Losport In edicola Fr. 2.– / € 1,35 LASFIDA SI È APERTA PER GLI ELVETICI LA CACCIA ALLA DAVIS LEPARTITE VINCE SOLO L’AMBRÌ PIOTTA LUGANO “KO” CON IL DAVOS ILTORNEO A PAGINA 14 A PAGINA 15 A PAGINA 15 Domenica 2 febbraio 2014 La società SUPER LEAGUE E CHALLENGE GIÀ IN CAMPO IN CAMPIONATO Il fascino e la sensualità tra i “cerchi” olimpici www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè ALLE PAGINE 18 e 19 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Il commento I l ministro leghista Claudio Zali ha un suo “concetto strategico”, lo ha annunciato a mezzo stampa: “Non possiamo vietare ai frontalieri di varcare il confine la mattina, ma possiamo rendere loro difficile posteggiare l’automobile”. Il direttore del Territorio ha assicurato che si sta studiando una strategia “per colpire in modo mirato il traffico frontaliere”. Come se i lavoratori d’oltre confine venissero in Ticino per diporto, e non per sgobbare in fabbriche, ospedali, case per anziani, hotel, ristoranti e cantieri in cui spesso ci lasciano pure la pelle. Dopo averne sentite di cotte e di crude su come arginare i frontalieri, verrebbe da dire che siamo alle comiche, se non fosse per il clima ostile che si è ormai creato in Ticino contro di loro. Dalla Lega ai Verdi, passando per l’Udc, per arrivare a Plrt e Ppd, i partiti fanno a gara nel proporre nuove e più incisive misure. Liste nere per chi assume i lavoratori d’oltre confine, liste bianche per chi non li assume, marchi aziendali per contraddistinguere onorevolmente chi impiega solo manodopera residente, aumento delle imposte, disdetta degli accordi con l’Italia e nuove minacce di blocco dei ristorni. I politici sono ormai convinti che sparare sui lavoratori d’oltre confine faccia cassetta elettorale e tutti vogliono “marcare presenza”, come si dice in politichese, per guadagnarsi qualche titolo sui media. segue a pagina 5 D’AGOSTINO, GUENZI, MAZZETTA e RAVANI ALLE PAGINE 2 , 3, 4 e 5 Ilreportage Il volto nascosto di una società che stenta a crescere L’analisi Lastoria L’assurdo minuetto tra Roma e Berna Lacronaca “Coltivo la vite con tecniche di 200 anni fa” PAOLO BERNASCONI * T utti delusi dai passati scudi fiscali italiani: Tremonti, perchè non era arrivato il fiume di milioni, ma anche le banche ticinesi, perchè parecchi se ne erano andati. E il prossimo? Gli interessi divergono: il governo italiano aspetta miliardi di imposte arretrate e di multe da coloro che si autodenunciano; le banche, e il parabancario svizzero, sperano che i capitali italiani, seppure dopo la cura dimagrante, rimangano in Svizzera. segue a pagina 13 Corbis Ilpizzino TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] Una Svizzera legata all’Europa. Che con un voto ora rischia il suo futuro mentre il Paese si spacca in due. Ecco perchè LIBERO D’AGOSTINO #!" !$# TORREFAZIONE DI CAFFÈ Sospesi LA PERICOLOSA SCHIZOFRENIA CHE CONTAGIA TUTTI I PARTITI Vedo nero e penso al verde. Vedo verde e penso al nero Anno XVI • Numero 4 Dalla Germania agli Stati Uniti storie di vita tra crisi e ripresa BALDINI e VASTANO ALLE PAGINE 7, 32 e 33 Ti-Press 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 4 04 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) QUAGLIA A PAGINA 10 &.E1A. -G[.?5OM +YUUG CG PI.\AG I5O C. ZGPUO. 5P1YOPAGE5 4GD5EA1.C5: 7 106:, * 6,6:*.$ ), 6*),-, * ), ’$4,’0 +*66,&,-* #:0=3/ 052 "40<$:*-$ 6;&,:0( C.E1A.M1@ !/ #,-<*4 ),:,0/ )$ $# >R F]]M8 0 $# >HFM88.*6*% / "P5DIAG 4A 1.C1GCG2 &.E1A. -G[.?5O *ACZ5O XM7 )!3 .YUM3 HQQ -3 1GEPYDG AE 1A1CG DAPUG Q3F CSH]] BD3 ’ X 9 X]Q ?SBD3 1.U5?GOA. 4N5<1A5E\. 5E5O?5UA1. #M %C Z.CGO5 D54AG J ’ XK 4A UYUUA A Z5A1GCA EYGZA ADD.UOA1GC.UA AE *ZA\\5O. E5C X]H> 6 I.OA . H>7 ?SBDM (O5\\G 4A CAPUAEG $# >R F]]M83 O.U. C5.PAE? D5EPAC5 4. $# >HFM8 %- AE1CM3 .11GEUG $# HH RQ7M83 4YO.U. >7 D5PA3 H] ]]] BDS.EEG3 U.PPG 4NAEU5O5PP5 5;5UUAZG WMFL3 .PPA1YO.\AGE5 1.P1G UGU.C5 5 .PPA1YO.\AGE5 O.U5 G00CA?.UGOA53 D. EGE 1GDIO5P5M ,ENG;5OU. 4A &.E1A. #AE.E15M &. 1GE15PPAGE5 45C 1O54AUG 6 ZA5U.U. P5 1GDIGOU. YE 5115PPAZG AE450AU.D5EUG 45C 1GEPYD.UGO5M GE OAP5OZ. 4A DG4A=1. 45C IO5\\GM ’;5OU5 Z.CA45 =EG . O5ZG1.M “Vendo il corpo in una lotteria... che c’è di male!” SPIGNESI A PAGINA 11 IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 3 I racconti IL VOTO “Abbiamo sofferto, ma oggi è anche casa nostra, perciò...” Svizzera e stranieri Il miracolo svizzero appeso al filo UE e all’immigrazione Il “viaggio della speranza” di Anna, Flamur e Dalila MIGRANTI Immigrati italiani agli inizi degli anni '60, quando la politica migratoria svizzera era finalizzata a soddisfare le esigenze dell'economia in forte espansione Allarme delle imprese sull’iniziativa udc, si mette in pericolo la ricchezza nazionale mmigrati, frontalieri e profughi, tutti nello stesso calderone. La politica del mercato del lavoro e quella dell’asilo a cuocere assieme sulla graticola dell’iniziativa udc per fermare “l’immigrazione di massa”. Stop agli stranieri che rubano i posti di lavoro, approfittano delle assicurazioni sociali , surriscaldano la domanda di alloggi e, soprattutto, basta con la libera cir2002 colazione degli acEntrata in vigore cordi bilaterali con dell’accordo 1999 sulla libera l’Unione Europea. A PERCENTUALE DI STRANIERI RESIDENTI IN SVIZZERA DAL 1900 Fine del circolazione pochi giorni dal voto Popolazione residente conflitto nella delle persone popolare, il sì all’inie non residente ex-Jugoslavia ziativa democentrista 2.000.000 22.8% avanza nei sondaggi. 1970 1991 Asia Nonostante che a far Iniziativa Inizio del America 19.3% Schwarzenbach conflitto nella carburare il miracolo Africa (contro la ex-Jugoslavia economico svizzero 1.500.000 Turchia sovrappopolazione sia stata anche la distraniera) sponibilità di mano16.4% Ex-Iugoslavia dopera straniera, si 16% Spagna vuole tornare al vec- 1.000.000 14% 1914 1945 chio sistema dei conInizio della Fine della Portogallo tingenti. Nonostante Prima Guerra Seconda Austria un impiego su tre nel Mondiale Guerra 14% Mondiale 10% Paese dipenda dagli Italia scambi con l’Ue e 500.000 11% 9% Francia l’export elvetico gua6% 5% dagni un franco su tre in Europa, si vuole Germania provocare un duro 0 strappo con Bruxel1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 les. Una Svizzera sempre più appesa Fonte: Ofs all’Ue, sempre più dipendente dall’immibraccia, non è ancora riuscito a metabolizzare del grazione, ma che pare oggi, soprattutto in Ticino, tutto la presenza straniera. Con i ricorrenti rigurgiti pronta a recidere quei fili a cui in questi ultimi dieci di un nazionalismo isolazionista, soprattutto ora anni sono stati saldamente legati benessere e cresciche il risentimento antieuropeo, comune ad altri ta economica. Stati, si rimescola con l’orgoglio ferito della nazione “Il rischio concreto è che le imprese non trovino la per le pressioni internazionali che hanno smantelmanodopera di cui hanno bisogno- avverte Stefano lato il segreto bancario. Si alimentano, così, nuove e Modenini, direttore dell’Aiti, l’Associazione delle intrasversali tentazioni di chiusura, che rischiano di dustrie ticinesi -. Soprattutto nel nostro cantone si trasformare la Confederazione da Paese delle opsta illudendo la gente che con il ritorno ai continportunità in Paese del rifiuto. genti si frenerà il frontalierato. Ma sino a quando “Tornare ai contingenti per la manodopera estera non ci sarà una ripresa economica in patria, i lavonon mi spaventa più di quel tanto, una volta lavoraratori italiani verranno da noi”. vamo con quote prestabilite. Credo che ora sia giuLe associazioni imsto fissare dei limiti per i lavoratori stranieri”, dice prenditoriali nazionali Fernando Brunner, presidente della sezione ticinesono decise nel contrase di Hotelleriesuisse. Semmai, a spaventare Brunstare l’iniziativa Udc e ner è la burocratizzazione del sistema dei continsalvare gli accordi con genti, come temono del resto le associazioni iml’Ue che altrimenti anprenditoriali. “Certo, si può lavorare anche con i drebbero rinegoziati. contingenti - afferma Modenini -, ma si burocratiz“E sarebbe dura- spieza, con costi non indifferenti, il mercato del lavoro. ga Modenini-. Per l’EuSarà lo Stato che decide le quote, come e a chi attriropa la libera circolabuirle, senza più la garanzia di avere subito la mazione è un principio irnodopera necessaria alle imprese”. Per il direttore rinunciabile. Difficildell’Aiti è un sistema incompatibile con l’economia mente ci farebbe delle odierna che deve adattarsi rapidamente ai repentini concessioni e Berna cambiamenti del mercato, rendendo, perciò, imsarà costretta a trattare possibile la pianificazione sul lungo termine della da una posizione di debolezza”. Per l’economia sviz- I PARERI manodopera da impiegare. zera la posta in gioco è alta. Sul mercato Ue, 510 mi- Fernando “In caso di successo dell’iniziativa udc, spero che si lioni di consumatori, l’export elvetico incassa ogni Brunner, facciano le cose in modo tale da non danneggiare giorno 325 milioni di franchi. Da quando sono en- presidente di trati in vigore i Bilaterali, nel 2002, in Svizzera sono Hotelleriesuisse l’economia”, si augura comunque Brunner. Ma è il rischio sottolineato dagli ambienti economici con la stati creati 565 mila nuovi posti lavoro (circa 43mila Ticino e perdita dei vantaggi derivati dai Bilaterali. “Basta in Ticino), mentre il Pil procapite è aumentato da al- l’economista solo pensare all’eliminazione degli ostacoli tecnici lora di 4500 euro, contro i 3000 euro del decennio Stefano per il nostro export - ricorda Modenini -, che ha fatto precedente. Da quella data sono pure cresciuti i sa- Modenini, risparmiare alle aziende svizzere la bella cifra di lari in media dell’1,5%, rispetto allo 0,6% medio re- direttore mezzo miliardo di franchi all’anno”. gistrato dal ‘92 al 2002. dell’Aiti Ma ora ecco l’ennesimo tentativo di scardinare l’[email protected] tesa con Bruxelles e di sbarrare agli stranieri l’accesQ@LiberoDAgostino Keystone elaborazione cer I so alla Svizzera col regime dei contingenti. La sesta iniziativa da quando nel 1970 James Schwarzenbach, leader del movimento Azione Nazionale, lanciò quella contro “l’inforestierimento”, tutte bocciate dal voto popolare, mentre sono già in lista di attesa l’iniziativa Ecopop per lo “stop alla sovrappopolazione e il referendum sulla Croazia. Segnali inequivocabili di un Paese che pur con l’apertura alla libera circolazione di capitali, merci, cervelli e SALDO MIGRATORIO PER REGIONE DIPENDENZA DALLA MANO D’OPERA STRANIERA Saldo migratorio internazionale in rapporto alla popolazione residente permanente secondo la regione linguistica Percentuale dell’impiego di stranieri dell’Ue(27)/Aels per settore, 2002-2003 e secondo trimestre 2012 1.2% 1992-2001 1.0% - 1.0% 1982-1991 0.9% 2002-2012 0.8% - 0.7% 0.7% 0.6% 0.5% 0.4% 0.4% - 0.3% 0.3% 0.2% 0.2% 0% - Svizzera tedesca Svizzera romanda Ticino Settore alberghiero Costruzioni Industria manifatturiera Immobiliari, attività amministrative 0% 9% 2002-2003 2012 7% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% Fonte: Ofs/Espa, Staf, Spao (Espop, Statpop) Le analisi di un economista e di un politologo “Il Paese sta rischiando un ritorno al passato che peggiorerà l’economia” A 25% 24% 24% 23% 22% 21% 19% 19% 18% 15% Informazione e comunicazione Attività specializzate, scientifiche e tecniche Commercio, riparazioni Totale Arti, tempo libero Attività finanziarie e assicurative Trasporti e logistica Salute e attività sociali Insegnamento Agricoltura e selvicoltura Amministrazione pubblica Fonte: Ofs (Espop, Statpop) Le previsioni 34% 29% 29% volte, ritornano. E un “sì” all’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa sarebbe un ritorno: al sistema dei contingenti. “Un ritorno alla situazione degli anni Ottanta e Novanta, che è stata negativa per il Paese”, spiega Marco Salvi economista di Avenir Suisse. Il mondo economico vede l’iniziativa come il fumo negli occhi perché, sostanzialmente, è vissuta come una limitazione della libertà d’impresa, come una forma di dirigismo. “Si ritornerebbe – continua Salvi – a una situazione in cui l’immigrazione è regolata dalla politica. In passato, l’afflusso di manodopera avveniva in settori che non necessariamente erano quelli in cui c’era più domanda. Per la burocrazia non è immediato capire il reale fabbisogno delle aziende”. Secondo Salvi questo vale anche per le regioni del Paese. Infatti, quando era la politica a dettare l’entità dei flussi migratori, non era raro che l’afflusso avvenisse spesso in zone che non “tiravano” dal punto di vista economico. “Con la conseguenza – sottolinea l’economista – che gli immigrati, poi, cercavano di spostarsi in altri cantoni, verso i centri urbani”. Il ritorno al vecchio sistema è respinto anche perché, nel frattempo, la situazione è mutata. Il nuovo immigrato non ha più la valigia di cartone ma, spesso, laurea e dottorato. Si tratta di medici, ingegneri, tecnici, professori. Certo, ancora oggi i settori che hanno fatto la storia dell’immigrazione registrano una fortissima presenza di personale straniero. Caso emblematico è l’edilizia, dove i due terzi del personale ha il passaporto di un altro colore. Discorso analogo per la sanità o la ristorazione. “Negli ultimi dieci anni – commenta Salvi – il profilo è mutato. I nuovi arrivati sono meglio qualificati, arrivano persino a guadagnare più della media L’ECONOMIA Per il mondo economico un ritorno ai contingenti è anacronistico Ti-Press LIBERO D’AGOSTINO Dall’Italia al Portogallo, passando per il Kosovo, tre significative storie di migranti nazionale”. Insomma, davanti a questa “immigrazione da alti salari”, un ritorno ai contingenti non può che apparire anacronistico, soprattutto in un contesto segnato dalla globalizzazione, cioè dal flusso planetario di persone, merci, capitali e servizi. Un altro dei fronti aperti dall’iniziativa udc, è quello del pacchetto dei trattati bilaterali con l’Ue, perché i contingenti non sono compatibili con la libera circolazione delle persone. Bruxelles ha fatto sapere più volte che non accetterà mai di separare la libera circolazione dalle altre libertà fondamentali, cioè la circolazione di merci, servizi e capitali, e dunque di ritenere questo principio non negoziabile. Tutto o niente, insomma. “Credo che nel caso di una vittoria del sì, ci sia da aspettarsi un peggioramento del clima generale – spiega il politologo Dieter Freiburghaus, professore emerito all’università di Losanna ed esperto di rapporti con l’Ue-. Che non è da sottovalutare, perché l’attuale, enorme scambio giornaliero con l’Ue ha come condizione proprio un buon clima generale. E poi, non si possono escludere delle ritorsioni da parte di Bruxelles. L’arsenale è ampio. Ad esempio, l’Ue potrebbe introdurre dei contingenti a sua volta”. Misure che renderebbero più difficile la vita ai 438mila svizzeri che vivono in uno dei paesi Ue. Più difficile, secondo Freiburghaus, che l’Ue decida di ricorrere, come ultima ratio, alla disdetta dei bilaterali. Inoltre, secondo il politologo, va considerato che l’iniziativa vuole sì l’introduzione dei contingenti, ma non fa riferimento a delle cifre: “In caso di vittoria dei sì – conclude – il Consiglio federale e il parlamento potrebbero sempre decidere di fissare dei contingenti, diciamo, generosi”. r.c. Rdb PATRIZIA GUENZI agli italiani ai tedeschi e ai portoghesi, passando per i kosovari. Ciclamente in Svizzera ritorna il problema degli stranieri. Da quasi mezzo secolo tra un’iniziativa e l’altra, la storia si ripete: fermare l’immigrazione. Era l’inizio degli anni ‘70, quando Schwarzenbach lanciò la sua iniziativa contro “l’inforestierimento”, con una dura campagna antistranieri. Che ancora oggi fa venire i brividi a chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Come Anna C., per lei Schwarzenbach è rimasto “l’uomo nero” della Svizzera. Allora aveva solo 6 anni, frequentava la prima elementare a Zurigo, ma se la ricorda bene la paura dei suoi genitori, immigrati italiani. La sua paura, invece, Anna ce l’ha ancora dentro, quasi mezzo secolo dopo e nonostante oggi sia cittadina svizzera. “Non la capivo bene quella parola, inforestierimento, capivo solo che gli svizzeri volevano mandarci via - racconta -. La sera con mamma, papa e mia sorella guardavamo la tv e pensavamo che dovevamo lasciare tutto e tornare in Italia”. Per la sua infanzia sarebbe stato un altro brutto scossone. I suoi primi anni in Svizzera li aveva vissuti da clandestina. Allora per gli italiani non era facile il ricongiungimento familiare, né trovare casa in Svizzera per tutta la famiglia, allora non si affittava volentieri agli immigrati. Sua sorella era rimasta in Italia dai nonni, Anna era stata affidata a delle suore di Zurigo che si prendevano cura anche di altre bimbe come lei. La famiglia si ricompone quando i suoi genitori, grazie ad un buon impiego, riescono a trovare un appartamento in città. Ma nel 1970 arriva l’iniziativa di James Schwarzenbach per rimandare in patria centinaia di migliaia di immigrati. “Io non volevo tornare in Italia - ricorda Anna -. Non parlavo nemmeno l’italiano, ma lo switzerdeutsch. Avevo un’amichetta, Claudia. Ricordo che avevo già pensato di fuggire, di prendere il mio pigiama e il mio flauto e di andarmene a casa sua. L’avevo pure detto ai miei”. Di quei giorni prima del voto Anna ricorda la preoccupazione degli immigrati: “Venivano a casa nostra degli amici di papà per guardare cosa diceva il tele- D giornale, vivevano tutti nel terrore di dover partire. Si chiedevano, parlando a bassa a voce per non farsi sentire da noi bambini, cosa avrebbero potuto fare in Italia, quale lavoro. E io tremavo, perché volevo restare a Zurigo”. Anna, non è partita. È rimasta a Zurigo, ha studiato, si è diplomata e oggi ha un’attività commerciale bene avviata. “Fa male pensare che a distanza di 44 anni questa storia si ripeta - dice-, che altra gente debba soffrire e aver paura di non poter lavorare o vivere in Svizzera”. Meno traumatico, ma comunque alternato a periodi piuttosto difficili, è invece stato l’arrivo in Ticino di Flamur A., 34 anni, kosovaro, oggi tecnico in radiologia medica, sposato, tre figlie. “Era il 1992, avevo 12 anni - racconta -. Con la guerra in Bosnia e in Kosovo il regime serbo aveva chiuso tutte le scuole di lingua albanese, così mia madre decise di portarci a Lugano, dove mio padre abitava e lavorava dal 1978”. Flamur frequenta le scuole a Viganello. “Con i compagni non ho avuto grossi problemi di in- Keystone tegrazione. Paradossalmente, qualche difficoltà c’è stata con alcuni ragazzini di origine straniera, ma da molti anni in Ticino, soprattutto italiani e spagnoli; mi prendevano in giro e io ci stavo male”. Con la guerra dei Balcani, nel 1998, le cose precipitano. Il clima diventa ostile e i cittadini provenienti dall’Est si sentono “guardati a vista”. Anche Flamur. “Ricordo molto bene quel periodo e tutte le difficoltà che ne sono seguite, anche per chi, come me, viveva qui ormai da parecchi anni. Il Ticino era confrontato con una vera ondata di profughi, i controlli di polizia erano serratissimi. In pochi mesi sono stato fermato almeno una decina di volte. Avere un cognome jugoslavo significava essere un potenziale delinquente”. E ancora oggi, dopo LA CAMPAGNA Manifesti favorevoli e contrari all’iniziativa del 1970 promossa da James Schwarzenbach tanti anni, gli capita di essere guardato con sospetto. “Per il mio lavoro mi sposto anche nelle valli. E lì percepisco una sorta di fastidio quando sentono il mio cognome”. Flamur ci sta male e pensa alle sue bimbe, nate qui eppure… straniere: “Trovo assurdo che non abbiano automaticamente diritto alla cittadinanza”. Intanto, Flamur ha appena inoltrato la domanda di naturalizzazione. “Questo è il mio Paese, la mia vita è qui - spiega -. Sarò sempre grato alla Svizzera per avermi dato un’opportunità, come l’ha data a molte altre persone”. E sull’imminente votazione commenta: “Ho assimilato molto della cultura elvetica, ma essendo anch’io straniero non sono certo contro gli stranieri. Tuttavia, penso che un limite vada stabilito”. Un limite all’immigrazione lo auspica anche Dalila G., 45 anni, portoghese, arrivata a Davos nel 2007, cinque anni dopo l’apertura degli accordi bilaterali del 2002 tra Svizzera e Unione europea, che hanno anche permesso di creare quasi 600mila nuovi impieghi. “Negli ultimi anni c’è stata un’invasione - dice -. Trovo giusto mettere un freno. La ricca Svizzera attrae, ma troppa gente viene qui solo con l’intento di approfittarsene, di vivere a carico dello Stato, e questo non è giusto. Noi siamo arrivati dal Portogallo, ma abbiamo faticato e contributo al benessere di questo Paese, che oggi è diventato il nostro”. Dalila non nasconde la propria gratitudine per un Paese che le ha dato la possibilità di trovare subito un lavoro. Nel 2009 Dalila si è trasferita in Ticino, a Locarno, dove vive la sorella: “Sarei bugiarda se dicessi che ho avuto prolemi di integrazione. Lavoro in un albergo, ho colleghi e amici che mi rispettano e con cui ho legato molto bene”. [email protected] @QPatriziaGuenzi IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 5 L’INDUSTRIA OROLOGIERA NELLA VALLÉE DE JOUX Les Charbonnières IL VOTO Le Pont Le Séchey Svizzera e stranieri Le Lieu L’Abbaye Le Solliat Les Bioux Le Sentier Lavoro e stranieri tormentano la “Nuova Destra” L’Orient Le Brassus Il reportage E nella “Vallée de Joux” si convive felicemente con i frontalieri francesi L’iniziativa udc dà la scossa al neoconservatorismo La polemica “C apisco la logica di Sergio Savoia e del comitato, ma semplicemente non la condivido. Bisogna perseguire gli obiettivi con strumenti coerenti. Il mezzo deve essere conseguente con il fine”. Danilo Baratti, storico, luganese, 59 anni, da una quindicina d’anni nei Verdi, voterà no all’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione “per non sdoganare la destra populista”. E non sarà il solo. La decisione dei Verdi di sostenere “turandosi il naso” l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, ha scatenato una forte discussione nel movimento ambientalista ticinese. La deputata Greta Gysin su fecebook ha sottolineato il suo dissenso: “Voterò no… perché se introduciamo nuovamente dei contingenti illudiamo i cittadini di avere la Settemila posti di lavoro e 4.200 impiegati confinanti OMAR RAVANI U La propaganda Ritornano i manifesti di “Bala i ratt” con la versione 2014 R ieccoli i “Bala i ratt”, con i nuovi poster dell’Udc sui frontalieri. I topastri che rossicchiavano il formaggio si sono ingentiliti nei tratti, ma sono anche aumentati, hanno raggiunto quota 60 mila, avverte la nuova campagna democentrista che sarà presentata ufficialmente oggi, domenica. Con una festa del partito che vedrà pure il gemellaggio della sezione ticinese con quella di Ginevra, rappresentata dalla consigliera nazionale Céline Amaudruz. “Ginevra e il Ticino hanno lo stesso problema del frontalierato- spiega il consigliere nazionale Pierre Rusconi-, quindi questo gemellaggio contrassegna pure un comune impegno politico”. Sui lavoratori d’oltreconfine l’udc ticinese con i nuovi manifesti ci tiene a rivendicare che per prima nel Da Gysin a Baratti, da Delcò a Beretta Piccoli, il popolo degli ambientalisti si è diviso dopo il sì alla campagna democentrista soluzione facile a portata di mano, ma sul fronte dell'immigrazione e del frontalierato non cambieremo nulla rispetto alla situazione odierna”. Pure la collega Michela Delcò Petralli non fa mistero sul suo voto: “Capisco quelli che voteranno sì, non li ritengo affatto xenofobi e razzisti, solamente vogliono mandare un segnale a Berna, chiedono protezione per le proprie regioni, vogliono un lavoro dignitoso - spiega al Caffè - . Io ho votato no perché sono contro i contingenti per le domande d’asilo e a favore dei ricongiungimenti familiari”. Una questione, che deve diventare attrattiva per la popolazione e le imprese - precisa Duruz -. Occorrerà favorire lo sviluppo delle attività economiche, stimolare la vitalità del territorio rinforzando la collaborazione transfrontaliera, e rasserenare i rapporti con la controparte francese. Qualche anno fa i sindacati delle regioni vicine al confine ci accusarono di Tutte le “sfumature” di Verde alternativo tinteggiate da Savoia I “ DISSIDENTI” Greta Gysin, Danilo Baratta, Michela Delcò e Gerry Beretta Piccoli quella dei ricongiungimenti familiari che ha portato anche un terzo deputato verde, Gerry Beretta-Piccoli, a distanziarsi e a definirsi “separato in casa”. “Pur non negando che i trattati bilaterali e la libera circolazione delle persone abbiano causato una serie di contraccolpi sul mercato del lavoro, dissento radicalmente da una decisione che legittima quell’iniziativa antistranieri. Cosa che provocato un certo dissenso all’interno del popolo dei Verdi”, dice al Caffé Beretta-Picco- 2011 ha lanciato l’allarme. Guadagnandosi persino l’accusa di razzismo da alcuni partiti, ricorda il presidente Gabriele Pinoja: “Quella prima campagna noi l’abbiamo accompagnata con incisivi atti parlamentari largamente condivisi dalle altre forze politiche. Come la proposta del moltiplicatore al 100% per l’imposta alla fonte dei frontalieri, che porterà 20 milioni nelle casse dei Comuni, l’abolizione della notifica on line o l’assunzione prioritaria per i residenti nell’amministrazione statale e parapubblica”. Oggi, ribadisce il capogruppo Marco Chiesa, tutti si sono accorti dell’effetto sostitutivo dei frontalieri e del loro massiccio impiego nel terziario: “Perciò, proponiamo anche un marchio etico per le aziende che hanno una particolare attenzione verso i lavoratori svizzeri e per tutti i residenti”. l.d.a. Il commento La pericolosa schizofrenia che sta contagiando i partiti li. Dissenso reso pubblico da Baratti, che controcorrente dichiara di identificarsi maggiormente con i Verdi svizzeri, piuttosto che con quelli ticinesi. Pur condividendo l’analisi sui guasti provocati dai bilaterali sull’occupazione locale e sulle regioni periferiche, Baratti ritiene sbagliato spostare l’accento esclusivamente sugli aspetti negativi regionali della libera circolazione delle persone: “Così si finisce soltanto per sdoganare il discorso populista e xenofobo che vi è alle spalle”. Anche secondo Baratti la libera circolazione ha causato una serie di effetti negativi, “Ma se la preoccupazione è reale, così come è reale l’analisi, mi pare invece sbagliato agganciare questa situazione particolare all’iniziativa nel suo insieme, senza tener conto che questa parla anche di al- tro. Mi pare sbagliato puntare esclusivamente sulla ridiscussione dei bilaterali senza considerare l’impianto complessivo xenofobo dell’iniziativa e dei disegni dell’Udc”. E rispetto a Savoia che voterà sì tappandosi il naso, dice: “Io non me lo tappo. Ci sono delle questioni di principio, di carattere etico, che mi portano a votare contro. Il fatto che ci possano essere delle ripercussioni positive sulla politica dell’immigrazione non mi sembrano di per sé ragioni sufficienti per cambiare idea”. Un dissenso reale, anche profondo che attraversa il movimento ambientalista, ma che non sembra preoccupare la deputata Delcò Petralli: “Non siamo un partito monolitico, da noi si discute, poi si decide a maggioranza”. c.m. LIBERO D’AGOSTINO segue dalla prima I n preda ad una schizofrenia collettiva, si alimenta un pericoloso risentimento contro la manodopera italiana e chi la impiega. Ormai, come è capitato col Fox Town, si sta arrivando al punto di voler imporre agli imprenditori chi assumere, senza rendersi conto che si va pesantemente condizionando il mercato del lavoro. Persino il presidente del Plrt, Rocco Cattaneo, un liberale, si è sperticato in elogi per la black list suggerita dal sindacato Unia, e il suo partito ha subito riciclato vecchie proposte del Ppd e della Lega, guadagnandosi gli sberleffi del Mattino. Che la crescente presenza dei frontalieri abbia generato delle distorsioni e degli abusi sul mercato del lavoro è un fatto. Ma per combattere questi fenomeni basterebbero le leggi e i servizi di controllo che già ci sono. Tutto il resto è solo propaganda. Pericolosa propaganda elettorale. [email protected] Q@LiberoDAgostino na valle di appena settemila abitanti, tre Comuni ad un passo dal confine francese, 4.500 frontalieri e nessuno risentimento contro i lavoratori stranieri. Anzi, nella Vallée de Joux, nell’ovest del canton Vaud, i frontalieri francesi sono considerati una ricchezza. Una situazione ottimale che il direttore della locale Associazione per lo sviluppo economico Eric Duruz spiega così al Caffè: “I lavoratori d’oltrefrontiera per noi sono una risorsa. Senza di loro le industrie che si sono insediate nella Vallée de Joux andrebbero altrove”. I timori di Duruz sono giustificati: nella regione si sono insediati prestigiosi marchi dell’orologeria di lusso come Audemars Piguet,Patek Philippe e Blancpain per citare solo quelli più conosciuti. Se venisse accettata l’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa, la discosta Vallée de Joux riceverebbe un colpo mortale, che porterebbe indietro di 40 anni le lancette del tempo. “Negli anni ‘70 il nostro sistema produttivo subì un vero e proprio terremoto - ricorda Duruz -. La crisi orologiera ci fece perdere circa un quarto della popolazione, con un minimo allarmante toccato nel primo decennio del 2000. L’economia, però, aveva già cominciato a riprendersi grazie alle misure di diversificazione adottate e allo sviluppo molto forte della stessa industria. Ma per coprire il grande fabbisogno di manodopera abbiamo attinto in buona parte ai frontalieri, anche perché la maggioranza dei vodesi è attirata professionalmente da Losanna”. Per il direttore nella Vallée de Joux il dumping non esiste. “Abbiamo più posti da lavoro da offrire che abitanti - ricorda Duruz -. Grazie a queste premesse, residenti e frontalieri guadagnano le stesse cifre. Rispetto alla zona di Ginevra, ad esempio, non abbiamo quasi nessun cittadino svizzero che va a stabilirsi in Francia. E i costi degli appartamenti e della vita nella nostra valle sono molto più bassi rispetto ai grandi centri”. In questa situazione idilliaca non manca, però, qualche piccola crepa. “Alcuni hanno criticato, anche giustamente, un aumento del traffico - ammette Duruz -. Nelle ore di punta è difficile muoversi, anche perché la rete stradale non può essere adattata, visto che siamo una zona soggetta a vincoli di protezione federale. Stiamo cercando delle soluzioni con i trasporti pubblici, ma la collaborazione con le autorità francesi è difficile. D’altronde non stanno passando un bel momento, la crisi ha colpito duro ed è chiaro che loro hanno altre priorità che non di occuparsi dei problemi di seimila frontalieri”. Il quadro generale resta, comunque, invidiabile, il che permette di pensare a progetti ambiziosi. “Gli obiettivi strategici sono legati all’economia regionale, rubare la loro manodopera. Oggi convengono sul fatto che i frontalieri finiscono per essere una ricchezza anche per loro: oltre a spendere ed investire i loro salari in Francia, ne esportano anche il know-how. È una situazione ‘winwin’, dove tutti sono vincenti”. [email protected] Q@OmarRavani Keystone T utti assieme appassionatamente sui temi che una volta erano territorio incontrastato della destra. Il fil rouge che attraversa oggi i partiti non pare poter prescindere da stranieri e frontalieri. La politica batte là... dove i bilaterali dolgono. Si restringono così gli spazi politici della Lega. Di quella barricadera che si vede sottratto il monopolio antistraniero, come anche di quella governativa contestata dalla base per il sostegno ai preventivi, ai tagli dei sussidi cassa malati. E da Lugano, col municipio a maggioranza leghista che vuole aumentare il moltiplicatore, si sollevano ulteriori malumori. Ma è sugli stranieri che si sta combattendo la vera battaglia. Con l’iniziativa udc che ha dato la scossa a tutti gli altri partiti, provocando un rimescolamento generale di posizioni. A cominciare dall’iniziativa del Plrt per disdire l’accordo fiscale sui frontalieri, condivisa da tutti i partiti, dall’Udc al Ps, che ne hanno chiesto al governo federale la revisione perché “obsoleto e dannoso”. Un sostegno che ha quasi surclassato i leghisti, tant’è che al deputato nazionale Lorenzo Quadri, che il tema l’aveva sollevato nel 2007, non è rimasto che commentare: “Adesso l’ex partitone si accorge che quell’accordo è un furto? Ma come, non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista?”. Nella rincorsa al populismo anti stranieri si distinguono però i Verdi di Sergio Savoia, che anche su questo terreno stanno cercando di occupare lo spazio della Lega, cavalcando i temi sociali e la difesa del lavoro per i residenti. Ma pure il movimento ambientalista, già prima del sostegno dell’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione di massa, risente di qualche mal di pancia. Basta ricordare la sponsorizzazione di Marco Borradori nella corsa a sindaco di Lugano. E ora la scelta di campo contro l’immigrazione che ha fatto emergere un forte dissenso interno (vedi articolo in basso). Significativa la lettera aperta dell’imprenditore “green” Claudio Zanini, l’uomo che ha il compito di rifare il programma dei Verdi, contrario al sostegno di una legge sull’immigrazione “che ricorda molto Schwarzenbach”. Ma Savoia non sembra aver paura di farsi chiamare populista. “Se populista è chi ascolta la voce del popolo invece che quella dell’economia, delle élite con il culo al caldo, dei think tank e degli esperti, dei club e dei circoli, degli intellettuali prezzolati – ha scritto sul suo blog -, bene, allora chiamatemi pure populista”. Un frasario che solitamente si legge sul Mattino. E qualche giorno fa ha rilanciato dalle colonne del Corriere del Ticino, con un duro j’accuse contro il Ps. La strategia di Savoia è chiarissima: colpire a destra e a sinistra e sfondare alle elezioni. Saltando sui temi che un tempo era propri della Lega e spiazzando socialisti e sindacati con la proposta dei salari minimi differenziati e con la difesa del lavoro. Intanto, l’Udc con i nuovi manifesti “Bala i ratt” rivendica la primogenitura dell’allarme contro i bilaterali che avrebbero aperto le frontiere all’invasione dei lavoratori stranieri. Anche loro si sentono compressi dalla corsa degli altri partiti sui problemi che erano “la ragione sociale” democentrista . Pure l’ Udc gioca, però, a spiazzare gli avversari, appoggiando, ad esempio, il refendum del Ps contro i tagli ai sussidi delle casse malati. Terreno su cui prima si muoveva agevolmente la Lega di Giuliano Bignasca. In questo riposizionamento ancora molto fluido, il Ppd tiene, invece, un basso profilo. Ma non va dimenticato che il canovaccio dell’iniziativa plrt sul trattato fiscale dei frontalieri, ricalca una vecchia proposta del deputato Meinrado Robbiani, poi ripresa dal suo collega Fabio Regazzi. [email protected] Q@clem_mazzetta Keystone elaborazione cer CLEMENTE MAZZETTA Le opinioni Il sindaco di Le Lieu spiega perché la manodopera estera è indispensabile “La frontiera è solo artificiale quella gente è uguale a noi” N ella valle del miracolo economico la frontiera non divide. Tutt’altro. “Il confine è solo una linea tracciata artificialmente - dice Jean-Pierre Rochat, sindaco di Le Lieu, Vallée de Joux, criticando l’iniziativa udc contro l’immigrazione di massa-. Per noi i frontalieri sono dei fratelli che offrono le stesse prestazioni dei nostri connazionali e allo stesso prezzo. Più che pericolosa, direi che è un’iniziativa inutile. In ogni caso non potremmo sostituire la manodopera che già lavora da noi a Le Lieu; si tratterebbe però daco -. È un semplice problema burocratico: stavolta il consigliere di Stato Pascal Broulis ha perso la pazienza e ha richiamato all’ordine il nostro vicino. Niente di grave, tant’è che poco tempo dopo i soldi sono arrivati”. Neppure l’imprenditore ticinese Silvio Tarchini, che nel canton Vaud, a Villeneuve, ha gestito un centro commerciale fino al 2007, ha mai riscontrato problemi con la manodopera straniera: “Non c’è mai stato un solo momento di tensione - assicura -. Il lavoro era offerto a condizioni uguali per residenti e fron- Silvio Tarchini: “La soluzione è un contratto collettivo che elimini disparità ed equivoci” di rivedere tutti i permessi di questi impiegati. Un lavoro immane e fastidioso. Sono dipendenti fondamentali e il loro know-how è troppo prezioso per andare disperso”. Nella Vallée de Joux neanche il traffico è fonte di allarme “A reclamare è una minima parte della popolazione - precisa il sindaco . Le strade sono effettivamente un po’sovraccariche, ma al massimo tre-quattro ore al giorno, inoltre i principali datori da lavoro si stanno dando da fare organizzando trasporti collettivi verso la frontiera”. Altri problemi sono sorti con lo Francia, che non voleva riversare i ristorni al Cantone. “Già qualche anno fa, con la presidenza Sarkozy, i soldi ci arrivarono con un po’ di ritardo, nessuno però disse nulla - prosegue il sin- talieri tramite un contratto collettivo che eliminava ogni discussione”. Una soluzione che, secondo Tarchini, andrebbe applicata anche su più larga scala. “Al Fox Town di Mendrisio è già così, gli italiani non guadagnano meno degli svizzeri - dice -. Se una misura del genere fosse adottata nei diversi rami del mondo del lavoro, tutti i problemi sarebbero risolti. Penso sia pacifico che tutti preferiscano assumere degli svizzeri rispetto ai frontalieri. Quando però la manodopera non è sufficiente, ci si deve per forza di cose rivolgere al mercato italiano. È a questo punto che l’applicazione di un contratto collettivo di lavoro chiuderebbe ogni discussione. Anche per coloro che vogliono fare i furbi creando disuguaglianze”. o.r. LORETTA NAPOLEONI L’economia globale che salva l’industria Le vicende di due imprese, la svedese Electrolux e l’italiana - anche se ormai solo di nome - Fiat, ben riassumono il tetro paesaggio della produzione industriale italiana. Prima di commentare i destini stranamente incrociati di queste due società, però, è bene riportare l’ultima analisi dell’Ocse secondo cui, nonostante la caduta della produzione industriale, il costo del lavoro in Italia è salito. Dal 2000 è aumentato del 36,2 % contro l’11,4 della Germania ed il 25,2 della Spagna. I motivi sono tutti imputabili alle tasse. Sullo sfondo di questo surreale scenario si svolge lo scontro tra gli operai ed i sindacati ed il management dell’Electrolux. Il problema è il costo di produzione della fabbrica del Friuli, troppo elevato rispetto ai concorrenti turchi ed asiatici, che ormai hanno invaso il mercato mondale. Per questi motivi l’Electrolux negli ultimi anni si è vista costretta a chiudere dozzine di fabbriche, provocando proteste anche in Germania ed in Francia. Negli ultimi dieci anni il settore degli elettrodomestici, un tempo all’avanguardia in Italia, si è dimezzato. La domanda interna è crollata, i profitti sono scesi e la produzione si è spostata nell’Europa dell’Est. Per mantenere in vita la fabbrica, il management dell’Electrolux propone tagli a salari e benefici che, secondo i sindacati, corrispondono ad una riduzione monetaria mensile del 40 %. Troppo per sopravvivere, visto che gli operai italiani al netto delle imposte percepiscono gli stipendi più poveri d’Europa. Anche la Fiat, che Marchionne ha ribattezzato Fca, FiatChrysler Automobile, sostiene di essere stata costretta a lasciare l’Italia per questi motivi. La nuova società, col nuovo marchio, avrà sede in Olanda e pagherà le tasse in Gran Bretagna, le fabbriche più efficienti si trovano negli Stati Uniti ed appartengono alla vecchia Chrysler. È grazie ai profitti di questa, infatti, che il gruppo rimane a galla; altrimenti le perdite nette nel 2013 sarebbero state del 15 % più alte, pari a più di 900 milioni di euro, 1,1miliardi di franchi. Marchionne non ha ancora cambiato lo storico motto che tanto piaceva all’avvocato Giovanni Agnelli: “Ciò che è bene per la Fiat è anche bene per l’Italia”, ma per coerenza lo dovrà fare al più presto. La questione Fiat si è risolta grazie al grande salto della globalizzazione: né il governo, né i sindacati, né il management sono stati in grado di abbattere quel cuneo fiscale che in Italia gonfia il costo del lavoro e allo stesso tempo sgonfia quello dei salari. È probabile che Electrolux segua l’esempio della Fiat e lasci il Paese. Un’impresa che, a differenza dell’ex marchio torinese, non comporterà la riformulazione del proprio motto. H½à'¬à'z T½Œö½ 3îÛØš +~˛à˛½¬ <wm>10CAsNsjY0sDQ30jUwMLK0sAAAWšiUtw8AAAA=</wm> <wm>10CFWKKw7DQAwFT©TV84sdešNYhUUFVfiSqLj3R_mwSjMaMttW3vD4Wt_7©ilFDwrAnllJNliU0qLRCsqJUFs0ERoXf_©V8A6M©xGocBoaMgs50mZ3z_Y7vicqyaWSdQAAAA==</wm> Œ˛ ©Õ'ÛÛ½ ˛\ t ' © Û ˛ ¬ ˛½ @Õ\ \ t½¬~˛ù ˛½ T½Œö½ Õ \ ¬ ˛½ Û Û ' t ¬ ˛Œ ö½ÛàÕ½ t½ ö½Œö½t\ÕÛÅt˚ T½Œö½ Kò˛ÛÛ HÕ'ł˛îł Š Û'Õö˛ù˛½ ~˛ ł\¬îà'¬ù˛½¬' `Õ\àî˛à½ ‚˛¬½ \ þÿ \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛{ `\Õ\¬ù˛\ ~˛ ‚\jjÕ˛t\ ‚˛¬½ \ ” \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ ' Õ˛©\Õ\ù˛½¬˛ Œ'`\à' \ŒŒÔîÛîÕ\ ‚˛¬½ \ ã \¬¬˛áþ”ÿ ÿÿÿ t˚˛Œ½ł'àÕ˛ Âö\Œ' ˛Œ Œ˛ł˛à' Õ\``˛î¬à½ ©Õ˛ł\ÄÅ T\Œ˛~\ ©Õ'ÛÛ½ ˛ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛ \~'Õ'¬à˛Å IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 Mastrapasqua si dimette Addio Maximilian Schell Dopo un lungo braccio di ferro col governo italiano ieri, sabato, il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua ha dato le dimissioni. A capo dell’Istituto nazionale previdenza sociale, aveva accumulato altri 24 incarichi ed era indagato per truffa È morto ieri, sabato, in una clinica di Innsbruck l’attore austro-elvetico Maximilian Schell dopo un’improvvisa quanto breve malattiva. L’82enne artista s’era aggiudicato nel 1962 il premio Oscar per il suo ruolo in "Vincitori e vinti" di Stanley Kramer 7 mondo LE MAPPE L’AMERICA L’economia riparte LUIGI BONANATE A Kiev si ritrovi la saggezza perduta E Staff LOB JOHN TLUMACKI/G ROGER AHLFELD, 52 ANNI Roger è un esempio che la ripresa economica americana esiste, ma è anche il simbolo dei problemi che hanno di fronte i disoccupati “di lungo corso” La “middle class” torna a galla con la fragile ripresa americana ALESSANDRA BALDINI da Washington Roger, Rob, Maurita... storie di vita tra la recessione e il sogno di Obama Per Roger Ahlfeld il dramma di due anni da disoccupato è finito improvvisamente con una telefonata. EVOLUZIONE del minimo salariale orario degli Usa Dall’altro capo del filo un dirigente del Tedeschi Food Store di Rockland, una cittadina del MassaValore nominale reale Valore attualizzato al 2013 chusetts, che gli chiedeva di fare il vice-pre10.10 sidente per le risorse umane. Finta flemma $10 dollari anglosassone, Ahfeld ha chiesto di poter $9 studiare il contratto. Ha riattaccato e si è $8 messo a fare salti di gioia nello studio. “L’ho $7 detto alla famiglia, ho chiamato i genitori. $6 Mia mamma si è messa a piangere”, raccon- $5 ta il 45enne manager di Framingham. Ro- $4 ger è un esempio vivente che la ripresa economica americana esiste, ma è anche il $3 simbolo dei problemi che hanno di fronte i $2 disoccupati “di lungo corso” come lui: molti $1 relativamente anziani, pieni di esperienza, 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2014 1940 sovra-qualificati e con una solida etica del Fonte: U.S. Department Of Labor - Bureau of Labor Statistics lavoro. Tutti messi davanti ad un crudele paradosso alla “Comma 22”, il famoso romanzo: più restano a casa e più è difficile riavere il posto. La storia di Roger è emblematica. Licenziato quando la società dove lavorava, una catena di ristoranti di Roxbury, è andata a gambe all’aria nel 2011, ha visto le settimane di disoccupazione diventare mesi e poi anni. Sua moglie si è ridotta a fare la cameriera per contribuire a pagare le bollette. Per vestire e dar da mangiare ai due figli gli Alhfeld hanno attinto abbondantemente ai risparmi. Roger otteneva colloqui di lavoro, arrivava tra i due o tre finalisti, ma il posto alla fine veniva dato ad un altro, “e allora cominci a chiederti se c’è qualcosa in te che non va”. La pressione psicologica era diventata insopportabile. Alla fine, grazie a LinkdIn, il miracolo: due giorni di interviste, poi il silenzio, infine la chiamata. Oggi Alhfeld porta a casa ogni mese quanto guadagnava prima di perdere il posto. Nella sua nuova posizione sovrintende a circa 2.200 persone. È lui, adesso, quello che decide se Tel. 076 226 24 78 - www.autovonk.ch licenziare e chi assumere. AUTO VONK QUARTINO L’architetto “lungodegente” La sua è una storia di successo, la middle class che torna a galla. L’America sta meglio, la locomotiva si è rimessa in marcia, ma la ripresa è fragile e anche chi sta riemergendo dal fondo dell’abisso ha difficoltà a tornare a nuotare. Prendete Rob Smith, architetto di Boston colpito e affondato due anni fa quando è scoppiata la bolla del mercato immobiliare: dopo 23 mesi di disoccupazione Rob ha ricevuto finalmente un’offerta di lavoro e una recente domenica si è messo su Facebook: “Ansioso ed eccitato di tornare domani a tempo pieno. Yikes!”. Eccitato? Comprensibile. Ma ansioso? L’architetto di Boston, come molti nelle sue condizioni, vede la ripresa con un senso di ansia, tristezza, paura: tristezza di lasciare la routine e alcuni progetti messi in piedi nei due anni da disoccupato, timori che le sue arti non siano più all’altezza di una professione che durante la sua assenza è cambiata. “È una sensazione comune - spiega la psicologa Debra Brown -. Dal punto di vista emotivo sei rimasto nella corsia lenta troppo a lungo, quando improvvisamente ti si chiede di correre a mille all’ora, la sfida di metterti al passo il prima possibile ti fa paura”. Rob era diventato nel corso dei mesi uno di quei disoccupati “lungodegenti” che, a un certo punto, smettono di cercare lavoro. Sono loro i protagonisti di un punto forte del discorso sullo stato dell’Unione di Obama, che recentemente hanno spinto al ribasso il tasso di disoccupazione ufficiale, perchè il governo GRANDE AZIONE Prezzo Auto Nuove € Bonus Vendita Audi A4 Avant 2.0 TFSI Quattro S-Line, full opt., nero -25% 51’950 Audi A4 Avant 2.0 TFSI Quattro S-Line, full opt., bianco -25% 51’950 Audi A4 Avant 2.0 TDI Quattro S-Line , full opt., nero -25% 46’950 Audi S5 3.0 TFSI Quattro, full opt., pelle, xenon, navi -35% 64’950 Audi TT Cabrio 1.8 TFSI, full opt., xenon, bianco -25% 39’950 Chevrolet Trax 1.6 LS, full opt., A/C, bianco -20% 19’950 Ford Kuga 2.0 TDCI 4WD Titanium, full opt., nero -20% 32’950 Hyundai IX20 1.4 Comfort, full opt., nero -25% 15’950 Mercedes S 250 CDI full opt., pelle, navi, nero -32% 89’950 Mercedes GLK 220 CDI Aut. 4Matic, bianco -20% 52’950 Mercedes CLS 250 CDI Shooting Brake, full opt., nero -25% 71’950 Nissan Qashqai+2 1.6dCi 4WD, full opt., 7 posti, nero -28% 29’950 Peugeot Boxer con Ponte Ribaltabile, A/C -40% 29’950 Peugeot Boxer Furgone Frigorifero, A/C, 3 posti -40% 45’950 Peugeot Boxer Furgone Congelatore, A/C, 3 posti -40% 49’950 Range Rover Sport 3.0 TD Nuovo modello, full opt., grigio -20% 95’950 Seat Leon 1.4 TSI FR, fari in LED, navi, full opt., nero -25% 24’950 Seat Leon 1.4 TSI FR, fari in LED, navi, full opt., grigio -25% 24’950 VW Golf VII 1.6 TDI High,full opt., navi,xenon,sensori,blu -36% 27’950 VW Golf VII 2.0 GTD DSG, navi, xenon, tetto, nero -23% 43’950 VW Golf VII 2.0 GTI DSG Performance, full opt., nero -23% 43’950 VW Golf VII 2.0 TDI 4 Motion High, full opt., bianco -25% 33’950 VW Polo Cross 1.6TDI DSG, navi, full opt., bianco -20% 24’950 Auto Occasione Anno KM Prezzo Hyundai H1 2.5CRDI People, full opt., 8 posti, grigio 75’300 19’950 Mini Countryman Cooper S ALL4 Aut, full opt., bianco 29’000 30’950 Porsche 911 Turbo S 918 Edition, nero 2013 12’000 199’950 conta solo quanti cercano attivamente un posto nell’arco delle precedenti quattro settimane. E gli scoraggiati come Rob? Finiscono dimenticati in una sorta di illusione statistica, lasciando immaginare che le cose siano più rosee di quanto non sono veramente. Intanto, 48 milioni di americani ricevono sussidi per la spesa - un massimo storico - e il tasso di povertà è fermo a oltre il 15 percento da tre anni consecutivi. L’operaia della Ford Per questi americani, la ripresa è ancora molto lontana. A Detroit Maurita Mussawwir durante la recessione non ha perso il posto alla Ford. Ma quando chiedi a questa operaia di colore, a 36 anni mamma di quattro figli e una delle sopravvissute alla crisi dell’industria dell’auto, cosa significhi per lei la ripresa, tutto quel che ti risponde è che lei e la sua famiglia sono ancora costretti a tagliare le spese. “Resisto ma di poco”, dice Maurita che ha adottato tutti gli schemi storici di risparmio delle famiglie americane passate attraverso la Grande Depressione degli anni Trenta. Quando fa la spesa sfrutta tutti i coupon sconto. Ha smesso di uscire a cena o andare al cinema. Sta attenta al costo delle medicine. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando lo Stato del Michigan ha annunciato che le donne dovranno pagare una assicurazione suppletiva per vedersi rimborsato eventuali interruzioni di gravidanza. “Così dovrò comprare ancora altri benefits per me e per ciascuna delle mie figlie femmine - spiega -. Vivere sulla East Coast comincia a sembrarmi molto attraente”. La sua storia è quella di tante altre famiglie e fa da contraltare ai segnali positivi annunciati dalla Casa Bianca e strombazzati dagli economisti. Le sue vicissitudini per mettere a tavola ogni sera i quattro figli sono rivelatori di una ripresa in cui i ricchi e le megabanche diventano sempre più ricchi, ma aumentano anche i livelli di diseguaglianza. Dal punto di vista di Maurita, così come per tanti della middle class “blue collar”, gli operai, i cordoni della borsa restano stretti. Se sei fortunato abbastanza da ricevere un aumento o un bonus, non è più così generoso come in passato. Eppure Maurita non si può lamentare. A Detroit c’è tanta gente che aveva buoni posti di lavoro e che da mesi, anni, è sulla strada. L’economia viaggia, ma... È un tema di cui si discute in questi giorni quello della diseguaglianza. Cinque anni dopo l’insediamento di Obama in mezzo alla crisi più grave dopo la Grande Depressione l’economia viaggia su basi più solide, ma la ripresa per molti è ancora lenta, la ferita di allora era così vasta che le cicatrici oggi sono ancora profonde. Con un ritmo di 16 mila miliardi all’anno gli Stati Uniti producono oggi più che mai, i prezzi delle case hanno cominciato a risalire, le imprese sono tornate ad assumere e Wall Street viaggia a livelli record storici. Le famiglie che guadagnano circa 400 mila dollari all’anno - l’1% più ricco del Paese - si sono accaparrate il 95% dei guadagni nel periodo tra 2009 e 2012, secondo gli economisti Thomas Piketty and Emmanuel Saez. Ed è così che i profitti delle corporation crescono più velocemente dell’occupazione. Quanto a Wall Street, dei suoi profitti hanno beneficiato solo metà degli americani. E di questa metà in numero sproporzionatamente maggiore bianchi ricchi e istruiti: una tendenza che contribuisce ad allargare ulteriormente il gap. Lungo tutto il ventesimo secolo abbiamo percepito i movimenti di piazza come una terribile sfida alla democrazia, addirittura come la prova dei pericoli che essa stava correndo. L’idea che persone raccolte in una piazza si trasformassero in una massa bruta, facile preda di qualsiasi agitatore, e potessero essere scatenate contro il potere costituito ci ossessionava. Si è trattato, per motivi diversi, di un timore provato sia dai governi conservatori sia da quelli progressisti. L’esempio di quest’ultimo caso è rappresentato dall’opposizione ad Allende in Cile. Gli esempi del primo tipo, a loro volta, si sprecano: le adunate oceaniche di Mussolini, le camicie brune raccolte ad ascoltare i discorsi di Hitler... Le manifestazioni di piazza (questa era la formula spregiativa usata) finivano anche sovente nel sangue: si pensi all’ottobre dell’insurrezione ungherese del ‘56, popolare e spontanea, sedata con i carri armati. La politica poi, specie dopo la fine del bipolarismo, sembrò essere rientrata nei ranghi, o meglio, nei palazzi del potere, senza più bisogno di appelli alle folle, disamorate della politica. Ma con le “primavere arabe”, le piazze sono tornate al centro della lotta politica: a Tunisi, al Cairo, a Istanbul, e ora a Kiev. In tutti questi casi l’intervento della piazza è stato visto (almeno da noi, in Occidente) in modo positivo, nella misura in cui si sperava sarebbe servito a far cacciare il dittatore (da Ben Ali a Mubarak, a Erdogan, a Yanukovich). E anche se la piazza porta con sé estremismi e violenze, a Kiev il pur delicato equilibrio che si sta istituendo tra forze opposte sembra indicare il modello di una nuova via d’uscita. Una via in base alla quale il potere costituito riconosce le buone ragioni della piazza e accetta di uniformarvisi, in cambio dello sgombero della piazza stessa. Non è impossibile un mondo in cui nessuno cerchi di abusare della sua posizione di forza. Ma bisogna imparare ad ascoltare le ragioni dell’altro, anche senza approvarle, e ad accettare dei compromessi: sempre meglio che abbandonarsi agli impulsi incontrollabili (e irrefrenabili) della piazza o agli abusi di un potere diventato impopolare. Naturalmente questa considerazione vale per tutti, Putin compreso, e anche per l’Unione europea, che deve mostrarsi amichevole senza cercare di sfruttare la situazione. 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Qui ha rilanciato la “maggiorina”, un sistema per legare i tralci sfidando le leggi della statica, “brevettato” dall’architetto della Mole. E ora produce l’antico “Vino dei papi” ‘ La storia “Coltivo il vigneto usando una tecnica inventata nell’800” Q Lavoro unico al mondo per i terreni scoscesi Due particolari delle vigne a Boca, nel cuore del Nebbiolo, con le viti intrecciate e sostenute da un palo, un sistema antico ma che era in disuso e che è stato rilanciato con successo da Christoph Kunzli GIANFRANCO QUAGLIA uesta è la storia-simbiosi di un viticoltore dell’Oberland bernese del Terzo Millennio e un architetto italiano dell’ 800. L’uno si chiama Christoph Kunzli, l’altro è Alessandro Antonelli: oggi sarebbe un archistar, nel XIX secolo fu colui che progettò la Mole Antonelliana di Torino. Che cosa hanno in comune due persone così diverse e lontane nel tempo tra loro? La viticoltura. Quell’Antonelli, tanto bravo quanto eclettico e strano, nato sulle colline del Novarese, oltre a ideare il monumento piramidale simbolo della città sabauda e la cupola di Novara, diede anche un notevole contributo alla coltivazione della vite, con un sistema unico al mondo, detto “Maggiorina”. Kunzli è un importatore di vini di Interlaken, ai piedi della Jungfrau. Dei vini europei conosce molte cose e del made in Italy è un estimatore. Ma sino agli Anni Novanta non si era mai occupato di Alessandro Antonelli, benché il Piemonte lo avesse attraversato più volte alla ricerca di buoni vini da commercializzare nella Confederazione. Accade che un giorno di 15 anni fa il suo amico enologo Alexander Trolf lo invita a scavalcare le Alpi per scendere nuovamente in Piemonte, ma questa volta la meta non è la collina di Langa, dove si produce quel nettare chiamato Barolo. Trolf lo spinge a scoprire un fazzoletto di collina, destinato all’oblio, tra il CHRISTOPH KUNZLI Il viticoltore dell’Oberland bernese mostra la “campanatura” dei pali La vicenda L’intuizione L’intreccio I pali La raccolta Il prodotto 15 ANNI FA OLTRE UN SECOLO LA CAMPANATURA UVA SELEZIONATA NETTARE DEI PAPI Christoph Kunzli arriva a Boca con l’amico enologo Alexander Trolf e scopre le viti a “maggiorina” È stata messa a punto nell’800 da Alessandro Antonelli, che progettò la Mole Antonelliana Tre viti intrecciate evolvono verso i punti cardinali sostenuti da un palo obliquo che regge la trazione dei tralci La vendemmia è rapida con grappoli selezionati. Dura 4 giorni, appena l’uva è all’apice della sua maturazione Il vino Boca viene chiamato anche vino dei Papi, perché un tempo veniva servito sulle tavole del Vaticano Lago d’Orta e la Valsesia, in provincia di Novara. Terra di Nebbioli dell’alto Piemonte, meno conosciuti e blasonati dei sacri “cru” coltivati nel sud della regione subalpina. “Trovai un paesaggio bellissimo e selvaggio, quasi tutto bosco e in mezzo pochi squarci di vite ormai abbandonati -ricorda Kunzli-. C’era solo un anziano viticoltore del luogo, Antonio Cerri, ottantenne, che resisteva e produceva ancora quel vino Boca chiamato anche vino dei Papi, perché un tempo veniva servito sulle tavole del Vaticano. Capimmo subito che dopo di lui non ci sarebbe stata storia né futuro”. Ma soprattutto Kunzli intuisce di trovarsi di fronte a un patrimonio senza eguali, in parte trascurato dagli italiani che hanno lasciato quelle terre per correre in città. Siamo nel cuore dei vigneti di Nebbiolo più elevati del Piemonte, accarezzati dall’aria che scende dal Monte Rosa. Lo svizzero s’innamora del luogo e Cerri gli racconta di una tecnica di coltivazione ormai obsoleta, desti- nata all’estinzione se non sarà raccolta da qualcuno che la tramandi. È un sistema inventato dall’architetto Antonelli, nato su queste colline, riguarda calcoli matematici, proiezioni, stabilità. Passerà alla storia come “Maggiorina”, da Maggiora, paese di nascita della famiglia Anto- Un enologo svizzero tedesco 15 anni fa lo invitò nel Novarese e scoprì una terra destinata all’oblio nelli e dove c’è la tomba dell’architetto. La tecnica è antica: tre viti intrecciate evolvono verso i quattro punti cardinali e formano una specie di coppa visiva. Il fatto è che quando sono carichi di grappoli i tralci non sempre reggono il peso e sotto la spinta del vento (siamo tra i 420 e i 520 metri) possono crollare. Antonelli trovò la soluzione pratica, sfi- dando il sarcasmo dei viticoltori della zona: studiò e misurò l’inclinazione del terreno, inventò la “campanatura” dei pali di sostegno con una inclinazione obliqua, in modo da compensare la forza trainante dei tralci. Così fu ottenuta una situazione di equilibrio e da quel momento (metà Ottocento) la tecnica della “Maggiorina” fu sposata anche dagli scettici. A distanza di un secolo e mezzo la storia si ripete: i viticoltori, che dapprima hanno guardato lo “svizzero” arricciando il naso, alla fine si sono convinti, anzi ne sono stati conquistati. Kunzli non ha stravolto tradizione e passato, ma ne ha fatto punti di forza, tenendo viva l’antica eredità di impianto, che probabilmente aveva preceduto addirittura i romani. Sulla paternità della “Maggiorina” infatti gli studiosi di enologia si dividono, ma un fatto è certo: il sistema rimane l’unico modo sicuro di coltivare su quei pendii scoscesi e l’architetto Antonelli, abituato a convivere con le leggi di staticità nella costruzione dei monumenti, trasferì il suo sapere nei vigneti. E Kunzli si è ispirato alla sua tecnica, l’ha adottata salvando le viti ancora in buono stato e restaurando quelle che sembravano condannate a morte. Oggi conduce un’azienda di nicchia, molto apprezzata. Quasi cinquantamila bottiglie l’anno, esportazioni in tutto il mondo (dal Giappone agli Usa oltre a una presenza in molti Paesi europei). Prodotti: il Boc Doc (85% di Nebbiolo e il 15% Vespolina), il rosso Piane (uva Croatina), il Mimmo (misto di Boca e Croatina), Maggiorina (Croatina, Nebbiolo e altre dieci varietà). Vendemmia rapida, non solo per ridurre i costi, ma per cogliere l’attimo, come dice Kunzli: “Tre-quattro giorni al massimo, quando la curva della maturazione raggiunge l’apice. Per ottenere un prodotto di alta qualità si deve stare entro quei margini. La selezione avviene già nel vigneto: in cantina arrivano solo i grappoli migliori già sfrondati di ogni acino imperfetto”. Insomma, quell’uomo venuto dal Nord ha portato un vento nuovo che ora è contagioso. Ci sono voluti il suo coraggio e la passione per contagiare anche altri pochi coltivatori della zona a riprendere in meno vigne abbandonate e rilanciarle. Come le sorelle Conti, un altro bel caso di imprenditoria familiare, che lavorano a pochi chilometri di distanza. _ƒ«¡{¥{ ¤{“ ›ƒ ‹“w«¤§“‹§ ¤›xx⁄¡y§ |§“‹{ ]⁄¡ {ƒ‹¡ { ⁄{ §“}wƒ¡‡‡w‡¡§ƒ¡ «{}›{ƒ‹¡ ~wƒƒ§ z{‹‹§ «— w⁄ \W_\P _⁄ Y§ƒ«¡}⁄¡§ ƒw‡¡§ƒw⁄{ >GGL P II?B ¡⁄ Y§ƒ«¡}⁄¡§ z{}⁄¡ i‹w‹¡ >IMP F?B ¡⁄ Y§ƒ«¡}⁄¡§ |{z{“w⁄{ Ywƒ‹§ƒ¡P ⁄w Y§ƒ|{“{ƒ‡w z{¡ z¡“{‹‹§“¡ ywƒ‹§ƒw⁄¡ z{¡ ‹“w«¤§“‹¡ ¤›xx⁄¡y¡ >Yjf?B ⁄w Y§ƒ|{“{ƒ‡w «fi¡‡‡{“w z{¡ z¡“{‹‹§“¡ z{⁄⁄{ ¤›xx⁄¡y~{ y§«‹“›‡¡§ƒ¡B z{⁄⁄w ¤¡wƒ¡|¡yw‡¡§ƒ{ z{⁄ ‹{““¡‹§“¡§ { z{⁄⁄àw¥x¡{ƒ‹{ >ZYfW? 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Marco Passalia Matteo Cocchi Il granconsigliere ppd ha domandato al governo se con i radar il Cantone non stia attuando una “strategia per fare cassetta”, puntando su maggiori ricavi grazie alle multe per le infrazioni stradali. È stato uno schiaffo per la Polizia cantonale l’iniziativa del Municipio di Coldrerio di istituire ronde notturne impiegando servizi privati di sicurezza, per combattere i numerosi furti avvenuti in questi giorni nella regione. 11 attualità “Mettiamo il nostro corpo in palio per una lotteria, non c’è nulla di immorale” Alexia e Mirella, prostitute, difendono la sexy “riffa” La reazione ‘‘ Ti-Press Chi fa il mestiere che facciamo noi, è consapevole di certe iniziative. I politici? Protestano ma poi vengono qui MAURO SPIGNESI A lexia ha 26 anni, occhi scuri e trucco leggero. Viene da Chisinau, capitale della Moldavia, e dice subito di non capire questo gran clamore: “In fondo è un gioco. Un gioco e basta”. La sex lotteria con cui se vinci, invece che un cesto regalo, guadagni una prestazione sessuale gratis, per la prima volta è stata fatta qui, all’Oceano, il noto locale a luci rosse di Pazzallo. Questo prima ancora di servire sui corpi delle ragazze drink e stuzzichini, attrazione del pendolarismo hardcore di una discoteca del Mendrisiotto. Ma alcuni giorni fa la piccante riffa si è replicata con successo in un altro locale ticinese, sollevando nuove polemiche e l’ironia del noto sito italiano ‘Dagospia’ che l’ha ironicamente ribattezzata: “La trombolata”. “Ma la lotteria non è l’unica iniziativa. Noi ragazze ogni tanto organizziamo pure feste a tema, alcune volte mascherate”, aggiunge Alexia seduta a un tavolino, mentre le sue amiche, in gran parte dell’Est, intrattengono i clienti già dalle due del pomeriggio. “Diciamo che è un diversivo, un modo per rompere la routine”, interviene Mirella, alta e biondissima, anche lei moldava, 28 anni e un italiano spedito. Un gioco, dunque. Parlando con queste ragazze non si avverte alcuna remora. “Corpi in vendita? Regole etiche? No riprende Mirella - noi facciamo questo lavoro qui in Svizzera perché stiamo bene, non andiamo per strada. Lavoriamo in un locale pulito, protetto, abbiamo un permesso regolare, paghiamo le tasse, e abbiamo anche la libertà di dire no se il vincitore di una lotteria non ci piace. Si offre una prestazione gratis, non una ragazza”. Alexia e Mirella, che quando ve- stono jeans e maglione non diresti mai che fanno le prostitute, non usano giri di parole. “Chi sceglie di fare questo mestiere lo sa, mette in conto anche feste di questo genere. Altrimenti non lo farebbe. Le lotterie attraggono clienti e noi, ed è ciò che ci interessa, guadagniamo. Diciamo così: lo facciamo per marketing. E chi viene qui è soddisfatto, gioca e ride, gioca e si distrae, gioca e sta bene. Nulla di più”. E di gente ne arriva. Tanta. Arrivano gli habituée, arrivano i curiosi e pure ragazzi giovani. La roulette L’intervista Duro avvertimento del ministro Norman Gobbi del sesso gira, sino all’urlo del cliente che ha conquistato il bonus. Ma la pallina si può fermare anche nella casella dello sdegno, nelle proteste che giungono sino in Gran Consiglio contro le lotterie “che mettono in palio gli esseri umani”, come sottolinea un’ interrogazione al governo dei socialisti. Alessia e Mirella non replicano. “Ognuno - dicono - la pensa a modo suo. Ed è giusto così. Non è forse questo il caso, ma prima di parlare i politici dovrebbero fare un esame di coscienza. Per- “Questi sono giochi da condannare” “Q ualsiasi lotteria che metta in palio il corpo di una persona, non solo è da condannare da un punto di vista etico, ma vien punita anche dal codice penale”. Non scherza il ministro delle Istituzioni Norman Gobbi sulla riffa a luci rosse, che ha suscitato clamore in Ticino e non solo. “Le verifiche di polizia hanno però accertato che non erano in palio delle prostitute, ma dei premi consegnati da una pornostar. Ma al di là di questo, non si può accettare che vengano messe in palio prestazioni sessuali, sono iniziative certamente da condannare”. Non è la prima volta che vengono proposte sexy-lotterie, siete già intervenuti in passato? “Non è la prima volta, è vero. Siamo già intervenuti qualche anno fa, su segnalazioni poi mai confermate dai fatti, e anche in considerazioni di un atto parlamentare della deputata socialista Pelin Kandemir”. Lotterie del genere, non sono lesive della dignità della persona e perseguibili per legge? “Sicuramente, tanto che chi ha promosso questa lotteria, è stato avvertito che se fossero messe in palio prestazioni sessuali, rischia di incorrere nelle sanzioni del codice penale svizzero per infrazione dell’articolo 195, in quanto la ragazza non opererebbe liberamente, ma sotto costrizione”. A che punto è la legge sulla prostituzione? ché tanti poi ce li troviamo in camera. Veniamo in Ticino da tre anni e abbiamo avuto anche politici tra i nostri clienti, e pure gente famosa. Tutti sempre molto gentili”. Ma può essere una giustificazione tutto questo? Come si può IL MINSTRO Norman Gobbi, titolare del dipartimento delle Istituzioni “È ferma in commissione. Saremo sentiti settimana prossima per chiarire alcuni punti controversi, quale, ad esempio, le modalità con cui la polizia può intervenire direttamente per effettuare controlli nei postriboli, cosa che permetterebbe di essere più efficaci e tener meglio sotto controllo un settore assai sensibile”. Quando pensa che arriverà al voto in parlamento? “Spero di farla approvare entro l’estate. Siamo consapevoli che non è chiudendo i postriboli che il problema si risolve, verrebbe invece ‘disperso’ nei vari appartamenti, diventando così più difficile da monitorare”. c.m. sentire una donna quando capisce d’essere finita sulla giostra del sesso, oggetto di una “tombola” in versione piccante? Le ragazze si fanno serie. Alessia scandisce le parole: “Bisogna partire da un concetto: noi lo facciamo per soldi. E basta. Lo facciamo perché abbiamo deciso di aprire una parentesi, guadagniamo e poi ripartiamo. Sono rientrata in Ticino dopo un lungo periodo passato in Moldavia. Ho messo soldi da parte. Quando smetterò di fare questo lavoro ricomincerò la mia vita”. Aggiunge Mirella: “Siamo un po’ come i calciatori dobbiamo sfruttare gli anni di bellezza che ci restano, guadagnare in fretta. Poi ci ritiriamo. Anche per questo servono le lotterie. Perché lo facciamo? Per sistemarci, per aiutare a casa. Vedere i nostri genitori, ignari ma sereni, ci aiuta. Tra noi c’è chi compra due, tre appartamenti. Chi investe in una boutique. Ognuna ha avuto un motivo diverso per cominciare”. Per capire questa scelta - bisognerebbe vedere dove hanno vissuto tante ragazze, dice Alexia: “Bisogna trovarsi in certe situazioni, vedere la miseria che hanno vissuto tante di noi. Allora anche questa lotteria ti sembra davvero un gioco. Nulla di più”. [email protected] Q@maurospignesi %4 #" 6,7* 3&4;:,4<154, 81);7,<<& &-.+&(121:’ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-4-Ñ.°5°+)-¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8,Ý)!11$3û+6(ªì)1/2Ñ,Ýö&22©")8Êû50³ïÄúò(ò(0³Ñò9ïïæ Êú!$;9¦Ó˙+È©!57ú39Ó Ì5û$-ú:"°éÊ8©(:6È9(š.°39èÌ,Êú79+62Ýû-.!æïȦ8°½Ãñʾ 4)0, 12 $ # +1), #"* *-3*(,( $++1#-*.-( 37*88(2$ ’(++( $25* ( ,(35*(2*& $++1#-*.-( 37*88(2$ ’(* %.-5$’*-*& $++$ (’(2$8*.-( ’(+ 562*3,.& $+ 26//. /(2 +( 2()*.-* ’* ,.-5$)-$& $ "2. !$562$& (%%0 994%0#?043( <8#*+%4 ( #2$0(3<(& "(?043( ’(11# "=0??(8# 0<#10#3# !#9(11# 649<#1( 5@)-& :,@5 (1103?43#& >>>7#11(#3?#/<67%. #" $**$ +$,54&,7)-,& & $**1$+.*)$+&,4- %&**$ 2&4& ’&22-6)$2)$ / ! 0 IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 12 attualità La polizia comunale zurighese LA NOVITÀ ha deciso di acquistare due “velivoli” Traffico e prevenzione telecomandati. Ma i socialisti... MINIATURE D’AEREO IN VOLO ESPLORATIVO Un drone sui cieli del Ticino, qui i piccoli velivoli telecomandati sono usati anche per controllare le frontiere “Attenti a quei droni potrebbero violare la nostra privacy!” FRANCO ZANTONELLI V olano silenziosi, grazie al loro propulsore elettrico, sono diventati famosi per l’impiego nei teatri bellici ma, oggi godono di un crescente successo, anche in campo civile. Oltre ad essere, ormai, il nuovo giochino ipertecnologico di molti aeromodellisti, anche alcuni corpi di polizia, come quelli di Zurigo e San Gallo, pensano di farne uso. Sono i droni, gli aerei senza pilota che, nella guerra contro il terrorismo, hanno interpretato la nuova strategia militare statunitense, trasformandosi in una sorta di incubo, per quei jihadisti e combattenti di Al Qaida che la Cia ha deciso di eliminare. Missione compiuta, finora, almeno dal punto di vista di Washington, sia pure tra le critiche delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, visto che più di un quinto delle 3061 vittime dei droni erano civili innocenti. Ma non sono solo strumenti di morte questi apparecchi pilotati a distanza con un telecomando. “Purtroppo però constata un imprenditore ticinese che ne ha fatto il perno di una brillante start up - i droni sono vittime di una fama negativa, che trascina con sé chi li utilizza”. E forse non è un caso se, a Zurigo, la decisione della polizia comunale di acquistare due di questi apparecchi, muniti di una telecamera ad alta definizione, sta suscitando delle perplessità. “Li impiegheremo per riprendere le immagini di incidenti ed incendi, così da avere un quadro in tempo reale della situazione”, ha spiegato il portavoce della polizia, Marco Cortesi, senza tuttavia convincere alcuni esponenti della sinistra. Ad esempio i giovani socialisti intravvedono, I modelli MADE IN SUISSE Una azienda di Losanna, SenseFly, costruisce droni utilizzati anche dalle organizzazioni non governative (Ong). Sono stati impiegati pure ad Haiti dopo il terremoto nonostante le rassicurazioni del Municipio, il rischio di una violazione della privacy dei cittadini. Scettici, anche, gli esponenti della lista alternativa di cui fa parte il sindaco Richard Wolff. Intanto, anche la polizia di San Gallo ed i servizi anti-incendio di Ginevra stanno pensando di dotarsi di un drone. Senza dimenticare che, di recente, in Ticino, un I SOFTWARE I modelli di SenseFly, Ebee e Swinglet, riescono a coprire vaste zone in un solo volo. Vengono programmati e governati attraverso software piuttosto elaborati drone delle Guardie di confine è stato impiegato nelle ricerche di un’escursionista scomparso. Per non parlare dell’intenzione di Amazon, il gigante della vendita online, di servirsene per la consegna di pacchi. Un progetto che, tra l’altro, sta accarezzando anche la Deutsche Post. Insomma non solo l’ennesimo gadget alla moda, come tiene a puntualizzare Nicola L’USO La società losannese Pix4D elabora software in 4D per i droni, soprattutto per quelli usati per scandagliare il territorio. O per fotografare dall’alto. ma serve un permesso Del Biaggio, della Federazione gruppi aeromodellisti della Svizzera Italiana. “Sicuramente - dice consente di poter volare con telecamere o fotocamere molto leggere e con una qualità d’immagine ad alta definizione. Ciò fa sì che il drone, dal momento che può fare volo stazionario, abbia diverse applicazioni: dalla semplice richiesta di fotografare qualche cosa dall’al- to, senza avere dei costi spropositati come un elicottero, fino alla possibilità, per il potenziale acquirente di un appartamento, di apprezzare la vista che avrà, quando ancora la casa non è stata costruita”. A chi sostiene che questi aggeggi siano pericolosi, in quanto possono sfuggire al controllo di chi li manovra, Del Biaggio replica che far volare un aeromodello richiede una certa manualità e disciplina: “Per questo ci sono dei club che insegnano le basi del volo e a rispettare le regole”. A proposito di regole, considerato che i droni si stanno diffondendo sempre più, la legge pone dei precisi paletti: “Una certificazione dell’Ufac, l’Ufficio Federale dell’Aviazione civile, per i modelli che superano i 30 kg di peso e che vengono considerati alla stregua di veri e propri aerei”. [email protected] >î½ö½¶ Iî˛tØ H½ò'ÕU\Û˚z Õ˛Û©\Õł˛\Õ' à'ł©½ ' ~'¬\սŠ”µ ł˛¬îà˛z Iî˛tØ H½ò'ÕU\Û˚ HÕ½`Õ\łł\ t½ł©Œ'འt½¬ ˛Œ ł˛`Œ˛½Õ ö½à½ g J˛Û©\Õł˛\Õ' „¬½ \Œ ãÿ À ~˛ ~'à'ÕÛ˛ö½ t½¬ Mò˛¬*½Ûgg 1˛¬½ \Œ ãþ ł\Õù½ èÿþ‰ ©½àÕb t\łj˛\Õ' Œ\ Kî\ ö'tt˚˛\ Œ\ö\àÕ˛t' t½¬ î¬ ¬î½ö½ ł½~'ŒŒ½ ˛¬ ½‚‚'Õà\ Û©'t˛\Œ' ÂU:3 þÿÿ˝èÿ (3 `{ U:3 þÿÿ˝ãÿ (3 Û{ U=3 þÿÿ˝èÿ (3Ä ' \©©Õ½„àà'Õb ~'Œ H½ò'Õ ’½¬îÛ ~˛ (31 èÿÿņŠ(31 èÿÿņ H½ò'Õ ’½¬îÛ @Õ\ ~\Œ Kî½ t½¬t'ÛÛ˛½¬\Õ˛½ =˛'Œ'Å gt'Õà˛„t\འ~\ŒŒÔ4Ûà˛àîའò‚: gg t'Õà˛„t\འ~\ŒŒÔ4Ûà˛àîའ+t½ 'ÅTÅ La polemica La città non si può più mungere e sul deficit il Cantone ha grosse colpe La mossa di Morisoli Il Ps contro lo Scudo Contrario e scettico sull’efficacia del “freno al deficit”, recentemente approvato dal parlamento, il deputato di Area liberale Sergio Morisoli propone ora di istituire un referendum obbligatorio su ogni nuova spesa. E presenta un’ iniziativa parlamentare. L’assemblea del Ps di Lugano, ieri sabato, ha approvato una risoluzione che contesta la decisione del Servizio d’assistenza e cura a domicilio del Luganese (Scudo) di disdire il contratto collettivo di lavoro. Sono interessate oltre 220 persone. 13 politica IL PUNTO IL DEBITO PUBBLICO dei Comuni, in franchi Numero abitanti CATHERINE BELLINI Debito Ticino 341.652 1, 641 miliardi Lugano 67.201 561 milioni* René Bossi © ilcaffè IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 * Lugano ha quasi un miliardo di esposizione con le banche Bellinzona 18.305 83 milioni Chiasso 8.022 11 milioni (dati 2011) Locarno 16.027 41 milioni Mendrisio 15.356 61 milioni IL DEBITO in altri Comuni svizzeri L’intervista Bienne 50.013 109 milioni Lucerna 79.478 46.6 milioni San Gallo 78.413 145 milioni Thun 43.783 95 milioni Winterthur 107.799 28 milioni “Tagliare con la scure le spese inutili” Il municipale Quadri contesta la linea anti deficit di Lugano e chiede altre misure MAURO SPIGNESI “Certo, tra deficit e debito pubblico davvero siamo messi male. Però anche alzando il moltiplicatore al 200 cento per cento non risolveremmo i problemi”. Lorenzo Quadri, municipale leghista di Lugano, sulle finanze cittadine continua ad andare controcorrente rispetto ai suoi compagni di esecutivo, e di partito, Marco Borradori e Michele Foletti, e chiede un drastico tagli delle spese inutili. Thun, Bienne, San Gallo, centri paragobabili a Lugano per abitanti, hanno un debito pubblico più basso. La città-locomotiva del Ticino rischia di diventare un caso nazionale? “Sentendo i numeri l’impressione è questa, che stiamo peggio di altre città svizzere. Non vorrei però che gli altri centri simili al nostro abbiano fatto i conti utilizzando criteri differenti e risultino più sani. Difficile fare un reale raffronto”. Per il sindaco Borradori e il suo collega Foletti la prima cosa da fare è l’aumento del moltiplicatore all’80 per cento. Lei e una parte della Lega siete contrari. Si andrà allo scontro quando si voterà l’aumento? “Nella Lega ci sono posizioni diverse. E la discussione è appena cominciata, venerdì abbiamo avuto un primo incontro”. Se resterà la spaccatura, in futuro potrebbero esserci riflessi anche sulla vita politica e amministrativa della città? “Per ora nel dibattito quello che ci divide sono gli strumenti da usare per rimettere in carreggiata i conti. Non è un mistero che ci sia chi, con a capo Foletti e Borradori, vuole un moltiplicatore all’80 per cento e chi, come me, ritiene che massimo si possa arrivare al 75-76 per cento”. Lei non si muove di un millimetro? “No, perché con un carico eccessivo di imposte non c’è più simmetria tra maggiori entrate e minori uscite. Però sia chiaro: la discussione interna alla fine si riduce a questi 4- 5 punti di moltiplicatore. Ma il discorso è anche un altro: è vero che Lugano ha un grosso debito, ma ha L’analisi segue dalla prima pagina PAOLO BERNASCONI * S peravano, perchè il decreto legge italiano in vigore dal 31 gennaio contiene una brutta sorpresa: uno sconto sulla pena per chi abbandona la Svizzera, riportando il suo patrimonio presso le banche italiane o di Paesi Ue. Una manifesta discriminazione. Giustificazione italiana: i Paesi Ue collaborano nello scambio di informazioni. Giustificazione fasulla, visto che si parla di capitali che, grazie alla autodenuncia, saranno stati dichiarati, rendendo superflua la cooperazione svizzera per accertarli. Come superare lo stallo? Da parte svizzera si ratifica la clausola per lo scambio di informazioni allargato all’evasione fiscale semplice. Costo zero, anzi passo obbligatorio, da quando, nel 2009, il Consiglio federale, per evitare la lista nera sventolata dall’Ocse, dichiarò che, senza condizioni, si sarebbe conformata alle regole minime Ocse sulla cooperazione internazionale in materia fiscale. Già fatto con una quarantina di nazioni. L’Italia chiese, ma la Svizzera chiese contropartite. E partì il negoziato. Continuato come un minuetto: quattro passi avanti, una giravolta, due passi a destra... Così, da mesi. Tutti sapevano, salvo i lettori dei giornali, che non si sarebbe firmato proprio nulla giovedì scorso. Perchè dal tavolo la polpa è sparita, restano le lenticchie. Il sistema Rubik, in vigore per Austria e Gran Bretagna, prevede di mantenere nascosti i nomi degli evasori fiscali italiani. Questi tempi sono tramontati. E a Bruxelles gli accordi fra un Paese Ue e Svizzera ormai sono sgraditi. La Svizzera collettore delle imposte dovu- anche un patrimonio immobiliare di svariate centinaia di milioni”. Si può vendere parte del patrimonio? “Prima di ritoccare il moltiplicatore bisogna tagliare con l’accetta le spese inutili. Certo, poi si può anche vendere qualcosa”. Cosa esattamente? “Ad esempio la Villa Heleneum, dove c’è il museo delle culture. Ma le vendite vanno fatte per finanziare gli investimenti non per mettere cerotti nella gestione corrente, altrimenti si rischia di perdere il patrimonio in pochi anni”. Lugano è la città traino del cantone, la zavorra del debito frenerà pure la corsa del Ticino? “Sicuramente i riflessi ci saranno. Però bisogna dire che il Cantone ha grosse responsabilità su quanto accaduto a Lugano. La città paga complessivamente 40 milioni di franchi di contributi perequati- L’assurdo minuetto della fiscalità tra Roma e Berna te? E chi ci crede più, dopo che il modello bancario dal 2005 ha messo a disposizione tutti i trucchi per eludere l’euroritenuta. Milioni nascosti grazie a polizze assicurative, deplorate - tardivamente - dalla Finma; migliaia di trust e di fondazioni di famiglia fasulli. E ora i trucchi vengono al pettine: Bruxelles, al locomotore di un accordo più stringente sull’euroritenuta, ha aggiunto il vagone dello scambio automatico di informazioni fiscali. Alle stazioni svizzere, questo treno verrà fermato. Ma non potrà essere fermato un vagone simile, ossia la Convenzione del 1988/2010 sulla cooperazione fiscale. Perchè stavolta la locomotiva si chiama Ocse. E in quella lista nera la Svizzera non può cadere. Ecco perché il Consiglio federale l’ha già dovuta firmare, con l’approvazione della Associazione svizzera dei banchieri, e perchè il Parlamento dovrà ratificarla, così come dovrà ratificare il diktat Ocse sulla punibilità del riciclaggio del provento di frode fiscale (che farà bene anche alle casse di Cantoni e Comuni). Come ha già ratificato il sistema delle “rogatorie di gruppo”, made in Usa, che permetterà al fisco estero di pescare con la rete a strascico. Ecco perchè Roma ha varato l’autodenuncia, pensata ed elaborata mesi prima che il Consiglio fe- vi, tra perequazione propriamente detta, 28 milioni, e la perequazione socio sanitaria. Un peso insostenibile”. E, dunque, che si può fare? “Bisogna cambiare. È finito il tempo della mucca da mungere. Peraltro Berna ha detto che quella del Ticino è la peggiore la perequazione vigente, ha criteri sballati. Al ministro Gobbi non ha fatto certamente piacere, ma questo è stato detto”. Dopo anni di accuse al Ps d’essere il partito delle tasse, ora siete voi ad aumentarle? “No, il Ps le tasse le vuole sempre alzare noi solo in situazioni eccezionali come questa. Aggiungo, poi, che sino ad aprile 2013 non eravamo noi il partito di maggioranza relativa”. Le casse sono vuote, i progetti della grande Lugano dove finiranno? “Sicuramente bisognerà completare la Casa anziani di Pregassona, poi chiudere il cantiere del Lac anche se sarà un problema farlo funzionare. Infine, ma si va su tempi lunghi, bisognerà puntare sul Polo turistico alberghiero di Campo Marzio che può generare interessanti indotti”. [email protected] Q@maurospignesi derale firmasse la Convenzione 1988/2010. Perchè la rete ha maglie sempre più strette. E le banche lo sanno, e raccomandano di regolarizzarsi. Per non avere rischi penali, amministrativi, a casa propria e all’estero, per i propri dirigenti e dipendenti, nè per il proprio patrimonio. Evitare perdite, come quelle colossali dovute al modello di aiuto alla frode dei contribuenti Usa, in violazione degli impegni presi firmando ciascuna con il fisco Usa il contratto come Intermediario Qualificato (Qi). Il modello imprenditoriale fondato sull'aiuto alla frode non paga: lo dimostra la irreparabile catastrofe con gli Usa. Lo dimostra lo stallo negoziale con l’Italia. A meno che Roma rifletta sull’esperienza Usa: il Programma Fatca presuppone un’organizzazione amministrativa tale da imporre persino al colosso Usa, una pausa di quasi un anno.Quanti evasori pentiti si aspetta l’Italia? Mille, 10mila, 50mila? Altrettanti dossier su dieci anni di attività. Quanto tempo per controllarli e calcolare imposte e sanzioni? Forse c’è ancora uno spazio di cooperazione. La banca elvetica ha capacità di rendicontazione che manca in Italia. Per soddisfare gli standard minimi dell’Ocse e uscire dalla lista nera italiana. Volete risolvere anche la questione dei frontalieri? Servirà un altro anno? E intanto il treno della cooperazione secondo il modello Ocse si avvicina. Un buon negoziato parte da una buona analisi della realtà. Priva di ideologie ed evitando di mostrare i muscoli, specie chi ne ha meno. E mantenendo il rispetto. Ogni “Fallitalia” sulla faccia dei negoziatori italiani allontana il traguardo. E altrettanto se ribattessero con “Fallugano”. Abbiamo destini intrecciati. Il modello “rifugio fiscale” ci ha arricchiti, il modello “regolarizzazione” ci impoverisce. È una delle ragioni per cui il gettito delle banche nelle casse luganesi, dal 2005 ad oggi, è passato da 52 a 13 milioni. Meglio accordarsi. E in fretta. *Avvocato e docente di Diritto penale dell’economia La Svizzera diplomatica ha un ruolo importante Attenti a dove mettete i piedi, potreste incespicare nel presidente dell’Iran, Hassan Rohani, incocciare nel presidente giapponese Shinzo Abe o ancora ritrovarvi a comprare cioccolato accanto al capo della diplomazia americana, John Kerry. Da qualche mese, la Svizzera figura tra le destinazioni predilette dei grandi del Mondo. Che sia per ragioni economiche o per tessere una rete di incontri, come essenzialmente nel caso all’appuntamento annuale di Davos. Oppure per trovare soluzioni diplomatiche alle grandi crisi del pianeta: per esempio sulle questioni legate al nucleare iraniano o per la guerra in Siria. A volte ci si è presi gioco di quella Ginevra che si credeva capitale del mondo, o di quella Svizzera neutrale che si vantava dei suoi buoni uffici e delle sue organizzazioni internazionali, mentre perdeva il suo appeal dopo la caduta del Muro. E tuttavia, dallo scorso giugno e dalla prima conferenza sulla Siria a Ginevra, passando dalla seconda fase a Montreux a fine gennaio, e dal riavvicinamento, ancora a Ginevra, tra Iran e Occidente, la Svizzera diplomatica sta riguadagnando la sua nobiltà. Didier Burkhalter, presidente della Confederazione e ministro degli Affari esteri, un uomo introverso, non può impedirsi di gioire. Tanto più che quest’anno presiede l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse). Come messo in rilievo dalla Neue Zürcher Zeitung questa settimana, la Svizzera approfitta non solo dei suoi antichi atout, come la neutralità, il fatto di non avere un passato coloniale e il non fare parte di un “blocco” di Paesi, contrariamente ai membri dell’Unione europea. Ma beneficia anche di un nuovo inasprimento delle relazioni tra la Russia e l’Occidente. Pur mantenendo i propri meriti: ha osato mostrarsi più “aggressiva”, sempre pronta a segnalare la messa a disposizione di specialisti, tecnici o diplomatici. Perché “la Svizzera non è un piccolo Paese”. Ricordate chi ripeteva questa frase come un mantra? Sì, era Micheline Calmy-Rey, l’ex ministra degli Affari esteri socialista. Sì, proprio quella consigliera federale che spesso infastidiva, tanto amava mettersi in primo piano. Ma che ha avuto il grande merito di mettere il suo Paese e le sue competenze al primo posto, iniziando con lo spiegarle agli svizzeri stessi. E che, nella Berna federale, non ha mai smesso di sottolineare la necessità di sostenere la Ginevra internazionale, dove spesso si giocano il ruolo e la reputazione del nostro Paese. Brillante rientro nel fondo per Dario Cologna Per Patrizia Kummer IN dominio sullo snowboard TELE VISIONE Grazie al successo nel gigante di Al rientro in Coppa del Mondo di sci nordico dopo l’infortunio, Dario Cologna ha superato in pieno il test sulla 15 km classica di Toblach. Il campione grigionese ha addirittura chiuso brillante secondo dietro Legkov. Sudelfeld, l’elvetica Patrizia Kummer si è assicurata la prima posizione nella classifica di specialità e nella generale di parallelo di Coppa del Mondo di snowboard. Già sua la coppa di slalom. losport domenica 2 febbraio 14.15 LA2 tennis: Serbia-Svizzera È deceduto a 75 anni l’allenatore Luis Aragonès Eren Derdiyok in rete con il Bayer Leverkusen Neuchâtel è indigesta per i Lugano Tigers domenica 2 febbraio 10.25 / 13.25 LA2 sci: slalom gigante m. venerdì 7 febbraio 16.50 LA2 Cerimonia apertura Olimpiadi domenica 2 febbraio 11.30 LA2 sci nordico: sprint donne e uomini sabato 8 febbraio 7.30-20.30 LA2 Olimpiadi invernali 2014 Pochi mesi dopo aver dato l’addio al calcio, l’allenatore spagnolo Luis Aragonès si è spento all’età di 75 anni. Aveva tra le altre cose guidato la nazionale iberica alla vittoria ad Euro 2008 in Austria e Svizzera. Impegnato con il Bayer Leverkusen nella partita di Bundesliga tedesca contro lo Stoccarda, l’elvetico Eren Derdiyok ha realizzato il punto del 2-1 che ha permesso ai rossoneri di mantenere il secondo posto. Seconda sconfitta consecutiva sul campo dell’Union Neuchâtel nel basket per i Lugano Tigers, che hanno particolari problemi nel digerire questo avversario. Il 78-67 finale riavvicina la squadra della Riveraine ai bianconeri in classifica. Reuters Domenica 2 febbraio 2014 L’appuntamento DA WAWRINKA AL SUPER DOPPIO Dapprima Stan Wawrinka ha regalato alla Svizzera il punto del 2-0 dopo il trionfo in Australia, poi il doppio Lammer Chiudinelli ha chiuso i conti Le Olimpiadi con un fascino tutto femminile www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè ALLE PAGINE 18 e 19 Il tennis Per l’Ambrì Piotta e il Lugano i playoff sono ormai alle porte NOSTRO SERVIZIO La Svizzera a caccia Poteva essere la serata dell’accesso ufficiale ai playoff per Ambrì Piotta e Lugano. E, invece, manca ancora qualcosina. Perché i leventinesi hanno vinto, ma solo ai rigori, mentre i bianconeri hanno perso in casa contro il Davos. Bisognerà insomma attendere dopo la pausa olimpica. Quando Nordlund infila il disco dell’1-0, nel corso del primo tempo, sembra che il più sia fatto contro un Rapperswil quasi impotente. E, invece, a resuscitare i sangallesi ci pensa la “fantasia” dell’Ambrì. Che concede sì il pareggio in 5 contro 3 - e ci può stare -, ma in avvio di terzo centrale ne combina una dopo l’altra. Ritrovandosi sotto 3-1 ancor prima di metà partita. Quando a suonare la carica deve intervenire la “solita” linea fosforo di Bianchi e Grassi e la prima rete in stagione (!) di un difensore svizzero, Grieder nello specifico. Il pareggio arriva invece sugli sviluppi di una superiorità numerica del Rappi, da dove si sganciano Duca e Noreau, con il canadese ad infilare Aebischer. Tutto sistemato? Neanche per idea, perché l’Ambrì rientra in pista nel peggiore dei modi nel terzo tempo, concedendo troppo spazio agli ospiti, che non esitano ad approfittarne con Danielsson. Fortuna per i leventinesi che elementi come Grassi non mollano un millimetro, ed è proprio il giovane attaccante a riportare tutti in parità sul 4-4. Ai rigori, Giroux, Duca e Zurkirchen conquistano poi i due punti comunque importanti. Alla Resega, la partita tra bianconeri e Davos un po’ delude. Almeno per quanto concerne il ritmo, perché le interruzioni di gioco rendono poco piacevole lo svolgimento delle azioni. Poco della Davis Reuters Il doppio Chiudinelli-Lammer vince e i rossocrociati s’involano ai quarti male, comunque, per il Lugano, almeno in avvio, visto che portatosi in vantaggio con Fazzini incappa poi in un “incidente” nel terzo centrale, incassando il pareggio grigionese con Lindgren. Ritrovato il bandolo della matassa, gli uomini di Fischer insaccano anche il 2-1, con il prezioso Marco Maurer, ma è ancora una leggerezza in impostazione a tenere in corsa il Davos, che ringra- zia con Ambühl. E nel terzo conclusivo i grigionesi di Del Curto si fanno preferire, infilando il 3-2 con Reto Von Arx e controllando poi con agio nel finale l’assalto bianconero. m.s. LaNhl Roman Josi batte Brunner con un assist ESULTANZA E SOFFERENZA Troppa fatica e troppi errori per l’Ambrì nella vittoria ai rigori contro il modesto Rapperswil, ma due punti molto importanti comunque La nottata degli elvetici impegnati nelle ultime partite di Nhl prima delle Olimpiadi è stata caratterizzata dal “derby” tra i Nashville Predators di Roman Josi e i New Jersey Devils di Damien Brunner. A vincere la sfida tra connazionali è stato il difensore della franchigia del Tennessee, che ha fornito anche l’importante assist del provvisorio 2-2 a soli 11 secondi dalla fine dei tempi regolamentari. Nel supplementare, poi, i Predators hanno insaccato il punto del successo con Shea Weber, autore di una doppietta. Negli oltre 26 minuti di ghiaccio, Josi ha chiuso con un bilancio personale di +1, mentre Brunner è stato schierato per 12’27 e ha concluso con un bilancio neutro. Decisamente meno positiva la prestazione di Yannick Weber, schierato da Vancouver per pochi minuti nella partita persa dai Canucks per 4-3. Sulle altre piste di Nhl, spicca il successo per 4-1 dei New York Rangers nella stracittadina della Grande Mela contro gli Islanders, vittoria che permette ai Rangers di consolidare la propria posizione nella Eastern Conference, dove domina sempre Pittsburgh. Ad Ovest, invece, sempre prima Anaheim. MASSIMO MORO La Svizzera va a caccia della Coppa Davis. Quest’anno potrebbe essere veramente l’anno buono per riuscire a conquistare la prestigiosa Insalatiera d’Argento, finora solamente sfiorata con la finale persa contro gli Stati Uniti nel lontano 1992. La decisione di Roger Federer di prendere parte al primo turno contro la Serbia è senza dubbio di buon auspicio. Tutto dipenderà se il basilese confermerà la disponibilità a disputare i match per riuscire finalmente a conquistare l’ultimo trofeo che ancora manca nella sua preziosa bacheca. Un successo sudato quello ottenuto nel doppio da Marco Chiudinelli e Michael Lammer che hanno avuto la meglio sul duo composto da Nenad Zimonjc e Filipp Krajnovic per 7-6 (7-3), 36, 7-6 (7-2), 6-2 in tre ore e quindici minuti di gioco, chiudendo il primo turno per 3-0. “Siamo riusciti a giocare un tennis molto solido - ha dichiarato Chiudinelli - e questo grazie anche all’appoggio di Federer e Wawrinka. Sapere che loro sono in squadra con noi è davvero molto importante”. Una vittoria quella ottenuta ieri, sabato, dalla Svizzera in doppio che chiude, con un giorno d’anticipo, la sfida contro la Serbia e permette così sia a Federer sia a Wawrinka di prendersi una giornata di relax per recuperare al meglio dagli sforzi profusi negli ultimi Open d’Australia. Intanto il doppio che si è dispu- ROGER FEDERER La decisione del basilese di partecipare al primo turno di Davis ha spianato la strada alla Svizzera verso l’acccesso ai quarti di Coppa Davis Reuters L’Associazione svizzera di calcio ha sempre dato parecchia importanza alla formazione degli allenatori. E in questo senso si è inserita anche la figura di Patrick Foletti, uno dei primi allenatori dei portieri a svolgere questo ruolo a livello professionistico per la federazione. Per rendere l’idea, l’ottenimento del diploma Uefa-Pro quello di grado più alto - in Svizzera richiede il doppio dei giorni di formazione rispetto ad altri Paesi, come ad esempio l’Italia. Proprio in questo senso, negli scorsi giorni sono stato ospite della Juventus per una conferenza ed un allenamento a tema con Mauro Sandreani e gli altri collaboratori dello staff di Antonio Conte e del settore giovanile. E ho trovato una situazione molto diversa dalla nostra, perché il ruolo di coordinazione della formazione degli allenatori da parte della federazione è pressoché nullo in Italia, con le squadre che devono di fatto organizzarsi singolarmente per quanto concerne l’aggiornamento dei loro allenatori. Mentre in Svizzera viene fatto davvero molto anche al di là della “semplice” scala dei patentini, perché tra una tappa e l’altra della crescita di competenze viene richiesto un periodo di pratica dove esercitare nelle giovanili o nelle categorie minori. Oltre a dover seguire costanti corsi di aggiornamento organizzati per le varie categorie da G+S e Asf. In questo progetto formativo e sistematico molto attento è inserito anche l’allenamento dei portieri, proprio attraverso la figura di Patrick Foletti, che l’ha introdotto in modo strutturato. Tanto che oggi, ad esempio, per poter allenare portieri in Super League, bisogna aver superato tre gradi di formazione specifici. Il compito dell’allenatore dei portieri potrebbe di per sé sembrare individuale, ma la ricerca dell’integrazione con il lavoro svolto dal resto della squadra è sempre più fondamentale. Una parte (lavoro specifico individuale) è certamente dedicata al miglioramento della tecnica di base e agli esercizi che simulano situazioni di gioco. Ma è altrettanto centrale riuscire a compiere lo step del potersi allenare concretamente con i compagni e sviluppare la collaborazione con l’allenatore per inserirsi al meglio nella sua filosofia di gioco. Anche perché le statistiche mostrano che il 70% dei palloni toccati dal portiere in partita sono giocati con i piedi, mentre con le mani solo il 30% e se un giocatore di movimento percorre in media tra i 10 e i 12 chilometri, il portiere si assesta tra i 4 e i 6 chilometri. Proprio per la sua crescente importanza tecnico-tattica nell’avvio dell’azione e nella partita. L’hockey Biancoblù vincenti, bianconeri sconfitti ma vicini alla “Top-8” PIERLUIGI TAMI L’allenatore dei portieri è sempre più professionale 15 Ti-Press FUORI CAMPO domenica 2 febbraio 9.10 / 12.30 LA2 sci: slalom f. tato ieri, è cominciato al meglio per la coppia elvetica che è riuscita a mantenere la battuta per l’intero primo set, non riuscendo però a carpire il servizio al duo serbo. È così il tie-break a regalare la prima frazione a Chiudinelli e Lammer per 7-3. Pronta è stata la riposta della coppia serba che, nel quarto gioco del secondo set, è riuscita a strappare il servizio a Lammer. Un break che la Serbia riesce magistralmente ad amministrare per rimettere l’incontro in perfetta parità, facendo suo il set per 6-3. Lasquadra Lüthi Il capitano di Davis ha certamente portato la giusta armonia in seno al team elvetico Paganini Il preparatore fisico sia di Federer sia di Wawrinka ha cesellato al meglio la condizione atletica Stammbach Il presidente di Swiss Tennis è stato l’artefice del ritorno di Federer in Coppa Davis Edberg Lo svedese ha di certo incoraggiato Federer ad accettare la convocazione SUGLISPALTI MASSIMO SCHIRA DIECI MEDAGLIE, TANTE INCOGNITE D ieci medaglie. È questo l’obiettivo della nutrita delegazione rossocrociata ai Giochi olimpici di Sochi, che prendono avvio nel corso del prossimo fine settimana. Un traguardo raggiungibile, che consentirebbe a Swiss Olympic certamente di parlare di successo per la spedizione. Le punte di diamante non mancano, in molte discipline. Dal bob allo sci freestyle, dallo sci alpino a quello nordico e al salto. Ma questa edizione dei Giochi invernali nasce anche sotto moltissime incognite, non solo legate ai timori per la sicurezza di atleti, “suiveurs” e pubblico. Anche per l’ambiente di gara che gli sportivi andranno ad affrontare. Già nello sci si profilano grosse difficoltà di programma per una meteo che si annuncia ballerina per la vicinanza con il mare, oltre che di spazi per gli allenamenti, che un po’ tutte le delegazioni hanno già definito insufficienti. Ma, come? Alle Olimpiadi invernali più costose della storia mancano gli spazi? Così parrebbe. Ma è il prezzo da pagare alla politica di allargamento degli orizzonti olimpici. Così come di quelli mondiali nel calcio… Mah! Gi svizzeri non si sono fatti demoralizzare e, dopo aver sprecato diverse palle di break, hanno continuato a premere sull’acceleratore, costringendo i serbi al secondo tie-break di giornata. Un gioco decisivo dominato da parte del duo elvetico che, dopo aver ottenuto due mini-break, non ha vacillato chiudendo agevolmente il terzo set con un eloquente 7-2. Un vantaggio che ha messo letteralmente le ali al duo rossocrociato che è riuscito ad imbrigliare il gioco serbo. Una pressione che ha subito dato i frutti sperati con la coppia elvetica che, dopo poco meno di tre ore di gioco, ha finalmente trovato il primo break di giornata, portandosi sul 21. Sulle ali dell’entusiasmo Chiudinelli e Lamer non si sono però limitati a controllare il break ottenuto, ma sono riusciti nuovamente a strappare il servizio al duo serbo, portandosi sul 4-1 per poi chiudere il match per 62. Nel prossimo turno la Svizzera se la vedrà contro la vincente tra Kazakistan e Belgio. In casa se saranno i kazaki gli avversari, altrimenti in trasferta. Intanto sono arrivati i primi verdetti definitivi. La sorpresa è arrivata dalla sfida che ha visto opposta la Germania alla Spagna. I tedeschi hanno chiuso dopo tre match per 3-0. Da sottolineare anche il successo in tre partite della Francia sul campo dell’Australia. [email protected] Il calcio Lo sci Super e Challenge tornano in campo Nebbia e pioggia bloccano Cancellate le prove di St. Moritz e di Kranjska Gora Il primo successo del 2014 è dello Zurigo, trascinato dal gol di Gavranovic le gare di Coppa del Mondo NOSTRO SERVIZIO Primo febbraio, tutti (o quasi) in campo. Il calcio svizzero ha celebrato ieri, sabato, la sua prima giornata del nuovo anno. Sia in Super League, sia con un incontro del torneo cadetto. Nel massimo campionato, l’inseguimento al Basilea è partito per Aarau, San Gallo, Zurigo e Sion. Con un pareggio al Brügglifeld per 1-1 e una vittoria per i padroni di casa (gol di Gavranovic) al Letzigrund. A caratterizzare la domenica del massimo campionato, per contro, le “cose serie”. Soprattutto perché in campo vanno le prime della classe, con Basilea, Lucerna, Young Boys e Gc racchiusi in un fazzoletto di punti. Interessante in particolare la sfida tra lucernesi e cavallette, mentre i renani rendono visita al fanalino di coda Losanna, mentre per le due bernesi - Yb e Thun - è in cartellone il derby. Per quanto concerne invece la Challenge League, la prima squadra ticinese a debuttare in questo 2014 dovrebbe essere il Lugano di Livio Bor- doli. Condizionale d’obbligo, perché dopo i rinvii degli impegni di Locarno (in casa con il Wohlen) e Chiasso (al Comunale contro il Servette), l’incognita meteorologica potrebbe pesare UN AVVIO A SINGHIOZZO Avvio di 2014 a singhiozzo per le ticinesi della Challenge League, visto che Locarno e Chiasso dovranno pazientare a causa del rinvio delle partite con Wohlen e Servette anche sul Rheinpark di Vaduz per il posticipo in cartellone nella serata di domani, lunedì. L’impressione emersa dalle gare amichevoli disputate in questa breve pausa invernale è comunque di maggiore solidità tecnico-tattica per le tre ticinesi. Soprattutto per Lugano e Chiasso, che hanno operato in modo interessante sul mercato con colpi come Mustafi (a sostituzione del bomber Armando Sadiku, partito per Zurigo) per i bianconeri e con il rientro in Ticino di Alberto Regazzoni sul fronte rossoblù. Interessante anche la mossa del Locarno, che ha ingaggiato il roccioso centrale difensivo islandese Thordur Hreidarsson e registrato il rientro alle competizioni di Carlo Polli. Tutti elementi che dovrebbero aiutare le tre ticinesi del torneo cadetto per lo meno a tenersi lontane dai guai di classifica. Nell’unica gara di ieri, vittoria (con doppietta di Rossini) dello Sciaffusa, 3-2 al Bienne. m.s. Nebbia e pioggia bloccano le gare di Coppa del Mondo. Il grande protagonista di ieri, sabato, è stato il maltempo che non ha permesso né agli uomini, né alle donne di poter disputare le gare in programma. A St. Moritz, per guanto riguarda il settore maschile, si è cercato, dopo diversi spostamenti di orario di partenza, di far disputare la discesa libera. Tentativi che sono rimasti vani, visto che la nebbia, soprattutto nella parte centrale del tracciato engadinese, l’ha fatta da padrona, costringendo gli organizzatori a cancellare la prova. Una decisione saggia, dal momento che fra poco prenderà il via la kermesse dei Giochi Olimpici. Quest’oggi, do- menica, in programma c’è il gigante che, tempo permettendo, dovrebbe poter essere disputato. Stessa sorte anche nel settore femminile con le sciatrici che non hanno potuto disputare la prova di gigante. A Kranjska Gora è stata la pioggia ad essere protagonista rendendo la pista impraticabile. Un vero peccato per Lara Gut e compagne, Reuters che intendevano affinare le armi in vista delle gare previste a Sochi. Anche la prova prevista quest’oggi, domenica, tra i paletti stretti è in serio pericolo, visto che la pioggia è la peggior nemica per gli organizzatori che devono riuscire a preparare una pista praticabile. m.m. In palio 28 ’000 biglietti per la giornata Famigros all’Europa-Park del 29 marzo 2014. Iscriviti ora e partecipa: www.famigros.ch <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTYšswAAvgYdAw8AAAA=</wm> <wm>10CFXKIQ7DMAwF0BM5©t9š6qSGU1hVUIšHTMO7P1pWNvDYO46sBbfHOJ_jSoLuYm6štWyqBR5J9SjqCSp1hZššHjbE3xcgagfm7wgoykmVLm0šN4TX8nm9v71QQXd0AAAA</wm> Il 29 marzo 2014 l’Europa-Park aprirà le sue porte in esclusiva per i membri Famigros. Dettagli relativi a concorso, iscrizione e partecipazione su www.famigros.ch/concorso * Inmassimo vendita nelle maggiori viaggio iliali Migros. Società Cooperativa (al 10 biglietti; di andata/ritorno, pasti,Migros ecc. aXXXX spese proprie). Il termine di partecipazione è il 19.2.2014. IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 LATECNOLOGIA L’AMBIENTE LASESSUALITÀ TUTTI PAZZI PER ROBI, IL ROBOTTINO CHE SI EMOZIONA UN ANNO DI MAIL INQUINA COME 300 KM IN AUTOMOBILE GAY, GUARITO DA UN’ANTIPATICA MALATTIA, ORA SONO BLOCCATO A PAGINA 21 A PAGINA 23 ROSSI A PAGINA 28 tra parentesi PAUSA CAFFÈ COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE La seduzione Olimpiadi delle L’ex “sesso debole” lancia la sfida della popolarità alle superstar maschili. E ai Giochi di Sochi promette bellezza e prestazioni da record A MASSIMO SCHIRA vrebbe dovuto essere lei la “regina” dei Giochi di Sochi e, invece, le Olimpiadi potrà solo seguirle in poltrona. Dolorante per un ginocchio praticamente distrutto dopo il tentativo di ritorno in pista “forzato”, in seguito al gravissimo incidente ai Mondiali di sci dello scorso anno a Schladming. segue a pagina 18 C NOSTRO SERVIZIO PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI PAROLA DI DESMOND TUTU P iù tutela per gli animali. L’ha chiesta Desmond Tutu e l’ha ribadita nella sua introduzione alla Guida globale sulla protezione degli animali, che raccoglie gli scritti di oltre 150 esperti, in cui il premio Nobel per la pace scrive che nessun essere umano dovrebbe essere vittima di pregiudizi e violenze. L’arcivescovo sudafricano critica tutte le ingiustizie nei confronti degli animali, quando sono vittime impotenti o vulnerabili, senza nessuno che difenda i loro diritti. Ecco perché, dice Tutu, se l’uomo non si fa carico dei loro interessi, se non parla per loro a voce alta, nessuno mai si opporrà a maltrattamenti e crudeltà. Anche se la vita ci porta ad occuparci di tanto altro, non chiudiamo gli occhi sulla questione della giustizia nei confronti degli animali. La società è cambiata e la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, eppure con gli animali manteniamo un approccio vecchio di secoli. Tutu sottolinea pure che il mondo non è esclusivamente a nostra disposizione, milioni sono le specie che abitano la Terra. Ricordiamocelo anche noi. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare L’ASPETTAVA IN BABY DOLL A PAGINA 44 hi è la più bella del reame olimpico? Ormai neanche lo specchio magico di Biancaneve potrebbe dare una risposta unanime. Sì, perché anche negli sport invernali il numero di potenziali bellezze da copertina è cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Complice certamente anche una maggiore consapevolezza del peso pubblicitario dell’immagine, le sportive hanno iniziato a puntare in modo deciso sulla loro femminilità. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 19 Lindsey Vonn La grande assente delle Olimpiadi invernali di Sochi ha aperto la strada alle atlete modelle tra parentesi DONNE E AGONISMO Dallo sci all’hockey, ecco come l’ex “sesso debole” lancia la sfida della popolarità alle superstar maschili Copertine e medaglie, assieme trionfano bellezza e prestazioni Tina Maze La sciatrice slovena è certamente una delle atlete con maggiore sex appeal al mondo MASSIMO SCHIRA 6.000 GLI ATLETI In totale saranno oltre 6mila gli atleti alle Olimpiadi, tra cui 1.650 ai Giochi paralimpici 85 LE NAZIONI Sempre numerosi i Paesi rappresentati, che si stabilizzano ad 85 per l’edizione di Sochi 2014 89 GLI EVENTI Il totale delle competizioni si avvicina la soglia di 90, con 12 che sono novità assolute ai Giochi 25.000 I VOLONTARI Impressionante lo schieramento di volontari per garantire l’operatività della macchina olimpica 50miliardi IL COSTO Quelle di Sochi sono Olimpiadi costosissime, si parla di 50 miliardi di dollari spesi dalla Russia A “N egli ultimi anni credo si possa parlare di svolta nella posizione dello sport femminile, andato in modo chiaro verso una dimensione dell’estetica e dello star system”. Pippo Russo, sociologo dello sport e docente all’Università di Firenze, riflette sul ruolo della donna nello sport professionistico. Un aspetto che torna alla ribalta nell’imminenza di eventi di portata globale come le Olimpiadi. “Assistiamo a un’autentica produzione di primattrici globali - osserva Russo -, nascono sì attraverso lo sport, ma non sono esclusivamente legate all’ambito agonistico. Sono figure esemplari per l’estetica a tutto tondo, dei punti di riferimento”. Come nasce questo cambiamento di percezione dell’atleta donna? “L’origine più Julia evidente è leMancuso gata al marLa sciatrice americana chio americanon manca mai no Nike negli di stuzzicare i fan su social network anni Novanta, e riviste patinate che ha puntato molto sulle grandi atlete statunitensi di quel periodo”. Le famose “testimonial”? “Certo, ma non solo. Perché sono rapidamente diventate simbolo di progressismo attraverso il marchio che rappresentavano”. Ma non è la “consueta” mercificazione del corpo femminile? “Una domanda che si sono fatte anche le femministe americane in quel periodo particolare. Ed è chiaro che spesso non ci si discosta molmente simile per la sua collega Julia Mancuso, proprio in to dai percorsi tradizioquesti giorni di vigilia olimpica in versione “pin up” sulle nali che abbiamo vissuto pagine di GQ. O per la bellezza tutta rossocrociata nel curin altri settori dell’ecolig, perché a far conoscere Carmen Schaefer sono state, olnomia”. tre alle “stone” lanciate con precisione sui campi ghiacciaMarketing, quindi? ti, anche le sue foto sexy apparse sui principali social net“Certamente c’è una forwork. te componente di coA tale proposito, se uno dei neologismi dell’anno secondo struzione commerciale gli esperti è “selfie” - cioè autoscatto - ed è legato proprio del personaggio. Tanto alle reti sociali, lo sport e le atlete non sono certo rimaste che, spesso e volentieri, immuni. Basta frequentare le pagine Facebook, gli account la prestazione sportiva a Twitter, Instagram, Google+… delle varie Anna Fenninger, sé stante non ha quasi Tina Maze o Mikaela Shiffrin per scoprire come anche le più importanza. Almeno sportive della neve e del ghiaccio amino fare l’occhiolino a nei casi più estremi”. fan, follower, amici e seguaci. È finito il tempo delle A sfruttare il lato più sexy delle sportive c’è poi l’industria atlete donne come una legata al materiale tecnico delle varie specialità. Come per sorta di “uomini in gonla campagna lanciata dall’azienda che produce gli scarponella”. ni da sci della ticinese Lara Gut, che ha scelto proprio la “Oggi sono molto femsciatrice di Comano come testimonial molto sensuale per minili e puntano sulun oggetto, lo scarpone, che in realtà di sexy ha ben poco. l’idea di seduzione, veiMa tant’è. Pubblicità, voglia di apparire, certo, ma pure la colata attraverso la predimostrazione, per così dire, atletica che per fare sport ad stazione sportiva. E lo alto livello non è necessario che le donne si trasformino fanno in modo consapeper forza in “uomini in gonnella”, come spesso è accaduto vole, estremamente prein passato in discipline estive tipo l’atletica leggera negli ciso e vincente”. anni più bui dello sport macchiato dal doping. Ora contano bellezza e fascino. Pubblicità, social network e trend della moda sono sempre più decisivi per il look delle atlete Anche se manca qualche grande “regina” a Sochi vanno in scena i Giochi… in rosa kos. Ma anche in Svizzera non mancano gli esempi, su tutti quello di Florence Schelling, che - oltre ad essere la fidanzata del difensore di Vancouver e della nazionale Yannick Weber è anche la prima donna ad aver giocato in Lega Nazionale B con gli uomini, grazie ad una partita con i Gck Lions. Mentre oggi è portiere nel Bülach, in Prima Lega, sempre al maschile. E il discorso rimane molto simile anche per quanto riguarda le specialità più “giovani”, come le diverse proposte legate al mondo dello sci freestyle o dello snowboard. Nelle quali il ruolo femminile è riconosciuto almeno alla stregua di quello maschile pure nella Confederazione. Se non addirittura in maniera superiore, soprattutto considerando i successi recenti di atlete come Fanny Smith e della ticinese Katrin Müller in una disciplina decisamente “maschia” come lo skicross. Una discesa sugli sci in cui quattro atleti si sfidano “tutti contro tutti”. E senza esclusione di colpi. D’altra parte non va neppure dimenticato di sottolineare la crescita tecnica delle donne in discipline certamente più femminili come il pattinaggio artistico. Certo, un divario nel numero di rotazioni su alcuni salti rispetto agli uomini rimane, ma dove le difficoltà negli esercizi sono decisamente al rialzo anche per le pattinatrici in gonnella. E il fascino sul pubblico, anche femminile, resta indiscutibilmente maggiore per grazia e stile rispetto a quello esercitato dagli uomini. Se non è proprio “parità” tra sessi, alle Olimpiadi invernali poco ci manca… [email protected] Q@MassimoSchira “Seduzione vincente che va oltre lo sport” La giovane campionessa di sci austriaca punta molto anche sul fascino Olimpiadi con fascino vrebbe dovuto essere lei la “regina” dei Giochi di Sochi e, invece, le Olimpiadi potrà solo seguirle in poltrona. Dolorante per un ginocchio praticamente distrutto dopo il tentativo di ritorno in pista “forzato”, in seguito al gravissimo incidente ai Mondiali di sci dello scorso anno a Schladming. La bella e fascinosa Lindsey Vonn è probabilmente l’atleta che maggiormente ha contribuito a dare visibilità e “peso” agli sport invernali coniugati al femminile negli ultimi anni. Al punto da pensare di chiedere il permesso di provare a sfidare gli uomini in discesa libera. Permesso negato dalla Federazione di sci, ma idea che ha molto contribuito a far aprire gli occhi anche sulle prestazioni atletiche delle donne. Molto spesso (ingiustamente) sacrificate sull’altare degli estremi al maschile. Soprattutto perché a lanciarla non è stata solo una donna, ma una delle atlete considerate più sexy nell’intero panorama sportivo mondiale. Perché oggi le donne dei Giochi invernali fanno esattamente tutto quello che fanno i colleghi uomini. Salto con gli sci compreso, tanto per citare una delle discipline “parificate” più di recente dal Comitato Olimpico e certamente tra le più difficili da preparare a livello tecnico per il rischio che si corre sui trampolini. Ma del programma fanno parte anche specialità come l’hockey su ghiaccio, che a livello mondiale vive essenzialmente della rivalità tra Canada e Stati Uniti, dove però giocatrici come le canadesi Caroline Ouellette, Jayna Hefford o Hayley Wickenheiser sono delle autentiche superstar in patria. Quasi alla stregua dei celebratissimi colleghi uomini, come Sidney Crosby o Steven Stam- Il sociologo Anna Fenninger Carmen Schaefer La giocatrice svizzera di curling ha fisico e movenze da modella Immagini STORICHE La curiosità Selina, Elisa e Aita Gasparin tutte selezionate per le gare in Russia Tre sorelle rossocrociate nel biathlon “di famiglia” È una squadra femminile di biathlon formato famiglia quella che manda a Sochi la nazionale rossocrociata. In pista - nella difficile specialità che abbina sci di fondo e tiro di precisione con la carabina (sdraiati e in piedi) su diverse distanze - ci saranno infatti tre sorelle: Selina, Elisa e Aita Gasparin, 29, 22 e 19 anni. Una scelta certamente particolare quella dei selezionatori elvetici, che si basa però su prestazioni piuttosto solide ottenute nel corso della stagione. In particolare, l’esperta Selina ha regalato un paio di successi storici al biathlon elvetico, che mai aveva saputo issarsi ai vertici internazionali fino alla vittoria dell’atleta rossocrociata sulle nevi di Hochfilzen, nella specialità più breve, la 7,5 km. La ventinovenne è poi stata anche in grado di ripetersi, stavolta ad Annecy, sempre nella prova sprint. Risultati che candidano l’atleta di Samedan addirittura ad un potenziale po- KATARINA WITT SU PLAYBOY È un vero choc per il mondo dello sport, nel 1988 la pattinatrice è protagonista della copertina della celebre rivista erotica rivolta al pubblico maschile sto sul podio sulle nevi russe. Discorso un tantino diverso per le due sorelle minori, che sono peraltro alla prima esperienza con la rassegna a cinque cerchi, mentre Selina ha già partecipato all’edizione di Vancouver, quattro anni fa. Per Elisa ed Aita, insomma, si tratta prima di tutto di accumulare esperienza. E magari centrare un buon risultato nella staffetta, dove le tre Gasparin saranno al via con la loro compagna di squadra Irene Cadurisch, con cui hanno staccato il biglietto per le Olimpiadi con l’ottimo decimo posto ottenuto a Rupholding nella 4x6 km. Una disciplina un po’ inattesa, quindi, si affaccia con buone prospettive allo sport a tinte rossocrociate, lanciata nelle scorse stagioni a livello maschile dai buoni risultati ottenuti da Benjamin Weger e, ora, portata avanti anche da un trio di sorelle che non mancherà di attirare l’attenzione tra il 7 e il 23 febbraio sulle rive del Mar Nero. LINDSEY VONN “BASIC INSTINCT” Sul magazin delle reti Espn, la campionessa di sci si presta ad interpretare il ruolo di seduttrice, quello di Sharon Stone nel famoso film del 1992 LE COPERTINE DI SPORTS ILLUSTRATED Altro caposaldo dell’immagine tra sport e femminilità, la nota rivista americana dedica spesso le copertine ad atlete in versione “femme fatale” C hi è la più bella del reame olimpico? Ormai neanche lo specchio magico di Biancaneve potrebbe dare una risposta unanime. Sì, perché anche negli sport invernali il numero di potenziali bellezze da copertina è cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Complice certamente anche una maggiore consapevolezza del peso pubblicitario dell’immagine, le sportive hanno iniziato a puntare in modo deciso sulla loro femminilità. Al punto da ritrovare sempre più sovente le regine dei Giochi della neve sulle pagine patinate di riviste e rotocalchi. Gli esempi sono sempre più “trasversali” tra le discipline dei Giochi invernali. La femminilità è esaltata dallo sci nordico a quello alpino fino al curling, passando anche per sport dalla “fama” piuttosto mascolina come l’hockey su ghiaccio o il salto con gli sci. Anche se poi ad aprire la strada a questa tendenza è stata la specialità olimpica più femminile di tutte, il pattinaggio artistico, con la super campionessa Katarina Witt che nel 1988 apparve sulla copertina della rivista erotica maschile, Playboy. Seguita qualche anno dopo anche dalla campionessa di bob Susi Erdmann. Ad ulteriore testimonianza di come il fenomeno sia decisamente diffuso, basta collegarsi ad un qualsiasi motore di ricerca di fotografie e digitare, ad esempio, Lindsey Vonn per scoprire che le fotografie più in evidenza non sono certo quelle della campionessa americana sugli sci. Bensì quelle che la ritraggono nei panni di Sharon Stone versione “Basic Instinct” sulla copertina del noto magazine a stelle e strisce dei canali televisivi Espn. Discorso esatta- 5 (1998, 2002 e 3 nel 2006) ORI SVIZZERI Nessuno, 2 argenti (1948, 2006) ORI SVIZZERI Nessuno LE MEDAGLIE LE MEDAGLIE LE MEDAGLIE 2 titoli in palio 4 titoli in palio 11 titoli in palio 3 titoli in palio ORI SVIZZERI Nessuno LE MEDAGLIE ORI SVIZZERI 9 (5 nel bob a 4, 4 nel bob a 2) ORI SVIZZERI ORI SVIZZERI ORI SVIZZERI 1 (2006) Nessuno Nessuno 12, 14 e 15 febbraio Partite Svizzera LE MEDAGLIE 2 titoli in palio LE MEDAGLIE 2 titoli in palio ORI SVIZZERI ORI SVIZZERI Nessuno, bronzo 1928 e 1948 1 (1998 uomini) Hockeysughiaccio ORI SVIZZERI 1 (2010 nella 15km) LE MEDAGLIE 8 titoli in palio 20-21 febbraio Finali uomini e donne Curling ORI SVIZZERI 12 titoli in pa lio 9 febbraio 7,5 km sprint donne Biathlon ORI SVIZZERI 18 (dal 1948 al 2010) LE MEDAGLIE 12 febbraio Doppio 3 e 4 prova Slittino 5 titoli in palio 14 e 15 febbraio 3 e 4 manche Skeleton LE MEDAGLIE 8 titoli in palio 17 febbraio 3 e 4 manche bob a 2 uomini Bob LE MEDAGLIE 10 titoli in palio 15 febbraio finali 1000 e 1500 metri Shorttrack LE MEDAGLIE 18 febbraio 10mila metri uomini Pattinaggiodivelocità LE MEDAGLIE 10 titoli in palio 4 (2 nel 2002, 2 nel 2010, 90 e 120 m) 20 febbraio Libero donne Pattinaggiodifigura LE MEDAGLIE 4 titoli in palio ORI SVIZZERI 3 (1994, 2006, 2010) 11 febbraio Halfpipe uomini Snowboard ORI SVIZZERI 23 febbraio 50 km uomini Scidifondo LE MEDAGLIE 9 titoli in palio 9 febbraio, ore 8 Discesa libera uomini Scialpino ORI SVIZZERI 1 (1988) 15 febbraio Grande trampolino uomini Saltoconglisci LE MEDAGLIE 3 titoli in palio 20-21 febbraio Finali di Skicross Freestyle 20 febbraio Staffette Combinatanordica Le 15 discipline da non perdere 20 Bomber tra l’abito parentesi Insolito il tessuto, voile, nuova anche la lunghezza del modello di Lacoste, bianco. Uomo Si ferma a metà polpaccio il soprabito con colletto rosa stampato di Miu Miu. Il soprabitoin versione maschile è un must anche per lui, la versione allungata della giacc secondo Canali. Trench Il modello richiama il classico da trincea. La lunghezza arriva appena sotto il ginocchio. Burberry Prorsum. I nuovi capospalla della primavera hanno linee morbide e toni pastello LINDA D’ADDIO D al cappotto al soprabito, dall’imbottito in piuma allo spolverino e al trench, dal parka ai giacchino di pelle fino al bomber. I nuovi capospalla segnano il passaggio naturale dall’inverno alla primavera e sono perfetti per coprirsi nelle prime giornate in cui la temperatura diventa più mite. Li ritroviamo proprio tutti, sulle passerelle primavera-estate. Ecco i capi da indossare sopra le giacche, le maglie e gli abiti. Al di là del modello, dal trench al più classico soprabito, le nuove linee sono quasi sempre morbide e si fermano sotto il ginocchio. Prediligono i colori neutri, le tinte pastello e si concedono qualche variazione sul tema con gli stampati che spaziano dai fiorati ai disegni geometrici passando per i rigati e i pied-de poule. Non mancano le versioni cangianti e i materiali supertecnologici come i nuovi bomberini realizzati in neoprene, il materiale utilizzato per le tute da sub. Ed è proprio la linea morbida e rilassata il leit motiv per i soprabiti di primavera dal taglio sartoriale che sostituiranno il cappotto e il piumino appena la meteo lo consentirà. Saranno animalia Soprabito loro a comparire per primi nelle tonalità neutre e polverose, nei micro disegni o nelle stampe tappezzeria tipiche degli anni Settanta. Stile classico, linea morbida, colorato il soprabito di Burberry Prorsum. Più sagomata e futurista la versione zippata in neoprene di John Galliano. Linea ampia e motivo a righe per Stella Jean, motivo pied-de-poule per le interpretazioni di Alexander Mc Queen e Cividini. Altro capo da mettere sopra è il trench, vera e Materiali supertecnologici per moderni bomberini realizzati in neoprene propria icona che ha segnato la storia del cinema e dello stile. Ha esordito sui campi da battaglia nelle due grandi guerre, ma ha soprattutto contribuito a creare dei miti del grande schermo, da Greta Garbo a Marlene Dietrich, da Humphrey Bogart a Audrey Hepburn. Linea morbida e colore base, beige, il modello di Burberry Prorsum sotto il ginocchio. Doppio uso, trench e spolverino, e reversibilità per i nuovi modelli di Add. Linea morbida per le interpretazioni di Max Mara a metà polpaccio. Ha sfilato come protagonista delle passerelle il chiodo in pelle, all’insegna del rock style. Quasi sempre in pelle nera non mancano le variazioni sul tema come le applicazioni di fiori in pelle nera per il modello di Louis Vuitton. La stampa a rombi su pelle per la versione di John Richmond. Gli inserti a rete e il collo a listino per il modello bianco di Diesel Black Gold. Charms e zip dorata per Moschino. Nuova vita anche per il giacchino corto sportivo, il bomber, in versione college o biker. In voile sabbia la versione di Salvatore Ferragamo. Stampa farfalla e manica corta per Angelo Marani. Bianco con bordi neri per Victoria Beckham. Silver la versione di Philipp Plein. Lucida rosa e beige quella di Antonio Marras con maniche ampissime. Puntano sulle stamèe i modelli di Fay, Emilio Pucci , Jonathan Saunders. È in voile il modello di Lacoste. In neoprene il modello zippato bicolor bianco e nero di Custo Barcelona. Anche per l’uomo è il soprabito a rinnovare il guardaroba della nuova stagione. La versione allungata della giacca scopre nuove proporzioni e nuovi colori. Presenti anche i classici modelli da indossare sopra, dal trench all’impermeabile, dal giubbino al chiodo. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Così si prevengono e si curano le disfunzioni cognitive di Fufi La domanda La risposta di Stefano Boltri E E gregio dottore, le scrivo dopo avere letto uno dei suoi precedenti articoli sulle malattie della vecchiaia e sul benessere dei nostri animali. Vorrei, se possibile, che lei approfondisse di più un aspetto della senilità del gatto. Mi spiego: in genere sento parlare delle malattie degenerative cerebrali del cane, molto poco si sente parlare dello stesso problema nel gatto. C’è ancora in voga il detto che il gatto guarisce da solo oppure esistono studi a tal proposito? Essendo proprietaria di un vecchio ed adorato gatto, le sarei grata se spendesse quattro parole al riguardo. Quali attenzioni e quali terapie adottare per rallentare questa degenerazione. La ringrazio. bbene, meglio sfatare subito il mito: il gatto non ha il famoso ritratto in soffita che invecchia al posto suo! Anche per questo splendido felino gli anni passano ed a questo proposito la sua domanda capita a “fagiolo”. In questi giorni è stato pubblicato un articolo di alcuni ricercatori dell’Università di Milano su quella che viene classificata come “disfunzione cognitiva del gatto anziano”. Negli ultimi anni sono stati compiuti passi avanti per comprendere tale patologia, simile al morbo di Alzheimer dell’uomo, che causa un invecchiamento cerebrale. Una sindrome legata all’insorgenza di danni a carico dei neuroni del sistema nervoso centrale; le cause possono essere di natura circolatoria (diminuzione del flusso sanguigno, microemorragie, infarti di piccoli vasi cerebrali). Anche disturbi cardiaci che compromettono la gittata cardiaca e conseguenti stati di diminuita ossigenazione cerebrale 0&)09&) Kf‘tsn odq ldmn rnkch vvv-jh‘-bg (ipossia) sono chiamati in causa. Qualunque sia la causa, i segni clinici che un proprietario deve riconoscere sono rappresentati da disorientamento, alterazioni nelle interazioni con altri animali o persone, alterazioni del ciclo sonno-veglia, eliminazione inappropriata ed infine una alterazione dei livelli di attività. Il gatto riduce l’attività fisica, il “grooming”, le manifestazioni d’affetto; può presentare aggressività e vocalizzazioni notturne, vaga senza motivo e senza una meta precisa ed è incapace di rilassarsi, ansioso e irrequieto. Per una corretta diagnosi di disfunzione cognitiva è indispensabile escludere altre patologie, con un esame fisico ed esami ematochimici di routine. Come tutte le patologie degenerative anche la disfunzione cognitiva non può essere curata, ma sicuramente i sintomi possono essere ridotti e rallentata la progressione della malattia. La terapia è su tre fronti: dieta, con supplemento di antiossidanti; comportamentale, con arricchimento dell’ambiente e nuovi stimoli; farmacologica, con molecole che aumentano la perfusione tissutale e migliorano la microcircolazione. RTODQ,KD@RHMF 88-‘ BGE K‘ ohbbnk‘ fq‘mcd ‘tsn- Jh‘ Ohb‘msn .ldrd) !! S‘msn e‘rbhmn hm tm‘ udsstq‘ bnr© ohbbnk‘ mnm rh dq‘ l‘h uhrsn- Cns‘s‘ ch hmsdqmh ro‘yhnrhrrhlh d ch dptho‘ffh‘ldmsh rnqoqdmcdmsdldmsd rnehrshb‘shTm ‘tsdmshbn ohbbnkn ankhcd c‘ bhss¼+ ronqshun dc dbnmnlhbn mdh bnmrtlh- Ohb‘msn 0-/ K BUUS 58 BU c‘ BGE 03f54/-‘ !.,- "1)5 %( 430* )/310 $01&/’0*#4+&/0 7771$,*+%2$81"(4+6’!-/# 9.0 .39 .3 .3 Bnmrtlh bhbkn lhrsn k.0// jl ’b‘sdfnqh‘ ch deehbhdmy‘ dmdqfdshb‘+ f.jl ch BN1( ‘ ldch‘ ch stssd kd ‘tsn mtnud 037 f.jl ‘ 0-/ K BUUS l‘m- 3+0 ’@+ 84(- 0-1 K BUUS l‘m-.‘ts- 3+2.4+2 ’A.C+ 0//.014(- Oqdyyh mdssh q‘bbnl‘mc‘sh HU@ hmbk- Lncdkkn q‘eehftq‘sn9 Ohb‘msn 0-1 K BUUS Rsxkd ’bnm noyhnmh(- ) Needqs‘ Rtodq,kd‘rhmf odq hk lncdkkn Ohb‘msn 0-1 K Sqdmc l‘m-9 oqdyyn mdssn q‘bbnl‘mc‘sn HU@ hmbk- BGE 05f84/-‘ cdsq‘ssn B‘rg,Anmtr BGE 1f6//-‘+ o‘f‘ldmsn rodbh‘kd 2f786-‘+ ctq‘s‘ 25 ldrh+ 0/f/// jl.‘mmn- Q‘s‘ ldmrhkd ch kd‘rhmf BGE 88-‘+ hmsdqdrrd ‘mmtn deedsshun 3+88$+ ‘rrhbtq‘yhnmd b‘rbn sns‘kd naakhf‘snqh‘- K‘ bnmbdrrhnmd cdk bqdchsn − uhds‘s‘ rd b‘tr‘ hk rnuq‘hmcdahs‘ldmsn cdk bnmrtl‘snqd- Needqs‘ u‘khc‘ ehmn ‘ dr‘tqhldmsn rsnbj+ hll‘sqhbnk‘yhnmh ehmn ‘k 2/-3-1/03- 21 IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 parentesi tra LA TECNOLOGIA È alto 35 centimetri, pesa quasi un chilo, comprende 250 comandi e fa compagnia Tutti innamorati di Robi, il nipotino di Mazinga parla, balla e si emoziona ROBI Parla, balla e canta. È l’innovativo robottino da compagnia della De Agostini Publishing È la novità del momento, un piccolo robot che interagisce ASIMO Asimo è il robot umanoide introdotto dalla Honda nel 2000 con l’idea di interagire con gli umani ROBBIE Il robot del film “Il pianeta proibito” è il primo attore a diventare un’icona cinematografica WALL-E Il robot del film della Pixar prova emozioni mentre ripulisce la Terra dall’inquinamento. Poi un giorno sbarca Eve... GOLDRAKE È il primo cartone con un mega-robot arrivato in Svizzera e in Italia. Con un successo immediato P ezzo su pezzo, settimana dopo settimana... Così, sino a qualche anno fa, ci si costruiva un modellino del corpo umano, un walkie-talkie o un veliero. Oggi, invece, una vite e un circuito alla volta, a cadenze regolari, si assembla un piccolo robot da compagnia. Si chiama Robi, è alto circa 35 centimetri, pesa poco meno di un chilo, comprende oltre 250 comandi, si siede, cammina, balla, accende la tv come un telecomando, risponde ogni volta che viene pronunciato il suo nome e quando qualcuno entra in casa gli dà persino il benvenuto. La sua bocca si illumina di rosso quandoparla ed esprime le proprie emozioni cambiando il colore degli occhi. L’idea è della De Agostini Publishing, che lo vende a “puntate”, proprio come le classiche raccolte che si fanno in edicola. In Italia è da poco uscito il primo fascicolo e l’ultimo pezzo di Robi è previsto per settembre 2015. Inizialmente è stato lanciato solo sul mercato giapponese, dove è già una piccola star con oltre 100mila esemplari venduti, ma sta per sbarcare in Germania, Taiwan, Regno Unito, Spagna, Francia e Stati Uniti. “Mi chiamo Robi sono fatto di moltissimi pezzi so parlare e posso fare un bel po’ di altre cose”. Si presenta così il primo robot da compagnia. Non è un La sua bocca si illumina di rosso ed esprime i sentimenti col colore degli occhi caso che il suo creatore sia Tomotaka Takahashi, il genio della robotica giapponese inventore di Kirobo, primo an- La novità droide andato nello spazio a far compagnia agli astronauti nipponici sulla Stazione spaziale internazionale. Takahashi è il fondatore del Robo-Garage e si occupa di realizzazione, design e costruzione di androidi di fascia avanzata, che gli hanno permesso di conseguire risultati riconosciuti in tutto il mondo dalla comunità internazionale di robotica. Non per nulla il Time e Popular Science lo definiscono “innovatore dei nostri tempi”. Robi è un “humanoid robot”, cioè un robot dalle fattezze umane, un bimbo cibernetico Nonostante il prezzo le vendite sono decollate. Fa perdere la testa non solo ai piccoli di circa cinque anni, simpatico, un po’ impertinente, da proteggere e coccolare. Per il momento è una via di mezzo “Woolfy” e “Come se” insegnano collaborazione, condivisione ed empatia Giochi “buoni” e “serious” la vittoria è della squadra I produttori di giocattoli ne sanno una più del diavolo. Pur di scovare il gioco del momento sarebbero disposti a tutto. Ma quando tirano fuori dal cilindro magico i cosiddetti “giochi buoni” e i “serious game” accontentano persino i genitori più restii. Non si vincono premi, nessuno è secondo, la vittoria appartiene alla squadra. Insomma, si stanno facendo strada passatempi cooperativi, che insegnano a condividere obiettivi e a collaborare per un successo comune. Così, in “Woolfy”, il nuovo gioco Djeco, il lupo è il nemico comune da battere: i bambini devono costruire una casa di mattoni per mettere al sicuro i tre porcellini prima che il lupo li acchiappi. Stesso spirito per “Little cooperation”, sempre di Djeco, dove sulla banchisa quattro pinguini cercano di tornare nel loro igloo mentre il ponte di ghiaccio sta crollando: i giocatori devono ingegnarsi per portarli a casa. Il corvo che minaccia la frutta appesa sugli alberi è invece il nemico contro cui fare fronte comune nel “Frutteto” di Haba: i giocatori lanciano il dado e colgono il frutto indicato, ma se per sfortuna esce l’immagine del corvo, si perde il raccolto. La collaborazione è l’anima anche dei “serious games”, i nuovi videogiochi intelligenti. “Come se” (Ticonblu) simula la vita quotidiana di chi è affetto da dislessia: i bimbi imparano a mettersi nei panni dei compagni dislessici e la fine del gioco equivale all’acquisizione di un sentimento, come l’empatia. fra un giocattolo e un robot funzionale, ma anche certi computer all’inizio avevano un aspetto esclusivamente ludico, mentre oggi sono diventati quello che tutti conosciamo. Secondo il visionario ingegnere, l’interazione fra robot e uomo sarà sempre più stretta. Tant’è che in futuro ognuno di noi potrà forse avere un robot che gli semplifica la vita, un po’ come quello che fanno già oggi gli smartphone. Secondo Takahashi stiamo assistendo a un momento epocale della rivoluzione informatica: dopo un ventennio di impegno sui mondi virtuali è tornata l’esigenza di cose concrete. E lo testimonia il fatto che Robi, dopo aver spopolato in Giappone, sta preparandosi ad entrare, in grande stile, un po’ in tutti i Paesi. Costruirlo è semplice, basta seguire le istruzioni all’interno dei fascicoli o, ancora meglio, i video presenti sulla pagina Facebook del bimbo cibernetico. Robi può essere acquistato su hellorobi.com/it o Amazon e costa circa 1’200 euro, attorno ai 1’500 franchi. Mica poco! Anzi. Eppure, nonostante il prezzo, le vendite sono decollate. Robi ha già fatto perdere la testa a grandi e piccini. Ad impazzire per il piccolo robot soprattutto quegli adulti cresciuti a pane e Goldrake, Jeeg Robot d’acciaio e Mazinga. Perché alla fine, come recitava una famosa sigla: “Lui respira nell'aria cosmica è un miracolo di elettronica, ma un cuore umano ha”. c.c. Amicidigitali TAMAGOTCHI Nel 1996 ci si prendeva cura di lui nutrendolo, giocandoci, controllandolo e tenendolo pulito NINTENDOGS Videogioco per Nintendo Ds che simula cura e addestramento di un cucciolo di cane virtuale THE SIMS Videogioco di simulazione dove ci si occupa dei vari personaggi crescendoli I LIVE Videogioco dedicato alla nascita dei bimbi. È il primo simulatore per mamme POU Una sorta di Tamagotchi fatto app per smartphone. Interagisce pure con i suoi simili IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 22 Locarno - Brunnen 139 km tra parentesi leauto SULLE STRADE DEL GOTTARDO Al volante di una sportiva classica ripercorrendo la storia svizzera Brunnen Dal Verbano al Rütli con la rinnovata Golf Gti M Altdorf Biasca Locarno ettendoci al volante della storica Vw Golf Gti (giunta alla settima serie) abbiamo pensato: perché non fare una prova su strada alla scoperta della storia della Svizzera? Così abbiamo scelto un percorso che dalle rive del Verbano, da Locarno, raggiunge la località più nota del Canton Svitto, situata sul lago dei quattro Cantoni, Brunnen, dove abbiamo visitato il museo della nota azienda produttrice di coltellini svizzeri, la Victorinox, spostandoci poi con il battello fino al praticello del Rütli, che nel 1291 vide il patto di alleanza fra i primi confederati. Prima di percorrere il tragitto di 136 chilometri ci siamo soffermati ad osservare meglio l’aspetto di questa settima serie. Di fronte a questo ultimo modello, bastano pochi istanti per capire che, in oltre trent’anni, di passi in avanti se ne sono fatti parecchi, ma che nel contempo la casa di Wolfsburg è stata abile a mantenere inalterato l’inconfondibile design, inanellando, di anno in anno, un successo dopo l’altro a livello di vendite. Ci accomodiamo al posto di guida, all’interno di un abitacolo curato in ogni dettaglio e dove spiccano i classici sedili sportivi, con l’intramontabile rivestimento a quadretti in un ambiente spazioso a sufficienza e decorato con una luce soffusa rossa. Acce- so il motore e impugnato il volante multifunzionale, la voglia è quella di gustarsi le emozioni di una guida sportiva che questo modello “Performance” (la versione speciale con 10 cv in più rispetto a quella normale, per un totale di ben 230 cv!) ci sa sicuramente dare. Prendiamo dunque confidenza con la vet- La scheda Golf 7 GTI Performance Motore 4 cilindri benzina Cilindrata (ccm) 1’984 Cambio DSG a 6 rapporti CV 220 Coppia max. 350 da 2'500-4’400 gir./min. 0-100 km/h (s) 6,5 (casa) Velocità massima (km/h) 248 (casa) Consumi (l/100 km) 7,1 (test) Prezzo (vettura test) da 54'110 .– tura, percorrendo il tratto di strada cantonale che ci conduce fino a Camorino, da dove entriamo in autostrada in direzione del San Gottardo, superato il quale ci rendiamo conto che il comportamento della vettura risulta davvero impeccabile. Raggiungiamo Flüelen e seguiamo l’Axenstrasse, lungo la quale ci gustiamo un panorama mozzafiato sul Lago dei quattro Cantoni. Arrivati a Brunnen, posteggiamo nei pressi della Bahnhoftrasse, a pochi passi dal museo della Victorinox. La visita vale davvero la pena: oltre all’esposizione c’è la possibilità di vedere un breve documentario che racconta la storia di questo marchio diffuso nel mondo intero e addirittura di creare il proprio coltellino personalizzato. Da Brunnen con pochi minuti di battello eccoci sul famoso praticelo di Rütli,percorrendo poi a piedi un tratto della Via Svizzera, attorno al profondo Urnersee. Ritornati a Brunnen, ci rimettiamo al volante della Golf Gti per rientrare in Ticino, constatando a fine giornata come, al confronto delle prestazioni sportive di tutto rispetto che questo motore sa offrire, i consumi abbiano superato di poco i 7 litri per 100 km. Un ottimo risultato reso possibile grazie all’eccellente cambio Dsg a doppia frizione, alla riduzione del peso che è passato da 1.393 ai 1.351 kg del modello attuale e al miglioramento dell’aerodinamica. e.s. La Chevrolet La Audi Con la sigla Z06 Chevrolet propone dal prossimo anno la Corvette più sportiva di tutti i tempi. Il nuovo motore V8 di 6,2 litri sviluppa ben 625 cavalli. Avrà una straordinaria coppia di 861 Nm e si potrà gestire con un cambio manuale a 7 marce o con un nuovo automatico a 8 rapporti. La A8 L Security (5,27 m) si è trasformata in vettura blindata. Già ordinabile e con consegna ad autunno 2014, disporrà a scelta di un motore biturbo V8 4.0 Tfsi da 435 cavalli o di un 12 cilindri Fsi da 500 cavalli. Il Suv Ford “EcoSport” si connette con il mondo Un’auto a misura di città nata da una sintesi di apprezzabili qualità IL CARICO La ruota di scorta montata sul portellone permette all’EcoSport di offrire una capacità di carico nel bagagliaio che raggiunge i 375 litri GLI SPAZI All’interno sono disponibili ben 20 vani porta oggetti di diverse forme e dimensioni, come le tasche nelle portiere ed i vari cassetti IL COMFORT Il comfort a bordo si completa con la possibilità di regolare anche l’inclinazione dei sedili posteriori del veicolo STEFANO PESCIA I l mese di febbraio rappresenta per Ford il debutto di un nuovo modello che si inserisce in un segmento di mercato che, secondo le proiezioni, entro il 2018 crescerà del 90%. La nuova EcoSport arriva in Europa direttamente dai mercati del Brasile, India, Thailandia e Messico dove, da alcuni anni, la sua robustezza e l’attrattivo rapporto prezzo/prestazioni sono una reputazione che ha accompagnato il suo successo. Il compatto Suv si affianca alla concorrenza proponendosi in Svizzera in un’unica versione ben equipaggiata, va- lorizzata qualitativamente da ben 300 modifiche. Il suo prezzo di vendita inizia da 25’900 franchi, trazione 4x4 non disponibile. Tre sono gli efficienti ed economici motori (in media un consumo attorno ai 6 litri/100 km). A scelta sono proposti il tre cilindri EcoBoost 1.0 da 125 cavalli (il motore dell’Anno 2012 e 2013). il benzina Duratec 1.5 da 112 cavalli (con trasmissione manuale a 5 marce o cambio automatico a 6 marce + 2000 franchi) e un diesel Tdci 1.5 cavalli a elevata efficienza da 90 cavalli. La ruota di scorta montata sul portellone permette all’Eco- Sport di offrire una capacità di carico nel bagagliaio che raggiunge i 375 litri, superiore a molte vetture familiari compatte. All’interno sono disponibili ben 20 vani portaoggetti di diverse forme e dimensioni, come le tasche nelle porte, i cassetti, di cui uno refrigerato, e i portabibite. Il comfort si completa con la possibilità di regolare l’inclinazione dei sedili posteriori e di configurare completamente la posizione del volante e l’altezza del sedile del guidatore. E visto che le persone guardano il proprio smartphone in media 150 volte al giorno, la nuova compatta Suv si distingue anche per essere una delle prime Ford dotate della tecnologia AppLink. Si tratta di una funzione che permette di utilizzare a bordo dell’auto, tramite comandi vocali, avanzati telefoni smartphone e lettori musicali collegati tramite Bluetooth e Usb. Non mancano le celebri applicazioni come TomTom e Spotify per portare in auto la propria vita digitale mantenendo sempre gli occhi sulla strada e le mani sul volante. Robusta, pratica e agile, l’EcoSport ha un diametro di sterzata di 10,65 metri, per garantire la massima agilità in città, e un’altezza di guado di 55 cm che ne testimonia l’identità Suv. A bordo dell’EcoSport sono disponibili anche l’assistenza alla partenza in salita (Hla) il cruise control, i fari e tergicristalli automatici e i sensori di parcheggio. L’EcoSport è pratico, efficiente e offre tanto spazio per una lunghezza di soli 4,23 m. Il modello si affianca all’offerta Ford di Suv europei che comprende già la nuova Kuga e che si completerà con la Edge, un Suv di dimensioni e categoria superiori, già molto popolare nel Nord America e in altri mercati globali. IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 23 Posta elettronica Una e-mail 4g di CO2 tra parentesi (con un allegato = 50 g di CO2) IL CLIMA Dagli sms agli hamburger l’insospettabile mappa dei veleni dell’ambiente IL LIBRO La tua impronta Appena edito da Terre il libro di Mike Berners Lee (autore già di “The Burning Question”), utile per scoprire l’impatto ambientale di ogni cosa L’IMPRONTA DI ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Fonti: La Repubblica; Ufam Cos’è I NUMERI La stima dell’impatto totale di un’attività o di un oggetto sul cambiamento climatico. Si esprime in anidride carbonica equivalente Producono la stessa quantità di inquinamento IL CONFRONTO GLI ESEMPI Mele importate e refrigerate 150 g 12ore 1anno di televisione Ogni anno, un cittadino britannico (medio) produce 330 kg di spazzatura e ne ricicla “solo” 170. In Svizzera 2000 kg di cui il 51% vengono riciclati di CO2 300km di e-mail in auto Un cheeseburger produce la stessa quantità di inquinamento di 30 km in treno (pari a 2,5 kg di CO2) Pane una pagnotta da 800 g 1 kg Un anno di e-mail o 300 km in auto inquinano alla pari di CO2 Sacchetti di plastica uno di dimensioni standard 10 g di CO2 Acqua del rubinetto mezzo litro 0,14 g Ogni oggetto lascia un’impronta sul sistema natura EZIO ROCCHI BALBI S e la profezia di Mike Berners Lee è corretta, continuando di questo passo, nel 2050 ci occorreranno due mondi. Il motivo è presto detto: spediamo troppe e-mail, con troppi contatti in copia e troppi allegati. Ma non sarà certo solo colpa delle e-mail, perchè l’allarme dell’ambientalista britannico Berners Lee, esperto di “foot-printing”, segnala che ogni nostro gesto inquina. Pensavamo fossero solo auto, riscaldamento e industrie? Macché. Da una pinta di birra ad una pagnotta, da un cheeseburger alla tv accesa, fino agli sms e alle e-mail, tutto ha un peso ambientale. O, meglio, lascia un’impronta sul delicato sistema della natura. Anche una banana, come ha rilevato “How Bad Are Bananas?”, il libro di Berners Lee ora disponibile anche in italiano col titolo “La tua impronta”. E l’impronta è quella dell’anidride carbonica (CO2) che inferiamo alla Terra ogni volta che usiamo un oggetto o compiamo una certa azione. Con un calcolo difficile da sintetizzare, l’ambientalista ha misurato scientificamente le emissioni prodotte da un centinaio di oggetti, determinando che ogni cosa ha un suo “peso” e una parte di responsabilità nell’inquinare il pianeta. Le email inviate e ricevute in un anno, ad esempio, inquinano come 300 chilometri percorsi in auto, e per quanto “sobrio” nei suoi consumi, ogni individuo produce almeno dieci tonnellate di anidride carbonica l’anno. Un cheeseburger (senza salsine aggiuntive) fa lo stesso danno di 30 chilometri in treno, come, seppur poco, la lucetta rossa della tv in standby, per tacere dell’asciugamano di carta multiuso. Abbastanza a sorpresa si scopre poi L’IMPRONTA NEL MONDO, misurata in tonnellate per anno per cittadino 28 di CO2 30 10 tonnellate l’anno l’obiettivo a cui puntare 3 tonnellate l’anno La soglia minima per i cittadini dei Paesi industrializzati 15 7 3,3 0,1 malawiano medio cinese media mondiale che lavare i piatti a mano nuoce all’ambiente più che azionare la lavastoviglie. È vero che lavando le stoviglie a mano in acqua fredda (anche se i piatti non verranno mai ben puliti) le L’intervista britannico americano Lavare i piatti a mano con acqua calda emette dieci volte CO2 rispetto alla lavastoviglie australiano emissioni di CO2 sono quasi nulle, ma se usiamo abbondante acqua calda la rigovernatura ci “costa” 8mila grammi di CO2, contro i 770 della lavastoviglie a 55 gradi, e i 990 a 65 gradi. E secondo uno studio dell’università di Bonn, la maggior parte delle famiglie non si preoccupa affatto di dosare l’acqua con parsimonia. Insomma, ogni cosa che faccia- Tra realismo e ottimismo l’analisi di Marco Piffaretti, pioniere ticinese della mobilità sostenibile “Serve un impegno vero più che il catastrofismo” P er nulla rassegnato, anzi decisamente ottimista sulle sorti della Terra, l’ambientalista Marco Piffaretti, pioniere della mobilità sostenibile in Ticino, anche se il libro di Berners Lee preconizza l’esigenza di un mondo di riserva tra quarant’anni, quando il nostro sarà stremato dall’inquinamento. “Nessun catastrofismo, se ce ne sarà bisogno sarà per l’aumento della popolazione globale, non per l’impronta di CO2 legata alle nostre abitudini commenta il presidente di Infovel -. Cosa ne sa la nostra atmosfera se, nonostante tutti i nostri sforzi ecologici, siamo passati da sette a otto miliardi?”. Non la delude sapere che, nonostante anni e anni di sensibilizzazione, il carico di CO2 continua ad aumentare ogni anno? “Certo preferirei il bicchiere pieno, ma mi piace più vederlo pieno a metà che non vuoto. Chiediamoci piuttosto che mondo ci saremmo ritrovati se anni fa non avessimo messo al bando gli spray, il freon e il liquidi refrigeranti dei frigoriferi e le tante altre cose risultate poi inquinanti”. L’impegno individuale si trasformerà in impegno collettivo? “Capisco che può essere demoralizzante fare tanti sforzi e non vederne subito i risultati, ma questo è un processo a lungo termine; l’importante è convincere i ventenni di oggi ad imparare abitudini e comportamenti corretti, perché i frutti si vedranno tra 30-40 anni”. È convinto che assumere atteggiamenti ecocompatibili farà sempre più tendenza? “Sì, ma deve essere tendenza vera, non una moda. Ricordandoci che ad esagerare nei consumi siamo proprio noi occidentali: 7000 watt continui procapite contro i 1000 di continenti come l’Africa”. Pensa che l’esempio dell’ecologista integrale, monastico, non dia frutti? “Finché non diventa una tendenza irreversibile no. Faccio un esempio: il car pooling, la mobilità sostenibile è un fenomeno inarrestabile, destinato a crescere sempre più. Pensi alle case domotiche, le energie rinnovabili; quando le nuove tecnologie saranno abbinate all’ambiente il processo sarà automatico”. mo inquina, ecco perché conviene procurarci presto un mondo di riserva. Ogni oggetto, comportamento, gesto lascia un’impronta nociva di anidride carbonica; per quanto elaborata, la formula di Berners Lee registra l’impatto ambientale da CO2 rilasciata nei processi di produzione-distribuzione-uso-dismissione fino al fine vita dell’oggetto stesso. Nel caso dei comportamenti, invece, basta pensare a un viaggio in auto per calcolare l’ “impronta” del veicolo, moltiplicandola per i chilometri percorsi. Persino il libro dell’ambientalista inglese, segnala lo stesso autore, inquina come dodici ore di tv! Indiscutibili le basi scientifiche e, grazie agli esempi più disparati e divertenti, la “carbon footprint” insegna a calcolare anche approssimativamente quanta anidride carbonica consumiamo e quanto ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale. Ma da qui a rendere più sostenibile il proprio stile di vita (vedi intervista a lato) con il minimo sforzo e la massima resa ce ne corre. Anche perché molto probabilmente il nostro impegno individuale non sfocia mai in un progetto collettivo. Inutile fare la raccolta differenziata (e gli svizzeri sono tra i maggiori produttori di pattume continentali) se poi gran parte finisce in discarica. Illusorio ricorrere ai mezzi pubblici per andare al lavoro se impieghi il doppio del tempo rispetto all’auto, e così via. Come è deludente scoprire, dopo almeno un decennio di sensibilizzazione all’insegna dell’“environmentally correct”, di prodotti bio e a chilometro zero, che i dati segnalano una situazione sempre più drammatica. L’anidride carbonica e il metano nell’atmosfera aumentano. Secondo le rilevazioni decennali dell’Envisat e del giapponese Gosat, diffuse pochi mesi fa, negli ultimi dieci anni la CO2 è cresciuta di circa lo 0,5% l’anno. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi HAIR DAYS 25% SS DI RIBA V^æ—£½ £^æ 3.2.201` al 15.2.201` O* û` 7.`0 —¹ì«w« £— µÂµû ûþ Ÿ.35 CONF —¹ì«w« £— –Â…û E Z IO N E E DA DU ûŸ `.10 ûµ —¹ì«w« £— …Â…û ûé 5.15 —¹ì«w« £— ŸÂµû 7.85 ûå —¹ì«w« £— þûÂ…û 17.25 —¹ì«w« £— éåÂûû CONF E Z IO N û– E E DA DU 11.15 —¹ì«w« £— þ`µû û… 8.90 —¹ì«w« £— þþµû ûÝ Ÿ.35 —¹ì«w« £— –Â…û 01 SYOSS INVISIBLE HOLD HAIRSPRAY `ûû øæ Ÿ.35 —¹ì«w« £— –Â…û Jûˇþ`éûéÝûþ | 02 SYOSS KERATIN SHAMPOO …ûû øæ 5.15 —¹ì«w« £— ŸÂµû Jûˇþ`Ÿ`Ý–þµ | 03 GOT2B GLUED w½¹”«š—½¹« £^ £ê« þ…û øæ 17.25 —¹ì«w« £— éåÂûû Jûˇþ`Ÿµåµåå | 0` TAFT ULTRA HAIRSPRAY w½¹”«š—½¹« £^ £ê« é…û øæ 7.`0 —¹ì«w« £— µÂµû Jûˇþ`Ÿµþûé… | 05 SYOSS BEAUTY ELIXIR þûû øæ 8.90 —¹ì«w« £— þþµû Jûˇþ`Ÿ`–þûµ | 0Ÿ GLISS KUR ULTIMATE REPAIR SHAMPOO é…û øæ `.10 —¹ì«w« £— …Â…û Jûˇþ`Ÿµåûû… | 07 GLISS KUR TOTAL REPAIR MASCHERA ANTI-ROTTURA éûû øæ Ÿ.35 —¹ì«w« £— –Â…û Jûˇþ`Ÿµåéûå | 08 BRILLANCE ROSSO INTENSO þ`å~Ý øæ 11.15 —¹ì«w« £— þ`µû Jûˇþ`Ÿþ…Ÿéé | 09 SYOSS CASTANO SCURO þþ… øæ 7.85 —¹ì«w« £— þûÂ…û Jûˇþ`Ÿþþûûå k Úê äêää— — ðÖ½£½ää— Mô½ÚÚ (^Ö« e Mäôæ—¹ˆ~ 2æ—ÚÚ :êÖ~ O^”ä~ ˆ½äén « äêää« æ« w½æ½Ö^š—½¹— Mô½ÚÚ « Mw˝ñ^Öšº½ð” 1—¹½ ^ «Ú^êÖ—ø«¹ä½ Úw½Öä«Â 25 IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 tra parentesi LA NOVITÀ Un’innovativa piattaforma, made in Ticino, in cui scegliere operai esperti Chiamo l’artigiano e gli do un voto L’idraulico è particolarmente bravo e onesto? Lo giudico e lo valuto con una nota sulla Rete T utte le volte che abbiamo bisogno di un idraulico, un imbianchino o un elettricista sono dolori. La sola idea ci fa venire il mal di pancia. Sarà puntuale, non verrà proprio, dovrà tornare perché non s’è portato dietro proprio quel pezzo lì, costerà caro?, e così via. Per chi non ha dimestichezza col fai da te, si aprono a volte le porte di un mondo totalmente sconosciuto. E poi, quale artigiano chiamare tra i tanti sull’elenco telefonico? Chi scegliere sperando di risparmiare pure qualcosa, senza ricorrere ai padroncini che arrivano dall’Italia mettendo in agitazione l’intero cantone quasi fossero il male peggiore? Niente paura. Per fortuna c’è adesso il neonato “MakeJobOk”, piattaforma, totalmente “made in Ticino”, ideata per pAdvisor dell’artigianato può contribuire ad evitarci colossali fregature, sperando sempre che chi scrive una recensione lo faccia con serietà e onestà. Vediamo come funziona? Basta registrarsi sul sito. Per evitare problemi, esistono tre livelli di affidabilità. “Il primo prevede che tutti i recensori si registrino con i dati richiesti e solo dopo conferma, tramite e-mail da Vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp boovp fggfuujwp usb jm :/: & f jm 24/: & )gbtdjb ej ptdjmmb{jpof efj ubttj* sjncpstbcjmf jo 23 sbuf nfotjmj dpnqpsub vo dptup dpnqmfttjwp dpnqsftp usb DIG 632/m f DIG 834/31/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwjtp tfdpoep mb mfhhf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej qspepuup ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ CAROLINA CENNI RONNY BIANCHI Economista e ideatore del portale MakeJobOk giudicare le prestazioni degli artigiani locali e rivolgersi così solo a quelli in gamba e onesti con i prezzi. “Capita sovente di sentire amici, colleghi e conoscenti lamentarsi del lavoro dell’idraulico o del falegname di turno – spiega Ronny Bianchi, economista e ideatore del portale -. Da qui è nata l’idea di creare un sito per recensire il lavoro degli artigiani, così da valorizzare quelli seri e affidabili. Un modo per chiamare quello giusto, basandosi sulle esperienze di chi ci è passato prima di noi”. Il sito, però, solleva pareri contrastanti. Se Gianni Albertoni, presidente dell’Associazione installatori elettricisti ticinesi (Aiet) lo giudica positivamente: “Mi sembra una buona idea, chi non è all’altezza deve temere questo genere di servizio”, più scettico, invece, Francesco Lurati, presidente della Federlegno Ticino (Asfms): “Iniziative del genere lasciano il tempo che trovano. Se, ad esempio, ho una piccola discussione con un cliente, lui non sarà contento del mio lavoro. E allora, come potrà dare un giusto valore alla mia prestazione?”. Tuttavia, un fatto è certo: il Tri- Qpttp sjovodjbsf bm dsfejup jo vo tfdpoep ufnqp@ TÄ- eb opj ftjtuf mppq{jpof ej sjncpstp/ W Sfdfttp fousp 21 hjpsoj ebm wfstbnfoup W Tfo{b tqftf tvqqmfnfoubsj W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf parte del nostro sito, potranno inserire le loro opinioni con un nickname – spiega Alessandro Fioroni, studente 23enne della Scuola superiore di informatica di Bellinzona che ha sviluppato l’idea del sito come tesi di diploma -. Per raggiungere il secondo livello, bisogna inserire anche nome e cognome. Al terzo livello pure foto o altri documenti (ad esempio la fattura) come prova relativa al lavoro svolto”. Le aziende citate da MakeJobOk, hanno ovviamente la possibilità di commentare i giudizi che le riguardano. Questi sono pubblici e visibili sul sito con un punteggio. Non si può pagare per fare una più bella figura, quindi tanto vale impegnarsi e fornire una prestazione al top. Anche se, assicurano le associazioni di settore, si fa già di tutto per garantire uno standard elevato: “Dobbiamo avere la maestria, tanto per cominciare, che è già una bella garan- Gliindispensabili TRAPANO ELETTRICO Ne esistono di vari modelli, anche a batteria, l’importante è scegliere quello che più fa al caso nostro. Inutile avere un modello super sofisticato se non lo sappiamo usare CACCIAVITE E BRUGOLE A croce, a taglio elettrico, spanner, robertson o triwing? Cacciaviti, brugole e viti non devono mancare in casa. Risolvono veri rompicapo “Il cliente spesso non si rende conto del valore della nostra prestazione e ci giudica esosi” zia - sottolinea Albertoni -. Non è più possibile finire un apprendistato, comprare una scala, un martello e un cacciavite e improvvisarsi artigiani”. Artigiani che, da un po’, sono alle prese con la concorrenza d’oltre frontiera. “Coi padroncini che arrivano dall’Italia la situazione è delicata – dice Lurati -. Al giorno d’oggi molti clienti guardano più il costo che non la qualità finale del lavoro. E volendo spendere poco si affidano ad artigiani italiani. Una volta non era così, adesso è la prassi. Continuo a ripetere ai miei associati di non guardare alla concorrenza, ma di fare il proprio lavoro al meglio”. Ciò nonostante, le lamentele non mancano. Quelle più comuni e ricorrenti riguardano proprio i prezzi. “Il cliente spesso non si rende conto del tipo di lavoro che facciamo, della sua qualità e spesso non sa valutarne il costo reale – replica Albertoni -. Ma sono anche convinto che molte lamentele nascano proprio dal fatto che spesso siamo costretti a inviare uno, due, anche tre solleciti per il saldo della fattura”. [email protected] Q@simplypeperosa MARTELLO E CHIODI Un jolly da usare per il legno, la gomma, la resina sintetica, la plastica, il piombo e il rame. E per appendere quei famosi quadri ancora in cantina SILICONE E COLLA Un sigillante specifico per sanitari, bagni e cucine che protegge anche contro la muffa. Più serramenti, vetri, lucernari e impianti vari. E un po’ di colla DISPERSIONE BIANCA Senza solventi e senza altri additivi nocivi per la salute. Le tonalità vanno dal bianco fino al bordeaux. Ma c’è pure quella antimuffa per tenere lontani umidità e sporco LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere Nelle agenzie Ffs nuove offerte e nuovi sconti La nuova brochure, “Tuffarsi nel relax” disponibile nelle Agenzie di Viaggio Ffs del Ticino, è una raccolta di offerte di viaggi e vacanze per la prossima estate, elaborata in collaborazione con Hotelplan e Travelhouse. Sono solo uno spunto delle numerose proposte che i consulenti di vendita delle Ffs vi potranno proporre in occasione di una vostra visita. Vale senz’altro la pena ricordare che le proposte contenute nel volantino “Tuffarsi nel relax” includono sconti e prestazioni aggiuntive gratuite per tutti coloro che sceglieranno di prenotare in una delle Agenzie di Viaggio del Ticino a Bellinzona, Locarno e Lugano. Richiedete il prospetto speciale e prenotate per tempo la vostra vacanza, approfitterete in questo modo di condizioni di prezzi più vantaggiosi! Tuffarsi nel relax. per le vacanze Interessanti offerte nzia viaggi FFS. estive ora all’Age gi ffs.ch/agenziaviag AL VACANZE BALNEARI SOLE DELLA CROAZIA DA CHF 8 GIORNI A PARTIRE 455.–* CROCIERA NEL MEDITERRANEO DA CHF 8 GIORNI A PARTIRE 610.–* NEGLI VIAGGIO CIRCOLARE DA USA CON PARTENZA LAS VEGAS DA CHF 15 GIORNI A PARTIRE * 1190.– Maggiori informazioni Agenzie viaggi Ffs Bellinzona, Locarno e Lugano ffs.ch/agenziaviaggi Due proposte imperdibili. Un fly&drive nell’ovest degli Stati Uniti e uno nel nord Europa. Due mete che si prestano sicuramente per una vacanza estiva Il fly&drive negli Usa è un programma di 15 giorni da e per Las Vegas e tocca la parte ovest degli States. Il programma di viaggio, studiato e preparato con cura, consente di toccare con mano una parte degli States che, nell’immaginario collettivo, è ricca di fascino e di tradizioni ma anche particolarmente interessante per quanto riguarda l’aspetto della natura e del paesaggio. Il tour inizia e termina a Las Vegas, l’unica città al mondo che si vede….dallo spazio, grazie alla sua folgorante illuminazione. Non mancate di prolungare il vostro viaggio, fermandovi uno o due giorni in questa città, vera e propria cattedrale nel deserto, che è anche una concentrazione di attrazioni, aperte 24 ore su 24. Qui le luci non si spengono mai e le tentazioni non mancano! Lasciata Las Vegas il fly&drive vi porterà subito in uno degli ambienti naturali più ricchi di fascino dell’ovest degli Usa, il Grand Canyon, prima tappa del vo- “Tuffatevi” negli... States e in Irlanda stro tour. Questa grande frattura della superficie terrestre, scavata dal fiume Colorado, è lunga ben 450 km e profonda oltre un chilometro e mezzo. Si narra che i primi uomini che scoprirono questo spettacolo naturale furono molto probabilmente i cacciatori paleoindiani, circa diecimila anni fa. E che dire della magnifica collezione di dune di sabbia bianca del White Sands National Monument, della vecchia cittadina di Albuquerque o della colorata Santa Fe con le sue radici ispaniche? Il viaggio, che vi porta alla scoperta dei luoghi dove vissero i nativi americani è un vero e proprio tuffo nel leggendario West ed è proposto già a partire da 1190 franchi per persona. La quota include, il tour come da programma dettagliato, 14 pernottamenti nelle cat. di hotel prescelte e la vettura Alamo per 15 giorni da/per Las Vegas in categoria economy (maggiori informazioni nella pagina del volantino speciale). A coloro che invece scelgono l’Irlanda come destinazione di viaggio segnaliamo il fly&drive “Irish Dia- ry”. Un tour in piena libertà dedicato a coloro che vogliono scoprire quest’isola conosciuta per i suoi ampi spazi aperti e per una civiltà, quella celtica, nata ben prima dell’avvento del cristianesimo e per alcuni aspetti ancora misteriosa di cui troverete tracce lungo le tappe del viaggio. Oltre alla straordinaria bellezza della natura, molteplici sono i motivi di interesse che richiamano ogni anno milioni di visitatori. La letteratura di grandi autori come Oscar Wilde, Samuel Beckett, George Bernard Shaw e James Joyce; la poesia di autorevoli rappresentanti come William Butler Yeats e Samuel Heaney e la musica, quella folk e quella dei grandi complessi rock, come i mitici U2. Grande tre volte la Sicilia, nella Repubblica d’Irlanda vivono circa 4 milioni d’abitanti di cui 1,5 milioni nella vivace capitale Dublino, affacciata sulla costa orientale. Il resto della popolazione è distribuita per lo più nelle grandi città come, ad esempio, Cork a sud, che avrete l’occasione di visitare durante il vostro tour. Il fly&drive è proposto già a partire da 959 franchi e include il volo diretto da Zurigo a Shannon e ritorno, 7 pernottamenti in hotel della cat. prescelta con prima colazione irlandese e il noleggio di una vettura Ford Fiesta o similare. Informazioni più dettagliate e altre proposte di viaggio nella brochure speciale “Tuffarsi nel relax”, disponibile in lingua italiana nelle vostre Agenzie di Viaggio Ffs del Ticino. Bellinzona centro Afittasi ufici e appartamenti di prestigio lacalla.ch Consulca: 091 821 12 62 Stazione FFS Nuovo svincolo autostradale Palazzo del Governo Tribunale federale Nuova fermata ferroviaria IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 27 tra parentesi LA TECNOLOGIA Basta un semplice clic sul nostro smartphone per accedere ad ogni servizio Il cantone in tasca... e un’App gratuita ti semplifica la vita Da Lugano ad Ascona, dai trasporti allo shopping con un cellulare puoi organizzare la tua giornata I l buongiorno si vede dal mattino. E dunque, per cominciare bene la giornata, meglio avere uno smartphone in tasca. Solo così, ora, è molto più facile muoversi in città, grazie appunto a tutta una serie di applicazioni che permettono di ottimizzare tempi, spazi e situazioni. Ad esempio, trovando con un clic la fermata del bus più vicina, prenotando il libro in biblioteca o passando dal supermercato con la lista della spesa già aggiornata. Insomma, si “viaggia” equipaggiati di applicazioni per avventurarsi nella giungla quotidiana con meno ostacoli e più informazioni. In tempo reale. Ed è proprio in quest’ottica che si inserisce la nuova app gratuita “Lugano c’entro”, disponibile su Apple Store e Google Play. Una prima svizzera, in quattro lingue, una guida pratica allo shopping per attirare i consumatori, appunto, in centro città. “Lugano c’entro” raggruppa le informazioni su ben 53 negozi organizzati per genere, visualizza offerte e promozioni relative a prodotti specifici e offre una cartina per raggiungere il punto vendita. La sezione “info parcheggi”, invece, informa sulla disponibilità e l’ubicazione dei principali posteggi cittadini, mentre un’altra aggiorna sugli eventi e le iniziative in programma in città. Anche Ascona ha creato l’app gratuita “Ascona”, che permette sia al visitatore abituale che a quello occasionale di accedere a tutte le informazioni utili: ristoranti, hotel, trasporti, shopping e meteo. “TISale”, invece, è un sistema di offerte e promozioni rivolto soprattutto ad una clientela giovane e permette di risparmiare grazie a ingressi scontati o gratuiti e buoni sconto per numerose attività commerciali del Ticino. Così, per rimanere costantemente aggiornati su tutte le promozioni basta scaricare l’app, gratuita. Ma il mondo delle app ormai non ha più confini. Addirittura, ci sono scuole che le offrono ai genitori per consultare in tempo reale presenze e interrogazioni dei figli. Quelle di alcune città, invece, permettono di mettersi in coda virtuale all’anagrafe quando ancora si è nell'ascensore di casa, o segnalare un dissesto nell’asfalto della strada sotto casa all’amministrazione comunale; tutto con un banale clic. Comunque sia, le app quotidiane, quelle utili, per non dire indispensabili, nella vita di tutti i giorni, iniziano dalla lista della spesa: addio al fogliettino appeso in cucina a cui si aggiungono parole e richiami, e poi, una volta arrivati al supermerecato, non riuscire più a decifrarlo o accorgersi di averlo dimenticato a casa. Affidiamoci invece alle app che trasferiscono automaticamente la lista della spesa sul nostro cellulare. E allora, gratis ed essenziali sono “Shopping List” o “LiShop”: dalla A di aceto alla Z di zucchero. Si segna quello che serve e la quantità, mantenendo pure in memoria l'ultima spesa fatta, nell’eventualità che si rischi di ricomprare l’ennesima confezione dello stesso prodotto. Regola numero uno per le app è facilità e intuizione. Le più in voga oggi riguardano mobilità urbana e dintorni. “Arcobaleno”, ad esempio, permette di trovare orari e fermate, nel Ticino e nel Moesano, di identificare i mezzi publici in partenza semplicemente puntando lo smartphone, visualizzare i piani delle zone, calcolare le tariffe e simulare il distributore di biglietti. Insomma, tante occasioni per semplificare la nostra quotidianità. c.c. Leapputili Lugano c’entro L’applicazione consente di ricevere offerte personalizzate dai negozi dell’area di Lugano ‰ ?A>5?O5A? < JL,>5A AM(L PM (R6 ?64=6BM 36=? ?64=6BM PPBM- • ?64=6BM M-46 Arcobaleno Permette di spostarsi con facilità nelle aree urbane calcolando tariffe e orari grazie ai piani delle zone TIsale È un sistema di sconti e offerte che l’utente può utilizzare in diversi punti vendita: locali e negozi Ascona Consente di scoprire gli hotel, i ristoranti, i negozi, i locali e gli artigiani del borgo di Ascona LugaNow LugaNow permette di rivivere la Lugano d’epoca o sbirciare nel futuro. In realtà aumentata airCHeck Informa sulla qualità dell’aria in tutta la Svizzera e sugli effetti per la nostra salute Mobile Ffs Regna incontrastata come app più scaricata dagli svizzeri. Orari, costi e informazioni di viaggio = (6@-? é La curiosità Quando l’arte è alla portata di un “touch” C i sono applicazioni in grado di mescolare perfettamente approfondimento e intrattenimento. Come “TomBraining La Galerie” e “Swiss art to go”. Entrambe made in Switzerland, si rivolgono a tutti gli appassionati di arte che non disdegnano però anche la tecnologia. “Swiss art to go” è un’app realizzata dalla Società di storia dell’arte in Svizzera (Saas) e disponibile al costo, non proprio irrisorio, di dieci franchi. Trentacinquemila edifici e monumenti svizzeri schedati e a portata di mano, grazie ad un’applicazione per smartphone. L’app, che sposa il moderno concetto di realtà aumentata, altro non è che l’informazione giusta al momento giusto nel posto giusto. Il turista, grazie alla funzione radar, può identificare con un banalissimo clic l’edificio che ha di fronte, individuarne nome ed epoca. Può pure accedere alla scheda completa, da leggere o ascoltare, con tutte le informazioni curate da un gruppo di esperti. Ma non è tutto. L’applicazione, in tre lingue, è anche dotata di una sezione sui percorsi consigliati di “itinerari” e “ricerca” con monumenti e edifici divisi per epoca, stile, tipologia e altri elementi artistici come vetrate o affreschi. Insomma, una guida più che tascabile. L’altra app “artistica”, sempre made in Ch, è “TomBraining La Galerie”, realizzata da Thomas Steinmann, avvocato e docente all’Ecole des hautes études commerciales dell’Università di Losanna. Costa sette franchi ed è pensata per smartphone, tablet e Mac. Si tratta di una galleria virtuale in 3D, dove l’utente può perdersi tra i dipinti di Goya, Dalì e Manet, tanto per fare qualche esempio. Passeggiare attraverso il museo virtuale, che espone oltre 250 dipinti con tanto di audioguida realizzata dalla storico dell’arte Francoise Barbe Gall; contemporaneamente, può testare le proprie capacità di memoria e osservazione grazie ad una decina di giochi che permettono di rispondere a domande inerenti la visita. Come dire, giocando s’impara. c.c. IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 28 tra parentesi DUE SEMPLICI ESERCIZI DA SCRIVANIA ADDOMINALI E GLUTEI Stando seduti contraete e rilassate i glutei in modo continuato per 20-30 volte. Mettete le mani sotto la scrivania tenendo il gomito piegato a novanta gradi e spingete verso l’alto. Mantenete la pressione per 15 secondi e ripetete 5 volte. Stiracchiati e alzati dalla scrivania spesso, guadagnerai in salute SCHIENA Mettete le mani dietro la nuca tenendo il busto ben eretto. Aprite i gomiti e avvicinate le scapole il più possibile. Restate così per 5 secondi, una breve pausa e ripetete 4 volte. CRISTINA GAVIRAGHI D opo l’ufficio una bella corsa, una tonificante nuotata o un bel po’ di sudore lasciato sul pavimento della palestra. Non si pensi così di aver fatto tutto il possibile per migliorare salute e benessere, specialmente dopo aver trascorso gran parte della giornata seduti alla scrivania. Per ridurre il rischio di malattie croniche e influire positivamente sulla qualità della vita, non basterebbe infatti praticare regolarmente esercizio fisico, ma andrebbero ridotte anche le ore passate su sedie e divani. Sara Rosenkranz, docente di nutrizione umana all’Università del Kansas, da anni si occupa degli effetti della sedentarietà sulla salute e nel suo ultimo lavoro, pubblicato sulla rivista Bmc Public Health, afferma che, per ottenere i massimi benefici, l’attività fisica deve essere accompagnata da una diminuzione delle ore trascorse da seduti. Per arrivare a tale conclusione ha considerato i dati su salute e abitudini di oltre 190mila uomini e donne sopra i 45 anni. “Molte persone fanno quotidianamente sport per 30 o 60 minuti - puntualizza Rosenkranz - ma se restano sedute in ufficio quasi tutto il resto della giornata, questo può diminuire gli effetti benefici dell’esercizio fatto; anche solo alzarsi di tanto in tanto e muoversi un po’ può fare la differenza”. I dati raccolti mostrano la sinergia tra l’attività fisica Questo nostro a more La lettera Guarito da una sgradevole malattia, da gay sono bloccato nella mia intimità S ono un giovane ragazzo gay al quale poco più di un anno fa gli sono stati diagnosticati dei condilomi anali sia interni che esterni. Dopo diversi mesi di terapia e di vari interventi chirurgici, sembrerebbe che il problema sia risolto. Il motivo per il quale le scrivo è che da quando ho contratto questa infezione non Scrivi a LINDA ROSSI riesco più a lasciarmi andare e psicoterapeuta e sessuologa a fare sesso liberamente. Posta: Linda Rossi – Il Caffè Quando mi capita di conosceVia Luini 19 - 6600 Locarno re nuove persone con le quali potrei avere dei momenti di in- E-mail: timità mi blocco e lascio [email protected] dere l’incontro. In aggiunta, mi sento anche bloccato dal punto di vista del rapporto completo. Vorrei tanto che la mia vita sessuale torni ad essere quella di prima, ma sento come di essere stato “scottato” e non so come risolvere questa inibizione. Grazie in anticipo per il suo aiuto a capire quello che mi succede e i suoi preziosi consigli. FiberSpeed e un minor tempo trascorso in posizione seduta nel raggiungere un buono stato di salute e una soddisfacente qualità della vita. “Senza ridurre la sedentarietà, l’effetto dell’esercizio potrebbe incidere anche un 20-30 per cento in meno su questi parametri”, affermano gli esperti. Certamente, nel prevenire obesità, diabete, malattie cardiovascolari e altre patologie croniche, la parte del leone viene fatta dall’attività fisica; è ormai riconosciuto che praticare sport regolarmente faccia bene alla salute, ma l’abitudine, Un aiuto dai “sit/stand desk”, postazioni regolabili in altezza per lavorare anche in piedi per scelta o per obbligo, a stare tante ore seduti può essere a lungo andare pericolosa. Una passata ricerca di Rosenkranz, pubblicata sull’International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity, mostrava, su circa 60mila individui tra i 45 e i 65 anni, come dalle quattro ore in avanti, passate con le gambe sotto la scrivania, aumentasse sempre più la probabilità di andare incontro a malattie croniche come diabete, patologie cardiache e cancro. Altri studi serviranno per capire meglio gli effetti della vita se- dentaria sui parametri biologici che regolano lo stato di salute, ma un ruolo nella questione sarebbe svolto dall’influenza che lo stare seduti ha sulla lipoproteina lipasi (Lpl), molecola coinvolta nella trasformazione dei grassi in energia. Lunghi periodi adagiati sulla sedia causano una minor contrazione muscolare e questo diminuirebbe sensibilmente l’attività della Lpl. “Stare seduti inibisce ciò che stimola il metabolismo e questo non è un bene per la salute - spiega l’esperta - solo interrompendo, alzandosi e muovendosi di tanto in tanto, si possono riattivare questi processi”. Un anno fa, un ricercatore inglese aveva mostrato che se un impiegato stesse in piedi alla scrivania, piuttosto che seduto, per tre ore al giorno brucerebbe 144 calorie, cosa che, in un anno, equivarrebbe alla perdita di quasi quattro chili di grasso. Secondo i ricercatori, oltre a sensibilizzare soprattutto i giovani sull’importanza di alzarsi in piedi più volte al giorno e fare anche piccoli movimenti, potrebbero essere d’aiuto i cosiddetti “sit/stand desk”, le postazioni di lavoro regolabili in altezza che permettono di lavorare e stare al computer anche in posizione eretta. Sarebbero disponibili anche nella versione per bambini, perché non è mai troppo presto per imparare le buone abitudini. La risposta di Linda Rossi Desensibilizzi la zona tabù e provi a scindere l’incontro dall’intimità C l’incontro da quella dell’intimità sessuale condivisa. Perché se lei evita ogni contatto rischia che questo problema gliene crei un altro, quello dell’isolamento sociale. Quindi, quando si trova di fronte a una persona che la interessa, deve darsi innanzitutto il tempo di sentirsi in fiducia con essa. Se la graduale conoscenza le fa capire che vorrebbe andare oltre, a questo punto gliene potrebbe parlare chiedendogli di dimostrare un’estrema delicatezza verso quella sua parte del corpo. Parallelamente sarebbe opportuno che lei iniziasse ad accarezzarsi, constatando di volta in volta che non le accade niente di negativo. Così facendo se ne approprierebbe nuovamente vivendola sempre meno come un’area corporea a rischio di problemi, bensì come una zona di piacere, piacere sempre più libero di essere apprezzato e vissuto intensamente. Faccia un passo alla volta e progressivamente riacquisterà fiducia e tranquillità convincendosi che il male è decisamente superato. A questo punto, e ricorrendo alle indispensabili protezioni, sarà pronto a incontrare intimamente un possibile partner senza inibizioni di sorta, cioè in tutta libertà. erto che alla sua giovane età quello che le è accaduto dal punto di vista della salute deve essere stata una grande prova di forza. Meno male che le cure ricevute l’hanno portata alla piena guarigione! Non c’è da stupirsi checiò le abbia lasciato uno strascico che si tramuta in una forma di timore, per non dire avversione, all’idea di essere toccato nella zona anale. È come se quella superficie corporea fosse oramai diventata una zona tabù, fragile, che lei deve proteggere, poiché a rischio. È un fenomeno normale quello che le sta capitando. Il grave inconveniente è che questo “blocco”, come lei spiega, appare fin dai primi momenti di un incontro, come se già anticipasse che poi si arriverà nella fascia “scottata”, impedendole quindi di vivere un qualsiasi rapporto. Il percorso da fare per uscire da questa situazione senza sbocco è di desensibilizzare quella sua parte del corpo da ciò che ha vissuto un anno fa, alfine di poter riacquistare fiducia nella sua salute ritrovata e non temere che le possa riaccadere quello che le è successo in passato. Inizio col suggerirle di staccare il momento della prima fase del- Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 15/1.5 Mbit/s 24. 90 mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese BenEssere Stare per troppo tempo seduti, senza mai muoversi, ci predispone a obesità, diabete e malattie cardiovascolari <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUštjAyNgMAšu4x_Q8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw7DQBAE0RPNqns©OxsPjMwsgyh8SRTs©yM7ZgFV6G1bRcPdc93f66sIuovZUOs1VBs8i©rZ1Auk6QUWdoYls_95ATIewPwZAYUšGdfFYg7zcGg7Pt8T4K8CwnYAAAA=</wm> PAGARE RAPIDAMENTE SENZA CONTATTO. Ora alla Migr©s: pagament© c©n carta di credit© sen a c©ntatt©. Fin© a `r. 4".– n©n ©cc©rr©n© né il PIN né la irma. Anc©ra megli© c©n la Cumulus-MasterCard gratuita. IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 ILFENOMENO LASOCIETÀ L’INCONTRO I GRANDI MARCHI DELL’AUTO RIDISEGNANO I MERCATI FUTURI QUEI CLICHÈ ELVETICI DI CARTA E CELLULOIDE PANARIELLO: “IO VOGLIO ANCHE ESISTERE FUORI DALLA TV” ROCCHI A PAGINA 35 A PAGINA 39 COMAZZI A PAGINA 42 tra virgolette RIFLESSIONI D’AUTORE CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI UNA SETTIMANA UNA PAROLA Aborto Pochi sono i temi sociali che occupano la nostra civilizzazione quanto il problema di regolare la riproduzione umana. In Svizzera ora se ne riparlerà con un voto popolare SANDRO CATTACIN sociologo P ochi sono i temi che occupano la nostra civilizzazione quanto la questione della regolazione della riproduzione umana. È la coscienza del fatto che la sopravvivenza della specie umana dipenda dalla collaborazione tra gli esseri che ha trasformato l’animale, e la sua spinta alla riproduzione dei suoi geni, in membro di una collettività che riflette sulle strategie di riproduzione migliori e più utili alla collettività. Questa coscienza sta alla base della continua riflessione sul giusto equilibrio tra libertà individuali e protezione della collettività che ha occupato i più grandi pensatori dei nostri tempi: Kant che teorizzava la capacità di ciascuno di noi di riflettere per il bene di tutti, Mill che ci ricordava che il liberalismo implica che le nostre libertà finiscono laddove cominciano quelle degli altri o ancora Rawls che, C’è da sempre una certa tensione nell’ambito della politica familiare tra interesse generale e scelta individuale per logica deduzione, ci spiega perché pensare al bene delle persone più fragili è nell’interesse personale. Da queste riflessioni sono nate politiche controverse come quella del figlio unico in Cina (che oggi si sta modificando di fronte alla sfida demografica di una popolazione che invecchia) o quella della contraccezione al fine di programmare una vita di famiglia autodeterminata. Entrambe queste politiche evidenziano la tensione che esiste nell’ambito della politica familiare tra interesse generale e scelta individuale. LE DECISIONI IMPOSSIBILI La stessa tensione si ritrova nella regolazione delle pratiche di interruzione della gravidanza. E, se vogliamo, anche nell’iniziativa popolare “il finanziamento dell’aborto è una questione privata” in votazione il 9 di febbraio. L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra l’interesse individuale e quello collettivo per non mettere a repentaglio il vivere insieme. E, tra rispetto della vita concepita e della vita della donna, tra interesse generale e interesse individuale, le regolazioni tendono oggi ad un compromesso, dopo decenni di legislazioni più o meno ragionevoli ed esperienze eugeniche. Il nazionalsocialismo ha istituito probabilmente il più perverso tra i sistemi di regolazione, vietando, da un lato, alle donne “ariane” di ricorrere all’aborto e autorizzandolo, o addirittura promuovendolo, per le “non ariane” ebree ovviamente incluse. Dall’eugenismo nazionalsocialista, basato su un’idea primitiva di riproduzione di una “specie umana” considerata superiore, alle riflessioni contemporanee su se, come e quando consigliare l’aborto, la differenza è certamente importante anche se, nel dettaglio, l’elemento eugenico - l’idea cioè che certi esseri meritino di vivere e altri no - continua a circolare e ad essere presente tra tanti medici quando, per esempio, un’amniocentesi porta all’identificazione di un problema genetico nell’embrione ed a un consiglio di routine di abortire. Oltre a questa pressione di tipo eugenico, le regolazioni in materia di aborto si inseriscono pure in una contesto morale e soprattutto religioso. Anche in questo ambito si incontrano posizioni estreme, come per esempio quella dell’Irlanda cattolica ,che vieta tout court l’aborto e che ha portato alla ribalta il caso di una ragazza quattordicenne, incinta dopo essere stata violentata, alla quale è stato proibito di abortire (l’Irlanda permette però di praticare l’interruzione della gravidanza in un altro Paese: l’ipocrisia non ha limiti). L’eugenismo e la questione morale sono parte integrante del dibattito sull’aborto e sono presenti nelle legislazioni di tutti i Paesi, in certi casi in modo confuso e interconnesso, a volte nella riflessione sulla sfera privata e altre volte imponendo barriere che fanno astrazione dal caso concreto. Qualunque sia la situazione, la donna incinta è confrontata con questa tensione e si trova di fronte ad una serie d’interrogativi, imposti dalla società, dagli amici, o semplicemente presenti nelle proprie riflessioni. “Voglio o non voglio questo bambino?” è la prima di tutte le domande, che aumentano in DOMENICA complessità quando si presentano anche problemi di età, di rischi di malattie gravi, di sopravvivenza, di vio- LIBERO D’AGOSTINO lenza vissuta, di difficoltà economiche, sociali o psichi- I COMODI ALIBI che e anche di scelte di vita. E ciò ci fa capire immediatamente come la decisione di mettere al mondo un fi- DELLA POLITICA glio non sia delle più facili da prendere. Qualunque sia- INCONSISTENTE no le risposte individuali, la scelta sarà condivisa o criticata, sostenuta o combattuta e, comunque, la sola i voterà per il referenpersona che ne porterà le conseguenze, per tutta la dum contro i tagli ai susvita, sarà la donna che l’ha fatta. sidi per la sanità, per quello contro il condono fiIL PRAGMATISMO scale e si andrà pure a votare Le decisioni impossibili hanno come corollario il fatto per il freno ai disavanzi nella di portare con sé l’ingiustizia e di non potere essere re- spesa pubblica. È l’unico concreto lascito di una legislatura per il resto inconcluOgni bambino ha un costo per la dente, con un governo che società, e ogni bambino che non nasce amministra ma non governa, e un parlamento paralizzato cela la sofferenza di una donna da veti e tatticismi dei partiti. In questo vuoto desolante, golate in modo univoco, assumendo che mettere o no sono però tutti d’accordo su al mondo un bambino sia solo una scelta personale. una cosa: fermare frontalieri Ogni bambino ha un costo per la società, e ogni bam- e padroncini, che sono ormai bino che non nasce cela la sofferenza di una donna. Le diventati un comodo alibi democrazie pluraliste, dopo anni e anni di discussioni all’inconsistenza della politipubbliche, morali ed eugeniche, hanno scelto di pren- ca e un capro espiatorio per i dere in considerazione la necessità di aiutare chi desi- problemi che non si riesce a dera o meno fare nascere un essere umano. Attraverso risolvere. Ogni partito, per contributi, sostegno psicologico, momenti di riflessio- non restare indietro, spara ne obbligatori prima di un’interruzione di gravidanza una sua soluzione, alimensi allarga la sfera della responsabilità della scelta: non tando un clima sempre più è solo la donna incinta responsabile della nascita o pesante contro i lavoratori dell’eventuale aborto, ma anche la società con le sue italiani, ma avvelenando anistituzioni. Infrangere questa co-responsabilità nella che quel mercato del lavoro scelta della donna, qualunque essa sia, privatizzando- che, dicono, bisogna salvare. la o collettivizzandola, ci condurrebbe inevitabilmente verso un mondo incivile. S IL RAPPORTO DEFICIT-PIL IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 Spagna Germania Italia Francia SALARIO MINIMO MENSILE (dati in euro) SALARIO MINIMO ORARIO 1.874 1.502 1.478 1.462 1.430 1.190 961 784 753 697 684 566 401 369 5 0 Gemania 9.43 -5 -10 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2/ Storie d’Europa 2014 Fonte: Fondo monetario internazionale Lussemburgo Belgio Olanda Irlanda Francia G. Bretagna Usa Slovenia Spagna Malta Grecia Portogallo Croazia Polonia Francia 3.91 Spagna 33 8.50 tra virgolette Italia Non esiste un unico salario minimo stabilito per legge Fonte: Wirtschaft und Sozialwissenschaftliches Institut (Wsi) - Eurostat Giocodipendenza “L’ossessione delle scommesse mi ha trascinato nella rovina” Schiavi e precari, il volto nascosto della Germania Da Berlino alla Baviera, ecco qual è il popolo tedesco che fatica a vivere L a nuova Europa si rispecchia anche nelle storie di vita dei più “deboli”, in quelle fasce d’emarginazione che emergono ormai anche tra gli strati sociali della popolazione che si ritenevano al riparo della crisi economica. Persino in Paesi, come la Germania, considerata la “locomotiva economica” dell’intero continente. Eppure, al pari di Roma, Parigi o Madrid, anche a Berlino, come traspare da queste storie raccolte da Stefano Vastano, c’è un’altra società dal futuro incerto. Storie di malessere economico che, nonostante la mimetizzazione dei “minisalari”, dei mini jobs, nasconde l’esplosione del fenomeno dei giovani senza lavoro. Vicende di squallore morale, di indifferenza sociale, L’ altezza è quella, 187 centimetri. Ma il peso-forma René Schnitzler l’ha perso da un pezzo. “Oggi mi muovo sui 100 chili - dice lui imbarazzato - ma con il sostegno della squadra tornerò al peso ideale”. Non sembra, ma questo simpatico 28enne era una delle promesse della Bundesliga, del campionato tedesco. Nel 2004, l’attaccante Schnitzler infilò per il Borussia Mönchengladbach la bellezza di 11 goal. Persino 14 reti nella stagione 2006, prima di passare ad Amburgo a giocare nel 2008 con ‘i diavoli rossi’ del di insicurezza generazionale. Storie drammatiche che il Caffè racconterà, attraverso testimonianze personali, pure da altri Paesi di questa Unione Europea che pare ancora incapace di tracciare una via comune verso la crescita, mentre intere nazioni sono ricacciate indietro nel tempo. In un passato di precarietà e povertà che hanno gia rimesso in discussione livelli di benessere e diritti sociali che si ritenevano acquisiti per sempre. Racconti in presa diretta da cui irrompe uno spaccato sociale che meglio di tanti dati statistici e analisi economiche descrive il senso di disagio e d’impotenza che oggi attanaglia le popolazione. Pure nella ricca Germania. e.r.b. (2/continua) René, 28enne: “La frenesia dell’azzardo e le macchinette, il mio incubo. Ormai erano una droga giornaliera” L’ANALISI DI LUCIANO GALLINO La locomotiva sta rischiando, salari fermi a dieci anni fa L LUCIANO GALLINO Saggista e sociologo del lavoro a curva della crisi scivola via arrancando dietro una ripresa lenta. E l’Europa, ovunque, guarda i timidi segnali racchiusi negli indicatori economici scoprendo che il nodo del lavoro resta ancora tutto da sciogliere. La disoccupazione, soprattutto giovanile, resta alta. E dove davanti ai dati c’è un segno più si scopre che non è tutto oro quel che luccica. “Come in Germania, la locomotiva che spinge l’economia. Ma dietro i numeri positivi, c’è tanto precariato”, spiega il professor Luciano Gallino, sociologo del lavoro che nei suoi ultimi saggi ha analizzato a fondo la crisi europea. In Germania le imprese ricorrono in maniera massiccia ai contratti da 450 euro, i mini jobs, cioè i mini-impieghi. Lavori con un limite di 15 ore settimanali pagate in media da 5 a 7 euro all’ora. In queste condizioni si trovano 7 milioni di tedeschi, circa 1 lavoratore su 4. I minijobs nati come uno strumento per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, per molti economisti stanno finendo per rappresentare il simbolo del precariato. “Il miracolo tedesco così rischia di essere monco - aggiunge Gallino -. Ma c’è dell’altro. Le statistiche dell’export del Paese dicono che per un decennio abbondante il rapporto tra lavoro e unità di prodotto è aumentato del 2-3 per cento annuo, circa il 25 per cento su un decennio, mentre le paghe sono rimaste perfettamente orizzontali. La media dei lavoratori tedeschi, in nome di questa moderazione salariale introdotta già dal governo guidato da Gerhard Schröder, ha dovuto accontentarsi di stipendi stagnanti”. Secondo Gallino, i numeri hanno un significato preciso: i salari e il potere d’acquisto dei lavoratori in Germania, ma non solo, sono fermi da dieci anni. “Il dato è incontrovertibile, e il processo - sottolinea il sociologo ha portato un enorme vantaggio per le imprese che, da un lato hanno potuto operare sui prezzi e diventare concorrenziali nelle esportazioni, e dall’altra hanno tratto grandi profitti. La Germania ha retto sin qui grazie all’eccedenza dell’export sull’import. Ma se non ci sarà una crescita, con la ripresa della domanda interna, se la gente non avrà più soldi da spendere, se non può comprare, questo modello crollerà”. La domanda che tutti si fanno è se il precariato aumenterà. “Il problema è che sta vincendo un modello di liberismo sfrenato – avverte Gallino-. Non solo in Germania. I precari ormai sono milioni. Ma il rischio del modello tedesco sta nella sua durata. Perché i salari stagnanti producono anche tagli ai servizi pubblici e sociali, mentre lo stato di precarietà dei giovani non li porta a investire sulla casa o su altri beni”. m.sp. storie raccolte da STEFANO VASTANO Corbis Lavoratorischiavi Prostituzionegiovanile St.Pauli. Fu l’anno orribile per il calcio ‘made in Germany’. Quello in cui l’allora 23enne Schnitzler rivelò d’aver intascato 100mila euro dal racket del calcio-scommesse. Per manipolare gli incontri contro l’Augsburg, il Rostock ed il Mainz. “Ero malato, dipendente da ogni tipo di scommessa e videogioco”, confessa l’ex-professionista. Oggi giura d’essere guarito e, dopo una lunga ‘sospensione’ di tre anni, René può tornare ainfilarsi gli scarpini. “Non do la colpa né al mondo del calcio né al sistema delle scommesse - spiega la dipendenza dal gioco è stata una mia tragedia personale da quando avevo 18 anni”. Da quell’età il calciatore non ha smesso di giocare un giorno ai videopoker e slotmachine, bruciandosi lo stipendio, poi gli orologi, infine la Mercedes da 100mila euro per coprire i debiti”. Il Dfb, l’Associazione nazionale calcio, ha ora tassativamente vietato ai giocatori le scommesse. Ma non sono solo i calciatori a subire la patologia del gioco. Uno studio dell’università di Lubecca precisa che in Germania un tedesco su 10 investe al gioco dai 50 ai 100 euro al mese. Le slotmachine sparse nelle sale-gioco sono 265mila e, secondo i calcoli dell’istituto Ifo di Monaco, fatturano sui 4,4 miliardi l’anno. In tutto si stima che 530mila i tedeschi accusano forme di dipendenza: il 90 per cento uomini; l’85 per cento al di sotto dei 30 anni (e molti gli stranieri). Dalle lotterie e sale gioco lo Stato tedesco incassa, in media, 1,2 miliardi l’anno. Ma per René Schnitzler scommesse e macchinette “sono state un incubo - dice lui - la mia droga giornaliera”. Da un mese, nonostante l’età e problemi di peso, Renè è tornato a indossare la maglia del suo primo club, il Rheydter, della Lega regionale. “Ora voglio aiutare il mio primo club e spero che la squadra aiuti me”. Domenica 15 dicembre, per gli ultimi minuti della partita, è ridisceso in campo. Il trainer era soddisfatto: il Rheydter ha vinto 3 a 2 contro lo Straelen, e 80 spettatori hanno applaudito il ritorno al calcio di René Schnitzler. Lavoroprecario “A questa azienda ho dato 36 anni, ora mi sostituiscono con un rumeno” “A “Ho iniziato a vendere il corpo “Disoccupazione e ‘mini job’ quando avevo soltanto 14 anni” sono un vero dramma sociale” L’ D Mario, 55enne: “È una porcheria come la direzione tratta noi e la nuova manodopera. Senza contratto, costretti a 16 ore di lavoro...” Lisa, 20enne: “È stato il denaro facile a farmi scivolare nel giro. Vestiti nuovi, fine settimana...” questa azienda ho dato tutto, per 36 anni di seguito”. dice Mario Gliese. È disperato l’ex-macellaio 55enne, ma anche pieno di rabbia contro la Vion, l’impresa per cui ha sfacchinato tanti anni, “ma che ora ci sta trattando da cani”, aggiunge. Dal 1° febbraio, Mario ed altri 59 suoi colleghi hanno perso il posto alla Vion, lavorazione carne, presso Oldenburg, uno dei tanti mattatoi nel nord della Germania che dà lavoro a 250 dipen- denti. Sarà una ‘colonna’ di 60 operai, rumeni e bulgari, a sostituire Gliese e compagni ai turni di macellazione e preparazione dei pacchetti di carne. “Per carità, non ho nulla contro i lavoratori dall’Est Europa - dice - ma è una porcheria come la direzione tratta noi e la nuova manodopera”. Da 10 anni, da quando nella Ue sono entrati i nuovi Paesi dell’est, nell’indotto dell’industria alimentare tedesca scoppia uno scandalo dopo l’altro. E una rivoluzione nel settore delle carni, che da solo dà lavoro a circa 150mila dipendenti. Secondo i dati del ‘Ngg’, il sindacato del settore alimentare, in Germania sono circa 50mila gli operai nei mattatoi. Di questi la buona metà, al- meno 25mila sono “i nuovi schiavi dell’Est come li chiama Gliese - bulgari, rumeni o lituani trattati da schiavi, senza contratto e costretti a lavorare sino a 16 ore al giorno”. E a dividersi alloggi di fortuna (anche 6 operai in una stanza) con retribuzioni da fame, dai 3 sino al massimo di 5 euro l’ora. Il lavoro nell’industria tedesca delle carni non manca: solo un grossista come Tönnies (il secondo nel settore in Germania) macella sino a 30mila suini al giorno. Una piccola impresa come la Vion viaggia al ritmo di 600 maiali ogni ora e con un dumping micidiale sui salari. “Queste piccole o medie imprese - conferma il sindacalista Matthias Brümmer - guadagnano 1 euro e 3 centesimi dalla macellazione di un suino. Tolte le spese, al lavoratore non restano che sui 5 euro l’ora“. E dire che la ‘Grosse Koalition’ al governo di Berlino ha promesso, ma a partire dal primo gennaio 2015, un salario minimo di 8,50 euro l’ora. Nel nord del Paese, dove si concentra l’industria della carne, oggi la realtà è ben diversa. Fantomatiche ditte di subappalto procurano alle aziende sempre nuove ‘colonne’ dall’Est, “sfruttate senza pietà - conclude Mario Gliese da una vera e propria mafia della carne”. Un racket che riempie le celle frigorifere dei discounter in Germania di carni sempre più a buon mercato. A farne le spese sono gli operai tedeschi oggi licenziati. E un esercito di ‘schiavi’ dell’Est trattati peggio di loro. ha visto fare in un film, ma non si ricorda più quale. Sicuro, in ogni caso, è che la prima volta che lei si è prostituita aveva 14 anni. Una biondina carina, Lisa Müller, sveglia, cresciuta in una famiglia integra e in uno di quei paesini bavaresi da cartolina. Perché l’ha fatto? “Per una sfida o una conferma di me stessa, per sentirmi adulta”, dice Lisa che oggi ha 20 anni e da due è fuori dal tunnel della prostituzione. Le sue rivelazioni sui quattro anni di prosti- tuzione minorile hanno scioccato la Germania. “Prendimi, pagami e distruggimi”, il libro shock in cui Lisa ha fatto senza peli sulla lingua i conti con se stessa. “In realtà, è stato il denaro facile a farmi scivolare nel giro - ammette ora lei - sì, i vestiti alla moda, il nuovo cellullare e i week-end senza badare ai soldi”. Né sua madre né i professori a scuola l’hanno mai stanata nei suoi anni da baby-squillo. Complici le infinite possibilità della comunicazione digitale. “Il primo appuntamento con un cliente - ricorda lei - l’ho avuto tramite sms sul telefonino. Poi la mia rete di clienti si è ampliata e mantenuta in rete via mail”. Neanche gli esperti del ministero della Famiglia a Berlino sanno quantificare bene le dimensioni del mercato del sesso nel Paese. “Hydra”, la prima associazione per i diritti delle prostitute, stima che ve ne siano almeno 400mila di ‘lavoratrici del sesso’ in Germania (circa il 5 per cento, uomini). Sicuro è che nella sola capitale, a Berlino, di bordelli o bar ‘a luci rosse’, ve ne siano dai 400 ai 600. E in metropoli come Amburgo o Colonia diversi Megashop che, a forza di offerte ‘flat-sex’, attirano sino a 30mila clienti al mese. “Benvenuti nel quartiere a luce rosse d’Europa”, così il 4 dicembre scorso la ‘Süddeutsche Zeitung’ ribattezzava la Germania. Un Paese in cui, dal 2002, l’esercizio della prostituzione è legale. Ma non ovviamente il sesso con i minori, perseguibile e punito per legge dal novembre 2008. “Oggi non riesco più a sopportare quegli sguardi di un uomo - confessa Lisa - sono stati i mesi di incubi notturni, la paura degli altri, il ribrezzo di me stessa che mi hanno spinto a smetterla e ricostruire una vita normale”. Ora Lisa è ‘clean’, ha un ragazzo e un rapporto sincero con la famiglia e le amiche. Ma girano statistiche allarmanti secondo cui nella Germania del 2014, la prostituzione al di sotto dei 18 anni è una deriva che trascina via dai 10mila sino ai 20mila minorenni. Cifre terribili in un mercato enorme che, complice o no internet, di sicuro non ha travolto la sola Lisa Müller. ue buone notizie dalla Germania. La prima è che il turismo a Berlino segna sempre nuovi record: 25 milioni di pernottamenti nel 2012, oltre 26 milioni l’anno scorso. L’altra è che, dal primo gennaio, il sussidio di disoccupazione da 382 è salito a 391 euro. Nove euro in più che però lasciano Florian Schicks indifferente, o quasi. “Non auguro a nessuno di essere disoccu- Floriana, 29enne: “Il problema non è la paga al di sotto delle tariffe, ma che pur lavorando non si arriva a fine mese” pato in questo Paese - premette il 29enne Florian - o di cercarsi come me job saltuari nella gastronomia o nelle pulizie”. Sono le due fette del mercato tedesco in preda al dramma della precarietà e delle retribuzioni da fame per i dipendenti. Grazie al boom del turismo, nei bar e nei ristoranti delle metropoli tedesche il personale è cresciuto nel 2013 a circa 2 milioni. Secondo uno studio della ‘Fondazione Hans Böckler’, l’istituto dei sindacati, sono aumentati “al contempo e in modo vertiginoso anche i lavori atipici nella gastronomia”. Dal 2007 ad oggi i cosiddetti ‘mini-job’ sono ar- rivati al 22 per cento nei ristoranti e bar. Qui 878mila persone, cioè il 49 per cento del personale (il 62 per cento del quale donne) viene retribuito ben al di sotto delle tariffe nazionali di 9 euro l’ora. “Il problema vero non sono le paghe al di sotto delle tariffe - spiega Florian -, ma che pur lavorando non arrivi mai a fine mese”. È l’altro triste record di Berlino, la capitale dove la disoccupazione è ormai al 12 %. Anche il berlinese Florian sopravvive, come l’esercito dei precari tedeschi, grazie al sussidio di disoccupazione. Sempre, stando i calcoli della Fondazione Böckler, solo nella gastronomia sono 160mila i lavoratori a dover aggiungere i sussidi per sbarcare il lunario. Un drammatico destino che, oltre ai camerieri di ristoranti ed hotel, riguarda i lavoratori ‘atipici’ nell’industria alimentare, birrerie e persino negli arsenali tedeschi al Nord. Certo, lo scorso dicembre la disoccupazione in Germania era scesa al 6,7 per cento. Ma nel conto bisogna aggiungere più di 6 milioni di persone attaccate alla flebo dei sussidi di disoccupazione e ad assegni sociali (oltre il 46 per cento da più di 4 anni). Sì, Berlino è una città postmoderna e alla moda. “Peccato che puoi inviare tutte le domande che vuoi dice Florian - ma di lavoro non se ne trova”. 34 LA RICE TTA tra virgolette Il ragù Marinare 500 g di polpa di cinghiale per 24 ore in 300 ml di vino rosso con 1 spicchio aglio, 150 g di cipolla bianca, 150 g di sedano e qualche foglia di alloro, rosmarino e salvia. Passate le 24 ore, mondare e tritare la cipolla e l’aglio e farli rosolare in un capiente tegame contenente 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva. Aggiungete il sedano e 150 g di carote tagliati a cubetti piccoli. Salare e pepare. Dopo 10 minuti unire la polpa di cinghiale tritata. Rosolare, salare unire un dado e il vino rosso. Quando sarà sfumato, aggiungere 2 cucchiai di concentrato di pomodoro e 1 lt di passata di pomodoro e cuocere a fuoco dolce, girando di tanto in tanto, fino a che il ragù non sarà ben denso. Ci vorranno un paio d’ore. Quindici minuti prima del termine della cottura aggiungete un bicchiere di latte, mescolare bene e terminare la cottura. Il mito e la tavola, per il cinghiale una storia saporosa I l cinghiale può essere molto pesante. Ne sa qualcosa Adone. Il più bello fra gli dèi. Ucciso da un feroce suino subornato da Apollo che non poteva sopportare i suoi continui successi di seduttore. Dal sangue sparso del bel giovane nascono gli anemoni. Un promemoria stagionale del suo passaggio terreno. Per vendicarlo si alleano in una colossale battuta di caccia tutti gli eroi mitici. Tra questi Teseo, Giasone, Nestore, Atalanta. E Meleagro che alla fine di un inseguimento da Blues Brothers gli fa la festa. Questo racconto emblematico sul rapporto tra il cacciatore e la sua preda affascina l’Occidente per molti secoli tanto che Rubens gli dedica il favoloso dipinto del museo di Vienna dove la bestia irrompe fra i cacciatori come una minacciosa manifestazione della natura selvaggia. E proprio la sua forza guerriera e la scarsa propensione a vivere in branco ne fanno un single da combattimento. Non a caso nel Medioevo veniva chiamato porcus singularis. Dal quale i Francesi hanno derivato la parola sanglier. Anche nella cultura indiana il furore indomito avvicina questo animale al divino, tanto da farne il terzo avatar di Vishnu. Si chiama Varaha, ovvero cinghiale. Il suo grugnito è tanto potente da essere scambiato per un tuono. Ed è raffigurato con un corpo umano di colore scuro e la testa di suino. Come dire la risposta induista al mitico Minotauro. Insomma un Minoporco. Non a caso la caccia al cinghiale è rimasta per secoli un esercizio per uomini coraggiosi pronti a misurarsi con un degno avversario. E proprio agli uccisori spettava il fegato dell’animale che era considerato la sede del coraggio. Invece noi, che non apparteniamo alla stirpe dei cacciatori e raccoglitori, bensì a quella dei consumatori, più prosaicamente seguiamo le sue piste a tavola, dove si accompagna alla polenta sotto forma di spezzatino. Oppure alla cacciatora per chi lo preferisce rosso, con pomodorini, olive e aglio. E in salmì, con sedano, carota e sfumato con il vino, per quelli che invece sono entrati nell’era del cinghiale in bianco. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 1 kg di cinghiale - 2 cipolle - 2 coste di sedano - 2 carote - 1 rametto di rosmarino - 1/2 litro di vino rosso - 1 spicchio d’aglio - 1/2 cipolla tritata fine - 1 peperoncino - 300 g di salsa di pomodoro - 7 cucchiai di olio extravergine d’oliva - sale - pepe Alla cacciatora ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Con la polenta, alla cacciatora, sotto forma di spezzatino o in salmì. Un piatto forte per i cacciatori del gusto Tagliare le 2 cipolle, le coste di sedano e le carote e rosolare in un tegame con 2 cucchiai d’olio. Fare a pezzi il cinghiale precedentemente pulito e metterlo in un recipiente con il vino rosso, le verdure rosolate e il rametto di rosmarino (la carne deve essere ricoperta, se necessario aggiungere dell’altro vino). Marinare per una notte intera. Scolare e asciugare. In una padella antiaderente ben calda mettere i pezzi di cinghiale per eliminare l’acqua. In un’altra padella mettere 5 cucchiai d’olio, lo spicchio d’aglio schiacciato, la cipolla tritata e il peperoncino. Rosolare per alcuni minuti, aggiungere la salsa di pomodoro, salare e cuocere per circa 10 minuti. Aggiungere il cinghiale, aggiustare di sale e cuocere per almeno un’ora, se necessario bagnare con il liquido della marinata. Il tempo di cottura può variare secondo l’età dell’animale. OPWJU˘; M−FTDMVTJWB DPMMF[JPOF TV[VLJ 3125 EJ TFSHJP DFMMBOP– Fggjdjfo{b fofshfujdb B )Ejftfm* WBOUBHHJ QFS J DMJFOUJ GJOP B Gs/ : :11/6+ MB HBNNB EJ NPEFMMJ DPNQMFUB TFSHJP DFMMBOP DPO WBOUBHHJ QFS J DMJFOUJ GJOP B Gs/ : :11/þ+ dvdjub b nbop- j sjwftujnfouj ej tfejmj tqpsujwp.fmfhbouj f qfs bmusj ovnfsptj efuubhmj ej eftjho- dif gboop cbuufsf gpsuf jm dvpsf b phoj dpoevdfouf buufoup bmmp tujmf/ M−ftdmvtjwp qbddifuup Tfshjp Dfmmbop; fouvtjbtnfs° bodif wpj Phoj npefmmp tqfdjbmf Tfshjp Dfmmbop dpnqsfoef jm qbddifuup dpnqmfup Tfshjp Dfmmbop; vob cpstb jo qfmmf ej ufoefo{b ›Xfflfoefs`- vo tfu mjgftuzmf dpo qpsubdijbwj- dvtupejb qfs jQipof f vo ftdmvtjwp tfu ej tdsjuuvsb- pmusf dif ubqqfujoj ej qsfhjp- jnqfsejcjmj fmf. nfouj efdpsbujwj f 6 booj ej hbsbo{jb ej npcjmju° f qsfnjvn Tv{vlj/ Tdfhmjfuf bodif wpj mb dpnqbuub O/ 2 þ f rvjoej vo eftjho ftdmvtjwp f jnqfsejcjmj wbo. ubhhj qfs j dmjfouj/ Tfshjp Dfmmbop gb ufoefo{b þ jo ftdmvtjwb qfs mb Twj{{fsb Bsujhjbobup ej tujmf f nbufsjbmj qsfhjbuj dpousbeejtujohvpop m−ftdmvtjwb f mjnjubub Tv{vlj Dpmmfdujpo cz Tfshjp Dfmmbop/ J npefmmj tqfdjbmj Tfshjp Dfmmbop tqjddbop bmusftÄ qfs mb qfmmf Jm wptusp dpodfttjpobsjp Tv{vlj tbs° mjfup ej tpuupqpswj vo−pggfsub Tv{vlj.Iju.Mfbtjoh tuvejbub bqqptjubnfouf qfs wpj/ Uvuuj j qsf{{j joejdbuj tpop dpotjhmjbuj f opo wjodpmbouj- JWB jodm/ Tfsjf mjnjubub/ Tpmp gjop b ftbvsjnfoup tdpsuf/ Gpup qsjodjqbmf; Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Tfshjp Dfmmbop 5 y 5 Ejftfm- 6 qpsuf- Gs/ 41 5:1/þ- dpotvnp opsnbmj{{bup jo djdmp njtup; 5/5 m 0 211 ln- dbufhpsjb ej fggjdjfo{b fofshfujdb; B- fnjttjpoj DPÜ; 225 h 0 ln< wbmpsf nfejp ej uvuuj j ovpwj nbsdij f npefmmj jo Twj{{fsb; 259 h 0 ln/ + Ofx Hsboe Wjubsb 3/5 Tfshjp Dfmmbop 5 y 5- Gs/ 44 5:1/þ- dpotvnp opsnbmj{{bup jo djdmp njtup; 9/9 m 0 211 ln- dbufhpsjb ej fggjdjfo{b fofshfujdb; H- fnjttjpoj DPÜ; 315 h 0 ln/ xxx/tv{vlj/di IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 35 EUROPA RENAULT - NISSAN 7.8 Il fenomeno Affari globali DAIMLER 1.6 milioni nel 2013 Germania NISSAN Giappone BMW 1.9 milioni nel 2013 Germania tra GRUPPO VOLKSWAGEN 9.5 milioni nel 2013 3° costruttore mondiale virgolette 12 marche tra cui Volkswagen, Audi, Porsche, Seal, Skoda... Italia LEGENDA Germania Vendite 2013 per costruttore, in milioni di auto (sui primi undici mesi dell’anno) Russ ia Cina Ricerca e sviluppo Cina Cina FAW 0.37 Cina Cina I UNIT I T A ST Paese Luogo dell’impianto HYUNDAI-KIA 6.78 Corea del Sud ati St iti Un ail -T dia an HONDA 3.88 Giappone MAZDA 1.14 Giappone e nd fp, ,O ev : nti Le Mo ,A ic a v Ino Fo IA SUZUKI 2.44 Giappone TOYOTA 8.88 sugli undici mesi 1° costruttore mondiale Giappone MITSUBISHI 1.16 Giappone AS GENERAL MOTORS 9.7 milioni nel 2013 2° costruttore mondiale T Impresa comune SAIC 0.2 Cina FORD 5.32 EZIO ROCCHI BALBI Produzione o acquisto di materiale DONGFENG 0.43 Cina CINA FIATCHRYSLER 4.14 FIAT CHRYSLER Italia Usa RENAULT Francia PSA 2.41 Francia La globalizzazione viaggia su 4 ruote Le alleanze dei grandi marchi automobilistici ridisegnano i nuovi mercati internazionali nel lessico corrente, perchè lo scopo era sempre lo re case automobilistiche si contendono, stesso: ridurre i costi. Anche per gli ammortamena colpi di immatricolazioni, lo scettro di ti, perchè produrre cinque milioni di pezzi anzichè maggior produttore del pianeta: Toyota, uno consente di ammortizzare gli investimenti per General Motors e Volkswagen con quasi gli impianti in molto meno tempo, rifinanziando dieci milioni di vetture all’anno a testa. nuove tecnologie e processi produttivi. E sopratCifre da primato, ma che non bastano a certificare tutto gli americani, i primi a delocalizzare le prouna supremazia della tecnologia giapponese, duzioni automobilistiche, sono stati pionieri in americana o tedesca, semmai quella della globaquesto campo”. lizzazione. Sì, perché alla disperata ricerca di ottenere economie di scala, diminuendo i costi senza correnza resta feroce sul marchio, ma il consuma- vice americani Apple, chip giapponesi, manodo- Non a caso l’economista americano Robert Reich, lesinare sugli investimenti per l’innovazione, le tore non ha la percezione che il concept dell’auto o pera cinese... Senza dimenticare che, come tutte le ministro del lavoro nell’amministrazione Clinton, major dell’automobilismo hanno moltiplicato le le sue componenti sono frutto di cooperazione di grandi attività industriali, il settore della produzio- con le sue analisi anticipava già un quarto di secolo forme di cooperazione. Senza escludere partner- aziende rivali. Del resto succede così anche per gli ne automobilistica seguiva le regole della globaliz- fa le prime forme di globalizzazione automobilistiship con gli stessi concorrenti diretti. Insomma, smartphone, componenti coreani Samsung su de- zazione prima ancora che questo termine entrasse ca. “Il cittadino americano che compra una Pontiac Le Mans si impegna indopo anni di crisi del settore, la consapevolmente in una tranmondializzazione dell’econosazione internazionale - scrimia ha ripreso a viaggiare anveva nel famoso saggio che sulle quattro ruote. ILMONDIALE Nessuna scuderia può rivendicare origini made in patria. Men che meno la Sauber “L’economia delle nazioni” -. La tedesca Daimler condivide Dei 10mila dollari pagati alla con la rivale Bmw una società General Motors, circa tremila d’acquisto di componenti esvanno alla Corea del Sud, senziali. Come Peugeot, Citro1’750 al Giappone per compoën e General Motors che comnenti avanzati (motori, alberi partecipano allo sviluppo di di trasmissione ed elettronialcuni modelli. E certe suddie c’è uno spicchio del mondo au- Indipendentemente dalla produzioca), 750 alla Germania per la visioni produttive, così come tomobilistico che, da solo, esalta ne, è lo stesso ex campione del monprogettazione, 400 a Taiwan, per l’ acquisto in comune, il concetto di globalizzazione è do Alain Prost a riconoscere che oggi Singapore per l’acquisto di sono oggi così intrecciate che proprio la sua vetrina più prestigiosa la Formula 1 si sia globalizzata anpiccole componenti, 250 alla stabilire la paternità di un’ e mediatica: la Formula 1. Un Circus che un po’ troppo rispetto a quello Gran Bretagna per pubblicità e auto diventa arduo. Giusto per che vede sulla griglia di partenza an- che può essere il reale raggio d’ aziomarketing, e circa 50 all’Irlanfare un esempio, ancora Daimche la bandiera rossocrociata della ne degli stessi costruttori. “Ora il da e alle Barbados per l’elaboler sta lavorando allo sviluppo Sauber, anche se oggi di elvetico nella problema è che il Circus è diventato razione dati”. di un nuovo pianale con Infiniscuderia con officina e sviluppo tec- veramente molto globale, le gare in Naturalmente l’orgoglioso ti, ossia il marchio di lusso del nologico a Hinwil, nel canton Zurigo, Europa sono rimaste poche e per un proprietario di una Pontiac produttore automobilistico c’è ben poco. Certo, la tredicesima costruttore inizia ad essere difficile non era consapevole di aver giapponese Nissan, che a sua scuderia del mondiale è pur sempre allargare così tanto i suoi orizzontiacquistato tanto dall’estero, volta è partner della francese del vecchio proprietario e fondatore ha spiegato Prost in occasione della anzi poteva vantarsi del paRenault per non pochi modelPeter Sauber (che l’ha riacquistata presentazione del nuovo regolamentriottico acquisto made in Usa. li. Se in alcuni casi l’economia dalla tedesca Bmw dopo avergliela to, tutto a favore della tecnologia Oggi la ragnatela delle alleandi scala produttiva avviene su ceduta dal 2006 al 2009), ma è risapu- motoristica-. Le nuove power unit e ze tra marchi automobilistici si sponde opposte dell’oceano, to che sotto l’affusolata scocca pulsi tutto il sistema ibrido consentiranno è ancor più ramificata (vedi inma non della Borsa (vedi il un italianissimo motore Ferrari. di fare dei passi avanti pure per i mofografia in alto) e comprende caso dell’italiana Fiat acquiSe si procedesse ad una sorta di au- tori elettrici”. Confermando così case di produzione rivali tra rente dell’americana Chrysler, topsia per tutte le scuderie di Formu- come la globalizzazione sia cosa acloro sul mercato. “La formula, che ha dato vita alla Fca, sede la 1, dagli pneumatici ai carburatori, quisita nel Circus, visto che queperò, non è detto che sia destilegale in Olanda e residenza fidall’elettronica all’ultimo supporto st’anno allo start ci sarà una dozzina nata a ripetersi in eterno - agscale in Gran Bretagna), in altri in carbonio, non ci sarebbe una vet- di scuderie, ma le pogiunge Rossi che prevede casi è decisamente funzionale al tura in grado di rivendicare - nem- wer unit saranno di delocalizzazione rovesciati contenimento dei costi, non meno invocando la maggioranza del- di tre costruttori, . Ci si è resi conto che anche i solo di produzione, ma anche le sue componenti - un’origine autar- e forse quattro costi di logistica e trasporto in ricerca e sviluppo. chica. nel 2015. hanno un peso rilevante. Non Magari sotto la forma più antia caso il governo Obama ha ca delle transazioni: il baratto. SAUBER stanziato finanziamenti per le Capita così che Bmw, per non La scuderia di industrie che ricollocano attività produttive in pasvenarsi nello sviluppo dei motori ibridi, accetti Hinwil è ritornata tria. Senza dimenticare che gli Usa, a differenza una “mano” dall’azienda leader del settore, Toyota, “svizzera” nel della Svizzera che vede solo interventi privati , comettendo sul piatto della bilancia i suoi motori tur2009 quando bodiesel di ultima generazione.“In un’economia Peter Sauber l’ha finanziano con denaro pubblico anche le spese di ricerca e sviluppo utili all’economia del Paese”. globalizzata è inevitabile ricorrere ad economia di riacquistata dal scala di questo livello - ricorda l’economista Sergio marchio Bmw [email protected] Rossi, docente all’università di Friburgo -. La conQ@EzioRocchiBalbi Anche il “Circus” della Formula 1 s’adegua S QUESTA SUBARU NON VI LASCERÀ FREDDI. 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Proprio nell’anno dello svecchiamento generazionale, quando sono rimasti fuori dalla cinquina Tom Hanks (prigioniero dei pirati somali in “Capitan Philips”) e Robert Redford, navigatore solitario su una barca che si è scontrata con un container (in “Tutto è perduto”, che dovrebbe uscire tra poco). Leo è alla quarta candidatura, e finora mai una statuetta. Senza contare le volte che manco l’hanno preso in considerazione. Dev’essere la maledizione di “Titanic”: un ruolo magnifico e lo straordinario successo del film diretto da James Cameron hanno collocato DiCaprio nella categoria “idolo delle ragazzine”. Punto e basta. Bello da morire, elegantissimo nello smoking a prestito, ciuffo assassino, pochi ne notarono la bravura. Noi eravamo in prima fila e da allora non abbiamo perso neanche un suo film, recuperando quelli girati prima del naufragio. Come “Buon compleanno Mr Grape”, con Johnny Depp e Juliette Lewis: prima candidatura come attore non protagonista, a neppure vent’anni. Speriamo non faccia la fine di Peter O’ Toole: otto candidature come migliore attore protagonista – il primo per “Lawrence d’Arabia” – e l’unico Oscar lo ebbe alla carriera, fuori tempo massi- La statuetta maledetta non spetta mai a Leo mo. Pure lui era troppo fascinoso per essere preso sul serio. “The Departed” di Martin Scorsese, “Django Unchained” di Quentin Tarantino, “Prova a prendermi” di Steven Spielberg, “Romeo + Giulietta” e “Il grande Gatsby” di Baz Lurhman dovrebbero bastare come credenziali. Il giovanotto è cresciuto, rimane bellissimo, ma senza l’aria efebica che evidentemente distraeva, ha perfino fatto la sua parte con il trucco da vecchio – nel film di Clint Eastwood sul capo del Fbi J. Edgar Hoover, che conservava nei suoi schedari i segreti dell’America tutta. In “The Wolf of Wall Street” sfodera la bravura al x O, | | THE WOLF OF WALL STREET Leonardo DiCaprio nei panni di Jordan Belfort, nel film diretto da Martin Scorsese che lo vede anche produttore col regista italoamericano servizio di un personaggio da grande romanzo americano. Mai, neppure per un momento, accende i riflettori sulla sua recitazione, come fa per esempio Meryl Streep nell’ultimo film, “I segreti di Osage County”; sempre bravissima, per carità, ma un tantino compiaciuta. Fa l’ingenuo, quando il truffatore Jordan Belfort sbarca a Wall Street per imparare il mestiere di broker. Fa il gradasso, quando gioca al gatto e al topo con l’agente federale. Lavora con tutto il corpo, e con un’energia stupefacente. Speriamo che i signori degli Oscar non si facciano distrarre da storie più strappalacrime. MARCO BAZZI IL CIGNO NERO Nassim Nicholas Taleb Eventi impossibili spiegati a posteriori “I l Cigno nero”, di Nassim Nicholas Taleb (il Saggiatore), docente universitario di “scienze dell’incertezza” ed ex trader, è un saggio che parla degli eventi di grande portata giudicati impossibili o imprevedibili. Eventi che, una volta accaduti, vengono però razionalizzati e spiegati a posteriori. Un “cigno nero” è senza dubbio la scoperta che Lugano da città ricca si è trasformata improvvisamente in città povera, o almeno confrontata con gravi problemi finanziari. Chi l’avrebbe mai detto? Eppure… La metafora del cigno nero prende spunto da un motto di Giovenale (“rara avis…”), il quale sosteneva che sarebbe stato più facile imbattersi in un corvo bianco che in un cigno nero. Molti secoli dopo gli esploratori europei scoprirono che nel continente australiano vivono dei cigni neri. Il punto fondamentale per Taleb è il seguente: “L’illusione della comprensione, ossia il fatto che ognuno di noi crede di sapere come stanno le cose in un mondo che è molto più complicato (o casuale) di quello che pensiamo”. E questa è “la patologia di chi pensa che il mondo in cui viviamo sia più comprensibile, più spiegabile e quindi più prevedibile di quanto non sia effettivamente”. Un cigno può essere nero da un punto vista e bianco da un altro. Taleb divide concettualmente il mondo umano in “Mediocristan” ed “Estremistan”. “È estremamente conveniente presumere che viviamo nel Mediocristan, perché si possono eliminare le sorprese del Cigno nero. Per chi vive nel Mediocristan il problema del Cigno nero non esiste”. Ma il nostro ambiente, scrive Taleb, non è quello dei nostri antenati, dai quali abbiamo ereditato istinti utili per sopravvivere in quei tempi lontani. “È un po’ più complesso di quanto noi (e le nostre istituzioni) crediamo. In che modo? Il mondo moderno, ossia l’Estremistan, è dominato da eventi rari, anzi rarissimi. Un cigno nero può comparire dopo migliaia e migliaia di cigni bianchi, quindi dobbiamo sospendere il giudizio per più tempo di quanto siamo inclini a fare”. In conclusione, se è biologicamente impossibile incontrare un uomo alto centinaia di chilometri, afferma Taleb, “la portata degli eventi sociali non segue tale restrizione”. O FOej Ê4— — 4 ! ˘ªú ©ª GQ¨ÑÑ ¨ 3ƒss¨ Qs | úÑú ãQ – | – x ª xO, x ! ñx -LF –4ª jFF6x⁄O vx⁄Ox6 3 'e -w'O|⁄j 3O -LF !4ª |'^^ -j^^6˜Oje6 Oe¶6xe^6 xO3j⁄⁄ª wú©çƒ ®ƒsƒ ¨‘QムQsƒ ¨‘ ª4ª4–, sú‘‘¨ ©¨ Q‘Q¨‘ú -J¨þ‘ú© ¶“5ú‘úª vúþ ˘úþ©ƒs¨ ú ¨Ñ¹Q©çƒ ¨‘Qムs ©ƒ‘ƒ ®ƒsƒª |ƒ‘¨júsçú ¨‘Qム© júþÑú þQãƒç稪 eƒs ˘ƒ©©Q®Q‘ú ‘÷ú©®ƒþ©ƒ Qs уsç¨sçQª xQ úsãQѨ0Qƒsú ©ƒ‘¨júsçú © ˘þú©úsç¨0Qƒsú ãQ ¹ú©çƒ ®ƒsƒª -¨þçú þú5¨‘ƒ ©ƒsƒ ú©Ñ‘©ú 㨑‘¨ ˘þƒjƒ0Qƒsúª je^Oe6 |Ljv -j36 Ê!Ê! Ô444 444, 4x44 4–44 4Ô ))#)*"%- &$’+*"( ’("))& !# ,	 %8?.@@.68/ $160:4;48/ 34.;;8 Vivi con noi la magia di San Valentino! ÃʾÑ!è.èÄ9-"˙5.4-Ñ."&©éú°¬½Ãñʾ ÃʾÑ! ò"-1é"-& 0*Þ-Ê3,$6Ä 9Å*ì°-:¼ïûÊ1 ©¬¬é¹©ò&ÍĬ)$Ó³˙ÌÁÁ;ÀÓÑ,(!(°(6"3$³ÝÍú):Á+.:Ê!3³Á+©0/38Þ98Þï4û8©À:.ÌÃñʾ in palio, solo venerdì 14 febbraio 2014: • 5 cene romantiche al Ristorante Panoramico La Perla • 2 pernottamenti per due persone nei migliori hotel di Lugano #;1546 5.6 A<7 2AA >7 >A LEGGI COSÌ IL FUTURO INFO su www.casinolugano.ch contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. News alla TANGUERIA di Locarno PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE su tutti gli smartphone Inaugurazione Open bar Venerdì 7 febbraio dalle 17.00 alle 20.00 Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. All'inaugurazione avremo la musica dal vivo con i bravissimi PAOLO TOMAMICHEL & SANDRA EBERLE folk-rock-pop-blues, e cantautori italiani Ogni venerdi sempre allo stesso orario potrai bere i tuoi aperitivi a volontà per soli CHF 15.- p.p. (super alcolici non compresi). Prezzo CHF 130'000.- LUMINO Per chi volesse festeggiare compleanni, ricorrenze, ecc... potrai avere la sala gratis, munita di impianto luce e audio con la formula “paghi solo le bibite consumate”. Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 www.latangueria.ch Tel. +4178 623 37 32 VIAGGI ITINERARI PERILETTORI [email protected] La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno MAROCCO A meno di 5 ore di volo dall’Europa centrale si entra in un altro mondo - il Magreb el Aqsa (estremo occidente) che é il nome arabo per il Marocco. Il Marocco è una meta turistica affascinante, una terra di straordinaria diversità paesaggistica e culturale sulla soglia tra oriente e occidente. Ci sono deserti infiniti e montagne di oltre 4000 metri di altezza, insediamenti berberi medievali e suq traboccanti di vita, monumenti imponenti e artigianato tradizionale. Come imperiali o regali vengono definite queste quattro città: Fes, Marrakech, Meknes e Rabat. Ognuna di esse era un tempo capitale di una delle grandi dinastie del paese. l loro rispettivi governatori costruirono le capitali in modo molto sontuoso e maestoso ed è per questo motivo che sono ancora oggi tra le più importanti attrazioni turistiche del Marocco. dal 24 aprile al 1 maggi0 1’595.a persona in camera matrimoniale SAN PIETROBURGO Ampi fiumi, canali scintillanti e ponti ricurvi hanno dato a San Pietroburgo il soprannome di «Venezia del Nord». Palazzi barocchi, ampi viali, belle piazze e stupendi parchi rendono San Pietroburgo una perla mondiale di architettura. Si lasci ispirare dal centro storico della città e dal palazzo d'inverno; passeggi nella famosissima Prospettiva Nevsky e ammiri l’unica cattedrale di Sant'lsacco. La ricchezza di tesori artistici e culturali di San Pietroburgo è particolarmente evidente nell’Ermitage, uno dei musei più importanti del mondo. Se vuole camminare sui sentieri della storia può visitare la Fortezza di San Pietro e Paolo. Una gita a Pushkin la porterà al magnifico palazzo di Caterina. Queste e molte altre attrazioni promettono un viaggio pieno di meraviglie, un viaggio che la awicinerà all’arte russa come alla cultura, alla storia e al modo di vivere di questa straordinaria e versatile città. dal 6 al 10 luglio 1’396.a persona in camera matrimoniale Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno;Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] E EVE VE NTO NTO Fun Day On Sunday Dalle 10.00 alle 18.00 Il Kids Klub organizza giochi Castello gonfiabile e atelier d'arte Presso il LUF di viale franscini 20 a Lugano. me 5 febbraio C CON ON FER FE R ENZ E N ZA L’inizio della scuola dell’infanzia Ore 20.30 Come affrontare questa nuova ed importante sfida. Presso la sede dell’APG Via S. Damiano 2e - Mendrisio . F FIAB IABA STOR I E DALLA CI NA Ore 15.30 Dov’è la Cina? Com’è la Cina? Leggenda sul Capodanno cinese Leggenda “Il cavallo magico di Han Gan” Entrata libera - da 6 anni. Presso La Biblioteca dei Ragazzi di Besso su ioni su azion rmaz orm form nfo ri iinf ori giior gio gg ag ag Ma M h c . i i.ch n i b bin m a am b r e operb inop icino ic w.ticin ww.t www ww IN OCCASIONE DEL 100. ANNIVERSARIO DELLA POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL CREMATORIO DI LUGANO L’ASSOCIAZIONE TICINESE DI CREMAZIONE E DELLE LL MM “IL DOVERE” E “BRENNO BERTONI” Hanno pubblicato La ristampa del libro di Emilio Bossi uscita in prima edizione nel 1957 Il volume è in vendita a CHF 25.00.– nelle seguenti librerie: Libreria Cartoleria locarnese, piazza Grande 32, Locarno - Libreria alla Funicolare, via alla Stazione 2, Muralto - Libreria Casagrande, Galleria Benedettini, viale Stazione 1, Bellinzona - Il Segnalibro, via Pioda 5, Lugano - Libreria del Corso, c.so S. Gottardo 133, Chiasso - Libreria al Ponte, via Luigi Lavizzari 25, Mendrisio ,B e l li n z ona Mini:Move Movimento e divertimento per i più piccoli. Palestre aperte la domenica pomeriggio per i bambini tra i 2 e i 5 anni e i loro genitori per offrire uno spazio di movimento e di incontro nei mesi freddi dell’anno.Gli obiettivi principali dell’iniziativa sono la possibilità di movimento per i bambini insieme ai loro genitori e l’incontro tra gli adulti.Scuole elementari Bozzoreda , Pregassona. Un cuore a colori Ore 16.30 Spettacolo bimbi con meranda per tutti!!! Una favola antica che ci porta a riscoprire l’importanza tutta contemporanea di sentire e capire profondamente i propri bisogni, le proprie emozioni e saper leggere dentro noi stessi. Cambusateatro a Locarno. Prenotazioni: +41 78 863 99 92 gn ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p SPE S PET TTAC TACO OLO LO EVE EVE N NTO TO si do 2 febbraio Stellin e a D IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 39 VISTI DA FUORI L’illustrazione realizzata da Jacopo Fo per il Caffè riassume la visione che il mondo ha della Svizzera tra virgolette Il dibattito Il Paese visto dagli altri DAOLTREOCEANO “Al contrario degli Usa, da voi... ordine e permanenza” ALESSANDRA BALDINI da Washington THE WOLF OF WALL STREET Inevitabile trasferta svizzera per il broker nel film di Scorsese. Vedi recensione a pagina 36 IL TERZO UOMO L’acida battuta di Orson Welles è pronunciata nel film del 1949 “Il terzo uomo” di Carol Reed D Cliché Svizzera Dagli orologi a cucù ai banchieri, da Welles a Scorsese la pessima immagine della Confederazione nel cinema I l semiologo Roland Barthes ha spiegato come miti e leggende corrano facilmente il rischio di scadere nella mistificazione. I miti e le leggende elvetici si son trasformati ben presto in cliché, luoghi comuni e stereotipi che, una volta consolidati e acquisiti sono difficilmente smantellabili. Gli stessi che Jacopo Fo ha condensato nell’illustrazione in questa pagina. La Svizzera sembra quindi condannata a sopportare, almeno in quella che è considerata la “settima arte”, il cinema, una rappresentazione di sè relegata ROBERTO NEPOTI B enché “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese sia in corsa per gli Oscar, gli svizzeri non avranno da rallegrarsi dell’immagine che offre del Paese. Attraverso il personaggio di un banchiere compiacente, Jean-Jaques Saurel (Jean Dujardin), la Svizzera è una volta di più il “paradiso fiscale” per eccellenza, il porto franco di enormi guadagni realizzati illecitamente dal broker Leonardo DiCaprio. Sembra pendere ancora, sulla rappresentazione cinematografica del Paese, l’anatema lanciato da Orson Welles nel “Terzo uomo”, allorché pronunciava la frase: “In Italia, sotto i Borgia, hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri; e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù”. L’ingiustizia verso un Paese capace di produrre amore e pace è fuor di dubbio; eppure corrisponde a un’immagine stereotipata che sembra perseguitarlo. A lungo, nell’immaginario cinematografico mondiale, la Svizzera fu identificata con l’eroe dalle frecce infallibili, protagonista, nel lontano 1911, di un “Guglielmo Tell”; poi interpretato dal divo italiano Gino Cervi nell’“Arciere della foresta nera” (1948) di Giorgio Pastina. In anni più recenti il cinema italiano non ha superato spesso il livello del- allo scambio di traffici illeciti, di fortune colossali nascoste, di banchieri senza scrupoli votati ad una ferrea e tacita complicità. In alternativa, se si vuole rappresentarne il “lato buono”, ecco le immarcescibili location montane in stile Heidi. Capita così che anche la Svizzera vista con occhio vacanziero, a St. Moritz e nelle altre località sciistiche scelte come sfondo dei vari “Vacanze di Natale”. Fa eccezione un film come “Pane e cioccolata” (1973) di Franco Brusati, commedia amara dove l’emigrante Nino Manfredi arriva a tingersi di biondo i capelli nel patetico tentativo di essere accettato; salvo poi farsi riconoscere esultando alla visione, in tv, di un goal della nazionale di calcio italiana. La rivendicazione delle proprie origini (“So’ italiano, embé? Nun ve sta bene?”) diventa, allora, contrasto alla perdita d’identità dell’emigrante. Lo stesso cinema svizzero, del resto, non è stato avaro di critiche verso il proprio Paese; come è di ogni cinematografia che si rispetti quando affronta JACOPO FO Il 58enne figlio di Dario Fo e Franca Rame è uno dei più dissacranti artisti italiani nell’ultimo film di Scorsese, The wolf of Wall Street, il cliché elvetico con il business più aggressivo sia plot narrativo. Un’immagine negativa che ha esordito con un’infelice battuta di Orson Welles del 1949. Si è solo passati dagli orologi a cucù al denaro sporco. le magagne patrie. L’ottimo film di Markus Imhoof “La barca è piena”, Orso d’oro a Berlino nel 1981, racconta le sventure di alcuni ebrei che, nel 1942, cercano asilo in Svizzera, non riuscendo a ottenere lo statuto di rifugiati politici. E lo svizzero-turco “Il viaggio della speranza”, diretto da Xavier Coller nel 1990, narra l’odissea di una famiglia turca costretta a emigrare illegalmente in Svizzera. Il cinema elvetico ha avuto coraggio anche nel produrre un film come “Grounding. Gli ultimi giorni di Swissair” (2006), sul fallimento della compagnia di bandiera che, nel 2001, assestò un duro colpo all’economia e al morale della nazione infrangendo un mito caro al Paese, e rappresentando sullo schermo i detentori del potere (l’amministratore delegato Mario Corti e l’allora presidente di Ubs Marcel Ospel) e i lavoratori vittime dell’infausto episodio. Sarebbe ingiusto credere, però, che l’immagine della Svizzera si polarizzi soltanto tra pellicole vacanziere, cupi drammi d’immigazione e malaffare finanziario. Grandi registi vi hanno ambientato i loro film, fuori di ogni stereotipo o luogo comune. E se Claude Chabrol è riuscito a rendere amaro anche il cioccolato (“Grazie per la cioccolata”, 2000), spostando nei pressi di Losanna il soggetto di un “suspenser” americano, Krzysztof Kieslowski ha girato a Ginevra il suo “Film rosso” e Jean-Luc Godard, discendente di una dinastia di banchieri rossocrociati, ha scelto diverse parti del Paese per realizzarvi “Passion”, “Nouvelle Vague” e “Eloge de l’amour”. ILLIBRO EZIO ROCCHI BALBI I libri che non lesinano su stereotipi, cliché e luoghi comuni della Svizzera e dei confederati abbondano sugli scaffali, dall’ironico “Lo chalet e altri miti” di Oliver Scharpf alla smaliziata rilettura del Paese di Robert Walser “Una specie di uomini molto istruiti” fino all’inno della normalità suggerito dal “Se Dio fosse svizzero” di Hugo Loetscher. Ma l’ultimo titolo uscito, “Perché gli svizzeri sono più intelligenti” spiazza tutti, soprattutto perché nessuno si aspettava da Jacopo Fo, uno degli artisti italiani più dissacranti e quanto di più lontano dal politically correct istituzionale, un libro che contiene un elogio sperticato del modo di vedere il mondo degli elvetici. “Non vedo cosa ci sia di sorprendente, da sempre avrei “Altro che un po’ stupidotti per me siete i più intelligenti” voluto essere svizzero, invece sono italiano e vivo pure in Italia - commenta divertito col Caffè Jacopo Fo -. Parlo di quella che, per secoli, è stata l’unica vera repubblica nel continente, del Paese che ha mandato al diavolo in quattro e quattro otto il feudalesimo, che ha sempre saputo offrire al suo popolo la soluzione più intelligente per risolvere i problemi”. Il 58enne autore, figlio del Nobel Dario Fo e Franca Rame, anche se con leggerezza, in collaborazione con Rosaria Guerra ha vo- luto rendere giustizia a una serie di pregiudizi che lui stesso, da ragazzino, nutriva nei confronti dei rossocrociati. “Sono cresciuto tra Luino e Como, sempre a due passi del confine, dove opinione comune era che i vicini fossero un po’ stupidotti, e forse anche sul lato francese o tedesco la pensano così - dice Fo -. Con l’età e il buon senso ho realizzato che IL LIBRO Scritto da negli ultimi settecento anni esseJacopo Fo re svizzero è stata la cosa migliore che ti poteva capitare in Euroe Rosaria pa. Che i tanto disprezzati svizzeGuerra, Barbera editore ri, quelli che vengono sempre additati da mezzo mondo come diabolici e truffaldini banchieri, sono stati il popolo più abile nel conquistarsi il benessere che dà la pace. Anzi, gli riconosco un senso di solidarietà così pragmatico con lo Stato che anche i banchieri sanguisughe, pure le cose negative vengono poi finalizzate al benesse generale. Mi si dice: gli svizzeri hanno fiducia nelle loro istituzioni. E vi pare poco? Non voglio dire che voi svizzeri siete perfetti, ma se c’è una forma di capitalismo intelligente è la Svizzera”. A differenza di Dario D’Alò, che vent’anni fa raffigurava senza pregiudizi “L’Elvezia sotto il vestito”, Jacopo Fo sotto le vesti di Mamma Helvetia ha scoperto “tanta buona roba”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi allo scandalo delle banche, passando per Roman Polanski, il regista di Rosemary’s Baby a cui le autorità svizzere hanno negato l’estradizione, al “Täschligate” di Zurigo, quando la regina dei talk show di oltreoceano Oprah Winfrey, uno dei volti vip più popolari d’America, sarebe stata trattata... non proprio da signora da una commessa che non avrebbe voluto mostrarle una borsa. Vicende grandi e piccole hanno rischiato negli ultimi anni di scavare un fossato tra svizzeri e americani. E invece, a quanto pare, il rapporto elvetico-americano non è precipitato nel triangolo delle Bermuda. L’immagine buona e stabile della Svizzera in America si è perpetuata nell’anno che si è appena concluso grazie anche a una combinazione di buon governo, performance economica, cioccolata, orologi e gli spettacolari paesaggi delle sue montagne. Il giudizio del 2013 Nation Brands Index è confermato parlando con l’uomo della strada. “Ordine e permanenza”, spiega Nicholas Johnston, capo desk dell’Agenzia Bloomberg, perchè gli piace la Svizzera: “Dà il senso che le cose sono andate così per molto tempo e andranno sempre così, al contrario degli Stati Uniti”. Mentre Cristina Bellantoni, giornalista politica della rete pubblica Pbs, ne adora “l’aria cristallina e le montagne” che le ricordano i film di James Bond. Per Tyson Slocum, di Public Citizen’s Energy Program, “la Svizzera è bella per la creatività e la diligenza di chi ci vive”. Dan Mitchell è un libertario, senior fellow al Cato Institute. E come tale ha della Svizzera una visione particolare. Gli piace ad esempio che sia un Paese dove “ogni adulto tiene un arma in casa” e che il governo nazionale è responsabile soltanto di un terzo della spesa pubblica. “Siamo considerati tra le nazioni più innovative e competitive del mondo dal World Economic Forum”, commenta con un certo orgoglio l’ambasciatore di Berna a Washington Manuel Sager che in tale veste ha dovuto gestire il difficile contenzioso sul segreto bancario. Sager cita l’Indice sulla Libertà Economica della Heritage Foundation (un think tank conservatore) secondo cui il Paese “con l’economia più liberista d’Europa” è un luogo di grande attrazione per chi fa business. Intanto anche sul fronte delle banche sembra avviarsi il disgelo: un centinaio dei circa 300 istituti di credito con base in Svizzera ha accettato di consegnare volontariamente alla giustizia americana i dati sui clienti Usa, in cambio dell’immunità dalle accuse di aver aiutato cittadini yankee a evadere le tasse. Il programma non è aperto ai 14 colossi del credito già sotto inchiesta penale da parte della magistratura Usa tra cui Credit Suisse Group Ag (Csgn) and Hsbc Holdings Plc. (Hsba). Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Nell’ambito dell’iniziativa “Un amore di formaggio” GastroDiritto Taglieri magici al Grotto del Giuvan Riduzione della locazione Il progetto “Un amore di formaggio” voluto da Ticino a Tavola per rilanciare i prodotti del nostro Cantone attraverso l’offerta ai clienti di un piatto, vassoio o carrello di formaggi, sta riscuotendo un buon successo. Iniziamo a pubblicare le foto che i ristoratori iscritti ci inviano (foto grandi su ticinoatavola.ch). Ecco le offerte del Grotto del Giuvan a Salorino. “Tagliere misto di formaggi del Generoso”: formaggino basso, alto fresco e alto di capra; formaggella dell’Alpe Bonello, dell’Alpe Grassa, del Dosso dell’Ora; formaggino stagionato a latte crudo; Zincarlin da la Val da Mücc. “Tagliere misto di formaggi ticinesi”: formaggella di Bosco Gurin e del Sole; formaggi degli Alpi Giumello, Vaccarisc, Sfille, Fumegna e Camadra. Il tutto con miele di castagno ticinese, mostarde di frutta, pere e noci, uva e pane alle banane e alle erbe aromatiche. Bravi! La crisi di settore porta a verificare tutte le uscite. Fra queste vi sono senza dubbio da annoverare quelle legate alla pigione dell’esercizio pubblico e di altre strutture connesse (parcheggi, ecc.). Capita dunque che ci si chieda come fare per pretendere una riduzione della pigione. Di certo la tesi che la pigione va ridotta se scendono i tassi ipotecari è semplicistica: è solo un criterio e attuabile solo laddove vi è effettivamente (per il proprietario) una differenza. Altri criteri devono essere considerati: la durata del contratto (quando l’ultimo aumento?), il rispetto di promesse del proprietario (ha fatto le migliorie?), cambiamenti esterni che hanno influito sul valore e, soprattutto, che cosa si è firmato nel contratto medesimo! Chi desidera una riduzione deve prima chiederla (raccomandata!) al proprietario dandone le ragioni. In caso di mancata risposta o di rifiuto si potrà andare all’Ufficio di conciliazione e poi, se del caso, in Pretura. m.g. Le muffe nobili Gita didattica di Gastro LagoMaggiore nelle cantine storiche del Tokaj rapiti dal fascino antico di Budapest ALESSANDRO PESCE questo hotel, meta obbligata per chi subisce il fascino dell’eccellenza. Sede di quello che era considerato “il caffé più bello del mondo”, è un capolavoro restituito al suo originale splendore, fatto di marmi, bronzi, broccati e affreschi d’epoca che si uniscono al cristallo e all’acciaio tipici del moderno design. Emozionante anche la visita alla città vecchia (con l’Isola Margherita, i musei, le chiese, i bagni termali), al Bastione dei pescatori e al Palazzo del Parlamento, capolavoro dell’architettura neo-gotica, eretto per celebrare l’indipendenza dall’Impero Austro-Ungarico tra il 1885 e il 1904 secondo i piani dell’architetto ungherese Imre Steindl. Con ancora il palato esaltato dal Tokaj e negli occhi le meraviglie ungheresi, partenza per il Ticino arricchiti da un’appagante esperienza. Obiettivi raggiunti, per GastroLagoMaggiore che ha in serbo altre gite culturali in luoghi ricchi di interesse per gli operatori del settore. tra arte e cultura Rinsaldare i legami tra i soci e vivere un’esperienza piacevole che permettesse di scoprire realtà culturali ed eno-gastronomiche, uniche e lontane. Questi gli obiettivi della gita sociale organizzata nelle scorse settimane da GastroLagoMaggiore a Budapest e nella regione del Tokaj. La ventina di associati è atterrata a Budapest la mattina e subito ha iniziato il viaggio di un paio di centinaia di chilometri verso nord-est, verso la regione del Tokaj. Un’escursione che ha immerso il gruppo in una dimensione intima e rurale, complici anche i paesaggi agresti su pianure e colline avvolte dalla nebbia e disegnate dai vigneti; dalle uve raccolte tra settembre e gennaio, si ottiene un vino storico, color oro, già apprezzato nelle Corti del Seicento. L’eccellenza dei vini Tokaj (dolci e secchi) si deve a un caleidoscopio di fattori: il microclima connotato dall’influenza dei fiumi Bodrog e Tibisco, dai quali si alzano le nebbie che favoriscono lo sviluppo della muffa nobile (Botrytis Cinerea), le caratteristiche vulcaniche del terreno (ricco di potassio e argilloso), i vitigni (Furmint, Hárslevelü, Moscato Lunel e Orémus), il trattamento e l’affinamento in cantine secolari e un “sapere” unico e antico (vedi taglio basso). Un patrimonio enologico valorizzato da ristoranti e hotel. Ottimi i pranzi nei ristoranti “Gusteau” e “Sa’rga Borha’z - Csàrda Mezözombor” e l’alloggio all’Andrássy Rezidencia di Tarcal, hotel di lusso con cantine proprie, spa e vino terapia; al ristorante Eszencia piatti tradizionali abbinati a una selezione degli oltre cento vini locali. Lasciata questa splendida terra, rientro a Budapest, scegliendo come base il famoso Boscolo Hotel, una delle perle architettoniche dell’antica capitale del regno magiaro, attraversata dal Danubio. Lo spirito di una città che è da sempre crocevia di civiltà e culture, la si ritrova in Da Oremus a Szepsy viaggio tra fiumi, nebbie e acini appassiti che si trasformano in nettari pregiati I vini dei “re” nelle cantine scavate nella roccia La Cantina Oremus in boccioni di vetro per diversi anni. Davvero emozionante è poi la visita Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo Il Tokaj più famoso è l’Aszú, un vino da dessert prodotto con acini scelti appassiti e attaccati dalla Botrytis Cinerea con un’aggiunta di una pasta d’uva messa nel vino, la cui quantità si esprime in puttonyos (gerle da 25 chili che equivalgono a circa 20 chili di pasta d’uva appassita); al vino base ottenuto dalle uve non attaccate dalla muffa, si possono aggiungere da 3 a 6 gerle per ogni 136 litri. Questo vino si affina almeno 2 anni in legno e 1 in bottiglia. Il massimo si raggiunge con l’Aszú Essencia che supera i 7 puttonyos; prima di essere commercializzato fermenta oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris alle cantine scavate nella roccia vulcanica, con le pareti coperte da uno strato di muffa generata da un fungo, il Cladosporium Cellare, che vivendo in perfetta simbiosi e nutrendosi dell’alcol evaporato dalle botti, conferisce al Tokaj l’aroma caratteristico. Tra le cantine visitate spicca, a Mád, quella di István Szepsy, uno dei più noti viticoltori ungheresi al quale si deve il rilancio del Tokaj dopo il periodo buio del comunismo, durante il quale da vigneti della regione si producevano vini di livello inferiore. Altra visita emozionante è stata quella alla Cantina Oremus a Tolcsva; cantina storica rinata nel 1993 dopo la parentesi comunista, grazie all’acquisto, in comproprietà con lo Stato, della spagnola Vega Sicilia. Le cantine, scavate nella roccia per 5 chilometri su 3 livelli tra il XII e il XVIII secolo, sono le più basse del Tokaj e costituiscono un vero e proprio patrimonio storico e architettonico. La cantina ha preso il nome che la gente del posto diede alla vigna piantata dai monaci Paolini nel XIII secolo; monaci che innalzavano preghiere in coro per scandire il proprio lavoro tra i filari. GT09012014 COPPIA ESERCENTI RILEVEREBBE PICCOLO ESERCIZIO A CARATTERE STAGIONALE, Sottoceneri o Sopraceneri. APERTURA LIMITATA A MAX. QUATTRO MESI/ANNO. Interessati scrivere a cifra. GT14012014 Cercasi ristoratore con patente e/o affittasi ristorante con alloggio in zona locarnese. Seri interessati scrivere a: CP 1143, 6616 Losone Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & AgendaNews Viticoltura ed enologia: 4 ticinesi tra i neo-diplomati di Changins Anche quattro ticinesi fra i ragazzi che hanno ricevuto di recente i diplomi dei vari cicli di studio all’Eic Scuola di ingegneria di Changins/Vd, alla presenza della nuova Rettrice della Hes-So, Luciana Vaccaro, e del Presidente del Consiglio di fondazione, Gianni Moresi. Tre di loro hanno ricevuto il diploma della Scuola specializzata (Esp) in viticoltura ed in enologia: Bryan Chiappini di Brissago (formazione di base alla Ecole cantonale d’agriculture de Châteauneuf/Vs), Jonas Huber di Termine di Monteggio (formazione di base alla Ecole d’agriculture de Marcelin/Vd) e Fabio Zanini di Brissago (formazione di base all’Istituto agrario cantonale di Mezzana/Ti). Il quarto, Marco Patriarca di Chiasso, ha conseguito l’Apf Attestato Professionale Federale (brevetto) di “viticoltore”. Da ricordare che dal 15 gennaio Changins ha cambiato la sua immagine grafica, riposizionando al meglio i tre cicli di studio. D’ora innanzi sotto il cappello di Changins ci sono la Sup Scuola universitaria professionale con il Bachelor of Science Hes-So in enologia ed il Master of Science Hes-So in Life Sciences, indirizzo viticoltura ed enologia, la Scuola specializzata superiore di “Tecnico vitivinicolo Sss” e la Scuola del vino. presenta: SCEF 045 IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE Obiettivi capire e conoscere i requisiti minimi di legge riguardanti la sicurezza alimentare, le buone prassi procedurali di lavoro e di igiene (BPF e BHI), il sistema HACCP e saper allestire il sistema di Autocontrollo nel proprio esercizio pubblico al fine di garantire la qualità e la sicurezza degli alimenti preparati, ridurre il rischio di possibili intossicazioni e rispettare le norme legali vigenti. Insegnante Fabio Domeniconi, insegnante Scuola Esercenti Data e orario 10, 17 e 24 febbraio 2014, 8.30-16.45 Costo CHF 370.00 soci / CHF 420.00 non soci (corso completo) CAKE DESIGN (NUOVO) Obiettivi saper realizzare delle decorazioni in pasta di zucchero per una piccola torta, con un soggetto a tema. Insegnante Giuseppe Piffaretti, formatore CI Centro Professionale Trevano (SPAI) Data e orario 12 febbraio 2014, 13.30-18.00 Costo CHF 100.00 soci / CHF 150.00 non soci MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO) Obiettivi saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere in grado di procedere alla porzionatura, conoscere i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di aperitivi. Insegnante Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato Data e orario 13 febbraio 2014, 13.30-17.30 Costo CHF 80.00 soci / CHF 130.00 non soci REALIZZAZIONE DI UN PEZZO ARTISTICO (CORSO AVANZATO – NUOVO) Obiettivi progettazione e realizzazione di un piccolo pezzo artistico in cioccolato, composto da una base, una parte centrale e la realizzazione di un fiore. Insegnante Giuseppe Piffaretti, formatore e ambasciatore Ambassador Club Carma (www.carma.ch) Data e orario 17 febbraio 2014, 8.30-17.00 Costo CHF 130.00 soci / CHF 180.00 non soci IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 41 tra liincontriladomenica virgolette Giorgio Panariello L’uomo dello spettacolo “Voglio esistere anche fuori dalla tv” “P ALESSANDRA COMAZZI anariello non esiste” si intitolava un suo spettacolo di molto successo. Giorgio Panariello, nato nel 1960 a Firenze ma versiliese di adozione, segno della Bilancia, inizia la sua carriera nelle tv private toscane a fianco di Carlo Conti. Un altro suo grande amico era ed è Leonardo Pieraccioni. Nel 1997 debutta con Costanzo al Parioli nell’“one man show” “Boati di silenzio”. Da allora, è tutto un alternarsi e un dividersi fra teatro, cinema, tv. Compreso il Festival di Sanremo, come ospite e come conduttore. È simpatico, Panariello, persona perbene che si sa allontanare dalle luci della tv al momento opportuno. Ama gli animali, ha anche scritto un libro sulla storia di un cane e del suo umano, “Non ti lascerò mai solo”. Racconta come nasce il titolo di quel suo fortunato spettacolo, ed è un aneddoto che lui ritiene assai significativo: “Camminavo per strada, incontro una mamma con un bambino. E la mamma gli dice: ‘lo vedi quel signore? È quello che ti fa tanto ridere alla tele, è Panariello’. E lui: ‘ma Panariello non esiste’. Ecco, quel bambino mi ha dato una tale lezione, che non me la sono più dimenticata: si esiste soltanto quando si è in tv, il quarto d’ora di notorietà alla Andy Warhol, quello che non si nega a nessuno. Ma io voglio esistere anche quando non ci vado. La televisione è pesante, gli ascolti, le critiche anche strumentali. Bisogna sapersene staccare. La frase del bambino è indicativa della non-esistenza al di là della tv. E, dunque, i confini tra la vita e la sua rappresentazione diventano sempre più labili, e sublimati dal piccolo schermo. Non si esiste se non vi si appare, ancora e sempre, e sempre di più. La confusione, poi, avviene soprattutto tra le personalità meno strutturate, che avrebbero invece bisogno di essere protette, tutelate”. Confida che gli piacerebbe una cosa: “Ribaltare il paradosso, far capire qual è la fantasia, e qual è la realtà. È come se diventassimo un po’ filosofi, noi comici: ci stanno rubando il mestiere, lo vediamo distintamente dalla cronaca quotidiana. Neanche Risi e Monicelli avrebbero potuto immaginare un film lontanamente simile alla realtà che stiamo vivendo, a questa tragica commedia all’italiana. Allora noi, proprio noi, dobbiamo riportare in scena lo stupore, la meraviglia, ‘è del poeta il fin la maraviglia’, diceva Marino. Aiutare la fantasia a riprendere il suo posto nella vita. Dobbiamo riportare la magia. Non soltanto quella dell’illusionista, ma quella del teatro. Io ho un sogno, fare un ‘Giorgio nel paese delle meraviglie’, collaborare con il Cirque du Soleil, magari per una nuova produzione televisiva”. Non è sempre stato sereno il rapporto di Panariello con la televisione. Confida e conferma: “Fare la televisione per un comico diventa sempre più difficile. Faccio bene a staccare spesso dalla tv, aiuta a rigenerarsi. Poi ci sono gli spot pubblicitari che mi consentono di non perdere la visibilità presso il grande pubblico. Mentre non ero in tv, ho fatto molto teatro, anche Molière, ‘Il borghese gentiluomo’. Su qualunque rete io vada in onda, chiedo delle garanzie. Perché le novità non le vogliono. Magari ti dicono di sì, poi a quindici giorni dal debutto, si tirano indietro. No, prima di intraprendere questa operazione, ci si prepara bene, via”. Il suo ultimo spettacolo si intitola “In mezz@voi”: il caratteristico slogan del comico che entrava sul palcoscenico gridando: ‘E in mezzo a voi: Lello Splendor’ si abbina adesso alla chiocciola, segno di internet. Di cui un artista non può certo fare a meno. Rivela il suo rapporto col sito, con Facebook, con Twitter: “Magari non riesco a rispondere a tutti, ma sì, seguo io. In un ‘contest’, cioè in una specie di contesto indicato grazie alla rete, ho anche invitato i giovani che volevano cimentarsi in una sceneggiatura, a proseguire l’incipit che ho dato io. E questa idea iniziale riguarda una storia di animali. Un tizio li maltratta e poi si risveglia cane”. Quella di Panariello per per gli animali è una pas- LA TELEVISIONE Non si esiste se non vi si appare, ancora e sempre, e sempre di più. La televisione è pesante, gli ascolti, le critiche anche strumentali. Bisogna sapersene staccare LA TRAGICA COMMEDIA Neanche Risi e Monicelli avrebbero potuto immaginare un film lontanamente simile alla realtà che stiamo vivendo, a questa tragica commedia all’italiana sione vera: ancora non riesce a non commuoversi quando pensa a Zeus, uno dei suoi tre cagnoni, che non c’è più. Racconta l’ultimo spettacolo: “I vecchi personaggi, da Naomo a Lello Splendor, vengono evocati da una sorta di ologramma finale. Soltanto alcuni sono invitati di nuovo alla festa, Renato Zero, Merigo, Mario il Bagnino. Sono citazioni di una popolarità televisiva acquisita e non rinnegata, ma superata”. A proposito di Zero, ricorda un episodio avvenuto quando era molto più giovane, e già lo imitava: “Ero in Versilia, mi fermano i carabinieri e non mi volevano più lasciare andare, volevano autografi, che cantassi una canzoncina, non sapevo più se confessare di essere soltanto un imitatore, o di proseguire nella farsa. Alla fine mi sono smascherato da solo”. “In mezz@voi” è scritto insieme con Riccardo Cassini, Mario Audino, Walter Santillo, Alessio Tagliento. Regista è il vecchio sodale Giampiero Solari, “ormai siamo come Dolce & Gabbana”, scherza. Lo definisce uno “spettacolo di riflessione comica, si ride e si riflette. Sulla mezza età, sull’era della comunicazione in cui non si comunica più, sulla violenza alle donne e sulle mode che arrivano dalla rete”. Si citano i grandi, Shakespeare, Dante, ma anche Guido Gozzano. A me piacerebbe molto tornare a presentare un classico, dopo ‘Il borghese gentiluomo’ visto che l’operazione era, forse sorprendentemente, riuscita. Ci stiamo pensando, magari un altro Molière, magari ‘L’avaro’. Sono allestimenti costosi, non a caso nemmeno gli Stabili riescono più a mettere in scena i classici”. Intanto, tra i personaggi, Panariello illustra l’esodato che diventa barbone, ecco il Pulcino Pio e il mister Grey delle “Sfumature di grigio”. Le cose che dice in scena sembra proprio che le pensi. “Le penso, sì - conferma - . Per questo amo il teatro più della televisione. La ringrazio per la popolarità che mi ha dato, ma non mi ci trovo tanto bene. La tv è fredda, ansiogena, gli ascolti fan paura”. Anche i teatri, però, li deve riempire: “Ma si riempiono. E il pubblico dal vivo mi avvolge e mi dà calore”. Il Festival di Sanremo è alle porte. Anche Panariello condusse un’edizione, nel 2006, che non andò molto bene. Con lui c’erano Ilary Blasi e Victoria Cabello. Chi fa Sanremo è per mesi corteggiato, sostenuto, vezzeggiato: poi, sul palco, alla minima incrinatura spariscono tutti, come suole ricordare Piero Chiambretti. “A Sanremo si chiede ogni cosa e il suo contrario. Deve essere un programma normale; un evento; una gara di canzoni; un monumento da rispettare nella sua tradizione; una novità. Per arrivare a fare una buona rassegna ci vuole la complicità di tutti. Secondo me il mio non fu male: aveva, come dicevo allora, la forza della musica. Spero di rifarlo, mi ha insegnato tantissimo. Però ho sbagliato perché volevo fare il Festival di Sanremo e non il Festival di Panariello. Oggi ci andrei con un altro spirito, so cosa vogliono: cioè tutto fuorchè le canzoni”. IL CAFFÈ 2 febbraio 2014 leopinioni È giovane, 27 anni, ma si comporta come una persona ormai matura. Mi ringrazia per l’interesse alla sua iniziativa ed è molto attento a spiegare in modo chiaro la sua attività, rispondendo con precisione alle mie domande. È giunto dal Friuli alla facoltà di economia di Lugano quasi per caso, ma poi si è innamorato del Ticino e di una sua compagna di studi. Il suo modello culturale sono gli Stati Uniti, “dove si è considerati per quello che si è – afferma Luca Boschin – e non in base ai contatti e alle conoscenze familiari, come purtroppo avviene in Italia”. Fondando LogoGrab, la sua giovane azienda, proprio per queste ragioni, spiega, non ha preso in considerazione la possibilità di aprirla in Italia. LogoGrab è una start up, un’impresa innovativa che figura tra le più promettenti, assieme a tre altre ticinesi, in un elenco compilato dalla Confederazione. Le FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO altre tre – Newscom, Designergy e Swissleg – le ho già presentate in questa rubrica per illustrare un Ticino innovativo che apprezzo molto. Ma di che cosa si occupa LogoGrab? Di marketing. Ha creato un’ “app”, cioè un’applicazione che funziona su tutti i tipi di cellulare, che riconosce attraverso la telecamera i loghi delle aziende. I marchi importanti e meno possono così promuovere i loro prodotti, tramite sconti, concorsi od altro, chiedendo alla clientela di leggere il loro logo scaricando sul telefonino l’applicazione di LogoGrab. Le ditte potranno così in seguito verificare l’efficacia delle loro compagne pubblicitarie, effettuate utilizzando i vari tipi di media, tramite un programma for- virgolette nito a pagamento da LogoGrab. Agli utenti l’app permette di essere informati su sconti e concorsi promossi dalla varie marche. E presto si potranno anche commentare online le loro iniziative. Luca Boschin sta affrontando questa affascinante avventura assieme a un altro giovane veneto, Alessandro Prest, che si occupa dello sviluppo tecnologico del progetto dopo la sua esperienza di un dottorato al Politecnico di Zurigo finanziato da una borsa di studio concessa da Google. Finora 800 aziende nel mondo hanno già attivato il loro logo su LogoGrab e alcune stanno utilizzando a titolo sperimentale il programma di analisi dei dati. I due giovani imprenditori hanno trovato in Ticino un finanziatore della loro iniziativa. Il progetto è sostenuto anche dal Centro cantonale di promozione delle start up e dalla Commissione federale Tecnologia e Innovazione (Cti), che forniscono consulenze e procurano contatti. Pure la fondazione Agire, che finanzia giovani con progetti promettenti, ha dimostrato interesse per l’ iniziativa. Ai due giovani non sono dunque mancati i meritati sostegni previsti per chi dimostra il coraggio di creare un’ azienda innovativa, ma Luca Boschin ricorda che sarebbe interessante creare maggiori occasioni per mettere in rete all’interno del cantone le aziende come la sua, che dal Ticino desiderano rivolgersi al mercato globale. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS LIDO CONTEMORI La montagna sa essere una cattedra di umiltà RENATO MARTINONI Architetti come poeti, ma dal tratto indelebile Caro Diario, cerchiamo di tirar su lo sguardo dalla quotidianità, dalle solite storie di politica, da titoli che si rincorrono tra ieri e domani. “Chi va al mulino s’infarina“, dice il proverbio che, nella versione aggiornata della consigliera di Stato Laura Sadis, si traduce così: “In politica è inevitabile sporcarsi le mani“. Cioè: uscire dal facile bozzolo delle parole e delle formulette, evitare ricerca di effetti speciali per vellicare la pancia dell’opinione pubblica, prendere decisioni. Anche quando sono dure, al limite dell’impopolarità. Basta giochi col cerino. PER ALZARE (o rialzare) la testa, ci può essere la montagna, con la sua lezione per chi la sa e vuole seguire. A Vacallo, grazie al Comune, si è vissuta una densa serata... “a un passo dal cielo“, per usare il titolo del libro scritto da due frequentatori delle terre alte, come Gianfranco e Daniele Albisetti, padre e figlio, di Meride. Le cime dettano il senso dell’impegno, il sacrificio, l’equilibrio, la libertà, la bellezza del salire, il silenzio, la gioia del traguardo raggiunto. A DARE UN VALORE aggiunto ai tesori dell’andar per vette, a Vacallo, c’è stata la testimonianza di un arrampicatore come Nicola Vonarburg, che sembra star bene solo appiccicato a una parete, da conquistare a spanne. Il “ragno“ di Mendrisio, che ha girato i continenti dall’Asia alle Americhe, dopo aver guardato quasi tutta l’Europa dall’alto, volteggia come una libellula sulle rocce. La montagna, ha confidato, “è una cattedra di umiltà e dona appagamento anche nel momento della rinuncia, quando il pericolo sopravanza la prudenza“. Lui ha provato questa sensazione dopo aver dovuto mollare la Zahir, top via del Wenden, a un soffio dalla conquista. E pensare che in arabo Zahir significa “chiodo fisso“. UN COETANEO DI VONARBURG, Sylvain Tesson, 42 anni, grande viaggiatore, spiega: “Nella vita bisogna avere tre cose: il sole, una bella visuale e, nelle gambe, il ricordo lattico della fatica”. Una volta su, si dedica alla pura felicità di esistere. Quanto è vero che l’uomo libero possiede il tempo e l’uomo che controlla lo spazio è solo potente! Dopo mesi da eremita in Siberia, l’esploratore conclude che “nelle città i minuti, le ore e gli anni sfuggono; nella capanna il tempo si acquieta, si accuccia ai vostri piedi come un vecchio cane ubbidiente“. A BERGAMO è morto Lucio Prenzan, pioniere dei trapianti di cuore nei bambini. Era venuto a Chiasso a parlare della nuova speranza di vita, grazie anche alle sue mani. Pur al top della notorietà, era solo un grappolo di persone ad ascoltarlo. Non volle venir meno all’impegno del rispetto verso loro, anche se poche. Ora è una lieve carezza nel sole. Gli architetti? Sono come i poeti. Anche se i poeti scrivono e gli architetti progettano. Gli uni e gli altri sono dei creatori. C’è, tuttavia, una grossa differenza. Un libro di poesie, quando è mediocre, può essere infilato sotto la gamba troppo corta di un tavolo. Per impedire che traballi. Un progetto architettonico, quando è realizzato, sta lì per decenni, magari per dei secoli, e non può più essere toccato. Semmai serve soltanto a sostenere il peso di un cielo sempre più grigio e triste. Se è bello, il paesaggio urbanizzato, ognuno potrà guardarlo con diletto. Se è brutto, tutti saranno costretti ad abbassare lo sguardo. Per non buscarsi un pugno nell’occhio. Anche se è impossibile ignorare le oscenità. Quando poi le cose sgraziate si moltiplicano, ecco che il danno diventa irrimediabile. Naturalmente non c’è poeta che sappia riconoscere che i propri versi sono modesti. Solo i Crepuscolari, un secolo fa, si divertivano a ripetere che le loro poesie erano “piccole cose di pessimo gusto” e i loro versi “scritti col lapis”, non con l’inchiostro indelebile. Non lo facevano, in realtà, perché pensassero davvero così: volevano soltanto protestare contro la magniloquenza e la retorica tronfia di certi loro colleghi, magari anche bravi, ma tanto tromboni. Non si conoscono invece architetti che abbiano fatto la stessa cosa o che sappiano riconoscere la loro pochezza. Il fatto è che una poesia occupa una misera pagina; una casa, invece, un bel terreno figlio della natura. Così, guardandoci in giro, vediamo, tra alcune cose belle, e a volte bellissime, costruzioni orribili, o tremendamente banali, stramberie che hanno a che fare con la piattezza, più che con il genio, colori che stridono, forme che chiamano vendetta. Ma il peggio è quando le brutture si sommano alle brutture. Nasce allora una cacofonia dell’orrore che diventa indigeribile. Contro la bruttezza urbanistica non ci sono panacee. È pure vero che ognuno ha i propri gusti. E c’è chi indossa cravatte che sembrano rubate ai clown (ma le cravatte, una volta tornati a casa, si ripongono nell’armadio). Toccherebbe allora ai piani regolatori mettere qualche pezza. Cercando perlomeno di armonizzare il territorio, facendo in modo che la bruttezza e la bellezza convivano, ma dando alla visione d’assieme un quadro accettabile. E invece guardare dall’alto certi paesaggi “antropizzati” è sconsolante. Conta il profitto e tutto il resto è acqua. Così ci sono luoghi che riuniscono in poco spazio il peggio di quello che la fantasia umana possa immaginare. Nessuno e nulla potrà più fare qualcosa, almeno nei prossimi secoli. E chi verrà dopo di noi sarà costretto a vivere in luoghi orribili, altro che le poesie!, come l’inferno. Nel nome delle parole, vuote. Della prosaicità, largamente diffusa. E di una pianificazione che fa acqua da tutte le parti. Una passeggiata indietro nel tempo evitando la polverosa balestra di Tell DOMENICA IN FAMIGLIA MONICA PIFFARETTI Inverno, stagione dura per le famiglie. Certo, se il sole splende o il termometro si mostra comunque clemente, ci si può sempre sfogare sugli sci, sulle slitte, sui bob. Ma quando la temperatura scende e i rampolli sono a rischio di beccarsi tossi, raffreddori, bronchiti, a volte qualche ideuzza intelligente per trascorrere alcune ore divertenti e al calduccio fa sempre comodo. Ve ne suggeriamo una non troppo lontana da casa, nel canton Svitto. Sulla piazza centrale, dentro il vecchio arsenale, trovate il Museo nazionale sviz- ilcaffè tra Quel sano coraggio di lanciarsi nel mondo dell’imprenditoria IL DIARIO Settimanale di attualità, politica, sport e cultura 43 zero. Stop, non pensate a qualcosa di troppo patriottico, polveroso dove si rilucidano i miti e la balestra di Guglielmo Tell e suo figlio Gualtierino. E nemmeno ad un museo in cui devi tenere tutti sotto controllo se non hai un’assicurazione Rc più che blindata. Per niente. Il museo di storia svizzera è stato riveduto completamente e allestito in modo da rendere le visite molto gradevoli anche per gruppi di età diversa. Per bambini, per ragazzi e anche per i genitori che li accompagnano. L’approccio, per niente convenzio- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi nale, è molto interattivo e multimediale, con la storia del nostro Paese raccontata in diversi capitoli in due versioni: quella per adulti e quella semplificata, ma per niente banale, per più piccoli. Dal Medioevo in su. A farlo è una persona, che si materializza su due schermi di computer in scala 1 a 1, per poi piacevolmente trasportare i visitatori seduti su comodi sofà indietro nei secoli. Non annoiando con date e nomi, ma affrescando le varie epoche non solo con i noti momenti più importanti della nostra storia, ma- Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] gari già imparati a scuola, ma anche spiegando il loro contesto più ampio: sociale, economico, culturale, religioso, sul territorio elvetico e anche alzando lo sguardo su quello europeo. Tutto è accompagnato da un percorso su diversi piani attraverso bacheche co oggetti antichi scelti con attenzione. Il troppo (anche nei musei) stufa, i curatori di questa esposizione hanno invece avuto il dono della selezione e della sintesi. Il tocco finale, poi, è decisamente figlio dei nostri tempi: dopo RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 aver tanto letto e ascoltato di battaglie, cavalieri e roccaforti, i ragazzi possono portarsi a casa il ricordo del museo di Svitto, cavalcando un “destriero” e vestendosi da cavalieri e dame con diversi tipi di armature e abiti medioevali. Dopo un clic e un indirizzo email, le immagini dei novelli Winkelried anni Duemila sono spedite direttamente sul computer di casa dove le troverete al vostro rientro. Fuori nevica, piove, tira vento ? Garantito, durante la passeggiata indietro nel tempo, non ve ne accorgerete. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Il padre attacca: stai sempre sdraiato sul divano, la tua fidanzatina in visita guarda le serie in tv senza rivolgermi la parola, la tua camera fa schifo, il bagno dopo che ci sei stato tu sembra ci sia passato il tornado, non vuoi mai venire a camminare con me, e neppure a fare la vendemmia, quando ti ho portato nelle Langhe hai dormito tutta la domenica mattina. Prima di sbuffare, e dire “oddio, le solite cose che i padri ripetono ai figli da decenni”, sappiate che un libro con queste lamentele ha venduto in Italia trecentomila copie, e ha scalzato dal primo posto in classifica perfino Fabio Volo, con “La strada verso casa”. Prima di risbuffare, sappiate che lo firma Michele Serra - ex direttore di Cuore e inventore della rubrica “Mai più senza”, bella galleria di orrori da catalogo commerciale - e si intitola La solita lagna generazionale tra genitori e figli “sdraiati” CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO “Gli sdraiati”. Il figlio ora contrattacca. Usa su twitter un account fasullo – ilfigliodimicheleserra, fotina di uno studente con la testa appoggiata sul banco – e ribatte punto per punto. Approfitta delle volte che papà è ospite in televisione, per esempio alle “Invasioni Barbariche” di Daria Bignardi, per allungare frecciatine al genitore che incassa ricchi diritti d’autore parlando del rampollo. Scrive “Papà sta tornando, smetto di leggere Kant e infilo le cuffiette, basta poco per farlo contento”. Si spinge fino a proporre all’editore Einaudi una controstoria, e qualcosa ci dice che potrebbe avere già un contratto in tasca. Chiunque egli sia: sicuramente una persona informata dei fatti, che si muove bene tra i radical chic. Potrebbe essere perfino un’astuta mossa pubblicitaria di Michele Serra medesimo (in tal caso da noi promosso immediatamente a genio del male, nonché del marketing). Ma perché dovrei comprare e leggere “Gli sdraiati”, se sono esattamente le cose che mi dice mio padre? Ma perché dovrei comprare e leggere “Gli sdraiati”, se sono esattamente le cose che rimprovero a mio figlio? Per fare gruppo, tanto per cominciare: non c’è niente che leghi come un comune lamento. Meglio ancora se si tratta di una lagna generazionale, e se il guru di riferimento – in questo caso Michele Serra – avanza l’idea che si tratti di un mutamento antropologico. Non è che sono più giovani di noi, proprio appartengono a un tipo umano diverso. Suvvia, solo perché non vogliono camminare in montagna e non riconoscono neanche quel minimo di autorità che peraltro gli ex sessantottini esercitano con vergogna? Oltre all’account “ilfigliodimicheleserra” ne vorremmo tanto un altro, “ilpadredimicheleserra”. Per sapere come era da giovanotto lo scrittore e fustigatore di costumi. In ogni caso, se volete la ricetta di un bestseller, forse c’è un pubblico anche per i litigi, i rimproveri, le ripicche tra madri e figlie, mariti e mogli, fratelli e sorelle. Domenica 2 febbraio 2014 [email protected] Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 21 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. L’aspettava in baby doll E Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni ra una di quelle domeniche fredde, ma fredde in cui al mattino c’è nebbia fitta. Ideale per il Franco. Partito verso le dieci da casa, dopo aver detto alla moglie di dover andare in banca per una brutta faccenda da mettere a posto, s’era invece diretto verso la casa della sua amante. Non ci andava spesso, temeva d’essere riconosciuto da qualcuno. Era il direttore di un grande istituto bancario. Quelle giornate di nebbia facevano il caso suo. Nebbia sino a mezzogiorno, un pallido solicello sino a metà pomeriggio e poi, quando si faceva l’ora di tornare a casa, di nuovo nebbia. Ideale! Arrivò nella corte della casa di ringhiera verso le undici. Come sempre aveva lasciato l’auto in un parcheggio discosto. Varcato il portone si accertò che non ci fosse nessuno sui ballatoi. La Elena, la sua splendida amante quarantacinquenne - ricordate?, ma sì, la Togni, la commessa di un elegante reparto profumi di un grande magazzino - abitava su al primo piano, appartamento numero 3. Si erano sentiti al telefono qualche minuto prima. «Sto arrivando». Fece le scale quasi di corsa, qualche secondo ed era nell’appartamento della Elena. L’aspettava in vestaglia, più che vestaglia... era un baby-doll da ballerina di night. Glielo aveva regalato lui. «Amooore!». «Ciao Elena, eccomi qua! Possiamo stare insieme sino a questo pomeriggio...». «Che bello amore!». «Ho detto a mia moglie che sono in banca. E... in effetti dovrei esserci, siamo in mezzo a una storiaccia che non ti dico... Ma ora fammi spogliare, mi metto comodo...». «Ma certo!». «Faccio una telefonata in ufficio, così, se dovesse chiamare mia moglie... mi faccio coprire. E poi non è detto che non venga la polizia a romperci le palle quest’oggi». «Ma ancora con queste storie!? Ho letto che avete cambiato tutto. Basta soldi sporchi, trasparenza, Weissg... com’è che dicono i tedeschi? Strategia... «Ma sì, strategia del denaro pulito. Solo una facciata, evidentemente!», disse il Franco distratto mentre prendeva il cellulare dalla tasca interna destra del blazer, che aveva appeso sulla spalliera della sedia all’ingresso. Poggiò il cellulare sul tavolo della sala-cucina, fece tre giri all’insù alle maniche della camicia e... guardò la Elena che se ne stava provocatoriamente sul divano con le gambe accavallate sopra un paio di “tacchi grattacielo”. «Ah, mi stai provoc...?», non finì di dire che il telefono squillò. Non fece a tempo a prenderlo che smise. Guardò sul display. Numero “sconosciuto”. «Mah!, nessuno! E visto che non riprovano, evidentemente avranno sbagliato. Un bicchiere di vino bianco, che ne dici?». «Oddio Franco, ne ho solo una in cantina». «Lascia, vado io. Faccio veloce, così non mi vedono». Il tempo di aprire la porta e richiuderla alle sue spalle e... Din! Sul cellulare del Franco era arrivato un sms. Troppo forte la tentazione per l’Elena. Erano settimane, forse mesi che il Franco riceveva messaggi e telefonate che sembrava voler nascondere. Sul display, lei aveva controllato altre volte, compariva un mittente a lei sconosciuto ma, come dire?, credibile e innocuo. «Hans Peter Keller, fiduciario”. Lavoro, evidentemente! Non aveva mai letto quegli sms. Il Franco se ne sarebbe accorto. Ma una volta era riuscita e vedere il numero da un sms già aperto. Lo aveva memorizzato e nei giorni successivi aveva provato più volte a chiamare nascondendo il proprio nu- Lesse sul display: “In ritardo x neve a Altdorf... ho messo x te le mutandine di pizzo” mero. Nessuna risposta. Evidentemente... il proprietario di quel telefono non rispondeva a “numeri coperti”. Si alzò dal divano velocemente, andò al tavolo e sbirciò. Il cellulare era ancora illuminato. “Hans Peter Keller, fiduciario”. Ancora lavoro... evidentemente. Sistemandosi il baby doll, tornò a sedersi di corsa proprio mentre il cellulare aveva ripreso a suonare. Tre squilli e basta. In quel mentre rientrò il Franco che accelerò il passo, ma non fece a tempo a rispondere. “Sconosciuto”, ma mentre richiudeva il cellulare s’accorse che precedentemente era arrivato un sms. Touch, touch e lo aprì. Lesse e... porco cane, e già!, si ricordò che aveva un appuntamento su al Gottardo. In un albergo. Pazienza. Tanto anche il “mittente” annunciava il suo ritardo. «Dai Elena, ecco la bottiglia, prendo i bicchieri e iniziamo qualche ora da favol...». Fu proprio mentre stava immaginando di slacciare quel baby doll all’Elena che suonò il campanello della porta. D’istinto lui guardò il cellulare, ma non stava suonando, poi guardò lei che s’era alzata di scatto. «O mio Dio, chi può essere? Va in bagno Franco», disse sottovoce. Prese una vestaglia appesa all’ingresso e andò ad aprire. Erano due...., sì, due signori anonimi. «Buongiorno, polizia, siamo qui per il signor Franco Pifferini». La Elena arrossì, strinse e riannodò la cintura della vestaglia. «Ma... veramente, veramente...». «Guardi signora, a noi non interessano i vostri affari... sentimentali. A noi interessa altro. Abbiamo visto entrare qui il signor Pifferini poco fa». Il Franco uscì dal bagno. «Buongiorno, cosa è successo?». «Dovrebbe seguirci al posto di polizia. Anzi dovreste seguirci. Si tratta, come saprá, dell’inchiesta sulle società italiane fasulle, quelle che hanno trovato appoggio nella sua banca per alcuni trasferimenti che stiamo verificando. In questo momento il procuratore è in banca per un sequestro di documentazione». Né il Franco né la Elena esitarono. Lei andò a vestirsi in tutta fretta, lui infilò la giacca e... solo si raccomandarono discrezione scendendo dalla scala sino alla corte. Il procuratore era appena arrivato. «Ecco, accomodatevi. Ci sono alcune cose che vorrei chiedere ad entrambi». «Dica, procuratore», fece il Franco ostentando sicurezza. La Elena era cerea. «Dunque, a chi appartiene l’utenza 076 213..., evidentemente lo saprà dato che ha tentato di chiamare più volte», chiese abilmente alla “Togni Elena” vedendola impaurita e insicura. «076 213... ma sì, al fiduciario Hans Peter Keller». «E tu che ne sai?», fece il Franco interdetto e seccato. «Lo so..., lo so e basta. Hai ricevuto un sms anche questa mattina. Che c’è di male? Un fiduciario, no!?», chiese ingenuamente l’Elena. «Ma no, no, ti sbagli...». Il Franco aveva poggiato il cellulare sulla scrivania e ogni tanto ci giocherellava nervoso. La Elena, in preda al panico, lo agguantò di scatto, aprì il display evitando come un giocatore di rugby le “prese” del Franco. «Come no, eccolo il messaggio...», e aprì il cellulare, guardò e s’imbabolò. Non proferì parola. Lesse e rilesse mentalmente. “in ritardo x neve a Altdorf... ho messo x te le mutandine di pizzo”. Il mittente non era il fiduciario Keller. Evidentemente!
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