allora contro il regime e oggi fiero oppositore di Putin, dodici
anni di meno e tanta irruenza in più. Cinque sfide mondiali,
nella Guerra fredda. Una partita mediatica, in questa pericolosa tensione riscaldata al microonde. Karpov che addormenta il gioco, come sempre: «In Crimea non ci saranno problemi
con l’indipendenza. L’Ucraina era la centralizzazione, molto
più sovietica di quanto non sia Mosca oggi». Kasparov che va
all’attacco, come allora: «Se la comunità internazionale aspetta a reagire, Putin capirà che può fare tutto. Lo dicono i libri
di storia: più tardi s’affronta un dittatore, più alto è il prezzo
da pagare». Karpov che regala sogni: «Il referendum serve a
mantenere qui la Flotta del Mar Nero. E se la Flotta resta qui,
ci sarà più stabilità nell’area. E più benessere per tutti, soldi,
meno tasse». Kasparov che se n’è andato dalla Russia e ormai
va di realismo sovietico: «Il futuro? È solo un ritorno al passato. All’uccisione d’ogni libertà». Bianco muove, nero arrocca.
Una partita che può durare mesi, come allora.
F. Bat.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DAL NOSTRO INVIATO
SINFEROPOLI — «C’invadono!». Le guardie ucraine di
Kherson hanno binocoli fissi da
giorni. Pattuglie mobili, radar,
visori notturni. Gli occhi sulle
tende russe ad Armiansk, le postazioni scavate in Crimea. L’ordine è di guardare tutto, non
sparare mai: «Se a uno scappa
un colpo — diceva il sottotenente Valeriy Matzko, nei primi
giorni d’assedio —, è un colpo
che si sente in tutta l’Ucraina».
Alle cinque del pomeriggio, le
guardie ci mettono un attimo a
vedere, di più a non reagire: 60
parà russi che atterrano con sei
elicotteri ai margini di Strilkove,
il primo paesino che s’incontra
in macchina uscendo dalla
Crimea. Altri 60, altri elicotteri,
che si calano poco dopo. Blindati, qualche Tiger Gaz-2330. Le
truppe russe che si piazzano intorno a una stazione di gas naturale: «Siamo qui per proteggere
le nostre infrastrutture». Dopo
la Crimea, sono i primi dieci chilometri d’Ucraina che si prendono. Una vera invasione, dice
Kiev. Un’escalation scandalosa,
accusano gli americani. Non è la
prima volta che i russi ci provano, e la posizione militare non è
la più significativa. Ma è il segnale, che conta: «Chiediamo il
ritiro immediato delle forze militari — avverte di nuovo l’Ucraina —, altrimenti risponderemo
con tutti i mezzi». Lo dice ancora
più chiaro Yuriy Sergeyev, ambasciatore all’Onu: «Ci prepariamo a difenderci. Finora siamo
stati calmi. Da lunedì, si cambia
atteggiamento».
Basta poco. Una scintilla in
una stazione di gas, e può saltare tutto. Mosca gioca a incendiare, l’Ucraina ad allarmare. Questa sera la Crimea diventerà un
pezzo di Russia, quando alle otto si chiuderanno le urne per
l’indipendenza, e l’aria che cambia si respira già. Strategia della
tensione. I due morti di giovedì
a Donetsk, nell’Est filorusso.
Una misteriosa sparatoria venerdì notte a Kharkiv, zona russofona, con un putiniano delle
milizie popolari ucciso assieme
a un passante dall’ultradestra
ucraina di Pravi Sektor, cinque
feriti e trenta arrestati. Il sequestro e il rilascio lampo del cappellano ortodosso della Marina
di Sebastopoli, padre Mykola
Kvych, prete ortodosso che da
giorni veniva minacciato. I blindati con la bandiera della
Crimea indipendente che già
cominciano a girare per le strade. Le decine di missili S-300 dispiegati sul mare di Kerc. Un’incursione serale nell’hotel Mosca, nella capitale crimea, dove
dorme un centinaio di giornali-
Il deputato italiano
Fabrizio Bertot di Forza
Italia, invitato da Putin:
«Il referendum pare
legittimo ma vigileremo»
sti: pancia a terra, perquisizioni,
«stiamo cercando alcuni terroristi». Mosca ha naturalmente
una spiegazione, per le esercitazioni militari lanciate al confine
e le nuove incursioni: «Ci sono
numerosi appelli d’aiuto dei
russi d’Ucraina, non possiamo
ignorarli», dice il portavoce della Duma. L’intervento fraterno
può estendersi, se il 21 marzo
Kiev firmerà l’associazione all’Ue (ovvero quell’accordo, saltato a novembre, che portò alla
cacciata di Yanukovich e all’occupazione della Crimea) e se «le
violenze contro la parte russofona dovessero continuare». C’è
un ultimatum ai soldati ucraini,
ancora circondati nelle basi:
possono arrendersi, andarsene
o cambiare divisa, a loro scelta.
«Moralmente — dice il comandante della base di Sebastopoli,
Amore e guerra
Due ragazzi ucraini delle forze di autodifesa create
dal movimento europeista di piazza Maidan
a Kiev si baciano alla fine di un turno
di guardia sulle barricate
(Epa/Ghement)
il colonnello Yuli Mamchur —,
non siamo pronti a sparare sui
russi. Ma la situazione può peggiorare da un’ora all’altra. Che
cosa devo fare? Me lo dicano,
quelli che ci governano a Kiev…
Le madri dei miei soldati non
me lo perdonerebbero, se venisse versata una goccia di sangue». Il premier del governo locale, Sergei Aksionov, già chiede
ai soldati di deporre le armi e di
votare per la Russia. S’allarga: «I
fratelli di Donetsk si ribellino
come noi. E indicano un referendum, pure là».
Vergognoso e illegale, lo definisce a nome di tutto l’Occidente
la Francia: eppure oggi si terrà,
un milione e mezzo di schede
gialle, due domande per chiedere in sostanza se si vuole l’indipendenza e aderire alla Federazione russa, 633 giornalisti ac-
creditati e nessun osservatore internazionale, a
parte i 24 inviati dalla Duma russa e alcuni parlamentari sciolti d’Italia,
Portogallo, Austria,
Israele, Cina, Mongolia… «Sono qui per vedere se il voto si svolge
in un clima di libertà»,
dice Fabrizio Bertot, eurodeputato di Forza Italia,
invitato dagli stessi russi
che hanno respinto le delegazioni Osce. Nessun imbarazzo, a legittimare una consultazione che il Parlamento europeo
e la comunità internazionale
non riconoscono? «Io non rappresento il Parlamento europeo,
né la posizione italiana. Sono qui
a titolo personale. Il referendum
è stato indetto dal Parlamento,
quindi è di per sé legittimo…».
Anche se si tratta d’una Rada occupata dai soldati? «Non so giudicare. Io vengo per tutelare
gl’interessi economici italiani. E
gl’italiani che vivono in Crimea.
Altro che russi: loro hanno paura
dei fascisti che stanno a Kiev».
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Il governo polacco considera incostituzionale il referendum in Crimea «a mitra spianati»
Varsavia: «La Nato protegga gli alleati»
Il ministro degli Esteri Sikorski:
«Sono in gioco i valori europei»
Da sempre orgogliosa della propria identità frontaliera, difesa nei
secoli dalle mire dei vicini orientali
e occidentali, la Polonia osserva gli
sviluppi ucraini con un misto di immedesimazione e senso del dovere
nei confronti del nuovo governo di
Kiev che oggi confida nell’aiuto dell’Europa. Il ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski ha svolto un ruolo
di primo piano, mediando insieme
ai colleghi di Francia e Germania
nei negoziati per il tentato accordo
delle opposizioni con il presidente
Viktor Yanukovich e invocando
l’immediata mobilitazione della
Nato di fronte al precipitare degli
eventi nelle ultime settimane. In
questa crisi, dice al Corriere, è in
gioco lo stesso sistema di valori europeo.
Ministro Sikorski, quali effetti
può avere sullo scacchiere intern a z i o n a l e i l voto d i o g g i i n
Crimea?
«Va detto innanzitutto che, secondo la legge ucraina, un referendum nella penisola di Crimea non è
vincolante; anche la decisione parlamentare di annessione alla Russia
è in contrasto con la Costituzione.
Un voto “a mitra spianati” è una farsa, non dissimile da scenari che abbiamo già incontrato nella storia
europea. La Polonia, in quanto
membro della Ue e della Nato, non
In prima linea
Radoslaw Sikorski, 51 anni, ministro degli Esteri
polacco dal 2007, ha assunto un ruolo di primo
piano nella gestione europea della crisi ucraina
può consentire che la crisi ucraina
diventi per il presidente russo Vladimir Putin il preludio di un ritorno
a pratiche di conquista territoriale
tipiche del XIX secolo. Questo vale
in particolare nel contesto della situazione demografica degli Stati
baltici, dove pure sono presenti minoranze russe».
Cosa si aspetta la Polonia dall’Alleanza Atlantica?
«Abbiamo fatto ricorso alle prerogative derivanti dall’articolo 4 del
Trattato di Washington, che prevede consultazioni tra le parti nel caso
in cui una di esse consideri minacciata la propria integrità territoriale,
indipendenza politica o sicurezza.
L’escalation del conflitto ha reso indispensabile la convocazione delle
consultazioni. La Nato deve dimostrare al mondo di poter proteggere
gli Stati alleati. Esprimo soddisfa-
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Primo Piano
3
In marcia Blindati delle forze russe ieri nei pressi della città
di Dzhankoy, nel nord della Crimea (Afp/Maximov)
Le reazioni L’Occidente alla ricerca di una risposta comune
Usa furiosi: scandaloso
Verso la cacciata dal G8
Oggi consultazioni d’emergenza in Europa
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — Se i suoi carri armati avanzeranno in terra ucraina,
la Russia sarà espulsa dal vertice del
G8, già previsto per il 4-5 giugno a
Sochi, sul suo territorio. E lo stesso
vertice — che a quel punto tornerà
ad essere G7— troverà una nuova
sede a Londra, candidata dal premier David Cameron. Lo avrebbero
già deciso, secondo il giornale tedesco Der Spiegel che cita fonti della
cancelleria di Berlino, gli altri 7 Paesi del gruppo, Italia compresa, su
proposta britannica. Un portavoce
di Angela Merkel frena, precisa che
sono stati sì sospesi i preparativi per
la riunione di Sochi, ma per ora non
sono state prese altre decisioni, accennando però a una possibile «versione ridotta» del G8. Berlino sta-
Da Parigi
Hollande e Renzi hanno
definito insieme «illegale»
la consultazione elettorale
prevista oggi in Crimea
Guarda il video con una chiamata gratuita al
Al voto
U C R A I N A
Oggi un milione e mezzo di cittadini
crimeani sono chiamati a decidere
sulla secessione dall’Ucraina
confine
LA POPOLAZIONE
All’Onu
La condanna del referendum
non è passata ieri alle
Nazioni Unite a causa dello
scontato veto della Russia
Strilkove
Ieri 80 soldati russi,
quattro elicotteri
d'assalto e tre veicoli
blindati avrebbero
occupato il villaggio
CRIMEA
59
%
Russi
Sinferopoli
24
%
Ucraini
BIELORUSSIA
Sebastopoli
12%
Tatari
+39 029 475 48 50
0
km.
RUSSIA
UCRAINA
ROMANIA
30
I DUE QUESITI
C. D. S.
Vuoi che la Repubblica autonoma di Crimea si riunisca
con la Russia come parte della Federazione russa?
2
milioni
La popolazione
1.5 50%
milioni
I votanti
Il quorum
richiesto
zione per il sostegno assicurato dal
segretario generale Anders Fogh
Rasmussen agli sforzi dell’Ucraina
per difendere la propria sovranità e
integrità territoriale».
Qual è la posta in gioco per l’Europa?
«Il modo in cui l’Unione Europea
agirà nei confronti dell’Ucraina sarà
decisivo per capire chi siamo, così
come la crisi economica ci ha imposto di ridefinire il nostro senso di
comunità. Sui leader europei pesa
una grave responsabilità. Gli ucraini, e il mondo intero, hanno bisogno di credere in noi. Solo se riusciremo a sconfiggere le nostre debolezze e indecisioni, potremo aiutare
l’Ucraina e gli altri Paesi che sognano un ordine economico e politico
pari a quello europeo. L’Unione non
è uno Stato centralizzato come la
Russia, si fonda su valori del tutto
differenti. E’ inevitabile che 28 Stati
abbiano interessi e obiettivi diversi:
la Spagna e l’Italia sono più attente
al bacino del Mediterraneo, i britannici sono rivolti al mondo an-
Sei a favore del ripristino della Costituzione
della Repubblica della Crimea del 1992 e dello status
della Crimea come parte dell’Ucraina?
Nella Costituzione del 1992 la Crimea è uno stato indipendente e non parte
dell’Ucraina. Chi vota sì a questo quesito vota per un’autonomia rafforzata
glofono. Cionondimeno le conclusioni delle ultime riunioni del Consiglio Europeo e del Consiglio per
gli Affari esteri mostrano che tutti
gli Stati comprendono ormai la portata della sfida costituita dalla politica di Mosca. La nostra risposta
non può seguire la linea russa, per-
ché questo metterebbe in moto una
spirale di tensione estremamente
difficile da fermare, ma anche la ricerca di soluzioni politiche deve basarsi su una chiara distinzione tra
chi aggredisce e chi è aggredito. Abbiamo a disposizione diversi strumenti per affrontare la situazione,
rebbe anche cercando di organizzare dei colloqui bilaterali con il Cremlino, a Lipsia. Ma decidere non è
facile, per nessuno: la verità è che
l’Ue non si è mai trovata in un clima
così teso e confuso, dai giorni in cui
crollò l’impero sovietico. La situazione si evolve di ora in ora, in sintonia con gli eventi in Crimea e nel
bacino del Don: dopo settimane di
indecisione e contraddizioni, l’Occidente reagisce o cerca di reagire davanti all’evidenza dei cingoli e degli
elicotteri corazzati ai confini ucraini. Certo, la condanna del referendum in Crimea non è passata all’Onu per lo scontato veto russo (anche se l’astensione cinese ha provato a sorpresa che non esiste un patto
Mosca-Pechino). Ma una condanna
vi è stata lo stesso, anche ieri, ed è
arrivata da Parigi dove Matteo Renzi
e François Hollande hanno definito
insieme «illegale» la consultazione
la cosa più importante è che qualsiasi iniziativa sia assunta con rapidità».
Il premier Yatsenyuk ha annunciato per il prossimo 21 marzo la
firma della parte politica dell’accordo di associazione con la Ue.
«La firma di un accordo di asso-
A Mosca
Sfida a Putin:
migliaia
in piazza
MOSCA — «Mani fuori
dall’Ucraina!», «Basta
portare infamia in
Russia»: migliaia di
persone hanno sfilato a
Mosca contro la politica
di Putin (3 mila secondo
la polizia, 50 mila per gli
organizzatori).
popolare nella penisola. Più di ogni
parola, però, la ventilata espulsione
dal G8 — cioè dal nucleo dei Paesi
più industrializzati del mondo —
sarebbero per Vladimir Putin uno
schiaffo e un segno di isolamento
difficilmente digeribili. In più, nelle
ultime ore cresce anche il tono della
protesta americana. Ieri Barack
Obama ha riunito alla Casa Bianca la
sua squadra responsabile per i problemi della sicurezza nazionale, e
con essa ha passato in rassegna le
ultime informazioni in arrivo da
Kiev e dalla Crimea. Poche ore prima
Samantha Power, ambasciatrice statunitense all’Onu, aveva dichiarato
che un’invasione russa dell’Ucraina
sarebbe «un’escalation scandalosa».
Non solo: se accadesse, «la Russia
dovrebbe rispondere delle sue azioni e potrebbe essere sottomessa a un
isolamento diplomatico ed economico». Sulla stessa linea anche l’ambasciatore britannico all’Onu, Mark
Lyall Grant, che parla di «escalation
pericolosa, se le ultime informazioni dall’Ucraina saranno confermate».
Oggi sarà una domenica di straordinario lavoro, nei palazzi della Ue
di Bruxelles. Dall’inizio della serata,
quando arriveranno (forse) i primi
risultati parziali del referendum, i
leader della Commissione e del Consiglio saranno in consultazione permanente fra loro e, al telefono, con i
capi di vari governi. Si dovrà concertare una reazione politica unitaria all’esito ormai scontato del voto.
Mentre non ci sarà molto da discutere sulle sanzioni, che sono sostanzialmente già concordate e che attendono solo il sigillo dal vertice dei
ministri degli esteri Ue, domani: visti d’ingresso nella Ue bloccati per
un numero compreso fra 30 e 90 oligarchi e alti dirigenti russi, fra cui
almeno un paio del colosso Gazprom, e congelamento di vari contratti commerciali. All’inizio, erano
emerse forte divisioni fra i vari Paesi
anche sulle sanzioni: con Gran Bretagna, Francia e Germania schierate
sulla «linea dura», e Grecia (forti legami con le banche russe), Portogallo e Spagna più possibiliste. Alla
fine è stato deciso di non esitare più,
e di parlare chiaro. Ma nessuno, né a
Bruxelles né a Berlino né a Washington, può garantire che questo basti
a fermare i cingoli che avanzano.
Luigi Offeddu
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ciazione e la creazione di una zona
speciale di libero scambio UeUcraina sarebbero vantaggiose per
entrambe le parti. In più un aiuto finanziario, del resto annunciato dal
Fondo monetario internazionale,
porterebbe il Paese sulla via delle riforme necessarie al risanamento
macroeconomico. L’Ucraina ha davanti a sé sfide su più fronti».
Qual è il messaggio della Russia
al mondo in questa fase?
«Non c’è dubbio che la Russia stia
cercando di rafforzare la propria
posizione sulla scena internazionale e che le autorità della Federazione
non siano interessate a continuare
la politica del “reset” nei rapporti
con gli Stati Uniti. In questo momento il compito più importante
per l’amministrazione del presidente Barack Obama è trovare una
risposta equilibrata e razionale alle
mosse sempre più provocatorie di
Mosca».
Maria Serena Natale
[email protected]
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Sanzioni possibili
Limiti ai viaggi
per cittadini russi
1
Tra le misure che la
Ue sta considerando
c’è il rifiuto di visti a
cittadini russi, in
particolare a individui
con cospicui interessi
finanziari in Europa e
soprattutto a Londra
e a Cipro. L’azione
potrebbe richiedere
tempo per individuare
le persone a cui
applicarla. Gli Usa
hanno già adottato
una «lista nera» con
20 ex autorità ucraine
e 18 russe
Colloqui sospesi,
negoziati bloccati
2
Anche questa «arma»,
sebbene considerata
poco risolutiva, sembra
di facile e probabile
attuazione:
sospensione dei
colloqui sulla
liberalizzazione dei visti
tra Ue e Russia (cosa a
cui Putin punta da anni)
e blocco di ogni nuovo
negoziato strategico tra
le due parti, in settori
come la cooperazione
per gli investimenti, la
ricerca e l’istruzione
Embargo dalle armi
ai trasporti
3
La Ue studia inoltre la
possibilità di
embarghi commerciali
contro Mosca, in aree
che vanno dagli
armamenti ai servizi
del settore energia
(come assicurazioni e
trasporti). Una misura
estrema sarebbe il
blocco dei flussi di gas
e greggio dalla Russia
all’Europa. Ma la Ue ne
ha bisogno: il 30% del
suo fabbisogno è
coperto da Mosca
Boicottaggio del G8
e dei Mondiali
4
Il Gruppo dei Sette
Paesi più
industrializzati ha
sospeso i preparativi
per il G8 di giugno che
dovrebbe tenersi a
Sochi in Russia ed è
possibile che Gran
Bretagna, Francia,
Italia e Germania
decidano di
boicottarlo. Sul tavolo
c’è anche il
boicottaggio dei
Mondiali 2018 in
Russia, un evento
lontano.
4
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
» Dossier
Primo Piano
5
La revisione della spesa per le forze dell’ordine
POLIZIA, CARABINIERI E VIGILI DEL FUOCO
IL PIANO PER TAGLIARE 700 MILIONI
Saranno soppressi oltre 300 uffici. Sedi in affitto trasferite
C
in caserme dismesse o in immobili del Demanio
hiusura di circa 300 presidi, centrale
unica per gli acquisti, disdetta dei
contratti di affitto con trasferimento
degli uffici negli immobili demaniali. Il governo mette a punto il piano tagli
in materia di sicurezza e recepisce le linee
predisposte dai vertici di polizia e carabinieri. L’elenco delle sedi da chiudere o accorpare è stato trasmesso a prefetti e questori che adesso dovranno effettuare le proprie valutazioni. Ma le linee sono tracciate,
già individuati — città per città — i reparti
che saranno soppressi. E anche l’obiettivo
di risparmio: 600 milioni di euro soltanto
per le forze dell’ordine ai quali vanno aggiunti almeno 100 milioni di euro che invece deriveranno dalla riorganizzazione dei
vigili del fuoco. I sindacati sono però sul
piede di guerra e in vista della riunione
convocata dal ministro Angelino Alfano per
il 25 marzo prossimo, il Sap avverte: «Altro
che spending review, così si mette a rischio
la capacità di indagine e dunque la protezione dei cittadini».
Un investimento unico per il rinnovo del parco macchine
I presìdi cancellati dalla spending review
Gli uffici che si intende sopprimere entro la prossima estate
CARABINIERI
7
Niente affitti e auto di servizio
Le indicazioni in materia di sicurezza del
commissario Carlo Cottarelli — incaricato
dal governo di incidere sulla spesa pubblica
in maniera drastica — puntano soprattutto
sull’eliminazione dei costi doppi. E naturalmente su quelli che sono ritenuti veri e
propri benefit come le auto blu. I dirigenti e
i direttori dei dipartimenti del Viminale
non potranno più godere della macchina di
servizio, mentre tutti gli uffici distaccati
che attualmente si trovano in palazzi presi
72 52
17
Compagnie
72
Posti e sezioni
di polizia
ferroviaria
ALTRI POSTI DI POLIZIA ELIMINATI DAL TERRITORIO
commissariati
Milano (R.I.P.S.)
Arcore
stradale
di frontiera
Bergamo
Treviglio
Brescia
Iseo e Salò
Montichiari
Bolzano
Bressanone
Merano
Udine
Tolmezzo
Aosta
Aosta
Gorizia
Gorizia
Trieste
Duino
Trieste
Torino
Torino
Venezia
Parma
Parma
Rovigo
Porto Tolle
Ravenna
Savona
Alassio
Finale Ligure
Savona
Faenza e Lugo
di Romagna
Ancona
Osima
Imperia
Sanremo
Ascoli piceno
Amandola
La Spezia
La Spezia
Pescara
Penne
Pescara
Livorno
Roma
Portoferraio
Colleferro, Frascati,
Genzano
Roma (R.I.P.S.)
Pistoia
Pescia
L'Aquila
Castel di Sangro
Perugia
Per L’umbria
Bari
Barletta
Macerata
Porto Recanati
Campobasso
Larino
Sassari
Tempio Pausania
Potenza
Potenza
Nuoro
Di Fonni, Ottana,
Siniscola
Napoli
Napoli (R.I.P.S.)
Napoli
L’allarme
Il sindacato: «Chiudere gli uffici della
polizia informatica metterà presto
in seria difficoltà gli investigatori»
Portogruaro
Reggio Calabria
Salerno
Gioia Tauro
Pausania
Trapani
Marsala
Enna
Nicosia
Ragusa
Vittoria
Messina
Messina
mandata esclusivamente ai ministri competenti che consultano il capo della polizia
e il comandante generale dei carabinieri,
così come i responsabili nazionali dei vigili
del fuoco».
La protesta dei sindacati
Non usa mezzi termini il segretario del
Sap Gianni Tonelli per stigmatizzare quanto sta accadendo e avverte: «La vera finalità
è raccattare qualche denaro per la spending
review allo scopo di compiacere e acquietare il governo affinché non intraprenda processi di riforma che scardinerebbero l’attuale assetto dell’apparato sicurezza, mettendo in discussione e pericolo le posizioni
di rendita e le prospettive di carriera delle
gerarchie interne alle varie forze di polizia.
Tutto questo eliminando uffici strategici
come quelli della informatica, che indaga
su reati Internet, truffe bancarie online, pedopornografia e cyberbullismo». Secondo
il Sap «chiudere gli uffici della polizia informatica in città come Padova, Brescia,
Ferrara, Modena, Prato, Avellino, Catania
metterà in seria difficoltà gli investigatori».
Di tutto questo si parlerà nella riunione
già convocata da Alfano, anche se i margini
di manovra appaiono piuttosto stretti. I
tempi fissati da Palazzo Chigi sono infatti
molto brevi e le indicazioni precise: «Entro
l’estate la riorganizzazione deve essere
completata».
CORRIERE DELLA SERA
Risparmi
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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Casa
La via del comodato d’uso,
così il dirigente pubblico
prova a tenersi l’auto blu
ROMA — Tempo di tagli e tempo di denunce di sprechi. Come
quella sulle auto blu, che Matteo
Renzi vuole vendere su eBay, e
sulle quali ieri il sindacato Ugl ha
mosso delle accuse a proposito
della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione). Di che
si tratta? «Il presidente facente
funzioni della Covip, Rino Tarelli,
— scrive l’Ugl — ha individuato
un metodo infallibile per aggirare
i costi delle auto di servizio: da oltre due anni ha stipulato con la
stessa Covip un contratto di comodato d’uso per l’utilizzo della
propria automobile personale,
Squadre nautiche
della polizia
Sezioni
di polizia
postale
Stazioni
Sedi ancora da individuare
Milano
Polizia postale e ferroviaria
Sono decine e decine i presìdi di Postale e
Ferroviaria che saranno eliminati seguendo il principio di accorpare le risorse e dunque puntare sugli uffici centrali. Nel dettaglio la lista comprende 72 sezioni della Postale, 52 squadre nautiche, 72 sezioni della
Ferroviaria. Ma saranno soppressi anche i
Rips, Reparti di intervento della polizia
stradale di Milano, Roma e Napoli. In tutto
fanno 265 sezioni di polizia, ai quali si aggiungono 7 compagnie e 17 stazioni dell’Arma. Si agisce nelle grandi città, ma anche nei paesi, si tagliano alcuni commissariati importanti come quello di Colleferro e
Frascati, si eliminano anche le squadre a
cavallo.
Sulla polizia i tagli incideranno in maniera più pesante perché il piano di ristrutturazione dei carabinieri era già stato avviato
nel 2005 con la soppressione di 343 reparti,
tra cui 8 compagnie, 47 stazioni, 12 posti di
frontiera, 94 siti navali, 2 entrali operative e
4 centri trasmissione. E soprattutto perché,
come risulta ufficialmente dalle relazioni
trasmesse proprio in questi giorni a Palazzo Chigi, il riordino ha consentito di recuperare circa 10.600 uomini. Forze necessarie visto che polizia e carabinieri da tempo
subiscono il blocco del turn over e dunque
non hanno personale giovane da poter impiegare.
POLIZIA
in affitto dovranno essere spostati nelle caserme dismesse o comunque negli immobili del Demanio. Nuove regole anche per
quanto riguarda gli acquisti. La decisione è
quella di comprare mezzi e apparecchiature
in un unico blocco in modo da poter accedere alle agevolazioni previste in casi del
genere. L’esempio più calzante riguarda le
auto di servizio: il cambio del parco macchine dovrà avvenire attraverso un unico
investimento per polizia, carabinieri e
Guardia di Finanza proprio per poter razionalizzare l’impiego dei fondi.
Si tratta di linee guida ribadite durante la
riunione che si è svolta due giorni fa a Palazzo Chigi. «Non c’è alcuna volontà di far
scendere il livello di sicurezza — chiarisce
il sottosegretario all’Interno Giampiero
Bocci — ma soltanto di eliminare gli sprechi e le sovrapposizioni. Non a caso questo
piano è frutto di un lavoro coordinato tra le
varie forze di polizia che ha come obiettivo
primario quello di razionalizzare, certamente non di effettuare tagli indiscriminati. Infatti l’operatività del progetto è de-
aggirando così le restrizioni imposte dagli ultimi governi». Sempre secondo quanto riporta il sindacalista Antonio Scolletta dell’Ugl, «la Covip, secondo i termini
contrattuali, provvede con i propri fondi, o meglio, con i soldi dei
lavoratori aderenti ai fondi pen-
Denuncia
L’Ugl attacca i vertici della
Covip: troppi escamotage
per tenersi il privilegio
dell’auto a disposizione
sione, a tutte le spese necessarie
per il mantenimento di un’automobile di proprietà del presidente: dal carburante all’assicurazione, dai tagliandi alle tasse automobilistiche, fino al lavaggio del
veicolo che avviene puntualmente, due volte a settimana».
«Per avere il quadro completo
della situazione, occorre inoltre
precisare che, quando fu stipulato il contratto di comodato d’uso
dell’auto personale del presidente Tarelli, la Covip già disponeva
di un’auto di servizio a noleggio.
Si potrebbe supporre — conclude
il sindacalista — che per tre commissari sia necessario avere due
auto a disposizione, ma fino ad
oggi Tarelli è stato l’unico membro della Commissione in carica.
Se la matematica non è un’opinione...».
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Dai costruttori ai proprietari
riforma del catasto
nel mirino di 14 associazioni
MILANO — Quattordici associazioni che operano nel settore
immobiliare si sono «alleate» per
monitorare gli sviluppi della riforma del catasto, in vista dell’arrivo dei decreti attuativi. Ieri Abi,
Ance, Ania, Casartigiani, Cia, Cna,
Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio,
Confedilizia, Confesercenti, Confindustria e Fiaip si sono riunite a
Roma nella sede di Confedilizia. E
hanno deciso di portare avanti
una sorta di vigilanza ombra sulla
riforma del catasto. Il primo passo
sarà la raccolta dei dati dei valori
delle compravendite e dei canoni
delle locazioni nel triennio 20112013. Si tratta delle informazioni
base da cui anche l’Agenzia delle
Entrate dovrà partire per attribuire a ciascuna unità immobiliare
un valore patrimoniale e una rendita. L’intenzione delle 14 organizzazioni è confrontare i propri
Confronto
Le associazioni del
mattone incontreranno
mercoledì il direttore
dell’Agenzia delle Entrate
valori con quelli scelti a riferimento dall’Agenzia delle Entrate.
Il coordinamento dei 14 ha già
fissato in agenda per mercoledì
prossimo un incontro con il direttore dell’Agenzia delle Entrate,
Attilio Befera. «Finché non sarà
svelato l’algoritmo alla base dei
calcoli non sarà possibile definire
rendite e valori patrimoniali»,
constata Corrado Sforza Fogliani,
presidente di Confedilizia, associazione dei proprietari immobiliari capofila del raggruppamento. «Certo è importante che i valori immobiliari di partenza rispecchino davvero il mercato»,
continua Fogliani. Rapido nel
punzecchiare l’Agenzia delle Entrate: «Quelli dell’osservatorio sul
mercato immobiliare dell’Agenzia spesso sono il triplo delle
somme battute alle aste».
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6
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Occupazione Le misure
Lavoro flessibile e apprendistato, sindacati divisi
Camusso: via il decreto, in cambio discutiamo di contratto unico. Alfano: no ai diktat Cgil
La giornata
del freelance:
le partite Iva
si contano
Riconoscimento, rappresentanza, senz’altro. Ma anche relazioni,
sinergie, qualcuno — ricorrendo al
lessico anglosassone — parla di
network. Ieri Torino ha ospitato la
giornata del freelance: copywriter,
sviluppatori, traduttori, comunicatori, creativi, grafici, designer,
giornalisti si sono dati appuntamento in uno spazio coworking
(ToolBox) per gridare tutto il loro
disappunto al Jobs Act renziano accusato di dimenticare il popolo
delle professioni (e delle partite
Iva). «Bancomat del Paese», è
l’espressione cara ad Anna Soru,
presidente di Acta, l’associazione
che finora ha rappresentato a pieno
titolo i professionisti della conoscenza e che ha partecipato ieri al
ciclo di seminari e incontri organizzati in un ex capannone industriale rimesso totalmente a nuovo.
In una società che veleggia verso
l’economia dei servizi gli knowledge workers sono sempre di più ma
si sentono vittime di un mercato
del lavoro che non li contempla se
non quando c’è da versare il temutissimo contributo alla gestione separata Inps (l’aliquota per chi non è
iscritto ad alcun ordine è fissata al
27%, una soglia considerata troppo
alta per chi stenta a far decollare il
proprio giro d’affari). Spiega Aure-
725
mila
circa gli
autonomi
della
conoscenza
lio Balestra, fondatore di ToolBox
che freelance «non si nasce, ma si
diventa» (per necessità) ma è difficile mettere a disposizione di
chiunque le informazioni necessarie per essere un lavoratore autonomo. Da qui il boom dei
coworking (gli spazi condivisi) che
consentono di abbattere i costi e a
loro modo rappresentano embrionali forme di condivisione della
conoscenza. Da Acta auspicano
«soluzioni normative che consentano l’aggregazione temporanea
tra professionisti sul modello delle
reti d’impresa». Nell’attesa di superare la vacatio legislativa il popolo dei professionisti ad alto valore aggiunto (sono quasi tutti giovani, laureati, poliglotti, spesso
collaboratori a progetto) ha fatto
registrare il tutto esaurito per la lezione numero uno: come aprire
una partita Iva. Meglio, se con il regime dei minimi, l’inquadramento
fiscale agevolato che prevede
un’imposta unica sostitutiva del
5% e l’esenzione dall’Iva. Cose concrete, operative. Per smarcarsi dalla
disoccupazione dilagante provando a recitare il ruolo di imprenditore di se stessi. Il prossimo passo è
perfettamente rappresentato da
una diapositiva diffusa ieri da Acta
che recitava così: «Ottenere di essere riconosciuti come lavoratori,
non venditori di servizi». Già, lavoratori.
Fabio Savelli
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ROMA — Si svolgerà in luglio
il prossimo vertice tra i leader
europei sulla disoccupazione
giovanile. Dopo Berlino e Parigi
toccherà a Roma ospitare il confronto già previsto nell’agenda
del precedente governo Letta.
«Noi siamo messi peggio sul
fronte della disoccupazione
giovanile», ha affermato ieri il
presidente del Consiglio Matteo
Renzi, al termine dell’incontro
nella capitale francese con il
presidente François Hollande.
«Il pacchetto di riforme dovrà
vedere un passo significativo»,
ha aggiunto con uno sguardo a
Roma, dove il primo dei provvedimenti sul lavoro, quello che
ridisegna le regole sui contratti
a termine e sull’apprendistato,
sta però suscitando tensioni nel
sindacato e in parlamento dove
si preannuncia aria di bufera.
Il decreto arriverà domani al
Quirinale per la firma del presidente della Repubblica. Sul
provvedimento per ora non si
arretra, come aveva chiesto venerdì la leader della Cgil, Susanna Camusso, dicendosi disponibile in cambio «a discutere» di
un contratto unico. «Il governo
non torna indietro. Non possiamo accettare i diktat della Cgil»,
ha scritto su Twitter il ministro
dell’Interno Angelino Alfano
(Ncd). Camusso non si arrende:
«Il decreto andrà in parlamento
e proveremo a cambiarlo come
si fa nella normale attività sindacale e nella dialettica tra le
Il governo
Al Quirinale
Il pacchetto
lavoro arriverà
domani
al Colle
parti» ha detto, aggiungendo
che i primi provvedimenti del
governo Renzi sulla materia
«sembrano contraddittori rispetto agli annunci che erano
stati fatti, che parlavano di tutela del lavoro e di fiducia per i
giovani: si sta determinando,
invece, un cumulo di situazioni
precarie». A Camusso ribatte,
tornando a differenziare il percorso dopo mesi di cammino
unitario, il leader della Cisl, Raf-
faele Bonanni. Meno preoccupato della collega per la prospettiva di congelamento della
concertazione («Ce ne faremo
una ragione» dice), Bonanni
critica «il furore ideologico»
della Cgil. Le misure del governo, ha insistito ieri, «assicurano
ai contratti a termine gli stessi
salari, le stesse tutele previdenziali, gli stessi diritti sindacali
dei contratti a tempo indeterminato. Meglio un contratto a
termine pagato di più e tutelato
che la disoccupazione e l’inedia
per migliaia di giovani». Senza
contare che «moltissimi contratti a termine statisticamente
si trasformano a tempo indeterminato, con gli accordi sindacali e perché le aziende non vogliono perdere le professionalità acquisite dai lavoratori». Se
battaglia ci deve essere, preferiamo farla, ha aggiunto, sulle
«vere forme-pirata di lavoro: le
D’ARCO
A Torino
I numeri del piano Renzi
Sblocco del pagamento
dei debiti della Pa
-10%
Taglio dell’Irap
alle aziende
(dal 1 maggio)
22 miliardi
già pagati
3,5 miliardi
Piano per le scuole
1,5 miliardi
1,7 miliardi
per corsi di formazione
e caccia al primo
impiego per gli under
29 (dal 1° maggio)
Rendite finanziarie:
rimodulazione
della tassa
68 miliardi
entro luglio
2014
Garanzia Giovani
1,2
miliardi
26%
dal 20%
al
credito d’imposta per
i ricercatori in tre anni
(dal 1 maggio)
Tutela del territorio
(dal 1 aprile)
-10%
IRPEF
Revisione
dell’Aspi
Semplificazione
apprendistato
e contratti
a termine
più facili
Costo dell’energia
per le imprese
(dal 1 maggio)
1.000 euro
500 milioni
netti all’anno a chi ne
guadagna meno di
1.500 (dal 1° maggio)
di euro, il fondo
per le imprese sociali
(dal 1° giugno)
in
6 mesi
nuovo codice
del lavoro e assegno
universale di disoccupazione
3 miliardi
Sblocco dai fondi
europei, dai fondi
di coesione
e dalla Pac (politica
agricola comune)
false partite Iva, i co.co.pro. e gli
associati in partecipazione che
non danno alcuna tutela».
Ma non c’è solo il sindacato.
Sulle misure sui contratti a termine, che prevedono la possibilità di applicarli senza causale
con un massimo di otto proroghe in tre anni fino al 20% del
personale dipendente, ieri si sono cominciate a delineare le
contrapposizioni sul fronte politico. E se l’ex ministro Mauri-
Differenze
Bonanni critica la Cgil:
«Meglio un contratto a
termine ben pagato
che la disoccupazione»
zio Sacconi, presidente dei senatori di Ncd, ha giudicato il decreto «un elemento decisivo in
sé e per la nuova prospettiva
che apre» e ha avvertito che
«l’esame parlamentare, al di là
degli aggiustamenti al margine,
dovrà confermare questa impostazione, pena la tenuta della
maggioranza», Cesare Damiano,presidente della commissione Lavoro della Camera, ha invece insistito, come Camusso,
sulla possibilità di modificare il
decreto in parlamento: «La filosofia del prendere o lasciare non
sta scritta da nessuna parte».
Stefania Tamburello
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«Le rendite finanziarie? Un livello di imposizione accettabile. Tobin tax? Un intervento da inquadrare in un contesto europeo»
Casero: più detrazioni per i figli
e meno tasse per gli autonomi
Il viceministro: la rivoluzione fiscale non finirà
con i primi 80 euro nelle buste paga di maggio
ROMA — «La rivoluzione fiscale non
finirà a maggio e non riguarderà solo i
lavoratori dipendenti. Proprio nel mese
in cui i primi 80 euro entreranno nelle
buste paga, attueremo quella parte della
delega fiscale che consentirà ai lavoratori autonomi a basso reddito di pagare
meno tasse e di farlo in maniera più
semplificata. Mentre per le famiglie cercheremo di introdurre maggiori detrazioni sui figli».
Luigi Casero, viceministro dell’Economia, come già nel governo Letta, anticipa alcuni passaggi della riforma fiscale che il premier Matteo Renzi ha fissato al mese di maggio. E lo fa con un
occhio a quella che è una parte della platea elettorale di Ncd: i lavoratori autonomi.
Di quali novità sta parlando?
«Prima mi faccia dire che non è banale che il governo abbia trovato le risorse
per tagliare del 10% l’Irap mentre fa una
manovra da 10 miliardi sull’Irpef. Ma
per i lavoratori autonomi e le imprese
molto piccole non finisce qui. Pensando
alle fasce di reddito più basse, che più o
meno corrispondono a quelle che trarranno vantaggio dalle detrazioni Irpef,
la delega fiscale prevede un alleggerimento sia in termini di maggiore semplificazione degli adempimenti, sia in
termini di forfettizzazione di quanto dovrebbero versare».
Qui però non ci sono buste paga ma
redditi dichiarati, non c’è il rischio che
qualcuno sia tentato di dichiarare meno per approfittare delle agevolazioni?
«Il rischio c’è. Opereremo in modo
tale da evitarlo. Non è che questo gover-
no abbia allentato la presa sull’evasione
fiscale».
No?
«No. Il fatto che non abbiamo indicato obiettivi non vuol dire che non ne abbiamo. Ma lei sa bene che gli introiti
dell’evasione non possono essere adoperati prima che vengano quantificati.
Dopodiché sono essenziali per le entrate dello Stato».
Intanto state tentando di tagliare la
spesa. Non capiamo di quanto: 3, 5, 7
miliardi?
«Tutto quello che riusciremo a fare
quest’anno: non porrei limiti. Ci stiamo
muovendo a grande velocità e i primi
❜❜
Punto di partenza
Questa manovra parte
da una situazione
finanziaria positiva
grazie al calo dello spread
❜❜
Nuovi obiettivi
Entro i primi di giugno
contiamo di varare
un disegno di legge sulla
«voluntary disclosure»
interventi ci saranno molto presto».
La velocità sembra essere la caratteristica di questo governo. Al punto che
provvedimenti ancora non scritti vengono comunicati anche alle cancellerie straniere. Anche a lei sembrano
oziosi i discorsi sulle coperture?
«Le coperture ci sono e in abbondanza, come ha detto il premier, che le ha
elencate. Se vuole gliele ripeto».
No, mi dica quali di quelle elencate
saranno adoperate.
«Il quadro sarà completo quando sarà conclusa la verifica puntuale di tutte
le possibilità».
Entro maggio, quando i soldi dovranno essere in busta paga?
«Abbiamo preso l’impegno di maggio e lo rispetteremo».
Quando parla di verifica a cosa si riferisce?
«Questa manovra parte da una situazione finanziaria positiva prodotta dagli
ultimi governi che ha portato lo spread
sotto i 200 punti, con effetti positivi sugli interessi, e ha raggiunto l’obiettivo
prestabilito del rapporto deficit/Pil sotto
il 3%. Abbiamo guadagnato una buona
credibilità finanziaria a livello internazionale, adesso esiste l’esigenza di fare
un intervento forte sulla domanda interna per dare slancio all’economia. Il
nostro intento è mantenere gli impegni:
tagliare al massimo la spesa e non superare il tetto del 3%, ma muoverci entro
questi limiti, cercando però di uscire
dalla crisi, di questo stiamo parlando».
Ammetterà che il metodo è cambiato rispetto al governo Letta.
«Le ho appena detto che proprio il
Chi è
Gli incarichi
Lombardo di
Legnano, classe
‘58, Luigi Casero
ha seguito
Angelino Alfano
nel Nuovo
centrodestra. Già
sottosegretario
all’Economia e alle
Finanze con il
governo
Berlusconi dal
2008 al 2011,
oggi è
viceministro
dell’Economia.
Ruolo che
ricopriva già nel
governo Letta
Il curriculum
Formazione laica,
commercialista,
bocconiano con
specializzazione in
finanza aziendale.
È entrato in Forza
Italia fin dalla
fondazione , nel
‘94. Il primo
incarico nel
comune di Milano
come assessore al
Bilancio
percorso fatto sin qui ci consente di agire in questo modo».
Parliamo degli altri provvedimenti.
L’intervento sulle rendite finanziarie
non rischia di scoraggiare forme di investimento cui molti erano ricorsi anche dopo la stangata sul mattone?
«Non mi pare proprio. È un livello di
imposizione accettabile considerando
che ci aspettiamo dal complesso della
manovra un effetto incrementale sul Pil
che dovrebbe azzerare l’effetto della
maggiore tassazione».
Sulla Tobin tax farete degli interventi?
«Per ora ne verifichiamo gli effetti ai
fini del gettito ma è una tassazione che
andrebbe inquadrata in un contesto europeo. Il nostro intento durante il semestre europeo di
presidenza italiana sarà proprio quello di
dare un maggiore impulso
a una fiscalità
comune».
A proposito
di Europa, il
commissario
Tajani critica
la scelta del
disegno di legge per i pagamenti della
Pubblica amministrazione.
«Non ha da preoccuparsi: se c’è un
impegno comune a andare spediti in
Parlamento, così come è stato per la delega fiscale che ha accelerato sotto il governo Letta, i tempi non saranno lunghi.
Intanto la fatturazione elettronica parte
a giugno: un bel passo in avanti».
La voluntary disclosure per il rientro dei capitali resta tra le misure di
questo governo?
«Certo, abbiamo ritirato il decreto
proprio perché stava per scadere e non
avremmo potuto reiterarlo. Adesso è già
un nuovo disegno di legge che contiamo di approvare entro i primi di giugno».
Antonella Baccaro
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Il governo La visita
L’asse di Parigi tra Renzi e Hollande
per un’Europa senza austerity
Scambi di complimenti e intesa su crescita e lavoro
Il premier: non ci sarà lo sforamento del 3% di deficit
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
L’agenda
L’invito in Francia
del presidente
Ieri il premier Matteo
Renzi ha incontrato
all’Eliseo il presidente
francese François
Hollande. A Parigi Renzi
ha ribadito la posizione,
già più volte espressa in
Italia, assunta dal suo
esecutivo: pur senza
alcuna intenzione di
voler sforare gli
impegni di bilancio
presi in Europa, è
necessario rivedere le
politiche europee.
Meno austerity, è la
linea, per rilanciare
sviluppo e crescita
Domani a Berlino
l’incontro con Merkel
Un appuntamento chiave,
in questa settimana di
incontri internazionali, è
quello di domani a
Berlino: il premier italiano
vedrà Angela Merkel. Alla
cancelliera tedesca Renzi
esporrà le misure
previste per rilanciare
il lavoro e l’occupazione.
Venerdì il portavoce di
Merkel ha detto:
«Il governo tedesco è
consapevole
dell’ambizioso piano di
riforme dell’esecutivo
Renzi»
Giovedì a Bruxelles
per vedere Barroso
Giovedì 20 Renzi
incontrerà a Bruxelles,
prima dell’inizio del
Consiglio Ue, il
presidente della
Commissione europea
José Manuel Barroso,
con il quale saranno
nuovamente sul tavolo
gli impegni italiani nei
confronti dell’Unione.
Barroso potrebbe
essere un prezioso
alleato di Renzi per una
politica alternativa
all’austerità a tutti i
costi
La prima volta
al Consiglio europeo
Il premier si fermerà a
Bruxelles per il
Consiglio europeo
(giovedì e venerdì).
All’ordine del giorno i
programmi di «stabilità
e convergenza» degli
Stati membri «e i loro
programmi nazionali di
riforma 2014». Il
Consiglio affronterà
anche la questione
ucraina e farà il punto
sullo stato dei
preparativi del
prossimo vertice
Ue-Africa
PARIGI — Si sono baciati davanti agli scalini dell’Eliseo,
François Hollande ha fatto i
complimenti a Matteo Renzi
per la cravatta, «di Gucci», ha
precisato il presidente del Consiglio, omaggio alla tradizione
fiorentina del marchio e ai capitali francesi che lo detengono
(il gruppo Kering di François
Pinault).
Il primo incontro bilaterale
di Renzi all’estero è stato, tra
molte ed esibite cordialità, un
inno all’amicizia italo-francese:
clima piuttosto consueto da
quando Nicolas Sarkozy ha lasciato l’Eliseo e François Hollande ha preso il suo posto. Ma
stavolta potrebbe esserci qualcosa di più.
Renzi ha scelto la Francia e
Hollande per lanciare il suo invito a una svolta in Europa: «Le
relazioni tra Italia e Francia sono davvero eccellenti e lavoreremo insieme, in modo molto
efficace, per l’interesse dei nostri due Paesi ma anche perché
noi dobbiamo cambiare l’Europa insieme». Il presidente del
Consiglio italiano ha pronunciato queste parole nella lingua
di Molière, senza lasciarsi intimorire dal precedente di Enrico
Letta che all’Eliseo aveva impressionato con un francese
impeccabile. Hollande ha sostenuto Renzi ringraziandolo
per lo sforzo linguistico, sottolineando che «Matteo arriva in
un momento fondamentale».
E questa in effetti è la circostanza decisiva: di «asse ItaliaFrancia per la crescita e il lavoro» in opposizione all’ortodossia budgetaria della Germania
si parla dall’elezione di Hollande, maggio 2012. Ci hanno già
provato, in modo più o meno
aperto, Mario Monti e Enrico
Letta (Hollande ha tenuto a rendere omaggio a entrambi), con
scarsi risultati. Perché stavolta
dovrebbe essere diverso?
Il momento, appunto. A
Il confronto
Italia
Francia
La crescita (Pil)
previsione
4
2
+0,2
0
-2
-1,8
2005
2006
2007
2008
2009
Deficit/Pil
2010
2011
2012
3%
(dati 2013)
2013
-4
2014
2015
4,1%
Disoccupazione giovanile (sotto i 25 anni, tasso %)
38,4
26,1
41,7
41,5
-6
41,7
50
42,4
40
25,2
25,5
25,6
25,4
Disoccupazione (tasso %)
11,8
12,5
12,8
12,7
12,9
10,8
10,8
10,8
10,8
10,9
gennaio
ottobre
novembre
dicembre
gennaio
2013
Fonte: Fmi, Istat, Eurostat
30
20
10
2014
CORRIERE DELLA SERA
maggio ci sono le elezioni europee che porteranno a un nuovo
Parlamento di Strasburgo e poi
a una nuova Commissione, e a
luglio comincia il semestre di
presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
I due Paesi affrontano questi
momenti cruciali in condizioni
non troppo dissimili — disoccupazione, deficit pesante, crisi
di competitività e di produzione industriale — e sia Hollande
sia Renzi hanno presentato piani di rilancio delle economie
nazionali che vanno nella stessa
direzione. «Patto di responsabilità» promosso in Francia da
Hollande (30 miliardi di sgravi
fiscali alle aziende, finanziati
dal taglio alla spesa pubblica, in
cambio di assunzioni), «dieci
miliardi a 10 milioni di lavoratori» annunciato in Italia da
Renzi. Hollande ha messo in
evidenza i «numerosi punti in
comune» tra i due progetti, citando «lo sforzo sulla competitività delle nostre due economie, sulle strutture politiche e
amministrative, la giustizia fiscale, e un modello sociale da
salvare ma che deve evolversi».
Quello di ieri all’Eliseo è stato il primo incontro di una strana coppia: Hollande, 59 anni, è
un puro prodotto dell’apparato
del partito socialista, da lui governato per un decennio, ed è
noto per lo stile attendista, allergico agli strappi, in perenne
ricerca del consenso. Renzi, di
vent’anni più giovane, ha stupito i francesi per la determinazione con la quale ha estromesso Letta da Palazzo Chigi, giocando tutto sulla rottura e la velocità. Nelle prossime
settimane i due leader cercheranno — Renzi lo farà già do-
mani con Angela Merkel — di
convincere Berlino e Bruxelles a
concedere quel che finora hanno rifiutato: «Rigore sì ma a
lungo termine, sul breve bisogna tenere conto delle emergenze dei singoli Paesi».
In ogni caso la soglia del 3
per cento — definita da Renzi in
passato «patto di stupidità» —
non si tocca.. «Non ci sarà nessuno sforamento del tetto del
tre per cento — ha detto il presidente del Consiglio italiano
—, ma cambieremo il patto interno per consentire ai nostri figli di avere scuole degne di
questo nome». «Abbiamo un
obiettivo politico comune con
la P maiuscola — ha aggiunto
Renzi —: dire ai cittadini sfidu-
Made in Italy
Il presidente indica la
cravatta dell’ospite:
«Gucci», la risposta. Casa
italiana in mani francesi
ciati che l’Europa è il luogo della più grande scommessa politica. Potremo avere più euro in
tasca solo se avremo più Europa nelle nostre istituzioni».
Renzi ha invocato la riduzione dello «spread non economico-finanziario, ma tra cittadini
ed istituzioni europee»; ma al
di là dei proclami, la Francia
sembra pronta a collaborare
con l’Italia più sull’economia
che su una nuova architettura
europea: la vittoria del «no» al
referendum sulla Costituzione
Ue del 2005 brucia ancora.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
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La moglie
E Agnese al debutto
va a vedere Van Gogh
al Musée d’Orsay
DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI — La prima volta di Agnese come première dame, abito
primaverile e giacca nera, ha i colori fiammeggianti di Van
Gogh, il giallo delle spighe di grano e il blu della notte stellata.
Ma al suo debutto sul palcoscenico internazionale la moglie di
Matteo Renzi si ritrova a interpretare un ruolo da comparsa:
arriva e riparte in sordina, senza nemmeno metter piede
All’Eliseo Il presidente francese François Hollande, 59 anni, e il premier Matteo Renzi, 39
Il Quirinale A Cassino: mai più guerre
Napolitano e la crisi:
per superarla
la Ue è la via maestra
Il premier comincia una delicata
missione tra Parigi, Berlino, Bruxelles
e nella tappa dell’Eliseo annuncia un
patto con François Hollande «per
cambiare l’Europa», partendo da
«un’intesa sulle priorità a lavoro e crescita» e garantendo comunque che
Roma «non sforerà il tetto del tre per
cento». E il capo dello Stato lo fiancheggia da Cassino con un’esortazione
a tenere la barra sulla rotta di sempre
perché «l’Unione Europea rimane la
via maestra per progredire» e, sì, anche per «prevenire e superare crisi come quella in cui da oltre cinque anni ci
dibattiamo». Sono due letture parallele, e complementari, per capire il senso
della prova del fuoco in cui è impegnata l’Italia: costruire «un piano di riforme ambizioso» (come l’ha definito
Angela Merkel, in attesa di conoscere i
dettagli) e, al tempo stesso, convincere
l’Ue ad accompagnare la nostra ansia
di svolta mutando strategia in modo
da «ridurre lo spread, tra i cittadini e la
tecnocrazia delle istituzioni comunitarie» (come ha detto Matteo Renzi).
Una sfida da affrontare con determinazione e, insieme, con cautela. Nella
quale Giorgio Napolitano condivide
l’impianto messo a punto da Palazzo
Chigi e perfezionato nella colazione di
lavoro di venerdì al Quirinale. Del re-
Come nel 1993
Il presidente ricorda la visita
del 1993 ai luoghi del
bombardamento: anche allora
si parlava di legge elettorale
sto, che molto debba cambiare nell’Ue,
il presidente della Repubblica lo aveva
spiegato già venti giorni fa, davanti al
Parlamento di Strasburgo, motivando
la sempre più dilagante “sfiducia e rifiuto” verso il disegno europeo proprio
con il «peggioramento delle condizioni di vita» causato dal protrarsi della
crisi. Così, non a caso aveva proposto il
rilancio di una strategia di «integrazione differenziata», corroborata da
«regole forti di coordinamento delle
politiche economiche nazionali, in
maniera da assicurare coesione tra le
economie degli Stati membri». Arrivando infine a sollecitare «maggiore
attenzione per le effettive condizioni
di sostenibilità del debito di ciascun
Paese e sufficiente apertura su modi e
tempi dell’ulteriore riequilibrio finanziario». Ciò che era parso quasi una richiesta di allentare — a determinate
condizioni e per specifici interventi —
l’arcigna tenaglia del tre per cento nel
rapporto deficit-Pil.
Sollecitazioni che il Quirinale ha
messo agli atti e che si possono dare
per sottintese nei brevi cenni che il capo dello Stato si è concesso ieri, a margine delle celebrazioni per i settant’anni della distruzione della città di Cassino e della sua famosa abbazia durante i
terribili mesi in cui gli alleati cercarono di aprirsi una strada da Sud per superare la linea Gustav e liberare Roma.
Un appuntamento durante il quale Na-
(Ap)
La vicenda
La storia
Cassino fu teatro durante la Seconda
guerra mondiale di una aspra battaglia. Il
15 marzo 1944, i bombardieri alleati (che
combattevano i nazisti) rasero al suolo la
cittadina, già gravemente danneggiata dai
combattimenti. Furono sganciate 1.250
tonnellate di bombe sull’abitato
La commemorazione
Ieri Giorgio Napolitano ha preso parte alla
commemorazione (in alto, foto Ansa): «La
lezione principale è quella della ferocia e
della innegabile irrazionalità della guerra»
politano si è più volte commosso, ricordando le 30 mila vittime dei bombardamenti e «la lezione della ferocia e
dell’innegabile irrazionalità della
guerra». Da un conflitto all’altro, la lezione impartitaci dalla storia ed evocata dal presidente non sembra ancora
compresa. Non riusciamo a risolvere il
rebus dello scontro in Ucraina, mentre
«resta aperta, non lontana dai confini
dell’Europa, la sanguinosa ferita della
guerra in Siria, con ricadute pericolose
e di milioni di profughi nei Paesi vicini».
Tensioni che fanno apparire poca
cosa, anche se poca
cosa poi non è, certe
questioni sulle quali la politica interna
si dilania da tempo
senza costrutto. Come le regole per il
voto. Rammenta
Napolitano, incontrando la giunta comunale: «L’ultima
volta che venni qui a Cassino ero presidente della Camera, e anche allora ci
stavamo occupando di legge elettorale… sono problemi che ritornano». Un
amarcord dal sapore tra l’amaro e
l’esorcistico, che ci riporta al 1993.
Cioè alla bellezza di ventuno anni fa.
Marzio Breda
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Primo Piano
9
❜❜
Renzi
Non credo
ci sia bisogno
di convincere
Hollande
a cambiare
verso. Credo
che ci sia
condivisione
sul fatto che
vincoli e
limiti vanno
rispettati ma
compito della
nuova Europa
è ridurre
lo spread
tra cittadini
ed istituzioni
europee
L’incontro Domani da Merkel con la maglia firmata di Gomez
Le riforme sul tavolo
Poi la chiacchierata
su Caterina de’ Medici
DALLA NOSTRA INVIATA
❜❜
Hollande
Dobbiamo
fare delle
riforme.
Queste
riforme
hanno molti
punti in
comune:
nello sforzo
profuso
per
garantire la
competitività, in quello
per la
giustizia
fiscale e
per ridurre
il costo
del lavoro
all’Eliseo. Una manciata di ore appena trascorse in compagnia di
Giada Magliano, moglie dell’ambasciatore italiano. La presenza
della signora Landini Renzi nella capitale francese dice quanto il
capo del governo tenesse all’invito di Hollande, la cui situazione
sentimentale ha però consigliato al cerimoniale di casa nostra di
organizzarle una visita privata, lontano dal palazzo
presidenziale. Agnese e madame Magliano arrivano al Museo
d’Orsay quasi nell’anonimato negli stessi minuti in cui il
picchetto d’onore fa gli onori militari a Renzi, approdato alle
12.35 all’Eliseo. Toccata e fuga scandite dalla visita
all’esposizione «Il suicida della società», 55 capolavori di
Vincent Van Gogh visti con gli occhi del commediografo e
regista francese Antonin Artaud. Tra i dipinti in mostra, «Campo
di grano con corvi» e «Notte stellata sul Rodano». Durante la
visita al museo progettato da Gae Aulenti e il pranzo nella sede
dell’ambasciata italiana, Hotel de la Rochefoucauld, le due
donne hanno parlato di arte, ma soprattutto dei rispettivi figli.
Agnese e Matteo ne hanno tre e per passare più tempo possibile
con loro, ora che il padre è «recluso» a Palazzo Chigi, lei ha
preso l’aspettativa dall’Educandato Santissima Annunziata di
Firenze, dove insegna italiano e latino. «Fate conto che io non
esista» disse quando il marito conquistò Palazzo Vecchio a
Firenze, «non voglio che siano i figli del sindaco». Ma chissà
che, ora che il marito è diventato premier, la schiva e riservata
«Agne» non si lasci prendere dal fascino degli impegni
istituzionali. Se invece sceglierà di confermare la scelta del
basso profilo dovrà vedersela, per così dire, con le mogli che
l’hanno preceduta. Flavia Franzoni Prodi non aveva imbarazzo
alcuno a farsi fotografare con le buste del fruttivendolo in mano
e anche Elsa Monti amava poco o nulla le occasioni ufficiali.
M. Gu.
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PARIGI — Se mai un pizzico di parigina diffidenza ha preceduto la visita di Matteo Renzi all’Eliseo, l’incontro tra il presidente francese e il capo del governo italiano è servito a convertirla in
curiosità, fiducia e simpatia. Dopo il pranzo, durante la pausa caffé, la conversazione è andata a
parare sulla fiorentina Caterina de’ Medici, la
mecenate e regina di Francia, nata nel 1519, che fu
addestrata sin da piccola all’arte della politica.
Un’ora di colloquio, il doppio del previsto, di
cui una buona metà senza interpreti e senza testimoni: «Caro Matteo, caro François». E a sera il
premier tira le somme soddisfatto: «Clima molto
positivo, si è creata una connessione. Ci siamo capiti». Per dire se è nato un asse anti-tecnocrati e
anti-austerity in grado di influenzare le politiche
dell’Europa nei mesi cruciali della campagna elettorale ci vorrà la prova dei fatti, ma intanto Renzi,
che secondo Le Monde ha battuto in comunicazione «il suo maestro Berlusconi», è riuscito a far colpo e a gettar le basi di un’intesa che rafforza entrambi. Un Hollande in difficoltà e senza gli orpelli
della grandeur ha trovato in Renzi una sponda
preziosa. La promessa solenne è «lavoreremo assieme per costruire un’altra Europa», un impegno
che i due rinsalderanno «concertando ogni mossa, prima dei summit europei».
Superato il pre-esame di Parigi, domani il premier arriverà a Berlino, passaggio chiave del suo
tour europeo. «Niente ansie da prestazione e nessun berretto in mano», ha promesso ai suoi. In valigia Renzi ha già infilato la maglia numero 33 di
Mario Gomez autografata «con simpatia per Angela Merkel» dall’attaccante tedesco della Fiorentina. Ma forse il bagaglio non è ancora pieno come
Renzi sperava. Il presidente francese, come il nostro capo del governo, ha molto insistito sul rispetto dei parametri europei, ma non ha offerto
margini alla possibilità di futuri sfondamenti del
tetto. E se la Francia ha sforato, Hollande non ha
mancato di sottolineare come il debito di Parigi sia
ben più basso di quello di Roma... «L’unica cosa
che ti posso dire in merito a quanto va fatto è quel
che non va fatto», è il consiglio da fratello maggiore che Hollande ha dispensato all’ospite con un
sorriso eloquente.
Sulla necessità di cambiare in futuro le regole
auree del Patto di stabilità sono d’accordo entrambi, ma alla fine del vertice anche Renzi si è convinto che non sia il caso di ingaggiare (adesso) alcun
braccio di ferro con i «tedeschi». Finché i numeri
delle rispettive economie non torneranno a posto,
Italia e Francia rispetteranno i «diktat» di Bruxelles. E anche sull’ormai famoso 0,4 di margine tra il
2,6% e il tetto del 3% di deficit, circa sei miliardi indispensabili per «coprire» le riforme, Hollande ha
consigliato prudenza. «Ha capito il problema, senza stopparlo e senza incoraggiarlo», sintetizza una
fonte diplomatica. D’altronde la Francia è in procedura per deficit eccessivo. E l’Italia, che ne è
uscita da poco, per ottenere un allentamento dei
cordoni della borsa deve incassare prima il via libera dell’Europa, poi quello del Parlamento italiano. Hollande, che lo aspettava con ansia dopo aver
letto i titoli delle riforme «choc» messe in agenda
da Renzi, ha mostrato un genuino interesse verso
il capo del più grande partito di centrosinistra in
Europa, appena entrato nel Pse. Il presidente francese è rimasto colpito dalla «cura Renzi» fino a lasciar trapelare in conferenza stampa un filo di ge-
La gaffe dell’Eliseo
«Matteo Renzi inizia la sua carriera politica in
seno al Ppi (partito uscito dal Psi di Bettino
Craxi)». È quanto si legge nella breve nota
biografica del presidente del Consiglio italiano
consegnata ai giornalisti dall’ufficio stampa
dell’Eliseo
losia per le misure di sinistra che l’ex sindaco ha
annunciato. E anche se Hollande ha voluto rendere pubblicamente omaggio a Monti e Letta, l’empatia con Renzi è forte e la prima prova può dirsi
superata.
Durante il pranzo Hollande ha mostrato una incredibile conoscenza della situazione italiana, ha
chiesto a Renzi della situazione giudiziaria di Berlusconi, dei litigi nella lista Tsipras, della riforma
elettorale e di quella costituzionale e persino di
Alfano, della Lega e di Grillo. E soprattutto ha voluto capire cosa bolle nel pentolone di Renzi, tra
jobs act e riduzione delle tasse. Rientrato in Italia
nel tardo pomeriggio, a sera Renzi si è presentato
a sorpresa al comitato elettorale del renziano che
ha indicato come prossimo sindaco: «Non vivete
di ricordi, ma andate a votare alle primarie e scegliete Dario Nardella».
Monica Guerzoni
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L’analisi Nel nostro Paese prevale l’idea di correggere il sistema senza abbandonarlo. Ma per il 40% i partiti anti Unione avranno successo
Quasi un italiano su due è euroscettico
E Bruxelles sbaglia
per due terzi
dei cittadini europei
L’
Europa sta andando nella direzione sbagliata. Lo sostengono non
solo una larga parte di opinionisti,
economisti e politici, ma anche i
cittadini europei. L’ultima edizione di Ipsos European Pulse ha evidenziato infatti
che circa due terzi (68%) degli intervistati
pensa che l’Europa stia andando nella direzione sbagliata. Più pessimisti sono italiani
(77% ritiene che l’Europa corra sul binario
sbagliato), francesi (77%) e spagnoli (76%)
che hanno subito maggiormente gli effetti
delle politiche del rigore europeo. Ma il
malcontento è diffuso anche in Paesi come
la Germania (61%) dove ci saremmo aspettati un’opinione più favorevole. Le politiche dell’Unione hanno un’influenza forte
in molti settori: l’economia in primis (81%
di intervistati pensa che abbia abbastanza
o molta influenza), ma anche agricoltura
(79%), legislazione (79%), il bilancio dello
Stato (75%), immigrazione (74%), lavoro
(65%), le decisioni nell’interesse del Paese
(65%), la vita quotidiana dei cittadini
(59%) e le tasse (58%). Un’Europa onnipresente quindi, finanche nella vita quotidiana del singolo cittadino. Ma l’impatto è
percepito come negativo. Infatti le politiche europee, secondo i nostri intervistati,
hanno un effetto sfavorevole su tutto o
quasi. Una bocciatura in piena regola quindi e con due aggravanti: la percezione negativa delle politiche di austerity e la sensazione di una disparità di trattamento fra
Paesi ricchi e Paesi poveri. Il 65% dei citta-
dini intervistati pensa che il proprio Paese
sia stato danneggiato dalle politiche di
controllo dei bilanci e delle spese imposte
dall’Unione. La cosiddetta politica di austerity trova molti detrattori in Olanda (77%
degli intervistati), Francia (75%), Spagna
(75%) e nel nostro Paese (70%), mentre trova relativamente maggiori consensi in
Germania (50% di favorevoli alle politiche
di austerity), Svezia (51%) e Polonia (45%).
La politica del rigore professata dalla Merkel trova poco consenso anche nella stessa
Germania, Paese che, secondo molti eco-
DIREBBE CHE LE COSE NELL’UNIONE EUROPEA
STANNO ANDANDO NELLA DIREZIONE
GIUSTA O IN QUELLA SBAGLIATA?
Giusta
Sbagliata
32%
Media
Italia 23%
altri Paesi
68%
77%
QUANTA INFLUENZA RITIENE CHE L'UE ABBIA
SUI SEGUENTI TEMI NEL SUO PAESE?
E RITIENE CHE L'UE ABBIA UN IMPATTO
Valori in %
POSITIVO O NEGATIVO?
Molta influenza
Impatto positivo
Economia Occupazione Finanza
Tasse
Italia
42
23
33
21
26
24
26
25
Media altri Paesi
40
34
21
26
41
36
32
39
DIREBBE CHE LE COSE NELL’UNIONE
EUROPEA E IN ITALIA STANNO ANDANDO
NELLA DIREZIONE GIUSTA?
Media
Italia 11%
23%
altri Paesi
Sondaggio condotto da Ipsos. Individui di età compresa tra 16 e 64 anni sono stati intervistati mediante Ipsos Global @dvisor, Panel Online in Belgio, Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia,
Polonia, Spagna, Svezia e Ungheria tra il 4 e il 18 Febbraio , 2014. 1.000 circa per Paese in Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna ; circa 500 interviste per Paese in Belgio, Polonia,
Svezia e Ungheria. 1.017 interviste telefoniche condotte nei Paesi Bassi tra il 18 e il 20 febbraio, 2014, su un campione rappresentativo della popolazione olandese avente diritto al voto
D’ARCO
(18 anni e oltre). Campione ponderato per età, sesso, istruzione, occupazione, regione e voto passato
nomisti, si è più avvantaggiato dalla stessa.
La politica europea inoltre aumenta le disuguaglianze: secondo il 56% degli intervistati infatti l’Unione garantisce vantaggi ai
Paesi più ricchi a scapito di quelli più poveri. I cittadini che si dichiarano più d’accordo con questa visione sono gli spagnoli
(73%), gli italiani (71%), i polacchi (64%) e i
francesi (58%). In Germania (39%), Olanda
(43%) e Svezia (45%) queste posizioni sono
invece minoritarie (seppur di poco). Le
forze antieuropeiste potrebbero quindi incontrare un certo consenso, almeno nella
percezione di una parte importante di cittadini europei: per il 40% infatti questi movimenti avranno un ottimo successo alle
elezioni che si terranno a maggio. Opinione più condivisa in Svezia (60%), Olanda
(56%), Gran Bretagna (56%) e Italia (46%).
Accordo minore in Ungheria (28%), Spagna
(33%), Belgio (33%), Polonia (35%), Germania (36%) e Francia (37%). Nel lungo
termine, solo l’11% dichiara che per l’Europa bisognerebbe lasciare le cose come
stanno; 9 europei su 10 sono quindi per
cambiare la situazione. Ma in che direzione? Il 19% pensa che il proprio Paese dovrebbe lasciare l’Unione mentre il 34% sostiene che dovrebbe restare in Europa ma
ridurne il potere, il 19% vorrebbe rimanere
in Europa e aumentarne il potere, mentre il
18% pensa che il proprio Paese debba lavorare all’unificazione politica europea. Provando a riassumere, possiamo dire che il
nostro campione si divide esattamente a
metà: da una parte il 52% è euro-scettico,
mentre il 48% è favorevole all’Unione Europea. Dove prevalgono in misura maggiore
gli euroscettici? Sicuramente in Svezia
(69%), Gran Bretagna (68%), Olanda (68%)
e Francia (55%). Al contrario in Germania
(59%), Ungheria (58%), Polonia (56%), Belgio (56%) e Spagna (55%) prevalgono le
posizioni più europeiste. E l’Italia? Nel nostro Paese euroscettici (47%) ed europeisti
(53%) hanno un peso simile. E’ però inte-
Scenari
di Nando Pagnoncelli
ressante notare che la quota di italiani che
vuole creare un unico Stato europeo (28%)
è la più alta in assoluto, segno forse che rimaniamo (nonostante tutto) un Paese che
vede nell’Europa un’opportunità ancora
attuale; un’Europa da correggere anche
profondamente ma non da abbandonare.
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
10 Primo Piano
I partiti Le scelte
A teatro
Il leader
del Nuovo
centrodestra
Angelino Alfano,
43 anni, durante
la Manifestazione
«La scommessa
europea»
al Teatro
Carignano
di Torino. «La Tav
si farà. Nessuno
può fermare la
decisione di uno
Stato sovrano.
L’opera è stata
confermata dai
governi, sono
state ascoltate le
comunità locali, si
è fatto il tracciato
finale che è
molto diverso da
quello iniziale. Lo
Stato ha deciso
l’opera con criteri
di legalità, sovranità e ascolto.
L’opera decisa è a
norma», ha detto
il ministro degli
Interni
(Ansa)
Le liste
Per Bruxelles
il segretario
pensa a Rossi
ed Errani
FIRENZE — Due
governatori («rossi» e di
peso) per fare il pieno alle
Europee. È questa la
strategia su cui punta
Matteo Renzi, pronto a far
scendere in campo Enrico
Rossi e Vasco Errani,
rispettivamente presidenti
di Toscana ed Emilia
Romagna. Il voto del 25
maggio sarà un
fondamentale test politico
per il premier e segretario
del Pd, che dopo aver
cambiato verso ai
Democratici punta a
superare il 30 percento.
Nella volata per Bruxelles,
a differenza anche
dell’Italicum appena
approvato alla Camera, le
preferenze sono
fondamentali per vincere
bene. E per centrare
l’obiettivo sono quindi
indispensabili
amministratori di lungo
corso e con un forte
legame con il territorio. Un
profilo che corrisponde a
quello di Rossi ed Errani. Il
governatore della Toscana,
bersanian-cuperliano
convinto, è ad un anno
dalla fine del suo primo
mandato. Il quadro
amministrativo non gli è
però molto favorevole:
traballano atti chiave come
il piano sociosanitario e
quello del paesaggio, senza
contare i possibili sviluppi
delle due inchieste
giudiziarie per i maxi
buchi delle Asl di Massa e
Siena. Per Rossi, che dopo
mesi di scintille ha iniziato
a dialogare con Renzi, la
candidatura come
capolista del collegio Italia
Centrale (Toscana, Marche,
Umbria e Lazio) potrebbe
essere una via d’uscita da
non perdere. «Enrico
sarebbe in grado di
conquistare decine di
migliaia di voti —
riflettono i nuovi vertici
renziani del Pd toscano —
e in più ne uscirebbe con
una forte legittimazione
politica».
Per Errani, da sempre
braccio operativo di
Bersani, la situazione è un
po’ diversa: guida la
Regione da quasi 15 anni e
la sua esperienza politica si
avvia alla conclusione. In
un primo tempo, i renziani
sarebbero stati
intenzionati a candidarlo
come capolista nel collegio
del Nord-Est (Emilia
Romagna, Veneto e Friuli),
poi però come testa di lista
dovrebbe arrivare
l’economista prodiano
Paolo De Castro,
europarlamentare uscente.
Errani sarà però uno dei
punti di forza di un
collegio in cui (specie in
Veneto) la concorrenza del
centrodestra è forte.
Claudio Bozza
@ClaudioBozza
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L’attacco di Alfano a Forza Italia
«Né carne né pesce, votarla è inutile»
Tensioni al Senato sull’Italicum. Brunetta: Renzi non giochi ai due forni
ROMA — Legge elettorale
europea, legge elettorale italiana, riforma del Senato e abolizione delle Province. Quattro
provvedimenti intrecciati, un
groviglio che rischia di accendere veti e ricatti e di provocare
un rallentamento del cammino
delle riforme immaginate da
Matteo Renzi. Perché la maggioranza di governo, nei prossimi giorni, si dovrà sovrapporre alla coalizione più ampia, necessaria per le riforme
costituzionali. E il Pd rischia di
fare le spese dello scontro sempre più acceso tra il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e
Forza Italia. Come certifica,
non senza una dose di sfida, il
capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Renzi non giochi
ai due forni. Due maggioranze
contemporaneamente funzio-
nanti e non confliggenti sono
impossibili. Riflessioni si impongono».
Riflessioni che, per ora, riguardano soprattutto l’alternativa che si pone al Senato: completare il varo della legge elettorale Italicum, come vorrebbe
soprattutto Forza Italia (entro il
25 maggio, come aveva annunciato il premier Matteo Renzi),
o lasciarla in stand by e cominciare dalla riforma del bicameralismo perfetto (con la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, senza
potere di dare la fiducia al governo). Alternativa non priva
di conseguenze. Il timore è che
Forza Italia, una volta varato
l’Italicum, possa far saltare la
legislatura, portando al voto
anticipato (con un sistema
maggioritario alla Camera e
Dopo il malore di una settimana fa
Il ministro Franceschini
dimesso dall’ospedale di Udine
Il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, è
stato dimesso ieri dall’ospedale Santa Maria della
Misericordia, dove era ricoverato dall’8 marzo per un
malore accusato mentre era in visita a Palmanova, in
provincia di Udine. Lo si è appreso da Luigino
Saccavini portavoce del nosocomio udinese, il quale
ha precisato che il titolare del dicastero alla Cultura
«ha lasciato l’ospedale con mezzi propri».
Franceschini era stato ricoverato per accertamenti nel
reparto di cardiologia diretto da Alessandro Proclemer
e lì ha trascorso una settimana di degenza. «Non vedo
l’ora di tornare al Mibac (acronimo del ministero,
ndr)», aveva scritto il ministro tre giorni fa su Twitter,
ringraziando per l’affetto ricevuto.
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uno proporzionale al Senato).
Questo è lo sfondo dello
scontro nel centrodestra. Alfano, ex delfino del Cavaliere, attacca: «Forza Italia oggi non è
né carne né pesce. Non può fare opposizione ma non fa parte
della maggioranza». E conclude: «Votare Forza Italia alle Europee è inutile». Furente la reazione dei forzisti: «L’unico voto
utile è quello a Forza Italia —
dice il consigliere politico Giovanni Toti — perché le sentinelle antitasse del Nuovo centrodestra si sono addormentate al posto di guardia». E Daniele Capezzone: «Alfano? Di
lui si occuperà lo sbarramento».
Il primo test del groviglio di
Palazzo Madama ci sarà martedì, con il voto sulla parità di genere nella legge elettorale eu-
ropea. Il testo base è passato
indenne in Commissione, ma
ora rischia, dopo lo stop della
parità alla Camera nella legge
italiana. Anche perché Nuovo
centrodestra e Scelta civica ne
approfittano per chiedere un
ribasso della soglia d’accesso
europea, ora al 4 per cento. Su
questo tema, si innesta il ddl
Delrio sull’abolizione delle
Province. Fortemente voluto
da Renzi, per evitare l’imminente rinnovo dei consigli provinciali, è mercato di scambio
con le altre norme.
Quando toccherà all’Italicum, il Nuovo centrodestra è
pronto a far battaglia su preferenze e soglie. E non è escluso
che rispunti il «salva Lega». Il
Pd è stretto nella tenaglia. La
minoranza vuole procedere
subito con la riforma del Senato e i renziani sembrano acconciarsi all’idea. «Meglio partire
dal Senato — dice Doris Lo
Moro, relatrice del ddl europeo
—. Altrimenti Italicum e ddl
Province sarebbero a forte rischio incostituzionalità».
Alessandro Trocino
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Il retroscena In programma una direzione allargata ai parlamentari dem sulle modifiche all’assemblea di palazzo Madama
Il premier incalza i suoi: leggi chiave prima delle Europee
«Chi vuole far saltare una svolta storica
questa volta dovrà metterci la faccia»
ROMA — Chi non lo conosce bene,
potrebbe pensare che Matteo Renzi,
impegnato in un tour europeo, e in
uno sforzo di accreditamento internazionale, stia solo puntando mente, occhi e orecchie ai temi del lavoro, del fisco e dell’economia. Ma così non è.
È vero che il premier, di qui a due
mesi, si gioca la sua credibilità al tavolo
della Ue e se la gioca anche a casa nostra, su questi temi, però lui è convinto
che questo non basti. Ritiene che per
far capire in patria come fuori dei confini nazionali che la «svolta» di cui tanto parla è in atto sul serio sia necessario
dimostrare che anche il farraginoso sistema elettorale e istituzionale italiano
possa cambiare.
Per questa ragione non vuole indugiare oltre nemmeno su questo terreno, non accetta i temporeggiamenti e i
tentativi di frenarlo, non vuole che tutto finisca nella «sabbie mobili» di palazzo Madama. «La riforma elettorale e
quella del Senato (in prima lettura, ov-
viamente ndr) devono passare a palazzo Madama entro il 25 maggio. Gli alleati e non solo loro hanno avuto le rassicurazioni che volevano. Non si va a votare subito. Quindi ora non ci sono più
scuse, si deve andare
avanti spediti», ha
spiegato ai suoi il presidente del Consiglio.
Del resto, le frasi
che ha detto pubblicamente non sono
state pronunciate per
mera propaganda o
per allisciare il pelo
alla parte di elettorato
di centrosinistra che è
più attenta a queste
tematiche. «Se non
passa la riforma del
Senato il governo salta e io me ne torno a
casa». Il suo è stato anche un segnale a
chi nel Pd pensa di prendersi la «rivincita» della «sconfitta» delle primarie o
dell’ «avvicendamento» a Palazzo Chigi tra lui ed Enrico Letta.
Il «tutti a casa», in genere, convince i
parlamentari, anche quelli che combattono per preferenze che sanno di
non avere.
Questo non significa che Renzi non
sappia che la sua sarà una battaglia difficile, piena di insidie, pericoli e, soprattutto, di imboscate. Lungo la stra-
Il ministro
Maria Elena Boschi, 33 anni, ieri a Firenze
da che lo separa dal traguardo lo aspetta il fuoco amico e l’inevitabile complicarsi del rapporto con Berlusconi, in
vista delle elezioni europee, perché,
come si è già capito da qualche giorno,
il Cavaliere non risparmierà nessun
colpo, sopra o sotto la cintola, in campagna elettorale, pur di dimostrare che
tra Forza Italia e Nuovo centrodestra
c’è un abisso di consensi. Ma Renzi è
convinto, e lo è sul serio, al di là della
propaganda di cui, in frangenti come
questi, è quanto mai prodigo, che riforme elettorali e istituzionali che «diano maggiore stabilità politica all’Italia», rendano il Paese «più credibile»
anche nei confronti dei partner europei.
Perciò insiste su questo punto e ha
messo già in programma una direzione, allargata ai gruppi parlamentari di
Camera e Senato, in cui verrà tracciata
la via della riforma dell’assemblea di
palazzo Madama, del titolo quinto della Costituzione e dell’iter della legge
elettorale. In quella sede tutti saranno
chiamati a pronunciarsi. E anche a votare, in modo che nessuno possa poi
fare finta di niente, dire che non c’era, e
che se c’era dormiva.
Chi deciderà di discostarsi dalla linea del partito questa volta lo dovrà fare scopertamente, perché al Senato
non c’è lo scrutinio segreto, dovrà, per
dirla alla Renzi, «metterci la faccia», e
spiegare ai propri elettori perché vuole
«far saltare una riforma che può rappresentare una svolta storica per il nostro Paese».
Già, il premier, vissuto il travagliato
iter della Camera, non ha nessuna voglia di farsi nuovamente «fermare dalla
palude». Il presidente del Consiglio
non crede a chi gli dice che i tempi sono lunghi, che ci vogliono mesi e mesi
per arrivare a chiudere su entrambe le
leggi. «Se c’è la volontà — è il succo del
suo ragionamento — c’è il modo di
completare la prima lettura della riforma del Senato e di approvare l’Italicum
anche a palazzo Madama. Siamo a un
passo da una svolta: dobbiamo capire
tutti che o la politica dimostra di essere
in grado di fare le riforme e, di conseguenza, di riformare anche se stessa,
oppure non vi saranno più argini al
populismo». Riuscirà a convincere tutti nel Pd?
Maria Teresa Meli
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Primo Piano 11
Inaugurazione
Giovanni Toti, 45
anni, consigliere
politico di Forza
Italia, durante
l’inaugurazione
della nuova
sede del partito a
Torino. «Siamo in
accordo col
governo su
alcuni punti, quali
la legge elettorale, la riforma del
bicameralismo e
del Titolo V,
ma siamo
all’opposizione»,
ha precisato Toti.
Che è
intervenuto
anche sulla Tav.
«Va fatta. Non c’è
da discutere.
Ci dovrà essere
solo una parola
d’ordine: si faccia
la Tav nel più
breve tempo
possibile.
È un’opera
strategica»
(Ansa)
Don Mazzi
«Perdonerei
degli assassini
non i giudici
del Cavaliere»
«Mai perdono a chi ha
condannato Berlusconi. È
venuto il momento in cui
tutti coloro che hanno
giudicato Berlusconi si
facciano un serio esame di
coscienza su quello che ha
fatto. Sarei capace di
perdonare chi ammazza
qualcuno se chiede il
perdono, ma un magistrato
che ha in mano un potere
così forte e che lo usa solo
per suo interesse,
commette un peccato
grave»: lo ha detto don
Antonio Mazzi
rispondendo a Klaus Davi
nel programma
KlausCondicio. «Secondo
me è stato perseguitato dai
magistrati. È una
magistratura che ha giocato
sull’uomo, come anche in
altri casi, diciamocelo», ha
detto il sacerdote parlando
del Cavaliere, che invece
perdonerebbe senza
esitazione: «Lo assolverei in
cinque minuti. L’uomo per
un verso è stato
sottovalutato, e ha
sviluppato la parte più
superficiale di se stesso, ma
ha grandi qualità e verrà
rivalutato».
La vicenda
Dietro le quinte Da Verdini il consiglio di essere prudente
Berlusconi e la sfida
per candidarsi:
non lo farò a tutti i costi
I timori di ritorsioni del Pd sulle riforme
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Il think tank
Liberadestra,
Fini lancia
le adesioni
fino a 500 euro
Gianfranco Fini lancia,
attraverso i social
network, le sottoscrizioni
per la sua fondazione
Liberadestra: il thinkthank, già annunciato,
per rilanciare l’azione
politica dell’area vicina
all’ex presidente della
Camera dopo che Futuro
e libertà non è riuscito a
entrare in Parlamento alle
Politiche del 2013.
«Aderire a Liberadestra è
semplice», scrive su
Facebook e Twitter, e
seguendo il link ecco la
pagina delle iscrizioni con
tanto di quote: si va dal
sostenitore non iscritto,
con 10 euro di contributo
minimo, ai soci ordinari,
da 100 euro, e sostenitori,
dai 500. Non sono
mancate le reazioni, con
l’hashtag #liberadestra. E
accanto ai messaggi di
sostegno è arrivata anche
qualche critica («vuoi
#liberadestra dopo averla
incatenata?»). Scatenati,
in particolare, i
sostenitori delle altre
sigle che si rifanno
all’eredità di An.
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ROMA — «Quella per la mia
candidatura alle Europee non è
una battaglia per me stesso. È una
battaglia di libertà, che dovrebbe
essere di tutti. Ma so bene che
non posso farla a tutti i costi…».
Non è ancora una frenata. Ma il
day after di Silvio Berlusconi, che
coincide con l’appello di Daniela
Santanchè a raccogliere milioni
di firme per la grazia, è quantomeno all’insegna della prudenza.
Dopo aver analizzato le reazioni del Pd sulla sua sfida alla legge
Severino, il Cavaliere s’è reso
conto di avere davanti a sé due
strade. La prima è quella di accelerare, ed è compresa in un piano
d’azione già messo a punto da
Niccolò Ghedini. L’avvocato ha
messo in fila tutti i tasselli del
puzzle. L’ex premier formalizza la
sua candidatura, la Corte d’appello la respinge e a quel punto —
come recita un memorandum
predisposto dal suo legale — da
Arcore partirebbero due ricorsi al
Tar. Uno nel merito, l’altro per richiedere una sospensiva rispetto
alla verosimile decisione dei giudici che «a quel punto», come ha
fatto notare Giovanni Toti, «obbligherebbe la Corte di giustizia
europea a prendere una decisione».
Ma c’è una seconda strada. Ed
è quella di muoversi con prudenza. La stessa che gli sta consigliando chi, come Denis Verdini,
ha già manifestato privatamente
qualche perplessità sull’ipotesi di
sfidare a viso aperto la legge Severino. «La partita delle riforme»,
è stato il ragionamento che il plenipotenziario del dossier ha op-
Gli anziani
Ai club annuncia un piano
per gli anziani. Nel partito
c’è l’idea di una raccolta
di firme per la grazia
posto a Berlusconi, «è ancora tutta da giocare. E visto come ha reagito il Pd, dobbiamo evitare che
usino quella della tua candidatura come una scusa per violare i
patti…».
S’è convinto ieri mattina, il Cavaliere, che il rischio paventato
dall’«amico Denis» è qualcosa di
più di uno spauracchio. Le uscite
dei Democratici sul possibile anticipo del primo voto sulla riforma costituzionale rispetto all’approvazione dell’Italicum al Senato non gli sono piaciute. Come
non gli è piaciuto il fatto che Maria Elena Boschi abbia negato la
presenza del «salva Lega» nel
patto sottoscritto con Matteo
Renzi: «Queste fughe in avanti
non mi piacciono». Quanto all’emendamento che favorirebbe i
partiti a connotazione territoriale
come il Carroccio, per l’ex premier «sta nei patti, eccome». E
l’allarmismo forzista sulle ultime
mosse dei renziani s’è allargato
fino a coinvolgere anche Renato
Brunetta: «Renzi non giochi ai
due forni». Morale della favola?
Preoccupato come non lo era da
giorni, il Cavaliere ha anche accarezzato l’idea di fare quello che il
Mattinale — house organ del
gruppo alla Camera — ha recitato
La condanna
Ad agosto la Cassazione ha
confermato per Silvio
Berlusconi la condanna a 4
anni, di cui 3 coperti da indulto,
per frode fiscale. La Suprema
corte ha stabilito che la pena
accessoria andava ricalcolata
Legge Severino e interdizione
In base alla legge Severino ,
Berlusconi è incandidabile per
sei anni. C’è poi la pena
accessoria dell’interdizione dai
pubblici uffici: la Cassazione
deciderà a partire dal 18 marzo
sui 3 anni stabiliti lo scorso
ottobre dalla Corte d’appello
Le liste
Il Cavaliere ha annunciato di
avere intenzione di presentarsi
come capolista di tutte le 5
circoscrizioni previste per le
Europee. Questo non sarebbe
possibile se la Cassazione
confermasse l’interdizione
entro il 15 o 16 aprile, data
entro cui si devono presentare
le candidature
Il ricorso
I legali di Berlusconi potrebbero
far ricorso contro l’esclusione di
Berlusconi dalle liste elettorali
prevista dalla legge Severino al
Tar o in Cassazione. Se venisse
sollevata una questione di
costituzionalità potrebbe aprirsi
uno spiraglio per l’ex premier
ieri. E cioè «pubblicare integralmente» l’accordo firmato con
Renzi. Suggestione che potrebbe
tornare utile in futuro.
Candidatura o no, in vista di
un programma che s’annuncia
difficilissimo da scrivere, Berlusconi affila le armi. «I voti del Pd
sono difficili da raggiungere.
Puntiamo al 50% di quelli che vogliono astenersi e al 56% di delusi
dal M5S», ha spiegato ieri al telefono intervenendo all’inaugurazione del club di Forza Italia creato da Lara Comi. E tra i proclami
che sanno di evergreen — «La sinistra vuole eliminarmi per via
giudiziaria», «Potremmo creare
un partito delle vittime della giustizia» — il Cavaliere ha annunciato due chicche. La prima è un
«piano anziani» da inserire nel
programma, proposte dedicate ai
pensionati che «meraviglieranno
anche voi». La seconda, invece, è
una serie di lezioni sull’Europa
che l’ex premier in persona registrerà e diffonderà su Internet.
Da «presidente» a «onorevole»,
passando per «deputato» e «senatore», quei galloni li ha conquistati tutti. «Professore», però,
ancora gli mancava…
Tommaso Labate
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Il percorso Da martedì potrebbe arrivare dalla Suprema corte un’altra interdizione dai pubblici uffici per tre anni
La corsa a ostacoli tra divieti, Tar e Cassazione
Le liste vanno presentate il 15 e 16 aprile
Davanti a un no la strada difficile dei ricorsi
ROMA — Le candidature per le Europee del 25 maggio si presentano il 15
e il 16 aprile, ma per quella data il condannato Silvio Berlusconi (4 anni definitivi per frode fiscale, di cui tre condonati, inflitti lo scorso 1° agosto al termine del processo Mediaset) potrebbe
essere anche interdetto dai pubblici uffici perché la Cassazione deciderà a
partire da martedì 18 marzo. E, dunque,
in questo caso le chance del Cavaliere di
correre per un seggio a Strasburgo sarebbero ridotte al lumicino. Il tempo,
insomma, anche questa volta rema
contro l’ex presidente del Consiglio.
E così l’annuncio di Berlusconi di
presentarsi come capolista di tutte le 5
circoscrizioni previste per europee — è
appeso alla decisione della Corte di cassazione. Tra due giorni infatti i giudici
di piazza Cavour sono chiamati a esprimersi sulla sentenza della Corte d’appello di Milano che lo scorso 19 ottobre
ha condannato il Cavaliere a 3 anni di
interdizione dai pubblici uffici, come
pena accessoria della frode fiscale. Se la
Corte confermerà la qualità di interdetto del condannato, Berlusconi già martedì potrebbe essere privato per 3 anni
del «diritto di elettorato o di eleggibilità
in qualsiasi comizio elettorale e di ogni
altro diritto politico». In altre parole,
non potrà essere eletto né votare.
Solo se questa eventualità non si dovesse verificare per il Cavaliere si aprirebbe un minimo spiraglio in fondo al
tunnel della legge Severino (legge 180
del 2012) che, oltre ad avere determinato la sua decadenza da senatore il 27 novembre scorso, lo rende incandidabile
Il presidente di Mediaset Confalonieri
«Matteo? Silvio
con 40 anni meno»
«M
«Matteo
Renzi è un Berlusconi
con quarant’anni di meno.
Silv
Silvio ha il marketing
inc
incorporato, e Renzi pure». A
dir
dirlo, in un’intervista al Foglio, è
Fed Confalonieri, presidente
Fedele
Me
Mediaset
e amico di una vita di
Ber
Berlusconi:
«La cifra della
gen
genialità
di Berlusconi, come di
Ren sta nella sua semplicità».
Renzi,
per sei anni (fino al 1° agosto del 2019).
Ecco, dunque, il percorso che si aprirebbe se Berlusconi potesse arrivare all’appuntamento con la presentazione
delle liste per le Europee (15-16 aprile)
senza avere sulle spalle la sentenza definitiva sull’interdizione.
1) Il 15-16 aprile Forza Italia presenta
Silvio Berlusconi come capolista nelle 5
circoscrizioni allegando l’autocertificazione prevista dalla legge Severino (in
cui il Cavaliere dovrebbe per forza dichiarare di essere stato condannato), il
certificato che attesta la qualità di elettore, l’accettazione della candidatura.
2) Entro il 23 aprile, davanti alle ordinanze di diniego della candidatura di
Berlusconi, emessa dai 5 uffici elettorali
circoscrizionali (Roma, Napoli, Palermo, Venezia, Milano), i legali rappresentanti di FI promuovono davanti ai
Tar (o in Cassazione) il ricorso contro
l’ordinanza che esclude il leader dalle
liste.
3) Se e quando i giudici amministrativi dovessero sollevare una questione
di costituzionalità sulla legge Severino,
sospendendo l’ordinanza che esclude il
condannato dalle liste, Berlusconi potrebbe insistere nel candidarsi. Pena,
però, vedere cancellati ex post i suoi voti di preferenza (non quelli di lista) se la
Consulta dovesse poi dargli torto.
Questo percorso, ammette Ignazio
Abrignani (responsabile elettorale di
Forza Italia) è subordinato alla decisione della Cassazione sulla pena accessoria: «Ecco, l’unica notizia buona può arrivare dall’Europa (dalla Corte europea
per i diritti dell’Uomo presso la quale
pende il ricorso di Berlusconi contro la
legge Severino, ndr) che potrebbe avere
la forza di sospendere anche gli effetti
di un’eventuale pena accessoria».
Resta da vedere che cosa succederà a
partire dal 10 aprile al Tribunale di sorveglianza di Milano. Berlusconi si gioca
tutto sull’esecuzione della pena: verrà
accettata la sua domanda di accedere ai
servizi sociali (la messa in prova se ha
esito positivo estingue la pena)? Negare
questa possibilità a Berlusconi sarebbe
irragionevole perché viene concessa a
chiunque la chieda. Ma lui (che ha definito i servizi sociali «ridicoli») potrebbe essere, oltre che condannato e interdetto, anche recluso. Ai domiciliari per
nove mesi.
Dino Martirano
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12
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Primo Piano 13
I partiti Il Movimento
Grillo e i suoi in missione anti Expo:
vinco le Europee, andrò io a Berlino
Il leader nei cantieri: non c’è niente. E lascia spazio ai parlamentari
Il sindaco M5S
Il raduno
di Pizzarotti:
nessun
complotto
MILANO – La carica dei
320 (potenziali) sindaci.
Ieri a Parma si è svolto
l’incontro tra Federico
Pizzarotti (nella foto) e i
candidati Cinque Stelle
alle prossime Comunali.
Molte foto postate su
facebook. E qualche ora
di colloquio in un
agriturismo. Una
giornata di studio
dedicata a rudimenti
dell’amministrazione, un
meeting finito
nell’occhio del ciclone
nei giorni scorsi per la
«scomunica» di Beppe
Grillo, che aveva parlato
di «incontro non
concordato». E proprio il
leader — in visita ieri ai
cantieri Expo — era il
grande assente.
Pizzarotti ha spiegato
che con Grillo «era stata
solo evidenziata la
necessità di un
confronto che c’è stato e
la presenza delle tante
persone oggi va in
questa direzione». E
ancora: «Con lui è tutto a
posto, state tranquilli —
sorride —. Anche questa
mattina gli ho rinnovato
l’invito: è impegnato a
Milano, ma se
rientrando a Genova
vuole passare di qui...».
«Quello che stiamo
facendo oggi non ha
niente a che fare con le
polemiche degli ultimi
giorni — ha chiarito il
sindaco —. Non c’è
nessun complotto
perché qui parliamo solo
di amministrazione».
Pizzarotti ha anche
svelato che dopo la
«scomunica» sono
arrivate altre richieste di
adesione all’iniziativa,
tra cui anche quella di
una candidata
amministratrice del
Partito democratico. Il
sindaco di Parma ha
scritto nei giorni scorsi a
Matteo Renzi —
sostenendo di aver solo
risposto alla richiesta di
Palazzo Chigi — per
evidenziare le esigenze
«dell’edilizia scolastica
locale».
E.Bu.
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MILANO — La novità è tutta
in una immagine: Luigi Di Maio
invita Beppe Grillo a salire sul
«palco» — il retro di un furgone
— e gli porge il microfono. È il
ribaltamento degli schemi che
hanno caratterizzato il Movimento finora con il leader carismatico e un gruppo anonimo
di comprimari. Ed è lo stesso
Grillo che lo fa notare — ammiccando anche ai Cinque Stelle al suo fianco come Alessandro Di Battista e Roberto Fico
—: «Anni fa, quando parlavo io
mi ascoltavano ma se ne andavano quando arrivavano loro.
Adesso li ascoltano, anzi le
piazze sono piene. Ci vanno loro a parlare e io sto a casa mia».
Scherza Grillo, ma ieri è stata
(anche) la prova generale della
prossima campagna elettorale.
Con i parlamentari in prima fila.
Tre appuntamenti in tre luoghi
diversi di Milano, tema centrale
l’Expo. In mattinata visita ai
cantieri. La delegazione è di 120
persone. I consiglieri lombardi
indossano magliette bianche
con la scritta «Expo invaders».
Scambio di battute tra Beppe
Grillo e Giuseppe Sala. Il commissario unico di Expo 2015 ha
detto che «le carte sono trasparenti, tutto è trasparente». E
Grillo ha risposto: «Qui era partito in un altro modo, con altri
nomi... Ma noi comunque facciamo un po’ di fiato sul collo,
non dovete offendervi, veniamo e diamo due occhiatine...».
Dopo la visita, un break per
pranzo. Il gruppo si divide:
Grillo va all’Osteria «Alla grande», i parlamentari raggiungono Cascina Bellaria. L’atmosfera
è rilassata. C’è chi guarda il
Condannata dalla Corte dei conti siciliana
La segretaria regionale
(confermata da Crocetta)
dovrà pagare 1,3 milioni
PALERMO — Al di là di ogni diceria, accanto a tutti i
governatori di Sicilia, fra le stanze del potere, da Cuffaro a
Lombardo fino a Crocetta, ha sempre dimostrato di
saperci fare nell’applicazione delle leggi. Altrimenti la
stella di Patrizia Monterosso, il più alto dirigente della
Regione, Segretario generale di un esercito con oltre 20
mila dipendenti, non avrebbe resistito a tutte le tempeste
della politica siciliana. Capace di mediare e attutire,
incassare e rilanciare, in equilibrio ad ogni frana, spera
adesso di non farsi disarcionare da quei pignoli giudici
della Corte dei conti che l’hanno condannata a pagare 1
milione e 300 mila euro accusandola di avere sganciato nel
2007 fondi non dovuti agli enti di formazione. Per questa
bionda ed elegante cinquantenne dal sorriso seducente,
alternato a occhiatacce scostanti, è una stangata da
condividere con altri otto burocrati e politici, compreso
l’ex presidente Lombardo, per un totale
dovuto all’Erario di circa 4 milioni. La botta
era nell’aria da tempo, ma la donna che il
governatore Rosario Crocetta ha
riconfermato al suo fianco non se
l’aspettava l’intransigenza del pm contabile
Gianluca Albo, ancorato a un principio
elementare: si deve spendere quanto si
riceve, senza sforare il budget.
E invece gli «extrabudget» erano diventati la
regola. Con indagini che puntano a un
Dirigente
ammanco di 25 milioni. Un disastro
Patrizia Monterosso, segretario nell’isola che rischia il default, come ha
denunciato venerdì il presidente di
generale della
Confindustria Sicilia Antonello Montante,
Regione Sicilia
capofila di «una politica dalle carte in
regola» rievocata dallo stesso Crocetta nei
tanti proclami enunciati sempre in sintonia con la
segretaria generale al centro di un colossale paradosso. Da
un anno, infatti, è lei a dare consigli continui alla giovane
assessore-studentessa alla Formazione Nelli Scilabra
chiamata a scoperchiare proprio la maleodorante
pentolaccia della Formazione con 287 milioni all’anno
finiti in «manciugghia», come dice Crocetta, in «magna
magna». Dribbla così ogni critica la «regina della Regione»
temuta dai più alti dirigenti, forse anche dal marito
Claudio Alongi, commissario di un’agenzia regionale,
indifferente a supposti conflitti di interesse. Con il
Crocetta rottamatore che blocca ogni irruenza e difende
«la funzionaria irreprensibile in lotta contro la
corruzione».
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
menù, declinato per onnivori,
vegetariani e vegani: vellutata
di zucca e porri, lugànega (un
insaccato, ndr) e salamella con
polenta, ma anche ratatouille e
fontina /funghi. Senatori e deputati scherzano: «Attenti alle
ricevute», dice qualcuno. Dopo
il pranzo, anche qualche tiro a
canestro con Di Battista, Nicola
Insieme Da sinistra:
il deputato Roberto
Fico, il braccio destro
di Grillo Pietro Dettori, Beppe Grillo e i
parlamentari Luigi Di
Maio e Alessandro Di
Battista (Newpress)
La giornata
Morra e Riccardo Fraccaro. Poi
tutti di nuovo insieme, appunto, al Parco delle Cave. Grillo dal
palco improvvisato attacca.
Parla del sopralluogo. «Expo? Ci
hanno detto “guardate”, ma
non c’è un c..., non c’è niente,
c’è un campo». E ironizza: «Devono venire 20 milioni di persone, ma chi ci va a Rho?». Poi si
scaglia sul tema Europa: «O
l’Europa ci permetterà di cambiare le regole» a partire dalla
«condivisione del debito» oppure «faremo un bel referendum sulla sovranità monetaria
e decideranno gli italiani se
uscire dall’euro». ««Vinceremo
in modo assoluto alle Europee
— ha aggiunto —. Andrò dalla
Merkel la guarderò negli occhi». A margine del comizio
parla di Matteo Renzi. «È falso e
ipocrita. Dice tutto e il contrario
di tutto», sostiene. L’ultimo
lampo della giornata è una lezione al Politecnico di Emilio
Battisti sull’Esposizione «diffusa e sostenibile».
Intanto sul blog proseguono
gli attacchi contro la stampa. Ieri nel mirino della rubrica
«giornalista del giorno» è finito
il vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca, per un
articolo critico nei confronti dei
Cinque Stelle in rapporto ad
Expo. E i rapporti con i media
potrebbero anche riservare una
sorpresa. Gianroberto Casaleggio, in un’intervista al programma di Italia 1 Lucignolo
2.0, ha parlato della possibilità
di un intervento in tv suo e di
Grillo. «Non è escluso». A breve? «Non è escluso».
Emanuele Buzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le tappe
Beppe Grillo e una
delegazione composta da
parlamentari e consiglieri
del Movimento Cinque
Stelle hanno visitato i
cantieri di Expo. Dopo
una pausa pranzo di un
paio d’ore (nella foto il
menu per i Cinque Stelle al
costo di 12 euro),
i parlamentari e Grillo
hanno tenuto un comizio
al Parco delle Cave
Gli impegni
Alle 17,30 appuntamento
invece al Politecnico di
Milano per una lezione
pubblica del docente
Emilio Battisti
sull’esposizione «diffusa
e sostenibile». In serata la
truppa dei parlamentari è
stata impegnata, divisa in
quattro macro-aree, in
una serie di interventi
nell’hinterland
14
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
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Esteri
La crisi
Se l’Italia è la principale porta d’ingresso per i richiedenti asilo, la penisola scandinava è spesso la destinazione finale
Una stanza tra gli alberi per Najeen
Il sogno svedese dei siriani in fuga
«crisi sociale», come dice lei, il crollo
dell’economia e la montata dell’estrema destra non l’hanno convinta ad
andar via. Ora che è a Mariestad, tenta
di rendersi utile, collabora con la municipalità, organizza i connazionali,
tiene i rapporti (buoni) con i vicini,
che non avevano mai visto dei profughi prima. Per un anno è stata all’ex
ospizio, adesso lo Stato le paga un alloggio. Ed è già una prima
risposta alla domanda:
perché lei, come tanti riFamiglia divisa
fugiati, ha scelto la Svezia?
La stanza di
Hala mostra una lettera
Najeen, in un'ex
che ha appena recuperato
casa di riposo di
dalla cassetta della posta:
Mariestad (Sve«È per mia figlia, soldi per
zia) attrezzata
la scuola». C’è uno spirito
come centro di
scandinavo pratico e acaccoglienza per
cogliente («Prima di farti
richiedenti asilo.
firmare delle carte, ti danLa donna, siriano un letto e un pasto, cona di Aleppo, ha
me per dirti: qui sei al siraggiunto la
curo»), una decennale
Scandinavia con
tradizione di apertura ai
il figlio minore. I
profughi impostata dallo
due maggiori
storico leader socialdesono in Italia,
mocratico Olof Palme. Ma
bloccati dal rela ragione, alla fine, è sogolamento di
prattutto economica: il
Dublino: non
governo (ora conservatopossono ragre) di Stoccolma a chi fuggiungere la mage dalla guerra in Siria dà
dre (foto di Alesin tempi rapidi un persandra Coppola)
messo permanente, al
quale si associano un doscafo ha imbarcato acqua, «stavamo cumento d’identità, un codice fiscale
affondando», finché non è arrivata e un percorso di avviamento al lavoro.
una motovedetta e li ha tratti in salvo. «Per il corso di lingua svedese, ti paIn qualche modo hanno raggiunto Ca- gano. Tutta l’istruzione è gratuita. Le
tania e da lì «non sapevamo che c’era spese sanitarie, pure. Per due anni ti
il treno»: hanno pagato 1.200 euro un segue un assistente personale per aiutaxi per arrivare a Milano. Il tempo di tarti a trovare un impiego, e nel mencapire come riprendere il viaggio: «Un tre ricevi anche un sussidio».
uomo per 3.500 euro ci ha portati in
«La domanda non è perché vengomacchina direttamente in Svezia». no tutti qui, ma perché non vogliono
Domanda d’asilo a Göteborg, verifica fare richiesta d’asilo in Italia». Nel suo
al database Eurodac: il ragazzo è stato ufficio al palazzo del governo, affacschedato in Italia. «E adesso è uno dei ciato sulla città vecchia di Stoccolma,
dubliners», dice in inglese Hala, gente il ministro dell’Immigrazione, Tobias
del regolamento di Dublino: la richie- Billström, legge dal tablet alcune cifre,
sta va presentata nel primo Paese del- fonte Eurostat: «Dall’inizio del conl’Unione in cui si mette piede; chi vie- flitto, la Svezia ha accolto 24.726 rifune fermato altrove torna alla casella giati siriani, l’Italia 1.535, che è più o
europea di partenza.
meno il numero di persone che adesCosì è stato stabilito a Bruxelles. so noi riceviamo al mese». Una critica
Nella realtà è una scommessa, dieci a a Roma che lascia passare e scarica il
uno: molti passano, qualcuno perde. problema? Billström sorride: «Dob«Quelli che ce la fanno sono i più forti biamo evitare uno scontro Nord-Sud.
— continua la donna —, e anche i più Noi siamo tra i primi tre Paesi ad accoricchi: per arrivare in Svezia ci voglio- gliere rifugiati siriani, l’Italia è la prinno molti soldi». Tra i siriani, Hala cipale porta d’ingresso: parliamoci,
Akari, 42 anni, ha una storia speciale. cerchiamo di capirci, anzi alleiamoci
Attivista per i diritti umani, separata, per coinvolgere l’Est», che è in fondo
due figli, viveva in Grecia, finché la alle classifiche d’accoglienza. «La crisi
siriana è destinata a durare ancora a
lungo». E la strategia di glissare non
Ospitalità
funziona. «Con tutte le difficoltà, vo«Per il corso di lingua svedese, gliamo essere ancora un Paese aperto,
ma l’Europa deve essere più solidale».
Il Paese dà ai profughi casa, lavoro e la speranza di riunire la famiglia
DALLA NOSTRA INVIATA
MARIESTAD (Svezia) — La fortuna
è sulla punta delle dita. «Ai miei due
figli maggiori hanno preso le impronte e sono rimasti bloccati in Italia —
dice Najeen mostrando le mani —. A
me no, e sono arrivata fin qui». Alberi,
acqua e ancora alberi. Qualche catasta
di legno, prati gibbosi di rocce e aghi
di pino, poche sparute case dai tetti
spioventi e una bella luce bianca che
annuncia la primavera. Mariestad è
verso l’interno, dove la Svezia si fa più
rada, ventimila abitanti sulla riva di
un lago, a metà strada tra Stoccolma e
Göteborg. A corto di alloggi pubblici,
l’«ufficio migrazioni» del governo ha
affittato qui una struttura color crema
che è stata un ospizio, conserva un
odore tenace di orina e disinfettante, e
adesso ospita decine di richiedenti
asilo, la gran parte siriani.
Najeen è di Aleppo, ed è un ricordo
straziante: «Vivevo bene», moglie di
24.726
Via dalla guerra
Identità
Hala Akari, siriana, mostra la
carta d’identità
svedese
I rifugiati siriani accolti dalla
Svezia dall’inizio del conflitto.
L’Italia ne ha ospitati 1.535 (più o
meno il numero di persone che
Stoccolma ora accoglie ogni mese)
un uomo d’affari, «non mi mancava
niente». Ora divide la stanza col più
piccolo dei suoi ragazzi, una finestra
stretta, la luce al neon, una pila di
stoffe indecifrabili, il bagno in comune con un’altra donna con bambino.
«Mio marito è in Turchia, una figlia è
rimasta in Siria, un’altra in Grecia, i
due grandi in Italia — s’affligge — : il
mio sogno è riunire la famiglia».
Non è l’unica. Di madri, padri, sorelle e fratelli dispersi l’edificio è pieno. La moglie di Mohamed Said, 57
anni, è in un campo in Libano. Tra le
molte cose che le regole svedesi permettono con facilità c’è il ricongiungimento: «La farò venire». Nell’attesa,
ha un altro problema da risolvere: attraversato il Mediterraneo, al figlio
ventenne hanno preso le impronte. È
successo a metà della rotta: da Damasco al Cairo in aereo, quindi via mare,
da un punto imprecisato nell’area di
Alessandria fino alle coste della Sicilia, non sa dire dove. Per due giorni lo
Najah
Dalla Siria alla Svezia, attraversando il
Mediterraneo
Alloggio
Alcuni ospiti
nel giardino
dell’ex ospizio
di Mariestad
ti pagano. L’istruzione e le
spese sanitarie sono gratuite»
Nuova legge
Riad, vietato
chiamarsi
Re o Alice
Che l’Arabia Saudita sia
un Paese «diverso»
spesso incomprensibile
anche per il resto del
Medio Oriente è cosa
nota. Ma a volte le
decisioni di Riad lasciano
stupito anche chi lo
conosce. Come l’ultimo
dei (tanti) divieti imposti
ai suoi cittadini: 50 nomi
propri da ora sono
proibiti, vietato chiamare
così i neonati. I motivi,
ha spiegato il ministero
degli Interni, spaziano
dal ritenere quei nomi
«blasfemi», al fatto che
siano stranieri, alla
relazione con la famiglia
reale. Che in Arabia è
l’argomento tabù in
assoluto: perfino i media
più aperti non possono
nè vogliono infrangerlo.
E così, iniziando da
quest’ultima categoria,
fuorilegge sono Malik
(re), Malika (regina) e
Amir (principe), nomi
comunissimi nel mondo
arabo (ma Amira,
principessa, non c’è nella
lista, chissà perché).
Vietati Sumuw (altezza) e
Mamlaka (regno). Tra gli
appellativi «blasfemi»
alcuni sono forse
comprensibili: Nabi e
Nabiya (profeta e
profetessa), Malaak
(angelo). Altri spiegabili
con l’ossessione tutta
saudita per l’idolatria:
quelli che iniziano con
Abdul (servo di) sono
ammessi solo se seguiti
da un nome di Allah
(come Abdul Rahman);
ma se uniti a Nabi o
Rasul (profeta) per Riad
indicano l’adorazione di
Maometto, ovvero
blasfemia. Sottili
questioni teologiche che
non spiegano invece
perché tra le centinaia di
nomi stranieri solo tre
siano stati vietati: Alice,
Linda e Elaine. Mentre
Binyamin, per l’Islam
figlio del profeta
Giacobbe, pare sia stato
bandito perché il
premier israeliano
Netanyahu si chiama
così.
Alessandra Coppola
C.Zec.
@terrastraniera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il caso Il governatore dell’istituto centrale denuncia l’ammanco e accusa alti funzionari. E il presidente lo licenzia. Ma lo scandalo e le proteste non si placano
Nigeria: la banca, il petrolio e i 20 miliardi scomparsi
«Mancano 20 miliardi di dollari, dove sono finiti?». Da anni
attivisti e giornalisti denunciano la gestione opaca dei proventi del petrolio in Nigeria —
l' 80 % delle entrate statali —, la
corruzione pervasiva in un Paese che galleggia sull’oro nero
ma sprovvisto di servizi base
come acqua e luce, con oltre il
70% degli abitanti che sopravvive con meno di 2 dollari al
giorno. Voci che non fanno paura. Ma se a parlare è un personaggio di peso interno al sistema, le cose cambiano. Così
quando un mese fa il governatore della Banca Centrale nigeriana Lamido Sanusi ha riferito,
dati alla mano, di un buco da 20
miliardi di dollari nelle casse
dello Stato per proventi dirottati altrove dai funzionari del-
l’Agenzia petrolifera nazionale,
il caso ha assunto i contorni
dello scandalo politico-finanziario, dentro e fuori il Paese.
Sanusi prima è stato, invano,
invitato a dimettersi, poi è stato
rimosso dal capo dello Stato,
accusato di «cattiva condotta e
spregiudicatezza finanziaria».
Il suo mandato doveva scadere
a giugno. Ma la sua denuncia
pubblica lo ha reso inviso all’establishment. D’altra parte il
Sanusigate, com’è stato ribattezzato, sta scuotendo la presi-
Conseguenze
La rimozione di Sanusi
ha causato una fuga di
capitali e scosso i mercati
denza di Goodlack Jonathan, in
un momento in cui l’energia
politica è già focalizzata sulle
elezioni del 2015. Sanusi non
ha solo mostrato conti che non
tornano. È andato oltre: alla
riunione dei banchieri ha esortato i presenti a rendere noti i
movimenti bancari; in un intervento al Senato ha dichiarato
che il Paese è «violentato da interessi legalizzati», un sistema
che sottrae sistematicamente
risorse allo Stato e alla popolazione. Il governo ha rigettato le
accuse. Sanusi ha insistito:
mancano i soldi, rischiamo il
collasso della moneta.
Uno scenario diverso da
quello che stavano per presentare gli statistici governativi,
pronti ad annunciare che la Nigeria ha superato il Sudafrica
Lamido Sanusi
52 anni, capo della banca
centrale della Nigeria dal
2009 allo scorso 20 febbraio
come maggiore economia del
continente con un Pil di 400
miliardi di dollari, 40 in più di
Pretoria. Cifre prive di senso
per la stragrande maggioranza
dei nigeriani il cui Pil pro capite
non arriva a 2.400 dollari l’anno: meno di un terzo di quello
sudafricano. Altro paradosso è
il fatto che malgrado sia il primo produttore e esportatore di
greggio in Africa, la Nigeria è
costretta a importare carburante perché sprovvista di raffinerie. Proprio contro l’abolizione
dei sussidi governativi pagati
agli importatori per calmierare
il prezzo della benzina si erano
mobilitati due anni fa migliaia
di «indignados» nigeriani al
grido di «Remove corruption,
not subsidy». Ora Sanusi ha invitato la gente a tornare in piaz-
za, e «sfidare l’élite dominante
non solo su Facebook». Parole
da rivoluzionario. Ma la spina
nel fianco di Jonathan è il rampollo di una delle più potenti
famiglie aristocratiche del Nord
(la parte più povera del Paese, a
maggioranza musulmana, dove
si concentrano gli attentati dei
fondamentalisti). Un economista dal sangue blu che guarda a
sinistra, apprezzato a livello internazionale («governatore
dell’anno» 2011 per il Financial
Times e tra i 100 personaggi
più influenti secondo Times). Il
suo siluramento ha scosso i
mercati finanziari, spaventato
gli investitori stranieri e provocato una fuga di capitali. Acclamato all’estero per aver fatto
scendere l’inflazione a una sola
cifra e aver «ripulito» nel 2009
il settore bancario chiudendo
gli istituti fraudolenti, Sanusi
ha una reputazione controversa
in casa. Qualcuno lo accusa di
avere ambizioni politiche. Lui
stesso ha ammesso che «mettendo in questione l’operato
dell’Agenzia del petrolio, viene
minacciata la fonte per finanziare le elezioni». La reazione
del governo è stata quella di
screditarlo e architettare una
campagna denigratoria con
email ai media da un prestanome che legavano l’ex governatore agli estremisti islamici Boko Haram. Sanusi non si scoraggia. Anzi promette battaglia
in tribunale per riavere il suo
posto. La prima udienza è stata
aggiornata al 19 marzo. Ed è
probabile che quella domanda
torni a riecheggiare: dove sono
finiti quei 20 miliardi di dollari?
Alessandra Muglia
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Esteri 17
La svolta Il governo Usa abbandona il suo ruolo centrale nell’assegnazione dei nomi dei siti. Una risposta allo scandalo dell’Nsa
L’America cede il controllo di Internet
La gestione dei domini web passerà a un organismo internazionale
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Per i conservatori Usa è un altro cedimento di Barack Obama che, dopo
aver ridimensionato l’impegno militare americano nel
mondo, ora riduce anche il
controllo degli Stati Uniti sulla
gestione di Internet. Ma per gli
altri governi, a cominciare dall’Unione Europea che aveva
chiesto il cambiamento di rotta a gran voce, questa è una
svolta positiva lungamente attesa. La decisione comunicata
venerdì sera dal ministero del
Commercio di Washington
della rinuncia degli Usa a continuare a controllare l’Icann,
l’ente che assegna i domini di
Internet, apre, comunque, una
fase di transizione lunga e dagli esiti ancora incerti.
Sulla decisione americana
ha probabilmente pesato il clima di sospetti che si è diffuso
nel mondo dopo le rivelazioni
di Edward Snowden sulle attività di spionaggio della Nsa
che, si è scoperto, sono praticamente planetarie e vengono
realizzate in gran parte utilizzando le reti digitali. Ma il governo Usa nega che questo sia
stato un fattore nelle sue scelte
e, del resto, una riflessione era
in corso già da anni: come ha
ricordato ieri, nel dare l’annuncio, il direttore per le Telecomunicazioni del dipartimento Usa del Commercio,
Lawrence Strickling, fin dalla
fondazione dell’Icann, nel
1988, quello del governo Usa
2015
Dal 1988
Ente
«Icann» è il nome dell’ente,
nato nel 1988, che assegna
i domini di Internet. Venerdì
sera il ministero del
Commercio di Washington ha
annunciato la decisione degli
Usa di rinunciare a continuare
a controllarlo
Rodaggio
Il ruolo di «supplenza» svolto
dagli Usa era da sempre stato
concepito in attesa che il
nuovo organismo
internazionale, basato
comunque a Los Angeles, si
rafforzasse, ed è durato più
del previsto, un quarto di
secolo
Transizione
Il problema è ora di dar vita a
un nuovo organismo
internazionale che rappresenti
il mondo del web in tutte le
sue componenti senza essere
assoggettato a un controllo
politico o burocratico da parte
dei governi
Appuntamento
Il 24 marzo a Singapore si
riuniranno i diversi organismi
e le personalità internazionali
che già oggi fanno parte
dell’Icann
La data di scadenza della convenzione dell’Icann (Internet Corporation of Assigned Names and Numbers) col governo Usa (ma le parti
sono d’accordo di prorogare questo termine in caso di problemi)
era stato concepito come un
ruolo di supplenza in attesa
che il nuovo organismo internazionale, comunque basato
negli Stati Uniti, a Los Angeles,
si rafforzasse e imparasse a
camminare con le sue gambe.
Questo «rodaggio» è durato
più del previsto, un quarto di
secolo, ma è anche vero che in
questi anni l’Icann (sigla che
sta per Internet Corporation of
Assigned Names and Numbers) ha funzionato molto bene garantendo a tutti un acces-
Colloquio Il voto di oggi visto dallo scrittore Vladislav Bajac
Serbia, Vucic verso il trionfo
«Belgrado ama i leader forti»
DALLA NOSTRA INVIATA
BELGRADO – Con la Russia per
amore, con l’Europa per convenienza.
Se Aleksandar Vucic, 44 anni, leader
del Partito progressista serbo, Sns
(una piattaforma populista e tendenzialmente conservatrice, a dispetto del
suo nome) e vice premier uscente,
vincerà o, meglio, stravincerà questa
sera le elezioni parlamentari anticipate in Serbia, è perché in fondo rispecchia abbastanza fedelmente i sentimenti profondi del Paese. Tuttora in
cerca di un onnipotente patriarca e di
un fiero giustiziere. Come pochi altri
politici, Vucic, ultranazionalista sotto
il regime di Slobodan Milosevic e ora
convinto europeista, ha saputo coagularne il consenso, dopo una furibonda
campagna anticorruzione (condotta
soprattutto nelle fila avversarie).
I sondaggi gli danno oltre il 44%
delle preferenze. Se è così, potrà governare quasi da solo. L’opposizione
dei Democratici, recentemente scissi
in due partiti, è in caduta libera e si accontenterebbe di riconquistare almeno Belgrado, che proprio oggi elegge
anche il suo nuovo sindaco. L’astensione alle urne si prevede altissima.
«Un po’ egoisticamente, sono contento di essere in Germania questo fine settimana – ammette lo scrittore ed
editore di Geopoetika, Vladislav Bajac,
a Lipsia per presentare il suo libro
Hammam Balcania (pubblicato anche
in Italia, da Jaca Book) -. Perché così
evito il dilemma di scegliere a chi dare
il mio voto. Sono consapevole degli
svantaggi del mio atteggiamento ma è
un modo simbolico per esprimere il
disagio di molti serbi, stanchi di promesse, in particolare da parte di gente
in politica da così tanto tempo. E alcuni di noi ricordano quale fu il loro ruolo nella distruzione delle nostre speranze e dello stesso paese». Che sia per
rassegnazione o per sfiducia, la scarsa
Scrittore
Vladislav Bajac
(qui sopra), 60
anni, autore di
«Hammam Balcania». Vede
con disappunto
l’attesa vittoria
di Aleksandar
Vucic (in alto)
affluenza alimenta le aspettative dei
progressisti e del loro leader: «Ci serve
una vittoria schiacciante – ha detto
Vucic – per creare posti di lavoro, fare
riforme a pieno regime, lottare con
tutte le nostre forze contro la corruzione».
Ma Bajac, come molti altri moderati, vede con disappunto sorgere un’autocrazia nel nome di Vucic: «I serbi
amano i leader forti, ma è un amore
sbagliato. I veri colpevoli tuttavia sono
i vertici dell’opposizione – accusa lo
scrittore belgradese – e tutti coloro
che hanno creato troppi piccoli partiti,
uno opposto all’altro. Un’altra caratteristica dei serbi». Da Bruxelles lo
sguardo è più benevolo: il partito di
Vucic, che è lo stesso del presidente
nazionalista Tomislav Nikolic, negli
ultimi due anni ha migliorato in modo
spettacolare i rapporti con il Kosovo
(che ha comunque acconsentito di
malavoglia ad aprire oggi i seggi elettorali per i serbi kosovari) e si sta spianando la strada per l’ingresso a pieno
titolo nella Ue, forse addirittura entro
il 2020.
«Ne sono felice per la Serbia – commenta Bajac -. Ma non tanto perché io
pensi che tutti i nostri problemi si risolvano automaticamente entrando in
Europa. Quanto perché l’Unione Europea può indurci a mettere ordine nel
nostro governo e nel nostro stato. Non
siamo sufficientemente disciplinati
per farlo da soli. Abbiamo bisogno di
un supervisore (ma mi auguro non un
colonizzatore), che metta in riga per
primi i nostri politici. L’omicidio del
nostro primo ministro Zoran Djindjic,
11 anni fa, ha riportato la Serbia indietro di anni. Quel delitto politico, i cui
mandanti sono ancora sconosciuti,
mise da parte il meglio della classe
media del paese. Esiste ancora, è indignata, ma non è più motivata».
Elisabetta Rosaspina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
so alla rete ordinato, rapido e
privo di condizionamenti.
L’ente ha aumentato i domini a
seconda delle necessità: dopo
quelli più vecchi come .com,
.org e quelli nazionali, sono
arrivati .info e tanti altri men-
Timori
Il cambiamento spaventa
le grandi multinazionali
dell’economia digitale
tre ora si prepara anche l’apertura a di domini personalizzati
o riferiti a settori merceologici
(.clothing, .shop), a servizi
(.hospital), o basati su lingue
con caratteri diversi da quelli
latini (cirillico, cinese e arabo).
Il problema vero, adesso, è
quello di dar vita a un nuovo
organismo internazionale che
rappresenti il mondo del web
in tutte le sue componenti
senza essere assoggettato a un
controllo politico o burocrati-
Al computer
Il presidente
degli Stati
Uniti Barack
Obama passeggia nel
giardino della Casa
Bianca con il
tablet. I conservatori negli Stati Uniti
lo hanno criticato per
aver ridotto
il controllo
dell’America
sulla gestione di Internet (Afp)
co da parte dei governi. Già
due anni fa un primo tentativo
di cambiare era fallito perché
alla vigilia del vertice dell’Itu
che voleva trasferire l’Icann
sotto il controllo dell’Onu, il
Congresso di Washington votò
all’unanimità una risoluzione
nella quale si chiedeva un impegno a mantenere Internet
lontano da ogni possibilità di
controllo da parte di governi
autoritari. E, con l’Icann sotto
l’ombrello delle Nazioni Unite,
anche governi come quelli di
Pechino e Mosca che pongono
limiti all’uso di Internet,
avrebbero avuto voce in capitolo. Ora comincia la ricerca di
un nuovo equilibrio. Primo
appuntamento, una riunione
che si terrà il 24 marzo a Singapore, tra i diversi organismi
e le personalità internazionali
che già oggi fanno parte dell’Icann. Partirà da lì, sotto la
guida del presidente dell’Istituto, Fadi Chehade lo sforzo di
costruire un nuovo assetto
istituzionale coinvolgendo le
grandi imprese della Internet
economy e anche entità non
governative e le non-profit più
attive sul web.
Repubblicani a parte, anche
le grandi multinazionali Usa
dell’economia digitale sono
spaventate dal cambiamento:
temono che le pressioni politiche che comunque ci saranno
producano limiti, barriere o
tolgano fluidità a un sistema
che fin qui ha funzionato bene.
Ma il governo Usa promette
che si ritirerà solo quando sarà
certo che ciò non avverrà: Strickling ha detto ieri che l’America farà un passo indietro solo
quando sarà certa che sul ponte di comando della nuova società ci saranno azionisti che
hanno interesse al buon funzionamento del web come la
Internet Engineering Task Force, o le associazioni che tutelano la sicurezza, l’apertura e la
stabilità dei canali di comunicazione digitale. Un lavoro
complesso, ma c’è tempo: la
convenzione dell’Icann col governo Usa scade il 30 settembre 2015, ma le parti sono già
d’accordo di prorogare questo
termine se a quella data ci saranno ancora problemi aperti.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
18
Cronache
Retroscena Registi del traffico di droga e acquirenti ora sanno dei controlli
L’arresto della dama bianca
e la talpa che protegge i vip
Qualcuno ha svelato l’esistenza dell’inchiesta
ROMA — C’è l’ombra di una
talpa sullo sfondo dell’operazione antidroga che giovedì ha portato all’arresto, all’aeroporto di
Fiumicino, di Federica Gagliardi,
e al sequestro di 24 chili di cocaina che la bionda accompagnatrice di Berlusconi in alcuni viaggi
del 2010, quando era premier,
aveva trasportato dal Venezuela.
E non una talpa che ha favorito
gli investigatori spifferando la
dritta giusta, ma che, al contrario, li ha danneggiati rischiando
di pregiudicare un’indagine sul
traffico internazionale di stupefacenti che sicuramente ha dimensioni vastissime e potrebbe
svelare coinvolgimenti altissimi.
Infatti non tutto è andato co-
Fermato un bidello a Messina
Violenza su una bimba di 6 anni
Violenza sessuale nei confronti di una bambina di sei
anni. Con questa accusa la polizia ha arrestato un bidello
cinquantenne impiegato in una scuola a Messina, ora ai
domiciliari. La misura cautelare è stata disposta dal gip
presso il Tribunale di Messina Maria Giovanna Vermiglio,
su richiesta del pm Federica Rende. La vicenda ha avuto
inizio a ottobre, quando la bimba ha confidato ai genitori
di essere stata toccata dal bidello mentre si trovava in
bagno. In seguito alle dichiarazioni della piccola e alla
denuncia sporta dal padre, i poliziotti, specializzati nei
reati contro i minori, hanno avviato le indagini, ascoltato
testimoni e individuato il responsabile.
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A Panama
Francesca
Gagliardi (nel
tondo) nel giugno 2010 con
l’allora premier
Berlusconi e
Valter Lavitola
(Photomasi)
me avrebbe dovuto, tre giorni fa
a Fiumicino. Non come avrebbero preferito in Procura a Napoli,
dove l’indagine è condotta dalla
Direzione distrettuale antimafia.
Quest’ultimo particolare, l’esistenza dell’inchiesta, non sarebbe dovuto diventare di dominio
pubblico. Se l’arresto di Federica
Gagliardi e il sequestro della dro-
ga fossero apparsi casuali (cosa
comprensibilissima, visto che la
donna trasportava quell’enorme
quantitativo in un trolley e in
uno zainetto, senza nessun tentativo di occultamento) non
avrebbe creato allarme tra i molti
— e pare anche molto potenti —
che potrebbero essere coinvolti
nel giro. Chi aveva investito il suo
capitale in quel carico (almeno
cinque milioni di euro, che in
dollari diventano quasi sette) ci
avrebbe rimesso pesantemente,
ma nessuno avrebbe avuto la certezza di essere finito nel mirino
degli investigatori. E quando chi
è indagato non sa di esserlo, è facile che si tradisca, che porti involontariamente gli investigatori
sempre più avanti. Al contrario,
la consapevolezza di una inchiesta induce alla prudenza, a non
usare i telefoni, a interrompere
ogni contatto.
E probabilmente era proprio
questo lo scopo di chi ha voluto
far trapelare la notizia che l’arresto di Federica Gagliardi era avvenuto nell’ambito di un più vasto lavoro investigativo della Dda
napoletana, che ha delegato le
indagini alla Guardia di Finanza.
Chi possa essere questa talpa è
per ora un mistero. Ma non si
può escludere che abbia a che fare, direttamente o indirettamente, con la copertura sulla quale la
Gagliardi riteneva di poter contare per passare indenne i controlli
a Fiumicino. Così come li aveva
passati a Caracas al momento
dell’imbarco, dove pure qualcuno deve averla aiutata a non far
bloccare quelle due borse che a
un semplice scanner potevano
anche sembrare piene di panetti
di esplosivo al plastico, visto come era stata confezionata la cocaina. Non si può invece escludere
che i destinatari dell’informazione che la talpa ha veicolato fossero non solo, e non tanto, i clan
camorristici che potrebbero essere dietro al traffico di droga,
ma i non pochi insospettabili
che, a quanto emergerebbe dalle
indagini, erano interessati al carico portato in Italia da Federica
Gagliardi. Che era molto ben inserita in una «rete» di politici,
imprenditori e uomini d’affari,
un giro in cui molti potrebbero
essere interessati anche alla sua
attività di corriere della droga.
Certamente la Gagliardi era
stata ingaggiata per questo viaggio da un broker, un mediatore
internazionale del traffico di stupefacenti. Gli investigatori ritengono anche di averlo già individuato, e anche lui potrebbe rivelarsi un canale per arrivare ancora più in alto.
Poi bisognerà capire quale sarà l’atteggiamento della donna
quando sarà interrogata dai magistrati napoletani. Per ora resta a
disposizione dell’autorità giudiziaria di Civitavecchia dove in
tempi rapidi (bisogna aspettare
solo il deposito delle perizie tecniche che documentino ufficialmente che i panetti sequestrati
sono di cocaina) sarà processata
per traffico internazionale di
droga. Colta in flagranza di reato
non potrà che essere condannata. E rischia almeno dieci anni di
carcere.
Fulvio Bufi
Fiorenza Sarzanini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La ricostruzione
L’atterraggio
e l’arresto
Giovedì scorso Federica
Gagliardi (nella foto
sotto), 31 anni,
soprannominata la
«dama bianca», è stata
arrestata all’aeroporto
di Fiumicino dagli
uomini della Guardia di
Finanza. La donna era
appena sbarcata da un
volo partito da Caracas,
in Venezuela, e portava
nel bagaglio a mano 21
panetti di cocaina per
un totale di 24
chilogrammi
I dubbi degli inquirenti
e i silenzi in carcere
Di fronte al giudice,
nell’aula per le convalide
del carcere di
Civitavecchia, Gagliardi si
è avvalsa della facoltà di
non rispondere. «Mi
hanno incastrata», aveva
spiegato la donna subito
dopo essere stata
arrestata. I magistrati
della Direzione
distrettuale antimafia di
Napoli sospettano che
Gagliardi anche in
passato possa aver
effettuato viaggi analoghi
La presenza
in viaggi istituzionali
Federica Gagliardi è
diventata famosa
quando è apparsa in
viaggi istituzionali al
fianco dell’allora
premier Silvio
Berlusconi. Tra le
missioni diplomatiche
ci sono quelle di
giugno 2010 al vertice
internazionale del G8
di Toronto, in Canada,
ma anche in America
Latina, a Panama —
sempre lo stesso anno
— e in Brasile
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Cronache 19
Caso Parioli Il racconto delle baby prostitute ai magistrati
La vicenda
La ragazzina con i clienti:
«Ero infelice e pensavo
è questione di un’ora»
L’inchiesta
I contatti online
e gli incontri
La Procura di Roma ha
scoperto un giro di prostitute
minorenni. Le due ragazzine
coinvolte contattavano i clienti
prima sul web — attraverso il
sito «Bakekaincontri» —, poi
la comunicazione si trasferiva
sul telefonino attraverso
chiamate, sms e messaggi su
WhatsApp. Gli incontri con i
clienti avvenivano nel
quartiere dei Parioli
Processo immediato per sei persone
ROMA — Lo schifo, la paura,
quasi il terrore per quegli incontri
con sconosciuti. Uomini grandi,
molto più grandi di loro. Perché
evitavano i giovanissimi nel timore di incrociare qualche ragazzo che le conoscesse. Ma i soldi facili, dopo i primi dubbi, hanno
preso il sopravvento: nell’appartamento-alcova dei Parioli, il
quartiere della medio-borghesia
romana, Angela e Aurora (così si
facevano chiamare), le giovani
con famiglie semi-disastrate attratte dalla «griffe a tutti i costi»,
hanno vissuto i primi giorni di
quei rapporti sessuali a pagamento come un incubo. Poi, finché
non sono intervenuti i carabinieri
e i magistrati, l’escalation di appuntamenti. E l’orrore messo da
parte: «Svuotavo la testa e dicevo
“vabbé, tanto è un’ora, poi è finito”», ha raccontato la più piccola
durante l’incidente probatorio. In
quei momenti «provavo a non
pensarci, cercavo di mettermi nei
panni di una persona che stava facendo un lavoro normale, un
qualcosa che non fosse quello». E
ricordando lo squallido locale affittato ad hoc nella strada dei ristoranti frequentati dalla Roma
che conta, a due passi da una delle
zone della movida alla moda,
Ponte Milvio: «Che gente mi capita? — si chiedeva la minorenne in
attesa del volto sconosciuto —.
Chissà se ti violentano? Poi piano
piano ho capito che erano tutti
deficienti... Se andavo a casa del
cliente o se lui mi veniva a prendere, rispondevo alle domande il
minimo indispensabile. Ma non
ero io, cioè ero proprio un’altra
persona». E ancora: «Non segnavo sull’agenda quelli che venivano anche perché non ero così tan-
Protagonisti
A sinistra Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini.
A destra una
delle immagini
del pedinamento dei carabinieri messa agli atti dell’inchiesta sulle
baby squillo
(foto Ansa)
to felice, anzi non ero felice per
niente...».
Un passo indietro, agli inizi:
«Stavamo cercando di fare un lavoretto che fosse adatto un po’ alla
nostra età. Per esempio dog sitter,
volevamo andare a Ponza...». Poi:
«Pur essendo confusa, vedevo che
la mia amica aveva tanti soldi, che
poteva spenderli come le pareva.
Aveva una sua indipendenza economica e mi sono fatta prendere
un po’ anch’io da questa cosa, alla
fine mi sono fatta un po’ trascinare. “Dai, se vuoi prova”, mi diceva
la mia amica. Alla fine ci ho provato... Fingevamo di essere maggiorenni. All’inizio erano due o tre
clienti al giorno», spiega. E svela
che l’altra, forse per farle vincere
le resistenze, la portò con lei ad un
incontro. «Lei era sul letto con un
cliente, io ero seduta in poltrona,
ero imbarazzatissima...».
Ricordi drammatici, interrotti
dal pianto, dalla descrizione dei
rapporti difficili con le famiglie. O
con ciò che ne restava, dopo separazioni e vite turbolente. Una di
loro che dorme su pianerottolo,
«la madre o non le apriva perché
aveva fatto tardi, o non sentiva il
campanello o non stava in casa».
Una ragazzina che «con la madre
non si sentiva praticamente mai»,
spiega l’amica. Eppure quella
mamma poi ha denunciato tutto
ai carabinieri e ha dato il via all’inchiesta. Diverso il rapporto che
l’altra giovane aveva con la madre
(arrestata con l’accusa di sfruttare
I nomi
La lista dei clienti
«eccellenti»
Gli inizi
«Volevo guadagnare
qualche soldo con un
lavoretto adatto alla
mia età, tipo dog sitter»
la figlia), che l’ha difesa e ha cercato di tirarla fuori dai guai: «Le
avevo detto che spacciavo, non
che mi prostituivo, le davo 100
euro al giorno». E poi: «Mio padre? L’ho visto l’ultima volta a 3
anni, mio fratello è iperattivo e ha
problemi». E la preoccupazione,
l’altra paura: «Mia madre ha avuto
un periodo di debolezza. Voglio
che almeno il rapporto con lei si
possa recuperare, non ci ha mai
fatto mancare niente, è stata sempre una brava mamma. Io non
posso stare senza di lei e lei senza
di me».
Ora si va verso la fine dei filoni
d’inchiesta. Il marito della parlamentare di Forza Italia Alessandra
Mussolini, Mauro Floriani, dopo
aver ammesso di essere stato con
una delle due minori rischia il
giudizio immediato. Lo stesso
può accadere agli altri 40 clienti,
tra cui il figlio di un altro parlamentare del centrodestra. Nel
frattempo quasi certo è il processo per sei persone: Mirko Ieni (ritenuto il promotore del giro di
prostituzione), Nunzio Pizzacalla,
Mario De Quattro (ha cercato di
ottenere 1.500 euro dopo aver filmato un incontro), la madre di
una delle ragazze, Riccardo Sbarra
e Marco Galluzzo; il primo, commercialista, aveva anche materiale pedopornografico, l’altro
avrebbe ceduto cocaina in cambio
di sesso.
Flavio Haver
Nell’ambito delle indagini i
magistrati hanno scoperto che
sarebbero diversi i clienti
«eccellenti» delle baby
prostitute. Tra questi: il figlio di
un parlamentare di
centrodestra, un dirigente di
Bankitalia, alcuni funzionari
della Fao, almeno un manager
della società di revisione «Ernst
& Young» e Mauro Floriani,
marito di Alessandra Mussolini
I verbali
La versione
di Floriani
Floriani si è sposato con la
parlamentare Mussolini nel
1989 quando era ufficiale della
Guardia di Finanza. Insieme
hanno avuto tre figli. Quando
si è presentato in Procura per
essere interrogato l’uomo ha
ammesso di aver incontrato
una delle due minorenni, ma
ha anche aggiunto di essere
convinto di avere a che fare
con una 19enne
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Grosseto
Dopo la Cassazione
Il coraggio di Jessica:
il mio ex mi ha ridotto così
Gli ex dirigenti di Parmalat
in arresto per il crac
ORBETELLO (Grosseto)
— Ha deciso che il suo
viso segnato dalla
violenza dell’ex fidanzato
non dovesse essere solo
una «questione
giudiziaria». E dopo la
denuncia contro quel
ragazzo di 21 anni, ha
deciso di rendere
pubblico lo scempio.
Jessica Rossi (foto), 23
anni, grossetana,
commessa in un negozio
nel centro storico della
città, dopo essere stata
medicata al pronto
soccorso di Orbetello, ha
chiesto all’avvocato di chiamare i giornali e di diffondere le foto
della vergogna, quelle con il volto tumefatto, gli occhi gonfi, il
collare e lo sguardo agghiacciante di ragazza violata. Jessica è
coraggiosa. L’ex fidanzato, che la tormentava da tempo, le ha
chiesto un ultimo incontro. Lei ha accettato, è salita sulla sua
Punto per andare a parlare davanti alla spiaggia della Feniglia, e
quando lui ha iniziato a colpirla ha avuto anche la forza di
registrare tutto col telefonino. «Mi picchiava e mi diceva che mi
avrebbe ammazzato, bruciato l’auto, rovinato», ha detto ai
carabinieri. «Mi ha schiaffeggiato, poi mi ha dato il primo
pugno in faccia», ha raccontato. Lei ha tentato di scendere
dall’auto ma l’ex l’ha strattonata e picchiata ancora. Solo
l’intervento di alcuni passanti l’ha salvata. Poi la denuncia. E il
coraggio di mostare a tutti quello che ha subito.
Marco Gasperetti
Sono a poca distanza l’uno dall’altro, in
due padiglioni differenti, ma sempre
all’ospedale Maggiore di Parma. Sono
Domenico Barili e Calisto Tanzi, un
tempo direttore marketing e presidente
di Parmalat, oggi condannati in modo
definitivo per il crac del gruppo di
Collecchio. Dal 5 maggio 2011, quando
la condanna milanese per aggiotaggio
era diventata definitiva, l’ex patron di
76 anni era tornato dietro le sbarre. Dal
7 marzo dell’anno scorso è in
detenzione domiciliare in ospedale. Ieri
è toccato al suo ex braccio destro (foto
in basso). La Procura generale di
Bologna ha infatti emesso gli ordini di
carcerazione per tutti i condannati
dopo che una settimana fa in
Cassazione sono state confermate le condanne del filone
emiliano dell’inchiesta. Per due di loro, Domenico Barili e
Luciano Silingardi (quest’ultimo l’ex commercialista della
famiglia Tanzi), si sono aperte le porte del carcere. Il primo, 80
anni compiuti lo scorso mese di novembre, è però molto malato
e ieri, al momento di essere trasferito in cella, si è sentito male
ed è stato portato appunto in ospedale. Di otto anni più giovane
(ha infatti 73 anni) Luciano Silingardi (foto in alto) è invece
finito nel penitenziario parmigiano di via Burla nonostante la
sua pena, tolti i tre anni dell’indulto, sia di due settimane
inferiore alla soglia dei quattro anni, limite indicato dalla nuova
legge «svuota carceri» per poter aver diritto all’affidamento in
prova. I legali di Silingardi presenteranno immediatamente
ricorso. Nell’elenco di coloro che, coinvolti nel crac Parmalat,
ora rischiano il carcere resta solo Fausto Tonna.
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
20 Cronache
Il mistero
43
10
I Paesi coinvolti
nella ricerca dell’aereo
scomparso
I velivoli che sorvolano
sulle possibili rotte
del Boeing 777-200
La dinamica
CINA
Le navi che stanno
setacciando l’area
8
I satelliti che la Cina
sta utilizzando
per le ricerche
AFGHANISTAN
AFGHANISTA
S A
STA
STAN
IRAN
passeggeri
I dispersi
239
6
8
Ecco cosa è successo
dalle ore 00.41
dell’8 marzo
TAGIKIS
AG
G
TAGIKISTAN
5
7
NEPAL
227
12
equipaggio
BANGLADESH
INDIA
ARABIA
AR
SAUDITA
MYANMAR
PENANG
YEMEN
2
SOMALIA
STRETTO
DI MALACCA
8
2
Ore 01.01
Il velivolo raggiunge
l’altezza di crociera
a 35 mila piedi
(circa 10.700 metri)
1 KUALA LUMPUR
3
Ore 01.07
Qualcuno spegne l’«Acars»,
il dispositivo con il quale
l’aereo mantiene i contatti
con le stazioni a terra
4
Ore 01.21
Il transporder del velivolo
lancia l’ultimo segnale
di identificazione: la rotta
è ancora quella prevista
5
Poco dopo l’aereo
si porta a 13.700 metri,
sopra il limite approvato
per il Boeing 777-200,
e vira verso ovest
6
Ore 02.15
Il radar militare
della Malaysia rintraccia
un segnale tra Penang
e Phuket (Thailandia)
7
Ore 02.40
Ultimo contatto radar
con il volo MH 370,
nello Stretto di Malacca,
prima del lungo silenzio
CAMBOGIA
THAILANDIA
MALAYSIA
A Sud: da Ja
ka
verso l’Oce rta (Indonesia)
ano Indian
o
Satellite
Sat
a 35.000
km di quota
5
8
VIETNAM
LAOS
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Tha enist
a
l
l
m
da Turk
do
ten n e
par ista
rd: Kazak
o
A N no a
efi
3
1
Ore 00.41
Il volo MH 370 decolla
dall’aeroporto di Kuala
Lumpur, Malaysia.
Destinazione: Pechino
BHUTAN
PAKISTAN
OMAN
OMA
AN
A
4
Rotta
previst
a
14
58
Pechino
N
TURKMENISTAN
Le forze in campo
Kuala Lumpur
INDONESIA
8
Ore 08.11
Un satellite rintraccia l’aereo
a 7 ore e 31 minuti dal decollo
in due possibili corridoi
8
Fonti: Governo della Malaysia, Dipartimento dell’aviazione civile della Malaysia, Flightradar24.com, Malaysia Airlines, Gebco, Reuters, Associated Press, Boeing – tutti gli orari sono relativi al fuso locale
Il caso Indagini per pirateria e terrorismo. Controlli sulla vita dell’equipaggio. L’ipotesi che sia stato abbattuto
Dirottato e pilotato per sfuggire ai radar
Il Boeing malese ha volato per altre 7 ore
L’esperto Usa: può essere atterrato su piste della Seconda guerra mondiale
di GUIDO OLIMPIO
e GUIDO SANTEVECCHI
sersi costruito un «flight simulator» in casa. Il copilota, Fariq Abdul Hamid, 27 anni, si era appena
qualificato per il Boeing 777 dopo aver accumulato
2.763 ore su altri apparecchi. Stava per sposarsi, dice l’imam della moschea che frequentava a Kuala
Lumpur e lo ricorda come «un bravo ragazzo, un
buon musulmano tranquillo». Però sul rigore professionale di Fariq c’è qualche dubbio: una passeggera sudafricana ha riferito che nel 2011 l’ufficiale
l’aveva invitata in cabina insieme con una sua amica, durante un volo da Phuket a Kuala Lumpur.
«Abbiamo riso, fumato e flirtato», ha detto la ragazza e ha anche mostrato delle foto che si erano
scattati in cabina. Ora il primo ministro malaysiano
dice che bisognerà indagare con maggiore attenzione sull’equipaggio e sui passeggeri e ieri la polizia si è decisa a fare una visita alle case dei piloti.
H
a volato fino alle 8.11 di sabato 8 marzo, più
di 7 ore dopo che si erano persi i contatti
con la torre di controllo di Kuala Lumpur, il
Boeing 777-200 della Malaysia Airlines scomparso
nel nulla con i suoi 227 passeggeri e 12 membri
dell’equipaggio. Dopo una settimana di voci, falsi
avvistamenti, reticenze, smentite e disperazione il
primo ministro malaysiano ieri ha ammesso che il
volo MH370 non è arrivato a Pechino «per l’azione
deliberata di qualcuno che era sull’aereo». Ma chi
lo ha dirottato è finito in fondo al mare o è riuscito a
nascondersi su una pista di fortuna?
Conto alla rovescia
All’1.07, meno di un’ora dopo il decollo, una mano ignota ha spento l’Aircraft Communications Addressing and Reporting System, apparato con il
quale l’aereo mantiene i contatti con le stazioni a
terra. Quindi, 14 minuti dopo, è stata la volta del
transponder che emette segnali di identificazione.
Due eventi non contemporanei, quindi non dovuti
a un incidente improvviso, dicono gli analisti. Per
giorni si è cercato al largo della costa vietnamita.
Poi una fonte di intelligence ha detto
La mano esperta
alla stampa Usa che i
motori Rolls-Royce
Una mano esperta
Boeing avevano
avrebbe prima bloccato del
continuato a mani contatti e poco dopo
dare dei «blip» utilizzati dal costruttospento il transponder
re per verificare il
funzionamento, non
per controllare la posizione. Ora l’annuncio che un
satellite ha rilevato il Boeing fino alle 8.11. Oltre a
cercare l’aereo si indaga per pirateria e terrorismo,
si studiano i profili di equipaggio e passeggeri.
In mare Un marinaio della Malaysia impegnato nella ricerca dell’aereo (Reuters)
Kuala Lumpur I messaggi di speranza sulla sorte dei 239 dispersi (Ansa)
Fuga nella notte
I dati satellitari dicono che il volo MH370 ha
cambiato più volte rotta e altitudine in modo
drammatico e non casuale. I controllori malaysiani
avevano detto di averlo perso quando era a 35 mila
piedi, la quota di crociera normale. Ma ora si scopre
che subito dopo si era portato a 45.000 piedi (circa
13.700 metri), sopra il limite approvato per il Boeing 777, compiendo una virata profonda verso
Ovest. Più tardi ricompare a 23.000 piedi (7 mila
metri) sotto la quota regolamentare, prima di rialzare il muso e puntare a Nordovest, sopra lo Stretto
di Malacca, verso l’Oceano Indiano. «Qualcuno con
quelle manovre ha cercato di mascherare la sua posizione», dicono fonti di intelligence. Ma chi? Gente esperta di pilotaggio.
I piloti
Ai comandi c’erano due piloti molto preparati. Il
capitano, Zaharie Ahmad Shah, 53 anni di cui trenta passati alla Malaysia Airlines, aveva 18.365 ore di
volo ed era tanto appassionato del suo lavoro da es-
I due corridoi
Le mappe, riviste dopo la rivelazione che il Boeing ha volato oltre sette ore dopo aver cambiato
rotta, evidenziano un raggio di ricerche enorme
lungo due corridoi: a Nord fino al Kazakhstan e al
Turkmenistan partendo dalla Thailandia, a Sud tra
Indonesia e Oceano indiano meridionale. Fonti
malaysiane hanno indicato un’area di confine «tra
Kyrgyzstan e Cina». Il corridoio a Nord attraversa o
tocca alcune tra le zone più militarizzate e instabili
del mondo, controllate da guerriglieri vari; ma sono anche regioni ad altissima concentrazione militare, con sistemi di difesa aerea efficienti, dall’India, al Pakistan, all’Iran e all’Afghanistan.
Strane segnalazioni
Il mattino di sabato 8 si erano diffuse voci secondo le quali il Boeing era atterrato in emergenza in
Vietnam. Tony Fernandes, amministratore delegato di AirAsia aveva twittato che la radio di bordo
aveva avuto un guasto ma che tutti erano salvi.
L’informazione era stata subito smentita da Malaysia Airlines e il tweet cancellato. Poi un’altra segna-
La curiosità
E due milioni di persone lo cercano online
Una ricerca senza precedenti. Non solo
per l’area geografica coinvolta. Ma
anche per gli uomini sul campo: più di
2,3 milioni di persone. Oltre alle 43 navi
e ai 58 velivoli che stanno setacciando il
Sud-Est asiatico, infatti, da alcuni giorni
è possibile — da casa — dare una mano.
Una società statunitense ha messo a
disposizione degli internauti i propri
satelliti, puntati sulla zona in cui l’8
marzo si sono perse le tracce del Boeing
777-200 e attraverso il sito tomnod.com
(nella foto) si può analizzare uno
spicchio dell’area di ricerca, nel Mar
Cinese meridionale. Le foto sono ad alta
risoluzione e l’iniziativa è stata lanciata
da DigitalGlobe, una società che vende
immagini satellitari per uso civile. Gli
utenti possono «taggare» le foto, che
arriveranno poi, per un’ulteriore analisi,
a un team di esperti e, solo
successivamente, ai soccorritori
impegnati nelle ricerche del velivolo.
Fino a ieri erano più di 650 mila gli
oggetti segnalati.
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lazione: atterraggio d’emergenza a Nanning in Cina
e nuova smentita. Ma ora qualcuno spera che in
qualche modo il Boeing non sia finito in fondo all’oceano.
Piste sulle isole
In mare non si trovano resti dell’apparecchio.
Quindi in teoria potrebbe essere precipitato in una
delle numerose giungle della zona o anche essere
atterrato. Ron Carr, quarant’anni nell’aeronautica
militare e poi civile degli Stati Uniti e ora docente
all’università della Florida, ha detto che «ci sono
diversi campi d’aviazione abbandonati dopo la Seconda guerra mondiale laggiù, a questo punto non
si può escludere che il volo MH370 sia riuscito ad
atterrare o ci abbia provato».
Ipotesi abbattimento
Non è da escludere che una volta individuato
l’aereo «silenzioso» si sia deciso di intercettarlo ed
abbatterlo per evitare un altro 11 settembre. Chen
Cheng, direttore del cinese Sina.com aviation
channel ha dichiarato alla «Xinhua»: «In genere se
si scopre un aereo non identificato si manda un
caccia a osservare, senza l’ordine di sparare immediatamente». Giusto, ma è altrettanto vero che nessuno ha fretta e voglia di dire al mondo «siamo stati
costretti a fermarlo con un missile». La lista di chi
possa aver ordinato l’azione drastica è lunga quanto la rotta coperta dal Boeing 777.
Il piano
È un’azione di terrorismo? Gli americani, che
sanno molto, la considerano una delle variabili, i
malaysiani parlano solo di «gesto deliberato». È
misterioso però il fine dell’eventuale operazione.
Nei giorni scorsi era stata valutata la possibilità che
nel mirino ci fossero le Torri Gemelle Petronas a
Kuala Lumpur, ma il jet si è subito allontanato, secondo le fonti, verso Ovest. Oppure il Boeing doveva (o deve) servire
per una manovra a
sorpresa, a lungo I servizi segreti
preparata. E questo Del mistero dell’aereo
spiegherebbe l’assi stanno occupando
senza di rivendicazioni. Poi c’è un dato quattordici Paesi:
«storico» che riporta al lavoro i servizi segreti
ancora a Kuala Lumpur. Esattamente al 5
gennaio del 2000. Per diversi giorni, Nawaf al Hazmi e Khalid al Midhar, due dei futuri kamikaze dell’11 settembre parteciparono a una riunione con alcuni esponenti di al Qaeda proprio per definire le
future missioni.
Il mistero africano
Nella storia recente dell’aviazione si sono registrati casi misteriosi. Il primo è il dirottamento nel
1996 di un jet etiope finito poi in mare alle Comore
perché aveva terminato il carburante. I pirati volevano arrivare in Australia. Quindi il caso dell’Helios
Airways, il 737 precipitato vicino ad Atene dopo
che i piloti erano stati storditi da un gas sprigionatosi per un’avaria. Infine la storia più intrigante.
Quella di un Boeing 727 rubato sulla pista di Luanda, Angola, nel 2003, da Ben Charles Padilla. Non lo
hanno mai trovato. La sorella del pilota ha sempre
sostenuto che il jet sarebbe caduto in qualche foresta dell’Africa.
Una sola certezza: le intelligence dei Paesi coinvolti (e sono 14) hanno rivelato molto meno di
quello che sanno. C’erano 154 passeggeri cinesi a
bordo. Ieri notte a Pechino i parenti hanno cominciato a sperare che siano stati sequestrati: un sogno
disperato.
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Cronache 21
Napoli
I punti
Il falso
comunicato
Il 18 aprile
viene annunciata l’uccisione di Moro e
l’abbandono
del cadavere
nel lago della
Duchessa. Si
trattò di un
depistaggio
dai contorni
mai chiariti
Il covo di via Gradoli Quando arrivò
l’informazione, il blitz scattò nell’omonimo paesino laziale
La lettera
di Paolo VI
Il Papa indirizza
una lettera agli
«uomini delle
Brigate Rosse»
per salvare
Moro. Si sospettano pressioni sul Pontefice perché
non «aprisse»
eccessivamente alla trattativa
Il video choc
che incastrò
gli scippatori
Le carte di via Montenevoso
Vengono trovate 12 anni dopo la
scoperta del covo milanese
Il dossier Il gruppo del Pd alla Camera pubblica 400 pagine di documenti parlamentari
Caso Moro, l’antologia dei misteri
e le risposte non date alla vedova
Da Gradoli alla polizia «impreparata»: tutte le incongruenze
16 marzo 1978
L’auto su cui viaggia
Aldo Moro, presidente della Dc, viene
bloccata in via Fani
da un nucleo armato
delle Brigate Rosse. I
terroristi uccidono i
due carabinieri a bordo dell’auto di Moro
(Oreste Leonardi e
Domenico Ricci), i tre
poliziotti sull’auto di
scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e
Francesco Zizzi) e sequestrarono il leader
politico. Dopo 55
giorni di prigionia, il
cadavere di Moro
viene ritrovato il 9
maggio in via Caetani
ROMA — «Posso soltanto dirle che
nel 1978 lo Stato era assolutamente impreparato rispetto a emergenze di quel
tipo. Non sapeva quasi niente della realtà del terrorismo». Peccato che quando
sequestrarono Aldo Moro uccidendo i
cinque agenti di scorta, le Brigate rosse
esistessero da otto anni e avessero già
messo a segno rapimenti clamorosi, assassinato magistrati, avvocati, uomini
delle forze dell’ordine, sparato su politici, giornalisti, dirigenti carcerari. Eppure, disse candidamente nel 1992 l’allora
capo della polizia Vincenzo Parisi, «si
era in una situazione di debolezza neanche lontanamente sospettabile; perciò, vedendo in retrospettiva come fu
condotta la gestione del sequestro Moro, posso dire che essa fu del tutto artigianale e non adeguata alla situazione».
Sarà. Ma rilette oggi, queste frasi
pronunciate davanti alla commissione
d’inchiesta sulle stragi nel gennaio ‘92
suonano come la conferma di uno degli
enigmi che resistono a trentasei anni di
distanza dal fatidico 16 marzo 1978,
giorno della strage di via Fani e del rapi-
mento del presidente democristiano,
ammazzato dopo 55 giorni di prigionia:
come mai le istituzioni erano così «impreparate» di fronte alla pericolosità
delle Br che imperversavano e proclamavano ai quattro venti di voler attaccare «il cuore dello Stato»?
È solo una delle tante domande senza risposta racchiuse in una vera e propria «antologia dei misteri» del caso
Moro pubblicata sul sito internet dei
deputati del Pd a cura del vicepresidente Gero Grassi (pugliese come Moro),
che vorrebbe una nuova indagine parlamentare. Utile non si sa quanto, a tanto
tempo dai fatti. Tuttavia il riassunto, in
400 pagine, di testimonianze e relazioni
raccolte dalle precedenti commissioni
d’inchiesta certifica i troppi punti oscuri sul delitto politico che maggiormente
ha segnato la storia della Repubblica.
Custoditi negli archivi del Parlamento.
Una giungla di quesiti (non tutti ugualmente importanti) in cui ciascuno può
approfondire quelli che più lo inquietano. Alcuni però sembrano più macroscopici di altri, anche per come sono
emersi — e rimasti irrisolti — dagli
stessi atti.
Via Gradoli e il ruolo di Moretti
Ad esempio l’informazione su Gradoli, ufficialmente arrivata dalla parodia di una seduta spiritica, il famoso
«gioco del piattino», a cui parteciparono Romano Prodi e altri professori che
in seguito avrebbero ricoperto cariche
importanti. Fu lo stesso Prodi a trasmetterla ai vertici della Dc. «Anche se
ci siamo trovati in questa situazione ridicola, noi siamo esseri ragionevoli —
spiegò nell’audizione del 1981 —. Se
soltanto qualcuno avesse detto di conoscere Gradoli, io mi sarei guardato bene
dal dirlo. È apparso un nome che nessuno conosceva, allora per ragionevolezza
ho pensato di dirlo». A parte la credibilità dell’origine della notizia, il mistero
ulteriore è che le ricerche si concentrarono nel paese di Gradoli dove non c’era
nulla, senza andare in via Gradoli dove
invece abitava Mario Moretti, il capo
brigatista che in quei giorni interrogava
l’ostaggio. Eleonora Moro, moglie del
presidente dc, chiese perché non si cercasse una strada romana con quel nome. «La risposta che ancora oggi mi lascia senza parole è stata: “Non c’è nelle
pagine gialle!”», riferì in Parlamento.
Invece c’era, e c’erano pure i brigatisti.
Ma il covo fu scoperto solo il 18 aprile, a
causa di una strana infiltrazione d’acqua. In casa non c’era nessuno e Moretti
si salvò, alimentando i dubbi manifestati nel ’95 da Corrado Guerzoni, collaboratore di Moro: «Moretti ha stabilito
con qualcuno una convenienza reciproca per la gestione del sequestro, e ha potuto viaggiare tranquillo per l’Italia senza che nessuno lo fermasse. Nessuno ha
avuto interesse a trovare Moro».
Le carte sparite e il Vaticano
Lo stesso giorno fu recapitato il falso
comunicato numero 7 delle Br, secondo
il quale l’ostaggio era stato ucciso e il
cadavere gettato nelle acque (ghiacciate) del lago della Duchessa, sulle montagne tra Lazio e Abruzzo. L’ex sottosegretario all’Interno Lettieri ammise nel
1980: «È un altro di quegli episodi scon-
certanti che si sono verificati. Non voglio esimermi da responsabilità, ma
tutti abbiamo dato credito a quella pista». In realtà il magistrato inquirente
nemmeno andò sul posto, tanto il comunicato era palesemente inattendibile, mentre il ministro dell’Interno Francesco Cossiga lo accreditò per ore. Altro
mistero, insieme a quelli su chi l’ha ideato e chi l’ha confezionato.
Sulla scomparsa dei resoconti su indagini e riunioni svolte al ministero indagò la commissione stragi che nel ‘92
concluse: «La mancanza negli archivi
del Viminale di tutta la documentazione
non trova alcuna plausibile giustificazione... Si conferma una costante dell’“affare Moro”: prove importanti sulla
gestione della crisi sono sottratte agli
organi istituzionali, ma non è escluso
che altri ne disponga e le utilizzi o minacci di farlo nel momento più conveniente». Anche sul ruolo del Vaticano e
di don Antonello Mennini, «postino» di
alcune lettere di Moro, restano quesiti
aperti. Come le pressioni su Paolo VI per
evitare ogni apertura nella lettera agli
Un’anziana, casalinga di 68
anni, cammina lungo una via
di San Giorgio a Cremano
(Napoli). Viene accostata da
due ragazzi a bordo di uno
scooter che le scippano la
borsa e continuano a guidare
il mezzo trascinandola, così,
per terra per almeno dieci
metri. La donna sviene,
riporterà un trauma cranico.
La sequenza è documentata
dall’impianto di
Dopo il sequestro
La linea della fermezza
venne decisa subito dopo la
strage di via Fani e mai più
messa in discussione
«uomini delle Brigate rosse», o i sospetti che quel sacerdote sia stato anche un
«canale di ritorno» dalla prigione del
presidente dc.
È tutto scritto nelle carte del Parlamento, dai piduisti al vertice dei servizi
segreti alle tante forzature sulla «non
autenticità» delle lettere di Moro, al loro
ritrovamento insieme a pezzi di memoriale in via Montenevoso, 12 anni dopo
la scoperta del covo milanese. Fino alle
domande di Eleonora Moro, che due
anni dopo la morte del marito si chiedeva, a proposito delle Br: «Certo, ci sarà
stata la loro parte di lavoro. Ma chi ha
armato e animato questa gente a fare
queste cose? Chi ha tenuto le fila in modo tale che non si poteva comunicare
durante il tempo che mio marito era sequestrato? Come mai questa linea di
condotta così dura era già stata presa
così nettamente, un’ora dopo la strage
di via Fani?».
La signora Moro è morta nel 2010,
senza avere le risposte che cercava.
videosorveglianza di un
negozio, e proprio da quelle
immagini del 21 febbraio
partono le indagini dei
carabinieri che hanno portato,
il 12 marzo, a individuare due
diciottenni come responsabili
dello scippo: uno, accusato di
essere l’autore, era agli arresti
domiciliari dopo il furto di
uno smartphone; anche il
complice, alla guida dello
scooter, era già conosciuto
alle forze dell’ordine.
Giovanni Bianconi
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Vaticano Appuntamento il 21 marzo. Don Ciotti: «Grande attenzione del Pontefice al tema delle ingiustizie sociali e della corruzione»
Il Papa pregherà con le famiglie di 700 vittime di mafia
ROMA — Il Papa incontrerà
700 familiari delle vittime delle
mafie che insanguinano l’Italia,
e pregherà con loro, in una veglia nella chiesa romana di Gregorio VII, venerdì prossimo, 21
marzo. Il primo giorno di primavera si celebra la «Giornata
della memoria delle vittime innocenti delle mafie» promossa
dalla Fondazione «Libera», presieduta da don Luigi Ciotti. Il
sacerdote ha spiegato che «la
disponibilità del Papa ad accompagnare i familiari a questo
momento carico di dolore ma
anche di speranza, è segno di
un’attenzione e di una sensibilità che loro hanno colto sin dal
primo momento. Attenzione
verso tutta l’umanità fragile, ferita».«Molte di quelle vittime
— ha aggiunto don Ciotti —
erano “giusti”. Persone che non
hanno esitato a mettere la propria vita al servizio di quella degli altri, anche a costo di perderla».
Ma Francesco dimostra —
ha sottolineato don Ciotti in
una dichiarazione diffusa dalla
Sala stampa vaticana — «attenzione anche per lo specifico tema delle mafie, della corruzione, delle tante forme di ingiustizia che negano la dignità
umana. Voce di una Chiesa che
Don Puglisi
In passato Bergoglio
aveva ricordato il ruolo di
don Puglisi: «Sottraeva i
ragazzi alla malavita»
salda il Cielo e la Terra, e che
della denuncia fa annuncio di
salvezza».
Non è la prima volta per il
Pontefice. Nel maggio dell’anno scorso, il giorno dopo la beatificazione a Palermo di don
Pino Puglisi,assassinato da Cosa Nostra, aveva detto all’Angelus: «Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla
malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo.
In realtà però è lui che ha vinto,
con Cristo risorto». «Io penso
— aveva aggiunto a braccio
Francesco — a tanti dolori di
uomini e donne, anche bambini, che sono sfruttati da tante
mafie, che li costringono a fare
il lavoro che li rende schiavi,
con la prostituzione, con tante
pressioni sociali. Dietro questi
sfruttamenti, queste schiavitù,
ci sono mafie, ma preghiamo il
Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo, non possono
fare i nostri fratelli schiavi. Preghiamo perché questi mafiosi e
queste mafiose si convertano a
Dio».
Una posizione «forte», che si
unisce a quanto Francesco sta
facendo anche per la trasparenza delle finanze vaticane e dello
Ior, tanto che lo scorso novembre il procuratore aggiunto di
Sicilia
Incendio
alla raffineria
di Gela
Una colonna di fumo
nero e fiamme, ma
danni limitati e nessun
ferito nell’incendio alla
Raffineria Eni di Gela,
Caltanissetta (Ansa)
Reggio Calabria, Nicola Gratteri
ha messo pubblicamente in
guardia dai possibili rischi che
«la mafia finanziaria» potrebbe
fargli correre.
Quanto agli ultimi Papi, nessuno può dimenticare il «grido» scagliato contro la mafia da
Giovanni Paolo II, il 9 maggio
del ‘93, ad Agrigento, quando
chiese ai mafiosi di convertirsi,
ammonendo che un giorno sarebbe venuto il giudizio di Dio.
«La mafia» è «una strada di
morte, incompatibile con il
Vangelo», è stata la condanna
pronunciata nel 2010 al teatro
Politeama di Palermo da Benedetto XVI, il quale pure nel 2007
a Napoli condannò la camorra.
M.Antonietta Calabrò
@maria-mcalabro
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
22
IL BUONO DEL BIOLOGICO
DAL 1978
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
La storia
Cronache 23
Gordon Samel, 52 anni, non si è fermato all’alt e la polizia dell’Alaska gli ha sparato. Nel ‘92 aveva scoperto il bus abbandonato in cui morì Christopher McCandless
Ucciso l’uomo che trovò il cadavere
del ragazzo perso nelle terre selvagge
Recuperò il corpo dello studente che ha ispirato il film di Sean Penn
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Un incidente cruento come ne capitano tanti sulle strade
americane: la polizia che cerca di fermare un pick up il cui guidatore sembra in stato d’ubriachezza. Il gippone
pare fermarsi, ma poi accelera improvvisamente, tentando la fuga. Gli agenti
sparano, l’uomo al volante viene ucciso. Una scena vista al cinema o letta sui
giornali cento volte. Ma stavolta l’ordinaria tragedia ha qualcosa di straordinario. Per il luogo in cui si è consumato
il dramma: le strade deserte della gelida Alaska, dove le armi da fuoco e anche l’alcol hanno un valore diverso rispetto al resto dell’America, diventando spesso strumenti di difesa da una
natura ferocemente ostile e dal freddo
polare. Ma fuori dall’ordinario è anche
l’identità della vittima: Gordon Samel,
52 anni, è il cacciatore di alci che, insieme a due compagni, nel 1992 trovò
nelle foreste ai piedi del monte McKinley l’autobus abbandonato che fu l’ultimo rifugio e poi il sepolcro di Chris
McCandless: lo studente-modello della
Virginia, innamorato della letteratura
russa e con un’anima profondamente
inquieta che, dopo una laurea conseguita in modo brillante, viaggiò per un
anno negli angoli
più remoti d’America per poi scegliere di andare a
perdersi nella natura dell’Alaska,
ultima tappa di
un viaggio alla ricerca di sé stesso.
Gordon lo trovò quattro mesi
dopo nella carcassa arrugginita dell’autobus
numero 142 della città di Fairbanks. Il
cadavere di Chris ancora avvolto in un
sacco a pelo. Al suo fianco lo splendido
e tremendo diario della sfida estrema
lanciata alla natura da questo ragazzo
sempre in bilico tra voglia di perdersi e
di sopravvivere: i racconti della gioia di
vivere nei boschi, il piacere della solitudine, i disorientamenti, i calcoli sbagliati, la fine delle provviste, i goffi ten-
Il viaggio
Realtà e cinema
Alla vicenda di Chris
McCandless (qui
sopra, nella foto Ap),
raccontata anche in
un libro, nel 2007 si
è ispirato Sean Penn
per «Into the wild»
(nella foto grande
una scena del film)
tativi di trasformarsi in cacciatore, lo
sforzo di sopravvivere nutrendosi di
bacche. Poi settimane senza cibo nel
gelo invernale, fino alla fine. Un diario
che servirà a Jon Krakauer per scrivere
«Into the Wild», un libro sulla sua storia delicata e tragica che poi diventerà
il celebre film diretto da Sean Penn.
Una storia struggente, una tragedia
romantica: quella del ragazzo modello
che giorno dopo giorno certificava sul
suo diario gli errori ingenui che commetteva, addentrandosi con poche
provviste nei luoghi selvaggi dei romanzi di Jack London. Eppure, quando
otto anni fa andai a ripercorrere quegli
stessi sentieri, fui colpito dalla freddezza degli abitanti del luogo che di quell’avventura percepivano solo l’azzardo
sconsiderato di un ragazzino forse viziato e affetto da qualche turba psichica. «Come quasi tutti noi» si affrettavano quasi sempre a precisare: «Non si
viene a vivere in Alaska se non si ha un
carattere particolare. Chi non è nato
Animali
Un’orsa marsicana
morta in Abruzzo
Timori di contagio
Un’orsa dall’età stimata di 5-6 anni è morta
nel centro di sorveglianza del Parco
nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a
Pescasseroli (L’Aquila). Il plantigrado era
stato trovato dai guardiaparco in gravi
condizioni nei dintorni di Sperone, una
frazione alle porte di Gioia dei Marsi,
sempre in territorio aquilano. Presentava
tremori e problemi di coordinamento
motorio. L’orsa era stata immediatamente
sedata dai veterinari e portata nel centro
dove è morta alcune ore dopo, nonostante le
prime cure. I guardiaparco hanno eseguito
prelievi nell’ambiente circostante per
escludere la presenza di esche avvelenate.
Alcuni campioni sono stati inviati
all’Istituto zooprofilattico di Teramo e alla
Facoltà di veterinaria. Timori per una
possibile «patologia contagiosa» vengono
dal presidente della Società di storia della
fauna di Baranello (Campobasso),
Corradino Guacci: «Costituirebbe, se
acclarata, un serio rischio per la
sopravvivenza della popolazione dell’orso
marsicano».
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Dopo il sequestro
Tirreno Power:
a casa i lavoratori
delle ditte appaltatrici
Prime conseguenze sull’occupazione dopo
il sequestro dei due gruppi a carbone della
centrale Tirreno Power di Vado Ligure,
disposta martedì scorso dal giudice per le
indagini preliminari di Savona, Fiorenza
Giorgi, su richiesta della procura guidata da
Francantonio Granero. Da domani molti dei
270 lavoratori delle ditte appaltatrici di
servizi all’interno dell’impianto resteranno
a casa. Ai dipendenti delle aziende è
arrivata la circolare che comunica
l’interruzione di ogni rapporto di lavoro con
la centrale vadese. Ancora da definire cosa
accadrà dal punto di vista sindacale:
difficile il ricorso agli ammortizzatori
sociali per tutti. «È una situazione
decisamente difficile — sottolinea Maurizio
Perozzi, della Rsu della Tirreno Power —.
Non tutti i lavoratori dell’indotto potranno
usufruire della cassa integrazione in
deroga». Tra le ditte coinvolte ci sono la
Mib, che si occupa di pulizie industriali, e
che opera in Tirreno Power da più di 20
anni, con 70 operai; e la Cmt che si occupa
di ponteggi, con 40 operai.
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La dinamica
Fermato dagli
agenti ha iniziato
a girare in circolo,
poi è fuggito
qui sa di scegliere un posto inospitale,
disabitato, dove sei quasi sempre solo». Un posto dove rischi tutti i giorni:
basta uscire ubriachi da un pub dimenticando il cappotto e addormentarsi su
una panchina: il giorno dopo verrà trovato un cadavere congelato. Sempre
che non arrivi un orso a farlo sparire.
La vicenda
Alla fine l’Alaska ha deciso di liberarsi anche di quel monumento a McCandless: l’autobus 142 abbandonato
nella boscaglia. Era diventato luogo
d’attrazione per troppi turisti che, cercando di raggiungerlo su sentieri impervi e guadando torrenti impetuosi,
spesso si cacciavano nei guai e dovevano a loro volta essere soccorsi. Troppo
complicato e costoso: si è deciso di rimuovere quella carcassa arrugginita.
Settecentomila abitanti, per metà
concentrati ad Anchorage. Il resto
Il cacciatore
sparso su una superficie grande più di
Una settimana fa la
Texas e California messi insieme. Quepolizia dell’Alaska ha
sta è l’Alaska dove McCandless e tanti
ucciso Gordon Samel, 52
altri come lui vanno a perdersi (ci sono
anni (sopra), dopo che
anni in cui qui scompaiono oltre 3 mila
con il suo pick up non si
persone senza lasciare tracce). Questa
era fermato a un posto di
è la terra in cui si è consumato, sere fa,
blocco. Cacciatore di alci,
anche il dramma di Gordon Samel.
nel 1992 Samel scoprì
Troppo alcol e colpi sparati con troppa
insieme a due colleghi il
facilità. In queste terre impervie dove
corpo di Christopher
l’uomo fatica a sopravvivere dovrebbe
(Chris) McCandless in un
esserci più solidarietà. Sembrano renautobus abbandonato
dersene conto anche i trooper della ponei boschi dell’Alaska
lizia di Wasilla, il
villaggio di Sarah
La zona in cui è stato
Palin: hanno
trovato il corpo
aperto un’inchiedi McCandless
A L A S K A
sta per stabilire se
l’uso della forza
Parco nazionale di Denali
Mare
fino al punto di
di Bering
Fairbanks
risultare mortale,
in questo caso
Anchorage
fosse giustificato.
In altre parti
Canada
Golfo
d’America in casi
dell’Alaska
simili non ci si fa
nemmeno assaliUSA
Juneau
re dal dubbio.
Fermato dalla polizia, Gordon è ripartito cominciando a girare in circolo,
In autostop
vorticosamente. Poi è scappato. Ma
Nato nel 1968, McCandless
adesso tutti, anche i poliziotti, ricononel 1990 aveva lasciato la
scono: «Era fatto così, un tipo strano,
sua vita di studente per
come molti cacciatori di alci. Ma non
avventurarsi in autostop
avrebbe mai investito i poliziotti».
«alla ricerca del vero
Massimo Gaggi
contatto con la natura»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
24 Cronache
Tecnologia La proposta di una start up: tutto grazie a una stampante
La miniatura 3D di se stessi
Il sogno di Narciso è realtà
di EMANUELE TREVI
L
a Twinkind di Berlino è una piccola azienda che utilizza la più
sofisticata tecnologia digitale per
produrre oggetti che hanno l’inconfondibile sapore della magia e della follia. Basta entrare negli studi di questa
geniale start up, farsi fotografare simultaneamente da un centinaio di
obiettivi, e dopo qualche giorno riceverete a casa una perfetta copia in miniatura di voi stessi. I prezzi variano a
seconda della grandezza della copia
che si desidera, ma sono tutto sommato accessibili: una statuetta di quindici
centimetri costa poco più di duecento
euro, quelle più grandi sono più care
ma più ricche di particolari.
Come i vecchi alchimisti che tentavano di far crescere gli «homunculi»
nelle loro ampolle di vetro, anche i loro
eredi berlinesi tengono segrete alcune
fasi del processo di lavorazione. Ma a
noi interessa di più il prodotto finito, e
le sue implicazioni filosofiche e psicologiche. Cosa accade quando, aperto il
pacco, possiamo finalmente tenere in
mano queste miniature di noi stessi?
Ancora una volta, dobbiamo riconoscere che nulla come il narcisismo
aguzza l’ingegno della nostra epoca. In
tempi più romantici, era la miniatura
dell’amato o dell’amata che ci si portava appesa al collo, o nel taschino del
panciotto. E se ci si faceva confezionare
la propria immagine, era per regalarla a
qualcuno che ci ricordasse, aspettando
il nostro ritorno. Al contrario, sospetto
che queste bamboline, con la loro straordinaria verosimiglianza, rimangano
Il servizio
Chi sono
La start up Twinkind, con sede a
Berlino (twinkind.com), permette di
realizzare una copia in 3D di se stessi
Come funziona
Il primo passo è prenotare e recarsi
nello studio della società. Poi si
scelgono le dimensioni delle
riproduzioni e le opzioni. Infine si va
allo scanner: uno speciale strumento
a multicamera che realizzerà una
copia perfetta del cliente. Infine
viene realizzata una versione
digitale, per verificare i dettagli e si
avvia la riproduzione con una
stampante 3D
Costi e dimensioni
Si possono scegliere riproduzioni dai
15 ai 35 centimetri, con costi da 225
euro a 1.290
per la maggior parte nelle mani dei loro proprietari. Come un materiale pornografico, sono destinate al desiderio,
con tutti i suoi riti e i suoi fantasmi. Ma
anche le più raffinate fantasie sessuali
impallidiscono di fronte a questo, che
forse è il più inconfessabile di tutti i
desideri: il desiderio di essere se stessi.
È su questa potente e sottile leva psicologica che la Twinkind e le ditte che
la imiteranno potranno basare le loro
fortune. Perché quando si parla di narcisismo, si pensa sempre, troppo superficialmente, a qualcuno che si piace, che è appagato dal contemplarsi.
Ma il mito racconta una storia ben diversa: Narciso è un uomo angosciato,
perché non può afferrarsi, non può
possedersi. Esistono molte forme di
amore impossibile, ma non ce n’è una
più impossibile dell’amore per noi
stessi. Ovidio ci racconta un particolare
tremendo: anche dopo la morte, il povero Narciso non riesce a rinsavire, e
ancora cerca la sua immagine nelle
ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA
Creare e contemplare la propria riproduzione
«Homunculi»
I vecchi alchimisti tentavano
di far crescere i loro
«homunculi» all’interno
di ampolle di vetro
scure acque dei fiumi infernali, condannato in eterno a una forma di demenza capace di perpetuarsi oltre i
confini della vita.
E dunque, possiamo anche definire i
prodotti della Twinkind dei semplici
giocattoli tecnologici, ma solo a patto
di ricordare che i giocattoli, da che
Il maxi-studio sui neonati
I maschietti?
Sorridono più
delle bambine
A sorridere si impara da piccolissimi e i maschietti
sembrano avere più senso dell’umorismo delle
femminucce. La quasi totalità dei neonati, il 90%,
sorride già entro i primi due mesi di vita, di solito al
cospetto di mamma e papà. I maschietti sorridono
mediamente 50 volte al giorno rispetto alle 37 delle
bambine. A descrivere i contorni di quello che ancora
rimane uno dei più affascinanti misteri, la risata dei
neonati, è una ricerca della London Birkbeck University
che nei laboratori dedicati al cervello e allo sviluppo
cognitivo ha creato un «Babylab» che ha come scopo
quello di indagare sul motivo per il quale i neonati
sorridono. Il dottor Caspar Addyman ha raccolto negli
ultimi anni i dati di circa 1.400 questionari
somministrati a genitori di 25 Paesi. Le domande erano
tese a conoscere le abitudini dei neonati, le canzoni, i
gesti e le parole che li facevano sorridere. Dai due ai
quattro mesi i piccoli perfezionano i cosiddetti «sorrisi
sociali» rivolti ai genitori, dai quattro ai sei ridono in
risposta a uno stimolo (per esempio il solletico), e dai
sei agli otto mesi rispondono agli stimoli dei giochi.
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mondo è mondo, possono trasformarsi negli oggetti più pericolosi che si
possano maneggiare. La loro finta innocenza e la loro gratuità sono il calco
perfetto delle mancanze che ci corrodono, scavando in noi gli abissi più incolmabili. Queste bamboline sono un
diversivo, un sedativo. Ci permettono
di tenerci in mano, come se fossimo
dei giganti buoni che ci proteggeranno
da tutti i pericoli. Ma questa è solo l’illusione che producono. La realtà è che
le nostre immagini sono sempre più
potenti di noi stessi, perché non ci ricambiano affatto dello stesso desiderio
che riversiamo su di loro. E in amore,
come si sa, vince sempre chi fugge. E a
noi, Narcisi sconfitti, non resta che ripeterci l’amara verità: non siamo che le
immagini delle nostre immagini, i riflessi dei nostri indifferenti riflessi. E
non esiste, né mai esisterà, una tecnologia così raffinata da riscattarci.
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Cronache 25
Beni culturali Palazzi
e siti in rovina e preda
dei ladri per mancanza di
fondi e tutele pubbliche
Palazzi principeschi che cadono a
pezzi sotto le macerie dei solai. Ville patrizie in totale abbandono, con gli affreschi
sfigurati. Fortezze militari del XVIII secolo
in rovina, anche se rappresentano forse gli
ultimi esempi europei di fortificazioni
permanenti. Interi arredi (il «contesto» interno) spariti e dispersi.
L’elenco dei 750 siti che il Fondo per
l’ambiente italiano meritoriamente aprirà
durante la 22ª Giornata di primavera, fissata per sabato 22 e domenica 23 marzo,
offre molte sorprese positive (tesori curati
e magnificamente mantenuti), ma anche
gallerie degli orrori, simili alla reggia borbonica di Carditello a Caserta, solo poche
settimane fa assicurata alla proprietà pubblica e sottratta alle mire della camorra dopo anni di devastazioni e ruberie, diventata il simbolo di un’Italia che dimentica e
lascia perire le proprie ricchezze culturali.
A Soriano nel Cimino, in provincia di
Viterbo, il Fai non potrà aprire il rinascimentale palazzo Chigi Albani, ideato dal
Vignola. Semplicemente perché i solai
hanno ceduto ed entrare è pericolosissimo: sono state sfondate anche le maestose
vetrate. Irrimediabilmente disperso l’arredo interno: abitato dagli Albani fino agli
anni ‘80, il palazzo venne venduto a un privato che, senza scrupolo e soprattutto senza alcun controllo da parte degli organi di
tutela, mise mobili e quadreria all’asta per
poi cedere una scatola vuota e in pessime
condizioni al Comune nel 2004. Da anni le
forze politiche locali si confrontano sul
suo futuro, senza approdare a nulla di
concreto. La settecentesca Villa Raffo a Palermo (una delle tante residenze nobiliari
abbandonate della città, si può scoprire
purtroppo molto altro sul patrimonio palermitano grazie al sito palermoindignata.wordpress.com) è di proprietà della Regione ed è da anni ridotta a meta preferita
delle incursioni di bande organizzate di ladri. Sono stati strappati via persino gli impianti elettrici, e gli affreschi settecenteschi devastati a colpi di punteruolo.
Il complesso settecentesco della cittadella di Alessandria, 74 ettari di superficie
e una magnifica pianta esagonale, considerata un raro esempio in tutta Europa, è un capitolo solo parzialmente
positivo. Dal 2007 i militari l’hanno
abbandonata e da allora è in stato
di degrado: crolli parziali, infiltrazioni, solai in dissesto, infissi fradici. Nei giorni scorsi il Demanio,
che ne ha la proprietà, ha finalmente
pubblicato un bando di gara per la concessione di valorizzazione, da un minimo di 6
fino ad un massimo di 50 anni. I termini
della gara chiuderanno il 9 settembre 2014.
La cittadella potrà ospitare, con specifici limiti, attività ricreative, museali, artigianali, commerciali e di promozione delle eccellenze del territorio. C’è da sperare che
tutto avvenga rapidamente, prima che la
cittadella soccomba definitivamente.
Palazzo Carducci a Taranto è ora
vuoto (non è inserito quest’anno nell’elenco Fai, ma lo è stato negli anni scorsi). Dopo la
vendita al Comune di questo
gioiello del XVII secolo nel cuore
della vecchia Taranto, nel 2004, per mesi
ladri indisturbati hanno sottratto mobili e
Palermo
Villa Raffo è una
delle tante residenze
nobiliari abbandonate
nella città di Palermo.
Di proprietà
della Regione Sicilia, è
da anni meta di incursioni da parte di bande organizzate
Sono stati strappati
via persino gli impianti elettrici
e gli affreschi settecenteschi sono stati
devastati a colpi di
punteruolo
A sinistra, un esterno
del complesso
(foto Alessandro Fucarini)
Soffitti crollati e statue senza testa
I tesori che l’Italia non sa difendere
A Villa Raffo, Palermo, strappato anche l’impianto elettrico
Alessandria Nella cittadella, abbandonata dai militari nel
2007, crolli parziali, infiltrazioni e solai in dissesto
Soriano nel Cimino A Palazzo Chigi Albani, ideato dal Vignola, i solai hanno ceduto
Taranto Palazzo Carducci ora è vuoto: i ladri hanno sottratto
mobili e preziose cinquecentine dalla biblioteca
Bassano Romano Villa Giustiniani-Odescalchi, nel Viterbese, è bersaglio dei ladri per le loro razzie. Crollato in parte il casino di caccia
preziose cinquecentine dalla biblioteca di
seimila volumi. Dopo la scoperta delle razzie, gli arredi sono stati chiusi nel Palazzo
di città e i libri messi al sicuro nella biblioteca comunale. Una vasta porzione del soffitto in legno è crollata. L’assessore regionale all’urbanistica, Angela Barbanente,
promette uno stanziamento di 2.689.200
euro da fondi europei. Ma per ora il palazzo resta com’è, vuoto e in pericolo.
Abbandono e incredibile chiusura per
la cinquecentesca villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano Romano, in provincia di
Viterbo. Dal 2004 è di proprietà pubblica
dopo la vendita da parte degli Odescalchi.
Il casino di caccia è in parte crollato. Il corpo della villa per ora è solido ma nel marzo
del 2012 sparì la testa di uno dei busti dei
Cesari collocati a lato del Palazzo. Lo stupefacente giardino all’italiana è irriconoscibile rispetto alle foto di mezzo secolo fa.
Nei decenni molte «visite» di ladri hanno
cancellato il patrimonio di statue e di marmi, già nel 1957 il grande archeologo
Giovanni Becatti parlò di «squallido abbandono» della collezione di marmi. A
tutt’oggi, non c’è alcun piano certo di valorizzazione né si parla minimamente di
riapertura.
Sono interi pezzi di storia del
nostro Paese che si sbriciolano e
spariscono per sempre. C’è l’insipienza della mano pubblica, l’incapacità
di programmare tutela e adeguata valorizzazione. C’è la mancanza di fondi pubblici.
E c’è anche (se non soprattutto, talvolta)
una cultura ossessivamente statalista, anti-storica, nemica sempre e comunque
dell’intervento dei privati nella sfera del
nostro patrimonio. Meglio un palazzo Chigi Albani sottratto alla rovina anche grazie
al contributo di un mecenate, magari con
la prospettiva di un uso misto sotto doverosa vigilanza dello Stato, o un bene crollato e in macerie, ma rigorosamente in mano
statale? Come dimostrano fin troppi casi
italiani, la cultura legata alla seconda posizione vince troppo spesso la partita. Con la
sconfitta, però, del patrimonio.
Paolo Conti
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Piacenza La tela era stata sottratta nel 1997 dalla galleria Ricci Oddi. Le nuove tecniche hanno permesso di riconoscere tracce sulla cornice
Klimt rubato 17 anni fa, ora un’impronta fa riaprire il caso
Non c’è solo l’inarrivabile
firma di Gustav Klimt sul Ritratto di signora trafugato 17
anni fa dalla galleria d’arte moderna Ricci Oddi a Piacenza con
modalità talmente misteriose
che ancora oggi ci si romanza
sopra, scomodando trame di
film e ladri acrobati. Si scopre
ora, grazie ai progressi dell’attività investigativa scientifica,
che ci sono anche altre firme su
quel dipinto del grande pittore
viennese (1862-1918), valutato
nel ’97 attorno ai 5 miliardi di
lire dopo essere stato acquistato da Giuseppe Ricci Oddi a Milano nel 1925 per 30 mila lire.
Le nuove firme, emerse dalle
fatiche di un’indagine che pareva essersi arenata, sono quelle lasciate dai ladri sulla cornice, ritrovata vuota dopo il furto
(19 febbraio del 1997) nelle vicinanze di un lucernario della
galleria d’arte. Sono di due tipi,
a quanto appreso: l’ombra di
parte di un’impronta e alcune
particelle biologiche che vengono normalmente emesse dal
corpo umano durante la respirazione. Tracce invisibili all’epoca, ma non adesso. E che
consentono ai carabinieri del
nucleo investigativo di Piacenza non solo di riaprire l’indagine, ma di sperare, seppur tra
Valore inestimabile
Valutato 5 miliardi di lire
al momento del furto
il quadro è tra le opere
più ricercate d’Europa
prudenze e silenzi tattici, in
una svolta radicale della vicenda, ricavando una serie di profili genetici del Dna da mettere
a confronto con alcune delle
persone sospettate in questi
anni senza però mai trovare
elementi forti nei loro confronti (gli unici indagati furono i tre
custodi della galleria, poi prosciolti dal gip).
Realizzata negli ultimi anni
della vita di Klimt, questa tela
alta 68 centimetri e larga 55
campeggia dal giorno del furto
in cima alla lista delle opere più
ricercate d’Europa (la seconda).
La sua scomparsa scatenò polemiche a non finire a Piacenza,
con richieste di dimissioni e accuse incrociate. Poche le certezze. «Nessun dubbio che si
sia trattato di un furto su com-
La vicenda
Il furto
Nel febbraio del
1997 a Piacenza
nella galleria d’arte
moderna Ricci Oddi
è stato rubato il
«Ritratto di Signora»
di Gustav Klimt (a
sinistra, foto Ansa)
Le indagini
Dopo 17 anni i
carabinieri hanno
riaperto il caso
grazie a un’impronta
parziale lasciata
sulla cornice del
quadro al momento
del furto
missione», hanno sempre affermato gli investigatori, e non
solo per l’assenza di richieste di
riscatto ma perché si tratta di
un pezzo impossibile da piazzare, essendo conosciuto in
tutto il mondo. Come disse all’epoca il direttore della galleria, Ferdinando Arisi, «chi l’ha
fatto rubare voleva quel quadro
tutto per sé: vicino c’era un disegno di Klimt, ma non è stato
preso». Un lavoro fatto da gente
specializzata se si pensa che
non è ancora del tutto chiara la
dinamica del blitz. Inizialmente
si pensava che i ladri si fossero
calati dal tetto come nel film
Topkapi di Jules Dassin (Usa,
1964) dove con corde, ventose
e arpioni si impadroniscono di
un pugnale costellato di smeraldi. Poi invece è prevalsa una
ricostruzione più minimalista e
per certi versi sorprendente: i
ladri sarebbero entrati e usciti
dall’ingresso principale.
Ritratto di signora è da sempre sotto i riflettori. Poco prima
del furto, una studentessa trovò sotto il quadro un altro Ritratto di signora dipinto da Klimt nel 1910 e di cui si erano
perse le tracce. La scomparsa
della tela avvenne alla vigilia di
una mostra, «Da Hayez a Klimt», di cui il capolavoro del
maestro viennese avrebbe dovuto essere il pezzo forte. Per
non lasciare uno spazio vuoto,
gli organizzatori, nel caos di
quei giorni, esposero una copia
trovata in un mercatino a Rapallo.
Francesco Alberti
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26
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
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Economia
La lente
«COMPRO CASA
O ASPETTO»,
LA GUIDA DI
CORRIERECONOMIA
M
eglio approfittare di
una congiuntura
che vede i valori
immobiliari e tassi dei
mutui ai minimi e
possibilità di scelta
ampia come non mai, o
aspettare che il mercato
diventi ancora più
favorevole per chi vuole
comprare? I conti in
tasca questo dilemma li
trovate su
CorrierEconomia,
l’inserto economico del
Corriere della Sera in
edicola domani con il
quotidiano, insieme alla
mappa delle ultime
quotazioni e alla
misurazione degli spread
bancari sui prestiti che
sembrano perdere
qualche punto.
Il dilemma (compro o
aspetto) da qualche anno
ormai se lo pongono gli
italiani che hanno
l’intenzione (e anche la
possibilità) di acquistare
casa. Che la maggior
parte dei potenziali
compratori abbia optato
per la seconda soluzione
nel 2013 lo ha certificato
l’Agenzia delle Entrate,
che ha contato lo scorso
anno solo 403 mila
transazioni, con un calo
del 9,2% rispetto al 2012.
Al consuntivo finale
manca qualche decina di
migliaia di
compravendite, slittate
da dicembre 2013 al
gennaio 2014 per
usufruire delle migliori
condizioni fiscali entrate
in vigore da inizio anno,
ma con tutta evidenza
anche i rogiti ritardati
non basterebbero a
colmare la differenza.
L’unico dato significativo
in controtendenza è la
buona performance di
Milano. Il capoluogo
lombardo ha messo a
segno un incremento del
9% di transazioni
nell’ultimo trimestre
2013 e del 3,4% su base
annua. Resta da capire
se la ripresa di interesse
di Milano sia destinata a
rimanere un segnale
isolato o se la città
anticipa la tendenza di
tutto il mercato. La
risposta dipende da come
evolveranno tre fattori
critici: le richieste dei
venditori, la legislazione
fiscale e la disponibilità
delle banche a concedere
credito.
Gino Pagliuca
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Energia «Altri progetti? Nei rifiuti puntiamo a raddoppiare le quantità trattate»
«Acea ritorna allo sviluppo
Pronti a crescere nell’acqua»
Il manager
Fr. Bas.
«Ci vogliamo concentrare sulle cose che sappiamo fare bene e la distribuzione del gas non è nel nostro core
business. Nella produzione di energia
elettrica, continueremo a rinnovare i
nostri impianti idroelettrici e costituiremo un polo importante di cogenerazione nel Comune di Roma, per promuovere l’efficienza energetica».
Nel settore idrico avete annunciato 1,3 miliardi di investimenti.
«Nell’acqua siamo leader nazionali
di mercato e vogliamo continuare a
esserlo. Degli investimenti annunciati, 800 milioni saranno nel Lazio, la
maggior parte nella provincia di Roma
con ricadute importanti sul territorio
e l’economia locale. Ammoderneremo
la rete, potenzieremo la depurazione e
introdurremo nuove tecnologie. Vogliamo estendere a Roma l’esperimento dei contatori intelligenti per
l’acqua, effettuato a Firenze con la nostra Publiacqua».
Si è tornato a parlare di superutility. Cosa ne pensa?
«Eravamo stati convocati al ministero dello Sviluppo, insieme alle altre
grandi del settore, per fornire suggerimenti su come favorire l’aggregazione
delle società più piccole. Siamo favorevoli, nel settore idrico, alle aggregazioni là dove siano presenti numerosi
gestori di piccole dimensioni. Noi abbiamo partecipazioni in Toscana e
Umbria. In Toscana ci sono sei gestori
e noi abbiamo partecipazioni in cinque società. Se ci fossero le condizioni
e i soci pubblici fossero d’accordo, i
gestori potrebbero ridursi, con la capacità di affrontare maggiori investimenti e realizzare importanti sinergie».
Acea viene spesso ricordata per le
bollette «pazze».
«Abbiamo quasi azzerato il fenomeno, peraltro causato da scelte pregresse. Non sono però bollette “pazze”: a seguito del cambio dei sistemi
informativi sono arrivate bollette che
coprivano un periodo più lungo del
classico bimestre, corrispondente all’intervallo tra una fatturazione e l’altra, e quindi alcuni clienti si sono ritrovati con importi significativi, che
però hanno potuto rateizzare. A fine
anno sono stati deliberati 55 milioni
di euro investimenti per migliorare
ulteriormente i sistema informativi
nei prossimi tre anni».
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Francesca Basso
Gallo: nel settore idrico vogliamo restare i primi in Italia
MILANO — Com’è in questi giorni
il clima con gli azionisti?
«Il nostro compito è quello di far crescere la società secondo il nuovo piano industriale, che prevede investimenti per 2,4 miliardi».
Taglia corto su questo tema Paolo
Gallo, amministratore delegato di
Acea, la multiutility che ha come socio
di maggioranza il Comune di Roma
(51%), seguito da Francesco Caltagirone (16,34%) e Suez Environnement
(12,5%) del colosso francese GdfSuez. Eppure sono state settimane di
tensione con il sindaco Ignazio Marino, che all’inizio di marzo ha scritto al
consiglio di amministrazione per
chiedere un’integrazione all’ordine
del giorno dell’assemblea, che includesse la riduzione da 9 a 5 dei consiglieri e la nomina di un nuovo board
(l’attuale è stato indicato un anno fa
dall’ex sindaco Gianni Alemanno proprio poco tempo prima delle urne).
Una mossa non gradita dai soci privati. È intervenuta anche la Consob, segnalando che la titolarità del 51% di
azioni Acea è dell’assemblea capitolina e non del sindaco né della giunta.
Nel frattempo, lunedì scorso è stato
presentato il piano industriale, il sindaco ha incontrato separatamente
Caltagirone e Suez, il mercato ha reagito bene ai numeri di Acea e il sindaco, che incasserà una maxi cedola
(0,42 euro per azione, payout 63%) ha
infine cambiato tono: «Acea è una società quotata in Borsa e va rispettata.
Non bisogna pronunciare frasi che
possano somigliare a una ingerenza
della politica».
Dopo un anno è tempo di bilanci.
Com’è cambiata Acea?
«Sono stati mesi molto intensi, perché ci eravamo dati obiettivi importanti che avevamo comunicato agli
azionisti e al mercato. E li abbiamo
I numeri
Suez
Environnement
Company Sa
Mercato
Gli azionisti
18,15
Dati %
12,483
Roma
Capitale
Norges Bank
51
2,020
Caltagirone Francesco Gaetano
16,347
+0,89%
L’andamento del titolo
nell’ultimo mese
10,25 euro
10,1
9,8
9,6
9,3
9,0
8,7
20 feb
26 feb
Fonte: Consob e Borsa Italiana
4 mar
10 mar 14 mar
D’ARCO
raggiunti: abbiamo stabilizzato la nostra posizione finanziaria netta, siamo
riusciti a essere più efficienti nell’attività quotidiana e a migliorarne la qualità. Nella classifica sul servizio al
cliente dell’Autorità siamo saliti dalla
ventesima alla quattordicesima posizione. E ci aspettiamo di migliorare
ancora».
Quali sono gli obiettivi per i prossimi cinque anni?
«Vogliamo crescere nei settori dove
siamo presenti. Nel trattamento industriale dei rifiuti vogliamo diventare il
terzo operatore nazionale: ora siamo il
quinto. Puntiamo a raddoppiare la
quantità di rifiuti trattati e ad arrivare
a 1,5 milioni di tonnellate, investendo
246 milioni di euro».
Negli altri settori cosa farete?
«Sul fronte energia il nostro obiettivo è migliorare il livello di servizio
che offriamo ai clienti. Vogliamo anche crescere ulteriormente nella commercializzazione del gas, attraverso
offerte ad hoc ai nostri clienti che sono un milione e mezzo».
Siete interessati alle gare per la rete di distribuzione gas?
Nella foto Paolo Gallo,
amministratore
delegato di Acea.
Cinquantadue anni,
torinese, ingegnere
aeronautico, ha un
passato in Fiat Avio e
in Fiat Energia. Ha le
deleghe operative
della multiutility
che ha come socio
di maggioranza il
Comune di Roma
(51%), seguito
dall’imprenditore
Francesco Caltagirone
(16,34%) e Suez
Environnement
(12,5%) del colosso
francese Gdf-Suez.
Una piccola quota
(il 2,02%), poco sopra
la soglia di
comunicazione
Consob, è in carico a
Norges Bank, la banca
centrale norvegese
Il socio di Parigi
Gdf-Suez a Marino: board e vertici restino invariati
Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha incontrato a Parigi
i vertici di Gdf-Suez, azionisti attraverso Suez
Environnement, di Acea con il 12,4%. L’incontro è
avvenuto a margine del viaggio istituzionale di Marino
nella capitale francese per ricambiare la visita del sindaco
di Parigi Bernard Delanoë. Il Campidoglio è azionista di
maggioranza di Acea e a Parigi ha rinnovato la richiesta,
già resa pubblica con una lettera al board agli inizi di
marzo, di una riduzione del numero di componenti del
consiglio e di un cambio dei vertici. Gdf–Suez ha
confermato la posizione della società, nettamente
contraria alla riduzione del board, così come al cambio
del management. Martedì scorso Marino aveva già
incontrato a Roma il rappresentante in Italia di Gdf-Suez
Giovanni Giani, che è anche membro del consiglio di
Acea. Una decina di giorni fa il sindaco aveva incontrato
l’altro azionista privato, Francesco Caltagirone (16,34%),
anche lui critico verso le proposte del Campidoglio.
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Il caso L’obiettivo di Lactalis potrebbe essere quello di costruire un comitato parti correlate senza «esterni»
Parmalat, i dubbi Consob sulla governance «francese»
L’Autorità sta vigilando
sulla richiesta di ridurre da 2 a 1
i consiglieri indipendenti
Collecchio senza pace: una
saga tradizionale sarebbe forse
meno lunga e sicuramente meno triste. A dieci anni inoltrati
dal crac Parmalat per l’assemblea del 17 aprile si preannuncia l’ennesima battaglia. Questa
volta nel mirino dei francesi di
Lactalis, che controllano la società, ci sono i consiglieri indipendenti, rei ai loro occhi di
avere sollevato a più riprese dei
dubbi sulle decisioni del consiglio come l’acquisto di Lag. E
questo ne fa un caso potenzialmente interessante per il futuro
della governante delle società
quotate a Piazza Affari.
La battaglia degli indipendenti a Collecchio pare quella
degli Highlander, ne deve restare solo uno così come richiesto
dalla maggioranza che ha convocato sempre per il 17 aprile
un’assemblea straordinaria che
approvi la modifica statutaria
poche ore prima che si vada al
rinnovo del consiglio. Il destino
sembrerebbe segnato visto che
Emmanuel Besnier, patron di
Lactalis, detiene tramite la Sofil
Sas l’intero pacchetto dell’83,3%. Ma i francesi potrebbero avere fatto i conti senza la
Consob. Vista la natura della
modifica — la richiesta messa
all’ordine del giorno è ridurre
da 2 a 1 i consiglieri indipendenti, un passaggio chiave visto
che uno solo non può convocare il board — il voto dei rappresentanti dei Besnier potrebbe
essere in conflitto di interessi.
Sono già in corso degli atti di
vigilanza e l’Autorità guidata da
Giuseppe Vegas starebbe analizzando i verbali dei consigli di
amministrazione per capirne di
più della strana mossa con cui
tutti i consiglieri espressi dalla
maggioranza hanno presentato
le proprie dimissioni qualche
settimana fa con tanto di elogio
da parte della stessa Lactlais.
Sarà interessante vedere se la
stessa squadra sarà presentata
nella lista che dovrà essere comunicata entro il 27 marzo. I
fondi americani come Amber
che possiede l’1,5% e Fidelity
che dovrebbe avere una partecipazione sotto la soglia del 2%
probabilmente chiederanno
ancora una volta al consigliere
indipendente Umberto Mosetti
di restare nel board in rappresentanza delle minoranze.
Nell’attesa dei nomi, tra i
quesiti sotto la lente ci sono i
dubbi posti in consiglio sul
progetto di riduzione degli indipendenti. Era in corso da
tempo o nasce all’ultimo momento? Come mai il notaio della società è lo stesso del consiglio di amministrazione? Da chi
arriva l’idea delle dimissioni in
blocco? Il sospetto è che dalle
manovre francesi possa emergere una Parmalat depotenziata
con soli 4 consigli di amministrazione formali all’anno per
analizzare i conti mentre, di fatto, le operazioni potrebbero
passare da un comitato parti
La compagnia assicurativa e la richiesta Antitrust
UnipolSai cede ad Allianz attività per 440 milioni
Carlo Cimbri
Trattative fino all’ultima ora
disponibile per la cessione da
parte del gruppo UnipolSai di
asset della vecchia Milano
Assicurazioni ad Allianz: alla fine
si è arrivati a un prezzo di 440
milioni per attività che
comprendono 1,1 miliardi di
premi nel ramo danni, 729
agenzie e 500 addetti. Per
UnipolSai, dopo che i belgi di
Ageas non avevano superato
un’offerta da 300 milioni, non è
stata una trattativa facile,
soprattutto per questioni
di tempo. L’Antitrust ora
deciderà se la vendita è
sufficiente per evitare una multa
e aveva chiesto la cessione
proprio per dare il via libera alla
fusione con la galassia Ligresti: il
perimetro delle vendita è un po’
cambiato nei mesi e una prima
scadenza l’Autorità per la
concorrenza l’aveva posta al 19
dicembre scorso. Ora si attende
per domani mattina la reazione
del mercato azionario a questo
accordo.
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correlate senza la presenza di
un consigliere indipendente,
un ulteriore passo che i francesi
dovrebbero fare emergere solo
a cose fatte. Nella sostanza una
nuova operazione come quella
della vendita di Lag America da
parte della controllante Lactlalis alla controllata Parmalat potrebbe non passare più sotto gli
occhi dell’unico consigliere indipendente. Peraltro rimane da
capire in questo contesto così
mobile chi sia effettivamente a
gestire Lag America. Insomma,
sebbene la richiesta di ridurre a
uno solo i consiglieri indipendenti rispetti la legge ci sono
ancora molti nodi da sciogliere
sulle motivazioni e sugli obiettivi di questa mossa.
È un fatto che mai come in
questo caso gli indipendenti
hanno fatto la differenza: in seguito ai loro rilievi il Tribunale
di Parma ha costretto a rivedere
il prezzo dell’operazione su Lag
e richiesto la rimozione di Marco Reboa, ex sindaco di Lactalis
Italia e Galbani, che in consiglio
aveva un posto come «indipendente».
Massimo Sideri
[email protected]
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
28
Pasqua sull’Alpe Cimbra fra
antiche e moderne tradizioni
Safari in Botswana con
Il Gabbiano Livingston e Belmond
All’Agriturismo Podere Picciolo, per un weekend
all’insegna del relax e dei buoni sapori
Il delta dell’Okavango in Botswana è uno di quei
luoghi unici al mondo, un’oasi di vita incontaminata dove gli animali sono i padroni di casa e gli
uomini semplici spettatori. Immense distese d’acqua, in un susseguirsi infinito di canali, lagune, isole ricoperte da palme e grandi radure dove vivono
liberi tutti gli animali africani, dai maestosi elefanti
alle più piccole antilopi, e dove leoni, leopardi,
iene e licaoni regnano incontrastati. Insomma, un
paradiso da visitare almeno una volta nella vita per
chi cerchi l’emozione del vero safari, soggiornando in campi tendati predisposti per coccolare con
charme e lusso gli appassionati della natura. Una
continua scoperta da vivere con safari fotografici
in fuoristrada
aperti ed escursioni in piroghe
mokoro, guidati
da esperti ranger locali. È qui
che, per lanciare una stagione
ormai alle porte, Il Gabbiano
Livingston Tour Operator di Milano specialista
d’Africa, in collaborazione con Belmond Safaris,
nuovo marchio della Orient-Express Hotels Ltd,
propongono uno speciale safari in quest’angolo
d’Africa. Richiesta la prenotazione entro aprile
per un soggiorno nel mese di agosto. L’offerta prevede: sei notti nei suggestivi campi tendati della
Belmond Safaris, tra delta dell’Okavango e pianure
del Savute, compresi i voli di trasferimento, ad un
prezzo speciale a partire da 4.930 euro.
Per informazioni: tel. 02 26111440, [email protected], www.gabbianolivingston.com.
Il verde dei campi e le fioriture di primavera, le primule spontanee, le violette selvatiche, le passeggiate in mezzo alla natura incontaminata costituiscono uno stimolo per una gita e qualche giorno di
relax. L’Agriturismo Podere Picciolo di San Donato
in Fronzano è facile da raggiungere dall’autostrada
A1, ed offre, a quindici minuti dall’uscita di IncisaReggello, un luogo ideale dove poter ricreare lo
spirito e fare un pieno di energia, in armonia con
il risveglio primaverile della natura. L’estesa uliveta e i campi terrazzati offrono spazio sufficiente
per fare passeggiate e godere di una pace assoluta
tra boschi e profonde vedute, addirittura fino alle
Alpi Apuane. Dopo l’appetito non manca... e qui
entrano in gioco i prodotti del luogo. In primis l’olio, di cui l’Agriturismo Podere Picciolo è produttore di extra vergine di qualità superiore. Le olive,
conservate in modo totalmente naturale, sono il
degno coronamento di gustosi antipasti a base di
“Prosciutto DOP del Pratomagno”, di “Tarese,”
una particolare lonza che viene sapientemente
prodotta con soli aromi naturali, di pecorini e caprini prodotti da pastori rimasti fedeli custodi della
tradizione. La cucina di Grazia apre un orizzonte sui piatti tipici toscani: “la ribollita”, “la pappa
al pomodoro”, “le zuppe di legumi”, ma anche
un’infinità di ricette con la pasta fatta in casa e
le carni, con elaborazioni tipiche come“il Peposo dell’Impruneta”. Le confetture che allietano la
colazione del mattino sono “fatte in casa” con la
frutta del podere e i frutti del sottobosco locali,
il miele, la melata del vicino apicoltore. Chi non
vuole rinunciare ad un tuffo nello shopping, troverà ad un quarto d’ora d’auto gli outlets The Mall,
Fashion Valley, Dolce & Gabbana. E per chi invece
è amante della cultura, l’Agriturismo Podere Picciolo è un ideale punto di partenza per escursioni
nelle vicine città d’arte: Firenze, Siena, Arezzo o
per borghi meno noti, ma altrettanto interessanti.
Come Certaldo, Poppi in Casentino e Cortona.
Offerta dal 10 al 18 aprile - 2 notti (da venerdì alla
domenica) € 210,00, in camera doppia per 2 persone, con ricca colazione, 1 snack di benvenuto.
Offerta dal 04 al 18 maggio - 3 notti € 255,00, in
camera doppia per 2 persone, inclusa ricca colazione, 1 snack di benvenuto. Tante opportunità da
cogliere al volo. Informazioni: tel. 055.8652165 –
mob. 333.2112620; www.agriturismopoderepicciolo.com; [email protected];
skype: agriturismopoderepicciolo.
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
Folgaria, Lavarone e Luserna, tre altipiani incastonati tra i rilievi prealpini del Trentino sud-orientale,
sono la meta perfetta per una vacanza a misura di
bambini e famiglie, alla scoperta di un territorio
ricco di storia e
di grande fascino. Pasqua è il
momento ideale
per conoscere
da vicino i riti
della tradizione
e trascorre ore
d’allegria partecipando al vivace programma di giochi e manifestazioni organizzati dalle tre cittadine. La vacanza si traduce poi in
altre e molteplici proposte che vanno dalla suggestiva passeggiata a Luserna, lungo il Sentiero dell’immaginario, all’esplorazione di alcune importanti
testimonianze della Grande Guerra, come il Forte
Museo Belvedere Gschwent di Lavarone. Esperienze che si accompagnano alla generosa gastronomia
locale. Info: tel. 0464.724100; www.folgarialavaroneluserna.it; [email protected].
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Economia 29
#
Il caso
Quote in Unicredit, Intesa, Ubi, Generali, Telecom. Ma il gruppo ha un portafoglio di 4.300 miliardi di dollari
BlackRock, il colosso Usa
del risparmio gestito
che dilaga a Piazza Affari
Fondato nel 1988 dall’ebreo californiano Larry Fink
Il manager
Laurence
Douglas “Larry” Fink è
l’amministratore delegato
di BlackRock
Di origine
ebraica, è
cresciuto tra
le aule della
University
of California
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK – Cresciuto tra le aule
della University of California, dove si è
laureato, e il negozio di scarpe del padre
a Van Nuys, periferia nord di Los Angeles, Larry Fink, un ebreo californiano
che in pochi decenni è riuscito a creare
dal nulla la più grossa compagnia finanziaria del mondo, è ancor oggi tutto
solo al comando di BlackRock: il colosso americano del risparmio che attualmente gestisce oltre 4.300 miliardi di
dollari di investimenti nel mondo,
comprese quote molto rilevanti di importanti banche e imprese italiane.
Il gruppo americano ha fatto notizia
nei giorni scorsi nel nostro Paese per
essere diventato, salendo al 5,24 per
cento del capitale, il primo azionista di
Unicredit: un incremento della quota
(in precedenza era già al 4,9 per cento)
comunicato proprio mentre la banca
italiana effettuava una imponente operazione di «write off», ripulendo il suo
bilancio dopo aver dichiarato una perdita di 14 miliardi. Perdita colossale,
certo, ma che ora rimette l’istituto in
condizione di ripartire. La sensazione
che hanno in molti a Wall Street è che la
decisione di Unicredit - all’avanguardia
di un’operazione che probabilmente
dovrà essere ripetuta da molti altri istituti europei - sia stata supportata dai
suoi grandi investitori. Primo fra tutti
proprio BlackRock che, oltre che nella
banca guidata da Federico Ghizzoni, ha
una posizione di primo piano in Intesa
San Paolo (secondo azionista col 5 per
cento), in Ubi Banca (era poco sotto il 5
per cento, poi non ha più comunicato
variazioni nella partecipazione), in Telecom Italia (7,78 per cento), Generali
(3 per cento circa), Fiat Industrial (4 per
cento), Mediaset (2 per cento), Atlantia,
Azimut e Prysmian (circa il 5 per cento
in tutti e tre i casi).
Non si può dire che BlackRock, che
ha un portafoglio di partecipazioni
sterminato gestito da diecimila dipendenti sparsi in 30 Paesi del mondo, abbia sposato in modo particolare l’Italia:
il gruppo investe ovunque, supportato
dal sistema Aladin, una piattaforma
elettronica che analizza continuamente
i rischi connessi a tutti gli investimenti
che vengono fatti. Ma, come nel caso di
altri investitori Usa, la sensazione è
BlackRock abbia deciso che valga la pena di aumentare l’esposizione sul nostro Paese, in una stagione che potrebbe essere di profondi cambiamenti per
l’Italia. Anche perché, nel frattempo, le
prospettive di altri economie emergenti
sono diventate meno brillanti, con rischi in forte crescita.
Di rischi Fink nella sua carriera ne ha
sempre presi molti, con risultati complessivamente positivi, ma non sempre
eccellenti. Qualcuno, ad esempio, ha
fatto notare di recente che i profitti di
BlackRock non sono molto diversi come ammontare rispetto a quelli della
ben più piccola Blackstone, la società di
“private equity” sotto il cui ombrello
Fink costruì inizialmente la sua compagnia quando, nel 1988, lasciò il suo primo datore di lavoro: la società d’investimenti First Boston. Nel 1994 Fink divorziò in modo abbastanza traumatico
dal gruppo guidato da Stephen Schwarzman. Da allora è cominciata la rapidissima ascesa di BlackRock, alimentata
anche dalle acquisizioni di Merrill Lynch Investment Managers nel 2006 e di
Barclays Global Investors nel dicembre
2009.
Larry Fink, un finanziere abituato a
discutere di ogni questione in modo
molto diretto, senza esigere barriere davanti all’interlocutore, ha creato sicuramente una struttura decentrata per gli
investimenti «overseas», ma mantiene
un forte controllo sulle scelte di fondo
del gruppo da lui fondato oltre 25 anni
fa. Tanto che l’ex ministro del Tesoro
Tim Geithner, al quale era stata offerta
una posizione di vertice a BlackRock, ha
preferito andare alla ben più piccola
Warburg Pincus dove, evidentemente,
ritiene di poter contare di più.
BlackRock investe in tutti i mercati
mondiali, ma ha anche un rapporto
molto solido col governo americano da
quando, scoppiata la tempesta finanziaria del 2008, è stata chiamata dalla
Federal Reserve e dal Tesoro a dare un
contributo di primo piano al salvataggio di Wall Street. Ha ricevuto riconoscimenti (ma ha sollevato anche qualche dubbio di conflitto d’interesse) per
come ha aiutato il governo americano a
smaltire l’enorme mole di titoli immobiliari «tossici» che si erano accumulati, ad evitare il tracollo delle finanziarie
immobiliari Fannie Mae e Freddie Mac,
a smantellare in modo non traumatico
la Bearn Stearns (la banca d’affari che
crollò poco prima della Lehman
Brothers) e a salvare il gruppo assicurativo AIG.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVAT
L’analisi
Cosa accade se Pechino
lascia fallire le aziende
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Qualcuno lo ha
definito il «tranquillo Momento Lehman di Pechino», riferendosi al 2008 quando il crollo della Lehman Brothers segnò l’inizio della grande crisi.
Il 7 marzo la Chaori, piccola
azienda di pannelli solari di
Shanghai ha dichiarato di non
poter onorare gli interessi per
14 milioni di dollari in obbligazioni. La prima bancarotta
sul mercato cinese dei bond.
Le dimensioni ridotte avrebbero relegato la notizia in una
breve, se si fosse trattato di
un’azienda europea. Ma in Cina lo Stato era sempre
intervenuto con salvataggi a favore degli
investitori e di quelle
industrie che non
sanno stare sul mercato. Chaori era piccola e decotta. Ma secondo i calcoli di Standard&Poor’s il debito industriale in Cina è arrivato a 14
mila miliardi di dollari e quest’anno maturano interessi per
1.300 miliardi. Il primo default
potrebbe aprire la diga, hanno
osservato diversi economisti.
Non è successo. Ma questa settimana c’è stato un altro buco
nel muro del debito: le acciaierie Haixin, nella provincia settentrionale dello Shanxi, non
sono riuscite a restituire un
prestito bancario. Anche il settore dell’acciaio in Cina è afflitto da eccesso di produzione.
Il problema di Haixin è che era
impegnata in una triangola-
zione da finanza creativa di garanzie ad altri prodotti obbligazionari che sostenevano industrie minerarie locali. Ancora un anno fa i governi locali
della Cina e le banche avevano
concesso prestiti ponte a 62
società nella zona per tenerle a
galla. Questi tempi sono finiti,
a quanto pare. Giovedì a Pechino il premier Li Keqiang ha incontrato la stampa e si è concesso alle domande. Tutte concordate in anticipo, anche
quella del Financial Times che
ha chiesto: «La comunità internazionale guarda con preoccupazione ai rischi per l’economa globalizzata connessi al-
14
mila miliardi
di dollari il debito
industriale in Cina
la situazione del debito in Cina». Significativo che Li avesse
accettato in anticipo la domanda. E ha risposto: «Ho letto anche io queste visioni non
ottimistiche, ma ricordo che
erano uguali l’anno scorso e la
Cina ha centrato il suo obiettivo di crescita al 7,7%. Il debito
da investimento è sicuro. Ma
default di obbligazioni sono
inevitabili e il governo non li
impedirà». Resta da vedere se
quella eccezionalità che ha
permesso alla Cina di evitare
un «momento Lehman» continuerà.
Guido Santevecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro «I diavoli» e i meccanismi che hanno stritolato i mercati dal 2008 in poi
La crisi e il mondo della finanza
visto dalla sua «scatola nera»
MILANO — All’inizio la domanda (scontata) è: chi sono, I
diavoli? Rispondere pare facile.
Cominci a leggere e ne trovi due,
cinque, dieci. Il mondo — o meglio: La finanza raccontata dalla
sua scatola nera — sembra (sembra) diviso in buoni e cattivi. Così
il primo diavolo, in ordine di
esplicita dichiarazione, è René. Il
secondo si rivela (ma già si era intuito) Derek. Poi però, in fondo,
un po’ di anima nera c’è anche in
Massimo: con tutta la sua etica e i
suoi scrupoli e i suoi tormenti
nemmeno lui, il protagonista,
scampa del tutto. E su ognuno e
su ogni cosa, su ogni azione spietata e ogni simbolo di cinismo, I
diavoli per eccellenza sono ovviamente i mercati. Non sempre.
Non per forza. Non senza chance
di riscatto. E tuttavia quando, come adesso, sono governati dal neoliberismo, ecco: è allora, sostiene l’autore, che non c’è via d’uscita dal meccanismo infernale, alimentato o subito dagli Stati con il
braccio armato di certa grande finanza, in cui tutti siamo rimasti
stritolati dal 2008 in poi. O per
meglio dire. «Tutti» è un eufemismo. Sta per «classe media». La
più ampia, la più estesa. La più
povera, oggi: precipitata sempre
più in basso durante e dopo la
Grande Crisi, è semplicemente finita ad allargare le schiere di chi
povero lo era già.
I diavoli, sottotitolo La finanza
raccontata dalla sua scatola nera
(Rizzoli), è il primo libro di Guido
Maria Brera. Mantiene quello che
promette, e qualcosa di più. Perché è lui, la scatola nera, e in fondo anche uno dei diavoli. Fa giusto quel mestiere, comprare e
vendere e spostare titoli. Lo fa ad
alti livelli. E lo faceva anche «ieri».
Di più: lo faceva in massima parte
da Londra, vale a dire da uno dei
quartier generali della guerra mai
dichiarata ma non per questo meno reale. È evidente che da quella,
anzi, da «questa» postazione il fascinoso banker quarantacinquenne, sposato, separato, felicemente
riaccasato con la conduttrice Tv
Caterina Balivo — la biografia potrebbe continuare, e con note meno gossip: ha tre figli, è profondamente cattolico, colto di una cultura non da salotto— da quella
postazione, insomma, Brera poteva meglio di qualunque economista raccontare cosa sia successo
sul serio dietro le quinte. Non l’ha
fatto per ragioni ideologiche (anche se è vero: il neoliberismo lo fa
veder rosso). E scordatevi The
Wolf of Wall Street. Quel mondo
tutto cocaina e quotazioni, sesso e
adrenalinici trading, è un mondo
già passato, finito come gli anni
’80-’90, «andato in frantumi —
per citare I diavoli — con il venerdì nero dell’87». Certo, come no,
la coca gira ancora. Ma anche the
Il romanzo
I diavoli, sottotitolo La finanza
raccontata dalla sua scatola
nera (Rizzoli), è il primo libro
di Guido Maria Brera, banker
quarantacinquenne, nel
quale svela gli eccessi della
finanza nella Grande Crisi
Stati Uniti
Mc Donald’s, la causa dei lavoratori
I lavoratori di Mc Donald’s degli Stati di New York, California e
Michigan hanno deciso di fare causa al colosso degli
hamburger. L’accusa è di essere illegalmente sottopagati.
masters of univers, «i padroni
dell’universo» nell’obbligato
omaggio di Brera a Tom Wolfe,
hanno fatto il salto. L’adrenalina,
adesso, più che il denaro (comunque a palate) è il potere. Quel potere arriva (o parte) su su fino agli
Stati. E quegli Stati, a un certo
punto, hanno cominciato a giocare alla «guerra 2.0». La guerra delle monete, dei debiti sovrani. Della nuova povertà occidentale.
Infiniti saggi hanno provato a
raccontarla, o a negarla. Ci sarà
però una ragione se è un romanzo
— questo — ad aver venduto in
poco più di un mese 14 mila copie, più altre 10 mila «ordinate da
un amico», finanziere come l’autore, «per regalarle ai clienti».
Quella ragione è che, sì, Brera
scrive sorprendentemente meglio
di tanti scrittori professionisti. E
sì: la storia personale di «Massimo», per forza autobiografica, è
una storia che si intreccia e completa la storia finanziaria. Riscatti
( o meno) compresi. Ma sta in
fondo da un’altra parte, il clou.
Ciascuno di noi li ricorda, i giorni
in cui abbiamo iniziato a tremare
per l’euro. La «scatola nera» racconta, e soprattutto fa capire, com’è andata. All’osso: la Cina che
smette di comprare titoli del Tesoro Usa, gli Usa che vedono il potere del dollaro in pericolo, l’Europa che «deve diventare più povera, l’euro più debole, tutto per
nascondere la fragilità del dollaro». È in questo modo che uno dei
personaggi, Bruno, la riassume
nel libro. È questo che Brera ripete
fuor di pagina. Pur se alla fine,
quando the devil credi di averlo
finalmente individuato (e che si
sia d’accordo oppure no con l’autore), la risposta alla domanda
d’avvio resta quella, inquietante,
del Baudelaire richiamato nel romanzo: «Il più bel trucco del diavolo sta nel convincerti che non
esiste».
Raffaella Polato
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TRIBUNALE DI GENOVA
Concordato preventivo Adriafruit Italia S.r.l. in Liquidazione - C.P. n. 4/2012
Si informa che si da corso alla vendita in lotto unico dei marchi della società Adriafruit Italia S.r.l. (già S.p.A.) in liquidazione e precisamente ”Don Pedro”, “Adria”,
“Adriasole” e “Bioadria” come risultanti registrati a nome della medesima nello
stato di fatto e di diritto in cui si trovano; schede dettagliate pubblicate su
http://www.fallimentigenova.com. Prezzo base € 30.000 (trentamila). Le offerte
irrevocabili di acquisto dovranno pervenire presso lo studio del Commissario Liquidatore Dott. Massimo Scotton in Genova, Piazza Verdi 4/8, ovvero via PEC
all’indirizzo [email protected] entro e non oltre le ore 12:00 del
31 marzo 2014, e dovranno contenere, pena l’irricevibilità delle stesse, assegno
circolare ovvero copia del bonifico sul c/c intestato alla procedura riportante il numero di CRO di € 5.000 a titolo di cauzione. In caso di più offerte si procederà a
gara tra gli offerenti presso lo studio del Commissario il giorno 7 aprile 2014 alle
ore 15. Saldo prezzo e atto notarile di trasferimento entro 30 giorni dal ricevimento
dell’avviso di aggiudicazione da parte del Commissario. Oneri accessori, IVA e
spese notarili a carico dell’aggiudicatario. Designazione del notaio rogante da
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163/06, per l’acquisizione dei servizi ICT,
suddivisa in due lotti: Lotto 1 Nuovi sviluppi e manutenzione adeguativa e correttiva (CPV 72267100-0; 72514300-4;
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72263000-6; 72253000-3; 72267000-4)
Lotto 2 Certificazione del software, verifiche prestazionali e servizi di coordinamento (CPV 72254100-1, 72254000-0 e
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oltre IVA; Lotto 2 € 2.472.400,00, oltre
IVA. Durata appalto per ciascun Lotto: 36
mesi dalla data di avvio delle prestazioni.
Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Termine ultimo per la presentazione delle offerte:
05.05.2014 alle ore 12,00. Ritiro documentazione: sul profilo committente
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Avvisi. Responsabile del procedimento:
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al 13 febbraio 2017. Criterio di aggiudicazione:
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e 88 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n.163.
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dei requisiti di cui agli articoli 38, 39, 40,
41 e 42 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n.163
indicati nel bando di gara. Le offerte
dovranno pervenire entro il termine
perentorio delle ore 12,00 del giorno
30 APRILE 2014 al seguente indirizzo:
Istituto "Giannina Gaslini" - Ufficio
protocollo - Direzione Generale - Via
Gerolamo Gaslini n. 5, 16147 Genova.
Il bando integrale e la relativa
documentazione saranno resi disponibili
presso l’U.O. Gestione Servizi Tecnici nei
giorni da lunedì a venerdì dalle 9,00 alle
12,00 e dalle 14,30 alle 15,30 e sul sito
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Genova, lì 10 MARZO 2014
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Fax 02 2588 6114
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80133 Napoli
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00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
30
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
I sette giorni su Twitter
di Marco Meriggi
Tutte le settimane un ospite
suggerisce un libro al giorno ai
follower de @La_Lettura. Ecco i
consigli dello storico Marco Meriggi.
31
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Jaroslav Hašek,
Il buon soldato Sc’veik.
Antidoto esilarante alla
retorica delle guerre
Marc Bloch,
La società feudale.
Tra le più suggestive
scritture di storia
di ogni tempo
Suketu Mehta,
Maximum City.
Orrori e poesia di
Mumbai, metropoli del
nuovo millennio
Gao Xingjian,
La montagna dell’anima.
Per la ricerca del sé, in
una Cina imprevedibile
Paul Celan, Poesie.
Nel mondo dei Lager.
Mandorla è la più intensa
e la più amara
Alice Munro,
Nemico, amico, amante.
Memoria e solitudine in
un Canada concreto e
surreale
Ugo Fabietti,
L’identità etnica.
Critica tagliente a molti
pregiudizi inconsapevoli
Cultura
Vittorio Criscuolo
è il nuovo
#twitterguest
Da oggi lo storico
Vittorio Criscuolo sceglie
i libri per i follower
de @La_Lettura
Il Premio Rigoni Stern va a Mauro Corona
Va a Mauro Corona (nella foto Ansa) e al suo La voce degli uomini freddi,
pubblicato da Mondadori, il Premio Mario Rigoni Stern per la narrativa:
sabato 29 marzo 2014 la cerimonia di premiazione a Riva del Garda, in
Trentino. La giuria — costituita da Eraldo Affinati, Marie Hélène Angelini,
Margherita Detomas, Paola Maria Filippi, Paolo Rumiz e Graziano Riccadonna
(coordinatore) — ha selezionato opere in italiano, tedesco e ladino.
✒
Maestri Una mostra e una lezione. «Sono diversamente senatore. Renzi? Sto a disposizione, niente di definito»
Improvvisi
di
SEBASTIANO
VASSALLI
L’albatro
di Chivasso
si mangia
la poesia
V
Sopra: l’allestimento della mostra inaugurata ieri nel Palazzo della Ragione nell’ambito
della Biennale intitolata a Barbara Capocchin (www.barbaracappochinfoundation.net). A
sinistra: uno schizzo preparatorio dell’allestimento firmato dallo stesso architetto. A destra:
i modelli del centro culturale Tjibaou di Noumea, nella Nuova Caledonia francese (1998)
La mia architettura è come un film
26 GENNAIO 2014, COLOMBA DEL PAPA ATTACCATA DA UN GABBIANO
Le immagini
iviamo un’epoca di
grandi trasformazioni
e di grandi migrazioni,
non solo umane. Gli uccelli
marini hanno cominciato,
già da parecchio tempo, a
trasferirsi sulla terraferma,
con buona pace dei poeti che
non possono più servirsene
per immaginare i grandi
spazi della natura e i grandi
voli del pensiero. Non so che
fine abbia fatto una rivista
letteraria spagnola del secolo
scorso che si intitolava
«Cormorán y delfin»: so la
fine che hanno fatto i
Padova celebra Renzo Piano: «Noi progettisti dovremmo vivere 150 anni»
dal nostro inviato a Padova
STEFANO BUCCI
L’
architettura è come il cinema
e quindi impossibile, o quasi, da raccontare in una mostra. Parola di Renzo Piano, il
progettista italiano oggi più famoso al
mondo, nuovo simbolo della possibile Grande Bellezza d’Italia ma anche di
un’altra idea di fare architettura: quella dell’estetica che non dimentica l’etica. La citazione sul cinema non arriva
a sproposito, visto che proprio Piano
sta progettando in contemporanea
l’Academy Museum of Motion Picture
di Los Angeles, di fatto il museo del
Cinema e degli Oscar, e la Fondazione
Pathé di Parigi, ancora una volta votata al cinema. Una citazione che ieri ha
costantemente accompagnato Piano
(con le memorie commosse di Claudio Abbado, Italo Calvino, Luigi Nono,
al quale ha aggiunto un rimando a Paolo Conte) durante tutta la sua lunga
giornata a Padova. Una giornata divisa
tra l’inaugurazione della monografica
a lui dedicata fino al 15 luglio nel Salone del Palazzo della Ragione e l’affollatissima lectio magistralis nell’Aula
Magna Galileo Galilei dell’Università:
quattrocento i presenti nella sala principale, tra cui Richard Rogers, compagno di avventura del Beaubourg («eravamo e siamo ancora due ragazzacci,
quel progetto ce l’hanno fatto fare solo perché non l’avevano capito»); trecento stipati in altre due aule; oltre
mille in diretta streaming; il corso
principale della città bloccato dai giovani davanti ai maxischermi allestiti
per l’evento.
Questa grande monografica è l’ennesima sfida dell’architetto nato a Genova nel 1937 da una famiglia di piccoli costruttori: «Mi consideravano
un figlio degenere perché ho voluto
fare l’architetto, ma non mi hanno
mai ostacolato». La cifra del mestiere
e del saper fare contrassegna da sempre il lavoro del suo Renzo Piano Building workshop, il suo studio diviso
tra Genova, Parigi e New York. «Che
cos’ha questa mostra di diverso dalle
altre che mi hanno dedicato, a Milano
o a Los Angeles? Lo spazio, uno spazio
straordinario, un universo dove i miei
lavori flirtano con gli affreschi, dove i
tavoli con i miei progetti richiamano
Padova con l’antichissima tradizione
della sua università e i suoi studenti,
Galileo compreso».
Nessuna voglia di celebrazione:
«Gli architetti — ironizzava ieri Piano
— dovrebbero vivere almeno 150 anni
perché i primi 75 sono necessari solo
per imparare e per mettere insieme
tutte le conoscenze». Piuttosto il desiderio di «raccontare il percorso dei
miei progetti, l’idea di un lavoro collettivo, fatto come di tanti ripensamenti proprio come accadeva nell’arte».
Sono trentadue i progetti presenti
nel Salone, in un allestimento giocato
su una serie di grandi tavoli, uno per
ogni progetto, con tante sedie attorno
«perché questo deve essere anche un
luogo dove si studia». La mostra è in-
per l’omaggio, ci ha tra l’altro confidato una riflessione. La poniamo in
margine al convegno bresciano e al
numero monografico della rivista
da cui questo incontro è nato: «Tutti i miei interlocutori, anche i critici
veri e propri, si prendono cura della
verità. Essa è la Luna, quel che dico
il dito — la Luna che contiene ogni
possibile altro spettacolo, per
quanto “urgente”, “concreto”, “profondo”. Non è un paradosso. Infatti la verità è tale solo in quanto nega l’errore ed
è tanto più concreta quanto più l’errore è concreto, fiorisce,
è robusto, coerente, razionale, suggestivo. Lo spettacolo di
cui parlavo mostra innanzitutto la necessità che le cose differenti differiscano. Ma anche i miei critici intendono dire
qualcosa che differisce da quello spettacolo, cioè tengono
in gran conto la differenza delle cose tra loro differenti».
della mostra accompagnata da un imponente volume di Francesco Dal Co
per Electaarchitettura, con oltre seicento pagine e mille illustrazioni.
Il gioco dell’architettura deve così
essere «effimero e leggero», un «lavoro corale, dove non c’è nemmeno quasi più bisogno di parlare, perché ci intendiamo solo con lo sguardo», ha
raccontato ieri Piano con l’orgoglio
del professionista e con la sua solita
gentilezza: «Ogni progetto è però anche un’avventura: nei 38 mesi del cantiere di Osaka abbiamo avuto 36 terremoti; a Berlino abbiamo trovato le
bombe, sull’Oceano abbiamo dovuto
combattere i tifoni». Eppure questa
sua (solo presunta) voglia di leggerezza non ha mai sottomesso l’impegno,
sfociato pochi mesi fa nella nomina a
senatore a vita: «Sono un diversamente senatore, sto cercando di trovare il
modo giusto per essere utile al mio
Paese. Vorrei fare mie le parole di Norberto Bobbio: sono indipendente dalla politica ma non indifferente alla politica». Guardando sempre ai giovani:
ai giovani è dedicata la Fondazione
Renzo Piano e non a caso porta la sua
firma il Tavolo dell’architettura realizzato in pietra di Vicenza come emblema del Premio Cappochin che propone direttamente on the road le 58 migliori opere selezionate, tutte di giovani. Come giovane è il gruppo che si sta
dedicando al tema del recupero delle
periferie: premiato con il Priztker nel
1988, unico italiano con Aldo Rossi a
essere stato insignito del Nobel dell’architettura, Piano gli ha destinato il
suo stipendio di senatore. Aggiunge:
«Bisogna fare più concorsi, solo così
si scopriranno nuovi talenti». E il premier Renzi, un altro giovane, che le ha
chiesto una mano per riprogettare
l’edilizia scolastica italiana, cominciando magari dalle periferie? «È la
prima volta che succede, per ora non
c’è niente di definito, ma io mi metto a
disposizione. Sono contento che mi
abbia interpellato perché credo che
insieme si potranno fare buone cose».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’evento
Renzo Piano Building workshop.
Pezzo per pezzo, Padova, Palazzo
della Ragione, fino al 15 luglio.
La mostra rientra nell’ambito
della VI edizione della Biennale
internazionale di architettura
«Barbara Cappochin». Sopra:
Piano durante la lectio
magistralis di ieri (tutte le foto
sono di Marco Bergamaschi).
serita nell’ambito delle manifestazioni della VI Biennale internazionale
d’architettura Barbara Cappochin da
sempre particolarmente attenta alla
realtà dei giovani architetti: in scena
(«ho voluto essere il più rispettoso
possibile, ho scelto la leggerezza») sta
un vero e proprio itinerario ideale tra
poesia, tecnologia e impegno, qualcosa — museo, università, casa privata,
spazio industriale — che riesce a restare felicemente sempre in bilico
«tra il bullone e la folle idea che il
mondo possa essere cambiato».
Dal Porto Antico di Genova all’Aeroporto di Osaka, dal California Academy of Sciences di San Francisco all’Astrup Museum of Modern Art di
Oslo, dal Muse di Trento alla Scheggia
di Londra («è l’edificio più alto d’Europa, ma ha pochissimi parcheggi
perché è l’unico modo per incrementare il trasporto pubblico»): tutto
l’universo del Rpbw, cioè lo studio di
Piano in sigla, è stato ricostruito «pezzo per pezzo», come recita il titolo
Filosofia Numero speciale della rivista «Il pensiero» presentato domani a Brescia
Severino e la verità: «La nostra Luna»
di ARMANDO TORNO
L
e tematiche del pensiero di Emanuele Severino (nella
foto) sono sempre più al centro dell’attenzione e non
soltanto in Italia. Convegni, analisi, ricerche si stanno
moltiplicando. Diremo tra i numerosi esempi che Davide
Spanio ha da poco curato per Morcelliana i testi del convegno di Venezia del 2012 dal titolo Il destino dell’essere. Dialogo con Emanuele Severino (pp. 335, 25). Ed è appena
uscito un numero speciale della rivista semestrale di filosofia «Il pensiero», diretta da Vincenzo Vitiello (Edizioni
Scientifiche Italiane), con un Omaggio a Emanuele Severino.
Proprio quest’ultima pubblicazione, che contiene undici saggi sul filosofo, sarà presentata domani 17 marzo alle
17.30 presso l’Auditorium Santa Giulia di Brescia (via Piamarta, 4). Coordinati da Dino Santina, interverranno Massimo Cacciari, Carlo Sini e lo stesso Vincenzo Vitiello; Emanuele Severino sarà presente. Il quale, commosso e grato
cormorani, diventati l’incubo
delle associazioni di
pescatori nelle valli alpine
dove fanno strage di trote.
Per non parlare dei gabbiani.
Quelli bianchi e neri, i
ridibundi, arrivano a
migliaia sui campi appena
arati nella valle del Po; gli
altri più grandi, i gabbiani
reali, si sono insediati
stabilmente nelle nostre città
e nelle nostre discariche. Da
predatori di pesci si sono
trasformati in predatori di
animali a sangue caldo:
recentemente ha fatto notizia
la colomba bianca del Papa,
afferrata in volo da un
gabbiano e uccisa con un
colpo di becco alla nuca. In
un’intervista comparsa sulla
rivista «Airone» nel marzo
del 1987, Il gabbiano di
Chivasso, un esemplare di
quella specie confessava
candidamente
all’intervistatore Primo Levi
di apprezzare come cibo le
pantegane. Il giorno che a
Chivasso verrà segnalato un
albatro (quello di Baudelaire)
potremo dire, mestamente,
che «non c’è più poesia».
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
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SORRENTINO «CIVIS ROMANUS»
✒
Quanto conta il fattore ideologico nella valutazione del curriculum di un professore universitario? La
risposta dovrebbe essere «zero», altrimenti si ritornerebbe all’incubo degli anni Settanta, quando in alcuni atenei e in
alcune materie difficilmente riuscivi ad
andare in cattedra se non professavi la fede nel «metodo marxista». Il pregiudizio
ideologico nei concorsi universitari in realtà non è scomparso né è valsa ad eliminarlo la riforma Gelmini che ha istituito
liste nazionali di abilitazioni.
Le cronache dei concorsi recenti parlano di candidati bocciati insoddisfatti, cosa del tutto normale. Ma anche di scandalo tra i colleghi a leggere certe motivazioni
negative. A Simonetta Bartolini, biografa
di Ardengo Soffici, come rilevava ieri Renato Besana su «Libero», è capitato di essere bocciata al concorso di abilitazione a
professore associato perché, come si legge nella valutazione di uno dei commissari, Mario Sechi, omonimo del giornalista,
«presenta un profilo marcatamente militante», essendosi occupata di «autori rivendicati dalla destra politica come fondativi di una tradizione alternativa a quella “vincente” ed egemonicamente cano-
nizzata: da Soffici a Barna Occhini, di cui
ha pubblicato il carteggio, a Papini e Guareschi...». Insomma, va bene tutto, ma
guai a occuparsi di autori di destra.
Un po’ lo stesso criterio con cui è stata
negata l’abilitazione a professore ordinario a uno studioso più noto, come Alessandro Campi, autore di saggi su Niccolò
Machiavelli e Carl Schmitt, Giovanni Gentile e Gianfranco Miglio. Commentando i
diciotto titoli presentati per ottenere l’abilitazione da ordinario in storia delle dottrine politiche, l’esaminatore Angelo
d’Orsi ha commentato: «Buona parte di
tali lavori affronta il fascismo e i movimenti politici reazionari. Suscita perplessità il carattere fortemente ideologico di
tanta parte della sua produzione...». Un
giudizio duro per uno storico affermato,
non condiviso dalla comunità accademica. Tanto che un’autorità della sinistra come il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ha invitato Campi nel comitato scientifico di Biennale democrazia che si svolge a Torino. I casi di valutazione
ideologica sono diversi e sembra siano già
partiti molti ricorsi.
Dino Messina
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PERMESSI E DIVIETI SUL CIRCO MASSIMO
NON SI DIFENDONO COSÌ I BENI CULTURALI
✒
Sì, no, forse. Povero Circo Massimo, addossato al colle Palatino, da
quando ospitò il ratto delle Sabine è uno
dei luoghi più discussi di Roma. Anche per
l’evento musicale dell’anno, il concerto dei
Rolling Stones, unica data italiana il 22
giugno, la scelta della spianata di 620 metri ha scatenato uno scontro di pareri.
Entusiasta il sindaco Ignazio Marino
che vuole trasformarlo in
«un luogo di riferimento
per i grandi eventi culturali». Nettamente contraria
la Soprintendenza archeologica che denuncia «rischi
per la conservazione del
patrimonio archeologico».
Ma il «no» della massima
autorità chiamata a vigilare
sulla conservazione della
Roma archeologica è stato
superato dal «sì» del direttore regionale
del ministero per i Beni culturali, Federica
Galloni. Ha ragione Edoardo Sassi che ieri,
sulla cronaca di Roma di questo giornale,
ha rivelato per primo lo scontro: il ministero contro il ministero. Condito da altri pareri: quello favorevole della Soprintendenza ai beni architettonici, che ha competenza ma solo per la parte paesaggistica, e
quello della Sovrintendenza capitolina,
retta da un «interim» e che difficilmente
avrebbe potuto smentire il suo sindaco.
Ma chi decide su luoghi così delicati e
fragili? Non è la prima volta che la Soprintendenza perde la sua battaglia, tanto che
in Campidoglio, hanno sottolineato, «non
dà mai parere favorevole». E infatti l’area è
stata occupata dai festeggiamenti per gli
scudetti della Roma (2001) e della Lazio
(2002), dai Genesis (2006)
e da Lady Gaga (2011). Il
sindaco Marino sembra intenzionato a usare il Circo
Massimo come fosse cosa
sua. Ma allora la Soprintendenza dello Stato che ci sta
a fare? E in caso di danni all’area archeologica — come avvenne nel 2001 — chi
ne risponde? La Soprintendenza l’ha messo nero su
bianco: il Campidoglio se ne assume la responsabilità. Basta questo a giustificare la
posizione un po’ farisaica di un ministero
per i Beni culturali, che da una parte scatena l’allarme sui rischi e dall’altra autorizza
l’evento? Roma meriterebbe un po’ più di
chiarezza.
Paolo Fallai
pfallai
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QUELLA CIRCOLARE A TUTELA DELLA SCUOLA
MA DOCENTI E FAMIGLIA DEVONO ALLEARSI
✒
In un passato non troppo lontano
la scuola e la famiglia costituivano un fronte educativo unitario. La funzione del padre era simbolicamente rappresentata a scuola dalla figura del preside, il quale, in casi estremi, convocava i
genitori per celebrare la somministrazione di una punizione all’alunno. Non era
necessario alcun accordo preventivo, le
basi etiche erano note e l’intento educativo condiviso. Poteva anche accadere che
l’insegnante tirasse uno schiaffo e che,
proprio per questo, il bambino, tornato a
casa, subisse lo stesso discutibile gesto da
parte del genitore. Per molti fondati motivi le cose non stanno più così. La crisi dell’autorità paterna e lo sviluppo di una famiglia affettiva e relazionale hanno promosso, insieme a molte altre trasformazioni culturali e sociali, importanti
cambiamenti. Uno dei più evidenti riguarda la rottura del patto tra scuola e famiglia. Le due più importanti agenzie educative faticano enormemente ad individuare
nuove coordinate per la costruzione di
un’alleanza educativa moderna, che tenga
conto della complessità del funzionamento di entrambe le istituzioni. In alcuni ca-
si, l’angoscia suscitata dagli avvenimenti
spinge a reazioni scomposte, dove le accuse reciproche sfociano in denunce, spesso
non necessarie, quasi sempre testimonianza di una resa educativa adulta. Non
sappiamo con precisione le ragioni che
hanno spinto la dirigente dell’istituto scolastico di Lizzanello (Lecce) ad emettere
una circolare che vieta qualsiasi contatto
fisico tra allievi e personale della scuola.
È però noto come sempre più spesso i
dirigenti scolastici sentano messa in discussione la legittimità della propria istituzione e individuino strumenti a tutela
dei comportamenti del proprio personale, passibili di fraintendimenti e denunce.
È importante che il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia, introdotto da
pochi anni, non resti solo una firma in
fondo ad un documento, ma costituisca
l’avvio di un’autentica alleanza tra genitori
e insegnanti, sulla base di iniziative culturali comuni e frequenti occasioni di incontro.
Matteo Lancini
Psicoterapeuta Istituto Minotauro
Docente Psicologia Milano-Bicocca
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Non prendersi troppo sul serio
può valere più di un premio
di PIERLUIGI BATTISTA
SEGUE DALLA PRIMA
Lo tengano bene in mente i polemisti
indefessi delle onorificenze altrui. Quelli
che con una professionalità puntuale ogni
volta eccepiscono su una cittadinanza,
un’onorificenza, un ambrogino, un
premio, una targa, una menzione,
un’intestazione, e prorompono in
tonitruanti invettive per un nonnulla. In
Campidoglio Sorrentino, davanti alle
autorità cittadine, al sindaco Marino che
con la fascia tricolore voleva calamitare un
po’ di gloria direttamente da Hollywood,
ha risposto così ai professionisti del veto,
della puntualizzazione ideologica, del
rancore da par condicio che già
rumoreggiavano per la cittadinanza
onoraria di Roma: «grazie ai funzionari
che si sono opposti, nessuno meglio di me
può comprenderli perché io al loro posto
avrei fatto esattamente la stessa scelta».
Niente, i funzionari in questione sono stati
costretti a battere in ritirata. Il sindaco
Marino, che già stava per deplorare con
solenni parole di censura, i funzionari di
cui sopra, ha dovuto soprassedere. Come
distruggere con l’ironia una polemica
inutile. Come gelare la tentazione degli
oppositori dei premi prossimi venturi. Una
risata li seppellirà.
E se poi Sorrentino annuncia che una
lancinante sensazione di inadeguatezza lo
ha afferrato di fronte ai nomi eccellenti che
lo hanno preceduto nella cittadinanza
capitolina (da Manzoni e Verdi, passando
per Franklin Delano Roosevelt, fino a Rita
Levi Montalcini), allora davvero una
ventata di autoridimensionamento ironico
potrebbe bloccare la mano di chi è già
pronto a vergare un manifesto di protesta,
una vibrante accusa, la contestazione di
una cerimonia. Perché tra i politici italiani
niente è stato più gratificante che giocare
sul simbolico anziché misurarsi con
l’ingrata fatica della buona
amministrazione, della soluzione di
piccoli problemi ma fondamentali per i
cittadini, quelle cose così banali e noiose
come: pulire le città, assicurare trasporti
decenti, curare il decoro delle strade, non
lasciare interi quartieri nelle mani dei
prepotenti malavitosi. Tutte cose che a
Roma mancano ma su cui la polemica è
minima, mentre è massima se si decide di
dare la cittadinanza onoraria a un regista
come Sorrentino che, insomma, bene o
male, in qualche modo, una lustratina
DORIANO SOLINAS
PER SUPERARE L’ABILITAZIONE UNIVERSITARIA
VIETATO STUDIARE GLI AUTORI DI DESTRA
all’immagine di Roma nel mondo (sia pur
degradata, eccetera eccetera) l’ha pure
data.
Con un discorso Sorrentino ha smontato i
suoi severissimi censori. E ha
indirettamente fermato la mano dei
censori che nelle città e nei villaggi
cominciano sempre con la domanda: «e
❜❜
L’autoironia con cui
il regista ha accettato
la cittadinanza
in Campidoglio
è una lezione di stile
❜❜
L’artista ha ringraziato
anche quei «funzionari
che si sono opposti.
Nessuno meglio di me
può comprenderli»
perché lui e non altri?», per soppesare,
bilanciare, parificare, equilibrare: uno di
destra, se c’è quello di sinistra, una donna
se c’è l’uomo, e poi trentaquattro anni fa il
premiato ebbe a dichiarare, e poi no a
questo, no a quello. Lo sport nazionale
degli amministratori, dei politici di Roma
e lontano da Roma.
E non ci sono nemmeno molti precedenti
all’antiretorica con cui Sorrentino ha
messo a tacitare i suoi detrattori del
Comune di Roma. Alla retorica della
protesta ha infatti risposto quasi sempre la
retorica della Celebrità Offesa che dal palco
lancia moniti a chi ha osato criticare
l’onorificenza solenne. Ha sempre risposto
il trombonismo di un celebre personaggio
di Carlo Verdone che dal palco sparava
solenni vuotaggini in politichese spinto:
«sempre tesi!». Ha sempre risposto in
modo molto diverso dal modo scelto da
Sorrentino che non fa la ruota quando
viene insignito dell’onore del nuovo «civis
romanus». Mentre invece potrebbe essere
questo il modo per far vincere
l’antiretorica. L’ha fatto il Sommo
Pontefice, lo possono fare i peccatori del
nostro mondo contemporaneo. Come
insegnamento per i prossimi polemisti in
erba. Una cerimonia è una cerimonia. E
che sarà mai? Bravo Sorrentino.
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IL VIAGGIO IN EUROPA
Qualche buona carta da giocare a Berlino
di ANTONIO POLITO
L
a signora Merkel deve sapere, quando domani l’incontrerà, che dietro
Matteo Renzi c’è l’Italia intera. Anche quella che non l’ha mai votato e
mai lo voterà. Era dal Berlusconi del
2001 che non si avvertiva un tale carico di
aspettative sulle spalle di un uomo politico.
Il fatto è che gli italiani sono sostanzialmente d’accordo su un punto: l’Europa degli
squilibri, nella quale i nostri deficit corrispondono ai surplus tedeschi, non può durare ancora a lungo. Dopo le elezioni europee di maggio arriverà inesorabilmente il
momento delle scelte. Renzi chiederà alla
Merkel di anticiparlo, per consentire a lui di
non soccombere nelle urne, e all’Italia di
avere così il tempo e la stabilità necessaria
per proseguire sul cammino delle riforme.
La Cancelliera, perfettamente informata del
dossier italiano, ascolterà con simpatia e benevolenza, sarà prodiga di incoraggiamenti,
ma difficilmente prenderà domani degli impegni: così come Renzi, anche lei è in campagna elettorale, e per un altro partito. Gli
applausi di Hollande, copiosamente ricevuti
ieri dal nostro premier, non servono a molto
perché il presidente francese è così debilitato che non ha altra strada che tenersi rigidamente agganciato alla Germania, mentre declama il suo credo social-mediterraneo. L’incontro chiave è dunque quello di domani.
Se il nostro giovane premier è l’ecceziona-
le venditore che tutti dicono, a Berlino dovrà
stavolta vendere serietà in cambio di flessibilità. Una cosa è se i Paesi forti d’Europa si
convincono che ciò che chiediamo serve alla
crescita; un’altra è se sospettano che è solo
un modo di comprare consenso o, peggio,
un ritorno alla dolce vita degli anni da cicale.
Da questo punto di vista la manovra di Renzi
presenta due lati deboli. È stato forse imprudente ipotizzare di finanziarla almeno in
parte con un aumento del deficit, seppure
sotto il 3%, perché questo obbliga a una difficile trattativa preventiva con la Commissione europea; bene farà il premier se, come
sembra, lascerà per il momento cadere questa idea. In secondo luogo lo sconto Irpef da
dieci miliardi non è visto in Europa come
l’annunciato taglio del cuneo fiscale, perché
non migliora in niente la competitività, cioè
il vero grande problema dell’Italia, e lascia
❜❜
Un patto con la Germania
basato sulle riforme
per la crescita, prima
delle quali è la riduzione
della spesa pubblica
immutato il costo del lavoro per le aziende. E
se anche gli 85 euro mensili a testa serviranno a rilanciare un po’ di consumi della faccia
bassa, si tratterà in massima parte di beni di
importazione.
Eppure oggi ci sono le condizioni per un
nuovo patto tra Italia e Germania. Quello che
strinsero Mario Monti e la Merkel nel 2012
consentì, in cambio del rigore italiano, di
dare via libera a Draghi, che anche contro la
Bundesbank poté pronunciare le paroline
magiche «difenderemo l’euro a ogni costo».
Bastò a salvare l’Italia dallo spread e la moneta unica dal fallimento.
Oggi l’Italia di Renzi è chiamata ad offrire
riforme per la crescita, invece che austerità.
E la prima e più importante è una ristrutturazione radicale della spesa pubblica. La
scelta del premier di portare Cottarelli a Palazzo Chigi (e al Tesoro uno come Morando)
fa ben sperare. Perché è solo in quei 32 miliardi annui di risparmi a regime che ci sono
le risorse che cerchiamo per stimolare la
crescita. Abbassare le tasse aumentando il
deficit non risolve l’equazione italiana agli
occhi dei tedeschi. Abbassarle cambiando i
meccanismi di spesa, cambiando le regole
di un mercato del lavoro bloccato, abbattendo barriere e corporazioni, sarebbe tutta
un’altra cosa. E non solo per l’Europa, come
ama dire Renzi, ma per i nostri figli.
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
33
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Lettere al Corriere
UN CARDINALE SCOMODO PER TUTTI
PROCESSO E CARCERE DI MINDSZENTY
Risponde
Sergio Romano
A proposito del 1956, il suo
accenno alla liberazione del
cardinale polacco Wyszynski
mi ha fatto ricordare la
vicenda di un altro grande
cardinale, l’ungherese
Mindszenty. Quali furono i
motivi usati dal regime del suo
Paese per imprigionarlo?
Marta Colletti, Milano
Cara signora,
capi d’accusa, nel caso del
cardinale Mindszenty, furono tradimento, complotto mirante ad abbattere la repubblica ungherese e traffico
di valuta estera. I primi due
(tradimento e complotto) erano le classiche imputazioni
con cui gli Stati comunisti si
sbarazzavano dei loro nemici.
Il traffico di valuta estera fu ag-
giunto per buona misura ed
era la pennellata infamante
con cui il regime voleva screditare l’imputato agli occhi della
società nazionale. È probabile
che il Primate d’Ungheria, negli anni difficili dell’immediato dopoguerra, avesse ricevuto
un sostegno finanziario dalla
Santa Sede, o da istituzioni
cattoliche di altri Paesi. Ed è altrettanto probabile che quella
valuta pregiata, destinata a
diocesi e opere di carità, fosse
finita, come d’abitudine, sul
mercato nero. In altre circostanze l’infrazione sarebbe
stata punita con una multa o
un po’ di prigione. Nel caso di
Mindszenty serviva a rendere
il personaggio esecrabile e ancora più meritevole di una
condanna a morte che fu com-
LEGGE ELETTORALE
VITA DA PENSIONATO
Secondo turno
Con meno di 3.000 euro
Caro Romano, si sta
criticando la proposta del
secondo turno alle elezioni,
affermando che «il partito
che ottenesse, anche solo, il
20% di voti potrebbe così
vincere le elezioni. Non
sarebbe però “legittimato”».
Ma, se vincitore, non avrebbe
forse ottenuto anche più del
30% di «seconde scelte»?
Non sarebbero queste
legittimanti? Nella vita,
quante sono le seconde scelte
che facciamo; non sposiamo
il primo amore, non facciamo
il primo mestiere desiderato,
e potrei continuare. E quante
volte la seconda scelta, fatta,
non col cuore, ma con la
ragione, si è rivelata migliore
della prima?
Dopo aver avuto una carriera
di livello medio alto; dopo
aver cambiato molte aziende
industriali; dopo aver
soggiornato all’estero per
anni, avendo fatto parte di
quello che si chiamava —
con qualche rispetto — il ceto
medio produttivo, mi
preparavo — nel gennaio
1995 — ad una «serena
vecchiaia» forte di un
assegno mensile di ben 5
milioni di lire nette (2.500
euro). Da quel momento
sembra che si sia scatenata
una guerra; non c’è stato
giorno che la stampa non
abbia parlato di pensioni. I
più cialtroni si sono
cimentati nella ricerca delle
definizioni più bieche per
additarci all’opinione
pubblica come dei ladri. E
qualcuno ha cominciato a
I
Natale Cadonna
[email protected]
Esiste un altro fattore che
rende il suo ragionamento
molto realistico. Nei sistemi a
due turni, l’elettore vota la
prima volta per il partito o il
candidato a cui vanno le sue
preferenze. E vota spesso la
seconda volta per evitare che
l’elezione sia vinta dal partito
o dal candidato che non gli
piacciono. Due scelte altrettanto legittime.
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Raffaele Bonanni (Cisl):
chiediamo a Renzi di
fare qualcosa per i
pensionati, almeno per i
più poveri. Ha ragione?
mutata in ergastolo. Jozsef
Mindszenty (1892-1975) fu
sempre un personaggio scomodo. Negli anni Venti e Trenta era un sacerdote intransigente, molto noto nel Paese
per omelie integraliste in cui vi
erano spesso, secondo François Fejtö (brillante storico e
giornalista di origine ungherese), tracce di giudeofobia. Ma
nell’ultima fase della Seconda
guerra mondiale, quando Budapest era occupata dai tedeschi, non esitò a denunciare gli
occupanti anche per la loro
politica razzista e fu incarcera-
to per qualche mese. Più tardi,
dopo la fine del conflitto, divenne il più eloquente e impavido critico del regime comunista. Liberato durante la rivoluzione ungherese del 1956,
ebbe appena il tempo di pronunciare un discorso in Parlamento e sfuggì a un nuovo arresto trovando rifugio nell’ambasciata degli Stati Uniti.
La sua ultima battaglia, paradossalmente, fu quella contro la sua Chiesa. Non approvava la ostpolitik della Santa
Sede, iniziata con le prime
aperture di Giovanni XXIII e
proseguita durante il papato di
Paolo VI. Quando Agostino Casaroli cominciò a negoziare
con le autorità ungheresi un
compromesso (la liberazione
contro l’esilio), Mindszenty si
oppose con tutte le sue forze.
Non poteva tollerare l’idea di
contribuire così involontariamente alla riabilitazione del
regime comunista. Ebbe un
gelido colloquiò con Casaroli
all’ambasciata degli Stati Uniti
e partì per Vienna soltanto dopo un pressante invito di Paolo
VI. In un articolo redatto per
«30 giorni» nel 2007 Giulio
Andreotti scrisse che «una
personalità come Mindszenty
era in realtà d’impaccio per la
diplomazia vaticana. (…)
Quando il cardinale perseguitato venne in visita a Roma
non trovò molto calore anche
sull’altra sponda del Tevere.
Per quel che ricordo fu sconsigliata anche una pubblica manifestazione di solidarietà».
che finalmente faccia
giustizia.
Palazzo Madama. Abolire
anche il Parlamento? Aveva
detto d’Azeglio nel 1861 che,
fatta l’Italia, bisognava fare
gli italiani. Ma sono stati
fatti così. Abolire anche
quelli?
Bartolo Barovero
37baba@
gmail.com
chiedere che il concetto di
diritti acquisiti venisse
cancellato, perché era una
forma giuridica a tutela
dell’ingiustizia. Il risultato?
Non molto soddisfacente:
oggi verso contributi di
solidarietà per artigiani e
commercianti e per
insegnanti-pensionati dopo
19 anni 6 mesi ed un giorno
di lavoro. La mia pensione?
Dopo 20 anni, con una
perdita di potere d’acquisto
pari al 60%, io ho avuto un
incremento del mio unico
reddito di poco meno che il
20%. Non arrivo a 3.000 euro
netti con i quali mantengo 2
persone e ne aiuto 3. I
risparmi di 36 anni di lavoro
li presto allo Stato in attesa
di un’imposta patrimoniale
SCANDALI
90
No
Gianfranco D’Aronco
Soluzioni non radicali
Siccome in questi tempi si
sono moltiplicate le notizie di
scandali e di ruberie ad
opera di consiglieri regionali
da Milano a Roma a
Palermo, qualcuno ha scritto
che l’unica cosa da fare
sarebbe quella di abolire le
Regioni (oltre, si sa, alle
Province). Di quella strada
vien da dire che, per impedire
ogni ulteriore dilagare di
reati, occorrerebbe abolire
anche Comuni, Consorzi,
Comunità e, per farla corta,
tutti gli enti locali.
Dimenticavo: scandali e
ruberie se ne sono viste
anche a Montecitorio e a
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
Sì
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10
La domanda
di oggi
Berlusconi: sono
pronto a candidarmi
alle elezioni europee in
tutte le circoscrizioni.
Fa bene?
Togliano di Torreano (Ud)
DEBITO PUBBLICO
Non può crescere
Il patto finanziario stipulato
nel marzo 2012 con
l’adesione di tutti i Paesi
dell’Ue ad eccezione di Regno
Unito e Repubblica Ceca,
messo in Costituzione con
l’articolo 81 prevede che il
rapporto debito/Pil rientri al
60% entro vent’anni. Orbene
all’Italia servirebbe un
surplus del 3% annuo
anziché un deficit di pari
entità.
Però incredibilmente la
nostra classe politica sprizza
euforia per il fatto che il
deficit è al 2,6% e si tende ad
arrivare al 3%. In tal caso nel
2033, dopo i citati venti anni,
il nostro debito sarà al 163%
e non al 60%. Purtroppo per
noi l’aritmetica non è
un’opinione.
Paolo Haffner
paolo.haffner@
tin.it
@
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Più o Meno
di Danilo Taino
Statistical Editor
Il valore della fedeltà
nell’era digitale
C
hi arriva direttamente su un sito web di informazioni ci
sta in media tre volte più a lungo di chi ci arriva attraverso Facebook o un motore di ricerca. Per la precisione
4 minuti e 36 secondi contro un minuto e 41 secondi
di chi ci è arrivato passando prima dal social network e
un minuto e 42 secondi di che proviene da un sito qualsiasi di ricerca. I visitatori diretti vedono anche in media circa il quintuplo
delle pagine viste da chi ci arriva indirettamente: per la precisione,
su basi mensili, 24,8 pagine contro 4,2 (Facebook) e 4,9. E visitano
il sito di informazioni 10,9 volte al mese, contro le 2,9 indotte dal
social di Mark Zuckerberg e le 3,1 derivanti da una ricerca. Questo
in quello che è probabilmente il Paese più avanzato e sofisticato in
termini di utilizzo dell’informazione digitale, gli Stati Uniti.
I risultati derivano da una analisi del Pew Research Center condotta assieme alla John S. and James L. Knight Foundation su 26
dei maggiori news website americani studiati attraverso il sito
comScore Data Web. Di base, mostrano come fare business diventi
via via più complicato e via via più affascinante. Nel caso specifico, indicano che il modo in cui una persona entra in un sito di informazioni ne cambia l’esperienza e quindi il comportamento. Il
primo fatto che rivelano è l’alto livello di coinvolgimento e di lealtà che le persone dimostrano nei confronti del sito d’informazioni
che scelgono e dei suoi contenuti. Inoltre, aprono una finestra sulle sfide che le imprese di media
hanno di fronte nel cercare uno
spazio nel mondo digitale e nel realizzare piani di sottoscrizione per
La fiducia degli l’accesso ai loro siti web. E aiutano
chiarire il loro rapporto con i soutenti e lettori acial
media e i motori di ricerca
verso le testate (Google, Yahoo, eccetera): in sostanza, Facebook e le ricerche soin rete rimane
no essenziali per portare grandi
quantità di occhi su un sito d’infondamentale
formazione ma la connessione che
stabiliscono con il sito stesso e con
la società di media che gli sta dietro «sembra piuttosto limitata»,
commenta Pew. Lo studio fornisce anche indicazioni più specifiche. Il website americano con la percentuale maggiore di traffico
diretto, per esempio, è Cnn: 60%. Ma un suo visitatore unico vi si
ferma in media solo un minuto e mezzo ogni volta, vede 13,1 pagine al mese e torna su Cnn.com 8,7 volte al mese. È insomma piuttosto attraente, è un brand forte ma forse può migliorare la sua capacità di trattenere chi vi entra. Foxnews.com, invece, ha il 42% di
visitatori diretti ma riesce a trattenerli ogni volta per 9 minuti e 6
secondi, a fargli vedere 29 pagine al mese e a farli tornare 11,1 volte
ogni 30 giorni. Il sito sul quale i visitatori si fermano per meno
tempo è quello del Guardian, 54 secondi, quello su cui si fermano
mediamente di più ogni volta che lo visitano è nydailynews.com,
17 minuti e 18 secondi (che è anche il website con il maggior numero di pagine viste mensilmente, 52,6).
I modelli di business cambiano, dunque, diventano più complicati e interessanti. Lo studio sembra però indicare che il coinvolgimento di chi si informa e la fedeltà a una testata di notizie restano fondamentali anche nell’era digitale.
@danilotaino
❜❜
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Interventi & Repliche
Giulio Violati: non conosco la Gagliardi
Dama bianca e Centro democratico
Non roviniamo i ricordi
Meglio gli stipendi mensili
In ordine all’arresto di Federica Gagliardi e, in
particolare, con riferimento alle sue pregresse
esperienze lavorative, figura la falsa
affermazione che sarebbe stato lo scrivente
nel 2010 a presentare la Gagliardi al comitato
elettorale delle elezioni regionali del Lazio per
l’allora candidata Renata Polverini (Corriere,
14 marzo). La notizia è completamente falsa:
all’epoca, la Gagliardi venne presentata alla
lista Civica «Insieme Cambiamo per Renata
Polverini» dall’allora consigliere comunale con
delega all’Ambiente della Giunta Alemanno,
Francesco Maria Orsi. Lo scrivente non aveva
mai incontrato prima di allora la signora
Gagliardi, né ricorda di averla mai incontrata
anche dopo la fine della campagna elettorale.
Non basta sentirsi (chissà) elettori per poter
essere definiti collaboratori. La signorina
Federica Gagliardi, la cosiddetta Dama
bianca, non è mai stata iscritta al Centro
democratico, non ha mai avuto nessun
incarico né formale né informale da parte del
Centro democratico e del suo leader, nessun
ruolo nel partito, nessun rapporto
professionale, nessuna candidatura a
qualsivoglia elezione (nazionale, regionale,
comunale, municipale). Scrivere che è «ex
collaboratrice di Tabacci», come pubblicato
sul Corriere di ieri, è, pertanto, del tutto
infondato e insensato.
Il soprannome «La Dama bianca» rese celebre
presso il grande pubblico, sportivo e non, Giulia
Occhini (1922-1993), la compagna di Coppi e il suo
grande, e contrastato, amore, con il Campionissimo,
dopo la tappa di St. Moritz del Giro d’Italia del 1954.
Fu allora che Pierre Chany, inviato speciale
dell’Équipe, scrisse: «Vorremmo sapere di più di
quella “dame en blanc” ( per via del montgomery
color neve), che abbiamo visto vicino a Coppi».
Perché sporcare il ricordo di quella intensa,
romantica relazione sentimentale, il riserbo e lo
stile della signora Occhini — che sfidò la rigida
morale dell’epoca, lasciando il marito, per stare
accanto a Fausto, anche lui sposato — usando lo
stesso soprannome per la donna, di recente finita in
cella, con la grave accusa di traffico di droga?
Un lettore (Corriere di ieri) crede che se gli
stipendi dei lavoratori dipendenti venissero
assegnati settimanalmente, potrebbero
attenuare i problemi economici di tanti nuclei
familiari che ora non riescono ad arrivare a fine
mese. Secondo me, in un Paese in cui i cittadini
debbono pagare a costi altissimi sia i servizi,
sia le tasse, sarebbe ancora peggio.
Specialmente, per esempio, durante la
settimana in cui le famiglie dovranno pagare le
spese per il riscaldamento, per l’energia
elettrica, per il telefono, per l’acqua, per il
canone Rai, per la tassa di possesso e per
l’assicurazione dell’auto e per tutte le altre
spese condominiali; oppure per la Tasi, per
l’Imu, per le addizionali regionali e comunali e
si potrebbero elencare ancora tante altre uscite
Giulio Violati
Pino Bicchielli
Coordinatore dell’Organizzazione
nazionale del Centro democratico
Pietro Mancini, Cosenza
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1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como €
1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
quotidiane, tralasciando gli imprevisti. Ciò che
invece cambierà sarà la «preoccupazione» del
premier di turno; perché poi sarà costretto a
dire: per aiutare le famiglie ad arrivare alla fine
della settimana.
Giovanni Papandrea, [email protected]
L’articolo di Gianluca Amadori
Nell’articolo di Gian Antonio Stella sulla mega
liquidazione data dal Consorzio Venezia nuova
al suo ex presidente Giovanni Mazzacurati e
pubblicato ieri, per un errore commesso in
redazione, tutta la citazione dell’articolo di
Gianluca Amadori sul Gazzettino è stata
stravolta con il cambiamento di tutte le
virgolette. Ci scusiamo con i lettori. E
ovviamente con Amadori, Mazzacurati e Stella.
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47;
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separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
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prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera +
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0,78.
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€ 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Il Cosmo” € 12,30; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “12 anni schiavo” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,39; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il giovane Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
35
Spettacoli
L’intervista
Il protagonista della
«Grande bellezza»
smette le giacche
sgargianti del suo
Gambardella: dopo
Hollywood si rischiava
l’ubriacatura, così sono
tornato subito in scena
Indiscrezione
«Gli uccelli» di Hitchcock, Naomi Watts favorita per il remake
Naomi Watts sarebbe la favorita per interpretare il
remake di Gli uccelli, il famoso film del 1963 di
Alfred Hitchcock. Secondo la rivista New!,
l’attrice australiana avrebbe già ottenuto la parte
Istrionico
A sinistra, Toni
Servillo in «Il Divo»
(2008), film scritto
e diretto da Paolo
Sorrentino, in cui
interpreta il senatore Giulio Andreotti. La pellicola,
una delle quattro
che attore e regista hanno girato
assieme, ottenne
numerosi premi
Servillo
«L’
Oscar? Un sogno da
accarezzare con la fantasia, ben sapendo
che mai accadrà». Parola di Toni Servillo, protagonista de La
grande bellezza, film che l’Oscar se l’è
portato a casa.
E allora capita che il sogno si avveri.
«Quando abbiamo sentito: “The
winner is…” Paolo Sorrentino e io ci
siamo guardati. Nessuna parola, solo
uno sguardo incredulo e felice che riassumeva tutto. La gioia pubblica per
quel riconoscimento straordinario e
un’altra gioia, privata, per la lunga avventura cominciata insieme 12 anni fa
con L’uomo in più. Mai allora avremmo
immaginato… Poi sono arrivati gli altri
film, Le conseguenze dell’amore, Il Divo... I David di Donatello, i Nastri d’Argento. Infine l’Oscar».
E nell’arco di poche ore lei è passato dalla ribalta del teatro dove recitava «Le voci di dentro» di Eduardo a
quella scintillante di Hollywood.
«Quel brusco passaggio è stato la
mia fortuna. In scena al Petruzzelli di
Bari venerdì sera, l’aereo di notte per
Los Angeles, tre giorni di magnifico
stordimento e di nuovo in aereo. Dritto
a Padova per riprendere Eduardo al Teatro Verdi… Quei chilometri messi di
mezzo hanno aiutato a ridurre la distanza tra sogni e realtà, a dare la giusta
misura a quel che era accaduto».
Vere docce scozzesi...
«Una lezione di vita. Quell’emozione
planetaria poteva dare alla testa. Poterla
iscrivere nell’esercizio quotidiano del
mio mestiere mi ha aiutato a ristabilire
l’ordine delle cose, a contenere l’ubriacatura».
Il teatro era, e resta, la sua passione prima.
«Il teatro è concretezza. Costringe
chi lo pratica a mettersi a nudo davanti
a se stesso, a confrontarsi con i desideri
e le frustrazioni, le ambizioni e le sconfitte. Un esercizio che ogni giorno porta
la sua pena e la sua gioia».
Gioia soprattutto, visti gli esiti di
questo «Voci di dentro».
«Un secondo Oscar… Abbiamo debuttato giusto un anno fa a Marsiglia e
abbiamo girato già mezza Europa e ricominceremo l’anno prossimo. Una vera tournée all’antica, ma anche un percorso di conoscenza dello stato delle
cose del teatro in Italia. Ci sono città di
provincia come Modena o Ferrara dove è stato ben seminato e il pubblico
è ricettivo ed esigente. Altre invece,
narcotizzate dalla tv, si sorbiscono
solo degli squallidi intrattenitori di
scuola televisiva».
Premiato
Toni Servillo, attore
e regista, è nato ad Afragola (Napoli) il 9 agosto
1959. Nella sua carriera
ha vinto 3 David di
Donatello e 4 Nastri d’Argento come miglior attore protagonista
(Foto Contrasto)
mentre Brad Fuller, co-proprietario della
Platinum Dunes che produrrà il film, ha rivelato:
«Naomi è l’attrice che ci piacerebbe avere per la
parte principale». In regia l’olandese Van Rooijen.
Set e palcoscenico
A sinistra, l’attore con
Galatea Ranzi in una
scena di «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino. Sopra, con il fratello
Peppe (53 anni) con il
quale recita in «Le voci
di dentro» di Eduardo
De Filippo, spettacolo di
cui Toni è anche regista
«L’Italia è un popolo di fratricidi
Non perdo la testa per l’Oscar»
❜❜
Domani saremo
ricevuti al Quirinale,
a differenza di molti
politici il presidente
frequenta i teatri
Martedì intanto debuttate al Carignano di Torino.
«E dopo cinque giorni saremo al
Barbican di Londra… È dal ‘95, da
quando Strehler vi portò i suoi Giganti
della montagna, che uno spettacolo
italiano non arrivava in quel teatro. Stavolta persino in napoletano!».
Insomma, teatro e cinema sono
ancora prodotti da esportazione.
«La cultura resta il nostro miglior
biglietto da visita all’estero. Un credito
illimitato pari solo all’incredulità degli
stranieri per la nostra incapacità di valorizzare tale patrimonio».
È la nostra vocazione a
farci del male da soli.
«Umberto Saba sosteneva che gli italiani sono incapaci di uccidere
i padri e quindi fare la
rivoluzione, ma invece
chiedono ai padri il
permesso di uccidere i
loro fratelli. O quanto
meno misconoscerli.
All’estero Rosi, Fellini,
Petri, Visconti, Bertolucci, Bellocchio godono di
un rispetto straordinario. Così come Eduardo, Strehler, il Piccolo Teatro, la Scala. Da noi invece sono
spesso trascurati o dimenticati».
La cultura è l’ultimo dei pensieri
dei nostri governanti.
«A prescindere da qualsiasi colore
politico. La cultura è un seccante problema di spesa, mai un investimento.
Parigi ogni anno spende per la cultura
quanto noi stanziamo per l’intero Paese».
Su questo il governo Renzi le dà
qualche speranza?
❜❜
Autolesionisti
Non uccidiamo i padri
e non sappiamo fare
le rivoluzioni, ma
snobbiamo Rosi e Fellini
❜❜
All’estero
La cultura è il nostro
miglior biglietto da visita
all’estero, ma siamo
incapaci di valorizzarla
❜❜
Personaggio
Jep ora è una maschera
Benigni per quel ruolo?
Sorrentino ne ha parlato
con me sin dall’inizio
«Preferisco aspettare un po’ prima di
pronunciarmi. Il voler liquidare subito
ogni novità fa parte di un malcostume
nazionale insopportabile. Viviamo in
un costante stato di sovreccitazione di
cui anche i media sono responsabili. E
questo annebbia qualsiasi considerazione critica di natura razionale».
A proposito di media, il suo Jep
Gambardella è un giornalista. Osservatore cinico di una «Bellezza» grande e degradata.
«Il suo sguardo fa da filtro consapevole agli aspetti di un mondo di cui non
si può andar fieri. In Italia ma non solo.
Roma caput mundi… A quel degrado
Jep vorrebbe opporsi ma la sua inerzia
emotiva, la sua attrazione per l’errore,
lo spingono a reiterare gli sbagli. La sua
vita è una scia di occasioni perdute. Registi come Cuarón, Scorsese, Tom
Hanks hanno riconosciuto in lui tratti
universali».
Così universali che Jep ha creato
uno stile, è diventato una maschera.
«Nel senso più nobile del termine. I
francesi hanno parlato di una “Jep attitude” alludendo al suo modo di muoversi, di vestire. Jep non è un contenitore vuoto ma un vuoto che non trova un
contenitore. Per questo gli servono
giacche sgargianti, scarpe alla moda,
occhiali pesanti. Sorrentino, che lavora
per immagini, l’ha costruito su di me
come un abito su misura».
Umberto Contarello, sceneggiatore del film, avrebbe detto che il ruolo
all’inizio era stato pensato per Benigni. Poi ha rettificato precisando che
si trattava di un altro progetto.
«Cado dalla nuvole. Paolo mi ha parlato di Jep fin dall’inizio».
Il prossimo film non lo farete insieme.
«Paolo avrà come protagonista Michael Caine. La riprova della sua fama».
Ma forse sarà Sorrentino a fare la
regia del dvd de «Le voci di dentro».
«Me lo auguro. Lui aveva già curato il
dvd di Sabato, domenica e lunedì. Se
accadrà, tra cinema e teatro sarà il nostro sesto incontro».
Domani intanto al Quirinale sarete
ricevuti da Napolitano...
«Siamo onorati. Lo conosco prima
ancora che diventasse presidente. A
differenza della maggior parte dei politici, è sempre stato un affezionato frequentatore di cinema e teatri. Del resto,
credo che in gioventù abbia anche calcato le scene».
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Grazie al crowdfunding
«Veronica Mars», dalla serie tv al grande schermo
Grazie alla madre di tutte le
operazioni di crowdfunding,
«Veronica Mars», la serie tv
interpretata da Kristen Bell in onda
dal 2004 al 2007, è diventata un
film: in due mesi, su Kickstarter,
sono stati raccolti 5 milioni e 700
mila dollari (i primi 2 milioni di
dollari in sole 10 ore) donati da 92
mila sostenitori in tutto il mondo.
La pellicola, diretta dall’ideatore
della serie Rob Thomas e con molti
degli attori della versione tv — più
qualche sorpresa come James
Franco —, a maggio in dvd, è
disponibile in rete da venerdì
Detective Kristen Bell (33 anni)
scorso (in Italia su Chili tv, Google
Play, Xbox, Cubovision, Psn, oltre
che su iTunes), dove è balzata in
testa ai film più scaricati , e in circa
300 sale Usa. La strada verso il film
(si parla già di sequel) è stata
segnata dai record, come il numero
più alto di sostenitori raggiunto per
un’iniziativa su Kickstarter e la cifra
più corposa mai raccolta (e alla
velocità maggiore) per un progetto
cinematografico. Un traguardo per
cui regista e cast si sono impegnati
in prima persona, sapendo di poter
contare sull’amore dei fan per la
serie.
36
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Il personaggio
Spettacoli 37
Il giudice spiega il successo al debutto per i piccoli aspiranti cuochi: il segreto è che si divertono e fanno divertire
Barbieri con i bimbi di Masterchef:
loro sanno giocare, Almo senza stile
«Il verdetto su Federico era unanime. I sospetti sono ridicoli»
MILANO — «Non sono certo uno
che le manda a dire», premette Bruno
Barbieri per chi ancora non avesse capito bene il carattere di questo chef da
sette stelle Michelin. Lui, che è solito
chiudere le sue frasi scandendo un
plateale «punto», mai come questa
volta ne ha diversi da mettere. Perché
dalla finale di «Masterchef» sono successe diverse cose e su tutte Barbieri ha
le idee chiare.
Partendo dal debutto di «Junior Masterchef»: un esordio che ha fatto gli
stessi ascolti della versione per adulti
(700 mila spettatori medi). «Un successo ne segue un altro. E’ stato bello
vedere che chi guardava “Masterchef”
non ha mollato. La gente si è divertita,
in diversi si sono anche commossi. Anche Avvenire lo ha apprezzato. E’ un
programma con cui si poteva rischiare
un sacco».
Per via dei bambini? «Si, quando ci
sono i piccoli di mezzo tutti sono
pronti a polemizzare. Qualcuno ha
detto che poteva non essere giusto
farli competere, ma allora le partite di calcio la domenica cosa
sono? E le gare di sci?». Lì non ci
sono le telecamere... «Allora lo
“Zecchino d’oro”? Ma sono
competizioni sane, come la nostra». Barbieri crede anche che
il programma possa avere un valore educativo: «Nella prima puntata abbiamo parlato di spezie, alcuni bambini hanno scoperto cosa è
il curry o la noce moscata. Era quello
che faceva mia nonna con me e mia sorella. I bambini poi si divertivano». Co-
In onda
Bruno Barbieri, 52
anni, con un piccolo
cuoco a Masterchef
to la sconfitta. Federico ha vinto perché ha cucinato meglio. Punto». C’è
stata l’unanimità? «Eravamo tutti e tre
d’accordo, al 100%». La moglie di Almo
ha detto di averla sentita dire che il polipo di Federico sapeva di detersivo...
«Forse non ha sentito quando ho detto
che il fegato grasso di Almo sapeva di
ciccioli. La finale è come una partita di
calcio: vince chi segna. Almo ha cucinato peggio. E’ come con le guide per
noi chef: un tuo collega vince una stella e tu no. A quel punto cosa dici? “Sì
però io cucino meglio?” No dai...».
Piuttosto, sostiene, conviene impegnarsi per migliorare. Una lezione da
applicare anche ai 12 minuti di diretta
della finale? «Quella era una festa che
❜❜
Stelle e gol
In cucina è come sul
campo di calcio: vince
chi segna. Protestare
dopo non serve a nulla
Primo e secondo
Federico Ferrero (a sinistra) e Almo Bibolotti: sono arrivati primo e secondo a «Masterchef»
sa ne pensano gli psicologi?
Non tutti hanno applaudito al
programma. «Non sono uno
psicologo. Io ho visto i ragazzi
giocare con il cibo. E i genitori
non mi sembravano ossessionati: facevano il tifo. Ho trovato
tutto molto normale». Normalità:
non ce n’è stata molta dopo la finale
di «Masterchef». Cosa pensa del «caso scommesse»? «Una vicenda ridicola. Il “caso” riguarda una società di
scommesse maltese che ha accettato
puntate su un programma registrato,
cosa che il Monopolio di Stato aveva
vietato. Sembra un trucco di questa società per avere pubblicità».
Il pepe sulla finale lo ha aggiunto
anche Almo, secondo classificato: ha
detto che la vittoria spettava a lui, ha
parlato di «farsa». «Il problema è che il
giudizio spetta ai tre giudici. A nessuno piace perdere ma Almo poteva metterci un po’ più di stile. Non ha accetta-
volevamo regalare ai nostri fan al termine di un’edizione con numeri enormi: è stato il programma di intrattenimento più visto di sempre di Sky. Dieci
minuti di divertimento in cui per la
prima volta, con uno show inattaccabile, abbiamo mostrato una gamba. E
tutti si sono accaniti. Ma vorrei tranquillizzare: alla fine siamo andati a
dormire e ci siamo svegliati come ogni
giorno, noi giudici e il pubblico».
In ogni caso, con la prossima edizione si potrà fare meglio, no? «Ma non so
neanche chi saranno i giudici della
prossima edizione». Però questa sembra tanto una bugia.
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso «Le due leggi», con Elena Sofia Ricci, spostata al 25 marzo. Modifiche per i riferimenti a una società esistente, il tema è scottante
Slitta la fiction sulla banca, il mistero della lettera alla Rai
U
na fiction che scotta.
Questo è uno dei pochi
punti certi. Si intitola «Le
due leggi», protagonista è la
brava attrice Elena Sofia Ricci
che interpreta una direttrice di
banca. Dapprima «cattiva», poi
redenta e «buona». Quel che
emerge dal film tv sono truffe
continue di questa banca ai
danni dei clienti. La Rai prevede
la messa in onda l’11 e 12 marzo.
Ma d’improvviso la fiction, il
giorno prima, viene sospesa.
Motivo ufficiale poco chiaro. Pare ci fosse una banca (secondo
alcuni), una società finanziaria
vicino al fallimento (secondi altri), con nomi troppo vicini a
nomi realmente esistenti. Quin-
di l’ufficio legale Rai avrebbe intravisto un pericolo serio e
avrebbe fermato la messa in oda
per valutare e porre rimedio.
Possibile che questioni di una
tale importanza vengano valutate all’ultimo minuto?
Coincidenza vuole che l’Abi,
Associazione bancaria italiana,
qualche giorno prima avesse
scritto una lettera alla presidente Rai, Annamaria Tarantola,
(che nel suo prestigioso curriculum vanta anche un’alta carica dirigenziale nella Banca d’Italia) per sensibilizzarla sui temi
trattati dalla fiction. Nelle anticipazioni, trailer, schegge del
web, era possibile infatti constatare la «pesantezza» dei temi
Trailer
Elena Sofia
Ricci, 52 anni,
nella fiction
è la direttrice
di banca
Adriana
Zanardi. Tra i
suoi successi
in tv si ricordano «I Cesaroni» e la fiction
su Falcone
trattati: una direttrice che ruba i
soldi ai clienti, un imprenditore
che si suicida proprio all’interno della banca che gli nega i soldi di cui ha bisogno. Abi resta
senza parole. Si preoccupa seriamente per la fotografia che
esce da «Le due leggi», per la
gravità della narrazione. E decide di scrivere appunto una lettera alla presidente.
Abi dice di non aver ricevuto
al momento alcuna risposta dalla Tarantola, per cui di non sapere cosa la Rai abbia deciso di
fare rispetto alle questioni sollevate dall’Associazione. Quel che
si sa è che la messa in onda è
slittata al 25-26 marzo e che attualmente si sta provvedendo,
in post produzione, a modificare, rivedere il doppiaggio, togliere i richiami visivi e il logo
della banca che riportano a nomi e loghi esistenti. E sulle scene forti? Sui contenuti più
drammatici ci sono modifiche
in corso? Resta il mistero.
A viale Mazzini fanno notare
che se la Rai non avesse voluto
trattare certi temi non avrebbe
girato la fiction e non sarebbe
certo un taglio a cambiare il senso del film tv. Quanto alla lettera
dell’Abi, si fa notare ancora che
se fosse vera dimostrerebbe solo che il vertice Rai è impermeabile a pressioni esterne.
Maria Volpe
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La polemica
Salta il ritorno
di Ruggeri
da Bignardi,
lite con La7
Adesso bisognerà capire
se alla fine ci andrà davvero.
Perché Enrico Ruggeri non
ha preso benissimo quello
che dalla redazione di «Le
invasioni barbariche»
giurano sia stato solo un
banale spostamento. Il
cantante, ospite (nella foto)
della puntata del 12 marzo
del talk di Daria Bignardi,
doveva tornare mercoledì.
Ma l’appuntamento è
saltato. Ruggeri ha scritto
sui social network che da
La7 avrebbero motivato
così la scelta: «Il
programma è in crisi di
ascolti e gli ospiti vengono
scelti dalla rete e non dalla
redazione, né dalla
conduttrice». «Sono
rammaricato per Daria
Bignardi, non più in grado
di decidere la linea della
trasmissione, né di
mantenere la parola data»,
ha scritto Ruggeri,
avanzando l’ipotesi della
censura: «Credo che in
realtà l’ascolto della
canzone “L’Onda” abbia
determinato questa
maldestra e disonorevole
retromarcia: forse il testo ha
messo in imbarazzo
qualcuno». In molti sul web
hanno applaudito al suo
coraggio, tra cui Rita
Pavone e Red Ronnie, ma
dalla redazione del
programma hanno ribadito:
«Era solo uno
spostamento». La7 non ha
gradito lo sfogo: «E’
assolutamente fuori luogo
parlare di censura a La7.
Probabilmente Ruggeri è in
calo con la prevendita e
quindi in cerca di
pubblicità». E sull’ipotesi
della Bignardi
«commissariata» per la
scelta degli ospiti: «Non è
così. Gli ospiti vengono
scelti dalla redazione,
come sempre».
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Sport
il sondaggio
da uno dei nostri inviati a Verona
Marquinho attacca
6 RAFAEL Beffato dal tocco ravvicinato di
Palacio, sul raddoppio di Jonathan deve
prendersela con i suoi difensori. Incolpevole.
6 CACCIATORE Spinge moltissimo cercando
l’uno-due con Romulo.
5 MORAS Il vecchio marpione si fa
sorprendere dall’esuberanza di Icardi. E
nell’area interista, di testa, fallisce la clamorosa
occasione per riaprire i giochi.
4 MAIETTA Bruciato da Palacio sul primo gol,
regala il secondo a Jonathan. Serata nera.
4 ALBERTAZZI Sull’1-0 l’errore più grave è il
suo perché, pur scivolando, dà il via libera a
Jonathan per il cross. Complice anche sul
raddoppio nerazzurro.
5,5 SALA Alla prima da titolare, con appena
110 minuti di campionato sulle gambe, gioca
contratto, quasi intimorito.
5 DONATI Preferito a Donadel, fa poco filtro e
non riesce a organizzare le ripartenze.
6,5 MARQUINHO Dà fiato alle trombe
veronesi, attaccando bene sul centro sinistra.
Suo il cross-assist per Moras.
5 ROMULO Giocando nei tre davanti gli
manca lo spazio per allungare, che è la sua
caratteristica principale. Spreca un bel
contropiede e alla fine, proprio sotto gli occhi di
Prandelli, gioca una delle partite più anonime
della stagione.
6 TONI L’anima del Verona, il suo punto di
riferimento. Ranocchia lo ingabbia, ma il
centravanti ci prova sino alla fine. Il c.t. in
tribuna prende appunti: Luca, con la crisi di
attaccanti che c’è, sta diventando
un’opportunità per il Brasile.
6,5 ITURBE Primo tempo grigio, nella ripresa
invece sgasa sulla sinistra creando molti
pericoli.
6 MANDORLINI Due punti nelle ultime sei
partite in casa. Il Bentegodi non è più un fortino
sicuro, ma terra di conquista. Senza Jorginho è
tutto più difficile. Festeggia male le
centocinquanta panchine con l’Hellas.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le pagelle Inter
da uno dei nostri inviati a Verona
Hernanes magistrale
6,5 HANDANOVIC Doppia parata bellissima
nel recupero: prima su Iturbe e poi su Romulo.
6 CAMPAGNARO Fa il suo. Solido e
concreto, soffre la velocità di Iturbe.
7 RANOCCHIA Fa a sportellate con Toni,
vincendo quasi ogni duello. E nella ripresa due
chiusure salva-Inter: la prima in scivolata, la
seconda di testa. Sta tornando buono anche
per la nazionale.
6,5 ROLANDO Porta fuori Toni con
tempismo evitando un pericolo.
7 JONATHAN Prima l’assist per Palacio e
poi il gol, il terzo in campionato. Chirurgico e
anche padrone assoluto della fascia destra.
6 GUARIN Il cross per la traversa di Icardi e
un bel lancio in profondità per lo stesso
Maurito. Ma quando il Verona alza il ritmo, il
colombiano si prende un turno di riposo. E il
tiro proprio non funziona.
6 CAMBIASSO Soffre moltissimo la velocità,
non sempre costruttiva, degli avversari.
6,5 HERNANES Il Profeta sino all’intervallo
gioca troppo basso. Dinamico e dentro il gioco
nella ripresa in cui, con una punizione a girare,
colpisce l’incrocio dei pali. Magistrale l’apertura
per Jonathan nell’azione del raddoppio.
6 D’AMBROSIO Il debutto da titolare è
favorito da un affaticamento muscolare che
ferma Nagatomo. Comincia bene, poi va in
difficoltà. Al 70’, infortunato, lascia al capitano
Zanetti.
6 ICARDI Formidabile incornata sulla
traversa e gran palla all’indietro per Guarin
nella ripresa. Ha numeri da campione però è
discontinuo.
6,5 PALACIO Tredici gol come Toni, 37
nell’Inter. Un bel modo per festeggiare il
rinnovo del contratto.
7 MAZZARRI Si sgola nel primo tempo
perché la squadra sta troppo bassa. Ma alla
fine festeggia: seconda vittoria di fila, sesto
risultato utile e, almeno per una notte, scavalca
la Fiorentina al quarto posto.
Alberto Contador (Tinkoff) si è aggiudicato la quarta tappa della Tirreno-Adriatico, 244 km con arrivo Cittareale Selvarotonda in provincia di
Rieti. Lo spagnolo, che ora insegue il leader Kwiatowski a 16’’, ha preceduto di 1’’ il colombiano Quintana e l’altro spagnolo Moreno. Parigi-Nizza:
tappa in volata all’olandese Slagter, il colombiano Betancur resta leader.
Vota con uno squillo. Chiamata gratuita
A
Le pagelle Verona
Ciclismo, alla TA vince Contador
L’Inter ha vinto anche contro il Verona dell’ex Mandorlini.
Secondo voi i nerazzurri meriterebbero
di terminare il campionato al quarto posto (A)
o in una posizione più arretrata (B)?
+39 029 475 4851
B
+39 029 475 4852
L’anticipo La squadra di Mazzarri è
apparsa trasformata e ha colpito anche
due traverse con Icardi e Hernanes.
Toni lotta ma è sempre murato
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VERONA — È un’altra Inter,
un’Inter che adesso funziona.
Questo ha detto il successo con
il Verona, che in casa non vince
dal 22 dicembre (Lazio), ma che
aveva rimontato due gol alla Juve e che resta una bella squadra,
anche se in un momento in cui
non tutto gira per il verso giusto, come vorrebbe Mandorlini
(150 panchine gialloblù). Non
sono soltanto i due gol (Palacio,
13° rete, giusto per bagnare il
contratto e Jonathan, uno per
tempo) a dare il senso di un’Inter trasformata, rispetto a quella
di dicembre-gennaio e non sono nemmeno i numeri, che pure
certificano il buon momento
(14 punti nella ultime sei partite, senza sconfitte) o il quarto
posto in attesa della Fiorentina.
È il modo in cui i nerazzurri
hanno cominciato a muoversi, a
giocare, a credere in se stessi, ad
essere squadra, che autorizza
l’idea di una metamorfosi reale,
rispetto alla squadra che stentava contro tutti e tutto. Mazzarri
0
2
Verona
Inter
Marcatori: Palacio 14’ p.t.; Jonathan
19’ s.t.
VERONA (4-3-3): Rafael 6;
Cacciatore 6 (Martinho s.v. 30’ s.t.),
Moras 5, Maietta 4, Albertazzi 4; Sala
5,5, Donati 5 (Cirigliano s.v. 41’ s.t.),
Marquinho 6,5 (Cacia s.v. 41’ s.t.);
Romulo 5, Toni 6, Iturbe 6,5. All.:
Mandorlini 6
INTER (3-5-2): Handanovic 6,5;
Campagnaro 6, Ranocchia 7, Rolando
6,5; Jonathan 7, Guarin 6 (Kovacic
s.v. 29’ s.t.), Cambiasso 6, Hernanes
6,5 (Kuzmanovic s.v. 46’ s.t.),
D’Ambrosio 6 (Zanetti s.v. 25’ s.t.);
Icardi 6, Palacio 6,5. All.: Mazzarri 7
Arbitro: Banti 6
Ammoniti: Donati, Cambiasso,
Albertazzi
Recuperi: 0’ più 3’
Inter vista Europa
ha vissuto mesi tremendi, ma,
salvo smentite dal campo, è
proprio nel periodo più buio
che ha costruito, attraverso la
sofferenza, una squadra non più
all’anno zero.
L’Inter è partita forte ed è arrivata al riposo in vantaggio, ma
con il fiatone e tra molti tormenti. Nei primi venti minuti,
ha colpito la traversa con Icardi
(colpo di testa), ha avuto un’altra buona occasione ancora con
l’argentino (a lato), è andata in
vantaggio con Rodrigo Palacio,
liberissimo in area, per correggere il cross dal fondo di Jonathan (14’) e ha continuato a
spingere con forza, cercando il
raddoppio. Gioco veloce, buona
occupazione del campo, movi-
Atalanta - Sampdoria LIVE
Risultato Finale
1
X
2
2,35
2,90
3,40
1
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2
2,70
3,10
2,70
1
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2,30
3,20
3,15
ore 12.30
Under
1,63
Over
2,15
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,60
Over
2,20
Livorno - Bologna LIVE
Risultato Finale
menti negli spazi, cross dal fondo: i nerazzurri hanno rubato
l’iniziativa all’avversario e hanno messo in vetrina un calcio rigoroso e organizzato. Il Verona è
entrato in partita a metà primo
tempo e la scossa è venuta da
una conclusione a lato di Mar-
Under/Over 2,5
Cagliari - Lazio LIVE
Risultato Finale
Palacio e Jonathan
abbattono il Verona
I nerazzurri salgono
al quarto posto
ore 15.00
Under/Over 2,5
Under
1,63
Over
2,15
quinho. È qui che ha cominciato
a giocare anche Toni, rimasto
senza rifornimenti fino a quel
momento ed è iniziato il duello
rusticano con Ranocchia, sfociato nell’episodio che alla mezz’ora ha creato una specie di sollevazione popolare: il contatto
Milan - Parma LIVE
Risultato Finale
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3,50
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ore 15.00
Under/Over 2,5
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Sassuolo - Catania LIVE
Risultato Finale
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2,25
3,20
3,20
Under
1,68
Over
2,07
Fiorentina - Chievo LIVE
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1,53
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6,50
ore 15.00
Under/Over 2,5
ore 20.45
Under/Over 2,5
Under
1,80
Over
1,90
Genoa - Juventus LIVE
Risultato Finale
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a. b.
SNAI S.p.A. concessione n° 4028 - 4311 - 4801 - 4501 - 15215a
8,50
4,00
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3,25
3,25
2,20
Under
1,87
Over
1,83
domani, ore 19.00
Under/Over 2,5
Under
1,85
Over
1,85
Roma - Udinese LIVE
Risultato Finale
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Consulta le probabilità di vincita dei giochi con vincita in denaro
su www.aams.gov.it, www.snai.it o presso il tuo Punto SNAI
E’ vietato il gioco ai minori di anni 18
Il gioco può causare dipendenza patologica
1,40
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8,50
ore 20.45
Under/Over 2,5
Torino - Napoli LIVE
Le quote sono soggette a variazioni. Aggiornamenti nei Punti SNAI o sul sito www.snai.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
in area fra i due piedi c’è stato, il
rigore non sarebbe stato illegittimo, ma Toni, in equilibrio precario, ha accentuato la caduta,
dopo aver perso l’equilibrio e
questo ha indotto arbitro (Banti) e giudice di porta (Rocchi) a
non fischiare il rigore (e a non
ammonire l’attaccante per
eventuale simulazione).
Sulla spinta di uno stadio
sempre più in ebollizione, il Verona è andato avanti con violente accelerazioni e l’Inter ha cominciato a sbandare, anche se
ha dato l’impressione di riuscire
sempre a tenere in fase difensiva, con linee vicine e compatte.
Toni ha cercato in tutti i modi di
fabbricarsi lo spazio per colpire,
ma in un gioco di spinte date e
domani, ore 21.00
Under/Over 2,5
Under
2,00
Over
1,73
Il dopopartita
Jonathan si candida
«Se Prandelli vuole
io sono italiano»
VERONA — Rodrigo Palacio ha fatto 13 e
l’Inter è tornata da Verona con la
convinzione di aver fatto un passo quasi
decisivo verso l’Europa League. «Da qui a
fine campionato dobbiamo continuare a
giocare come abbiamo fatto col Verona.
Hernanes? L’abbiamo voluto perché ho
individuato in lui il giocatore in grado di far
giocare la squadra come voglio». Poi il
tecnico ha voluto precisare: «Ho un contratto
sino al 2015 con l’Inter e intendo rispettarlo,
il resto sono solo strumentalizzazioni».
Andrea Ranocchia ha fornito la sua versione
sul contatto in area tra lui e Luca Toni, che ha
protestato con Banti chiedendo il rigore. «Ci
siamo trattenuti a vicenda, poi lui ha messo
il piede sopra il mio e si è tuffato. Ho tanto
lavorato in allenamento per tornare ai
massimi livelli e continuerò a farlo. Prandelli
in tribuna? Per ora penso solo a giocare».
Sorride Jonathan: «Vittoria molto
importante: ora il Verona è più lontano.
Siamo quarti in classifica in attesa di
Fiorentina-Chievo e facciamo il tifo contro la
squadra viola. Ho la nazionalità italiana e se
Prandelli mi dovesse chiamare sono
pronto». Prima della partita Piero Ausilio ha
annunciato che dopo il rinnovo di Palacio è
in arrivo pure quello di Guarin. «Ci stiamo
lavorando: presto troveremo un accordo
anche col colombiano. Iturbe? Sono
convinto che abbia tutto per fare bene anche
in un grande club: il problema è che il
giocatore piace a tanti, non solo a Mazzarri».
Nemanja Vidic, intanto, alla tv ufficiale del
Manchester United si presenta agli interisti.
«A fine stagione si chiuderà una parte
importante della mia carriera, ma così è la
vita e non vedo l’ora di affrontare questa
nuova sfida con la maglia dell’Inter».
Franco Fiocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Sport 39
Combinata, Pittin è terzo
Volley, Città di Castello avanti
Basket, Cantù aspetta Brindisi
Combinata nordica: Alessandro Pittin 3° nella Gundersen di Falun. A Lenzerheide finali di Coppa del mondo di sci: Ligety (Usa) vince il gigante, 5°
Nani. Nello slalom donne prima la Shiffrin (Usa), Costazza 9ª . Svindal rinuncia allo slalom (RaiSport1 ed Eurosport, 8.30 e 11), la Coppa va all’austriaco
Hirscher. Oggi anche gigante donne (RaiSport1 ed Eurosport, 9.45 e 12.25).
Serie A1, 21ª giornata. Ieri: Città di Castello-Latina 3-0; oggi, ore 17.30:
Trentino-Perugia (RaiSport1); ore 18: Piacenza-Verona, Ravenna-Macerata, Vibo Valentia-Cuneo, Modena-Molfetta. Classifica: Macerata 52;
Piacenza 51; Perugia 42; Trentino 36; Cuneo 29; Città di Castello e Modena 28; Verona 25; Ravenna 21; Vibo Valentia 19; Molfetta 17; Latina 15.
Serie A, 23ª g. Oggi, ore 16.30: Sassari-Venezia; 18.15: Milano-Roma, Cremona-Avellino, Pistoia-Siena, Bologna-Reggio E., Caserta-Montegranaro,
Pesaro-Varese; 20.30: Cantù-Brindisi (RaiSport1). Class.: Milano 34; Brindisi
32; Siena e Cantù 30; Roma e Sassari 28; Reggio E., Caserta, Venezia e Avellino
20; Pistoia 18; Varese e Bologna 16; Cremona e Montegranaro 14; Pesaro 12.
Contro il Parma L’allenatore corregge il Milan super offensivo: Montolivo trequartista
Seedorf: «Le colpe non sono mie
Chiamato per costruire il futuro»
Attacco ad Allegri e difesa di Balo (titolare). La gaffe su De Sciglio
MILANO — Un allenatore assoluto, come l’ablativo. Sciolto
da vincoli, risultati, responsabilità. Per tutto questo ripassare
l’anno prossimo, perché qua è
in corso la costruzione del futuro del Milan. Il presente (6
sconfitte su 11 partite, fuori da
Coppa Italia e Champions)? È
colpa del governo precedente.
«Io non sono responsabile della
situazione che si è creata, io sono venuto qui per cercare di migliorarla, è diverso». Clarence
Seedorf ribadisce: lui è l’antivirus, se il paziente non migliora
è perché il male era particolarmente radicato. Il predecessore
Massimiliano Allegri non viene
nominato, ma è difficile interpretare diversamente la frase
«ho trovato una squadra fisicamente e mentalmente ai limiti.
Il Milan recuperava le partite in
extremis? Era la forza della disperazione».
Forte dell’investitura di Silvio
Berlusconi, lasciato indenne dal
furore popolare che (così è stato
annunciato) si indirizzerà verso
l’ad Adriano Galliani e il giocatore divenuto simbolo dello
scarso impegno, Mario Balotelli
(oggi titolare e proprio per difenderlo), il tecnico olandese è
sicuro che sarà sulla panchina
del Milan anche il prossimo anno. È probabile che sia così. È
difficile, però, che possa considerarsi immune troppo a lungo
dalla logica dei risultati. Anche
perché, a fine anno, Seedorf
avrà allenato il Milan per un intero girone di ritorno. E per
quanto la squadra abbia limiti
oggettivi di cui non è certo il responsabile, in qualche infortunio pure lui è già incappato: per
esempio quando ha spiegato la
panchina di De Sciglio a Madrid
con la necessità di risparmiare il
giocatore per il Parma. Ma De
Sciglio oggi sarà squalificato: in
un clima di malumori diffusi, la
gaffe non è passata inosservata.
Poi c’è l’obiettivo fissato dalla società (l’ingresso in Europa
League) con cui dovrà fare i
conti. «Io a rischio? È un discor-
Freddezza Rodrigo Palacio realizza il gol
del vantaggio nerazzurro contro il Verona (Liverani)
ricevute è sempre stato murato
dagli avversari. Resta il fatto che
pur contenendo gli impeti gialloblù, soprattutto sulla corsia di
destra, dove D’Ambrosio e Hernanes hanno offerto una modesta resistenza e non sono mai
riusciti a ripartire, l’Inter ha
molto ballato e ha
perso troppe palle.
I nerazzurri
hanno ripreso in
mano la partita a
inizio ripresa, dopo un intervento
decisivo di Ranocchia in area.
Hernanes ha colpito la traversa su
punizione, ma è
stata tutta la
squadra che ha
trovato i tempi e lo spazio per
distendersi, arrivando abbastanza facilmente a portare il
pallone nella zona calda. E dopo
l’errore di Iturbe, i nerazzurri
hanno costruito il secondo gol,
nato da una intuizione di Hernanes, per Jonathan: primo tiro
ribattuto da Rafael, che nulla ha
potuto sul secondo. Il Verona ha
avuto il merito di non arrendersi e il pallone per riaprire la gara, ma Moras di testa, solo in
area, ha mandato alto (27’). E allora è uscita di nuovo l’Inter, che
ha fatto possesso palla e che ha
13
16
Serie A
Ieri
VERONA-INTER
Oggi, ore 12.30
ATALANTA-SAMPDORIA
Ore 15
CAGLIARI-LAZIO
LIVORNO-BOLOGNA
MILAN-PARMA
SASSUOLO-CATANIA
Ore 20.45
FIORENTINA-CHIEVO
GENOA-JUVENTUS
Domani, ore 19
TORINO-NAPOLI
Ore 21
ROMA-UDINESE
Partite in
tempo reale
e tutti i gol e
le immagini
della
giornata su
gol di Palacio
senza rigori in 28 partite
in A quest’anno
gol segnati dalla difesa
sui 46 totali realizzati
in campionato dall’Inter
ottenuto la possibilità del tris. È
stato Handanovic a negare al
Verona anche un gol, con un
doppio intervento nel recupero
su Iturbe e poi su Romulo. Ma
sarebbe stato comunque tardi.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
struire un Milan competitivo».
In realtà è già capitato al Milan,
stagione 1996-97, e ad Arrigo
Sacchi, chiamato a sostituire
Tabarez e poi non riconfermato.
«Ma la situazione è diversa. Io
sono venuto qui per cercare di
finire la stagione al meglio, ma
soprattutto per costruire il futuro».
Il presente però propone oggi alle 15 la sfida contro il Parma, già caldissima, per la contestazione annunciata («Dobbiamo rispettare i sentimenti dei
tifosi, sono sicuro che ci sosterranno»), perché il Parma di un
ex amato come Donadoni (15
risultati utili consecutivi) è avversario diretto per l’Europa e
naturalmente per tutto quello
che è successo dopo la batosta
di Madrid. Non a caso, sarà affrontata con un deciso cambio
di rotta rispetto al proclamato
❜❜
La carota
Mario? Io uso solo
carota o non carota
Ho trovato una
squadra ai limiti
Difeso
Mario Balotelli, 23
anni, messo sotto
accusa da compagni
e tifosi, giocherà
titolare contro
il Parma (Ansa)
28a giornata
0–2
Prossimo turno
Atalanta
Sampdoria
Cagliari
Lazio
Fiorentina
Chievo
Genoa
Juventus
(4-4-1-1)
47 Consigli
29 Benalouane
2 Stendardo
33 Yepes
27 Del Grosso
20 Estigarribia
21 Cigarini
17 Carmona
10 Bonaventura
11 M.Moralez
19 Denis
(4-2-3-1)
1 Da Costa
29 De Silvestri
28 Guastaldello
8 Mustafi
19 Regini
10 Krsticic
14 Obiang
11 Gabbiadini
23 Eder
21 Soriano
9 Okaka
(4-3-1-2)
25 Avramov
14 F. Pisano
15 Rossettini
34 Del Fabro
29 Murru
21 Dessena
5 Conti
27 Vecino
7 Cossu
51 Pinilla
23 Ibarbo
(4-3-3)
22 Marchetti
29 Konko
20 Biava
85 Novaretti
26 Radu
15 A. Gonzalez
24 Ledesma
5 Biglia
14 Keita
11 Klose
19 Lulic
(3-4-3)
1 Neto
3 Diakité
2 Gon. Rodriguez
5 Compper
11 Cuadrado
21 Ambrosini
10 Aquilani
88 Anderson
66 Vargas
27 Wolski
33 M. Gomez
(4-3-1-2)
28 Agazzi
21 Frey
3 Dainelli
12 Cesar
33 Rubin
8 Radovanovic
27 L. Rigoni
23 Guarente
56 Hetemaj
39 Stoian
43 Paloschi
(3-4-3)
1 Perin
4 De Maio
8 Burdisso
15 Marchese
21 Motta
27 Matuzalem
91 Bertolacci
13 Antonelli
77 Konaté
11 Gilardino
10 Sculli
(3-5-2)
1 Buffon
15 Barzagli
19 Bonucci
3 Chiellini
26 Lichtsteiner
23 Vidal
21 Pirlo
6 Pogba
22 Asamoah
9 Osvaldo
14 Llorente
Arbitro: CERVELLARA di Taranto
Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1, Premium
Calcio
Arbitro: IRRATI di Pistoia
Tv: ore 15 Sky Sport 1, Sky Calcio 2,
Premium Calcio 2
Arbitro: MASSA di Imperia
Tv: ore 20.45, Sky Calcio 2,
Premium Calcio 1
Livorno
Bologna
Milan
Parma
Sassuolo
Catania
(3-5-2)
1 Bardi
17 Ceccherini
23 Emerson
85 Coda
15 Mbaye
24 Benassi
27 Biagianti
19 Greco
11 Mesbah
21 Belfodil
9 Paulinho
(3-5-1-1)
1 Curci
5 Antonsson
14 Natali
22 Mantovani
33 Kone
4 Khrin
15 Perez
19 Christodoulopoulos
3 Morleo
99 Cristaldo
12 Acquafresca
(4-2-3-1)
32 Abbiati
20 Abate
25 Bonera
17 Zapata
28 Emanuelson
15 Essien
34 De Jong
16 Poli
18 Montolivo
22 Kakà
45 Balotelli
(4-3-3)
83 Mirante
2 Cassani
19 Felipe
6 Lucarelli
3 Molinaro
5 Gargano
32 Marchionni
16 Parolo
7 Biabiany
11 Amauri
99 Cassano
(4-3-3)
79 Pegolo
33 Mendes
28 Cannavaro
6 Ariaudo
3 Longhi
45 Chibsah
4 Magnanelli
7 Missiroli
17 N. Sansone
9 Floccari
83 Floro Flores
(4-3-3)
21 Andujar
2 Peruzzi
14 Bellusci
3 Spolli
22 P. Alvarez
13 Izco
10 Lodi
15 F. Rinaudo
26 Keko
9 Bergessio
28 Barrientos
Arbitro: BERGONZI di Genova
Tv: ore 15, Sky Calcio 3
so senza logica. Quante volte è
successo nel calcio che uno, con
un contratto di due anni, venga
chiamato a metà stagione e poi
mandato via dopo 3-4 mesi?
Non sta in piedi. Ho un contratto e la fiducia della società: insieme faremo di tutto per co-
Arbitro: CELI di Bari
Tv: ore 15, Sky Calcio 1, Premium
Calcio 1
Arbitro: VALERI di Roma
Tv: ore 15, Sky Calcio 4
Premium Calcio 3
Arbitro: MAZZOLENI di Bergamo
Tv: ore 20.45, Sky Sport 1, Sky Calcio 1,
Premium Calcio 2
Viola Mario Gomez
GENOA
SAMPDORIA
ATALANTA
UDINESE
CAGLIARI
CHIEVO
BOLOGNA
LIVORNO
CATANIA
SASSUOLO
(**) una partita in più; (*) una partita in meno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Venerdì
SPEZIA-PESCARA
Ieri
BARI-AVELLINO
CITTADELLA-CARPI
JUVE STABIA-TERNANA
LATINA-TRAPANI
MODENA-EMPOLI
PALERMO-BRESCIA
SIENA-CESENA
REGGINA-CROTONE
VARESE-PADOVA
V. LANCIANO-NOVARA
Classifica
72
58
55
47
45
43
40
38
36
35
Arianna Ravelli
Serie B
Sabato 22/3, ore 18
TORINO-LIVORNO
Ore 20.45
CHIEVO-ROMA
Domenica 23/3 ore 12.30
PARMA-GENOA
Ore 15.00
BOLOGNA-CAGLIARI
INTER-ATALANTA
SAMPDORIA-VERONA
UDINESE-SASSUOLO
Ore 18.30
NAPOLI-FIORENTINA
Ore 20.45
CATANIA-JUVENTUS
LAZIO-MILAN
JUVENTUS
ROMA*
NAPOLI
INTER**
FIORENTINA
PARMA*
VERONA**
LAZIO
TORINO
MILAN
calcio tutto offensivo: dentro
molti centrocampisti (Essien e
De Jong in mediana, Montolivo
avanzato dietro le punte con
Poli e pare Kakà) e un solo attaccante: Balotelli, che Seedorf
difende da tutti e tutto. «Io uso
solo carota o non carota. Il bastone è stato usato fino a quando sono arrivato io e abbiamo
visto dov’era il Milan — è l’ultimo attacco ad Allegri rilasciato
a Milan Channel —. Ho trovato
una squadra fisicamente e
mentalmente ai limiti. Io lavoro
con il sorriso e non intendo
cambiare. Le punizioni non servono, cerchiamo di costruire
rapporti tra adulti».
35
34
34
31
29
24
23
21
20
18
29a giornata
0-1
1-0
1-0
2-3
0-1
0-0
2-0
1-0
1-4
0-3
2-1
Classifica
Palermo 56; Empoli e V. Lanciano 47; Trapani,
Crotone e Latina 45; Avellino 44; Cesena 43;
Siena (-7) 42; Pescara 41; Spezia 40; Carpi
39; Ternana 38; Brescia e Modena 37; Varese
36; Bari (-3) 35; Novara 31; Cittadella e Padova 26; Reggina 25; Juve Stabia 15
Prossimo turno
Venerdì 21/3, ore 19: Trapani-Varese; ore
21: Avellino-Siena; sabato 22/3, ore 15:
Brescia-Spezia, Cesena-Juve Stabia, CrotoneBari, Empoli-Reggina, Modena-Latina, Novara-Carpi, Padova-Cittadella, Pescara-Palermo, Ternana-V. Lanciano
✒
Una confusione
da risolvere
in un solo modo
di DANIELE DALLERA
È
il momento di essere
arrabbiati, delusi, ma
non di contestare squadra e
società, inutile espressione
di forza, per nulla
costruttiva. Lo capiscano
gli ultrà del Milan.
Prendersela per esempio
con Adriano Galliani è un
non senso, un dirigente da
ringraziare, per il lavoro
svolto e anche per quello che
non gli è stato consentito di
fare. Se fosse stato per lui,
al Milan sarebbe arrivato
Tevez, Pato sarebbe stato
ceduto prima con un
beneficio finanziario
maggiore per la società.
Non sarebbe nemmeno
arrivato Seedorf che
Galliani non ama. È
inaccettabile dimenticare
vittorie imprese scudetti
coppe gioie campioni, storia
rossonera scritta anche da
Galliani a cui, ovviamente,
come a ogni «scrittore»
sono capitate pagine non
riuscite. Ma i suoi libri
pieni di vittorie sono da
conservare in biblioteca,
non certo da stracciare.
Galliani non deve neppure
sbagliare il prossimo
capitolo, il più duro, il più
faticoso da scrivere, il titolo
è «Il passo indietro». Un
uomo avveduto come lui,
prima di tutti noi, ha capito
che forze nuove si sono
affacciate al Milan avendo
nei cromosomi tutti i diritti
di questo mondo per
chiedere il giusto spazio.
Barbara Berlusconi ha idee
diverse, è fin troppo chiaro,
le si dia la possibilità di
prendere in mano il Milan e
di guidarlo. Il duopolio
creato, questa convivenza
dirigenziale confusa e
pasticciona
Galliani&Barbara
Berlusconi non ha ragione
di esistere e di resistere, la
può sciogliere con un gesto
elegante (ovviamente ben
ricompensato) solo
Galliani.
P.S. Si dia tempo a Seedorf,
sicuramente non è il primo
colpevole della povera
situazione attuale, ma
scenda dal piedistallo
perché se da campione ci
poteva stare e dare lezioni,
da allenatore per adesso
non può salire in cattedra.
Farà grandi cose. La prima?
Ascoltare e imparare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Sport 41
Chelsea k.o.
Mou espulso
Vince il Real
Il Chelsea di José Mourinho, che si fa espellere
per proteste (foto), esce sconfitto dall’Aston Villa
per 1-0 nell’anticipo della 30a giornata di Premier
League e rischia di mettere a repentaglio la
leadership: i Blues infatti ora sono primi con 66
punti contro i 60 del Manchester City (2-0 in
trasferta all’Hull City), che però ha tre partite da
recuperare. Partita scorbutica, caratterizzata
dalla doppia espulsione di Willian e Ramires. Il gol
decisivo per l’Aston Villa porta la firma di Delph.
Oggi Manchester United-Liverpool e TottenhamArsenal. In Spagna una rete di Cristiano Ronaldo
(24° gol in campionato) permette al Real Madrid
di passare a Malaga, un successo che consente ai
bianchi di Ancelotti di conservare la leadership
nella Liga, portandosi a quota 60. Oggi
Barcellona-Osasuna. In Germania il Bayern
Monaco supera 2-1 il Bayer Leverkusen, porta a
+23 il vantaggio sul Borussia Dortmund e centra
la 50a partita senza sconfitte. Record.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Capolista Assenti anche Marchisio, Giovinco, Pepe e Vucinic
La Juve senza Tevez
per blindare lo scudetto
e pensare alla Coppa
incombente — è la gestione
delle risorse. Certe scelte
possono apparire micragnose, ma è Conte ad avere
sotto controllo la situazione
e a stabilire le priorità.
Dunque a Genova non ci
sarebbero «rotazioni». Difesa titolare davanti a Buffon,
476 come Zoff (auguri), Vidal e Pogba saranno i giannizzeri di Pirlo, Lichtsteiner
e Pogba nei corridoi di competenza.
Il Genoa non è quello dell’andata, Gasperini ha rego-
Contro il Genoa via ai 15 giorni di fuoco
DAL NOSTRO INVIATO
Serie B
Palermo vola
Rivoluzione
al Varese
Il Varese rianima il
Padova perdendo in casa
3-0 e caccia l’allenatore
Gautieri e il d.s.
Milanese. In panchina
ritorna Sottili. In
classifica continua la
fuga solitaria del
Palermo che costringe il
Brescia alla quarta
sconfitta consecutiva e
approfitta del pareggio
dell’Empoli a Modena
per aumentare a nove i
punti di vantaggio. Il
Lanciano aggancia
proprio l’Empoli al
secondo posto e anche il
Trapani si fa sotto,
battendo il Latina e
agganciandolo al quarto
posto. Dove sale anche il
Crotone che stravince il
derby calabrese sul
campo della Reggina.
A scuola di calcio
GENOVA — Un vuoto apparentemente allarmante
quello di Carlitos Tevez sul
bus sociale che scende dal
Turchino, spazzato dalla
tramontana, verso Genova.
Il capocannoniere del campionato non è stato convocato per la seconda partita
consecutiva, a causa dell’infiammazione al tendine rotuleo. Dopo l’Europa League
con la Fiorentina salta anche
il Genoa. Nella lista dei convocati mancano anche Claudio Marchisio e Sebastian
Giovinco, oltre a Pepe e Vucinic, ma le loro assenze erano previste per
via degli infortuni muscolari
subiti contro la
Fiorentina, entrambi meno
gravi del previsto.
«Niente lesioni, qualche
giorno e si torna in squadra»
ha scritto su Facebook Marchisio. Tevez, invece, ha
«cinguettato» gli auguri a
suo padre. «Mi hai insegnato a essere uomo i miei dolori sono i tuoi e i miei suc-
cessi le tue soddisfazioni».
Malgrado la seconda assenza consecutiva, alla Juventus non sono preoccupati. L’acciacco dell’Apache
è considerato meno grave di
quelli di Marchisio e Giovinco. Antonio Conte onora
il sabato del silenzio e convoca verso sera 21 giocatori,
tra cui due ragazzi della Primavera, il centrocampista
Vykintas Slivka e l’attaccante Younes Bnou-Marzouk.
Le punte saranno Osvaldo e
Llorente, con Quagliarella,
che a volte ritorna.
Contro il vecchio Grifo rivitalizzato da Gasperini, che
all’andata si immolò di
17
i punti di vantaggio
che oggi la Juve in caso
di vittoria avrebbe sulla
Roma con 2 gare in meno
fronte a Madama bisognosa
di cerotti dopo le due batoste consecutive di Firenze
(campionato) e Madrid
(Champions), cominciano
le due settimane che potrebbero cambiare l’anno
sociale bianconero. Oltre
Parola di Gasperini
«Abbiamo la voglia giusta,
possiamo metterli in
difficoltà, le voci societarie
non ci hanno distratto»
Verso il titolo Arturo Vidal, 26 anni e 11 reti in campionato e Pablo Daniel Osvaldo, 28 anni (Ansa)
Genoa, Fiorentina (Europa
League), Catania, Parma e
Napoli, in caso di vantaggio
inalterato o addirittura aumentato (con la Roma domani, stasera la Juve potrebbe trovarsi a quota 75, 17
lunghezze più dei gialloros-
si: fa effetto anche se ci sono
due partite da recuperare),
Conte virerebbe decisamente sull’Europa League, se
riuscisse la rimonta a Firenze. Per tutto il mese di marzo
il campionato è al primo posto dei pensieri bianconeri.
Lo scudetto rimane l’obbiettivo primario, anche se Madama farà di tutto per ribaltare l’1-1 che ora premia i
viola.
Il problema, a questo
punto del tragitto — considerando anche il Mondiale
larizzato la stagione e sarebbe pure messo meglio se
non fosse incappato in qualche svista arbitrale. È tornato Gasperson, manager all’inglese, a maggior ragione
in questo momento, in cui si
parla di cessione della società, anche se Enrico Preziosi
smentisce. «La Juve è la
squadra più tosta per vedere
quanto siamo cresciuti. Abbiamo la voglia giusta, possiamo metterli in difficoltà,
ma nessuno pensi che si
possa travolgere i bianconeri. La squadra si è allenata
bene. Le voci societarie non
ci hanno distratto. Anzi, mi
è capitato di sentire Preziosi
e l’ho trovato fiducioso e
soddisfatto di quanto abbiamo fatto». Manca Tevez, ma
non un buon motivo per accomodarsi al Ferraris.
Roberto Perrone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dai bianconeri alla Samp, dal Sassuolo al Brescia, tutti colpiti da una struttura che in pochi anni ha quadruplicato gli spettatori di un club di seconda serie
Brighton esempio virtuoso, l’Italia vuol lasciare l’ultimo stadio
Una delegazione di presidenti in visita all’impianto inglese
Mazzia, ad della Juve: «È tutto il sistema che deve evolversi»
DAL NOSTRO INVIATO
BRIGHTON — «Tutti — e dico tutti —
i seggiolini, come potete vedere, sono
imbottiti per dare la massima comodità
allo spettatore, anche nel settore ospite.
In due anni e mezzo ne abbiamo sostituiti appena sei...». L’umore della insolita
comitiva in visita guidata all’Amex Stadium di Brighton, 28 mila tifosi presenti
per la partita di martedì sera contro il
Queens Park Rangers (vinta 2-0), tende
alla depressione profonda: troppo bella
questa struttura dove si celebrano anche
i matrimoni, troppo costosa, troppo perfetta, soprattutto pensando al filo spinato, alle gabbie, ai petardi e all’inciviltà
complessiva di molti stadi italiani.
Ma un viaggio sulla luna — organizzato dalla figlia d’arte Ludovica Mantovani e dal suo attivissimo forum «Football Avenue» — serve a tenere lo sguardo
verso l’alto, anche quando si torna a casa:
presidenti e dirigenti di A, B e Prima divisione sono sbarcati sulla costa sud dell’Inghilterra a visitare gli incredibili impianti di una squadra di Championship,
il Brighton & Hove Albion, che lotta per
l’accesso alla Premier. Lo stadio da 120
milioni di euro e il centro sportivo ancora in costruzione da 40 però sono già di
categoria superiore. Grazie all’American
Express, che è di Brighton, e al presidente campione di poker Tony Bloom.
I rappresentanti di Juventus, Sampdo-
Vittorio Garrone
«Il divario tra noi e gli altri
è profondo, abbiamo buttato
via dieci anni e tantissime
risorse. Ora dobbiamo osare»
ria, Sassuolo, Brescia, Varese, Lanciano,
Entella, assieme al d.g. della Lega B Paolo
Bedin e al responsabile dei progetti sportivi del Comune di Firenze, Jacopo Vicini,
sono venuti a vedere come una società,
grazie al suo nuovo impianto, sia passata
in tre anni da 6 mila a 27 mila spettatori a
partita (23 mila mila quelli abbonati)
dando lavoro a 1.200 persone: erano 180,
nel 2011 con il Brighton in terza serie.
Il bilancio del viaggio di istruzione è
agrodolce. Ma qualcosa, come dimostrano le accelerazioni del Milan, il
progetto ormai pronto della Roma,
gli esempi virtuosi di Juve, Udinese,
Sassuolo, sta cominciando davvero
a muoversi sulla questione stadi.
«Quello che abbiamo visto è la conferma che siamo sulla strada giusta
— dice Aldo Mazzia, amministratore
delegato della Juventus —. Siamo
molto contenti di vedere che in Italia ci
Gioiello A sinistra, una vista dall’alto dell’American Express
Community Stadium di Brighton, inaugurato nel 2012: tiene fino
a 30 mila spettatori nella serie B inglese. Sopra, la visita nel cantiere
del nuovo centro sportivo: a sinistra il ceo del Brighton Paul Barber
parla con l’a.d. della Juve Aldo Mazzia. Nel tondo, il dettaglio
del centro, con 15 campi, che comprende anche l’Academy
sono altre realtà disposte a seguire il nostro esempio, perché è tutto il sistema
che deve evolversi». Le altre — considerato che la legge di stabilità prevede procedure semplificate per l’approvazione
dei progetti e misure compensative
per attirare gli investitori privati —
hanno sempre meno alibi: «L’esperienza di un viaggio come questo —
dice Vittorio Garrone della Sampdoria — non la dovremmo fare solo noi
proprietari delle squadre, ma anche i
sindaci e i tutti i vari burocrati del nostro sistema. Non pensavo che il divario
con certe realtà fosse così profondo. Abbiamo buttato via dieci anni e tantissime
risorse. Adesso dobbiamo avere coraggio, osare, spingere per costruirci una
casa nostra, altrimenti non ha più senso
continuare».
«Viste dall’Inghilterra la lentezza e le
difficoltà italiane sono evidenti — dice
Lorenzo Pierini, architetto della londinese Kss che ha progettato lo stadio di Brighton e che ha deciso di avvalersi di un
partner per la conoscenza delle nostre
procedure urbanistiche —. Ma tutti gli
interlocutori con cui ci siamo confrontati sono molto interessati a sviluppare i
loro progetti. Brighton è un modello
molto alto, ma ogni società può fare lo
stadio secondo le proprie finanze». Gli
altri proprietari al seguito, Corioni del
Brescia, Laurenza del Varese, Maio del
Lanciano, Gozzi dell’Entella, annuiscono
convinti. Portare presto a casa un pezzetto del modello inglese, lasciando ovviamente in pace i seggiolini, ormai è una
necessità.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
42 Sport
Ippica Nel «Premio Calvairate» Priore Philip corre per la vittoria contrastato dal rivale Adams
San Siro riapre e fa il «miracolo»
In pista per le future classiche
Per la prima volta un drone garantirà inquadrature dall’alto
MILANO — C’è una sola magia più affascinante di un Gran
premio di purosangue: la vigilia della prima giornata delle
corse primaverili di preparazione ai futuri Gran premi,
quando alla riapertura dell’ippodromo di San Siro gli impensabili (in città) alberi monumentali e le lussureggianti
fioriture di uno degli ultimi
polmoni verdi della metropoli
nutrono la brezza che accarezza
e agita le grandi scuderie come
i minuscoli proprietari, tutti
sognanti che il loro cavallino,
alle gabbie di partenza delle
prime gare della stagione, si riveli un grande campione. E nel
rosa dei fiori di pesco, nel verde
abbagliante dell’erba della favolosa pista invidiata
da tutta Europa, nel bianco
delle tribune liberty disegnate nel 1920 da Vietti Violi, nella tavolozza delle
giubbe colorate dei vari fantini, anche il semplice appassionato si sente per un paio di
minuti, il tempo della corsa
del suo beniamino, più ricco
dello sceicco Maktoum, più
aristocratico della Regina Elisabetta o più ippicamente
competenti dell’Aga Khan.
Il miracolo si ripete oggi a
San Siro nelle prime 7 corse
dell’anno dalle ore 14.30 alle
18. E di autentico miracolo si
tratta, giacché le 50 mila persone che in Italia vivono di galop-
po e di trotto (nell’agricoltura
degli allevamenti, nella finanza
delle aste e delle società di corse, nello sport agonistico degli
allenatori e dei fantini e degli
artieri) sono tra le vittime
maggiori, eppure misconosciute, dei ritardi dello Stato
nel pagare i propri debiti: che
nel caso specifico sono i premi
vinti a traguardo dal 2012, per i
quali anche qui l’Europa ippica
ha dato all’Italia un ultimatum
che scade a fine mese, pena
l’espulsione nel 2015 dalla seria A internazionale.
Ecco perché ha del miracoloso l’apertura di San Siro, più
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ancora che per il drone radiocomandato che per la prima
volta trasmetterà dall’alto inquadrature inedite delle corse e
del tondino. E l’apertura, come
da tradizione dal 1921, festeggia appunto il «Premio Apertura», un handicap sui 1.600 metri, cioè una corsa nella quale il
periziatore cerca di equilibrare
le chance dei partenti caricando i più forti di qualche chilo in
più sotto la sella dei fantini so-
litamente pesanti fra i 50 e il 54
chili. Tra i 98 iniziali iscritti si
era così creata una scala potenziale che andava dai 70 chili del
panzer tedesco Orsino ai 48
chili del più debole Goldrake.
In questa fisarmonica hanno
accettato il peso assegnato 9
concorrenti fra i 60 e i 54 chili,
che si disputeranno un successo tradizionalmente (e l’ippica
è prima di tutto sport di cultura
e tradizione) tra i più cari agli
Sport e attrazioni
Le riprese
In tv (su UnireSat, canale 220
di Sky, e UnireTv) o davanti ai
maxischermi dell’ippodromo
si potrà godere per la prima
volta delle riprese realizzate
da un drone radiocomandato
a distanza, che offrirà
immagini dall’alto delle piste,
del tondino, delle tribune,
delle corse e del pubblico.
Una camera-cap, sarà invece
utilizzata da un fantino in
occasione dei premi Apertura
(montepremi 19.800 euro) e
Calvairate
Iniziative
Tra le iniziative c’è un’attività
di animazione per i bambini
fino a 12 anni, disponibile
presso il «Paddock Garden».
I papà potranno invece
ammirare una McLaren
Mp4-12C, capace di
sviluppare una potenza di
600 Cv a 7.500 giri al minuto
e una velocità di 330 km/h
Carabinieri a cavallo
L’ippodromo ospiterà inoltre
un drappello di Carabinieri
a cavallo, in occasione
del 126° anniversario
dall’inaugurazione di San
Siro che cade nel 2014, ma
soprattutto per festeggiare
i 200 anni della fondazione
dell’Arma
Sculture floreali
Vicino all’ingresso della Scala
Reale, nella Palazzina del
Peso, saranno esposte
numerose sculture floreali
realizzate dall’artista Maria
Cecilia Serafino
I biglietti
I biglietti d’ingresso possono
essere acquistati via Internet
sul sito
www.ippodromomilano.it
€ 199
2 minuti di luce = 24 ore di energia
€ 199
€ 179
Energia inesauribile, è ciò che ti distingue.
Debiti di Stato
Ultimatum dell’Europa
all’Italia per il pagamento
dei premi del 2012, pena
l’espulsione dalla serie A
al bizzarro Alegro apparso un
pazzo furioso (com’era peraltro
suo padre Montalegre) ma
molto promettente nella sua
solitaria galoppata di testa nell’unica corsa sinora disputata, e
a Dress Drive combattivo come
il suo papà inglese Yeats, eroe
di tante edizioni della maratona della Gold Cup di Ascot
Luigi Ferrarella
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INESAURIBILE
CRONO SPORT
aficionados milanesi, benché
non sia un Gran premio e neppure una gara ricca (20 mila
euro il montepremi).
Accanto all’«Apertura», però, le più attese sono appunto
le gare di preparazione alle future classiche. Come il «Premio
Calvairate» nel quale rientra
dal «letargo» invernale il 3 anni
Priore Philip, sei successi di fila, in particolare capace nel
2013 di vincere il «Gran Criterium» dopo che l’ultimo italiano ci era riuscito nel 1995: per
l’alfiere della romana scuderia
Ste.Ma., che porta il nome di un
personaggio di un libro di Ken
Follett, il principale avversario
si annuncia Adams, raccomandato da una buona prova a Pisa
e soprattutto dal prestigio della
giubba della Dormello Olgiata.
Battuto proprio da Priore
Philip nel «Gran Criterium»,
Grey Grizzly sarà invece al via
del «Premio Lodi Vecchio» sui
1.800 metri, dove dovrà stare
attento all’imbattuto Dylan
Mouth reduce da due vittorie
romane con distacchi abissali,
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Sport 43
Sport paralimpici
Formula 1, così al via a Melbourne
In Australia è partita la caccia a Vettel e alla Red Bull
il Gp d’Australia, prima
prova del Mondiale 2014 di
Formula 1, è partito questa
mattina alle 7 (ora italiana)
sul circuito di Albert Park a
Melbourne (5.303 m), 58
giri per un totale di 307,574
km. La gara, trasmessa in
diretta su Sky Sport F1 HD,
verrà riproposta in differita
alle 14 anche su Raiuno.
Aggiornamenti in tempo
reale durante la corsa e
classifiche a fine gara sul
sito www. corriere.it
Pole Lewis Hamilton (Epa)
Pole position per la Mercedes di Lewis
Hamilton, che ha preceduto la Red Bull
meno attesa, quella di Ricciardo. Quinto
posto per Fernando Alonso, 11° per
l’altro ferrarista Kimi Raikkonen proprio
davanti al campione del mondo Vettel.
1ª fila
Hamilton (Gbr) Mercedes
1’44’’231
Ricciardo (Aus) Red Bull
1’44’’548
2ª fila
Rosberg (Ger) Mercedes
1’44’’595
Magnussen (Dan) McLaren
1’45’’745
3ª fila
Alonso (Spa) Ferrari
1’45’’819
Vergne (Fra) Toro Rosso
1’45’’864
4ª fila
Hülkenberg (Ger) Force India
Kvyat (Rus) Toro Rosso
5ª fila
Massa (Bra) Williams
Button (Gbr) McLaren
6ª fila
Raikkonen (Fin) Ferrari
Vettel (Ger) Red Bull
7ª fila
Sutil (Ger) Sauber
Kobayashi (Gia) Caterham
8ª fila
Bottas (Fin) Williams
Perez (Mes) Force India
1’46’’030
1’47’’368
1’48’’079
1’44’’437
1’44’’494
1’44’’668
9ª fila
Chilton (Gbr) Marussia
Bianchi (Fra) Marussia
10ª fila
Ericsson (Sve) Caterham
Grosjean (Fra) Lotus
11ª fila
Maldonado (Ven) Lotus
Gutierrez (Mes) Sauber
1’45’’655
1’45’’867
1’34’’293
1’34’’794
1’35’’157
1’36’’993
s.t.
1’35’’117
LA GARA E I RISULTATI
del Gp di Australia di Formula 1
su www.corriere.it
1’48’’147
1’47’’293
Rugby Dodici mesi fa il quarto posto, ieri il quinto cucchiaio di legno nel Sei Nazioni
Disfatta finale con l’Inghilterra
L’Italia si ritrova all’anno zero
Sconfitta per 52-11. Brunel: «Difficile salvare qualcosa»
ROMA — Solo 12 mesi separano il miglior Sei Nazioni di
sempre da uno dei peggiori e se
un anno fa l’Italia era quarta con
2 vittorie e una differenza punti
di -36, ieri ha chiuso a quota zero (quinto cucchiaio di legno, il
penultimo nel 2009) con un
saldo negativo di 109. La tappa
finale del calvario, la sfida all’Inghilterra, seconda nel Torneo vinto dall’Irlanda, è andata
come peggio non sarebbe potuto: 52-11, 7 mete a 1. Un’altra
Caporetto dopo quella di Dublino (7-46), con la sostanziale
differenza che si giocava all’Olimpico (esaurito e in festa
grazie anche a 15 mila inglesi) e
le ultime tre vittorie dei bianchi
a Roma erano state, nell’ordine,
per 4, 5 e 4 punti.
Dopo aver sperato nella svolta, il rugby italiano si ritrova
dunque all’anno zero, senza
punti di riferimento, con tanti,
troppi problemi e la sensazione
di non saper dove sbattere la testa. Jacques Brunel, il c.t., ammette che la situazione è più o
meno disperata («Difficile salvare qualcosa»), ma chiarisce
che entro due, tre settimane bisognerà decidere da dove, e soprattutto come, ripartire, perché nel 2015 c’è la Coppa del
Mondo e avanti così non si può
andare. «Dobbiamo trovare risposta a tre domande: dove vogliamo arrivare, come possiamo lavorare per arrivarci e in
Il tabellino
Italia-Inghilterra
11-52
Marcatori: cp Orquera 7’, cp
Farrell 11’, m Brown tr Farrell 13’,
cp Orquera 22’, m Farrell tr Farrell
32’, m Brown tr Farrell 38’ p.t.; m
Nowell tr Farrell 13’, m Vunipola tr
Farrell 21’, m Tuilagi tr Farrell 27’,
m Sarto 28’, m Robshaw tr Farrell
40’ s.t.
ITALIA: McLean; Esposito,
Campagnaro, Garcia (Masi 32’
s.t.), Sarto; Orquera (Allan 2’ s.t.),
Tebaldi (Gori 27’ s.t.); Parisse,
Barbieri, Furno (Derbyshire 16’
s.t., Biagi 22’ s.t.); Bortolami,
Geldenhuys; Cittadini (De Marchi
6’ s.t.), Ghiraldini, Aguero (Rizzo 7’
s.t., Cittadini 38’ s.t.). All.: Brunel
INGHILTERRA: Brown; Nowell,
Burrell (Tuilagi 24’ s.t.),
Twelvetrees (Ford 31’ s.t.), May;
Farrell, Care (Dickson 27’ s.t.);
Morgan, Robshaw, Wood
(Johnson 27’ s.t.); CourtneyLawes, Launchbury (Attwood 31’
s.t.); Wilson (Thomas 31’ s.t.),
Hartley (T. Youngs 24’ s.t.),
Vunipola (Mullen 37’ s.t.). All.:
Lancaster
Arbitro: Gauzere (Francia)
Calci: Orquera 2/2, Allan 0/1,
Farrell 8/8
Giallo: Bortolami 11’ s.t.
Le altre partite
Galles-Scozia
Francia-Irlanda
Delusione
I giocatori inglesi
esultano dopo una
delle sette mete messe
a segno contro
un’Italia inconsistente
(Ap)
quale contesto dovremo muoverci».
Breve spiegazione per chi
non conosce le questioni interne. Il rugby tricolore ha affidato
il suo futuro a due franchigie
professionistiche, le Zebre di
Parma e il Benetton Treviso, la
prima mantenuta dalla Federazione, la seconda che riceve un
contributo federale. I rapporti
non sono mai stati perfetti e
quest’anno ad affossare la nazionale ha contribuito la crisi di
Treviso, che ha pure comunicato di non avere intenzione di
51-3
20-22
Classifica PG VN P F S D
Irlanda 8 5 4 0 1132 49 +83
Inghilterra 8 5 4 0 1138 65 +73
Galles
6 5 3 0 2122 79 +43
Francia 6 5 3 0 2101100 +1
Scozia
2 5 1 0 4 47138 -91
ITALIA
0 5 0 0 5 63172-109
L’Irlanda si è aggiudicata
il Sei Nazioni per la miglior
differenza punti
proseguire l’attività (ora ci sta
ripensando). Risultato: giocatori che non sanno chi gli pagherà lo stipendio, confusione
massima e nazionale in pezzi.
«Le franchigie sono la palestra di chi gioca e giocherà in
nazionale — spiega il presidente federale Alfredo Gavazzi —,
per questo le finanziamo. Il sistema di gioco delle franchigie
deve essere lo stesso della nazionale». Lavorare insieme per
un obiettivo comune, come una
squadra di rugby, ma dirlo è
semplice, farlo molto più complicato. Gavazzi non fornisce
alibi agli azzurri: «Con i giovani
si corrono dei rischi, ma i giovani devono giocare. Semmai
Le domande del c.t.
«Dobbiamo capire dove
vogliamo arrivare, come
possiamo lavorare e in
quale contesto muoverci»
Domenico Calcagno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pennetta, la vita (ri)comincia a 32 anni
«E adesso scusami, ma non
riesco a smettere di sorridere...». Splendente di quell’ultimo perentorio rovescio in lungolinea con cui ha firmato il
match, Flavia Pennetta se ne
sta piantata nella notte di Indian Wells come se dal centrale
non se ne volesse più andare, il
ventaccio del deserto che aveva
scompigliato il quarto con la
Stephens è diventato una piacevole brezza da cui farsi accarezzare inseguendo Li Na per il
campo in semifinale, mentre in
diretta tv, negli Usa e nel mondo, l’eterna ragazza di Brindisi,
Italy, irradia fascino mediterraneo, tennis vintage di ottima
fattura e, appunto, sorrisi.
Strana la vita, vero Flavia? «Un
anno esatto fa ero qui, in California, con il polso destro appena rioperato e serissimi pensieri di ritiro per la testa...». Un
anno dopo, con polso nuovo,
cuore fresco di tumulti (archiviato l’ultimo amorazzo, occhio al giovane e aitante connazionale, da poco tornato sin-
15
la classifica Wta
che la Pennetta raggiungerà
domani (n. 14 se vince).
Con Errani e Vinci l’Italia
avrà tre atlete nelle top-15
gle, che tifa per lei in tribuna:
tale Fabio Fognini da Arma di
Taggia, vecchio e buon amico e
forse, ultimamente, qualcosa
di più...) e, soprattutto, animo
leggero («Non ho più niente da
dimostrare e nulla da perdere»
ripete, come un mantra, a ogni
match), Flavietta si ritrova in
finale dove meno se lo sarebbe
aspettata («Se me l’avessero
detto prima di partire per gli
Usa, avrei pensato a uno scherzo»), in quel torneo di Indian
Wells che viaggia appena una
spanna sotto la first class dei
quattro Slam ma, per quanto la
riguarda, decisamente tre metri sopra il cielo. Dopo aver infilzato sullo spiedo di un gioco
mai così concreto, aggressivo,
denso, Stosur, Giorgi, Stephens (20 anni, undici meno di
lei), l’insostenibile leggerezza
della Pennetta è piombata come un macigno sulla numero 2
del mondo, Li Na, assurta a testa di serie n. 1 nell’assenza di
Serena Williams, la prima donna cinese che già l’aveva eliminata all’Australian Open. Ma
poiché anche Flavia, nel suo
piccolo, è pioniera da prime
volte (prima azzurra nelle top10: da domani sarà n. 15 del
ranking, n. 14 in caso di vitto-
Nove tornei vinti
Flavia Pennetta,
brindisina, 32 anni,
in carriera ha vinto
9 tornei. Quella di Indian
Wells è la finale
più prestigiosa (Afp)
SOCHI — «Una straordinaria
vetrina per lo sport»: così Phil
Craven, presidente del
Comitato Paralimpico
Internazionale, definisce la
Paralimpiade che si chiude
questa sera a Sochi (diretta su
RaiSport2 dalle 17) ed stata un
successo organizzativo e di
pubblico: venduti oltre 315
mila biglietti, 85 mila più di
Vancouver. Non sono stati i
Giochi dell’Italia: zero
medaglie (a meno che oggi la
Porcellato o Masiello nel fondo
e la Corradini nell’alpino non
invertano la tendenza) non
capitava dal 1980, anno della
prima partecipazione. Ma
allora vi era un solo atleta.
Unica soddisfazione il sesto
posto della nazionale di ice
sledge. Lontani dal podio nello
sci: sesti in alpino (la coppia
Daldoss-Negrini) e fondo
(Masiello). Luca Pancalli,
presidente Cip, guarda al
futuro: «Mai avrei immaginato
questi risultati. Guardo avanti:
penso alla Corea fra 4 anni. Ma
chiedo anche di essere messo
nella condizione di provare,
con sgravi per società e
famiglie».
Claudio Arrigoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
noto che alcuni veterani spesso
non sanno esercitare la giusta
leadership». Sergio Parisse, il
capitano, sembrerebbe l’obiettivo. Non ha invece nulla da dire
sul c.t.: «Ha un contratto fino al
2016, è un ottimo allenatore, ho
fiducia in lui, al 100 per 100».
L’allenatore, almeno quello,
non si cambia. Quasi tutto il resto probabilmente sì. Contro
l’Inghilterra l’Italia ha solo sofferto, devastata da Brown e Farrell, i due cavalieri dell’Apocalisse in maglia bianca. In 12 mesi si può precipitare, ma anche
risalire. A condizione di arrampicarsi in fretta perché le buone
notizie per l’Italia in fondo al Sei
Nazioni 2014 sono solo due:
Sarto (una meta da ala vera anche ieri) e la fine del Torneo.
Tennis In forma strepitosa e con Fognini tifoso speciale in tribuna, impresa dell’azzurra che un anno fa meditava di ritirarsi
Elimina la n. 2 del mondo Li Na
e vola in finale a Indian Wells
«Non riesco a smettere di ridere»
Sochi amara
per gli azzurri
Oggi chiusura
ria), ecco maturare la sorpresa
del torneo: the italian veteran,
come la chiamano gli americani (è revival: nella finale maschile c’è Federer), batte in due
set (7-6, 6-3) la campionessa
cinese tradita da servizio e
dritto, diventando (ancora una
volta) la prima azzurra così
avanti a Indian Wells. «Sono
sorpresa io stessa, ma tanto felice». Ora che ci ha dimostrato
che nulla è impossibile, sostenuta da una forma fisica straripante e da un umore che ha
preso il volo, stasera (Supertennis e SkySport1 ore 20) la
Pennetta si presenta al cospetto del muro Agneszka Radwanska (4-2 per la polacca i
precedenti ma l’azzurra ha vinto nettamente l’ultima sfida, in
febbraio a Dubai) con spirito
ultraleggero e braccio pesante.
«Sarò aggressiva». Roar. Il ruggito della Flavia.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Zanardi ancora
testimonial
di «SciAbile»
Un’iniziativa che ha ormai
11 anni di vita, e che da 11
anni ha come testimonial
Alex Zanardi: prosegue con
successo il Progetto
SciAbile, che nella stagione
in corso ha contato circa
140 allievi con la previsione
di arrivare a 170. È
un’iniziativa, promossa da
Bmw Group Italia in
collaborazione con la Scuola
Sci Sauze d’Oulx Project,
che si propone di insegnare
a sciare a tutte le persone
disabili. Un’operazione
cominciata nel 2003, con
oltre 7.600 ore di lezione
svolte sul campo e un totale
di circa 700 allievi di tutte le
età provenienti dall’Italia e
dall’estero. Con un
testimonial d’eccezione fin
dalla nascita, Alex Zanardi:
«Ogni anno torno qui con
grande piacere perché mi
piace sciare in compagnia di
questi ragazzi e dei loro
maestri e soprattutto
perché credo nell’utilità e
nell’importanza di questo
progetto». E quest’anno
diversi ragazzi
parteciperanno ai
Campionati italiani disabili
Fisip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
45
CorriereSalute
LE PAGINE DEL VIVERE BENE
www.corriere.it/salute
Diritto
Medicina
Alimentazione
Medicina
Campus europeo
delle cure palliative
in Emilia
Le infiammazioni
croniche
dell’intestino
Il «porzionometro»
che è sempre
a portata di mano
Le prospettive
per il rene
policistico
a pagina 51
a pagina 49
a pagina 50
di DANIELE DALLERA
L
a balbuzie è una brutta bestia. Ma la si può
battere. Fa male, ferisce, cambia, stravolge
provocando nella sua vittima reazioni opposte:
c’è chi si nasconde rinchiudendosi in se stesso
o chi passa all’aggressività.
Questo è quello che si prova: avere un mondo da dire,
raccontare, spiegare, magari avere la battuta simpatica,
felice, che conquista, ma, dannazione, non esce dalla
bocca, da quelle labbra che si serrano, la lingua si ritrae,
non aiuta, il respiro si fa affannoso. E allora stai zitto,
si rinuncia a parlare. Una sconfitta. Perché se ti azzardi a
parlare, maledizione, balbetti.
Da bambino studiavo le poesie, come tutti gli altri miei
compagni, mi piacevano, le declamavo nella mia
cameretta, il giorno dopo a scuola, davanti alla maestra e
ai miei compagni era una sofferenza, niente da fare, parole
e rime imparate alla perfezione uscivano a fatica, sudate
nel loro nascere, le consonanti, quelle dentali, erano le più
dure, quelle sibilanti facevano brutti scherzi, perché
quelle “esse”, quelle “zeta” facevano ridere, diventavano
un suono comico e fastidioso. La balbuzie vinceva, batteva
l’alunno che, aiutato dalla maestra, intelligente e paziente,
arrivava alla fine di una poesia che diventava pesante e
lunga come una maratona. C’è stata anche l’insegnante,
per nulla intelligente e paziente, che il tempo non lo
concedeva e ti mandava al banco con un 4 sul registro.
La balbuzie dell’adolescente è un nemico, diventa una
battaglia quotidiana, ma la si può sconfiggere. Migliaia
di ragazzi ce la fanno, se vogliono anche gli adulti se non
si rassegnano. Ne ho visti a centinaia, io sono tra questi.
Incontrare le persone, gli uomini e le donne giuste nella
vita è fondamentale, basta scartare gli imbecilli e gli
approfittatori. Quarant’anni fa, sfinito da psicologi e
farmaci mixati insieme, incontrai un pioniere della cura
della balbuzie, il professor Vincenzo Mastrangeli,
fondatore di Villa Benia a Rapallo. Anche il professore
era un ex balbuziente. Da vittorioso e da studioso del
fenomeno, ha passato la vita a dare la parola al balbuziente
che, d’incanto, sfruttando e applicando il metodo
psicofonetico da lui sperimentato, diventava amico
della parola, detta e non scritta. Con lui allungavi le vocali,
aprivi bene la bocca, aiutavi il respiro, cantilenavi, con sua
figlia Cristina, che continua la sua opera, mettevi in gioco
psiche, testa, mente, anima, cuore, conscio e inconscio e la
parola diventava musica, amica e non nemica. La balbuzie
richiede impegno, ma la si batte, addirittura poi si diventa
innamorato della parola e non ci si nasconde più
e non si picchia più quello che a scuola ti prende in giro.
?
Perché il mio bambino
parla male
Invertire le sillabe, incespicare
nell’esprimersi, confondere i significati
sono difficoltà che si rilevano già nella
prima infanzia. Tutte superabili, con
interventi di logopedia mirati
di DANIELA NATALI
e RUGGIERO CORCELLA
alle pagine 46-48
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il numero
Allarme degli internisti
In calo la ricerca indipendente
Ricerca indipendente a rischio in Italia: in 5 anni gli studi indipendenti (cioè
non finanziati dalle aziende) sui medicinali si sono ridotti di circa il 38%. Lo denuncia la Società scientifica di medicina
interna Fadoi. In Italia il 32,3% della ricerca scientifica sui farmaci è non profit;
un contributo importante, soprattutto se
si considera che in
Europa la percentuale è del 19,8%.
Eppure nonostante gli studi clinici
non commerciali
È il numero
siano percentualdegli studi clinici
mente più rilenon commerciali
vanti rispetto alla
censito dall’ultimo
media europea,
rapporto dell’Agenzia
questa preziosa
italiana del farmaco
risorsa per il Pae-
( )
225
se rischia l’impasse. Infatti, come segnalano i dati dell’Agenzia italiana del farmaco nel 2° Rapporto nazionale sulla
sperimentazione clinica dei medicinali, la
quota di ricerca non profit in Italia è passata dal 41,4% del 2008 al 35,7% del 2010,
fino al 32,3% del 2012. E così dai 364 studi
registrati nel 2008 si è arrivati a 225 nel
2012. Una contrazione preoccupante:
quello della ricerca indipendente è un settore promosso da strutture ospedaliere,
universitarie, da associazioni scientifiche
o professionisti per migliorare la pratica
clinica e l’assistenza sanitaria. Finalizzato quindi solo a un interesse pubblico.
PER SAPERNE DI PIÙ Rapporto Aifa
sulla sperimentazione dei medicinali
www.agenziafarmaco.gov.it
ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA
IL RISCATTO
DALLA BALBUZIE
a pagina 53
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
46 Salute
dossier medicina
Informazione per le famiglie straniere
Dopo aver appena dedicato la Giornata europea della logopedia ai problemi legati
al multilinguismo, la Federazione logopedisti offre, sul proprio sito (www.fli.it),
materiale informativo tradotto in tante lingue a disposizione di professionisti,
operatori scolastici, famiglie e comunità straniere presenti in Italia. Oltre al sito sono
disponibili anche un numero di telefono (049.8647936) attivo da domani 17 marzo
al 21 marzo (dalle 10 alle 12) e un indirizzo email ([email protected]) sempre attivo.
Disturbi del linguaggio Competenti per una riabilitazione efficace sono i logopedisti. Insieme con i genitori
Come aiutare a esprimersi
i piccoli di «poche parole»
C
Multilinguismo
I tempi giusti
per imparare
l’italiano
Sono oltre 800 mila gli studenti
stranieri in Italia, e circa 300 mila
sono bambini tra i 6 ai 12 anni.
Considerando una prevalenza
media dei disturbi del linguaggio
del 5%, è facile ipotizzare che
circa 15 mila di loro avrebbero
bisogno del logopedista. Ma
spesso i disturbi del linguaggio
vengono scambiati per semplici
difficoltà ad apprendere la nuova
lingua e il problema viene
sottovalutato. «Per aiutare gli
insegnanti a capire se si può
pensare a veri e propri disturbi del
linguaggio — chiarisce Tiziana
Rossetto, presidente della
Federazione logopedisti italiani —
va tenuto presente che , in genere,
occorrono due anni di permanenza
in un Paese per raggiungere una
buona capacità linguistica; però,
se dopo 6 mesi di permanenza in
Italia, il bambino non è per niente
in grado di esprimersi in italiano,
è necessario un approfondimento.
Eventuali difficoltà nel parlare
anche nella lingua madre non
faranno che confermare la
necessità di un’attenzione
immediata e di una valutazione
logopedica».
he buffo quel bambino, ha detto “poto”.
Ma intendeva “topo”.
Sarebbe soltanto buffo, e del tutto normale, se il bambino non avesse già
quattro anni. E sarebbe simpaticamente curioso anche il
bambino che dice: “io contento
no”, “io mangiare male”, oppure: “cosa stanno fanno?”, se non
avesse già sei anni. In questi casi, ci dicono i logopedisti, siamo
in presenza di un “disturbo specifico del linguaggio”. Ne soffre
il 3 per cento della popolazione.
Niente a che vedere con la balbuzie e niente a che vedere con
un quoziente intellettivo al di
sotto della norma, o con una
psicopatologia, o con un contesto sociale o familiare che non
ha favorito lo sviluppo della parola.
Spiega infatti Tiziana Rossetto, presidente della Federazione
logopedisti italiani, l’associazione nata nel 1989 che raccoglie circa 3 mila soci: «I disturbi
specifici del linguaggio sono
proprio quello che dice il loro
nome: in chi ne soffre non c’è
patologia neurologica o deficit
intellettivo, di percezione o di
attenzione, nessun disturbo
della sfera comportamentale,
nessun danno organico all’apparato fonatorio. L’unica area
colpita è quella della parola».
Se si parla di disturbi al plurale vuole dire che ce ne sono
di diversi?
«Direi piuttosto che ci sono
espressioni differenti dello stesso problema. C’è il bambino che
pronuncia male, o non pronuncia del tutto, alcuni suoni che
dovrebbero già essere presenti
alla sua età, e quindi si “arrangia” con quelli che sa usare, rendendo però incomprensibile
quello che dice. C’è il bambino
che costruisce in modo alterato
le parole, invertendo per esempio le sillabe. C’è chi ha un disturbo della comprensione del
linguaggio, il più grave dei tre: é
come se le parole faticassero ad
“entrare” oltre che a “uscire”. Su
C’è il bambino che pronuncia male, quello che inverte
le sillabe e quello che ha difficoltà nella comprensione.
In ogni caso, però, il problema può essere superato
questi disturbi bisogna intervenire precocemente, io lavoro
con i i bambini già a partire dai
36 mesi. Ma se si è sospettato, e
poi diagnosticato, un disturbo
anche di comprensione del linguaggio si può intervenire già a
due anni».
Ma non si dice sempre che
ogni bambino ha i suoi tempi:
c’è chi è precoce, o tardivo nel
Frequenza
Presenta questo
tipo di ostacoli
di comunicazione
il tre per cento
della popolazione
Valutazione
Test specifici
consentono
di capire quanto
la situazione
sia grave
camminare, chi nel parlare...
«Anche se c’è molta variabilità, il linguaggio è un percorso
che ha le sue tappe. A 6 - 9 mesi
la comunicazione è fatta di gesti, vocalizzi, sillabe ripetute,
del tipo pa-pa-pa, ta-ta, mama. Tra i 9 e i 12 mesi compaiono sequenze di più sillabe, con
consonanti e vocali diverse, simili a parole, accompagnate dal
gesto di indicare, per comunicare ciò che si vuole. E via via si
arriva allo sviluppo di un vocabolario, attraverso le esperienze
condivise nell’ambiente familiare, a 14 - 16 mesi; contempo-
raneamente il bambino impara
a capire il significato delle parole, tanto è vero che agisce in
modo adeguato in risposta a
semplici comandi. Tra i 16 e i 20
mesi c’è il vero boom del linguaggio: il vocabolario, che intorno a quell’età è di circa 50
parole, molto velocemente si
arricchisce e compaiono le prime combinazioni».
Scandire così puntualmente
le tappe di sviluppo del linguaggio non rischia di suscitare allarmismi eccessivi per
eventuali “ritardi”?
«Intendiamoci, queste tappe
non sono scolpite nella pietra,
ma sono utili indicatori per individuare chi è in difficoltà. Ci
sono appunto i parlatori tardivi,
bambini che a due, tre anni
quasi non spiccicano parole. Ma
se dopo qualche mese del primo
anno di asilo - che dà una spinta
forte alla socializzazione e quindi dovrebbe spronare a parlare non cambia nulla, allora bisogna intervenire. E non perché
noi genitori fatichiamo ad accettare bambini con minori abilità rispetto ai coetanei, ma perché per il bambino non riuscire
a esprimersi come vorrebbe è
una sofferenza. Una sofferenza
che può portare a rinchiudersi
in se stessi, rinunciando quasi a
comunicare, o che può tradursi
in rabbia e quindi in comportamenti oppositivi, provocatori.
Senza contare che, se chi ha un
disturbo del linguaggio non
viene seguito, quando andrà a
scuola avrà nel 30-40 per cento
dei casi, la probabilità di sviluppare anche un disturbo specifico dell’apprendimento, come la
dislessia».
Una volta persuasi dell’urgenza di un intervento, cosa
possono fare concretamente i
genitori per far superare quelle difficoltà ai loro bambini ?
«Moltissimo. Infatti, quando
il problema riguarda bimbi
molto piccoli lavoriamo più sui
genitori che sui figli. I genitori
debbono imparare a diventare
“facilitatori” del linguaggio, e
noi spieghiamo come farlo».
E come?
«Premetto che ogni bambino
segue un percorso diverso, perché test specifici ci consentono
di individuare la gravità e la
pervasività delle difficoltà, che
possono riguardare: la fonologia (per esempio: tatoleto per
fazzoletto, sakola per scatola); il
lessico (con la semplificazione
delle parole, nana per banana,
ane per cane); la morfologia
(per esempio, li bambini, la luva
per l’uva); la sintassi (mettere i
verbi all’infinito: io bere acqua,
Disfonie
Gli accorgimenti per migliorare
la qualità della voce «stressata»
Logopedia e voce: il legame non potrebbe essere più stretto, ma se
tempo fa il lavoro del logopedista si focalizzava principalmente
sulla qualità dell’emissione vocale, «oggi, — dice Antonella Cestaro,
specializzata in questo settore della logopedia — non solo si
riabilita la voce, ma si valuta quanto la “disfonia” impatti sulla vita
del paziente e si fa un lavoro mirato alla sua specifica situazione. In
un primo colloquio si valuta l’esposizione a fattori di rischio, come
rumorosità ambientale, presenza di polveri, tipo di professione. Poi
con questionari ad hoc, si chiede al paziente che cosa pensa del suo
problema; si valuta la presenza di raucedine, soffi, disfonia globale
e si misura “oggettivamente” la problematica vocale , con analisi
strumentali come la spettrografia ». Completato l’inquadramento
logopedico, e in presenza di una diagnosi medica, quali sono le
“armi” terapeutiche ? «Usiamo “tecniche di facilitazione” — spiega
Cestaro —. Si cura il confort dell’emissione vocale, partendo da una
corretta respirazione e si spiega come portare la voce lontano col
minimo sforzo (utilissimo per insegnanti, guide turistiche, cantanti e
attori). Si insegna l’”igiene vocale”: non urlare, e in ambienti
rumorosi usare comportamenti “alternativi (per esempio, più gli
studenti strillano, più l’insegnante dovrebbe abbassare la voce);
deglutire o bere invece di raschiare la gola. Se si è disfonici, senza la
tecnica giusta ci si “arrangia”, per esempio, “gonfiando” la
muscolatura esterna del collo o allungandola per alzare la laringe,
col risultato di irrigidirla, mentre deve essere elastica». E in caso di
persone con laringectomia totale? «Insegniamo a utilizzare la
struttura vibrante che ha sostituito la glottide (cioè le corde vocali)
— dice l’esperta — facendo rifornimento d’aria dall’esofago, oppure
si facilita l’emissione attraverso la protesi fonatoria». Per paralisi o
danni alle corde vocali? «Si può manipolare la laringe per facilitare
l’attività delle corde sane. Con l’aiuto di un logopedista la qualità
della voce può sempre migliorare, che si tratti di danni organici o
disfonie. E’ fondamentale però una buona collaborazione tra
medico,logopedista e paziente».
io mangio no), oppure tutte le
quattro aree.
«Chiarito tutto questo , arrivo
ai genitori: noi li aiutiamo a diventare allenatori del bambino.
Niente di strano o di complicato: è quello che molti genitori
fanno già, ma che va semplicemente fatto con più attenzione e
più pazienza. E quindi, attenzione all’ambiente: rumore e luci forti sono da evitare; quando
si deve parlare, stare comodi e
guardare il bambino negli occhi; rispettare i turni comunicativi; non far fretta al piccolo,
non incalzarlo con continue domande; usare anche la mimica e
gesti; mai fingere di aver capito
quello che in realtà non si è
compreso, si deve piuttosto
guidare il bambino a riformulare il messaggio. E per finire: non
” bamboleggiate”, usate un linguaggio adatto all’età del bambino. E usate i CD che propongono esercizi divertenti per aiutare i bambini a imparare a parlare, rimanendo sempre vicini e
con loro».
E il logopedista che cosa fa
direttamente con il bambino?
«Il logopedista prima di ogni
intervento esegue una valutazione e fa un bilancio di tutte le
competenze necessarie a sviluppare un profilo comunicativo-linguistico adeguato. Solo
dopo si stabilisce un programma riabilitativo con obiettivi di
lungo e medio termine da raggiungere attraverso attività ambulatoriali e domiciliari se serve
un potenziamento e un rinforzo. Le attività sono adatte all’età, quasi sempre si tratta attività ludiche, giochi di ruolo,
con utilizzo di giocattoli, libri,
video, registrazioni e drammatizzazioni. Il lavoro può essere
individuale o a piccoli gruppi».
In quali tempi ci si può
aspettare un miglioramento?
«Il tempo di programma varia dai sei ai 12 mesi, con possibilità di ripetere il trattamento a
seconda della gravità».
Daniela Natali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se si «inciampa» La diagnosi arriva in genere tra i 2 e i 5 anni, ma la maggior parte delle volte tutto si risolve spontaneamente
Con la balbuzie, tanto per cominciare,
non bisogna mai avere fretta
N
on ha nulla a che fare
con traumi psicologici
o problemi fisiologici,
piuttosto la ricerca si è
orientata verso l’ipotesi genetica. Stiamo parlando della balbuzie, un disturbo che interessa l’1,2 per cento della popolazione, colpisce più i maschi delle
femmine e si manifesta prevalentemente tra i due e i cinque anni,
ma fortunatamente nel 75 per cento dei casi scompare spontaneamente. «Rimane però un 25 per
cento di bambini che va aiutato»
sottolinea Donatella Tomaiuoli, direttrice del Centro Ricerca Balbuzie
di Roma, centro pubblico, in cui
sono impegnati 30 logopedisti e 25
specialisti tra medici e psicologi,
che offre un servizio di riabilitazione per persone di tutto il Lazio e
un servizio di diagnosi per utenti
provenienti da tutta Italia.
La balbuzie può presentarsi in
diversi modi, c’è una forma in cui
si ripetono sillabe, parole , frasi, e
una forma caratterizzata da piccoli
spasmi, ai quali possono associarsi
movimenti involontari del volto,
ma anche di spalle, gambe, mani, e
c’è poi la forma mista». Ma c’è davvero bisogno di ricorrere a specialisti anche quando la balbuzie si
presenta in forma “leggera”? «Non
dobbiamo pensare solo alla gravità
del disturbo, ma a quanto influisce
negativamente sulla vita della per-
sona» sottolinea Tomaiuoli. Ecco
perché oggi si consiglia un approccio multidisciplinare e logopedista, psicologo e neuropsichiatra infantile lavorano insieme.
L’obiettivo della terapia non è la
regressione completa del sintomo,
anche se talvolta può avvenire,
bensì aiutare la persona che balbetta a convivere con la sua balbuzie.
In concreto, che cosa si fa per i
pazienti? «Con i bambini piccoli,
— risponde Tomaiuoli — comin-
Strategie
Doppiaggio,
«telefonoterapia»
e public speaking
sono alcune delle
tecniche utilizzate
A scuola
Gli insegnanti non
dovrebbero
interrompere
o interrogare
facendo premura
ciamo con un percorso di favole
per stimolare l’autoironia, la comunicazione non verbale e le capacità di “problem solving” (come,
per esempio, trovare un’alternativa a una parola considerata difficile da pronunciare). Alla terapia diretta sul bambino si affianca un lavoro specifico sulla famiglia».
Che consigli si possono dare ai
genitori? «Evitare di chiedere al
bambino di parlare più lentamente: si rischia di richiamare la sua
attenzione sulla sue difficoltà; è
sufficiente essere un buon modello verbale: non mangiarsi le parole
e non parlare troppo velocemente,
perché il bambino tende a imitare
gli adulti; creare un clima di fidu-
cia e stima verso le capacità del
piccolo indipendentemente dalla
sua balbuzie. In presenza di spasmi forti, è consigliabile evitare di
completare le parole al posto suo:
attendere che il bambino finisca il
discorso».
E quando il bambino cresce? «Si
lavora sul “public speaking “, sulla
comunicazione non verbale attraverso la gestione del corpo e dello
spazio e si propongono training
specifici tra cui il doppiaggio».
Doppiaggio? «Per un balbuziente
gestire l’inizio del discorso è molto
difficile, quando si doppia un attore, o il personaggio di un cartone
animato, bisogna invece riuscire a
parlare in sincrono con l’attore da
doppiare — spiega Tomaiuoli —.
Un esercizio efficace e divertente.
Inoltre è previsto un training di
“telefonoterapia” per imparare a
gestire la tensione verbale che nasce dal dover comunicare con un
interlocutore senza poterlo vedere». Le “tecniche” di linguaggio
non si usano più? «Certo che si
usano, si tratta, per esempio, di insegnare ad addolcire il suono, ammorbidire le parole, allungare le
sillabe, aiutare il paziente a imparare a fermarsi prima del “blocco”
verbale».
A scuola sono previsti aiuti per i
bambini che balbettano? «Niente
di specifico, — si rammarica
l’esperta — ma potrebbero bastare
semplici accorgimenti. Sarebbe
bene non interrompere o anticipare l’allievo mentre balbetta e aspettare che finisca la frase; non interrogarlo negli ultimi cinque minuti
di lezione per non aumentarne la
tensione; evitare di farlo sedere
nell’ultima fila». Perché? Chi balbetta ha spesso anche problemi di
udito? «No, ma avere gli sguardi
dei compagni di classe puntati su
di sé può aumentare l’insicurezza
degli alunni con queste difficoltà»
conclude Donatella Tomaiuoli.
D. N.
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Come si sviluppa
il linguaggio
Salute 47
Raggiunge un vocabolario
di circa 50 parole
Fa «domande» (acqua?)
Combina più parole in successione,
per lo più nomi e aggettivi
con un linguaggio di tipo «telegrafico»
DA 1 A 2 ANNI
DISTURBI SPECIFICI
Comunica i suoi desideri con frasi semplici
Sa richiamare l’attenzione
sull’oggetto che vuole
Sa quasi sempre farsi comprendere
dalle persone che lo conoscono
DA 2 A 3 ANNI
Sa raccontare quello che ha fatto
Riesce a farsi capire
anche dagli estranei
Usa frasi composte da più parole,
con articoli, verbi e preposizioni
DAI 3 AI 4 ANNI
COME DIVENTARE
«ALLENATORI DI LINGUAGGIO»
Colpiscono il 5%
dei bambini
in età prescolare
È balbuziente
l’1% circa
della popolazione
Guardate negli occhi il bambino
Usate tutti i canali comunicativi,
anche quello mimico
Più colpiti i maschi delle femmine,
con un rapporto di 3 a 1
Non fingete di aver capito, aiutate
il bambino a riformulare il messaggio
Ripetete ciò che avete capito
e attendete conferma da parte
del bambino
non pronuncia del tutto o pronuncia
male suoni che dovrebbero
essere già presenti alla sua età
È balbuziente
il 5% dei bambini
tra i 3 e 5 anni
Usate un linguaggio adeguato
al livello del bambino:
un bimbo che non parla spesso
non è un bambino che non capisce
ha una costruzione
della frase «semplificata»
e non adeguata all’età
I CONSIGLI PER I GENITORI
Non dite al bambino di parlare
più lentamente, serve solo
ad attirare l’attenzione sul suo
problema, mortificandolo
Siate di buon esempio:
parlate chiaramente
Non parlate al posto del bambino
e non finite al suo posto
parole e frasi
Non interrompete mai il bambino,
specie quando inizia a parlare:
per lui è il momento più critico
Sfruttate ogni opportunità
per inserire il bambino
nella conversazione
costruisce in modo
alterato le parole, invertendo
per esempio le sillabe
nei casi più gravi, ha un disturbo
di comprensione del linguaggio
DAI 4 AI 5 ANNI
BALBUZIE
Fate attenzione all’ambiente,
evitando rumori e luci forti
SI PUÒ SOSPETTARE
UN PROBLEMA
QUANDO IL BAMBINO
Usa frasi sempre più dettagliate
Padroneggia correttamente quasi tutti
i suoni della lingua madre
Usa le stesse espressioni dei familiari
Inizia a riconoscere alcune lettere
dell’alfabeto e a contare
Nel 75-80%
di questi casi
la balbuzie si risolve
spontaneamente
(questi consigli sono comunque utili
ai genitori per una buona
comunicazione con tutti i bambini)
Non fategli premura
Mostrate fiducia nei confronti
delle capacità del bambino
Aiutatelo a sviluppare il senso
dell’ironia e dell’autoironia
D’ARCO
Afasie Quando la causa è una vera e propria lesione neurologica, provocata da malattie oppure traumi cranici
Quelle capacità residue da sfruttare al meglio
Il cervello è intelligente ed è in grado di trovare un suo adattamento
A
lla domanda: «Che
cos’è esattamente
l’afasia, basta tradurre con il termine mutismo?», Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Santa Lucia, di
Roma, risponde così: «Parlare è
come fare musica: servono uno
strumento e qualcuno che lo suoni. Lo strumento è l’apparato che
serve per articolare le parole, il
musicista è il cervello. Se il problema riguarda il cervello si tratta
di afasia. L’afasico può avere problemi di comprensione del linguaggio, o di emissione delle parole, oppure entrambi».
«Le cause — precisa Caltagirone — possono essere molte: malattie neurodegenerative come
l’Alzheimer o il Parkinson, traumi cranici, tumori, ictus. Per ogni
paziente bisogna pensare a una
riabilitazione su misura; in tutti i
casi non si tratta tanto o solo di
re-imparare un linguaggio,
quanto di imparare a usare le
competenze residue per potenziare le capacità comunicative».
Questa «riabilitazione alla comunicazione» come avviene?
«Si parte — risponde Caltagirone — da una valutazione puntuale fatta da un neurologo e un
logopedista per capire se si è in
presenza di un disordine dei fonemi, di un disordine sintattico
oppure semantico. O di un mix di
tutto. Mi spiego più semplice-
mente. Se la difficoltà riguarda i
fonemi, scambio “c” con ”t” e dico
“tavolo” invece di “cavolo”. Se è la
sintassi il problema, dico: “io domani andare a casa”. C’è invece
un handicap semantico, cioè di
significato, se mi esprimo così:
“io taglio con il bicchiere”, perché
ho perso il significato della parola
bicchiere».
Il neurologo non può curare
quello che nel cervello sta alla ba-
Negli anziani
Anche se si tratta
di malattie
degenerative
si può fermare
il deterioramento
se di queste difficoltà?
«Può provarci — chiarisce lo
specialista — anche ricorrendo a
nuove tecniche, come la stimolazione magnetica trans-cranica o
la TDCS (basse correnti galvaniche continue che hanno un’azione di stimolo sulle aree cerebrali
attigue a quelle lese), ma poi entra in gioco il lavoro del logopedista. Si può fare sempre qualcosa,
anche nelle malattie neurodegenerative si può fermare il deterioramento delle capacità comunicative o almeno rallentarlo. Il logopedista, per esempio, — detta-
glia Caltagirone — davanti a un
disordine sintattico che impedisce l’accesso alla comprensione
delle parole può servirsi di oggetti, di fotografie, chiedendo di nominarle. E se il paziente chiama
sedia una bottiglia, il terapista
punta sul contesto: non può essere una sedia, sta su tavolo apparecchiato...».
«Se gli errori sono fonemici
(“tavolo” invece di “cavolo”) si
Reazione
All’inizio
bisogna accettare
che il paziente
sia arrabbiato
o depresso
possono fare esercizi di ripetizione, — prosegue l’esperto — se il
paziente dice “cimena” invece di
“cinema” ci si concentra sulla sequenza delle sillabe. Ci si può servire anche della musicoterapia:
quello che è impossibile dire diviene “dicibile” accompagnandolo con una melodia; poi si riduce
la componente melodica e si potenzia quella linguistica».
Sembrerebbe un lavoro lungo... «Ci vogliono mesi e mesi di
impegno paziente da parte del
malato e del logopedista, ma anche della famiglia, perché i fami-
liari vengono invitati a imparare
esercizi da fare con il paziente».
Il paziente meno curabile? «È
quello che non si rende conto di
avere difficoltà di comunicazione
e si arrabbia perché crede siano
gli altri a non capirlo — conclude
Caltagirone — . Certo, in una fase
iniziale, poco dopo l’esordio del
problema, è normale essere arrabbiati, aggressivi o depressi,
ma la maggioranze delle persone,
se ne ha l’opportunità, capisce
che vale la pena impegnarsi».
«Le lesioni cerebrali, qualunque sia la loro origine, sono irreversibili, ma il cervello è intelligente e cerca un suo adattamento
utilizzando per comunicare vie
secondarie, che non sono però
quelle “specializzate” — aggiunge Giuseppe Mancini, logopedista specializzato in riabilitazione
neuropsicologica zal lavoro all’ospedale di Tivoli (Roma) — . In
alcuni casi si ha un recupero
spontaneo della parola, in altri
serve il logopedista. Quando le
situazioni sono medio-gravi — e
mi riferisco, tipicamente, a un ictus —, c’è bisogno di una riabilitazione intensiva già in fase acuta
e post-acuta (anche perché ai
problemi di parola spesso si accompagnano quelli di deglutizione). E l’intervento deve coinvolgere la famiglia, per orientarla fin
dai primi giorni di ricovero.
Quello che tutti devono avere
presente è che l’afasico non è un
bambino piccolo, non è una per-
Gravi deficit dell’udito
Esercizi che «amplificano»
gli effetti degli impianti cocleari
U
dito e parola sono le due facce di una stessa medaglia, se il primo è compromesso lo è anche la seconda. E anche se oggi gli
impianti cocleari danno ottimi risultati, l’intervento riabilitativo è sempre necessario. Spiega Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia dell’Azienda ospedaliera- Università di Padova , 110 impianti cocleari eseguiti solo nello scorso anno:
«Il bambino nato sordo profondo con la riabilitazione impara a riconoscere la stimolazione elettrica che arriva al cervello — grazie agli elettrodi
impiantati nella coclea — come una stimolazione sonora. Con esercizi,
sotto forma di gioco, si guida il bambino ad analizzare prima i suoni e i
rumori dell’ambiente, poi i toni e l’intensità del discorso in se stesso e infine a distinguere le parole e le frasi. Se l’impianto cocleare — fatte tutte le
dovute verifiche sulla sua effettiva necessità e sulla presenza delle condizioni necessarie perché funzioni — viene fatto intorno ai 12-18 mesi di
vita, la riabilitazione durerà fino ai 4- 6 anni. I risultati saranno eccellenti:
i bambini parlano con l’accento di casa propria segno che l’informazione
acustica è completa». Aggiunge Sara Panizzolo, logopedista del Centro di riferimento regionale per sordità e impianti cocleari dell’ospedale Monaldi di Napoli e consigliere della Federazione Logo-
pedisti italiani : «Differente è quello che accade se si utilizzano unicamente le protesi acustiche, che permettono di sentire amplificate
solo le frequenze conservate rendendo molto faticosa la conquista
del linguaggio. Linguaggio che risulta impreciso nell’articolazione
e accompagnato spesso da voce nasale e priva di intonazione, poiché il feedback acustico è carente». Se l’impianto cocleare si fa su
un adulto diventato sordo quali tempi richiede la riabilitazione?
«La riabilitazione è più rapida rispetto a quella dei bambini piccoli
— risponde Panizzolo — perché si tratta di ripristinare una funzione che era già presente, e possono bastare tre-sei mesi. Più
complesso il caso degli adulti nati sordi e poi impiantati, per i quali
la riabilitazione logopedica richiede generalmente tempi più lunghi. A proposito dei bambini piccoli vorrei però aggiungere che,
pur intervenendo sul ritardo del linguaggio che comunque c’è
quando l’impianto è stato messo a 12 mesi, un grande contributo
deriva dall’apprendimento spontaneo attraverso l’ascolto. Sono
auspicabili, quindi, interventi di diagnosi e riabilitazione precoci».
D. N.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
sona con deficit intellettivi e non
va trattato come tale. Ci tengo anche ad aggiungere che non bisogna scoraggiarsi se le lesioni evidenziate dalle TAC sono gravi:
concordo pienamente sul fatto
che sul linguaggio si può sempre
lavorare, a patto che il malato non
venga isolato perché il quotidiano e le relazioni stesse sono una
cura».
«Ora — conclude Mancini —
abbiamo più armi che in passato.
Per esempio, oltre a lunghi training basati su un approccio restitutivo del linguaggio (che pure si
usano ancora nei casi di afasia
meno gravi), oggi si è capito che è
utile creare situazioni di gruppo,
in cui il paziente può scegliere come esprimersi sfruttando i suoi
punti di forza, magari la mimica o
la gestualità, e soprattutto crearle
in un contesto simile al vivere e
comunicare quotidiano. Importante è pure “mirare” meglio al
reinserimento lavorativo: se si è
davanti a un ingegnere, varrà la
pena puntare sul lessico che gli
serve per la sua professione».
D. N.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
48 Salute
dossier medicina
Per saperne di più
Il Report di Agenas
sullo screening audiologico
universale
www.agenas.it
www.ccm-network.it
La mappa dei controlli
Quanti neonati (in percentuale)
accedono allo screening uditivo
89-100%
34- 89%
0-34%
Sordità Lo screening non è ancora garantito a tutti
Il test neonatale
per sentire (e parlare)
senza limitazioni
Il progetto
Una banca dati
che piace
anche all’estero
Il modello di coordinamento
e di incremento dello screening
neonatale, progettato
e realizzato da Luciano Bubbico,
del Dipartimento di Scienze
biomediche Isfol di Roma,
interessa anche altri Paesi
impegnati a trovare soluzioni
per la sordità attraverso la
prevenzione. «Si tratta di un
intervento a basso costo —
spiega Bubbico, invitato come
relatore per presentarlo in un
prossimo congresso a Pechino
—. Il progetto pilota prevede
la realizzazione di un sito
Internet che raccoglie le
segnalazioni delle Neonatologie
e può servire come piattaforma
per un futuro Registro italiano
delle sordità».
M
ai cantare vittoria.
Tre anni fa sembrava che lo screening uditivo dei
neonati si sarebbe
finalmente diffuso a macchia
d’olio in tutto il Paese. Invece,
dopo l’entusiasmante salto in
avanti registrato nel 2011 rispetto al 2008 (80% contro il
60,2%), la media in percentuale
dei bambini sottoposti all’esame è rimasta di fatto immutata.
«Le Regioni sostanzialmente
si sono comportate bene —
spiega Luciano Bubbico, referente dell’Osservatorio Disabilità del Dipartimento di Scienze
biomediche ISFOL-Istituto Italiano di Medicina Sociale —, ma
un blocco di tipo burocratico e
amministrativo, di cui sono responsabili le Asl, sta provocando ritardi nell’acquisto dei macchinari per l’esame audiologico.
E se manca l’apparecchio, il
programma di screening non
può partire. Ci sono poi situazioni paradossali: in alcune realtà del Sud, ad esempio, gli ap-
L’opportunità
L’esame
delle otoemissioni
acustiche permette
un intervento
molto precoce
La carenza
Non esistono
norme che rendano
obbligatoria
questa indagine
in tutto il Paese
parecchi sono stati acquistati, si
sono rotti, ma la ditta è fallita e
non c’è possibilità di fare la manutenzione».
Lo screening audiologico
universale, entro i primi 3 o 4
mesi di vita, è la soluzione per
scoprire subito i problemi di
sordità di un bambino e di intervenire in una fase precoce. In
assenza di visite specialistiche
la sordità infantile viene scoperta intorno ai 2-3 anni di vita,
rischiando di compromettere le
capacità sociali, linguistiche,
cognitive del bambino.
«Credo non ci siano dubbi
sul fatto che l’acquisizione del
linguaggio dipenda da una normale funzione uditiva — sottolinea Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia
dell’Azienda ospedaliera Università di Padova —. Quindi se
una famiglia desidera che il figlio abbia uno sviluppo normale del linguaggio, il presupposto
è che lui abbia un udito normale. Da qui l’importanza di uno
screening precoce: serve a identificare non solo le sordità profonde ma anche quelle gravi e
medio gravi che, se non riconosciute subito e corrette con l’utilizzo delle protesi, procurano ai
bambini problemi scolastici
IL COSTO DEL SINGOLO ESAME
In Italia
13,32
euro
20-25
euro
Fonte: Dipartimento Scienze biomediche ISFOL-Istituto Italiano di Medicina Sociale, dati 2011
importanti».Il test di primo livello ha costi molto contenuti
(un apparecchio per l’esame
delle otoemissioni acustiche
costa 5 mila euro) e garantisce
al bambino e alla sua famiglia
una vita normale, oltre a risparmi notevoli per la collettività. Si
stima che un bambino sottoposto a diagnosi in ritardo e destinato quindi al sordomutismo,
abbia un costo sociale di 750
mila euro nell’arco della vita,
contro i 17 mila di un bimbo che
invece la diagnosi l’ha ottenuta
in tempo.
Il punto è che non esistono
ancora norme che rendano obbligatorio lo screening in tutto il
Paese. In passato, si è tentato di
inserirlo nei Livelli essenziali di
assistenza. E nel Piano sanitario
nazionale 2011-2013 «l’estensione dello screening audiologico neonatale della sordità
congenita per raggiungere almeno il 90% dei neonati» viene
indicata come una delle priorità
del percorso nascita. Ma tocca
poi alle Regioni agire. Di fatto
solo in dodici hanno adottato
una normativa apposita sullo
screening. Si sperava di aggirare
l’ostacolo attraverso l’adozione
delle Linee guida nazionali pubblicate dal Ministero della Salute nel 2011. Il provvedimento è
all’esame della Conferenza Stato-Regioni da oltre un anno e
non se ne è saputo più nulla.
Sarebbe già un buon punto di
partenza, sempre che le Regioni
decidano poi di conformarsi.
Perché occorre un ulteriore
sforzo: individuare i Centri audiologici di secondo e terzo livello per la conferma della diagnosi e l’eventuale impianto cocleare. A febbraio si è provato
senza successo a far passare lo
screening audiologico con la
legge di Stabilità 2014 che prevede la sperimentazione dello
screening neonatale per la diagnosi precoce di patologie metaboliche con uno stanziamento
di 5 milioni di euro.
Ad aprire uno spiraglio potrebbe contribuire il Report appena pubblicato dall’Agenzia
nazionale per i servizi sanitari
regionali (Agenas, investita anche del ruolo di Centro di coordinamento sugli screening neo-
In Europa
(costo medio)
CORRIERE DELLA SERA
natali) sulla «Valutazione del
costo-efficacia di un programma di screening audiologico
neonatale universale nazionale» finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) con
600 mila euro. Le conclusioni?
«Sicuramente lo screening universale è fattibile e va fatto —
sintetizza Marina Cerbo, responsabile scientifico del progetto — . Il danno che deriva dal
non poterne usufruire non è solo fisico, ma è un danno sociale
vero e proprio».
Lo stanziamento non ha
mancato di suscitare perplessità
tra gli addetti ai lavori, alcuni
dei quali rilevano come il Report fotografi una realtà ampiamente superata ( i dati sono del
2010) e non porti alcuna novità
rispetto a quanto già si sapeva.
«Si tratta comunque di un lavoro importante — ribadisce Alessandro Martini — . Spero che
venga preso in considerazione a
livello ministeriale per superare
la situazione di stallo».
Ruggiero Corcella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La testimonianza Il diritto a una vita normale
Ancora troppi ostacoli
sulla strada del recupero
D
iagnosi di sordità
tardive e famiglie
costrette a “migrare”
da una regione all’altra per mancanza
di Centri specializzati quando
c’è l’indicazione ad impiantare
protesi cocleari ai bambini.
Nonostante i buoni passi
avanti, la realtà italiana fa purtroppo registrare ancora casi
come quello di un bimbo di 4
anni di Palermo. «Guido è nato
alla 24esima settimana di gestazione — racconta Claudia, la
mamma —. Definito grave prematuro, ha avuto vari problemi
da superare e per questo motivo ha dovuto assumere parecchi farmaci, alcuni tossici per
l’orecchio. Nonostante la sua
predisposizione al problema
della sordità, non ha effettuato
lo screening corretto, nè prima
della dimissione nè tanto meno
dopo».
Visto che il bimbo non parlava ancora, a due anni e mezzo la
mamma ha deciso di fargli fare
una visita audiometrica in un
altro ospedale della città. «Dopo l’audiometria, le otoemissioni e l’esame audiometrico a
potenziali evocati, — continua
la mamma — si è scoperto che
Guido era affetto da ipoacusia
neurosensoriale bilaterale profonda con una perdita di 90db
n e l l e f re q u e n z e d a 5 0 0 a
2000hz. È stato subito protesizzato, ma senza alcun beneficio.
Anche con le protesi riusciva a
recuperare solo fino a 60db,
troppo poco per riuscire a sen-
La richiesta
Servono più
Centri in grado
di seguire
le famiglie in ogni
tappa delle cure
tire, comprendere e imparare il
linguaggio».
I medici hanno allora consigliato una visita di valutazione
per un eventuale impianto cocleare. «In Sicilia non ci hanno
indicato centri specializzati e
siamo stati “costretti” a rivolgerci al Policlinico di Padova. A
gennaio 2013, mio figlio è stato
operato bilateralmente. I con-
trolli e i mappaggi di regolarizzazione degli impianti continuano ancora, ogni 6 mesi ».
Quello di Guido è solo uno
dei numerosi casi segnalati a
Jodi Cutler, portavoce di un
movimento di genitori e animatrice di un forum su Facebook (Affrontiamo la Sordità
Insieme: Forum Impianto Cocleare) diventato punto di riferimento per oltre mille famiglie. «Il Governo deve approvare lo screening a livello nazionale — dice —, per proteggere i
nostri figli assicurando centri
di eccellenza che siano in grado
di seguire una famiglia in ogni
parte del percorso».
«In assenza di uno screening, come concorda tutta la
letteratura scientifica internazionale, il rischio è di arrivare
alla diagnosi fra i due e i tre anni — aggiunge Stefano Martinelli, segretario del Gruppo di
studio organi di senso della Società italiana di neonatologia
— . E le famiglie potrebbero
aprire contenziosi legali, per i
danni subiti dai loro figli».
R. Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Salute 49
medicina pratica
Percorso diagnostico-assistenziale
WEB
Ci sono pazienti che aspettano anni per avere una diagnosi di malattia cronica
infiammatoria intestinale. E altri che spendono centinaia di euro per esami e
medicinali perché alcune delle prestazioni necessarie non rientrano nei Livelli
essenziali di assistenza. Per questo Cittadinanzattiva e Amici onlus hanno
proposto un Pdta - Percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale per garantire
standard di qualità e assistenza omogenei su tutto il territorio nazionale.
L’esperto risponde alle domande
dei lettori sui problemi dell’apparato
gastrointestinale all’indirizzo
forum.corriere.it/gastroenterologia
Mi spieghi dottore Che cosa sono malattia di Crohn e colite ulcerosa?
Lo specialista
La malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono le più note malattie infiammatorie croniche intestinali.
Sebbene vengano spesso accomunate, in realtà si tratta di due condizioni chiaramente distinte
Due patologie
infiammatorie
croniche
dell’intestino
di ANTONELLA SPARVOLI
M
alattia di Crohn e colite
ulcerosa sono due
condizioni caratterizzate
da un’ infiammazione
cronica dell’intestino.
Vengono spesso accomunate, ma hanno
più differenze che analogie. «Entrambe
sembrano legate a un’anormale risposta
Silvio
di “difesa” verso stimoli potenzialmente
Danese
nocivi, come tossine, germi o altre
Centro malattie
sostanze, con il risultato che a farne le
infiammatorie
spese sono le strutture che dovevano
intestinali
essere protette. Non ci sono, invece,
Istituto clinico
Humanitas, Milano prove sulla “colpevolezza” di particolari
alimenti — spiega Silvio Danese,
responsabile del Centro malattie infiammatorie intestinali
dell’Istituto clinico Humanitas di Milano —.
In circa un terzo dei casi queste malattie esordiscono
intorno ai 20 anni, ma possono comparire anche alla soglia
della pubertà. La malattia di Crohn può interessare tutto
l’apparato digerente, dalla bocca all’ano; la mucosa sana è
in genere intervallata a quella malata, e l’infiammazione
penetra fin negli strati sottomucosi dell’apparato
digerente. La rettocolite ulcerosa, invece, colpisce solo il
retto e/o il colon con un’infiammazione continua, limitata
a strati più superficiali della mucosa intestinale».
Quali sono i sintomi?
«Nel Crohn i disturbi sono variabili, in relazione all’area
interessata. La forma più comune (circa i due terzi dei
malati), è quella ileo terminale e in genere si manifesta con
tre sintomi non necessariamente presenti allo stesso
tempo: diarrea cronica, calo di peso e dolore addominale
ricorrente. I sintomi tipici della rettocolite ulcerosa, che si
presentano dall’esordio, sono dolore addominale e diarrea
frammista a sangue».
Come si può avere una diagnosi certa?
«Per il Crohn serve innanzitutto un esame endoscopico del
tratto intestinale interessato, con esame istologico.
In genere occorrono anche altri esami (ecografia delle anse
intestinali, clisma dell’intestino tenue, Tac o risonanza
magnetica a seconda dei casi). Nella rettocolite ulcerosa i
sintomi sono chiari e per una conferma in genere bastano
colonscopia ed esame istologico».
Quali sono le terapie?
«Nessun farmaco guarisce, ma tutti possono contenere
o far regredire, almeno in modo temporaneo, i sintomi e
ridurre il rischio di complicazioni. Per la malattia
di Crohn si usano immunosoppressori e nuovi farmaci
biologici. La rettocolite ulcerosa risponde bene agli
aminosilicati, ma talora si ricorre anche agli
immunosoppressori e ai farmaci biologici. Se i farmaci
non bastano ci si rivolge alla chirurgia. Nel Crohn serve
soprattutto per risolvere possibili complicazioni, come
stenosi, ascessi e fistole. Si basa su tecniche conservative,
volte a risparmiare più intestino possibile, poiché sono
alte le possibilità di interventi chirurgici ripetuti. Nella
rettocolite ulcerosa la rimozione del colon è totale. Grazie
alla quotidiana collaborazione fra gastroenterologi e
chirurghi specializzati oggi è possibile ottimizzare
la tempistica dell’intervento, riducendo il rischio di
complicanze e permettendo al paziente di riprendere più
rapidamente la propria vita sociale e lavorativa».
Colpisce tutto l’apparato digerente.
Le aree più interessate sono quelle evidenziate
nell’immagine qui sopra.
L’infiammazione può svilupparsi in tratti non contigui
FENDITURA
RETTOCOLITE ULCEROSA
LA LOCALIZZAZIONE
Colpisce solo la zona compresa tra colon e retto.
Le aree più interessate sono quelle evidenziate
nell’immagine qui sopra.
La malattia si estende in maniera continua
ULCERAZIONI
GRASSO
Riguarda tutto il tessuto
intestinale, cioè la parete
intestinale a tutto spessore
Riguarda solo il tessuto
che riveste l’intestino (mucosa)
L’INFIAMMAZIONE
MUCOSA
INDURITA
MUCOSA SUPERSTITE
PARETE ISPESSITA
I sintomi sono più subdoli e dipendono dall’area
interessata. Nel caso della forma ileo terminale,
che è la più comune, sono tre i sintomi tipici
(anche non presenti contemporaneamente):
diarrea cronica
calo di peso
dolore addominale ricorrente
Le complicanze sono abbastanza frequenti e spesso sono
la prima spia della malattia. Possono riguardare l’apparato
digerente (fistole, ascessi, stenosi), ma essere
anche extraintestinali (uveite, problemi articolari, stomatite
aftosa, steatosi epatica, ecc.)
4.214 casi
ogni 100 mila persone
Per accertare la presenza della malattia di Crohn,
per prima cosa occorre eseguire un esame endoscopico
del tratto intestinale interessato con esame istologico.
Spesso per chiarire il quadro si rendono necessarie anche
indagini come l’ecografia delle anse intestinali,
il clisma dell’intestino tenue, la Tac o la risonanza
magnetica a seconda del caso specifico
I SINTOMI
LE COMPLICANZE
LA DIFFUSIONE
LA DIAGNOSI
I sintomi tipici, che si presentano
all’esordio della malattia, sono:
dolore addominale
diarrea frammista a sangue
Eventuali complicanze sono in genere rare. Tra i possibili
problemi rientrano il mega colon tossico (infiammazione
così grave da richiedere un intervento in urgenza), emorragie
intestinali e possibile evoluzione in senso tumorale
8.246 casi
ogni 100 mila persone
La diagnosi di rettocolite ulcerosa si basa
sull’osservazione dei sintomi e sull’esecuzione
di una colonscopia con l’esame istologico
che permette di valutare lo stato
della mucosa intestinale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Una colpisce il tubo gastrointestinale
«a pezzi» e in profondità, l’altra in modo
continuo e più superficialmente
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
❜❜
MALATTIA DI CROHN
La terapia della malattia di Crohn si basa soprattutto
sull’impiego di immunosoppressori e farmaci biologici
che bloccano il Tnf (Tumor necrosis factor).
In alcuni casi si rende necessario un approccio
chirurgico che ha lo scopo di rimediare a eventuali
complicanze, rimuovendo porzioni di intestino.
La chirurgia prevede, ove possibile, strategie
conservative per risparmiare più intestino possibile,
poiché i pazienti andranno spesso incontro
ad interventi chirurgici ripetuti
LE CURE
Nella maggior parte dei casi la rettocolite ulcerosa
può essere tenuta sotto controllo con farmaci
della famiglia degli aminosalicilati come la mesalazina,
ma vengono anche utilizzati immunosoppressori
e farmaci biologici. Talvolta può rendersi necessario
il ricorso alla chirurgia con l’intervento di rimozione
del colon (colectomia), indicato in caso di fallimento
delle cure farmacologiche di complicanze acute
o in presenza di degenerazione tumorale
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
50 Salute
alimentazione
A tavola
Gli amici che fanno ingrassare
Se si deve perdere peso, le probabilità di successo sono inferiori se si hanno molti amici
o se si ha un «take away» vicino a casa. A suggerirlo sono due studi, condotti da
ricercatori delle Università inglesi di Birmingham e di Cambridge. L’influenza «negativa»
di persone che sollecitano a mangiare in compagnia, nonché la presenza di rivendite
che inducono alla pigrizia nel prepararsi i pasti in modo sano, sono condizioni capaci
di incrementare in misura significativa il rischio di accumulare chili di troppo.
Piatti pieni Errori di valutazione, quasi sempre in eccesso
Quanto pollo
posso mangiare?
«Un palmo»
Un metodo
semplice
per riuscire
a «soppesare»
gli alimenti
La guida (molto pratica) alle porzioni
Sulle etichette
Le scritte
che possono
confonderci
A fare ancora più confusione
sul concetto di porzione a volte
ci si mettono le etichette dei
cibi, sulle quali spesso si parla
di “serving size”, che non è
esattamente la stessa cosa.
Si tratta infatti della quantità
raccomandata dai nutrizionisti
per un’alimentazione sana
e bilanciata, quantità che
frequentemente è diversa
da quella che mangiamo
realmente (la porzione,
appunto), per la quale
dovremmo quindi ricalcolare
calorie, grassi e nutrienti
in generale.
A
vremmo tutti bisogno di un “porzionometro”, una guida
per capire quanto
grandi possono essere le quantità di cibo che mettiamo nel piatto, perché spesso
non riusciamo a giudicare bene.
Un’indagine recente dello United States Department of Agricolture ha confermato che la
maggioranza di noi si inganna,
di solito sovrastimando le proprie porzioni di frutta, latticini e
carne rispetto a quelle reali e ritenendo, al contrario, di mangiare meno dolci e grassi di
quelli davvero consumati.
Secondo gli esperti americani
il problema dipende dalla scarsa
conoscenza delle caratteristiche
che dovrebbe avere una razione
di formaggio, di condimento, di
carne.
Per questo Shape Up America, organizzazione che da ven-
L’esperto risponde
alle domande dei lettori sugli argomenti
di nutrizione all’indirizzo Internet
http://forum.corriere. it/nutrizione
WEB
t’anni cerca di educare all’alimentazione, ha messo a punto
un “porzionometro” di facile interpretazione: è molto più semplice portare in tavola la porzione di formaggio giusta se, ad
esempio, si sa che corrisponde
grosso modo al proprio dito indice; sarà più facile non sbagliare con i condimenti se sappiamo che il cucchiaino di burro
che potremmo concederci coincide più o meno alla punta di un
dito. «Anche gli italiani spesso
Esagerazioni
Uno studio
ha dimostrato che
la maggioranza
di noi sovrastima
le razioni ideali
non fanno attenzione alle porzioni e non conoscono le corrette quantità di cibo per ciascun
tipo di alimento — commenta
Giovanna Cecchetto, presidente
dell’Associazione Nazionale
Dietisti (Andid) —. Tuttavia le
razioni che mettiamo nel piatto
devono essere considerate con
una certa flessibilità, nell’ambito dell’alimentazione complessiva giornaliera e settimanale.
Bisogna cioè valutare il proprio
fabbisogno di nutrienti in
un’ottica globale: se amiamo la
pasta e ce ne serviamo una dose
abbondante, poi basta limitare
la quantità di cibi con gli stessi
nutrienti, come il pane. Alla fine
della giornata dovremmo aver
consumato tre porzioni di carboidrati complessi: se per il proprio gusto o le situazioni e i contesti in cui ci si viene a trovare
queste arrivano soprattutto da
una pietanza non è un male, a
D’ARCO
Come si «misurano» le quantità giuste
Cibo
Porzione ideale
Assomiglia a...
Cibo
Porzione ideale
40
grammi
Una
tazza
Pasta, riso,
Pa
fagioli
Formaggio
Il dito indice
85
grammi
Carne, pollame, (cibo cotto))
pesce
Il palmo di una mano femminile
(o un mazzo di carte)
Patate
Cereali
da colazione
30
grammi
Due calzini arrotolati assieme
Un frutto
medio
Frutta
Assomiglia a...
Una
patata
media
Il mouse del computer
40
grammi
Noci e frutta
secca a guscio
Condimento
di
Un pugno (o una palla da tennis) per l'insalata
patto di restare entro il fabbisogno complessivo quotidiano».
Uno strappo alla regola quindi è
concesso: secondo l’esperta basta sapere quante sono le porzioni giornaliere raccomandate
per ogni nutriente, attenendosi
a quelle, per limitare automaticamente le quantità di cibo.
Oltre alle 3 porzioni di carboidrati complessi bisogna assicurarsene 5 di frutta e verdura,
1 o 2 di proteine animali, 2 o 3 di
grassi da condimento; naturalmente però occorre sapere che
con una quota di proteine non si
intende una bistecca intera, ed è
proprio a questo che servono le
tabelle intuitive proposte dagli
americani. «Oltre che sul bilan-
Una palla da tennis
Una manciata
Un
cucchiaio
ciamento delle dosi di alimenti
di una stessa categoria nutrizionale, per rientrare nei fabbisogni ideali si può modificare anche la frequenza di consumo —
sottolinea Cecchetto —. Se un
dito di formaggio non ci soddisfa possiamo mangiarne una
Fissazioni
Pesare tutto
può diventare
una vera mania,
trasformando
i pasti in un incubo
Il pollice
quantità maggiore, per toglierci
la voglia: basterà poi, per pareggiare il conto, non portarlo ancora in tavola nel resto della settimana. Questo anche perché
non bisognerebbe mai cadere
nella “dipendenza da grammi”
che spinge molti a pesare tutti i
cibi rendendo ogni pasto un incubo: dovremmo recuperare la
capacità di ascoltare il nostro
corpo, che è in grado di dirci
quando siamo sazi o di quali
nutrienti abbiamo bisogno. In
questo modo riusciremmo
spontaneamente a controllare le
porzioni, mantenendoci nel
giusto equilibrio».
Elena Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Prevenzione Rischio d’ammalarsi ridotto di oltre il 20%
Yogurt per difenderci
meglio dal diabete
C
hi rinuncia ai latticini
perché li ritiene troppo grassi non fa una
buona scelta. La ricerca scientifica, infatti, li
assolve con formula piena dal
causare le principali malattie
legate ai chili di troppo. E, anzi,
uno studio dell’Unità di epidemiologia dell’Università di
Cambridge (Regno Unito), pubblicato sulla rivista Diabetologia, ha evidenziato che certi
prodotti derivati dal latte proteggono dal diabete di tipo 2,
quello che si sviluppa da adulti,
legato a obesità e sovrappeso.
A determinare l’effetto sono
in particolare i latticini fermentati a basso contenuto di grassi
(come la panna acida e la ricotta), che abbassano del 24% il rischio di ammalarsi. Per lo yogurt, poi, la riduzione arriva anche al 28%, dato rilevato nelle
persone che ne consumano almeno quattro o cinque vasetti
alla settimana. Gli altri latticini
sono invece neutri nei confronti della malattia: non la favoriscono, ma neppure la contrastano.
Altri studi in passato avevano rilevato il beneficio, ma i dati non andavano tutti nella stessa direzione e «la natura dell’associazione restava quindi poco
chiara» come scrivono gli epidemiologi inglesi. Questa volta
però i ricercatori hanno usato
un metodo più affidabile. «Per
accertare le abitudini alimentari dei soggetti partecipanti agli
studi, fino a oggi ci si era affidati a interviste, in cui le persone
dovevano riferire che cosa avevano mangiato, affidandosi alla
memoria» spiegano i ricercatori. In questo ultimo studio, in-
vece, gli oltre 4 mila volontari
presi in esame, arruolati fra il
1993 e il 1997, hanno compilato
un diario alimentare in cui per
una settimana è stata scrupolosamente registrata la composizione di ogni pasto, merenda o
snack. «Questo modo di procedere è meno soggetto a errori e
dà una forza maggiore ai risultati» conferma Andrea Ghiselli,
del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Cra-Nut)
di Roma.
Ma sebbene il risultato sia
ora più netto, «neppure questi
dati sono sufficienti a suggerire
che un’efficace strategia per la
Il meccanismo
L’ipotesi è che
i batteri probiotici
producano
sostanze con effetti
protettivi specifici
prevenzione del diabete dovrebbe includere il consumo di
yogurt e latticini fermentati —
precisa Pietro Rampini, responsabile dell’Unità di diabetologia
dell’Ospedale Fatebenefratelli
di Milano —. Servono ulteriori
conferme e, soprattutto, occorrono studi che spieghino il
meccanismo biologico che starebbe alla base dell’effetto protettivo».
Gli epidemiologi di Cambridge ammettono la lacuna, e
ipotizzano che un ruolo potrebbe essere svolto dalla vitamina
K2, particolarmente abbondante in questi alimenti, o dai bat-
teri probiotici, che produrrebbero sostanze con un effetto antidiabetico, documentato anche
da altre ricerche. «I probiotici
potrebbero in effetti spiegare
almeno in parte l’effetto, mentre l’azione della vitamina K2 è
meno plausibile, dato che questa sostanza è presente anche in
molti altri cibi che non riducono il rischio di sviluppare il diabete» commenta Ghiselli, che
chiama invece in causa i biopeptidi prodotti dalla digestione
del latte e dei latticini. «I biopeptidi — dice infatti l’esperto
— attraverso meccanismi ancora non chiari sembrano proteggere dalla malattia».
In attesa che la ricerca faccia
chiarezza, un dato è tuttavia
certo. “A causa del contenuto di
grassi saturi, i derivati del latte
sono percepiti come dannosi
per la salute, - si legge su Diabetologia - ma questi alimenti
contengono nutrienti preziosi,
il cui consumo è raccomandato,
come il calcio, la vitamina D, il
magnesio e altri”.
«Sui latticini ci sono molti
pregiudizi, che vanno sfatati: —
conferma Ghiselli — il loro
contenuto in grassi saturi non è
affatto elevato. Nel latte intero,
per esempio, queste sostanze
rappresentano circa il due per
cento del peso. Significa che chi
beve 250-300 grammi al giorno
di questo latte (ovvero la quantità consigliata dalle linee guida) assume circa sei grammi di
grassi saturi. Non è molto, considerando che la dose giornaliera raccomandata è tre volte
tanto».
Margherita Fronte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Salute 51
diritto
Filantropia
L’Hospice di Bentivoglio (Bologna) è costituito da un corpo centrale e cinque
settori. Al centro è collocata la postazione medico-infermieristica, su cui si
affacciano la sala da pranzo, il soggiorno, la sala di preghiera. Tre settori sono
destinati a degenza, con un totale di 27 camere che ospitano un paziente e un
eventuale familiare ciascuna. Un altro settore è destinato ai servizi medici, con
otto ambulatori e day care. L’ultimo braccio ospita i servizi generali.
Hospice La struttura modello della Fondazione Seràgnoli di Bologna
Baluardo contro
la sofferenza,
voluto
da una famiglia
di industriali
U
Il progetto
Un centro
regionale
per i bambini
La Fondazione Seràgnoli lavora
a un progetto già approvato dalla
regione Emilia Romagna di hospice
pediatrico. In Italia, dove sono 11
mila i minori bisognosi di cure
palliative, ne esiste solo uno,
a Padova. Un altro è in progettazione
al Gaslini di Genova sostenuto dalla
Fondazione Maruzza Lefebvre
D’Ovidio Onlus, impegnata, con il
ministero della Salute nel «Progetto
bambino», che ha come obiettivo
la creazione di una rete di cure
palliative specifica per il paziente
pediatrico. L’hospice dell’Emilia
Romagna sorgerà vicino all’ospedale
Bellaria e avrà 10 posti letto.
Per saperne di più
sulle attività della Fondazione
Hospice Seràgnoli Onlus
www.hospiceseragnoli.it
L’edificio nel verde
Il campus europeo
delle cure palliative
n cristallo di neve: così
appare da lontano il
complesso dell’Hospice
Seràgnoli di Bentivoglio, adagiato su antiche
paludi, poi terre di mondine, a 15
chilometri da Bologna .
L’agorà, il corpo centrale della
struttura, è pensato come punto di
ritrovo per i briefing quotidiani del
personale e asse di orientamento
per gli ospiti. Da lì si snodano i cinque bracci che ospitano le 27 stanze
singole (altre tre sono in fase di allestimento) per i pazienti con malattie “inguaribili” e un loro familiare. La struttura è a disposizione di
tutti, in convenzione con il Servizio
sanitario nazionale. È un concentrato di luce, verde e silenzio, un baluardo «contro la sofferenza inutile,
per il rispetto della vita» come recita il motto della Fondazione Maria
Teresa Chiantore Seràgnoli Onlus,
presieduta da Isabella Seràgnoli,
imprenditrice italiana dedita alla filantropia ed erede della dinastia di
industriali a capo di una multinazionale di macchine automatiche.
La Fondazione è nata nel 2002 per
rispondere ai bisogni dei pazienti in
fase avanzata e progressiva di malattia, promuovendo il valore fondamentale delle cure palliative.
Sostegno Per i pazienti e i familiari
IN ITALIA
230
(dati 2011)
55.242
I malati in fase
terminale assistiti
a domicilio
Gli hospice
318
Le Unità per le cure
ppalliative
37%
La quota di malati
inguaribili
che ha usufruito
di cure palliative
(dato 2008)
FONTE: Rapporto sull’attuazione della Legge 38/2010
❜❜
Non
soltanto
assistenza,
ma anche
didattica
e ricerca
Allora in Italia esistevano solo
cinque strutture dedicate all’assistenza di questo tipo di pazienti.
L’Hospice Bentivoglio è stato il primo progettato e realizzato appositamente per accoglierli. Dieci anni dopo, quei terreni sono diventatati la
sede di un vero e proprio Campus, il
primo in Europa interamente dedicato alla medicina palliativa.
Mattoncini non a caso color rosso
Ferrari (la casa automobilistica di
Maranello ha finanziato una parte
delle residenze), ospitano docenti e
Pensa la salute
di Riccardo Renzi
studenti del Centro di formazione e
del Centro di ricerca dell’Accademia
delle scienze di medicina palliativa
voluta dalla Fondazione.
«Fin da subito — racconta Rosanna Favato, direttore generale
della Fondazione — ci siamo resi
conto che sulle cure palliative bisognava intanto fare promozione culturale e poi impegnarci costantemente nella formazione. Abbiamo il
vantaggio di avere l’hospice vicino
al centro di formazione. Possiamo
davvero applicare i principi dell’evidence based medicine: quello che
impari in aula puoi subito verificarlo sul campo». Nel decennio trascorso, la Asl di Bologna ha riconosciuto la bontà del modello (assistenza, formazione e ricerca) e ha
affidato alla Fondazione la gestione
degli altri due hospice della Rete
provinciale, all’ospedale Bellaria e
accanto alla Residenza sanitaria assistenziale di Casalecchio. Un’esperienza unica nel panorama nazionale. Due le sfide per il futuro: «Primo,
la presa in carico anticipata, con
un’attivazione ancora più efficace
degli ambulatori — spiega Favato
—. Poi l’apertura anche ai pazienti
non oncologici».
Finalmente si considera
l’opinione del malato
S
i sta finalmente facendo strada in medicina il concetto che
forse conviene dare retta anche ai malati. Intendiamoci, il
buon medico ha sempre saputo che gli conviene ascoltare
il paziente per fare meglio il proprio lavoro. Ma raramente
questo avveniva nella ricerca, nelle scelte generali, nella
medicina dei grandi numeri. Ora qualcosa sta cambiando. Per
esempio l’Ema (l’Agenzia europea del farmaco), che ha uno stile
piuttosto diverso dal M5S, ha avviato la consuetudine di proporre
consultazioni pubbliche, via Internet, su alcune scelte. L’ultima
riguarda le linee guida dei farmaci per Alzheimer e demenze
Chi è coinvolto
senili. Difficilmente saranno i
in prima persona
malati stessi a partecipare, ma
possono farlo le associazioni dei
può evidenziare
parenti dei malati in tutta Europroblemi e carenze pa. In Italia l’istituto superiore di
Sanità, impegnato a redigere il
Registro delle malattie rare, ha deciso di raccogliere non solo i dati
ma anche le esperienze e le storie dei pazienti, perché queste possono evidenziare, meglio delle tabelle, i problemi e le criticità esistenti. Terzo esempio: si è appena conclusa una ricerca (VBMH) nel
campo delle malattie del fegato volta a identificare gli indicatori di
esito delle diverse malattie, cioè gli strumenti per capire se le cure
funzionano o no. Nel corso della sperimentazione, è stato raccolto il
parere dei malati, ai quali è stato chiesto se si sentivano meglio, e di
quanto, alla fine delle terapie. Si è finalmente capito insomma che è
importante sapere se un intervento è perfettamente riuscito, ma che
è altrettanto importante sapere se il paziente è ancora vivo.
❜❜
Ruggiero Corcella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ridiamoci su
Dignità e affetti
fino all’ultimo
A
vere il tempo per
prepararsi. Tutti. Le
cure palliative hanno
significato questo
per Alessandra (il
nome è di fantasia), formazione
in counselling, e la sua famiglia.
Prepararsi: «Perché — racconta la donna — bisogna accettare il fatto che l’obiettivo
guarigione non è raggiungibile,
quindi occorre spostare la nostra prospettiva verso la consapevolezza che ci resta un tempo
limitatissimo, e sull’importanza
che quel tempo ha». La persona
con il destino segnato era il marito di Alessandra, un musicista
Consapevolezza
Bisogna imparare
ad accettare il fatto
che l’obiettivo
guarigione non
è raggiungibile
bolognese di 50 anni. «L’ho perso nell’agosto del 2012, a 53 anni, dopo una malattia relativamente lunga. Nel marzo del
2010 gli era stato diagnosticato
un carcinoma. È stato operato.
Ma quasi subito sono ricomparse le cellule tumorali. Ha iniziato
un ciclo di chemioterapia. Anche per questo c’è stato un crollo
vertebrale, un intervento molto
importante alla schiena e da dicembre 2011 la perdita dell’uso
delle gambe».
Fermarsi su una sedia a rotelle è stata durissima per lui che
adorava la montagna ed era un
gran camminatore. «È stato
molto difficile anche per mio figlio, che allora aveva 19 anni».
L’incontro con il circuito delle
cure palliative è avvenuto all’ospedale Maggiore. «Quando
fu chiaro che non si poteva pensare alla guarigione e che la malattia stava procedendo ci venne
prospettata la possibilità di un
trasferimento all’hospice. L’invio venne fatto secondo me in
maniera molto buona: venne
presentato come un servizio nel
quale noi famigliari finalmente
avremmo potuto esercitare fino
in fondo il nostro ruolo, quindi
stare accanto al nostro caro senza doverci preoccupare troppo
di tutto quello che capitava attorno. E così è stato» .
L’hospice era quello della
Fondazione Seràgnoli all’ospedale Bellaria. «Ci siamo sentiti
totalmente accolti e seguiti» dice Alessandra. Grazie al supporto del circuito delle cure palliative, sia all’hospice che a domicilio, fornite dall’associazione Ant
di Bologna, la famiglia è riuscita
a trasferirsi in montagna e a vivere lì l’ultimo mese del proprio
caro.
«Anche negli ultimi quattro
giorni di vita di mio marito, all’hospice, sono rimasta con lui
per tutto il tempo. Quando se
n’è andato, all’alba di un venerdì, ero lì e in quel momento stavamo dormendo insieme, uno
di fianco all’altro, mano nella
mano. Se n’è andato così. Non è
poco per lui, che ha potuto avere
la vicinanza della sua famiglia
fino all’ultimo dei suoi respiri. E
non è poco per la famiglia, che
sa di averlo accompagnato fino
alla fine».
R. Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In breve
Per (ri)conoscere il tumore ovarico
ACTO onlus, Alleanza contro il tumore ovarico, lancia una
campagna di raccolta fondi per finanziare la realizzazione di
una guida sul tumore ovarico: storie, testimonianze, mappe di
orientamento clinico-assistenziali. Il volume, da distribuire
gratuitamente, aiuterà le donne a parlare con il proprio medico
di questo tumore, al fine di poterlo riconoscere per tempo e
combatterlo con le armi migliori. Per fare una donazione (a partire da 10 euro): www.retedeldono.it, sulla pagina ACTO Onlus
Le uova di Pasqua che aiutano l’AIL
Nei giorni 4, 5 e 6 aprile torna l’iniziativa Uova di Pasqua AIL
(Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma): i volontari offriranno un uovo di cioccolato a chi verserà
un contributo (minimo di 12 euro) per sostenere la ricerca,
l’assistenza domiciliare per adulti e bambini, realizzare Case
Alloggio per pazienti non residenti, supportare il funzionamento dei Centri di ematologia. Per sapere quali sono le 4 mila
piazze dell’iniziativa 06/70386013 oppure www.ail.it
Una Giornata sulla sclerodermia
Sabato 22 marzo, nell’Aula Magna dell’Università Statale di
Milano (via Festa del Perdono 7, ore 9.15) XX Giornata per la
lotta alla Sclerodermia, promossa dal GILS Onlus. Malati, provenienti da tutta Italia, familiari, medici, ricercatori e rappresentati delle Istituzioni potranno confrontarsi e approfondire il
tema della diagnosi tempestiva della malattia, anche anni prima che si manifesti. La diagnosi precoce può salvare la vita. Per
informazioni: G.I.L.S numero verde 800.080.266
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
52
S P E C I A L E
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
graficocreativo
SINDROME METABOLICA
Colpisce un quinto degli adulti, circa 20 milioni di individui
Zona Industriale Piano Tavola
C.da Pantano sn Belpasso, 95032 - Catania
Tel. +39 095 7223908
Fax +39 095 386640
E-mail: [email protected]
Sito web: http://www.ljpharma.it
Un rischio per la salute
da non sottovalutare
Oggi è possibile tenere sotto controllo le conseguenze di questa
patologia grazie al nuovo nutraceutico lanciato da LJPharma
È
noto quanto dilaghino fin dall’infanzia comportamenti sbagliati:
adulti e bambini, tra
computer, tablet e cellulari, trascorrono la maggior
parte del tempo rimanendo seduti. Se all’immobilismo aggiungiamo una dieta ricca di grassi, si crea
un cocktail negativo che
predispone l’organismo a
rischi pesanti a distanza
di anni.
grassi, senza smaltire questi eccessi con un’adeguata
attività fisica, l’organismo
alla lunga è costretto ad aumentare la quantità di insulina, l’ormone che se non è
più in equilibrio predispone
al diabete di tipo 2 (quello
che insorge in età adulta, e
che è in grande aumento).
Un tasso di trigliceridi superiore a 150 mg/dL è già
un sintomo negativo. Se
anche la glicemia a digiuno supera i 110 mg/dL, il
Effetti della menopausa
sui componenti
della sindrome metabolica
Grasso viscerale
Metabolismo glucidico
insulina e glicemia
insulino-resistenza
Metabolismo lipidico
trigliceridi
colesterolo totale, LDL, ApoB
HDL e ApoA
Ipertensione arteriosa
(aumenta sodio-sensibilità)
Infiammazione
Stato procoagulativo:
fibrinogeno e PAI-1
Questo cocktail si chiama
sindrome metabolica, un
problema di salute venuto alla ribalta negli ultimi
tempi in quanto interessa
quote sempre crescenti di
popolazione. Ma di che
cosa si tratta? Di un insieme
di parametri che, nel tempo
e in modo del tutto silenzioso, iniziano ad alterarsi.
Se introduciamo quotidianamente troppi zuccheri e
I nutraceutici,
grazie alle loro
caratteristiche,
rappresentano
una valida
scelta anche
in menopausa
colesterolo “buono” HDL è
basso, si soffre di pressione alta e allo stesso tempo si sono accumulati chili
in più proprio nella fascia
addominale, dove si crea il
grasso più pericoloso per la
salute, ecco create le condizioni che predispongono a
patologie serie come quelle cardiovascolari, tumori,
diabete. La sindrome metabolica non insorge all’improvviso e all’inizio non dà
sintomi particolari. Infatti,
per identificarla occorre che
almeno tre dei parametri
prima indicati siano alterati
in contemporanea. È come
una bomba innescata di cui
per anni si può ignorare la
presenza. Solo con i dovuti
controlli medici, e intervenendo prima possibile con
la prevenzione, si può spegnere la sua miccia.
CAMBIARE
LO STILE DI VITA
Non è semplice cambiare lo
stile di vita se lo si è adottato fin dalla giovinezza,
ma occorre farlo, magari
agendo con gradualità. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che si possono regolarizzare parametri
importanti come la presenza di insulina nel sangue,
la quantità di colesterolo
cattivo (LDL) facendo una
regolare moderata attività
fisica. L’ideale non è lo sforzo pesante e saltuario, che
può invece danneggiare le
articolazioni e stressare il
muscolo cardiaco, ma una
camminata di mezz’ora a
passo deciso per almeno
tre-quattro volte a settimana, oppure fare le scale a
piedi, qualche passeggiata
in bici, senza mai arrivare
al fiato corto. L’altro punto importantissimo riguarda l’alimentazione. Oggi
mangiamo troppo alimenti
ricchi di zucchero e di sale
e questo è un problema.
Dimenticarsi della saliera
Sindrome
metabolica
componenti
Insulino-resistenza
Ridotta tolleranza
ai carboidrati
Diabete mellito tipo 2
Obesità viscerale
Dislipidemia aterogena:
ipertrigliceridemia
colesterolo HDL ridotto
LDL piccole e dense
Ipertensione arteriosa
Iperuricemia
Iperfibrinogenemia
Infiammazione cronica
subclinica
a tavola aiuta a limitare
questo minerale che è già
contenuto in quasi tutti gli
alimenti confezionati, e che
favorisce l’ipertensione e la
ritenzione idrica. Le bibite
gasate forniscono un eccesso di zuccheri semplici
di pronta assimilazione che
finiscono subito nel sangue, facendo impennare la
glicemia. Ma anche i cibi e
i condimenti troppo grassi
andrebbero limitati a poche
occasioni.
UN GRANDE AIUTO
DAI NUTRACEUTICI
Nell’ambito della prevenzione e quando la sindrome
metabolica non è ancora di
grado severo si può intervenire con i nutraceutici,
costituiti da ingredienti
funzionali dotati di proprietà in grado di migliorare e
spesso ristabilire lo stato di
benessere. Nel caso di malesseri “borderline” possono
diventare una vera e propria
terapia capace di scongiurare l’insorgere di eventuali
patologie. LJ Pharma, grazie alla ricerca dei suoi la-
Per contrastare
la sindrome
metabolica
occorre fare
un’attività
fisica moderata
ma costante
boratori, ha messo a punto
un nutraceutico funzionale
innovativo, Chirofol Lipid,
costituito da un’associazione
di molecole in grado di riprogrammare il metabolismo
alterato di soggetti affetti da
sindrome metabolica.
L’accurata scelta dei principi
funzionali di questo nutraceutico
non solo contribuisce a ristabilire
l’equilibrio metabolico-energetico,
ma è in grado di
contrastare l’iperomocisteinemia,
ricostruire la fisiologica riserva di
importanti vitami-
LJ PHARMA, UN’AZIENDA LA CUI MISSION
È IL BENESSERE E LA SALUTE
La mission della LJ Pharma si ispira
alla declatoria del 1947 dell’O.M.S.
che ha definito la salute come
“stato di benessere fisico, psichico,
relazionale”; di conseguenza, nel
momento in cui uno di questi tre
elementi è alterato, si può parlare
di stato di malattia. In quest’ottica
la LJ Pharma è continuamente
impegnata nella ricerca e nella
commercializzazione di nutraceutici
funzionali e nutraceutici a fini
medico speciali in grado di
contribuire a ristabilire lo stato di
benessere o affiancare la terapia
farmacologica per il trattamento
di patologie che, non di rado,
rappresentano un’emergenza
sanitaria.
La LJ Pharma, che si avvale di uno
staff di professionisti del settore
farmaceutico, persegue la politica
di continui investimenti nella
ricerca, per ottenere prodotti che
abbiano comprovati effetti salutari
e una positiva ricaduta sulla salute
pubblica, sia in termini di cura, sia
di prevenzione, per prolungare lo
stato di salute e di benessere della
popolazione.
ne e “micronutrienti essenziali”. Contiene:
D-Chiro-inositolo, sostanza
fisiologicamente presente nel
nostro organismo, che tiene
a bada l’iperglicemia e la resistenza insulinica;
l’acido alfalipoico, la cui
azione è sinergica al D-Chiroinositolo, e inoltre contrasta
lo stress ossidativo;
la Monacolina K, principio
attivo estratto dal riso rosso fermentato che contrasta
l’ipercolesterolemia come le
moderne statine, ma senza
effetti indesiderati;
la Berberina utile nel trattamento degli stati di ipertrigliceridemia;
l’acido folico, la vitamina
B12 e la D, utili nel fronteg-
te, e serve per evitare che la
sindrome metabolica evolva
verso patologie impegnative.
Si acquista in farmacia e nelle parafarmacie senza ricetta,
ma è sempre bene assumerlo
sotto controllo medico, perché non va associato a farmaci come le statine (inoltre,
non va preso in gravidanza
e durante l’allattamento)”,
conclude Di Fazio.
Chirofol Lipid, per le sue caratteristiche, rappresenta un
approccio di prima scelta anche per il trattamento della
sindrome metabolica in menopausa. Negli ultimi 70 anni
la vita media delle donne si
è allungata dai 56 anni agli
80 e oltre attuali, in pratica
un terzo dell’esistenza una
donna lo trascorre
senza ciclo.
Questo rappresenta un grande
successo, però il
crollo degli ormoni estrogeni
espone la donna
a iperinsulinemia, iperglicemia,
variazioni dell’assetto lipidico,
giare l’iperomocisteinemia,
nonché nutrienti essenziali
come il cromo e il manganese,
indispensabili per lo svolgimento di importanti processi
metabolici.
La sindrome
metabolica
non insorge
all’improvviso
e all’inizio non dà
sintomi particolari
RISCHI ANCHE
IN MENOPAUSA
Ma quante compresse bisogna
assumerne e per quanto tempo? “Nel trattamento della
sindrome metabolica di grado
lieve e moderato l’indicazione
è di due compresse al giorno durante i pasti”, spiega
Gaetano Di Fazio, Direttore
Scientifico di LJ Pharma.
“L’efficacia comincia a manifestarsi dopo 30/60 giorni a
seconda del tipo di pazien-
stress ossidativo, maggiore
sensibilità al sodio, ipertensione e stato infiammatorio
sub-clinico, osteoporosi.
Se ne deduce che la fine
dell’età fertile, benché sia
uno stato naturale dell’organismo, ha i suoi risvolti
negativi, per questo motivo
la prevenzione è d’obbligo
contro l’insorgenza della sindrome metabolica.
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
Salute 53
corriere.it/salute
Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi,
all’indirizzo di posta elettronica
di Daniela Natali
[email protected]
WEB
Chiedete agli esperti Oltre 160 medici
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 50 forum
VIVERE CON IL WEB
Segnalato da voi
Dal forum dei nostri esperti
Quando sarà disponibile
una cura efficace
per il rene policistico?
Sono affetto da rene policistico e ho ventotto anni. Fortunatamente
ho una funzione renale normale e normali sono anche i valori pressori.
Sono però ugualmente preoccupato per il mio futuro. Mi hanno parlato
di ricerche che hanno evidenziato l’efficacia dell’octreotide
nella cura del rene policistico in persone con funzionalità renale normale.
Visto che io sono proprio in questa condizione, potrei usufruire
di questa cura? È già concretamente disponibile in commercio?
E, soprattutto, pensa che in futuro con questo farmaco potrei evitare la dialisi?
Risponde
Arrigo Schieppati
Dirigente Medico Un. Nefrologia e
Dialisi Osp. Papa Giovanni XXIII, Bg.
Questa interessante domanda, ci dà l’occasione di aggiornare chi ci scrive, e tutti i
lettori, sullo “stato dell’arte” della ricerca
sulla malattia renale policistica, la più comune malattia genetica, caratterizzata dalla
comparsa progressiva di cisti (“bolle” piene
di liquido) nel rene soprattutto, ma anche
in altri organi come il fegato. Queste cisti
aumentano di numero e volume durante la
vita, riducendo la quota di tessuto renale
funzionante. Dunque, dopo un certo numero di anni (in genere tra la quarta e la
quinta decade di età) la funzione renale è
così ridotta che bisogna ricorrere alla dialisi o al trapianto.
Attualmente non abbiamo una cura di
provata efficacia in grado di rallentare la
crescita di numero e di dimensione delle cisti renali nella malattia renale policistica, e
di prevenire, di conseguenza, la perdita
della funzione renale. Da qualche anno sono però stati individuati, grazie agli studi
negli animali, alcuni farmaci che potrebbero diventare quella cura che tanto ci manca.
Per verificare se questi farmaci sono sicuri,
tollerati ed efficaci anche nell’uomo, sono
stati messi in cantiere studi clinici, che tuttavia sono ancora in corso. Per ora sappiamo che le ricerche con un farmaco, la Rapamicina o sirolimus, hanno dato purtroppo
risultati sfavorevoli e non credo che questa
linea di ricerca proseguirà. Recentemente
sono stati anche pubblicati i risultati di uno
studio con il tolvaptan, un antagonista dell’ormone antidiuretico. I dati questa volta
sono incoraggianti, anche se un apparente
rischio di effetti indesiderati richiede un’
attenta verifica con altri studi.
Un terzo farmaco, la somatostatina (o
meglio un suo analogo, l’octreotide di cui
lei parla nella lettera), è stato oggetto di altri studi coordinati proprio dal nostro centro. Un primo studio, su un piccolo numero
di pazienti con rene policistico, ha dimostrato che era ben tollerato. Un secondo
studio, sempre condotto con pazienti con
funzione renale normale, è stato completato e ha dato risultati molto incoraggianti.
Ora è in corso un terzo studio nei pazienti
con insufficienza renale.
L’efficacia della terapia viene valutata
con controlli periodici dei reni tramite la risonanza magnetica (che ci permette, grazie
all’applicazione di sofisticate tecniche informatiche, di verificare quanto sono cresciute le cisti) e con metodi precisi di misurazione delle funzione renale. Dunque si sta
facendo molto, anche se al momento nessun farmaco ha ricevuto un’autorizzazione
all’immissione in commercio ed è quindi
utilizzabile per curare questa patologia.
L’interesse dei ricercatori in questo campo è
molto alto, per cui siamo fiduciosi che nei
prossimi anni una terapia verrà messa a
punto. L’obiettivo che si pongono i ricercatori è quello che lei si augura: che in un
prossimo futuro sia possibile grazie ai farmaci, rallentare o arrestare l’evoluzione
della malattia renale policistica. Ed evitare
a chi ne soffre la dialisi.
La più cliccata
Il sito della settimana
Psicologia
www.amiloidosi.it
Il matrimonio
si salva al cinema
Aiuto in rete per una malattia rara
Le amiloidosi sono malattie rare
causate dal deposito in vari tessuti di
proteine anomale. Possono interessare
diversi organi, soprattutto rene e
cuore. Informazioni su queste malattie
e un aiuto per le persone che ne
soffrono, si possono trovare sul sito
www.amiloidosi.it, curato dal Centro
per lo studio delle amiloidosi
sistemiche del Policlinico San Matteo
di Pavia, dove ha sede la Società italiana
per l’amiloidosi. Nella sezione «Per i
www.corriere.it/salute/forum
pazienti», cliccando su «Cosa sono le
amiloidosi» si accede alle informazioni
sui diversi tipi di malattia, quando
sospettare l’amiloidosi, come viene
diagnosticata, come si cura. L’area
«Quali sono i centri» contiene l’elenco
delle strutture di riferimento presenti
nelle diverse Regioni italiane. Una
sezione specifica è poi dedicata ai
medici: contiene approfondimenti
sulle amiloidosi e le linee guida
scientifiche su come diagnosticarle e
curarle. Cliccando su
«Sperimentazioni» sono disponibili i
link agli studi scientifici sulla malattia,
mentre in «Invio campioni» ci sono le
istruzioni su come inviare in casi
selezionati, attraverso il medico
curante, campioni biologici al Centro
di riferimento di Pavia per eseguire
esami che non possono essere
effettuati in altre strutture.
Cosa c’è di Nuovo
In uno studio è stata sperimentata,
con risultati interessanti, la
«cineterapia d’amore» al posto della
psicoterapia di coppia tradizionale
Malattie infettive
Influenza con febbre alta
Bisogna preoccuparsi?
Due mesi fa l’influenza mi ha messo KO
e la temperatura per tre giorni è salita
a 39°. È normale? Ci sono persone più
predisposte ad avere temperature alte?
Risponde
Massimo Galli
Direttore Divisione Clinicizzata
Malattie infettive, osp L. Sacco, Milano
Il virus dell’influenza A spesso causa i sintomi
descritti e il periodo in cui le è capitata questa
esperienza coincide con quello in cui le infezioni
da virus influenzali sono più frequenti. In
Dermatologia
Fitoterapia
Brufoli a quarant’anni
La pulizia del viso è utile?
A che cosa servono
la Griffonia e la Mucuna?
Ho 40 anni; da adolescente ho sofferto
di acne e anche ora ho brufoletti
durante i giorni del ciclo. La pulizia
del viso periodica può essere utile?
A che cosa serve esattamente la Griffonia
simplicifolia? Ed è ammessa
nella composizione degli integratori?
E la Mucuna pruriens? È ammessa?
Risponde
Carla Nobile
Risponde
Fabio Firenzuoli
Direttore Servizio di dermatologia,
ospedale di Brunico (Bolzano)
Centro medicina integrativa, Azienda
osp.-universitaria Careggi, Firenze
La comparsa di alcune lesioni acneiche
nelle fasi mestruali può verificarsi anche
in età adulta, ma non richiede alcun
trattamento specifico.
Per prevenirne l’insorgenza, piuttosto
che la periodica pulizia del viso,
le consiglierei l’uso regolare di creme
non comedogeniche a base di sostanze
sebo-regolatrici, in grado di ridurre
foruncoli e punti neri.
La Griffonia è utilizzabile negli
integratori; può servire per mantenere
un buon tono dell’umore, per ottenere
un senso di rilassamento, per
migliorare la qualità del sonno e, in
generale, il benessere “mentale”. Può
contribuire, inoltre, al controllo della
sensazione di fame. L’utilizzo della
Mucuna pruriens, invece, non è
ammesso negli integratori.
Cardiologia
Il video
Quale può essere la causa
di tachicardia al risveglio?
Quando mi sveglio il mio cuore va in
tachicardia parossistica e io temo possa
cedere. Ho fatto un Holter, servono altri
esami per capire la causa del disturbo?
Ortopedia
La sindrome della cuffia
dei «rotatori»
Da domani su Corriere.it/salute
video-intervista con Alessandro
Castagna, primario chirurgia spalla
e gomito, Ist. Humanitas, Milano
realtà più virus diversi che infettano le prime
vie respiratorie possono essere responsabili
di quadri clinici del tutto simili, anche nei mesi
in cui imperversa l’influenza. E si parla infatti
di sindromi simil-influenzali per riunire tutti
i disturbi da lei descritti e per i quali non si
disponga di una diagnosi di laboratorio certa.
Limitando il discorso al virus dell’influenza A,
stanno emergendo evidenze su particolari
caratteri genetici che determinano un decorso
più grave anche in assenza di malattie
debilitanti. Si tratta comunque di situazioni
infrequenti. L’intensità dei sintomi varia molto
anche in chi ha un decorso favorevole e il senso
di debolezza dopo i consueti tre giorni di febbre
si protrae per un periodo e con un’intensità
diversi da caso a caso. La febbre però è segno
di una robusta reazione dell’organismo
che facilità la guarigione. Può preoccupare solo
se si protrae oltre i tre giorni iniziali.
Risponde
Gaetano Lanza
Dirigente medico Dip. cardiologia,
Policlinico A . Gemelli, Roma
Molte tachicardie riferite dai
pazienti sono semplici accelerazioni
del normale battito cardiaco e non
richiedono alcun trattamento, se non
notizie dalle aziende
l’eliminazione delle eventuali cause.
Le tachicardie “parossistiche”,
in genere sopraventricolari, sono
invece aritmie ben definite, che
possono essere trattate con farmaci
oppure con l’ablazione.
Va anche escluso che le “tachicardie”
siano dovute ad altre aritmie
(per esempio fibrillazione atriale).
L’ECG-Holter consente la diagnosi
solo se la tachicardia si verifica
durante la registrazione. Se ciò non
avviene, bisogna cercare di eseguire
un ECG (in Pronto soccorso) durante
l’aritmia (se dura a sufficienza)
o effettuare un monitoraggio ECG
più prolungato con appropriati
registratori di eventi. In ogni caso, se
il cuore è strutturalmente sano, non
c’è alcun pericolo di “cedimento”.
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congestionata, togliendo l’infiammazione e
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meccanismi di difesa della mucosa, attraverso
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
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PRIMAVERA IN FORMA
È un momento impegnativo per la salute e la bellezza dei capelli che hanno bisogno di cure più attente
Mantenere una chioma
sana, folta e lucente
È comune un aumento della caduta dei capelli che
inoltre appaiono stressati dagli agenti atmosferici
O
pachi, inariditi e
sfibrati: è così che
appaiono i capelli
all’inizio della primavera. Colpa degli agenti atmosferici invernali e
dell’inquinamento che li
hanno indeboliti sottoponendoli a un vero e proprio
stress. E come se non bastasse, mostrano anche la
tendenza a cadere in una
quantità che viene giudicata
eccessiva.
Non si devono avere timori
se in questo periodo si verifica un aumento di caduta dei
capelli. Si tratta infatti di un
fenomeno fisiologico normale,
che avviene anche in autunno,
anche se le cause di questo
aumento stagionale di caduta
non sono ancora del tutto conosciute. Va detto inoltre che
a cadere sono i capelli in fase
telogen, cioè quelli alla fine
del loro ciclo vitale. I capelli
infatti sono soggetti a un continuo ricambio e la loro vita
segue un ritmo ciclico suddi-
viso in tre fasi distinte. La prima, detta anagen dura dai due
ai sette anni ed è quella della
formazione e della crescita
del nuovo capello. Seguono
la fase catagen che dura circa due settimane, durante la
quale la crescita del cappello
rallenta fino a fermarsi e la
fase telogen che ha una durata di circa tre mesi al termine dei quali il capello viene
eliminato e sostituito da un
altro. Ogni capello conduce,
inoltre, una vita indipendente
dagli altri, non si trovano mai
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capelli nella stessa fase contemporaneamente e di solito
uno cade è perché sotto ne è
presente uno nuovo che sta
crescendo e che assicura un
corretto ricambio.
UNA QUESTIONE
DI NUMERO
In linea generale è del tutto
fisiologica una caduta giornaliera di circa 50-60 capelli al
giorno, che però in primavera
aumenta a circa 100 capelli e
in alcuni casi anche di più.
Possono per altro contribuire
a questo aumento, oltre alla
stagione, periodi di stress
prolungato, traumi improvvisi,
l’avere avuto nei mesi precedenti dei problemi di salute
debilitanti e l’avere assunto
per lungo tempo alcuni tipi
di farmaci. In ogni caso se
questo aumento di perdita
continuasse a protrarsi per
un paio di mesi oltre il periodo del cambio di stagione,
è certamente consigliabile rivolgersi a un dermatologo per
verificare la salute dei propri
capelli. Nel frattempo però si
può favorire il ricambio e la
crescita di nuovi capelli seguendo una dieta varia e in
particolare ricca di quei principi nutritivi che sono particolarmente utili per la salute
dei capelli: vitamine, come la
A, quelle del gruppo B, la H
(biotina) e la E; minerali quali ferro, rame, zinco e magnesio e tre aminoacidi, cistina
(cereali e carne), metionina
(carne, frutta secca, aglio e
cipolla) e cisteina (riso, grano, banane). Sono certamente
di grande aiuto anche alcuni
specifici integratori alimentari studiati appositamente
per un’azione rinforzante sui
capelli.
PIÙ TEMPO
PER LORO
Per donare però nuovamente
ai capelli un aspetto sano e
morbido è anche necessario
dedicargli un po’ di tempo in
più, dal lavaggio alla pettina-
Non è vero
che fare
lo shampoo
troppo spesso
rovina i capelli,
l’importante
è utilizzare
il prodotto giusto
Quattro
consigli
per tutti
A volte i capelli
incominciano a
indebolirsi e a cadere
per nostri errori. Ecco
quattro semplici
avvertenze
che aiutano a non
aumentare i rischi
Evitare le diete
drastiche e invece
seguire un regime
alimentare sano,
dando ampio spazio a
frutta, verdura e altri
cibi che contengono
vitamine e minerali.
Consumare anche
la carne in quanto
l’assorbimento del
ferro, minerale che è
indispensabile anche
per una chioma sana,
è favorito da alcuni
aminoacidi presenti
esclusivamente in
questo alimento.
Proteggere il cuoio
capelluto e i capelli
dalle radiazioni solari
e da quelle delle
lampade abbronzanti
in quanto hanno
un’azione negativa
sulla struttura dei
capelli rendendoli più
deboli e inducendone
la perdita.
Non fumare perchè
la nicotina si deposita
a livello dei capelli
creando una sorta
di pellicola che ne
favorisce la caduta.
E questo vale anche
per il fumo passivo.
Non tenere i capelli
sempre legati,
specialmente stretti,
perché si sfibrano,
si indeboliscono e si
strappano.
tura. Per quanto riguarda la
frequenza di lavaggio, in linea
generale i capelli vanno lavati
ogni 2-3 giorni e non appena si avverte una sensazione
di prurito al cuoio capelluto.
Ovviamente dipende anche
dal tipo di capelli, di attività
lavorativa e da dove si abita.
Chi vive in città dove l’inquinamento è elevato può aumentare la frequenza dei lavaggi in
quanto le sostanze inquinanti
alterano i ‘ponti’ che tengono
insieme le cellule di cheratina
nel fusto dei capelli che quindi appaiono opachi, si spezzano e cadono con maggiore
facilità. In questo periodo è
consigliabile per lavarli non ricadere sul solito prodotto, ma
utilizzarne uno molto delicato,
sicuramente rispettoso del pH
della pelle e che inoltre unisca
all’azione detergente anche un
effetto nutritivo e riparatore
assolutamente necessario per
i capelli sciupati.
Oggi per altro c’è solo l’imbarazzo della scelta in quanto
esistono in commercio molti
prodotti specifici, sia shampoo
sia olii detergenti. Più cura anche nel lavaggio: lo shampoo
si versa sul palmo della mano,
si diluisce con un po’ di acqua, si applica sui capelli, si
massaggia per un paio di minuti e si risciacqua con molta
cura. È sempre importante poi
applicare il balsamo o una crema apposita in quanto oltre a
rendere i capelli morbidi, più
pettinabili e brillanti,forma
una pellicola protettiva che li
protegge dai danni ambientali.
Chi, però, ha i capelli molto
rovinati e spenti, può anche
fare, una volta la settimana,
una maschera che rinforza
e reidrata ridando così corpo, elasticità e luminosità
ai capelli. Per non vanificare
tutte queste cure, è anche necessario proteggere i capelli
dall’azione aggressiva dell’aria calda del phon. Oltre che
a non impiegarlo alla potenza
massima, a muoverlo in continuazione e a tenerlo ad almeno
due-tre spanne di distanza, è
opportuno vaporizzare sui capelli lavati, dopo averli tamponati con l’asciugamano, un
prodotto termoprotettivo. Più
attenzioni anche con pettine e
spazzola, che vanno impiegati
in modo delicato, senza strappare i nodi o tirare i capelli e
soltanto il tempo necessario
per acconciare i capelli. Infine
in questo periodo sarebbe meglio non esagerare con piastre
e arricciacapelli elettrici.
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PRIMAVERA IN FORMA
Con l’arrivo della bella stagione torna il desiderio di perdere qualche chilo di troppo accumulato durante l’inverno
Come ritrovare una linea
invidiabile con attenzione
al benessere
carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali. Sulla tavola
devono essere presenti nelle
giuste proporzioni pasta, pane,
riso carne, pesce, latticini, verdura e frutta. Queste ultime due
vanno consumate in abbondanza in quanto forniscono anche
fibre, ma per quanto riguarda la
frutta si deve dare la preferenza
a quella meno ricca di zucchero. Si devono preferire anche i
metodi di cottura più semplici
e salutari, escludendo quelli
ricchi di intingoli e riducendo
anche l’uso dei grassi come condimento; impiegare le spezie
Per liberarsi del peso in eccesso
con attenzione alla salute
sono necessari un regime
alimentare bilanciato
e una regolare attività fisica
L’attività fisica
accelera
il metabolismo
ed aiuta a
non recuperare
i chili persi
DALLA RICERCA SCIENTIFICA SPECCHIASOL
che rendono le pietanze appetitose, promuovendo un effetto
benefico sulla digestione. Vanno
certamente limitati gli insaccati, i salumi, il burro, i formaggi
grassi e i dolciumi. Inoltre vanno evitati gli alcolici e i superalcolici, limitandosi come bevanda all’acqua bevendone da un
litro e mezzo a due al giorno. È
anche importante non concentrare tutto l’apporto calorico in
un unico pasto, ma suddividerlo
fra tre pasti e, se si desidera,
uno o due spuntini. Saltare uno
dei pasti crea scompensi, esalta
i meccanismi che portano alla
deposizione di grassi di riserva,
oltre a provocare nausea, mal di
Peso Balance:
per tornare
in forma…
naturalmente
I
chili di troppo non sono un problema soltanto
estetico. C’è in gioco molto di più: possono
con il passare del tempo mettere a rischio il
benessere dell’organismo. Questo non vuol dire
però seguire diete drastiche e sconsiderate: questo
tipo di regimi alimentari, infatti, sono il più delle
volte incompleti e possono portare ad importanti
carenze nutrizionali, con conseguenti ripercussioni
negative sulla salute. Per favorire l’equilibrio del
peso corporeo ed un sano benessere è necessario,
invece, pianificare un programma basato su una
dieta che sia ipocalorica, ma che comprenda tutti i
nutrienti in modo vario ed equilibrato, oltre che una
costante e regolare attività fisica. Favorire la perdita
dei chili di troppo, però, è anche dipendente da un
corretto funzionamento del metabolismo, perché
quando il metabolismo è rallentato l’organismo
tende a depositare l’eccesso di calorie sotto forma
di riserva di grassi con un conseguente aumento
di peso e di massa grassa. Proprio per contribuire
a ritrovare l’equilibrio del proprio peso corporeo,
favorendo il benessere
globale dell’organismo,
Peso Balance
la ricerca Specchiasol
ha messo a punto Peso
contiene
Balance. Si tratta di un
un’associazione
integratore alimentare a
unica
base di specifici estratti
di fitocomplessi
vegetali che, lavorando
in sinergia, ottimizzano
denominata
il funzionamento del
Green 4 fit™
metabolismo, ossia
di quell’insieme di
reazioni che avvengono nel nostro organismo e
che permettono la trasformazione degli alimenti
in energia. Peso Balance contiene infatti
un’associazione unica di fitocomplessi denominata
Green 4 fit™, costituita da un particolare estratto
di Tè verde liposomiale, di elevata qualità e
biodisponibilità, che favorisce l’equilibrio del
peso corporeo; estratto di Caffé verde titolato al
45% in acido clorogenico e a ridotto contenuto di
caffeina (massimo il 2%), conosciuto in letteratura
scientifica per le sue proprietà utili a favorire il
metabolismo degli zuccheri; estratto secco titolato e
microincapsulato di Capsico, noto come stimolante
del metabolismo energetico ed estratto di Pepe nero
titolato al 95% in piperina, utile per le sue proprietà
antiossidanti.
Formulato in pratiche capsule vegetali, Peso Balance
va associato a una dieta ipocalorica e a un corretto
stile di vita. Si consiglia l’assunzione di 1 capsula,
2 volte al giorno, con un po’ d’acqua dopo i pasti.
Il prodotto non contiene glutine ed è venduto in
farmacia, parafarmacia ed erboristeria.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: WWW.SPECCHIASOL.IT
F
inalmente è arrivato il
momento di mettere
via piumini e maglioni pesanti. Mentre si
provano davanti allo specchio
gli abiti leggeri, capita più o
meno a tutti di guardarsi con
aria critica e di notare con
raccapriccio di avere accumulato durante l’inverno qualche
chilo di troppo: il giro vita è
lievemente ingrossato e le
cosce sono meno affusolate.
Per ritrovare il proprio peso forma non ci si deve però buttare
a capofitto in un regime alimentare punitivo, in quanto le
diete che promettono perdite di
peso velocissime hanno un contenuto calorico molto basso e di
conseguenza fanno assumere un
quantitativo limitato di nutrienti che non copre il fabbisogno
giornaliero dell’organismo, soprattutto per quanto riguarda
vitamine, minerali ed oligoelementi, provocando uno stato
di sofferenza generalizzato del
nostro organismo. Ecco allora
stati di carenze nutrizionali, cali
di pressione, stanchezza, senso
di vertigini, irritabilità fino ad
arrivare a disturbi anche più
gravi. Lo stesso vale per le diete basate su un solo alimento o
monotone che sono ancor più
squilibrate nei principi nutritivi che apportano. Ad esempio
i regimi dimagranti a base in
prevalenza di alimenti proteici
comportano un surplus di questi
nutrienti che causa un sovraccarico di lavoro per i reni e il rischio, se la dieta è protratta nel
tempo, di patologie a carico di
questi organi, mentre quelli con
pochissimi carboidrati possono
provocare uno stato di acidosi
con formazione di alcune particolari sostanze, i corpi chetonici, che causano uno stato di
affaticamento a livello epatico.
NON RISOLVONO
IL PROBLEMA
La perdita di peso che tutti
questi tipi di diete producono
è un piacere che dura vera-
mente poco in quanto quando
si dimagrisce in modo drastico
scattano determinati meccanismi a livello fisiologico, che si
oppongono al dimagramento.
L’organismo infatti abbassa il
proprio metabolismo basale di
circa il 30%, riducendo così il
consumo di energia. Questo fa sì
che si riacquistino immancabilmente i chili persi subito dopo
aver interrotto la dieta. Questo
fenomeno è conosciuto come
effetto rimbalzo, o effetto yo
yo: è un continuo dimagrire e
rimettere nuovamente su i chili
persi. Inoltre quando si dimagrisce troppo in fretta, si perde
una quantità eccessiva di massa
magra rispetto alla massa grassa, mentre quando si ingrassa
nuovamente si recupera soprattutto quella grassa. Così, alla
il nuovo
testa e stanchezza. Inoltre fa sì
che si arrivi troppo affamati a
tavola e che quindi si esageri
con le porzioni.
GLI AIUTI IN PIÙ
Per avere un aiuto si possono
abbinare alla dieta anche alcuni
specifici integratori alimentari a base di sostanze naturali
studiati per favorire l’equilibrio
del peso corporeo. In soccorso
vengono anche alcune piante
officinali sotto forma di tisana.
In particolare nei primi giorni di
dieta per dare una “sferzata” di
energia, va bene una tisana di
karkadè e menta: è tonificante,
rinfrescante e ricca di vitamina
C. Si prepara con tre cucchiai
di karkadè e due cucchiaini
di menta in un litro di acqua
bollente. Lasciare in infusione
per dieci minuti, filtrare e bere
durante il giorno.
Infine è tassativo effettuare
anche una regolare e moderata
attività fisica. Il movimento stimola un aumento del dispendio
energetico nel momento in cui
lo si svolge, accelera il metabolismo basale per cui il consumo
calorico è più alto anche parecchie ore dopo la sua sospensione e aumenta la probabilità di
non recuperare il peso perso.
Infine, rinforza la massa muscolare e tonifica il corpo che
durante la dieta può perdere un
po’ della sua compattezza. Gli
sport più adatti? Sicuramente
la bicicletta, il nuoto e la corsa.
Per chi non ha mai fatto attività
fisica è importante iniziare con
gradualità: 20 minuti almeno
tre volte alla settimana fino ad
arrivare a 45-50 minuti, sempre
a giorni alterni.
programma bilanciato
per tornare in forma
naturalmente.
Le diete che fanno
perdere peso
rapidamente
possono essere
dannose
per la salute
fine, dopo tutta questa serie sequenziale di aumenti e perdite
di peso, l’organismo ha subito
numerosi contraccolpi che si
ripercuotono negativamente in
quanto aumenta la percentuale
di grasso rispetto a quella presente prima della dieta, il metabolismo basale rallenta, non
si riesce più a dimagrire ma si
tende viceversa ad aumentare
di peso più facilmente e velocemente.
BILANCIARE
I NUTRIENTI
Per non correre rischi e perdere
i chili accumulati, in linea generale la dieta deve essere solo
leggermente ipocalorica, cioè
deve fornire un numero di calorie dal 10% al 20% in meno di
quelle necessarie. È fondamentale però che fornisca tutti i nutrienti necessari all’organismo:
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PRIMAVERA IN FORMA
La zona del contorno occhi è particolarmente delicata e mostra subito i segni della stanchezza e dell’età
Cure speciali
per dare nuova
vita allo sguardo
È indispensabile nutrire e idratare
quotidianamente la pelle attorno agli occhi
e contrastare la formazione di rughe
È
già in assoluto la prima parte del viso a denunciare stanchezza e
stress e a mostrare i
segni dell’età, ma con queste prime giornate di sole il
contorno occhi sembra ancora di più la meta preferita di
occhiaie, gonfiori , borse, rughe. D’altra parte proprio per
la sua struttura la pelle che
circonda gli occhi ha bisogno
di cure attente e mirate.
La pelle del contorno occhi è
molto delicata e con poche difese. Ha infatti una struttura e
fisiologia particolari: uno spessore molto più sottile rispetto a
quello delle altre zone del viso;
una scarsa quantità di elastina
e collagene, le due fibre della
pelle fondamentali per la sua
consistenza; e poche ghiandole sebacee con la conseguenza che il film idrolipidico, cioè
quell’invisibile velo costituito
da acqua e grasso che ricopre la
superficie della cute, in questa
area è estremamente sottile e
quindi non svolge al meglio la
sua azione di difesa dalle aggressioni climatiche esterne.
Inoltre nella zona perioculare
la microcircolazione venosa e
linfatica è superficiale e questo
comporta spesso un suo rallen-
La formazione
delle rughe
è facilitata
dalle continue
contrazioni
muscolari
tamento che causa una scarsa
ossigenazione dei tessuti e la
comparsa di occhiaie e borse.
IN PERENNE MOVIMENTO
Contribuiscono alla formazione
di rughe in questa zona anche
le continue sollecitazioni legate alla sua grande mobilità muscolare. Perché tutte
le emozioni passano sempre
dallo sguardo, mettendo in
movimento ben 22 piccoli muscoli per un totale di migliaia
di contrazioni muscolari ogni
giorno. Per dare un’idea di
quanto sono quotidianamente
i movimenti muscolari in questa zona, basti pensare ai circa
1000 battiti di ciglia al giorno
indispensabili per l’idratazione
della cornea. A tradire, però,
la zona intorno agli occhi, e
questo ad ogni età, sono anche
le cattive abitudini: mancanza di ore di sonno, eccesso di
fumo, abuso di alcolici, affaticamento eccessivo e un’ alimentazione disordinata e non
equilibrata.
SCEGLIERE BENE
Per la bellezza e la freschezza
dello sguardo la prima regola
è di utilizzare prodotti cosme-
Solo per
i tuoi occhi
tici appositamente studiati
e formulati per questa zona,
meglio se ipoallergenici e a
base di ingredienti naturali.
Hanno tutti un’azione mirata
a nutrire e idratare la pelle
perioculare e vanno scelti in
base alla propria età ed alle
esigenze ed obiettivi che si
vogliono raggiungere. Infatti
a seconda degli ingredienti che
contengono hanno anche altre
proprietà: lenitiva e disarrossante, antiossidante, antirughe, riempitiva, riparatrice e
decongestionante e drenante
per borse ed occhiaie. E’ meglio
orientarsi su cosmetici arricchiti anche con filtri solari in
modo da proteggere la sottile
cute perioculare dall’azione
nociva dei raggi ultravioletti,
ritardandone il precoce invecchiamento. In base al proprio
gusto si può scegliere fra prodotti per il contorno occhi con
svariate texture e sono dispo-
I cosmetici
per il viso
non sono indicati
per la cura
del contorno occhi
nibili anche con applicatori
differenziati che consentono
una precisa applicazione del
prodotto nella zona da trattare. Per garantirsi dei risultati
è però basilare utilizzare il cosmetico scelto con regolarità,
sia la mattina prima di procedere al trucco sia la sera dopo
avere struccato gli occhi, in
piccole quantità, applicando-
lo sulla parte alta dello zigomo
dove si formano le rughe e sulla
zona dove hanno origine borse
e occhiaie, picchiettandolo delicatamente con i polpastrelli
fino al completo assorbimento.
Un altro punto fermo per la salute e bellezza del contorno occhi è la detersione: va eseguita
con cura sia la mattina sia la
sera con un apposito prodotto
struccante compatibile con il
liquido lacrimale e prima di
applicare i cosmetici specifici.
Infine un ottimo rimedio per
attenuare le occhiaie e i gonfiori così frequenti in questo
periodo primaverile, è applicare sulla zona perioculare per
10-15 minuti due dischetti di
cotone precedentemente inumiditi con dell’ acqua termale
oppure con della camomilla e
lasciati mezz’ora nel freezer.
Perfect Eyes, una risposta
a tutte le esigenze
del contorno occhi
Prendersi cura della zona perioculare è essenziale
per mostrare un viso radioso e sentirsi belle e più
giovani. Da questa consapevolezza e da anni di
ricerca cosmetica è la nata la linea Perfect Eyes di
Planter’s. La linea si compone di 6 prodotti, ognuno dei quali pensato per fornire una risposta ad
un’esigenza specifica del contorno occhi, dalla
detersione al make-up. Il Reduction Gel Intensive Action è una concentrazione di principi attivi
che favorisce un’intensa azione decongestionante, idratante, drenante, tonica e protettiva: aiuta a
contrastare il gonfiore, le antiestetiche occhiaie e
i segni della stanchezza, rendendo lo sguardo più
fresco e riposato. Il Micellar Gel pH 7,2 è uno struccante delicato compatibile con il liquido lacrimale che rimuove efficacemente, ma con dolcezza, il
make-up e le impurità sulla pelle degli occhi, anche
la più sensibile. La BB Eye Cream è un correttore
per il contorno occhi che, grazie ad un mix di attivi
normalizzanti ed emollienti, aiuta ad alleviare le
occhiaie e segni di stanchezza: una crema confortevole dal colore unico e intenso che mimetizza le
imperfezioni senza appesantire l’incarnato, conferendo luminosità e freschezza allo sguardo. Fanno
parte della linea anche Relax Eyes Crystal Gel, Lift
Effect Serum Gel e 6D Mascara Extra Black: tutti i
prodotti sono senza parabeni e testati per il nichel.
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Per uno sguardo naturalmente “perfetto”.
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luminosità del tuo sguardo. Sei prodotti dedicati al benessere globale
della zona perioculare (contorno occhi, palpebre e ciglia), dalla detersione
all’idratazione e al make-up: un Detergente micellare; una Maschera ad
effetto defaticante immediato; un Siero ad effetto idratante, liftante e antiage; un Gel ad effetto lenitivo, tonificante, protettivo e anti-age; una BB
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pulizia profondo e delicato della pelle del viso che riacquista la sua luminosità.
Affonda le sue radici nel medio ed estremo oriente, dove nei secoli passati le
principesse dei grandi imperi orientali, amavano farsi massaggiare il viso con i
bozzoli di seta per illuminare il viso. Serì, bozzoli di seta pura rendono la pelle
luminosa e levigata, rimuovono l’eccesso di sebo, prevengono punti neri ed
eruzioni cutanee, creano sulla pelle un film idratante e non occludente che
regola il pH fisiologico della pelle e favoriscono l’assorbimento cutaneo dei
cosmetici. Serì, bozzoli di seta dopo essere stati lasciati un minuto a bagno in
acqua calda vanno massaggiati sul viso con movimenti circolari insistendo nelle
zone dove la pelle presenta particolari in estetismi, come punti neri. Alla fine la
pelle va bagnata con l’acqua in cui erano stati messi i bozzoli di seta in quanto
essendo ricca di sericina ha una benefica attività dermosmetica e idratante.
Serì bozzoli di seta sono prodotti con la migliore seta per la cura della pelle,
tramite una filiera italiana frutto della collaborazione fra FIMO srl e CRA-API Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura- Unità di Ricerca
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PRIMAVERA IN FORMA
I mesi invernali hanno messo a dura prova la cute del viso che appare opaca, disidratata e poco sana
Obiettivo: una pelle liscia come la seta
Con qualche cura in più e scegliendo i prodotti più idonei
alle proprie esigenze è possibile ritrovare un viso luminoso
C
on il cambio di stagione arriva anche il
momento di dare una
sferzata di energia
alla pelle del viso. Il clima
freddo, l’inquinamento, lo
stress e la vita sedentaria con
la complicità della tipica alimentazione invernale povera
di vitamine e di sali minerali e invece ricca di grassi e
carboidrati, l’hanno strapazzata rendendola arida, con
un aspetto spento, priva di
compattezza e con qualche
macchia qua e là.
Per contrastare l’aspetto opaco,
disidratato e ruvido della pelle del viso, tipico del periodo
di fine inverno, è necessario
rimuovere a fondo le cellule
morte dello strato superficiale
effettuando uno scrub. Questo
trattamento aiuta il turnover
cellulare, stimola la microcircolazione sottocutanea e la
rivitalizzazione della pelle. In
base al tipo della propria pelle
si può scegliere fra molti tipi di
scrub, dando però la preferenza
a quelli a base di ingredienti
naturali. Il trattamento va effettuato massaggiando il prodotto delicatamente sulla pelle,
insistendo sulla zona fronte,
naso e mento, dove si concentrano le impurità, ed evitando il
contorno occhi e labbra perché
qui l’epidermide è più sottile. Si
risciacqua con acqua tiepida e si
asciuga senza strofinare: la pelle appare immediatamente soffice e sana. In questo periodo il
trattamento andrebbe ripetuto
una-due volta alla settimana;
se invece la pelle è facilmente irritabile andrebbe eseguito
ogni 15 giorni.
NUTRIRE BENE LA PELLE
Dopo lo scrub, la pelle ha bisogno di nutrimento. Una soluzione valida è fare una maschera
rigenerante e ammorbidente,
anche in questo caso scegliendola a base di ingredienti naturali. Si può anche preparare in
casa: schiacciare con la forchetta mezza banana matura, aggiungere due gocce di succo di
limone, un cucchiaino di yogurt
intero e mescolare bene. Appli-
care sul viso e sul collo per dieci
minuti e risciacquare con acqua
tiepida. In questo periodo è anche necessaria particolare cura
nella scelta creme da giorno e
da notte da impiegare. Meglio
sempre orientarsi su creme, sieri
o gel a base di ingredienti naturali verificando che abbiano
un’ azione idratante, nutriente, restituiva e antiossidante.
Quella da giorno inoltre deve
contenere anche dei filtri solari.
Just Italia, un anniversario
“da 30 e lode”
Just, azienda di spicco nella vendita di cosmetici naturali svizzeri, compie 30 anni
in Italia. Ha infatti iniziato a operare nel 1984, puntando sulla qualità dei prodotti
realizzati in Svizzera secondo precisi principi (alta presenza di ingredienti naturali;
rigorosa selezione dei migliori oli essenziali ed estratti vegetali; formulazioni che
sposano in armonia il tradizionale metodo galenico e la moderna cosmetologia) e
scegliendo come unico canale distributivo la vendita a domicilio. Una scelta che
il mercato ha premiato con numeri in costante crescita e la fedeltà di migliaia di
famiglie italiane. Elemento fondamentale del successo è infatti la creazione di una
rete capillare di Incaricati alle Vendite e la scelta di presentare i prodotti attraverso
i classici Party, incontri diretti in un contesto informale e amichevole: qui il Cliente
riceve consigli personalizzati e informazioni sui prodotti, che può provare senza
obbligo di acquisto. Seguendo le orme del fondatore svizzero Ulrich Jüstrich, che
nel 1930 diede inizio all’espansione internazionale di Just, l’Azienda italiana ha
coltivato con speciale attenzione la relazione con i Clienti. Su questo fronte, Just
Italia ha sviluppato strategie innovative e destinato investimenti rilevanti alla formazione dei propri incaricati, in grado di fornire non solo informazioni e consigli
sui cosmetici Just, ma anche di ascoltare, dialogare, stabilire un rapporto personale
di stima e fiducia.
Per maggiori informazioni:
comunicazione Just Italia : [email protected] - tel 045 8658185
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
58
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PRIMAVERA IN FORMA
Con la bella stagione arriva anche il momento di scoprire i piedi e bisogna assicurarsi che siano pronti
D
opo mesi trascorsi in
scarpe e stivali pesanti e in previsione del periodo dei
sandali, anche i piedi hanno
bisogno di cure e attenzioni.
Hanno un aspetto trascurato,
la loro pelle appare secca e
screpolata, su alcune dita ci
sono degli antiestetici ispessimenti ed anche le unghie
non hanno una bella forma e
non sono lucide.
Anche i piedi devono essere al top
Grandi lavoratori, hanno bisogno di attenzioni costanti per non essere stanchi e indolenziti
Epitact®: per alleviare l’alluce valgo
L’alluce valgo, più comunemente noto come “cipolla”, interessa dal 5 al 10 % della popolazione e provoca dolori insopportabili, dolori articolari, tendiniti e infiammazione della
cipolla sottoposta alle pressioni della calzatura. Consiste nell’allontanamento del primo
osso metatarsale, quello dell’alluce, dal secondo e nella deviazione dell’alluce verso le
altre dita. La forma del piede cambia e l’articolazione alla base dell’alluce punta verso
l’interno allargando il piede e provocando dolore. Proprio per correggere l’alluce valgo e
per alleviarne i dolori l’azienda francese Millet Innovation ha sviluppato, in collaborazione
con alcuni podologi francesi, uno specifico Dispositivo Medico: Epitact®, Ortesi Correttiva
Alluce Valgo. Per la sua concezione brevettata ed ultra sottile, integrante la tecnologia
Epithelium™ Flex, l’Ortesi Correttiva si adatta facilmente a qualsiasi tipo di calzatura e
contrariamente alle Ortesi rigide agisce quando si cammina su tutte le cause che aggravano la deformazione. Infatti, il tirante esterno in silicone brevettato Epithelium™ Flex
permette di raddrizzare l’alluce e di assorbire le pressioni sulla “cipolla” (esostosi) dando
sollievo ai dolori, mentre la pastiglia Epithelium™ crea un comodo sostegno di contrapposizione alla scarpa e permette di spingere il primo metatarso. Inoltre, la fascia tubolare
di contenimento estremamente fine, previene l’appiattimento ed evita l’allargamento
dell’avampiede. L’ortesi correttiva Epitact® è facilmente riutilizzabile in quanto è lavabile
in lavatrice a 40°, grazie al sacchetto per il lavaggio fornito con il prodotto.
I piedi sono delle strutture
molto complesse e sofisticate
formate da ventisei ossa che
sono in rapporto tra loro mediante trentatre articolazioni, una ventina di muscoli e
centoquattordici legamenti.
Vengono sottoposti quotidianamente a 16 ore di lavoro
intenso e pesante; per dare
un’idea, camminando per un
giorno ammortizzano e sollevano un peso equivalente a
115 tonnellate e in 70 anni
di vita percorrono circa 190
mila chilometri, l’equivalente
di più di 4 volte il giro del nostro pianeta. Eppure dei piedi
ci si ricorda soltanto quando
fanno male, pretendendo da
loro sempre molto senza per
contro avere molti riguardi.
Per maggiori informazioni:
QualiFarma srl www.qualifarma.it, e-mail [email protected]
la pelle e renderla più liscia.
Dopo cinque minuti, lavarli
energicamente con sapone e
spazzola in modo da eliminare le cellule morte della pelle,
asciugarli frizionandoli anche
fra le dita per eseguire una
specie di massaggio e applicare
una buona crema nutriente ed
idratante specifica per i piedi.
Ogni settimana oppure ogni
due, dopo il pediluvio tagliare
Tutti i giorni
vengono sottoposti
a ben 16 ore
continuate
di lavoro intenso
e pesante
le unghie in modo che siano
diritte sul davanti e corte. Non
tagliarle e non limarle mai agli
angoli perché c’è il rischio di
provocare delle infezioni assai
fastidiose. Infine anche i piedi
hanno bisogno della loro ginnastica per mantenersi elastici,
resistenti alla fatica e con una
buona circolazione. Bastano
quindici minuti tre volte la
settimana. Due suggerimenti.
SEMPRE AL NOSTRO SERVIZIO
Il lavoro a cui sono continuamente sottoposti i piedi
nell’arco della vita produce una
loro “usura”: le ossa diventano più fragili, le articolazioni
e i legamenti si irrigidiscono,
i muscoli perdono in forza
di contrazione, l’irrorazione
sanguigna peggiora e c’è una
perdita di sensibilità dovuta a
modificazioni del metabolismo
delle cellule nervose. Con il risultato finale che con il tempo compaiono i primi squilibri
nell’appoggio, c’è una minore
stabilità, dolore durante i movimenti e iniziano a dare segno
di sé alcune deformità più o
meno gravi. A peggiorare la situazione contribuisce una cattiva gestione protratta, come
l’utilizzo di calzature sbagliate,
le posture abituali scorrette, la
scarsa igiene e la trascuratezza
nel trattare piccoli traumi, con
la conseguenza di mettere a ri-
Alcuni esercizi
aiutano a
mantenere i piedi
elastici e più
resistenti alla fatica
schio il loro benessere e di non
prevenire molti disturbi che
possono colpirli. Fra questi,
l’alluce valgo, estremamente
diffuso e in prevalenza femminile, l’alluce rigido, le dita a
martello, il neuroma di Morton,
la fascite plantare, la spina calcaneare ed altri ancora.
A PROVA DI SANDALO
Al pari del resto del corpo, anche i piedi per mantenersi in
salute hanno bisogno di cure e
di attenzioni. Per avere piedi in
forma ed esteticamente gradevoli ogni sera è necessario fare
un pediluvio con acqua tiepida
a cui va aggiunta una manciata
di sale marino se i piedi sono
stanchi, oppure una tazza di
aceto di mele per tonificare
VIENI A SCOPRIRLO IN FARMACIA
Stando seduti intrecciare le
dita delle mani con quelle dei
piedi cercando di muoverle in
tutte le direzioni e allargandole a ventaglio. Fare ruotare
con la pianta del piede nudo
una pallina di gomma piena,
aumentando a poco a poco la
pressione su essa. Eseguire l’esercizio prima con un piede e
poi con l’altro, cinque minuti
per volta.
Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
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59
PRIMAVERA IN FORMA
In questo periodo sono in molti a non sentirsi al loro meglio e a non essere soddisfatti del loro aspetto fisico
Benessere e bellezza per tutto il corpo
È arrivato il momento di realizzare un vero prendersi cura del proprio programma
quotidiano di trattamenti mirati a una sua ‘remise en forme’ completa
esigenze. Lo scrub si massaggia
delicatamente con movimenti
circolari sulla pelle bagnata partendo dalle caviglie e risalendo
fino al resto del corpo, insistendo nelle zone dove la pelle è più
sciupata. Si risciacqua con acqua
tiepida e si asciuga tamponando. Dopo lo scrub vanno sempre
Con lo scrub
si eliminano
le cellule morte
dello strato
superficiale
della pelle
applicati sulla pelle dei prodotti
cosmetici, possibilmente a base
di ingredienti naturali, con proprietà idratanti e nutritive. Sono
particolarmente adatti gli oli di
tipo vegetale, preferibilmente
biologici, in quanto sono eccezionalmente dermocompatibili,
ricchi di principi benefici per la
pelle e penetrano in profondità.
A
nche chi è riuscito
durante i mesi invernali a mantenere il
peso ideale, si ritrova in questo periodo, spesso, con un corpo poco tonico, che ha perso l’armonia
delle sue proporzioni e che
ha assunto dei vizi di postura. Contribuisce a rendere il
suo aspetto un po’ dimesso
e nel complesso poco vitale, anche la pelle che appare
opaca e poco elastica.
A questo quadro si unisce
una sensazione di spossatezza e di stress psico-fisico che
rende difficile e faticosa ogni
iniziativa. Le variazioni della
temperatura e della lunghezza
del giorno, infatti, attivano
in modo esagerato l’apparato
endocrino dell’organismo che
però dopo il lungo periodo
invernale non ha sufficiente
energia per aumentare le sue
prestazioni e lo segnala. Per
ritrovare una sensazione di
Floradix, per un cambio
di stagione senza stanchezza
Il cambio di stagione porta spesso ad un senso di
stanchezza che, soprattutto alla sera e al mattina,
mette a rilento il nostro fisico. Una delle cause di
queste sensazioni può essere la mancanza di ferro,
elemento indispensabile al nostro organismo.
Salus Floradix ® è un efficace integratore alimentare di ferro e vitamine: composto da gluconato
ferroso, da vitamine del gruppo B (tra le altre, la
B12), da vitamina C, da un decotto di piante digestive e fortificanti, da un estratto di rosa canina e di
germi di grano. Inoltre non contiene alcol, lattosio
né conservanti.
Il prodotto a base di erbe e succhi di frutta, è assorbito facilmente dall’organismo e reintegra velocemente le riserve di ferro. Grazie alla sua formula,
risulta digeribile, non provoca stitichezza e ha
un sapore gradevole. Preso regolarmente, fornisce 15 mg al giorno di ferro in forma altamente
assimilabile, pari al 108% della Dose giornaliera
raccomandata. Le vitamine presenti all’interno
della formulazione sono composti chimici indispensabili per la regolazione del metabolismo
cellulare ed ormonale. Sono fondamentali per la
riproduzione, la crescita, la digestione e la corretta utilizzazione degli alimenti, per le funzioni
cognitive e per la resistenza alle infezioni. I succhi
di frutta e gli estratti, oltre a rendere il prodotto
molto gradevole al gusto, sono fonti naturali di
acidi organici, fruttosio, vitamine e minerali, tutti
elementi fondamentali per il funzionamento ottimale dell’organismo, per contrastare lo stress e
sostenere l’integrità del sistema immunitario; in
più, apportano principi attivi dalle proprietà digestive e depurative, migliorando la complessiva
tollerabilità del prodotto e i suoi effetti benefici.
Salus Floradix® è disponibile nei formati da 250
ml e 500 ml, monodose e in tavolette. Inoltre è disponibile Salus Floravital® senza lievito e glutine
(in bottiglia da 250 ml). In vendita nelle migliori
farmacie, erboristerie e nei negozi di prodotti alimentari. Distribuito da “Eurosalus Italia srl”.
Per maggiori per informazioni:
www.eurosalusitalia.it
benessere con un occhio di
riguardo all’estetica è allora
necessario agire su più fronti.
CARICARSI DI ENERGIA
Per dare all’organismo la carica
necessaria è necessario depurare l’organismo dalle tossine
accumulate ed equilibrare il
metabolismo. Per raggiungere
l’obiettivo si dovrebbe seguire
una dieta a base di cibi freschi
e leggeri e specialmente ricca di
verdure crude e frutta, che aiuta a disintossicare e a facilitare
l’attività del fegato; effettuare
del regolare esercizio fisico,
che assicura un miglioramento
energetico rendendo l’organismo
più pronto a reagire; dormire un
numero di ore sufficienti e cercare di evitare lo stress eccessivo.
È anche certamente utile per il
periodo primaverile assumere un
integratore alimentare specifico,
chiedendo consiglio al proprio
farmacista. Quelli più indicati sono generalmente quelli a
base di vitamine, quali quelle
del gruppo B e la C, e di minerali.
RIDARE LUMINOSITÀ
Per rendere luminosa ed uniforme la pelle del corpo è necessario togliere le cellule morte dello
strato superficiale in modo da
aiutare il ricambio cellulare.
Come suggerisce Monica Benzi,
specializzata in cosmesi naturale e titolare del Centro estetico La Bottega del Benessere,
la soluzione è fare nel periodo
del cambio stagionale uno scrub
ogni dieci giorni. Ne esistono
diversi tipi che vanno scelti in
base alle caratteristiche della
propria pelle, preferendo quelli
a base di sostanze naturali. In
alternativa si può preparare in
casa lo scrub al sale che inoltre
aiuta a contrastare la ritenzione idrica. È sufficiente mescolare del sale marino fine con 3-4
cucchiai di latte detergente a cui
si può aggiungere 1 cucchiaino
di olio essenziale, come calendula, lavanda, jojoba, limone,
da scegliere in base alle proprie
L’olio vegetale
di limone ha
un effetto drenante
contro i gonfiori
alle gambe
TONIFICARE, DRENARE
E RILASSARE
In questo periodo è anche necessario tonificare e rassodare
il corpo. È una valida soluzione
eseguire durante la doccia o il
bagno quotidiano una ‘spazzolatura’ con una spugna di
luffa, una fibra vegetale che
non provoca irritazioni. Come
consiglia Monica Benzi per
potenziare l’azione esercitata dall’automassaggio con la
luffa si può inoltre immergere
questa spugna in uno specifico
bagno doccia agli oli vegetali,
meglio se di origine biologica.
Si può scegliere: il melograno per un effetto rigenerante e tonificante, il limone
per la sua attività drenante,
particolarmente preziosa per
contrastare i gonfiori delle
gambe, la lavanda per alleviare la stanchezza e dare una
sensazione di benessere. Dopo
essersi sciacquati ed asciugati
delicatamente senza strofinare,
è consigliabile dedicare ogni
giorno cinque minuti a un
massaggio della pelle di tutto
il corpo con un apposito olio
vegetale biologico. Oltre che
nutrire e idratare in profondità
la pelle, in base al tipo di essenza che si sceglie, si tonifica
il corpo, si drenano i gonfiori
specialmente alle gambe, o
semplicemente si ottiene un
effetto rilassante e armonizzante che cancella lo stress.
Oli corpo Weleda,
nutrimento profondo
per la pelle e per i sensi
Weleda ha formulato una Linea di Oli
per il corpo, completamente naturale e
altamente dermocompatibile, ideale per
il trattamento quotidiano della pelle. Ogni
Olio trattante vegetale Weleda è ricco di
acidi grassi insaturi e vitamine naturali che
vengono subito riconosciuti ed accettati
dalla pelle e proprio per questo penetrano
in profondità con un’azione più idratante e
nutriente. Gli oli vegetali, infatti, racchiudono
in sé tutte le forze formative delle piante
dalle quali hanno origine e, a differenza di
quelli minerali che impediscono la naturale
traspirazione cutanea, nutrono, proteggono
e lasciano respirare la pelle, stimolandone
così gli scambi vitali. Applicati dopo un
bagno ristoratore o una doccia rilassante
sulla pelle ancora umida, ne migliorano
l’elasticità ed aiutano a creare intorno
al corpo un guscio protettivo. Lavanda,
Melograno, Rosa mosqueta, Olivello spinoso,
Limone e Calendula non si limitano ad
agire esclusivamente sui processi fisici ma
stimolano anche gli organi olfattivi, attraverso
i quali è possibile percepire le qualità ed i
singoli profumi che la natura sprigiona.
Il connubio di queste due peculiarità
agisce attivamente sul benessere dell’intero
organismo, donando così equilibrio e armonia
tra corpo e sensi – in accordo con uomo e
natura.
Per maggiori informazioni: www.weleda.it
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
60
Francesca e Alice con immenso dolore annunciano la morte del loro amatissimo papà
Marco
Marco Villa
Essere parte della tua vita è stato un privilegio,
sei nei nostri cuori.- Laura, Brando e Asia.
- Milano, 15 marzo 2014.
e insieme alla loro mamma Valeria ringraziano
gli infermieri Alessio, Luca e Simo per le amorevoli cure, il dottor Barbieri e il dottor Alberto Testori.- Non sono graditi fiori.- I funerali si terranno a Milano lunedì 17 marzo presso la Basilica
di Santa Maria delle Grazie alle ore 11.
- Milano, 14 marzo 2014.
Hai saltato più in alto che potevi col tuo kite.Ora non scendi più.- Ciao
papà
La tua Franci. - Milano, 14 marzo 2014.
Caro
papà
ti sento già nel mio cuore.- Sarò i tuoi occhi e le
tue mani in questo mondo, tu la mia forza, il mio
coraggio da lassù.- Ti voglio bene come tutti i
granelli di sabbia del mondo.- Ali.
- Milano, 14 marzo 2014.
Marco
ci siamo conosciuti da bambini, siamo diventati
prima complici e poi fratelli.- Questo siamo, ieri,
oggi e domani.- Buon viaggio brother.- Stefano.
- Milano, 14 marzo 2014.
"E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che,
nel momento in cui tu mi chiami seriamente e senta d'aver bisogno di me mi
trovi sordo al tuo appello.- Mai!".
Marco
ti cercherò ancora, mi hai lasciato un vuoto troppo grande.- La tua Vale.
- Milano, 14 marzo 2014.
Un uomo grande, uno zio speciale.- Hai lascito
un segno particolare e unico nei nostri cuori.- Ti
vogliamo tanto bene.- Ci mancherai
zio Marco
Marco e Dudu. - Milano, 14 marzo 2014.
Marco
il tuo sorriso rimane nei nostri cuori.- Stefania e
Luca. - Milano, 14 marzo 2014.
I nonni Angelo e Gabriella abbracciano Francesca, Alice e Valeria e ricordano un papà speciale
Marco
- Milano, 14 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Gigliola, Enzo e Lina Medetti.
Zia Paola, Giosi, Laura, Carla e famiglie abbracciano Filippo, Francesca, Alice, Valeria nel
grande dolore per la perdita dell'amatissimo
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Isotta José e Michele si uniscono al profondo
dolore di Valeria Francesca Alice Filippo e famiglia per la perdita di
Marco
Caro
Marco
amico mio di sempre, mi mancherai.- Livio.
- Milano, 15 marzo 2014.
Livio e Alessandra, piangono l'amico
Marco
Vivrà indimenticato nei nostri cuori.
- Milano, 15 marzo 2014.
Pietro e Elvira Strazzera con Anna, Livio, Marina, Margherita e le loro famiglie, abbracciano affettuosamente Valeria, Francesca, Alice e Filippo
nel ricordo del carissimo
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Partecipa al lutto:
– Lo Studio Strazzera.
Marco
con enorme affetto.- Guia Marta Stefania e Massimo Pradella. - Milano, 15 marzo 2014.
Caro
Marco
te ne sei andato troppo presto e troppo in fretta,
ma il tuo sorriso e il tuo sguardo amico rimarranno per sempre ben impressi nel nostro cuore.- Ti
abbracciamo forte e ci uniamo al dolore dei tuoi
cari e soprattutto dei due più bei gioielli che hai
saputo creare, le tue adorate Francesca e Alice.Gino, Simona, Martina, Maria Francesca e Leonardo. - Milano, 15 marzo 2014.
Marchino
da sempre e per sempre dentro l'anima mia.- Annina.
- Madonna di Campiglio, 15 marzo 2014.
Francesca ed Enrico con Sole ed Angelica si
stringono con tanto affetto e commozione a Valeria, Francesca ed Alice in questo doloroso momento per la scomparsa di
Marco
- Milano, 14 marzo 2014.
Gli amici Beppe Alessandra Stefano Mary Alvise e Monica ricorderanno con grande affetto il
caro
Marco
e stringono in un forte abbraccio Valeria Francesca e Alice. - Milano, 15 marzo 2014.
Anna Attilio Filippo De Luca, Laura Paolo Filippo Reda sono vicini a Filippo Villa e famiglia per
la scomparsa del caro
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Profondamente addolorati ci stringiamo con
affetto ad Alice Francesca e Valeria nel dolore
per la prematura scomparsa di
Marco
che continuerà a vivere nei nostri cuori con affetto e tenerezza. - Milano, 14 marzo 2014.
Nadia Michele Amanda e Nicolò.
- Milano, 15 marzo 2014.
Tato e Chicchi, Lorenzo e Fanny abbracciano
con tanto affetto Valeria Francesca e Alice nel ricordo del caro amico
Marco
con affetto. - Milano, 15 marzo 2014.
Un semplice ed affettuoso ciao, caro
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
il suono della tua armonica ci accompagnerà per
tutta la vita.- Marco e Teresa.
- Milano, 15 marzo 2014.
Renata con Luisa e Greta si stringe a Valeria
Francesca ed Alice ricordando il caro
Partecipano al lutto:
– Giuseppe e Bianca Alemani.
Marco
Laura e Pigi si stringono forte a Valeria Francesca Alice e Nicolò Sofia Filippo ricordando con
tanto tanto affetto il caro
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
zio Marco
ti vogliamo tanto bene.- Nicolò e Sofia.
- Milano, 15 marzo 2014.
Quanti ricordi belli ritornano pur nel grande
dolore.- Lola Cynthia Ugo Andrea abbracciano
Alice Francesca Filippo e Valeria e non dimenticheranno il sorriso di
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco
sei stato il mio amore, il mio migliore amico, la
mia certezza.- Sei parte di me.- Per sempre.- Ilaria. - Milano, 15 marzo 2014.
Filippo Codazzi insieme alla famiglia è vicino
con profondo affetto ad Alice nel ricordo del caro
papà
Marco
- Milano, 14 marzo 2014.
Vale, Franci, Ali vi abbracciamo forte ricordando i tanti momenti bellissimi passati con voi e
Marco
Roberta con Endi. - Milano, 15 marzo 2014.
Partecipa al lutto:
– Gustavo.
Monica, Alberto e Cesare Franchini sono affettuosamente vicini a Filippo e famiglia per la perdita del caro
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
lo ricordano con molto affetto, come amico stimato e amato da tutti.
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco Villa
Lo ricordano con tanta simpatia Amalita, Piero e
Rossana Pellegatta. - Milano, 15 marzo 2014.
Tony e Maria Pia sono vicini con affetto a Filippo in questo tristissimo momento nel ricordo di
Marco
- Sankt Moritz, 15 marzo 2014.
Marco
stai volando sulle onde più alte.- Sei nei nostri
cuori.- Eva e Moreno.
- Milano, 15 marzo 2014.
Giorgio Amina Nicolò e Roberto partecipano al
dolore di Francesca e Alice e di tutta la famiglia
Villa per la perdita dell'indimenticabile amico
Marco
Saranno sempre presenti nella memoria e nel
cuore i momenti felici e le belle vacanze trascorse
insieme. - Milano, 15 marzo 2014.
Nicolò e Roberto Forni profondamente tristi sono vicini a Franci e Alice in questo doloroso momento e non potranno mai dimenticare le belle
gare di golf giocate insieme al loro grande papà
e campione
Marco Villa
- Milano, 15 marzo 2014.
Carissimo
Marco
sentirò la tua mancanza.- Antonio.
- Milano, 15 marzo 2014.
Vale, amica mia carissima quanti brutti momenti la via ci riserva...? E questo è per te il peggiore di tutti
Marco
era la tua luce e tu la sua sicurezza.- Ti sono vicina con il cuore, la mente e tutto l'affetto che ci
lega.- Un abbraccio fortissimo ad Alice e Francesca che sanno che il loro papà è e sarà sempre
al loro fianco.- Cristina Passadore.
- Milano, 14 marzo 2014.
Paolo Pinardi Delfina e Massimo addolorati abbracciano Filippo e famiglia per l'immatura scomparsa dell'indimenticabile amico
Marco
- Bruxelles, 15 marzo 2014.
Ciao
Marchino
Simona e Miryam Bordone con Rebecca e Micol
abbracciano Filippo, Francesca, Alice e Valeria.
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
Marco
con affetto.- Mauro Momo Borella e famiglia.
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco
caro amico, non sono bastati la tua forza e l'amore della tua meravigliosa famiglia.- Siamo di passaggio, si sa, ma tu hai lasciato il segno nei nostri
cuori.- Uomo e papà straordinario, per sempre
ricorderemo il tuo stile e il tuo sorriso fanciullesco.- Una carezza ad Alice, Francesca e Valeria.Willy e Valentina, Ale Rossi e Anna, Beppe e Monica con Sabrina. - Milano, 14 marzo 2014.
Marco
amico forte e coraggioso.- Gio e Sel con Filo e
Stefy abbracciano con affetto Valeria Francesca
ed Alice in questo momento di profondo dolore.
- Milano, 15 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco Villa
Al nostro guru
Annamaria, Marina ed Emanuela ricordano il
cugino
Marco
Aldo e Giuseppe Torrisi con grande commozione si stringono a Valeria e alla famiglia per la
prematura perdita dell'amico
Il tuo sorriso era unico, sempre così ti ricorderemo.- Ciao
Marco
Partecipiamo alla dolorosa perdita di
Marco Villa
Luigi Giuliana Poggetti, Emanuela Guia, Paolo
Ripamonti. - Milano, 15 marzo 2014.
Giorgio e Nicky abbracciano forte forte Filippo
Valeria e tutti i ragazzi ricordando con tanto affetto il caro
Marco
Sergio, Nicolò e Gaia con Matteo annunciano
con immenso dolore l'improvvisa scomparsa di
Partecipano al lutto:
– Piero Luciana Falcini.
– Sara e Federica Marini.
– Roberta e Alfredo Silvestri.
– Paolo Emanuela Monestiroli.
mammina
sei e sarai sempre la donna più importante della
nostra vita.- Sei la nostra "Drema" più buffa del
mondo.- Ti amiamo, Nico e Gaia.
- Milano, 15 marzo 2014.
Paolo e Titti Revel con i figli partecipano con
affeto al grande dolore di Valeria Francesca e Alice per la dolorosa perdita di
Marco Villa
- Torino, 15 marzo 2014.
Angela, Cochi, Laura, Annalisa, Barbara, Marcella, Deborah, Antonella, Angela, Chiara, Manuela, Luisella, Benedetta, Gilda, Aurora, Costanza, Tania, Ingrida, Elisa, Letizia, Annalisa,
Cristina, Bruna, Guendalina, Olga, Arabella,
Francesca, Frediano, Rosario si stringono con
tanto affetto a Valeria, Francesca e Alice nel ricordo di
Keep on Rocking per sempre.- Ghost Town Band.
- Milano, 15 marzo 2014.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo, il Collegio
dei Revisori, i soci, la Direzione e la Segreteria
del Golf Club Carimate si uniscono al dolore di
Alice, Francesca e familiari per la prematura
scomparsa di
Marco Villa
- Carimate, 15 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Giuseppe, Elide Crippa.
– Giuseppe Nava.
– Alessandro, Tiziana Perego.
– Alberto, Nuccia Marinelli.
– Lorenzo, Gianpaolo, Marilena Minghetti.
Marco Villa
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Un'infanzia insieme felici a Carimate, un'amicizia rara inalterata nel tempo, solo ricordi belli
Marco
era tutto questo.- Se ne è andato un uomo buono.- Stefano Beppe Lidia Ezio Duccio Livio Stefano Anna Roberta Bea Paola sono vicini a Valeria
Francesca ed Alice in questo momento di grande
dolore. - Carimate, 15 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Alvise e Megghi.
– Federico e Claudia.
Ciao
Marco
Marco
non ti dimenticheremo.- Chicca e Chicco Stazzi.
- Milano, 16 marzo 2014.
sarai sempre con noi.- Casiga e Rodolfo con Lulli
e Barbara. - Milano, 15 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Virginia Rossi.
– Fabio e Andrea Stock.
– Roberto D'Anna e Nora.
ri
Ci ha lasciati circondata dall'affetto dei suoi ca-
Josette (Sisi) Rossi Carmi
Commossi lo annunciano i figli Massimo con
Emanuele e Paola, Susanna con Michele e Tommaso, Maira con Marco Carlotta e Giacomo.
- Milano, 15 marzo 2014.
Vittorio, Lidia con Roberto e Sabrina partecipano al dolore di Massimo e famiglia per la scomparsa della mamma
Sisi Rossi Carmi
- Milano, 15 marzo 2014.
Alberto e Barbara sono affettuosamente vicini
a Chicco e alla sua famiglia per la perdita di
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
Lucio e Cinzia con Vale e Davide, Angelo e Bene con Cami, Davide e Alessandro, Dado e Silvana si stringono a Sergio, Nico, Gaia, Matteo e
Chicco con il fraterno affetto di sempre, nel dolore e nel ricordo di
Silvana Conti annuncia la morte della sua adorata mamma
Miri
che resterà nei loro cuori per sempre.
- Milano, 15 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Elli.
– Liliana e Luca Cignoni.
– Lauro e Patrizia con Francesca.
Anna, Popi e Fabrizio si stringono con grande
affetto a Sergio, Nicolò e Gaia per la perdita della cara
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Mirella
un'altra stella nel cielo.- Anna e Roberto.
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
Miri
sei stata la mia amica per quarant'anni.- Ci siamo volute bene.- Mi mancherai tantissimo.- Rossella Palleni. - Milano, 15 marzo 2014.
Ci uniamo a Sergio, Nicolò e Gaia nel dolore
per la prematura scomparsa della cara
Mirella
Roberto Anna Daniela e Paola.
- Milano, 15 marzo 2014.
Franco e Roberta Alemani Molteni con Billa, Alberto e figli abbracciano Chicco e Sergio nel ricordo dei tanti anni di affetto, amicizia e stima
fra le nostre famiglie e ricordano affettuosamente
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Tato Chicchi e Gianmaria si stringono con affetto all'amico Chicco e a Riccardo Nicolò e Gaia
nel triste momento della scomparsa di
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Micaela e Giorgia stringono affettuosamente
Francesco Danesi per la scomparsa dell'amata
sorella
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Micaela e Giorgia sono vicine all'avvocato Sergio Ravaglia e ai figli Gaia e Nicolò per la scomparsa della signora
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco
- Milano, 15 marzo 2014.
Mirella Danesi Ravaglia
Lidia Alberto e Andrea Calvi con Laura e Mariagrazia sono vicini a Valeria Francesca e Alice
nel loro dolore.- Ciao
Villone, sei stato il mio grande amico negli anni
più difficili.- Ti voglio bene.- Marco Olmo.
- Milano, 15 marzo 2014.
Manuela Cigna e Laura Miani si stringono con
profondo affetto a Sergio Nicolò e Gaia nel dolore per la perdita della cara
I condomini, l'amministrazione e i custodi di via
Dell'Annunciata 23/4 Milano partecipano al lutto
della famiglia per la scomparsa della signora
Marco, Bianca e Michele De Luca, profondamente rattristati, partecipano con affetto al dolore di Sergio, Nicola, Gaia e Chicco per la perdita
della cara
Marco
Mirella
nel rassicurante miglior ricordo che ho di lei.Carlo Francesco Dettori.
- Milano, 15 marzo 2014.
Miri
Umberto e Alessandra Verga sono vicini alla
famiglia per la perdita dell'amico
Partecipano al lutto:
– Valerio Verga e famiglia.
– I dipendenti della Orologeria Luigi Verga.
Partecipo con cordoglio alla prematura dipartita di
Pietro e Alessandra con Daniela e Marco profondamente addolorati si stringono a Sergio, Nicolò e Gaia con Matteo per la scomparsa della
cara
Barbara e Alfredo abbracciano con affetto Valeria, Alice e Francesca.
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco
non è più fra noi.- Lo comunicano con immenso
dolore Laura, Alice e Silvia con le loro famiglie.I funerali si terranno martedì 18 marzo alle ore
11 presso la chiesa di San Gioachimo via Fara,
2 Milano. - Milano, 15 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
Dott. Gianfranco Rezzaghi
Mirella
- Milano, 15 marzo 2014.
Mirella Danesi
Ciao
- Milano, 15 marzo 2014.
Marco
Fabio Mara e Roberta si stringono a Sergio Nicolò e Gaia per l'improvvisa scomparsa di
Miri Danesi Ravaglia
Un grazie di cuore a Vittorio Vacchini e Stefano
Di Donato per la grande ed affettuosa amicizia
di questi anni.- I funerali saranno celebrati in Milano, lunedì 17 marzo alle ore 9 nella Basilica di
San Marco con successiva tumulazione nel cimitero di Soffiano e Firenze.
- Milano, 15 marzo 2014.
Mirella
ricordandone l'amicizia di tanti anni.
- San Michele di Pagana, 15 marzo 2014.
Stefania Crespi con Francesco si stringe forte a
Sergio, Nicolò e Gaia in questo momento di dolore per la perdita della cara signora
Mirella Danesi Ravaglia
- Milano, 15 marzo 2014.
Stefania Crespi, Laura Caiani, Paola Ghezzi e
Angelo Carrara sono vicini all'avvocato Ravaglia,
Nicolò e Gaia in questo tristissimo momento per
l'improvvisa scomparsa della signora
Mirella Danesi Ravaglia
- Milano, 15 marzo 2014.
Vi siamo vicini con tanto affetto nel ricordo della cara
Maria Favero ved. Conti
- Milano, 15 marzo 2014.
Cara
Mariuccia
sei stata la migliore delle suocere che un genero
possa avere.- Ti ricorderò sempre con grande affetto.- Luigi - Milano, 15 marzo 2014.
Andrea e Luca ricordano con affetto la
nonna Mariuccia
nel momento del suo salto più lungo.
- Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
Mariuccia
con grande affetto.- Giovanni e Maria Teresa.
- Milano, 15 marzo 2014.
Il fratello Raimondo con Giovanna e figlie; la
sorella Marcella con Gianalberto e figli si stringono commossi a Silvana e familiari nel dolore
per la morte della mamma
Mariuccia Favero ved. Conti
- Lodi, 16 marzo 2014.
Mario Adele e Maria Cristina con Cristina Alessandro e Beatrice sono vicini con tutto il loro affetto ai carissimi cugini Silvana Luigi Andrea e
Luca per la perdita della cara
zia Mariuccia
- Vedano Olona, 15 marzo 2014.
Fulvio e Mary, con Francesca, Alessia e Leonardo, sono affettuosamente vicini a Silvana, Luigi, Andrea e Luca e ricordano la carissima
zia Mariuccia
figura garbatamente "d'altri tempi" per discrezione e signorilità.
- Vedano Olona, 15 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Gina Conti vedova Ferrario.
– Carla Vai vedova Frangi.
Alessandro e Susi Bottinelli con Elena, Alberto,
Paolo e Luca profondamente commossi sono particolarmente vicini a Silvana e familiari tutti partecipando al grande dolore per la scomparsa della cara signora
Maria Favero Conti
- Milano, 15 marzo 2014.
Patty, Paolo e Francesco annunciano la dolorosa scomparsa del loro amatissimo
Claudio Baj
I funerali si svolgeranno presso la chiesa Santa
Maria Liberatrice, via Solaroli 11, per giorno e
ora telefonare allo 02.29002015 lunedì 17.
- Milano, 15 marzo 2014.
Fabio con la zia Liliana e gli zii Luigi e Giac
piange con immenso dolore la perdita dell'adorato
Claudio
- Milano, 15 marzo 2014.
Anna e Alfredo, Antonio, Carla, Graziella,
Guya, Mariagrazia e Claudio ricordano con affetto
Claudio
caro amico dalla profonda bontà e gentilezza
d'animo. - Milano, 15 marzo 2014.
Ciao carissimo
Claudio
te ne sei andato troppo presto.- Ti ricorderemo
sempre.- I tuoi amici: Alberto e Maria, Amedeo
e Tullia, Fabrizio e Lorena, Fiorenza, Gianfranco
e Simonetta, Giorgio e Cristiana, Loris e Elena,
Lucio e Paola, Marco e Antonella, Maurizio, Michaela, Rodolfo e Francesca.
- Milano, 15 marzo 2014.
Abbiamo perso un pezzo della nostra vita
Miri
Claudio
Giulio e Mariolina, Luca e Michela, Carlo e Buba,
Giulio e Marisa, Piero e Anna, Gianri e Clara,
Michele e Francesca, Paolo e Marina.
- Bogogno, 15 marzo 2014.
Infiniti i momenti di crescita, di gioia, di difficoltà,
di spensieratezza vissuti assieme e che restano
indelebili nella mente e nel cuore.- Amico di sempre e per sempre oggi ti salutiamo, Marco Fabio
Fabrizio con Sandra Francesca Nelly e ragazzi.
- Milano, 15 marzo 2014.
Aldo Torrisi abbraccia con grande affetto l'amico di sempre Chicco e si stringe alla sua famiglia
per la perdita della cara sorella
Miralla Danesi Ravaglia
- Milano, 15 marzo 2014.
Gerolamo e Lodovico vicini nel dolore a Niccolò e Gaia ricordano
Mirella
con tanto affetto. - Milano, 15 marzo 2014.
Ciao
Miri
amica cara.- Marco e Antonella, Roberto e Cristina, Paolo e Lorenza, Roberto abbracciano con
affetto Sergio, Nicolò e Gaia.
- Milano, 15 marzo 2014.
Claudio Baj
è stato per me l'amico buono, tenero e fragile di
tutta una vita.- Non sarà possibile dimenticarlo.Simonetta lo abbraccia con tanto affetto ancora
una volta. - Milano, 15 marzo 2014.
Lasciando un vuoto incolmabile, il 9 marzo è
improvvisamente venuta a mancare all'affetto dei
suoi cari
Gunnel Staedler
Intonti
Continuerà a guidarci il suo esempio di forza e
lealtà, sempre unite alla sua immancabile, sobria
eleganza.- Il figlio Stefano e Ada con i nipoti
Francesco e Margareta.
- Roma, 9 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Gabriella e Thierry Oungre.
– Umberto Maiocchi.
Caro
Gianfranco
per la tua Fatina, nel bene e nel male, sei sempre
stato il centro del mondo.- Un giorno con gioia
ti ritroverò.- Un grosso abbraccio.
- Milano, 15 marzo 2014.
Caro
papà
Ha raggiunto la casa del Padre
Rosa Sorrentino ved. Ferraro
Lo annunciano con immenso dolore le figlie, i nipoti e i pronipoti tutti.- I funerali avranno luogo
lunedì 17 marzo alle 14.45 presso la chiesa di
Santa Maria Segreta.
- Milano, 14 marzo 2014.
Mia cara signora
Rosa
la ricorderò sempre con immenso affetto e sono
vicina a Pinuccia, Tina e Rosanna.- Mariapia.
- Milano, 15 marzo 2014.
Claudio, Antonella, Daniela, con Oliviero, Giulia, Camilla, Lucrezia, Matilde, Arianna, Emma,
Steffi, Sophie, Andy, Luca e Alex annunciano la
morte di
Roswita Colmignoli
- Roma, 14 marzo 2014.
tra le onde del mare hai navigato una lunga vita
piena di affetti e di amore, ora approda serenamente in un porto di pace.- Che il tuo burbero
ed affettuoso sorriso mi accarezzi sempre da lassù!- Tua Silvia. - Milano, 15 marzo 2014.
Titta abbraccia un'ultima volta l'amatissimo fratello
Fausto, Francesco, Giacomo e Sofia ricorderanno sempre con tanta allegria e affetto il loro
e si stringe ad Augusta, Fabrizio e Simona.- Con
lei Franchino, Giovanni, Marco, Silvia, insieme ai
famigliari. - Milano, 15 marzo 2014.
nonno Gianfranco
- Milano, 15 marzo 2014.
Arrigo e Gloria abbracciano Laura per la scomparsa di
Gianfranco Rezzaghi
- Milano, 15 marzo 2014.
Antonella con Maurizio e Nadia si stringe con
tanto affetto a Laura nel ricordo dell'indimenticabile amico
Gianfranco
Gaetano (Nino) Ruocco
Gli amici di sempre piangono la prematura
scomparsa di
Jole De Mattei
Sono vicini all'amico fraterno Nino, Cesare, Ester
e Marco. - Milano, 16 marzo 2014.
Come da suo desiderio, a esequie avvenute, la
moglie Anna, i figli Giorgia Claudio con Paola ed
Ilaria annunciano la scomparsa di
Emanuele Mazzei
- Sarto, 13 marzo 2014.
- Milano, 15 marzo 2014.
Maria con Federico Matteo ed Elena abbraccia
forte Silvia per la dolorosa perdita del caro papà
Gianfranco Rezzaghi
il cui ricordo rimarrà sempre vivo nella sua memoria. - Milano, 15 marzo 2014.
Alberto Cozzi partecipa al dolore della moglie
Laura e delle figlie Silvia e Alice per la scomparsa
del caro amico
Gianfranco Rezzaghi
- Milano, 15 marzo 2014.
Nicoletta e Dario con i propi figli e le loro famiglie, addolorati e sgomenti per la prematura
scomparsa della loro giovane nipote
1993 - 2014
Camilla Bertoldi
1999 - 2014
Romana Bertoldi
Sempre nel cuore di Silvio e Cecilia.
- Milano, 16 marzo 2014.
Giovanna Pessina
Vanna è un anno che sei volata via.- Ti sento vicina, aspettami.- Tullio.
- Milano, 16 marzo 2014.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Laura Fugazzi in Gorla
ne ricordano l'amorevolezza stringendosi in un
forte abbraccio di solidarietà a Mario e ai suoi
bambini, eredi e custodi del suo grande amore e
dedizione fino all'ultimo respiro.
- Abbiategrasso, 15 marzo 2014.
Massimo Ciceri abbraccia forte l'amico Mario e
i suoi bambini per la scomparsa di
Laura
donna dolce e meravigliosa che sono orgoglioso
di aver avuto come amica.
- Sovico, 15 marzo 2014.
La famiglia Ciceri stringe con un fraterno abbraccio Mario Gorla e i figli nel ricordo della cara
moglie e mamma
Laura Fugazzi
- Sovico, 15 marzo 2014.
Il Consiglio di Amministrazione di Beta Utensili
SpA partecipa al grave lutto che ha colpito la famiglia Gorla per la perdita di
Laura
e porge le più sentite condoglianze.
- Sovico, 15 marzo 2014.
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Corriere della Sera
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 540,00
Ciao
Laura
rimarrai per sempre nei nostri cuori.- Ruggero
Annalia Santin con Gigliola e Laura.
- Monza, 15 marzo 2014.
Pietro, Marina, Roberto, Livia abbracciano Mario, Marcello e Ottavia in ricordo della dolcissima
Laura Fugazzi in Gorla
che rimarrà sempre nei nostri cuori.
- Abbiategrasso, 15 marzo 2014.
"Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio".
Il 14 marzo ci ha lasciato
Erminio Frigerio
Lo annunciano le figlie Emma, Maria con Maurizio e Stefano, la nuora Marzia, Magdalena e la
piccola Maria Stella.- I funerali avranno luogo lunedì 17 marzo alle ore 11 presso la chiesa dei
SS. Quattro Evangelisti, via Pezzotti, 53.
- Milano, 15 marzo 2014.
Martina e Luca Galimberti annunciano la
scomparsa dell'adorata mamma
Dott.ssa Arch. Dolores Lazzari
- Milano, 14 marzo 2014.
Partecipano al lutto:
– Diano.
– Maurizio e famiglia Pecile.
– Patrizia e famiglia Carenzi.
Guelfo e Fabrizio con Floriana e Marilynn, Alice e Fabrizio, Aaron e Valentino, Valentina con
Alessandro comunicano la scomparsa della cara
mamma e nonna
Elisa Bazzocchi
Le esequie saranno celebrate lunedì 17 marzo
2014 alle 14.45 nella chiesa di Santa Maria della
Passione in via Conservatorio a Milano.
- Milano, 15 marzo 2014.
Aldo e Cristina con Giorgia, Annamaria e Sergio con profonda tristezza annunciano che la cara
Fausta Borroni Tagliazucchi
si è spenta serena nel sonno.- Un ringraziamento
particolare a Renzo e Giorgio e signora Franca
per la assistenza affettuosa durante gli ultimi anni. - Milano, 15 marzo 2014.
Il giorno 15 marzo si è spento
Ivan Tognarini
Ne ricordano generosità, rettitudine e impegno
civile la moglie Gabriella ed il figlio Niccolò.- La
cerimonia si terrà presso l' Antiquarium Costantini a Fiesole, domani dalle ore 14.
- Firenze, 16 marzo 2014.
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO :
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
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Ai 5 stella:
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parla una delle prostitute minorenni:
1 Parioli,
«Ci trattavano come macchine».
Aereo scomparso in Malesia: sempre
2 più verosimile la tesi del dirottamento.
La Russa e la nonna: «Geronimo
3 Ignazio
vittima di un complotto dello zio».
F1, Australia: la prima pole è di Hamilton
4 La Ferrari di Alonso parte in quinta posizione.
felice di candidarmi alle Europee
5 Berlusconi:
Puntiamo agli elettori del Movimento 5 Stelle.
Grillo a Milano
Il leader dei CinqueStelle
dentro i cantieri dell’Expo
2015: le foto e i video
La curiosità
Harry Potter in rete
La scrittrice Rawling mette
in rete la storia della Coppa
del Mondo di Quidditch
Formula 1
La prima
Iniziata
la stagione
in Australia:
risultati
commenti
e foto in tempo
reale
Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera
62
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER RIFLETTERE
Quante novità
in casa Martini
Quando la tv
aiuta i bambini
Eccoci, fan del «medico» : da
stasera arriva la nona
edizione. Anche se il «medico»
Lele non c’è perché si è
trasferito a Parigi (Giulio
Scarpati non ha voluto essere
presente in questa edizione) la
serie continua raccontando
amori e peripezie della
famiglia Martini. Quindi dopo
ben 15 anni di
programmazione la big family,
allargata più che mai, torna in
una veste completamente
nuova, con nuovi personaggi.
Ma come sempre a reggere le
redini e a portare ordine in
casa c’è il simbolo della
famiglia tradizionale italiana
per eccellenza: Nonno Libero
(Lino Banfi, foto a capotavola)
Undicesima edizione di «La
fabbrica del sorriso»,
iniziativa di solidarietà
promossa e realizzata da
Mediafriends (onlus fondata
da Mediaset, Mondadori e
Medusa). Obiettivo
principale di questa nuova
edizione è offrire a molti
bambini sfortunati la
speranza di un futuro
migliore. Sono state scelte
due associazioni: la Lega del
Filo d’Oro e Cesvi. A queste
saranno destinati i fondi che
verranno raccolti in due
settimane, da oggi a
domenica 30 marzo. Tutte le
reti Mediaset saranno
infatti impegnate in una
grande maratona benefica.
Un medico in famiglia 9
Rai1, ore 21.30
La fabbrica del sorriso
Reti Mediaset
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Luca & Paolo
Bersani e Floris
nuovo show comico da Fabio Fazio
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Al via il nuovo programma
comico firmato da Antonio
Ricci e condotto da Luca &
Paolo. Parodie, ironie, gag. E
tra le «vittime» Fiorello
(prima dell’incidente).
Giass
Canale 5, ore 21.10
Puntata domenicale per Fabio
Fazio e Luciana Littizzetto (foto).
Ospiti stasera Fabrizio Gifuni e
Francesco Bruni, protagonista e
regista di Noi 4; Bersani,
Giovanni Floris, i Perturbazione.
Che tempo che fa
Rai3, ore 20.10
Da Paragone
si parla di Renzi
Abdulaye Mbodj
diventa avvocato
Da Gianluigi Paragone si parla
di Matteo Renzi. Tra gli ospiti,
Gianfranco Rotondi (Pd),
Pietro Ichino (Scelta Civica),
Mario Giordano (direttore Tg4)
e Marco Fratini (economista).
La Gabbia
La 7, ore 21.10
Abdulaye Mbodj ha fatto molta
strada: è il primo avvocato
africano del foro di Milano. Lo
racconta lui stesso, ricordando il
suo arrivo in Italia quando suo
padre vendeva accendini.
Tg3 Persone
Rai3, ore 12.15
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Corriere della Sera Domenica 16 Marzo 2014
63
Pay Tv
Film
e programmi
Coppia assassina
uccide i ragazzini
La storia di Myra Hindley e Ian
Brady (foto insieme), due fidanzati
che, nell’Inghilterra degli anni 60,
commisero una serie di crimini
orrendi a sfondo sessuale: uccisero
cinque ragazzi tra i 10 e i 17 anni.
La coppia che odiava i bambini
Crime Investigation, ore 21.50
Carell vuole ritrovare
l’ex amore Knightley
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Un asteroide sta per colpire la
Terra e per il pianeta sembra che
non ci siano più speranze. Dodge
(Steve Carell, foto con Keira
Knightley) ha un solo desiderio:
rivedere il suo amore di gioventù.
Cercasi amore per la fine del
mondo; Sky Cinema 1, ore 21.10
Debra Missing affitta
un finto fidanzato
Kate (Debra Missing, foto), single,
deve partecipare al matrimonio
della sorellastra. Decide di
«affittare» un accompagnatore
di professione, per farlo passare
poi come suo nuovo boyfriend...
The Wedding Date
Cinema Emotion, ore 21.15
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Un implacabile killer (Brad Pitt)
viene assoldato dalla mafia per
indagare su una rapina. Per
portare a termine la missione
dovrà lasciarsi dietro una lunga
scia di sangue.
Cogan - Killing Them Softly
Sky Cinema Cult, ore 21
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La televisione
in numeri
Le parodie di Crozza
battono i talk seriosi
«I
l mio governo sarà uno show bellissimo», dice il premier Renzi-Crozza dal palco del Paese
delle Meraviglie. Ecco qui sintetizzato il lato
più appealing della politica italiana: la sua capacità di essere oggetto di parodia. È ricominciato su La7 il programma di Maurizio Crozza, e subito è stato chiaro un dato: il Paese delle Meraviglie è la trasmissione
più seguita della rete, più dei seriosi talk dei Formigli e dei
Paragone. L’esordio, il 7 marzo, ha raccolto poco più di
2.500.000 spettatori, per
uno share del 9,2%, perforTop & Flop
mance top per il network di
Urbano Cairo. La seconda
«Don Matteo 9»
puntata ha tenuto con
Hill riflette su rapine in farmacia
2.400.000 spettatori, e una
share dell’8%. Il pubblico di
Crozza ha un’ovvia affinità
con quello che segue la poppolitica dei Razzi & Formigoni: è adulto (anche se il
«Don Matteo 9 - Sotto
programma piace anche a
accusa»: 7.631.000
venti-trentenni), maschile
spettatori, 25,81% di share.
(oltre il 10% di share), diploRai1, giovedì 13 marzo, ore
mato o, soprattutto, laurea21.24. Minuto picco:
to (oltre il 20% di share).
8.071.000 spettatori, mentre
Con uno stile di satira
Don Matteo (Terence Hill)
molto differente, ha costruiriflette sui furti in farmacia
to un seguito crescente di
fan anche «Gazebo», il pro«Sex and the City»
gramma di Diego «Zoro»
Via al serial con Parker/Carrie
Bianchi che ha reso ampiamente popolare Marco Damilano e il gruppo di stralunati commentatori che popola la trasmissione:
770.000 spettatori medi per
«Sex and the City»:
la seconda/terza serata di
363.000 spettatori, 1,24%
Rai3, e un pubblico molto
di share. La7, martedì 11
simile a quello di Crozza
marzo, ore 21.45. Minuto
(con la sola differenza della
picco negativo: 341.000
presenza maggiore di donspettatori, inizia l’episodio
ne sugli uomini). La particon Sarah Jessica Parker nei
panni di Carrie (ore 21.46)
colarità di Gazebo è il suo
legame col palinsesto: vola
quando completa una serata coerente, come accade il martedì con «Ballarò». In un periodo in cui i talk più seri fanno più fatica di un tempo, la
politica resta estremamente popolare se oggetto di satira, di
scherno, di ironica presa di distanza. E dopo il ventennio
berlusconiano, Matteo Renzi e i giovani del suo governo
sembrano dare nuova benzina ai comici. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 16 Marzo 2014 Corriere della Sera