Il pane, anima del territorio Territorio e divertimento Madonna alla Rovinata: Santuario del Romanticismo Buon cibo Casonsei de la bergamasca, il gusto della tradizione Salute, benessere e famiglia Tutti i segreti di un sorriso smagliante Anno 1 - Numero 2 marzo 2014 Costo € 1, una copia omaggio per i possessori di CartAmica Il pane, anima del territorio 2 RivistAmica Ogni fetta è il racconto di antiche ricette tramandate da generazioni e custodite nel segreto delle case. Piccolo viaggio attraverso alcuni tipici prodotti delle nostre terre Primo piano Sulla tavola è il più umile degli alimenti, capace di costituire un pasto accanto al più semplice companatico e di parlarci, al contempo, di storie antiche e tradizioni tramandate con amorevole dedizione, di generazione in generazione, fino ai giorni nostri. Il pane racconta il territorio: ne esistono infatti innumerevoli varietà che ad ogni assaggio rivelano le caratteristiche del luogo nel quale viene preparato. Brianza, Pan Meino e Pan Tramvai Un tempo mangiare i dolci non era certo una consuetudine: bastava arricchire il pane ed ecco fatta la pietanza che avrebbe reso felici i bambini. Ha radici brianzole il Pan Meino (o Pan de mei) il cui nome deriva dal miglio, un cereale molto usato anticamente per produrre il pane. Ma la ricetta di questo pane dolce, in realtà, non prevede il miglio: è preparato con farina bianca e gialla, zucchero, latte, burro, uova, lievito e fiori di sambuco. Ha una forma tonda e un colore bruno: per via dello zucchero lasciato cadere in superficie prima di infornarlo, al suo esterno appare una crosticina caramellata. Altro pane della tradizione brianzola estremamente semplice negli ingredienti, ma dal sapore ricco grazie all’aggiunta dell’uvetta, è il Pan Tramvai: considerato il “panettone dei poveri”, è un pane dolce (a base di acqua, farina, zucchero, uova, burro e lievito) che deve il suo nome al tram a vapore extraurbano inaugurato alla fine dell’Ottocento, che collegava Milano ai paesi circostanti. I pendolari, insieme al biglietto per il viaggio, acquistavano questo pane, che a volte veniva dato al posto del resto. Simbolo della tradizione brianzola, il Pan Tramvai è stato designato per rappresentare il territorio della Brianza all’Expo 2015. Spongada della Valcamonica Addentrandoci nelle tradizioni della cucina camuna, troviamo un’altra preparazione che, nonostante sia di sapore dolce, si sposa tradizionalmente con il salame crudo, servita come antipasto. Si tratta della Spongada, un pane tanto semplice da costituire ora un dolce per la merenda ora il saporito compagno del salame casereccio: la più famosa è quella di Breno (BS), dove per la domenica delle Palme si svolge la “Fèra de la Spongada”; questo tipo di pane – una focaccia soffice di farina, uova, burro, zucchero, sale, latte e lievito – viene infatti preparata soprattutto nel periodo pasquale. In passato la Spongada camuna era distribuita agli ammalati e ai poveri in segno di augurio. Gruppi di famiglie si dedicavano alla preparazione di grandi quantità di impasto dal quale ricavavano le tipiche pagnotte che venivano poi portate dal fornaio o da amici che disponevano di un forno a legna: questi trattenevano parte delle Spongade cotte come compenso. La ricetta per realizzare questi particolari paninetti di circa 150 g ognuno spolverizzati di zucchero al velo, varia da famiglia a famiglia, perché frutto di un sapere trasmesso ogni volta, di madre in figlia, nel corso dei secoli. Pane nero, tradizione di Valtellina La segale è diventata un prodotto tipico della Valtellina grazie alla sua adattabilità al terreno e alla sua resistenza al clima rigido. Nonostante la coltivazione di questo cereale di origine asiatica sia man mano diminuita nelle nostre zone dalla metà del secolo scorso, il Pan de seghel continua ad essere prodotto importando farina di prima qualità. Privo di qualsiasi tipo di conservante o colorante, è noto anche come pane nero: ha la forma di una ciambella del diametro di 15 cm e alta 1,5. Molto croccante, ha la caratteristica di durare a lungo. [ segue ] 3 Primo piano È l’ideale e tradizionale accompagnamento della bresaola, anche se una valida alternativa è costituita dai grissini prodotti con farina di grano saraceno, altrettanto tipici della zona. Una variante molto nota è la “Brasciadèla”, una ciambella aromatizzata all’anice nella quale insieme alla farina di segale si usa il lievito di birra. Questa sorta di ruote con il buco al centro vengono fatte essiccare, infilate su un bastone, in una stanza asciutta. La preparazione ricorda quanto fosse raro, fino al secolo scorso, il consumo del pane fresco. La “Brasciadèla” è infatti particolarmente dura: si diceva che chi ne mangiava spesso, avesse denti sani e forti. La preparazione di questo come degli altri tradizionali prodotti da forno delle nostre valli, esula dall’abilità ai fornelli, per trasformarsi in un atto di amore verso un territorio che sa raccontarsi anche attraverso i suoi prodotti dalla lunga storia. Torta di pane, ricetta con gli avanzi Fragranti bontà da provare nelle nostre panetterie A marzo selezionati per voi Ogni pasto può avere un volto nuovo se esaltato con il pane adatto. Addentratevi nella vasta scelta delle nostre panetterie: provate le tipologie da gustare nella loro semplicità, anche senza accompagnamento, e sperimentate portando in tavola i formati più originali. Per cominciare, ecco una selezione di alcuni dei nostri prodotti più apprezzati. Zoccoletto La crosta spessa, dorata e croccante contrasta con l’interno estremamente soffice. Preparato con semola di grano duro pugliese, mette d’accordo tutti i palati. Ideale durante il pasto o a merenda, farcito con salumi o formaggi. Treccia al burro La tipica pagnotta della domenica bernese (detta anche “Zopf”) si ottiene con farina, acqua, sale, burro fresco, latte e uovo pastorizzato. Le forme, intrecciate a mano dai nostri panettieri, hanno la crosta lucida e bruna dovuta al tuorlo d’uovo spennellato in superficie. Provatele a colazione con creme dolci o marmellate. Un modo per non sprecare il pane raffermo è trasformarlo in un dolce gustoso: quella della torta di pane è una ricetta della tradizione povera a base di pane secco avanzato (occorrono 300 g della mollica) ammollato per dieci minuti in 400 g di latte. Strizzate il pane e mescolatelo a 100 g di zucchero, la buccia grattugiata di un limone, un uovo, 100 g di burro ammorbidito. Aggiungete 1 cucchiaio del liquore che avete in casa (è facoltativo), 100 g di uvetta precedentemente ammollata, 2 cucchiai di pinoli e infine 100 g di farina setacciata. Mescolate il composto finché non diventa omogeneo, poi trasferite su una tortiera imburrata e cosparsa di pangrattato e infornate per un’ora a 180 gradi. Si conserva, coperta, fino a tre giorni a temperatura ambiente. 4 RivistAmica Pane bruco Già suddiviso in porzioni grazie alla forma originale, lavorato a mano, appare come una serie di piccole pagnotte. Prodotto con una miscela di farine (fra cui grano duro e grano tenero, orzo, avena), è un’esplosione di sapore che incontra il gusto di chi ama i cibi salutari per il suo apporto di proteine, potassio e vitamina B. Prokorn Un pane multicereali, ricco di fibre alimentari, minerali, calcio, fosforo e magnesio, con un basso contenuto di sodio. Dall’aspetto scuro e con una granella di grano saraceno in superficie, è sano e sfizioso. Provatelo nell’invitante formato monoporzione: uno tira l’altro. È la risposta ideale alla crescente richiesta di un’alimentazione sana ed equilibrata. Indice primo piano Il pane, anima del territorio 2 TERRITORIO e DIVERTIMENTO Madonna alla Rovinata: Santuario del Romanticismo 6 12 Bormio, natura incontaminata e una storia gloriosa 14 Intervista Ausilio Priuli, presidente dell’Archeopark di Darfo 16 Gli eventi più belli: Seregno, doppia festa per San Giuseppe 18 Dublino ti aspetta per un weekend di festa 6 BUON CIBO 20 Casonsei de la bergamasca, il gusto della tradizione 24 Il buongiorno? Si vede dalla colazione 26 Nasce a Erba la dolce ricetta del Masigott LE BUONE RICETTE DI IPERAL 32 Polpette d’orzo, una vera delizia 34 Vellutata verde, tutta da gustare 35 Lasagne con broccoletti 36 Calamari ripieni ai profumi 38 Torta al cocco e yogurt 20 IN EVIDENZA 40 Dalla Latteria di Chiuro, la bontà del “Byogurt” PRIMIA 42 Crostini e bruschette Primia, gusto e praticità 50 SALUTE, BENESSERE e FAMIGLIA 44 Tutti i segreti di un sorriso smagliante 50 Bambini e animali domestici, guida alla convivenza AMBIENTE E COLLETTIVITÀ 54 Inizia la primavera: prepariamoci a coltivare l’orto! CARTAMICA 58 Novità CartAmica IPERAL INFORMA 59 Sorprenditi con Primia 62 Sempre in contatto con noi 64 Una montagna di libri 66 Lo sapevate che... 54 Scarica la versione digitale di RivistAmica per sfogliarla dal tuo smartphone e tablet 5 Foto: La facciata del Santuario Madonna alla Rovinata: Santuario del Romanticismo 6 RivistAmica A Lecco, nel 1849 ai piedi del Resegone, una frana si abbatté su una cappelletta, che rimase miracolosamente in piedi: nacque così questo suggestivo esempio di architettura ottocentesca immersa nella natura Territorio e divertimento È uno dei luoghi dello spirito più amati dai fedeli lecchesi. Sorge alle pendici del Resegone, a 616 metri d’altitudine, circondato dai boschi: è il Santuario dell’Addolorata, meglio conosciuto come la Madonna alla Rovinata, dal nome della località in cui sorge. Già la posizione del Santuario ha un qualcosa di mistico: vi si accede da un ripido sentiero in acciottolato, appena fuori dal quartiere di Germanedo, lungo il quale sorgono le prime tredici cappelle della Via Crucis. Una volta giunti in cima, dopo 20-25 minuti di cammino, lo spettacolo ripaga però il piccolo sforzo. I prati, i boschi, le montagne, la vista del lago. La bella e semplice chiesa neoclassica. Tutto contribuisce al nutrimento dello spirito, rincuorato dall’armonia con la quale, da quassù, l’opera dell’uomo si incontra con le bellezze naturali, rese celebri dalle pagine del Manzoni. Ed è proprio ai tempi del Manzoni che occorre tornare per scoprire le origini e i segreti del Santuario. La frana Siamo nel 1849. Non si è ancora spenta la grande insurrezione lombarda contro gli Austriaci, che aveva condotto alla Prima Guerra di Indipendenza. Alla Rovinata sorge solamen- Foto: Uno degli affreschi originali te una cappelletta dedicata alla Madonna Addolorata, una delle tante testimonianze di fede erette dalla gente del luogo lungo i sentieri che si snodano tra boschi, pascoli e campi. «La cappelletta – spiega Marco Bernasconi, volontario della parrocchia di Germanedo e appassionato di storia locale – venne costruita probabilmente nel XVII secolo, come lascia pensare il soggetto del dipinto in essa contenuto: una Pietà con i Santi Francesco e Carlo. Dopo la canonizzazione di San Carlo Borromeo, all’inizio del ‘600, in tutta la Lombardia vi fu infatti un fiorire di chiese, cappelle ed edicole dedicate al santo milanese». A causa delle abbondanti piogge di quell’anno, una frana si stacca dal Resegone, travolgendo tutto: case, alberi, coltivazioni. La cappelletta, invece, inspiegabilmente resiste all’urto della frana. La costruzione La gente del posto giudicò quell’evento come miracoloso, e iniziò a venerare la cappelletta con preghiere e pellegrinaggi. Il parroco don Andrea Magni, di fronte a tanto entusiasmo e alle grazie concesse per intercessione dell’Addolorata, decise di erigere una chiesetta vicino alla cappelletta miracolosa. I lavori iniziarono immediatamente. Ogni giorno di festa uomini e donne, giovani e meno giovani, da Germanedo salivano alla Rovinata trasportando legno, cemento, sabbia e ogni altro materiale necessario per la costruzione. Foto: Sullo sfondo la città di Lecco A guidare i lavori c’erano i muratori di Germanedo. Del progetto, invece, non è rimasta traccia: tuttavia, lo stile neoclassico richiama i numerosi oratori del territorio, disegnati dall’architetto lecchese Giuseppe Bovara. [ segue ] 7 Territorio e divertimento Se non del Bovara, il Santuario alla Rovinata potrebbe essere opera di Cosmo Pini, Francesco Provasi, Adriano Gazzari o Felice Pizzagalli, che lavorarono in quel periodo nella parrocchia di Germanedo. Nel 1855 a Germanedo scoppiò il colera. L’epidemia, però, non scoraggiò muratori e volontari, che nel 1859 terminarono i lavori. Il 16 agosto 1859, alla presenza di otto sacerdoti e di tutta la popolazione, don Magni benedisse la nuova chiesa, che venne dedicata anche alle vittime del colera. Si fece una grande festa e i confratelli portarono in processione il quadro della Madonna Addolorata. I muri della cappelletta vennero coperti di ex voto per grazia ricevuta, ben presto spostati all’interno della chiesa per preservarli dall’umidità. La chiesa Dall’esterno, la chiesa presenta un aspetto semplice: la pianta rettangolare, la facciata dominata dalla grande finestra semicircolare e le ultime due cappelle della Via Crucis che la circondano, sono tipiche dello stile architettonico religioso ottocentesco. All’interno, la chiesa è composta da una singola navata. Dietro l’altare spicca il quadro dell’Addolorata trafitta da sette spade, donato al momento dell’inaugurazione da Paolo Serponti, marchese di Mirasole. L’autore è sconosciuto, ma la vivacità dei colori e lo sfondo tempestoso avvicinano questa Madonna ai canoni tipici del Romanticismo lombardo: un periodo storico-artistico spesso sottovalutato ma capace di esprimere artisti del calibro di Francesco Hayez, a cui anche questa Madonna Addolorata sembra in qualche modo debitrice. Poco più in basso, un pregevole tabernacolo con apertura in rame dorato (risalente all’inizio dell’Ottocento e proveniente, forse, dalla chiesa parrocchiale di Germanedo) custodisce la Reliquia della Madonna. L’altare a muro è stato parzialmente modificato durante l’ultimo restauro, per dare più spazio al nuovo moderno altare, sorretto simbolicamente da una pietra morenica locale. Le cappelle Le prime tredici cappelle della Via Crucis che si incontrano lungo il sentiero risalgono agli inizi del Novecento e furono realizzate per volere dello storico coadiutore don Fiorenzo Biffi. Dedicate originariamente ai misteri del Rosario, contenevano affreschi del pittore valsassinese Luigi Tagliaferri, poi sostituiti negli anni ’50 da altorilievi in terracotta e infine, nel 1993, da bassorilievi in bronzo, opere di Fulvio Simoncini. Le ultime due cappelle, quelle che circondano la facciata, hanno invece una storia diversa. Quella di sinistra, in particolare, corrisponde all’originaria cappelletta miracolosa della Madonna Addolorata, risalente al XVII secolo. Un tempo conteneva il dipinto della Pietà con i Santi Francesco e Carlo, sopravvissuto alla frana e quindi considerato miracoloso. Il dipinto, come abbiamo visto, risaliva probabilmente al XVII secolo. L’originale è andato perduto, ma all’interno della chiesa, sulla sinistra, si può comunque ammirare una copia degli anni ’60. [ segue ] 8 RivistAmica Foto: Una delle 13 cappelle del Santuario Territorio e divertimento L’apertura Il Santuario è aperto a fedeli e visitatori tutti i giovedì pomeriggio, grazie alla presenza dei volontari della locale associazione degli Alpini. Il primo sabato di ogni mese, inoltre, alle 6,45 del mattino da Germanedo parte un pellegrinaggio. Anche durante la Quaresima la chiesa è assai frequentata, con la celebrazione della Via Crucis. L’appuntamento più noto, tuttavia, è la festa che si celebra tutti gli anni alla terza domenica di settembre, preceduta da un triduo di preghiere. Pesce di lago in salsa verde Non lontano dal Santuario, le bellezze naturali del Resegone e del Lago di Como si possono ammirare anche salendo in funivia fino ai 1300 metri dei Piani d’Erna. Ricavata da un impianto sciistico dismesso e inaugurata nel 2008, la funivia parte dalla località di Versasio, facilmente raggiungibile sia in auto, sia con i mezzi pubblici (autobus 5 dal centro di Lecco). Germanedo e la Madonna alla Rovinata distano soltanto 4 km. In soli 5 minuti, la funivia – aperta tutto l’anno – permette di raggiungere i Piani d’Erna, uno splendido balcone su Lecco e sul Lago di Como dal quale si possono effettuare suggestive escursioni. Da segnalare, in particolare, il Sentiero Natura (durata 3 ore), un percorso tra i boschi intervallato da pannelli che illustrano la fauna, la flora e la natura geologica della montagna. Da provare anche l’escursione ai Piani di Artavaggio (3 ore) e, per i più allenati, il periplo del Resegone (una giornata). Oltre ai sentieri, sui Piani d’Erna si possono trovare anche rifugi e punti di ristoro come lo storico rifugio Marchett, il ristorante Capanno o la trattoria Milani. È attivo inoltre un parco avventura con percorsi sugli alberi, ponti tibetani e arrampicate per il divertimento dei più piccoli e non solo. In inverno, slittino ed escursioni con le ciaspole. O GL *V OC O N SI IN Escursione ai Piani d’Erna Lugana DOC Bottarelli cl75 I AT Se la vista del lago vi fa venire voglia di pesce, allora questa ricetta tipica lecchese, a base di pesce lacustre, è quella che fa per voi. È il pesce in salsa verde: prendete due agoni o lavarelli, due salmerini e due trote a filetti. Infarinateli bene e passatevi sopra dell’olio d’oliva. Preparate poi la salsa verde, usando un mazzetto di prezzemolo, mollica di pane inzuppata nell’aceto, capperi, un’acciuga, uno spicchio d’aglio e un rosso d’uovo sodo. Montate il tutto usando abbondante olio d’oliva. Prendete i pesci e cuoceteli in una padella con dell’olio d’oliva. Una volta cotti, versatevi sopra la salsa verde e serviteli in tavola. Foto: Veduta di Lecco dai Piani d’Erna 9 Formaggi Carozzi Valsassina Bontà di sempre, qualità di oggi. Rispettando territorio e tradizione, da 50 anni Carozzi crea formaggi legati alla Valsassina e apprezzati in tutto il mondo. Sempre prodotti con sapienza e passione e dedicati a te che ami ogni singola sfumatura di sapore. Le eccellenze DOP di Lombardia, come Taleggio, Quartirolo, Gorgonzola, e i gusti di una volta, come Salva e Strachì Tunt. I freschi appetitosi, come Stracchino, Robiola, Mascarpone, e una gamma completa di prodotti freschi e stagionati di capra. Formaggi Carozzi: piccoli capolavori per grandi intenditori. Carozzi Formaggi S.r.l. Via Provinciale, 14/A - 23818 Pasturo (LC) - Visita il nostro sito www.carozzi.com Bormio, natura incontaminata e una storia gloriosa Un gioiello nel cuore della Valtellina, che sorge in un’ampia vallata immersa nel Parco Nazionale dello Stelvio. Bormio è la meta ideale per chi vuole passare qualche giorno di vacanza in assoluto relax tra natura, sport e benessere. Grazie alla storia millenaria che la contraddistingue, la laboriosità dei suoi abitanti e la posizione geografica felice – è a circa 60 chilometri da Sondrio ed è da sempre un nodo strategico nelle comunicazioni transalpine – presenta un’offerta turistica variegata, dalle storiche piste sciistiche e gli impianti di alto livello, alle sorgenti di acque termali note in tutta Europa. Le ricche fonti termali Con tutta probabilità, l’origine del nome Bormio (“Burmi” 12 RivistAmica Circondata dal Parco dello Stelvio, immersa in una conca baciata dal sole e rinomata per le benefiche sorgenti termali, Bormio conserva intatto il fascino di una città dalla storia millenaria in dialetto valtellinese) deriva proprio dalla ricchezza benefica delle acque termali, conosciute sin dai tempi degli antichi romani e diventate poi meta di villeggiatura delle famiglie dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea. Dal tedesco warm, “caldo”, deriverebbe l’etimologia di Bormio, ma si fa anche riferimento alle divinità galliche “Borvo” o “Bormo” a cui erano dedicate allora le numerose località termali. La storia delle Terme di Bormio inizia ufficialmente nel 1913 quando un comitato cittadino decise di convogliare le acque che circondavano il territorio in un’unica fonte chiamata Cinglaccia. Con il tempo, la città si è dotata di ben tre centri benessere di altissima qualità: le Terme Bormiesi, nel centro della città, i Bagni Territorio e divertimento Nuovi a circa 3 km da Bormio nel Parco dello Stelvio e i Bagni Vecchi, vera e propria perla dei centri benessere delle Alpi. A passeggio nella storia Se Bormio e il suo territorio circostante sono noti come “Magnifica Terra” per lo straordinario patrimonio naturalistico, il centro storico non è certo da meno. Punto di partenza ideale per scoprire la città è la Piazza del Kuerc (o Piazza Cavour) – cuore del più antico insediamento ur- Bagni Vecchi, l’acqua che rigenera Il rispetto della cultura e della filosofia delle terme romane come luogo di benessere, piacere e svago, è la ragion d’essere dei Bagni Vecchi, il centro termale più antico e caratteristico di Bormio. Tra saune, bagni turchi, grotte e idromassaggi naturali, l’architettura di questi Bagni si snoda nella roccia in un vero e proprio labirinto, con ambienti scavati nel cuore della montagna. La pace dei sensi che si raggiunge nella grande piscina esterna panoramica è impagabile: immersi nell’acqua, godetevi la vista mozzafiato sull’intera vallata. La struttura è aperta tutto l’anno dalle 10 alle 20, l’ingresso si può anche prenotare sul sito www.bagnidibormio.it. Foto: Piazza del Kuerc bano di Bormio, il Combo – dove si possono ammirare la colleggiata dei Santi Gervasio e Protasio e la Torre delle Ore. Tra imponenti palazzi della nobiltà bormina, portali scolpiti, loggiati e incantevoli angoli rimasti come un tempo, Bormio mantiene intatti i segni di un passato in cui illustri casati si sono contesi il potere economico e commerciale di questa strategica città alpina. In ognuna delle cinque contrade in cui è suddivisa, si può ancora ammirare un vastissimo patrimonio artistico, frutto di una storia secolare, che affonda le sue radici addirittura nell’età del bronzo, con la colonizzazione da parte del popolo dei Reti. Sciare tutto l’anno Se quello che cercate a Bormio sono sport e divertimento, gli oltre 80 km di piste sono quello che fa per voi. Immerse in uno scenario naturale suggestivo, sono servite da impianti di risalita all’avanguardia e impreziosite da snowpark, piste da fondo e discese per principianti. Da maggio a novembre, l’apertura degli impianti sul vicino ghiacciaio dello Stelvio permette di non rinunciare agli sci neanche con l’arrivo della bella stagione. Qui le discese mozzafiato che fanno di Bormio un circuito unico al mondo, sono garantite. Il Passo dello Stelvio, inoltre, è anche sinonimo di grande ciclismo lungo i tornanti della strada voluta dall’Imperatore Francesco II d’Austria, di escursioni nella natura incontaminata e di percorsi e siti di importanza storica. Cantine del Braulio tra segreti e storia Per scoprire la Bormio più operosa e segreta, non perdete la visita alle Cantine del Braulio, sotto la centralissima via Roma. Qui, in botti di rovere, invecchia per due anni l’amaro simbolo della Valtellina, nato nel 1875 dalle alchimie del farmacista bormino Francesco Peloni. Dal Monte Braulio, nel cuore del Parco dello Stelvio, prende il nome e il particolare bouquet aromatico: da lì provengono le erbe, le bacche, i fiori e le radici di cui si compone l’antica ricetta dell’amaro che si tramanda da generazioni, con tanto di ingrediente segreto. 13 Territorio e divertimento Intervista Ausilio Priuli Archeopark di Darfo Boario Terme, un museo da vivere Punto di partenza per la fruizione del patrimonio culturale della Valcamonica, l’Archeopark di Darfo Boario Terme è il primo museo interattivo all’aperto creato per poter scoprire e rivivere il passato dell’uomo preistorico. Aperto dal 1 marzo al 30 novembre, è stato ideato e realizzato da Ausilio Priuli. Come è nata l’idea di Archeopark? Dalla necessità di tradurre i dati archeologici e scientifici in termini didattici più accattivanti e facilmente accessibili. Siamo in Valcamonica, la valle dei segni preistorici, il primo sito Unesco in Italia: abbiamo un tesoro inestimabile da tutelare e tramandare e come archeologo e studioso mi sono sempre posto il problema della fruibilità. E il risultato è un grande museo interattivo per calarsi nella vita dell’uomo preistorico... Esatto: la peculiarità dell’Archeopark è proprio nella possibilità di immedesimazione dei visitatori in quella che era la vita nella preistoria. Villaggi, insediamenti e capanne, con tanto di arredi originali, sono ricostruiti perché siano vivibili dalle scolaresche e dai numerosissimi turisti provenienti dalla Svizzera, dall’Austria e dal Nord Europa che vengono a trovarci. Ogni anno, con le famiglie che vogliono partecipare, ci attrezziamo per passare le notti nelle capanne all’interno del Parco. E i visitatori come rispondono? Sono entusiasti e questo, per me, è motivo di grande orgoglio. L’Archeopark è stato il primo in assoluto in Europa a dotarsi di laboratori didattici: qui i visitatori possono provare a fondere e a lavorare i metalli e la pietra, a costruire un arco, a macinare il grano. Per coinvolgerli ancora di più, ogni anno organizziamo un vero e proprio campionato europeo di tiro con l’arco preistorico, un appuntamento davvero molto atteso. La novità di quest’anno? Dal 1 marzo proveremo la semina sperimentale dei campi con miglio, orzo e lino. E poi coinvolgeremo i visitatori nella raccolta, nella sfibratura e infine nella tessitura del lino coltivato. 14 RivistAmica Ausilio Priuli Nato il 6 maggio del 1951 a Capo di Ponte, in provincia di Brescia, è un archeologo, ideatore e presidente dell’Archeopark di Darfo Boario Terme, aperto nel 1999. Luogo preferito Immersa nella natura e ricca di storia, Capo di Ponte merita una visita. Dalle montagne magiche di Pizzo Badile Camuno e della Concarena, al Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri fino alle chiese romaniche di San Siro e del Monastero di San Salvatore, rappresenta al meglio la vera bellezza del territorio. Piatto “scelto“ Uno dei piatti tipici della Valcamonica che più amo mangiare e cucinare sono i malfatti al peruch, degli gnocchi di spinacio selvatico di montagna, conditi con grana grattugiato e salvia. Da buon conoscitore della botanica, mi piace raccogliere da me le erbe selvatiche per prepararli. Gli eventi più belli Seregno, doppia festa per San Giuseppe Tutto pronto a Seregno per la Festa di San Giuseppe, patrono della locale basilica. Come ogni anno, domenica 16 marzo piazza Libertà e piazza Concordia verranno animate dalle bancarelle della fiera Creart, dove un’ottantina di artigiani metteranno in vendita i loro prodotti: pitture, sculture, lavori a maglia, creazioni in legno, ceramica, cuoio, carta e vetro; spazio anche per bigiotteria, candele e bambole. Ci sarà poi un intenso programma religioso, non solo con la messa del 16 marzo, ma 16 RivistAmica Il 16 marzo gli artigiani locali animeranno le piazze della cittadina con stand di monili e oggettistica. Poi, il 23 marzo, toccherà a Desio con gli antichi mestieri e le specialità gastronomiche anche con il tradizionale pellegrinaggio che, quest’anno, condurrà il 17 marzo i fedeli al santuario della Madonna di San Luca, a Bologna. Il culto di San Giuseppe, in Brianza, conobbe un periodo di fervore in special modo tra il ‘600 e il ‘700. A Seregno, in particolare, la costruzione della chiesa risale al 17691781. In quegli anni venne decisa la costruzione di un’unica chiesa e, contestualmente, la demolizione dei due precedenti edifici di culto, a causa della rivalità e degli accesi scontri tra Territorio e divertimento i parrocchiani delle due “sponde” di Seregno, Sant’Ambrogio e San Vittore. Il nuovo edificio doveva simboleggiare l’unione e la pace: da qui il nome di Piazza della Concordia e la dedica a San Giuseppe, santo particolarmente venerato nel XVIII secolo. Già da qualche anno, e precisamente dal 1708, Desio festeggiava il “suo” San Giuseppe. E anche quest’anno, il 23 marzo, in via Resegone (proprio al confine con il comune di Seregno) avrà luogo la tradizionale fiera. Si potranno acquistare prodotti tipici locali come salami, formaggi, miele e marmellate, ma anche ammirare gli strumenti agricoli e artigianali di una volta, messi in mostra da alcuni appassionati come Luigi Valenti, coltivatore diretto e presidente degli organizzatori della sagra. Lo stand gastronomico è attivo fin dalla serata di sabato 22. Piatto forte: lo stracotto d’asino, cucinato secondo la gustosa ricetta locale. Dove, come, quando La fiera Creart si svolgerà il 16 marzo, dalle 9 alle 18, in piazza della Concordia e in piazza della Libertà a Seregno, nei pressi della basilica di San Giuseppe. A Desio, invece, la fiera del 23 marzo si svolgerà in via Resegone, coinvolgendo anche via San Giuseppe nel comune di Seregno, nei pressi della chiesa di San Giuseppe Pellegrino. La chiesa fa parte del complesso della seicentesca Villa Buttafava, che apparteneva al conte di origini genovesi Giovanni Antonio Ferrario, “inventore” della Festa di San Giuseppe a Desio. L’agenda degli eventi da non dimenticare Da giovedì 6 a sabato 8 marzo 2014, Festa dell’Ospite e Carnevale – Aprica (SO) Si rinnova il tradizionale appuntamento con la “Festa par i Sciori”, come venivano chiamati un tempo i turisti. L’appuntamento è in via Tonale alle 20,30: in contrada di San Pietro andranno in scena i mestieri di una volta, con assaggi di prodotti tipici. Imperdibile, in particolare, il panvì, fette di pane di segale fritte nel burro, bagnate nel vino rosso e ricoperte di zucchero. L’8 marzo, invece, appuntamento alle 15,30 presso il Centro direzionale per la sfilata di Carnevale. Seguirà, alle 19, la fiaccolata sulla neve in località Campetti e la distribuzione di chiacchiere e vin brulé. Domenica 9 marzo 2014, Randolario – Lecco Una corsa in bici di 215 km, tutta intorno al Lago di Como: è la Randolario, giunta quest’anno alla settima edizione. Appuntamento alle 6,30 a Lecco, presso l’oratorio di Maggianico, in via Zelioli 13. La partenza è fissata tra le 8.00 e le 9.00. I ciclisti risaliranno il ramo di Lecco fino a Bellagio, da qui scenderanno a Como per poi salire nuovamente via Schignano e Lenno. Una volta giunti a Colico, si scende a Bellano e si torna a Lecco dopo aver attraversato il Colle di Balisio. Tutti i dettagli su www.formaggilandia2.com. Sabato 15 marzo 2014, Festa del Papà – Oggiono (LC) Anche quest’anno l’oratorio di Oggiono organizzerà, per la festa del papà, un torneo di calcio a cinque in cui si sfideranno i bambini del paese divisi per anno di nascita. Dopo ogni partita seguirà un’altrettanto accesa sfida fra i papà. Gli incontri si disputeranno presso la palestra dell’oratorio e dureranno 20 minuti ciascuno, ridotti a 15 per gli adulti. Lo scorso anno, ad esempio, i bambini del 2003 hanno sfidato quelli del 2004, e così hanno fatto i genitori. Le bambine e le mamme, invece, si sono scatenate sugli spalti con tifo e mosse da cheerleader (www. oratoriodioggiono.it). Giovedì 20 marzo 2014, Trofeo delle Contrade – Livigno (SO) Alle 20 scatterà l’attesissima 34esima edizione del trofeo, in cui le contrade di Livigno si sfideranno in una gara di sci nordico per le vie del paese. Gli atleti indosseranno le tenute sportive di un secolo fa, in una singolare combinazione di folclore e agonismo. Il percorso è lungo 900 metri: a sfidarsi saranno le otto contrade di Forcola, Teola, Saroch, Plan da Sora, Centro, Ostaria, Comunin Pemont e Trepal. Per maggiori informazioni: [email protected]. 17 Dublino ti aspetta per un weekend di festa I mattoni rossi delle case coloniali del centro e la pietra bianca dei grandi monumenti: Dublino esiste da quasi duemila anni, ma è stata costruita realmente durante il XVIII secolo in epoca georgiana. Ed è questa l’impronta architettonica visibile ancora oggi, dalla Cattedrale di San Patrizio all’Università. Per farsi coinvolgere dall’allegria dei suoi abitanti – mezzo milione di persone che parlano inglese e gaelico, la lingua ufficiale – basta anche un week-end. Ideale il viaggio durante la festa del patrono, quando Dublino si tinge di verde e diventa ancora più festante di quanto non lo sia già abitualmente. Un dedalo di vie Perdetevi fra le strade di questa città attraversata dal fiu- 18 RivistAmica Il 17 marzo è il giorno ideale per assaporare l’atmosfera della capitale irlandese, cuore del divertimento a suon di musica, sfilate e pinte di birra me Liffey con il suo colore verdastro le cui due sponde sono collegate dal ponte noto come Ha’penny Bridge (mezzo penny era l’entità del pedaggio, poi abolito). A ridosso del corso d’acqua c’è Henrietta Street, uno dei simboli della Dublino georgiana. Nel centro, camminando per Castel Street, davanti alla City Hall (il comune), si possono trovare le tante trattorie italiane che spopolano in Irlanda. Noi vi consigliamo però di provare il tipico stufato di carne d’agnello (irish stew): la carne è cotta a fuoco lento, di solito insieme a cipolla, patate, rosmarino e timo. Concedetevi una piacevole serata nei numerosissimi pub sparsi per la città, come quelli nel mitico Temple Bar, centro artistico e cuore culturale della città. Territorio e divertimento Shopping e Guinness A nord c’è la zona più verace della capitale, con le commerciali Talbot Street e Henry Street. Se invece siete interessati alle boutique di lusso, a sud del fiume vi aspetta Grafton Street, che fra l’altro ospita il famoso Trinity College, l’università locale, che può vantare tra i suoi “dottori” personaggi del calibro di Samuel Beckett e Oscar Wilde e conserva nella sua old library lo splendido “Book of Kells”, uno dei più antichi (800 d.C.) manoscritti miniati esistenti al mondo. Per le strade di Dublino l’aroma dominante è ancora quello dell’orzo tostato che compone la stout più famosa del mondo, a cui nessun irlandese potrebbe mai rinunciare: la Guinness. A Dublino il museo più famoso è proprio il Guinness Storehouse, dedicato alla scura amarognola. Prodotta con acqua, orzo maltato, luppolo e lievito, ha una spuma bianca densa e poco gas, grazie alla spillatura in carboazoto e non in anidride carbonica: un vanto nazionale esportato in tutto il mondo. Da visitare anche la Kilmainham Gaol, prigione che ha ospitato alcuni tra i più grandi artisti irlandesi, e il Phoenix Park, spazio pubblico di otre 700 ettari di verde. Passeggiate piacevolemtente tra i prati e i viali alberati: si tratta di uno dei maggiori parchi recintati d’Europa, dove si può praticare qualsiasi sport ed incontrare senza difficoltà piccoli gruppi di daini. San Patrick’s Day Tra l’11 e il 17 marzo tutti gli irlandesi si vestono di verde e scendono nei pub a festeggiare: si chiama “craig” in gaelico, ovvero “divertirsi con buoni amici”. Nella parata tipica della festa gli irlandesi portano la simbolica singola foglia di trifoglio (Vedi il box dedicato) e la tradizionale croce verde, in una suggestiva sfilata. Spettacoli di strada, giochi per le famiglie ed installazioni artistiche completano la celebrazione: nei giorni della grande festa, la città è colorata da giovani che recitano in gaelico irlandese, mentre ai turisti non resta che lasciarsi trasportare dall’atmosfera. Trifoglio e leggende simbolo d’Irlanda Non potete tornare a casa senza un souvenir con lo shamrock (il trifoglio): è questo uno dei simboli più noti dell’Irlanda. Secondo la leggenda è legato al santo patrono dell’isola sin dal 1669, anno al quale risale una moneta che raffigura San Patrizio nell’atto di innalzare il trifoglio. Altri documenti del 1776 ritraggono il santo che cammina con una croce verde e la foglia del trifoglio: tradizioni tramandate oralmente raccontano inoltre che San Patrizio usò proprio questa foglia per divulgare la dottrina della Trinità. Come arrivare con un comodo volo L’Irlanda è dietro casa, basta prendere il mezzo giusto. L’aeroporto di Dublino ospita ogni anno 21 milioni di passeggeri ed è ben collegato al centro della città, dalla quale dista appena 10 chilometri. Soprattutto, grazie all’irlandese compagnia low cost Ryanair, trovare voli per Dublino partendo da Orio al Serio è facile e conveniente. Da Malpensa invece si può volare con la Aer Lingus, una compagnia irlandese che collega anche l’aeroporto di Dublino con Linate. 19 Il gusto vero del territorio Casonsei de la bergamasca, il gusto della tradizione 20 RivistAmica Un piatto dalle origini contadine che ha conquistato anche le tavole dei nobili. Il segreto? Gustosi ingredienti di prima qualità. Ve ne sveliamo, passo passo, l’inimitabile ricetta. E, per i più golosi, c’è una dolce variante Buon cibo La ricetta tradizionale Per 1 kg di pasta: 800 g di farina 00, 200 g di semola di grano duro e 3 uova. Per il ripieno: 250 g di pane secco grattugiato o ammorbidito nel latte, 2 uova, 150 g di Grana Padano grattugiato, 300 g di macinato base per il salame, 200 g di carne bovina arrostita, 10 g di amaretti, 20 g di uva sultanina, 1 pera Spadona, noce moscata, cannella, pepe bianco e nero a piacimento, 1 scorza di limone grattugiata, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato e una noce di burro, salvia per guarnire. Amalgamate su una spianatoia tutti gli ingredienti per la pasta, aggiungete acqua fino ad ottenere un composto omogeneo e fate riposare per mezz’ora. Per il ripieno soffriggete nel burro l’aglio e il prezzemolo tritati, fatevi poi rosolare i due tipi di carne e la pera sbucciata e tritata. Fate insaporire il tutto per qualche minuto e poi versate in un recipiente insieme a pane secco, Grana, uova, amaretti e uvetta tritati, scorza di limone, sale, pepe, noce moscata e cannella. Poi tornate a dedicarvi alla pasta: se l’impasto risultasse troppo asciutto, aggiungete del brodo o dell’acqua e iniziate a stendere la sfoglia sulla spianatoia. Aiutandovi con uno stampino, ritagliate dei dischi di 6/8 cm, distribuite un cucchiaio di ripieno al centro, piegateli a metà coprendo il ripieno e poi chiudete creando un bordino con le dita oppure con una forchetta. O *V OC Valcalepio DOC San Martino cl75 GL IN O N SI I AT Vero e proprio appuntamento gastronomico irrinunciabile per chi visita il territorio della bergamasca, i casoncelli o casonsei, come vengono chiamati in dialetto, sono appetitosi ravioli a forma di mezzaluna, ripieni di carne, uva sultanina, pera Spadona, amaretti e scorza di limone. Nati come piatto povero per utilizzare gli avanzi delle carni suine e bovine, ingredienti tipici della cucina contadina, con il tempo i casonsei si sono affinati fino a conquistare le tavole della borghesia e della nobiltà ottocentesca e a diventare di fatto il fiore all’occhiello della tradizione culinaria del territorio. Sapori gustosi e ingredienti di prima qualità sono la chiave del successo di questo caratteristico primo piatto. Cottura e condimento La preparazione dei casonsei de la bergamasca è divisa in tre fasi, dedicate rispettivamente alla pasta, al ripieno e al condimento: trovate nel box qui di fianco la ricetta passo passo per realizzarli in casa. Qualche segreto per quanto riguarda la cottura e il condimento: i casoncelli, una volta pronti, aspettano soltanto di essere lessati in acqua bollente salata e poi scolati per bene. Il condimento ideale prevede una manciata di foglie di salvia fresca, 100 g di pancetta tagliata a cubetti, 20 g di burro per ogni commensale e Grana Padano da spolverare in superficie appena prima di servire. I casoncelli cotti vanno versati in un tegame ampio dove li condirete con il burro fuso, la pancetta rosolata precedentemente a parte, una spolverata di Grana e le foglie di salvia spezzettate grossolanamente. Cercate di essere veloci ad impiattare: i casonsei devono essere ben caldi e non scotti altrimenti rischiano di aprirsi e perdere il gustoso ripieno. Scarpinocc di Parre, casoncelli “di magro” Una variante gustosa e più leggera dei casoncelli sono gli Scarpinocc, specialità tradizionale di Parre, un piccolo comune della Val Seriana, in provincia di Bergamo. Il nome così particolare deriva dalla forma che richiama quella delle tipiche scarpe di panno che indossavano i pastori della zona – una sorta di babbucce il cui nome era appunto “scarpinocc” – che fino a qualche decennio fa venivano cucite dalle donne del paese. I contadini usavano invece chiamarli “betòi”, orecchi in dialetto, e in effetti la forma li ricorda molto. Si tratta di ravioli il cui ripieno è privo di carne ma è fatto solo con pane, spezie e formaggio, ingredienti abbondanti in un paese votato per secoli alla pastorizia. La pasta si chiude a mezzaluna e poi va schiacciata al centro in modo da creare una conchetta: in questo modo gli scarpinocc assumeranno la loro caratteristica forma. Come con i casoncelli, il condimento ideale è quello con burro fuso, salvia e una spolverata di formaggio ma ben si adattano anche al sugo di un brasato o di un arrosto. Caicc de Bre’ Protagonisti di tante versioni quante sono le province lombarde, i casoncelli erano il piatto delle feste e delle grandi occasioni. Durante il periodo pasquale a Breno, nella bre[ segue ] 21 Buon cibo sciana Valcamonica, le donne si cimentano ancora nella realizzazione dei “Caicc”, ravioloni ripieni accompagnati dalla polenta condita con formaggio di malga e burro fuso. L’impasto dei Caicc, che la tradizione vuole grandi come le ascelle delle donne che li cucinano e il cui nome deriva dal bastoncino con cui si chiude la pasta, è lo stesso dei casonsei. La differenza è nella pasta, più spessa rispetto a quella del casoncello bergamasco, perché di diametro maggiore: i prelibati fagottini, infatti, hanno forma tondeggiante e non a mezzaluna. Dolce variante, i casonsei dols impienicc L’origine medievale dei casonsei, di cui si è perso molto nei ricettari moderni, si ritrova nella variante dolce dei “casonsei dols impienicc”, altrettanto gustosa e tipicamente bergamasca. Fino al Settecento il ripieno della pasta era composto infatti di canditi, mandorle e mostaccioli tritati, legati con uova e burro. Questo gusto, più agrodolce e speziato, lo si ritrova nei casoncelli dolci, preparati con un ripieno di frutta e marmellata, fritti in olio bollente e poi serviti con una spolverata di zucchero a velo. Ideali come sfiziosa merenda per i bambini, se serviti come dolce di fine pasto vi faranno fare un figurone. La pasta di base è la stessa dei casonsei salati, a fare la differenza è il ripieno per il quale potete usare frutta fresca a pezzettini, marmellate, frutta sciroppata e canditi. Se amate i sapori decisi, un po’ di polvere di vaniglia o di cannella saranno il vostro tocco in più. Quei calzoni ripieni in miniatura Tradizione vuole che la parola dialettale bergamasca “casonsei” derivi dalla loro forma di “calzoncini”, sorta di calzoni ripieni in miniatura. Questa ipotesi si basa sul fatto che molte ricette storiche non presentano forme che partono da un disco di pasta piegato a mezzaluna, ma da un quadratino o un rettangolo di pasta, arrotolato e piegato a ferro di cavallo. Secondo lo scrittore e filologo bresciano Giuseppe Tonna, invece, la parola deriva da “caseus” (cacio) e sarebbe giustificata dall’abbondante presenza di formaggio nel condimento. Il mondo contadino e i detti popolari “Chèi che ‘mpasta i casonsèi i maia föra la casa è i tèmpiei”: quelli che si permettono d’impastare i casoncelli sperperano ogni loro bene. Ancora oggi si ricorda quest’affermazione in dialetto bergamasco, che veniva pronunciata dalle classi contadine all’inizio del secolo scorso per indicare quanto i casoncelli fossero un piatto che solo i ricchi potevano permettersi. La farina e le uova per realizzare la pasta e il ripieno di carne e spezie, infatti, non erano certo alimenti che si trovavano sulle tavole dei più poveri. 22 RivistAmica PROSCIUTTO COTTO NAZIONALE PREMIUM Il Prosciutto Cotto Nazionale Premium deriva dalla lavorazione di cosce di suino 100% italiane provenienti esclusivamente da allevamenti certificati e selezionati, cotto lentamente al forno a vapore al naturale, senza glutine, senza polifosfati aggiunti e senza derivati del latte. PRODOTTO ITALIANO PRODOTTO ITALIANO Da preparare con prodotti Il buongiorno? Si vede dalla colazione La più corretta delle abitudini alimentari prevede di mettere da parte energie sufficienti a coprire il nostro fabbisogno fin dal mattino. Secondo i nutrizionisti questo importante compito è affidato innanzitutto alla prima colazione; un pasto fondamentale nella giornata perché fornisce, al 24 RivistAmica È un pasto fondamentale oltre che un importante momento da condividere. Per renderlo gustoso e salutare scegliete e variate con cura gli ingredienti termine del periodo di digiuno notturno, il “carburante“ necessario per affrontare le attività quotidiane, favorendo la performance intellettuale e fisica dell’individuo e migliorando la qualità complessiva della dieta. Con effetti importanti sulla nostra salute: una corretta colazione aiuta Buon cibo a prevenire l’insorgere di malattie cardiovascolari, nonché ad accelerare il processo metabolico. Inoltre, il pasto mattutino serve a regolare le quantità del pranzo e della cena, dosando meglio l’assunzione degli alimenti necessari al nostro corpo. In altre parole: se facciamo una buona e sana colazione non rischieremo mai di arrivare troppo affamati ai pasti successivi, con buona pace del nostro rapporto con la bilancia. Qualche regola da rispettare Innanzitutto, costanza e regolarità: la colazione deve essere consumata tutti i giorni. Secondo comandamento? La completezza. Questo pasto, infatti, deve comprendere latte o derivati, prodotti a base di cereali (pane, fette biscottate, cereali pronti per la prima colazione, biscotti o prodotti da forno) e frutta (fresca o sotto forma di spremuta e succo). D’altra parte, cercate di mantenere un certo equilibrio rispetto ai pasti successivi, considerando che la colazione dovrebbe coprire il 20% del fabbisogno energetico quotidiano. Per la scelta degli ingredienti da combinare privilegiate la varietà e non sottovalutate la componente psicologica: prendetevi il tempo necessario per consumarla (almeno 20-30 minuti) e trasformatela in un momento nel quale riunire tutta la famiglia prima che ognuno si dedichi alle proprie attività. All’italiana La nostra colazione classica è la migliore esistente da un punto di vista nutrizionale. Ha infatti un contenuto calorico adeguato e fornisce carboidrati semplici e complessi che sono fondamentali per il cervello e per l’attività muscolare: è inoltre povera di grassi e ricca di calcio. Comprende latte, yogurt, caffè o tè, accompagnati da fette biscottate, biscotti, cereali, pane con burro e marmellata, spremuta d’arancia o frutta fresca di stagione: scegliete liberamente gli ingredienti, ma cercate di dosarli in base alla vostra età, al vostro sesso e al carico di attività che vi attende. Un esempio? Una tazza da 200 ml di latte e caffè (o un bicchiere grande di succo di frutta), accompagnata da 3-4 biscotti ai quali alternare 50 g di cereali o 2 fette biscottate con tre cucchiaini di marmellata e, infine, un frutto a vostra scelta. All’inglese L’“English Breakfast” è considerata per antonomasia la colazione internazionale, in virtù della sua diffusione in tutti i paesi di origine anglosassone e anche nella maggior parte degli alberghi. Gli ingredienti sono quasi tutti salati: uova all’occhio di bue, strapazzate o in camicia, bacon e salsicce alla piastra, pomodori grigliati, funghi, fagioli cannellini in salsa di pomodoro e toast imburrati. Sulle tavole britanniche è immancabile, come bevanda di accompagnamento, il tè (ne esistono alcune varietà pensate proprio per la colazione), ma anche il succo d’arancia si sposa bene con la colazione all’inglese. La colazione Primia Latte fresco Un sapore delicato per addolcire le prime ore del mattino. Il latte fresco parzialmente scremato Primia è un piacere leggero da concedersi sia freddo sia lievemente scaldato con l’aggiunta del caffè e di qualche goloso biscotto. Confezione da 1 lt Frollini con gocce di cioccolato Una cascata di dolcezza per arricchire un biscotto dorato e friabile. Questi frollini sono perfetti per essere inzuppati nel latte o nel tè, garantendo l’energia necessaria fino all’ora di pranzo. Confezione da 350 g Nettare di frutta Dissetanti e ricchi di vitamine, i nettari Primia, con almeno il 40% di frutta, sono un elisir di benessere piacevolmente corposo per iniziare al meglio la giornata scegliendo tra i gusti pera, pesca e albicocca. Confezione da 1 lt Confettura Dalla consistenza densa e piacevolmente vellutata al palato, le confetture Primia si adattano splendidamente con le fette biscottate e con il pane tostato. Confezione da 360 g Fette biscottate integrali Croccanti, friabili e col sapore tipico del pane appena tostato. Con un velo di burro e marmellata o di miele, sono il modo più salutare per accompagnare una fumante tazza di caffè. Confezione da 320 g Yogurt bianco magro Prodotto con latte di montagn, è un’alternativa sana e gustosa per la prima colazione. Fresco e cremoso, è perfetto da gustare con frutta fresca e cereali. Confezione da 125 g x 2 25 Tramandata da generazioni Nasce a Erba la dolce ricetta del Masigott 26 RivistAmica Semplice nella forma ma ricco di sapore, ancora oggi rinnova le antiche usanze contadine radicate nel nostro territorio Buon cibo Sapore tipico della nostra cucina, quello del Masigott (o Dolce del Masigott) di Erba è un gusto che arriva da epoche molto antiche, quando le popolazioni vivevano secondo i cicli delle stagioni e della natura e ad essa si affidavano per la loro stessa sussistenza. Vivendo essenzialmente di agricoltura era infatti normale scandire il proprio anno secondo l’alternanza di semina e raccolto; ed è appunto per festeggiare la fine del raccolto che ad Erba e nei dintorni nacque la manifestazione pagana che porta lo stesso nome di questo dolce tipico. La caratteristica principale del Masigott è quella di essere composto da ben tre farine diverse: oltre alla farina tradizionale vi sono quella di grano saraceno e la fecola di patate. Non lievitato e di forma leggermente ovale, è compatto e consistente, di colore bruno scuro. Al palato si manifesta con il sapore inconfondibile delle farine grezze e il gusto intenso e delicato dei cereali tostati. Il nome, invece, deriva direttamente dal dialetto locale. I masigott – infatti – erano le persone goffe e malvestite alle quali sarebbe stato destinato, appunto, questo dolce rustico. Ma secondo altre fonti il nome sarebbe stato attribuito proprio in base all’aspetto della pietanza, in quanto poco raffinata dal punto di vista estetico ed ottenuta, a dispetto della sua bontà, da ingredienti “poveri”. La sagra La storia del Masigott e quella della “sua” sagra vanno praticamente di pari passo. Nata come festa agricola (e pagana) autunnale per la celebrazione della fine del raccolto, nel XVI secolo grazie a San Carlo Borromeo la manifestazione si trasforma in sagra religiosa, legandosi al nome di Santa Eufemia. Ai giorni nostri la sagra si tiene ogni terza domenica di ottobre nella caratteristica piazza del Mercato di Erba. Assieme al Masigott tengono banco per l’intero fine settimana tutti i piatti tipici della zona: dalla polenta col brasato alla trippa. Caldarroste e dolciumi attirano l’attenzione dei più piccoli, luci e addobbi adornano il campanile dell’antica chiesa di S. Eufemia e sotto i portici spopolano le bancarelle mentre il centro della piazza è monopolizzato dal palco per gli spettacoli di ballo e canto. Per i più grandicelli e per gli ardimentosi è poi tradizione la sfida con lo scivolosissimo palo della cuccagna innalzato, che nasconde in cima variegati e ambitissimi premi. Varianti e abbinamenti Per preparare in casa un Masigott buono e fragrante seguite la ricetta nel box a pagina 28: quella che vi proponiamo è la versione classica, una preparazione ottima da consumare a merenda o a colazione insieme a tutta la famiglia. Un paio di aspetti a cui prestare attenzione per ottenere un dolce squisito sono la perfetta unione tra burro e zucchero nella fase iniziale ed il setacciamento delle farine, anche per evitare che si formino grumi durante la lavorazione. Secondo molte ricette il Masigott si può arricchire anche con della scorza di arancia candita, tagliata a cubetti o a scagliette. Il grano saraceno non è un cereale Non tutti sanno che il grano saraceno, la cui farina è ingrediente imprescindibile per la preparazione del Masigott, non è un vero e proprio cereale. Appartiene infatti alla famiglia delle poligonacee (come ad esempio il rabarbaro), e ha notevoli caratteristiche nutrizionali. Le sue proteine hanno un alto valore biologico ed è inoltre una buona fonte di fibre, minerali e vitamine soprattutto B1 e B2). Privo di glutine, è adatto anche ai celiaci. Il suo utilizzo può aiutare ad abbassare il colesterolo e a regolare i livelli glicemici nel sangue. La serata del “masigottino” Fino a vent’anni fa la sagra del Masigott si concludeva con una serata finale, il lunedì, chiamata il “masigottino”. Un’usanza che è stata ripristinata nell’edizione 2013 della festa popolare. Per concludere in bellezza il fine settimana di festeggiamenti gli abitanti di Erba si ritrovano in piazza Rovere per consumare tutti gli avanzi: ognuno porta qualcosa da mangiare e si cena tutti insieme in allegria. Un modo speciale per darsi appuntamento all’anno prossimo e un bell’esempio di come si può evitare di sprecare il cibo preparato in abbondanza nelle occasioni di festa. [ segue ] 27 Buon cibo È senza dubbio questo l’ingrediente che potrà donare alla vostra preparazione casalinga un inconfondibile profumo. Potete utilizzare anche le scorze di altri agrumi come cedro o mandarino. Forse non tutti sanno che le bucce candite di questi frutti hanno anche un valore simbolico: nelle società tradizionali rappresentavano infatti una riserva di calore e di energia nei momenti di freddo. Non è un caso che in Lombardia da sempre vengano usate per dolci tipicamente invernali come la bisciöla o il panettone. Esistono poi alcune varianti della ricetta “classica” che recuperano usi antichi, propri della tradizione contadina, o propongono qualche innovazione, sempre all’insegna del gusto. Alcuni, per fare un esempio, recuperano per l’impasto l’uso di altri ingredienti come i fagioli lessi o le castagne, mentre altri arricchiscono il Masigott di aromi speziati come cannella o chiodo di garofano. Le versioni da pasticceria, talvolta, tradiscono la semplicità del dolce originale e sono ricoperte da una glassa di albume d’uovo e zucchero a velo, spesso guarnita con mandorle ridotte in lamelle sottili. Il Masigott può essere abbinato con vini dolci o da dessert, come ad esempio moscati, malvasie o vini liquorosi. Alcuni però suggeriscono di provare l’inusuale (e frizzante) accoppiamento con la bonarda pavese o piacentina. Come dolce, magari a fine pasto, può essere accompagnato anche da panna montata o da una saporita crema al mascarpone. 28 RivistAmica Come prepararli secondo tradizione Per preparare un Masigott per quattro persone occorrono 200 g di burro, 200 g di zucchero a velo, 100 g di farina, 60 g di farina di grano saraceno, 30 g di fecola di patate, cinque uova, 50 g di uva sultanina, 50 g di pinoli, 50 g di noci sgusciate e sbriciolate, mezza bustina di lievito vanigliato per dolci. Per prima cosa l’uva sultanina va bagnata con un po’ di acqua tiepida e strizzata. A parte amalgamate poi con l’aiuto di un mixer il burro precedentemente sciolto a bagnomaria e lo zucchero a velo. A questo punto a tale composto vanno unite le uova, uno per volta e amalgamando per bene, e in successione le farine, la fecola ed il lievito. L’importante è controllare che l’impasto sia sempre omogeneo e della giusta densità. Non è necessario avere fretta, il fatto che sia un dolce “rustico” non significa infatti approssimazione durante la preparazione. Con un ultimo tocco aggiungete poi uvetta, noci e pinoli. Quindi l’impasto va sistemato in una tortiera debitamente unta e messo in forno a 180°C, dove completerà la sua cottura in circa 30-40 minuti. Per controllare che il dolce sia pronto basta ricorrere al classico metodo dello spaghetto o dello stuzzicadenti da infilzare nella pasta per verificarne la consistenza. Negli allevamenti biologici gli animali crescono in ampi spazi, vengono nutriti con foraggi genuini e la loro crescita avviene in modo naturale. E’ vietato l’uso di medicinali e le cure avvengono con prodotti omeopatici. La carne bio è tenera e gustosa, ricca di preziose proteine, sostanze minerali e vitamine. Per questi motivi è particolarmente adatta ad un consumatore giovane e attento alla propria salute. I prodotti Agrobio sono sicuri e controllati da organismi internazionali. Siamo quello che mangiamo, scegliete la carne di qualità. Le buone ricette di Iperal Le buone Ricette di Iperal da staccare e conservare Anno 1 - Numero 2 marzo 2014 31 Su un letto di insalata verde e julienne di barbabietola 32 RivistAmica Le buone ricette di Iperal Polpette d’orzo una vera delizia Ingredienti 200 g di orzo perlato mondato 50 g di ricotta 1 scalogno 1 cucchiaio di prezzemolo tritato 1 uovo 50 g circa di pangrattato noce moscata grattugiata 3 cucchiai d’olio di semi sale, pepe Per l’insalata: 100 g di barbabietola rossa 200 g di foglie d’insalata mista 2 cucchiai di aceto di vino bianco 1 cucchiaio di succo di limone sale, pepe 5 cucchiai d’olio extravergine d’oliva 4 persone O *V OC I AT Procedimento Far cuocere l’orzo in acqua e sale per circa 40 minuti. Scolare, far sgocciolare bene e far intiepidire. Sbucciare e tritare lo scalogno, mescolarlo con il prezzemolo, l’uovo, l’orzo, la ricotta e il pangrattato. Insaporire con sale, pepe e noce moscata. Formare con questo composto 12 polpette. Riscaldare l’olio in una padella capiente e farvi indorare uniformemente le polpette a fuoco moderato per 2-3 minuti. Abbassare la fiamma e farle cuocere per ancora 2-3 minuti. Pulire e sbucciare la barbabietola rossa e quindi tagliarla a julienne. Lavare e pulire l’insalata, asciugarla con una centrifuga, spezzettare le foglie e disporle con la julienne di barbabietola su quattro piatti. Fare una vinaigrette con l’aceto, il succo di limone, sale, pepe e olio e condire l’insalata direttamente nei piatti. Disporvi sopra le polpette e servire subito. O N SI Grado di difficoltà: facile IN GL Tempo di preparazione: 30 min Tempo di cottura: 40 min CURTEFRANCA DOC CATTURICH Scheda vino a pagina 38 33 Con patate zucchine e porro Vellutata verde tutta da gustare Ingredienti 400 g di patate 400 g di zucchine mezzo porro 2 spicchi d’aglio 800 ml di brodo vegetale 50 ml di panna 2-3 cucchiai di panna acida foglie di basilico noce moscata sale, pepe 4 persone Tempo di preparazione: 30 min Tempo di cottura: 30 min Grado di difficoltà: facile *V O I AT RivistAmica OC GL 34 IN O N SI Procedimento Sbucciare le patate e ridurle a dadini. Lavare le zucchine e tritarle, poi sbucciare e sminuzzare l’aglio. Pulire il porro e tagliarlo a fettine sottili (metterne da parte qualcuna per la guarnizione). Versare le patate e le zucchine in un tegame, aggiungere il porro, l’aglio ed il brodo (conservatene da parte circa 100 ml) e portare il tutto ad ebollizione. Insaporire con sale, pepe e noce moscata. Coprire, abbassare la fiamma e far cuocere per circa 25 minuti a fuoco moderato. Appena le verdure sono ben cotte ridurle in purea con un frullatore ad immersione. In base alla consistenza che si vuole ottenere aggiungere ancora del brodo o, in caso contrario, far addensare cuocendo ancora un poco a fiamma moderata. Incorporare la panna e la panna acida mescolando con una frusta, quindi aggiustare nuovamente di sale e pepe. Servire la vellutata verde con una guarnizione di anelli di porro e foglie di basilico. RIBOLLA GIALLA DOC CA STELLA ANSELMI Scheda vino a pagina 38 Le buone ricette di Iperal Sfiziose e delicate Lasagne con broccoletti Ingredienti Tempo di preparazione: 30 min Tempo di cottura: 30 min Grado di difficoltà: facile OC O *V IN O N SI Procedimento Riscaldare il forno a 200° C. Lavare e pulire il porro, poi tagliarlo a fette. Lavare e ridurre a rosette i broccoletti, sbollentarli in acqua e sale per circa 5 minuti estraendoli poi con una schiumarola. Far sciogliere il burro in una padella capiente e farvi rosolare il porro a fiamma moderata per circa 2-3 minuti, aggiungere i broccoletti e far cuocere per altri 2-3 minuti. Insaporire con sale e pepe. Per la besciamella riscaldare il burro a fiamma bassa. Quando è completamente liquefatto unire la farina e amalgamate fino a che quest’ultima non ha completamente “assorbito” il burro. Aggiungere a poco a poco tutto il latte continuando a mescolare. Alzare un poco la fiamma e portare all’ebollizione, sempre mescolando. Quando la besciamella ha raggiunto la densità desiderata, insaporire con sale e noce moscata grattugiata. Ungere uno stampo con un cucchiaio di burro morbido. Sistemare a strati le lasagne, broccoli e porro, la besciamella e qualche cucchiaio di Parmigiano grattugiato. Ripetere l’operazione fino all’esaurimento degli ingredienti, concludendo con uno strato di lasagne e qualche cucchiaio di besciamella. Passare lo stampo nel forno caldo e far cuocere per 30 minuti circa. Servire le lasagne con una bella spolverata di Parmigiano. 4 persone I AT Per la besciamella: 3 cucchiai di burro 3 cucchiai di farina tipo 00 750 ml di latte sale noce moscata grattugiata GL 300 g di lasagne precotte 1 porro piuttosto grosso 1-2 broccoletti di grandezza media Parmigiano Reggiano grattugiato 2 cucchiai di burro sale, pepe burro morbido per lo stampo VERMENTINO DI MONTECUCCO DOC I MORI Scheda vino a pagina 38 35 Cotti in padella Calamari ripieni ai profumi 4 persone Tempo di preparazione: 35 min Tempo di cottura: 15 min Grado di difficoltà: medio Ingredienti Per cuocere: olio di oliva 3 spicchi d’aglio sbucciati vino bianco secco rametti di rosmarino 36 RivistAmica OC O *V IN O N SI Procedimento 1 Sciacquare i calamari sotto acqua corrente fredda, staccare delicatamente le teste dal mantello (il torso) e metterle da parte. 2 Una volta separate le teste, cercare la penna di cartilagine trasparente che si trova nel mantello ed estrarla delicatamente. Passare nuovamente i calamari sotto acqua corrente, lavarli accuratamente ed estrarre le interiora dal mantello, eliminandole. 3 Eliminare la pelle esterna incidendo con un coltello la parte finale del mantello, quanto basta per prenderne un lembo e tirarla via completamente. Per terminare la pulizia del mantello rimuovere anche le pinne con un coltello. 4 Riprendere la testa e separarla dai tentacoli incidendo poco sotto gli occhi. 5 Prendere i tentacoli ed eliminare il dente centrale aprendoli verso l’esterno e spingendo in alto la parte centrale (ovvero la bocca). 6 Tamponare i mantelli con carta assorbente da cucina. 7 Tagliare finemente i tentacoli e le pinne e porli in un tegame con 2 cucchiai d’olio d’oliva e l’aglio tritato, far rosolare per 4-5 minuti mescolando, unire il vino e farlo evaporare completamente. Mettere il tutto in una scodella capiente e far intiepidire. 8 Nel frattempo tritare le acciughe dopo averle tamponate con carta da cucina. Aggiungerle insieme con la scorza di limone, il prezzemolo, l’uovo, il pangrattato, il Parmigiano, sale e pepe e le parti di calamaro cotte. 9 Impastare bene il tutto e poi riempire ogni calamaro con il composto ottenuto. 10 ”Chiudere” i calamari con degli stecchini di legno. 11 Riscaldare 3 cucchiai d’olio in una padella capiente e far indorare i calamari ripieni a fuoco medio insieme all’aglio, girandoli di tanto in tanto e sfumando con una spruzzata di vino bianco; aggiustare di sale, coprire e cuocere per circa 10 minuti. I AT la scorza grattugiata di 2 limoni 1 ciuffetto di prezzemolo tritato 1 uovo 120 g di pangrattato 60 g di Parmigiano grattugiato sale, pepe GL 500 g di calamari freschi olio di oliva 2 spicchi d’aglio tritato 60 ml di vino bianco secco Per il ripieno: 6 acciughe LANGHE ARNEIS DOC MARCHESI FIORAVANTI Scheda vino a pagina 38 Ricetta passo-passo Le buone ricette di Iperal 1 Staccare delicatamente le teste dal mantello (il torso) e metterle da parte. 2 Cercare la penna di cartilagine trasparente ed estrarla delicatamente 4 Eliminare la pelle esterna. 5 Separare la testa dai tentacoli. Eliminare il dente centrale. 7 Tagliare finemente i tentacoli e le pinne. 3 6 Tamponare i mantelli con carta assorbente da cucina. 8 Tritare le acciughe e aggiungerle insieme alla scorza di limone, prezzemolo, uovo, pangrattato, Parmigiano, sale, pepe e alle parti di calamaro cotte. 9 Riempire ogni calamaro con il composto. 10 11 ”Chiudere” i calamari con degli stecchini di legno. Far indorare i calamari ripieni a fuoco medio insieme all’aglio. 37 Le buone ricette di Iperal Torta al cocco e yogurt Ingredienti 2 dischi di pan di Spagna 4 fogli di gelatina bianca 2 lime 200 g di yogurt 70 g di zucchero 300 ml di latte di cocco 150 g di scaglie di cocco 1 manciata di fogliette di menta zucchero a velo biscotti per guarnire Procedimento Dividere i dischi di pan di Spagna. Far ammollare la gelatina nell’acqua fredda. Spremere il lime e mescolarlo con lo yogurt e lo zucchero. Strizzare la gelatina e farla sciogliere a fiamma lenta in un tegame col latte di cocco; poi far intiepidire e versare il tutto nella crema di yogurt amalgamando bene. Mettere da parte 4 cucchiai del composto ricavato. Adagiare un disco di pan di Spagna in uno stampo apribile e spalmarvi metà della crema al cocco. Posizionare sopra l’altro disco di pan di Spagna, pressare un poco e ricoprire con il resto della crema. Tirare via l’anello dello stampo apribile e distribuire la crema messa da parte sul bordo della torta in modo da potervi applicare dei biscotti. Lasciare riposare per 2 ore in frigorifero. Arrostire a fiamma lenta le scaglie di cocco, poi tagliare a julienne la scorza di lime, e ridurre il frutto a fettine sottili. Guarnire la torta con le scaglie di cocco, la scorza, le fettine di lime e le fogliette di menta, spolverare di zucchero a velo e servire ben fredda. Torta da 26 cm di diametro Tempo di preparazione: 1 h 15 min Cottura in forno: 40 min Tempo per raffreddare ed assodare: 2 h I vini che vi abbiamo consigliato CURTEFRANCA DOC CATTURICH cl75 Regione: Lombardia Vitigno: Chardonnay Colore: giallo paglierino Profumo: frutta esotica Gusto: fresco, equilibrato, sapido Gradi alcolici: 13% vol Temperatura di servizio: 7°-8°C RIBOLLA GIALLA DOC CA STELLA ANSELMI cl75 Regione: Friuli Venezia Giulia Vitigno: Ribolla Gialla Colore: giallo paglierino con riflessi verdognoli Profumo: al naso rimane fragrante e floreale Gusto: al palato si riscontra la sua gradevole acidità in una fine ed elegante freschezza Gradi alcolici: 12% vol Temperatura di servizio: 10°-12°C VERMENTINO DI MONTECUCCO DOC I MORI cl75 Regione: Toscana Vitigno: Vermentino Colore: giallo paglierino Profumo: delicato, fresco e caratteristico Gusto: asciutto, morbido e sapido Gradi alcolici: 12,5% vol Temperatura di servizio: 10°-12°C Grado di difficoltà: medio LANGHE ARNEIS DOC MARCHESI FIORAVANTI cl75 Regione: Piemonte Vitigno: Arneis Colore: giallo paglierino intenso con riflessi verdognoli Profumo: delicato, molto fresco e fruttato, con sentori di fiori d’acacia Gusto: pieno e morbido. Giusta acidità e piacevole mineralità che ne garantiscono la freschezza Gradi alcolici: 12,5% vol Temperatura di servizio: 8°-10°C 38 RivistAmica Dalla Latteria di Chiuro, la bontà del “Byogurt” Oltre mezzo secolo di storia senza variare una ricetta vincente fatta di ingredienti genuini e passione, che consente di portare sulle nostre tavole prodotti di prima qualità. Crescenza, ricotta e un’eccellenza come il Valtellina Casera DOP sono alcune delle delizie che vengono prodotte dai soci della Latteria Sociale di Chiuro (www.latteriasocialechiuro.com), che a due passi da Sondrio riunisce nel raggio di pochi chilometri tutta la propria filiera, dagli allevamenti allo spaccio aziendale: è per 40 RivistAmica Ha il nostro marchio “Bontà delle Valli” l’ultimo nato della cooperativa sociale valtellinese che ha fatto della genuinità il fondamento di ogni suo prodotto questo che la lavorazione del latte può avvenire subito dopo la mungitura. «La nostra cooperativa, la prima in Valtellina a produrre latte fresco dal 1957, oggi è un consorzio che conta 72 soci – spiega il presidente Franco Marantelli Colombin – Negli anni Duemila ci siamo trasferiti dalla sede storica in una nuova struttura tecnologicamente avanzata e nel 2012 abbiamo deciso di investire sullo yogurt, una referenza mai prodotta prima a livello industriale nella nostra zona». In evidenza La produzione storica L’arma vincente di una realtà che ha il merito di aver intuito la fine dell’epoca delle latterie “turnarie” scegliendo la commercializzazione del latte fresco di Valtellina, rimane la produzione di formaggi a latte crudo. Ogni giorno dai 23 soci conferenti arrivano alla Latteria di Chiuro 200 quintali di ottimo latte. Bontà e genuinità, semplicemente da bere. Oppure da trasformare nei formaggi semiduri (insieme al Valtellina Casera DOP, hanno un gusto sorprendente anche il Val Fontana e il classico Latteria) e in quelli della nuova linea a pasta molle, come Crescenza e Scimudin della Valtellina, protetto dal marchio collettivo geografico, fiori all’occhiello di questa raffinata produzione. Burro e ricotta sono ottenuti seguendo il ritmo delle stagioni, toccando altissimi livelli di qualità. Byogurt “Bontà delle Valli” Con lo yogurt 100% Valtellina questa grande famiglia di prodotti si è arricchita di un nuovo arrivato che conquista oltre che il gusto anche la vista. Iperal per il marchio “Bontà delle Valli” ha voluto uno yogurt 100% biologico. Nasce così “Byogurt”, da latte e confetture certificati biologici, in commercio dallo scorso dicembre. La confezione in PET trasparente mostra la semplicità dello yogurt bianco prodotto con fermenti lattici vivi selezionati e, alla base del barattolo, uno strato di golosa confettura. «Con ogni vasetto vogliamo vendere un pezzo di territorio – continua Marantelli Colombin – grazie a un prodotto diverso da quelli che esistono in commercio». Per dar vita a questa idea, il latte biologico della latteria di Chiuro si unisce alle confetture a chilometro zero della cooperativa sociale “il Sentiero” di Morbegno: impegnata da più di vent’anni nell’attività di inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate, di recente ha costituito un’azienda agricola per la produzione di frutta, riferimento per tanti piccoli produttori locali. Trovate Byogurt nei nostri punti vendita in una vasta scelta di varietà: naturale, albicocca, caffè, ciliegia, fragola, frutti di bosco, kiwi, mela, mirtillo, pera con cioccolato, pesca. Una carrellata di sapori per soddisfare i gusti di tutta la famiglia: il Byogurt è un alimento sano e completo da consumare durante la prima colazione e ben si adatta alla merenda dei bambini e a una gustosa pausa dessert per gli adulti. Una sfida doppia La Cooperativa Sociale “il Sentiero” di Morbegno (www. sentieromorbegno.it), oltre che con le confetture biologiche, contribuisce al progetto con una doppia finalità sociale. Si tratta infatti di un’organizzazione senza fini di lucro, nata nel 1990, che promuove la creazione di opportunità lavorative per le persone svantaggiate. «Dopo i primi 5 anni di collaborazione con “il Sentiero” – conclude Marantelli Colombin – vedremo quanti terreni attualmente abbandonati saranno stati convertiti alla coltivazione di piccoli frutti». Una sfida importante che guarda all’integrazione sociale e, nel contempo, alla produzione agricola della nostra valle. Impegno sociale Collaborare con le realtà del territorio come obiettivo istituzionale: accanto alle confetture della cooperativa “il Sentiero” ci sono le uova della Cooperativa La Quercia di Chiavenna, che vengono commercializzate dalla Latteria. La quinta edizione del concorso di disegno “Latte di Natale”, rivolto alle scuole primarie, ha permesso di finanziare i progetti di affido familiare della Cooperativa Sociale Ippogrifo e di adozione scolastica a distanza della Cooperativa La Bottega della Solidarietà, entrambe di Sondrio. Sui cartoni del latte, inoltre, è stata promossa l’attività dell’Avis (Associazione volontari italiani sangue). 41 Primia Crostini e bruschette Primia, gusto e praticità Dischetti croccanti di pane tostato per arricchire con leggerezza minestre, vellutate e insalate o per creare prelibati stuzzichini Prodotti pratici e dal sapore delicato per offrirvi un’alternativa al pane tradizionale nell’accompagnare i pranzi arricchendo variegate pietanze o per creare antipasti e spuntini sfiziosi. I crostini con olio extravergine d’oliva e le bruschette (anch’esse con olio extravergine e proposte nella versione classica e in quella aromatizzata col rosmarino), le nuove specialità che vanno ad arricchire la gamma Primia, sono degli utilissimi alleati in cucina che saranno apprezzati anche dai più piccoli. Come il pane Ad accomunare i nuovi crostini (acquistabili in una confezione da 70 g) e le bruschette (120 g) Primia è una ricetta semplice e genuina che prevede l’uso di farina e semola italiane e un procedimento nel quale il prodotto viene cotto, ma non fritto. Ciò permette di ottenere un risultato finale più leggero, mantenendo il sapore e il profumo del pane tostato e aromatizzato, un colore dorato e una consistenza piacevolmente croccante. Fantasia e semplicità I crostini e le bruschette Primia, che si presentano rispettivamente sotto forma di cubetti e dischetti di pane tostato, sono una pratica e veloce soluzione per rendere più appetitosi piatti semplici, in modo da poter proporre pietanze sane e leggere senza rinunciare al gusto. Per questo il consiglio è di tenerne una scorta nella dispensa, ricordandovi però che una volta aperti è consigliabile consumarli entro tre giorni. Con una cascata di crostini potete convincere anche i bambini più capricciosi ad assaggiare passati di verdure (ad esempio a base di zucca e lenticchie, cavolo nero o barbabietole rosse) o il classico minestrone; ma sono anche un prezioso jolly culinario da aggiungere a insalate miste 42 RivistAmica con lattuga, carote, mais olive e pomodori. Usi per i quali è possibile utilizzare anche le bruschette, che però offrono una gamma di alternative ancora più vasta: possono infatti accompagnare il pranzo accanto a salumi e formaggi cremosi o trovare posto nel vassoio degli antipasti trasformandosi in irresistibili tartine nelle quali la versione classica del prodotto viene insaporita con salmone e rucola o con stracchino e salsiccia, e quella con il rosmarino dal tipico abbinamento di pomodori a pezzetti e basilico. Gusto e praticità. Fonte: Agorà Network NZ A SE glut ine e prot eine del latte Nei nostri volantini dal 17 al 26 marzo speciale “Prevenzione Dentale” Tutti i segreti di un sorriso smagliante 44 RivistAmica Piccola guida alla corretta igiene orale di adulti e bambini, con i consigli del medico per avere denti sani e mantenerli a lungo bianchi e forti Salute, benessere e famiglia Aveva ragione il grande Charlie Chaplin quando diceva che “Un giorno senza un sorriso è un giorno perso”. Sorridere è il modo più semplice e immediato che abbiamo di comunicare, il primo biglietto da visita con il quale ci presentiamo agli altri. Per farlo con disinvoltura e sicurezza il segreto è nell’avere denti bianchi e sani. Come fare? Basta seguire alcune regole relative alle abitudini igieniche e alimentari, che gli adulti dovranno applicare con costanza, trasmettendole anche ai bambini fin dalla più tenera età. Abbiamo raccolto i preziosi consigli del Dr Johannes Schmitz (www.studioschmitz.it), specialista in Odontoiatria e protesi dentale. Le buone abitudini cominciano a tavola «Esistono alcune regole di base valide sia per gli adulti sia per i bambini – spiega Schmitz – che riguardano l’alimentazione: è bene diminuire la quantità e la frequenza del consumo giornaliero di zuccheri». Un esempio pratico? «Limitare gli snack fuori pasto e in particolare alcune tipologie, più pericolose di altre, come prodotti da forno fra i quali merendine farcite, biscotti e brioche. Per non compromettere la salute dei denti non dovremmo assumere questi alimenti più di una volta al giorno». Sicuramente è difficile tenere a freno la golosità dei bambini, ma non è certo impossibile: premiamoli con la merendina che più preferiscono, da alternare a frullati e macedonie, altrettanto gustosi oltre che più salutari. «Il consumo di fibre come frutta e verdura è molto indicato per mantenere i denti sani perché masticando questi alimenti si stimolano la salivazione e le gengive. Questa maggiore salivazione può contribuire a neutralizzare le sostanze acide che possono intaccare lo smalto». Quanto ai dolci, invece, «meglio quelli con ridotto contenuto di grassi e maggior contenuto di carboidrati complessi». In altre parole: se abituiamo i piccoli a una bella fetta di pane e marmellata al posto della merendina confezionata, non potranno che trarne beneficio per la salute della loro bocca. Nonostante ciò, è bene sapere che nel caso dei «dolci dalla consistenza appiccicosa, il saccarosio rimane più a lungo a contatto con i denti, intaccandone lo smalto». Cerchiamo dunque di limitare l’uso delle creme spalmabili e anche la quantità di miele e marmellate che, sebbene più sani, presentano questo inconveniente. Non solo le pietanze ma anche le bevande possono essere nemiche della bellezza dei nostri denti e di quelli dei nostri figli. «Evitate cibi o liquidi molto acidi – suggerisce inoltre il dottor Schmitz – e dopo aver bevuto bevande come Coca Cola, integratori sportivi, vino e succo di frutta, aspettate almeno mezz’ora prima di lavarvi i denti, per dare tempo alla saliva di tamponare l’effetto acido della bevanda. Può invece essere utile usare la cannuccia e sciacquare la bocca con acqua dopo il loro consumo». Igiene orale, cosa c’è da sapere «I denti vanno lavati con cura minimo due volte al giorno – spiega il medico – dedicando a questa operazione il tempo corretto per tutte le manovre necessarie, che varia nel caso Trucchi per non rovinare lo smalto Evitate i dentifrici che risultano ruvidi al tatto, perché rischiano di rovinare la superficie dello smalto. Lo stesso discorso vale per il bicarbonato: nonostante i consigli delle nonne meglio usarlo occasionalmente (una o due volte al mese), perché se è vero che in questo modo le pigmentazioni possono essere rimosse, si può creare un “circolo vizioso”: lo smalto si irruvidisce e attira poi più facilmente residui alimentari di pomodoro, vino rosso, e così via». Inoltre , l’eccessiva usura dello smalto operata nel tentativo di sbiancare i denti con sostanze troppo aggressive finisce con il ridurre lo strato di smalto, esponendo la dentina sottostante, dal colorito generalmente giallino, e sottraendo lucentezza al sorriso. Un chewingum dopo la merenda Normalmente i bimbi piccoli non possono portarsi a scuola lo spazzolino. Come mantenere la pulizia dei denti e della bocca dopo la merenda? «Un buon consiglio – spiega il medico – è quello di mettere nello zainetto dei bimbi dei chewingum allo xilitolo: è sufficiente che ne mastichino uno o due per 5 minuti dopo aver mangiato la merendina. L’effetto dello xilitolo insieme a quello naturale della saliva agiscono da buon neutralizzante per le sostanze nemiche della salute dei denti e del loro colore bianco». [ segue ] 45 Salute, benessere e famiglia degli adulti e in quello dei bambini, in primo luogo perché il bimbo è fisicamente più piccolo, quindi per la pulizia della sua bocca occorrerà un tempo minore». Quali sono i movimenti giusti da fare? «Con lo spazzolino manuale bisogna fare almeno 6-7 spazzolate per ogni 2-3 denti per ogni superficie dei denti: il tempo impiegato è mediamente di circa 4 minuti». Non esiste solo lo spazzolino: impariamo ad utilizzare anche il filo interdentale. «Va introdotto il prima possibile – continua Schmitz – insegnando a tutti i bambini come passarlo fra i denti sin dall’età di 4-5 anni, all’inizio sotto la supervisione dei genitori». Di colluttori ce ne sono di più tipi. «Esistono per esempio in commercio colluttori al fluoro che hanno come finalità quella di remineralizzare le superfici dei denti, mentre altri contengono clorexidina e vanno utilizzati solo in casi particolari, ad esempio in presenza di un’infiammazione delle gengive, ma è sempre meglio che siano prescritti dal medico». Infine, un principio fondamentale da non trascurare mai, i controlli periodici: nei più piccoli è bene effettuarli una volta all’anno a partire dai 4 anni; gli adulti e i bambini dai 6 anni in su devono sottoporsi a una visita ogni sei mesi. «Per l’igiene di chi ha ponti e protesi consiglio di introdurre altri strumenti – conclude lo specialista – come lo scovolino o il superfloss, un particolare filo interdentale che serve per pulire gli spazi interdentali più piccoli». Bianchi e brillanti: valorizza i denti Ottenere una dentatura brillante può richiedere l’intervento del medico. «Per i casi in cui i denti hanno delle pigmentazioni, queste vanno rimosse durante una seduta di igiene professionale, tramite gommine, spazzolini o un getto di bicarbonato, dopo aver tolto il tartaro sopra e sotto la gengiva», spiega il dottor Schmitz. Le macchie sule superfici dei denti vengono causate non solo dal tabacco ma anche da liquirizia e vino rosso oltre che da frutti di bosco, alcune salse (pomodoro, soia, curry) e dal tè». Attenzione dunque a tutti quegli alimenti che possono lasciare pigmenti. «C’è poi una seconda condizione in cui i denti non presentano pigmentazione ma hanno un colore scuro. Anche su questa tipologia di problemi è possibile intervenire efficacemente con tecniche di sbiancamento dentale, se si desidera avere un sorriso smagliante. L’’importante è che la struttura dello smalto sia integra perché solo lo smalto naturale diventerà più chiaro. Se la struttura dello smalto è compromessa, allora si può intervenire con dei materiali appositi come otturazioni in composito oppure, in casi più complessi, con delle faccette in ceramica al fine di ottenere una superficie lucida e un colore più brillante del dente». 46 RivistAmica Per saperne di più clicca su www.noberasco.it Nei nostri volantini dal 6 al 16 marzo speciale “Prodotti per Animali” Bambini e animali domestici, guida alla convivenza 50 RivistAmica Vivere a contatto con un cucciolo è per i piccoli un’occasione di crescita. Per rendere questo rapporto speciale e sicuro i genitori devono conoscere alcune fondamentali regole Salute, benessere e famiglia I bimbi che crescono in compagnia di un animale domestico sviluppano l’autostima e imparano ben presto i valori del rispetto, dell’impegno e della responsabilità. Accogliere un cucciolo in famiglia è perciò un’importante occasione che i genitori possono cogliere. Senza dimenticare il fatto che avere un animaletto da accudire e coccolare è il sogno di moltissimi bambini. Attenzione, però, alla prima regola che mamma e papà non devono mai dimenticare quando decidono di allargare la famiglia prendendo in casa il nuovo amico (cane, gatto, o anche pesciolino, uccellino, criceto, tartaruga...): gli animali non sono giocattoli. Rispetto reciproco L’insegnamento fondamentale che va immediatamente comunicato ai bimbi è che avranno a che fare con quello che, in primo luogo, è un essere vivente: proprio come loro. Gli animali domestici più adatti ad abituarsi alla vita della famiglia, ricevendo e donando affetto, sono sicuramente i cani e i gatti: spiegate ai vostri figli che il cucciolo deve essere considerato come un compagno di vita, che è parte della famiglia e che non deve essere mai trattato come se fosse un pupazzo ma neppure – altro errore – come se fosse un umano. Il che, tradotto, vuol dire: niente nanna nel letto insieme, cani e gatti hanno la loro cuccia, né tantomeno permettere all’animaletto di avvicinarsi alla tavola (o peggio di sedersi a tavola!) quando la famiglia è riunita per mangiare. I bambini devono ricambiare il rispetto richiesto, permettendo al gattino o al cagnolino di gestire spazi e tempi che lo riguardano: bisogna lasciarlo in pace quando decide di mangiare o di dormire, non gli si tirano i peli, la coda o i baffi e non gli si fanno dispetti che possano metterlo in pericolo; chiaramente sì alle carezze ma assolutamente vietati i colpi violenti e anche gli abbracci troppo forti, che potrebbero dare fastidio alla bestiolina. Crescere insieme Divertente e piacevole: quella che un cagnolino o un gattino possono offrire è molto più di una compagnia: si tratta di un vero e proprio rapporto di affetto e di complicità con il piccolo “cucciolo di uomo”. Lo scambio è alla pari ed è fatto di gesti e sensazioni, senza bisogno di parole. Un’occasione preziosa di sviluppo e di formazione del carattere del bambino, che dalla presenza del cucciolo trarrà benificio per aspetti fondamentali della sua vita come la socializzazione e l’integrazione. Quando i bambini sono più grandi potete affidare loro alcuni semplici compiti come quello di portare all’amico a quattro zampe le ciotole con la pappa e con l’acqua: grazie a questi gesti comincerà a prendersi cura della bestiolina in maniera più responsabile e potrà riuscire, una volta adulto, ad affrontare al meglio le situazioni nuove ed anche a sconfiggere più facilmente la paura verso ciò che non conosce. Il libro: Vita da cani. Guida alla felicità di animali e bambini Perdetevi insieme ai vostri bimbi fra le pagine di un libro che vi svelerà come capire i cani... dal punto di vista di un cane! Blasco de Agua è il divertente cane peloso protagonista di “Vita da cani. Guida alla felicità di animali e bambini” (di Marina Morpurgo, 128 pagine, editore Feltrinelli): vi accompagnerà a scoprire il suo mondo, il suo linguaggio e tutte le regole di un buon rapporto fra cane ed essere umano. Uscito per la prima volta a novembre 2013, si rivolge ai piccoli lettori (6-10 anni). Inframmezzate al racconto di Blasco, una serie di schede a cura della veterinaria Paola Bianchi; le illustrazioni sono di Gaia Stella. “La mia vita in mezzo agli umani è molto piacevole – scrive Blasco – e la vostra vita con me e i miei colleghi cani può essere molto piacevole: dobbiamo solo imparare a conoscerci bene e a rispettarci a vicenda, perché noi siamo degli esseri viventi e non dei giocattoli. Anzi, siamo un po’ come dei ragazzini, quindi bisogna saperci prendere”. Ricordate che potete acquistare questo e altri libri attraverso il sito www.iperal.it nella sezione LibrOnline: basta registrarsi per ottenere il 15% di sconto sul prezzo di copertina. In questo caso pagherete 11,05 euro invece di 13 euro. Libr Online [ segue ] 51 Salute, benessere e famiglia Attenzione all’igiene Non dimenticate, infine, l’aspetto dell’igiene: seguendo piccole ma opportune precauzioni non dovrete temere nulla per i vostri piccoli. A meno che questi non soffrano di patologie particolari o immunodeficienze, sarà sufficiente occuparsi scrupolosamente della pulizia e della salute dell’animale, dei suoi luoghi e dei suoi oggetti come scodelle, giochi, spazzole. Rispettate le vacinazioni e le scadenze per i controlli periodici dal veterinario. Una volta alla settimana disinfettate gli ambienti utilizzati dal cucciolo e le sue ciotole. Eliminate poi i parassiti dal vostro piccolo amico peloso utilizzando gli appositi prodotti in vendita e seguendone le modalità d’uso. Sostituite spesso la sabbia dalla lettiera e pulite di frequente e a fondo cucce e gabbiette, indossando guanti di gomma per evitare il contatto delle mani con urine o escrementi. Abituate i bimbi a non baciare gli animali e a non lasciarsi leccare, specialmente sul viso: il pelo, la saliva e le unghie possono essere contaminati da germi e da uova di parassiti potenzialmente pericolosi per l’uomo, soprattutto se ingeriti. Ricordate infine, vale anche per gli adulti, di lavarvi spesso le mani in particolare dopo aver accarezzato il vostro piccolo amico. Benvenuto in famiglia L’età più opportuna per approcciarsi agli animali oscilla fra i 5 e i 6 anni, ma con l’osservazione attenta e responsabile dei genitori anche un bimbo di pochi mesi potrà vivere più che bene in presenza di un animale domestico. In che modo? Educando il cucciolo in modo che stia bene con la famiglia. Questo risultato si ottiene premiandolo per i suoi attegiamenti positivi (tenderà a ripeterli per far piacere al padrone) ed evitando invece toni bruschi e sculacciate, che trasformerebbero il rispetto in timore, incrinando il rapporto sano fra l’animale domestico e gli umani. Un cane “su misura” Il consiglio è quello di rivolgervi a un istruttore cinofilo, che capirà quale cane si addice meglio alle esigenze della famiglia. In generale, se avete bimbi con meno di 5 anni, meglio orientarvi sulle razze cosiddette da grembo (Maltese, Cavalier King, Chihuahua, Pinscher, Carlino, Spitz Nano, Barboncino Nano, Bassotto Nano, ecc.). Per bimbi dai 6 anni in su potete scegliere cuccioli di taglia medio-grande, fra le razze mansuete come Labrador, Golden Retriever, Cocker, Bouledogue Francese, Bull Dog Inglese, Shar pei. Le più adatte tra le grandi taglie sono invece Terranova, Collie, Bovaro bernese, Bull Mastiff, Leonberger. Ricordate, infine, che nei canili ci sono tanti cuccioli senza famiglia: l’adozione è la scelta più generosa che potete fare insieme ai vostri figli. 52 RivistAmica PROMOZIONE N. 13 DEL 2014 DAL 20 FEBBRAIO AL 26 MARZO 2014 50lt Nei nostri Punti Vendita “Catalogo Giardinaggio” ALL’INTERNO TERRICCIO UNIVERSALE lt 50 €3,99 SCONTO 25% 2,99 ARBUSTI PIANTE SEMI E BULBI TERRICCI CURA PIANTE VASI UTENSILI ACCESSORI € OFFERTA VALIDA PRESSO I PUNTI VENDITA DI: CASTIONE | FUENTES | CIVATE | ROGOLO | VALCHIAVENNA | SONDALO Inizia la primavera: prepariamoci a coltivare l’orto! 54 RivistAmica Riscoprire il piacere di piantare, coltivare e gustare gli ortaggi che consumiamo. Ecco un breve vademecum per iniziare con il piede giusto Ambiente e collettività Non solo un piccolo risparmio economico, ma anche una grande soddisfazione che fa bene allo spirito. Quando si dispone di un po’ di spazio verde, l’idea di dedicare alcuni metri quadri alla realizzazione di un orto può cambiare davvero il modo di approcciarsi alla vita. Preparare la terra, disporre i semi, attendere che le piantine crescano e si facciano forti, cogliere e portare direttamente in tavola la propria frutta e verdura: sono tutte attività che aiutano a combattere lo stress. Organizzare gli spazi Per prima cosa è necessario individuare nel giardino una zona ben esposta al sole nel periodo primaverile ed estivo e, al contempo, al riparo dal vento e dalle gelate nella stagione fredda. Lo spazio necessario per l’orto dipende dalle vostre aspettative. Con 15 metri quadrati di terreno, ad esempio, si potrà creare una sorta di “mini-orto” in grado di soddisfare almeno parte delle esigenze di una famiglia di quattro persone. Se nel giardino vivono animali domestici, è poi consigliabile recintare la zona con dei paletti in ferro distanti un metro e mezzo tra loro e una rete metallica, lasciando un passaggio sufficientemente largo da permettere il transito con gli attrezzi. All’interno, per evitare di essere costretti a prendere l’acqua da zone lontane del giardino, cercate di rendere disponibile un rubinetto per facilitare l’irrigazione. L’orto di marzo In ogni periodo dell’anno l’orto può essere produttivo, ma è importante conoscere quali verdure è più opportuno seminare durante le varie stagioni. A marzo, con l’arrivo del primo tepore primaverile è consigliabile iniziare la semina degli ortaggi che potranno essere raccolti fra la tarda primavera e l’estate: in questa piccola guida ci concentreremo su pomodori, zucchine, melanzane e insalate, ma anche piselli e peperoni sono adatti a essere seminati in questo periodo. Ricordate però che, quando il clima è abbastanza clemente, ogni momento dell’anno è favorevole per seminare carote, ravanelli, rucola, lattuga e patate. Regola fondamentale: se fa ancora troppo freddo rimandate la semina di un paio di settimane. Regole e segreti La coltivazione del pomodoro è una delle più semplici e consente di raccogliere i frutti nell’arco di un paio di mesi. Per permettere un corretto sviluppo delle piante disponetele in file, distanziandole tra loro di almeno 35-45 centimetri in un terreno già lavorato e concimato, cercando una posizione dove possano godere di almeno alcune ore di sole diretto ogni giorno. È consigliabile attendere che il clima sia già più che tiepido, quindi per ottenere un ricco raccolto preferite attendere qualche settimana. Inoltre, per garantire una buona fruttificazione, e lo sviluppo di frutti grossi e profumati, è necessario annaffiare regolarmente il terreno (ma non le foglie) e procedere periodicamente alla sfemminellatura, cioè alla rimozione con le dita dei germogli laterali che la pianta sviluppa costantemente alla biforcazione dei rami. Per coltivare le zucchine, invece, mettete due o tre semi in Luna calante, luna crescente? La luna affascina l’uomo sin dall’antichità. Nei suoi cambiamenti si riconoscono – accanto alle allegorie sulla fortuna, l’umore delle persone, l’instabilità della natura – influssi sulle coltivazioni e gli allevamenti. Tradizione, credenza popolare o scienza, è però attestato che, per ottenere i migliori risultati in termini di resa, la semina delle piante di frutta e verdura vada effettuata a luna crescente. Al contrario, invece, il periodo discendente favorisce lo sviluppo radicale, ed è il momento migliore per la potatura e la concimazione. L’orto in bottiglia, un’idea vincente Idea ingegnosa per chi non ha sufficiente spazio ma non vuole rinunciare al piacere di coltivare qualche ortaggio. Per creare il vostro “orto in bottiglia” prendete una bottiglia di plastica, tagliatene la parte superiore conica e fate un buco centrale sulla parte inferiore. Inserite poi in fondo alla bottiglia il cono tagliato in precedenza, con la punta rivolta verso l’alto. Riempite il contenitore di terriccio, mescolandolo con l’acqua per compattarne la consistenza. Si otterrà così il terreno di semina, che dovrà superare di 5 centimetri il cono dentro la bottiglia. Non resta che inserire il seme o il germoglio già formato. [ segue ] 55 Ambiente e collettività ogni foro praticato nel terreno; è importante in questo caso un’irrigazione continua per evitare che si formino fiori maschili sterili, che non producono quindi le zucchine in un secondo momento. Nel corso della crescita è utile una concimazione con macerato d’ortica, una sostanza biologica che tiene lontani i parassiti e che nutre la pianta. Le zucchine vanno raccolte quando sono tenere e non completamente sviluppate: prima si colgono e più la pianta continua a produrne. Per quanto riguarda le melanzane, meglio acquistare e poi interrare delle piantine già formate, reperibili in qualunque vivaio: un contenuto investimento per portare in tavola profumatissimi contorni preparati con i frutti del vostro orto curato con passione. Se volete gustarle per la durata della stagione estiva, allora dedicatevi alla coltivazione di questi ortaggi nel mese di maggio. Irrigate le piante almeno tre volte alla settimana ed eliminate le foglie che tendono a ingiallire. Meglio cogliere le melanzane ancora immature, in modo da prolungare il raccolto ancora per qualche settimana. Insalata sempre fresca Distinguete quelle da taglio da quelle da cespo. Le prime si seminano spargendo le sementi su tutto l’appezzamento, ma avendo cura di non ammucchiarle e di distribuirle in maniera uniforme. Potete sceglierne anche tipi diversi per portare in tavola un contorno vario e appetitoso. Quando le foglie sono alte almeno 4-7 centimetri si può cominciare a consumarle tagliandole alla base. Le insalate da cespo invece vengono seminate in filari, distanti circa 25-35 centimetri gli uni dagli altri, e si devono raccogliere quando si sono prodotti dei cespi rigonfi. La libreria costruita con il pollice verde Passione innata oppure hobby scelto come passatempo per unire l’utile al dilettevole, una cosa è certa: la cura dell’orto affascina chi la intraprende. Particolarmente utili sono i manuali che spiegano le tecniche passo passo, svelano i segreti della coltivazione e suggeriscono poi come cucinare le verdure raccolte. Abbiamo scelto per voi alcuni titoli: li trovate tutti sul catalogo LibrOnline, registrandovi al sito www.iperal.it: potrete così acquistarli con il 15% di sconto sul prezzo di copertina. La casa editrice Orme Editori ha pubblicato “Orto facile per tutti”, un manuale (autore Giancarlo Bertinazzi) che affianca le note di tecnica colturale alle proprietà nutritive e terapeutiche dei vari ortaggi. Di Giunti Demetra vi consigliamo “L’orto sul balcone” (AA. VV): con piccoli ortaggi, alberelli da frutto ed erbe aromatiche anche il balcone di casa può trasformarsi in un ricco orto. In questo libro troverete i suggerimenti pratici per riuscire in questo piccolo miracolo! Della stessa casa editrice: “Il ricettario dell’orto. Primi, secondi, piatti unici, insalate e... La cucina di tutti i giorni”: oltre 500 pagine alle quali attingere per sperimentare nuovi menu ai sapori dell’orto. Libr Online 56 RivistAmica CartAmica È già comincita la raccolta punti 2014 Ecco solo alcuni esempi: Sconta la spesa con i tuoi punti: EUROPUNTI; A maggio ed a novembre due operazioni davvero utili; Sconti dedicati tramite la nostra Newsletter; Accesso alla nostra libreria virtuale LibrOnline; E se si vuole fare solidarietà c’è La Spesa che fa Bene: dal 2002, Iperal ed i propri clienti devolvono parte dei punti Amica ad associazioni no profit del Territorio. CartAmica è una garanzia! RACCOLTA PUNTI 2014 TUTTE le volte che vuoi, TUTTI i tuoi punti possono diventare sconto sulla spesa o donazioni per La spesa che fa bene. 140 TI PUN URO PUNTI 500 = PUNTI 130 0 10 60 A IC M IA NT PU A CA MIICA I AM PUNT DI SCONTO SULLA SPESA 70 A MIC TI A PUN 120 PUNT I AM ICA I punti 2014 valgono dal 14 febbraio fino al 31 dicembre. Il 13 febbraio è terminato il Catalogo Amica 2013. Hai comunque tempo fino al 9 marzo per scegliere i premi, dopodiché i punti 2013, come ogni anno, verranno azzerati. 58 RivistAmica A MIC TI A PUNTI PUN P TI A AMICA MIC MI MICA CA A CON GLI 80 ad esempio: 50 Non perderti la nuova raccolta punti 2014 riservata a tutti i possessori di CartAmica. Con CartAmica ottieni un punto ogni euro di spesa. All’interno del negozio trovi anche tanti prodotti che ti regalano punti Amica jolly così da accelerare la tua raccolta. Li trovi evidenziati sul banco e raffigurati nei nostri volantini. I punti accumulati potranno, ogni volta che lo desideri, essere convertiti in sconto sulla spesa secondo questo semplice calcolo: 1 punto Amica = 1 centesimo (alcuni esempi: 500 punti Amica = 5€; 1000 punti Amica = 10€, e così via). La cassa sconta multipli di 100 punti. L’importo ottenuto ti verrà scontato direttamente sullo scontrino prima di pagare. La scadenza dei punti è fissata per il 31/12/2014. Dopo tale data, i punti residui non utilizzati verranno azzerati e dal 1/1/15 inizierà la nuova raccolta. Le iniziative 2014 Essere titolare di CartAmica ti consente di accedere a tutte le promozioni, a servizi dedicati e di poter partecipare ad iniziative speciali. PUN 90 A MIC TI A PUN Iperal Informa Operazione riservata ai titolari di CartAmica Sorprenditi con Primia Vuoi ricevere in premio un uovo di cioccolato? Da giovedì 6 marzo a mercoledì 16 aprile richiedi la cartolina in tutti i punti vendita e completala con 20 bollini. Per ogni prodotto Primia e Bontà delle Valli acquistato ricevi un bollino adesivo. Anche i prodotti Jolly regalano tanti bollini. Il ritiro delle uova di cioccolato può essere effettuato entro il 23 aprile. L’operazione è riservata ai titolari di CartAmica. SORPRENDITI CON Pasqua_Cartolina170x990_IPE-SER.indd 1 Operazione riservata O aai titolari di CartAmica Vuoi ricevere in PREMIO un uovo di cioccolato da 240g. con sorpresa? 30-01-2014 11:24:38 59 Valbona, azienda storica nel settore delle conserve vegetali, nasce nel lontano 1962 ai piedi dei meravigliosi Colli Euganei, in provincia di Padova, dove ancora oggi vi è la sede principale. Fondata dalla famiglia Marchetti, che ancora oggi è alla guida dell’ azienda, Valbona si è contraddistinta in 50 anni per aver portato sulla tavola degli Italiani autentiche prelibatezze, dai sottoli, ai sottaceti, dalle olive, alle salse. Una passione per la qualità e la sicurezza dei prodotti premiata in tutti questi anni dalla fedeltà dei propri consumatori, ed è proprio questa affezione che spinge Valbona a migliorarsi continuamente. Valbona ha sposato la filosofia di essere un’ autentica marca Italiana, ogni suo vaso deve custodire in sé tutta la freschezza delle migliori materie prime e, una volta aperto, deve sprigionare tutti i profumi e i sapori delle migliori verdure Italiane. Per questo l’ azienda veneta poggia tutto il proprio lavoro su tre valori fondamentali: Territorio con il quale Valbona ha un legame profondo, lo valorizza e seleziona le migliori eccellenze. Trasparenza perché essere trasparenti per Valbona significa puntare sulla qualità, operare con etica e rispettare l’ ambiente. DA MARZO GRANDE NOVITÀ Passione perché dal 1962 le persone di Valbona ci mettono il cuore per produrre alimenti buoni e sicuri. VERDURE INSAPORITE e ITALIANE GRIGLIATE Valbona per i suoi Grigliati seleziona solo le migliori Verdure, 100% ITALIANE. Nei Grigliati Valbona scoprirai tutta la fragranza e il sapore delle verdure lavorate dal Fresco. Questo particolare metodo di cottura, ottenuto attraverso piastre aromatizzate con erbe e spezie selezionate, permette di avere prodotti genuini e con sapori e profumi inimitabili. Gli aromi leggeri si “fondono” con le verdure durante la fase di cottura, mantenendo il gusto originale delle verdure ma donando una caratterizzazione unica nel suo genere. Valbona S.p.A. www.valbona.com 61 Iperal informa Sempre in contatto con noi Tanti strumenti per essere sempre in contatto con noi, per essere costantemente informati su tutte le nostre iniziative, le promozioni e ricevere offerte e sconti dedicati Novità dal web La newsletter www.iperal.it: le informazioni e le novità dai nostri punti vendita; i volantini, le offerte e le promozioni; le ricette e le curiosità; un’area riservata personale dove verificare i propri punti, prenotare i LibriOnline, scaricare coupon e sconti riservati. Iperalmagazine: la nostra newsletter mensile di apprfondimento, con la possibilità di ricevere in anteprima coupon, sconti e il meglio delle offerte. Per iscriverti vai su www.iperal.it nella sezione “newsletter:sei iscritto?“, oppure compila, ritaglia e consegna nel tuo punto vendita il modulo di adesione che trovi qui sotto. Do il consenso marketing per l’invio di materiale pubblicitario via e-mail Indispensabile comunicare l’indirizzo email: Numero CartAmica Nome e Cognome 62 RivistAmica Firma Iperal Informa Il volantino digitale RivistAmica Volantino digitale: ricevi in anteprima una mail contenente tutti i nostri volantini. Iscriviti al servizio su www. iperal.it nella sezione “il mio Iperal“, effettua la registrazione e esprimi il tuo consenso all’invio di comunicazioni marketing. Il nostro mensile: richiedi alle casse la nostra rivista che parla di territorio, buon cibo, gustose ricette, divertimento, salute e benessere. Una copia è in omaggio per tutti i possessori di CartAmica. Se non avete CartAmica o ne volete altre copie, potete acquistarla spendendo soltanto 1 euro. E tanti altri servizi Numero verde - mail servizio clienti: per parlare con noi chiama il numero verde 800-232730 attivo dal lunedì al venerdì, oppure su www.iperal.it, nella sezione “contattaci” per inviarci una mail. Facebook: clicca “mi piace” sulla nostra pagina facebook per essere sempre informato su tutte le nostre iniziative. App Iperal: scarica l’App per iPhone, iPad e Android, per avere sempre in tasca i nostri volantini e le informazioni sui nostri punti vendita. 63 Iperal informa SCONTO 15 % su tutti i prezzi di copertina Libr Online Una montagna di libri Su www.iperal.it, se sei titolare di CartAmica, puoi consultare direttamente online la nostra libreria virtuale, nella quale sono contenuti più di 140.000 titoli, comprese le ultimissime novità . Utilizzare Iperal LibrOnline è facilissimo, oltre che conveniente: su tutti i prezzi di copertina è infatti applicato lo sconto del 15%. Cosa aspetti? Visita la nostra libreria, prenota il libro che ti interessa e ritiralo nel punto vendita che preferisci. 64 RivistAmica Visita subito la nostra libreria virtuale e prenota i tuoi libri preferiti con un click Ecco come funziona: Registrati o effettua il login Nel tuo profilo trovi la sezione Iperal LibrOnline Sfoglia il catalogo on line e scegli i libri che preferisci Completa l’ordine con i tuoi dati Dopo pochi giorni riceverai una mail che ti avviserà della disponibilità del libro nel punto vendita che hai indicato. Pagherai il libro solo al momento del ritiro in negozio. Inoltre puoi consultare lo stato del tuo ordine e lo storico dei libri acquistati. 65 Lo sapevate che… curiosità, storie e leggende dal territorio Editore e proprietario IPERAL S.P.A. Sede legale: Via Manzoni, 41 20121 Milano Direttore responsabile Giorgio Gaspari Marketing e coordinamento: Alessandro Pizzen I proverbi del mese Il mistero di Villa de Vecchi In Valtellina e Valchiavenna è diffusa una tradizione marzolina: nei primi giorni del mese i bambini festanti percorrono i prati scuotendo rumorosi campanacci. Il rito è detto “ciamà l’erba” e serve a risvegliare l’erba invitandola a ricrescere dopo il torpore invernale. Proprio riguardo al raccolto a Morbegno si dice “Marz pulverént, tant segal e tant furmént” (marzo ventoso, tanta segale e tanto grano saraceno), mentre un detto della Val Bregaglia recita “Calendamarz sciütc, al cresc erba süi ciüc”: se il primo marzo è asciutto, cresce l’erba dappertutto. Si racconta che passando fuori dai cancelli di Villa de Vecchi, un’imponente casa abbandonata a Bindo di Cortenova, nel lecchese, si possa udire il suono di un pianoforte. Se di giorno la grande casa diroccata non fa alcun effetto, la notte riserva qualche brivido di paura. I più coraggiosi sono entrati fra le sue mura per scattare qualche foto, dicendo di aver visto nell’obiettivo figure inquietanti. Se non siete abbastanza coraggiosi, limitatevi a guardare la villa da lontano. Il drago del castello Le primule della bella Mina Testi, grafica e impaginazione a cura di Imaginor s.r.l. Fotografie Iperal, Giuseppe Godi, Olycom/ Stockfood, Fotolia, Wikipedia, Riccardo Bestetti, Marco Bucci Stampa RDS Web Printing s.r.l. via Belvedere, 42 20862 Arcore (MB) Reg. Trib. Sondrio N. 404/2013 del 18/10/2013 Una copia omaggio per i possessori di CartAmica. Distribuito presso i punti vendita del gruppo Iperal. Anno 1 numero 2 Chiuso in redazione il 14/02/14. © IPERAL S.P.A. - Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto. Tutte le informazioni contenute nel presente numero sono aggiornate alla data di chiusura e potrebbero subire variazioni per cause non dipendenti dalla volontà della redazione. Le immagini riportate sono a scopo illustrativo. Le ricette sono proposte e redatte secondo scienza e coscienza. Non possiamo assumere responsabilità per la riuscita dei piatti. www.iperal.it 66 Il castello di Roccascissa a Berbenno, dice la leggenda, è in rovina da quando vi morì la giovane moglie di Goffredo de Capitanei, bruciata dalle fiamme vomitate da un drago di ferro che il suo stesso marito aveva fatto costruire a guardia della fortezza. Il giovane aveva giurato allo zio, dal quale aveva ereditato il castello, che avrebbe vigilato perché regnasse la pace. E invece, spergiuro, dopo aver preso dimora nel castello, ordinò al suo drago: “Odia come io odio! Vomita fuoco sul primo che, non chiamato da me, si avvicinerà!”, senza sapere che la prima vittima sarebbe stata la sua ignara sposa. Per le vostre segnalazioni, curiosità e suggerimenti contattateci a: [email protected] RivistAmica C/O Gruppo Iperal Via La Rosa, 354 Piantedo (SO) Fuggito dal padre che lo voleva sposo di una castellana, il nobile Guglielmo passò con la bella Mina, figlia di un contadino, mesi felici. Ma alla notizia della morte del genitore, preso dal rimorso lo raggiunse, promettendo all’amata che sarebbe presto tornato. Dovette però trattenersi più a lungo e lei morì nella sua attesa. La trovarono dei contadini: seduta all’ombra di un grande pino con il capo contornato da primule fiorite. Le eressero una chiesa attorno alla quale sorse poi Primolo, il “paese delle primule”.
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