Nóēsis Saggi e Studi sulla Cultura della Formazione 5 Nóēsis Saggi e Studi sulla Cultura della Formazione Direzione Maura Camerucci (Università degli studi Roma Tre) Comitato scientifico Maria Rita Cifarelli (Università di Genova) Maura Di Giacinto (Università Roma Tre) Stefano Salvatore Scoca (Università per Stranieri Dante Alighieri Reggio Calabria) Gianfrancesco M. Villani, MD (Fellow of the European Board of Ophthalmology) Elena Zizioli (Università degli studi Roma Tre) Iñaki Rodríguez Cueto (Universidad de Deusto) Daniel D. Dupied (Président d’honneur de l’Association Internationale des Éducateurs Sociaux – AIEJI. Médréac) La collana è sottoposta a peer-review Bisogni educativi emergenti: ridefinire un percorso a cura di Maura Camerucci Morlacchi Editore U.P. Impaginazione e copertina: Jessica Cardaioli Isbn: 978-88-6074-699-3 Copyright © 2014 by Morlacchi Editore, Perugia. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la copia fotostatica, non autorizzata. Mail to: [email protected] | www.morlacchilibri.com Finito di stampare nel mese di dicembre 2014 da Digital Print-Service, Segrate (MI) Indice Prefazione di Maura Camerucci 9 Parte prima Influenze educative e incidenze nello sviluppo cognitivo e formativo del bambino di Maura Camerucci 1.1 Tratti caratteristici e comuni allo sviluppo del bambino21 1.2 Continuità e cambiamento per un’educazione responsabile 41 1.3 Fattori e conseguenze che influenzano l’autonomia del bambino63 Riferimenti bibliografici82 Parte seconda Inclusione di tecnologie integrative di Federica Tripodi 2.1 Scuola 2.0: per un futuro digitalizzato della scuola91 2.2 Cambiamenti ludici e relazioni educative ai tempi dei digital kids 118 Riferimenti bibliografici153 Sitografia156 Parte terza Educare oggi tra rischi e opportunità di Elena Zizioli 3.1 La crisi attuale: lo scenario 160 3.2 La globalizzazione come spazio critico: sperequazioni e opportunità (di Elisabetta Colla) 3.3 La ricerca di “nuove rotte”: alcune direttrici 167 172 3.4 La mediazione come risorsa (di Elisabetta Colla)180 3.5 Rischi vs Opportunità 186 Riferimenti bibliografici201 Education should start right from school teaching how to follow a healthier lifestyle Prefazione I n questi ultimi anni hanno compiuto rapidi progressi settori già noti della ricerca, quali il linguaggio, l’attività cognitiva, la memoria e l’educazione. In seguito ci sono stati altri passi in avanti, e anche la pedagogia è diventata più sofisticata e complessa, ha raggiunto un maggior numero di conoscenze e ha accresciuto la propria importanza nei confronti dei problemi personali, sociali e educativi. Nello stesso tempo le conoscenze in continua espansione, pongono delle direttive per presentare un punto di vista equilibrato sulle influenze educative esercitate sulla persona, sullo sviluppo cognitivo in ogni fase dell’età della crescita, dal periodo prenatale fino all’adolescenza e oltre, per individuare con chiarezza la complessa natura delle forze fisiche, psicologiche, sociali, che influiscono sul comportamento dei bambini in ciascuna fascia di età. Ogni mutamento del comportamento è il prodotto dello sviluppo, ogni modificazione può accompagnare manifestazioni temporanee di soddisfazione o negazione che non sono però prodotte dallo sviluppo, se sono temporanee e passeggere. Il termine sviluppo viene applicato a quei tratti caratteristici che sembrano manifestarsi in maniera regolare e definitiva per un periodo ragionevole di tempo. 10 Bisogni educativi emergenti: ridefinire un percorso Naturalmente questi cambiamenti danno luogo a modalità di risposta nuove e più evolute, fa nascere cioè un comportamento più adattivo e funzionale, organizzato a un livello superiore, quindi più stabile e più adeguato, ovvero più efficiente.1 Si parla, ad esempio, di sviluppo quando un bambino passa dalla locomozione a carponi alla deambulazione, dal balbettio al linguaggio articolato, dal pensiero concreto a quello astratto, da interessi egocentrici alla considerazione degli altri. In ciascuno di questi casi si ritiene che la funzione comparsa per ultima sia la migliore e più vantaggiosa. Esistono tuttavia alcune eccezioni: anche talune modificazioni negative vengono considerate come momenti dello sviluppo, ad esempio il formarsi di cattive abitudini, il comportamento scorretto. Gli obiettivi principali che si prefigge una educazione formativa sono la descrizione, la misura e la spiegazione di quei cambiamenti o trasformazioni che sembrano essere universali in quanto si verificano in tutti i bambini, qualunque sia la cultura cui appartengono. Tutti i bambini, ad esempio, mostrano i primi segnali di angoscia in presenza di estranei fra gli otto e i dodici mesi; pronunciano le prime parole verso i dodici mesi e camminano da soli intorno ai tredici mesi. Si ritiene comunemente che alla base di questi fenomeni universali di crescita ci sia una qualche interazione fra il processo di maturazione e l’esperienza.2 Inoltre il comportamento e le attitudini possono variare a seconda delle situazioni in cui si trovano perché possono essere vicino alla madre quando sono in un luogo sconosciuto o mentre si allontanano tranquillamente da lei in un ambiente familiare. Bower T.G.R., Introduzione allo sviluppo della prima infanzia, Zanichelli, Bologna, 1980. 2. Bruner J.S., Le prime fasi dello sviluppo cognitivo, Armando, Roma, 1972. 1. M. Camerucci | Prefazione11 Questioni molto antiche, ad esempio, come il problema dell’influenza sullo sviluppo della personalità infantile attraverso i metodi educativi dei genitori, sono state sottoposti a più accurati approfondimenti. Infatti, la natura dei problemi cambia man mano che si accumulano le informazioni. Le risposte trovate ad alcuni quesiti costituiscono delle scoperte che pongono spesso interrogativi più raffinati, i quali sollecitano a loro volta ulteriori problemi di ricerca, altre indagini, motivate da pressioni sociali che hanno legami con problemi educativi.3 Quali sono gli stimoli e gli avvenimenti che attraggono più facilmente l’attenzione di un bambino nei primi mesi di vita? Quali sono le capacità cognitive, la percezione, il pensiero, il ragionamento, durante la prima infanzia? Esiste nello sviluppo intellettuale una successione di tappe o di stadi comuni a tutti i bambini? E se esiste, è possibile accelerare il passaggio da uno stadio all’altro mediante regole educative speciali? Perché nelle scuole dell’infanzia i bambini appartenenti a minoranze etniche o sociali ghettizzate ottengono punteggi più bassi nei test che valutano l’intelligenza e il linguaggio, se confrontati con i bambini della stessa età appartenenti alle classi medie? I fattori ereditari svolgono un ruolo importante nella formazione di tratti della personalità come l’indipendenza e l’autonomia? Quali sono le conseguenze, se mai esistono, del fatto di crescere in una famiglia in cui è presente uno solo dei genitori? Quali tipi di esperienze favoriscono lo sviluppo di un comportamento cooperativo e altruistico e quali sono i fattori che rendono più probabile l’instaurarsi di un comportamento scorretto? L’influenza dei compagni di scuola è determinante, nel modellare il comportamento rispetto a quella esercitata dai genitori? Il contributo di metodi educativi aiutano alla comprensione e quindi 3. Caplan F., I primi dodici mesi di vita, Sperling e Kupfer, Milano, 1974. 12 Bisogni educativi emergenti: ridefinire un percorso ad una eventuale soluzione di questi problemi. Incoraggiamenti all’iniziativa e alla curiosità, affiancati da norme educative speciali, possono produrre nei bambini che vivono in territori discriminanti effetti positivi sulla capacità di eseguire compiti per migliorare se stessi e la realtà che li circonda. Sono, i cattivi rapporti tra genitori e figli, quando, per esempio, il padre e la madre rifiutano il piccolo, lo sottopongono a norme disciplinari contraddittorie o lo puniscono severamente e altro che fanno nascere sentimenti di insicurezza e frustrazione. Importante è preparare programmi educativi destinati ad aiutare i genitori, soprattutto quelli che appartengono ai ceti meno abbienti, ad instaurare rapporti più positivi con i propri figli e a ridurre così la probabilità che questi diventino bambini problematici.4 Quando e in quali modi si instaurano le caratteristiche comportamentali che rendono un individuo diverso dall’altro? Come si configurano le discontinuità nello sviluppo? Che incidenza hanno, nella diversificazione e nella crescita cognitiva di un bambino l’appartenere a gruppi sociali privilegiati o svantaggiati? Nelle prime fasi dello sviluppo l’incontro con il mondo esterno avviene in maniera e occasioni diverse e il tramite, la madre, è della massima importanza non solo per il piccolo ma anche per l’adulto che interagisce con lui. Di qui un organizzarsi variamente articolato della realtà comportamentale, nella quale le differenze di sesso e di ambiente sociale appaiono essenziali. Lo studio, come detto, interessa anzitutto un settore che si riferisce alla ricerca dello sviluppo intellettuale e educativo del bambino, e offre indicazioni e suggerimenti preziosi a coloro che si occupano di lui nell’esperienza famigliare, nella scuola, nel settore educativo. L’insegnante, l’educatore, entrano in relazione Passow A.H., Goldberg M., Tannenbaum A. J., (a cura di), L’educazione degli svantaggiati, Angeli, Milano, 1979. 4. M. Camerucci | Prefazione13 con il piccolo e necessitano di strumenti adatti per conoscerlo meglio. La tecnologia partecipa alla realtà odierna e si è introdotta nella scuola di ogni ordine e grado. I rapporti individuali e le relazioni umane sono stati investiti dall’onda digitale rendendoli non più solo reali ma anche virtuali. Si è passati dall’oralità alla scrittura, dal click al touch. La rivoluzione digitale ha sovrastato quella industriale comportando implicazioni sociali, economiche, psicologiche, politiche ma soprattutto educative. Ecco che quindi si pone in esame la digital education. Ormai non si può più fare a meno del mondo tecnologico in cui si è immersi, il quale ha modificato le generazioni e soprattutto il loro modo di essere educate. Lo tzunami tecnologico che continua ad investire la società ha colpito e continuerà a colpire necessariamente anche la scuola, rivoluzionandone metodi e didattica, ma soprattutto trasformando la figura di chi fa scuola, di chi insegna e trasmette contenuti e competenze. Non si può più pensare solo al tradizionale modo di insegnare e apprendere, non vi è più solo il tipico apprendimento in classe; i dispositivi digitali si integrano in parte alla tradizione modificandola e innovandola, ma senza dimenticare la basilare relazione educativa che dovrà sempre instaurarsi nel migliore dei modi. Si vaglieranno pertanto i disegni di legge, decreti, normative del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, indagini internazionali e prime iniziative, sviluppati in tema di digitalizzazione delle scuole. Si analizzerà e valuterà la metamorfosi del bambino in nativo digitale e quella dell’adulto in immigrato digitale. Si vaglierà quale è stato l’impatto della tecnologia sull’esperienza ludica, sulle relazione educative, sul rapporto tra genitore e figlio, tra docente e discente e sull’approccio didattico. I bambini e i ragazzi di oggi non possono sfuggire alla vista di qualcosa che è il presente e che rappresenterà in modo sempre 14 Bisogni educativi emergenti: ridefinire un percorso più preponderante il futuro. Gli Stati di ogni parte del mondo, le loro politiche, come si vedrà per l’Italia, hanno apportato le prime modifiche nel modo di fare scuola adattandole al cambiamento. Per quanto ognuno potrà educare figli e alunni secondo i propri valori e ispirazioni, scegliendo se vietare o meno l’uso dei dispositivi elettronici, non si potrà impedire di bloccare questo cammino, perché ormai è entrato per diverse vie nella vita quotidiana e in quella infantile. Si dice che ogni età ha i suoi tempi, ciò non si nega, lo sviluppo del bambino è stato studiato e analizzato in tutte le sue componenti, esistono tempi e spazi da rispettare, senza arrecare forzature premature. Ma non si può più impedire che prima o poi questo viva nella sua generazione, perché per quanto si possa demonizzare o meno la tecnologia questa rappresenta una nuova qualifica per le nuove generazioni. I bambini nascono già digital, vivono in un ambiente che sembra non poter più sopravvivere senza il computer, un mondo che ormai c’è, esiste e deve essere, in idonea misura vissuto. Le società attuali evidenziano sempre di più l’esigenza di una continua ridefinizione degli interventi, in quanto da anni l’educazione nel suo complesso attraversa una crisi profonda tale da richiedere una rivoluzione permanente, per dirla con Bauman. Organizzare oggi un progetto di vita significa fare i conti con l’incertezza, con la flessibilità, con la rapidità e il rischio di perdersi è sempre più alto. Il vivere accelerato, lo spaesamento attuale, la debolezza delle prospettive, la metamorfosi subita dalle relazioni per il pervasivo diffondersi dei social network, soprattutto il prevalere di logiche aziendalistiche, anche nei luoghi formativi e di cura, rischia di compromettere seriamente l’agire educativo, di svuotarne il significato. M. Camerucci | Prefazione15 La riflessione qui si amplierebbe, sconfinando in campi che non sono propri dell’educazione, avvalendosi di quelle ricerche che hanno mostrato quanto alla crescita della ricchezza delle società occidentali non abbia corrisposto la felicità dei loro abitanti, così come attestano i fenomeni di depressione, di criminalità, di dipendenza dai vari tipi di sostanze che hanno colpito soprattutto i giovani, moltiplicando le situazioni di rischio e disagio sociale. Non sono pochi pertanto i sostenitori di un modello di crescita che, pur muovendo da assunti teorici differenti, per certi versi, intendono curare i mali delle società individualiste centrate appunto sull’autorealizzazione, sulla competitività, sull’individualismo sfrenato. Da qui una serie di proposte concrete che hanno alla base l’idea di comunità, realizzata con la cooperazione di più attori per il consolidarsi di un nuovo sistema di valori dove la solidarietà sostituisce la tolleranza e dove centrale risulta essere la relazione. L’educazione, in sostanza, deve gettare il cuore oltre l’ostacolo in contesti incerti, dove i processi di emancipazione non sono così salvaguardati come ci si augurerebbe e spesso sono compromessi. I segnali per una ripresa comunque non mancano e vanno saputi cogliere. La crisi delle tradizionali agenzie formative dovuta anche al moltiplicarsi delle occasioni di apprendimento, può essere riletta assegnando un ruolo sempre più pregnante al territorio, valorizzando quegli organismi del privato sociale, espressione di una cittadinanza, attiva, sensibile, che ha svolto e svolge un ruolo insostituibile nella predisposizione di servizi integrati. Il territorio, dunque, come luogo partecipato e vissuto, per la costruzione di un nuovo modello di agorà. La vera novità delle società liquide è una nuova concezione del sapere, non più inteso come patrimonio culturale trasmissi- 16 Bisogni educativi emergenti: ridefinire un percorso bile, ma, come interazione, come un processo in continuo divenire di cui far parte e nel quale essere attivamente coinvolti. Le diverse esperienze formative vanno, dunque, comprese in un’ottica di apprendimento permanente, cioè di diritto all’apprendimento. Il soggetto, può, dunque, diventare il reale protagonista del suo processo di cambiamento; è necessario perciò attrezzarlo ai continui cambiamenti, perché possa rimettere costantemente in discussione le proprie scelte. Per affrontare l’incertezza a cui prima si accennava, è quanto mai necessaria una testa ben fatta, il riuscire cioè a pensare bene (E. Morin). Il ruolo dell’educatore, perciò, si fa sempre più complesso ed articolato: non è sufficiente infatti intervenire in situazioni di disagio conclamato, predisporre interventi di recupero, facilitare il re-inserimento dei soggetti in difficoltà, ma è necessario anche evidenziare anche quei bisogni educativi che possiamo considerare emergenti perché ancora non codificati, classificati, generati appunto dal vivere moderno e che, tuttavia, necessitano di interventi tempestivi, ben pensati e progettati. Per l’educatore, in sostanza, l’esigenza di competenze e abilità specifiche proprie di un percorso di professionalizzazione ancora in atto e non privo di ambiguità e contraddizioni, deve coniugarsi con una riscoperta e un rilancio della sua mission originaria, quella dell’accompagnare, stimolando in qualunque contesto, specie se problematico e conflittuale, approcci relazionali ed umanizzanti. È necessario, infatti, restituire all’educazione il suo valore più autentico che è quello di sviluppare le potenzialità di ciascun individuo, di pianificare interventi che ne garantiscano la sua piena e compiuta realizzazione, che riescano, in sostanza, a guardare al futuro, seppur sbiadito ed incerto. M. Camerucci | Prefazione17 L’educazione, attraverso un rinnovato concetto di apprendimento, deve realmente essere considerata come il motore del cambiamento, e sottratta da tutti quei rischi che la società odierna ha prodotto e che progressivamente hanno messo in discussione la centralità della persona. Accanto ad una ridefinizione del ruolo dell’educatore deve perciò corrispondere una rinnovata idea di educazione che si nutre di nuovi sguardi e che si sottrae ai rischi dello specialismo e del settorialismo disciplinare. Maura Camerucci
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