2 0 n o vem br e 2 014 NUM E RO 1 77 AN N O 8 Pharma kronos Q UO TI DI AN O D’IN FO R M AZ I ON E F AR M AC EU T IC A I capi delle agenzie regolatorie riuniti a Pechino Si è aperto ieri a Pechino il IX Summit Internazionale dei capi agenzie regolatorie mondiali organizzato dalla Fda Cinese a cui partecipano i rappresentanti di 30 Paesi da tutti i continenti. I capi delle agenzie regolatorie come l’Aifa hanno da tempo individuato questa e altre aree dense di potenziali difficoltà e hanno deciso di affrontarle condividendo informazioni, dati e risultati in modo comune. La Cina, si chiede se non sia giunto il momento di discutere di un Sistema regolatorio della medicina globale basato sulle competenze dei rispettivi sistemi nazionali. Le parole chiave che emergono dalla prima mattinata dei lavori, coordinata dall’Aifa e dall’Agenzia brasiliana Anvisa, sono integrazione e armonizzazione, soprattutto nell’ambito dello sviluppo di una scienza regolatoria sempre più presente, come sottolineato da Margaret Hamburg della Fda, sin dai passi iniziali della costruzione, valutazione e validazione di un dossier registrativo. La sessione pomeridiana, coordinata dal Paul Ehlrich Institute tedesco e dall’Agenzia irlandese Imb, è totalmente dedicata alle ispezioni. La Cina ha presentato i dati generati da un team di 886 ispettori di cui 100 dedicati ai vaccini, lamentando il fatto di avere in questa aerea una forza lavoro molto sguarnita. (B.D.C.) Sviluppare un farmaco costa ormai quasi 3 mld dollari La stima del Tufts Center for the Study of Drug Development Lo sviluppo di un nuovo farmaco che guadagna poi l'approvazione alla commercializzazione, un processo che spesso dura più di un decennio, ha oggi un costo di 2,55 miliardi di dollari. Ma, aggiungendo alcuni altri elementi, si sfiorano i 3 miliardi di dollari. E' la stima che proviene da uno studio del Tufts Center for the Study of Drug Development (Usa). Il dato dei 2.558 milioni di dollari è composto da un costo medio 'out of pocket' di 1.395 milioni e un costo in termini di tempo (i ritorni a cui gli investitori rinunciano, mentre un farmaco è in fase di sviluppo) di 1.163 milioni di dollari. Proseguendo c'è poi il costo medio stimato di ricerca e sviluppo post-approvazione - per testare nuove indicazioni, nuove formulazioni, nuovi dosaggi e regimi, e per monitorare gli effet- ti collaterali di sicurezza come richiesto dalla Food and Drug Administration come condizione di approvazione - che è di 312 milioni di dollari durante l'intero ciclo di vita del prodotto e che fa lievitare la cifra totale a 2.870 milioni. L'analisi aggiornata è stata effettuata grazie alle informazioni fornite da 10 aziende farmaceutiche su 106 farmaci scelti a caso che sono stati testati sull'uomo in qualsiasi parte del mondo fra il 1995 e il 2007. "Lo sviluppo di un farmaco rimane un'impresa costosa nonostante gli sforzi in corso da parte delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche per frenare i crescenti costi di ricerca e sviluppo", ha detto Joseph DiMasi, direttore di analisi economica presso il Tufts Csdd e ricercatore principale per lo studio. Segue a pag. 3 » ALL’INTERNO L'antibiotico-resistenza è un problema reale Antibiotici senza regole non funzionano, campagna Aifa ---------------------- Aic concessa ad Harvoni (ledipasvir 90 mg/sofosbuvir 400 mg) Gilead, via libera Ue ad anti-epatite C '2-in-1' ---------------------- Dati su vasta scala indicano un minor numero di casi di emorragia maggiore e ictus Due analisi 'real life' promuovono dabigatran su warfarin ---------------------- Il medicinale Novartis verrà confezionato in Italia Scompenso cardiaco, molecola sperimentale promettente » PHARMAMARKET Nasce nuova 'app' che risponde a dubbi su farmaci Cosa acquistare, farmaco di marca o equivalente? Lo potrò prendere mentre assumo un altro medicinale? Posso consultare on line il bugiardino? A queste domande risponde la 'app' Pharmawizard, che fornisce un motore per la ricerca di informazioni ufficiali sui farmaci - principio attivo, indicazioni terapeutiche, prezzo, ecc. - su prodotti di marca ed equivalenti e della stessa classe terapeutica, ordinati secondo i volumi di vendita e con l'opportunità di filtrare i risultati per fascia di prezzo, forma farmaceutica e intolleranze. Attraverso l'app per dispositivi Android e iOS, Pharmawizard mette a disposizione degli utenti informazioni ufficiali e affidabili tratte dalla Banca dati del farmaco e dagli open data del ministero della Salute. focus L'antibiotico-resistenza è un problema reale Antibiotici senza regole non funzionano, al via campagna Aifa 'Senza regole non funzionano'. Non è più una previsione per il futuro, ma sta accadendo ora in tutto il mondo: l'antibioticoresistenza è un problema reale e il rischio di un'era pre-antibiotica, dove infezioni comuni e malattie minori possono tornare ad essere letali, "torna ad essere una possibilità". E' quanto emerge dal rapporto globale sull'antibiotico-resistenza realizzato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e quanto riportato anche dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc), che ha celebrato in tutti i Paesi Ue la settima Giornata europea degli antibiotici. Obiettivo, sensibilizzare la popolazione generale e gli operatori sanitari sul problema purtroppo crescente della resistenza dei batteri agli antimicrobici. E proprio in concomitanza con questa ricorrenza prende il via la campagna di comunicazione Aifa sul corretto uso degli antibiotici: poche ma fondamentali regole "per un loro impiego opportuno affinché continuino ad essere efficaci". A preoccupare l'Ecdc, riferisce Aifa, la "resistenza crescente ai Carbapenemi, antibiotici di ultima linea, laddove altri non sortiscono effetti positivi, ai quali dal 2010 al 2013 si registra una resistenza quasi raddoppiata nella Klebsiella pneumoniae (dal 4.6% al 8.3%)". A questo batterio anche le cefalosporine di terza generazione trovano resistenza, e continua ad aumentare quella ai fluorochinoloni e alle cefalosporine di terza generazione nell'Escherichia coli. L'Italia purtroppo "contribuisce non poco all'avanzare di questo fenomeno, soprattutto alla resistenza della Klebsiella pneumoniae ai carbapenemi, come si evince sempre dal rapporto dell'Ecdc: insieme a Grecia e Cipro è fra le nazioni in cui si rilevano percentuali di resistenza vicine al 50%", afferma Aifa. 'Bollino rosso' al nostro Paese anche per la resistenza di questo batterio ai fluorochinoloni e alle cefalosporine di terza generazione, ma altrettanto vale purtroppo anche per l'Escherichia coli. Come conferma il Rapporto dell'Osservatorio Aifa sull'impiego dei Medicinali (OsMed) 2013, in Italia c'è un uso eccessivo degli antibiotici. Le condizioni cliniche per le quali si osserva un impiego di questi medicinali più frequentemente inappropriato sono le infezioni acute delle vie respiratorie: nell'80% dei casi però la causa è di tipo virale, pertanto l'uso dell'antibiotico è del tutto inuti- le. E proprio questo è uno dei messaggi principali della campagna di comunicazione Aifa: non usare gli antibiotici per curare virus o raffreddori e assumerli solo se necessario. Una volta iniziata la terapia, poi, è fondamentale attenersi scrupolosamente alle indicazioni di dosi e durata, perché interrompere arbitrariamente il trattamento prima del tempo rende i batteri sempre più 'forti'. Il protagonista dello spot video è proprio un batterio che cerca di bypassare le 'regole del club' (idealmente quello dei 'virtuosi' che utilizzano gli antibiotici nel modo corretto) ma viene 'annientato' dai comportamenti appropriati. Solo se questi medicinali sono impiegati rispettando le regole funzionano contro gli agenti patogeni. La campagna apparirà su tutti i mezzi di comunicazione, dalla tv alla radio nazionale, alle affissioni e pubblicità dinamica, alla stampa quotidiana e periodica. Saranno interessate tutte le regioni italiane con particolare riferimento a quelle del Centro Sud e Isole, dove i dati di consumo OsMed rilevano le percentuali di utilizzo improprio più elevate. (M.L.) Gilead, via libera Ue ad anti-epatite C '2-in-1' Aic concessa ad Harvoni (ledipasvir 90 mg/sofosbuvir 400 mg) Gilead Sciences annuncia che la Commissione europea ha rilasciato l'autorizzazione all'immissione in commercio per Harvoni (ledipasvir 90 mg/sofosbuvir 400 mg), il primo regime basato su una sola compressa da assumere una volta al giorno per trattare la maggior parte delle infezioni da virus dell'epatite cronica C di genotipo 1 e 4 nei pazienti adulti. Harvoni combina l'inibitore di NS5A ledipasvir con l’inibitore analogo nucleotidico della polimerasi sofosbuvir, approvato dalla Commissione europea con il nome commerciale Sovaldié nel gennaio 2014. Ledipasvir/sofosbuvir - sottolinea una nota - è indicato per il trattamento dell'infezione da virus dell'epatite cronica C negli adulti ed è raccomandato nei pazienti mai trattati in precedenza e già trattati in precedenza, cirrotici e non cirrotici, con virus di genotipo 1 e 4, per un trattamento della durata di 12 o 24 settimane, a seconda dell'anamnesi terapeutica e dello stato della cirrosi. Harvoni è indicato anche nei pazienti con Hcv con co-infezione da Hiv. "In Europa i pazienti affetti da epatite C di genotipo 1 e i medici che li hanno in cura stavano aspettando un trattamento avanzato come questo da decenni - ha dichiarato Graham Foster, Professore di Epatologia presso la Queen Mary University di Londra. "Con ledipasvir/sofosbuvir abbiamo la possibilità di trasformare le modalità di trattamento delle persone che in Europa convivono con la forma più diffusa di epatite C. Nel caso di molti pazienti siamo in grado di eliminare la necessità delle iniezioni di interferone e dell'utilizzo di ribavirina e offrire loro una cura costituita da una singola compressa da assumere una volta al giorno". » MOLECOLA SCOMPENSO CARDIACO » 3 MLD PER SVILUPPARE FARMACO Nuovi dati promettenti sul farmaco sperimentale Novartis per i pazienti con scompenso cardiaco e frazione di eiezione ridotta. I risultati, presentati in questi giorni alle Scientific Session 2014 dell'American Heart Association, mostrano come il medicinale (noto con la sigla Lcz696) "abbia le potenzialità per cambiare il decorso della patologia", afferma Novartis in una nota. Le nuove analisi in particolare mostrano che, nel raffronto con enalapril, il farmaco sperimentale ha significativamente "ridotto il rischio di decesso improvviso del 20%", "del 16% le ospedalizzazioni per cause cardiovascolari o per altre ragioni" e del 16% la necessità di intensificare il trattamento domiciliare. Quando sono stati ricoverati, i pazienti trattati con Lcz696 e quelli trattati con enalapril sono rimasti in cura per un periodo di tempo pressoché analogo, ma tra quelli trattati con il farmaco sperimentale si è registrato un 18% in meno nella permanenza in terapia intensiva e una minore probabilità, 31%, di dover ricorrere a farmaci endovena per aiutare il cuore a pompare. Segue dalla prima - In un'analisi pubblicata nel 2003, gli stessi esperti avevano stimato che il costo per ogni nuovo farmaco approvato fosse di 802 milioni di dollari per prodotti testati fra il 1983 e il 1994. La cifra, pari a 1.044 milioni di dollari se rapportata al 2013 (anno di riferimento del nuovo studio), indica un aumento del 145% tra i due periodi di studio, a un tasso di crescita annuo composto del 8,5%. I fattori che probabilmente hanno incrementato i costi comprendono una maggiore complessità delle sperimentazioni cliniche, le dimensioni maggiori degli studi, una maggiore attenzione a malattie croniche e degenerative, cambiamenti nella progettazione dei protocolli al fine di includere informazioni per la valutazione delle tecnologie sanitarie, e la necessità di eseguire anche studi di efficacia comparativa. C'è però chi critica questa analisi: è Rohit Malpani, direttore Policy e analisi per la Campagna per l'accesso ai farmaci di Medici senza frontiere, che polemicamente ha affermato: se si crede al fatto che sviluppare un medicinale costi 2.560 milioni di dollari, "probabilmente si crede anche che la Terra è piatta". Due analisi 'real life' promuovono dabigatran su warfarin I risultati di due nuove analisi di dati 'real life' presentati alle sessioni scientifiche del congresso dell'American Heart Association 2014 di Chicago dimostrano in modo indipendente che la terapia di routine con dabigatran etexilato è associata a un minor numero di casi di emorragia maggiore e ictus rispetto a warfarin. I risultati di entrambi gli studi, riguardanti un totale di oltre 60.000 pazienti con fibrillazione atriale negli Stati Uniti, confermano il profilo di efficacia e sicurezza di dabigatran, rilevato nel trial clinico Rel-Ly in vaste popolazioni di pazienti in terapia per la prevenzione dell’ictus, in contesti reali. Una delle due analisi è stata condotta dal Brigham and Women’s Hospital utilizzando i database di compagnie private di assicurazione sanitaria negli Stati Uniti1. La seconda analisi è stata condotta dal Walter Reed National Military Medical Center sui dati sanitari di militari ottenuti dal database del Ministero della Difesa statunitense. Negli Stati Uniti l'uso di dabigatran etexilato è approvato ai dosaggi di 150mg due volte al giorno e 75mg due volte al giorno, per ridurre il rischio di ictus ed embolia sistemica in pazienti adulti con fibrillazione atriale non-valvolare. "Proteggere il paziente dall'ictus, riducendo al contempo il rischio di una emorragia maggiore, è quanto di più sfidante un medico possa desiderare per i suoi pazienti con fibrillazione atriale. Queste due nuove esperienze di vita reale, che ancora una volta giungono dagli Stati Uniti, sono consistenti con quanto già dimostrato dall'ampia casistica del Medicare, pubblicata due settimane fa su Circulation", afferma Giuseppe Di Pasquale, direttore dell'Unità Operativa di Cardiologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna. (B.D.C.)
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