In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Anno XVI • Numero 41 Il calcio La Formula 1 Il wellness Dietro le quinte dei bianconeri che si preparano al grande salto Ad Austin la lotta infinita tra Hamilton e Rosberg L’altro fitness mette d’accordo i più pigri e gli iperattivi RAVANI A PAGINA 14 A PAGINA 15 A PAGINA 21 Reuters Ti-Press 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 41 41 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) Domenica 2 novembre 2014 L’insegnamento L’università di Lugano lancia i corsi on line Settimanale di attualità, politica, sport e cultura L’analisi/1 www.caffe.ch [email protected] TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] PIANCA A PAGINA 43 Le mani sulla sanità Se Blocher teme il voto di Ecopop Così la politica si è spartita ospedali e cliniche e per la Moncucco in gara il gruppo Humanitas CATHERINE BELLINI D ifficile credere ancora ai sondaggi. Stando all’Istituto Gfs che ha appena annunciato che solo il 35% degli svizzeri sosterrebbe l’iniziativa Ecopop - Stop alla sovrappopolazione, il sospetto resta. Le iniziative contro i minareti e contro l’immigrazione di massa erano pure queste annunciate perdenti. Scottati dal “sì” del 9 febbraio scorso, coloro che non si erano impegnati prima del voto si danno ora da fare per un “no” a Ecopop: accademici, artisti, organizzazioni ecologiste, ex consiglieri federali, diplomatici, imprenditori e partiti. Verdi e Verdi liberali si danno particolarmente da fare. segue a pagina 9 D’AGOSTINO, GUENZI, MAZZETTA e PIANCA ALLE PAGINE 2 e 3 L’analisi/2 Stretta alle banche dal gendarme Bce LORETTA NAPOLEONI S Il caso L’incredibile storia di un ticinese bloccato dalla burocrazia Il mondo diventa una forza di pace C segue a pagina 13 SCOPRIE TUTTE LIONI PROMOZSTRO SUL NO LINO! GIORNA Regole più soft contro la droga, l’idea si fa strada i timori restano LUIGI BONANATE i sono dei momenti in cui è necessario fermarsi un attimo e fare i conti con la nostra storia, o meglio a riflettere sul male che continua a scorrere per il mondo. L’impiccagione della giovane iraniana Reyhaneh Jabbari non riguarda soltanto il diritto islamico ma chiama in causa la nostra incapacità nel far prevalere le ragioni del diritto su quelle del castigo. In discussione non è ora l’odiosità di un sistema giudiziario che commina pene estreme per reati che sono piuttosto forme di autodifesa (come quella nei confronti del tentativo di stupro subito da Reyhaneh). Il dibattito In evidenza 59.90 Invece di 79.- “Voglio ospitare famiglie siriane, ma ormai aspetto da otto mesi” GUENZI A PAGINA 6 www.bricofaidate.ch Keystone Sanità pubblica smantellata a Lotti L’analisi/3 Ti-Press Il pizzino econdo la tabella di marcia dell’integrazione monetaria, dal 4 novembre la Banca centrale europea (Bce) si occuperà della supervisione di una rosa di banche di Eurolandia composta da alcuni degli istituti di credito più grandi e più importanti del vecchio continente, in tutto si tratta di 120 banche. Una mossa questa che mette in mano direttamente alla Bce la gestione dell’85 per cento del sistema bancario dell’Unione, e indirettamente le permette di controllare 3.400 istituti di credito più piccoli. segue a pagina 33 SPIGNESI A PAGINA 4 MANNO BARBENGO BARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI IL CAFFÈ 2 novembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 Sanità&politica Quell’intreccio inestricabile tra Ppd, Plrt e la sanità Il confronto titi anche fuori dall’Eoc, sono i nomi che ricorrono nei consigli di amministrazione. A dominare nei due grandi poli della sanità privata sono ancora e sempre Plrt e Ppd. Come ai vecchi tempi. Alla presidenza dell’Ars Medica, che con la clinica Sant’Anna fa parte del gruppo Genolier che era in corsa per LIBERO D’AGOSTINO LA CLINICA LUGANESE Due isitituti, Moncucco (qui accanto) e San Rocco, per un totale di 184 letti e circa 460 dipendenti D al pubblico al privato. Dall’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) alle cliniche private, sulla sanità si allungano le mani dei partiti. Con un fitto intreccio di interessi e poltrone nei consigli di amministrazione, di politica e affari, di gestione aziendale e scambio clientelare. Anche la salute dei cittadini lottizzata secondo le buone regole del manuale Cencelli. Molto si è detto e scritto sul Cda dell’Eoc, dei conflitti d’interesse, reali e potenziali, con ripetuti appelli alla politica per sgomberare il campo, poco si dice e si scrive, invece, sui vertici della sanità privata che con la vendita della Clinica Luganese (Moncucco e San Rocco) è rimbalzata al centro del dibattito politico. In un cantone che vanta il doppio dei letti privati rispetto alla media svizzera, a tratteggiare la geografia del potere dei par- Poltrone e affari, interessi e clientele, dominano anche nel settore privato l’acquisto della Moncucco-San Rocco, c’è l’ex presidente nazionale del Plrt Fulvio Pelli, affiancato dall’ex consigliere di Stato Ppd Luigi Pedrazzini e da un ex deputato socialista, Erto Paglia, da tempo ormai fuori dalla scena politica. Alla Sant’Anna la nuova pianificazione ospedaliera ha affidato un importante mandato per ginecologia, neonatologia, ostretricia e oncologia, mentre per la clinica Ars Medica, con sede a Gravesano, si punta sull’ortopedia elettiva. Che Pelli, oltre ad essere un politico assai navigato, sia anche un valente manager lo dimostra il fatto che presiede pure il Cda di BancaStato. Che tra soldi e salute ci sia un nesso lo attestano numerosi studi scientifici, che non spiegano però quali polivalenti competenze abbia Pelli per dirigere allo stesso tempo l’istituto di credito cantonale e un’ importante clinica privata. Nella Clinica Luganese, messa in vendita dalla Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata, ha regnato finora il Ppd. Nella persona dell’ex ministro Renzo Respini, presidente del consiglio di amministrazione in compagnia degli amici di partito Mario Crivelli, il cui figlio Luca siede nel cda dell’Eoc, e Fabio Bacchetta Cattori, deputato e attuale presidente della Commissione gestione del parlamento. Vale a dire l’organo di controllo finanziario del Cantone che vigila anche sui conti della spesa sanita- ria, non solo pubblica, ma in parte pure di quella privata, viste le nuove modalità di finanziamento. Alla Clinica Luganese la pianificazione ospedaliera ha attributo un sostanzioso mandato per urologia e geriatria acuta. Sanità privata sì, ma in quest’ ultimo caso sotto l’egida del no-profit di cui tanto si parla in questi giorni, quel terzo settore che non insegue il mero profitto. Spesso grazie ai soldi pubblici. Anche per la sanità privata, che sia a scopo o no di lucro, non c’è in gioco solo il vile denaro, ma il potere dei partiti che già controllano saldamente l’Ente ospedaliero cantonale. Come avverte nell’articolo in basso l’ex ministro socialista Pietro Martinelli, che per anni ha retto le Opere sociali, oggi dipartimento Sanità, pure il no-profit può essere un ottimo affare. Perché in ballo non c’è solo il profitto, ma il potere che si esercita, ad esempio, con assunzioni, appalti, mandati, forniture e avanzamenti di carriera, che alla fine servono anche per conso- Ordine dei medici 355 81% 19% Il presidente, Franco Denti, ha lanciato l’idea dell’acquisto da parte dei medici. Circa 100 mila franchi a testa Gruppo sanitario italiano 1.086 747 posti letto nella sede centrale a Milano Medici 5 istituti • Humanitas a Rozzano (Mi) • Gavazzeni a Bergamo • Centro oncologico a Catania • Mater Domini a Castellanza (Va) • Cellini a Torino 491,1 Totale personale 3.591,6 Clinica Luganese Posti letto Posti letto 104 80 Medici Medici 40,4 0,7 Totale personale Totale personale 374,6 86,4 Risultato d’esercizio Risultato d’esercizio 598’000 1’981,000 Fr. Sonnenhof Clinica bernese del gruppo Lindenhof Posti letto 143 1.520 74% 26% BS BL 294 90% 10% 1.425,5 56% 44% 6.325 87% 13% 498,5 43% 57% 45 60% 40% PATRIZIA GUENZI È 2.210,9 90% 10% 499,2 74% 26% ZH AG JU AR SO 255,5 94% 6% AI ZG NE 5.041,3 78% 22% FR VD 147,7 68% 32% SZ LU GL NW OW UR GR 1.293,8 62% 38% 77 96% 4% BE Ti-Press 73 TI Risultato d’esercizio 3’889,000 Fr. GE VS 100% 0% 1.409,3 94% 6% 76 Totale in Ticino Gruppo sanitario svizzero 1.567 posti letto in 16 sedi in 11 cantoni 100% 1.868,9 58% 42% Hirslanden Fr. 0% Totale in Svizzera 1’437 milioni di Fr. cifra d’affari Fonte dati nazionali: Ufficio federale della sanita pubblica, Cifre chiave ospedali svizzeri 2012 Ti-Press LETTI IN TICINO, 2012 no-profit della Clinica Luganese? E quanto peserà il no-profitnelle trattative in corso? “Non saprei dire - risponde Graziano Pestoni, presidente dell’Unione sindacale svizzera per il Ticino ritengo però che il vero no-profit nella sanità sia rappresentato dallo Stato che dovrebbe rafforzare il suo ruolo in questo settore anche per evitare le troppe pressioni nel corso delle pianificazioni sanitarie”. Pianificazione dove entrano in gioco interessi divergenti, contrasti che rischiano di passare sulla testa dei pazienti. Se dunque qualcuno dovesse avere un diritto di prelazione su una struttura ospedaliera che per statuto non ricerca profitti, questo dovrebbe essere il Cantone, sostiene Pestoni, autore di un saggio critico sulle privatizzazioni avvenute negli anni scorsi. “Fra il no-profit e il profit - aggiunge Pestoni -, considerato quello che c’è in gioco e visto l’attuale squilibrio pubblico-privato, dovrebbe essere lo Stato ad acquisire la Clinica Luganese.”. Anche Diego Scacchi, presidente dell’Associazione servizio pubblico, è del parere che - fatta salva la libera professione medica - , tutto quanto attiene alla sanità dovrebbe essere gestito dall’Ente pubblico. “Non solo perché lo Stato svolge una funzione no-profit per eccellenza – spiega Scacchi –, ma perché la sanità è un bene fondamenta- le”. Detto altrimenti, la salute oltre ad essere un diritto primario della persona è un interesse della collettività. Ne consegue che un discorso serio sulla sanità non può prescindere da un ruolo primario dello Stato. È per questo, secondo Scacchi, mentre è giusto lasciare ai privati buona parte di quanto regolato dal mercato, seppure con i giusti correttivi pubblici, in un settore, invece, delicato come quella della sanità, che è al di sopra delle mera legge di mercato, l’intervento dello Stato è preferibile: “Preferibile di gran lunga e da ritenere consono ai suoi principi - ribadisce Scacchi - soprattutto in Ticino, dove al confronto del resto della Svizzera c’è un numero maggiore di strutture private rispetto al pubblico”. E bisognerebbe inoltre verificare il concetto secondo cui il ‘no-profit’ sia un settore che costa meno del pubblico, non dovendo sottostare alla pressione degli azionisti. Secondo Ignazio Cassis, presidente di Curafutura, associazione mantello di alcune grandi casse malati e deputato nazionale plrt, il fattore “no-profit” riguarderebbe più l’identità, la cultura aziendale che la componente economica. “Il privato ha minori costi perchè può selezionare i tipi d’inte- vento e ha più flessibilità decisionale. Ma il suo statuto giuridico è ininfluente - afferma Cassis -, il sistema sanitario è regolamentato a tal punto che tutti gli ospedali hanno lo stesso margine di manovra”. Non ci sarebbe un vantaggio di posizione per il no-profit . “Va inoltre demistificato anche un certo alone attorno alle associazioni no-profit, unanimemente considerate come dedite al bene sociale - aggiunge Pestoni -; in alcuni casi si è assistito ad una distribuzione di benefit, di favori al suo interno che stravolgono l’obiettivo originario. Ovvero, il no-profit quando non è gestito dallo Stato, è una via di mezzo fra il profit e il no-profit”. Pestoni pur riconoscendo i meriti del terzo settore, la cui storia è sostanzialmente di matrice cattolica, ritiene più necessario l’intervento pubblico. Anche per contrastare l’idea che il privato sia di per sé un elemento positivo perchè fa concorrenza: “Quando è stato creato l’Eoc nel 1982, a parte l’ospedale civico di Lugano, tutti gli altri istituti erano gestiti da ordini religiosi - ricorda -. Erano diretti in modo semi-fallimentare e costringevano i ticinesi a recarsi oltralpe per farsi curare. Con l’Eoc abbiamo avuto anche in Ticino una medicina di qualità”. c.m / s.pi. Istituto I retroscena Posti letto Eoc Ente ospedaliero cantonale, Bellinzona 946 Clinica psichiatrica cantonale, Mendrisio 140 Clinica Luganese Sa Sede Moncucco, Lugano 104 Clinica Luganese Sa Sede San Rocco, Lugano 80 Salus Medica Clinic Sa (Genolier) Clinica S.Anna, Sorengo 80 Clinica Ars Medica Sa (Genolier), Gravesano 70 Cardiocentro Ticino (Cct), Lugano 30 Clinica Santa Chiara, Locarno 92,3 Osp. Malcantonese Fondaz. G. Rossi, Castelrotto Fonte: Ufficio federale della sanita pubblica, Cifre chiave ospedali svizzeri 2012 “Il settore pubblico deve essere più forte, il vero no-profit è quello dello Stato” M 38.271,8 80% 20% Fonte: Ufficio federale della sanita pubblica, Cifre chiave ospedali svizzeri 2012 Le reazioni Pietro Martinelli, Graziano Pestoni e Diego Scacchi spiegano perchè l’Eoc dovrebbe rilevare la struttura luganese oncucco resti no-profit? L’ex consigliere di Stato Pietro Martinelli non si lascia incantare dai difensori del terzo settore: “Il no-profit può anche diventare un affare. Quando si parla di no-profit nel privato non c’è in gioco solo il profitto, un altro obiettivo è il potere che si concretizza, ad esempio, nelle assunzioni, delibere e commesse”. Martinelli è tra i sostenitori di una Clinica Luganese in mano pubblica: “Mi sembrerebbe un passo nella giusta direzione. Non dimentichiamo che il Ticino per la sua alta percentuale di privato nella sanità rappresenta un’eccezione a livello svizzero”. Ma quanto vale sul “mercato” la connotazione 2.893 70% 30% TG 2.626,1 80% 20% Dati 2012 SAN ROCCO 1.252,4 86% 14% La singolare anomalia sanitaria del Ticino privato SH 3.482,2 77% 23% Dati 2013 MONCUCCO 2.180,8 95% 5% pubblico Il doppio di letti privati rispetto alla media di tutti gli altri cantoni SG Risultato d’esercizio 30 milioni di Fr. 15’439,000 Fr. 769,9 93% 7% 704,4 96% 4% Dati 2012 Posti letto Fondation Assistance International Fanno capo all’avvocato luganese Renzo Respini Quanto prima si deciderà a chi sarà venduta la Clinica Luganese, intanto però in casa pipidina rullano i tamburi, con note stampa, aperitivi promozionali e appelli pressanti per ribadire la sua irrinunciabile missione no-profit. Una pressione mediatica che potrebbe arroventare il clima politico attorno alle trattative, scoraggiando, magari, qualche possibile acquirente. La vocazio- 947,4 89% 11% Istituto Clinico Humanitas Dati 2012 Dati 2012 Ente ospedaliero (Eoc) 9 sedi Fondazione Pantaway Le fondazioni che fanno capo a Respini, Pantaway e Fondation assistance international ne no-profit della clinica, si insiste, sarebbe salvaguardata solo dall’acquisto da parte delle due fondazioni che fanno capo a Renzo Respini, che oggi si trova nella duplice veste di “venditore”, quale presidente della Clinica Luganese, ma allo stesso tempo di possibile “compratore” come referente delle due fondazioni: la Pantaway che comprerebbe la clinica vera e propria e la Fondation Assistance Internationale che acquisterebbe invece la parte immobiliare. Ma a proposito di quest’ultima fondazione potrebbe sorgere anche qualche problema di compatibilità tra lo scopo statutario, finalizzato alla promozione di progetti di aiuto per i Paesi in via di sviluppo, con l’acquisto in Svizzera di una cospicua proprietà immobiliare. Un’incompatibilità che potrebbe suscitare anche la curiosità dell’Autorita federale di vigilanza sulle fondazioni che operano a livello internazionale. [email protected] Q@LiberoDAgostino LETTI “PUBBLICI” E “PRIVATI”, 2012 Numero totale per cantone e percentuale di letti nel “pubblico” e nel “privato” I POSSIBILI ACQUIRENTI Risultato d’esercizio lidare e mantenere quello stesso potere. Una logica di scambio in quel mercato dei dividendi della politica a cui non sfugge nemmeno la sanità. Anzi, tutt’altro. Vista l’enorme disponibilità di risorse finanziarie per alimentare fedeli clientele e rafforzare il doveroso senso di appartenenza al partito. Ti-Press Le mani dei partiti sulla salute dei cittadini, dopo il caso Moncucco ecco come la politica gestisce gli ospedali e le cliniche Clinica Fondaz. G. Varini, Orselina 56 40,6 Clinica Santa Croce, Orselina 80 Clinica Hildebrand, Centro di riabilitazione, Brissago 90 Clinica Viarnetto, Pregassona 45 Clinica Dr. Spinedi c/o Clinica S. Croce, Orselina 15 Strutture pubbliche Strutture private Il gruppo italiano Humanitas nelle trattative per l’acquisto T ra i possibili acquirenti della Clinica Luganese c’è anche il Centro clinico ospedaliero Humanitas, con sede centrale a Milano e altri cinque istituti in Italia. Una presenza non da poco quella di Humanitas in una trattativa a cui partecipa anche qualche altra importante società italiana, e che vede sempre in corsa gli svizzeri Hirslanden e Sonnenhof. Persino il gruppo Genolier, che ufficialmente ha rinunciato all’acquisto, pare ancora molto interessato allo sviluppo del negoziato. Tirate le somme dovrebbero essere sei, sette i gruppi che vorrebbero rilevare il complesso Moncucco-San Rocco. Senza contare l’interesse manifestato con un primo abboccamento dall’Ente ospedaliero cantonale e la proposta, poi, di un possibile acquisto da parte dell’Ordine dei medici ticinesi, lanciata dal presidente Franco Denti. Dalle due fondazioni, Pantaway e Fondation assistance international, di cui si è tanto parlato in questi giorni, che fanno capo a Respini, attuale presidente del cda della Clinica Luganese, non sarebbe ancora arrivata un’offerta formale e vincolante. Venerdì scorso, intanto, si è riunito il consiglio di amministrazione della Clinica Luganese, un incontro avvolto nel più stretto riserbo, ma da cui pare non siano scaturite decisioni importanti per il futuro della struttura. Le indiscrezioni filtrano, invece, da altre e qualificate fonti, con particolari che rivelano nuovi retroscena. Respini già da un anno circa sapeva che la Congregazione delle Suore in- fermiere era decisa a vendere, su indicazione del Vaticano, la clinica, così il cda all’inzio del 2014 ha commissionato una perizia alla Pricewaterhouse per stimare il valore della Moncucco-San Rocco. Una stima che si aggirerebbe attorno ai 60 milioni di franchi. Un valore utile forse a tirare giù il prezzo ma che, secondo gli esperti, sarebbe di molto inferiore a quello reale e tanto più a quanto il Vaticano vorrebbe ricavare dalla vendita per potere risanare i bilanci della Congregazione, dissestati Per una perizia fatta ad inizio anno il valore del complesso sarebbe di 60 milioni di franchi dai deficit dell’ospedale Valduce di Como. Domani, lunedì, una delegazione dell’Ordine dei medici sarà proprio a Como anche se non si capisce ancora bene perchè, visto che a decidere sulla vendita non sarà la Congregazione, ma la Santa sede, attraverso la selezione della società di consulenze che sta gestendo le trattative e soprattutto con le valutazioni della procuratrice speciale Mariella Enoc a cui è stato affidato il risanamento finanziario. In attesa di novità c’è pure l’Eoc che, dopo un primo “contatto cartaceo”, ribadisce il suo interesse affinché la Clinica conservi le sue funzioni, in particolare quelle della San Rocco per le convalescenze e le riabilitazioni. l.d.a. stata più volte e da più voci definita “un’anomalia sanitaria” quella della Svizzera italiana, con il doppio di letti privati rispetto alla media degli altri cantoni. In Ticino, infatti, i posti letto in mano alle cliniche private sono il 42 per cento, contro il 58 del pubblico. Nel 2012 l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) contava 1.086 letti (per un totale di 335.180 giorni di cura); le cliniche private 782 (238.492 giorni di cura). Ecco perché in molti sollecitano un passaggio della Clinica Luganese in mani pubbliche: con i suoi 184 posti letto riequilibrierebbe il panorama dell’offerta sanitaria cantonale, riposizionando almeno in parte la forza del privato nella media del Paese. Un’ampia fotografia dell’intero settore ospedaliero nazionale - che nel 2012 ha contabilizzato 11.691.436 giorni di cura, per un totale di 1.283.779 pazienti - l’ha scattata l’Ufficio federale della sanità pubblica. Una dettagliata panoramica su strutture, pazienti, prestazioni, offerte, personale e situazione finanziaria degli ospedali, nonché sulla gravità media delle patologie che hanno richiesto un ricovero acuto. Solo qualche cifra: in tutta la Svizzera 144.066 persone lavorano nell’ambito ospedaliero, tra medici, paramedici, infermieri e aiutanti di cura; rispetto al 2011, un aumento di 2.755 unità. I letti disponibili in tutto il settore sanitario elvetico sono 38.271; le strutture pubbliche 148 e quelle private 150; queste ultime si distinguono particolarmente non tanto nell’offerta di prestazioni acute, quanto nell’ambito delle specializzazioni: riabilitazione, chirurgia, ginecologia/neonatalogia. Dalle tabelle è evidente l’aumento del privato rispetto al pubblico. Infatti, nel 2006 in tutto il Paese si contavano 130 strutture private e 203 pubbliche. Insomma, numeri da capogiro, che rivelano un business, quello sanitario, economicamente molto allettante e che non accenna a diminuire. Basti dire che in Svizzera solo gli ospedali generano il 44 per cento dei costi della sanità (68 miliardi di franchi nel 2012). A contribuire alla spesa, la presenza nella Confederazione di tanti piccoli nosocomi, una delle principali cause dei costi elevati secondo Stefan Felder, economista della sanità all’Università di Basilea. Sempre secondo Felder, per poter risparmiare in modo conseguente, un ospedale deve avere una certa dimensione, da 300 a 400 letti. Facile a dirsi, più difficile da mettere in pratica. Soprattutto in Ticino, dove la popolazione è abituata ad avere a quattro passi da casa un ospedale con tutte le cure garantite. Ecco perché, la prossima pianificazione ospedaliera cantonale 2015, che prevede la cancellazione di 250 posti letto acuti (nei prossimi cinque anni il fabbisogno di posti letto negli ospedali ticinesi diminuirà del 15-18%), non ha ancora messo d’accordo cittadini, politici e operatori sanitari e rischia di slittare anche per le forti perplessità sollevate nell’esame della commissione parlamentare. Eppure, già l’ex ministro della sanità Pascal Couchepin, dopo il suo congedo dal Consiglio federale nel 2009, aveva dichiarato che un terzo degli ospedali svizzeri dovrebbe essere chiuso per contenere i costi e gli altri dovrebbero specializzarsi. Un’analisi raramente fatta propria dal mondo politico, specialmente a livello cantonale, anche perché non suscita molte simpatie tra gli elettori. Infatti, da un recente sondaggio dell’istituto GfS.ch, è emerso che quattro intervistati su cinque difendono la necessità che in tutte le regioni siano garantiti tutti i trattamenti specializzati. [email protected] Q@PatriziaGuenzi rosa & cactus IL CAFFÈ 2 novembre 2014 4 Attualità OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Rita Bächtold-Bugari Giorgio Grandini Ha deciso di importare dalla Svizzera tedesca il primo corso di formazione per cani d’allerta per diabetici. L’animale da compagnia, dopo l’addestramento, saprà riconoscere i primi sintomi d’ipoglicemia. Per l’ex presidente plrt di Lugano pretendere che i massoni candidati alle elezioni dichiarino la loro appartenenza all’Ordine è “una provocazione che lede la sfera privata”. Trasparenza questa sconosciuta... Il dibattito. “Legalizzare”affascina ma non convince. E il proibizionismo non ha eliminato le morti per overdose Contro la droga avanza la“regolarizzazione” e gli esperti si dividono I Dati & proposte 1 2 3 4 5 L’ANTI PROIBIZIONISTA L’ex consigliera federale Ruth Dreifuss da anni è in prima fila contro le politiche proibizioniste che considera tanto inefficaci quanto inutilmente costose. GLI STRANIERI Secondo le statistiche della Polizia cantonale, l’89% degli arrestati nello scorso anno per reati legati alla legge federale sugli stupefacenti erano stranieri. LA CANNABIS La cannabis resta la sostanza illegale più consumata in Svizzera. Nel 2013 il 5,7% della popolazione sopra i 15 anni ne ha fatto uso almeno una volta. LE DENUNCE Ogni anno in Svizzera circa 35mila persone vengono denunciate per consumo e possesso di piccole quantità di cannabis. Il 10% è composto da giovani. LA COCAINA Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica, per il terzo anno consecutivo anche nel 2013 circa lo 0,5% della popolazione over 15 ha fatto uso di cocaina. IL CONSUMO IN TICINO 2010 2011 Morti per overdose 2012 2013 10 9 7 5 Arresti per reati alla legge sugli stupefacenti 104 73 110 85 Keystone l lavoro fatto è stato importante. Ma la politica dei quattro pilastri - prevenzione, riduzione dei danni, terapia e repressione - ora non basta più. Va attualizzata. Perché contro la droga, contro le morti per overdose, occorre un salto di qualità. Quale? La regolamentazione. Un’idea lanciata a più riprese, anche recentemente, dall’ex consigliere federale Ruth Dreifuss e che sta incontrando sempre più sostenitori. Da ultimo il responsabile dei servizi sociali della città di Zurigo Michel Herziq, che sulla Nzz ha spiegato che “la politica attuale è figlia dell’emergenza degli anni ‘90”. Cioè di quel periodo in cui le morti di overdose in Svizzera erano oltre 200. Adesso, invece, bisogna voltare pagina, fissando nuove regole. Trattando in modo molto più soft la cannabis, mentre eroina, cocaina e droghe sintetiche andrebbero utilizzate legalmente sotto stretto controllo medico. Un orientamento che non tutti gli esperti condividono. “Le idee di Dreifuss e di Herziq vanno nella giusta direzione e ci trovano d’accordo - dice Marina Carobbio, deputato socialista e presidente del Coordinamento svizzero per le dipendenze - . È un primo passo. Noi, anche recentemente, in un documento abbiamo ribadito che accanto alla prevenzione e alla riduzione del rischio, occorre avviare un dibattito sulla regolamentazione del mercato delle sostanze stupefacenti. Si potrebbe partire dalla canapa e poi valutare i risultati di questa sorta di esperimento. Un po’ come è si è fatto per l’alcol, ad esempio, per cui la legge impone un rigido divieto per i minorenni”. Il dibattito sulla regolarizzazione riaffiora periodicamente, ma per molti esperti la proposta di allentare la morsa della legge non scioglie alcuni dubbi di fondo. Alimentati anche dalle morti per overdose che negli ultimi anni sono aumentate. In Ticino, ad esempio, in quattro anni sono raddoppiate, dalle 5 del 2010 si è passati alle 10 del 2014. Un segnale inquietante. “Onestamente noi operatori siamo molto curiosi di capire se davvero la regolarizzazione porterebbe risultati concreti”, spiega Marcello Cartolaro, responsabile settore sostanze illegali di Ingrado, che sui decessi per overdose avverte: “Oggi i consumatori assomigliano sempre più a piccoli chimici. Mettono insieme sostanze diverse, azzardano mix di droghe, modulano il consumo secondo l’effetto desiderato. Questo provoca grossi scompensi nell’organismo”. Scompensi che possono costare la vita. L’ultimo caso la settimana scorsa a Locarno, con la morte di un tossicodipendente. Dalle colonne della Nzz Herziq ha lanciato l’allarme: “L’uso di droghe è diventato quasi una epidemia che si sta diffondendo sempre più per effetto dei divieti. L’apparato repressivo ha finito solo per criminalizzare i piccoli consumatori”. L’unica strada sarebbe, quindi, la regolarizzazione. E ci si chiede se servi- Fonte: Polizia cantonale rebbe ad arginare i pericoli delle overdose? “Questo non lo sappiamo - risponde Cartolaro quello che sappiamo è che oggi chi fa uso di droghe usa un po’ di tutto. Aumentando il rischio. Ma la regolamentazione nasconde una insidia, quella di banalizza- re, soprattutto fra i giovani, l’uso delle droghe. Serve molto tatto se si decide di percorrere questa strada”. La banalizzazione è un pericolo avvertito pure da Guido De Angeli di Radix: “Regolarizzazione non vuol dire liberalizzazione. Anzi, l’opposto. L’intervista Allarme del direttore di Villa Argentina “Con l’uso combinato di sostanze diverse i rischi si moltiplicano” “L’ Il cocktail Si comincia la serata con l’alcol per passare alla coca, poi si usa il Viagra, e alla fine si chiude con l’eroina Le soluzioni In questo campo non esistono ricette facili, non ci sono soluzioni miracolose. Serve costanza e tanto lavoro avevamo detto anni fa, attenzione al consumo combinato di sostanze. Allora era solo una tendenza, oggi è una realtà. Una realtà drammatica”. Mirko Steiner, psicologo e psicoterapeuta, è stato per molti anni a capo della Commissione di esperti in materia di droga del Cantone. Oggi da direttore di Villa Argentina, la struttura specializzata nell’assistenza e recupero dei tossicodipendenti che nel 2014 compie trent’anni, rilancia il suo allarme. Da più parti si sostiene l’idea che a questo punto occorre sottrarre chi usa queste sostanze al mercato illegale. Si parla di regolarizzazione. È d’accordo con questa ipotesi? “Mi pare una risposta forse poco articolata rispetto a un problema invece complesso, e che come tale ha bisogno di una risposta complessa e a più livelli. Mi spiego: la regolamentazione sicuramente dal punto di vista della prevenzione della criminalità ha i suoi effetti. Ma, mi domando, li ha davvero anche dal punto di vista terapeutico, medico e del recupero?”. Lei ha dubbi? “Io dico che come il proibizionismo non porta a diminuire il consumo di sostanze illegali anche la regolamentazione non porta automaticamente a risolvere il problema della droga. In questo campo non esistono ricette facili, non ci sono soluzioni miracolose. Bisogna andare avanti giorno per giorno, puntando molto sulla cultura della prevenzione, spiegando bene quali sono i rischi che si corrono drogandosi, e impegnandosi sui percorsi di recupero dei tossicodipendenti”. Ma perché nonostante i programmi di pre- Significa dare regole a un mercato in cui le regole ora le fanno gli spacciatori che conoscono la domanda, l’offerta e la qualità. Se si riuscisse a interferire in questo processo sarebbe già un passo avanti”. m.sp. AL PARCO DELL’EROINA PER IL BUCO COLLETTIVO Nella foto sopra il Platzspitz di Zurigo, ribattezzato “Needle Park”, parco delle siringhe, e frequentato tra il 1987 e il 1992, da migliaia di tossicomani venzione, di riduzione del rischio e le strutture di assistenza di droga si continua a morire? “Intanto diciamo che alcuni risultati importanti sono stati raggiunti. Non si muore più come un tempo. Ma il problema delle overdose evidentemente resta. E resta perché è nuovamente mutato a livello internazionale, e dunque anche da noi, il mercato degli stupefacenti”. In che modo? “In questi ultimi anni il consumo di cocaina è cresciuto enormemente. Poi, grazie anche al fatto che non serve più la siringa, dunque è caduta la paura dell’Aids, l’eroina è rientrata dalla finestra come sostanza per stemperare gli effetti della cocaina”. Questo ha moltiplicato i rischi? “Certamente. Chi sniffa tanto non riesce neppure a dormire. Ha bisogno di qualcosa che abbassi gli effetti della coca. L’eroina costa relativamente poco e ha questa funzione. Questo processo mette a dura prova il cuore”. C’è una stimolazione continua e pericolosa? “Non c’è dubbio. Ma lo stesso effetto della coca lo si raggiunge usando psicofarmaci. Dal nostro osservatorio di Villa Argentina in questi anni ci siamo resi conto della devastazione che sta provocando l’uso combinato di sostanze”. Che non sono solo cocaina ed eroina? “No. Spesso, e succede nei fine settimana, si comincia la serata con l’alcol per passare alla coca, poi si usa magari anche il Viagra che porta la fase di euforia al massimo, alla fine si chiude con l’eroina. Così una persona si ammala o muore”. 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Piacere di guidare IL CAFFÈ 2 novembre 2014 6 ATTUALITÀ “Voglio offrire casa mia ai profughi siriani ma aspetto da 8 mesi” Da Zurigo un segnale forte contro chi abusa dei sostegni sociali pubblici PATRIZIA GUENZI La storia La scorsa domenica il Caffè ha pubblicato la storia di Sabine Cimasoni, pensionata di Onex, che presto ospiterà dei profughi siriani a casa sua “Assurdi e vergognosi ostacoli che la burocrazia oppone a nobili progetti”. Così Marco Trevisani, di Lugano, ha reagito alla storia di Sabine Cimasoni pubblicata domenica scorsa dal Caffè -, la pensionata di Onex che ospiterà una famiglia di profughi siriani con cui condividerà la sua casa. “ Io, invece, sono otto mesi che aspetto, ho subito risposto all’appello dell’Osar, l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, e messo a disposizione un alloggio, gratuitamente. Mi sono rivolto a diverse associazioni, ma mi rendo conto che, forse, le buone intenzioni non sono sufficienti”, afferma Trevisani. “La procedura non è così rapida, dobbiamo avere il tempo per visitare l’alloggio e fare tutte le verifiche del caso - replica- Ti-Press Troppa burocrazia per aiutare i rifugiati, un luganese protesta contro le autorità mandato in un altro cantone. Ora c’è un’altra persona che potrebbe andare bene, per cui abbiamo già avviato la procedura. Una richiesta che dobbiamo fare per iscritto e quindi, ripeto, ci vorrà qualche settimana prima di avere una risposta”. Settimane e mesi preziosi, tempo in cui almeno un profugo siriano avrebbe già potuto trovare un tetto, osserva Trevisani: “Peccato. Forse nel canton Ginevra, dove abita la signora Cimasoni, le procedure burocratiche sono più snelle e veloci che in Ticino. In otto mesi sono sicuro che qualcosa di più si poteva fare. Non credo che siano così numerosi i cittadini che mettono a disposizione gratuitamente un alloggio. Ecco perché andrebbero colte al volto occasioni di questo tipo”. In Ticino sono una cinquantina i profughi siriani già allog- no da Bellinzona i responsabili dell’Ufficio sostegno sociale -. Ma molto probabilmente, già settimana prossima andremo a visitare l’appartamento e a conoscere questa persona”. Si sa, i tempi della burocrazia sono lunghi, ma controlli e verifiche sono indispensabili. Eppure, da tempo Soccorso operaio Ticino (Sos) è al corrente della proposta. “Ha anche già visitato l’appartamento - sottolinea Trevisani -. mi hanno detto che va bene”. In realtà anche per il Sos non è così semplice. “Dobbiamo chiarire ogni minimo dettaglio - spiega Valeria Canova, di Sos Ticino -. E, nel caso specifico, trattandosi di un bell’appartamento, arredato molto bene, occorre scegliere attentamente la persona adatta. Avevamo individuato un signore del Tibet che poi ha cambiato idea e ha chiesto di essere La denuncia Metto a disposizione gratuitamente un appartamento... Ma, forse, le buone intenzioni da sole non sono sufficienti” giati in diversi appartamenti messi a disposizione da privati, ovviamente dietro compenso. Mentre sono una decina i ticinesi che hanno risposto positivamente all’appello dell’Osar (circa duecento in tutta la Svizzera). Anche l’Associazione Hayat di Bedigiora, da tempo si occupa di sei famiglie siriane che abitano in appartamenti, distribuiti tra Bedigliora, Curio e Caslano, garantendo loro aiuto e sostegno. Certo, l’offerta di Trevisani è ancora più generosa. Proprio come la signora ginevrina, ha messo a disposizione un appartamento senza chiedere niente in cambio. L’unico in Ticino, per ora, dicono a Bellinzona. “Una bella esperienza umana che potrebbero fare molti proprietari di appartamenti - sottolinea Trevisani -, invece di reagire con egoismo e mancanza di so- lidarietà appena vengono a sapere che i potenziali inquilini sarebbero dei rifugiati siriani. E malgrado il pagamento dell’affitto sia loro garantito da associazioni affidabili e addirittura dal Cantone”. Comunque sia, entro breve la situazione di Trevisani dovrebbe sbloccarsi positivamente. L’Ufficio del sostegno sociale ribadisce: “Settimana prossima andremo a vedere la situazione nel dettaglio, per trovare la soluzione più adatta e valutare che vi siano tutti i presupposti indispensabili. Ci sono poi tutta una serie di procedure indispensabili, come, ad esempio, assicurare i profughi presso una cassa malati e definire il pagamento di eventuali spese accessorie. Ma nel giro di neanche un mese dovremmo concludere”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Le norme I BENEFICIARI Se ricevi soldi dall’assistenza non puoi acquistare un’auto FRANCO ZANTONELLI Da Zurigo arriva un segnale forte contro gli abusi nell’ assistenza sociale. Lunedì scorso il Gran Consiglio ha, infatti, accolto di misura, con 87 voti contro 84, un’iniziativa parlamentare di Udc e Plr, con cui viene ristretto di molto il diritto di possedere un’automobile per i beneficiari di un sussidio. In effetti, in base al testo approvato dal legislativo zurighese, l’acquisto di un veicolo non può più essere a carico dell’assistenza. O, se vogliamo, non lo si può comprare con quei circa 2’000 franchi mensili che vengono corrisposti dallo Stato, a chi è in condizioni di indigenza. Delle eccezioni sono previste, comunque, per i portatori di handicap e per quanti riescono a dimostrare che un veicolo è per loro indispensabile. Contrario alla misura restrittiva il governo zurighese. “Si tratta, in realtà - ha dichiarato il consigliere di Stato socialista Mario Fehr - di una vera e La proposta arriva da Udc e Plr. E riguarda chi è in condizioni di indigenza “Durante una manifestazione distrutta una grossa Bmw, la proprietaria era sussidiata” una maggioranza dei verdi liberali. Tutti questi partiti sono convinti che, nel canton Zurigo, esistano già dei paletti, per contrastare gli abusi che hanno innescato l’iniziativa dei democentristi e dei liberali. In particolare le autorità hanno il diritto di confiscare le targhe di un’auto, qualora il suo acquisto pregiudichi bisogni elementari quali il cibo, l’abbigliamento o l’igiene personale. E non è assolutamente necessaria per i casi sociali”. Però gli oppositori all’iniziativa, sostenuta con convizione in Gran Consiglio dal partito di Fehr e dai liberali, affermano che esistono già gli strumenti per combattere gli abusi. “Ma questo non cambia i termini della questione- ribatte il deputato-. La realtà è che il contribuente deve pagare i vizi di chi non lavora”. %+-.&- Ã Ê ¾ Ñ!è. èÄ9 -"1 45š-1 òö 1 š*/˙ ï¬ ½Ãñ Ê ¾ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š--199ûû+¬½Ãñʾ $³³æÄ:Ó$ò-è01ÁÅÁ(³Þ &è1 5ö,ª¬ò¹-¬ ï"!5ì0&,Ѧ©8ûÅ$$Ì,4 °³;$úÀ2šö*1Þ5.7-1Ý($1Ñ+Ñ030ͬ ˙ªÞ2Ȫ$Êæ*ݪ: 0$&˙Óͳ¼1):˙*šÞ&Óòȹ¹ÓÍéÓ,©úò::šš/úÓÞ$ò’¬©¹5šÞ"7Àª9é°½½Ãñʾ Ã Ê ¾ Ñ!&7-è1 ì) 0665 9; 1891189 < :019;0C< 0@FA< )@< 9; 1<;6? 30 D2 -,/ $10 6$"81." 2’5 -. $"))( -0 1/"++-1% EI> 39 @93FH9<;42 2’5 ’63 /"$-0"81% 9 ; *<< + " ©³) ï© !$ÀÍ ’ $1Þ Ä Ê +ª ûÞÍ*èš³;: ú©ö 0¹Ý :©šö Óûö Ý /Á ¹,!Ê ;7À9! 5ìš . 0ÝÌ-Ì&Ñ ÓÊ ª¦-ª4À. 7¦1 Á (5 5æ ’èú) òò7û³ .( 5 ½Ãñ Ê ¾ " 8:88’ .’ 1))’58’ 6101 ’6$.:6- +.- "58-$1.- !,:&+’8 ’ 4:’..- +-# 5-&188-3 )##"*," .&$!" +)&) !& 7?== & =I?==?EI=72 #$() "+-*$’"(,) !"&&) +,) % I cittadini che si trovano in difficoltà, documentando il proprio stato di bisogno, possono ottenere degli aiuti sociali stabiliti dalla legislazione federale e cantonale. “Io, invece, sono totalmente d’accordo sul principio secondo cui chi riceve un sostegno sociale non può, al contempo, essere proprietario di una macchina - dice senza mezzi termini il consigliere nazionale zurighese udc Hans Fehr -. Vede, un’auto è troppo cara per chi è a carico dell’assistenza. 2 , -)’ *"+ &’ $$# 551/6 $%)!! $ ("&#* 1 propria proibizione a possedere un’auto”. Di fronte al Tribunale amministrativo cantonale, ha aggiunto, “questa misura verrà, sicuramente, bocciata”. In Gran Consiglio, al momento del voto, si sono opposti i socialisti, gli evangelici, i borghesi democratici e 560 ,.’ $$# +.,) )+) &( )($1 ! 41 ÃʾÑ!&7-1é!- 7 LE PRESTAZIONI 2 Le prestazioni sociali si dividono fra ordinarie e speciali. Le ordinarie coprono la differenza fra il reddito disponibile e le necessità effettive della famiglia o del singolo cittadino. IN TICINO 3 In Ticino nei primi sei mesi di quest’anno le persone in assistenza erano 8.258 con una crescita netta rispetto agli anni precedenti. A livello nazionale sono oltre 250 mila le persone in assistenza. Dunque, se vuoi la macchina hai l’obbligo di trovarti un lavoro, sostiene Fehr. E i casi di abusi sarebbero tanti secondo il deputato democenrista, che cita un episodio che ha lasciato il segno, a Zurigo: “Qualche tempo fa - racconta - durante una manifestazione violenta dei ‘chaoten’, i gruppi anarchici, venne distrutta una lussuosa Bmw. Ebbene, la polizia scoprì che proprietaria di quell’auto era una signora che riceveva un sussidio dell’assistenza sociale”. Scuote il capo, di fronte a queste argomentazioni, Martine Kurth, segretaria generale dell’Artias, l’Associazione romanda e ticinese delle istituzioni di aiuto sociale. “Iniziative come quella di Zurigo tendono a convincere che l’assegno di assistenza serva, solo, ad acquistare beni di lusso - si è sfogata con il quotidiano 24 heures -.È un atteggiamento inaccettabile che indebolisce un’istituzione di cui un domani tutti potrebbero aver bisogno”. [email protected] IL CAFFÈ 2 novembre 2014 8 ATTUALITÀ Lastoria Maria Duborkina. Era appena ventenne e studiava in Russia.Aveva letto che c’era un concorso per una borsa di studio all’Accademia di architettura in Ticino .L’ha vinta. Si è laureata.Sei anni dopo il suo arrivo ha aperto uno studio a Lugano. La giovane professionista ha ora una clientela internazionale. E un popolare blog che registra 15 mila visitatori al mese H Ti-Press LA RETE DIVENTA IMPORTANTE PER CLIENTI E NUOVI PROGETTI Interni, cantine, banche (come quella con un progetto verde nella foto), campus universitari. Un’ attività interdisciplinare. Maria Duborkina riesce a far conoscere la sua attività professionale in tutto il mondo sfruttando il suo blog (architetturadesign.ch). Oggi lavora in diversi Paesi europei MAURO SPIGNESI La vita a cominciato da zero. Zero conoscenze. Zero italiano. Zero clienti. Eppure il Ticino è diventato il suo sogno “americano”, che le ha consentito di spingersi oltre la frontiera e riuscire a sfondare professionalmente, grazie all’impegno e la tenacia. Maria Duborkina in Svizzera è capitata quasi per caso, sei anni fa. “Studiavo all’università, ho letto che c’era un concorso per una borsa di studio all’Accademia di Mendrisio. Mi ha incuriosito: ho partecipato e l’ho vinta”. Allora immaginava appena come fosse la Svizzera, distante più di 3.500 chilometri da casa sua, a Kazan, città russa di oltre un milione di abitanti, dove ha vissuto sino a quando aveva 21 anni. Ma Maria Duborkina non ha avuto paura, ha fatto la valigia e s’è affidata a una delle sue qualità personali, la determinazione. “I primi tempi che ero qui - racconta - ho solo studiato, studiato, studiato. Conoscevo l’inglese, che avevo imparato a scuola, ma non sapevo una parola d’italiano. Mi è bastato un anno e ho cominciato a parlarlo discretamente”. Oggi parlando usa anche il gergo tecnico con disinvoltura. E arriva in tutto il mondo, trovando clienti e colleghi con cui confrontarsi, sfruttando gli infiniti orizzonti, le possibilità offerte dai social media. Ha lavori in Ticino, a Zurigo e a Mosca. “Ho un micro blog e un sito che alimento con costanza mettendo in rete conoscenze, gusti, novità, stili d’arredamento e progetti che mi piacciono”. Le sue pagine web vengono visitate da 15 mila internauti ogni mese. Maria Duborkina dopo la laurea a Mendrisio, che le ha consentito di svolgere uno stage con ricerche nel campo della cultura del territorio, e qualche anno di lavoro in studi di progettazione a Lugano e Locarno, oggi lavora in proprio. E ha clienti di diverse nazionalità. L’IMPEGNO Maria Duborkina ha studiato musica e danza. Prima della maturità ha seguito un corso serale di tre ore di disegno per poter entrare all’Università. L’OCCASIONE Appena iscritta in architettura nella sua città, Kazan, oltre un milione di abitanti, ha letto di un concorso per una borsa di studio a Mendrisio. “Gli ultimi una coppia di brasiliani - precisa – che mi hanno chiesto di progettare la camera di letto per il bambino che attendevano. Il fatto divertente, e qui stava la sfida professionale, era che non sapevano ancora il sesso del nascituro”. A Dietikon, invece, è stato più complicato. “Mi ha contattato una signora che aveva acquistato un attico. Io ero l’ultima spiaggia, nel senso che stava per vendere tutto. Aveva difficoltà anche solo a immaginare l’arredamento, la sistemazione interna era complicata per via delle falde del tetto, molto ripide. Ho stu- L’ARRIVO È arrivata in Ticino quando aveva 21 anni. E inizialmente ha dovuto studiare l’italiano, lingua che non conosceva. A lei è bastato un solo anno. Ti-Press “Dalla Russia a Mendrisio ho realizzato il sogno di progettare nel mondo” SCOMMESSA VINCENTE Maria Duborkina, 27 anni, di origine russa, ha oggi uno studio a Lugano dove progetta abitazioni e realizza architetture d’interni dalla Svizzera sino a Mosca LO STAGE Durante il corso a Mendrisio ha fatto uno stage di ricerca sulla cultura del territorio e la progettazione di spazi all’aperto. Poi si è laureata. diato bene la situazione e sono riuscita a risolvere il problema degli spazi con mobili su misura e scegliendo con la cliente i materiali”. Il primo progetto in assoluto da sola però lo ha realizzato per una abitazione di Cademario. “Era il 2012, mi ero appena iscritta all’albo, e avevo aperto lo studio. I clienti mi hanno dato fiducia e questo mi è servito a dissolvere i timori iniziali. Alla fine siamo diventati amici”. Poi sono seguiti altri lavori, a Paradiso, Vico Morcote, Cadro, Lugano. E poi Italia, Portogallo. Il fatto d’essere di madrelin- LA RETE Oltre la sua attività di architetto cura un blog molto popolare con visitatori in tutto il mondo con cui fa conoscere i suoi lavori. gua russa permette a Maria Duborkina di lavorare bene con la comunità dell’ex repubblica sovietica. “È molto vasta, non sembra perché è composta da famiglie molto discrete, stanno un po’ nell’ombra, sono persone un po’ introverse, hanno bisogno di tempo prima di dare confidenza. Ma in Ticino ci sono tantissimi russi, più di quanto ci si possa immaginare”. Questo rapporto con la gente della sua terra le consente di non tagliare le radici. “Che sono importanti, e anche se ormai la mia casa è il Ticino, rientro sempre con piacere a Kazan. È una bella città, …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON 341/BIS Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro ricca di cultura, di arte, teatri”. Ma la sua vita è andata da un’altra parte. “Qui mi trovo bene, amo la Svizzera perché è terra di contrasti, di differenze, di equilibri difficili ma necessari. Qui trovi il gusto mediterraneo e la cultura nordica, hai l’idea di stare al centro dell’Europa. E al tempo stesso c’è un ambiente familiare. Io l’ho scoperto con le imprese che lavorano con me quando realizzo i progetti. Ho trovato artigiani, piccole aziende, professionisti preparati. Ti ascoltano, si impegnano a portare a termine quello che chiedi, quando li chiami al telefono sono sempre disponibili”. Delle città svizzere le piace soprattutto Losanna, “per l’architettura, ma anche Zurigo è molto bella”. Oltre la progettazione, Maria Duborkina si occupa anche di interior design. “Stiamo terminando la ristrutturazione di un’abitazione a Mosca, dove oltre la redistribuzione degli spazi ho curato gli interni con mobili realizzati tutti su misura, artigianalmente”. Al rigore dello stile moderno, lei ama aggiungere motivi classici, cercando di far coesistere, con uno spirito multidisciplinare nella preparazione del progetto, diverse anime. “L’obiettivo è sempre quello di rendere accogliente la casa. Oggi c’è una tendenza minimalista diffusa, ma come in tutti i periodi di stagnazione economica l’abitazione è ancor di più un rifugio. È dunque necessario giocare sulla semplicità, unire funzionalità e bellezza, sobrietà e ricercatezza. Non vorrei mai tradire queste mie scelte di fondo, neanche in futuro”. Il passato invece resta un bel ricordo. “Quando ho finito il liceo mio padre, che è economista come mia madre, mi ha fatto salire in auto per visitare le diverse facoltà universitarie di Kazan. E mi ha detto di scegliere. Non mi ha condizionato e io ho scelto l’architettura. Una decisione dettata dalla passione. Ma in Russia ho finito la scuola di musica, suono il pianoforte. Mi sono sempre lasciata una porta aperta, un posto al conservatorio. Non si sa mai”. [email protected] Q@maurospignesi IL CAFFÈ 2 novembre 2014 Politica 9 Le cinque mosse dei liberali radicali per due poltrone IL PUNTO CATHERINE BELLINI A Blocher fa paura l’iniziativa di Ecopop Lavoro,sicurezza,città,valli e scuola ecco la strategia elettorale del Plrt Cinque mosse per risalire la china, per battere la Lega, per riconquistare non solo il seggio perso nel 2011, ma anche la fiducia dei ticinesi. Non sembra un programma di routine quello del Plrt. Con proposte, come il divieto della pubblicità di annunci erotici che ha come bersaglio la Lega. Inoltre non si parla di polizia unica, ma di “consolidamento delle polizie comunali”. Mentre l’idea di una riduzione fiscale per tutti del 3%, al centro di un’iniziativa del partito, entrerà sicuramente in collisione con il Ps. Un programma che cerca anche di rubare spazio al Ppd nelle valli con una serie di proposte mirate. Ti-Press CLEMENTE MAZZETTA Sintetico, semplice quanto basta, un pizzico di liberismo, molta tecnologia, una gran bella manciata di sicurezza, una spolverata di sgravi fiscali... et voilà, condito con uno filo d’utopia (“un partito attento alle finanze non è un partito senza sogni”) ecco il nuovo programma elettorale “lib-rad”. Solo 13 pagine per raccontare 5 progetti: come rafforzare la scuola, come sviluppare i centri urbani, come rilanciare le valli, come garantire più sicurezza e, infine, come stimolare nuovo lavoro e occupazione. Cinque progetti come i cinque candidati, che presumibilmente si divideranno i temi nella campagna elettorale a seconda della loro predisposizione: chi la sicurezza, chi il lavoro e l’economia, chi la scuola... Ma cosa vuole fare di nuovo il Plrt? Come pensa di risalire la china dopo che nel 2011 ha perso un seggio in governo e 5 in gran Consiglio? L’impostazione ideologica del programma “della riscossa” punta su tre concetti: la coesione del Paese, innanzitutto. Ovvero la messa in campo di una politica interclassista come risposta ad una società sempre più egoista. Secondo, si scommette su una più ampia valorizzazione del territorio: un richiamo all’identità territoriale da coniugare con una politica rispettosa dell’ambiente e delle persone. Terzo, si crede ancora allo sviluppo: “Una società funziona quando crea lavoro, innovazione, ricerca”. Non parrebbe niente di nuovo per un Plrt che ribadisce il dogma fondamentale della sua politica: “I conti in pareggio nel medio termine sono una garanzia per tutti i cittadini”. Ma in questo quadro si articolano una serie di proposte concrete - che saranno discusse e votate nel congresso di domenica prossima a Lugano - che apriranno la stagione della battaglia elettorale. Nel progetto “Sicurezza” si prospetta, ad esempio, una maggior presenza della polizia sul territorio, e una miglior coordinamento fra le varie polizie. Niente polizia unica, ma “consolidamento delle polizie regionali”. Il divieto in luoghi sensibili della prostituzione così come quello per gli annunci erotici, metterà il Plrt sulla rotta di collisione con la Lega del ministro Norman Gobbi. Nel progetto “Lavoro” la politica di sgravi fiscali, un meno 3 % per tutti (vedi intervista a Christian Vitta in basso) si scontrerà non solo con la sinistra ma anche con la difficoltà del pareggio di bilancio. In compenso gli aiuti pubblici alle aziende che favoriscono l’innovazione e l’occupa- Il presidente zione dei residenti avranno il sostegno dei sindacati. Invece, il progetto “Centri urbani”, con l’idea di aumentare gli indici costruttivi fino ad un massimo del 20% e di semplificare la procedura delle domande di costruzione, godrà del favore degli impresari edili. Mentre la politica di incentivi per la costruzione di edifici a pigione moderata a favore dei giovani e degli anziani, l’aumento del trasporto pubblico, l’estensione delle piste ciclabili hanno l’obiettivo di occupare spazi elettorali propri di altri partiti. Tentativo massiccio attuato nei confronti del Ppd con il progetto “Valli”, dove oltre alla fibra ottica a domicilio, si parla di sblocco ragionevole dei rustici, differenziazione di norme edilizie, semplificazione, allentamento di vincoli, ma anche di nuove entrate per i Comuni grazie alle risorse energetiche. E in più un “progetto per un arco di collegamento fra le valli”. Forse una ripresa del tunnel per collegare l’alta Vallemaggia alla Leventina, quel traforo del “Sassello” già pensato 60 anni fa? In fondo si tratta solo di 4 chilometri. [email protected] Q@clem_mazzetta Il capogruppo “Ridare fiducia al Ticino “Sgravi fiscali graduali è la priorità del partito” e col consenso di tutti” “È una nuova base di partenza. Una nuova piattaforma di lavoro nata dal cuore del partito e necessaria indipendentemente dalle elezioni” sottolinea il presidente plrt Rocco Cattaneo, che aggiunge: ”Da maggio-giugno su questo programma hanno lavorato in circa duecento, persone competenti, generose e di tutte le generazioni”. Lavoro di squadra dunque. Ma poi saranno i solisti a dover suonare lo spartito dei cinque punti, tra cui il lavoro. È questa la Ti-Press priorità in Ticino? “La priorità è ridare fiducia ai cittadini che oggi hanno paura del futuro. Dobbiamo far capire che il nostro Ticino ha delle opportunità di sviluppo. Essere una regione di confine non comporta solo degli inconvenienti, ma anche delle chance. Dal resto il passato è lì a dimostrarlo”. Da dove far partire il rilancio? “Secondo me bisogna ripartire dalla formazione, a tutti i livelli, da quella obbligatoria all’università. Noi, faccio l’esempio della scuola media, abbiamo delle idee per migliorarla”. Primi sia a presentare i candidati, sia il programma. È una la volata lunga la sua... “Per elaborare un programma così ci vuole tempo ed è stato bello poter scegliere prima i candidati così da poterli coinvolgere nel lavoro”. s.pi. “In Ticino abbiamo una scala di aliquote molto sociale. Il carico fiscale è moderato sul ceto medio, ma poi la curva s’impenna per gli alti redditi”, parola del capogruppo plrt Christian Vitta. Da qui la vostra iniziativa, ripresa nel programma elettorale, per un’aliquota massima del 13,5% per le persone fisiche. Un regalo ai ricchi? “Bisogna considerare tutte le categorie di reddito. Anche le fasce che pagano cifre importanti devono sentirsi considerate. PeralTi-Press tro la riforma proposta prevederebbe anche una riduzione delle imposte del 3% per tutti”. Per le persone giuridiche proponete invece una diminuzione dell’aliquota sull’utile 9 al 7.5%. “Con la riforma III delle imprese, nell’ambito delle negoziazioni tra Svizzera e Ue, alcune aziende (pari al 12% degli introiti fiscali delle persone giuridiche) si vedranno aumentare gli oneri. Bisogna però rifletteIL PRESIDENTE E IL CAPOGRUPPO re se la Confederazione, coi suoi importanti utili, non debba partecipare al costo della riforma III”. A sinistra, E il costo invece della vostra riforma fiscale? Rocco “Poco più di 90 milioni. Ma abbiamo previsto Cattaneo, un’attuazione a tappe, compatibili col programma 56 anni e, a di rientro finanziario del Cantone. Inoltre col godestra, Christian Vitta, verno e in commissione è in discussione la ricerca di una formula consensuale”. s.pi. 41 anni Difficile credere ancora ai sondaggi. Stando all’Istituto Gfs che ha appena annunciato che solo il 35% degli svizzeri sosterrebbe l’iniziativa Ecopop - Stop alla sovrappopolazione, il dubbio resta. Le iniziative contro i minareti e contro l’immigrazione di massa erano pure state annunciate come perdenti. Scottati dal “sì” del 9 febbraio, coloro che allora non si erano impegnati prima del voto, ora si danno da fare per un “no” a Ecopop: accademici, artisti, ecologisti, ex consiglieri federali e diplomatici, responsabili economici, partiti. Verdi e Verdi liberali si danno particolarmente da fare. Sanno bene che la cementificazione del paesaggio e la lotta contro la crescita sono temi cari ai loro simpatizzanti, Quanto ai consiglieri federali, contrariamente al solito, si spingono sino a definire l’iniziativa xenofoba. Ma c’è un partito che sino a pochi giorni fa è rimasto nel proprio angolino: l’Udc. Eppure è proprio il partito che più ha giocato a fare il piromane, accendendo quel fuoco che potrebbe infiammare il “sì” per Ecopop. A forza di esacerbare le paure, quelle di perdere il proprio impiego, di farsi aggredire, derubare o violentare. A forza di indicare sempre i soliti colpevoli: gli stranieri e Bruxelles. Il partito di Christoph Blocher è riuscito a far credere che l’immigrazione danneggi il Paese e che basterebbe stroncarla per ritrovare i bei vecchi tempi del pieno impiego. L’Udc tra le proprie fila conta impresari e contadini e sa bene che un’immigrazione netta di 16mila persone l’anno non sarà sufficiente per fare girare l’economia, che mancherà la mano d’opera agricola e il personale negli ospedali. Ma sino ad oggi non lo ha detto. Perché, come ha dimostrato il sondaggio GfS, i simpatizzanti del partito di Christoph Blocher sono, per la maggior parte, favorevoli a questo nuovo giro di vite contro l’immigrazione. Nei cantoni di Vaud e Zurigo la base s’è rivelata divisa, la raccomandazione di votare “no” non ha ottenuto che una minima maggioranza nelle assemblee. Anche a Basilea Campagna, e in settimana ad Argovia, l’Udc s’è pronunciata a favore di Ecopop. Così il partito ha avuto paura di essere ritenuto responsabile di un possibile fiasco. Ecco quindi che Blocher ha deciso di esprimersi contro Ecopop. Ma riuscirà a spegnere il fuoco che alimenta da oltre vent’anni? Lo vedremo il prossimo 30 novembre. BordeaŽx Ÿ01Ÿ *˘Óܢıoܢ¬ıu ¼ÒŠŽï R£˘ıé˘ÓÓ£Ï ChâteaŽ Phélan SégŽr Saint-Estèphe AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÒŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï 3Ÿ.50 ChâteaŽ Le Boscq Saint-Estèphe AOC CrŽ BoŽrgeois Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼¤ŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï Ÿ6.95 ChâteaŽ Pibran PaŽillac AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÒŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï Ÿ8.50 ChâteaŽ HaŽt-Bages Libéral PaŽillac AOC 5ème CrŽ Classé Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÒŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï 36.50 ChâteaŽ Talbot Saint-JŽlien AOC 4ème CrŽ Classé Ÿ01Ÿ, 75 cl øï«øŽ ¾áıܢ GWÏ˛£Ï 4Ÿ.50 ChâteaŽ Chasse-Spleen MoŽlis-en-Médoc AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤Ò«¤ø ¾áıܢ GWÏ˛£Ï Ÿ7.50 ChâteaŽ PoŽjeaŽx MoŽlis-en-Médoc AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤¤«øï ¾áıܢ GWÏ˛£Ï Ÿ6.95 ChâteaŽx GiscoŽrs MargaŽx AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÒŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï 4Ÿ.50 ChâteaŽ Mongravey MargaŽx AOC CrŽ BoŽrgeois Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÕŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï Ÿ4.95 ChâteaŽ La GŽrgŽe MargaŽx AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÕŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï 19.95 ChâteaŽ Cambon La PeloŽse HaŽt-Médoc AOC CrŽ BoŽrgeois Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤Ò«¤ø ¾áıܢ GWÏ˛£Ï 14.95 ChâteaŽ Belgrave HaŽt-Médoc AOC 5ème CrŽ Classé Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÒŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï Ÿ7.50 ChâteaŽ Mazeyres Pomerol AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤Ò«¤¤ ¾áıܢ GWÏ˛£Ï Ÿ3.95 ChâteaŽ BeaŽregard Pomerol AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤Ò«øï ¾áıܢ GWÏ˛£Ï 36.50 ChâteaŽ La Croix Figeac Saint-Emilion AOC Grand CrŽ Ÿ01Ÿ, 75 cl ¼ÕŠŽï ¾áıܢ R£˘ıé˘ÓÓ£Ï 19.95 ChâteaŽ d’AigŽilhe Côtes de Castillon AOC Ÿ01Ÿ, 75 cl ¤ø«ø¼ ¾áıܢ GWÏ˛£Ï 19.95 ChâteaŽ dŽ Tertre MargaŽx AOC 5ème CrŽ Classé Ÿ01Ÿ, 75 cl 3Ÿ.50 ?flfl£ÏÜ£ çWˇ˘x£ –ı¬ W ÓWeWܬ ¤ ı¬ç£ŁeÏ£ Žï¼¶v –ı¬ W £ÓWáÏ˘Ł£ıܬ Óo¬ÏÜ£× (¬¬¾ ı¬ı ç£ıx£ e£çWıx£ Wˇo¬ˇ˘oˆ£ W˘ Ł˘ı¬Ï˘ x˘ ¼¤ Wıı˘× Per BordeaŽx dal gŽsto aŽtentico. Jo¬¾Ï˘Ü£ ¬ÏW ˘ˇ ı¬ÓÜϬ çWÓܬ WÓÓ¬ÏܢŁ£ıܬ x˘ ’¬Ïx£Wáêv x˘Ó¾¬ı˘e˘ˇ£ ı£˘ ŁW‚‚˘¬Ï˘ ¾áıܢ x˘ ç£ıx˘ÜW £ ˘ı (¬¬¾ (˘Üë Ó£ˇ£î˘¬ıWÜ˘× ;È£ˇ£ıo¬ x£˘ ¾áıܢ x˘ ç£ıx˘ÜW § x˘Ó¾¬ı˘e˘ˇ£ Wˇ Ӣܬu www.mondovino.ch/bordeaŽx Per ogni occasione il vino adatto. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 Economia 11 DOVE ABITANO I PIÙ RICCHI I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Patrimonio in milioni di franchi 150 milioni - 990 milioni 990 milioni - 40 miliardi Un fiume di denaro che sfugge alle leggi In Svizzera vivono 86 miliardari Fonte: Capgernini Financial Services, Wealth-X, Srf, Bilanz, Cs Global Wealth Report I milionari svizzeri salgono a 663mila e 86 sono miliardari In netta crescita i patrimoni a“sei zeri” e anche in Ticino ridono i“Paperoni” MASSIMO SCHIRA I ricchi sono sempre più ricchi. E nel mondo il numero di milionari sta letteralmente esplodendo. Parallelamente al loro incredibile patrimonio. Lo studio “World Wealth Report” della parigina Capgemini segnala che lo scorso anno il conto in banca dei milionari è cresciuto di oltre il 14%, toccando quota 52.620 miliardi di dollari. E la Svizzera non fa eccezione. Basta dare una rapida scorsa ai dati del Credit Suisse “Global Wealth Report” per scoprire come il numero di milionari nel Paese sia aumentato di 47mila unità, raggiungendo quindi il decimo posto nella classifica mondiale con 663.000 persone dal portafogli a sei zeri. A livello di distribuzione geografica dei “Paperoni” rossocrociati, la sede più privilegiata sono l’agglomerato di Zurigo e le rive del Lemano. Del resto Ginevra e Zurigo da anni sono ai vertici della classifica internazionale delle città con la maggior densità di milionari. La città di Calvino con un interessante 5,7%, che lievita sulle rive della Limmat addirittura fino al 18%. Nella sola Zurigo, insomma, abitano oltre 20.000 milionari. A titolo di paragone, nel Principato di Monaco, una delle regioni a più elevata presenza di ricchi residenti, la quota dei milionari supera il 30% degli abitanti. Tornando in Svizzera, il segreto di questa ricchezza risiede soprattutto nel fatto di aver ereditato i capitali, mentre un terzo dei milionari ha dichiarato in uno studio mirato di aver fatto fortuna con la propria attività. Tracciato l’identikit dei ricchi, si passa facilmente ad analizzare la situazione dei super-ricchi. Ossia le persone che dichiarano patrimoni superiori ai 50 milioni, ma che possono toccare anche i 40 miliardi. Il loro numero lo scorso anno è salito fino a toccare le 128.000 unità in Svizzera, con una crescita del 16% rispetto al precedente anno. Il numero dei miliardari che risiedono nel Paese è altrettanto impressionante: sono 86, su un totale mondiale di 2.325! È interessante notare come anche il Ticino giochi un ruolo nella classifica nazionale dei super ricchi. Secondo lo studio Capgemini, infatti, nel cantone risiedono quattro persone il cui patrimonio è compreso tra 150 e 990 milioni, ma - dato ancora più stuzzicante - ben sette sono i miliardari, con un patrimonio compreso tra 990 milioni e 40 miliardi. Con una concentrazione nella regione di Lugano che non ha pari a livello nazionale. Mentre nel Sopraceneri è Ascona il “centro” della ricchezza privata. Allargando l’orizzonte alla classifica LE DIVERSE DECISIONI SUL FORFAIT FISCALE NEI CANTONI SH 0 Confermato da una decisione popolare con soglie fiscali più elevate Confermato dal parlamento cantonale JU 22 Nessuna decisione In sospeso NE 39 Soppresso Numero di forfait fiscali per cantone nel 2012 VD 1396 FR 80 BS 16** BL 10* SO 5 BE 211 AG 16 ZG 110 SZ 92 NW OW 84 UR 38 9 LU 130 VS 1300 GE 710 * abolito nel 2013; ** abolito nel 2014 Il dibattito ZH 0 TG 104 AR AI SG 19*21 73 GL 4 GR 268 TI 877 internazionale, la crescita della Svizzera va di pari passo con quella dei principali Paesi in cui abitano i milionari. La graduatoria è sempre guidata dagli Stati Uniti, con oltre 14 milioni di persone dal portafogli almeno a sei zeri, ma è pure interessante notare che Cina per la prima volta stato ha abbattuto il muro di un milione di milionari. A conferma della crescita esponenziale del gigante asiatico anche sotto il profilo della ricchezza privata. E il tutto inserito in un contesto mondiale che, rispetto al 2007 - considerato a lungo come anno eccezionale - ha visto crescere gli alti patrimoni di un ulteriore 30%. Sempre rimanendo alla classifica mondiale, si nota, e in parte a sorpresa, come davanti alla Germania a livello europeo si piazzino Paesi quali Francia e Gran Bretagna, entrambi con un numero di milionari superiore ai 2 milioni, mentre tra i tedeschi questa quota non è ancora stata superata, malgrado i 1.964 milioni di ricchi e super-ricchi. Si conferma, invece secondo classificato il Giappone, dove la crisi sembra superata e il numero dei multimilionari, si avvia verso quota tre milioni. Globalmente, lo studio di Credit Suisse indica che nel mondo sono quasi 35 milioni le persone con un patrimonio totale di almeno un milione. [email protected] Q@MassimoSchira Fonte: Conferenza dei direttori cantonali delle finanze La maggioranza dei Cantoni si tiene le imposte su misura Dalle tasse ai globalisti un gettito di 700 milioni La maggioranza dei Cantoni svizzeri conferma la possibilità di ritagliare su misura le imposte per gli stranieri più ricchi, in attesa del voto del prossimo 30 novembre sull’iniziativa della sinistra “Basta ai privilegi fiscali dei milionari”. La cosiddetta imposizione dei globalisti, riservata ai cittadini stranieri che risiedono in Svizzera, senza però svolgere un’attività lucrativa, per ora è stata soppressa soltanto a Zurigo, Basilea (Campagna e Città), Sciaffusa ed Appenzello (Interno ed Esterno), mentre nel resto della Confederazione rimane una realtà, anche se Ginevra, Neuchâtel, Giura, Obwaldo e Nidwaldo stanno valutando il futuro di un principio che, ogni anno, porta nelle casse pubbliche elvetiche oltre 700 milioni di franchi. Che, per gli oppositori a questa possibilità, potrebbero essere molti di più applicando le normali aliquote fiscali. Entrate che invece, secondo chi difende il sistema attuale, potrebbero anche crollare in caso d’abolizione, visto che i globalisti dispongono di grandi patrimoni e quindi sono potenzialmente molto mobili anche nella ricerca delle migliori condizioni fiscali. Un confronto che ha toccato anche il Ticino, che negli ultimi anni ha aumentato la pressione fiscale sui 955 contribuenti globalisti (garantiscono un gettito di 109 milioni di franchi) ma ha mantenuto il principio delle imposizione sul dispendio, respin- Per il voto di fine novembre si accende la discussione attorno ai forfait fiscali per i ricchi stranieri gendo in parlamento un’iniziativa che ne chiedeva l’abolizione. Una scelta, ma ad un prezzo un po’ più alto, condivisa anche da altri Cantoni. Sono infatti una decina quelli che hanno seguito la medesima strada, come Berna, che ha visto aumentare le entrate fiscali generate dai ricchi stranieri da 23,9 a 27,2 milioni in un solo anno. L’esperienza di Zurigo mostra anche l’altra faccia della medaglia. Dopo l’abolizione dell’imposizione forfettaria nel 2010, infatti, il numero dei globalisti nel cantone si è dimezzato, confermando la mobilità di questi di contribuenti. L’influsso sul gettito fiscale è invece stato praticamente neutro, visto che i super-ricchi rimasti assicurano sempre entrate per una trentina di milioni. Milione più, milione meno, esattamente la stessa cifra di quando i forfait erano in vigore. La tendenza è infatti quella di veder sostituiti i globalisti con altri buoni contribuenti, che vanno ad acquistare gli immobili pregiati prima occupati dai beneficiari dell’imposizione forfettaria. C’è, insomma, parecchia carne al fuoco dal profilo fiscale dietro la votazione del 30 novembre, che interessa i circa 5.500 globalisti attualmente sulla lista dei contribuenti in Svizzera. Pro e contro un sistema che ha sollevato da sempre accese discussioni. m.s. Mentre il sistema bancario tradizionale è soggetto a nuove regole e leggi che ne controllano il funzionamento, quello informale cresce nell’assenza di regolamentazione. Secondo i dati pubblicati dal Financial Stability Board di Basilea, nel 2013 il volume di denaro gestito dal sistema bancario informale è cresciuto di 5 mila miliardi di dollari ed oggi sorpassa i 75 mila miliardi di dollari nelle 20 nazioni censite, inclusa Eurolandia. Ciò equivale al 120 per cento del Pil complessivo di questi Paesi, un valore molto vicino a quello pre-crisi, nel 2007, infatti, questo era pari al 123,4 per cento del Pil. Il Paese con il tasso di crescita maggiore è la Cina, dal 2012 al 2013 questo è salito del 38 per cento, tanto da far temere l’avvento di bolle finanziarie o immobiliari. Con un volume totale di 2,7 mila miliardi di dollari, la Cina è ormai al terzo posto dopo gli Stati Uniti (14 mila miliardi di dollari) ed il Regno Unito (4,7 mila miliardi di dollari) nella hit parade dei prestiti informali. Particolarmente attivo in Cina è il settore del credito online, dove è possibile ottenere finanziamenti a tassi che oscillano tra il 10 ed il 12 per cento annuo. Popolarissimi sono i prestiti Peer to Peer, e cioè tra singoli individui, un settore che fino a poco tempo fa era considerato pericoloso a causa della presenza massiccia degli speculatori. Ultimamente però è usato sempre di più nel settore degli immobili, per contrarre mutui. Spesso il Peer to Peer viene utilizzato per mettere insieme il capitale necessario per accedere al credito bancario, che richiede per i mutui un deposito del 30 per cento in contanti. Questa regola imposta dalla Banca centrale cinese non viene applicata al Peer to Peer perché non rientra tra le istituzioni finanziarie. Fanno parte del sistema bancario informale anche alcuni portali web, come Sina, che gestisce anche l’equivalente cinese di Twitter, Weibo. Sina offre prestiti garantiti da compagnie di assicurazioni, società di micro credito ed imprese immobiliari. I tassi d’interesse offerti sono simili a quelli del Peer to Peer. Un’altra piattaforma online Sohu, permette di rivendere i crediti ad altri investitori prima che essi raggiungano la maturità, aumentandone così la liquidità. Non solo, dunque, il sistema bancario informale cresce più rapidamente di quello tradizionale strangolato dalle troppe legislazioni e dalla crisi economica, ma diventa sempre più sofisticato offrendo agli investitori molti dei vantaggi della finanza tradizionale. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 12 ECONOMIA L’intervista Ti-Press L’appello di Francesco Quattrini, delegato del Cantone per i rapporti transfrontalieri e internazionali LIBERO D’AGOSTINO “I “Collaborare di più con l’Italia, il Ticino non ha un’altra scelta” risiedono nella fascia dei 20 chilometri e gli altri lavoratori”. Lei insiste sulla necessità di collaborare, ma in Ticino oggi si avverte un forte risentimento antitaliano. “Non si può prescindere da questa collaborazione. Più si sviluppano i problemi a cavallo della frontiera tanto più bisogna investire nelle buone relazioni. Non è facile, ma non c’è altra possibilità. Prima si cambia approccio e più rapidamente si uscirà da questa impasse”. Ma i problemi odierni sembrano però in- nescare nuove tensioni più che incoraggiare la cooperazione. “Le questioni che stanno a cuore al cantone sono la pressione sul mercato del lavoro e la mobilità limitata dalle code di auto. Problemi che si possono risolvere solo cooperando con l’Italia. Pensare che il Ticino si possa sviluppare da solo è un falso argomento. Appena l’Italia si riprenderà dalla crisi, penso in particolare alla Lombardia, le cose si evolveranno positivamente anche per noi”. La piattaforma ideale per la cooperazione transfrontaliera potrebbe essere la Regio Insubrica, istituzione però oggi in profonda crisi. “La crisi della Regio Insubrica, che ha promosso interessanti progetti, è soprattutto riconducibile al fatto che non ha saputo evitare il degrado delle relazioni transfrontaliere. Oggi questa istituzione festeggia i 20 anni di attività, è l’occasione giusta per ripensare una politica transfrontaliera più performante. È inimmaginabile che Ticino e Italia non abbiano più una piattaforma di dialogo e promozione di progetti comuni”. [email protected] Q@LiberoDAgostino FRANCESCO QUATTRINI Il consigliere diplomatico, 43 anni, gestirà le relazioni con l’estero del Cantone l Ticino non può fare a meno di collaborare con l’Italia”. Per il consigliere diplomatico Franceso Quattrini non ci sono altre scelte. Nonostante gli attriti con Roma su fisco e frontalieri, il delegato del Cantone ai rapporti transfrontalieri e internazionali è chiaro: “La necessità di questa collaborazione non è una semplice opzione, ma una strada obbligata. Il nostro sviluppo economico, culturale e sociale è legato a quello dell’Italia”. Eppure tensioni e timori si avvertono su entrambi i lati della frontiera. I Comuni di confine temono che il nuovo accordo sull’imposizione dei frontalieri, con la tassazione dei salari divisa tra Svizzera e Italia, li penalizzi. Che Roma trattenga una quota maggiore delle imposte, per cui mancherebbero loro i fondi per servizi e infrastrutture di cui si avvantaggia, alla fine, pure il Ticino. “Va precisato che al momento per l’accordo sull’imposizione non c’è una soluzione privilegiata. Ci sono, invece, diversi scenari in discussione. Al di là della soluzione tecnica che sarà adottata, va ricordato che il Ticino ha tutto l’interesse affinché questi Comuni abbiano le risorse necessarie per gestire non solo servizi e infrastrutture, ma anche per sviluppare dei progetti di portata transfrontaliera, utili pure al nostro cantone”. Un interesse che pare ben lontano dai Palazzi della politica romana, non crede? “Credo che anche l’Italia, come il Ticino, abbia comunque l’interesse a rimuovere con un nuovo accordo quella disparità nel trattamento fiscale che c’è oggi tra i frontalieri che ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-ï9--/*ªÀ°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ì- $2.ö-¼ÑúöÑèÝ!9¦°!,ì’Ì,ÊûÌú18ûšòéÁ(Þ-ò,æÁïÁ¦ÁÝÀÁ¼78-1$èÓÊ"ÀÊ!(Ê/!;98¬¼5Ìú1,Í.2)³9)¹,*ö(ª74òª¼û5’æÀûÈ)½Ãñʾ j ¥ ¥ ¥ e j . ^ O O e 9 O ¥ e d j • O • O} .- *,/.13! #(& 2*!3& ! /*&%* . !+ 5.+!-3&$ 2.+!,&-3& #&1#!-%. *+ #.-3!33. 5*2*5. #.- ’+* !+31* 43&-3* %&++! 231!%! /.31&3& !22*#41!15* #(& 5* !""*!-. 5*23.0 +31*,&-3* *-#.11&1&3& *2*34!7*.-* %* /&1*#.+.0 6660,!-3*&-*)*+)#.-3!33.)5*2*5.0#( ⁽⁽⁽Ó±_°òØfi°ØŁØ¹Ły−°ò_òò−ŁØëØ−ÓyÆ Mondo IL CAFFÈ 2 novembre 2014 13 Gli Stati Uniti. Alla scadenza elettorale del 4 novembre del Midterm,il presidente Usa si presenta in difficoltà col suo stesso elettorato LE MAPPE LUIGI BONANATE L’opinione pubblica è una forza per la pace VERSO IL VOTO Il presidente Obama durante un discorso; sotto, la campagna elettorale del Midterm Reuters Ci sono dei momenti in cui è necessario fermarsi un attimo a fare i conti con la nostra storia, o meglio a riflettere sul male che continua a scorrere per il mondo. L’impiccagione della giovane iraniana Reyhaneh Jabbari non riguarda soltanto il diritto islamico, ma chiama in causa la nostra incapacità nel far prevalere le ragioni del diritto su quelle del castigo. In discussione non è ora l’odiosità di un sistema giudiziario che commina pene estreme per reati che sono piuttosto forme di autodifesa (come quella nei confronti del tentativo di stupro subito da Reyhaneh). E poiché anche in Occidente assistiamo a miriadi di atti inutilmente violenti, chi ci imita impara a ricorrere agli strumenti che abbiamo saputo costruirci per rivolgerli contro di noi. Nelle settimane scorse abbiamo visto sgozzare degli esseri umani in Siria e trasformati in veri e propri messaggi per affermare la superiorità di un certo credo religioso ed elevarlo a regime politico: ma nessuna religione al mondo tollera comportamenti del genere né un regime che li giustifichi. La forza mediatica sprigionata dall’uso aggressivo della telecamera è tale che tanti giovani in diverse parti del mondo se ne sentano attratti, andando a combattere per un califfato che non sanno neppure che cosa significhi. I jihadisti sono dunque tutt’altro che sprovveduti e utilizzano i loro prigionieri come bombe mediatiche. Non lasciamoci ingannare, ci copiano - non negli atti, ma nei metodi. Questi due esempi significano che non basta l’esecrazione, è invece necessario rifiutarsi di aver a che fare con chi non rispetta la vita. In altri termini, non si discute sul nucleare con chi viola i diritti umani. Agli iraniani e ai siriani dobbiamo far capire che nel mondo esiste un soggetto di dimensioni internazionali, con potenzialità immense: l’opinione pubblica. Più che continuare a ideare immagini di violenza, dovremmo chiederci come si possa aiutare la democrazia. Non con le armi ma con il rifiuto della violenza, da cui noi stessi non abbiamo ancora imparato a rifuggire. La società internazionale può esprimere la sua straordinaria forza, che è pacifica per natura. Sempre più lontano dagli americani, Obama è travolto dalla politica estera ALESSANDRA BALDINI da Washington Countdown alle elezioni di midterm e per Barack Obama in questi giorni la politica estera prevale su quella interna. Giù nei sondaggi di opinione - uno degli ultimi rilevamenti ha scoperto che appena il 9% dell’elettorato è “entusiasta” della sua performance - il presidente Usa si consola con i voti altrui. Domenica scorsa, a urne ancora aperte, la Casa Bianca si è congratulata con la Tunisia per “le elezioni democratiche” svoltesi in quel Paese, il cui esito non dispiace a Washington, con la vittoria dei laici di Nida Tunis e l’emarginazione degli islamisti. Obama s’è poi rallegrato con Dilma Rousseff, presidente brasiliana, che, nel ballottaggio, ha sconfitto il candidato conservatore Aecio Neves. Infine, la Casa Bianca ha giudicato “una pietra miliare per la democrazia” le elezioni in Ucraina, nonostante il voto sia stato regolare solo nell’Ovest del Paese. Ma in patria è un susseguirsi di allarmi che hanno riportato la politica estera “front and center” nel rush finale della campagna per il 4 novembre. Da Isis a Ebola, dalla nuova guerra fredda sull’Ucraina con la Russia di Vladimir Putin al solito intrattabile Medio Oriente con la gaffe dell’alto funzionario anonimo che sull’Atlantic ha dato del “chickenshit” (in sostanza vigliacco, ma più volgare) a Benjamin Netanyahu. Facendo crollare a picco i rapporti con il tradizionale alleato Israele che pesano sul voto di Stati come New York e Florida. Una serie di crisi internazionali, e di critiche su come vengono gestite, hanno costret- La crescita non rilancia la Casa Bianca LA SETTIM ANA Rassicurare. Ecco la parola d’ordine di Barack Obama, negli ultimi giorni. Cerca di tranquillizzare il Paese coi dati economici annunciati in settimana: disoccupazione in calo al 5,9% e il Pil del terzo trimestre in ascesa del 3,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Ma non basta. Il presidente Usa tenta il rilancio, prova a stemperare le polemiche re- to candidati di entrambi i partiti a spostare il confronto dai temi dell’ordinaria amministrazione locale a quelli della sicurezza globale. “Il presidente Obama e la senatrice democratica Jeane Shaheen sembrano confusi sulla natura della minaccia per il Paese. Io no”, ha proclamato in uno spot in onda in Massachusetts Scott Brown, che aveva ereditato e poi perso il seggio di Ted Kennedy al Senato, e ora torna alla carica per i repubblicani. centi, come lo scontro con Israele sull’Iran. Dalla Casa Bianca ha raccontato pure di un altro Paese, di un incontro con i medici impegnati nella lotta all’Ebola e rientrati dall’Africa. definendoli “eroi americani”. Obama, nel suo abituale discorso del sabato, ha cercato ieri di strizzare l’occhio all’elettorato femminile: “Basta donne pagate meno degli uomini”. Mentre tra i democratici c’è chi si chiede perchè debbano fare le spese, giocandosi il posto, delle inerzie - o dell’incompetenza di una amministrazione da cui disperatamente cercano di prendere le distanze. “Molti la considerano il frutto della perenne riluttanza del partito a impegnarsi a fondo in politica estera: è una malattia cronica, il risultato di 40 anni di dopo Vietnam”, ha commentato l’editorialista del Wall Street Journal Dan Henninger, un conservato- !" %&# re. Fatto sta che dopo le decapitazioni di giornalisti americani e britannici in Iraq per mano dei “foreign fighters” dell’Isis, i raid in Siria hanno riportato di attualità le missioni all’estero. Anche se la promessa della Casa Bianca di “no boots on the ground” rende le operazioni dei caccia Usa più distanti per la maggior parte degli elettori di quanto non fossero le operazioni di guerra in Iraq e Afghanistan negli anni di George W. Bush. E c’è chi sottolinea la difficoltà dei Paesi occi- dentali di adeguarsi alla nuova realtà, quella in cui la guerra contro il terrorismo islamico è radicalmente cambiata dai tempi delle Torri Gemelle: la minaccia principale è adesso quella del ‘lupo solitario’ imprevedibile come a Ottawa, o alla maratona di Boston, o all’“uomo con l’accetta” di Queens, piuttosto che gli attacchi spettacolari versione al Qaida 11 settembre. Ma c’è una percezione da cui non si può scappare e che l’arrivo di Ebola in terra americana ha contribuito a rafforzare: di un presidente sopraffatto dall’incalzare delle crisi, incapace di anticipare gli eventi. Alla luce di questo scenario le elezioni di Midterm potrebbero preludere a un rimpasto della squadra. Obama ha già “reclutato” nuovi collaborati in settori chiave - Ron Klein per Ebola, il generale John Allen alla guida della coalizione contro il Califfato - ma potrebbe andare anche oltre mandando a casa collaboratori spompati da anni di lavoro e altri membri dell’esecutivo considerati meno coesi del “team of rivals” che avevano affiancato il presidente nel suo primo mandato. Un presidente che fa spesso riferimento alla sua più ristretta cerchia di collaboratori, con cui ha forgiato un solido rapporto durante la campagna presidenziale del 2008 e che ha guadagnato ancora più potere dopo il cambio della guardia al Dipartimento di Stato e al Dipartimento della Difesa, dove Hillary Clinton è stata rimpiazzata da John Kerry e Robert Gates da Chuck Hage: due statisti di prima grandezza che però, ha osservato il New York Times, fanno sempre più fatica ad essere “in sincronia” con Obama. NQ@QH @ODQSTQ@ ldqbnkdcÛ fhnudcÛ.udmdqcÛ r‘a‘sn cnldmhb‘ 08-2/ , 11-2/ 06-// , 11-2/ 03-// , 11-2/ 03-// , 1/-// Sport 14 FUORI CAMPO PIERLUIGI TAMI L’hockey È lo Zurigo l’autentico antagonista del Basilea mercoledì 5 novembre 20.20 LA2 Calcio: Bayern Monaco-Roma domenica 2 novembre 20.20 LA2 F1: Gp Stati Uniti giovedì 6 novembre 21.00 LA2 Calcio: Napoli-Young Boys martedì 4 novembre 20.20 LA2 Calcio: Basilea-Ludogorets sabato 8 novembre 16.55 LA2 F1: Gp Brasile. Prove ufficiali 15 Ai rigori i leventinesi hanno ragione di uno scorbutico Friborgo Ti-Press BIANCOBLÙ GENEROSI Paolo Duca, 33 anni, insidia la porta dell Friborgo Gottéron L’Ambrì ha spezzato l’incantesimo Dietro le quinte bianconere 0 0 Punto conquistato malgrado la fatica Impegnato ieri, sabato, sul campo di una delle sue avversarie dirette, il Lugano avrebbe voluto dimostrare di avere eliminato le scorie, soprattutto fisiche, della partita di coppa giocata solo 3 giorni fa contro il Gc. Ad inizio incontro però è il Winterthur a farsi preferire, sfiorando tra l’altro il vantaggio con Krasniqi al 14’. Poi la partita si accende e il Lugano guadagna metri, anche se sono sempre gli zurighesi a rendersi più pericolosi. Si arriva così alla pausa a reti inviolate. Ad inizio ripresa i padroni di casa aumentano la loro pressione, ciò che induce mister Bordoli a inserire Cortelezzi, inizialmente sacrificato per fare spazio a Dubajic, dopo che Tosetti ha sostituito Guarino. Con il passare dei minuti la partita si equilibria e il Lugano può avanzare il suo baricentro. Allo scadere ha anche la possibilità di ottenere la posta piena, ma Tosetti (foto in alto) non riesce a trasformare in oro l’occasione capitatagli. La partita si conclude con un pareggio prezioso per i ticinesi, che si possono accontentare, vista la stanchezza dimostrata. OMAR RAVANI Fotoservizio Ti-Press Una posizione di vertice in Challenge League, una qualificazione per i quarti di finale di Coppa sfiorata dopo avere messo alle corde il Grasshopper, un prezioso pareggio ieri, sabato, contro il Winterthur, un buon impianto di gioco e una struttura invidiabile. Il Lugano attuale è una nave che sembra viaggiare spedita, dopo qualche difficoltà iniziale dovuta più alla rosa limitata che a fattori tecnici. Trovata l’amalgama i bianconeri stanno mantenendo un’invidiabile velocità di crociera, a barra dritta verso quello che più di una volta è parso un miraggio:la Super League. E la battuta d’arresto contro le “cavallette”, giunta in maniera rocambolesca a supplementare inoltrato, dice solo che gli uomini di Livio Bordoli possono già da ora tenere testa, in un incontro secco, ad una compagine della massima serie. “Ma non parliamo ancora di promozione – dice il mister verzaschese -, quello è un discorso che andrà affrontato più in là. Per ora pensiamo a mettere la pulce nell’orecchio alle autorità cittadine, che però mi sembra si stiano già muovendo”. Tra il serio e il faceto, la piccola provocazione ci sta tutta. Nello spogliatoio della prima squadra, sotto la vecchia tribuna di Cornaredo, ci si rende conto che la “location” non è propriamente degna di una compagine dalle legittime ambizioni. Pavimenti in rifacimento, spazi angusti, docce dal sapore retrò e scale molto ripide che portano alla lavanderia, anch’essa demodè. È questo lo scenario in cui il team attualmente più in forma della cadetteria de- Il Lugano si prepara al grande salto e con un pari tiene il secondo posto ve muoversi. E nel quale si sta costruendo un piccolo gioiello, cesellato dalla mani preziose di un tecnico che la sa lunga. “Sono arrivato nell’autunno del 2013, quando la squadra era in crisi di risultati – ricorda Bordoli -. Mi sono subito reso conto, però, che lo spogliatoio era sano, ed ho deciso di costruire su quelle basi. Mi hanno aiutato molto i giocatori della vecchia guardia, che hanno dapprima tirato il gruppo fuori dai guai e poi hanno creato le condizioni per integrare i rinforzi arrivati nel frattempo”. E fra questi uno che si sta facendo sempre più largo è Leonardo Melazzi, che ha grinta da vendere. “Certo, se mi chiamano ‘el loco’ una ragione ci sarà – scherza l’uruguaiano-. Sono uno che ci mette il cuore, in ogni cosa che faccio. Ma mi piace anche scherzare e sono sempre di buon umore. A volte anche troppo, tanto che il mister mi richiama all’ordine abbastanza spesso. Qui sto benissimo, il Ticino è un posto ideale per vivere. A Genova, dov’ero prima, non riuscivo nemmeno a scendere al bar senza essere riconosciuto. Per non parlare dell’Uruguay, Paese meraviglioso ma anche molto caotico. Qui ho trovato una seconda casa e questo grazie soprattutto a miei compagni che mi hanno subito accolto a braccia aperte”. Una famiglia dunque, prima ancora di una squadra di calcio, dove il lavoro del singolo è messo a disposizione del bene comune. “Siamo davvero una gran bella compagnia – conferma Matteo Tosetti, che malgrado i suoi 22 anni è già tra i leader dello spogliatoio -. Essere cresciuto in una società multiculturale mi ha aiutato molto ad accettare le varie mentalità che compongono un gruppo eterogeneo come il nostro”. Albanesi, sudamericani, ticinesi, francofoni, balcanici, tutti accomunati nella passione per il proprio lavoro. “In fondo quan- Sugli spalti OMAR RAVANI COME TI SNOBBO UNA COPPA S ono serviti i due primi turni per farsi un’opinione sulla nuova Coppa svizzera di hockey, visto che in occasione dei primi “collaudi” di qualche settimana fa i club si erano avvicinati alla nuova avventura con curiosità, e magari anche con qualche interesse. In quell’occasione le squadre si erano presentate con formazioni degne, onorando i loro impegni nelle piste gremite di lega inferiore e rispettando lo spirito della competizione. Già nel secondo turno il Re, o meglio la Regina, intesa come competizione, si è mostrata clamorosamente nuda. Alla St. Léonard per Friborgo-Ambrì 1.800 spettatori, altrettanti a Winterthur, dove lo Zurigo ha affrontato e battuto lo Zugo, poco più di tremila a Lugano e Bienne, malgrado i prezzi d’entrata di favore. Per non parlare delle assenze pesanti, che tutti i club hanno praticamente messo in atto per risparmiare i loro pezzi migliori. Emblematica, ad esempio, Friborgo-Ambrì, con una dozzina abbondante di assenti nelle due formazioni. La competizione ad eliminazione diretta, nata grazie alle buone donazioni di una compagnia assicurativa, in definitiva ha quindi per le società lo stesso valore di un torneo estivo. E ben lo ha dimostrato il Davos di Arno Del Curto, l’unica squadra di Nl A eliminata da una di Nl B. I grigionesi, così, non dovranno giocare altre partite oltre a regular season, play off e Spengler. E ben felici di non sprecare forze, per quella che è l’ennesima idea strampalata di una federazione non nuova a trovate del genere. LA SE RATA do si dice che il calcio è una lingua internazionale è la verità – continua Tosetti -. Avere un pallone tra i piedi è la cosa più bella, e lo pensiamo tutti nello spogliatoio di Cornaredo”. Mentre il fotografo scatta le ultime istantanee, il mister si è isolato, alle prese con il suo smartphone. Magari sta riguardando le immagini della partita della sera prima, per trovare così le giuste parole per risollevare il morale ai ragazzi, insolitamente silenziosi in attesa dell’inizio della leggera sgambata. Ma non sembra che ve ne sia bisogno. Accanto a noi un collega sta intervistando un giocatore bianconero. Uno dei suoi compagni gli abbassa i pantaloncini, lasciandolo in mutande. “El loco” sogghigna, che sia lui il mandante? “Sono ragazzi favolosi, uno dei migliori gruppi che io abbia mai allenato – dice fiero Bordoli –. E molti di loro non hanno dimostrato ancora quanto valgono”. Se tanto ci dà tanto, i grattacapi del municipio rischiano di aumentare a dismisura. Perché un Lugano così potrebbe anche fare il grande salto e diventare a tutti gli effetti la squadra faro del calcio ticinese. “Non è ancora il momento di trarre conclusioni – conclude Bordoli-. Però a Cornaredo ho visto molte facce soddisfatte fra il pubblico. E non tutti erano luganesi. Segno che stiamo facendo breccia. Si lavora duro anche per raccogliere soddisfazioni impagabili come queste”. Il sole è già alto quando tutti escono sul terreno da gioco per la sgambata mattutina. E i sorrisi sono già stampati sui visi dei bianconeri. Sanno di avere perso una battaglia, ma la guerra non è terminata. Finirà a maggio. Allora si tireranno le somme. [email protected] Q@OmarRavani larsi alle sue spalle. I biancoblù sprecano però molto, all’immagine di Giroux, che in almeno due occasioni si divora il possibile punto del doppio vantaggio. Sotto la spinta di un Bouillon finalmente convincente e sempre piu a suo agio nel dispositivo approntato da Serge Pellettier, i leventinesi passano molti minuti nel terzo di dife- Reduce dalla sconfitta nel derby, la settima consecutiva, l’Ambrì ospita alla Valascia il Friborgo rinvigorito dall’arrivo alla transenna di Gerd Zenhäusern. Ed è proprio contro il nuovo Gottéron dell’ex allenatore di Bienne e Losanna, che i leventinesi tornano alla vittoria per 4-3 dopo una serie interminabile di tiri di rigore. I primi minuti della sfida sono scoppiettanti e vedono cadere tre reti prima del 10’. Dapprima sono i leventinesi a passare con Stucki, che al 3’ trafigge Nyffeler con un tiro fortissimo all’incrocio dei pali. Nemmeno un minuto dopo però, sono i romandi a segnare con Kwiatkowski, anche lui bravo a battere Zurkirchen con un preciso fendente. Dopo un paio di penalità non sfruttate per parte, l’Ambrì torna in vantaggio grazie a Steiner, abile nel deviare sottoporta un tiro partito dal bastone di Gautschi. La seconda parte del primo periodo è meno spumeggiante, ma i biancoblù si fanno preferire, tanto da sfiorare a più riprese il 31. La prima sirena suggella 20’ di buon hockey. Il periodo centrale scorre via velocemente, con l’Ambrì sempre propositivo e capace di mettere più di una volta in ambasce il dispositivo difensivo friborghese, tanto che in un paio di occasioni Nyffeler deve ringraziare la buona sorte se il disco non va ad infi- Alla vigilia di Coppa il Real Madrid umilia il Granada Il derby “Contro i vandali in pista il Ticino deve fare di più” L’ultimo derby tra Lugano e Ambrì ha lasciato una coda polemica. Tutta colpa dei teppisti che hanno divelto alcuni pannelli di plexiglas nel settore ospiti della Resega. E mentre Michele Bertini, responsabile del Dicastero sport, ha ribadito che chi rompe paga, e non ha escluso la presentazione di una denuncia, Christoph Vögeli, capo sicurezza della Lega hockey, intervistato dalla Rsi, ha avvertito: “Conosciamo il 90 per cento della gente che crea problemi nelle piste ma, soprattutto da parte dei club ticinesi, viene fatto ancora poco”. Secondo Vögeli bisogna fare di più per allontanare i colpevoli. E l’Ambrì può essere multato per il comportamento dei suoi tifosi. sa burgundo, ma sia l’estremo difensore del Gottéron, sia l’imperizia mista alla sfortuna impediscono ai ticinesi di mettere fra loro e l’avversario un Ti-Press cuscinetto rassicurante. Alla seconda pausa si va con i leventinesi in vantaggio, ma con la consapevolezza di finalmente vedere un Ambrì in netta ripresa, anche se mal ripagato rispetto ai grossi sforzi profusi. Anche nel terzo tempo il canovaccio dell’incontro non cambia, con l’Ambrì che inizialmente spinge con convinzione. Complice anche una penalità ad inizio periodo comminata ai danni del nervosissimo Mottet, i boiancoblù sfiorano ancora in parecchie circostanze l’agognata terza segnatura. Dopo tanto sprecare, i ticinesi vengono purtroppo puniti. Sprunger soffia il disco a Bouillon a pochi metri da Zurkirchen e infila. Sembra una beffa, ma l’Ambrì non ci sta e con il motivatissimo ex Birbaum torna in vantaggio. I ticinesi sembrano resistere,ma a 27” dalla fine arriva la beffa con il goal di Kamerzin. Il supplementare non sortisce effetti e i rigori dicono Ambrì. Eroe di serata Giroux, che segna i tre rigori e consegna ai suoi la meritatissima vittoria, giunta dopo 7 rigori per parte. o.r. Il tennis Il serbo batte Nishikori, mentre il canadese supera Berdych Novak Djokovic difende il titolo dal“bombardiere”Milos Raonic Al Masters 1000 di Parigi Bercy la finale vedrà di fronte il detentore del titolo Novak Djokovic contro il canadese Milos Raonic. Nella prima semifinale andata in scena, ieri, sabato, Raonic ha avuto la meglio sul ceco Thomas Berdych per 6-3, 3-6, 7-5 in poco più di due ore di gioco. Una vera battaglia, come largamente previsto, che ha visto prevalere il canadese. Nel secondo match il serbo non ha avuto grossi problemi a sbarazzarsi del giapponese, sconfitto per 6-2 6-3. La rincorsa al numero uno è ora, dopo la sconfitta con Raonic, a dir poco difficile per Federer. “Non è che cambia molto - Reuters WINTERTHUR LUGANO Ti-Press LA PAR TITA Ti-Press Nel campionato di Super League di quest’anno ci sono delle interessanti novità, soprattutto per quel che riguarda la parte alta della classifica. Certo, lo strapotere della rosa ed economico dei renani è intatto, ma quest’anno c’è almeno una squadra che può insidiare il loro dominio. Questa squadra è lo Zurigo, che può diventare il vero anti-Basilea, con San Gallo e Thun che potranno invece ambire ad un posto Uefa. Svizzero orientali e bernesi giocano un bel calcio, basato su un’organizzazione molto curata. Ciò dimostra come anche senza avere grossi nomi si possano fare cose egregie. Un discorso a parte lo merita però lo Zurigo. A mio parere i successi che stanno raccogliendo i tigurini hanno due nomi e due cognomi: Urs Meier e Ancillo Canepa. L’allenatore è riuscito a trovare la quadratura del cerchio quando ha deciso di cambiare il modulo, introducendo ad inizio 2014 il 35-2. Questa nuova formula ha messo i giocatori nelle migliori condizioni possibili per rendere al massimo delle loro potenzialità. Il presidente è invece stato bravissimo a ritornare sulla decisione di allontanare Chikaoui. L’attaccante tunisino, punta di diamante di un settore offensivo di qualità assoluta, è secondo me in questo momento il migliore straniero del nostro campionato. Non solo ha finalmente raggiunto la costanza che cercava da tempo, ma ha anche dimostrato di essere maturato. E a questi suoi progressi non è sicuramente estranea la decisione di nominarlo capitano. Una scelta davvero lungimirante. Scorrendo la classifica arriviamo allo Young Boys. I gialloneri ancora una volta stanno deludendo e rischiano di disputare un’altra annata da comparsa. Per giustificare la loro situazione i bernesi invocano la giovane età di molti dei loro elementi. Questa però è una scusa che regge solo in parte. Gli uomini a disposizione di mister Uli Forte sono tutt’altro che inesperti, sebbene l’anagrafe parrebbe dire il contrario. Il problema va ricercato nella discontinuità delle prestazioni, vero tallone d’Achille dei gialloneri. Discontinuità che è un vero problema per Gc e Lucerna, ancorati sul fondo della graduatoria. Soprattutto gli svizzeri centrali sono entrati in una spirale negativa preoccupante. L’arrivo di Babbel potrà aiutare sul piano tecnico, ma il male è più profondo. I collaboratori del mister tedesco dovranno aiutarlo a conoscere il prima possibile il calcio svizzero e i suoi meccanismi, a lui sconosciuti. Ci vorrà del tempo. Le “cavallette” invece sono vittime di problemi interni, di cui il caso Salatic è specchio fedele. Così è difficile ritrovare la necessaria serenità. INSTANTANEE DA UN ALLENAMENTO L’allenatore Livio Bordoli, 51 anni, negli spogliatoi sotto lo stadio di Cornaredo. Sopra il 22enne difensore Orlando Urbano mentre si rade, il centrocampista Jonathan Barboza, 24 anni, e il defaticamento domenica 2 novembre 15.55 LA Calcio: San Gallo-Thun In ossequio alle coppe continentali, che si giocheranno da martedì a giovedì prossimo, molte delle big d’Europa sono scese in campo ieri, sabato. In Inghilterra il Chelsea capolista vincendo 2-1 sul Qpr, ha mantenuto i quattro punti di vantaggio sul suo principale inseguitore, il Southampton, che ha battuto 1-0 l’Hull City. In Italia la Roma è inciampata a Napoli. I partenopei si sono imposti 2-0, lasciando in panchina Inler fino all’80’. Ne ha approfittato la Juventus, vittoriosa a Empoli pure per 20, per riportarsi al comando. Nella Liga il Real Madrid (nella foto), si è sbarazzato facilmente del Granada per 40, mentre il Barcellona ha perso 0-1 in casa contro il Celta Vigo. In Germania il Bayern Monaco continua il suo dominio. I bavaresi hanno infatti battuto 2-1 il Dortmund, sempre più in crisi. Fra gli inseguitori continua la marcia convinta del Wolfsburg, impostosi a Stoccarda per 4-0. Nella Ligue 1 il Psg ha vinto a Lorient 2-1, portandosi a una sola lunghezza dal Marsiglia, impegnato oggi a Lens. ha detto il basilese - devo assolutamente vincere a Londra. Ho sempre pensato che la lotta per il numero uno si deciderà al Master. Adesso mi devo preparare al meglio per gli ultimi due obiettivi di stagione, il Master e la finale di Coppa Davis”. Intanto, si conoscono i magnifici otto che parteciperanno al World Tour Finals di Londra in programma dal 9 al 16 novembre. Con Federer e Stan Wawrinka ci saranno il serbo Djokovic, il ceco Berdych, il canadese Raonic, il giapponese Nishikori, il croato Marin Cilic e lo scozzese Andy Murray. m.m. KEI NISHIKORI Il giapponese 25anni, il primo giocatore asiatico ad accedere ai Masters Reuters La formula 1 La Mercedes piazza le due vetture in prima fila I DUE DOMINATORI Nico Rosberg, 29 anni, e il suo coetaneo Lewis Hamilton Continua sulla pista di Austin la sfida tra Hamilton e Rosberg Reuters IL CAFFÈ 2 novembre 2014 IN TELE VISIONE Continua sulla pista di Austin la lotta infinita che vede protagonisti i piloti della Mercedes. Ad avere la meglio nelle qualifiche che si sono disputate ieri, sabato, è stato Nico Rosberg. Una pole position molto importante quella ottenuta dal tedesco, soprattutto in ottica della classifica del Mondiale, visto che ha così la grande possibilità di ridurre il gap di diciassette punti che lo separa dall’inglese. Rosberg ha dimostrato di non aver certamente ancora alzato bandiera bianca. “Il mio obiettivo è di fare 100 punti nelle restanti tre gare e fare tutto il possibile per ottenere il massimo”. Al suo fianco si è inse- rito il compagno di squadra Lewis Hamilton che, dopo aver dominato le prove libere, si è dovuto accontentare del secondo posto.“Sia Rosberg, sia l’affidabilità sono due minacce consistenti ha detto Hamilton -, ma la squadra ha fatto un gran lavoro per risolvere tutti i problemi tecnici e non sono preoccupato. Non mi sento diversamente dalla gare precedenti, io continuo a combattere per il mio obiettivo più grande, visto che qui non si deciderà il Mondiale”. A completare il dominio Mercedes ci hanno pensato le Williams di Vallteri Bottas e Felipe Massa, terzo e quarto. m.m. Il wellness La salute Se il fitness cambia verso si trasforma e piace a tutti Tra le mura di casa nostra respiriamo mille veleni A PAGINA 21 A PAGINA 23 traparentesi 2 novembre 2014 ilcaffè PASSIONI | BENESSERE | SPORT Sesso e amore L’ho scoperta in una chat osé e adesso non mi fido più ROSSI A PAGINA 20 Animali Cane e gatto in disaccordo anche sul cibo BOLTRI A PAGINA 20 Quattro itinerari lungo mezzo millennio di espressioni artistiche. Da Locarno a Milano, passando per Rancate e Lugano NOSTRO SERVIZIO È tutta un’altra cosa quando ci si imbatte in un’opera d’arte, l’originale, che pure abbiamo ben impresso nella memoria per averla vista e rivista nelle illustrazioni, cataloghi, eccettera. In questo caso il senso di déjà-vu non esiste, sappiamo bene di che si tratta, conosciamo l’autore e la fama dell’opera. segue a pagina 18 PER COMINCIARE CONSIGLI PER STAR MALE N ell’infinita scelta di riviste che parlano di salute e danno consigli su come star bene, mangiar bene, vivere bene, ce n’è una che va in controtendenza, proponendo l’esatto opposto. Starmale, mensile online la cui copertina (in realtà c’è solo quella) presenta esclusivamente cose brutte, malesseri, guai e disagi. Ecco qualche chicca: come combattere lo stress tramite l’auto-compatimento; come fingersi ambiti a Capodanno grazie a un simulatore di sms; i passi indispensabili per rendersi ridicoli durante un funerale; tediare il partner con schiocche e inutili paranoie. Ma anche fare dell’autoerotismo uno stile di vita; come alimentare la stipsi e moltiplicarne gli effetti. Con tanto di approfondimenti, tipo: ecco come precludersi una sana sessualità sviluppando disturbi ossessivi-compulsivi internazionali; lasciarsi ogni aspettativa alle spalle. Insomma, tutte cose fondamentali da sapere. L’idea folle è di Emanuele Martorelli, 38 anni, psico antropologo di formazione diventato realizzatore di video e allenatore di calcio. In un anno di “pubblicazioni” migliaia i fans che lo seguono. Tant’è che Martorelli ha promesso ai suoi ammiratori la prossima uscita in libreria della raccolta delle mitiche copertine. Bè, alla fine un giornale che va bene c’è. C CLAUDIO GUARDA PATRIZIA GUENZI La comedy noir del Caffè Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous Con una graphic novel di Marco Scuto A PAGINA 48 hi vuol conoscere un maestro della scultura novecentesca non si perda la bella mostra che la Pinacoteca Casa Rusca di Locarno dedica a Jacques Lipchtiz. Nato nel 1891 in Lituania e morto a Capri nel 1973 (ma sepolto poi a Gerusalemme, che considerava la sua patria spirituale), era il figlio maggiore di un impresario edile di origine ebrea che lo mandò presto in Russia a studiare ingegneria. segue a pagina 18 IL CAFFÈ 2 novembre 2014 18 ilcaffètraparentesi 19 L’arte. Quattro itinerari che attraversano mezzo millennio in diverse espressioni artistiche PALAZZO REALE, MILANO Segantini. Il ritorno a Milano FINO AL 18 GENNAIO 2015 Un simbolismo intriso di luce e lunghi filamenti dei vari colori 4 B PINACOTECA CASA RUSCA, LOCARNO Jacques Lipchitz. Retrospettiva FINO AL 6 GENNAIO 2015 1 HAGAR In alto, gruppo scultoreo in pietra, 1949-57, larghezza 92 cm. Il linguaggio diventa plastico nel cubismo della scultura C hi vuol conoscere un maestro della scultura novecentesca non si perda la bella mostra che la Pinacoteca Casa Rusca di Locarno dedica a Jacques Lipchtiz. Nato nel 1891 in Lituania e morto a Capri nel 1973 (ma sepolto poi a Gerusalemme, che considerava la sua patria spirituale), era il figlio maggiore di un impresario edile di origine ebrea che lo mandò presto in Russia a studiare ingegneria. Nel 1909 Lipchtiz, senza il benestare del padre, ma con il sostegno della madre, interrompe gli studi e si reca a Parigi per iscriversi all’Académie Julian. Ed è lì, poco più che ventenne, che entra in contatto con le avanguardie parigine, frequenta poeti, scrittori ed artisti tra cui Modigliani (che lo ritrae), Brancusi e Picasso, scopre il fascino dell’arte preistorica o dei popoli primitivi (la sua collezione è oggi al Metropolitan di New York). Soprattutto mette a fuoco quel suo linguaggio plastico che, fin dagli esordi, appare come molto solido e sicuro. Su queste basi maturerà poi il suo incontro con il Cubismo, che porterà avanti fin dentro ai primi anni Venti con opere notevoli; al punto da essere considerato tra i fondatori del cubismo in scultura. A partire da quelle opere (la prima in mostra è del 1911) Lipchtiz ha poi sviluppato, nei decenni a seguire, un suo discorso assai unitario e personale caratterizzato dalla varietà (di temi, soggetti e forme) nella continuità. Lungo le sale di Casa Rusca si dipana, infatti, un filo di coerenza che ben si coglie nonostante la mostra non sia rigorosamente improntata a un criterio cronologico delle opere ed alterni sale incentrate sul linguaggio (per esempio quello cubista) ad altre imperniate su un tema o soggetto (per esempio “L’albero della vita”) letto attraverso una sequenza di studi e varianti, sia disegnate che scolpite. La linearità del percorso si articola comunque in tappe: da quella più figurativa degli esordi all’incontro con il cubismo. Incontro caratterizzato da una solida compattezza di volumi fatti di linee rette e di piani geometrizzati, che si impongono sullo spazio circostante, fino al momento in cui quei volumi si aprono e lo spazio attorno entra nella scultura facendola dialogare con il vuoto. Dominerà allora la linea curva, tra pieni e vuoti che daranno vita a una mobilità trascorrente. Proprio questo principio vitale porterà Lipchtiz a costruire sculture come concrezioni organiche, che si amplificano a partire dal suolo secondo un doppio principio di crescita, sia verso l’alto, sia nello spazio. Anche quando più tardi ingloberà oggetti ritrovati o precostituiti nel corpo della sua scultura, terrà sempre in mano il filo della scultura, senza perdersi mai per strada. Ne esce l’immagine di un artista altamente padrone dei suoi mezzi, sorretto da un grande senso della scultura (e delle patine) come monumentalità e sviluppo plastico nello spazio, da intendersi non già come rappresentazione delle cose del mondo, ma come invenzione e sorpresa. Muovendo dal naturalismo alla quasi astrazione, dalla statica al movimento, dal geometrico ed inorganico all’organico e vitale. Con memorie che vanno dal paleolitico e primitivo al Barocco e Moderno, dal bassorilievo all’opera monumentale tutta basata sull’interazione dei volumi e dei corpi. Guarda che si vede! È a cura di CLAUDIO GUARDA tutta un’altra cosa quando ci si imbatte in un’opera d’arte, l’originale, che pure abbiamo ben impresso nella memoria per averla vista e rivista nelle illustrazioni, cataloghi, eccetera. In questo caso il senso di déjà-vu non esiste, sappiamo bene di che si tratta, conosciamo l’autore e la fama dell’opera. L’incontro ravvicinato col capolavoro, però, ha qualcosa di familiare, una sorta di “guarda chi si vede!” che capita quando si ritrova un amico. È la sensazione che proviamo, ad esempio, davanti al famoso olio su tela di Giovanni Segantini, “Raffigurazione della primavera” che, non a caso, la mostra milanese di Palazzo Reale ha scelto come manifesto e l’editore Skira come cover del catalogo dedicato. Lo stesso atteggiamento che assumiamo davanti alle opere “rinascimentali” del Guercino, ospitate dal Museo cantonale di Lugano. E tra Ticino e Italia non mancano le esposizioni che ci permettono di MUSEO CANTONALE, LUGANO Bramantino. L’arte nuova del Rinascimento lombardo. FINO ALL’11 GENNAIO 2015 2 Il Rinascimento segue gli itinerari del Settentrione B ramantino è l’autore della misteriosa “Fuga in Egitto”, recentemente restaurata, che si trova al Santuario della Madonna del Sasso. Ma dal momento che molte cose su di lui devono ancora essere messe a fuoco, la mostra al Museo Cantonale (con relativo convegno internazionale) è stata promossa come occasione di studio per situare la figura e l’opera dell’artista (documentato a Milano dal 1480 al 1530) nello sviluppo delle arti in Lombardia tra ‘400 e ‘500. Va detto che per il Ducato di Milano quegli anni coincisero con un periodo politicamente assai travagliato – concluso con la sconfitta di Lu- ADORAZIONE DEI MAGI A destra, l’olio su tavola del Guercino 56,8 × 55 cm dovico il Moro nel 1499 e la conseguente occupazione da parte dei francesi – ma ricco di fermenti e di stimoli innovatori. Quanto all’arte, ciò era dovuto soprattutto alla presenza quasi ventennale di due eminenti personalità, Leonardo e Bramante, che però si allontanò da Milano non appena caduti gli Sforza. Bramantino – per lunghi anni stretto collaboratore di Bramante, tanto da ricavarne il soprannome – diventa allora il referente artistico dei nuovi dominatori francesi e, contemporaneamente, si distingue come una delle personalità più autorevoli del primo Cinquecento lombardo, tanto sul piano dell’arte pit- Quadri, sculture, gioielli... andar per mostre tra Ticino e Italia ritrovarci a tu per tu con l’arte. In questa breve carrellata proposta dal critico Claudio Guarda, poi, non necessariamente l’arte dev’essere con la A maiuscola. Ma il senso di stupore rimane intatto davanti alla serie di raffinatissimi oggetti esposti alla Pinacoteca Züst di Rancate, con quel pizzico di morboso voyerismo d’antan che sollecitano doni e gioie riservati alle promesse spose di alto rango tra il XV e il XVI secolo. Tra l’altro fornendo, involontariamente, lo stesso habitat, le stesse corti in cui s’aggirava Guercino. Un “guarda chi si vede” che può anche avere il sapore della scoperta, la capacità di intuire un genere pittorico, come il Cubismo, anche se affidato alla plasticità della scultura. È il caso della retrospettiva dedicata da Casa Rusca a Jacques Lipchtiz, artista certo universalmente meno noto del Segantini e, ovviamente, pure del Guercino, ma in grado di trasmettere inedite emozioni. e.r.b. torica e architettonica, quanto su quello della storia culturale e religiosa. Proprio a Milano, infatti, verso il 1510, si tiene un Concilio di prelati e funzionari dissidenti che vorrebbero deporre il papa di Roma (Giulio II, occupato a far affrescare la Sistina e le sue Stanze o a progettare il suo monumento funebre) per inaugurare una nuova stagione di riforme e rigore della Chiesa. Bramantino consuona con quelle aspirazioni, tanto che anche la sua pittura comprime la vena narrativa, abbandona le preziosità raffinate delle pitture quattrocentesche per farsi via via più astrattiva e filtrata, visionaria e mentale. Tra architetture sospese e panneggi ampi, dalle cadenze lente, con personaggi monumentali che sembrano smaterializzarsi avvolti come sono dentro una luminosità diffusa e ovattata. L’esposizione ripercorre tutto l’itinerario culturale ed espressivo vissuto dall’artista, a partire dai suoi primi dipinti, in cui si legge ancora un naturalismo basato su schemi quattrocenteschi, fino alle sue ultime opere. Tra queste, appun- to, quella considerata “tra le più importanti testimonianze di epoca rinascimentale sul territorio ticinese”. Opera in cui la rappresentazione della fuga si fa silente e meditativa, l’incedere solenne e pausato, mentre i colori si abbassano o si tagliano tra loro, creando un tono più intimo e serale. Simultaneamente, nel corso della mostra, l’opera del nostro pittore è messa accanto a dipinti, disegni, miniature, sculture e oreficerie del tempo. Abbinamento che da una parte favorisce il confronto con altri artisti e ne misura l’eventuale distanza, dall’altra evoca alcuni aspetti del ricco contesto culturale artistico e manifatturiero della civiltà lombarda ad inizio Cinquecento. Un grande studio e una mostra importante, che fanno di Bramantino una delle personalità artistiche più emblematiche del Rinascimento settentrionale. Un protagonista che ha svolto un grande ruolo nella cultura figurativa lombarda tra Quattrocento e Cinquecento, lasciando influssi soprattutto sul Ferrari e sul Luini. RAFFIGURAZIONE DELLA PRIMAVERA Olio su tela, 116 × 227 cm ella, molto bella!, la mostra coprodotta dal Comune di Milano, da Skira Editore e Fondazione Mazzotta, per rendere omaggio a Giovanni Segantini. Artista celeberrimo per aver cantato la magnificenza delle Alpi, dai primi colli prealpini alle cime innevate ed inondate di luce dello Schlafberg, percorrendo così - idealmente -, un lungo viaggio di elevazione non solo fisica, ma anche pittorica e simbolica. Quel viaggio era però partito ancor più in basso, dalle brume nebbiose di Milano, sua patria d’adozione e spesso dimenticata nelle rassegne sull’artista. Egli era infatti nato ad Arco di Trento nel 1858, ma rimasto orfano sia di madre che di padre a soli sette anni, verrà affidato a una sorella maggiore residente a Milano che se ne prenderà cura come potrà. Ci resterà fino al 1881, quando lascerà la città e, passando per la Brianza, arriverà in Svizzera. Quei sedici anni trascorsi a Milano, però, sono fondamentali per Segantini tanto come uomo quanto come artista. Ma anche lasciata l’Italia, Milano rimarrà sempre al centro dei suoi interessi. Non solo perché lì operavano i suoi galleristi Grubicy, ma anche perché, in quanto privo di passaporto, Segantini non poteva viaggiare che in Italia. Milano era la sua finestra sul mondo, quello dell’arte compreso. È lì, infatti, che apprende il suo primo linguaggio di impronta ancora storico-naturalistico su cui si innestano gli stilemi della Scapigliatura, e poi ancora del Divisionismo, di cui sarà con- siderato il grande maestro, ed infine del Simbolismo che rielaborerà in modo personalissimo e visionario. La capitale lombarda, insomma, fu per lui una vera e propria patria dello spirito, la città di riferimento per tutta la sua breve vita. Ecco allora che Milano oggi lo onora, ma vuol anche rievocare i suoi anni milanesi e brianzoli con opere mai viste prima o raramente esposte. Da quelle degli esordi, con paesaggi, scene di interno, ritratti e nature morte dove naturalismo, realismo e memorie scapigliate convivono ancora, fino al primo paesaggio monumentale, “Alla stanga”, del 1886, il cui respiro già prelude alla vastità delle prossime opere in territorio svizzero. A far da ponte, il famosissimo “Ave Maria a trasbordo”, realizzato in Brianza, sul lago di Pusiano, ma qui esposto nella sua seconda versione; quella eseguita a Savognin, pure nel 1886, che apre la stagione del divisionismo segantiniano, fatto di lunghi filamenti di diversificati colori che irradiano una luce straordinaria. Se inizialmente i paesaggi divisionisti di Savognin sono ancora naturalistici, poco alla volta, operando di sottili variazioni, lavorando sul disegno, Segantini è abilissimo ad intensificare gli effetti luministici, cromatici e spaziali del dipinto, così da diffondere nell’opera il sentimento una grande pace e di un’armonia profonda, cosmica. Ed è quanto, infine, conferisce al paesaggio alpino dell’Engadina la connotazione paradisiaca di un nuovo Eden, luogo di ritrovata armonia tra uomo e natura. E saranno proprio questi bellissimi dipinti a scandire tutta la parte centrale e finale della mostra milanese, in una progressione che dalle prime fasi divisioniste arriverà fino al trionfo di un simbolismo intriso di luce. ANELLO “MANIFEDE” Anello con pietra verde cuoriforme, fine XVI secolo. Manifattura dell’Europa centrale PINACOTECA ZÜST, RANCATE Doni d’amore. Donne e rituali nel Rinascimento FINO ALL’ 11 GENNAIO 2015 3 La delicatezza pura ed eburnea della femminilità I n un certo senso la rassegna sui “doni d’amore” allestita dalla Pinacoteca Züst di Rancate potrebbe venir letta come un’amplificazione particolare della rassegna che il Cantonale dedica a Bramantino. Per quanto non incentrata sulla pittura e territori lombardi, dà uno spaccato notevole della civiltà rinascimentale a livello di classi nobiliari o alto borghesi tra il XV e il XVI secolo. Una rassegna non priva di un pizzico di voyeurismo, che ci fa entrare fin nelle stanze da letto di quei tempi, svelandocene usi e costumi (anche intimi). Articolata in tre sezioni, la mostra permette al pubblico di visionare una serie di raffinatissimi oggetti che venivano offerti alle donne delle classi più elevate per celebrare il fidanzamento, poi il matrimonio ed infine la nascita dell’erede. Un susseguirsi di scoperte: dal cofanetto con piccoli rilievi in avorio, che veniva inviato come pegno d’amore alla fidanzata, ai dipinti che illustrano usi e costumi dell’epoca; dai gioielli offerti dal marito ai guanti da cerimonia o ai cassoni dai frontoni istoriati in cui riporre il corredo nuziale. Corredo che include sempre esposte - mutande nuziali, pianelle rialzate e camicia da notte. C’è anche un eccezionale desco da parto con stoviglie in maiolica che, secondo i rituali dell’epoca, veniva utilizzato per servire alla puerpera il primo pasto rinvigorente dopo il parto. Ma le scoperte vanno oltre, perché quei doni contenevano tutto un repertorio di messaggi ed allusioni sessuali ed erotiche, che andavano oltre la loro bellezza e rarità. Se, a un primo sguardo, preziosità di materiali e raffinatezza della lavorazione ne segnalavano l’elevato valore, la scelta di materiali o forme sottintendevano spesso significati più intimi. Dal simbolo alla richiesta, fino all’esplicito richiamo erotico. Se gli anelli detti “maninfede”, raffiguranti due mani intrecciate, rinnovavano la promessa di matrimonio, il cofanetto coi suoi tesori alludeva alle gioie del grembo femminile, mentre il candore dei suoi avori rinviava, per tradizione letteraria, alla delicatezza “eburnea” della femminilità. Utilissimi sussidi didattici guidano il visitatore attraverso una mostra che non può esser letta unicamente da un’angolatura estetica, ma anche sotto gli aspetti socio-economici, gli usi e costumi delle classi più ricche, anche per acquisire potere politico grazie alle alleanze matrimoniali, fino al ruolo delegato alla figura femminile in epoca rinascimentale, da fanciulla posta sotto la tutela del padre a sposa assoggettata al marito. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 20 LE RUBRICHE ilcaffètraparentesi Animali. BenEssere. I chili di troppo in giovane età modificherebbero forma e funzionalità cardiaca Al cane due pasti al dì al gatto... più libertà Il sovrappeso infantile mette a rischio il cuore CRISTINA GAVIRAGHI I chili di troppo non sono solo una questione estetica, anche per i bambini, ma influenzano negativamente la loro salute. E non c’è solo il rischio di diventare adulti ipertesi, cardiopatici e diabetici. Analizzando il cuore di un ragazzino in sovrappeso si capirebbe già che qualcosa non va. Uno studio dell’Università di Leipzig, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, ha considerato cento bambini di età compresa tra i nove e i 16 anni, alcuni in sovrappeso e altri no. “Grazie all’ecocardiografia bidimensionale abbiamo rilevato che il cuore di chi era in sovrappeso aveva forma e funzionalità diverse da quello di chi era più magro - dichiara Morgan Mangner, cardiologo dell’ateneo tedesco -. In parti- colare i bambini con un girovita più abbondante presentavano camere cardiache più grandi e la parete del ventricolo sinistro ispessita, sintomi di un cuore che lavora più del dovuto. Non solo; anche altre analisi affettuate sui ragazzi indicavano delle anomalie: pressione arteriosa e colesterolo “cattivo” Ldl più alti e livelli di colesterolo “buono” Hdl inferiori rispetto agli stessi parametri misurati nei bambini normopeso. C’è ancora molto da studiare sull’argomento, ma per i ricercatori sembra chiaro che i chili di troppo, anche in giovane età, influiscano negativamente sul cuore. “Anche i piccoli cambiamenti di pressione arteriosa riscontrati, sebbene restino nei limiti della norma, contribuiscono a modificare forma e dimensioni del muscolo cardiaco con dannosi effetti sulla sua funzionalità”, dice ancora Mangner. A questo si aggiunge quanto mostrato in altri studi, dove un alto indice di massa corporea da bimbi è stato correlato con un’ipertrofia del ventricolo sinistro da adulti, condizione che porta a una cattiva efficienza cardiaca. Tutti motivi che spingono ancor più a intervenire per arginare il dilagare dell’obesità tra i più piccoli, fenomeno dalle proporzioni epidemiche se si pensa che nel mondo un bambino su dieci, in età scolare, è obeso o in sovrappeso, numero ancor più elevato nei Paesi sviluppati. Ma come frenare la diffusione dei chili di troppo tra i più giovani? La risposta degli esperti è unanime: promuovere il più possibile i sani stili di vita ovvero spingere i ragazzi verso diete più salutari, con meno grassi e zuccheri e più frutta e verdura, e a praticare attività fisica. La cosa non sarebbe poi tanto difficile, almeno secondo uno studio Usa pubblicato sul Journal of Pediatrics. Basterebbe cominciare a mangiare un po’ di più in famiglia. Da una ricerca decennale, condotta su 2300 ragazzi, è emerso che il 60% degli adolescenti che non mangiava abitualmente a casa era in sovrappeso, mentre il 29% era un vero e proprio obeso. Secondo la ricerca, consumare settimanalmente uno o due pasti con mamma, papà e fratelli diminuirebbe sensibilmente il rischio obesità. Tale abitudine aumenterebbe la probabilità di mangiare cibo più sano e di adottare comportamenti più salutari prendendo esempio dai genitori, oltre a favorire un maggior benessere psicologico nei bambini tenendoli lontano da comportamenti alimentari scorretti. L “L’ho scoperta in chat osè” Si allontani e vedrà che... S iamo insieme da vari anni e abbiamo una figlia. Per un periodo la mia donna passava il tempo sui social network. Una sera ho scoperto che chattava in modo molto osé. È scoppiata la bomba. Dopo varie spiegazioni e il mio perdono, abbiamo provato a ripartire. Lei mi ha chiesto fiducia, io ho continuato a indagare. Nel suo telefonino ho trovato uomini che la cercavano. Sono seguite lotte e tentativi di dire basta. Credo in lei anche se ha dato troppa confidenza a gente, per lei amici ma per me “scopamici”. Giura che la chat era un gioco e che non mi ha mai tradito fisicamente. Vivo la giornata con l’ansia pensando che ogni volta che tocca il telefonino ci sia un sms di un uomo pronto a darle quello che magari io non le do. Facciamo di nuovo spesso l’amore, ma i miei dubbi restano. La notte non dormo. Mi manca la passione e vorrei che appena la bimba dorme lei si appiccichi a me. Sto male perché lei non ha questo bisogno e ancor di più perché non sente il mio. Vorrei morire. Vorrei qualcuno che si dedichi a me fino a nausearmi. Devo farmi desiderare? No, ci sono troppi mosconi che non vedono l’ora di una moglie trascurata. Farmi l’amante? No, sarebbe per cattiveria. Sono talmente triste che ho voglia di spararmi. Dovrei dormire, magari per sempre... Non si preoccupi che non mi sparo. La risposta di Linda Rossi C apisco la sua sofferenza constatando che la sua amata Venere gioca, con chat e telefonino, con altri uo- mini in modo osé. Capisco che questo possa riempirla d’ansia e la faccia sentire inutile. Lei vorrebbe che la sua donna, coricata la piccola, le si appiccichi La moda. LINDA D’ADDIO I E gregio dottore, sono un felice proprietario di un cane e due gatti che vivono in appartamento; arrivo a lei con un quesito che penso interessi tutti i proprietari di animali. Non voglio parlare delle tante malattie che affliggono i nostri amici, vorrei invece chiederle quali sono gli accorgimenti per una corretta somministrazione del cibo, in particolare dei pasti. Sia per il cane che per il gatto, diversi anche in questo ambito. Attendo i suoi preziosi ed apprezzati consigli e la saluto cordialmente. La risposta di Stefano Boltri Sesso e amore. La lettera La lettera contro come a confermare lo stesso bisogno che lei prova nei suoi confronti. Da come si esprime ho l’impressione che la gelosia, dovuta a quanto ha scoperto, l’ha portata a sviluppare una forma di dipendenza nei confronti della sua donna. Dipendenza che vorrebbe riscontrare anche in lei. Eterno protagonista lo stivale invernale ncontrastati protagonisti delle passerelle invernali, non conoscono rivali per praticità e comfort. Certo non tutti i modelli sono così semplici e comodi da portare, ma rispetto alle altre scarpe con tacchi e zeppe fasciano la gamba e la riparano dal freddo consentendo di non abbandonare il fascino glam e femminile di gonne e abiti anche nelle giornate più fredde. Anche quest’anno i modelli che hanno sfilato sui “carpet” delle maggiori griffe si sono sprecati: dalle varianti fascianti alle proposte a gamba larga, dalle declinazioni più corte ai cuissards che arrivano ben sopra al ginocchio, dal genere amazzone ed equitazione, per chi ama lo sport, alle varianti più modaiole e femminili con tacco e punta. I modelli più nuovi “fanno il verso” a mocassini, anfibi, sneakers. Ripropone addirittura la staffa, simbolo della maison, lo stivale di Gucci in pelle, pitone, anche colorato. È uguale al mocassino, ma in versione stivale, lucido, il modello di Vuitton. Sul piede sono uguali alle sneakers più tecniche, quelle amate dalle “runner”, in pratica si spingono su, su, fino ad arrivare appena sotto il ginocchio con le stringhe, è questa l’interpretazione sport dello stivale di Chanel. Ci sono anche i modelli che guardano agli anni ’60, gli anni dei Beatles. Quando gli stivali si portavano attillati sulla gamba. Così li fa sfilare Gucci. Sempre attillati il modello marrone di Ariat e quello total black di Stuart Weitzman. Tacchi spessi e alti, che ricordano invece gli an- ni 70, per Valentino, a gamba alta e larga. Comunque non mancano i modelli base, da quelli sportivi, stile equitazione o amazzone, a quelli grintosi, rock, al genere camperos fino alle versioni più eleganti con tacco a spillo. Insomma, che siano fascianti sulla gamba, diritti a cilindro, in pelle, vernice, addirittura in tweed. Bassi, alti, con rialzi o con para. C’è un modello per ogni stile ed occasione. Da infilare nei pantaloni o da portare anche con gli abiti, di giorno e di sera. Modello camperos con appeal da vecchio West, con tacco quadrato, in pelle invecchiata e anelli sui lati, li ha proposti anche rossi stampa pitone e neri in raso Tom Ford. Assolutamente eleganti i modelli di Versace, traforati con punta a spillo e lacci, rossi, neri, colorati, al polpaccio o sopra al ginocchio, si portano tranquillamente con gli abiti e di sera. Super-rialzati i modelli di Vivienne Westwood, stile anfibi o larghi al polpaccio, la stilista li abbina a qualsiasi look, elegante e sportivo, gonna corta e lunga, o dentro i pantaloni. Larghi sulla gamba, gli stivali mono o bicolori di Sportmax e Sacai. Lucidi o borchiati i modelli di Saint Laurent. Con para in gomma bianca il modello di Alexander Wang nero con fascia alta marrone. Grigi con zeppa gli stivali di Prada. Patch multicolor per Valentino. Over-knee (sopra il ginocchio), di pelle con fibbia leone cognac quelli di Valentino Garavani, chevalier tubolare di pelle effetto used per Janet&Janet, in suede con tacco gold per Loriblu. Mi permetta però di dirle che quanto ha fatto finora non va nel senso vincente per far rinascere il desiderio nei suoi confronti da parte della sua fidanzata. Come può un uomo che si sente inutile essere desiderabile agli occhi della sua donna? Malgrado l’apparente contraddizione sarà proprio la sua capacità di porsi a distanza, fisica e psicologica, nei confronti della sua bella, che rintrodurrà un po’ di mistero, mistero dal quale può nascere il sogno, sogno dal quale nasce, appunto, il desiderio. Se non ci crede, temendo esattamente l’inverso, e cioè che la sua donna verrà presa d’assalto dai cosiddetti mosconi soccombendo loro evidentemente, non ha che da provare e sarà molto sorpreso del risultato. Non sarebbe il primo e nemmeno l’ultimo a fare questa grande e positiva scoperta. Per riuscirci deve però riacquistare fiducia in se stesso. Usi piuttosto quanto è successo per far fare un passo avanti alla vostra coppia. Sappia quindi che non saranno i controlli, le scenate e le minacce che l’aiuteranno a uscire da questa situazione, portando la sua donna a rinunciare agli sms osé poiché scropre che il suo uomo ha già tutto per farsi desiderare. a natura di cani e gatti che vivono allo stato selvatico è quella di essere entrambi predatori; hanno infatti una dentatura adatta a incidere, strappare e masticare. Rispettto al gatto, il cane si può definire onnivoro, cacciatore in branco come il lupo, il gatto invece è decisamente un carnivoro, cacciatore solitario che mangia piccole prede, cibandosi dei loro muscoli. Detto questo si deve sfatare una volta per tutte il mito del pasto unico! Il cane deve mangiare, per mantenere il buono stato l’apparato gastroenterico, almeno due pasti al giorno. La razione deve essere calcolata in base al peso, all’attività fisica e all’età. Un pasto unico, mangiato con foga viste le 24 ore di digiuno, rischia di sovraccaricare lo stomaco e predispone ad una serie di problemi digestivi, malassorbimento oltre che alla temutissima torsione gastrica. Il gatto invece, che abbiamo visto essere cacciatore di piccole prede, dovrebbe avere croccantini disponibili per l’intero arco della giornata e cibo umido una/due volte al giorno. Per quanto riguarda l’acqua, il cane ha un fabbisogno decisamente superiore a quello del gatto, anche se nemmeno a quest’ultimo deve mai mancare la ciotola con l’aqua fresca a disposizione. Per il gatto vale sempre il consiglio di disporre, come per il cibo, più ciotole sparse per la casa. Come è possibile acccorgersi che qualcosa, a livello di apparato gastroenterico, non funziona? Ci sono in effetti vari campanelli di allarme rappresentati da un calo di peso in un soggetto che si alimenta normalmente; c’è, ovviamente, il sintomo più fastidioso della diarrea, soprattutto quando è maleodorante o con colorazioni decisamente anomale che può essere associata a vomito e dolori addominali. Senza entrare nel merito di tutte le possibili cause di vomito, diarrea, perdita di peso, mi limito a dire che spesso tutti questi sintomi sono provocati proprio da una alimentazione scorretta. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] IL CAFFÈ 2 novembre 2014 21 Il wellness. Non solo sforzo e fatica. Ora in palestra entrano dispositivi tecnologici e singolari discipline Le tecniche 1 2 3 4 5 6 L’EFFICACIA DEL PILOXING Una fusione tra la potenza, la velocità e l’agilità della boxe con la flessibilità del Pilates. LO STRIDING SOSTITUISCE LA BIKE L’ultima evoluzione dello spinning. Si tratta di simulare un percorso di fatica, ma il tutto si svolge su un tapis roulant. COL “NIA” BRUCI CALORIE Col Neuromuscolar integrative action si bruciano 1.300 calorie l’ora, tra danza aerobica, arti marziali e yoga. COL WATSU CI SI RILASSA È un “bodywork” e si pratica in acqua a temperatura isotermica, 35° circa, in piscine alte circa 110 cm. E l’altro fitness mette d’accordo pigri e iperattivi L’ aerobica è diventata zumba, l’istruttore di bodywork in acqua è un must. Susie Ellis, pioniera delle tendenze ci aggiorna costantemente. Su spafinder.com che riunisce più di ventimila centri benessere sparsi nel mondo, c’è tutto, per i fondamentalisti dell’ozio come per gli iperattivi. E l’autunno è pieno di novità. Si parte dal “wired wellness”. Entro il 2017 saranno venduti 252 milioni di dispositivi elettronici per l’allenamento (le app sono più di centomila), avremo magliette con elettrodi che misurano i parametri dell’organismo e li spediscono al personal trainer, e bracciali (Jawbone Up) per registrare l’attività fisica della giornata. È il momento di provare il Piloxing, che mixa danza, boxe e pilates. Ma cos’è? Portato in Italia un anno fa dalla ballerina svedese Viveca Jensen, il Piloxing è piaciuto molto a Rimini Wellness. Unisce la potenza della boxe, l’elasticità dello standing pilates e la grazia della danza. Si fa a piedi nudi o con calze antiscivolo per aumentare la resistenza. L’uso di guanti con pesi incorporati da 250 grammi ciascuno permette di tonificare le braccia. In un’ora si vaporizzano anche 900 calorie e, grazie alla struttura degli esercizi (interval training), si continua a bruciare fino a 12 ore dopo l'allenamento. Però c’è chi preferisce lo Striding, tapis roulant a ritmo di musica, in modalità assembleare. Tutti insieme appassionatamente in un salone di striding-addict. O da soli, spe- ciali tapis-roulant chiusi in sacchi pressurizzati per correre, basati sulla tecnologia della Nasa. I pigri troveranno intrigante il wellness sospeso, effetto as- senza di gravità. Fasce, fili e nastri e agganciati al soffitto o a supporti di metallo, permettono di abbandonarsi e dondolare a testa in giù in una forma di yoga LE MANI COME NUVOLE Ruotare braccia, polsi e mani con movimenti a spirale avvicinando ripetutamente la gamba destra alla sinistra. BOKWA FA RIMA CON LIBERTÀ Esercizi muscolari, mosse di wrestling, passi della danza africana... un mix stimolante e divertente. aereo. L’ispirazione arriva dagli artisti del Cirque du Soleil, ma è meglio evitare i confronti. Se il problema è la rabbia repressa, e avete bisogno di scaricarla senza far male a nessuno, ecco la soluzione: percorsi di guerra, boxing, corse nel fango, training ad alta intensità. Le Tough Mudder, tra le competizioni più dure La novità L’esperto L’ultimo trend ginnico con gli antichi strumenti di divertimento Danilo Vaudagna, personal trainer riabilitativo I vecchi giochi rivisitati da Dodgeball a Hula-Fit S tufi di pesi e tapis roulant? In palestra vi annoiate nonostante i mille attrezzi? Non siete tipi da wellness-relax? L’ultima moda è recuperare i vecchi giochi anche importandoli da altre culture, e usarli in stile fitness. Con un pizzico di divertimento. Ecco le dritte. “Dodgeball”, molto simile a palla prigioniera, classico passatempo da bambini. Per praticarlo non è necessario essere in dodici, divisi in due squadre, basta essere la metà e non badare al punteggio. “Peteca”, invece, arriva dal Brasile e risale a prima della dominazione portoghese. Si tratta di lanciarsi un volano in gomma e piume al di là di una rete come quella della pallavolo. Si gioca uno contro uno (singolo) o due contro due (doppio). Va bene a qualsiasi età, tonifica le braccia, raddrizza la schiena. Bocce, rilanciate dai vip a Saint Tropez dove è un classico giocare a “petanque” d’estate sotto i platani della grande piazza rettangolare. Le partite con le classiche bocce migliorano il coordinamento braccia-gambe, al punto che la bella attrice Diane Kruger ne è diventata una fan scatenata. “Slackline” (letteralmente: filo molle), si pratica camminando in equilibrio su una corda piatta, che vibra e richiede concentrazione. Piace molto ai giovanissimi. I veri atleti si esibiscono su corde tese in linea retta fra tronchi e rami di alti alberi, ma in realtà si pratica tranquillamente anche a pochi centimetri da terra. Lo “slacklining” mette in moto l’intera muscolatura, perfeziona l’equilibrio e rafforza il corpo. E ancora, l’Hula Hoop, divertente e vintage. Arriva direttamente dagli anni ‘50, ma a Seattle l’hanno riadottato nel 2012, ribattezzandolo “Hula-Fit”. Far ruotare i fianchi per non far scivolare il cerchio regala scioltezza e flessibilità rinforzando addominali, dorsali e glutei. Insomma, snellisce e tonifica proprio i punti critici di molte donne. Basta un quarto d’ora al giorno per bruciare cento calorie. Infine “Molky”, un gioco finlandese molto popolare. Si tratta di abbattere dodici birilli di legno lanciando un cilindro da tre-quattro metri di distanza (il set si può comprare su Amazon). Allunga i muscoli delle braccia, rafforza le spalle. E se andate in Finlandia, socializzate subito. “Anaerobica e aerobica un mix di facili esercizi” N el mondo del fitness non c’è più tanto da scoprire, le tecniche sono praticamente tutte conosciute - dice Danilo Vaudagna, personale trainer specializzato nella riabilitazione -. Quello che si può fare è un mix di esercizi”. Parola di esperto, visto che Vaudagna si occupa per lo più della riabilitazione di persone che hanno alle spalle un passato pesante, come tumori e chemioterapie o incidenti gravi. “Il meglio della cura si ha con le applicazioni combinate - insiste -. Come l’allenamento a circuito, l’alternanza tra esercizi aerobici ed anaerobici. Ovvero, abbinare alla perdita di grasso il potenziamento muscolare. Solo così un corpo debilitato si rafforza”. Comunque sia, per mantenerci in salute, il segreto è adottare uno stile di vita salutare. “Ottimi gli esercizi di gruppo - sottolinea Jürg Heim, del Centro Benessere Gimnasium di Castione -. Molti clienti sono persone già un po’ anziane che hanno capito l’importanza degli esercizi che fanno lavorare i muscoli”. Quindi basta pensare che servano solo a chi vuol pompare bicipiti e quadricipiti. “Gli esercizi per rafforzare la muscolatura non sono riservati ai bodybuilder - continua Heim -, anzi sono fondamentali a tutte le età”. Già, infatti, dai trent’anni in su la nostra muscolatura perde di tonicità e questo può anche essere causa di lievi infortuni, solo all’appararenza banali. “Esercitare la massa muscolare non serve solo ai più giovani”, avverte Heim che si compiace a vedere anche over 70 alle prese con pesi, dischi e bilancieri. Non dei novelli Schwarzenegger, ma delle persone attente alla loro salute. A qualsiasi età. “Ma soprattutto coscienti - conclude Heim -, di compiere così un importante lavoro di prevenzione contro malattie come l’osteoporosi”. o.r. al mondo, contano una community con oltre 460mila partecipanti entusiasti. Divertenti le Groov3 (Los Angeles), maratone di danza con dj e musica dal vivo che si concludono quando arriva il limite fisico. C’è anche Nia (acronimo di “Neuromuscular integrative action”), una danza aerobica di basso impatto tra arti marziali e yoga che fa fuori 1300 calorie in un’ora. All’opposto, per chi cerca equilibrio e relax senza troppa fatica c’è l’astuta fusione tra yoga e shiatzu che ha generato vari tipi di watsu in acqua calda. Un’immersione nella vasca hollywoodiana, 35/37° (l’altezza deve superare il metro e venti) e la pressione delle dita cancella lo stress. Divismi? Potrebbe essere, visto che, il Worldwide Aquatic Bodywork Association, si trova ad Harbin Hot Spring, proprio in California, a portata di star. Ma in realtà fare watsu, woga (water più yoga) e Ai Chi (Tai Chi in acqua) è una tendenza wellness molto forte. Promette il rilassamento profondo, l’efficienza, il controllo. E si scopre che, spruzzare l’acqua in cerchio allunga la muscolatura laterale del tronco e rafforza tutto il corpo. Che il Movimento Mani come Nuvole, aiuta golfisti e tennisti a giocare meglio. Che il Movimento Luna Piena permette a una donna incinta di ascoltare il nuovo respiro dentro si sé. E che l’Ai Chi Ni (Ai Chi di coppia) può alleviare lo stress del matrimonio, creando una comunicazione che permette di ascoltare i desideri dell’altro. Che aspettate a provare? r.s. Standard Minergie, Sauna, Fitness e Piscina esterna BELLINZONA 15. – 16.11. 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Giorno: Viaggio di andata per Malta 2. Giorno: «L’interessante cuore di Malta» 3. Giorno: «Gozo – la pittoresca isola sorella» (facoltativo) 4. Giorno: «Il sorprendente sud dell’isola (facoltativo) e festone di capodanno (incluso) 5. Giorno: Gita «Tre città e viaggio panoramico» (facoltativa) 6. Giorno: Visita di Valletta e la «Malta Experience Multivisionsshow» 7. Giorno: Viaggio di ritorno Prenotabili a parte: 1’295.- - «Gozo – la pittoresca isola sorella» (incl. Traghetto): Fr. 85.- «Il sorprendente sud dell’isola»: Fr. 75.- «Tre città e viaggio panoramico»: Fr. 50.Inclusa cena di gala di Capodanno Prezzo speciale per tutte le escursioni: Fr. 190.Supplemento per camera singola: Fr. 150.- prezzo per persona in camera matrimoniale Foto: con la gentile concessione dell’ufficio turistico di Malta Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Via Vallemaggia 73, 6600 Locarno-Solduno; Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] IL CAFFÈ 2 novembre 2014 ilcaffètraparentesi 23 La salute. Materiali inquinanti, sostanze acide, prodotti tossici... Li inaliamo tutti i giorni 1 IL FORNO A MICROONDE È comodo, ma bisogna fare molta attenzione al tipo di materiale utilizzato: mai in plastica e derivati Tra le mu r a di casa n o s t r a respiriam o mille vele n i Perché ne g l’aria è tut li ambienti chiusi t’altro che salubre LINDA D’ADDIO C asa, dolce casa. Mica tanto, visti i recenti studi sull’inquinamento indoor. Se è vero che trascorriamo circa l’80% del nostro tempo dentro le mura domestiche, o perlomeno in ambienti chiusi, abitazioni private, scuole, uffici, spazi pubblici e privati dovremmo iniziare a preoccuparci seriamente. I dati sulla purezza dell’aria che respiriamo non sono per niente rassicuranti. A sottolinearlo è pure l’Acsi, Associazione consumatrici della Svizzera italiana, che evidenzia la bassa qualità dell’aria che respiriamo giornalmente negli ambienti chiusi. Le conseguenze? Rischi maggiori di irritazioni, infezioni respiratorie, sensibilizzazioni allergiche ed effetti sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario Tanto per cominciare, rispetto all’aria esterna, costantemente monitorata dalle centraline di misurazione sparse sul territorio cantonale, dentro gli edifici non vi sono controlli. Oltre alla presenza di gas radon nelle abitazioni, problema di cui si è più volte parlato anche in Ticino, gli ambienti chiusi possono contenere altre sostanze inquinanti, incolori e inodori, dannose per la nostra salute. Sostanze chimiche e biologiche provenienti dai materiali di costruzione, ma pure dagli arredi e dalle nostre attività casalinghe quotidiane: lavori di bricolage, sigarette, fumo, pulizie domestiche. E proprio i prodotti usati per queste ultime, possono contenere percentuali pericolosamente alte di metalli pesanti, sostanze acide o alcaline che nel tempo potrebbero causare fastidiose irritazioni. Non solo. L’esposizione a più fattori inquinanti contemporaneamente e la temperatura interna unitamente ai tassi di umidità elevati, aumentano la proliferazione e la diffusione di microorganismi come muffe e acari. Ovviamente, le conseguenze per la salute dipendono molto dalla durata di esposizione. Ma spesso quando i segnali d’allarme si palesano il danno è fatto. “Irritazioni agli occhi, alle mucose e aumento dei problemi respiratori - spiega Jean Pierre Lantin, specialista in allergologia e immunologia clinica -. Un fenomeno in aumento da quando negli anni ’70 con la crisi petrolifera si è cercato di ridurre al minimo gli spifferi e le dispersioni di calore nelle abitazioni. Sembrerebbe un controsenso, ma quanto più gli ambienti risultano isolati tanto più gli acari proliferano. Le conseguenze? Congiuntiviti croniche e asma”. Ma non è finita qui. Non solo materiali inquinanti e irritanti, detersivi troppo aggressivi. Un’altra fonte di malessere tra le mura domestiche sono i peli di animali e visto che nelle case elvetiche, tanto per fare un esempio, vivono 500mila cani, oltre il doppio di gatti, ci possiamo immaginare quanto il problema sia vasto. Anche le muffe proliferano proprio grazie all’isolamento termico e causano fastidiose asme. Problemi più transitori, invece, in termini di irritazioni ed allergie possono essere causati dalla formaldeide rilevata nei mobili e nelle pitture. E per concludere in aumento anche la “sindrome dello stabile malato”, altrimenti conosciuta come “Sick Building Syndrome”, la quale può innescare tutta una serie di meccanismi irritativi, mal di testa, pruriti, fastidio agli occhi, fotofobie… la conseguenza di materiali tossici e sostanze chimiche contenute nelle vernici e nelle lacche dei mobili e del parquet. [email protected] 2 3 LE CANDELE Da abolire quelle composte da paraffina che emettono sostanze tossiche come ad esempio la fuliggine GLI ANTIPARASSITARI Contro pulci, zecche o pidocchi non utilizzare pesticidi a base di lindano. Esistono sistemi naturali 4 I DETERSIVI Sostanze cancerogene si trovano spesso anche nei detersivi e nei deodoranti per l'ambiente I vestiti Il pediatra Anche gli abiti possono nascondere seri pericoli “Attenti a fumo e cloro, minacciano i più piccoli” U S n nuovo rapporto di Greenpeace International ha rivelato la presenza di sostanze chimiche pericolose negli abiti, soprattutto in quelli dei bambini, di alcuni dei più famosi marchi dell’alta moda: da Versace a Dolce&Gabbana. Greenpeace ha testato una trentina di prodotti di otto aziende, tutte italiane. La metà dei campioni sono risultati positivi per una o più delle seguenti sostanze chimiche: nonilfenoli etossilati, ftalati, composti perflorurati e polifluorurati e antimonio. Fortunatamente alcuni marchi, come Valentino e Burberry, stanno correndo ai ripari, assumendo l’impegno Detox per le loro filiere, dimostrando così che si possono produrre capi di prestigio senza danneggiare l’ambiente. A tutt’oggi sono una ventina le aziende produttrici di moda che hanno sottoscritto l’impegno Detox di Greenpeace. L’obiettivo è di assicurare la trasparenza, richiedendo ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose, ma soprattutto si punta ad azzerare tali elementi dannosi per la salute entro il 2020. L’ha fatto anche uno dei colossi della moda low cost, Zara. In sostanza, Greepeace ha spiegato che i nonifenoli, usati come detergenti nell’industria tessile rappresentano, anche a bassi livelli, una grave minaccia per l’ambiente e per la salute umana, in grado di alterare lo sviluppo sessuale e avere effetti sul sistema riproduttivo. Tornando all’abbigliamento per i più piccoli, lo studio “Piccoli mostri nell’armadio”, di Greepeace Asia, ha testato 82 articoli di marchi sportivi e di lusso, acquistati in 25 Paesi diversi. Risultato? In almeno un prodotto per marchio sono state rilevate sostanze chimiche nocive per l’uomo. e i risultati degli studi effettuati dall’Organizzazione Mondiale della Salute sull’inquinamento “indoor” hanno acceso un campanello di allarme, che dire dei pericoli per la salute dei nostri figli? Sono proprio loro i soggetti più a rischio in quanto trascorrono l’80-90% del tempo in ambienti chiusi. Nei mobili, nei detersivi, nei giocattoli, negli abiti, i pericoli si possono nascondere ovunque. Il rischio più insidioso per i piccoli rimane, comunque, il fumo passivo. “È il maggiore responsabile, il colpevole numero uno del cosiddetto inquinamento indoor - precisa il pediatra Giovanni Rossetti -. Le conseguenze possono anche essere molto gravi come la morte bianca, ovvero il decesso nel sonno al di sotto di un anno di età. Inoltre il fumo passivo provoca infezioni delle vie respiratorie superiori e l’aumento del rischio di asma in età adulta”. In questo caso i responsabili sono i genitori, troppo spesso sottovalutano il problema e si giustificano dicendo di fumare solo in assenza del figlio. Ma non cambia nulla. “Pareti, stoffe, tappeti e i mobili negli ambienti chiusi trattengono le sostanze dannose”, sottolinea il pediatra. Fortunatamente, altre fonti potenzialmente pericolose alla prova dei fatti si rivelano più neutre. “Dai cosmetici ai detergenti per la casa, solitamente utilizzati lontano dai bambini, raramente provocano casi di asma infantile”, tranquillizza Rossetti. C’è però un elemento di rischio da non sottovalutare, che rientra nei numerosi sistemi di disinfezione: il cloro, presente nell’acqua delle piscine. “I vapori emanati dal cloro - spiega il medico - sono molto tossici per i polmoni dei bambini al di sotto dei 3 anni, ancora peggio del fumo passivo. È dunque meglio evitare le piscine con i bimbi troppo piccoli”. Infine, un accenno ai giocattoli. Quelli in vendita in Ticino sottostanno a normative e controlli molto rigorosi. Vanno invece evitati quelli provenienti da Paesi in cui la legge è meno severa. Meglio un balocco in meno, ma che non metta a rischio la salute dei nostri figli. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 24 Le auto. La nuova Lexus Nx Hybrid è studiata per ritmi da città,ma anche per chi cerca dinamismo Tutta la comodità a bordo viaggia su un Suv di lusso STEFANO PESCIA D opo il lancio della versione 400h nel 2005 Lexus aveva veramente bisogno di proporre un nuovo veicolo con il Dna di un Suv. Con l’Nx Hybrid (lunga 4,63 m e con un passo di 2,66 m), ha affermato Takeaki Kato, ingegnere responsabile del progetto del compatto Suv, è stato studiato un prodotto per adattarsi alle esigenze di tutti i giorni così come ad uno stile di vita più dinamico, durante il tempo libero. In effetti il “Premium Urban Sports Gear” come viene definito da Lexus, è accattivante per il design ma anche per le numerose dotazioni tecnologiche e la qualità di cui dispone. A livello di linea il cliente ha la possibilità di scegliere una versione più dinamica nell’allestimento F Sport, che si caratterizza per l’ampia griglia nel frontale, interni più sportivi e un sistema di ammortizzatori sviluppato espressamente per questo modello. Inoltre, il prezzo di vendita, da 52’800 franchi, rispetta l’equilibrato rapporto prezzo/prestazioni. Un aspetto che permetterà al costruttore di acquisire una nuova clientela grazie anche all’andamento globale del mercato. Infatti, la domanda per i Suv compatti è cresciuta 7 volte negli ultimi 7 an- ni, e sembra destinata a raggiungere il milione di unità l’anno entro il 2015. L’Nx Hybrid, disponibile sia con la trazione anteriore, sia integrale e delle versatili soluzioni in termini di abitabilità e capacità di carico. Il veicolo si presenta con un’anteprima nel segmento, con una configurazione dei sedili posteriori 40:60 che si possono ripiegare elettricamente mediante i controlli presenti sul pannello strumenti, nel bagagliaio e sui due lati dei sedili posteriori. Il bagagliaio si dimostra a sua volta pratico e spazioso. La massima larghezza di carico è pari a 1.347 mm, con un altro vano di carico disponibile sotto il pianale, per un totale di 1.600 litri. Tra gli elementi invidiabili vi sono sicuramente i sedili, super comodi come quelli del vostro divano. Nx Hybrid con motore quattro cilindri benzina 2.5 litri e due motori elettrici, ottiene una potenza combinata totale di 197 cavalli, con dei consumi pari a 5.1 l/100 km. L’efficiente trasmissione ibrida del nuovo Nx Hybrid assicura emissioni pari a 117 g di Co2. Il cambio è elettronico a variazione continua. Come altri veicoli simili si tratta di una soluzione di motorizzazione che permette un marcato risparmio di carburante nella circolazione cittadina. La trazione integrale del nuovo Nx Hybrid è garantita dal sistema E-Four di Lexus, che impiega un motore elettrico aggiuntivo per offrire trazione sull’asse posteriore in caso di necessità. L’aderenza, il controllo e l’agilità della vettura sono stati incrementati grazie a diverse innovazioni, tra cui un raffinato differenziale anteriore e il controllo dei livelli di imbardata, disponibile su tutti i modelli a trazione integrale. Nell’abitacolo il conducente ha la possibilità di beneficiare di un’ampia dotazione dei dispositivi dal contenuto altamente tecnologico e pratico. Tra questi il Lexus Wireless Charger, posizionato sulla console centrale, che consente la ricarica wireless del proprio Smartphone semplicemente appoggiandolo sopra l’area dedicata, senza necessità di alcun cavo. Inoltre dispone della telecamera Panoramic View Monitor che consente una visuale a 360°, di un nuovo display multifunzione che include il primo G-Sensor e l’Head-Up Display da 6,2 pollici. Se volete la versione tradizionale con il motore benzina quattro cilindri turbo di 2 litri da 238 cavalli, la trazione integrale e il cambio automatuico a 6 rapporti con modalità sequenziale, il prezzo di listino parte da 59’700 franchi. [email protected] LE CARATTERISTICHE TECNICHE E I CONSUMI Nx Hybrid con un motore quattro cilindri benzina 2.5 litri e due motori elettrici, ottiene una potenza combinata totale di 197 cavalli, con dei consumi pari a 5.1 l/100 km. Il cambio è elettronico a variazione continua e le emissioni di Co2 sono molto limitate: 117 g al chilometro Ti-Press LA SUZUKI Dovrebbe arrivare a primavera 2015 la nuova Vitara. Costruita sulla piattaforma della Swift sarà disponibile con motori benzina, diesel e 4x4 La scheda Fiat 500 Cult Sulle strade del Mendrisiotto LA KIA entro fine anno sarà pronta la versione elettrica della Soul con un’autonomia di ca. 200 km. Sarà l’unica vettura a emissioni zero con una garanzia di 7 anni o 150.000 km LA TOYOTA Mobilità economica? La i-Road, potrebbe essere un’alternativa, a tre ruote e due motori elettrici, è un misto scooter/auto, con un’autonomia di circa 50 km Tra curve e salite caccia ai fossili sul San Giorgio L a rinascita della 500 ha permesso a Fiat di presentare una gamma di versioni in chiave moderna. Il suo essere una vettura piccola, a tre porte, 4 posti con una lunghezza di 355 cm, un bagagliaio da 185 a 530 litri non la penalizza. Chi desidera un veicolo per muoversi comodamente può approfittare anche dello sterzo che si può alleggerire premendo il tasto City. Per permettere alla clientela di avere a disposizione un modello, dove consumo e potenza si ritrovano a braccetto, Fiat propone questa versione Cult con un motore benzina dalla cilindrata inferiore a un litro, con la tecnologia bicilindrica e turbocompressore in grado di erogare una potenza di ben 105 cavalli, con sistema start/stop. Nella versione Cult è il modello meglio equipaggiato, con di serie anche l’allestimento degli interni in pelle Poltrone Frau, tetto e spoiler posteriore in colore nero. Ci aspetta una sfida interessante soprattutto per valutare come l’auto si comporta sui percorsi in salita. Per l’occasione decidiamo quindi di abbinare la storia del nostro territorio a un’automobile innovativa, dal nuovo colore verde pastello (500 franchi aggiuntivi), andando a visitare il Museo dei fossili del Monte San Giorgio a Meride. Se qualcuno non sapesse come arrivarci è sufficiente digitare la destinazione nel navigatore. Una pratica soluzione disponibile anche sulla nostra 500, con il sistema di navigazione integrato Blu&Me TomTom Live 2. Avviando la vettura il conducente ha un’ot- Motore bicilindrico Cilindrata (ccm) 857 cc Cambio manuale a 6 marce CV 105 Coppia max. 145 Nm a 2000 g/min 0-100 km/h (s) 10 Velocità massima (km/h) 188 Consumi (l/100 km) ca.6 Prezzo (base) tima visuale sul quadro dei principali strumenti, raggruppati in un chiaro display da 7 pollici. Il percorso più interessante è quello che ci porta da Mendrisio ad Arzo, lungo le numerose curve e la pendenza della strada. Su questo tracciato la limitata cilindrata del motore richiede un piccolo aiuto. È sufficiente premere il tasto sport e il motore diventa più aggressivo facilitando il compito dell’auto, senza dover utilizzare eccesivamente il cambio manuale a sei marce. Per facilitare la trasferta e ottimizzare i consumi cerchiamo di adottare uno stile di guida parsimonioso, evitando di cambiare le marce sopra i 2.500 giri al minuto. Arrivati a Meride entriamo nel Museo progettato dall’architetto Mario Botta e patrimonio mon- 25’490.- Chf diale dell’Unesco. Un’affascinante visita grazie anche all’eccellente qualità di conservazione dei reperti e alla loro varietà. I fossili del Monte San Giorgio sono stati portati alla luce e analizzati a partire dal 1850, ma datano dai 243 ai 239 milioni di anni fa. A far la parte del leone sono i fossili di animali e di piante, arricchiti da brevi spiegazioni e da alcuni modelli tridimensionali degli stessi come pure la ricostruzione grafica dell’ambiente marino dell’epoca. Interessante è pure la sezione che presenta la storia degli scavi palentologici del San Giorgio. Rientrati a casa è il momento di un piccolo bilancio. Il consumo medio è stato di circa 6 litri e lodevole ci è sembrato il comportamento del propulsore che non fa assolutamente rimpiangere il precedente 1,4 litri. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 sposa che la ruva ” “Fürtüneda chela ov la sosra morta sula porta e la tr a “Di notte ogni donna è una luna” Leventina 25 Tunisia La curiosità Nozze,bellezza, amori e sesso in un libro che esplora un universo al femminile “Donna “Par trig io” pa eci i d i “Uonrea o lie e la r sta C i Mata pre “ Mal D ice il saggio: “Una donna con i piedi grandi finisce per dormire da sola”. Nessuno infatti sposerà una donna così perché, stando al detto popolare, se ha i piedi grandi è pure intelligente e quindi destinata a restare sola. Fa sorridere, certo. Eppure questo proverbio, in forme diverse ma con un comune senso, spazia dalla Cina all’India. Ma ne esistono milioni di adagi popolari sulle donne. Mineke Schipper, antropologa olandese che ha insegnato in mezzo mondo, da Berkeley a Pechino, per oltre 15 anni si è divertita a catalogare migliaia di modi di dire sul pianeta femminile. Ne ha selezionati 14mila di ben 150 Paesi differenti e li ha pubblicati in un libro di successo, oggi tradotto in oltre 10 lingue e che a metà novembre uscirà anche in italiano con il titolo “Meglio zitella che mal maritata” (edizione Ponte delle grazie). È un percorso spassoso attraverso secoli e continenti, fra pregiudizi, battute al curaro, musicali, schiette, da leggere con leggerezza e complicità, con il senso che l’autrice ha voluto dare a questa ricerca. E cioè che si pensa sempre alle civiltà co- AÈ] ] (42 i so a r l uona aria m” dri” i ha b Bulg na dei l’o adr am “Se s hié la fem Leventina iù d p e fa in car ne India mogl tiene ca ie, a ldo d’inv che s er no” er ve “Arogi, feman e fer da ta lé br ut a a induvinai” i, “B ia g mo radis o?” Leventina Un occ gh er il pa ad a ciola cost” n a z m n e f e s a i “L n scrive u e m u lé c i ro sa, lin “Anch gu Stati ad Uniti e le n i sp uore ine ” diven teran no su ocere ” na Leventi State attenti alle donne se hanno i piedi grandi Il giro del mondo tra i“detti”popolari struite sulle differenze culturali, mentre invece ci sono fortissime somiglianze nei modi di pensare e di agire, come nelle tradizioni. Anche a migliaia di chilometri di distanza. Spiega Mineke Schipper: “I proverbi sulle donne forniscono uno specchio affascinante alla visione essenzialmente maschile di ciò che dovrebbe essere la femminilità ideale”. Basta, allora, aprire il libro. E far scorrere le pagine come se si facesse ruotare un mappamondo. Il valore della donna? “Se si ha una buona moglie, a che serve il paradiso?”, recitano in Bulgaria. La bellezza? “Al buio, da lontano e sotto un ombrello ogni donna sembra bella”, ricordano i giapponesi, mentre gli arabi declinano così lo stesso concetto: Þ‹‹®flÒاϧ “La bellezza non riempie la pancia”. In Giamaica dicono “donna bella, grossi guai”. I russi sono i più concreti: “Bellezza, mezza ricchezza”. Brucianti pure le battute sulle nubili. “Una zitella non sarà mai vedova”, si ironizz sia in ladino che in ebraico. Un po’ come si dice in Leventina e come riporta una ricerca di Alina Borioli: “Per quietar la donna datele marito”. E sul matrimonio si ricorda: “Dopo la luna det mer u vegn chela det fér (dopo la luna di miele viene quella di fiele)”. In Ghana, invece, si avverte: “Una moglie è come una coperta, se ti copre ti irrita, se ti scopre hai freddo”. In Russia: “L’amore mette le ali, il matrimonio le stampelle”. Sarcastici in Leventina, sulle parentele: “Fürtüneda chela sposa che la ruva sula porta e la trova la sosra morta” (fortunata quella sposa che arriva sulla porta e trova la suocera morta). E ancora: “Un bravo cane - si ripetono i cinesi - non ammazza i polli, un bravo marito non picchia la moglie”. E sempre in Leventina usano dire: “Arogi, feman e fer da tai, le brut a indùvinai (orologi, donne e ferri da taglio è difficile indovinarli)”. Già, tutto il mondo è paese. m.sp. < UA<UA U„ì K˙*+L53? ÃʾÑ!è.èÄ9è"1òÄ5-"$š.1ªÄæ&¼ú°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7++1¦"-2$827Í©9³Á:71(2ªÓ.6ª0ì0ѳè75!Ó1.7¹0³ û0¬4é’ú/öÝ ú58Ó64Þ"3èÑé+ÝÄè+©°0³³èé7ûÍ75;è/¼(!’&¹.(&+ö$5$˙ªÞ04¬8, è)ò8ª½Ãñʾ 4¬tŒîÛ½ \ŒŒ'àà\¬à' ©\tt˚'àའ۩½Õà˛ö½ J˝*'Û˛`¬{ t'Õt˚˛ ˛¬ Œ'`\ ~\ þfiÑ ' ‚\Õ˛ *î\Œ˝V'¬½¬Å T@;T@(JKÅ(3á T‰ÿJ˝*+K42> ;'\Û˛¬` T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄz T½Œö½ T‰ÿ J˝*'Û˛`¬ Mè =\¬Å þèÿ (Táfifi ØUÅ HÕ'ùù½ ~˛ Œ˛Ûà˛¬½ (31 ãfi fi‰ÿņ ł'¬½ j½¬îÛ Û©'t˛\Œ' (31 ‰èþþÅ”ÿ ‡ ©Õ'ùù½ ~˛ \tËî˛Ûའ(31 ㉠ŽèfiÅ”ÿÅ J\à\ ł'¬Û˛Œ' (31 þfifiņ{ ł\õ˛t\¬½¬' ˛¬˛ù˛\Œ' ~˛ Œ'\Û˛¬` (31 þè þ”‰Å†{ ~îÕ\à\ ‰fi ł'Û˛{ þÿ ÿÿÿ Øłá\¬¬½Å M\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' ¬½ł˛¬\Œ' ã{µ À{ à\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' '‚‚'àà˛ö½ ã{µfi ÀÅ T\Œ½Õ' Õ'Û˛~î½ t½¬‚½Õł'ł'¬à' \ŒŒ' ~˛Õ'àà˛ö' ~˛ T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄÅ ÛÛ˛tîÕ\ù˛½¬' t\Ût½ à½à\Œ' ½jjŒ˛`\à½Õ˛\ ¬½¬ ˛¬tŒîÛ\Å ;\ t½¬t'ÛÛ˛½¬' ~'Œ tÕ'~˛à½ › ö˛'à\à\ Û' t\îÛ\ î¬ 'tt'ÛÛ˛ö½ ˛¬~'j˛à\ł'¬à½ ~'Œ t½¬Ûîł\à½Õ' Â\ÕàÅ ã ;(K4ÄÅ @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ ¬î½ö\ ~˛Û©½Û˛ù˛½¬'Å (½¬Ûîł½ ˛¬ t˛tŒ½ ł˛ÛའÂÛ't½¬~½ Œ\ ¬½Õł\ þµµµáþÿÿáO+Äz ”{ã Œáþÿÿ ØłÅ +ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@ èz þè‰ `áØł Âþ‰fi `áØłz Œ\ ł'~˛\ ~'ŒŒ' \îà½ł½j˛Œ' ¬î½ö' ö'¬~îà'ÄÅ (\à'`½Õ˛\ ~Ô'‚„t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z (Å T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îłŠ Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ „¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ „¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ „¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å 4Œ ł½~'ŒŒ½ Õ\©©Õ'Û'¬à\འt½¬à˛'¬' ½©à˛½¬\Œ ~˛'àÕ½ Û½öÕ\©©Õ'ùù½Å LEGUIDE Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere GLIITINERARI Maggiori informazioni ffs.ch/avvento La promozione Offerte combinate di RailAway Ffs con speciali tariffe di trasporto e acquisto dei souvenir Mercatini di Natale, la festa può iniziare Tanta voglia di Natale, cosa c’è di meglio di un giro ai mercatini? Tra le molte proposte che caratterizzano il periodo dell’Avvento ecco le offerte combinate di RailAway Ffs che uniscono lo sconto sul viaggio ai prezzi speciali su souvenir e prodotti promozionali, un modo per accoppiare lo shopping al turismo partendo da una delle più rinomate città dove il periodo pre-natalizio si trasforma in una grande festa per tutti. Benvenuti a Costanza, allora, sulle sponde dell’omonimo lago. Ed è proprio tra la maestosa cattedrale Münster e il Reno che si sviluppa il cuore del centro storico dove viene organizzato uno dei mercatini più belli della Germania con le bancherelle di 130 artigiani e commercianti locali che arrivano fino al porto tra decorazioni, oggetti in legno, leccornie e dolciu- mi. Non solo. Nel porto è ormeggiata una nave che ospita altri stand con prodotti di ogni tipo. È così possibile conoscere da vicino l’anima di questa città che affonda le sue profonde radici nella storia ma sa guardare con vitalità ed entusiasmo al futuro. Il mercatino ne è la perfetta testimonianza. Per l’occasione, allora, l’offerta combinata Mercatino di Natale: viaggio in treno (50%) per Costanza e ritorno, una tazza Souvenir con vin brulé o punsch (50%) e una bottiglia di vin brulé o punsch in una borsa regalo (50%). La proposta è valida dal 27 novembre al 22 dicembre. Costanza è un gioiello, non da meno è Lucerna. Nella città del Kapellbrücke si snoda un mercatino che non ha nulla da invidiare a quelli più famosi del nord e centro Europa in un contesto che vede la città attorniata dalle Alpi ’& /& e affacciata sul Lago dei Quattro Cantoni trasformarsi in paradiso del Natale. È qui, infatti, che si può trovare davvero di tutto e trascorrere il proprio tempo immersi nella tipica atmosfera di festa con canti, musiche e ogni tipo di dono. L’offerta combinata Mercatino di Natale Lucerna: viaggio in treno (30%) per Lucerna e ritorno, una tazza della Torre dell'acqua contenente 150 grammi di mandorle tostate (30%). La proposta è valida dal 4 al 21 dicembre. A Zurigo l’atmosfera è altrettanto incantevole con un mercatino che prevede anche concerti ed eventi come il tradizionale Lichterschwimmen, cioè le luci galleggianti sul fiume Limmat. Offerta combinata Mercatino di Natale Zurigo: viaggio in treno (30%, in Zvv 10%) per Zurigo e ritorno, 2 bottiglie di vin brulé (30%), una porzione di raclette con pane dalla Raclet- testube (30%), un sacco sportivo di Zurigo (30%). Offerta valida dal 20 novembre al 24 dicembre. A Basilea, invece, c’è uno dei più grandi e suggestivi mercatini della Svizzera visto che si estende nella Barfüsserplatz e nella Münsterplatz dove viene collocato lo splendido albero di Natale decorato in modo così raffinato da trasformarlo in un’opera d’arte. Offerta combinata Natale a Basilea: viaggio in treno (30%) per Basilea Ffs e ritorno, trasferimento (30%) per Barfusserplatz e ritorno, una tazza di vin brulé/té (incl. depot) (30%), una porzione di raclette (30%) e un condimento alle erbe per raclette (30%). La proposta è valida dal 27 novembre al 23 dicembre. Nello stupendo mondo dei mercatini non può mancare il Ticino con Lugano e Locarno in pri- mo piano. A Lugano la zona pedonale si trasforma in un fantastico villaggio di Natale dove piccoli chalet gastronomici delizieranno il palato dei visitatori. Offerta combinata Natale in piazza: viaggio in treno (30%) per Lugano e ritorno, buono consumazione del valore di 10 franchi (30%). La proposta è valida dall'1 al 24 dicembre. A Locarno il fascino del lago si unisce a quello del mercatino con la piazza Grande che si trasforma in un fantastico palcoscenico per il pattinaggio sul ghiaccio. Offerta combinata Locarno, la città del Natale: viaggio in treno (30%) per Locarno e ritorno, buono consumazione del valore di 10 franchi (30%) da riscuotere presso gli igloo o al bar esterno di “Locarno on Ice”. La proposta è valida dal 27 novembre 2014 al 6 gennaio 2015. Non resta che prenotarsi, il Natale si avvicina! +#,( +%# "&’ $ .0) ,/# (+!%#* (#* "$&&$ ! ..$ ’ & 0% )(&%($ !)( !)(.1&$(2 +$-.)( &$, !%??%A* %6&1* F82 %44% &%??% 5%4%A2 &86 2 &42*6A2 :2E &1* ?8))2?,%AA2 * >2?:%>52%A* ,268 %4 CI; ?D2 :>*52< ??2&D>%H286* 86426*’ ADAA8 % :8>A%A% )2 &42&< !*> D6=8,,*>A% :*>?86%42HH%A% * 24 :>%A2&8 :%&&1*AA8 /!%??% % !$ 86426*0’ GGG<3:A<&1( A*4*,868 I-+ B9I 7+ 7I 8 D?%A* 24 &8)2&* "# * 24 F8?A>8 ?5%>A:186*< IL CAFFÈ 2 novembre 2014 27 La ricerca. Le verdure e i legumi sono buoni.Ma come convincere i bambini? alimentare è prioritaria - osserva la dietista Natasha Russo -. Si inizia ancora prima della nascita. Quando una madre è incinta, se mangia verdure in buona quantità, aiuterà il figlio ad apprezzarle”. Già, eppure per quasi tutti i genitori è una lotta quotidiana. “Ci sono anche ragioni genetiche - spiega la dietista -. Fino all’adolescenza c’è qualcosa di innato in noi che ci mette in allarme contro ciò che è amaro. Il segnale che arriva al cervello è: attento potrebbe essere veleno”. Ecco spiegato l’arduo compito di mamma e papà, che devono convincere del contrario i figli. “Sono due i consigli che propongo - continua Russo -. Il primo è di mischiare la verdura con altri alimenti per toglierle il gusto amaro. Oppure scegliere una cottura al vapore. Il secondo è di far partecipare i piccoli alla preparazione dei cibi. Un minestrone che hanno aiutato a fare è sempre più gustoso”. Infine, importante il buon esempio. Mangiare cibi fast food ogni giorno non è un bell’insegnamento. Davanti ai bambini è sempre meglio addentare una mela che aprire un pacchetto di chips”. o.r. “I cavoli li mangio, ma solo se posso cucinarli anch’io” Q uella a favore di verdura e legumi a tavola è una lotta persa in partenza, secondo molti genitori. I bambini sembrano già nascere con un’istintiva insofferenza a carote, finocchi, cavolfiori, ceci e piselli. Ortaggi e legumi tanto odiati! Chissà cosa ha in più il giallo incerto delle patatine fritte rispetto all’invi- tante arancione delle carote o al rosso intenso di pomodori e peperoni. Per risolvere il problema si è addirittura scomodata l’Unione europea, in collaborazione con l’Istituto francese per le ricerche agricole, sviluppando un progetto chiamato “HabEat”, una contrazione dall’inglese “abituati a mangiare”. Dopo aver interpellato 18mila famiglie con figli, ha elaborato un decalogo (vedi sotto) che aiuta i genitori a far accettare le verdure ai pargoli recalcitranti. E che consiglia cosa evitare per non peggiorare la situazione. I suggerimenti chiave sono l’esempio e il coinvolgimento nella preparazione dei piatti. “L’educazione Il decalogo ESSERE TENACI Può andare male alla prima occasione con le verdure. Ritentare più volte alla settimana è una buona cosa PUNTARE DARE SEMPRE ALLA VARIETÀ IL BUON ESEMPIO Variate le ricette Mangiate sano per dare ai davanti ai vostri legumi gusti figli. Per i golosi nuovi. E del fast food soprattutto sarà infatti alternateli. Una difficile volta ceci, l’altra convincerli a far fave e piselli meglio di voi AÈ] ] (42 NIENTE TERRORISMO COINVOLGETE PSICOLOGICO I FIGLI IN CUCINA I ricatti non Fatevi aiutare in servono a nulla. cucina e magari Anzi, si rischia preparate un di ottenere il piccolo orto sul risultato balcone. Le opposto, con un cose fatte con rifiuto totale di le proprie mani frutta e verdura sono preziose DI TUTTO, SÌ MA A PICCOLE DOSI No ai piatti stracolmi. Le novità sono meglio accettate se proposte in piccole e dosate quantità Ÿøø®flÒاϧ PRESENTAZIONI ESCOGITATE FANTASIOSE QUALCHE TRUCCO Mettete l’allegria La verdura nei nei piatti in ravioli o nelle tavola. Delle omelette, le presentazioni polpette a allettanti aiutano forma di pesce i più piccoli ad o fette di frutta accettare i gusti a forma di “strani” stella. Infallibili! NO AL CIBO COME PREMIO Premiare con un dolce a fine pasto lo sforzo fatto nel mangiare la verdura può compromettere tutto. Evitare! ALMENO UN JOLLY SETTIMANALE Un gioco. Si può rifiutare un solo cibo a pasto. Purché non sia sempre lo stesso. Tutto il resto va assaggiato < UA<UA W(Öì ÃʾÑ!è.èÄ9è"1òÄ5-"’š-)4ÑúÍÞ¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&7-Ýï"- 2"Á2Þ2©Í31/éèÝÝ°’°©:³Þû;(æÅÅ7æ¦!-Þû!+úÍö©:é$"šÀ+:.2³/é,˙À;ÈÞ.557©ÊÝÝ©û$2¦ ©˙Þ+512ÊÍ3ÁÀÓÊ$³+0úû0"ìúï°.òÃñʾ T@;T@(JKÅ(3áV(Žÿ ;'\Û˛¬` T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄz T½Œö½ V(Žÿ *ã Kà\ÕàáKཀྵ© :˛¬'à˛t þ㎠(Táþÿÿ ØUÅ HÕ'ùù½ ~˛ Œ˛Ûà˛¬½ (31 ‰Ÿ Ž”ÿņ ł'¬½ j½¬îÛ Û©'t˛\Œ' (31 þµÿÿņ ‡ ©Õ'ùù½ ~˛ \tËî˛Ûའ(31 ‰” Ÿ”ÿņŠJ\à\ ł'¬Û˛Œ' (31 赵ņ{ ł\õ˛t\¬½¬' ˛¬˛ù˛\Œ' ~˛ Œ'\Û˛¬` (31 þ” ÿµfiņ{ ~îÕ\à\ ‰fi ł'Û˛{ þÿ ÿÿÿ Øłá\¬¬½Å M\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' ¬½ł˛¬\Œ' ã{µ À{ à\ÛÛ½ ~Ô˛¬à'Õ'ÛÛ' '‚‚'àà˛ö½ ã{µfi ÀÅ T\Œ½Õ' Õ'Û˛~î½ t½¬‚½Õł'ł'¬à' \ŒŒ' ~˛Õ'àà˛ö' ~˛ T½Œö½ (\Õ 1˛¬\¬t˛\Œ K'Õö˛t'Û Â’>:˝¬½ò KÄÅ ÛÛ˛tîÕ\ù˛½¬' t\Ût½ à½à\Œ' ½jjŒ˛`\à½Õ˛\ ¬½¬ ˛¬tŒîÛ\Å ;\ t½¬t'ÛÛ˛½¬' ~'Œ tÕ'~˛à½ › ö˛'à\à\ Û' t\îÛ\ î¬ 'tt'ÛÛ˛ö½ ˛¬~'j˛à\˝ ł'¬à½ ~'Œ t½¬Ûîł\à½Õ' Â\ÕàÅ ã ;(K4ÄÅ @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ ¬î½ö\ ~˛Û©½Û˛ù˛½¬'Å (½¬Ûîł½ ˛¬ t˛tŒ½ ł˛ÛའÂÛ't½¬~½ Œ\ ¬½Õł\ þµµµáþÿÿáO+Äz ”{ã Œáþÿÿ ØłÅ +ł˛ÛÛ˛½¬˛ ~˛ (@èz þãµ `áØł Âþ‰fi `áØłz Œ\ ł'~˛\ ~'ŒŒ' \îà½ł½j˛Œ' ¬î½ö' ö'¬~îà'ÄÅ (\à'`½Õ˛\ ~Ô'‚„t˛'¬ù\ '¬'Õ`'à˛t\z (Å T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îłŠ Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ „¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ „¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ „¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å 4Œ ł½~'ŒŒ½ Õ\©©Õ'Û'¬à\འt½¬à˛'¬' ½©à˛½¬\Œ ~˛'àÕ½ Û½öÕ\©©Õ'ùù½Å IL CAFFÈ 2 novembre 2014 29 L’eros Secondo la sessuologa l’inventiva a letto è fondamentale per il piacere della coppia L a vita è tutta un lavoro di squadra. Ogni momento della nostra esistenza è legato ad interazioni fra individui. E un team funziona in maniera ottimale se comprende diversi tipi di personalità. Estro, genialità, ma anche rigore e metodo. Un mix vincente. Le caratteristiche più richieste un po’ in tutte le professioni sono creatività, flessibilità e passione. Anche se la tipologia davvero indispensabile in ogni ambito della società è quella degli ordinati, dei precisini insomma, detti anche “pesa fumo” tanto sono pignoli. Categoria rivalutata da un recente studio di prossima pubblicazione sulla rivista Psychological Science. Sì perché ci vuole anche chi lavora nell’ombra con metodo e prepara il campo ai soggetti più fantasiosi, visto che senza un’accurata pianificazione anche l’estro non avrebbe vita facile. E questo vale pure nella vita di coppia. Sebbene il partner preciso e pedante spesso a letto funzioni poco e si riveli molto noioso. Tuttavia, un compagno coscienzioso, affidabile, che si occupa di tutte le incombenze casalinghe è un grande aiuto. Figuriamoci in un gruppo. “In un team numeroso la presenza di qualcuno che sappia programmare a dovere, concentrarsi e portare avanti compiti precisi è fondamentale - conferma Nicolas Realini, psicologo del lavoro -. Ma ciò non significa che sia la figura predominante. Spesso queste persone lavorano dietro le quinte, lasciando ai più estrosi le luci della ribalta”. Infatti, una squadra composta da soli creativi sarebbe un disastro organizzativo, ma una con solo coscienziosi pignoli risulterebbe troppo ingessata. “Ci vuole un buon equilibrio osserva lo psicologo Ivan Battista -, a insegnarcelo è la stessa storia dell’evoluzione umana. Se da un lato è necessario chi programmi le cose e tenga delle precise tabelle di marcia, dall’altro bisogna ricordare che le grosse scoperte scientifiche sono avvenute grazie a chi ha osato”. E chi osa sa che ha bisogno di parecchio intuito. Ciò che serve a chi deve costruire un team di lavoro. “Il compito di un responsabile del persona- “Sotto le lenzuola va bene un po’di caos, i precisini annoiano” T I comportamenti. Saranno noiosi, però ai coscienziosi è difficile rinunciare. Anche se nell’alcova, a volte, servirebbe più fantasia. Ma il mix ideale è... L’estro e la genialità senza rigore e metodo non valgono granché le è proprio quello di scegliere il profilo più adatto, la tessera mancante del mosaico aziendale”, nota Realini. Proprio come capita nella vita di tutti i giorni. La classica altra metà della mela. “In buona parte dei casi è così - continua Battista -, in ossequio alla teoria dell’attrazione degli opposti. Però la vita di coppia non è una scienza esatta e quindi entrano in linea di conto anche altri parametri. Come la condivisione degli in- teressi”. In realtà però la scelta si farebbe in base a criteri inconsci. “Sembrerebbe che a decretare il successo di un rapporto, professionale o amoroso, sia la capacità di incastrare le reciproche piccole manie - pre- roppa precisione sotto le lenzuola è controproducente. Parola di esperta. “La sessualità si nutre di istintività, impulsività – spiega la sessuologa Rosamaria Spina -. Il sesso è la parte più basica di ciascuno di noi, quella per così dire più animalesca, ma che permette in sostanza alla coppia di essere anche amanti”. Insomma, a letto le esigenze cambiano. “Nella vita di tutti i giorni è meglio un partner preciso e affidabile, ma a letto è fondamentale un po’ di caos, di istinto”, sottolinea Spina. Lasciarsi andare, dunque, essere centrati e concentrati. “Ricordo una coppia in cui lui durante i preliminari, sul più bello si fermava per svestirsi perché doveva assolutamente mettere a posto gli abiti in un certo ordine. La partner per un po’ ha resistito, c’era ancora la fase dell’innamoramento, poi non ce l’ha fatta più. Perdeva completamente l’eccitazione e l’interesse ad andare avanti”. Eppure, le dicerie popolari sostengono che siano le donne quelle che non si concentrano a sufficienza, che a volte pensano alla lista della spesa o all’aspirapolvere ancora da passare invece di dedicarsi esclusivamente all’amato. Non è sempre così. Come non sempre chi è pignolo e ordinato nella quotidianità o nel lavoro lo è automaticamente anche a letto. “Per fortuna no – nota Spina -, alcuni diventano l’opposto sotto le lenzuola, trasgressivi, pieni di fantasia, passionali, riescono a lasciarsi andare senza più alcun freno inibitore. Diciamo che sono le persone più sane, sono le due facce della stessa medaglia ma nella stessa persona”. L’ideale insomma. p.g. cisa lo psicologo -. Caratteristiche che si scoprono solo dopo qualche tempo di frequentazione”. L’ideale sarebbe poter riunire in una sola persona sia la precisione che un po’ di estro. “Già, ma purtroppo questi ele- menti sono merce rara - nota Battista -. Lasciamo che l’intuito umano continui a cercare di unire tutte le caratteristiche, per avere un risultato d’insieme che sia il più soddisfacente possibile”. o.r. )(Î PgXÉmXΔ )(Î gŁ0ÀÀgXÉ0” )(Î Få¨Îî .¨¨ÎÀ0gXmFα (gÉÎFłD0«młł m )>< Í”ã )(0 «ŁÎXgÉm «0î °0 åX «ÎŁXgÉÉmPÎXÉgÞ (m °0Ł0ÉÉg mFF—(gÉÎFłD0«młł m )>< ͔㔠YŁÎXgÉmÉÎ łå ™™™”ÎXm°0X”łÉPgŁ0ÉÀ”¨( K—gôÎŁÉm Û 0XÉÎłm m «ÎŁłgXm Î mF 0gŁXgÞ «ÎŁ ÉåÉÉm Fm °åŁmÉm °ÎF łg0gŁXg 0X åX (gÉÎF «mŁÉXÎŁ” IL CAFFÈ 2 novembre 2014 30 I CASI SEGNALATI Il fenomeno. In tre anni le segnalazioni in Ticino per violenze sono salite da quattro a trentasei 1.226 Molta più sensibilità per gli amici animali e crescono le denunce C ani tenuti alla catena, imprigionati in gabbia, sbattuti contro un muro, uccisi a fucilate o a bastonate. Gatti fatti morire di stenti, impiccati, mutilati. E poi bovini, suini e persino porcellini d’India allevati in condizioni igieniche disperate. È una fiera delle crudeltà quella che affiora leggendo le sentenze pronunciate dai giudici svizzeri e conservate in una vasta raccolta (di oltre 10mila procedimenti penali) della Fondazione per i diritti degli animali (Tir). Una raccolta che di anno in anno cresce. Perché le norme di protezione dettate dal diritto federale diventano sempre più severe (oggi si può arrivare sino a tre anni di carcere) e progressivamente anche la maggiore sensibilità porta a denunciare i maltrattamenti. In Ticino, ad esempio, nel 2010 c’erano state appena 4 denunce e altrettante condanne. L’anno scorso si è arrivati a 36 esposti e 31 condanne. A livello nazionale negli ultimi tre anni i procedimenti penali sono passati da 1.226 a 1.522. Cifre record se si pensa che soltanto nel 1990 erano state aperte appena 116 inchieste, tutte finite davanti al giudice. Ma quello che manca, secondo i giuristi della Fondazione per i diritti degli animali, è l’effetto deterrente. Perché è pur vero che oggi rispetto al passato chi commette un reato viene segnalato, denunciato e perseguito, ma le pene tutto sommato sono ancora lievi. L’anno scorso sono state affibbiate 1.249 multe, di queste 75 superiori ai mille franchi, mentre sono state sei le pene detentive senza condizionale e 121 quelle pecuniarie. Gli indagati sono in gran parte uomini, mentre le vittime sono in particolare cani e gatti. “Il problema oggi - spiega Pierre Rusconi, presidente della Protezione animali di Lugano - non sta solo nell’entità delle condanne. Ma nella crescita di una sensibilità diffusa verso il rispetto degli animali. Questo nuovo sentimento porta la popolazione ad esprimere un differente giudizio sociale: la condanna di chi commette questi reati non viene valutata soltanto rispetto alle aliquote giornaliere o alle multe inflitte dai giudici, ma scatta una sorta di riprovazione morale. Poi, chi commette violenza adesso sa che non resterà impunito”. Anche Emanuele Besomi, presidente della Protezione animali di Bellinzona,è d’accordo sul fatto che “il nodo da sciogliere non è la portata delle condanne. Perché i casi più eclatanti 1.522 1.381 2011 2012 2013 Il numero dei procedimenti penali segnalati nel 2013 rispetto all’anno precedente è aumentato di 141 unità, pari al 12% +10.2 % poggiano su situazioni sociali lacerate. Quando c’è un maltrattamento violento, ad esempio, spesso vi è una concausa legata a un disagio sociale diffuso. E i protagonisti sono spesso persone in assistenza o nullatenenti che dunque non si impressionano se gli viene affibbiata una multa da tremila franchi”. Per Besomi un innalzamento delle multe potrebbe magari funzionare contro il traffico di animali: “Per esempio, quello dei cani che arrivano dall’est europeo”. Un altro freno potrebbe arrivare dagli strumenti amministrativi messi a disposizione dalla legge, dalla sottrazione dell’animale, al divieto di detenzio- Fonte: Usav ne, che andrebbero ad accompagnare una condanna penale. “Questa procedura - hanno fatto notare Gieri Boliger e Andreas Ruttimann, giuristi di Tir - non serve solo ad attirare l’attenzione della società sul rispettoso trattamento degli animali, ma ha un forte effetto preventivo per impedire infrazioni contro il diritto degli animali”. “Giusto. Però bisognerebbe velocizzare le procedure. Perché - osserva Besomi - tra un ricorso al Consiglio di Stato e un altro al Tribunale amministrativo passano anni prima che un procedimento si chiuda. Nel frattempo noi siamo costretti a tenere l’animale nel rifugio”. m.sp. L’intervista Corinne Vago, legale da tempo impegnata sul fronte dei diritti dei“quattrozampe”, spiega il disagio sociale che c’è dietro molti casi “Chi maltratta ha problemi di alcol,di droga o psichici” “L L’avvocato “Le nuove norme sono abbastanza avanzate, ma non sempre sono attuate. Qui sta il nocciolo del problema” a legge c’è, il problema è che non funziona esattamente come dovrebbe”, osserva l’avvocato Corinne Vago, da sempre in prima linea per tutelare i diritti degli animali. Dal suo studio legale di Bellinzona sono passate decine e decine di denunce, in molti casi poi sfociate in processi. Avvocato, gli esposti per le violenze sugli animali sono in aumento, anche in Ticino. Ma si dice che servono poco, perché le condanne non avrebbero un reale effetto deterrente. È d’accordo? “Solo in parte. Le nuove norme sono abbastanza avanzate e prevedono una serie di misure, insieme alle pene, che non sempre vengono attuate. Il nocciolo della questione è qui”. Perché non si riesce a ridimensionare questo fenomeno? “Non è semplice, perché bisogna fare i conti con risvolti sociali che la legge, da sola, non può andare ad intaccare. La realtà che sta dietro chi maltratta gli animali è spesso dettata dal disagio, da dipendenze da alcol, droghe o da problemi psichici. Queste persone usano violenza su tutti e, dice la legge, non possono dunque tenere animali, che hanno una loro dignità e va rispettata”. Non succede? “Gli uffici preposti non hanno abbastanza personale per fare controlli a tappeto. Poi ci sono da tenere in considerazione altri fattori. Ad esempio in prima battuta dovrebbero intervenire i Comuni. Non sempre lo fanno, qualche volta dicono che le poche risorse vanno impiegate per chi ha bisogno e dopo, semmai, per gli interventi di salvaguardia degli animali. Di buono, c’è il fatto che ultimamente le segnalazioni arrivano anche da privati”. Dunque la sensibilità sta crescendo? “Sì, soprattutto tra i giovani. Ma io credo sia aumentata anche in seguito ad alcuni casi eclatanti. Penso, ad esempio, all’intervento della Protezione animali di Bellinzona in una zona sopra Biasca, quando vennero recuperate delle capre in condizioni disperate. Un episodio di cui si è parlato molto su giornali e in tv e che ha indotto tanta gente in particolare della Svizzera interna a invia- re aiuti finanziari per mandare avanti la causa in pretura e dal giudice di pace”. In Ticino si è passati da 4 a 31 condanne per maltrattamenti. Chi presenta le denunce? “Ancora soprattutto le associazioni. I privati non sempre si espongono direttamente, magari segnalano agli enti di protezione. E questo perché spesso hanno paura”. Cosa li frena esattamente? “Per spiegarlo ricorro al caso di una donna. Voleva segnalare maltrattamenti sul cane da parte del suo vicino, che aveva problemi di alcol e l’aveva minacciata. Le aveva detto che le avrebbe bruciato la casa se solo avesse fatto una telefonata. Era terrorizzata”. E voi cosa avete fatto? “Siamo andati avanti. Il problema è però che i pochi enti di protezione sul territorio cantonale non bastano. Ci sono pochi strumenti d’intervento. Anche se alcune realtà funzionano molto bene, penso alla buona collaborazione tra l’associazione di Locarno e quella di Bellinzona”. HK MNRSQN TR@SN LHMH CH PT@KHS@˛ LHMH Bnnodq R Bntmsqxl‘m B‘lahn ‘tsnl‘shbn /5-1/00+ 58¸4// jl Oq- mtnun Eq- 38˛58/-˙ Nbb- Eq- 13˛8//-˙ LHMH Bnnodq RC Bntmsqxl‘m @KK3 B‘lahn ‘tsnl‘shbn 01-1/02+ 4¸8// jl BNMBDRRHNM@QHN DRBKTRHUN LHMH ODQ HK KTF@MDRD Oq- mtnun Eq- 32˛60/-˙ Nbb- Eq- 27˛48/-˙ Dlhk Eqdx R@ LHMH Bnnodq Uh‘ Udcdffhn 5703 K‘lnmd oqdrrn Ktf‘mn Sdk- /80 850 52 52 vvv-LHMH,der‘,k‘lnmd-bg k‘lnmd?dlhkeqdx-bg B‘lahn l‘mt‘kd 00-1//7+ 4/¸2// jl Oq- mtnun Eq- 22˛32/-˙ Nbb- Eq- 01˛5//-˙ LHMH Bnnodq LHMH NMD B‘lahn l‘mt‘kd /6-1//8+ 51¸7// jl B‘lahn ldbb‘mhbn 01-1/00+ 24¸4// jl Oq- mtnun Eq- 2/˛38/-˙ Nbb- Eq- 03˛4//-˙ Oq- mtnun Eq- 16˛17/-˙ Nbb- Eq- 03˛8//-˙ LHMH Bnnodq R LHMH NMD B‘lahn ldbb‘mhbn /1-1//8+ 82¸3// jl B‘lahn ldbb‘mhbn 01-1/02+ 12¸8// jl Oq- mtnun Eq- 34˛34/-˙ Nbb- Eq- 05˛8//-˙ Oq- mtnun Eq- 1/˛20/-˙ Nbb- Eq- 04˛8//-˙ LHMH IBV Bntmsqxl‘m @KK3 LHMH Bnnodq R B‘aqhn B‘lahn ldbb‘mhbn 01-1/01+ 40¸/// jl Oq- mtnun Eq- 47˛0//-˙ Nbb- Eq- 22˛8//-˙ B‘lahn ldbb‘mhbn /0-1/00+ 3/¸4// jl Oq- mtnun Eq- 42˛48/-˙ Nbb- Eq- 14˛8//-˙ IL CAFFÈ 2 novembre 2014 ilcaffètraparentesi 31 La novità. Il grande mercato delle esequie entra in una nuova era. Via la patina di dolorosa solennità. E si dà spazio alla creatività Le curiosità Proliferano le nuove offerte e i servizi più stravaganti Nel catalogo cofani hi-tech, calessi d’antan e diamanti N R Il business Un settore che non conosce crisi. A Carasso nascerà la Casa funeraria bellinzonese, un progetto avveniristico endere il momento della separazione meno penoso. O, comunque, meno opprimente. E, perché no?, anche meno lugubre. La Svizzera prova a “deformalizzare” il rito del caro estinto. “Non si tratta di mancanza di rispetto – precisa Emiliano Delmenico, del Centro funerario di Lugano -, semplicemente desideriamo assecondare il più possibile le esigenze dei parenti. Come professionisti del settore dobbiamo chiederci in ogni occasione cosa possiamo fare per rendere meno penoso il momento del distacco, dalla scelta della bara al pranzo per i parenti”. Motivazione più che nobile, che fa però a pugni con una situazione in cui il pesante senso formale della sacralità sembra prevalere. “Il funerale, fra i momenti sociali di dolore, è quello con i canoni più rigidi - aggiunge Delmenico -. Nell’immaginario collettivo è visto come un qualcosa di cupo e triste. E allora, abbiamo pensato, perché non dargli un’impronta particolare, cercando di assecondare maggiormente i desideri dei parenti?”. Proprio in queste circostanze spetta ai professionisti del settore suggerire soluzioni. Un settore in fermento. Infatti, a Carasso la prossima estate sarà pronta la Casa funeraria bellinzonese, un progetto avveniristico, il più grande della Svizzera, promosso dagli impresari funebri Andreetta e Pescial- lo. Includerà tutti i servizi per dare l’ultimo saluto al defunto. Un investimento di parecchi milioni di franchi, per 10mila metri cubi di volume distribuiti su quattro piani.Strutture a parte, il momento del distacco rimane difficile da gestire per i familiari. “Spesso dobbiamo indovinare le loro esigenze - nota Delmenico -. Cerchiamo di offrire pacchetti vari, con diversi tariffari”. Si parte da una spesa di 2’400 franchi. “Ci vantiamo di offrire la massima trasparenza” sottolinea. Le imprese di pompe funebri sono coscienti che per tante famiglie il funerale è una spesa ingente, come nota Daniele Nicora, titolare del Centro funerario e crematorio del Locarnese : “Perciò cerchiamo sempre di trovare una soluzione. Offriamo pure la possibilità di pagare a rate. A incidere maggiormente sono i costi variabili, mentre le spese fisse, dalla cremazione all’affitto delle camere ardenti, raramente superano i 1’500 franchi”. Il settore non sembra conoscere crisi, anche se ultimamente si spende con maggiore oculatezza. “Rinunciare al superfluo è la parola d’ordine - riprende Nicora -. La tendenza, soprattutto da parte della clientela svizzero tedesca, è quella di risparmiare il più possibile. E proprio da ciò è partito il trend delle cremazioni. Al nord già da diverse decine di anni le tumulazioni con la bara sono un’eccezione”. In Ticino, da una quindicina di anni, tre quarti delle cerimonie si concludono con il passaggio al crematorio. Negli ultimi anni, la clientela utilizza vieppiù la tecnologia per chiedere informazioni. “Succede spesso che riceviamo email con domande precise. E questo ancora prima di un decesso - spiega Delmenico -, in questi casi rispondiamo con precisione e chiarezza assoluta. Quando è il momento, tutto è pronto e i parenti non devono più pensarci”. Tante, anche, le richieste particolari. Come il “green funeral”, le esequie ecologicamente compatibili. Bare biodegradabili, in vimini o altro materiale che scompare completamente e più rapidamente nel terreno. “Anche sugli involucri le richieste a volte sono stravaganti - nota Delmenico -. La vecchia urna viene sostituita da contenitori più colorati, raffiguranti le immagini più disparate. Nell’offerta entrano poi altri parametri, come la scelta di una musica adatta o del ristorante nel quale i parenti si ritroveranno dopo la cerimonia”. Insomma, la cupa sacralità del funerale sta subendo una vera e propria rivoluzione. “Direi che si tratta piuttosto di un adattamento ai tempi conclude Delmenico -. Un approccio più pragmatico verso la morte. In fondo non sta scritto da nessuna parte che un funerale deve essere solo e per forza un momento di tristezza”. o.r. W „ ÊŠú )? L'ì4'Ê 4Šë±ì4ú '))ú# 4?44ú ä ú)' #Š ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-)è11ÊÝ3³1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!$ò+Ì1ï"-$¦3ææ/Þ;Á0"+ÁÝÊ-:"Óú’Í0šÌì6("Àš©-Í),ûÍÈ쬩è*ÊèÈš5,77Ì6Ó°.4¹ *ÅÌæ&ò°ÁÞ’7¬©æ!Ñ 8é)ÌÅÍ)è3é°"/èÅöûȹ+*",(ª1½½Ãñʾ Ti-Press Dalle bare fantasiose al pranzo per i parenti, così cambia il funerale L’ADDIO Tumulazioni sempre più rare, in Ticino tre quarti delle salme vanno al crematorio 3)ú)ŠSŠúì± )±¨Š'ä± #Šú)' ÀÚñû “à 9>>XÊ ¨ mè“à5ÚèÞñ5û Ë$“5@Ú5û ıÞà MÞ˚˚ÒÚû Úñ5Þ$ñû àÞ55û ¨ 1 èÞ*Ú ıÚ $ûM“ ¨ +ûñ*@àÞñT“ *ûññû “ à *5ÞààÞØ ıÚ“Ëñû*Ú û*5@$“àÞ gÀÚ*5Þ$ R@ñ“ ¢ŠmÞñ*û$ ( ÀÚ*5Þ$˚Ò2$Úû*“ Fä )Š)4±ë' ÊŠ?)4ú ±# æú#ëŠ#± Gà ñ@ûMû è“5Þ$“**û m?4i mug4iRu¢4 Úñ ˚ûè‰Úñ“TÚûñÞ ˚ûñ à“ ñ@ûM“ $Úû*“ i4?R4¢ ”?Úñû “à 9>>XÊŒ “$ûÀÚ55“5Þ ˚ûèÞ èÞè‰$Ú èPgÀÚ*5Þ$ ıÞà X ıÚ M“ñ5“ËËÚûŒ Úñ˚à > ıÚ ‰ûñ@* èÞè‰$ÚŒ *@ 5@55û à!“**û$5ÚèÞñ5û $Úû*“ ~“ñ5“ËËÚû ñûñ ˚@è@à“‰ÚàÞ ˚ûñ “à5$Þ $ûèûTÚûñÚ Þ $ÞTTÚ $Ú‰“**“5Ú Xûñ M“àÚıû Þ$ ‰@ûñÚ $ÞË“àû û û$ıÚñÚ ËÚ† ÞèÞ**Ú el settore funerario ci sono imprese che invitano il cliente a trasformare l’esequia in un avvenimento molto particolare. La palma del più fantasioso va sicuramente al vallesano Gilbert Roduit, manager dell’omonima ditta di pompe funebri, che non esita a definire la bara personalizzata come la maggiore novità nel settore dopo l’introduzione della cremazione. Addio alla vecchia cassa in legno massiccio e spazio ai colori e alla fantasia. Ecco le bare a tema, con disegnate sopra scene di caccia, corse automobilistiche, prati fioriti o paesaggi alpini. Unico neo, i tempi di fornitura, che oscillano dai tre ai cinque giorni. Di segno opposto la proposta del giurassiano David Comte, che ha rinvenuto in una cantina di Glovelier un vecchio calesse destinato alle cerimonie funebri in voga nel 1800. L’ha ripristinato ed è una manna per gli amanti di un vintage che si scontra però con i ritmi dettati dalla modernità. Gli spostamenti dalle chiese ai cimiteri diventano molto lunghi ed è praticamente impossibile raggiungere i crematori più vicini, che si trovano a La Chaux-de-Fonds e a Bienne, a parecchie... ore di cavallo dal Giura. Per coloro che vogliono avere sempre con sé il caro estinto invece, la soluzione arriva da Coira, dove opera la “Algordanza”, che in romancio significa memoria: trasforma le ceneri del defunto in diamanti con tanto di certificato. I più inconsolabili potranno così sempre portarsi al dito il parente che non c’è più. Un ricordo brillante, insomma..... NOVITÀ: PREZZO MINIMO, EQUIPAGGIAMENTO MASSIMO. NISSAN MICRA VISIA INCL. PACCHETTO COMFORT FR. 13 390.– • Climatizzatore • Sistema audio radio/CD • Dispositivo vivavoce Bluetooth® • Comandi al volante • Leasing al 3.9%, Fr. 129.–/mese1 LE PICCOLE E AGILI DI NISSAN. 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La ricorrenza La memoria L’incontro Quei “muri” che continuano a dividere Paesi e culture La Grande Guerra riemerge dai vecchi ricordi di famiglia Asia Argento: “Sono da sempre una donna incompresa” ALLE PAGINE 34 e 35 ALLE PAGINE 38 e 39 SALEMI A PAGINA 46 travirgolette ilcaffè 2 novembre 2014 SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI Una settimana una parola. Oltre il cibo La sfida dell’uovo si sta giocando tra bianco e rosso MORO A PAGINA 36 Banche L’Istituto centrale europeo diventa una sorta di supergendarme. E condzionerà anche la politica monetaria svizzera LORETTA NAPOLEONI S econdo la tabella di marcia dell’integrazione monetaria, dal 4 novembre la Banca centrale europea (Bce) si occuperà della supervisione di una rosa di banche di Eurolandia composta da alcuni degli istituti di credito più grandi e più importanti del vecchio continente, in tutto si tratta di 120 banche. Una mossa questa che mette in mano direttamente alla Bce la gestione dell’85 per cento del sistema bancario dell’Unione, e indirettamente le permette di controllare 3.400 istituti di credito più piccoli . Ciò significa che per le 120 banche maggiori le autorità monetarie di riferimento tradizionali, e cioè le banche centrali dei loro Paesi, cesseranno di esercitare le funzioni fino ad ora svolte: dalla politica monetaria fino alla supervisone della gestione dei flussi di cassa. Dal 4 novembre le banche centrali nazionali si occuperanno solo delle banche più piccole e di quelle locali. L’idea, naturalmente, non è di abolirle - dal momento che molte di loro sono azioniste della Bce - ma di trasformarle in una sorta di succursali della Banca centrale europea seguendo uno schema molto simile a quello americano della Riserva Federale. Dal 2012, il processo di integrazione monetaria è avvenuto a tappe sostenute, in parte a causa della crisi del debito sovrano che ha costretto la Bce ad intervenire, spesso pesantemente con stratagemmi vari, per immettere liquidità sui mercati. In un certo senso la crisi è diventata uno strumento per superare gli ostacoli frapposti dagli Stati membri alla creazione di un’aerea monetaria integrata, non solo da una moneta unica, ma anche e soprattutto da una legislazione bancaria omogenea. Ed è proprio a questo fine che negli ultimi 12 mesi la Bce, con l’ausilio degli istituti centrali nazionali, ha condotto una serie di test per verificare la solidità delle banche eu- ropee di fronte a crisi future della portata di quella del 2010. I risultati sono stati abbastanza soddisfacenti, almeno questo è quello che è stato detto dalla Bce, che sulla base di quanto fatto si appresta ad assumere il suo nuovo ruolo di supervisore. Diverso il giudizio dei mercati che all’indomani della pubblicazione dei risultati dei test hanno venduto pesantemente i titoli del settore bancario. Lo scorso lunedì l’indice Stoxx Europe 600 è sceso del ben 2 per cento. Il motivo è lo scetticismo dei mercati riguardo all’accelerazione del processo di integrazione monetaria quale strumento migliore per riportare la fiducia degli investitori nel settore bancario europeo. Anche tra gli Stati membri c’è chi è po- Anche se fuori di Eurolandia la strategia bancaria elvetica ne risentirà e dovrà adeguarsi co favorevole a questo passo importante in questo momento, una decisione che delega troppo in fretta un’altra fetta di potere monetario nazionale ad un organo europeo. La Polonia, ad esempio, ha espresso le sue paure sul pericolo di bolle finanziarie ed immobiliari legate all’allineamento dei tassi d’interesse delle varie nazioni, un fenomeno probabile dal momento che il funzionamento delle banche sarà standardizzato e quindi si verificherà una convergenza dei costi. In altre parole quelli più elevati applicati nelle nazioni con economie meno sviluppate dovranno necessariamente scendere, il che equivale a nuove opportunità speculative. Particolarmente esposta è l’economia della Svizzera dal momento che non fa parte dell’Unione Europea e le cui banche non sono, quindi, soggette alle regole imposte dalla Bce. E qui è bene aprire una brevissima parentesi sulla diversa filosofia manageriale della banca centrale svizzera rispetto alla Bce, un problema che potrebbe verificarsi anche con altri Stati dell’Unione, come la Polonia. La Svizzera preferisce un sistema di regole dure e ben definite per proteggere l’economia da bolle finanziarie ed immobiliari, piuttosto che la manovra dell’aumento dei tassi d’interesse. Ma con la formazione di un blocco monetario omogeneo sotto la giurisdizione della Bce sarà sempre più difficile non allinearsi alle manovre e alle politiche monetarie europee, tra le quali la manovra dei tassi d’interesse. Dall’inizio degli anni Novanta fino al 2012, gli strumenti utilizzati per contenere l’esborso del credito da parte delle banche svizzere, ad esempio, l’imposizione di una percentuale massima, un tetto, al valore dei muti rispetto a quello delle abitazioni, hanno evitato che il mercato immobiliare salisse eccessivamente. Ma dal 2012 è diventato quasi impossibile contrastare la pressione verso l’alto dei beni immobili esercitata dai tassi d’interesse che si trovano praticamente a zero. A gennaio, appena un anno dopo la sua introduzione, la Svizzera ha annunciato che raddoppierà il cosiddetto capitale anti-ciclico che le banche devono avere, ma questa manovra non ha bloccato l’ascesa di prezzi. Un aumento dei tassi d’interesse non è possibile perché de facto la Banca nazionale svizzera garantisce quello del cambio del franco svizzero con l’euro, se non lo facesse l’apprezzamento del franco strangolerebbe l’esportazione e l’industria del turismo ne risentirebbe negativamente. L’esistenza di un gigante monetario quale vicino di casa condiziona dunque la politica nazionale elvetica. Anche se fuori di Eurolandia e non sotto la giurisdizione della Bce, il sistema bancario svizzero ne risentirà e dovrà adeguarsi. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO L’ITALIA SI AFFIDA AI DUE MATTEI L a nuova Lega di Matteo Salvini e il nuovo Partito democratico del premier Matteo Renzi. La svolta della politica italiana è affidata alla rottamazione avviata dai due Mattei. Che stanno andando avanti a colpi di maglio. Salvini ha del tutto dismesso Umberto Bossi e il suo malefico cerchio magico, ma soprattutto ha mandato in soffitta il vecchio armamentario ideologico del rivendicazionismo indipendentista del Nord. Il suo nuovo orizzonte politico è il Fronte nazionale di Marine Le Pen: no all’euro, no al fisco vorace e no all’immigrazione. Renzi ha liquidato il vecchio apparato comunista che controllava ancora il Pd e ha mostrato agli italiani che un certo sindacalismo è una zavorra per le riforme e la crescita dell’Italia. I due Mattei aspirano, da sponde opposte, a costruire un loro Partito della Nazione. Inquietante definizione che rievoca trascorsi poco rassicuranti e che apre scenari del tutto inediti per un Paese ormai disaffezionato alla rappresentatività democratica. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 34 ilcaffètravirgolette 35 Tutte le barriere che continuano a dividere l’umanità Dalla caduta del Muro di Berlino tanti confini artificiali spuntati in ogni parte del mondo CLEMENTE MAZZETTA La ricorrenza. Il 9 novembre del 1989, ha segnato la fine della“Cortina di ferro” in Germania e in Europa L a caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, festeggiata come uno dei momenti più importanti per la conquista della pace, non ha abbattuto tutte le divisioni. Anzi. L’umanità ha continuato a progettare e a costruire muri, per separare, segregare, dividere, rinchiudere, impedire l’afflusso di migranti. L’esempio di Berlino non è stato seguito, e si sono costruiti altri ottomila chilometri di barriere. È rimasto intatto pure il muro più vecchio, quello fra le due Coree, lungo il 38mo parallelo. Un’ampia fascia smilitarizzata realizzata nel 1953 in piena Guerra fredda. Lunghi filari di filospinato che circon- dano una terra di nessuno, larga 4 e lunga 248 chilometri, strettamente sorvegliata da tutte e due le parti. Un’area che al suo interno in questi sessant’anni è stata riconquistata da una natura selvaggia. Quasi una zo- Nella zona smilitarizzata fra le due Coree la natura ha preso il sopravvento na “protetta” ritornata allo stato primitivo. Sono ancora in piedi decine di muri in Irlanda, a Belfast, costruiti nel 1970 per separare i protestanti dai cattolici. Una novantina di barriere di metallo e cemento, di cancelli, sormontati da reticolati chiamate “Peace Lines”, linee della pace. Il governo si è impegnato a demolirle entro il 2023. Come per altri muri, per lunghi tratti anche le barriere di Belfast sono colorate da murales. Resta in piedi anche il muro divisorio a Cipro, seppur con numerosi passaggi: 180 km che dividono i turchi dai ciprioti, e che tagliano in due la capitale Nicosia. Anche qui strade sbarrate con bidoni accatastati, reticolati, vagonate di cemento. Costruito sulla linea verde tracciata dall’Onu nel 1974, da anni sembra una questione dimenticata, rimossa, mentre Cipro è approdata nell’Unione europea. In Turchia, prima la guerra civile in Siria e ora la minaccia dell’Isis, ha spinto Ankara a realizzare una La difesa sul Sahara Rio de Janeiro e le favelas Ceuta e Melilla Spagna Greci e turchi L’ Iran protetto separati a Cipro dal Pakistan Corea divisa tra Nord-Sud Da Israele all’ Egitto Separa i territori occupati dal Marocco da quelli sotto il controllo della Repubblica araba dei Sahrawi (Rasd) Saranno tredici le favelas recintate. Lo scopo ufficiale è proteggere l’ambiente dalla deforestazione Recinzioni costruite dalla Spagna nelle enclavi marocchine per evitare i clandestini dell’Africa Trecento km per separare i ciprioti turchi da quelli greci. La comunicazione è stata riaperta nel 2003 Risalgono al 1953 i 4 km di filo spinato che sono solo una delle linee di divisione della Guerra Fredda Circonda completamente la Striscia di Gaza: recinzioni di filo spinato con pali, sensori e zone cuscinetto In costruzione dal 2007 per proteggere l’Iran da traffico di droga, immigrati clandestini e mercato nero Berlino 1961-1989 barriera sul confine. Arriverà a 900 km e ha l’obiettivo di ostacolare gli sconfinamenti di gruppi armati, trafficanti e contrabbandieri. I Curdi lo hanno battezzato “Il muro della vergogna”. È lungo più di 700 chilometri il muro che circonda i villaggi e le campagne della Cisgiordania, Gaza in particolare. È stato costruito da Israele dopo la seconda Intifada nel 2002 per contrastare gli attacchi suicidi: un sistema di barriere elettrificate, torri di controllo, muri e telecamere, profondo anche 50 metri. Israele lo ha chiamato “Fade”, recinto, i palestinesi “muro della separazione razzista”. Più che separare rinchiude milioni di persone in una immensa prigione a cielo aperto. “Un Paese confederato e non solo riunificato sarebbe stato migliore” STEFANO VASTANO da Berlino T utti i suoi racconti - Bolero berlinese, Semplici storie o Arance e angeli - sono tradotti in italiano. Anche il suo romanzo più denso - Vite nuove dedicato ai problemi sorti nella Germania est dopo il crollo del Muro. Ingo Schulze, nato a Dresda nel 1962, ci ha passato i suoi primi 27 anni all’ombra del Muro. E spiega al “Caffè” cosa sono stati questi ultimi 25 senza la cicatarice di cemento che sfregiava il suo Paese. Ricorda la notte del 9 novembre 1989? “Certo, mi ricordo che fu una delle mie rarissime notti in cui andai a dormire molto presto. E la mattina, svegliandomi, il Muro non c’era più!” Persino una certa Angela Merkel quella sera era in una sauna: il crollo del Muro era del tutto imprevedibile? “Oggi non dovremmo tanto chiederci del 9 novembre quanto del 9 ottobre: il Muro cadde dopo le dimostrazioni pacifi- che a Lipsia. Dopo queste proteste popolari, il sistema dell’ex-Rdt e il suo Muro si rivelarono all’improvviso traballanti”. Il suo ricordo più drammatico all’ombra del Muro? “Ci ho trascorso un’infanzia e un’adolescenza non infelici in quel sistema. Certo, era repressivo, senza libertà, ma ricordo le vacanze sul Mar Nero, i viaggi in Uzbekistan, una gita a Leningrado. Esistevano spiragli nella dittatura”. Ha una qualche nostalgia della Rdt? “Ma no, nessuno rivuole la Rdt, ma era una società in cui il denaro non era il fattore decisivo. La tua professione la sceglievi non per lo stipendio. L’appartamento non dipendeva dall’affitto e così il sistema sanitario. Bisognerebbe essere più attenti con il giudizio storico”. In che senso? INGO SCHULZE Lo scrittore tedesco, è nato a Dresda, nella Germania dell’est nel 1962 Keystone Ancora in piedi le divisioni a Belfast fra cattolici e protestanti Gli Stati Uniti nel 1994 ne hanno innalzato uno al confine con il Messico per contrastare l’immigrazione, oltre mille km di lamiera sagomata. Anche la Spagna nel 1999 ha costruito la sua barriera elettrificata nelle enclave in Marocco attorno alle città di Ceuta e Melilla per fermare l’ingresso clandestino delle migliaia di persone provenienti dal Marocco e dall’Africa sub-sahariana. Sempre in Marocco si estende verso il deserto del Sahara una barriera lunga più di 2500 km. Alta circa 10 metri, è stata costruita a partire dal 1981 per proteggere le popolazioni dai vicini ostili. La barriera è provvista di un sistema d’allarme elettronico che fa scattare automaticamente lo sbarramento di fuoco e l’intervento dei militari. Pure l’India ha recintato i confini da una parte e dall’altra, verso il Kashmir con un cortina di 3000 km chiamata “Linea di Controllo”, elettrificata, con sensori di movimento. E verso il Bangladesh con la costruzione di una barriera di 4000 km, per fermare il flusso di immigrati irregolari e lottare contro traffici illegali di ogni tipo. Nel Medio-Oriente gli Emirati Arabi hanno realizzato una frontiera cementificata verso l’Oman. Tra Kuwait e Iraq si è edificata una barriera lunga 215 km. A Baghdad, capitale irachena, nel 2012 sono stati costruiti 700 km di muri per proteggere i quartieri della città. In Oriente nel 2006 s’è innalzato un muro tra la Malaysia e la Thailandia, lungo 27 km per contrastare l’arrivo di armi destinate alla guerriglia musulmana e per frenare l’influenza dei fondamentalisti malesi. E questo è solo un elenco incompleto dei mille muri sorti dopo il crollo di quello di Berlino. [email protected] Q@clem_mazzetta Il reticola to nel Botswana Pace divisa in Irlanda I blocchi al Cairo Sui confini dello Yemen Tijuana separa Usa e Messico West Bank per le colonie Barriera elettrificata alta tre metri, ufficialmente costruita dal Botswana per evitare la diffusione di Afta epizootica A 16 anni dall’accordo tra cattolici e protestanti sono ancora 99 i muri che dividono le due comunità Blocchi di cemento e acciaio a protezione del palazzo presidenziale dopo gli assalti del 2010 Alla fine sarà lunga 1800 km la barriera che i sauditi stanno costruendo al confine con lo Yemen Definito il “Muro della vergogna” ha lo scopo di impedire agli immigranti illegali l’ingresso negli Usa Lunga 730 km, la barriera ingloba la maggior parte delle colonie israeliane in Palestina e i pozzi d'acqua L’intervista Lo scrittore Ingo Schulze racconta i cambiamenti dopo il 1989 e il senso di libertà provato dal popolo “Negli anni ‘50 e ‘60 la Repubblica democratica tedesca era diversa dalla società della mia adolescenza. Negli anni ‘80 nutrivamo l’impressione che, con ogni nuovo libro o film, il sistema s’andasse aprendo di più”. Sono passati 25 anni dal crollo del Muro: i tedeschi, adesso, sono davvero una nazione unita? “Sì e no. Il Paese sarebbe oggi più solidale se nel ‘90 si fosse passati a una confederazione delle due Germanie, e non alla riunificazione come l’hanno imposta Kohl e la Germania ovest”. È la stessa critica che lo scrittore Günter Grass ha sempre rinfacciato alla riunificazione... “Grass non aveva tutti i torti con le sue osservazioni. Anche dal punto di vista economico fu un errore il passaggio istantaneo dalla valuta della Germaniaest, con un’economia allo sfacelo, al marco tedesco”. Ma oggi la Germania è la locomotiva d’Europa, con una disoccupazione ferma al 6 per cento... “Sì, ma la locomotiva tedesca è al centro d’Europa e la Germania non è immune dalle crisi che sconvolgono il Continente. Negli ultimi due anni i salari sono aumentati, ma il prezzo della competitività del made in Germany sono stati i lavoratori, e non solo tedeschi, a pagarlo”. È il lato negativo delle riforme delmercato del lavoro introdotte da Gerhard Schröder? “Non vedo come si possano chiama- La caduta del Muro di Berlino ha segnato la fine della “cortina di ferro”, che divideva tra Russia e Occidente l’Europa in due zone d’influenza politica-ideologica, non ha impedito la costruzione di tanti altri muri. La storia re riforme quelle di Schröder: nessun governo di destra si sarebbe mai sognato quei tagli inferti da un cancelliere socialdemocratico al lavoro. Da allora la Spd è precipitata nelle simpatie dei tedeschi, lavoratori o disoccupati.“ Merkel domina da circa 10 anni la scena politica, e non solo tedesca. È orgoglioso della Kanzlerin dell’Est? “Non saprei in che modo la Kanzlerin rappresenti i tedeschi dell’est. E la politica esercitata dalla Merkel o dal presidente Gauck non mi riempiono certo di gioia”. Quale romanzo consiglierebbe ai lettori sugli eventi dell’89? “Il romanzo sul crollo del Muro ancora non è stato scritto. Nella mia opera ho cercato di descrivere i cambiamenti che la libertà, dopo l’89, ha provocato nei tedeschi dell’est. Forse occorre ora raccontare quelli che il post-Muro ha causato all’ovest”. Nel frattempo Berlino è diventata una delle metropoli più attraenti d'Europa. Perché? “Per il suo spazio. Berlino è una città enorme che offre, e a poco prezzo, tanti spazi diversi ai più giovani. Sono loro a creare l’atmosfera effervescente di una città così camaleontica e internazionale“. Per loro, per i più giovani tedeschi, il Muro è ancora una realtà sociale o solo evento storico? “Conosco giovani per i quali il Muro è ancora una realtà, ma per la maggior parte ormai è una figura storica, come per noi lo era la seconda guerra mondiale”. 1 LA COSTRUZIONE Inaugurato il 13 agosto del 1961, il Muro ha diviso in due Berlino per 28 anni. Una “Cortina di ferro” diventata simbolo della Guerra fredda tra Usa e Unione sovietica 2 3 4 LA LUNGHEZZA Il Muro era una lunga sequenza parallela di complessivi 106 chilometri in calcestruzzo. Ed era alto 3 metri e 60 centimetri. In mezzo la “striscia della morte”. LE VITTIME Negli anni sono state uccise dalla polizia di frontiera della Germania est, i “vopos”, almeno 133 persone mentre cercavano di raggiungere Berlino ovest. LA CADUTA Il 9 novembre 1989, dopo diverse manifestazioni, il governo dell’est annunciò l’apertura dei confini. E migliaia di persone scavalcarono il muro, distruggendolo lentamente. Il ricordo Una cicatrice di cemento guarita dalla riunificazione I l Muro era alto 3 metri e 60 centimetri. All’interno di Berlino si snodava per 43 chilometri. Una cicatrice di cemento che spaccava in due la Germania. Simbolo della Guerra Fredda tra i due Blocchi che, sino al 9 novembre 1989, divise l’Europa e il mondo. Sono passati 25 anni da quella notte, e Klaus Wowereit, sindaco di Berlino, sa che “non è possibile rappresentare gli orrori perpetrati all’ombra del Muro“. Dal 13 agosto 1961 “die Mauer” rinchiuse 16 milioni di tedeschi nell’ex-Rdt. Almeno 133 i morti nel tentativo di scavalcarlo. È in loro memoria che, dal 7 al 9 novembre, 8mila palloncini luminosi, piantati su steli di 3,4 metri, segneranno 15 chilometri dei luoghi dove passava il Muro. Poi, la sera del 9, quel “Confine luminoso“ - è il titolo dell’installazione volerà libero per il cielo sopra Berlino. La mattina del fatidico giorno sarà la Kanzlerin ad inaugurare sulla Bernauer Strasse - dove è stato eretto il Monumento al Muro - una mostra permanente: “1961-1989. Die Berliner Mauer“. Per la cancelliera non ci sono dubbi: “Oggi - ha detto Angela Merkel il 3 ottobre scorso, festa dell’unità nazionale - possiamo dire che le nostre speranze di allora si sono realizzate”. La lezione che la Merkel rinvendica dai giorni “in cui cittadini coraggiosi protestarono con la loro pacifica rivoluzione contro il sistema della ex-Rdt”, è molto semplice, ed efficace. “Tutto è possibile”, ha sintetizzato Merkel. In effetti, oggi è la Germania la locomotiva d’Europa. Ed ora sono più i tedeschi dell’ovest a cercare opportunità nei 5 Länder all’est che al contrario. Nei supermarket vanno alla grande i prodotti locali della Germania est. Il trend è chiarissimo: il 53 per cento dei tedeschi afferma che la riunificazione ha portato vantaggi. In Germania est è il 74 per cento a vederla così. E la stragrande maggioranza dei giovani: all’est del Paese, il 96 per cento al di sotto dei 30 anni ne è soddisfatto. Dati che spiegano come mai, da 10 anni, il cancelliere della Repubblica federale sia una donna che ha passato i primi 34 anni della sua vita all’ombra del Muro, ma nell’est del Paese. s.v. L’analisi La storia tedesca sembra non aver insegnato nulla SANDRO CATTACIN Professore di sociologia all’Università di Ginevra Q uando si è cominciato ad erigere delle mura, è stato sempre per difendersi, non solo dai venti o dagli animali, ma dagli invasori. Le mura delle città medievali furono erette per difendere le libertà assicurate nelle città dal feudo. E anche la muraglia costruita dall’impero cinese più di 2700 anni fa, lunga più di 8000 chilometri, fu costruita per impedire ai popoli nomadi di invadere il civilizzato Impero. La più grande costruzione umana è un muro. Queste costruzioni di difesa non hanno retto a lungo. I cavalli sono diventati cannoni e aerei e si è presto capito che le mura non rappresentavano più un sistema di protezione adeguato, che si dimostravano più utili la diplomazia e il dialogo, l’equilibrio delle forze, ma anche lo scambio economico e i legami fra i popoli e i Paesi. Questa nuova strategia di pacificazione senza mura, di cui l’Europa contemporanea della libera circolazione delle merci e delle persone è stata l’esempio, sembra essere caduta in una specie di amnesia. Da alcuni decenni, nonostante i processi storici, si è ripreso a costruire ad un ritmo forsennato. Non più mura di fortificazione ma muri di netta separazione. Il Marocco ha eretto nel Sahara occidentale una barriera, fatta di campi minati, fossati e filo spinato, lunga più di 2500 chilometri. Negli Stati Uniti non si scherza con i 3000 chilometri di frontiera – costituita da muri e recinzioni – che separano il Paese dal Messico. Oppure, Israele ha semplicemente circondato la Cisgiordania (quando la densità abitativa era alta) e usato recinzioni (quando la frontiera era facile da controllare). E anche quella che è stata la culla della civilizzazione, l’Europa, si è rimessa a fare il “muratore”, nonostante il trauma subito nel suo cuore, quando la Repubblica democratica tedesca costruì nel 1961 il suo Muro attorno all’altra Berlino democratica per impedire al nemico fascista di entrare. I nuovi muri eretti con soldi europei si trovano sulla frontiera terrestre tra Grecia e Turchia o tra Ceuta e Melilla, città autonome spagnole sulla costa nordafricana, e fanno parte di quella che chiamiamo ormai la Fortezza Europa. Muri e fortezza sono termini e simboli che ci riportano al Medioevo e nonostante non servano a fermare cavalli e cannoni ma individui, appaiono tanto imponenti quanto inutili. Sono certamente opere che nell’immediato hanno avuto lo scopo di monitorare l’ingresso, non più di invasori, ma di flussi di persone. Nonostante tutti i controlli, la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti è una delle più permeabili: bastano soldi, contrabbandieri e un po’ di fortuna. Lo stesso discorso vale per Israele, dove dopo i muri sono stati costruiti i tunnel e dopo i tunnel ci sono stati gli attacchi aerei. E la Fortezza Europa? È stata edificata in Grecia e in Spagna, con conseguenti drammi insopportabili in tutto il Mediterraneo, indegni per la nostra civilizzazione. Perciò il ritorno dei muratori di Stato non ci convince. La storia tedesca, che ricordiamo proprio in questi giorni con la caduta del Muro di Berlino, sembra non averci insegnato nulla. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 36 Oltre il cibo. Celebrava la forma perfetta. Era il simbolo universale della vita. Ma oggi i salutisti lo hanno dimezzato ELISABETTA MORO L’ uovo ha una forma perfetta nonostante sia fatto col culo. Il paradosso del grande designer Bruno Munari dice tutto sulla fortuna universale dell’alimento più simbolico che esista. Dall’uovo cosmico a quello alla coque. Da quello artistico di Fabergé a quello proverbiale di Colombo. Perché niente riesce a sintetizzare meglio la ciclicità della vita. Fine e inizio. Morte e rinascita in una sola linea, senza soluzione di continuità. È come se la natura si fosse fatta designer di se stessa. Ecco perché non ha senso chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Visto che una gallina è solo il modo che ha Uova La sfida tra bianco e rosso... è di quelle all’ultimo tuorlo !"+)*,# &%! - ’(&$&,#&%! Da sapere EQUILIBRIO ALIMENTARE Ad esclusione della vitamina C, l’uovo contiene parecchie sostanze necessarie all’equilibrio alimentare. Oltre le proteine, sali minerali, come ferro e calcio. un uovo di fare un altro uovo. Come diceva il grande scrittore vittoriano Samuel Butler. Ma oggi il cibo che per millenni è stato simbolo universale della vita viene messo sotto accusa. E proprio a causa del suo iperpotere nutritivo. Nonché del suo carico di colesterolo. La colpa è tutta del tuorlo, la parte più saporita e fino ad ora considerata pregiata. Quello che le nostre nonne sbattevano con lo zucchero fino a farlo diventare una marea montante di dolcezza cremosa. Una riserva di piacere a rilascio lento, perché non solo ci ha reso felici al momento del consumo, ma ci allarga il cuore ogni volta che ricordiamo i sapori d’antan. Mentre adesso i nutrizionisti denuncerebbero la nonna per aggressione colposa al sistema cardiovascolare dei nipotini. Così finisce che il pallido e anemico albume si prende la rivincita e i suoi prezzi schizzano alle stelle. Negli Usa nell’ultimo anno il costo del bianco è salito dell’80% superando in tromba il valore del rosso. Le holding alimentari infatti hanno fiutato il business e puntano sull’industria della penitenza. E tra gli investitori nel settore del cosiddetto oro bianco c’è anche Goldman Sachs. Con tempismo perfetto, il colosso statunitense McDonalds propone l’Egg White Delight, un muffin dove del tuorlo non c’è nemmeno l’ombra. Mentre la catena di fast food Jack in the Box ha inventato il sandwich al bianco d’uovo. In un Paese come gli Stati Uniti, dove il consumo pro capite è di 250 uova l’anno - in Svizzera quasi 200 - era pressoché inevitabile che la nuova vulgata salutista mandasse tutti in bianco. LA PRODUZIONE Nella Confederazione la produzione di uova è governata da norme e divieti particolarmente rigidi. Gli allevamenti devono rispettare precise regole anche sull’igiene contraddistinte da sigle. LA STORIA Le uova sono un cibo sfruttato sin dai tempi dell’antico Egitto. Ancora oggi molte etnie in Africa riescono a vivere grazie solo alle uova di gallina. IL CONSUMO In Svizzera il consumo pro capite è di circa 200 uova l’anno. La Cina è prima al mondo con 300 uova annue consumate pro-capite. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 L’ambiente. Risorse azzerate,Rifiuti che s’accumulano e specie che scompaiono. E il Wwf ora lancia l’allarme In un solo anno ci siamo mangiati l’intero pianeta Superata 5 volte la bio-capacità svizzera EZIO ROCCHI BALBI ed Emirati Arabi Uniti. A meno di considerare risorsa naturale il petrolio, però, questi Paesi non brillano certo per bio-capacità. Cosa che non si può dire per Danimarca e Belgio, che seguono in classifica e men che meno per gli Stati Uniti che, da soli, vedono consumati da ogni loro singolo cittadino l’equivalente di quanto prodotto in 9,57 ettari di terra! Vale a dire venti volte della ecoimpronta degli abitanti del Bangladesh, in fondo al ranking con 0,5 ettari a testa. In questa non gratificante graduatoria la Svizzera è quindicesima, affiancata da Austria e Francia. “Eppure diversi governi hanno tentato di adottare misure di ecocompatibilità - ricorda Torricelli -, ma a contestarle o a bocciarle sono stati gli stessi cit- P tadini, svizzeri inclusi”. Meno aggressiva è l’impronta elvetica nell’infierire sulla biodiversità. In questo indice - che registra un dimezzamento della fauna selvatica negli ultimi 40 anni - è il Sud America ad accusare le maggiori perdite: una riduzione dell’83% a colpi di deforestazione, urbanizzazione e agricoltura. Pure l’inquinamento ha lasciato il segno: il consumo eccessivo rappresenta la metà delle emissioni di CO2. Insomma, è bastato calcolare le superfici terrestri e marittime per scoprire che, per produrre quanto consumiamo (e assorbirne i relativi rifiuti), servirebbero ogni anno 18,1 miliardi di ettari. Peccato che il pianeta Terra ne abbia solo 12. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi RIPARTIZIONE GLOBALE DELL’IMPRONTA ECOLOGICA Impronta ecologica1 in rapporto alla biocapacità2 media mondiale disponibile pro capite, in % “Il nostro Paese è proprio l’esempio da non seguire” È Ettari globali (Hag) procapite Cuba Egitto Romania Media mondiale Brasile Giapone Russia Grecia Italia Germania Francia Svizzera Austria Australia Stati Uniti Belgio Danimarca er soddisfare i nostri ≥300 200-299 100-199 75-99 <75 dati non disponibili bisogni ogni anno non bastano le risorse naturali dell’intero pianeta. Anzi, secondo l’ultimo rapporto “Living Planet” del Wwf la pressione sugli ecosistemi è tale che servirebbe l’equivalente di una Terra e mezzo insomma. Quello del Wwf non vuole essere un allarme terrorizzante, ma un appello per un pianeta decisamente “malato”, con segni di ripresa sempre più incerti. E la Svizzera dà il suo bel contributo, visto che negli ultimi cinquant’anni 1 Impronta ecologica 2 Biocapacità ha oltrepassato la sua bio-capaL’impronta ecologica misura il nostro La biocapacità e il rendimento consumo di risorse naturali e lo converte in biologico di una superficie produttiva. cità di oltre cinque volte. unità di superficie produttiva (ettari globali) Viene misurata in ettari globali (gha) “Purtroppo, è l’inevitabile Fonte: Global Footprint Network 2011 rapporto tra l’esigenza di un modello di vita ecocompatibile e il IMPRONTA ECOLOGICA E BIOCAPACITÀ IN SVIZZERA paradigma eco- IMPRONTA ECOLOGICA PER PAESE, PER ABITANTE nomico che ab- In ettari globali (Hag) per persona Impronta ecologica Biocapacità Costruzioni Pesca Prodotti forestieri Allevamento Raccolto Carbone biamo adottato - commenta il 106geografo Gianpaolo Torricelli, 5docente all’Usi 8-. Certo il nostro stile di vita, sen- 64za correttivi, non può che la- 43sciare ‘segni’ indelebili”. I segni profondi della 22famosa “impronta” ecologi- 01ca, l’indice che misura il pesante consumo di 0 risorse naturali. 1961 1968 1975 1982 1989 1996 2003 2010 Il rapporto Wwf, Fonte: Global Footprint Network 2011 Fonte: Global Footprint Network 2011 realizzato in collaborazione con la Zoological Society di Londra, il L’intervista L’appello di Rudy Bächtold, responsabile comunicazione del Wwf per il Ticino Global Footprint Network ed il Water Footprint Network gestito dalle organizzazioni internazioti proprio dagli Usa. In Califor- copiassero il nostro stile di vita i nali non governative, si basa su nia, un territorio che si presta risultati sarebbero catastrofici”. tre indicatori: le variazioni delle molto a questo genere di esperiChe ruolo giocano in Svizzebiodiversità, quanto e come venmenti, si sta sviluppando un inra i nuovi insediamenti e gono “consumate” la terra e l’acteressante programma d’incenl’urbanizzazione? qua dolce a disposizione. Natu“Ogni giorno in Svizzera tivi legato allo sviluppo delle ralmente il tutto parametrato ai energie rinnovabili. Come pure spariscono migliaia di metri nostri stili di vita. E con la consaquadrati di territorio, sacrificati in Cina”. pevolezza che la tendenza è deNonostante il mostruoso sull’altare dell’edilizia. Cosa che stinata a peggiorare, non fosse tasso di crescita cinese? sicuramente contribuisce a pegaltro per l’aumento della popola“La Cina non è ancora tra i giorare le cose sul fronte dello zione, che è quasi triplicata Paesi più spreconi, ma solo per- spreco di risorse”. nell’ultimo mezzo secolo, mentre In che misura? ché è una nazione molto estesa. si prevede che raggiungerà i noNon dimentichiamo che un abi“L’equazione dice che meno ve miliardi di persone entro il vero, molti Paesi hanno troneggiano nei primi posti della tante della Terra su cinque è ci- territorio agricolo abbiamo, 2050. un’impronta ecologica classifica dei consumatori. Entra nese e quindi ci troviamo di maggiore è il nostro bisogno Basta osservare le tabelle peggiore di quella della in gioco la cultura ‘usa e getta’, fronte ad una bomba ad orologe- d’importare. La Svizzera è camdel rapporto per capire che il Confederazione, ma Rudy Bä- ma anche uno stile di vita che è ria. Per questo è necessario in- biata molto, basta osservare coclassico “bicchiere mezzo pieno” chtold, responsabile della comu- comune a praticamente tutti i culcare alle giovani generazioni me si sono sviluppate le costrunon esiste. C’è chi lo ha strabocnicazione del Wwf Svizzera ita- Paesi cosiddetti evoluti. Non a l’idea di un consumo sostenibile. zioni negli ultimi decenni”. cante e chi vuoto del tutto. Non liana, non fa sconti:“Non possia- caso i primi ranghi sono tutti oc- Ed è proprio questo che il Wwf Non bastano piani regolatori sorprende, infatti, che siano i Un mondo sprecone mo certo esserne orgogliosi, sia- cupati da nazioni europee,nor- sta facendo, con buoni risultati” adeguati? Paesi con il reddito più elevato “Sotto accusa non c’è mo un esempio da non seguire, damericane e dal Golfo Persico”. “Non direi. Ad una prima ocQuindi basta trasmettere ai ad avere la maggiore invadenza anche se ci sono Paesi che sono Le condizioni generali, però, Paesi in via di sviluppo tutte chiata il nostro Paese sembra sugli ecosistemi. Il record nega- solo lo stile usa e getta, addirittura meno virtuosi del non aiutano, e le energie le informazioni e istruzioni ancora essere molto verde, ma tivo dell’impronta ecologica anche la pianificazione nostro”. molte di quelle aree sono in efrinnovabili fanno fatica ad necessarie? spetta al Kuwait, che è sei volte sbagliata che ruba Si riferisce a quelli nordaimporsi. “No, occorre anche esortarli fetti edificabili. E se non si ponquella prodotta procapite sulla mericani? “È così, anche se ci sono dei a non comportarsi come faccia- gono seri vincoli, presto tutto il Terra, seguito a ruota da Qatar spazio all’agricoltura” “Infatti. Canada e Stati Uniti segnali incoraggianti provenien- mo noi. Se quelle popolazioni territorio sarà occupato” o.r. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 38 4 ilcaffètravirgolette 39 ARNALDO ALBERTI 70 La guerra mobilitò gli eserciti di quasi tutto il mondo mandando in battaglia 70 milioni di soldati. Di questi 60 milioni soltanto in Europa. I n situazioni d’estrema sofferenza la mente elabora, riducendoli a simboli, elementi importanti dell’ambiente in cui la guerra si combatte. Abbiamo avuto, in questi mesi, l’occasione di seguire per ore in tv programmi rievocativi nei quali ogni aspetto e ogni particolare della tragedia della Grande guerra del 1914-18 è stato, si può dire, ossessivamente mostrato sul piccolo schermo. La prima entità evocata, a mio parere la più importante, è la trincea. Si scavava nella terra, e spesso questa grande madre è chiamata in causa, per trovare rifugio e protezione. E sotto ci s’infangava in una melma viscida, trascorrendo il tempo nell’ozio e aspettando. Si fumava, si mangiava, si dormiva, sempre aspettando. Aspettando cosa? La morte. Così un luogo di protezione, paradossalmente, si trasformava in qualcosa di simile ad una fossa in cui i cadaveri erano provvisoriamente seppelliti prima dell’inumazione rituale. Allora non c’erano le scavatrici. Migliaia di chilometri di trincee erano sterrate a mano da centinaia di migliaia di uomini, alcuni coscienti, alcuni inconsapevoli, che quelle non erano trincee, ma fosse che avrebbero protetto solo cadaveri. I vivi uscivano per ricadervi dentro e morire. Le classi sociali e i vagoni 9 Le vittime militari registrate furono 9 milioni. Ma la guerra causò la morte anche di 7 milioni di civili. Esclusi quanti perirono di fame o malattie. I milioni di soldati erano braccianti, contadini, manovali o operai. Gli ufficiali che scendevano nelle trincee appartenevano a quel ceto medio che era appena uscito dalla povertà. Le armate, su entrambi i fronti, erano strutturate in gerarchie verticali. La loro organizzazione rispettava rigorosamente i privilegi di classe. Più si era ricchi, più ci si allontanava dal fronte e dalla trincea. Abbiamo visto in tv le masse dei coscritti italiani nelle stazioni ferroviarie. Partivano, verso i luoghi dei massacri, entusiasti, cantando e ridendo. Sembrava che avessero letto Marinetti e inteso il senso profondo del futurismo, che definiva la guerra “igiene dei popoli”. I treni erano formati da vagoni con tre classi. Nella prima classe viaggiavano quelli che non sarebbero morti: uf- La memoria. Esattamente cent’anni fa divampava il conflitto in cui morirono nove milioni di soldati e sette milioni di civili.E che segnò profondamente anche la vita della Confederazione I ricordi di famiglia che fanno rivivere la Grande Guerra ficiali superiori che servivano nelle retrovie o seduti comodamente in uffici. Erano certi di tornare. In seconda classe viaggiavano gli ufficiali del ceto medio emergente. Speravano che il loro eroismo sarebbe stato ricompensato con il libero accesso alla classe dei più ricchi (oggi diremmo a quella dei manager). In terza classe viaggiavano i milioni di poveracci; quelli che avrebbero sostituito l’inferno e la schiavitù del lavoro con la dannazione nelle trincee. Chi era condannato all’inferno della trincea e veniva dai campi, dai cantieri e dalle fabbriche, cantava anche lui: era felice che ogni giorno, con puntualità e disciplina militare, gli servivano la “galba” (il rancio), era soddisfatto dell’ozio o del riposo che gli era concesso fra un attacco e l’altro. Stare in trincea, dapprima poteva forse sembrare persino più comodo che non subire l’oppressione del lavoro sfiancante sui cantieri, nelle fabbriche, nelle miniere e nei campi. Mio zio Andrea Il generale Ulrich Wille Ma chi erano davvero questi signori che sui treni viaggiavano in prima classe? Uno di essi era senza dubbio il generale Ulrich Wille, eletto l’8 agosto 1914 dall’Assemblea federale comandante dell’esercito svizzero. Il generale, si ricorda anche su Wikipedia, nel 1912 era stato ricevuto personalmente dall’imperatore Guglielmo II e pochi anni prima aveva sposato Clara von Bismark, parente dell’ex cancelliere `ıD£¬)l 0*#,$#.. -/ )%(& .#,,#()2 *,)*,&) +/’&. .#"#-!21 .‘•3Q '.PQFF7⁄ Il secondo protagonista della Grande Guerra, in ordine d’importanza, già per il suo carattere mitico che ha assunto nella memoria, è mio zio Andrea. Fratello di mio nonno, gli si contrapponeva per il suo carattere ribelle. Mio nonno paterno era guardia di confine: uomo ligio al dovere, integrato e tanto patriota da chiamare un figlio Ulrico, lo stesso nome del generale, un altro Gottardo, non in ricordo del santo ma del massiccio delle Alpi, fortificato e sicuro già nella prima guerra e mio padre Reno, il nome del fiume che segnava il confine settentrionale della Svizzera, che lui credeva invalicabile, ma che il generale Wille aveva tramato affinché fosse, con la neutralità del Paese, violato. Lo zio Andrea, di cui nessuno della famiglia sapeva cosa facesse e di cosa vivesse, fu mobilitato. Da Taverne, col treno e a titolo gratuito, andò a Bellinzona, luogo in cui gli arruolati si organizzavano per partire a di- fendere le frontiere. Il generale Wille, in un momento di lucidità, aveva ordinato che le truppe ticinesi fossero dislocate proprio sul Reno, di fronte alle sperimentate truppe prussiane. È chiaro e scontato che i ticinesi son bravi “soldà” e c’è persino una canzone che lo conferma. Tuttavia, e non è per cattiveria che lo affermo, per combattere una guerra ci vogliono tutt’altro che bravi soldati. Ad esempio ci vogliono combattenti come mio zio Andrea, che marciava in buon ordine da Bellinzona in direzione di Basilea. Arrivato ad Arbedo s’accorse che gli si era slacciato uno scarpone. Uscì dalla colonna e si chinò per riallacciare la stringa. Il capitano, che a cavallo seguiva la compagnia, gli si avvicinò e gli diede un calcio sulla schiena. Mio zio si rialzò, rincorse e agguantò il capitano, lo strappò giù dalla sella e gli assestò un paio di pugni. La colonna evidentemente s’era fermata, l’ufficiale s’era rialzato. Rimontò a cavallo e mio zio fu riaccompagnato, con grande rispetto, a Bellinzona. Lì lo misero su un treno, in una cella per il trasporto di detenuti. Fu il solo ticinese ad andare a Basilea col treno e ciò non è male se si pensa a quelli che la trasferta l’hanno fatta tutta a piedi. Fu processato ed espulso dall’esercito perché elemento pericoloso sebbene, e il suo gesto lo prova, sarebbe stato uno dei pochi ticinesi coraggiosi e atti al combattimento. Mia madre e mio nonno minatore Un altro personaggio di notevole statura, sebbene a quel tempo era esile e minuta, è mia madre. Una bambina di due anni che alla fine della Grande Guerra contrasse l’influenza spagnola. Fu una pandemia che in Europa provocò milioni di morti. Una prozia, sorella di sua madre, mi raccontò che nel delirio di una febbre altissima chiedeva insistentemente un “bencoin de ris”: una briciola di riso da mangiare. La febbre le dava appetito. Invece al protagonista di un altro racconto, fattomi da ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-5ò.é2öû4¬½Ãñʾ ‘ $% " #$!! aa 37‘‘©hhn™ h.n⁄ •h ¯n‘fl™ 3qÈøˆ•qq¥F +ˆ• ÝÄŁ⁽qˆ•F q•ÝFbÄŁ¥F q•ÝF¥¥qbF•ÝF5 ŁÈÈqÈÝF•ÝF 8q 8qÈ+FÈŁ5 ÝF¥F+ŁflFÄŁ 8q ÄFÝĈflŁÄ+qŁ F Ł¥¥FÄÝŁ +ˆ¥¥qÈqˆ•F [Ĉ•ÝŁ¥F™ nøF¥ fˆ¢¢Ł aa4 ÿq•+qÝÄq+F •F¥ Ȉ•8Łbbqˆ 8Fq ¥FÝ݈Äq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ ëªà F ëªa™ 8Ł .PF ë멪^™Q™ 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 fˆ¢¢Ł ª™Š 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 M^ ¢˘ ߪª^ .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF .PF ëa©a™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F¹ .PF ë©ë^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë멪^™Q™ .lé —\â ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3\ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ Q¥¥™4 fˆ¢¢Ł ª™a 7.nfl7.É .ˆÈflˆ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø aa5 ªà…M +flà5 ªà ¢˘ ߪa .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF àŠ©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F5 'žqÈÈ }Ł+¢¹ .PF a©^Š™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩Ša™Q™ .lé —_” ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3_ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ 3íF ÿˆ¥ÝF ÿq•+qÝÄq+F 8F¥¥Ł +ŁÝFbˆÄqŁ jn[[ĈŁ8 F '•¯ [q•ˆ Ł E ë^©™Qk ß•F¥ Ȉ•8Łbbqˆ jaa 8F¥¥©Ł••ˆk ÝÄŁ q ¥FÝ݈Äq ÝF8FÈ+nq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ F8™ ^Úëªà F ŠÚëªa¹™ un anziano amico di montagna, un comunista che ogni anno andava a Mosca in pellegrinaggio e che morì proprio per una polmonite che s’era beccato là.La febbre gli dava sete. Fiore, così si chiamava il mio amico, mi raccontò che il giovane ammalato di spagnola, per placare la sete, di notte s’era alzato dal letto ed era andato a bere l’acqua di un ruscello vicino a casa sua. Lo trovarono il giorno dopo. Morto. Al fianco di mia madre bambina vi è una grande figura mitica che forse la sovrasta: quella di suo padre. Un nonno che io non ho conosciuto. Era minatore, con la funzione di “capovolata”. Era un immigrato bergamasco e probabilmente aveva una sua squadra di minatori italiani itineranti. Da bambino ricordo che mi avevano regalato, come giocattolo, la sua lampada a carburo, e vedo ancora sulla parete del salotto buono di mia nonna un medagliere con i distintivi del Lötschberg, del Sempione, dell’Auenstein. Terminato il lavoro in galleria andava in Belgio e scendeva per centinaia di metri sottoterra a cavare carbone: il combustibile che muoveva i treni sotto le sue gallerie. Un giorno lo riportarono a casa. Era paralizzato a metà. La silicosi l’aveva ridotto così. All’epoca non c’era la cassa malati, né l’assicurazione invalidità. Mia madre gli voleva bene. Fu lei a dirmi che non le piacevano i giacinti. Da bambina ne aveva avuto uno sulla credenza. Fiorì proprio il giorno che suo padre morì. Mia nonna sigaraia Ma torniamo a mia madre, che andava a scuola nelle prime classi elementari. Mia nonna era sigaraia alla Fabbrica tabacchi di Brissago. Guadagnava, negli anni immediatamente dopo la Prima Guerra, 2,50 franchi al giorno: il salario per 12 ore di lavoro, a cottimo, senza interruzione per il pranzo. Mia madre, bambina, uscita dalla scuola per la pausa di mezzogiorno, andava in fabbrica. Era uno stanzone infinito, con decine di sigaraie. Mia madre si sedeva a terra, come decine di altri bambini, più cuccioli di cani accucciati che esseri umani, e sua madre le dava giù pane, formaggio e una mela, se c’era. Rievocando queste scene ogni parola di commento è inutile e disturba. 2 Nei quattro anni e tre mesi di ostilità persero la vita circa 2 milioni di soldati tedeschi insieme a un milione e 100 mila militari austro ungarici. 21 Durante il conflitto vennero registrati 21 milioni di feriti, molti dei quali rimasero più o meno gravemente segnati o menomati per tutta la vita. 60 Per effetto della guerra e delle contrapposizioni fra Stati, tra 60 mila e 200 mila civili ebrei vennero uccisi in quello che era allora l’impero russo. 6 Sei settimane, in media. Questa, durante la Grande Guerra, l’aspettativa di vita in trincea. Sottufficiali e barellieri erano tra i soggetti più a rischio. %& *+#00) % 0 0 # * ÃʾÑ!&8+é1ï"- "¦!¹ì/Þª4Í˙ÝÝÝÝ-Ó"Óú’Í0ÑÓ76Ê"©Íòï°6òÑúš¦öé-éÑ$ݹ!:ì)èè¹ï!7)/Þ*°À7È;ö&Í1ª8)0&Ä"¬2³˙!.š2;Á/:öÞ.©Þ(òû˙8/2Ãñʾ fˆ¢¢Ł aë •F¥ øŁ++nFÝ݈ ÿŁ•ÝŁbbqˆ +ˆ• øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ F øÄFflqˆ F¥F4 tedesco Otto von Bismark. Il 20 luglio 1915 scrisse una missiva al Consiglio federale in cui preconizzava l’entrata in guerra della Svizzera a fianco degli Imperi centrali. Niklaus Meienberg, giornalista e storico, morto suicida nel 1993, nel 1987 pubblicò un libro dal titolo “Die Welt als Wille und Wahn” in cui porta le prove della demenza senile del generale e dimostra il tramandarsi nella famiglia Wille, quasi come un marchio genetico, l’amore per .)() 9MMB7 Per 4 anni, fra l’estate del 1914 e la fine del 1918, si combattè il più sanguinoso e vasto, per numero di Paesi coinvolti, conflitto armato della storia. il popolo tedesco. L’ammirazione del figlio del generale, anche lui un Ulrich, comandante di corpo d’armata, sospetto informatore regolare dello stato maggiore della Wehrmacht sulle posizioni e la prontezza dell’esercito svizzero, conferma questa tesi. Meienberg nel suo libro ricorda i 17 soldati svizzeri fucilati per spionaggio nella seconda guerra mondiale. Tutti poveracci, appartenenti al Lumpenproletariat, al proletariato degli straccioni. Invece al figlio del generale, che prima della guerra aveva raccolto fra gli accoliti e i simpatizzanti svizzeri di Hitler una somma enorme per aiutare i gerarchi del nazismo nelle loro poco onorevoli opere, non accadde niente. Anzi, liberato dal servizio dopo la guerra, Ulrich Wille junior fu nominato presidente della Pro Juventute dove compì la sua opera, sempre fedele allo spirito razzista e nazifascista. Progettò e diresse infatti, con questa associazione, la sottrazione dei figli dei Rom e degli Jenisch svizzeri. " !+#"%-) IABJM *#+ ’#,# /1=<4@ 41= MJBAA 1= AFBAABJMA9 # !"" AA??B7 !1%+.#4/ )./ #,,& /1& 56066 ’ $/.2&*.#4/ %/-#.+( A8??B7 !@> 2K@>@ 3 >D 0; -/ &#" .#;88$F6EM NTL EGUUVU 1 !+(,#"8F"8’#"8BJJ%I $%" 1 "=:0H "969E.:2 "*) 1 &<E3@<3E -30/);.@E *, %G0C>>C*, %00 1 +) %""8(#!?C*9;3A794ECAG=<= 5J(%(*&# E@> (=F<1/.A $,7$44H NTL E]QPP; ;EEL7 +’’)$ (%(*&# !.;2A. )+ ?2A (9G?2 +#7()!5HHHB-! 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Ossessioni erotiche e visioni di morte MARCO BAZZI N La commedia condominiale Un quasi thriller dall’ambientazione ticinese MARIAROSA MANCUSO “T i denuncio. Ti ho visto buttar via la spazzatura nel sacco nero”. Il sacco per rifiuti non ufficiale è segno di comportamento incivile, se non di devianza, soltanto in Svizzera. Già dalle parti di Como fan fatica a capirlo, ai più lontani dalla frontiera bisognerebbe chiarire il concetto di “sacco ufficiale”, prima di informarli sul costo del medesimo. È il limite - e nello stesso tempo potrebbe rivelarsi la forza, parleranno gli incassi - di “Fuori mira”, opera seconda di Erik Bernasconi girata 5 anni dopo il successo di “Sinestesia”. L’ambientazione ticinese è ricercata e insistita, anche se il film è stato girato a Bolzano. Cast corale, come si usa dire. Unità di tempo e di luogo: il giorno più caldo dell’anno, in un posto che non è centro, ma neanche periferia, un po’ più multiculturale del necessario. Se vi viene in mente “Canicola”, il grottesco e crudele film dell’austriaco Ulrich Seidl, siete fuori strada. La sceneggiatura, scritta dal regista con Daniel Bilenko e Mario Fabio - più l’anglolivornese Roan Johnson, regista che abbiamo ammirato per “I primi della lista”, oltre che per l’ultimo film visto al Festival di Roma “Fino a qui tutto bene” - ha toni più comici e svagati, almeno all’inizio. Ha purtroppo anche un debole per le situazioni esemplari e i messaggi sociali, cosa che in un film bisognerebbe evitare. Una mattina qualcuno spara a un giovanotto nero, che ha una fidanzata bianca e al momento prende il fresco sul balcone di casa. Il vicinato spettegola; sarà stato un regolamento di conti tra immigrati. La poliziotta indaga, due testimoni di Geova bussano di porta in porta. I ragazzini cercano un modo per passare il pomeriggio che non sia il solito videogioco. Il turco dà la ricetta del kebab con carne svizzera e spezie importate, Alessio Boni (con una terrificante parrucca bionda in testa, ma perché?) si fa le canne, gioca a freccette e tiene un orso polare nel freezer. Tanti personaggi, forse troppi. Non tutti infatti servono alla trama, quando dalla commedia condominiale (sempre un genere divertente e che consente una certa elasticità) si passa al thriller, che invece ha regole più rigide. E mal sopporta una scena, a un quarto d’ora dalla fine, dove tutti i personaggi parlano e litigano tra loro, ma in colonna sonora ascoltiamo solo musica (come quando lui e lei si innamorano, camminano per strada e parte la sviolinata). La recitazione non è sempre di prima classe, ma i tre ragazzini annoiati si fanno notare per la naturalezza e la disinvoltura. L’AZZURRO DEL CIELO Georges Bataille (Einaudi) ella sua prefazione a l’”Azzurro del cielo” Georges Bataille scrive: “Come si può perdere tempo su libri alla cui creazione l’autore non sia stato manifestamente costretto?”. E il suo è uno di quei libri. Lo afferma implicitamente poche righe dopo: “Solo un tormento mio personale è all’origine delle mostruose anomalie del l’Azzurro del cielo”. Aggiunge di essersi quasi dimenticato di quel romanzo. Eppure è il suo capolavoro. Narra l’amore di Henry e Dirty nell’Europa del 1934, l’anno dell’assassinio del cancelliere austriaco Dollfuss, della guerra civile a Barcellona e dell’ascesa al potere di Hitler. La storia diventa, di pagina in pagina, un’atroce premonizione del male. Le immagini finali ne sono una metafora. I due amanti sulle tombe di un cimitero: “Il suo ventre nudo fu per me come una tomba fresca. Eravamo folgorati di stupore, amandoci sopra quel cimitero stellato”. E nelle ultime due pagine la visione di una banda di ragazzini nazisti che suonano invitando alla guerra. “Li vedevo, non lontano da me, affascinati dal desiderio di andare alla morte (…). A quella insorgente marea omicida, molto più aspra della vita stessa, sarebbe stato impossibile opporre qualcosa di più di inezie, ridicole suppliche da vecchie signore”. L’opera di Bataille, intellettuale poliedrico, si inserisce in quel filone che va dal Surrealismo all’Esistenzialismo, da Artaud a Camus. Passando per l’esperienza di Céline e del suo “Viaggio al termine della notte”, che per certi tratti ricorda l’Azzurro del cielo. Detto della fine, diciamo dell’inizio, ambientato “in una taverna dei bassifondi londinesi, uno scantinato sordido: “Dirty era ubriaca. Lo era in modo estremo”. Fino alla camera del Savoy dove, “al limite del delirio”, si abbandona a quanto di più disgustoso si può immaginare. È Bataille, con le sue provocazioni e le sue ossessioni erotiche. 2-0+5/41,. *!" &#" &$$!’ "#" ’!%)#(1 &",,(’( $’ &(,( $% .(+,*( -+$’"++3 ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-ï5-114¬*’¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ýï"- )/*0* ,")/’. (-.",3 ! #,: 968:5;("-" 9 )/*0* ,")/’. .,#% 3 ! #,: 978:5;("-" 9 $3Í;;š;ͦª-Ýï!ÌÌÌòÁ9,ûì³.7-&&Íš˙5-,4;òò욪1Ä, ªÑ)+Äú3æ$(ª6+úïòÅ0û1Å*!ªÞѼìÌì-’Íij&’’Íš5*’ÍѬ:(¹ª8+*Ä˙89½Ãñʾ ,")/’. &)$** "1+,"--3 ! #,: 88:5;("-" 9 ,")/’. &)$** 2:":3 ! #,: 48:5;("-" 9 (* !(’ )*"&$( -+$’"++ " %"+$’# +)"!$%" %%41/023 )JH TJSLS9H89 5B9 ,9H2\FY TD2 DF H\G9SJ K DH !\SJL2 L9S D ^9D5JFD 5JGG9S5D2FD >DHJ 2 Z7? YP %H>2YYD7 LSJLJH9 T9GLS9 DF ^9D5JFJ AD\TYJ L9S Q\2FTD2TD 2YYD^DY3 LSJ>9TTDJH2F9P 8 9T9GLDJ )\J^J .S2>D57 5JH \H2 F\HAB9aa2 8D 52SD5J T9Ha2 9A\2FD7 >DHJ 2 \H G2TTDGJ 8D @7K? G7 9 D T\LLJSYD L9S TG2SYLBJH9 9 Y24F9Y7 5B9 YS2T>JSG2HJ F2 524DH2 DH \>>D5DJ GJ4DF9P *LL\S9 )\J^J (2TY9S7 8DTLJHD4DF9 DH JFYS9 Kbb ^2SD2HYD 5JH YS2aDJH9 2HY9SDJS9 J LJTY9SDJS9 9 >DHJ 2 Z7? 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Per molti settori sensibili timori sull’eccessivo interventismo dello Stato alla ricerca di informazioni personali da registrare 1 3 La nuova legge sulla sorveglianza delle comunicazioni La cartella medica elettronica L’introduzione in via sperimentale e volontaria del sistema ha certo dei vantaggi, ma la tutela dei dati lascia ancora perplessi molti operatori, soprattutto nell’informatica Il sistema nazionale d’informazione per lo sport Una banca dati che fa discutere, perché conterrà elementi sensibili come il numero Avs, alcuni dati penali e disciplinari (antidoping) di molti protagonisti dello sport Tre punti sono contestati: il possibile utilizzo di “cavalli di Troia” nei computer, dati sensibili da conservare 12 mesi e più “intrusività” sulle reti di telefonia 5 Passeggeri che non pagano 2 La lotta al contrabbando sulle frontiere Dubbi sulla possibilità di inchieste mascherate, di maggior uso di video e intercettazioni ambientali e l’utilizzo dei droni nelle zone di confine L’occhio invisibile della Confederazione sulla nostra privacy MASSIMO SCHIRA A Telefonini controllati L’evoluzione dei sistemi di telefonia mobile spinge Berna a maggiori controlli nche in Svizzera lo Stato si sta avviando verso una maggiore intrusione nella sfera privata dei cittadini? Quello della “presenza invisibile” delle istituzioni è un tema da sempre molto delicato, ma alcune tendenze mostrano che l’attuale periodo storico è caratterizzato da un maggior controllo statale sulla popolazione. I recenti scandali, ad esempio, negli Stati Uniti hanno portato alla luce eccessi quasi incredibili, risollevando la questione della tutela della privacy e della “lunga mano” dello Stato sulla società. Ma anche nella Confederazione - dove il sondaggio pubblicato nei giorni scorsi da comparis.ch ha rivelato che che quasi la metà degli svizzeri è fortemente contraria alla conservazione di dati - i motivi di riflessione non mancano. Soprattutto alla luce di alcune “mosse” di Berna in questo settore particolare e altamente sensibile. Da una ricerca del settimanale “Schweiz am Sonntag” sono emersi sei ambiti in cui modifiche legislative, novità tecnologiche o creazione di banche dati lasciano intravvedere potenziali problemi per la protezione della sfera privata. Si va dalle dogane allo sport, si passa dai trasporti pubblici per arrivare alla sanità. A scatenare gran parte del putiferio che si sta abbattendo su Palazzo federale in materia di privacy è innanzitutto il rinnovo della legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni. Un nuovo testo che prevede tre aspetti diventati rapidamente “caldissimi”: la possibilità di inserire dei “cavalli di Troia” (cimici o simili dispositivi) nei computer privati, la conservazione di tutti i dati di connessione (e-mail, dati di telefonia mobile, indirizzi IP,…) per 12 mesi e misure più intrusive di controllo delle reti Gsm di telefonia mobile. Misure che hanno inescato molte proteste e anche una raccolta di firme per fermare la revisione della legge. Per la lotta al contrabbando e il controllo alle frontiere, invece, la Confederazione prevede una prossima riforma della legge doganale, inserendo articoli che potrebbero permettere alle guardie di confine di svolgere inchieste mascherate, utilizzare maggiormente le tecnologie video o effettuare intercettazioni ambientali. Anche con l’uso di dro- L’intervista Francis Meier, Ufficio protezione dati “Fatti e notizie sui cittadini da usare con molto rigore” F rancis Meier è il portavoce dell’Ufficio federale per la protezione dei dati di Berna, dal suo ufficio si “vigila” sulle informazioni confidenziali che riguardano la stretta sfera personale. Come, ad esempio, i numeri Avs o altri elementi considerati altamente sensibili. Informazioni che, con la centralizzazione delle banche dati a livello federale, devono essere salvaguardate senza ledere la privacy. Quali garanzie ha oggi il cittadino? “Prima di tutto, secondo la legge sulla protezione dei dati, ogni trattamento di informazioni personali da parte delle autorità deve avere una base legale”. Come funziona questa garanzia, nel dettaglio? “Per ottenerla c’è un iter che va seguito. Una procedura durante cui viene interpellato anche l’incaricato federale alla protezione dei dati. L’incaricato, però, può fare solo le sue osservazioni, non ha nessuna voce in capitolo nella stesura finale delle varie leggi”. Un pericolo per la sfera privata? “Bisogna sapere distinguere. Non c’è una risposta unica che valga per ogni caso. Bisogna preliminarmente capire in quali casi è davvero necessario raccogliere informazioni strettamente personali sui cittadini”. Il vero problema è l’uso che si fa delle informazioni personali. Come controllare che tutto sia davvero corretto? “Questo è il nodo principale di tutto il dibattito. Occorre fare molta attenzione, essere rigorosi. I fatti e le notizie private sulle persone debbono essere usati, ripeto, unicamente se esiste una stretta necessità. L’importante è che questi dati non siano sfruttati per obiettivi non istituzionali”. o.r. Per i trasporti pubblici è in arrivo un registro nazionale in cui verranno inseriti i cosiddetti “Schwarzfahrer”, letteralmente i viaggiatori in nero, senza biglietto 6 La battaglia contro gli hooligan Paradossalmente anche chi frequenta pacificamente gli stadi potrebbe veder finire alcuni suoi dati nel registro nazionale contro gli hooligan, una banca dati sempre più vasta ni, aspetto che inquieta non poco chi è chiamato a difendere la privacy dei cittadini. E a far storcere il naso c’è anche il nuovo sistema nazionale d’informazione per lo sport, sempre promosso da Berna. Tra i vari dati raccolti, che saranno messi a disposizione di diversi attori, fanno discutere soprattutto il numero Avs, i dati penali che possono portare a revoche dei riconoscimenti Gioventù e Sport ed eventuali violazioni del regolamento antidoping. Informazioni certamente importanti, ad esempio, per la lotta alla pedofilia, ma pericolosamnte sensibili se troppo facilmente rintracciabili. Rimanendo nello sport è destinato a far discutere pure l’ampliamento del registro nazionale degli hooligan, con dati, profili e informazioni sulle persone coinvolte in eventi violenti in occasione di manifestazioni sportive. Non per nulla gli esperti sottolineano la necessità di porre dei limiti chiari alla quantità di dati raccolti e alla loro accessibilità per le diverse autorità. Curioso è anche l’esempio dei trasporti pubblici, dove è alle porte un registro nazionale in cui verranno inseriti i cosiddetti “Schwarzfahrer”, letteralmente i viaggiatori in nero, ossia le persone sorprese ad utilizzare autobus, treni o altri mezzi di trasporto senza pagare biglietto o abbonamento. La messa a disposizione di questi dati è comunque già sin d’ora destinata a sollevare parecchie polemiche. Come già successo per un altro ambito molto delicato, quello della salute. L’idea di introdurre la cartella medica elettronica, in un primo tempo a titolo volontario e sperimentale, ha acceso il dibattito. Sia sulla tutela dei dati personali, sia sulla capacità tecnica di mantenere riservate le informazioni (ad esempio dal tentativo di “saperne di più” da parte delle casse malati). Tuttavia, un’ introduzione generalizzata del sistema permetterebbe ai medici di avere un accesso più chiaro e organizzato alle informazioni di ogni paziente, evitando, così, anche doppioni nelle cure o possibili errori di prescrizione. [email protected] Q@MassimoSchira Liste nere Al via c’è una banca dati sui clienti dei trasporti pubblici che non pagano il biglietto IL CAFFÈ 2 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 42 L’età dell’oro del giornalismo ticinese La stampa locale dalla sudditanza alla politica ai primi tentativi di emancipazione L’analisi. Enrico Morresi ripercorre la nascita e lo sviluppo della professione, dal 1950 ai nostri giorni R accontare la storia del giornalismo ticinese per descrivere le dinamiche socioeconomiche del Paese. Della sua crescita e del suo sviluppo nel secondo dopoguerra, con l’obiettivo di evidenziare l’evolversi di un “mestiere” verso una sua sempre maggior autonomia. Un contropotere. Un giornalismo che tiene sveglia la società “irritandola”, ma anche mettendosi al suo servizio. Fra esigenza “pedagogica” verso i lettori e ruolo critico liberatorio. Questo lo spazio entro cui si muove Enrico Morresi nel suo primo volume “Giornalismo nella Svizzera italiana, 1950-2000”, raccontando una stagione unica: quella del giornalismo in Ticino che cercò di emanciparsi sia dalle pressioni della politica che dalle pretese del mercato. Gli anni che vanno dal 1950 al 1980 in particolare. Con il grande ruolo giocato dalla Radiotelevi- sione, passata da 233 dipendenti nel 1962 a 489 nel 1970. Quasi un’età dell’oro. Parallela allo sviluppo economico. Periodi ruggenti. Con una crescita dapprima modesta della carta stampata. Il Corriere del Ticino tirava nel 1950 solo 9.484 copie. Meglio il Giornale del popolo con 10.160. Vent’anni dopo i due erano appaiati a 17.800, davanti al Dovere, quotidiano del Plrt, con 12.851. Dietro Popolo e Libertà, Ppd, 7.143 e Libera Stampa, quotidiano socialista, con 5.583 copie.Una carovana già sgranata che faceva presagire quello che poi è avvenuto: la scomparsa dei quotidiani politici, e la supremazia del Corriere. Forse per questo Morresi si dilunga a raccontare l’avanzata e le innovazioni tecniche del Gdp, i personaggi chiave, Don Alfredo Leber, Giuseppe Biscossa, Augusto De Maria. L’inaugurazione del nuovo centro stampa, la prima nuova rotativa in Ticino negli anni ‘60, e poi un vero e proprio laboratorio fotografico. “Don Leber mi aveva offerto, mille franchi al mese di stipendio, ed era il 1960 - racconta Morresi -. Io ne guadagnavo 800. Rimasi perplesso. Chiesi un colloquio al mio direttore, Giovanni Regazzoni: ‘Se rimani al Corriere te ne do 900’”. Rimase e l’indovinò. Il Gdp avanzò rapidamente, superò il Cdt nel 1970, ma poi fu surclassato. Nel frattempo, parallela allo sviluppo economico, era aumentata la pubblicità incoraggiando l’assunzione di nuovi redattori nelle varie testate. Si profilarono le prime personalità, fra cui Silvano Toppi nel Gdp: “Il mondo politico ticinese tardò a riconoscere la sua indipendenza di giudizio”, nota Morresi, che iniziò al Cdt la sua funzione di “resocontista” dal Gran Consiglio. Nello stesso periodo s’inaugurò a Besso il nuovo centro della Rsi, diretta da Stelio Moro “con stile autoritario, ma aperto alle novità”. “La soggezione della radio, rispetto alla politica (e presto anche della tv) era totale”, ricorda Morresi, che cita ampiamente il “rapporto” di Roland Burkardt, un’analisi del giornalismo ticinese,“dove è ancora possibile riconoscervi una forte connotazione partitica. Tenue la tendenza a liberarsi della prospettiva ticinocentrica per pensare la politica, l’economia, i problemi di struttura in una dimensione sovracantonale”. Un’emancipazione che nel Cdt cercò di attuare negli anni Settanta Guido Locarnini, definito da Morresi “un direttore culturalmente di destra che dirige una redazione di sinistra”. Tanto che fu contestato da alcuni suoi giornalisti. Ma erano gli anni del ‘68, di Politica nuova, il settimanale del Psa, dei fuoriusciti dal Pst. Gli anni dell’immagine sulla copertina del volume di Morresi, la foto dei manifestanti che sfilarono davanti alla nuova sede del Cdt, rompendo qualche vetro. c.m. L’anniversario I 55 anni del giornale boulevard edito da Ringier no dopo giorno, ma anche piacere – spiega René Lüchinger, attuale redattore capo –. E qualche volta provocare, spiegando la Svizzera al mondo. Per questo è il quotidiano svizzero per eccellenza, politicamente né condizionabile, né collocabile”. Ma andando controvento, per “épater le bourgeois”, sfidando le convenzioni della società è stato soggetto a non poche critiche negli ambienti politici. Subendo un iniziale boicottaggio degli inserzionisti. Eduard Wahl, anziano politico indipendente di Brissago, che fu uno dei primi redattori del giornale, racconta dello scompiglio creato inizialmente dal Blick. “Scrissi un articolo fin dal secondo numero. Ero corrispondente da Basilea e venivo additato come uomo del Blick. Fui preso di mira durante il carnevale e venni effigiato su una delle tante lanterne del corteo”. Per Wahl la ricetta del suc- cesso fu proprio l’ostilità di determinate cerchie sociali. “Anche per il gusto estremo della verità”, aggiunge Wahl, che ricorda la vicenda di un pedofilo suicida per aver letto il proprio nome in un suo articolo. Proprio la critica negativa stimolò l’interesse di larghe fasce di lettori. Rigore dell’informazione e provocazione, gusto per lo scandalo - spogliando anche in prima pagina la casalinga della porta accanto -, uniti al formato tabloid: ecco la formula di un successo. In passato aveva superato le 300mila copie, ma la concorrenza dei quotidiani gratuiti non è stata indolore. Con una storia lunga più di mezzo secolo e solo qualche inciampo, come il caso a luci rosse, in cui fu ingiustamente coinvolto Thomas Borer, l’ex ambasciatore svizzero in Germania, il Blick, con una tiratura di 167 mila copie, resta sempre il giornale a pagamento più letto della Svizzera. LE TESTATE Numero di testate in Svizzera dal 1939 400 1939 406 350 300 2013 184 250 200 39 43 50 55 60 65 71 75 79 83 87 91 95 99 01 03 05 07 09 11 13 Fonte: Schweizer Medien René Lüchinger Dobbiamo stupire, ma anche piacere. E qualche volta provocare per spiegare la Svizzera al mondo Lo“sguardo”del Blick quotidiano controvento per ‘épater le bourgeois’ C inquantacinque anni dopo. Lo stesso “sguardo”, quel Blick divertito e irriverente sul mondo e sulla società. Con un titolo cubitale “Il maggiordomo non è l’assassino” appare nelle edicole il 14 ottobre 1959. Primo quoti- diano boulevard, grandi titoli, articoli brevi, scandali, sesso e sport, e pure una lotteria; il Blick ha precorso i tempi coniugando l’informazione con intrattenimento, spettacolo, divertissement e la provocazione.“Il Blick deve stupire, gior- ilcaffètraparentesi 43 Il fenomeno. Il mondo accademico si prepara a sfruttare il web per l’insegnamento a distanza, ma non è ancora chiaro se sarà pure redditizio L’esperto “E ora i nuovi studenti li cattureremo con la grande Rete” un fenomeno in crescita, ma i corsi online, ossia i Mooc, non finiranno col sostituire l’insegnamento in presenza. Sono approcci diversi” sostiene Stefano Tardini, direttore dell’eLearning Lab presso l’Università della Svizzera italiana. Non aspettatevi dunque tagli netti col passato, la via privilegiata rimarrà quella dell’apprendimento diretto, al cospetto del professore o del docente. Chiarito questo, anche in Ticino, come nel resto della Svizzera, è in atto un’esplorazione delle possibilità offerte dalla didattica a distanza. “Non penso che in Europa siamo in ritardo rispetto agli Stati Uniti. All’Epfl di Losanna, per esempio, stanno investendo tantissimo e già adesso propongono una ventina di corsi online. Ma ci si sta muovendo anche in altre università, da Zurigo a Ginevra. E da noi” spiega Tardini. Se l’obiettivo non è voltare completamente pagina, il motore dei corsi online sembra essere anche legato a ragioni d’immagine: “Sono delle iniziative che permettono all’ateneo di ampliare il proprio pubblico. Si avvicinano, in un certo senso, a degli strumenti di marketing per far conoscere il proprio brand all’estero” sottolinea l’esperto. Ma vi sono anche intenti più nobili, in senso stretto. È il caso dell’Epfl di Losanna che coi propri moduli sul web mira a raggiungere gli studenti che vivono nelle parti francofone dell’Africa. “In questo modo si può aggirare, con offerte limitate ad alcuni corsi, l’ostacolo dei costi e della difficoltà di spostamento da zone lontane” osserva Tardini. I Mooc, a differenza dell’“Open University“, riguardano infatti singoli corsi, indirizzati magari a persone che già lavorano, che vogliono aggiornarsi oppure approfondire alcune conoscenze. Non tutti, però, nell’ambiente sembrano convinti che il trend si reggerà dal profilo economico. “È un punto molto critico - ammette l’esperto -. Si tratta di un fenomeno nuovo, per cui andrà sviluppato un modello di business riconosciuto. Lo stesso vale per l’attestazione, in alcuni casi il corso è gratuito, ma viene chiesto il pagamento di una tassa per la certificazione da parte dell’università”. A fornir la soluzione sarà il successo dell’idea. Un milione di studenti all’Epfl, il Politecnico di Losanna? Dimenticate la contrapposizione, ormai del secolo scorso, tra università di élite o di massa. Oggi la differenza per gli atenei più all’avanguardia, si gioca tra l’insegnamento tradizionale e i corsi online pensati, letteralmente, per il mondo... non solo accademico. È sconfinato infatti il bacino d’utenza, se si considera che l’istruzione superiore nel 2025 interesserà 260 milioni di persone (nel 2012 Tardini, direttore dell’eLearning Lab “Nuovi mezzi per ampliare il pubblico dell’ateneo” È erano 150 milioni secondo l’Unesco). A tirare la volata del cambiamento sono le università americane come Harvard, Stanford e il Mit, ma il Mooc (“Massive open online courses) ha sedotto anche gli europei. Tanto che il presidente del Politecnico federale di Losanna, Patrick Aebischer, si è dato l’obiettivo di un milione di iscritti alle lezioni virtuali. E pure il Ticino sarà della partita con due corsi che l’eLearning Lab dell’Usi testerà in rete a fine 2015. La novità STEFANO PIANCA L a storia dell’insegnamento a distanza parte da molto lontano. Addirittura, a ben considerare, i primi docenti per interposta carta furono Pietro e Paolo, che tempestavano di missive le comunità attorno al Mediterraneo. Ne hanno tratto pure un libro, di un certo qual successo, le “Lettere degli apostoli”. In tempi più recenti, alcuni ricorderanno i corsi universitari mandati in onda, ad ogni ora e fino a notte fonda, su canali televisivi come Rai Nettuno. Utili anche per chi non aveva dimestichezza con le materie insegnate, visto che le lezioni ex haethere conciliavano ottimamente il sonno. Insomma, non è da ieri che l’insegnamento ha scavalcato le sapienti mura degli atenei. Ora però il fenomeno, declinato in chiave tecnologica, ha assunto un nome: Mooc, Massive open online courses. Così vengono definiti quei corsi online aperti e pensati per una formazione a distanza che coinvolga un numero elevato di utenti. E la moda si sta diffondendo, dagli Usa ha ormai contagiato le università europee. Addirittura si stima che in tutto il mondo vi siano circa 3200 proposte didattiche pensate per il web. Anche in Ticino si è pronti a cogliere la novità. A Lugano, all’Università della Svizzera italiana il seme dei corsi online è stato piantato dall’eLearning Lab. Scopo dell’eLab è infatti, si legge sul loro sito, “di favorire l’integrazione delle tecnologie digitali nelle attività formative in modo fecondo ed efficace, tenendo sempre al cen- tro dell’attenzione non le tecnologie ma l’apprendimento e le persone che apprendono”. L’approccio, qui all’Usi, amalgama i contenuti, che devono essere validi, con una forma innovativa di divulgazione. Non si cavalca dunque una moda solo perché è di moda. Con questi presupposti, nell’ambito di un progetto pilota assegnato alla Facoltà di Scienze della comunicazione del professor Lorenzo Cantoni, sono in allestimento due corsi pensati per l’utenza online: il primo verterà sul tema delle tecnologie digitali per il turismo, il secondo invece rivisiterà in chiave multimediale le “Lecturae Dantis” proposte dall’Istituto di studi italiani diretto dal professor Carlo Ossola. L’impressione è che coi canti della Commedia non si imboccherà nessuna selva oscura, anche perché l’italiano negli ultimi anni si sta diffondendo nel mondo come lingua di cultura e letteratura. Ma per il lancio online occorrerà pazientare fino all’autunno del 2015. I Mooc, sottolinea Stefano Tardini, responsabile dell’eLearning Lab, “rappresentano l’ultimo step per raggiungere molte più persone con costi che - pur essendo cospicui in fase di produzione - potranno venir assorbiti dalla grande massa di fruitori”(vedi articolo a fianco). Rispetto alla telecamera puntata sul docente che impartisce lezione in tv, i corsi in rete offriranno contenuti in più: “I Mooc, per come sono strutturati adesso, si focalizzano ancora sui video dei professori che spiegano, ricalcando in qualche modo ciò che si è fatto con la didattica universitaria in televisione”. Ma il valore aggiunto non è costituito solo da quanto (documenti e file vari) la tv non è in grado di offrire. Esiste anche questo aspetto, tuttavia la vera novità riguarda l’interazione, seppur in forme limitate. In verità già i primissimi Mooc erano nati con l’idea di far interagire gli studenti fra loro, favorendo così il reciproco apprendimento. Ma il grande successo del corso online prosposto ad Harvard, coi suoi 150 mila iscritti, aveva mostrato l’impossibilità di una discussione aperta. Oltre all’ostacolo posto dall’enorme numero di potenziali partecipanti, vi è pure il fatto che le lezioni non sono concepite per essere diffuse in diretta e in tempo reale. Le puntate dei corsi, di norma, restano a disposizione online per diverse settimane. Dunque lo scambio spesso è garantito dalla presenza regolare di un tutor che risponde allo studente lontano. Mooc dunque promossi a pieni voti? In realtà non mancano le resistenze, anche da parte dello stesso ambiente accademico. “Se chiedete a rettori e professori che cosa pensano di questi corsi, alcuni reagiscono come se fossero stati avvertiti di una macchia sulla cravatta” scrive con una certa ironia la Nzz, che all’argomento ha dedicato un approfondimento. [email protected] Q@StefanoPianca Ti-Press L’Usi manderà online i corsi di Dante e turismo 2.0 *** )"+!%# ’ $"’&!&. &(&/& &( !, "/ C?MH6 :R /AA> &? *>22C?C EHC;6MM/4 EHC5O26 6 /HH65/ >AM6HA> 2CA OA E/MH>@CA>C OA>2C 5> 2/E/2>M0 2H6/M>P6 6 EHC;6MMO/?>F .>6A> / 2CACI26H6 ?6 ACIMH6 EHCECIM6 OA>2<6 65 6I2?OI>P6F ,> /IE6MM>/@CF #I2?OI>P>IM/ E6H >? ,>2>AC &’ *&!!)’) +FF$F’F = .& #++) 9J4 KBRR ’-$()4 !% ,#’F G:D BD BKK R7 7R = G:D BD BKK D9 NR = 6=@/>?3 >A8C1>?E>22C?CF2< = QQQF>?E>22C?CF2< Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE L’ALBERGHERIA Presentazione del software di GastroConsult GastroTime per il controllo delle ore Basta grattacapi con il controllo delle ore lavorative dei dipendenti! Come? È sufficiente partecipare alla presentazione del programma “GastroTime” che avrà luogo lunedì 10 novembre dalle 17.15 in GastroTicino, a cura di Gastroconsult. Con GastroTime risparmiate tempo rispettando il Ccnl. Oggi, infatti, tutti gli esercizi pubblici sono sottoposti al contratto collettivo nazionale di lavoro. Nella maggioranza dei casi, il controllo Rassegna nel Locarnese sino al 16 novembre La capra protagonista a tavola delle ore lavorative, come pure la pianificazione dei turni di lavoro, è fatto manualmente, con un importante dispendio di tempo e carico amministrativo. Tutto ciò fa parte del passato; con GastroTime, infatti, non vi sfuggirà più nulla, nonostante la complessità della materia. Rimandando per maggiori informazioni alla rubrica GastroNews (a lato), ricordiamo che con GastroTime potete pianificare i turni di lavoro dei collaboratori in modo semplice ed efficace, registrare le ore di lavoro, gestire le assenze, stampare i rapporti e utilizzare un orologio marcatempo. Chi cerca sapori autentici non perda l’ottava edizione della “Rassegna gastronomica sulla carne di capra” - organizzata dalla Fondazione centro capra - che proseguirà con successo sino al 16 novembre in diversi ristoranti e grotti della Valmaggia, Golino e Gerra Verzasca. Una bella iniziativa che intende valorizzare uno dei simboli della valle, la capra, e i ristoranti che offrono ai buongustai piatti e menu che hanno quale filo conduttore la qualità. Ma ecco i ristoranti che partecipano a questa bella iniziativa: Ristorante Villa d’Epoca – Ronchini di Aurigeno; Osteria Cramalina da Rinalda – Lodano; Eco-Hotel Cristallina – Coglio; Ristorante Turisti – Bignasco; Grotto Brunoni da Regis – Golino; Grotto Sassello – Gerra Verzasca. Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & Agenda News GastroLagoMaggiore e Valli: iscrizioni alla cena annuale In occasione delle imminenti Festività natalizie è con piacere che GastroLagoMaggiore e Valli invita i soci a iscriversi alla cena annuale che avrà luogo martedì 11 novembre al Ristorante Belvedere di Locarno a partire dalle ore 19.30; la serata sarà allietata dal “Duo Billet” e dopo la cena avrà luogo l’estrazione della tradizionale lotteria. Il ricco menu della serata avrà un costo per persona, compresi i vini, di 120 franchi. Informazioni e iscrizioni entro il 5 novembre al numero 091 759 60 80. Ritorna la quindicina astigiana GastroTicino spiega davanti ai media le proprie ragioni in merito alla vertenza con la Sezione locarnese all’hotel Unione di Bellinzona Impegno costante CONDIVISIONE I vertici della federazione confermano il clima costruttivo all’interno del CdA verso i soci GastroTicino ha incontrato di recente i media all’Albergo Ristorante Cereda di Sementina per fornire tutte le informazioni necessarie a chiarire la propria posizione in merito ad alcune indiscrezioni di stampa relative ai rapporti con GastroLagoMaggiore e Valli; sezione che contesta davanti alla Pretura la non elezione del proprio presidente da parte dell’organo supremo della federazione, l’assemblea dei delegati. Alla conferenza stampa era presente l’avv. Marco Garbani, responsabile dell’Ufficio giuridico di GastroTicino, che ha proposto una cronistoria tecnico-giuridica della vicenda, tesa a dimostrare che tutto si è svolto secondo le regole. Il presidente Massimo Suter si è invece soffermato sull’attività federativa a favore dei soci e delle Sezioni (vedi articolo sotto), ricordando che il 12 maggio al Monte Verità, i delegati hanno eletto il nuovo CdA composto dallo stesso Suter, da Antonio Florini (vicepresidente), Danilo Gobbi (cassiere), dai membri uscenti Daniele Meni, Nunzio Longhitano, Luca Banfi e dai nuovi Ketrin Kanalga, Michael Lämmler e Fabio De Robbio. Dal 12 maggio, in un clima di collaborazione e impegno, la federazione si è concentrata su nuove e decisive sfide per la categoria. “Purtroppo - si legge nella nota stampa - queste diatribe innescate da pochi “dissidenti”, distolgono forze ed energie che si concentrano sull’imponente mole di lavoro che GastroTicino sta portando avanti nell’esclusivo interesse dei soci”. GastroTicino cresce proprio grazie a un clima di condivisione, unità d’intenti e collaborazione tra i soci, il personale, il Consiglio d’amministrazione e le Sezioni, con le quali la federazione collabora. Proprio per il fatto che i 1.600 soci testimoniano la loro vicinanza e la loro soddisfazione, “GastroTicino è perplessa che l’incapacità di alcuni nell’accettare i verdetti della democrazia, distolgano preziose ener- gie che sarebbero impiegate a favore dei soci. Soci che anche nel Locarnese sono schierati a fianco di chi, ogni giorno, si batte per i loro diritti, nel loro esclusivo interesse e non per personali giochi di potere. Per questa ragione GastroTicino farà di tutto per difendere gli interessi di tutti gli associati in questa diatriba che rischia di mettere in difficoltà soprattutto i 450 soci di una Sezione, per il volere di pochi. E di questo, siamo certi che i soci del Locarnese ne sono consapevoli”. Sul congelamento della collaborazione al progetto Locarno Città del Gusto 2015 “è oltremodo razionale che GastroTicino non possa sedere nello stesso gremio nel quale siede una Sezione che per pretese inaccettabili l’ha trascinata in Pretura. A malincuore, quindi, GastroTicino attende gli eventi e le decisioni di chi di dovere. A questo proposito sarà il Comitato di GastroLagoMaggiore a dover trarre le dovute conclusioni e ad assumersi le proprie responsabilità”. Dinamismo Uno staff motivato e unito nel lavorare a favore dell’intero settore e del turismo Servizi ed eventi apprezzati in ogni regione Tra le attività a favore dei soci, come non ricordare il pressante coinvolgimento di GastroTicino e dei 1.600 soci che ha contribuito alla netta bocciatura dell’iniziativa dell’Unione sindacale sui salari minimi, l’impegno nelle campagne sulle iniziative contro l’IVA ingiusta per la ristorazione (il Ticino ha ottenuto consensi superiori alla media svizzera) e per la partecipazione a Expo 2015. Senza dimenticare il successo del Centro di Competenza Agroalimentare e di Ticino a Tavola, e l’impegno contro l’iniziativa Ecopop che sarebbe devastante per il nostro settore. Settore che gode, grazie al costante contatto con i politici e il turismo, di ampia considerazione. Prova ne sia la mozione di Marco Passalia per una maggiore tutela dei clienti, collaboratori e gerenti nei locali pubblici. Un impegno non solo a livello cantonale, ma anche federale. Ha riempito d’orgoglio i soci ticinesi l’elezione del presidente Massimo Suter nel Consiglio di GastroSuisse (Vor- stand). Una presenza che gode di alta considerazione e che pone il Ticino della ristorazione e dell’albergheria a livelli paritari con i Cantoni di Oltre San Gottardo. E poi gli eventi ideati da GastroTicino o ai quali la federazione collabora, come il Festival del Risotto a Locarno (4.000 partecipanti), la partecipazione a Sapori e Saperi, la collaborazione con Spazio Cinema durante il Festival del film di Locarno, con Cantine Aperte, Caseifici Aperti, le rassegne regio- nali e a quelle dedicate a prodotti tipici come la Capra nera di Verzasca, la cazzoeula, i formaggi, la Settimana del Gusto. A questo si aggiungano gli innumerevoli servizi ai soci, sempre più performanti e apprezzati. Prova ne sia che entro poche settimane saranno in rete i nuovi siti di GastroTicino con la novità di un portale dedicato alla formazione professionale. Solo per dire che GastroTicino è ogni giorno a disposizione dei 1600 associati. GT24102014 Affittasi da subito, causa cessazione attività, Ristorante a Contone con inventario da concordare e con ampio parcheggio. Solo seri interessati scrivere a cifra. Ristorazione, produzione e distribuzione assieme per valorizzare i prodotti tipici. Scoprite gli oltre 150 ristoranti, le ricette, i prodotti e tante curiosità su www.ticinoatavola.ch. Iscrizioni per tutti i partner interessati sempre aperte. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Per la 38esima volta la capitale riscopre i profumi e i sapori delle terre astigiane. La rassegna eno-gastronomica che vedrà come protagonista il tartufo, avrà luogo all’Hotel Unione da mercoledì 5 a sabato 15 novembre. I menu - che saranno serviti sia a pranzo che a cena - saranno preparati dalla cuoca Milena Cavagnero del Ristorante Antico Ricetto di Portocomaro, con i collaboratori di cucina sotto la guida di Marco Berini, chef di casa. Sono gradite le prenotazioni al numero 091 825 55 77. Show cooking al Ristorante Fresco con uno chef del Gambero Rosso Appuntamento da non perdere il 5 novembre alle 19.00 al Ristorante Fresco di Lugano. I buongustai potranno assistere allo show-cooking dello chef Marcello Ferrarini del Gambero Rosso esperto in cucina Gluten Free; lo chef realizzerà dal vivo due portate del menu che sarà elaborato in collaborazione con lo chef Emanuele Gastaldi e la brigata di cucina del Ristorante Fresco. Il costo della serata – organizzata in collaborazione con Vini Delea – è di 65 franchi, vini esclusi. Informazioni e prenotazioni al numero 091 910 31 26. presenta: SCEF 045 CORSO DI CUCINA Obiettivi il percorso completo permette di avere una panoramica a 360° di alcune basi e regole fondamentali di cucina per poter mettendo in pratica le tecniche apprese ed essere in grado di riprodurre le ricette autonomamente, con creatività e buongusto. Date e orario 5, 7, 19, 21 nov. - 3, 5, 17 e 19 dic. 2014, 15.30-20.00 con cena degustazione Insegnante Edoardo Casasopra, capo cuoco dipl. / CDP Costo CHF 1’000.00 soci / CHF 1’300.00 non soci ACCOGLIENZA CRE-ATTIVA TECNICHE DI COMUNICAZIONE EFFICACE NELL’OSPITALITÀ Obiettivi sviluppare efficaci competenze comunicative nelle attività di accoglienza al front office, riconoscere diversi meccanismi e approcci comunicativi nel rapporto con la clientela, adottare tecniche di comunicazione adeguate, sviluppare strategie e abilità nella gestione di emergenze e difficoltà. Insegnante Fulvia Vimercati, ILC International Language Consulting Date e orario 5, 12, 19 e 26 novembre, 3, 10 e 17 dicembre 2014, 14.00-17.00 Costo CHF 520.00 soci / CHF 570.00 (il costo include l'elaborazione di contenuti e risorse ad hoc, il materiale didattico utilizzato nelle lezioni: schede, griglie valutative, fogli di lavoro, presentazioni, supporti video e audio) SERVIZIO IN SALA Obiettivi acquisire le basi e le regole del servizio in sala, saper operare in modo autonomo, con precisione e professionalità nell'ambito del servizio. Programma generalità sulla professione, mansioni, gerarchie e organigramma, suddivisione dei reparti, tipologia dei clienti, accoglienza e vendita, mise en place e accessori da tavola, tecniche di servizio delle vivande e bevande, banchetti, fatturazioni, accomiato alla clientela, pratica del servizio. Il pranzo è incluso. Insegnante Flavio Riva, insegnante Scuola Esercenti e membro Unione Svizzera Maître d'Hôtel e AMIRA Date e orario 7 e 14 novembre 2014, 09.00-17.00 Costo CHF 300.00 soci / CHF 350.00 non soci MARKETING: CONOSCERE IL TERRITORIO PER AVERE SUCCESSO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL MARKETING TERRITORIALE Obiettivi acquisire strumenti e metodologie per operare e crescere in una logica di marketing, saper individuare la propria clientela e il proprio bacino territoriale, saper pianificare come raggiungerla in modo efficace, essere in grado di realizzare il proprio piano di marketing. Programma la comunicazione, l'ascolto e gli strumenti per l'ascolto del territorio; significato di cosa vuol dire fare marketing; realizzare il proprio piano di marketing; come fare l'analisi del mercato locale, come definire il proprio business (visione ristretta e visione allargata); scoprire i propri punti di forza e di debolezza; come definire gli obiettivi e la strategia; come fare il piano di dettaglio delle attività; come e quando controllare le attività per misurare successi e aree di miglioramento. Insegnante Ettore Lazzarini, consulente e formatore SMSchool Data e orario 10 novembre 2014, 08.30-12.00 e 13.30-17.30 Costo CHF 180.00 soci / CHF 230.00 non soci IL CAFFÈ 2 novembre 2014 ilcaffètravirgolette 45 L’analisi e. g a t r o p Il re Jabbari n e n a h y e R tiziata. s u i g a t a t s è npour, a v a R a r b o K ni di n a 3 1 o p o d ata. v l a s è i s e r carce conti c a r o r o l i Ecco Tra patriarcato e corruzione GIUSEPPE ZOIS U na giovane lapidata in Siria per adulterio, con il padre tra i carnefici; un’altra giovane impiccata a Teheran per aver ferito - questa la sua versione - il suo stupratore, poi ritrovato ucciso; donne iraniane sfregiate al volto. “Corruzione e patriarcato sono le cose più brutali” ha scritto in un tweet una dimostrante contro i teocrati di Rohani. Ci chiediamo “come è possibile?” davanti ai soprusi e agli efferati omicidi compiuti da padri, madri, fratelli, giudici spietati, in Paesi del sempre più vicino mondo islamico. In Occidente ancora non è terminato il percorso che pone in primo piano i diritti di uomo, donna, bambini, anziani, disabili, insomma dell’individuo. Da pochissimo tempo hanno - almeno in teoria - la priorità i valori affettivi, la vita personale. E ancora non è terminato il cammino verso la realizzazione delle pari opportunità. Comunque, da noi, è da un bel po’ di tempo che non sono più proclamati il diritto di uccidere chiunque non sia ligio alle regole religiose o laiche. Per comprendere dobbiamo cambiare punto di vista. Se conta non la persona, ma la legge coranica, se la donna deve essere schiava, stuprabile, deve tacere e subire qualsiasi prevaricazione, compresa la “colpa” di ciò che ha subito, è ovvio che qualunque donna parli, denunci, viva i suoi giorni come la ragione e il sentimento suggeriscono, ha l’impietoso destino segnato. Si afferma la potenza assoluta di lui, il dominatore che deve rimanere incontrastato. Smettiamola di fare gli ingenui: questa è una diffusa interpretazione di ordinaria quotidianità della legge coranica. E se non ci piace, facciamo quello che si può per contrastare l’invasione determinata, proclamata, scritta. Al di là dei governi e delle loro alchimie, dei loro calcoli politici, la gente potrebbe reagire, e forse qualche barriera in più arriverebbe. Ha fatto scalpore in Francia la “cacciata” da un teatro di una donna col burqa. Anche da noi un massiccio pronunciamento popolare ha detto no a burqa e visi celati. Manderemmo via una donna velata da teatro? No? Allora il confine tra tolleranza e complicità si fa molto stretto e si cede a “quella” visione. Se il burqa lo portassero gli uomini sarebbe ugualmente proclamata la volontà di “integrazione”? IL MARTIRIO DI KHOBRA E DI REYHANEH Kobra Ravanpour, nella casa di sua madre - il padre è morto da poco - a sud di Teheran. Lei si è salvata dopo 12 anni e 8 mesi lasciata a marcire in carcere. Lo stesso dove è stata incarcerata e poi impiccata Reyhaneh Jabbari, 26 anni (nella foto sotto) LA PRIGIONE Teheran I R A N Carcere di Varamin a sud di Teheran Le dolorose parole di donne martoriate dalla legge coranica D opo cinque anni nel braccio della morte di un carcere iraniano Reyhanen Jabbari è stata giustiziata. Aveva ferito a morte un uomo che la stava stuprando. Non è riuscita la campagna internazionale a suo favore che, invece, ha strappato dal patibolo Kobra Ravanpour, dopo 12 anni e 8 mesi lasciata a marcire nello stesso carcere. Il Caffè ha potuto raccogliere, dalla sua viva voce, il suo calvario. Di Reyhanen, invece, abbiamo potuto solo leggere e riportare quanto scritto sul suo diario, affidato alla madre. È difficile capire, tanto meno accettare, i dettami della legge coranica - o meglio una sua interpretazione di ordinaria e agghiacciante quotidianità - che dà licenza d’uccidere chiunque non sia ligio alle regole religiose. La testimonianza “Aspetto di essere strangolata con una corda al collo” ELEONORA VIO da Teheran A soli 19 anni sono state arrestate, condannate a morte per omicidio, e il loro destino messo nelle mani dei familiari delle loro stesse vittime. Una si è salvata, l’altra ha pagato per entrambe. “Mi chiamo Reyhaneh Jabbari. Ho 26 anni, sono iraniana e vivo in prigione da anni”, scriveva la giovane designer, giustiziata una settimana fa per omicidio in seguito a un tentato stupro, in una delle lettere dal carcere girate dalla leader della Campagna contro le esecuzioni, Mina Ahadi, al Caffè. “In ogni momento sogno di essere uccisa. I giorni passano e la paura cresce mentre aspetto di essere strangolata con una corda attorno al collo”. Le sue parole riecheggiano quelle pronunciate da Kobra Rahmanpour, graziata dopo dodici anni e otto mesi di carcere. “La cosa peggiore è non sapere quando ti ammazzeranno - ci racconta, seduta a terra con il fratello e lo sguardo assente -. Passano i giorni, i mesi, gli anni, ma non c’è notte che non sogni quando ti toglieranno la sedia da sotto i piedi”. “Vorrei che quel dannato giorno non fosse esistito”, scrive invece Reyhaneh riferendosi a quando fu avvicinata da Morteza Sarbandi - ex membro dell’intelligence iraniana - con la proposta di ristrutturare un locale nella capitale, e poi aggredita con un tentativo stupro da cui riuscì a difendersi solo grazie a un coltello trovato per caso. Turbata dalla morte del suo assalitore, Reyhaneh era però certa della sua innocenza. Quando gli ufficiali inca- ricati di investigare sul caso le dissero: “Questa sarà la prova che ti salverà la vita - riferendosi a preservativi e pillole per il sonno trovati nel luogo dell’aggressione -. Stando all’articolo 60 della legge islamica ti sei legittimamente difesa e non c’è alcun motivo di preoccuparsi”. Reyhaneh si tranquillizzò. Anche per Kobra la vita non era rose e fiori neppure fuori dal carcere. Per anni si era adattata a un marito alcolizzato e violento, ma si era finalmente decisa a interrompere il lacerato rapporto. Si apprestava a incontrarlo per chiedere il divorzio, quando s’imbatté nella suocera che, dopo aver alzato più volte le mani, le puntò contro un coltello. “Se non avessi opposto resistenza, mi avrebbe ammazzato”, ricorda sommessamente. La polizia chiese a Kobra di ricostruire l’incidente. “Ho solo aperto il cassetto da dove mia suocera ha estratto il coltello, ma alla centrale mi hanno mostrato un fascicolo e sulla foto, che mi mostra intenta a ricostruire l’accaduto, c’era scritto che avevo confessato l’omicidio”. Nessuno si era preso la briga di verificare se si fosse trattato di legittima difesa. Per due mesi, intanto, Reyhaneh fu tenuta in isolamento e interrogata e torturata di continuo. Un giorno fu trascinata in una stanza, dove una bambina era appesa per i polsi al soffitto: “L’interrogatore mi disse che ci avrebbe portato mia sorella scrive Reyhaneh - È molto magra, aggiunse, quanto tempo credi che resisterà in quella posizione? Gli chiesi cosa potevo fare per fermarlo. ‘Confessa di aver comprato il coltello prima dell’omicidio’”. L’iniziale legittima difesa per Kobra e Reyhaneh si trasforma in condanna a morte previa “qesas” (retribuzione in natura) per omicidio premeditato. “Entrambi i casi mancarono di trasparenza e di un processo imparziale - ci spiega Mahmood Amiry Moghaddam, fondatore dell’Ong Iran Human Rights -, poiché la corte ignorò le prove presentate a loro difesa e fece dipendere la condanna dall’eventuale grazia consentita dalla famiglia della vittima”. Grazie alle campagne internazionali e alle centinaia di migliaia di firme, nonché le pressioni esercitata sulle autorità, le esecuzioni di Kobra e Reihaneh furono posticipate a più riprese. Dopo anni d’incubi continui Kobra ricevette il perdono dalla famiglia dell’ex marito e la libertà, mentre Reyhaneh si andava convincendo, come scrive in una sua lettera, che ne stessero facendo “un caso politico”. “In questi casi, purtroppo, conta lo status sociale della vittima - dice Ahadi -. Sarbandi era un uomo potente, con contatti nei servizi segreti del Paese, e le autorità non potevano permettersi di abbassare la pena per il suo assassino”. Poco prima della preghiera di sabato scorso Reyhaneh è stata uccisa. Era lei a scrivere che “dopo l’esecuzione ci si dimentica tutto, come se nulla fosse successo e la persona mai esistita”, ma si sbagliava. Il suo caso è diventato già storia e il 5 novembre, per il suo 27esimo compleanno, campagne mondiali, come We are Reyhaneh Jabbari, invitano ad accendere una candela a suo nome, e a ricordare le vittime di stupro, esecuzioni e “qesas” in Iran. LUCERNE FESTIVAL AL PIANO 22 – 30 novembre 2014 Momenti musicali indimenticabili con i maestri del pianoforte Pierre-Laurent Aimard | Benjamin Grosvenor | Marc-André Hamelin | Martin Helmchen | Evgeny Kissin | Paul Lewis | Mahler Chamber Orchestra, Leif Ove Andsnes | Sophie Pacini | Maurizio Pollini | Vestard Shimkus ... e lunghe notti jazz nei locali più belli di Lucerna (Foto: Priska Ketterer/LUCERNE FESTIVAL) Piano Of-Stage 25 – 30 novembre 2014 Biglietti d’ingresso e informazioni: +41 (0)41 226 44 80 | www.lucernefestival.ch | Punti vendita r il ingresso pe Biglietti d’ squa 2015 Pa di al iv Fest dal disponibili 2013 e br m ve 4 no Sponsor principale IL CAFFÈ 2 novembre 2014 46 Chi è La 39enne attrice, sceneggiatrice e regista italiana, figlia di Dario, autore dei famosi thriller horror, con il suo ultimo film presentato a Cannes ha dato una svolta alla sua carriera artistica Reuters L’incontro. “Ma io da sempre sono... una donna incompresa” ROSELINA SALEMI A Asia sia è un continente. Pur essendo minuta, sottile - la immagini tranquillamente all’uscita di un concerto, tra teenager appassionati di musica rock-punk, invece ha 39 anni tra poco - è piena di segni e simboli, di dettagli da decrittare. Asia è una mappa. Il suo corpo racconta una storia, dalla collana tribale tatuata sul décolleté, molto sexy, ai nomi dei suoi miti scritti sulle mani: Joe, Syd, Moz e Bob, omaggio a Joe Coleman, Syd Barrett, Morrissey e Bob Dylan. “Ora è come se avessi un legame indelebile con loro, una specie di matrimonio mentale”, dice. Seduta davanti a lei, resti affascinata dalla cartografia umana, un po’ come con Angelina Jolie, che di tatuaggi ne ha trentatré. All’interno di un dito c’è inciso “Asia”, sulla coscia un fiore color fucsia al centro di una spirale che si arrampica sul fianco (l’ha postato su Instagram). Che cos’è? Un invito a scoprire il continente e a decifrare la mappa? Non pensate sia facile, perché lei è così, punk forever con il giubbotto di pelle, i capelli neri, corti, il rossetto rosso-rosso sulla pelle diafana, l’anello a croce. E poi una sensibilità materna che ti spiazza, un’empatia speciale con i bambini, una soave indignazione per come attraversiamo la loro vita senza capirla. La regista che ha scritto “Incompresa” (a Cannes è stato presentato nella sezione Un certain regard) non sembra la bad girl inquieta che ha riempito i giornali con tempestosi amori (Marco Castoldi, in arte Morgan, l’ex marito Michele Civetta, il cantante Max Gazzè) e gesti trasgressivi, altamente provocatori, tipo baciare un rottweiler sul set di “Go Go Tales” senza che fosse richiesto dal copione. Al terzo film da regista, con la dolcezza di uno sguardo senza filtro racconta Aria (che è anche il suo secondo nome, seguito da Anna Maria Vittoria Rossa) nove anni, figlia di una pianista sensuale e svaporata (Charlotte Gainsbourg) e di un attore egocentrico e superstizioso (Gabriel Garko). Palleggiata tra il padre e la madre sul punto di separarsi, respinta a turno dall’uno e dall’altra, vive la sua straziante incomprensione elemosinando briciole d’amore in una Roma anni Ottanta, fotografata con la luce delle Polaroid. La tentazione di chiederle se il film è autobiografico c’è, e lei è bravissima a rispondere con intuito fulmineo prima che la domanda arrivi. “Non è un film autobiografico, né terapeutico, altrimenti - dice avrei girato un documentario. Non sono la psicologa di me stessa. Volevo raccontare la famiglia come in Italia non viene mai raccontata. C’è sempre questo mondo edulcorato da Mulino Bianco, buoni sentimenti, tutti felici. Io non credo nelle famiglie Mulino Bianco. E non credo a quelli che dicono: ho avuto un’infanzia perfetta. Nessuno l’ha avuta. Ricostruiamo i ricordi in maniera da accettare la nostra vita di adulti. Li adattiamo, come potremmo sennò, vivere? Volevo scrivere un film simbolico, per ragazzi intelligenti, non storditi dalla playstation, e per far venire fuori le ingiustizie silenziose che subiscono i bambini. Un po’ di verità. Mi è venuta in mente l’immagine di una ragazzina buttata fuori da casa, e la sua grande solitudine, in tempi in cui si vagabondava per le strade, non esistevano i social network, e non si stava inchiodati davanti al computer. Quell’immagine non se n’è più andata…” La famiglia di Asia, con il padre regista di thriller-horror (Dario Argento) la madre attrice (Daria Nicolodi) era sicuramente ingombrante come quella della piccola Aria nel film, “ma tutti i genitori a modo loro, sono ingombranti…e tutti i ragazzi si sentono non capiti o rifiutati.” Fine del parallelismo. Se scava nei ricordi, Asia non è indulgente con se stessa: “Ero una rompipalle. Ero di un’intelligenza fuori dalla norma, bruttina, rachitica, ma con un cervello che andava ‘a palla de fuego’ e lo sfruttavo per avere attenzione. Volevo crescere perché non mi trovavo bene, i bambini mi sembravano ridicoli, avevo amici adulti, volevo lavorare. Volevo fare la scrittrice, a recitare non pensavo. Non ho scelto, sono stata scelta, e sono diventata attrice: ho cominciato a nove anni. Questo mi ha isolato, se possibile, ancora di più. Oggi, da donna alla soglia dei quaranta, mi trovo meglio con i bambini, forse perché non ho vissuto la mia infanzia, forse perché riesco a rubare la loro innocenza. Insegno recitazione, ed è bellissimo lavorare con loro. Gli adulti li devi decostruire, qui sei di fronte a una purezza che ti commuove.” Dal passato, sale il pianto per “Incompreso”, il film di Luigi Comencini che, assicura, le ha rovinato l’infanzia. “Ancora adesso, se vedo una scena, singhiozzo. Ma Andrea, il ragazzino, è un rompipalle finché non cade dall’albero, mentre Aria è solo difficile, ha bisogno di attenzioni, si sente di serie B rispetto alle sorelle, il padre e la madre hanno la loro preferita e lei ha soltanto un gatto.” Togliendo uno strato dopo l’altro, una nota di regia dopo l’altra, arriviamo al cuore di Asia, al suo racconto di un’infanzia indipendente e persino randagia al suo essere diversa (“a scuola quando tornavo da un set non ero certo più popolare, non mi trattavano meglio, anzi…). E quando le chiedi se si è mai sentita incompresa la risposta è: “Sempre! Il problema è quando non sono stata incompresa. Dovevo fare il film per esserlo un po’ meno“. Non che mitizzi il mondo infantile, o si sia preoccupata di un set esagerato dove tra mamma Gainsbourg e papà Garko volano insulti pesanti, allusioni alla droga, e amori non proprio casti. “I bambini non vivono nel mondo di Candy Candy…Dicono più parolacce di uno scaricatore di porto, sono curiosi, ma la loro innocenza non è sporcata da un vaffa. È sporcata da un sistema Argento che cerca di comprenderli per mungerli, sfruttarli, spingerli a consumare”. E con singolare sintonia, la piccola Giulia Salerno (Aria) dodici anni, bisbiglia coraggiosa: “Quando si è piccoli si è come le molliche di pane, le addenti subito. I bambini sono teneri…”. Asia sembra contenta di sorprenderci con questa sua vita popolata di creature che non hanno ancora oltrepassato la scuola media. Ma forse la ragione è Anna Lou, figlia sua e di Morgan, 12 anni, che ha fatto amicizia con le ragazzine-attrici del film (passavano il weekend da loro durante le riprese) ed è entrata nel cast “con una piccola parte, di più non avrei voluto. È stata lei a chiedermelo, ed è stato magico battezzarla. Così la mia famiglia è nel cinema da tre generazioni.” In questo mood è difficile riconoscere l’aura dark, con cui Asia gioca, che un po’ la perseguita e la infastidisce. “In casa mia non aleggia niente di maledetto, sono fantasmi che non esistono: se fosse così non potrei uscire. È un problema vostro…” Forse ha ragione, siamo rimasti indietro e non l’abbiamo seguita. Recita da trent’anni, ma stranamente vuole smettere. “Non mi sento particolarmente dotata. Quello dell’attrice è un mestiere che mi ha insegnato molto, ma non mi dà gioia e spero di non farlo più“. Preferisce raccontare storie, “che non so da dove arrivano: sono un cancello aperto”. Preferisce dirigere gli attori. Voleva Charlotte Gainsbourg e l’ha avuta, trasgressiva e filiforme, altera e in odore di scandalo dopo “Nimphomaniac” di Lars von Trier. Voleva Gabriel Garko, l’idolo delle fiction tv, ha avuto anche lui. Ora l’inquietudine se n’è andata, o almeno è in pausa. “Mi sento in pace. Questa pace non me la può togliere nessuno. Sono semplicemente felice.” Asia è un continente che abbiamo appena incominciato a conoscere. IL CAFFÈ 2 novembre 2014 LE OPINIONI Un caro amico mi ha invitato nel suo ufficio per mostrarmi, orgoglioso, come sia riuscito ad eliminare la carta (salvo pochissimi documenti), scannerizzando tutto e trasferendo i contenuti su web. Siccome è sempre in viaggio, con smartphone, tablet o computer gli basta una rete internet per consultare nel suo ufficio virtuale ciò di cui ha bisogno per la sua attività. Nell’appuntamento odierno con il Ticino innovativo vorrei presentare l’attività di Agora, un progetto nato nel 2005 nel canton Zurigo e oggi trasferitosi a sud delle Alpi, che offre sofisticate applicazioni per permettere di trasferire su web non l’attività di un singolo ufficio, ma quella molto più complessa di un’intera azienda, garantendo la massima privacy. “In pratica il nostro software - spiega Gianluca Airaghi, amministratore della società Agora SecureWare di Manno - riprodu- ilcaffètravirgolette 47 FUORI DAL CORO L’azienda è gestita sul web grazie al software ticinese ce su un sistema criptato e sfruttando la rete web tutto quanto avviene in un’attività aziendale”. Se, per esempio, i membri di un consiglio di amministrazione si devono scambiare documenti e informazioni riservate, viene data loro l’opportunità di entrare in un “mondo” inaccessibile dall’esterno per comunicare in tutta sicurezza. “Questo modo di comunicare - spiega Airaghi ha certamente un futuro, in quanto evita di affrontare lunghi spostamenti e agevola la collaborazione tra persone che si trovano in luoghi diversi”. IL DIARIO Le società che decidono di collaborare con Agora devono avere una grande fiducia in voi, dato che custodite i loro segreti aziendali… “No. Noi non custodiamo, né abbiamo accesso a nessuna informazione, ci limitiamo a fornire il software necessario per gestire la collaborazione virtuale”. Il che implica che i vostri clienti devono disporre di informatici interni, ciò non limita la vostra attività? “Ci rivolgiamo a un mercato di nicchia composto da Stati o importanti gruppi internazionali. Dopo esserci diffusi in un primo tempo in Svizzera, stiamo proponendo il nostro prodotto in altri Paesi. Il Medioriente si dimostra particolarmente interessato”. Spin off di Arpage, azienda svizzero-tedesca da lungo tempo specializzata in sicurezza informatica nel ramo sanitario, il progetto Agora è nato nel 2005 a Küsnacht nel canton Zurigo e si è trasferito in Ticino due anni fa. Come mai questa scelta? “Perché alcune persone, come me, interessate a questa società sono ticinesi. D’altra parte nel nostro cantone possiamo accedere a riFOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI Dio si sta eclissando e si vede dalle chiese RENATO MARTINONI Quelle zucche vuote e la festa di Halloween Da quando è fornito (si fa per dire) della ragione l’uomo ha sempre dovuto fare i conti con la realtà. E col mistero. Cioè con quello che vede e con quello che è costretto a immaginare: fra curiosità (poca) e angoscia (tanta). Inevitabile che il soprannaturale debba far parte dei suoi pensieri quotidiani. Non a caso tutte le culture del mondo hanno i loro rituali che risalgono alla notte dei tempi e che ricordano, con la nascita delle belle stagioni, e dell’uomo, insomma insieme alla vita, anche la morte della natura e dei bipedi che ci vivono dentro. È bello e giusto che sia così, e ogni civiltà ha le sue tradizioni che a volte vivono e a volte, tartassate dagli urti della modernità, sopravvivono a stento o crepano miseramente. Paese che vai, si sa, usanze che trovi. Ci sono però usanze più forti e potenti di altre. La globalizzazione dei mercati e l’imperialismo anglosassone esportano nel mondo, da tempo, culture e mode “esotiche” a cui ci abituiamo presto. Così, dopo il jazz, la gomma americana, i jeans, i berretti con la visiera e le felpe dotate di cappuccio, che fanno assomigliare i rapper ai monaci medievali, è arrivata, sempre annunciata per tempo dalle vetrine dei negozi, la festa di Halloween. E se i vecchi la vedono come un evento estraneo alle loro consuetudini, i bambini la vivono come qualcosa che fa parte da sempre del loro mondo. Attendono perciò eccitati che le loro mamme appoggino sui davanzali le mostruose zucche-facceda-morto illuminate dalla candelina o che i loro papà gli comperino i costumi-horror visti alla televisione. Non resta nessuna traccia però, se non nei suoi lati più esterni e banali, del culto dei morti (cioè del vero significato di Halloween), nessun brivido genuino, nessun tremore per un dialogo imbarazzato e doloroso con l’aldilà. È solo l’occasione per maltrattare le zucche, se non sono di plastica, per addobbare la casa di oggetti macabro-divertenti (un poco di sangue finto e tanti dolciumi), per organizzare con gli amici un fantasma-party in maschera, e per divertirsi con il gioco del “dolcetto o scherzetto” che legittima il ricatto (o tu ci regali qualcosa o ti capiterà qualcosa di spiacevole). È insomma un’altra occasione per fare casino senza che nessuno possa lamentarsi. Così chi trova, il giorno dopo, un vaso di fiori rovesciato o un cachi spiaccicato sul muro della casa non ha motivo per protestare. Scherza pure coi santi. Ma lascia stare Halloween. Caro Diario, si sentono spesso lamenti e toni allarmistici su minacce e pericoli per la civiltà cristiana. L’esortazione esplicita o sottintesa è che bisogna salvaguardare la nostra identità dai rischi di contaminazione o di marginalità. Avanti così, chissà “dove andremo a finire“. Parafrasando Ennio Flaiano, è il caso di dire che non bisogna chiederselo: ci siamo già. E non per colpa dell’avanzata dell’islam, per l’Isis, per il proselitismo che porta diversi giovani occidentali ad arruolarsi con mitra e Corano. Il pericolo non viene da fuori, ma dall’interno e il suo primo nome è indifferenza. TERMOMETRI per rilevare questa temperatura febbrile ce ne sono parecchi, basta guardare il deserto che s’è formato nelle chiese e sui sagrati. Prendiamo una giornata di festa, una qualsiasi. Le celebrazioni sono ridotte alle messe, la parte formativa (quella che era chiamata “dottrina“) è ridotta ai minimi termini o sparita. I banchi sono il più delle volte vuoti o occupati da una classe anagraficamente medio-alta, senza new entry. Folle a Natale e Pasqua e in qualche festa di comunità, come le prime comunioni o la sagra patronale, per il resto le campane suonano a vuoto. La frequenza festiva si aggira attorno al 10%, nelle città anche meno. IN UN PAESE del Luganese di 1700 abitanti, eterogeneo come provenienze demografiche ma ancora coeso, hanno dato le prime comunioni nello scorso ottobre a 19 bambini. Quasi tutti quelli in età. In una comunità vicina, di alcune migliaia di abitanti, alla preparazione per lo stesso rito, nella primavera 2015, si sono iscritti in 15! Le cifre parlano da sole e sono un segno ben preciso dell’eclissi di Dio. Ci siamo fatti altri idoli, più comodi. Se si parla di salvezza, molti ragazzi d’oggi pensano alle sorti delle loro squadre di calcio o di hochey. Il cardinal Martini, in una delle ultime interviste, disse che la Chiesa è in ritardo di almeno 200 anni. SI SONO PERSI i contatti con intere fasce di generazioni e il recupero del “gregge“ disperso, per usare un’immagine evangelica, appare alquanto arduo. Il recente Sinodo sulle famiglie, nonostante molte forze frenanti o ancora incerte, è un tentativo coraggioso di andare incontro a uomini che hanno bisogno di essere avvicinati con la forza dell’amore e non allontanati con chiusure, intransigenze, dogmatismi vari. Forse ci vuole più Vangelo e meno teologia. DOMENICA PER PENSARE Sulla ruota della politica tra dipartite e apparizioni FRANCO LAZZAROTTO “Morire non mi piace, sarà l’ultima cosa che farò”, disse il grande Woody Allen. Affermazione che potrebbe sembrare irriverente di fronte al mistero della nostra dipartita, soprattutto in un momento come quello di inizio novembre dove per tradizione - spesso non rimante con convinzione - il calendario ufficiale segna un giorno dedicato al ricordo di chi non è più fra noi. E al sostantivo “dipartita” avrei pure dovuto anteporre l’aggettivo “sicura”, ma guardando alcune apparizioni televisive di nostri politici sono dubbioso poiché, udendo pure i loro progetti che spaziano in galattico spazio temporale, mi sa esservene più d’uno ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura sorse professionali che ci permettono di contenere i costi rispetto a Zurigo. Un ruolo importante l’ha giocato l’interesse per la nostra start up da parte di Agire, l’Agenzia per l’innovazione del Canton Ticino”. Per i finanziamenti che vi ha concesso? “Non solo. Ad un’azienda che intende stabilirsi nel cantone, Agire fornisce una valida consulenza da parte di persone che sanno fare ‘giovane impresa’ e garantisce un’interessante rete di contatti con il mondo universitario, con altri imprenditori e con i servizi dello Stato”. La scommessa di Agire su Agora può considerarsi vincente dopo meno di due anni dalla creazione della nuova società, dato che la neonata azienda ticinese conta già una trentina di clienti; ha iniziato con 3 dipendenti, mentre ora ne conta 11 e sono previsti ulteriori sviluppi. Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico che sente profumo d’immortalità. Inizialmente pensavo fossero le giornate di anomalo gran caldo ottobrino ad aver lasciato segni più nelle cortecce umano-cerebrali che su quelle vegetali. Ma poi, fortunatamente per le prime citate, ci ha pensato l’uragano Gonzalo a raffreddarle e a riportare alcuni nostri governanti in pectore fra i “possibili partenti”. Ma la paura fa 90 e il già citato Gonzalo ha raggiunto forza 5, due cifre non casuali sulla ruota della politica e dei seggi di aprile. Meglio allora tenerseli buoni quelli già lassù, soprattutto perché vicini al Grande Capo che, fra qualche mese, Lillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi potrebbe appunto tornare di grande utilità declinando - davanti a cadreghini traballanti - la frase tanto cara ai nonni: “Signur, guarda giò!” E pur di far sì che ciò accada, non basta il primo novembre l’arrivo in cimitero con calcolato tempismo, leggi quando inizia a suonare la filarmonica, ma il listato fa la sua apparizione salendo addirittura sul familiare marmo con volto color crisantemo, pronto a farsi pure aspergere e a mostrarsi urbi et orbi girando il capo da est a ovest come solo l’ingegner Binaghi sa fare accompagnando le sue minacciose nubi. E ho volutamente scritto “apparizione” poiché, svolgendosi di regola le Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] sacre funzioni il giorno dedicato ai santi veri, alcuni aspiranti sediologi (purtroppo solo la Chiesa ha la scomunica) sperano addirittura che qualche potenziale e aprilico crocettante possa pure intravvedere in loro bagliore aureolare! Mi pervade una doppia tristezza, mista anche - pur se il luogo dovrebbe impormi altro agire - ad una contenuta rabbia, poiché si sa che per i prossimi tre anni non vi saranno più apparizioni di aspiranti fra spirati. Certo, mi si potrà obiettare che per “ricordare” una persona a noi cara non è assolutamente necessario fisicamente muoversi. Concordo pienamente purché non risulti evidente - e il con- RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 diviso commento non è mio, ma del celebrante - constatare come spesso il mare di fiori che invade in questi giorni i nostri cimiteri contiene troppa acqua lava coscienze. Ma mentre ero assorto nei miei pensieri e ricordi, sento qualcuno che mi prende delicatamente per un braccio e mi accompagna senza proferir parola attraverso un’intera, lunga fila di lucide lapidi. Arrivato alla fine si ferma, mi fissa con corrucciato sotto parrucchino e mi dice: “hai notato qualcosa di strano?” No, rispondo sorpreso. Avvicinatosi come per rivelarmi il più grande dei segreti, sussurra: “I’è tüta ‘na fila da liberai”! Ora capisco. Signur, guarda giò svèlt! STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) 2 novembre 2014 ilcaffè La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Il Paese tra cronaca e fantasia 341/bis Racconto di ANONYMOUS, illustrazioni di Marco Scuto Stiamo insieme da una vita DICIANNOVESIMA PUNTATA La comedy noir del Caffè Una serie di colpi di scena settimana dopo settimana La storia “341bis” è un romanzo breve cui non è facile attribuire un genere. Fosse un film potrebbe essere definito una “comedy noir”. Elementi di giallo che si stemperano nella commedia, o meglio ancora, una commedia che assume involontariamente i contorni del giallo. Una serie di fortuite circostanze, che Il riassunto compongono un puzzle dai contorni inimmaginabili. Riassunto delle puntate L’insospettabile Franco Remondini, 55enne manager bancario luganese, ha una doppia esistenza. Convocato dai Carabinieri di Intra per un verbale notificato sulla strada del Verbano, che percorre spesso all’insaputa della moglie Iris, Remondini si ritrova faccia a faccia con Agnese, la madre dei suoi figli. Figli che ha appena dichiarato di non avere e scoppia un putiferio. caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline Q L’e-book Tutte le puntate di “341bis”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “341bis” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito (il primo pubblicato in Ticino con testo scritto e graphic novel d’autore). uesto... SIGNORE è il mio compagno, convivente o come cazzo lo vuole chiamare... non so nemmeno da quando! Pensi che Gerry ha sette anni! E da Milano mi ha convinta a trasferirmi qui, a Intra... saranno otto anni. ’Sto disgraziato. Abitiamo in via Rosmini. Siamo insieme da una vita, da quando ha iniziato a lavorare per mio padre e a mettermi gli occhi addosso. O forse addosso ai soldi di mio padre, questo pezzo di merda”, si sfogò Agnese sempre più agitata e ora con i capelli totalmente sciolti. Aveva tolto l’elastico e, senza aver- “Sul verbale devo scrivere questo pezzo di merda o solo di emme e tre puntini?” ci badato le era caduto a terra. Se ne era accorto solo Pingitore, ma era toppo preso dal verbale (devo scrivere questo pezzo di merda o solo di emme e tre puntini?) per potersi fermare e fare un cenno cortese alla signora. “Suo padre ha una banca in Svizzera signora Agnese?”, chiese il maresciallo Carletti mostrandosi molto interessato. “Banca?! Ma nooo, abbiamo un’impresa, un’impresa generale di costruzioni e poi... non in Svizzera, a Milano. In Svizzera abitavamo e questo disgraziato con mio padre e il marito di mia sorella, un altro bell’elemento, hanno messo in piedi una struttura finanziaria per... Ma maresciallo, a me di queste cose ora non interessa. Non è di questo che voglio parlare. Finisca come deve finire! Io voglio sapere chi è questa Iris e perché va a raccontare in giro... - in giro non proprio, qui, a voi carabinieri -, di non avere figli da questo disgraziato...”. Agnese aveva il viso paonazzo. Un vero contrasto rispetto al Remondini. Lui era cadaverico. Il maresciallo aveva compreso benissimo quale fosse in quel momento il dramma di Agnese. Aveva capito quale tarlo le stesse martoriando il cervello. Fatto è che lui aveva intuito..., subodorato - è forse questo il termine più adatto - che dietro la storia di amore e di corna (l’essenza della cosa ormai pareva chiara al Carletti) fra quei due c’era dell’altro. Molto altro che avrebbe interessato lui, ma soprattutto l’amico Schirru della Finanza di Omegna. E se non proprio lui - si diceva mentre faceva finta di leggere il verbale di Ghiffa ascoltando l’Agnese -, qualche pezzo grosso della Guardia di finanza e il procuratore capo di Verbania, il dottor Rossetti. Quello sì che era un cane da guardia quando si trattava di soldi, evasione fiscale, corruzione... Eh sì, questa volta ho messo le mani in un bel vespaio!, rimuginava da qualche minuto il Carletti-Maigret, mentre il brigadiere Lo Russo-Lucas (ma sì, Lucas, uno degli ispettori più fedeli a Maigret) s’era spostato dietro le spalle di Pingitore, intuendo che il verbale stava veramente per entrare nel vivo. Ma così non fu. O meglio... Una volta ammessa la sua doppia esistenza, una volta detto del matrimonio con Iris, una volta raccontato dell’impossibilità di questa di avere figli (“nuddu ammiscatu Dopo tutto questo popó di storie raccontate, le cose presero tutt’altra piega cu nenti”, gli ricordó provocatoriamente Agnese, incuriosendo il Carletti che prese diligentemente nota a mano della frase dopo averla sillabata al Pingitore) e del suo smisurato senso di paternità che lo portó a convivere segretamente con Agnese... Insomma, una volta vuotato il sacco tra le scene d’isterìa di Agnese, che tutto d’un tratto sembrava aver scoperto la propria sicilianità..., dopo tutto questo popó di storie raccontate, in quella stanza le cose presero tutt’altra piega. 19 - continua
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