Noi infermieri e…apr-mag-08

periodico di idee, informazione e cultura a cura dell’Associazione Infermieristica Sammarinese
N° 8 Aprile-Maggio 2008
Quale futuro per l’infermiere a San Marino?
Resoconto della giornata del 9 aprile 2008
Nella giornata del 9 aprile u.s., si è tenuta, presso la sala riunioni del 5° piano
ISS, una tavola rotonda organizzata dall’Associazione Infermieristica
Sammarinese (AIS).
Dopo i saluti della Presidente, Lina Stefanelli, introduce ed apre la tavola
rotonda il dott. Paolo Pasini Direttore Generale dell’ISS.
“L’importanza di arrivare ad un’organizzazione che dal lavoro per compiti,
inevitabilmente subordinato e tipico del mansionario, ad un’organizzazione
che invece porta l’infermiere a diventare professionista e quindi responsabile
del suo operato, è ormai diventato un passaggio obbligato. La maturazione
professionale prevede quindi livelli di competenza e decisionali di alto livello.
È chiaro che tutto questo ha una rilevanza notevole per l’ISS, e che tramite i
suoi organismi intende appoggiare e portare avanti. Il passaggio non è
semplice, la strada è lunga, ma questo è sicuramente il momento giusto, in
quanto la consapevolezza della capacità di assumersi responsabilità e agire
autonomamente da parte del gruppo infermieristico, può creare quel gioco di
squadra con altri professionisti. Gli infermieri ricoprono ruolo importante nella
nostra struttura ed è ormai necessario che si passi da un ruolo di
subordinazione a quello nuovo di collaborazione. Questo è un passo
decisivo verso la crescita e il miglioramento dell’assistenza erogata al
cittadino.
Ciò deve essere supportato da interventi di ordine giuridico, amministrativo e
legislativo, in quanto non solo l’ISS con i suoi organismi può provocare
questo cambiamento, ma è necessario che le forze costituzionali e politiche
siano coinvolte.
L’impegno, da parte nostra sarà quello di avere una particolare attenzione
alle proposte che ci verranno sottoposte e al documento che sicuramente
verrà presentato, il tutto per ciò che concerne la nostra competenza”.
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Interviene il Sig. Guidi Giancarlo Vice Presidente dell’AIS che illustra, in
maniera chiara e concisa le proposte e le intenzioni che l’associazione
intende portare avanti.
“L’AIS non è il SINDACATO DEGLI INFERMIERI, come qualcuno,
erroneamente, ha pensato. Anche per questo sono stati invitati all’incontro i
rappresentanti delle forze sindacali della categoria. Mi dispiace che le forze
politiche non siano presenti in quanto l’invito non aveva l’obiettivo di una
sfida, ma era pensato come un momento di incontro per innescare un
dibattito sull’evoluzione della nostra professione. Già da alcuni anni nella
vicina Italia è in atto quella rivoluzione di cui parlava il nostro Direttore
Generale che ha già portato all’abolizione del mansionario e all’istituzione del
Profilo Professionale. L’incontro vuole anche analizzare ciò che è stato l’iter
Italiano, in quanto non si vorrebbero ripetere gli errori fatti oltre confine e,
possibilmente, trovare una strada sammarinese che si adatti alla nostra
realtà. Abolire il mansionario che dava, comunque, degli indirizzi ed
introdurre il profilo professionale senza l’adeguata preparazione che questo
prevedeva, ha causato delle problematiche.
Dove arriva la responsabilità dell’infermiere?
Questo è un punto su cui riflettere attentamente.
Vi sono altre problematiche da affrontare nella nostra realtà e sulle quali è
necessario trovare una soluzione.
Una delle tante è il riconoscimento del titolo di studio in quanto ne esistono di
diversi tipi. Come equipararli? Come farli riconoscere?
Altra problematica riguarda l’istituzione del profilo professionale. È vero che i
Sindacati hanno un tavolo aperto con il Governo, ma a che punto siamo? E
comunque esiste una differenza fra profilo di RUOLO e profilo
PROFESSIONALE.
La parificazione del livello retributivo è un altro punto dolente in quanto oggi
ci sono più livelli di retribuzione che creano confusione e disuguaglianza.
Concludendo, non siamo qui per fare polemiche inutili e infruttuose, ma per
stimolare la riflessione. Il nostro intento è quello di stilare non una brutta
copia di quelli che sono stati gli errori italiani, ma vorremmo trovare soluzioni
idonee alla nostra realtà, cercando, finalmente, di scorgere quello che sarà il
futuro dell’infermiere a San Marino”.
A questo punto interviene il Dott. Luca Benci, giurista, che espone, in maniera
simpatica ed esaustiva, la realtà delle professioni sanitarie in Italia.
“In quale momento, in Italia, si è passati da professionale a professionista?
L’Italia ha iniziato il percorso dalla formazione chiudendo le vecchie scuole e
formando i nuovi infermieri a livello universitario. Inizialmente con un diploma
di laurea, fino ad arrivare al corso di laurea triennale. Questo denota la
crescita della professione, ma ha anche creato una molteplicità di titoli:
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l’infermiere professionale (titolo pre diploma di laurea), l’infermiere con
diploma di laurea e l’infermiere laureato.
Il mansionario è un elenco di compiti, un documento che prevede una certa
rigidità e non adatto ad un’organizzazione che si vuole rinnovare. Il problema
che sorge di conseguenza è: come inquadrare le nuove figure professionali?
Altro problema: per abrogare il mansionario fu emanata una legge.
Solitamente le leggi non stabiliscono anche l’organizzazione, invece la Legge
251 del 10 agosto 2000 che istituisce la dirigenza infermieristica, all’articolo 1
primo comma sancisce che “Gli operatori della professioni sanitarie
dell’area delle scienze infermieristiche e della professione ostetrica
svolgono con autonomia professionale attività dirette alla prevenzione,
alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando
le funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili
professionali nonché dagli specifici codici deontologici e utilizzando
metodologie di pianificazione per obiettivi dell’assistenza”, quindi
stabilisce anche come deve essere l’organizzazione.
Il terzo comma prevede che il Ministero della Sanità emani linee guida per
l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della diretta responsabilità e
gestione delle attività di assistenza infermieristica e delle connesse
funzioni; la revisione dell’organizzazione del lavoro incentivando
modelli di assistenza personalizzata, ma ad oggi è stata solo nominata la
commissione.
Proprio perché l’infermiere svolge il proprio lavoro con autonomia e in base al
relativo profilo professionale, è giusto che faccia sentire la propria voce in
quanto non siamo in ambito puramente contrattuale, ma in quello
dell’esercizio professionale. È ovvio che rispetto al mansionario, il profilo
professionale è più ampio, si è responsabili dell’organizzazione e delle azioni
rivolte alla cura del cittadino, si deve agire in base alla formazione ricevuta e
a quella post base (master). Svolge inoltre, il proprio lavoro in base al Codice
Deontologico che è espressione forte dell’autonomia professionale.
Autonomia che riguarda espressamente le competenze infermieristiche e non
quelle mediche. La legge 43 del 1 febbraio 2006 delega al Governo
l’istituzione degli ordini professionali per le professioni sanitarie
infermieristiche, ostetrica, riabilitative e tecnico-sanitarie. Il cittadino ha il
diritto di conoscere se il professionista che si sta prendendo cura di lui abbia
le competenze per farlo, per questo è importante che vi siano gli ordini
professionali con i relativi albi degli operatori della salute. In questo modo
chiunque può controllare che quel professionista sia abilitato ad esercitare in
quanto gli albi sono pubblici.
Ma qual è lo stato dell’attuazione delle riforme?
Attuato: riconoscimento della dirigenza, abrogazione del mansionario,
unificazione dei titoli, riconoscimento dell’autonomia professionale e
l’obbligatorietà di avere il master per il coordinamento.
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Non attuato: a livello contrattuale il riconoscimento della funzione
specialistica, l’istituzione degli ordini professionale, ma gli infermieri da
sempre hanno il collegio nazionale che tiene sempre aggiornato l’albo dei
professionisti (IPASVI).
A che punto è quindi la riorganizzazione? Mi sento in grado di dire che è a
un punto buono perché ci sono situazioni di dialogo, ad esempio ad uno degli
ultimi convegni dell’ANAO (sindacato dei medici ospedalieri) è stato
evidenziato la necessità di costruire nuovi rapporti basati non più sulla
subalternità, ma sulla collaborazione; istituire un tavolo permanente al
ministero della sanità per discutere di integrazione, modelli organizzativi e
rapporti professionali; convegno interprofessionale annuale dove presentare
modelli di integrazione portati avanti con successo; rivista interprofessionale.
Per questo mi ritengo in grado di dire che la situazione è a buon punto, in
quanto il dialogo è producente. È chiaro che i cambiamenti culturali sono
lenti, la burocrazia tende a rallentare il tutto, ma ormai la direzione è
tracciata”.
La parola passa all’Avvocato Antonella Bonelli che espone la situazione a
San Marino.
“Nel 1991 è stata varata una Legge Quadro dove è stato presentato una
statuto che istituisce gli Ordini professionali ed era stato inserito anche
l’ordine degli Infermieri. Alla fine non è stato costituito, perché?
Questa è la molla che ha portato, nel 2004, alla fondazione dell’Associazione
Infermieristica Sammarinese che sta portando avanti il progetto per istituire
l’ordine e di cui è stata già preparata una bozza.
Gli ordini professionali nascono, per le Professioni intellettuali. Il Legislatore
tiene conto dell’interesse pubblico e nello specifico quello sanitario è ritenuto
di pubblico interesse in quanto riguarda la salute del cittadino. Tra le funzioni
di un ordine esiste anche quello di creare e compilare gli albi professionali
che hanno la funzione di registrare quelle persone che, tramite un percorso di
studi, hanno sviluppato delle competenze che sono inscindibili per esercitare
quella data professione. Altra funzione dell’ordine è quella di dettare le regole
deontologiche che regolano lo svolgimento della professione.
Quindi, si ritiene importante la fondazione di un ordine con il relativo albo
professionale, soprattutto a San Marino, dove la figura dell’infermiere ha una
regolamentazione di pubblico dipendente. Viene considerato, a livello
legislativo e normativo, solo il rapporto
dipendente-Pubblica
Amministrazione, mentre sappiamo che oggi non è più sufficiente e questo
comporta un vuoto per quanto riguarda alcuni aspetti esclusivi della
professione infermieristica. L’ordine ha la funzione di sviluppare nei
professionisti consapevolezza i quali devono svolgere un’attività che prevede
autonomia e funge da stimolo per una preparazione più adeguata.
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La Legge già esiste, quindi si tratterebbe di stilare lo Statuto, che in parte
ricalcherebbe gli Statuti già esistenti e il Codice Deontologico. All’interno di
questo Ordine possono essere inseriti più Albi Professionali che specificano
le diverse professionalità (Ostetriche, Fisioterapisti, Tecnici ecc.).
Questa, secondo l’AIS e anche secondo me, è la partenza da cui proseguire
per la risoluzione di altre problematiche, che devono essere studiate e
applicate all’interno della nostra realtà senza incorrere in quegli errori che
sono stati commessi nel percorso italiano”.
Siamo alle battute finali e l’intervento, diciamo conclusivo è a carico del Sig.
Marco Beccari, dirigente sindacale. Il quale è soddisfatto dell’incontro e
denota che le richieste avanzate sono lecite e chiare.
“La trattativa sul profilo di ruolo è aperta e a buon punto. Il tutto è prerogativa
della stabilità di Governo, che è preponderante per l’avanzamento del
progetto. Le forze sindacali sono d’accordo e appoggiano le richieste fatte e
la volontà di portare a termine le trattative è forte. Ribadisco l’importanza
della collaborazione tra i sindacati e l’AIS, in quanto ritengo essenziale
camminare insieme per la buona riuscita del progetto e la risoluzione delle
problematiche. Concludo ribadendo che il progetto lo stiamo portando avanti
e che il sindacato si mette a disposizione per aiutare a risolvere le
problematiche che interverranno durante il cammino”.
Le conclusioni di questa importante giornata sono:
- la giornata di incontro e dialogo è stata fruttuosa, ma indietro rispetto ai
nostri “cugini” italiani;
- sicuramente le basi sono state gettate e qualcosa già è in fase di
costruzione;
- il dialogo con il mondo politico e sindacale è aperto e le intenzioni
buone;
- abbiamo capito che bisogna lavorare insieme per avere un risultato
finale adeguato. La crescita professionale deve essere continua. Siamo
responsabili della salute dei cittadini e loro si aspettano delle risposte
sempre più complesse e competenti, per questo è necessario che
nessuno di noi si fermi alla formazione di base, ma continui a cercare
quelle risposte che possono fare di ognuno di noi dei professionisti.
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Burnout: il prezzo dell’assistenza
AFD Elisabetta Ercolani
Con l’introduzione in ambito psicologico del termine burnout, vi è stato un
forte interesse anche in Italia, ma le ricerche sull’argomento a tutt’oggi sono
scarse. Alcuni autori lo identificano con lo stress lavorativo specifico delle
helping professions, altri affermano che il burnout si discosta dallo stress per
la depersonalizzazione cui esso dà luogo, caratterizzata da un
atteggiamento di indifferenza, malevolenza e di cinismo verso i destinatari
della propria attività lavorativa. Il termine viene usato per definire una
particolare degenerazione dello stato emotivo in quegli operatori in cui il
rapporto con l’utente/cliente/paziente è la ragion d’essere del lavoro stesso.
Gli effetti negativi del burnout non coinvolgono solo il singolo lavoratore, ma
anche l’utenza, a cui viene offerto un servizio inadeguato ed un trattamento
meno umano.
È un sovraccarico emozionale a cui segue l’esaurimento emozionale da
parte di chi è eccessivamente coinvolto, si tende sempre più verso gli altri e
alla fine ci si sente sopraffatti dalle richieste altrui fino all’incapacità di farvi
fronte.
La persona colpita si sente sfinita, svuotata, gli manca l’energia per affrontare
un altro giorno, le sue risorse emotive sono consumate e non c’è una
sorgente da cui attingerle nuovamente.
Il burnout non s’instaura improvvisamente, ma è un processo talmente
graduale che il lavoratore ne è inconsapevole; avverte che c’è qualcosa che
non va, ma spesso non è in grado di specificare e quantificare il suo disagio,
continua a lavorare facendo finta di niente rifiutandosi di pensare che
qualcosa non va.
L’insorgenza della sindrome di burn-out negli operatori sanitari segue
generalmente quattro fasi:
prima fase - entusiasmo idealistico - è caratterizzata dalle motivazioni che
hanno indotto gli operatori a scegliere un lavoro di tipo assistenziale:
motivazioni consapevoli (migliorare il mondo e se stessi, sicurezza di
impiego, svolgere un lavoro meno manuale e di maggiore prestigio) e
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motivazioni inconsce (desiderio di approfondire la conoscenza di sé e di
esercitare una forma di potere o di controllo sugli altri); tali motivazioni sono
spesso accompagnate da aspettative di “onnipotenza”, di soluzioni semplici,
di successo generalizzato e immediato, di apprezzamento, di miglioramento
del proprio status e altre ancora;
seconda fase – stagnazione - l’operatore continua a lavorare, ma si accorge
che il lavoro non soddisfa del tutto i suoi bisogni. Si passa così da un
superinvestimento iniziale a un graduale disimpegno;
terza fase – frustrazione – è la fase più critica in cui il pensiero dominante
dell’operatore è di non essere più in grado di aiutare alcuno, con profonda
sensazione di inutilità e di non rispondenza del servizio ai reali bisogni
dell’utenza. Come fattori di frustrazione aggiuntivi intervengono lo scarso
apprezzamento sia da parte dei superiori che da parte degli utenti, nonché la
convinzione di una inadeguata formazione per il tipo di lavoro svolto. Il
soggetto frustrato può assumere atteggiamenti aggressivi (verso se stesso o
verso gli altri) e spesso mette in atto comportamenti di fuga, quali
allontanamenti ingiustificati dal reparto, pause prolungate, frequenti assenze
per malattia. Sono spesso presenti ansia, tensione, fatica, irritabilità,
esaurimento psicofisico, insonnia, disturbi gastrointestinali, cefalee;
quarta fase – costituita dal graduale disimpegno emozionale conseguente
alla frustrazione, con passaggio dalla empatia all’apatia. Durante tale fase
spesso si assiste ad una vera e propria morte professionale. Gli utenti sono
visti più come “cose” che come persone, c’è un cambiamento nel modo in cui
l’operatore si prende cura di loro. Oltre al fatto che l’assistenza diventa più di
routine, egli presta meno attenzione ai bisogni umani dell’utente, con
conseguenti risposte comportamentali caratterizzate da scortesia,
insensibilità, non partecipazione e indifferenza.
La conseguenza di tutto ciò è:
 un cambiamento della persona nel rendimento lavorativo, l’utilizzo di
strategie comportamentali come l’attenersi sterilmente al regolamento,
cercando di dare il meno possibile;
 problemi psicologici per l’operatore che si traducono in
un’insoddisfazione di sé, crescente frustrazione, negativismo verso gli
altri per superare i sentimenti di debolezza, vulnerabilità e fallimento;
 incapacità di continuare a lavorare nel settore dove il burnout si è
sviluppato.
Il burnout può colpire chiunque, ma sono più esposte le persone molto
meticolose, quelle che hanno sempre bisogno di approvazione, i soggetti
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molto disponibili, impegnati, idealisti, ma anche quelli ansiosi, introversi,
ossessivi, altamente entusiasti o suscettibili.
Si può prevenire il burn out? In linea teorica sì.
Diversi fattori ambientali possono favorire l’insorgenza del burnout. Fra questi
vi sono i fattori organizzativi, difficilmente modificabili dal singolo individuo,
ma possibili solo attraverso specifici interventi e strategie organizzative.
Occorre quindi studiare i fattori e i luoghi di rischio per poi pianificare gli
interventi.
Interventi specifici per la prevenzione del burnout:
 sostegno psicologico e counselling degli operatori sanitari;
 miglioramento del contesto organizzativo lavorativo;
 rafforzamento della formazione e delle competenze professionali
(tecniche relazionali – educative);
 miglioramento organizzativo della struttura;
 riconoscimento sociale ed economico del ruolo dell’infermiere.
Parte importante, nella prevenzione del burnout, è rivestita dalla formazione
la quale può agire sia sul livello individuale, sia su quello sociale.
Livello individuale:
 tecniche per la gestione dello stress quali esercizi di rilassamento
muscolare e mentale;
 apprendere come modulare la distanza emotiva nei confronti del malato
e dei suoi familiari;
 lavorare meglio anziché di più, quindi definire obiettivi realisticamente
raggiungibili, evitare tutto ciò che è ripetitivo, imparare a gestire
adeguatamente i tempi di lavoro, apprendimento delle tecniche
comunicative.
Livello sociale:
interventi formativi volti ad insegnare all’operatore il lavoro di gruppo e vedere
in esso una risorsa alla condivisione. A questo proposito sarebbe
interessante la creazione di gruppi mono o multidisciplinari volti al
miglioramento delle relazioni interpersonali, rafforzando ed aumentando la
capacità di confronto, la comprensione delle varie situazioni, la gratificazione.
Un’ultima considerazione vorrei farla sulle emozioni: se non ci si lascia la
facoltà di attraversarle, non si potrà mai raggiungere la capacità di capire
quello che è “roba mia” da ciò che invece è “roba dell’altro”. Si è troppo presi
dalle proprie paure e dalla necessità di tenerle a bada, mentre riconoscendo
cos’è l’amore, cos’è il dolore, cos’è la paura della sofferenza e della morte, la
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paura dell’altro e dei sentimenti positivi o negativi che ci suscita, s’impara
anche a dire “d’accordo, ho sperimentato quell’emozione. La riconosco. Ora
ho bisogno di staccarmi un po’ da essa per riuscire veramente a sentire il
bisogno dell’altro”.
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PROPOSTE DI AGGIORNAMENTO
WORKSHOP: DALLE LINEA GUIDA AI PERCORSI ASSISTENZIALI
Bologna 3-4-5 Novembre 2008
Segreteria: Centro studi gimbe
Tel. 051 5883920 sito www.gimbe.org/eventi E-mail [email protected]
XX CONGRESSO NAZIONALE: LA GERIATRIA IN UNA SANITA’ CHE CAMBIA
Nuovi modelli clinici e assistenziali
Bologna 22-23-24 Maggio 2008
Segreteria: Congress line
Tel. 06 44241343 sito: www.congressline.net Email [email protected]
EVENTO FORMATIVO: RICERCA E QUALITA’ DI CURA NEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO
Forlì 6 Giugno 2008
Segretria: LG consult Srl
Tel. 037223310 E-mail [email protected]
EVENTO FORMATIVO: NURSING PERIOPERATORIO
FORMAZIONE, TECNICHE CHIRURGICHE E MANAGMENT
Ascoli Piceno 30-31 Maggio 2008
Segreteria: Cimarelli Letizia
Tel. 071 915085 E-mail [email protected]
Non costa nulla
Come previsto dalla legge 22 gennaio 1993 n° 9, la quale consente di destinare il
Tre per mille a qualsiasi Ente, nel compilare il modulo per il pagamento
dell’imposta generale sui redditi, destinate tale somma alla nostra Associazione.
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