Super stipendi di super sindaci da tagliare

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IL CAFFÈ
26 gennaio 2014
l’economia
Super stipendi di super sindaci da tagliare
Il salario del “borgomastro” di Winterthur fa scoppiare la polemica in tutta la Confederazione
L’intervista
Marco Borradori
sulla strategia di risparmio
del Municipio luganese
“Anche noi
rinunceremo
al 2 per cento”
FRANCO ZANTONELLI
Le finanze del Comune sono in
rosso e i sette municipali si
sono ridotti lo stipendio del
10%. È succeso a Winterthur e il
promotore del “beau geste” è
stato il sindaco democristiano
della città, il 48enne Michael
Künzle. Il quale guadagna la
bellezza di 270 mila franchi all’anno, ovvero 25 mila franchi in
più della sua collega di Zurigo,
Corinne Mauch, come ha fatto
notare la stampa svizzero-tedesca. Meno, però, del sindaco di
Basilea, il verde Guy Morin: che
ne intasca, ogni 12 mesi, 310
mila. Per non parlare dell’udc
Thomas Müller, che per guidare
l’esecutivo di Rorschach, 8 mila
e rotti abitanti nel canton San
Gallo, quindi poco più della popolazione di Chiasso, di franchi
ne porta a casa 209 mila. Per
tornare a Winterthur, nel 2014
dovrà risparmiare 47 milioni di
franchi, se vuole lasciarsi alle
spalle i conti in rosso.
Di conseguenza, visto che il risanamento toccherà pure i cittadini, con l’aumento di 5 punti
del moltiplicatore d’imposta, il
“sacrificio” cui si sono sottoposti dal primo gennaio i loro lautamente pagati governanti, finisce per diventare un atto dovuto. D’altro canto profumatamente retribuito non è, solo, il
sindaco Künzle, visto che anche
i suoi sei colleghi di Municipio
non se la passano male. Ognuno di loro, infatti, incassa ogni
anno 246 mila franchi. Tagliando questo sostanzioso monte
stipendi, il risparmio sarà di
174 mila franchi. Che, se si vuole, è poca cosa di fronte al rosso
di 47 milioni. Ma è pur sempre
meglio di niente. Insomma, in
alcuni casi è il gesto che conta.
Anche se a voler essere maliziosi non è forse casuale che l’annuncio dell’autoriduzione sia
avvenuto a pochi mesi dalle
elezioni. A Winterthur si voterà
in febbraio e Künzle ha già annunciato che intende ripresen-
POLTRONE
D’ORO
Il sindaco
democristiano
di Winterthur, il
48enne Michael
Künzle
tarsi, tentando questa volta la
carta della maggioranza borghese Ppd, Plr e Udc. Quindi
provando a lasciare a casa i
quattro esponenti rosso-verdi
che attualmente governano con
lui la città e che non hanno per
nulla gradito la manovra del
sindaco.
In Ticino
Intanto, mentre la campagna
elettorale entra nel vivo si scopre che oltre al sindaco e ai municipali saranno chiamati alla
cassa anche i dipendenti comunali di medio e basso livello.
Ovvero operai e impiegati. Saranno, per contro, risparmiati
coloro che ricoprono il ruolo di
quadri. “È certo - ha promesso
Michael Künzle - che i loro stipendi non li toccheremo. Questi collaboratori sono quelli
maggiormente sotto pressione
quando le finanze si trovano
nell’occhio del ciclone”. Come
adesso.
La necessità di risanare i bilanci
con cui si trovano confrontati
gli amministratori di Winterthur, riguarda, come è noto, anche diversi centri ticinesi.
Chiasso e Lugano in particolare. “Una delle cause è la crisi finanziaria, che ha comportato la
diminuzione degli introiti fiscali, provenienti da banche e fiduciarie”, ricorda il responsabile
della sezione cantonale Enti locali, Elio Genazzi. “Fino al 2011
- precisa - la situazione dei Comuni ticinesi era sostanzialmente sana, visto che in molti
casi il moltiplicatore d’imposta
era stato ridotto”.
Ma non tutti i Comuni se la
passano male, anzi. “Direi che
le realtà più piccole, grazie anche alla perequazione, stanno
meno peggio- precisa Genazzi . Però l’effetto perequativo, visto il non buon stato delle finanze dei centri più forti, tenderà a diminuire”.
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Le retribuzioni nei vari esecutivi, dagli 800 mila franchi a Lugano agli 80 mila di Giubiasco
Sono questi i “costi vivi” della politica
Dai quasi 800 mila franchi di Lugano, ai
neanche 80 mila di Giubiasco. È la paga
dei municipali nel loro complesso, il “costo
vivo” della politica. Che, Lugano a parte,
per le sei maggiori città cantonali non arriva a 300 mila franchi per municipio.
“È sempre difficile stabilire quanto retribuire sindaco e municipali, se puntare sullo slancio ideale o su una maggior remunerazione”, dice Andrea Bersani, sindaco di
Giubiasco, municipio tra i meno costosi
fra i centri medi ticinesi: 8.500 abitanti,
solo 78 mila franchi annui complessivi. E
precisamente: 16 mila per il sindaco, 12
mila per il vice-sindaco, 10 mila per tutti gli
altri.
“Lo slancio ideale è un’ottima cosa di per
se: soprattutto per chi crede che non si fa
politica per interesse, per lo stipendio. Ma
La novità
pone delle limitazioni se uno non svolge
una libera professione, se è un dipendente
di azienda ”, aggiunge Bersani. Come è stato il caso di Moreno Colombo, sindaco di
Chiasso, 8 mila abitanti. Impiegato di banca, per poter assolvere alla funzione di sindaco ha dovuto ridursi l’orario di lavoro e
s’è visto diminuire proporzionalmente la
retribuzione. Con soli cinque municipali,
sindaco compreso, il municipio di Chiasso
costa 204 mila franchi annui. “Quest’anno
ci siamo ridotti lo stipendio del 2%”, precisa Colombo. Per lui un’indennità di 48
mila franchi, per il vice di 42 mila, per gli
altri tre 38 mila. Nelle altre città, Mendrisio, Locarno, Bellinzona, Lugano, i sindaci
sono tutti avvocati-notai; possono dunque
conciliare più tranquillamente la libera
professione con l’impegno istituzionale.
A Lugano, 65 mila abitanti, il costo del municipio si avvicina agli 800 mila franchi,
con Borradori (vedi intervista a lato) che
guadagna la metà di quanto percepiva in
passato come Consigliere di Stato.
Per quanto riguarda la “trasparenza” nulla
da dire, visto che questi Comuni pubblicano le indennità dei municipali sul proprio
sito internet, nel regolamento cittadino.
Bellinzona, 18 mila abitanti, spende 267
mila franchi, di cui 55 mila per il sindaco,
37 mila per il vice e 35 mila per i municipali. Cifre analoghe anche per Locarno, 16
mila abitanti, che paga un po’ di più il sindaco, 66 mila franchi, 40 mila il vice e 33
mila i municipali. Infine Mendrisio, 15
mila abitanti, con una spesa di 212 mila
franchi, di cui 41 mila per il sindaco 31 per
il vice e 28 per i municipali.
c.m.
“È comunque un segnale forte
e importante, anche se è pur
vero che, rinunciando al 10 per
cento dello stipendio, non si risanano le casse comunali“. Il
sindaco di Lugano, Marco Borradori, apprezza il gesto del suo
collega di Winterthur, Michael
Künzle, e dei municipali della
località zurighese.
Ma voi, a Lugano, visto che,
stando al preconsuntivo, quest’anno avrete un deficit più o
meno analogo, non avete pensato a diminuirvi l’indennità
di carica?
“Certo, per il 2014 abbiamo deciso di decurtarci lo stipendio
del due per cento”.
A Winterthur hanno tagliato
in modo più pesante.
“Sicuramente il nostro è un importo inferiore, tuttavia bisogna tener presente che le volte
in cui, in Ticino, si è fatto qualcosa del genere, non si è mai
andati oltre il tre per cento”.
Il sindaco Künzle guadagna
270 mila franchi all’anno, a
quanto ammonta il suo stipendio?
“Io percepisco 125 mila franchi
all’anno, lavorando a tempo
pieno, mentre lo stipendio dei
municipali è di 110 mila franchi. E anche loro, me lo lasci
dire, sono impegnati, sostanzialmente, a tempo pieno”.
Sempre a Winterthur il suo
collega Künzle ha spiegato
che, diminuendosi la retribuzione, il Municipio ha contribuito ad evitare risparmi sul
personale. A Lugano intendete salvaguardare i posti di lavoro comunali?
“Noi abbiamo deciso di non
procedere ad alcun taglio del
personale. Piuttosto cercheremo di non sostituire i partenti
che, quest’anno, sono una quarantina. In sostanza nel 2014 la
massa salariale si ridurrà, senza dover ricorrere a licenziamenti”. f.z.
I galleristi d’arte italiani puntano sul Ticino
Lugano-tourism
Si aprono nuovi spazi espositivi e il mercato attira pure collezionisti e investitori
L’esperto
“Comprare un’opera da noi
è più vantaggioso
che altrove, ecco perché
anche chi colleziona
preferisce la Svizzera
Anche l’arte, dopo le imprese e i lavoratori, passa
la dogana. Si sposta verso nord, direzione Ticino.
Spinti dalla crisi, dalla pesante pressione fiscale,
e anche da un mercato stagnante, molti importanti galleristi italiani si stanno insediando sulla
piazza di Lugano. “La tendenza è in atto da tempo. C’è chi trasloca definitivamente e chi, pur
mantenendo la sede centrale in Italia, apre spazi
espositivi qui da noi”, spiega l’avvocato Dario Jucker, unico legale in Ticino specializzato in diritto
dell’arte. In via Nassa ha aperto già da un anno la
galleria di Gian Enzo Sperone, ritenuto uno dei
“mercanti” più importanti a livello internazionale. Sperone, in realtà, aveva già uno spazio nei
Grigioni. Non si sposta dalla sede di via Senato a
Milano, invece, la Galleria Tega. Soltanto il suo
fondatore, Giulio Tega, è venuto a vivere a Lugano. “Ma la nostra attività – racconta la figlia Eleonora – continua in Italia”. Nel frattempo, però, in
Ticino si stanno spostando diversi collezionisti. “
Perché acquistare un’opera d’arte in Svizzera è
molto più conveniente”, precisa Jucker: “Un’opera di un artista come Fontana, ad esempio, viene
a costare meno per effetto dell’Iva e di un’altra serie di spese che noi non abbiamo, contrariamente
ad altri Paesi”.
Ma chi compra un Fontana oltre che per passione
lo fa anche come investimento. E l’investimento a
Lugano, grazie a un’offerta articolata, ormai è possibile su diverse fasce di prezzo. “Noi ci rivolgiamo
Importanti “marchi” lasciano
la Lombardia e per gli affari
scelgono il centro di Lugano
a chi sino a oggi ha collezionato bei poster o belle
grafiche e vuole acquistare la sua prima opera
d’arte, un quadro piuttosto che una scultura, di un
giovane artista emergente”, spiega Igor Rucci ideatore e fondatore di Five Gallery: “Il nostro è un lavoro di talent scout che si rivolge a una fascia media, attorno a 10 mila franchi per opera. Sino a
oggi di galleristi italiani che puntano al nostro target non ne sono arrivati molti. Chi è giunto qui, e il
fenomeno è reale, è chi riesce a spostare opere di
nomi già affermati”. A livello nazionale il mercato
dell’arte resta molto vivace. Nonostante la crisi le
quotazioni hanno tenuto, come è emerso a ArtBasel: l’Asia ha ormai raggiunto importanti cifre nelle compravendite colmando la flessione in Usa. A
livello internazionale, poi, il fatturato dell’arte
contemporanea oscilla da qualche anno fra i 5,5 e
i 6 miliardi di franchi. L’opera d’arte, come sino a
qualche mese fa l’oro, è considerata un bene rifugio. Anche se poi, ribadiscono i galleristi, il vero
collezionista non guarda la quotazione ma l’insieme, la storia dell’artista, l’emozione.
Comunque sia, la crisi in Italia si è sentita. E il
calo d’acquisti, provocato dai nuovi strumenti
per la lotta all’evasione come il redditometro, ma
anche dalle alte aliquote dell’Iva e dell’ imposizioni fiscali, ha convinto molti a puntare sul Ticino. Ma, una volta fatto un acquisto che succede?
“Teoricamente – conclude Jucker – si può portare
l’opera in Italia. Pagando, naturalmente, i dazi di
legge. Ma chi si può permettere un certo artista
ha anche luoghi dove sistemare l’opera”. Lontano
dall’Italia.
m.sp.