In edicola Fr. 2.– / € 1,35 Le prove L’evento IL GIRO D’ITALIA INCORONA “RE” QUINTANA AL MUGELLO MARC MARQUEZ FA SEI SU SEI TELECOMANDO RADIO O WEB PER I MONDIALI A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 SCHIRA A PAGINA 29 La società Domenica 1. giugno 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura L’editoriale Anno XVI • Numero 21 Ti-Press La corsa Reuters Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 21 21 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) Uno choc contro l’indifferenza www.caffe.ch [email protected] TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] ALLE PAGINE 18 e 19 Superstipendi da tagliare LA POLITICA CHE ABDICA LILLO ALAIMO A noi questa dà la sensazione di una politica incartapecorita. Raggrinzita a forza di guardare al presente, perché timorosa e fors’anche incapace di pensare e immaginare ciò che potrebbe essere questo cantone, se solo la politica la smettesse di abdicare al proprio ruolo. Se solo la finisse di ululare alla Luna per farsi ascoltare e guardare dalla "pancia" dei cittadini. E non dalle loro teste. Oltre la “soglia” dei 240 mila franchi lordi, ecco i direttori strapagati degli enti pubblici Da mesi, se non da anni, tutto si è ingessato. Tutto sembra esser stato permeato da una demagogia politica che, come il più diffuso dei populismi, costruisce soluzioni "prêt à porter". Risposte facili facili a questioni complesse. E tutti, come raccontato in un servizio all’interno di questa edizione del giornale, si sono adeguati. Tutti a rincorrere il leghismo. Chi lo ha fotocopiato, chi lo ha fatto proprio mimetizzandolo, chi lo ha mutato in alcuni dettagli... Schifata, il consigliere di Stato Laura Sadis due settimane fa ha annunciato di voler lasciare a fine mandato questo palcoscenico politico. segue a pagina 11 MAZZETTA ALLE PAGINE 2 e 3 Il commento Ombre istituzionali e verità processuale LIBERO D’AGOSTINO L’allarme Paura in Ticino, gli spinelli “trattati” con sostanze nocive La politica La cronaca In fuga dal fisco si dà l’assalto alle cassette di sicurezza Ti-Press Lacca, vetro e altri veleni per spacciare più marijuana Ti-Press Il pizzino René Bossi © ilcaffè S arà stata la foga della requisitoria, ma il procuratore pubblico Antonio Perugini, nel processo contro Luigi Girardi, l’ex direttore del Lumino’s, è andato oltre le righe. Oltre le righe del legittimo e riconosciuto diritto di un imputato, in carcerazione preventiva, di difendersi anche attraverso la stampa. Oltre le righe di quella che è la funzione della pubblica accusa. Perugini ha severamente censurato Girardi per essersi messo in contatto col Corriere del Ticino ma, soprattutto, con il Caffè a Polizia, Comuni, cui ha raccontato “la sua” verità prostituzione..., sullo scandalo Lumino’s, rivea Gobbi tutti lando, peraltro, inediti retroscei progetti na politici. Nei diversi servizi vengon gobbi pubblicati dal nostro giornale, abbiamo sempre sottolineato che quella era la “verità” di Girardi, la sua versione dei fatti. Ciò non toglie che, da quel racconto, siano emersi molti elementi sui quali ci sarebbe da riflettere parecchio. Bene ha fatto, dunque, l’avvocato Elio Brunetti, che assieme al collega Filippo Gianoni difende Girardi, a ricordare al procuratore l’inammissibilità della sua “veemente censura contro la libertà d’espressione dell’imputato, che è uno dei diritti fondamentali garantiti anche da sentenze delle Corte europea dei diritti dell’uomo”. segue a pagina 11 Alle elezioni col paso doble tra Lega e Udc SPIGNESI A PAGINA 6 A PAGINA 7 A PAGINA 10 IL CAFFÈ 1. giugno 2014 3 L’inchiesta In Svizzera 778’000.-FR. 450’000.-FR. *250’000.-FR. BERNARDINO BULLA Direttore generale di BancaStato DANIELE LOTTI Direttore della Sopracenerina ROBERTO PRONINI Direttore dell’Azienda elettrica ticinese (Aet) *stima Disparità salariali da correggere e non si sa come Divide l’idea di usare come metro l’onorario dei consiglieri federali U Se i manager statali guadagnano di più dei propri ministri *270’000.-FR. Oltre la “soglia” dei 240 mila franchi lordi, ecco i direttori superpagati degli enti pubblici AZIENDA ELETTRICA TICINESE Non ci sono dati pubblici trasparenti. Per il direttore dell’Aet si stima una retribuzione attorno ai 250mila franchi. L’Aet sta incorporando la Società elettrica sopracenerina il cui direttore riceve circa 450 mila franchi annui. ENTE OSPEDALIERO CANTONALE Non viene resa nota la retribuzione del direttore dell’Ente Ospedaliero cantonale e dei vertici aziendali. La retribuzione è però superiore a quella di un Consigliere di Stato, (240mila franchi). Il governo, si assicura,conosce il reale importo. TICINO TURISMO Non ci sono dati pubblici. Ma il presidente di Ticino Turismo, Marco Solari, assicura però che il direttore percepisce una retribuzione che è “meno della metà della metà rispetto a quella del direttore di BancaStato”. D “Occorre distinguere fra chi opera come amministrativo e chi si confronta sul libero mercato” L’intervista stratura: 213mila per il procuratore generale, ad esempio. Appena più alta quella dei giudici del tribunale d’appello: 215 mila. In Italia si è parlato recentemente dei mega stipendi di Stato con la decisione del primo ministro Renzi di mettere il limite a 240 mila euro (293 mila franchi), pari all’indennità del presidente della Repubblica. Un principio che Claudio Generali, ex consigliere di Stato, ritiene discutibile e an- La proposta del socialista Raoul Ghisletta che un po’ populista: “Indipendentemente dal fatto che in Ticino non ci sono dirigenti che percepiscono uno stipendio superiore, ad esclusione di BancaStato”. Secondo Generali, ministro fra il 1983 e 1989, carica che lasciò per assumere la presidenza di una banca con uno stipendio di quattro volte superiore, si tratta piuttosto di adeguamento alle logiche del mercato. “Vogliamo avere dei dirigenti mediocri, allo- Nei Comuni “Servono nuove regole, stop ai mega stipendi nelle aziende di Sato” S SINDACALISTA Raoul Ghisletta, 52 anni, politico e sindacalista Vpod ì, bisognerebbe stabilire dei limiti salariali per i dirigenti delle aziende pubbliche”. Raoul Ghisletta, segretario cantonale del Sindacato Vpod, concorda sulla necessità di definire dei tetti nelle retribuzioni degli alti vertici del parastato: “Sarebbe il minimo da fare”. Qual è la situazione attuale? “Oggi non esiste una regola vera e propria per fissare le retribuzioni dei dirigenti nelle aziende pubbliche o del parastato. Ognuno fa un po’ come meglio ritiene opportuno”. Si pone, quindi, la necessità di avere qualche regola in più? “A me parrebbe logico. Non è normale che un dirigente di un’azienda statale percepisca una retribuzione superiore a quella di un Consigliere di Stato”. Che prende circa 240mila franchi. “Nominalmente. Si tratta di uno stipendio formalmente basso, ma in realtà è decisamente alto in quanto siamo di fronte ad una retribuzione che non prevede deduzioni pensionistiche. Dopo 16 anni il consigliere di Stato arriva al massimo previsto della cassa pensione”. Situazione a cui in passato lei aveva proposto di ovviare prevedendo le deduzioni pensionistiche. “Sì, ma la mia proposta è stata bocciata dal parlamento. Ora pare che se ne ridiscuta. Per avere un’idea reale dello stipendio dei ministri, quei 240 mila franchi bisogna moltiplicarli per due”. Quindi? “Quindi, come indicazione di massima, un direttore di BancaStato, ma anche quelli delle altre aziende pubbliche non dovrebbe guadagnare di più di un Consigliere di Stato. Ovvero, facendo il calcolo giusto del salario, attorno al mezzo milione di franchi. Un criterio che andrebbe parametrato anche a livello federale con le paghe dei consiglieri federali” Non c’è il rischio che così facendo, mettendo dei tetti alle retribuzioni, i dirigenti capaci scappino verso il privato? “Ma lasciamoli scappare”. Cioè? “Non mi sembra che le aziende pubbliche debbano assumersi così tali rischi, che debbano avere chissà quali professionalità. Quando si parla di salari di mezzo milione, mi pare che si possa pretendere persone normalmente competenti. Del resto si tratta di aziende che si muovono in un contesto locale”. c.m. Ti-Press Massima trasparenza a Banca Stato. Attesta sul web che nel 2013 sono stati pagati 2’521’201 franchi ai quattro membri della direzione generale. La retribuzione più alta all’interno della direzione è di 778mila franchi annui. ai 778mila franchi del direttore di BancaStato ai 450mila del direttore della Società elettrica Sopracenerina (Ses), ex gruppo privato ora in mano pubblica. Gli stipendi degli alti dirigenti del parastato fanno discutere. Soprattutto se superiori alla retribuzione dei Consiglieri di Stato, attualmente circa 240 mila franchi lordi annui (più un forfait di 15 mila per rimborso spese). Mentre nel pubblico impiego non c’è nessun alto funzionario che “sorpassa” la paga dei ministri, nelle aziende del parastato ognuna fa storia a sé. Ma solo BancaStato le rende note sul suo sito web: 2’521’201 quale retribuzione totale ai quattro componenti della direzione. 778mila vanno al direttore generale Bernardino Bulla. Retribuzioni semisconosciute per i vertici di altre aziende di Stato; le richieste del Caffè per sapere gli importi esatti si scontrano con un muro di gomma. La Confederazione, invece, col rapporto “Retribuzione dei quadri superiori di imprese e istituti”, rende note nel dettaglio le paghe dei propri manager. Nel frattempo in Ticino ha fatto discutere il caso del direttore della Ses Daniele Lotti, il “funzionario pubblico” più pagato di tutti, secondo la denuncia del deputato leghista Massimiliano Robbiani che ha interrogato il governo per sapere “se non considerava imbarazzante questa situazione”. La definizione di “funzionario pubblico” in verità è fuorviante, anche se la Ses è stata incorporata nell’Azienda elettrica ticinese (Aet) di proprietà del Cantone. Lotti era però il direttore di una società privata. La situazione è comunque paradossale, visto che il direttore dell’Aet percepisce uno stipendio stimato attorno ai 250 mila franchi, meno dei 450 mila del direttore della Ses, “tecnicamente” suo subordinato. In Ticino di tetto ai salari dei dipendenti pubblici se n’era discusso negli anni ’80. Allora si stabilì che la massima retribuzione dei dipendenti pubblici non dovesse superare quella dei ministri (che fra l’altro non pagano gli oneri pensionistici). Ai vertici delle retribuzioni statali c’è oggi la magi- Ti-Press 1 2 3 4 BANCA STATO CLEMENTE MAZZETTA Per i segretari poltrone d’oro U na retribuzione che si stima superiore ai 215 mila franchi per il segretario comunale di Lugano. Da vero City manager. Più del suo omologo del Comune di Milano, Ileana Musicò, che ha uno stipendio di 167 mila euro (pubblicato sul web). Ridotta l’anno scorso, la paga del segretario di Bellinzona, da 214 agli attuali 180 mila franchi. I massimi previsti per Locarno sono invece di 198 mila franchi e di 188 mila per Mendrisio. ra paghiamoli poco, ma se li vogliamo all’altezza della competizione internazionale, allora paghiamoli in linea con le retribuzioni del settore”, sostiene Generali che sottolinea un principio generale: “Laddove si tratta di un impiego pubblico in senso stretto, si può condividere l’idea di non retribuirlo più di un ministro. Ma se si tratta di una funzione economica, come per Banca Stato, i cui dirigenti non sono affatto strapagati, allora si accetti la logica di mercato”. La retribuzione al di sotto dei 240mila franchi, può quindi essere indicata solo per una funzione meramente amministrativa. “Ma non è un limite accettabile per chi deve lottare sul mercato e competere con i suoi pari – specifica Generali -. Se lo si paga un terzo di quel che lo paga il mercato, non si può poi pretendere di avere le migliori teste”. Ragionamento che non convince Graziano Pestoni, l’ex sindacalista segretario dell’Associazione difesa del servizio pubblico: “No, perché ci sono funzionari dello Stato, penso in particolare a quelli che lavorano nel fisco, che rinunciano ad offerte nel privato, dove riceverebbero paghe più alte, per una scelta di principi etici, per lavorare nel pubblico”. Insomma, non è solo la paga a fare la differenza. Pestoni suggerisce di modulare gli interventi caso per caso. “Per le aziende del parastato sarebbe meglio consentire al parlamento un controllo maggiore. Il Gran Consiglio dovrebbe discutere azienda per azienda garantendo così maggior trasparenza. Si tratta di un rafforzamento del ruolo dell’azionista, che giustamente dovrebbe mettere come tetto la retribuzione dei ministri. Retribuzione su cui si può ancora discutere”. [email protected] Q@clem_mazzetta Nel mondo In Europa In Danimarca, Olanda, Belgio e Spagna i dirigenti incassano l’equivalente di 80 mila euro, più i premi annui A Mosca L’amministratore delegato della compagnia petrolifera Rosneft porta a casa 50 milioni di dollari René Bossi © ilcaffè GIORGIO PELLANDA Direttore dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), *stima n Consigliere federale guadagna 440mila franchi l’anno. Il Ceo delle Ffs un fisso di 580mila a cui si aggiunge un bonus sul risultato aziendale. Nel 2013 il totale ha sfiorato i 950mila franchi. Sugli stessi livelli i soldi che entrano nelle tasche del Ceo della Posta. Il direttore generale della Ssr ha una retribuzione che si aggira sui 510mila franchi, mentre il Direttore della Finma si avvicina i 550mila. Cifre che sollevano più di un interrogativo. In Italia il premier Matteo Renzi ha lanciato una proposta. Nessuno deve potere portarsi a casa più del presidente della Repubblica, retribuito con 240mila euro. In Svizzera sarebbe possibile applicare una simile misura? “Trovo che sia una proposta iconoclasta - afferma il consigliere nazionale ginevrino del Plr Hugues Hiltpold-. Una persona va pagata secondo i suoi meriti e secondo le responsabilità che ricopre. È vero, a livello istituzionale qualche problema sorge, ma credo che i Consiglieri federali non guadagnino a sufficienza per il lavoro che svolgono”. Diversa è l’opinione di chi afferma che le retribuzioni degli alti dirigenti siano sproporzionate. “Certo, il problema esiste ed è sotto gli occhi di tutti - ribatte la parlamentare socialista Marina Carobbio -. Nello scorso novembre il popolo ha però rifiutato di porre un freno respingendo l’iniziativa 1:12 (il salario massimo in un’ impresa non può superare di 12 volte quello più basso, ndr). La votazione è ancora fresca, ma è presumibile che torneremo sul tema proponendo soluzioni di diverso tipo per eliminare questa distorsione”. Il successo della proposta Minder sembrava avere ringalluzzito chi ritiene che anche i dirigenti delle grandi aziende pubbliche guadagnino troppo. Poi però la bocciatura dell’iniziativa della sinistra 1:12 ha raffreddato i loro entusiasmi. “Ci vuo- Dalle Poste alle Ferrovie, compensi diversi nell’Ue La danarosa Russia sorpassa tutti i Paesi ma non l’America I salari dei manager pubblici sono una jungla, una ramificazione fitta di norme che si aggrovigliano attorno a regole ed eccezioni, che neppure l’Unione europea è riuscita mai a disboscare. E se l’Italia vuole mettere il tetto a 240 mila euro, non è così, ad esempio, in Francia. Il presidente delle ferrovie Sncf percepisce uno stipendio di 450 mila euro, e riesce pure ad “arrotondare” visto che fa anche parte del consiglio d’amministrazione di quattro società. Non se la cavano male neppure i massimi dirigenti della Network Rail, l’azienda inglese che gestisce l’infrastruttura ferroviaria: hanno incassato in sterline l’equivalente di 1,5 milioni di euro. Praticamente quanto guadagnava il direttore generale delle Poste italiane, che comunque era molto, ma molto al di sotto del suo omologo a capo della Deutsche Post, che l’anno scorso si è portato a casa 5,22 milioni di euro. Da 1,8 milioni a 1 milione hanno incassato invece i manager alla guida delle poste britanniche. Ma sono gli Stati Uniti il Paese dove i manager statali guadagnano di più. Il loro livello retributivo, che spesso è legato ai ri- sultati, resta altissimo. Anche se c’è da considerare la dimensione delle aziende che devono guidare. È la Russia però il Paese che in questi anni ha visto i manager pubblici superare le retribuzioni di quelli del settore privato. Secondo una classifica pubblicata da Forbes, Igor Sochin, ex agente segreto e dal 2004 amministratore delegato di Rosneft, compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo, ha guadagnato 50 milioni di dollari. Un po’ meno la paga di Andrei Kostin, direttore generale della Vtb Bank, colosso della finanza di Mosca, controllato per il 60,9 per cento pure dal governo russo: la sua busta paga è l’equivalente di 35 milioni di euro. Dieci in meno rispetto al presidente di Gazprom, la più grande compagnia di gas russa che distribuisce energia in diversi Paesi d’Europa. Nella media dei Paesi Ocse, prima della decisione del governo Renzi, erano proprio gli italiani a guadagnare di più. In media oltre mezzo milione di euro l’anno, quasi tre volte la media Ocse, dove al secondo posto per i dirigenti più ricompensati c’era la Nuova Zelanda, seguita da Francia e Germania. Alla media di 80 mila euro, più premi vari, si allineano i massimi dirigenti pubblici di Danimarca, Olanda, Belgio e Spagna. m.sp. Freysinger: “ Ci vuole equilibrio. Non sono scandalosi i Ceo retribuiti bene, ma i politici sottopagati negli esecutivi ” le più equilibrio - avverte Oskar Freysinger, ministro udc vallesano -. È vero che dei Ceo di grandi aziende, anche parastatali, guadagnano cifre molto alte ricoprendo ruoli di grande responsabilità. Lo stesso vale però anche però chi è in un esecutivo. Anche lui ha impegni importanti, eppure guadagna molto meno. Sarebbe auspicabile che potesse vedere la sua retribuzione aumentare di conseguenza”. C’è chi poi ne fa una questione di principio. “Nessun dirigente pubblico dovrebbe guadagnare più di un Consigliere federale - afferma il vallesano Christian Van Singer, deputato nazionale dei Verdi -. Trovo assurdo che un “dipendente” abbia uno stipendio superiore rispetto a quello del suo “capo”. Fosse solo per questo aspetto, trovo la proposta italiana interessante”. C’è, inoltre, il rischio di cadere negli eccessi che si riscontrano altrove, come osserva l’Udc vodese Guy Parmelin. “Di certo non dobbiamo arrivare ai livelli degli Usa, dove si distribuiscono retribuzioni assolutamente fuori da ogni logica ai grandi funzionari - afferma il deputato democentrista-. Credo, però, sia giusto che un manager che sa fare il suo lavoro e che fa guadagnare ad una regia federale, e quindi alla collettività, sia retribuito di conseguenza. Immaginiamo solo per un momento se per una questione di principio mettessimo un tetto alle paghe in questi posti chiave. Ci troveremmo che ad occuparli sarebbero persone che non hanno le capacità necessarie”. Le persone giuste al posto giusto dunque, ma anche la preoccupazione che le stesse non siano retribuite in maniera eccessiva. Se da un lato vi sono segnali assai critici per gli stipendi troppo onerosi, dall’altro si sottolinea pure la necessità di avere professionalità adeguate per gli incarichi di alta responsabilità. Un confronto che, inevitabilmente, si riproporrà ancora nel dibattito politico nazionale. o.r./m.s. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 4 mondo LE MAPPE Il voto Oltre 100 imprese elvetiche guardano al dopo voto. L’ambasciatore svizzero: “Qui c’è un potenziale enorme” LUIGI BONANATE L’appello del Papa in Terra Santa riavvia il dialogo LE ELEZIONI IN EGITTO Abdel Fattah al Sisi 96.9% di voti Hamdine Sabbahi 3.1% di voti 25 milioni Votanti Reuters 40% degli aventi diritto Nota: i dati ufficiali verranno comunicati solo entro i primi giorni giugno Fonte: quotidiano Al Ahram, Alta Commissione elettorale Egitto L’Egitto alla ricerca di stabilità Il Paese in ginocchio si aggrappa a Sisi, ultima speranza per il riscatto VALENTINA SAINI dal Cairo Un tempo l’Egitto era uno dei paesi più turistici del mondo. Oggi per le strade del Cairo di turisti se ne vedono pochi, ma in compenso ci sono tantissimi poliziotti, armati fino ai denti. Nelle strade che conducono a Piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione che nel 2011 portò alla caduta del presidente Mubarak, si vedono barriere di filo spinato. Elicotteri militari volano a bassa quota nel cielo offuscato dallo smog. È in questo clima che si sono appena svolte le elezioni presidenziali egiziane. Il vincitore è Abdel Fattah Al Sisi, l’ex capo delle forze armate diventato, con oltre il 96% dei voti, nuovo presidente del più importante Paese del mondo arabo. La sua vittoria non è affatto una sorpresa. L’unico concorrente era il socialista Hamdin Sabahi, con meno carisma, agganci e un budget per la campagna elettorale risicatissimo. Se poi si aggiungono i media addomesticati e la durissima repressione di ogni opposizione, si capisce quanto l’esito del voto fosse scontato. Il vero vincitore però non è stato l’ex generale, ma l’astensionismo: bassa l’affluenza, il 40 % degli aventi diritto al voto, gran parte degli egiziani ha scelto il “partito del divano”, l’hizb al kanaba, ed è rimasta a casa a guardare la tv. “Tanti sono rimasti a casa perché davano già per scontata la vittoria di Al Sisi – dice a Il Caffè Marco Alloni, scrittore di Mendrisio residente al Cairo da 17 anni, e autore del romanzo di ambientazione egiziana Shaitan (Imprimatur). – Altri invece, soprattutto i giovani rivoluzionari, si sono astenuti per protestare contro delle elezioni che hanno definito una farsa”. Il neo-eletto presidente ha davanti a sé un cammino a dir poco accidentato. La scarsa affluenza dimostra che gode di un sostegno popolare minore di quanto comunemente si creda. E l’Egitto attraversa ormai da tre anni una dura crisi economica. “Gli affari I turisti sono spariti dal Cairo e manca il lavoro soprattutto per i giovani sono calati tantissimo – racconta sorseggiando un tè alla menta Hamdi, direttore di un hotel del centro – non abbiamo prenotazioni da mesi. Conosco tanta gente che, lavorando nel turismo, aveva comprato una macchina nuova, aveva iscritto i figli alle scuole private. Oggi non se lo possono più permettere. Abbiamo bisogno di sta- bilità, ecco perché ho votato Al Sisi”. In effetti il debito pubblico e la disoccupazione sono fra i pochi valori in crescita dell’economia egiziana. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, la popolazione è passata da 78 milioni nel 2010 a 84 nel 2013. E con una crescita del Pil crollata dal 5% del 2010 all’1,8% del 2013, il Paese non riesce a generare occupazione sufficiente ad assorbire l’offerta di forzalavoro, e a offrire speranze a una popolazione molto giovane (l’età media è di 24 anni) e sempre più frustrata. Eppure sono in molti a credere che l’Egitto sia il “gigante addormentato” della regione. Lo conferma pure l’ambasciatore svizzero a Il Cairo, Markus Leitner, che Il Caffè ha incontrato in un’ ambasciata, che è un’isola di calma nel caotico centro della capitale. “L’Egitto ha un enorme potenziale, ma deve trovare il modo di sprigionarlo – spiega –. La sua posizione geografica è ideale per renderlo un vero IL SIMBOLO Grande festa in centro al Cairo dopo l’elezione plebiscitaria dell’ex generale Fattah Al Sisi Reuters hub commerciale e logistico. È la maggior economia di mercato araba, quindi se un’azienda vuole fare affari in Medio Oriente dovrebbe farli qui e ora. Non è un mercato facile, ma se lo si conosce si può certamente avere successo”. E gli svizzeri sembrano averlo capito da tempo: le aziende rossocrociate in Egitto sono un centinaio, fra produttori, distributori e uffici di rappresentanza. Il settore alimentare è quello che tira di più: basta pensare che nel Paese operano due colossi come Nestlé ed Hero. Del resto l’amore degli elvetici per l’Egitto è di vecchia data. A scoprire il sito di Abu Simbel, patrimonio dell’Unesco e meta obbligatoria per ogni turista, fu il losannese Johann Ludwig Burckhardt, nel 1813. Ancora, a pochi passi dall’ambasciata svizzera, nella centralissima piazza Talaat Harb, sorge la pasticceria Groppi, simbolo del Cairo degli anni d’oro, quando grazie all’apertura del canale di Suez l’Egitto conobbe un boom senza precedenti. A fondare la pasticceria fu Giacomo Groppi, che nel 1884 lasciò Rovio per cercare fortuna in Egitto. E la trovò. Aprendo vari locali fra Alessandria e la capitale, Groppi lasciò un segno nell’immaginario dell’alta borghesia egiziana. Si racconta addirittura che, all’inizio del secolo scorso, una proposta di matrimonio non valesse niente se non si faceva da Groppi. Dagli anni ’80 la gestione non è più in mano alla famiglia Groppi, e bisogna dire che il suo splendore si è un po’ appannato. Ma la pasticceria è sempre lì, in attesa di rifiorire. Insieme all’intero Egitto. Ci sono delle parole che dette equivalgono a compiere l’azione che descrivono. Un ormai dimenticato ma affascinante filosofo inglese, John L. Austin, poco più di mezzo secolo fa, aveva coniato una bella formula: come fare delle cose con le parole. È esattamente questa la strategia che papa Francesco sta adottando in questi suoi (quasi) primi passi nella politica internazionale. “Venite a Roma a pregare con me per la pace, l’8 giugno”, ha detto alle massime autorità israeliane e palestinesi, dopo aver dato vita ad alcuni gesti spettacolari e inattesi, eloquenti anche se muti. Del tutto fuori cerimoniale, Francesco ha voluto appoggiare la fronte contro il Muro di separazione costruito da Israele per tenere lontani i palestinesi. Un gesto che equivale a una condanna della sua presenza, lungo i suoi 700 km. Ha fatto la stessa cosa al Muro del pianto, cui ha affidato la sua preghiera dopo che si era incontrato con gli ultimi rappresentanti delle vittime dell’Olocausto, ricordando ai palestinesi che nessuno al mondo può irridere la tragedia del popolo ebraico. È stato come se il papa volesse far capire a tutti che erano in fondo ugualmente vittime di ingiustizie storiche che è ormai necessario superare. Due gesti che sono ad un tempo un omaggio e una provocazione che si incrociano: non si può approvare l’atteggiamento arrogante di Israele che divide i territori e ogni giorno costruisce nuovi insediamenti umiliando i palestinesi; non si può ammettere che una parte (significativa) del mondo islamico continui a negare a Israele non solo il riconoscimento della sua terribile storia, ma il diritto a esistere là dove è. Mescolando, per così dire, le carte, al termine di questo abile tragitto, papa Francesco ha calato il suo asso, giocando sul tavolo teologico (il suo) una carta dal fortissimo sapore politico. Che il conflitto israelo-palestinese sia ancora aperto, e la ferita rischi di farsi insanabile, è la preoccupazione che ha spinto il papa a una proposta che se fosse partita da Roma non avrebbe stupito nessuno. E che sarebbe risultata l’ennesimo vuoto appello rituale, ma è stata pronunciata sulla terra dei due avversari, considerati quindi su un piede di parità, che non hanno potuto fare finta di non averla sentita. Un vero scossone da cui potrebbe discendere la ripresa di un dialogo il cui sbocco finale è in fondo inevitabile e prevedibile. Ma il cui percorso rischia di provocare ancora dolore e morte. La proposta di Francesco è: due sono i popoli e le loro religioni; che abbiano dunque due patrie. Non è la “prima scelta” per nessuna delle due parti, ma è l’unica che possa essere accettata da entrambe. LA FORMA DEL DINAMISMO. IS 300h: CON LEASING LEXUS PREMIUM AL 3,9 %, CHF 443.–*/MESE. 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Un abbInamento InnovatIvo. la bmW SerIe 3 toUrIng. effettUate ora Un gIro dI prova. piacere di guidare IL CAFFÈ 1. giugno 2014 6 attualità I CONTROLLI La maggiore vigilanza sulle cassette delle banche, ha fatto fiorire il business dei privati Il caso 1 2 3 45 LE REGOLE I PRIVATI I PREZZI I PUNTI FRANCHI Nella piazza finanziaria ticinese si contano circa 50 mila cassette di sicurezza solo nelle banche. La metà circa sono di proprietà dell’Ubs, un’altra buona fetta è del Credit Suisse. Nelle banche le cassette di sicurezza sono collegate a un conto; ma ora sulla gestione e la concessione delle cassette le banche sono più rigorose Sono diverse le società private che offrono cassette di sicurezza slegate dai servizi bancari. Anche società di spedizione e persino di traslochi offrono cassette. I canoni delle cassette variano secondo le dimensioni. In banca si parte da circa 100 franchi per quelle piccole e si arriva sino 4’000 per quelle più grandi. A Chiasso e Stabio in Ticino, ma il più grande è a Ginevra. Ci sono cassette di sicurezza e stanze blindate che sottostanno a un regime speciale di tassazione. Keystone LE CASSETTE Il fenomeno L ì stanno al sicuro. Lontano da occhi indiscreti, e non si devono neppure pagare le spese per un conto in banca. In Ticino “ci sono le cassette di sicurezza degli alberghi piene di soldi”, diceva in un’intercettazione telefonica Giovanni Berneschi allo “spallone” di un cliente. Berneschi non è un signore qualsiasi: è l’ex presidente di Banca Carige e vicepresidente dell’Associazione bancaria italiana, finito in carcere nell’inchiesta sui fondi sottratti all’istituto ligure che ha coinvolto anche il legale luganese Davide Enderlin. Dallo scandalo Carige emerge, dunque, pure il grande business ticinese della cassette di sicurezza, ultimo rifugio “off shore” per chi vuole nascondere i propri capitali. Ultima spiaggia perché le banche con la strategia del “denaro pulito” da tempo hanno stretto i cordoni e pure i fiduciari sono diventati più prudenti. Adesso chi vuole far “sparire” i suoi beni, ripiega sulle cassette di sicurezza. Soprattutto quelle gestite da L’ultimo rifugio “off shore” degli evasori in fuga dal fisco Nell’indagine Carige affiora il business cassette di sicurezza società private, perché anche con le cassette per custodire valori le banche sono ora molto più attente. Società che stanno nascendo in Ticino, affiancandosi ad imprese di spedizione o di traslochi, che offrono pure questo servizio. Pochi controlli e buoni affari per tutti. Da Agno una società di questo tipo dal suo sito web promette “privacy assoluta e discrezione”per il servizio, garantendo inoltre : “Non soggetto a nessun tipo di scambio dati con altri Paesi”. I prezzi sono allettanti: da 480 a 3’200 franchi l’anno. Un analogo società di Lugano, invece, precisa che il servizio non ha “nessun collegamento con Finma (l’autorita federale di vigilanza sul mercato finanziario, ndr), e il diritto internazionale”. Un’offerta assolutamente legale. Anche se diversa da quella delle banche (in Ticino dispongono di 50 mila cassette), che invece im pongono precise regole. “Da noi non esiste una relazione senza conto corrente abbinato. Anzi i costi della cassetta di sicurezza vengono addebitati sul conto spiega Giovanni Crameri, responsabile di Ubs in Ticino - proprio perché vogliamo, giustamente, rispettare tutte le regole”. Le banche, insomma, non vogliono più rischiare. “Nessuna cassetta senza conto, è una direttiva - faprecisano alla Bsi di Lugano - che si applica da tempo, senza alcuna deroga”. E sui conti vige ormai la regola del denaro pulito. Ma con le cassette gestite dai ptivati, che potrebbero essere usate anche dagli evasori fiscali, sorge un altro problema. “Siamo davanti a un vuoto legislativo”, spiega l’avvocato Paolo Bernasconi, docente di diritto penale dell’economia: “Sistemando i capitali in una cassetta di sicurezza si prende in consegna un deposito e, dunque, siamo davanti a una procedura che dovrebbe sottostare alle norme antiriciclaggio”. Siamo quindi sul filo della legalità, perché custodendo beni di terzi, i privati che hanno cassette di sicurezza, do- vrebbero avere un’apposita autorizzazione. Tuttavia, mancando una base legale , la situazione può essere letta anche diversamente. Resta il nodo dei controlli: come fa un’autorità fiscale a sapere cosa ci sia dentro le cassette, quali valori sono custodito? Dopo la firma di trattati antiriciclaggio e antifrode fiscale, il problema resta aperto. Poi ci sono le cassette nei punti franchi di Chiasso e Stabio. Ma qui, dopo le direttive impartite da Berna, i controlli sono ora più serrati. L’ultimo giro di vite l’ha dato il Tribunale federale. I giudici hanno stabilito che l’Amministrazione delle dogane aveva la facoltà di accertare eventuali irregolarità su una collezione di quadri, esposti in una mostra, di un albergatore zurighese. La collezione era stata conservata per anni nel caveau del punto franco di Zurigo affittato da una galleria d’arte. Per i funzionari, quelle 78 opere, valore circa 6 milioni di franchi, sarebbero state trasferite fuori dalla zona “free” senza il pagamento regolare dell’ Iva e di altri tributi. m.sp. & * " ) , ’ # ( , * % $ ( & & ! . %(311+66+ /44/(.+ 35’ 45+663 / 4928/ :+2*/8’ 9,-(/’0/) ’5 09+ !;+6 :94* ’5 +00’:/68’ :*>? %8=.31’ ’5 +2853 ::+( #[email protected] ’5 "3 %4+((./3 :2>? 7’,%1B31% ’5 #’6/ :(>C -.%883 $/6835’28+ "’ &+5’2*’ :2CC "@,%13 $/=’7.37. .1)370%B.31. 8@ AAA68A.88/386&-;50@ !31,.3 IL CAFFÈ 1. giugno 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualita Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Diego Fasolis Cleto Ferrari Complimenti al Maestro. Al direttore del Coro della Rsi e anima del complesso “I Barocchisti”, è stato assegnato il premio 2014 della Fondazione del centenario della Banca della Svizzera Italiana. Ha anticipato anche il Consiglio di Stato. Prima ancora che il messaggio sulla tassa per il sacco dei rifiuti ottenesse il sì del governo, il collaboratore del ministro Zali lo ha presentato al Consiglio comunale di Gambarogno 7 Ansia e paura per gli “spinelli” che provocano nausea. L’erba è trattata con sostanze nocive. Per darle brillantezza dopo che è stata ripulita dalla resina Ti-Press L’allarme Cosa succede 1 2 3 IL TUMBLER È una sorta di “centrifuga” che fa precipitare una parte della resina che ricopre la pianta essicata, e permette di recuperare hashish di ottima qualità, ma impoverisce gli ingredienti della canapa. IL TRATTAMENTO Per restituire un’apparenza di qualità la marijuana viene trattata, tagliata, con lacche, polveri di vetro, acetato di piombo, ammoniaca o lacca per i capelli. IL TESTING Tramite cromatografo è possibile analizzare le sostanze contenute nella marijuana. Usato da una decina d’anni a Berna e Zurigo, il testing non è effettuato in Ticino. 4 5 LA MOZIONE Anche in Ticino con una mozione in parlamento si era chiesta quattro anni, l’introduzione del “ testing” per le sostanze stupefacenti. Una mozione rimasta sinora inevasa. IL MERCATO Secondo le ultime stime si valuta in Svizzera la presenza di oltre mezzo milione di fumatori di marijuana più o meno regolari, con una domanda in crescita. Vetro, lacca e altri veleni per vendere più marijuana D MICHEL VENTURELLI * ieci anni fa c’era anche la Svizzera fra i principali Paesi produttori di marijuana europei. Oggi sono l’Albania, la Spagna e l’Olanda. “La qualità peggiore è quella che arriva dall’Albania”, spiega Francesco, che il mercato ticinese contribuisce ad alimentarlo. “Molto meglio - aggiunge - sarebbero le varietà coltivate in Spagna e Olanda, se non fosse che spesso, prima di arrivare in Svizzera, la merce è trattata con un tumbler”. Un apparecchio utilizzato per far precipitare una parte importante della resina che ricopre la pianta essicata. Con la resina così recuperata chi gestisce il traffico produce hashish di ottima qualità, che poi esporta per la vendita al dettaglio a prezzi esorbitanti. L’affare è grosso. Molto grosso. Il problema è che un’erba a cui è stata tolta la resina cambia aspetto. Non brilla più e i consumatori se ne accorgerebbero. Per restituirle l’aspetto originale i grossisti cospargono così la marijuana con varie sostanze, tra cui lacche e polveri di vetro. Lacche e polveri che il consumatore inala fumando spinelli. Così è gran parte dell’erba oggi reperibile sul mercato nero. A volte le cose vanno male e tra i consumatori si scatena il panico. Anche in Ticino, dove viene spacciata un’erbaccia che fa star male chi la fuma. Un’erba molto “pesante” e molto compatta “che probabilmente è stata trattata dal produttore o dall’importatore dice Luigi, che ne ha comperato mezzo chilo per la rivendita al dettaglio -. Sono stato con un amico da un grossista che rifornisce molti piccoli rivenditori del Luganese e del Mendrisiotto. Ci ha venduto un’erba fatta apposta per lo spaccio in strada, 500 grammi li abbiamo pagati circa 2’000 franchi”. Il prezzo di mercato era buono, il problema è che l’erba non lo era. “Già preparando le buste ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava. Al contrario del solito era molto compatta - precisa Luigi -. I problemi veri sono iniziati quando i nostri clienti hanno cominciato a stare male, lamentando nausee, forti mal di testa, tosse, vomito, e altri disturbi”. Si ripete l’allarme lanciato nell’aprile del 2010, quando i quotidiani ticinesi riportarono la notizia diffusa dal servizio antidroga della polizia: “Nell’ambiente dei consumatori ticinesi vi è preoccupazione per qualche malore e per alcune segnalazioni di marijuana tagliata con sostanze pericolose, dannose per la salute. Si parla di canapa intinta in acetato di piombo, trattata con zucchero, ammoniaca o lacca per i capelli. Tutto ciò per aumentarne il peso e il profumo…”. Ma la richiesta del mercato è talmente grande – in Svizzera si stima che ci siano oltre mezzo milione di fumatori più o meno regolari – che l’offerta di marijuana di buona qualità non è mai abbastanza e produttori e importatori ricorrono ad ogni astuzia per rispondere alla domanda ed ingigantire i profitti. “La qualità sta peggiorando costantemente da diversi anni - sottolinea Luigi -. L’unico modo per essere sicuri di fumare marijuana decente è quello di rivolgersi ai produttori locali, che però la rivendono solo in giri chiusi, esclusivi, e mai in grandi quantitativi. Un’altra possibilità è di prodursela da soli, ma non tutti possono farlo e, va ricordato, che la pressione della polizia è grande”. Insomma, quando tutti sembrano preoccuparsi per gli alti tassi di Thc (uno dei principi attivi della cannabis), emerge che il rischio maggiore per la salute è principalmente dovuto alle manipolazioni che subisce la marijuana venduta sul mercato nero. Questo anche perché in Ticino, a differenza di Berna o Zurigo, non esiste un laboratorio ufficiale dove il consumatore può portare le sostanze stupefacenti ille- L’intervista “È gali per farle analizzare, con un apposito “testing”. Così, le stesse autorità spesso neppure si accorgono che circolano stupefacenti che presentano rischi particolari per la salute. Anche per ovviare a questi pericoli diversi gruppi, istituzionali e non, in alcuni cantoni e città svizzere chiedono un progetto pilota per la produzione e il consumo di cannabis ricreativa. L’erba così prodotta e controllata permetterebbe di proteggere meglio i consumatori. *criminologo Gli scenari futuri visti da Max Hoffman, segretario della Federazione funzionari di polizia chiaro che se il mercato cresce, cresceranno anche le attenzioni dei gruppi criminali”. Max Hoffman, segretario nazionale della Federazione svizzera funzionari di polizia, ventimila iscritti, è scettico sulle diverse ipotesi che si sono inanellate nel tempo per proporre di liberalizzare o legalizzare in qualche modo la canapa. Una misura è già scattata: le multe disciplinari per chi viene trovato a fumare uno spinello. Funzionerà? “Non abbiamo ancora risultati concreti. Bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo. Il dubbio resta quello che avevamo sollevato prima dell’approvazione della nuova norma”. Cioè? “Un business che alimenta l’illegalità” “Il fatto che quando viene multata una persona i dati non vengono registrati. Questo, naturalmente, non ci consente di svolgere indagini approfondite, cioè di risalire dal consumatore allo spacciatore, sino a giungere progressivamente al trafficante in cima alla piramide”. A San Gallo e Neuchâtel un’iniziativa del genere era già stata avviata anni fa. Che effetti ha avuto? “Bisogna intendersi quando si parla di misure per strappare il mercato della canapa ai trafficanti. Al di là di quanto accaduto sino ad oggi, dobbiamo domandarci quale sia il sistema migliore. Io resto convinto del fatto che se anche il mercato diventasse legale ci sarebbe comunque qualcuno che andrebbe a comprare la canapa in quello clandestino a prezzi magari più bassi”. La legalizzazione non la convince dunque? “Ho pure dei dubbi sul piano morale ed etico. Può lo Stato, mi chiedo, consentire la vendita di queste sostanze?”. m.sp. La ricerca Dall’esame delle acque delle città europee, l’analisi su come cambia il consumo di stupefacenti Zurigo e Londra sono le capitali della coca N elle principali aree urbane europee, svizzere comprese, ogni giorno si “sniffano” 832 chili di cocaina. C’è Zurigo, insieme a Londra, Anversa e Amsterdam, in cima alla classifica del consumo con 1,6 chilogrammi al giorno ogni mille abitanti. Tra le prime dieci città ci sono pure Basilea e Ginevra. Il dato emerge dal più esteso monitoraggio sul consumo di droghe mai effettuato in Europa, analizzando per una settimana simultaneamente le acque reflue di 42 città. I risultati sono stati presentanti martedì scorso a Lisbona col rapporto 2014 dell’Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze (Emcdda). Per la Svizzera le analisi sono state effettuate dall’Università di Basilea e dall’Istituto di ricerca Eawag di Dübendorf, che le ha estese, oltre a Zurigo, anche ad altri centri come San Gallo, Basilea, Ginevra e Berna. Quello che emerge dalle analisi è che la Svizzera resta uno dei Paesi, con Spagna, Inghilterra, Belgio e Olanda, dove si spaccia e si usa più cocaina. Ma è in crescita pure il consumo di ecstasy. Zurigo condivide il primato delle “pastigliette” con Londra, Amsterdam, Eindhoven e Utrecht. Sempre per l’ ecstasy, San Gallo per consumo si avvicina molto alla me- dia di Zurigo, mentre si piazza al dodicesimo posto nella classifica europea per la cocaina. Classifica che vede al nono posto Basilea, al decimo Ginevra e al quindicesimo Berna. Lo scopo della ricerca era di analizzare, usando un protocollo scientifico comune, i consumi delle principali droghe rintracciate nelle acque reflue, per tracciare i mutamenti nei profili dei consumi o individuare la presenza di nuove sostanze. “Le numerose applicazioni disponibili - ha spiegato Sara Castiglioni, a capo dell’unità di ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano - hanno infatti dimostrato che questo metodo è in grado di fornire regolarmente dati più aggiornati rispetto alle indagini epidemiologiche effettuate a livello nazionale a cadenza annuale o biennale”. C’è da ricordare che proprio l’Istituto Negri sino a due anni fa ha monitorato anche le acque reflue di Lugano. Allora era emerso che il consumo era di 6,2 dosi di cocaina al giorno per mille abitanti, 3,3 dosi di eroina e 53 di cannabis. Un andamento del consumo simile per certi versi a quello di città come Londra e Milano. La città lombarda nel rapporto 2014 risulta in calo per il consumo di droghe, eccetto che per la cocaina. m.sp. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 8 attualità La storia Durante la Seconda guerra mondiale nel Canton Lucerna c’era un campo di prigionia. Lo comandava un ufficiale con simpatie naziste. Qui erano internati diversi piloti Usa. 70 anni dopo quella terribile esperienza, hanno ricevuto una medaglia. Come il colonnello Jim Misuraca Violenze e sevizie nel lager svizzero del capitano Béguin FRANCO ZANTONELLI R ESERCITO DISONORATO PER LA CORTE MARZIALE Le baracche di Wauwilermoos, nella foto sopra, erano piene di pidocchi e topi. Nel 1946, Béguin, nella foto al centro, è finito davanti alla corte marziale con dure accuse. È stato condannato per aver disonorato la Svizzera e il suo esercito. iempivano il cuore di tenerezza quegli otto reduci della Seconda guerra mondiale decorati, lo scorso 13 aprile, nell’auditorium del Pentagono a Washington con la “Prisoner of War Medal”, quale riconoscimento per le sevizie subite in un campo di prigionia svizzero. Tutti quanti erano passati da Wauwilermoos, un vero e proprio lager, situato nel Canton Lucerna e comandato da una sorta di psicopatico, con simpatie naziste: il capitano André Béguin. Quegli otto cui è stata appuntata al petto una medaglia, con 70 anni di ritardo, appartenevano ad un gruppo ben più grande, di 143 aviatori, pure loro transitati da Wauwilermoos. Si sono fatti ritrarre al Pentagono, chi appoggiandosi a un bastone, chi a un deambulatore, accanto all’attuale comandante della Us Army Air Forces. Tra essi c’era l’allora tenente colonnello Jim Misuraca, oggi 93 anni, che al portale Florida Today ha raccontato la sua storia di detenuto nella Confederazione. “In Svizzera puntualizza -non in Giappone o in Germania”. Come dire che costretto, per un guasto, ad atterrare nel 1944 in Svizzera col suo bombardiere B-24 , si riteneva al sicuro. In effetti, in un primo momento, Misuraca venne sistemato insieme ad altri commilitoni in un albergo. Da dove, tuttavia, riuscì a fuggire perché voleva combattere nelle fasi finali del conflitto. Al confine con la Francia venne, però, riacciuffato. E, per punizione, inviato in quel campo del Canton Lucerna. A Wauwilermoos l’ufficiale americano fece la conoscenza del capitano Béguin. “Una vera e propria canaglia, con simpatie naziste”, lo definisce ancora oggi. IL REDUCE Il colonnello Jim Misuraca, che oggi ha 93 anni e vive da tempo in Florida La prigionia Il campo Il capo I prigionieri La medaglia WAUWILERMOOS DEGRADATO IL REGIME A WASHINGTON GLI UFFICIALI Durante la Seconda guerra mondiale era operativo a Wauwilermoos, nel Canton Lucerna, un lager Al comando del campo il capitano André Béguin, che dopo la guerra è stato processato e condannato a 3 anni e degradato Ai prigionieri, in gran parte alleati, secondo le testimonianze emerse, erano riservate condizioni disumane A otto reduci è stata appuntata la“Prisoner of War Medal”, per “i sacrifici patiti nel campo di Wauwilermoos” Il colonnello Jim Misuraca e il tecnico Dan Culler hanno raccontanto la loro drammatica esprienza in Svizzera E, poi, riferendosi al campo di internamento, parla di “condizioni orrende, nell’amichevole e neutrale Svizzera. Avevamo - aggiunge - diritto a due pasti al giorno, consistenti in una brodaglia, in cui inzuppavamo pezzi di pane secco. Lo chiamavano campo di internamento, in realtà era un campo di concentramento”. E non è un caso se la motivazione con la quale a Misuraca e ai suoi commilitoni è stata attribuita la “Prisoner of War Medal”, è conseguente “ai sacrifici patiti nel campo di Wauwilermoos”. Da cui l’ufficiale statunitense riuscì a evadere dopo 52 giorni, in tempo per poter salire di nuovo a bordo di un bombardiere e dare il suo contributo alla capitolazione della Germania. “Su quello che ha patito in Svizzera non si è mai sbottonato più di tanto”, confida la moglie, Bobby, che si dice “orgogliosa” del fatto Un altro aviatore, Dan Culler, ha scritto un libro su quegli anni, “Il buco nero di Wauwilermoos” che, finalmente, gli Stati Uniti lo abbiano riconosciuto degno di una medaglia. Mentre il tenente colonnello Misuraca ha preferito tenersi dentro le angherie e i maltratta- I ricordi menti subiti da parte di Béguin e dei suoi aguzzini, diversamente si è comportato un altro aviatore, Dan Culler, autore del volume “Il buco nero di Wauwilermoos”. Ventidue anni, tecnico aeronautico, Culler si ritrovò in Svizzera nello stesso identico modo di Misuraca: il suo B-24, per un guasto ai flap, fu costretto ad atterrare sul suolo elvetico. Inviato in un hotel di Adelboden anche lui, come altri militari, tentò appena possibile di andarsene per ricongiungersi con le truppe statunitensi. Culler intendeva raggiungere l’armata alleata che, dopo essere sbarcata in Sicilia, stava risalendo l’Italia. Il 13 maggio arrivò fino a Locarno, ma non riuscì a passare la …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico frontiera: venne arrestato e, per punizione, finì a Wauwilermoos. E quel che racconta nel suo libro di memorie sulla sua esperienza nel campo lucernese, mette i brividi. “Due guardie, con i cani, mi accompagnarono in una baracca lurida, dove erano rinchiusi prigionieri sovietici. Quella stessa notte a turno mi usarono violenza. Ero un ragazzo dell’Indiana e non avevo mai avuto rapporti sessuali”. L’indomani, traumatizzato, Dan Culler si precipitò dal capitano Béguin, il comandante del campo, ma questi gli rise in faccia. Così il suo tormento continuò nei giorni seguenti. “Ho pensato spesso che sarei morto”, prosegue il racconto di Culler. Che solo più di 40 anni dopo ebbe la forza di dire ai suoi cari quanto gli era successo in Svizzera. “Ho scritto il mio libro a Tucson, in Arizona, dove mi ero ritirato in pensione e quando mia moglie ha letto i dettagli è rimasta inorridita”. A causa delle umiliazioni e delle privazioni patite a Wauwilermoos il giovane si ammalò di tubercolosi. Venne ricoverato in un ospedale di Ginevra da dove, finalmente, insieme ad altri militari americani internati nella Confederazione, passò la frontiera arrivando nella Francia liberata. Negli anni successivi i traumi di cui rimase vittima in Svizzera continuarono a turbare la vita di Dan Culler. “Per molto tempo mi è stato difficile, se non impossibile, rimanere in una stanza o in un ascensore, insieme ad altra gente. Non ce l’ho con gli svizzeri - aggiunge - perché capisco che erano circondati da Paesi ostili. Però non riesco a comprendere il motivo per cui abbiano riservato, a noi che volevamo tornare a combattere, un trattamento del genere”. Quanto a quel maniaco del capitano Béguin nel ‘46 venne processato, condannato a tre anni di carcere, degradato ed espulso dall’esercito. Nel frattempo si era infatti scoperto che i detenuti non si limitava a seviziarli ma li derubava pure. La figlia, nel 2001, si rivolse, con una lettera accorata, al soldato Culler, chiedendogli scusa a nome di tutta la sua famiglia. “Che Dio la benedica”, terminava la sua lettera. [email protected] IL CAFFÈ 1. giugno 2014 9 attualità La sicurezza 1 2 3 4 ultimo a finire nella rete dell’obiettivo è stato un giovane sprayer. Con una bomboletta stava imbrattando i muri di diversi edifici di corso Elvezia. È stato subito fermato dalla Polizia comunale. Ma questo è solo un piccolo esempio delle potenzialità di un nuovo sistema di videosorveglianza, mobile e interattivo, installato da poco a Lugano. L’impianto sfrutta una tecnologia che permette di tenere più zone della città sotto controllo. “Le telecamere sono collegate con la centrale operativa e possono essere spostate agevolmente secondo le esigenze”, spiega Emiliano Fedeli direttore tecnico della Eyeswiss, un’ azienda leader del settore che ha realizzato il progetto, naturale prosecuzione della strategia Secur-City. “Noi abbiamo già un buon sistema, ora con queste quattro nuove telecamere ad alta risoluzione lo abbiamo migliorato notevolmente”, spiega il comandante della Polcomunale, Roberto Torrente: “Le camere sono collegate con il videoserver della centrale e da lì possono essere governate L’INIZIO La prima applicazione nota viene attribuita all’ ingegnere tedesco Walter Bruch nel 1942. L'impianto fu realizzato a Peenemunde e serviva a monitorare i lanci razzi V2. LA NOVITÀ A Lugano in aprile è stato sperimentato un nuovo sistema mobile, che consente di spostare le telecamere secondo le esigenze; è collegato a una centrale operativa. ! ! " dai nostri operatori. Così possiamo agire praticamente in tempo reale”. Seguendo la situazione sullo schermo, appena l’agente nota qualcosa di strano fa scattare l’allarme tagliando di parecchio i tempi d’intervento. La differenza, rispetto ad altri sistemi ritenuti all’avanguardia come quello di Chiasso, dove le telecamere rilanciano le immagini ai tablet nelle auto delle pattuglie, è che non si sfruttano più solo le postazioni fisse. Ma quelle mobili che oggi possono essere sistemate in via Nassa e domani, ad esempio, al Parco Ciani. “Noi aggiunge Torrente - le posizioniamo in una zona dove si acu- Ti-Press A Lugano la videosorveglianza diventa mobile e interattiva I PRIMI IMPIANTI In Ticino i primi impianti sono stati installati a Locarno. Poi, a seguire, altri Comuni come Lugano, Chiasso, Stabio, Bissone e in diversi altri centri. " corso di completamento. A Caslano, invece, il Comune sta investendo 205 mila franchi per un nuovo impianto. Diverso il discorso di Ascona, rimbalzata agli onori della cronaca per alcune clamorose rapine, che hanno chiamato in causa anche l’efficienza della videosorveglianza. Qui le postazioni sono collegate con un sistema wi-fi, che sfrutta come protezione un firewall, che non pare sicuro al cento per cento, visto che in altre realtà gli hacker hanno dimostrato di poter superare facilmente questo genere di barriera. Lugano nella statistica nazionale è risultata nelle prime tre città svizzere per la sicurezza. Quanto abbia inciso l’aiuto delle telecamere lo spiega il comandante Torrente: “Credo molto nella tecnologia, ma l’elemento umano, la professionalità, restano fattori decisivi. La videosorveglianza però è molto importante, ad esempio, durante manifestazioni o scontri dopo le partite. In molti casi è difficile intervenire, ma con i fotogrammi ingranditi e definiti riusciamo a ricostruire la dinamica di certi fatti ed estrapolare elementi probatori”. m. sp. Le telecamere si... muovono per inseguire ladri e vandali L’EVOLUZIONE Nel 1999 comparvero sul mercato i primi Dvr, apparati in grado di acquisire un video e archiviarlo su harddisk. Fu così possibile selezionare le immagini e usarle per indagini. ! ! Ti-Press L’ Le tecnologia INTERVENTI IN TEMPO REALE Il comandante della polizia di Lugano Roberto Torrente; in alto, una telecamera in centro tizza un problema. E la monitoriamo. Se dopo un po’ di tempo vediamo che la situazione si risolve, le spostiamo da un’altra parte. Se invece il problema persiste valutiamo se installare una videocamera fissa”. Attorno al nuovo impianto funziona, ovviamente, anche quello con punti d’osservazione fissi, in tutto una settantina distribuiti in aree “nevralgiche” della città. Ma l’ elemento fondamentale per la videosorveglianza è il collegamento diretto con le centrali di polizia. A Lugano funziona già, a Chiasso si stanno organizzando mentre in altri centri, come ad esempio Stabio, i progetti sono in B QSPQPTJUP EJ HJBQQPOFTJ UVUUF QJDDPMF/ i›¤{“w §}ƒ¡ ⁄¡¥¡‹{D Y§ƒ cw‡zwK Ôl§¡⁄˜ ¥w i›¡««{ [z¡‹¡§ƒAÖ Y§ƒ ¡⁄ «›§ «¤w‡¡§«§ wx¡‹wy§⁄§ { ⁄{ «›{ ¤“w‹¡y~{ ¤§“‹{ «y§“C “{fi§⁄¡B cw‡zwK wyy§}⁄¡{ y§¥§zw¥{ƒ‹{ ‹›‹‹w ⁄w |w¥¡}⁄¡wD [ }“w‡¡{ w⁄⁄{ «›{ {yy{⁄⁄{ƒ‹¡ ¤“{«‹w‡¡§ƒ¡ «¡ «{ƒ‹{ w «›§ w}¡§ «› ‹›‹‹{ ⁄{ «‹“wz{ z{⁄⁄w ifi¡‡‡{“wD iy§¤“¡ '›{«‹w î{««¡x¡⁄{ ¥§ƒ§fi§⁄›¥{ { ⁄w «›w w‹‹“w{ƒ‹{ z§‹w‡¡§ƒ{ «¤{y¡w⁄{ «› ›ƒ ¤{“y§“«§ i‹“{{‹fi¡{fl { ¥§«‹“w w⁄ ¥§ƒz§ ⁄w ‹›w ifi¡‡‡{“wD fw“‹{y¡¤w «›x¡‹§ «› flflflDfi§¡⁄wC¥wC«›¡««{Dy~ cWpZWD ebjh[ b[ Yedl[dp_ed_D [gk_fW]]_Wc[dje if[Y_Wb[ Ç c§‹§“¡P HDF E GKF YlB HDF Wj E GJJ Yl Ç d›§fi¡ y§⁄§“¡P Z{{¤ Y“†«‹w⁄ X⁄›{ { j¡‹wƒ¡›¥ \⁄w«~ Ç Y{“y~¡ ¡ƒ ⁄{}w ⁄{}}{“w zw GMá X“¡}~‹ i¡⁄fi{“ Ç i¤{yy~¡{‹‹¡ {«‹{“ƒ¡ y§⁄§“{ W“}{ƒ‹§ Ç i¡«‹{¥w z¡ ƒwfi¡}w‡¡§ƒ{ y§ƒ «y~{“¥§ ‹w‹‹¡⁄{ zw LDGá Ç j{⁄{yw¥{“w z¡ “{‹“§¥w“y¡w { w««¡«‹{ƒ‡w w⁄ ¤w“y~{}}¡§ y§ƒ «{ƒ«§“¡ ¤§«‹{“¡§“¡ Ç j{“}¡y“¡«‹w⁄⁄¡ y§ƒ «{ƒ«§“{ ¤¡§}}¡wB { ¥§⁄‹§ w⁄‹“§ wƒy§“w eb DIG 3:491/u P eb DIG 37:/u0nftf cw‡zwK Ölci [z¡‹¡§ƒAÒB f“{‡‡§ ƒ{‹‹§ Y^\ HO INFDŸB Gw }“wƒz{ “w‹w ⁄{w«¡ƒ} HLBGK z{⁄ ¤“{‡‡§ z{⁄ fi{¡y§⁄§B z›“w‹w IL ¥{«¡B ¤{“y§““{ƒ‡w GK FFF £¥Ewƒƒ§B ‹w««§ z䡃‹{“{««{ wƒƒ›§ {||{‹‹¡fi§ HBO B Y^\ HLODŸE¥{«{D b{w«¡ƒ} §||{“‹w fiw⁄¡zw ¤{“ y§ƒ‹“w‹‹¡ z¡ fi{ƒz¡‹w «‹¡¤›⁄w‹¡ ‹“w ¡⁄ IFDFLDGJD ú ›ƒä§||{“‹w z¡ Wbf^[hW \¡ƒwƒy¡w⁄ i{“fi¡y{«B Xcm i{“fi¡‡¡ \¡ƒwƒ‡¡w“¡ >ifi¡‡‡{“w? iWD j›‹‹¡ ¡ ¤“{‡‡¡ «¡ ¡ƒ‹{ƒz§ƒ§ N _lW ¡ƒy⁄›«wD W««¡y›“w‡¡§ƒ{ yw«y§ ‹§‹w⁄{ w}}¡›ƒ‹¡fiw §xx⁄¡}w‹§“¡wD ú fi¡{‹w‹w ⁄w y§ƒy{««¡§ƒ{ z¡ ›ƒ y“{z¡‹§ ƒ{⁄ yw«§ ¡ƒ y›¡ {««§ z{‹{“¥¡ƒ¡ ¡⁄ «§fi“w¡ƒz{x¡‹w¥{ƒ‹§ z{⁄ y§ƒ«›¥w‹§“{D Yw‹{}§“¡w zä{|íy¡{ƒ‡w {ƒ{“}{‹¡yw [ Ÿ ]B y§ƒ«›¥§ ¡ƒ y¡y⁄§ ¥¡«‹§ LBO Ÿ NBI ⁄EGFF £¥B {¥¡««¡§ƒ¡ z¡ YeH GKO Ÿ GOHE£¥ >¥{z¡w z¡ ‹›‹‹¡ ¡ fi{¡y§⁄¡ ƒ›§fi¡ fi{ƒz›‹¡P GJN } YeHE£¥?D c§z{⁄⁄§ ¡⁄⁄›«‹“w‹§ >¡ƒy⁄D {'›¡¤w}}¡w¥{ƒ‹¡ «›¤¤⁄{¥{ƒ‹w“¡?P cw‡zwK Ölci [z¡‹¡§ƒAÒ HDF Z_i_ >GKF Yl? Y^\ IF GIFDŸD flflflD¥w‡zwDy~ IL CAFFÈ 1. giugno 2014 10 politica Il futuro Le strategie L’alleanza ha favorito il partito più “forte” A Per le elezioni un paso doble tra Udc e Lega llearsi per entrare in Consiglio nazionale, e finire per portare acqua al più forte, eleggendogli di fatto un secondo deputato. Questo è stato il paradosso elettorale dell’Udc, che nel 2011 dopo 92 anni di tentativi, finalmente con Pierre Rusconi è riuscita ad eleggere un proprio rappresentante a Berna collegandosi alla Lega dei ticinesi. Una scelta tecnica - la “congiunzione” è possibile anche alle prossime elezioni federali - , preceduta da una “desistenza politica” nell’aprile del 2011, quando l’Udc non si presentò per il Consiglio di Stato. Rinunciò così al traino elettorale per il gruppo parlamentare, che di fatto marciò sul posto. Decisione rivelatasi importantissima per Norman Gobbi che entrò in governo. La Lega, conquistando il secondo seggio, diventa partito di maggioranza relativa. Rusconi però con il 9,7% dei voti era arrivato settimo: ce l’avrebbe fatta anche da solo con i suoi 18 mila voti personali. La congiunzione risultò invece determinante per strappare il seggio al Ps proprio a favore della Lega, eleggendo Roberta Pantani nell’ultimo seggio disponibile. I due leghisti sono poi entrati nel gruppo dell’Udc. Una strategia che sarà seguita anche l’anno prossimo, ma senza desistenza ad aprile. Pinoja: “Per il governo da soli, ad ottobre l’accordo, se però...” Cosa unisce, cosa divide 1 SPESE SOCIALI PREVENTIVI 2014 FRENO AL DEFICIT I BILATERALI NO AI FRONTALIERI Le spese sociali dividono Lega e Udc. Dalla 13ma Avs per gli anziani, all’iniziativa parlamentare della Lega per i trasporti gratuiti ai giovani, i due partiti vanno in direzione opposta. L’Udc si profila di più sul versante tradizionale della destra La Lega rappresenta la destra più sociale,non teme il deficit pubblico: ha approvato il bilancio preventivo per il 2014 nettamente in rosso. L’Udc, da sempre contraria a deficit ed eccessi di spesa, ha votato contro Come partito di maggioranza relativa, la Lega dapprima ha sostenuto il freno al deficit con moltiplicatore cantonale (ma voterà contro). L’Udc contraria ha proposto il freno alla spesa (bocciato poi dal parlamento) Udc e Lega sono uniti dallo stesso spirito antieuropeo. Contrari nettamente ai trattati bilaterali sulla libera circolazione. Tema che Blocher intende rilanciare per le elezioni del 2015 Lega e Udc sono legati dalle stesse proposte contro i lavoratori stranieri e contro i frontalieri dalla campagna “bala i ratt” dell’Udc allo slogan leghista: “35 mila frontalieri bastano” 2 CLEMENTE MAZZETTA Stop con le campagne alla “bala i ratt”, ma attenzione alla questione europea. Contro ovviamente. E poi occhi puntati sul tema del lavoro “che manca e che rischia di creare molti più problemi al Ticino se nel prossimo futuro comincerà a diminuire l’edilizia trascinando al ribasso anche i settori artigianali”. Così Gabriele Pinoja, presidente dell’Udc, sintetizza la strategia messa a punto con i vertici nazionali nelle settimane scorse a Berna. 3 risultato così da poter riagguantare il secondo seggio in Consiglio federale nel dicembre del 2015 - sottolinea Rusconi –. Tutto il resto è relativo”. Un anno che vedrà però l’Udc “divorziare” dalla Lega ad aprile per “ricongiungersi” ad ottobre. “Inutile negarlo – aggiunge Pinoja -, l’Udc nazionale auspica una congiunzione fra noi e la Lega per le elezioni nazionali del 2015. Cosa Pierre Rusconi: “Magari con una proposta per una lista comune, allora...” “Christoph Blocher in particolare ci teneva che ci incontrassimo per mettere al centro della nostra propaganda politica la questione dell’Europa e quella Nazionale, piuttosto che i temi cantonali”, aggiunge Pinoja. Due ore di discussione a Palazzo federale, con il presidente Toni Brunner, il capogruppo parlamentare Adrian Amstutz, il consigliere nazionale Pierre Rusconi e il deputato ticinese Eros Mellini. Obiettivo preparare l’anno elettorale 2015, tenendo presente le alleanze possibili ed evitando che gli eventuali “dissapori” casalinghi ostacolino il successo. “Più che le dinamiche ticinesi, all’Udc interessa realizzare il migliore Il progetto Ti-Press che vedo positivamente proprio per il fatto che sui temi europei i due leghisti hanno sempre votato compatti con noi, distanziandosi semmai su questioni più sociali”. Considerato che ognuno può presentare una propria lista, non ci dovrebbe essere alcun problema alla congiunzione Udc-Lega. Alleanza che pur rassicurando i democentristi nel 2011 per la prima volta nella loro storia riuscirono ad eleggere con Pierre Rusconi, 9,7% di voti, un proprio deputato in Consiglio nazionale - aveva finito per 4 avvantaggiare la Lega che si era portata “a casa” due deputati, Lorenzo Quadri e Roberta Pantani. Musica diversa invece ad aprile per l’elezione del Consiglio di Stato, l’Udc, diversamente dal 2011, ha difatti deciso, già nel congresso dell’anno scorso, di presentare una propria lista, non senza mugugni interni. “Non faremo desistenza come abbiamo fatto nell’ultima elezione, questo è strasicuro – sottolinea Rusconi – , anche se siamo consapevoli che la lista per il governo avrà per noi solo un effetto traino, per rafforzare il gruppo parlamentare; non entreremo in governo”. Una decisione che non parrebbe destinata ad una riconsiderazione, tanto più dopo la dura campagna della Lega e del Mattino contro il primo e unico magistrato eletto in quota Udc, Valentina Item Nasino. “È stato un linciaggio mediatico sproporzionato quello messo in atto dal Mattino - commenta dispiaciuto Pinoja -. Se la Lega avrà bisogno di una mano, in futuro si potrà dire che non ha fatto molto per ottenerla”. Strascici polemici a parte, va ricordato che nel 2011, l’Udc non presentandosi con una propria lista per il governo aveva spianato la strada al raddoppio leghista. La questione sarà esaminata a quattr’occhi, verso metà giugno, sempre a Berna, per verificare le possibili sinergie assieme ai vertici della Lega, i due consiglieri nazionali e il coordinatore Attilio Bignasca. “A livello nazionale c’è un interesse comune – conferma Rusconi -; però bisognerà valutare bene l’esito delle elezioni cantonali, il tipo di rapporto che si instaurerà da qui ad aprile e dopo, fino a ottobre. Se la Lega farà una sua politica senza guardare né destra e a sinistra e dando addosso anche a noi, evidentemente non ci sarà per noi un interesse superiore”. Quasi un avvertimento. La dichiarazione che l’Udc ticinese non entrerà in Consiglio 5 opportuno”. Un “suggerimento” che potrebbe essere interessante per la Lega che deve confermare i due consiglieri di Stato, senza avere più a disposizione leader storici come Giuliano Bignasca e Giorgio Salvadè, ma anche come Marco Borradori, Michele Foletti e Lorenzo Quadri, oggi in municipio di Lugano e che in passato avevano fatto la differenza alle elezioni. In una situazione difficile, quella pur piccola percentuale (almeno due punti) fornita dall’Udc nel 2011 aveva permesso alla “Ci potrebbero offrire tre posti nella corsa per il Consiglio di Stato” Ti-Press di Stato, lascia tuttavia aperta qualche porta. “Potremmo discutere di una lista comune per il governo – suggerisce Rusconi –. Che ci facciano un’offerta conveniente, così da riconsiderare la situazione. Potrebbe essere quella di una lista con i due consiglieri di Stato leghisti uscenti, cosa che li riassicurerebbe maggiormente nella rielezione, e tre posti per noi il che sarebbe un interessante volano elettorale. Una proposta simile penso potrebbe far riaprire la discussione all’interno del nostro partito, che poi deciderà come meglio crederà Lega di superare il Plrt. Partito che per Pinoja è il vero impedimento alla crescita dell’Udc ticinese verso i livelli medi del partito democentrista svizzero. “Più che la concorrenza della Lega conclude Pinoja – da noi è il Plrt ancora compattato fra liberali e radicali, che ci impedisce di crescere. Ma negli ultimi tre anni abbiamo lavorato bene, dovendoci anche difendere dal fango che ci hanno gettato addosso. Ma sicuramente potremmo avere uno spazio maggiore, con una nostra lista per il governo. Lo si vede con le elezioni nazionali dove arriviamo attorno al 10%”. [email protected] Q@clem_mazzetta La controrisposta fiscale di Sadis al suo Plrt Con la revisione delle stime immobiliari si darà il via agli sgravi di rivedere le stime immobiliari che sono in Ticino sensibilmente inferiori ai valori reali. Con valori, secondo un’analisi economica effettuata dal professor Peter Locher su mandato del governo, non più accettabili : arri- Sconti per mantenere attrattiva la piazza economica cantonale e scongiurare le delocalizzazioni vano ad essere fino al settanta per cento più bassi rispetto a quelli di mercato. Necessitano quindi di un adeguamento. Anche perché, secondo il Tribunale federale, sarebbero incostituzio- Ti-Press Passerà come la contro-risposta fiscale di Laura Sadis a quella suo partito, quel “Rilancio fiscale 2015/2018” fortemente sostenuto dal presidente del Plrt Rocco Cattaneo. E pure all’iniziativa dell’Udc “Progetto fiscale per il Ticino”. Il ministro delle Finanze liberale, dopo aver preannunciato la sua rinuncia ad un’altra legislatura, presenterà entro giugno un pacchetto di misure per sgravi fiscali strettamente connesso alla revisione delle stime immobiliari. Una serie di proposte, che “sono finalizzate ad accrescere la competitività fiscale del nostro Cantone”, ha specificato il consigliere di Stato del Plrt . Tutto parte dalla necessità nali creando nei fatti una disparità di trattamento fiscale tra i proprietari di “immobili”, che dichiarano la loro sostanza ad un valore inferiore rispetto a quello di mercato, e tutti gli altri che dichiarano il valore reale dei propri capitali. Per ridurre l’impatto economico, per “neutralizzare” nel limite del possibile gli effetti di questa rivalutazione delle stime immobiliari, ed evi- tare che tutto ciò si risolva in un ulteriore inasprimento fiscale, Sadis ha messo a punto una serie di sconti e deduzioni contributive. È in questo contesto che si innesta l’operazione del ministro delle Finanze che prevede una riduzione dell’imposta sulla sostanza di cui beneficeranno ovviamente anche i contribuenti con sostanza mobiliare. Una revisione delle aliquote chieste per altro anche dalle iniziative del Plrt e dell’Udc, che si stanno accordando per una proposta comune più articolata. Ma quello di Sadis più che un tentativo di sintesi fra queste due proposte, sarà un superamento, visto che cercherà di renderle “sostenibili” alla luce del disavanzo strutturale del bilancio pubbli- co. “Il problema, infatti, non e? essere d’accordo con l’auspicabile, ovvero con la riduzione fiscale - ha spiegato Sadis ma trovare una via sostenibile e praticabile”. Va aggiunto che è anche l’adeguamento delle tassazioni delle imprese alle norme europee (Riforma III) a rendere necessario un intervento sulle aliquote fiscali di banche e società, per mantenere attrattiva la piazza economica e scongiurare il pericolo di delocalizzazioni. È facile prevedere che Sadis proporrà una riduzione per la sostanza (oggi al 3,5 per mille), come chiesto dall’iniziativa del Plrt, accompagnata da un’ ulteriore riduzione per gli utili delle imprese. c.m. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 11 E ION S R VE oc D politica Prende sempre più piede la linea di chi cerca di cavalcare il risentimento popolare. Indipendentemente da ogni valutazione dei contenuti e delle opportunità VERSIO NE Grillina Attilio Bignasca coordinatore Sergio Savoia co ordina tore IONE VERS ia Fotocop ONE VERSI a... ei, m Non vorr Rocco Cattaneo pre sidente VERS IONE D’ antan IL PUNTO Gabr iele P inoja pres CATHERINE BELLINI idente NE S I O tista R V E iobot h Cerc presidente Saverio Lurati Giovanni Jelmini presidente ttaglia I cavalli di ba dei populisti ne •Stranieri •Disoccupazio •Eurofobia •Padroncini •Vittimismo •Frontalieri Le sei sfumature del populismo Dallo sguaiato al soft, ecco tutte le varianti della neodemagogia dei partiti Altro che “Cinquanta sfumature di grigio”. Il romanzo che ha sfondato in Ticino è un altro. Oggi da Chiasso ad Airolo, da Brissago a Mendrisio vanno di moda cinque, anzi sei sfumature di populismo, inteso come atteggiamento demagogico di chi cerca di cavalcare risentimento e aspettative popolari, indipendentemente da ogni valutazione di contenuto e di opportunità. Che esaspera la crisi occupazionale, demonizza gli stranieri e si chiude verso l’Europa. Sei sfumature di populismo che descrivono un Ticino ripiegato su se stesso, che si considera vittima, incompreso da Berna. Che imputa agli stranieri, ai frontalieri, ai padroncini, la causa di ogni male, dal lavoro che manca al traffico. C’è il populismo “doc”, originario a forte matrice antistraniera. Quello della Lega. Un populismo rivendicativo verso Berna, brutale con gli impiegati pubblici definiti “fuchi”, sbrigativo nei rapporti istituzionali, semplicistico nelle soluzioni con i suoi ripetuti ultimatum al governo. È un nazional-populismo del “Prima i nos”. Ma anche social-populismo, tipo: “Tredicesima Avs per tutti”. Che non ha paura di ribaltare le proprie posizioni parlamentari per rimettersi in sintonia con il popolo. C’è poi il populismo “alla Grillo”, interpretato in Ticino dal leader dei Verdi fatto di battute, prese in giro, duri attacchi mediatici. Quello di Sergio Savoia che “spara” indifferentemente contro la partecipazione del Ticino all’Expo di Milano, o contro gli ex colleghi di Rete uno per il calo di audience. E c’è quello d’antan, dell’Udc, che fa riferimento alla nazione, alla tradizione, al suolo patrio per dire basta stranieri, basta Bilaterali, basta padroncini e fron- Ti-Press talieri. E pazienza se qualche esponente del partito, per risparmiare, chiama lui stesso i padroncini. L’Udc è in buona compagnia: anche la ditta di Bignasca, lo stesso dello slogan “35 mila frontalieri bastano” aveva fatto ricorso a manodopera d’oltre confine. La sua ditta, la Bilsa, si era rivolta ad una ditta italiana, per la fornitura e la posa di cristalli ad Agno. C’è poi il populismo “a sua insaputa” del Plrt a guida Rocco Cattaneo. Fatto di attacchi ai ministri federali, al governo ticinese e pure al proprio consigliere di Stato. Che cavalca la questione dei frontalieri, chiedendo la soppressione del trattato sul ristorno delle imposte. Tanto che il leghista Lorenzo Quadri segnala beffardo, non senza qualche ragione, che il Plrt si sta specializzando nel fotocopiare le proposte della Lega. E peccato se tutto ciò ha provocato la reazione del proprio ministro, Laura Sadis, che non si ripresenterà nel 2015, dopo aver denunciato l’impoverimento della politica “non solo nel linguaggio”, ma anche nei comportamenti e nei contenuti. È il populismo, a cui non sfugge neppure la sinistra che ha ca- L’editoriale valcato l’iniziativa del “salario minimo a 4 mila franchi” senza riflettere sulla tenuta economica del siTi-Press stema Ticino e che, intimidita, non riesce a reagire adeguatamente su frontalieri e padroncini. C’è poi quello “a rimorchio”, soft del Ppd, che chiede una riduzione del costo dello Stato, ma rivendica soldi pubblici per gli impianti di risalita. Un colpo al cerchio e uno alla botte, anche sulla manodopera estera. “Si scimmiotta, si diventa sempre più timorosi, si fanno gli equilibristi per cercare di piacere a tutti, correndo il rischio, alla fine, di non più sapere per che cosa si dovrebbe piacere - ha ricordato Sadis esprimendo il suo sconcerto -. Progetti analizzati, discussi e ridiscussi che giungono finalmente ad avere delle maggioranze in Gran Consiglio non si realizzano perché ci si defila. Troppe giravolte, troppe posizioni di comodo, troppi doppiogiochismi. Si cambia disinvoltamente opinione in un batter d’occhio senza il minimo imbarazzo”. Il populismo ha altri obiettivi. Per la Lega mantenere il secondo seggio in governo, per il Plrt riconquistarlo, per i Verdi entrare nella stanza dei bottoni, per la sinistra contrastare la destra, per l’Udc rimontare posizioni, per il Ppd stare attenti a sfruttare l’onda del momento e gli errori altrui. Come non dare ragione a Greta Gysin, deputata Verde, quando, commentando la proposta del presidente del Pdc Darbellay che voleva proibire i cimiteri musulmani ed ebraici, disse: “Il populismo è più contagioso dell’influenza suina”. L’esempio è sempre il blocco del ristorno delle imposte dei frontalieri, minacciato dalla Lega per giugno, sostenuto da Savoia, ribadito dall’udc Chiesa, chiesto dal Plrt come ritorsione contro l’Italia delle blak list. Una misura che rischia di mandare all’aria le trattative, ma che viene spacciato come rimedio salvifico. Anche per il deficit delle finanze. Il bilancio dello Stato è in rosso? Utilizziamo le imposte dei frontalieri. Tratteniamo tutti e 60 milioni in Ticino. La disoccupazione cresce? Disdiciamo il trattato con l’Italia senza preoccuparci troppo se il ministro Widmer Schlumpf, ha avvertito che “avrebbe delle conseguenze disastrose per la nostra economia, perché farebbe cadere l'accordo sulla doppia imposizione”. È il populismo, bellezza! c.m. Il commento segue dalla prima pagina LILLO ALAIMO segue dalla prima pagina LIBERO D’AGOSTINO La politica che ha abdicato Ombre istituzionali e processi N D on è più politica. Non porta da nessuna parte - per dirne una - conteggiare ogni mese quante decine di frontalieri in più ci sono (per urlare alla Luna), lasciando credere che il 4% di disoccupazione (o il 7 calcolando con criteri europei, percentuali comunque non da allarme politico) sia causato dalla presenza di stranieri e non anche e soprattutto da un tessuto produttivo fragile, perché incapace di creare posti di lavoro adeguatamente retribuiti e da una formazione professionale non sempre adeguata. Oltre che dall’impossibilità di sfamare, con le sole forze locali, un mercato del lavoro che per fortuna seguita a crescere. Non sempre correttamente, è vero!, ma agevolmente controllabile se solo fossero introdotti contratti collettivi là dove oggi non esistono. E verifiche salariali più stringenti. Non si costruisce nulla di praticabile per il futuro, nessuna prospettiva vera, intesa come governo di un Paese da rimodernare e rinforzare, parlando alla pancia dei cittadini solo per garantirsi qualche misero punto percentuale di consenso elettorale. Ricorrere ad ogni strettoia del dibattito ad iniziative e referendum, vuol dire per la politica sottrarsi alle proprie responsabilità. C’è una stretta relazione tra azione politica e conseguenze delle proprie decisioni: la responsabilità. Demandare ai cittadini ogni decisione, da quelle più semplici a quelle più complesse, non sempre significa onorare la qualità della democrazia. Talvolta vuol dire evitare quelle responsabilità, che sono e devono essere di coloro che i cittadini hanno scelto per essere rappresentati. A Berna e a Bellinzona. Negli ultimi anni il Caffè ha più d’una volta proposto inchieste per “disegnare” il Ticino del futuro. Lo faremo ancora una volta nelle prossime settimane, immaginando il cantone che possiamo costruire per i prossimi cinque, dieci anni. Utilizzando l’Oggi, solo per immaginare che cosa si può ristrutturare o edificare in questa minacciosa landa politica ormai povera di significati e progetti. [email protected] Q@lilloalaimo ando voce a Girardi, il Caffè, non ha invaso il campo della Giustizia. Ha solo acceso i riflettori su alcuni oscuri risvolti politico-istituzionali della vicenda. Un caso che ha lasciato in sospeso molti interrogativi, che hanno continuato ad aleggiare pesanti anche nell’aula del dibattimento. No, caro procuratore, non sono gli articoli da noi pubblicati ad “evidenziare il degrado strisciante del Paese che tende a scopiazzare - come da lei sottolineato- il peggio di quello che avviene appena oltreconfine, dove quando arrivi in aula si è già saputo tutto dai media”. Il Caffè, semmai, con i suoi articoli ha portato alla luce talune pericolose contaminazioni tra certi ambienti politici e il mondo della prostituzione, che altrimenti sarebbero rimaste sepolte tra le carte dell’istruttoria e tra le pieghe del processo. E che, perciò, sarebbero rimaste del tutto ignote all’opinione pubblica. Abbiamo solo rilevato delle incogruenze, che danno molto da pensare sugli incontri tra Girardi ed alcuni esponenti della Lega. Dal deputato Silvano Bergonzoli al defunto ministro Michele Barra, per arrivare al coordinatore Attilio Bignasca, che promette- va al direttore del Lumino’s un suo intervento presso il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, che s’impegnava a parlare col ministro leghista Norman Gobbi per riconvertire il motel a luci rosse in un ricovero per asilanti. Se l’operazione fosse andata in porto ci sarebbe stata, magari, una sostanziosa donazione per la Lega o il suo settimanale. Rendendo pubblico tutto questo fangoso retroterra, sui cui si è innestato lo scandalo del Lumino’s, abbiamo fatto soltanto il nostro dovere di giornalisti. Non abbiamo fatto processi a mezzo stampa, nè anticipato sentenze. Né capiamo, caro procuratore, cosa c’entri con il ruolo della pubblica accusa - in un Paese in cui vige la sacrosanta divisione dei Poteri- il suo invito ai politici a non cadere nel “ tranello” dell’inchiesta parlamentare, richiesta da Girardi. La verità processuale è una cosa, l’accertamento di eventuali errori o manchevolezze istituzionali sono tutt’altra cosa. E quanto questo accertamento sia opportuno lo dimostrano le tante domande rimaste senza risposta in due giorni di dibattimento processuale. [email protected] Q@LiberoDagostino L’Europa è credibile con Angela e Matteo Tra i Paesi che meglio hanno resistito alle sirene nazionaliste, due si distinguono per l’eccezionale personalità dei rispettivi governanti. Sì, è probabilmente grazie ad una donna, Angela Merkel, e ad un uomo, Matteo Renzi, che tedeschi ed italiani non hanno ceduto all’anti-europeismo imperante. A prima vista, due personaggi agli antipodi: la sfinge venuta dal Nord e l’iperattivo del Sud sembrano non avere nulla in comune, tolto un certo pragmatismo. Eppure, entrambi hanno condotto la campagna in vista delle elezioni europee con abilità, senza mai cedere alla tentazione di attaccare Bruxelles. Senza mai far ricadere sugli altri le responsabilità per le manchevolezze del proprio Paese nel caso di Renzi, ed evitando anche, nel caso di Merkel, di impartire lezioni alle nazioni in crisi. Perché entrambi sanno che il loro destino è strettamente legato a quello dell’Unione europea. E che nessun Paese può sottrarsi alle riforme. Angela Merkel beneficia ancora di quelle realizzate dal suo predecessore, il social democratico Gehrard Schröder. Matteo Renzi ha invece iniziato i lavori in il voto Ue casa propria. E coIl male oscuro me la colledell’Unione ga tedesca, NAPOLEONI E VASTANO l’italiano ALLE PAGINE 32 e 33 difende l’euro. E afferma anche che l’Italia non deve lanciarsi nel processo di riforme per far piacere a Bruxelles, ma nel suo stesso interesse. Infine, smarcandosi nettamente dai populisti di ogni specie, Beppe Grillo o Silvio Berlusconi, il giovane capo di governo non critica la Germania, al contrario, una delle prime visite ufficiali l’ha riservata proprio ad Angela Merkel. Risultato: oltre Reno gli euroscettici anti-euro dell’Alternativa per la Germania non hanno ottenuto che il 6,5% dei voti contro il 30% della democrazia cristiana della cancelliera e il ragguardevole 28% dei social democratici con cui Merkel condivide il governo. In Italia il Movimento 5 stelle ha sì ottenuto il 21,2% dei suffragi, ma si è visto nettamente battuto dal Partito democratico guidato da Renzi. L’ex sindaco di Firenze è riuscito nell’impresa di canalizzare il 40,8% dei voti di un Paese attanagliato dalla crisi. Mai l’Italia aveva visto un partito raggiungere questo risultato in un’elezione europea. Sì, l’Europe può convincere, quando è difesa da politici credibili, che hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di dire ai propri cittadini che nessuno risolverà i problemi del Paese al posto loro, ma che il Paese può contribuire a disegnare il futuro del continente. Angela e Matteo hanno deciso di provare ad infondere speranza, piuttosto che paura. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 12 economia L’ESPERTO A sinistra, nuovi palazzi e, sotto, Donato Scognamiglio, manager del Centro studi Iazi-Cifi L’immobiliare “Nessun allarme bolla i prezzi restano stabili” L’analisi del Centro studi Iazi-Cifi di Zurigo ridimensiona i pericoli del mercato della casa S coppia, non scoppia. Un ritornello che negli ultimi anni ha accompagnato le analisi degli economisti. Ricercatori e centri studi hanno tenuto sotto i raggi X il mercato immobiliare svizzero e ticinese, per capire se ci sarà una frenata nelle compravendite, un crollo dei prezzi e una tenuta, per le famiglie, nel far fronte alle ipoteche, nel caso in cui i tassi d’interesse dovessero salire. Un insieme di combinazioni negative che già in altri Paesi, come gli Usa e la Spagna, hanno mandato a gambe all’aria l’economia nazionale. Ubs, Credit Suisse, Comparis e Wüest e Partner hanno lanciato più d’un segnale, differenziandosi tuttavia nelle previsioni e nelle analisi sull’attuale situazione. Più rassicurante la valutazione, nell’intervista a fianco, del Centro studi Iazi-Cifi di Zurigo. LA CRESCITA GLI INVESTIMENTI GLI AFFARI I RISCHI LA FLESSIONE LE ECCEZIONI Dal 1999 al 2011 i crediti ipotecari sono saliti da 19 miliardi e 444 milioni di franchi a 37 miliardi e 540 milioni nel (+93%). Gli investimenti ipotecari pro capite in Ticino sono pari a 111.413 franchi, a livello nazionale l’indice si è fermato a 100.151 franchi. La cifra d’affari annuale in Ticino del settore delle costruzioni sfiora il miliardo. E circa il 50 per cento dei ticinesi è proprietario. Secondo Ubs l’indice di rischio bolla calcolato dagli esperti nel primo trimestre è 1,22 punti. C’è stato un lieve calo di 0,001 punti. I prezzi delle abitazioni, secondo Ubs, nel 2013 sono scesi a -4% su base annua, ed è la più forte flessione da 17 anni. A Lugano e Locarno, nell’aultimo anno, gli aumenti sono stati di circa il 5%. Come nella Svizzera centrale e a Turgovia. L’intervista “N on vedo bolle all’orizzonte”. È l’opinione di Donato Scognamiglio, chief executive officer & partner di Iazi-Cifi, centro studi immobiliari con sede a Zurigo, che periodicamente elabora valutazioni statistiche e di scenario sul mercato svizzero. Diversi indici immobiliari, come quello di Ubs, segnalano ancora il rischio “bolla”. Che ne pensa? “A livello svizzero non osserviamo una bolla. I dati del primo trimestre ci mostrano che i prezzi delle case sono piuttosto stabili, quelli per gli appartamenti di proprietà stanno leggermente aumentando. In certe aree come nella regione di Ginevra o nei cosiddetti “hotspot” (Zug, lago di Zurigo etc.) i prezzi per gli immobili di lusso stanno persino diminuendo. Il tema della bolla crea piuttosto confusione, dato che non esiste una definizione comune di ciò che “Oltre i debiti ipotecari ci sono però anche gli attivi che li controbilanciano” essa sia in realtà: quello che è un normale sviluppo del mercato per uno, per un altro è una bolla”. Si parla di una crescita eccessiva dell’indebitamento e del credito ipo- tecario. È d’accordo con questa valutazione? “I debiti ipotecari sono effettivamente cresciuti fortemente negli ultimi anni, a causa soprattutto dall’elevata richiesta di nuovi finanziamenti, grazie ai tassi d’interesse bassi e alla forte immigrazione. Dall’altro punto di vista, abbiamo però anche gli attivi (immobili), che controbilanciano i debiti, che mostrano solo una parte del ‘bilancio’. Poi c’è il fatto che le banche devono crescere per garantirsi il guadagno: i clienti che una volta pagavano 4 o più percento d’ipoteca, l’hanno rinnovata a tassi molto più bassi. Se una banca, quindi, vuole mantenere i margini di guadagno deve crescere o risparmiare, per esempio avendo meno personale o chiudendo succursali. Insomma, la crescita dell’ indebitamento è forte ma la si può spiegare e devo dire che a me non fa veramente paura”. Come si fa a raffreddare un mercato a rischio bolla? Quali misure andrebbero adottate? “Le misure della Banca nazionale svizzera e della Finma hanno senso, ma non c’è la necessità d’ulteriori interventi. Esiste piuttosto il rischio di frenare anche troppo il mercato. Un cosa che potrebbe essere utile è richiedere effettivamente il 20% dei fondi propri e non il 10% dalla cassa pensione”. g.c. " $ ) ( ( ’ + . /8 820 547 %D16518 3 * 148 %3>9 7 ’65 % 13* 5 3%& A 8 4 4 7 65 ’A " %8 >*8 ’69 : ! ’ 5>6 * %$)!*:%A914 - 156 % 6+ 9>8 , -E@ ,;? #&//31* )& &//*1&0*193 )-)&7 -1&/ "-7’31 ;=4+ #%7/%*3 $1’2C( !:7*9>6 )1 ’%3’16 *) *B0.16’%>69* )*33% "%D165%3* 647%9%D165* ’65 3% ’65’699*5D% :252= 4252= "* ’& % !" ’ + 3 8 7 ,%+ $’) ) " * )$" ) *" ’ . /8 9>8 , -<, -E< $3<&/’*&(, %6-(. !-(. 647%9%D165* ’65 3% ’65’699*5D% 1>86’/:5*9:769>8’/ 42252= 2252= 3 $’ " + & # ! (" * - ) , * &+ % 4 IL CAFFÈ 1. giugno 2014 13 economia Il fisco I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Fucili puntati dei politici Usa sulla Svizzera Le mutazioni climatiche non fanno più distinzioni ALESSANDRA BALDINI da New York Le sanzioni 1 UBS Nell’agosto del 2009, Usa e Svizzera firmano un accordo su Ubs. La banca paga una multa di 780 milioni dollari. Berna dà il via libera per comunicare i dati di 4.450 clienti. 2 WEGELIN Nel marzo 2013, la Wegelin viene condannata a una multa di 57,8 milioni di dollari per avere favorito l'evasione fiscale. Altri 16 milioni vengono sequestrati dal fisco Usa. 3 CREDIT SUISSE All’inizio di maggio Credit Suisse si dichiara colpevole per aver aiutato clienti ad evadere il fisco e accetta di pagare alle autorità americane una multa di 2,6 miliardi di dollari. La novità Una fetta di Emmental bacato e mille punti interrogativi. Nuove ombre nei rapporti tra Stati Uniti e Svizzera dopo lo scandalo Credit Suisse e il relativo patteggiamento da 2,6 miliardi di dollari del secondo colosso bancario elvetico, reo confesso di aver aiutato i suoi clienti americani ad evadere il fisco. Gli oltre 20.000 “Paperoni” evasori nei libri contabili della banca di Brady Dougan non sono noccioline per l’Irs (l’agenzia americana delle tasse), che dal 2009 sta dando loro la caccia. Ecco perchè la Washington della politica è andata giù dura. John McCain, senatore della commissione Finanze ed ex candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008, quella fettina di formaggio coi buchi, per esempio, non l’ha digerita. E così, molto più a sinistra, il paladino dei consumatori Ralph Nader. L’America della politica resta con i fucili puntati: “L’accordo con il ministero della Giustizia non mette personalmente sul banco degli imputati direttori o manager, nè la somma è sufficiente a fare da deterrente in futuro”, ha storto la bocca McCain, applaudito da Nader che nel 2000 fece da terzo incomodo tra George W. Bush e Al Gore. E c’è poi il senatore del Michigan Carl Levin. Da novembre gli svizzeri non dovranno più preoccuparsene perché andrà in pensione, ma per lui “è un mistero” il perché il governo americano non ha richiesto, come parte dell’accordo, che la banca cavasse fuori alcuni nomi dei clienti americani che mantenevano a Zurigo conti segreti. “Delle migliaia che avevano rapporti con Credit Suisse la grande maggioranza non si è mai fatta avanti con l’Irs come richiesto dalle nostre leggi: con il risultato che le tasse su miliardi di dollari sono state evase. I cambiamenti concordati da Credit Suisse sono benvenuti, ma devono essere severamente vigilati”. In senato Levin era stato duro, e non solo con i vertici della banca, ma anche con il ministro della Giustizia Eric Holder e con i suoi procuratori: “Il problema che ho è con i negoziati senza fine con gli svizzeri a proposito delle loro leggi. Siamo in America e dobbiamo applicare le leggi degli Stati Uniti”. Ma Levin se ne va, e così Kathryn Keneally. L’ultimo giorno al Dipartimento della Giustizia dell’implacabile magistrato che ha inchiodato Credit Suisse davanti alle sue responsabilità sarà il 5 Reuters Si chiedono provvedimenti più duri dopo la mega multa al Credit Suisse giugno. Altre 13 banche svizzere, tra queste Julius Bär Group Ltd, Zürcher Kantonalbank e l’unità svizzera di Hsbc Holdings Plc (Hsba), restano nel mirino dei funzionari dell’Attorney General Eric Holder, e i loro vertici devono sudare freddo in questi giorni, anche se rispetto a loro il Credit Suisse è una “Balena Bianca” e non è chiaro se il governo, nel dopo Keneally e Levin, avrà le energie politiche sufficienti per continuare gli sforzi contro gli istituti che hanno aiutato i “Paperoni” evasori. Finora, delle altre banche elvetiche, solo una, Wegelin, è stata incriminata. Ma anche alla Wegelin non è stato chiesto di pubblicare i nomi dei clienti con la giustificazione che è stato il governo svizzero a richiederlo. E Levin è andato su tutte le furie: “Berna non lo permette, ma l’accordo era lì”. E sempre in senato la Commissione permanente sulle inchieste ha accusato le autorità di essere andate con la mano troppo leggera nei confronti del colosso di Zurigo, mentre gli addetti ai lavori sostengono che quanto fatto con Credit Suisse apre un precedente importante e lo si è visto con Escono di scena il magistrato e il senatore a capo della “crociata” sulle banche ma la tensione resta Bnp Paribas (multa da 10 miliardi). Le banche svizzere nel mirino variano per dimensioni e obiettivi. Hsbc, l’unica paragonabile per esposizione negli Usa a Credit Suisse, potrebbe chiedere la benedizione delle autorità federali in cambio di una ammissione di colpevolezza. Intanto, i contraccolpi arrivano dal mercato con la reazione di un importante fondo pensioni: Employees Retirement System of Texas ha tagliato i ponti con il gruppo elvetico. “Abbiamo una regola che ci impedisce di avere rapporti con società colpevoli di frodi”, ha spiegato la portavoce Mary Jane Wardlow, mentre Joe DeAnda, il suo omologo al California Public Employees’ Retirement System ha ribadito: “Stiamo monitorando la situazione” alla luce della loro “limitata esposizione” nella banca. California Public Employees’ Retirement System è il maggior fondo pensione negli Usa per i dipendenti pubblici. Le vertenze 4 JULIUS BÄR La banca zurighese rischia una multa elevata. Gli analisti della società Bank am Bellevue hanno parlato di circa 800 milioni. La vertenza con gli Usa è ancora aperta. 5 CANTONALI E MINORI Sono 13 le banche svizzere sotto procedimento negli Usa. Un centinaio invece hanno aderito alle richieste Usa e discuteranno con le autorità per trovare una soluzione. 6 BNP PARIBAS La banca francese, secondo il Wall Street Journal, dovrà pagare una multa record: 10 miliardi di dollari. L’indagine parte dalle infrazioni sulle sanzioni contro Iran e altri Paesi. Dal primo giugno in vigore la legge che in Ticino riguarda centinaia di donne, anche quelle impiegate a tempo parziale In Ticino nascono circa 2.800 bambini all’anno. E molte mamme che devono allattarli spesso incontrano non poche difficoltà. Ma ad aprile il Consiglio federale ha approvato la revisione dell’ordinanza della legge sul lavoro, e ha ratificato la Convenzione 183 sulla protezione della maternità dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). Il provvedimento entra in vigore oggi, primo giugno. In pratica si stabilisce che le pause per l’allattamento devono essere calcolate dalle aziende come tempo di lavoro ed essere retribuite. “È un grande passo avanti, che allinea la Confederazione ad altri Paesi dove queste norme esistono da tempo”, spiega Nadia Ghisolfi, granconsigliere Ppd e mamma da pochi mesi che aveva sottolineato più volte questa esigenza in Gran Consiglio. “C’era un problema di interpretazione - prosegue Ghisolfi - nel senso che molti datori di lavoro concedevano sì alle donne lavoratrici la pausa per allattare il loro bambino ma non la pagavano. Ora non ci saranno più mamme di serie A e mamme di serie B”. La norma che arriva da Berna è precisa: attualmente, il tempo dedicato all’allattamento vale come tempo di lavoro a seconda che avvenga all’interno (dove c’è l’asilo nido) o all’esterno Le mamme al lavoro potranno allattare e saranno retribuite dell’azienda. Anche questa distinzione viene abolita. “Il datore di lavoro - chiarisce il Consiglio federale - sarà tenuto a retribuire, in una misura predefinita, il tempo che la collaboratrice dedica all’allattamento”. Ghisolfi: “È una conquista perché sino ad oggi molte aziende concedevano la pausa, ma non la pagavano. Ora si aumenti il congedo” In funzione dell’orario, il limite di tempo concesso varierà dai 30 minuti (sino a 4 ore di lavoro) ai 90 minuti per chi invece ha una giornata lavorativa di oltre 7 ore. E questo perché il problema riguarda molte mamme che, avendo dei bambini di pochi mesi, chiedono il tempo parziale. “L’Organizzazione mondiale della sanità - spiega ancora Ghisolfi - raccomanda alle mamme, naturalmente quando è possibile, di allattare sino ai 4- 6 mesi. Difatti, le ricerche scientifiche dicono che il neonato crescerà meglio. Da noi la norma consente alle mamme di avere un congedo maternità sino a 3 mesi dopo aver partorito. Dunque il problema è reale, perché la donna che rientra nell’attività lavorativa e vuole allattare sino a 6 mesi, per 3 mesi dovrà farlo mentre lavora. Ora bisognerebbe aumentare il periodo del congedo almeno a 4 mesi”. Per arrivare a questa nuova legge ci sono voluti 14 anni. L’Assemblea federale aveva infatti approvato la Convenzione sulla protezione della maternità dell’Oil già nel giugno 2000, ma non era stata ancora modificata l’ordinanza sulla legge del lavoro (Oll) per renderla compatibile con il diritto internazionale. In questi anni molti datori di lavoro calcolavano il tempo dedicato all’allattamento conteggiandolo su periodi di riposo o di riposo compensativo. Sottraendolo dunque dal credito delle ore supplementari o da quello stabilito per le ferie annuali inserite nei contratti. m.sp. I cambiamenti climatici in atto sono ormai una realtà, eppure se ne parla sempre meno. Il problema è legato all’emissione di diossido di carbonio nell’atmosfera. Al momento il mondo ne produce 32,5 miliardi di tonnellate metriche, di cui due terzi provengono da 10 nazioni. In testa ci sono Cina e Stati Uniti, con rispettivamente 8,8 e 6,7 miliardi di metri cubi, seguite da Russia ed India con 2,9 miliardi, sotto il miliardo troviamo Giappone, Germania, Canada, Arabia Saudita, Regno Unito e Brasile. A prima vista questa classificazione rispecchia la densità della popolazione; è normale che in termini assoluti un Paese come la Cina con un miliardo e 400 milioni di persone emetta più diossido di carbonio di uno scarsamente popolato come l’Arabia Saudita. Se calcoliamo però l’emissione di diossido di carbonio pro capite, la classifica cambia radicalmente. In testa troviamo Arabia Saudita, Stati Uniti, Canada e Russia, tutti produttori di gas naturale e petrolio, le fonti principali di diossido di carbonio; Cina, Brasile ed India, economie emergenti e naLa parola densaContro il disastro zioni mente popouna strategia globale late, si trovaMERCALLI A PAGINA 31 no in fondo. Il significato di queste statistiche è chiaro: il consumo energetico è maggiore nei Paesi produttori, che sono anche nazioni più ricche di quelle più popolose ed emergenti. Va da sé che in queste ultime il consumo energetico salirà di pari passo con lo sviluppo economico. Al momento la Cina emette solo due terzi del diossido di carbonio prodotto dal Giappone, arrivare ai livelli giapponesi, ben lontani da quelli statunitensi, significherebbe aumentare l’emissione del 50 per cento, equivalente a 3,6 miliardi di tonnellate metriche l’anno. È facile comprendere l’ampiezza del problema: non solo dobbiamo ridurre l’emissione di diossido di carbonio, bisogna anche compensarne l’aumento proveniente dalle nazioni ancora in fase di sviluppo. Negare ai cinesi o agli indiani i comfort occidentali, dall’aria condizionata fino al riscaldamento, non è possibile. L’unica vera soluzione, secondo scienziati ed economisti, è una tecnologia che produca energie rinnovabili in grado di competere con gli idrocarburi o una che sia capace di neutralizzare l’effetto serra nell’atmosfera e frenare il surriscaldamento della terra. Tutto il resto, incluso il risparmio energetico nei Paesi più ricchi, rallenta solo i cambiamenti climatici senza, ahimè, frenarli. Cancellara non brilla e Frank perde la maglia Miami prima finalista del campionato Nba Impegnato al Giro di Baviera, Fabian Cancellara non brilla alla cronometro della breve corsa a tappe tedesca. A vincere è infatto Geraint Thomas, che strappa anche la maglia di leader ad un altro elvetico, Matthias Frank. Superando con un secco 117-92 gli Indiana Pacers, i Miami Heats sono la prima squadra a qualificarsi per la finaele del campionato Nba di basket. LeBron James e compagni attendono ora l’esito di San Antonio-Oklahoma. Reuters losport domenica 1. giugno IN 13.55 LA2 TELE MotoGP: GP d’Italia VISIONE domenica 1. giugno giovedì 5 giugno 15.00 LA2 Tennis: R. Garros. Semifinali f. Rientro incoraggiante per l’ostacolista Urech Galen Rupp in forma sui 10mila metri piani Rossocrociati in tre finali agli Europei di canottaggio 16.05 LA2 Ciclismo:Giro d’Italia.Ultima tappa venerdì 6 giugno 13.00 LA2 Tennis: R. Garros. Semifinali m. martedì 3 giugno 20.10 LA2 Calcio: Svizzera-Perù sabato 7 giugno 15.00 LA2 Tennis: R. Garros. Finale f. Dopo due anni di grandi difficoltà, l’ostacolista elvetica Lisa Urech è finalmente tornata alle gare, ottenendo anche un interessante 13.49 in batteria sui 100 ostacoli, un buon risultato in vista degli Europei 2014 a Zurigo. Grande risultato sui 10mila metri piani al meeting di Eugeene, negli Stati Uniti, valido per la Diamond League. Il padrone di casa Galen Rupp ha infatti battuto tutti gli africani con il miglior tempo dell’anno: 26’44”36. Gli equipaggi elvetici impegnati agli Europei di canottaggio a Belgrado possono puntare a tre medaglie. Niepmann e Tramèr hanno ottenuto il miglior tempo nel due senza pesi leggeri. Finali anche nel doppio “scull” pesi leggeri e nello skiff. Domenica 1. giugno 2014 Il motociclismo L’evento Un Mondiale tra telecomando, radio e internet Lealtreclassi Rabat e Rins protagonisti in Italia A PAGINA 29 La Svizzera a Weggis si prepara per il Perù LaNhl Chicago vince e porta i Kings a “gara sette” Nella notte tra venerdì e ieri, sabato, nella National Hockey League è andata in scena gara-6 della finale della Western Conference, con Los Angeles ad avere in mano il match point per andare a sfidare i New York Rangers nella finalissima per la Stanley Cup. Ma la reazione di Chicago ha costretto i californiani a rimandare la festa, visto che i Blackhawks si sono imposti per 4-3, portando la sfida ad una gara-7 che si annuncia caldissima. In vantaggio con King nel primo periodo, Los Angeles si è poi vista raggiungere e superare da Chicago nel terzo centrale, quando Kane ha colpito in power play e Smith ha riportato i suoi avanti nella sfida. Addirittura esplosivo il periodo conclusivo, con il nuovo sorpasso dei Kings grazie al pareggio di Doughty e al 3-2 a firma Martinez con l’uomo in più. A cavallo di metà periodo, ecco l’accelerazione decisiva di Chicago, con Keith che agguanta il pareggio e il solito Patrick Kane a siglare il punto dell’importantissimo successo degli Hawks. m.s. Lo Zoncolan incorona Re Nairo Continua la cavalcata dell’iberico che precede Iannone e Lorenzo MASSIMO MORO A SORPRESA VINCE ROGERS In cima al Monte Zoncolan, Rogers si presenta solo dopo aver gestito la salita Sul “mostro” vince Rogers, ma il Giro è di Quintana che controlla da padrone QUINTANA SENZA RIVALI Una vittoria da padrone, quella conquistata da Nairo Quintana al Giro 2014, dopo aver sofferto nelle tappe di trasferimento delle prime due settimane MASSIMO SCHIRA Un piccolo colombiano venuto da una remota provincia andina è il nuovo Re del Giro d’Italia. Ad essere incoronato nuovo sovrano della corsa rosa ieri, sabato, in cima al Monte Zoncolan è infatti Nairo Quintana, “Re Nairo Primo”, 24enne di Combita, che al secondo posto dello scorso anno al Tour de France - con tanto di maglia à pois di miglior scalatore e premio quale miglior giovane alla Grande Boucle ora aggiunge un successo pieno. Da grande dominatore nelle tappe importanti, supportato da una squadra, la spagnola Movistar, davvero impeccabile. Al secondo posto, un altro colombiano, Rigoberto Uran, che sullo Zoncolan ha respinto l’assalto dell’italiano Fabio Aru, altro giovane rampante nel panorama ciclistico internazionale (coetaneo di Quintana). “È fatta al 99% - ha commentato uno scaramantico Quintana -. Spero che la tappa di domani sia un po’ più tranquilla. La giornata di oggi è passata in fretta, ma la salita finale è stata spettacolare, con tantissima gen- te a sostenermi. Ora con la squadra vogliamo controllare l’ultima tappa per finire in allegria, alzando le braccia. Sono state tre settimane difficili, a cavallo della prima e della seconda settimana sono stato abbastanza male. Soffrendo nelle tappe di transizione, ma ora sto bene. Sono in maglia rosa… Provo una grande gioia, perché non lasciar cadere qualche lacrima di felicità?” Sulla salita che si è meritata il soprannome di “mostro” per le pendenze estreme che i corrido- ri sono costretti a superare nei 9 chilometri di ascesa, ad avere la meglio è invece stato a sorpresa l’australiano Michael Rogers, al suo secondo successo in questa edizione della corsa rosa. Un vincitore inatteso ai 1.730 metri del Monte Zoncolan, che però ha sfruttato la gran forma e l’esperienza per gestire i quasi 8 minuti di vantaggio che la fuga a 15 in cui era inserito vantava ai piedi dell’ascesa conclusiva. “Eravamo in due in fuga, dovevamo vincere - ha detto il vincitore Sugli spalti MASSIMO SCHIRA XHAKA FUORI RUOLO NON HA SENSO S mentre Thomas Lüthi ha fatto nuovamente la mossa del gambero, visto che, dopo il terzo crono delle prove libere, ha conquistato solo il nono posto sulla griglia di partenza. Nella Moto3 il miglior tempo è stato fatto segnare Alex Rins che ha avuto la meglio sul leader del Mondiale, l’australiano Jack Miller (Ktm) e alla sorpresa di giornata messa a segno dal ceco Jakub Kronfeil (Ktm). Lo spagnolo della Honda è stato il vero protagonista della qualifica, visto che, dopo aver firmato il record della pista e nonostante una brutta scivolata alla fine della sessione, è riuscito a rientrare sul tracciato. m.m. Anche al Mugello Marquez è in pole, ma un po’ a fatica Keystone Dopo lo striminzito successo di venerdì contro la Giamaica per 1-0, la preparazione della nazionale rossocrociata in vista dei Mondiali in Brasile prosegue a Weggis, con la fase d’avvicinamento alla seconda amichevole prima della partenza, quella di martedì - sempre a Lucerna contro il Perù. Nella mattinata di ieri, sabato, i convocati di Ottmar Hitzfeld sono scesi in campo per una partitella da 45 minuti contro il Tuggen, formazione di Prima Lega Promotion. Partitella vinta per 2-0 grazie al rigore di Inler per fallo su Stocker e rete dello stesso laterale ormai ex Basilea, che si conferma uno degli elementi più in forma. Hitzfeld ha schierato Bürki tra i pali, Lang, Schär, Von Bergen e Rodriguez in difesa, Behrami e Inler davanti alla difesa, Barnetta, Seferovic, Stocker e Drmic in fase offensiva. È poi entrato anche Gelson in sostituzione di Barnetta dopo 37 minuti. Intanto alcuni selezionatori hanno sciolto le ultime riserve a proposito dei 23 che partiranno per il Brasile. Su tutti Vicente Del Bosque, tecnico della Spagna campione in carica. Unica vera sorpresa per le furie rosse, la presenza in rosa di Diego Costa al posto di Llorente. Le condizioni dell’attaccante acciaccato dell’Atletico Madrid verranno verificate ulteriormente nei prossimi giorni negli Usa, mentre lo juventino resta in preallarme. Nella spedizione pure Villa e Fernando Torres. m.s. Esteve Rabat e Alex Rins protagonisti del Gp d’Italia. Nella Moto2 lo spagnolo e leader del Mondiale è riuscito ieri, sabato, a conquistare la pole position del Mugello. Una parenza al palo molto importate per lo spagnolo, che potrebbe allungare in classifica sul finlandese Mika Kallio che non è andato oltre l’undicesima posizione. Una prima fila del tutto inedita, soprattutto visto che alle spalle di Rins si è piazzato il britannico Sam Lowes davanti al tedesco Sandre Cortese. Per quanto riguarda i colori rossocrociati, ottimo tempo quello fatto segnare da Dominique Aegerter che ha staccato il quinto posto, Il ciclismo Ilcalcio 15 e c’è un aspetto che ha trovato conferma nell’amichevole trotterellata dalla Svizzera contro la Giamaica in vista dei Mondiali brasiliani è che Granit Xhaka schierato da numero 10 serve solo nella testa di Ottmar Hitzfeld. Il giovane e talentuoso giocatore in forza al Borussia Mönchengladbach deve essere schierato davanti alla difesa. Dove, è vero, la nazionale rossocrociata ha parecchia concorrenza. Ma dietro l’unica punta non ha senso alcuno. Non ad una fase finale della Coppa del Mondo. Si vuol dare a Xhaka l’opportunità di crescere anche in un ruolo non suo? Bene, ma il capitolo esperimenti è attualmente chiuso in casa elvetica. È ora di badare al sodo, mettendo in campo i migliori nei rispettivi ruoli. Quindi dentro Dzemaili o Mehmedi al centro del terzetto con Stocker sulla sinistra e Shaqiri sulla destra. Con il macchinoso Xhaka, le cose proprio non funzionano. Lo si è visto anche contro gli onesti, ma certamente non trascendentali, giamaicani. Mai un cambio di ritmo, mai un inserimento incisivo, mai un tocco in profondità, una verticalizzazione una. Guarda caso, il gol svizzero nasce proprio dal fatto che Dzemaili ha avuto l’occasione di mostrare al più giovane collega come fare. Tocco in verticale di Inler, Dzemaili raccoglie e pesca, sempre in verticale (!) Drmic in area. Controllo, tiro e gol. Semplice, no? di tappa -. Il mio compagno Nicolas Roche ha fatto un lavoro incredibile. È una vittoria da pelle d’oca”. Il grande pubblico sull’ascesa conclusiva è però stato sia parte dello spettacolo, sia protagonista in negativo. Soprattutto quando Francesco Manuel Bongiorno, che stava combattendo alla pari con Rogers al comando della tappa, è stato spinto da uno spettatore, che lo ha sbilanciato e costretto a mettere piede a terra. Un gesto da vero imbecille che non è purtroppo isolato sulle grandi salite del ciclismo. “Recuperare su pendenze al 15% è impossibile - ha raccontato uno sconsolato Bongiorno -. Poi Rogers su un tratto più pianeggiante ha fatto valere la maggiore potenza. Io avrei voluto stargli a ruota, per poi provare la sparata sul finale. Purtroppo non ho potuto provarci”. A concludere per davvero la corsa rosa a livello di chilometri, quest’oggi, domenica, la consueta passerella, stavolta con arrivo a Trieste dopo 172 chilometri pianeggianti in cui gli ultimi velocisti rimasti in gara proveranno a centrare il successo. Per ritrovare il grande ciclismo, invece, bisognerà pazientare fino a sabato 14 giugno, quando con l’atteso cronoprologo di Bellinzona prenderà il via il Tour de Suisse. [email protected] Q@MassimoSchira A fatica Marc Marquez ha firmato al Mugello la sesta pole position consecutiva sulle sei gare della stagione. Lo spagnolo della Honda Hrc, ieri, sabato, non è stato il netto dominatore della qualifica del Gran Premio d’Italia, visto che sia Andrea Iannone sia Jorge Lorenzo sono riusciti in questa occasione a stargli molto vicini. “È una bella pole, ho fatto più fatica, ma sono contento ha commentato Marquez -. Qui siamo tutti vicini, ma per me è importante perché l'anno scorso su questa pista ho avuto problemi e questo risultato mi dà tanta fiducia per la gara”. La sorpresa di giornata è arrivata certamente dal secondo tempo fatto segnare dalla Ducati Pramac di Andrea Iannone, soprattutto visto che l’italiano ha accusato un ritardo di poco inferiore ai due decimi. Una prova esaltante quella messa a segno dall’abruzzese che è riuscito così a tenere alle sue spalle le Yamaha, la Honda di Dani Pedrosa e le Ducati ufficiali. “La pista mi piace, ci ho vinto in Moto2, sono contento di essere qui perché c'è tanta gente e questo è un risultato che ci voleva - ha dichiarato Iannone -. Per la gara non c’è male, Honda e Yamaha sono avvantaggiate, ma noi abbiamo fatto buone prove, siamo andati bene. Sono fiducioso”. Una prima fila del tutto inedita quella andata in scena sul tracciato del Mugello, dal momento che dalle tre caselle di partenza si sono piazzate tre case di moto di- Reuters verse, Honda, Ducati e Yamaha. Un terzo posto che può risultare molto importante è quello ottenuto da Jorge Lorenzo, soprattutto dal punto di vista del morale, anche se lo spagnolo è consapevole che per il Mondiale le speranze sono ormai sfumate. “Sorrido non solo per il risultato, ma anche perché sto fisicamente meglio rispetto alle altre gare - ha sottolineato Lorenzo -. Però abbiamo fatto altre prime file, ma un solo podio, in Argentina, e adesso vorrei ripetermi. Siamo in cinque-sei in lotta per salire sul podio, anche Valentino, che parte indietro, ha un passo buono per la gara”. Continua il momento non certamente felice per Dani Pedrosa che, dopo aver fatto da controfigura a Casey Stoner, si è tro- MARC MARQUEZ Lo spagnolo della Honda continua a dominare la MotoGp e in Italia cerca il sesto sigillo della stagione vato a far fronte al giovane e straordinario Marquez. Anche sulla pista italiana lo spagnolo si è dovuto accontentare della quarta posizione, precedendo la Yamaha Monster Tech 3 di Pol Espargaro e la Ducati ufficiale di Cal Crutchlow. Il grande deluso di giornata è senza dubbio Rossi, che avrebbe certamente voluto festeggiare meglio la trecentesima gara nel Motomondiale. Una qualifica a dir poco deludente quella fatta segnare dal pesarese che non è andato oltre al decimo tempo. “Abbiamo fatto un grosso errore di gomme nelle qualifiche ha detto Rossi -. Bisognerà fare una bella partenza e dei buoni primi giri. Quest’anno riesco ad andare veloce subito e sorpassare, vediamo cosa succede”. [email protected] oggi, domenica, dal momento che torna in campo Roger Federer, opposto ad Ernests Gulbis. Un incontro che non si presenta certamente facile per il basilese, visto che il lettone sta attraversando un momento di forma straordinario. Lascia invece definitivamente Parigi l’ultima elvetica, Stefanie Vögele, che, nel doppio con la slovacca Jana Cepalova, ha rimediato una scoppola per 6-1, 6-2 dal duo composto da Ashleigh Barty e Casey Dellacqua. Continua la caduta delle stelle in campo femminile. Dopo le uscite di scena di Serena Williams, Na Li e Agneszka Radwaska, nella giornata di ieri ha salutato il Ro- land Garros la numero cinque del tabellone, la ceca Petra Kvitova, superata dalla russa Svetlana Kuznetsova per 6-7, 6-1, 9-7. Da segnalare, inoltre, la sconfitta di una campionessa di Parigi, visto che la serba Ana Ivanovic è stata estromessa dalla ceca Lucie Safarova per 6-3, 6-3. Passano il turno Jelena Jankovic, che ha battuto Sorana Cirstea per 6-1, 6-2, e Sara Errani che ha avuto léa meglio su Julia Glushko per 6-0, 6-1. Le due si scontreranno allo stadio degli ottavi. Tuto facile, infine, per una delle pretendenti del trofeo, la rumena Simona Halep che ha superato la spagnola Maria-Tersa Torro Flor per 6-3, 6-0. m.m. Non inizia troppo bene la festa per la trecentesima gara di Valentino Rossi nel Motomondiale Il tennis Passano agli ottavi Rafael Nadal e David Ferrer. Roger Federer cerca i quarti contro Ernests Gulbis La truppa spagnola continua a dominare al Roland Garros La truppa spagnola continua a dominare al Roland Garros, secondo Slam stagionale. Gli ottavi della parte alta del tabellone parigino hanno confermato come la pattuglia iberica la stia facendo da padrone sulla terra rossa. Il detentore del titolo Rafael Nadal non ha sprecato molte energie per superare l’argentino Leonardo Mayer. Il maiorchino si è imposto in tre set per 6-2, 7-5, 6-2. Nessun problema anche per David Ferrer che non ha incontrato difficoltà nell’avere la meglio sull’italiano Andreas Seppi per 6-2, 76, 6-3. Gli occhi dei tifosi rossocrociati sono focalizzati sulla giornata di Reuters Le vacanze L’alimentazione Il sesso IN VIAGGIO PER RITROVARE IL BENESSERE È FINITO IL MITO DEL PANE FRESCO A TUTTI I COSTI MIO FIGLIO 14ENNE HA LE SUE PULSIONI, MA MI IMBARAZZA A PAGINA 21 A PAGINA 27 ROSSI A PAGINA 28 traparentesi ilcaffè PAUSA CAFFÈ Animali 1. giugno 2014 Quelle uova a singhiozzo delle cocorite PASSIONI | BENESSERE | SPORT BOLTRI A PAGINA 20 Dall’Hiv al cancro, dal fumo all’alcol. La prevenzione deve essere “urlata”. Messaggi e spot fanno scandalo per risvegliare attenzione e coscienze S PATRIZIA GUENZI Combattiamo l’indifferenza Per cominciare PATRIZIA GUENZI L’IRRAZIONALITÀ DEI CONSUMI “N on c’è logica nel consumare irrazionalmente per garantire un lavoro e mantenere questo nostro sistema attuale. Penso ci siano modi più creativi per risolvere i problemi sociali ed ecologici”. Così ha detto al Corriere della Sera il finlandese Antti Laitinen, 39 anni, artista performer che nel 2002 è rimasto quattro giorni nel bosco senza cibo, acqua potabile e abiti. Lo scopo era misurare corpo e psiche con l’intransigenza della natura. Ora tutto è finalmente testimoniato nel video “Bare necessities”, che ha anche immortalato scene goffe e comiche rispetto a ciò cui siamo abituati noi, viziati dal benessere e dalle comodità: dal tentativo di Laitinen di accendere il fuoco con due bastoncini all’escogitare un modo di cacciare le formiche per il pranzo. La conclusione dell’esperimento è tutt’altro che positiva. Secondo Laitinen l’uomo moderno non ha nessuna abilità per sopravvivere nella foresta se cresciuto in un ambiente urbano. E ribadisce lo squilibrio esistente tra i Paesi che dispongono di troppo cibo, tanto da sprecarlo, e altri che non ne hanno a sufficienza. Ripeterlo, ogni tanto, fa bene. hockvertising contiene la parola shock (urto, scossa) e advertising (pubblicità). Definisce quei messaggi che creano un forte impatto emotivo. Appelli che suscitano paura, timore, apprensione, moti di rivolta. Come la nuova campagna pubblicitaria contro l’Aids e le infezioni sessualmente trasmissibili, “Love life”. segue a pagina 18 M NOSTRO SERVIZIO LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare IL MARE DOPO LA CURVA A PAGINA 44 ugugni e sorrisi. La campagna pubblicitaria contro l’Aids solleva consensi e perplessità anche tra le famiglie interpellate dal Caffè. Alcuni genitori si dicono infastiditi e la bocciano senza se e senza ma, altri la giudicano tutto sommato un male necessario. “Quelle immagini sbattute in faccia anche ai bambini non mi piacciono - dicono alcune mamme -. L’educazione sessuale dev’essere compito dei genitori”. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 1. giugno 2014 19 tra parentesi La comunicazione La tendenza Dai tweet al guerrilla marketing il mondo della comunicazione alla ricerca di nuovi canali Nel grande circo mediatico ormai inutile alzare la voce BRING BACK OUR GIRL Il tweet cult di Michelle Obama per le studentesse nigeriane rapite Per combattere l’indifferenza serve uno choc L e immagini delle Femen a seno nudo sono più scontate della carta sinottica della Meteo. Il bambino africano denutrito è purtroppo un déjà vu anche allo sguardo più sensibile. Persino le immagini delle catastrofi naturali, seguendo il principio informatico Lifo, “Last in First out”, sbiadiscono nella memoria collettiva, sostituite tempestivamente da nuove istantanee. Nel grande circo mediatico, per attirare l’attenzione, alzare la voce non serve più a nulla, se non a confondersi in una cacofonia di messaggi subito dimenticati. Poi, come avviene spesso per il mercato multimediale, basta una scintilla di originalità per far divampare un messaggio. L’immagine di Michelle Obama con in mano il cartello “Bring Back Our Girl”, ridateci le nostre ragazzine, con un semplice tweet ha dato il via ad una campagna di solidarietà planetaria per le 300 studentesse rapite in Nigeria dagli integralisti islamici di Boko Haram. E che impatto ha avuto, Dall’Aids al cancro, spot scandalosi risvegliano attenzione e coscienze per l’immagine più “social” della Chiesa, la sequenza in cui Papa Francesco rompendo qualsiasi protocollo di sicurezza, ha abbassato il finestrino dell’auto a Rio de Janeiro, in mezzo alla folla, accarezzando bambini e lasciandosi sfiorare dalle mani dei fedeli? Situazioni che se fossero state create ad arte da un manager della pubblicità, l’avrebbero trasformato in un guru. Invece è sempre più difficile coniare slogan, azzeccare immagini per campagne di qualsiasi tipo che facciano il giro del mondo. Anzi, persino la stessa definizione “che ha fatto il giro del mondo” nella sua ripetitività è diventata insignificante, attribuibile a qualsiasi filmato amatoriale trasmesso su you tube. Insomma, pure il mondo scintillante della pubblicità è in affanno, e nel di- sperato tentativo di superare se stesso dilata a dismisura budget e testimonial hollywoodiani. I costi della produzione dello spot Nike per i Mondiali brasiliani, per esempio, avrebbero coperto le spese di ogni film in concorso a Cannes. Se si vuole essere sicuri di fare breccia, se non per l’impatto del messaggio, almeno nel maggior numero di utenti possibile, si tenta il tutto per tutto pagando a caro prezzo l’audience più vasta. Non a caso ha fatto storia, nel 2011, il prezzo pagato da Chrysler per trasmettere il suo spot nel momento clou del Super Bowl: 12,4 milioni di dollari (11 milioni di franchi) per una pubblicità di due minuti. Non c’è da stupirsi, quindi, se anche grandi associazioni umanitarie, come Unicef o Médecins sans frontières testino i canali tipici del “guerrilla marketing”, una pubblicità non convenzionale, mirata e a basso costo, con un uso creativo di strumenti aggressivi. Sempre sperando di fare colpo su un immaginario collettivo ormai saturo. e.r.b. I precedenti 1 2S 3 4 5 IL FUMO RENDE SCHIAVI Una campagna francese contro il tabacco: l’adolescente che fuma è sottomesso come chi fa sesso orale LE MALATTIE SESSUALI Oltre 20 malattie infettive possono essere trasmesse per via sessuale. La causa, batteri e virus, ma pure funghi o parassiti; presentano grandi differenze in termini di sintomi, cura e decorso clinico IL VACCINO PER L’AIDS Vaccini solo contro l’epatite B, l’Hpv e l’epatite A a trasmissione fecale-orale. Gli sforzi per svilupparne uno contro l’Hiv sinora non hanno prodotto risultati concreti, ma gli studi proseguono IL FUMO UCCIDE Oggi il tabagismo è la prima causa di morte prematura evitabile nel mondo: con quasi 5 milioni di decessi all’anno, nessun prodotto per il consumo di massa è più letale e pericoloso del tabacco EVITARE IL CANCRO AL POLMONE Oltre al fumo, principale responsabile, altre cause del tumore polmonare sono il fumo passivo, l’amianto, l’inquinamento dell’aria dovuto alle polveri sottili e le radiazioni radioattive BEVITORI INCALLITI In Svizzera si stima che circa un milione di persone consuma alcol in modo pericoloso. Il consumo cronico comincia con 20 grammi di alcol puro al giorno (donne) e 40 grammi (uomini) hockvertising, la combinazione della parola shock (urto, scossa) con advertising (pubblicità). Definisce quei messaggi con un forte impatto emotivo. Appelli che suscitano paura, timore, disgusto o apprensione, ma anche dure proteste. Come la nuova campagna pubblicitaria contro l’Aids e le infezioni sessualmente trasmissibili, “Love life – Nessun rimpianto”, promossa dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), Aiuto Aids Svizzero e Salute sessuale Svizzera, le cui immagini molto esplicite hanno suscitato un mare di polemiche. “Una comunicazione sociale, perché di questo si tratta, non deve per forza piacere, in fondo è un requisito secondario osserva Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi -. Deve, invece, colpire, scuotere le coscienze e rimanere impressa”. Critiche aspre, anche quelle rivolte qualche anno fa agli ideatori della campagna francese contro il fumo: due ragazzi con la sigaretta in bocca inginocchiati davanti a un uomo, perché un giovane che fuma sarebbe sottomesso come chi fa il sesso orale, “La pubblicità istituzionale non deve per forza piacere, bensì colpire, scuotere” colare il messaggio sono necessarie parole e immagini comprensibili ad un vasto pubblico. “È un tipo di comunicazione non settoriale, ma che deve colpire indistintamente tutti”, aggiunge il sociologo. Insomma, fondamentale è il contenuto, il soggetto e per far questo il significato delle immagini. O quella dell’Associazione veneta “Campagne per gli animali” con le sinistre immagini di un bimbo o di una donna fatti a pezzi e chiusi in una confezione come quella delle carni che si acquistano al supermercato e l’ avvertenza: “Gli animali non sono cose”. Ma tutti abbiamo ancora negli occhi i famosi manifesti di del pubblicitario OlivieroToscani contro l’anoressia, con una ragazza nuda e scheletrica. “Le più riuscite sono proprio quelle che mirano all'inconscio e scavalcano la razionalità” sottolinea Codeluppi. Inoltre, per vei- L’intervista Il presidente dell’Associazione svizzera non fumatori invita a non abbassare la guardia passare il messaggio va bene anche un pugno in pancia. “La comunicazione sociale deve convincere le persone della bontà di certi comportamenti e per farlo deve lavorare in profondità, deve sostanzialmente agire sui valori, anche utilizzando toni drammatizzanti - spiega Codeluppi -. Ec- “Solo un’informazione forte rende efficace la prevenzione” “P ALBERTO POLLI presidente dell’Associazione svizzera non fumatori NIENTE PELLICCE! Un visone completamente scuoiato per combattere l’acquisto di pellicce PER COMBATTERE L’ANORESSIA I manifesti di Toscani con una ragazza nuda e scheletrica con lo sguardo triste e perso LA LOTTA DEI VEGANI Donne tagliate a pezzi, ma anche bebè, e messi sottovuoto per combattere il consumo di carne PATRIZIA GUENZI urtroppo sì, i messaggi choccanti, forti, quelli che ti arrivano come un pugno nello stomaco sono necessari affinché una prevenzione sia davvero efficace. Altrimenti il messaggio non passa”. È categorico Alberto Polli, presidente dell’Associazione svizzera non fumatori, che guarda con preoccupazione alle generazioni future. “Non bisogna assolutamente abbassare la guardia, bensì insistere e insistere ancora. Stiamo parlando del bene più prezioso che abbiamo, la salute e non possiamo scherzare”. Eppure da tempo si mette in guardia la gente sui pericoli di alcuni comportamenti, dal mancato uso del preservativo all’abuso di alcol. Ma a molti sembra non interessare più di tanto. Significa che questi messaggi forse così tanto efficaci non sono? “Non sono d’accordo. Le generazioni cambiano e la sensibilizzazione soprattutto sui giovani è fondamentale. Serve dunque una costante informazione, anche perché spesso l’esempio in famiglia non è sempre dei migliori”. SE GUIDI TELEFONANDO Una campagna indiana per convincere che l’uso del cellulare in auto è mortale PREVENIRE È MEGLIO La scena di una famiglia affranta per la morte di un figlio affetto da Aids, sempre di Toscani Quindi bisogna alzare sempre più il tiro. Con frasi e immagini che scuotono le coscienze? “In Australia, ad esempio, contro il fumo hanno deciso di non scrivere più la marca sui pacchetti di sigarette, che corrisponde ad un semplice numero, ma di stampare solo immagini choccanti”. Lo ritiene un modo efficace? “Le dico di più. Alcuni Paesi hanno deciso di vendere le sigarette solo in determinati punti, non come in Svizzera dove sono a disposizione ovunque. Inoltre, bisogna restringere il più possibile i luoghi dove è consentito fumare”. Cioè? “Le porto l’esempio di Melbourne dove hanno vietato il fumo all’esterno, quindi sulle terrazze dei ristoranti, sui marciapiedi, fuori dai negozi...”. Ma troppo proibizionismo alla fine non produce l’effetto contrario? “Meno spazi hanno per fumare e prima si renderanno conto che è molto meglio smettere”. p.g. co perché non è sufficiente un messaggio simile a quello commerciale che in fondo deve semplicemente convincere le persone a spostare i loro acquisti da un prodotto all’altro, da una marca all’altra”. Intanto, le critiche contro la campagna “Love life” non hanno minimamente scalfito la convinzione dei promotori sull’efficacia dell’ iniziativa. La coppia etero in intimità, i due gay che si baciano nudi, altre coppie in diverse posizioni sessuali, sui social network hanno superato i 50mila consensi. “E il video su youtube è stato visto 200mila volte”, sottolinea soddisfatto Roger Staub, responsabile della sezione Promozione e prevenzione all’Ufsp. E avverte: “È solo l’inizio. Ai casting per trovare i protagonisti della campagna di questa estate hanno già aderito parecchie persone. Per quest'anno abbiamo previsto un investimento di 2 milioni. Crediamo fermamente nell’importanza di insistere con il messaggio”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Roger Staub: “È solo l’inizio, al casting si sono già presentate oltre 200 persone” Le famiglie Pareri contrastanti tra i genitori sentiti dal Caffè. Chi si dice infastidito da “Love life” e chi la giudica un male necessario “Immagini un po’ troppo esplicite, ma...” PRO E CONTRO A volte per far arrivare il messaggio servono le maniere forti M ugugni e sorrisi. La campagna pubblicitaria contro l’Aids solleva consensi e perplessità anche tra le famiglie. Pareri contrastanti tra mamme e papà sentiti dal Caffè. Alcuni genitori si dicono infastiditi e bocciano “Love life”, altri invece la giudicano tutto sommato un male necessario. “Non mi piacciono quelle immagini sbattute in faccia anche ai bambini - reagisce Cristina Lehner, 44 anni, nove figli e il decimo in arrivo -. L’educazione sessuale, non mi stancherò mai di ripeterlo, spetta alle famiglie”. Perplessa pure Barbara Ravani, 47 anni, una figlia di 10 e un figlio di 6: “Non sono certo una bacchettona, ma mi sembrano scene un po’ troppo esplicite”, commenta. Di altro parere Simo- ne Gianella, due figlie di 9 e 7 anni, che sostiene di non provare alcun fastidio. “Anzi, quasi quasi io e la mia compagna volevamo iscriverci al casting”, dice con una battuta. Poi, più serio, spiega: “Il messaggio è efficace e penso che abbia centrato l’obiettivo, fosse anche solo per il fatto di aver sollevato tante discussioni, di far parlare”. Ma le discussioni devono avvenire all’interno delle fa- miglie. Un punto su cui insiste mamma Cristina: “La famiglia deve essere presente e affrontare, nel discorso sulla sessualità, anche i pericoli legati a comportamenti non corretti - spiega -. Innanzitutto noi insegniamo ai nostri figli la castità, nel senso però di non fare sesso con chiunque capiti a tiro, ma di aspettare la persona giusta. Oltre a tutti i problemi che ruotano attorno al te- ma sesso. Ne parliamo, ne discutiamo e così dovrebbe avvenire in tutte le case”. Concorda Barbara Ravani: “I genitori devono fare la loro parte e non delegare solo alla scuola o a chissà a chi - sottolinea decisa -. Inoltre, penso che di informazione ce ne sia a sufficienza e chi assume comportamenti a rischio sa benissimo a cosa va incontro”. Di informazione non ce n’è mai abbastanza replica Sheila Gilardi, due figli di 12 e 8 anni, di Morbio Superiore: “Più se ne parla, meglio è per tutti. E se il risultato finale sarà che le persone staranno più attente, benvenga”. Dello stesso parere Cristina Hofmann, 53 anni, di Ponte Capriasca, un figlio biologico di 13 anni, uno adottivo di 12 e due in affido, 13 e 16 anni. “Servono eccome queste campagne - osserva -. La scuola fa tanto, ma non tutte le famiglie affrontano questo argomento. E sappiamo bene che in ballo c’è la salute dei più giovani che va tutelata”. E con ogni mezzo, insiste Gianella: “Anche se occorre alzare sempre più il tiro, essere sempre più espliciti o inviare messaggi ancora più choccanti”. p.g. 20 La preferita tra animali lamoda parentesi L’icona Quella preferita da Ernest Hemingway era commissionata dallo scrittore americano ad Abercrombie&Fitch. Il modello lanciato nella collezione Africane di Yves Saint Laurent, divenne subito un successo mondiale. Allungata Ad abito secondo l’interpretazione di Maison Martin Margela, senza maniche e con cintura in vita. Nella savana metropolitana si fa strada la “safari jacket” LINDA D’ADDIO L a giacca safari, comunemente conosciuta come sahariana, si può tranquillamente definire un capo iconico dell’uomo di stile. Suo eccellente estimatore era lo scrittore Ernest Hemingway che si faceva realizzare le sahariane a New York da Abercrombie&Fitch e amava portarle nel tempo libero. Nel 1975 Roger Daltrey la indossava sul set di “Tommy”, il film di Ken Russell basato proprio sull’album inciso dagli Who. Due icone dell’eleganza inglese, il Principe Carlo e Roger Moore nei panni di James Bond, preferivano invece la versione camicia, chiamata anche “bush shirt”. Tuttavia, impossibile parlare di sahariana senza citare il grande couturier francese Yves Saint Laurent, artefice del lancio e della consacrazione di questo capo nel prêt-à-porter, maschile e femminile. Era il 1967 quando Yves presentò all’interno della collezione “Africane” la rivisitazione della giacca sahariana o saharien, come la chiamano i francesi. La fece indossare, in versione completo, sia alle donne che agli uomini. Fu un successo immediato e mondiale. Nata, in realtà, per le divise coloniali inglesi, in origine la sahariana era in drill di cotone, un tessuto molto resistente, e si caratterizzava per le quattro tasche con pattina e la cintura alta. Del modello originale la versione di Saint Laurent manteneva lo stile maschile, la cintura in vita e le tasche a soffietto. Ma nel corso degli anni questo “pezzo inossidabile” della maison francese si è raffinato, sciancrato e di- Ha ormai varcato i confini del genere sportivo per diventare sinonimo di stile versificato nei colori, nei materiali e nei particolari. Oggi è stato consacrato “must-have” di ogni fashionista, uomo o donna che sia. Un evergreen della moda che ogni anno gli stilisti (ri)propongono, rivisitato e corretto, nei materiali, nei dettagli e negli abbinamenti. Da parecchie stagioni, infatti, ha varcato i confini del genere sportivo per diventare, a tutti gli effetti, sinonimo di stile e glam cittadino. La “safari jacket” si può indossare al lavoro come riservare alle occasioni meno formali e ai momenti liberi. Grazie alle ultime speri- mentazioni stilistiche che tendono a mantenere invariati, o quasi, il taglio e i dettagli della giacca originale e giocano con i tessuti, preziosi e fluidi come la seta, questo evergreen della moda rientra in un genere glamsport assolutamente perfetto per qualsiasi occasione. È la sahariana il capo must dell’uomo di stile per Pal Zileri, declinata in un’elegante versione in camoscio forato o in stile metropolitano nel colore marrone con collo a camicia, chiusura alamaro, 4 tasche a toppa, taschino sulla manica e cintura in vita. Molte e diverse anche le reinterpretazioni di stagione al femminile. Color ghiaccio con parte superiore in voile per Jason Wu in combinazione con i bermuda con risvolto. Color savana senza maniche la versione bon ton doppio petto in completo con bermuda cortissimi e sottile cintura in cuoio di Michael Kors. A metà fra una camicia e una giacca color ghiaccio, apertura sulle maniche in completo con bermuda, così la propone John Richmond, a contrasto maglia e sandali arancio. Assolutamente “trendy” in versione allungata, ad abito, così la vuole Maison Martin Margiela, senza maniche ma con cintura e stivali. [email protected] A camicia Modello a camicia, color fango, con maniche aperte e in combinazione con i bermuda, John Richmond. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Le cocorite amano la compagnia e depositano le uova a singhiozzo La domanda La risposta di Stefano Boltri B uongiorno dottore, la mia domanda le sembrerà banale in quanto non riguarda malattie complesse e delicate, ma tratta di simpatici pennuti. Il mio desiderio è sempre stato quello di allevare qualche coppia di cocorite solo per il piacere di convivere ed osservare da vicino questi uccelli colorati e a mio avviso splendidi. Tuttavia per ragioni di spazio ed impegni di lavoro che mi allontanavano per giorni, non ho mai potuto realizzare questo piccolo sogno. Ebbene, ora le cose sono cambiate ed è giunto il tempo di realizzare ciò che aspettavo da anni. Prima di iniziare l’avventura però, vorrei alcuni dei suoi preziosi suggerimenti. E ffettivamente le cocorite rappresentano i papagalli più diffusi ed allevati in cattività e le ragioni del loro successo sono molteplici. Le dimensioni ridotte, la facilità di allevamento e, con molta pazienza, la loro capacità di ripetere alcune parole sono il segreto della loro fama. Il nome scientifico delle cocorite è Melopsittacus undulatus (pappagallino ondulato), fa riferimento al colore del piumaggio che tali uccelli hanno in natura e cioè un verde intenso con barrature brune che richiamano le onde. Tali ondulature sono più accentuate sulla fronte dei soggetti giovani dove arrivano a ricoprirla tutta; le giovani cocorite sono riconoscibili anche per il colore completamente nero dell’iride. L’intervento dell’uomo ha permesso di creare tutta la tonalità dei colori che oggi si possono osservare nei soggetti in cattività. Si può spaziare dall’azzurro al viola, giallo, bianco e addirittura opalino (mancante di barrature). Non solo, la selezione “umana” ha portato alla creazio- ne di taglie più grandi con testa bombata conosciute come “Ondulati Inglesi”. Questi simpatici volatili sono originari dell’Australia, pesano in media 30 grammi e raggiungono la maturità sessuale a circa 5-6 mesi di età anche se in genere si consiglia di permettere la riproduzione dopo l’anno di vita. Essendo animali molto socievoli le consiglio di iniziare con più di una coppia da mettere in voliera sempre che questa abbia le dimensioni sufficienti. Altrettanto indispensabili sono gli accessori tipo posatoi, beverini, eccetera, ricordando che le cococorite sono essenzialmente granivore e quindi vanno alimentate con miscele di semi integrate con frutta, pastoncino e polivitaminici. Per la riproduzione è fondamentale collocare il classico nido a cassettina col foro di entrata frontale; le covate in genere sono numerose (5-6 uova) che vengono deposte a giorni alterni. Questo fa sì che i piccoli non nascano conteporaneamente, ma a distanza di aluni giorni. I nuovi arrivati escono dal nido dopo circa 4-5 settimane e a circa 7 settimane sono in grado di alimentarsi da soli. #0 &4(’,71 (/%4$ !10(: $0-3 (9+-1M?;<1=I1 5;1EE9,9;1C ( "(4 ),0$0;,$4 + ,. 815741 2(4)( ;,10$/(071 241)(55,10$.( 9993&(/%4$3&* !?=EL;1=O+ A1DE?=+;1 1 09E-D1I+. P3PP 3PF 3PF "E1<A9? 09 -+;-?;?. -D109I? 09 !$# @Q QQQC4C )L;;+ ,+E1 09 L= 9=I1D1EE1 +==L? 1551II9M? ID+ 9; >/>6 B 1 9; @7/6 B D9EL;I+=? -?EI9 I?I+;9 A1D @K <1E9 0+ !$# 6KJC4 + !$# G6JC4C %; -D109I?D1 2 !1<,D+ ’?=1N +=: ) -?= E101 + *LD98?C &+ -?=-1EE9?=1 09 L= -D109I? 2 M91I+I+ E1 -?=0L-1 +; E?MD+9=01,9I+<1=I? 01; -?=EL<+I?D1C IL CAFFÈ 1. giugno 2014 21 tra parentesi Le vacanze In viaggio per ritrovare il benessere Bastano pochi giorni lontano da casa per una sferzata di energia a 360 gradi S iete stanchi e sfiniti dai ritmi frenetici che vi costringono a dividervi tra lavoro, casa, figli e famiglia? Siete preoccupati e in ansia per l’insicurezza del futuro? Oppure in ufficio c’è un clima pesante e conflittuale? O magari siete a pezzi per la fine di una storia d’amore? Insomma, basta piangersi addosso, non c’è tempo da perdere, bisogna correre ai ripari. La soluzione è semplice e a portata di mano: partire, staccare la spina per qualche giorno o anche solo un fine settimana. Magari approfittando di qualche buona offerta che dà pure la possibilità di rimettersi in forma, riaggiustare il look e, perché no, perdere qualche chiletto in vista della prova costume. Si chiamano “viaggi ricarica”, un vero toccasana per il benessere psicofisico; in pochi giorni si riesce a recuperare la forma perduta, a dimenticare dolori e piccoli acciacchi. “Oggi per molti è proprio il benessere lo scopo della vacanza osserva Gaby Malacrida, portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse e Italia -. Così, anche un viaggio breve può trasformarsi in una sorta di terapia per dare sollievo ad anima e corpo”. Ma ecco qualche suggerimento. “Per soggiorni brevi, sicuramente l’Italia è una meta perfetta, ad esempio il Lago di Garda, tre notti per poco più di 500 franchi - spiega Malacrida -. E poi c’è l’Austria, a due passi, con hotel rinomati per la cura con le acque La classifica 1 Per la “retail therapy”, contro la tristezza, non rinunciare alle due mecche per eccellenza, New York e Londra: pacchetti all inclusive Goa, in India, e lo Sri Lanka. Due destinazioni perfette per chi ama i trattamenti ayurvedici, approfittando della vacanza soprattutto per regalarsi momenti di benessere a 360 gradi. “In Sri Lanka si trovano alberghi a 5 stelle con spa dai 70 franchi a notte in su per una camera dop- pia”, precisa Malacrida. Niente male anche pensare alla Francia e alla Tunisia, da sempre punti di riferimento per gli estimatori della talassoterapia. L’Hasdrubal Thalassa & Spa, 5 stelle, a Djerba, mette a disposizione dei suoi ospiti un centro wellness, sette notti a poco più di I palmarès di National Geographic e di Lonely Planet Tutte le destinazioni “best” da non perdere D GABY MALACRIDA Portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse e Italia Per soggiorni brevi l’Italia resta la preferita, ad esempio tre giorni sul Lago di Garda NEW YORK E LONDRA termali, strutture all’avanguardia che offrono trattamenti di bellezza con un ottimo rapporto qualità prezzo”. Per chi ha più tempo a disposizione, un must restano le mete esotiche, Marrakech in Marocco, magari in un hotel specializzato per soggiorni wellness. E poi An Ti-Press LINDA D’ADDIO 2 MADONNA DI CAMPIGLIO Dormire in letti al legno di cirmolo, un calmante naturale. Chalet Fogajard di Madonna di Campiglio, immerso nel bosco, stanze senza tv né wi-fi ove andare in vacanza quest’anno? In Brasile, magari proprio durante i Mondiali, a Malawi, Capo Verde o in qualche suggestivo paesotto nel sud della Francia? Chi ancora non avesse le idee precise farebbe bene ad ascoltare i suggerimenti di due autorevoli voci: il prestigioso magazine National Geographic e la celebre guida di viaggi Lonely Planet. Hanno stilato un vero e proprio palmarès delle città e dei Paesi assolutamente da non perdere nel 2014. E nella classifica delle città da scoprire, Lonely Planet ci infila pure Zurigo, pensando anche a tutti coloro che amano regalarsi un fine settimana lungo soprattutto dedicato allo shopping. Se National Geographic mette sul podio un parco nazionale nel Ruanda, in seconda battuta i territori del nord dell’Australia e la Louisiana negli Stati Uniti, secondo Lonely non dobbiamo mancare il Brasile, davanti all’Antartico e alla Scozia. La classifica “best trips” del National seleziona venti destinazioni, più una, scelta dagli stessi lettori. La selezione, come ha spiegato il redattore capo della rivista, è il frutto della competenza e dell’esperienza degli esperti di viaggio globali di cui il giornale si avvale. In poche parole, una vera garanzia di qualità. Da Alentejo (Portogallo) a Còrdoba (Argentina), dalle Isole Derawan (Indonesia), la scelta dei lettori, al Liechtenstein, da Northern Territory (Australia) al 3 ETNA E EOLIE Per scaricare lo stress un po' di sana attività fisica, sfidando un po’ i tuoi limiti, come il tour di trekking sull'Etna e i vulcani delle isole Eolie. Panorami unici Parco Nazionale Nyungwe (Ruanda). Sfogliando invece Lonely, la guida turistica più venduta al mondo, le “Best value travel destination in the world for 2014”, comprendono: le isole greche, un connubio perfetto di sole, mare e cultura con ottime offerte di soggiorni/prezzi. Il sud Italia, Puglia, Basilicata e Calabria che, stando alla guida, offrono le migliori spiagge del Paese, borghi e monumenti antichi, oltre alla buona cucina. A chi vuole spingersi “oltre”, ovvero fare una vacanza lunga senza guardare troppo alla spesa, c’è il Costa Rica (Nicaragua): una vera attrazione, non proprio a buon mercato, ma che offre la possibilità di vivere un’esperienza da sogno lungo il Rio San Juan. Affascinante meta anche la Bulgaria, Plovdiv e Varna, parte della riviera del Mar Nero, uno dei pochi luoghi dell’Europa orientale ancora sottovalutato, e quindi abbordabile economicamente. Per gli amanti del surf ecco il Portogallo; da Albufeira in Algarve, segnalata dal British Post Office come l’opzione più economica per una vacanza in famiglia, oltre ad altre allettanti offerte, fra cui Lisbona. E che dire delle acque cristalline delle Fiji, una vera fetta di paradiso? O dell’atmosfera rilassata del Messico con le meraviglie Maya? E del fascino di Karnataka in India e di Palawan nelle Filippine. E perchè no un viaggio in Etiopia? Non vi resta che preparare le valige! 4 SANTIAGO DE CALI Siete stati mollati dal partner? Partite per la Colombia, a Santiago de Cali, un soggiorno per imparare a ballare la salsa, con professionisti e la sera feste nei salseri 5 SEYCHELLES E CILE Per salvare il rapporto di coppia concedetevi una fuga romantica tra petali di frangipane e coppe champagne. O fate l'amore nel deserto di Atacama 700 franchi per persona in camera doppia. “Rispetto al passato nota Gaby Malacrida -, non è tanto la meta o la destinazione che conta, bensì quello che sino a qualche anno fa veniva considerato un ‘plus’, da aggiungere alla vacanza. Nella scelta di un soggiorno al mare, si considerava sì l’aspetto culturale o avventuroso, ma la struttura turistica doveva avere anche un’oasi benessere o una zona wellness attrezzata. Così da unire l’utile al dilettevole”. Decisamente in ascesa, quindi, la tendenza alle vacanze dedicate al benessere, al relax e alla pausa rigenerante. La selezione viene fatta spesso proprio in funzione di questo tipo di offerte. Per la maggiore vanno i soggiorni di 7 giorni, o anche i fine settimana lunghi, ad esempio con qualche “ponte” di mezzo. Ma Malacrida ha in serbo una chicca da non perdere: “Consiglio il Capovaticano Resort Thalasso & Spa, in Calabria, a dieci chilometri da Tropea, direttamente su una magnifica spiaggia, sette notti in camera doppia, da 568 franchi per persona”. Una vera oasi di relax, benessere e tranquillià in una struttura magnifica, progettatta da un noto architetto ticinese, che incanta gli ospiti con una vacanza che lascerà sicuramente la voglia di ritornarci. [email protected] “Rispetto al passato non è tanto la meta che conta quanto le offerte di contorno” 6 CANADA E OMAN Contro la noia pernottare in un igloft, costruzione in legno galleggiante, tutti i comfort. O si atterra in parapendio sulla spiaggia dell’hotel Zighy Bay in Oman MINI È BELLO Riproduzioni fedeli alla realtà. Modellini in tutto e per tutto identici agli originali IL CAFFÈ 1. giugno 2014 LE VARIANTI Automobili, soldati, aerei, treni e barche, sono tanti gli appassionati di questo genere di attività 23 tra parentesi L’ hobby P er favore non chiamateli giocattoli! Soprattutto non pensiate che dietro a soldatini, aeroplani, treni, macchine, barche, il tutto rigorosamente in miniatura, ci siano i soliti maniaci delle collezioni. No, il modellismo, è una vera e propria passione creativa che affascina i bambini e conquista gli adulti. “Un divertimento a 360 gradi, facendo bene attenzione a non sconfinare nella pignoleria”, precisa Dario Schaps, presidente dell’Associazione modellisti ticinesi (Amt). In fondo non si chiede molto a chi vuole avvicinarsi al mondo del “piccolo ma bello”. Basta avere almeno 6-7 anni e possedere una discreta manualità. Il resto poi viene da sè. Non serve un grande talento, basta la voglia di maneggiare qualcosa e trasformarlo in una minuscola opera di pazienza e... ingegno. “Anche questo è modellismo - nota Schaps-. Di recente siamo andati in alcune scuo- È in miniatura modellismo è grande passione ma il le medie del Sottoceneri a presentare la nostra associazione e ho mostrato agli allievi come è possibile ricavare un carro armato da una scatola di cartone e un tubo in plastica. È suffi- ciente avere sottomano della colla, delle forbici e, ovviamente, un buon bagaglio di fantasia”. Tutt’altro discorso quando la passione assorbe tutto il tem- po libero di una persona. Capita a chi davvero è innamorato di questa attività, tanto da dedicarle ore e ore di lavoro. Come nel caso del nostro interlocutore, vero specialista del modelli- smo statico. In sostanza, Schaps cerca di riprodurre il più fedelmente possibile l’originale, che sia un aeroplano, un aliante o una nave. “È ciò che fa la differenza con il modellismo dinamico - spiega il presidente dell’Amt -, oltre naturalmente al fatto che questo si muove e il nostro invece no”. L’associazione è molto attiva e apre le porte della sua sede di Lugano tutti i Bellinzona centro Afittasi ufici e appartamenti di prestigio mercoledì sera. “Durante questi incontri fissiamo uno scadenziario d’impegni - spiega ancora Schaps -. Poi analizziamo dei lavori fatti da altri per trarne eventuali ispirazioni e capirne i trucchi. Sovente ci troviamo a discutere su questa o quella confezione di riproduzioni, per poterne ad esempio consigliare o no l’acquisto”. Acquisto il cui prezzo può variare di parecchio. Per iniziare gli attrezzi e il materiale necessario si trovano con facilità e senza spendere grosse cifre. Ma più ci si specializza e più i costi lievitano. “È comunque un hobby alla portata di tutti. Gli aderenti al nostro club hanno pure uno sconto del cinquanta per cento”, sottolinea Schaps. Il momento di gloria per i modellisti sarà nel 2015, quando l’Associazione ticinese, in occasione del centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, proporrà una riproduzione di quel periodo. “È una cosa che mi sta molto a cuore sottolinea Schaps.-. Stiamo lavorando per allestire una mostra sul primo conflitto mondiale a Novazzano. Tanto per dare l’idea di ciò che faremo, prossimamente esporrò a Magadino una ventina di modelli di quegli anni. Ma nel 2015 ce ne saranno molti di più a disposizione di tutti gli appassionati”. o.r. Il divertimento “Siamo più di 5mila col naso in aria uniti dal piacere e da tanta pazienza ” N on ci sono solo quelli statici, ci sono pure quelli dinamici che amano i modelli in movimento. Gli appassionati sono tanti. Così come i gruppi di modellisti. Uno, ad esempio, è quello che si dedica all’aeromodellismo. “Siamo più di cinquemila in tutto il Ticino - osserva Giancarlo Frioni, membro della Federazione gruppi aeromodellisti della Svizzera Italiana-, buona parte dei quali iscritti all’Aeroclub. Ci sono anche appassionati indipendenti, che non fanno parte della nostra associazione, insomma, probabilmente sono molti di più i patiti degli aerei in miniatura”. Un bel numero di persone che con estrema pazienza dedicano parecchie ore al proprio passatempo. Tra l’altro non ovunque si possono far volare questi mini ap- ª_þþð oŒèð˙þ𠥌 Í_çõþfiç ¿ðçõŒÔˇ *_þŒfi¬ ?çŒ fi K_õçŒy¹ ’_Þ_þþ y¬ð¥èy_ÍfiÔyª Y èðèõŒfiþfi Œ þfiðŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ K_yyªfiõõð Nõ_çõØÍ Y 6þþð_õŒðþ _ç¥ Stazione FFS Nuovo svincolo autostradale Palazzo del Governo Tribunale federale Nuova fermata ferroviaria YÔyªóèõ_çõÍè Ultimi spazi commerciali disponibili al pianterreno e al primo piano parecchi. “In Ticino ci sono diversi terreni adatti alla nostra attività - spiega Frioni -, anche se non si può parlare di vere e proprie zone a noi riservate. Fondamentale è però non dare fastidio con i nostri velivoli ed avere rigorosamente un’assicurazione di responsabilità civile nel caso di qualche un malaugurato incidente”. Questi elicotteri ed aerei in miniatura hanno diversi tipi di propulsione. Tutti cercano di avvicinarsi il più possibile ai velivoli veri e con risultati a volte stupefacenti. “Esistono addirittura dei reattori jet, del tutto simili a quelli originali, spinti da vere e proprie turbine in miniatura alimentate a cherosene. Per chi ha meno pretese di realismo si trovano in commercio apparecchi elettrici e a batteria, econ moderne pile al litio”. o.r. ˛4Œð_þŒ ŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ lacalla.ch Consulca: 091 821 12 62 L’hobby di un amatore di aerei in scala ma che volano davvero IL CAFFÈ 1. giugno 2014 24 tra leauto parentesi La Wrx Sti è un’automobile da corsa che mantiene tutti i comfort tipici di una brillante berlina In breve L’esuberanza sotto controllo STEFANO PESCIA T re lettere “Wrx” che vengono affiancate da altre tre “Sti. La missione è quella di continuare a dar prova della propria competitività. Una vettura che nella gamma Subaru è un mito assoluto di storiche prestazioni che nel campionato mondiale Rally, in particolare dal 1994 al 2005, ha collezionato una lunga lista di successi. Per continuare questa felice tradizione la quarta generazione della Wrx Sti è stata testata sul Nürburgring durante l’intera fase di sviluppo. Il design della nuova Wrx Sti evidenzia inequivocabilmente la sua indole sportiva. Il frontale è contraddistinto dalla tipica calandra esagonale fregiata dal logo Sti che conferma l’appartenenza inequivocabile alla famiglia Subaru. Una quattro porte lunga 4,59 m dal sangue bollente che monta cerchi in lega leggera da 18 pollici ridisegnati. Gli ingegneri della casa nipponica non hanno dimenticato nulla. La vettura è stata ulteriormente migliorata e ottimizzata, anche per un possibile utilizzo agonistico, ad iniziare dalla scocca, alleggerita e ulteriormente irrigidita grazie a numerosi elementi La supersportiva Subaru dal rally alla strada Le caratteristiche AL VOLANTE I sedili sportivi offrono un eccellente sostegno laterale e la posizione di guida è ottima con il volante a “D” portanti rinforzati. Il passo è aumentato di 25 millimetri (totale 2,65 m ), migliora non solo le caratteristiche di handling ma contribuisce pure ad accrescere l’abitabilità interna. In questa nuova generazione il bagagliaio offre più spazio e la sua funzionalità è stata ulteriormente migliorata grazie ai sedili posteriori ribaltabili asimmetricamente nel rapporto di 60:40. Al modello è stato abbinato uno sterzo ancora più diretto e a una GLI INTERNI Nonostante un carattere sportivo da auto da corsa, gli interni sono quelli di una berlina anche elegante taratura leggermente più rigida delle sospensioni, che migliora ulteriormente la controllabilità della vettura e la sua tenuta nelle curve. Il tutto si perfeziona fin sotto il cofano motore. Un temperamento da leone con il suo propulsore turbo boxer di 2,5 litri da 300 Cv (+ 20 Cv rispetto alla precedente edizione) a 6000 giri al minuto con una coppia massima di 407 Nm a 4000 giri al minuto. È così in grado di scattare da 0 a SOTTO IL COFANO Un temperamento da leone con il suo propulsore turbo boxer di 2,5 litri da 300 Cv, + 20 Cv rispetto alla precedente 100 km/h in 5,2 secondi e raggiungere una velocità massima di 255 km/h. Il cambio manuale rimane a sei marce, ma è stato completamente rivisitato e offre ora una reattività sensibilmente migliore nelle cambiate. La sportiva Subaru è dotata del “Driver’s Control Center Differential” (Dccd) che permette al conducente di adattare a piacimento le caratteristiche del differenziale centrale in base alle condizioni del fondo stradale. La Honda Nell’abitacolo il dinamico peperino a trazione integrale si presenta molto sportivo ma comodo. La configurazione del sedile di guida si integra al meglio con il nuovo volante a forma di D. I sedili sportivi offrono un eccellente sostegno laterale apprezzato durante le prove sulla pista svedese dove la vettura ha dimostrato di saper gestire con efficacia tutta la sua potenza. I pannelli porta in carbonio e gli elementi metallici decorativi caratterizzano il look degli interni e della plancia. Il “feeling della pista” è rafforzato dall’illuminazione rossa degli strumenti di bordo e dalle cuciture rosse dei sedili neri. Il modello che gode in Svizzera di un numero di ammiratori da far invidia agli altri mercati europei è più che giustificato. Vetture con un rapporto prezzo-prestazioni simile non sono certo molte. Disponibile in quattro allestimenti la Wrx Sti è in vendita da 44’900 franchi. Unica opzione (+800 franchi) è rappresentata dalla vernice metallizzata della carrozzeria, eccetto il colore Lightining Red, e dalla possibilità di montare lo spoiler posteriore che si integra alle perfezione con la forma del lunotto. Una nuova generazione di veicoli a pila di combustione sarà commercializzata da Honda in Europa a partire dal 2016. Tra loro il modello a idrogeno Fcev, ancora in fase di messa a punto. Sarà due volte più economico di un veicolo a motorizzazione tradizionale con un’autonomia di oltre 600 km e un sistema di ricarica molto rapido. La Abarth Con soli 997 kg e il motore 1.4 T-jet da 190 Cv la Abarth 695 biposto scatta da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi e raggiunge una velocità massima di 230 Km/h. Sarà disponibile in Svizzera dal 3° trimestre 2014. SULLE STRADE DEL GAMBAROGNO T Sugli stretti tornanti a picco sul Verbano verso l’Alpe Neggia I C Locarno I N O tragitto 34 km Indemini La più dinamica tra le Golf diesel sfodera grinta e consumi ridotti L a nuova Golf Gtd aveva fatto il suo debutto presentandosi come una vettura capace di conciliare piacere di guida, prestazioni sportive e consumi contenuti. Una sfida che la casa tedesca è riuscita a vincere, come abbiamo potuto accertare al termine di una prova su strada che da Locarno ci ha portato fino al piccolo paese di Indemini, nel Gambarogno, lungo un tortuoso percorso montano di 34 km. Usciti dal Locarnese e raggiunta la sponda opposta del Lago Maggiore, a Vira Gambarogno iniziamo la salita che ci condurrà al Alpe di Neggia, da dove la strada procede (in discesa) verso il confine con l’Italia. Il percorso, caratterizzato da una forte pendenza e da tutta una serie di stretti tornanti, oltre a regalarci una magnifica vista sull’intera regione del Lago Maggiore, si presenta come un ottimo banco di prova per testare questa vettura, e in particolare il suo motore Tdi (progettato ex novo), più potente (14 Cv in più) e performante (+30 Nm, per un totale di 380 Nm) rispetto al modello precedente. Quel che impressiona a bordo della Golf Gtd è proprio la sua ripresa garantita da questo propulsore di 2 litri di cilindrata e 184 cavalli di potenza, che, fra l’altro, rispetta già le norme sui gas di scarico Euro6 (le emissioni di Co2 si attestano a 109 g/km). La guida in salita è risultata dunque un vero piacere, caratterizzata da potenza e stabilità, anche grazie al sempre ottimo La scheda Golf Gtd Motore 4 cilindri diesel Cilindrata (ccm) 1.968 Cambio DGS a 6 rapporti CV 184 Coppia max. 380 da 3’500-4’000 g/min. 0-100 km/h (s) 7,5 (casa) Velocità massima (km/h) 228 (casa) Consumi (l/100 km) 4,9 (test) Prezzo (vettura test) 54’480 .– cambio Dgs a sei rapporti. Raggiungiamo quindi l’Alpe di Neggia, a quota 1’395 metri sul livello del mare, dove d’inverno è ancora attiva una piccola stazione sciistica, mentre d’estate è ilpunto di partenza di una rete di sentieri che conducono, ad esempio al Monte Tamaro, al Monte Gambarogno o all’Alpe Cedullo, dove è possibile pure pernottare in un simpatico agriturismo. La nostra prova su strada procede poi verso la frazione di Indemini, meta turistica soprattutto durante il periodo estivo, e dopo una pausa ristoratrice, procediamo in direzione del confine italiano, verso la Val Veddasca che ci porterà nuovamente sulle rive del Lago Maggiore, a Maccagno. Da qui faremo infine rientro a Locarno. Una gita che consigliamo ai lettori e che a noi ha permesso di vivere delle belle sensazioni al volante di questa Golf Gtd, rivelatasi oltre che piacevole, confortevole alla guida e sportiva, ma soprattutto contenuta nei consumi. Note positive anche per gli interni , con sedili sportivi rivestiti con tessuto a quadri “Clark” (in stile Golf Cabrio), volante multifunzionale e pedaliera in acciaio inox. Fra gli equipaggiamenti di serie segnaliamo infine lo sterzo progressivo, l’impianto di regolazione della velocità, il sistema di rilevamento della stanchezza, il climatizzatore “Climatronic”, i fari “bixeno” ed i vetri laterali oscurati. e.s. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 25 tra parentesi L’esperimento Pilotare i sogni si può, la scienza al lavoro per evitarci gli incubi IL TEST IL SOGNO LUCIDO Nel sogno lucido si può avere la sensazione di svegliarsi, di controllare la “trama” decidendo, ad esempio, di volare 27 volontari dopo tre minuti di sonno Rem sono stati sottoposti a stimolazioni elettriche, variabili fra 2 e 100 Hertz quando lo stimolo era a 40 Hertz, molti volontari hanno riportato esperienze di sogno lucido I possibili usi Aiutare le vittime di disturbi da stress post traumatici a controllare gli incubi 40 Hz 60 Hz 20 Hz 80 Hz 0 Hz 100 Hz Approfondire gli studi sulle malattie mentali sulla base dei meccanismi delle allucinazioni S e non essere padroni del giorno almeno della notte. Pensate che bello sarebbe poter manovrare i nostri sogni, cambiarne la trama a nostro piacimento, farli diventare belli o portarli a rapida conclusione. In altre parole, sognare ciò che vogliamo. Sogni lucidi, in cui siamo coscienti e liberi di scegliere. Fantascienza? Mica tanto. Almeno secondo il risultato degli esperimenti su 27 volontari da parte del professor J. Allan Hobson, della Harvard University e della sua collega Ursula Vass, dell’Istituto Goethe di Francoforte, pubblicato dalla rivista Nature Neuroscience. I due ricercatori sarebbero riusciti per davvero a “pilotare” i sogni attraverso una minuscola scarica di elettricità, da 2 a 100 Hz. Una sollecitazione artificiale sulla regione della testa che produce uno stato di onironautica, termine con cui s’intende la capacità di prendere coscienza del fatto di stare sognando. Tutto ciò, sostengono i due studiosi, sarebbe d’aiuto alle persone vittime di incubi ricorrenti. Svegliandosi dentro il sogno, infatti, potrebbero controllarlo, cam- biarlo e fors’anche risolverlo. Insomma, sognare sapendo di sognare, diventare i registi della nostra attività onirica. Non male eh? “Non esageriamo! – smorza gli entusiasmi il professor Arnaldo Benini, neurochirurgo di fama -. Non è proprio così. Questo esperimento è stato fatto in laboratorio e il risultato è inficiato proprio da questo. Non vedo come nella realtà si possa riuscire a entrare nei sogni”. Tuttavia, il professor Benini uno spiraglio lo lascia aperto, senza però nascondere il suo scetticismo. “Non mi pronuncio per il futuro – dice -. Ma mi chiedo pure a cosa possa servire una tal ricerca. E ripeto, non vedo un’applicazione pratica a breve termine, quindi non illudiamo- L’esperto Lo psichiatra Cannavicci scettico sull’uso di scosse elettriche alla testa per curare disturbi mentali scire ad “estrarre” segreti dalle menti delle persone addormentate, infiltrandosi nei loro sogni tramite un apparecchio a tempo che permette a un gruppo di persone di partecipare a un “sogno condiviso”. In quattro e quattr’otto manderemmo in pensione Sigmund Freud e le sue teorie sull’interpretazione dei sogni, visto che potremmo “Soltanto la psicoterapia combatte le patologie” “L a psicoterapia resta la cura regina per alleviare i disturbi di origine patologica”. Così, lo psichiatra Marco Cannavicci replica al risultato dello studio dei due professori che attraverso piccole scosse elettriche alla testa assicurano di poter farci manipolare il nostro mondo onirico. E aggiunge: “Dove gli studiosi pensano di agire, in realtà non c’è alcun modo per entrare, modificare o manipolare. Loro, in sostanza, suggestionano una persona in una certa direzione, ma è una suggestione assolutamente estranea a qualsiasi altro tipo di condizionamento”. Detto altrimenti, non è assolutamente possibile intervenire laddove emergono i Un’avventura a bordo di imbarcazioni lungo gli oltre seicento chilometri che separano il Ticino dalla Serenissima. Dal Lago Maggiore, al Ticino, ai Navigli di Milano al Po verso il mare con fermate nei parchi naturalistici, visita delle città di Pavia, Cremona, Ferrara, Chioggia e Venezia. Grazie ad un esclusivo gemellaggio culturale Venezia viene offerta quest’occasione di ripercorrere un tragitto unico dal punto di vista paesaggistico, storico e gastronomico. Data: 15-23 agosto 2015 Prezzo: CHF 3’915 Supplemento singola: CHF 680 Grandezza gruppo: 10-14 persone ci”. In buona sostanza - ma questo emerge pure dallo studio dei due professori che invitano alla cautela nell’interpretazione dei risultati del loro lavoro - per ora dimentichiamoci di poter pilotare la nostra attività onirica. E tanto meno, come ha fatto Leonardo Di Caprio, entrando a piè pari nel campo della fantascienza, nel film Inception, riu- contenuti dei nostri sogni, che hanno origine in un luogo in cui l’uomo non ha accesso. Tanto meno, quindi, è possibile condizionare, direzionare la nostra attività onirica. “Direi che è un modo di intervenire su qualcosa che non ha niente a che fare con la normale architettura del sonno e del sogno - aggiunge Cannavicci -. È più una questione ipnotica, ma chiamarla sogno mi sembra assolutamente improprio”. Un po’ quello che facevano una volta gli psicoterapeuti francesi con ‘le rêve éveillé’, il sogno da sveglio. Ma ripeto, è una suggestione di tipo iptnotico, nulla a che vedere con la realtà del sogno”. Insomma, potrànno anche evitare gli incubi - sempre sulla base di ciò che i professo- à ovit avigli N no & N Mila Trekking in barca 2015 ri hanno scoperto -, ma le leggere scosse elettriche sul capo non hanno alcun valore terapeutico. Fondamentale resta il contatto umano, il rapporto che si instaura tra due persone, tra medico e paziente. “In sostanza, il terapeuta deve essere in grado di costruire una relazione di qualità con l’altra persona, di fiducia, di empatia insomma”, sottolinea Cannavicci. I sogni sono uno specchio fedele delle nostre ansie e paure più intime: “Inaccessibili da qualsiasi tipo di condizionamento esterno, da farmaci o da particolari tecniche se non quelle psicoanalitiche. E noi medici dobbiamo fare un lavoro di traduzione rispetto a ciò che il paziente ci racconta”. essere noi stessi i registi della nostra attività onirica. E, perché no, magari anche riuscire ad alleviare ansie, paure che ci attanagliano e a migliorare la nostra condizione psichica. “Macché, non c’è alcun valore terapeutico in queste scosse elettriche - reagisce lo psichiatra Marco Cannavicci, vedi articolo in basso -. La psicoterapia resta la regina nella cura dei vari disturbi psicopatologici”. La principale critica mossa a questo studio è di pensare di poter intervenire in una zona del cervello in realtà off limits. “Occorre un’enorme cautela nei confronti di questi metodi - ribadisce il neurochirurgo Benini -. Certo il tema della ricerca si presta a enfasi e, anche, ad esagerazioni. Ma la sostanza è molto, molto bassa. Non dimentichiamo che il nostro cervello è una macchina che lavora in un certo modo e continuerà a farlo, non c’è mano umana che tenga”. Se non il tocco empatico di un terapista. In fondo quello che utilizzava anche Freud, sfiorando il paziente sulla tempia abbassava le sue resistenze e agevolava il fluire delle associazioni. p.g. Prestazioni comprese · Noleggio del gommone (4-5 posti) a motore, noleggio della canoa (per un tratto sul fiume) e 1. giorno: 6. giorno: bicicletta sul Naviglio dal Lago Maggiore al Ticino Ferrara, capitale della bicic- · Spostamenti vari via terra (bus) di supporto e Navigazione sul Lago Maggiore letta rientro in Ticino con fermata alle Isole Borromee Visita in bicicletta della città e · 8 pernottamenti in hotel (media categoria: 3-4*) dei suoi monumenti in camera doppia con prima colazione 2. giorno: · Tutte le entrate a musei e visite sul Naviglio Grande fino a 7. giorno: · Pensione completa (1. giorno), mezza-pensione Milano sui canali verso il Chioggia Parco del Ticino e Milano sul Si riprende il Po e i canali per con picnic (2.-7.) e camera con colazione (9.) idrovia Naviglio Grande. In bici fino raggiungere il mare a Chioggia, · Accompagnamento di guide esperte (I/D/F/E) a Pavia la piccola Venezia · Guide locali per le visite della città e dei musei (I/D/F) 3. giorno: 8. giorno: · Bus durante tutto il viaggio Pavia-Cremona nella laguna a Venezia Dal Ticino entriamo nel fiume Po e Entrata trionfale in Canal Grande · Incontro di preparazione (giugno/luglio) proseguiamo fino alla conca Isola Prestazioni non comprese Serafini a Cremona 9. giorno: ritorno in Ticino · Bevande alcoliche e softdrinks 4. giorno: Cremona-Brescello · Spese personali Visita della storica città di Cremo· Assicurazione annullamento (è raccomandato il na e navigazione fino a Brescello, libretto ETI-Europa) città di “Don Camillo e Peppone” · Pernottamento ad Ascona Programma di viaggio 5. giorno: sul fiume Po fino a Carbonara del Po Giornata di navigazione sul Po con fermata a Revere Modifiche del programma sono possibili prima e durante il viaggio. Non è richiesta una particolare esperienza nautica, ma la capacità di agire e collaborare in un team. Pagina a cura di Ferrovie Federali Svizzere LEGUIDE &GLIITINERARI Goldau: la natura a portata di mano La superpromozione di giugno di RailAway Ffs per la Swissminiatur e poi Lido Locarno, Splash e Spa Tamaro Tempo libero in Ticino, gite o escursioni? C’è solo l’imbarazzo della scelta. La bellezza naturale del Cantone, la diversità dei paesaggi, il clima mediterraneo, la ricchezza della cultura e l’offerta ricreativa variegata fanno di questa terra uno dei punti di riferimento turistici del Paese. Il mese di giugno, poi, regala una fantastica promozione grazie a RailAway Ffs. In primo piano, allora, la Swissminiatur di Melide, splendida ricostruzione di monumenti, case tipiche e paesaggi elvetici in scala ridotta. Ci sono oltre 120 modelli in scala 1/25 attorno ai quali passano 18 treni diversi che percorrono il parco per 3.560 metri. Il tutto si estende per oltre 14mila metri quadrati, ornato da 15.000 varietà di fiori e oltre 1.500 piante, sulle rive del lago Ceresio, in una cornice affascinante, l’ideale per le famiglie che qui possono trascorrere un’intera giornata senza annoiarsi. Non vi bastano queste cifre? Ce ne sono altre: Swissminiatur ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni nel 2009 e rappresenta un punto di riferimento turistico importante, inserito tra Monte Generoso, San Salvatore e Monte San Giorgio. L’offerta di RailAway Ffs per visitare questa bellezza ticinese prevede il viaggio in treno fino a Melide e ritorno con il 50% di sconto e l’ingresso alla Swissminiatur sempre con la riduzione Trentaquattro ettari di natura intatta, con oltre cento specie di animali selvatici europei. No, non è un sogno, è il Parco naturale e faunistico di Goldau, nel cuore della Svizzera. In questo paradiso si possono vedere lupi, orsi, linci, cervi, mufloni, cinghiali, daini,… Qui questi esemplari trovano l’habitat migliore dove vivere e qui i visitatori possono dare da mangiare agli animali che girano liberi e, con un po’ di pazienza, possono anche riuscire ad accarezzarli. E’ un’esperienza unica e imperdibile. Per i più piccoli, inoltre, c’è un ampio parco giochi che invita a stare in mezzo alla natura: i genitori si rilassano e i figli si divertono. Il tutto a Goldau, do- Tempo libero in Ticino, ecco le occasioni giuste del 50%. La grande occasione va presa al volo perché ha validità dal 1° al 30 giugno. Poi c’è il Lido Locarno, oasi di svago, sport e benessere su una splendida spiaggia lacustre. E’ aperto tutto l'anno con vasche termali, piscine, scivoli e giochi. Che dire di più? Il nuovo impianto è il luogo ideale dove potersi rilassare e stare in un ambiente ideato attorno al tema dell’acqua. È una completa struttura balneare perché permette di dedicarsi al wellness così come di divertirsi, di stare in acqua in uno scenario che ha il lago sullo sfondo e modernissime attrezzature a disposizione. La storia, allora, si coniuga con l’innovazione, visto che il lido nasce negli anni Venti ed è stato ristrutturato completamente nel 2008. L’offerta di RailAway Ffs prevede il viaggio in treno e l’ingresso al lido (solo piscine o piscine e scivoli) con il 20% di sconto fino al 31 ottobre. Ecco poi Splash e Spa Tamaro, un altro punto di riferimento per chi vuole trascorrere una giornata indimenticabile tra divertimento e benessere. Adrenalina e relax possono andare a braccetto in questa modernissima struttura che offre cinque scivoli di ultima generazione, unici in Europa, ma anche percorsi kneipp e aree relax. Su oltre 10.000 metri quadrati si possono sperimentare fantastiche avventure in acqua e gioia dei sensi, tutti i giorni dell’anno. L’offerta di RailAway Ffs valida fino al 31 ottobre, prevede viaggio in treno a Rivera-Bironico ed entrata per quattro ore allo Splash e Spa Tamaro (con o senza Spa) con il 20% di sconto. Inoltre nell’offerta è incluso un buono gratuito di Chf 5.- per il Monte Tamaro, scontabile sul posto. La comedy noir del Caffè Da domenica 15 giugno Malafinanza, malapolitica e torbide passioni in un racconto di ventitré puntate di Anonymous Con una graphic novel di Marco Scuto Maggiori informazioni Stazioni Ffs ffs.ch/railaway-ticino Acquistate ora online le offerte RailAway Ffs su www.ffs-ch/acquistare-online ve l’armonia dell’ambiente invita a essere più sereni: la pausa ideale per la famiglia rispetto allo stress della vita quotidiana con diverse aree picnic a disposizione e una vegetazione rigogliosa in tutti i mesi dell’anno. Goldau è il meraviglioso esempio della rinascita dopo la frana del 1806: una terribile sciagura che travolse case e abitanti ma che ha creato i presupposti per la nascita di quest’oasi che ospita, tra l’altro, animali rari come l'orso bruno siriano, il bisonte europeo, l'ibis eremita e l'avvoltoio degli agnelli. Solo qui vivono e si riproducono queste specie. La più chiara dimostrazione di come si compiano dei miracoli all’interno di questa foresta che assomiglia a un paradiso ed è uno dei gioielli più preziosi della Svizzera. Da prendere al volo, allora, è l’offerta di RailAway Ffs, valida fino al 31 ottobre, che prevede il viaggio in treno ad Arth-Goldau e ingresso al Parco naturale e faunistico. Il tutto scontato del 10 per cento. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 27 tra parentesi L’alimentazione Addio al mito del pane fresco a tutti i costi IL CONSUMO DI PANE IN SVIZZERA, misurato in kg pro capite CONSUMO NORMALE DI ALIMENTI IN SVIZZERA, in % di intervistati CONSUMO DI PANE ALL’ESTERO Fonte: Ufag, Rapporto sul mercato dei cereali Fonte: Monitor sul pane Svizzera 2006 Fonte: Monitor sul pane Svizzera 2006 60 kg 55 kg 51,3 52,5 51 50 kg 49,2 48,8 47,5 45 kg 40 kg 1981-85 1986-90 S i fa presto a dire pane! Quale pane? Sapete che in Svizzera ce ne sono ben duecento tipi diversi, senza contare che ogni cantone ha poi la sua specialità? È la nazione con la più grande varietà. Una ricchezza che si avvicina solo a quella dei suoi formaggi. Eppure, malgrado la vasta scelta di sapori e di colori, dal bianco al nero, di forme e tipi, dal bastone del nonno alla pagnotta... ne mangiamo sempre meno. E quel poco spesso non è nemmeno di giornata. Dai circa 52 chili l’anno a testa nel 1985, si è scesi a 49 nel 2010. Il motivo? “Ne abbiamo individuati tre principali - spiega Massimo Turuani, presidente della Società mastri panettieri-pasticcieri ticinesi -. Innanzitutto la mancanza dei tanti operai che in passato hanno partecipato alla costruzione di strade, gallerie, ferrovie e aeroporti, in media consumavano 1991-95 1996-00 2000-05 na riecco tanto pane in tavola. Oggi, tutto ciò è stato sostituito da biscotti, cereali, merendine e fette biscottate varie. Inoltre, 2006-10 pane verdure latte, latticini frutta paste alimentari carne patate riso s’è capito che mangiando pasta o riso il pane è un di più, esagerare con i carboidrati non va bene. Cento grammi di pane 84% 84% 81% 77% 61% 55% 44% 32% contengono circa 240 chilocalorie (kcal). Il consumo medio in Svizzera è di 135 grammi al giorno, corrisponde al 10% cir- Brasile e Paesi asiatici poco pane Grecia, Belgio, Inghilterra, Svezia, USA, Austria e Canada da 85 a 160 g Australia, Argentina, Israele, Spagna, Germania, Francia, Italia e Olanda da 85 a 160 g Paesi dell’Est europeo ca del fabbisogno energetico giornaliero. Insomma, finiti i tempi in cui la mattina, cascasse il mondo, si usciva di casa per comperare il lunghino, la treccia o i panini ancora caldi nel negozio dietro l’angolo per la colazione e il pranzo. E sempre più panettieri chiudono bottega: “Una situazione drammatica – osserva Turuani -. Negli ultimi tredici anni e mezzo ho visto chiudere il 42 per cento degli associati. È triste”. Oggi chi va dal fornaio tutte le mattine è un’esigua minoranza. Complice la fretta, il cambio di abitudini, la varietà di sostituti. Non solo. Finito il da 300 a 450 g mito del pane fresco a tutti i costi. Lo si compra al massimo due-tre volte a settimana, negli altri giorni si mangia quello del dì precedente. E c’è chi lo surgela per consumarlo al bisogno. C’è anche un’altra tendenza per spiegare il calo delle vendite: il ritorno del pane fatto in casa. Basta il forno di casa e una planetaria o una semplice macchina del pane. Ce ne sono di tutti i tipi e prezzi. Né potevano mancare i corsi di panificazione, c’è l’imbarazzo della scelta. Per produrre solo ciò che serve, senza doverlo trasformare in cibo per anatre e cigni. c.c. L’alimentazione Troppo sale anche nei prodotti da forno. E l’Oms detta le regole Quei granellini bianchi pericolosi per la salute Oggi ad andare tutte le mattine dal fornaio è un’esigua minoranza. Colpa anche della fretta almeno mezzo chilo di pane al giorno a testa; c’è poi la rivoluzione alimentare che ci ha resi schiavi di diete e palestre trascinando il pane sul banco degli imputati; infine, le panetterie avevano due partner commerciali storici, i negozi di alimentari di paese, che stanno scomparendo, e la ristorazione, che ormai ritiene il pane solo un costo e spesso opta per imballati o precotti”. Sulla tavola al posto del pane ora arriva altro. Complice anche il benessere, che ha fatto comparire crackers, grissini, fette biscottate di vario genere… si conservano più facilmente e non perdono di freschezza. Così, il consumo massimo di pane si assottiglia a qualche fettina al dì. Un trend vieppiù in discesa. Si sa, lo stile di vita è cambiato. Se un tempo michette e pagnotte erano tra gli alimenti principali, oltre che economici, a disposizione delle famiglie oggi così non è più. Ricordate? In passato a colazione c’era pane burro e marmellata, a pranzo il pane aiutava a riempire lo stomaco, per merenda pane e cioccolata o anche solo pane e zucchero; a ce- Consumo pro capite al giorno Paesi A w„ ¤„¤¤ oBwwŸ¤¤ Ÿ )W )Bww¬ g+ÛtŒîÛ˛ ©Õ½~½àà˛ \ ł\Õt˚˛½ ¯=(˘Å @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ŒŒÔÿfiÅÿŽÅèÿþ‰Å >½¬ tîłîŒ\j˛Œ' t½¬ \ŒàÕ˛ Ût½¬à˛Å gli svizzeri mangiare insipido non piace. Le cifre lo dimostrano: 10 grammi di sale al giorno a testa. Un'esagerazione, se pensiamo che l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Oms, ne raccomanda meno di 5 grammi al dì. Quantità sufficiente, questa, a garantirci il giusto apporto di sodio e cloruro, che hanno un ruolo fisiologico importante. Ma a giuste dosi. E visto che la maggior parte di noi a quegli insidiosi granelli bianchi non vuole rinunciare, da qualche tempo le autorità sanitarie di molti Paesi si sono impegnate per intervenire affinché tutti gli attori in campo abbiano un unico obiettivo: ridurre il quantitativo di sale nei loro prodotti. Pane compreso. Proprio lì, in un alimento considerato da tutti sano e benefico, troppo spesso si cela una quantità eccessiva di sale. Ecco I RISCHI Il sale è uno dei perché, anche il Laboratorio cantonale ha invitato i panettieri a ridurne il quantitativo negli imresponsabili dell’ipertensio- pasti. Invito rispettato, visto che sono passati ne, di patologie dall'1,8% all'1,2%. Il sale, secondo i cardiologi, è uno dei responcardiovascolari sabili dell’ipertensione, di patologie cardiovae ictus scolari e ictus. Anche nell'alimentazione per l'infanzia, si va nella direzione di prodotti preparati senza l'aggiunta o con poco sale, così da abituare sin dalla più tenera età lattanti e bambini ad un gusto più insipido. E tornando al pane, quello più interessante dal punto di vista nutrizionale è sicuramente un prodotto con farina integrale, derivata dal frumento, dalla segale, e anche da orzo o avena, cereali nobili per eccellenza. p.g. FATTORI DI RISCHIO CHE AUMENTANO L’INCIDENZA DEL BULLISMO 28 IL CAFFÈ 1. giugno 2014 tra parentesi Le relazioni familiari BenEssere Le prepotenze subite da piccoli potrebbero alterare alcuni parametri biologici anche a distanza di anni Il temperamento Difficoltà di comportamento particolari (dislessia, goffaggine,...) L’appartenenza ad una etnia Le vittime dei bulli diventeranno adulti ansiosi e depressi CRISTINA GAVIRAGHI U n continuo mal di pancia, quella strana rinuncia a una festa di compleanno e la quotidiana riluttanza ad andare a scuola; per il bambino potrebbe essere solo un periodo così, oppure potrebbe esserci dell’altro: il bullismo. Non sono pochi i ragazzini vittime di questo fenomeno che, oltre a causare ferite nell’animo, potrebbe essere anche pericoloso per la salute, almeno secondo uno studio della Duke University School of Medicine. La ricerca, pubblicata su Pnas, sostiene che chi subisce atti di bullismo da piccolo vedrebbe aumentare dopo anni i livelli di proteina C-reattiva (Pcr), sostanza indicatrice di uno stato infiammatorio, in modo superiore a quanto accade a chi non s’imbatte in questo atteggiamento. La scoperta è il frutto della ventennale osservazione di oltre 1400 bambini, periodicamente intervistati nel corso dell’indagine, il cui sangue è stato analizzato per valutare se e come i livelli di Pcr cambiavano nel tempo. “Sapevamo che i ragazzi vittime del bullismo potevano sviluppare disturbi psichici - spiega William Copeland, psichiatra alla Duke University e ci siamo chiesti se subire certi comportamenti influiva anche su parametri biologici”. Dai dati raccolti, la risposta alla domanda di Copeland sembrerebbe sì. Le analisi del sangue Questo amore nostro La lettera Mio figlio, 14enne, si masturba e io non so come comportarmi S Le caratteristiche esterne, ad esempio l’obesità e la forza fisica iamo alla soglia dei cinquant’anni, genitori di due ragazzi, una femmina di 18 anni e un maschio 14enne. Di questi tempi, in particolare, ci stiamo confrontando a nostro figlio il quale sta entrando nell’adolescenza. Sappiamo bene che i giovinetti hanno la tendenza a masturbarsi molto, fatto che non è stato il caso con la figlia maggiore. Come mamma devo confessare che mi fa un po’ effetto, pur sapendo che è Scrivi a LINDA ROSSI normalissimo. Quale genito- psicoterapeuta e sessuologa re vorrei capire come mi devo Posta: Linda Rossi – Il Caffè comportare quando me ne accorgo. Dovrei forse far finta Via Luini 19 - 6600 Locarno di non sapere? Dovrei bussa- E-mail: re alla porta della sua camera [email protected] o del bagno? Con mio marito abbiamo avuto diverse discussioni su questo argomento e mi sono chiesta se il papà può dire qualche cosa di più complice, visto che si tratta di un figlio maschio. Lui è molto più tranquillo sulla questione e non ritiene necessario intervenire. Lei che cosa ne dice? Non vorrei che questo fatto crei dissidi tra noi due e vorrei che facessimo il meglio come genitori. Bambini poco accettati dai coetanei o con disturbi del comportamento hanno evidenziato livelli alti di Pcr nei giovani adulti che da bambini avevano patito le angherie dei compagni, concentrazioni più elevate rispetto a quelle presenti prima di imbattersi nei bulli di turno. Chi invece, durante l’infanzia, era stato un po’ vittima e un po’ carnefice non mostrava quantità della sostanza dissimili da quelle di chi con il bullismo non aveva mai avuto a che fare. “I livelli di Pcr sono influenzati da fattori che causano uno stress come una cattiva dieta, la mancanza di riposo o un’infezione - continua l’esperto - e i nostri risultati mostrano come possano essere legati anche a fattori psicoso- “Non trascurare i segni, come frequenti mal di pancia, di testa, il rifiuto di andare a scuola” ciali, il bullismo può condizionarne l’andamento nel tempo”. Ma se le prevaricazioni subite sembrano essere una fonte di rischio per l’infiammazione, essere il prevaricatore potrebbe avere, a questo riguardo, un effetto protettivo. Nei bulli infatti, i livelli di Pcr erano i più bassi. Poiché l’innalzamento di questo marcatore dell’infiammazione è un fattore di rischio per patologie cardiovascolari e sindrome metabolica, verrebbe da concludere che fare i bulli da piccoli faccia bene alla sa- lute da grandi. “Il nostro studio non è un inno al bullismo, ma vuole evidenziare come certi comportamenti influiscano anche sui parametri biologici di chi ne è vittima e questo può essere rilevante per la salute”, precisa Copeland. Secondo i ricercatori l’atteggiamento del bullo potrebbe portare a un miglioramento dello status sociale che si rifletterebbe in una condizione fisica più forte. In realtà non c’è nulla di certo, i dati statunitensi andrebbero confermati con più ampi studi che tengano conto anche delle possibili differenze biologiche di base tra persone con attitudini tanto diverse. Ciò che invece è stato confermato da altre ricerche è che le vittime del bullismo hanno un maggior rischio di diventare adulti ansiosi, depressi e con una bassa autostima. Senza contare l’impatto che il bullismo ha sull’istruzione per via delle ore di scuola perse dai bambini per paura delle rappresaglie dei compagni. Senza scomodare Pcr o altro, ce ne sarebbe abbastanza per prestare più attenzione a questo fenomeno. Per gli esperti occorre essere più vigili e non trascurare i segni che possono nascondere il bullismo come frequenti mal di pancia, di testa, il rifiuto di andare a scuola e danni agli effetti personali del bambino. Se si manifestano insieme e in modo ripetuto, genitori e insegnanti devono correre ai ripari per limitare i danni. La risposta di Linda Rossi Riconosca e soprattutto rispetti la privacy sessuale del ragazzo C ara signora, come lei ben scrive la masturbazione è un fenomeno normalissimo e sinceramente mi preoccuperei del contrario, cioè dell’assenza di tale attività da parte di un giovane maschio che si confronta col risveglio dei suoi ormoni. Questi infatti vanno ascoltati e soddisfatti grazie a una buona scarica che la funzione masturbatoria permette. Capisco però che lei si possa sentire un po’ “turbata” da questo fenomeno giovanile. Si chieda se prova imbarazzo perché tramite suo figlio si confronta con qualcosa del quale si vergogna, oppure se le fa effetto il constatare che il ragazzo cresce e non è più il suo bambino. Mi chiedo inoltre se il suo turbamento sfoci nella preoccupazione che un’eventuale esagerazione possa nuocere alla salute. Riguardo vostra figlia, si può supporre che la ragazza abbia saputo essere più “discreta” del fratello o che non si è mai, o non ancora, confrontata con l’ autoerotismo. Si sa che per una ragazza tale attività è meno Inserzione pubblicitaria impellente e molto poco dettata dagli ormoni. Infatti, da inchieste effettuate presso un largo numero di donne si è appreso che l’autoerotismo femminile durante l’età adolescenziale non raggiunge nemmeno il 50%. All’incirca dieci anni fa si parlava del 37% di ragazze dedite alla sessualità personale. Comunque, per tornare alla sua domanda sul comportamento che lei potrebbe assumere quando si accorge che il ragazzo è intento a calmare la tensione che gli ormoni gli hanno provocato, mi verrebbe da suggerirle di far finta di niente, di occuparsi delle sue faccende, di darsi alla lettura o di ascoltare una musica di suo gradimento così da lasciarlo sfogare in pace e nell’ambito della sua intimità personale. Questo è un riconoscimento del rispetto della sua privacy di giovane adulto in divenire che si sta differenziando da mamma e papà. La sua idea che il papà dovrebbe parlare con il figlio ci può stare, ma solo se vi rendete conto che tale pratica è intensissima, cioè se ripetuta più volte al giorno. E quello che può eventualmente suggerire al ragazzo è di stare attento a non farsi male, poiché anche la masturbazione va fatta nel rispetto del proprio corpo. Inserzione pubblicitaria Giovedì 10 aprile un terremoto di 6.6 gradi della scala Richter, seguito da numerose scosse di assestamento, ha messo a dura prova gli edifici del Centro Barrilete de Colores di Managua, dove da anni AMCA sostiene la scuola e le attività educative per più di 350 bambini. Questo progetto di AMCA è attivo da più di vent’anni e ha creato, grazie al sostegno di numerosi padrini ticinesi, un Centro educativo in uno dei quartieri più poveri della capitale Managua. Ogni giorno al Barrilete vanno a scuola 370 bambini delle elementari, ma sono aperte anche 3 classi di asilo, un asilo nido e una culla per i neonati, di solito i figli delle maestre che possono così seguire i programmi di allattamento materno. La scuola è riconosciuta dal Ministero dell’Educazione, ma AMCA provvede alla formazione e alla dotazione di materiale didattico e scolastico, oltre che alla mensa attiva ogni giorno e che offre ai bimbi colazione, pranzo e merenda. Il pomeriggio sono inoltre organizzate una serie di attività educative e di animazione per i bambini, che rimangono così al Centro tutta la giornata. Questa importante comunità educativa è stata messa in ginocchio dai danni dovuti al terremoto; la già fragile struttura degli edifici ha ceduto alle forti scosse di terremoto e ora il Ministero ha decretato l’impossibilità per i bambini di frequentare la scuola fino alla ristrutturazione delle parti più pericolanti. Contiamo sulla solidarietà dei ticinesi per restituire ai bambini del Barrilete la loro scuola, ancora più bella di prima. Ccp per donazioni: AMCA, 6512 Giubiasco, Numero conto 65-7987-4, Menzione “terremoto” IL CAFFÈ 1. giugno 2014 L’evento Un mese di Mondiali tutto tivù, radio e web Grande offerta multimediale per i tifosi di calcio ticinesi È un Mondiale da vivere tutto d’un fiato. Potrebbe essere questo il motto che accompagna l’intensa offerta multimediale dell’estate ticinese tra il 12 giugno e il 13 luglio. Con televisione, radio e siti internet quasi costantemente collegati con il Brasile, per seguire minuto per minuto partite, eventi, risultati, gioie e delusioni della Coppa del Mondo di calcio. A farla da padrone, beninteso, le 64 partite del torneo iridato, che la Rsi trametterà tutte in diretta tra La2 e, in caso d’incontri concomitanti, sullo streaming via internet o sui televisori dotati di funzioni “smart”, cioè collegati alla rete. “L’aspetto online è molto importante per la Rsi - conferma Enrico Carpani, responsabile dello sport -. E, infatti, oltre che ad essere il contenitore di tutto quanto passa in televisione, il sito vivrà anche di vita propria per i Mondiali, con un’inviata sul posto a produrre contenuti proprio per rsi.ch”. Diversi però anche gli appuntameti quotidiani a far da contorno alle partite. Con tanto di anteprima, visto che già mercoledì 11 giugno, alla vigilia di BrasileCroazia, gara inaugurale , andrà in onda “Aspettando il Mondiale”, una serata speciale di presenta- Punto centrale, le 64 partite da seguire in diretta su Rsi La2 o in streaming zione dell’evento con un interessante documentario dedicato al calcio brasiliano. Il momento più caldo è però evidentemente quello dedicato alle partite e al contorno di presentazione e analisi. Con “Studio Mondiali”, che avrà il ruolo di contenitore per tutto ciò che succedera in campo, tra ospiti, commenti su tecniche e tattiche, servizi dagli inviati e anche qualche sorpresa. E, beninteso, al centro dell’attenzione ci sarà la nazionale svizzera, con “Parole rossocrociate” quale appuntamento quotidiano alle 20.10 per tutta la durata dell’avventura elvetica in Brasile. Appuntamento simile sulle onde di Rete 1 nel primo pomeriggio e sulle pagine del sito rsi.ch, che per la prima volta avrà anche un suo inviato. Un gradito ritorno pure in tarda serata, dopo il successo delle notti africane del 2010, con il talk show di Enrico Carpani, che per il 2014 non poteva non scegliere “Cafè do Brasil” come tiolo. I temi della giornata al centro della discussione con ospiti in studio. “La speranza è quella di poter ripercorrere le tracce di Club Africa, parlando di calcio in modo serio, meno serio o anche ironicamente - spiega Carpani -. Siamo però pronti a parlare anche d’altro, soprattutto se il Mondiale dovesse porre in primo piano aspetti extra calcistici. Spero non sia il caso, ma non ci sottrarremmo eventualmente a questo compito”. Per quanto concerne invece le “voci” del Mondiale, Armando Ceroni (con Toni Esposito) com- menterà le partite della Svizzera, mentre Omar Gargantini, Severino Piacquadio, Aramis Dozio e Antonio D’Autilia si alterneranno sugli altri campi. Dal ritiro elvetico di Porto Seguro riferiranno invece Nicolò Casolini e Paolo Laurenti. Accanto all’ampia offerta della Rsi, anche Teleticino ha deciso di occuparsi di Mondiali. Attraverso alcuni appuntamenti fissi e contributi dal Brasile. “Sono in pro- gramma 16 puntate di Fuorigioco Mondiali - conferma Luca Sciarini, responsabile dello sport per l’emittente di Melide -. Una trasmissione sulla falsa riga del tradizionale Fuorigioco, con ospiti e servizi che realizzeremo anche da Rio e dintorni, concentrandoci però un po’ più su contorno ed atmosfera. Ma terremo però anche un occhio aperto verso il Ticino”. m.s. Le proposte 1 DAL VIVO A 360 GRADI Rsi propone la diretta di tutte e 64 le partite dei Mondiali, accompagnate dalle analisi in studio. Una trasmissione è dedicata alla Svizzera, mentre in tarda serata torna il talk show con “Cafè do Brasil” 2 LA RADIO SINTONIZZATA Con la consulenza di Alberto Cerruti, firma della Gazzetta dello Sport, anche la radio resta sintonizzata sul Brasile, con spazi dedicati alla Svizzera e alle principali notizie sui Mondiali 3 ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.4/.1/;ÍÄͬ½Ãñʾ TRA STREAMING E NEWS Sul sito rsi.ch andranno in onda anche le partite in streaming, ma per la prima volta il web avrà un inviato sul campo, per servizi audio, video e rubriche dedicate ai campionati del Mondo ÃʾÑ!&8+-1ì"1$2.¼.˙.¦--:Å2)æ32/ÊòÁ;Á¼Þ6!Å©*,òÄï8Êݦ¹š0Íû9Ý°ú¦š;7;&,ÓÅÑÓì˙ûÌÁ.¦è.)ÅÍÈѼ)*4 ©Á!ÄÄšè’7-$輚ަö’Ñö-)ª°½½Ãñʾ % /+)+ 3+’21% $* ))% ,#. 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Esempio di calcolo per la Jazz 1.3i Hybrid Comfort, 5 porte, 72 kW/98 CV, 1339 cm3: prezzo di listino CHF 25 300.–. Prezzo di riscatto: CHF 10 626.–. Per una prima rata facoltativa pari al 25% del prezzo di listino, 10 000 km l’anno e 48 mensilità: leasing pari a CHF 184.–/mese. Costo annuo totale: CHF 66.– (ammortamento e assicurazione dell’oggetto del leasing esclusi) con un tasso d’interesse dello 0,40% (tasso effettivo 0,401%). Il leasing non può essere accordato se causa un eccessivo indebitamento del/della cliente. Finanziato da Cembra Money Bank. La politica la privacy L’incontro ALLE RADICI DEL MALE OSCURO DELL’ EUROPA I DATI SENSIBILI CERCANO IN RETE DIRITTO ALL’OBLIO I BERNASCONI: “LA MARCIA IN PIÙ È NEL DIALETTO” ALLE PAGINE 32, 33 e 34 ROCCHI A PAGINA 35 ZOIS A PAGINA 42 travirgolette ilcaffè Oltre il cibo 1. giugno 2014 Carne e fuoco come ai tempi di Toro Seduto SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI RIFLESSIONI D’AUTORE MORO A PAGINA 37 Si celebra la Giornata mondiale per ricordare i grandi rischi ecologici. Ma oggi serve una strategia globale capace di scongiurare la catastrofe planetaria Ambiente UNA SETTIMANA UNA PAROLA LUCA MERCALLI Meteorologo e climatologo I l cinque giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dall’Unep, il programma di ricerca sull’ambiente delle Nazioni Unite (www.unep.org/wed). La celebrazione del World Environment Day (Wed) vuole ricordare la prima conferenza mondiale sull’ambiente tenutasi a Stoccolma nel 1972, una pietra miliare per la pubblica consapevolezza e la gestione internazionale dei problemi di inquinamento e salvaguardia delle risorse naturali. Quest’anno il tema della giornata è dedicato a “Piccole isole e cambiamenti climatici” e ha per motto “Alza la tua voce, invece del livello marino”. Si tratta di un argomento di grande attualità, in quanto le piccole isole del Pacifico, gli atolli corallini a pochi metri sul livello del mare, sono già oggi minacciati dall’aumento delle acque causato dal riscaldamento globale, aumento che procede attualmente al tasso di 3,2 mm all’anno. Le isole Carteret e le Tuvalu sono già a rischio sommersione con le prime evacuazioni di profughi climatici. Nel settembre 2013 i leader degli Stati delle piccole isole del Pacifico hanno firmato la dichiarazione di Majuro (www.majurodeclaration.org) dove chiedono alle Nazioni Unite un maggior impegno per il contenimento del riscaldamento globale e dell’aumento delle acque marine, in vista del vertice di Parigi previsto nel 2015. Sono temi peraltro presenti anche nella seconda parte del Quinto rapporto Ipcc, pubblicata a fine marzo 2014, e relativa alla vulnerabilità della popolazione terrestre ai cambiamenti climatici. Argomenti di fondamentale importanza per il futuro dell’umanità dei quali tuttavia ben poco si è parlato in questi mesi, pur così densi di notizie autorevoli provenienti dal mondo scientifico. Ben venga dunque anche una Giornata Mondiale dell’Ambiente a sensibilizzarci sull’urgenza di un’azione globale per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma ovviamente non basta ricordarsene per un giorno: è un processo cognitivo che dovrebbe radicarsi profondamente nell’etica individuale, nelle decisioni politiche e nell’infor- mazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto a proposito del Wed: “La nostra isola comune è il pianeta Terra, uniamo le forze per proteggerla”. Il Paese ospite delle celebrazioni sono le Isole Barbados, da un lato molto sensibili ai cambiamenti climatici nei settori del turismo e della produzione di canna da zucchero, dall’altro tenacemente impegnate in un programma di rapida transizione verso l’energia solare e la green-economy. Visto dalla montagnosa Svizzera l’aumento del livello del mare può sembrare un problema lontano e marginale, ma non è così. In primo luogo anche la Confederazione contribuisce in due modi alla problema- La Svizzera potrà essere uno dei Paesi di emigrazione per milioni di nuovi “profughi climatici” tica globale, sia con le emissioni di gas a effetto serra derivanti dai combustibili fossili, sia con le acque di fusione provenienti dai propri ghiacciai alpini che si ritirano per l’aumento della temperatura. Si tratta, è vero, di poche frazioni di millimetro, ma pure i ghiacci liquefatti dell’Aletsch o del Basodino finiscono in mare contribuendo al suo sollevamento. E in secondo luogo, come tutti i paesi benestanti, la Svizzera potrà essere obiettivo di emigrazione per alcuni tra i milioni di nuovi profughi climatici scacciati dai loro territori nei prossimi decenni per via dell’aumento dei livelli marini, della salinizzazione delle falde e dei danni costieri causati dagli uragani. Gli scenari climatici affermano che il livello globale degli oceani è destinato ad aumentare entro fine i numeri Il clima non fa più distinzioni NAPOLEONI A PAGINA 13 secolo da un minimo di una trentina di centimetri a un massimo di oltre un metro, a seconda delle scelte collettive di contenimento delle emissioni di gas a effetto serra. L’aumento di temperatura dell’atmosfera si propaga infatti alle acque oceaniche causandone l’espansione per dilatazione, e provoca la fusione dei ghiacciai, sia quelli più o meno modesti delle catene montuose, sia quelli giganteschi della calotta glaciale groenlandese, in grado da sola di far salire i livelli marini di circa 7 metri, nonché dell’immenso continente Antartico, che contiene il potenziale di circa 60 metri di aumento del livello marino. Sono processi inizialmente lenti e quasi inosservati, che tuttavia si autoamplificano rapidamente e divengono inarrestabili sulla scala di millenni. Parlare di questi problemi e delle soluzioni da attuare è dunque un imperativo per ogni cittadino e per la programmazione politica locale e internazionale: il cinque giugno sarà una buona occasione per creare attenzione sul tema, ma poi occorre continuare a mantenerla alta, assumendo impegni concreti. Ventimila anni fa, al culmine dell’ultima grande glaciazione, i nostri predecessori, cacciatori nomadi, dipinsero magnifiche silhouettes di animali, inclusi foche e pinguini tipici di un clima freddo, sulle pareti della Grotta Cosquer, all’interno delle bianche Calanques bruciate dal sole di Marsiglia. Oggi l’ingresso della grotta si trova a 37 metri sotto il livello del Mediterraneo, che ormai da millenni ne ha sigillato l’entrata a seguito dell’ingente afflusso d’acque derivante dalla fusione delle grandi calotte glaciali pleistoceniche. Sono scenari che occhi umani hanno dunque già visto, e che probabilmente hanno dato origine ai miti del diluvio universale, ma con due grandi differenze rispetto a oggi: si trattava allora di cambiamenti naturali e non indotti dall’attività umana, e la risposta delle piccole tribù nomadi di allora era rapida e semplice, bastava spostare un villaggio di capanne. Rilocalizzare oggi Miami o Shangai non è la stessa cosa! Domenica LIBERO D’AGOSTINO PER L’EXPO 2015 UNA FARSA ALLA TICINESE L a partecipazione del Ticino all’ Expo 2015 è diventata una farsa. Le polemiche politiche locali e il referendum della Lega hanno prima fatto finire sul binario morto il TrenHotel di Chiasso, uno dei progetti più originali, e poi fatto naufragare del tutto la presenza del cantone all’ Esposizione milanese. Il governo per salvare il salvabile, e la faccia, ha proposto di dimezzare il credito iniziale di 3.5 milioni, per il quale si dovrebbe andare a votare a fine settembre, ossia a pochi mesi dell’apertura dell’Expo. C'è chi propone di annullare del tutto il finanziamento e ritirarsi in buon ordine, mentre la Lega vuole che si vada al voto, sicura di un successo che le tornerà utile per le elezioni di aprile. Svanisce così la speranza di poter attirare nel cantone qualcosa di quei 20 milioni di visitatori che arriveranno in Lombardia. In compenso il Ticino ci rimedia una brutta figura con la Confederazione e i cantoni alpini, partner della presenza all’Expo. Giusto quello che ci voleva per rafforzare la credibilità del Ticino a Berna. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 33 tra virgolette La politica L’intervista I rapporti con Bruxelles visti dall’ex presidente italiano della Commissione dell’Unione “La Svizzera lo sa... oggi ha più bisogno dei partner europei” Alle radici del male Ue, troppi squilibri tra Paesi e poca vera solidarietà Prodi racconta i suoi incontri con Berna FRANCESCO ANFOSSI V Sprechi, burocrazia e l’economia che ha diviso, così è nata l’avanzata del nazional-populismo Svezia Estonia Lettonia Lituania Danimarca Irlanda Paesi Bassi Gran Bretagna Belgio Lussemburgo Francia Polonia Germania Rep. Ceca Slovacchia Austria Ungheria Slovenia Romania Croazia Italia Bulgaria Spagna Grecia Portogallo Malta Cipro LORETTA NAPOLEONI L’ Il punto Merkel e Renzi una lezione per tutti BELLINI A PAGINA 11 Europa va a destra e lo fa risvegliando sentimenti pericolosi: nazionalismo e razzismo, la zavorra sociale che la creazione dell’Unione europea avrebbe dovuto distruggere. Certo non stiamo assistendo a fenomeni estremi come l’ascesa del nazismo, tuttavia il semplice fatto che il primo partito in Francia, il Fronte nazionale guidato da Marine Le Pen, sia anti Unione ed anti immigrazione e che nel Regno Unito l’Ukip, guidato da Nigel Farage, predichi la stessa cosa, anche se con toni meno accesi, deve far riflettere sugli errori della costruzione europea. In fondo l’idea centrale dell’Unione era legare economicamente Francia e Germania per evitare un terzo conflitto. La presenza degli altri quattro Stati: Italia, Belgio, Lussemburgo ed Olanda serviva a cementare e garantire questa strategia. La vittoria di Le Pen sembra confermare, almeno per ora, il fallimento di quell’alleanza. Dagli anni Cinquanta un’altra concezione dell’Europa si è fatta strada, quella che vede nell’Unione un centro di potere politico e non solo economico, una potenza mondiale a se stante e a prescindere da chi ne fa parte, in grado di tener testa agli Stati Uniti e, fino al 1989, anche all’Unione Sovietica. Consumata da una smania di grandezza geografica, che come un tarlo rode e corrode le menti degli eurocratici, l’istituzione stessa ha iniziato ad allargare i confini fino a rompere quelli tradizionali dell’Europa occidentale. Con la caduta del Muro di Berlino, infatti, l’Unione è diventata un club politico al quale chiunque poteva aderire, a prescindere dagli indicatori economici. Debito pubblico Rapporto tra debito e Pil, in percentuale Inferiore a 60 Tra 60 e 80 Tra 80 e 100 Superiore a 100 Le misure di austerità Paesi che hanno adottato misure di austerità, tagli alla spesa e allo Stato sociale negli ultimi due anni Paesi che hanno adottato misure di austerità con il sostegno di ingenti prestiti da parte dell’Unione europea e del Fmi (bailout) L’influenza sul voto delle misure di austerità Presenza rilevante di uno o più partiti euroscettici o antieuropeisti Presenza rilevante di un partito o di un movimento di destra o estrema destra, nazionalista o xenofobo Seggi nell’ europarlamento 2014 610 141 Ppe S&D Alde Greens Ecr Efd Euroscettici Seggi per Paese Riservati a ogni Stato 96 (Germania) 50 20 6 (Minimo garantito) Questa politica ha funzionato bene fino allo scoppio della crisi del 2008 e di quella del 2010, perché ha aperto le frontiere delle nazioni più ricche ad una forza lavoro qualificata e disposta a lavorare a costi bassi nel ricco Occidente. In cambio i nuovi Stati membri hanno avuto accesso ai fondi comunitari creati attraverso il contributo di quelli vecchi. L’ORIGINE Ma le difficoltà economiche degli ultimi E IL TRATTATO anni hanno creato profondi squilibri socioL’Ue comprende 28 economici. I Paesi più poveri, come le rePaesi.Tappa chiave pubbliche baltiche, la Romania o la Bulgadel consolidamento ria, e quelli più indebitati, i famosi Piigs è stato il trattato di (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) Maastricht del 7 sono tornati ad essere produttori netti di febbraio 1992, emigrati, in parte a causa delle politiche di centrato in vigore il austerità imposte da Bruxelles per rettifica1º novembre 1993. re gli errori commessi durante gli anni dell’espansione economica fittizia, perché sostenuta da un eccessivo indebitamento. L’altra faccia della medaglia è il credito facile e a buon mercato, offerto dalle nazioni più ricche, che l’introduzione dell’euro ha prodotto all’interno di Eurolandia, anch’essa una costruzione politico-economica che non ha tenuto conto delle differenze sociali e culturali tra i suoi membri. Un confronto tra il voto europeo e quelLE ELEZIONI lo dell’Ucraina mette ben in luce questa diE IL PARLAMENTO storsione. Mentre in Europa soffia il vento L’Europarlamento è dell’euroscetticismo, in Ucraina vince Petro nato nl 1952, ma Poroshenko, miliardario produttore di ciocsolo dal 1979 i suoi colata, che ha promesso all’elettorato di componenti sono guidare il Paese verso l’Europa. Un controdemocraticamente senso? La risposta va cercata nei 17 miliardi eletti per 5 anni, in di dollari promessi dal Fondo monetario ad tutti Paesi dell’Unione europea. una nazione in bancarotta a causa della pessima gestione della cosa pubblica, soldi concessi grazie all’apertura verso l’Unione. Nonostante questa sia già costata all’Ucraina la penisola di Crimea ed abbia dato vita a 1 2 Reuters Finlandia Fonti: Internazionale, Cartografare il presente, ilpost.it, “Guida alle elezioni europee, in tutta Europa”; Parlament Europeo; The Guardian; “The European elections explained in 99 seconds”, 2014; Le Monde, “Le gauches radicales profitent de l’effet Tspiras”, 2014; Bbc, “Eu austerity drive country by country”, 2012; Unione europea, Spring 2014 forecast: growth becoming broader-based, 2014. L’EUROPA AL MOMENTO DEL VOTO 3 LA COMMISSIONE E IL SUO RUOLO La Commissione europea, composta da un delegato di ogni Stato menbro dell’Ue è l’organo esecutivo e promotore del processo legislativo. 4 IL CONSIGLIO E L’INTEGRAZIONE Con Parlamento e Commissione, il Consiglio è un altro organo Ue. Ne fanno parte i capi di Stato o di governo e si occupa di intregrazione. scontri fratricidi nell’est del Paese, più della metà della popolazione ha votato per l’uomo che promette di portarla in Europa. Per i potenziali membri ciò che conta è accedere ai fondi dell’Unione e Bruxelles ha usato tutto ciò come leva per ingrandirsi. L’atteggiamento di Bruxelles nei confronti dell’Ucraina e gli aiuti del Fmi mettono anche a nudo le contraddizioni ed i pericoli di un’Unione Europea in mano ad un esercito di euroburocrati, lontani anni luce dai 400 milioni di votanti e sordi alle loro richieste. Nel 2010 ai greci furono negati 9 miliardi di euro per aiutare Atene a pagare i debiti contratti con le grandi banche europee, piuttosto venne imposta una politica d’austerità che ha fatto contrarre il Pil greco rispetto al 2007 del 30 per cento. Quattro anni dopo l’economia dell’Ucraina, in condizioni ben peggiori di quella greca, riceve 17 miliardi di dollari dal Fondo monetario per far fronte ai debiti contratti in primo luogo con la Russia. La schizofrenia politica dell’Unione in mano ad individui fedeli all’istituzione e non a coloro per la quale questa esiste, si manifesta anche attraverso sprechi inutili come la doppia ubicazione del Parlamento Europeo. Una volta al mese l’assemblea si sposta da Bruxelles a Strasburgo per tornare a Bruxelles pochi giorni dopo. Il costo: 140 milioni di dollari l’anno che naturalmente paga il contribuente. Quest’assurdità è sanzionata da un trattato che per essere cambiato necessita del voto di tutti i membri e a quanto pare i francesi non hanno nessuna intenzione di farlo. Questo tipo di paralisi è tipica di un’istituzione nata con sei membri con scopi ben precisi e gestita ormai da 28, molti dei quali sono affetti da manie di grandezza. La vittoria dell’euroscetticismo scaturi- sce proprio da questo tipo di assurdità. In Danimarca il partito populista dell’estrema destra, il Partito Popolare Danese, è arrivato in testa usando quali strumenti della propria campagna elettorale gli sprechi di Bruxelles. Tra le sue proposte c’è la riduzione dei sussidi ai cittadini europei residenti in Danimarca. Bruxelles ha creato un sistema di finanziamenti che funziona come una lavatrice, i contributi arrivano da tutti i membri e vengono centrifugati, una buona parte serve per mantenere l’apparato burocratico, ma il resto viene redistribuito tra le nazioni secondo criteri che, a detta di molti, non rispecchiano più i bisogni dell’Unione. Nazioni come l’Italia, da anni vittima di una contrazione economica, devono contribuire al fondo salva Stati ed al meccanismo di stabilità, in base alle dimensioni della propria economia e non alle condizioni in cui il Paese si trova. È giusto tutto ciò? La vittoria in Italia di Matteo Renzi, leader del Pd, piuttosto che quella del comico Beppe Grillo, in fondo rispecchia la consapevolezza di questi problemi. Renzi ha promesso di rinegoziare alcuni dei trattati più anacronistici, come il contributo al fondo salva Stati attraverso l’indebitamento da parte di una nazione che forse dovrà attingerci per far fronte a debiti già contratti. La retorica d’assalto di Grillo non ha funzionato perché troppo vaga, il problema è serio e va affrontato in modo sistematico. Le Pen, Farage, sono politici navigati che anche con retoriche estremiste, infondono fiducia in un elettorato all’esasperazione. A differenza della destra estrema, come Alba Dorata, ormai terzo partito in Grecia, o degli euroscettici di sinistra, come Alexis Tsipras, a capo del primo partito greco, Syriza, Il Movimento 5 Stelle ha mantenuto una certa ambiguità riguardo all’Europa. E queste sono state elezioni che hanno premiato la chiarezza, anche se di stampo prettamente populista. La domanda che tutti si pongono adesso è quale sarà l’impatto di un Parlamento europeo con una buona percentuale di anti-europeisti? Sicuramente la nuova com- posizione è più attinente alla realtà, ma gli euroscettici faranno molta fatica a trovare un terreno comune sul quale costruire una coalizione simile a quella di centro, che possiede ancora la maggioranza. Proprio perché anti-europeisti, il linguaggio politico che usano è fortemente nazionale. Diverso invece è l’effetto che la nuova composizione avrà sull’elezione del presidente LE ELEZIONI della Commissione europea, per la prima DI 751 DEPUTATI volta, infatti, il Parlamento avrà voce in caIl Parlamento pitolo sui candidati. europeo Ma è a livello nazionale che il terremorappresenta 500 to prodotto dagli euroscettici si farà magmilioni di abitanti dell’Unione. Con le giormente sentire. Mentre in Germania la popolarità della Merkel ha subito una picultime elezioni cola flessione, in Francia la popolazione ha sono stati eletti punito Hollande per non aver difeso gli in751 deputati. teressi nazionali. Identico discorso vale per la Gran Bretagna, dove per la prima volta in 100 anni un partito diverso dai laburisti e dai conservatori vince un’elezione nazionale. Anche nei Paesi più piccoli, come l’Ungheria, il risentimento verso la classe politica attuale è forte e si alimenta grazie all’interazione con Bruxelles. Nei prossimi mesi assisteremo a spettaI PRIMI PASSI colari marce indietro sulla questione euroCON SEI STATI pea da parte dei partiti europeisti, e questo L’Ue è nata con sei in fondo è un bene perché così come è Paesi fondatori strutturata l’Unione ha fallito nel suo comcome Comunità pito più importante: fare dell’economia il economica proprio collante. Dal 2008 ad oggi le ecoeuropea. nomie europee invece di convergere si soAttualmente gli stati membri sono no allontanate le une dalle altre, un bilancio di cui nessuno può andare fiero. C’è soarrivati a 28. lo da sperare che questo voto sia in grado di restituire all’Unione lo spirito di cooperazione e di aiuto reciproco tra nazioni indipendenti dal quale è nata. errà un giorno in cui la Confederazione Elvetica entrerà nell’Unione europea, magari come trentesimo membro”. Parola dell’economista Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell’Unione, per due volte premier italiano e presidente della Commissione europea, dal 1999 al 2004. Ne è proprio sicuro presidente? “Il tema dell’ingresso della Svizzera nell’Unione non è un tema fuori da ogni logica. Tutt’altro. A Bruxelles, al tempo in cui guidavo la Commissione europea, ho intavolato numerosi colloqui con esponenti del governo di Berna e di altre città elvetiche”. E che cosa vi siete detti? “Il Paese ha una sua unicità, una sua peculiarità storica che per il momento la tiene fuori dal contesto di Bruxelles. La Svizzera ha sempre utilizzato sia economicamente che politicamente questa sua unicità, di cui i suoi abitanti sono sempre stati orgogliosi”. Una fierezza che non è venuta meno negli anni. “Da un lato la Svizzera non è diventato membro della Commissione europea. Dall’altro - eccetto il recente voto nazionale sull’immigrazione, che non tocca di per se stesso gli altri Paesi del vecchio Continente - negli ultimi anni in tutte le votazioni che contemplavano in varie forme una collaborazione con l’Europa, ha sempre votato a favore”. Dunque nel cuore dell’Europa c’è un Paese europeo, la Svizzera. “Certamente, la Confederazione mantiene il suo ‘splendido isolamento’ perché questa condizione le dà ancora vantaggi, però i suoi esponenti di governo e i cittadini capiscono benissimo – sempre di più - che lo Stato ha bisogno di legami ancora più stretti con l’Europa stessa”. Dunque, la Svizzera entrerà nel sistema dell’Unione? Quando assisteremo a questo grande evento secondo lei? “Io penso che ci entrerà, ma ci vorranno vari decenni affinché la cosa si compia. Forse vi assisteranno quelli che sono nati in questi giorni”. La recessione attraversata dall’Europa ha messo in crisi l’euro. Vedremo la fine della moneta unica? “Il problema non è cambiare moneta, ma cambiare politica. La crisi europea che ha mietuto milioni di posti di lavoro è conseguenza di una politica economica sbagliata, basata sul rigore anziché sullo sviluppo. Se l’Europa non è in grado di governare la globalizzazione, siamo finiti. I vari governi nazionali dell’Unione hanno sopraffatto il ruolo della Commissione e degli altri organismi sovranazionali. Fi- 5 6 “La Confederazione mantiene il suo splendido isolamento perché questa condizione le dà ancora dei vantaggi. Ha sempre utilizzato sia economicamente che politicamente questa sua unicità” nendo così per dare le chiavi dell’Europa alla Germania”. Come ha fatto la Germania a prendersi le chiavi? Chi gliele ha consegnate? “Francia, Italia e Spagna, che avrebbero potuto contrastare questa linea “renana”, non hanno mai costruito una piattaforma politica comune. Ognuno è andato per conto suo, non c’è stata una proposta politica alternativa sufficientemente forte. La Germania ha sfruttato le divisioni per imporre una sua forza, che deriva dalle convinzioni politiche della cancelliera Merkel e dei partiti del governo tedesco”. Quali sono queste convinzioni politiche? “Per la Germania qualsiasi cambiamento politico contrario alla linea del rigore e un’espansione dell’economia sarebbero stati un indebito favore a Paesi indisciplinati come Grecia, Italia, Francia o Spagna. La fascia dell’Europa del Sud, contrapposta a quella continentale. Tutto questo ha reso politicamente molto bene alla Germania sul piano interno. La Germania è l’unico Paese in cui non vi è un partito populista di grosse dimensioni. Questo si deve al fatto che la Merkel, avendo assunto il ruolo di paladino della leadership tedesca, ha evitato il rischio di una reazione populista e nazionalista. Ma resto ottimista sul futuro dell’Unione. Certo, come ho detto, bisogna cambiare nelle politiche economiche e sociali: non si può andare avanti come è stato fatto fatto negli ultimi dieci anni. E non è nemmeno possibile che l’Europa rimanga in mezzo al guado, senza andare né avanti né indietro”. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 34 tra virgolette La politica L’ Est Oggi i maggiori pericoli sono legati alla situazione in Ucraina e alla Russia di Putin “La vera minaccia del populismo arriva da Le Pen ‘ La Germania In mezzo a tutti questi cambiamenti il Paese di Angela Merkel rappresenta un’ancora di stabilità Allarme dello storico Paul Nolte sugli scenari della nuova Europa Reuters STEFANO VASTANO da Berlino A Gli euroscettici 1 IN FRANCIA LE PEN DECOLLA Il Front National di Marine Le Pen è il caso più clamoroso, perché la Francia è uno dei Paesi fondatori dell’Ue. Qui gli antieuropeisti hanno raggiunto il record storico del 25 per cento con 24 seggi 2 3 GRAN BRETAGNA CON FARAGE Il vento antieuropeista ha sconvolto anche la Gran Bretagna dove l’United Kingdom Independence party (Ukip) di Nigel Farage, ha preso il 28% dei voti LA DANIMARCA VA A DESTRA In Danimarca l’estrema destra del Danish People Party, ha avuto il 23,1% (3 deputati in più rispetto al 2009) mentre in Olanda il Pvv di Geert Wilders ha perso terreno 4 5 L’EREDITÀ DI HAIDER IN AUSTRIA In Austria il Fpoe, il Partito della libertà fondato da Jörg Haider, ha raddoppiato i voti arrivando sino al 20 per cento. Ora il suo leader è Heinz-Christian Strache IN ITALIA NO A GRILLO Gli euroscettici dell’ex comico Beppe Grillo non sfondano, doppiati (con il 40%) dalla sinistra, e Grillo studia un’alleanza con l’Ukip di Nigel Farage lle elezioni europee del 25 maggio scorso i partiti euroscettici - il “Front National” in Francia, Ukip in Inghilterra o “Alternative für Deutschland” in Germania – hanno riscosso forti successi. Quali saranno ora le conseguenze per l’Europa e per l’euro? Il Caffè lo ha chiesto a Paul Nolte, uno dei più prestigiosi storici tedeschi, docente di storia contemporanea all’Università di Berlino.Nolte oggi vede soprattutto due pericoli: l’avanzata del Fronte nazionale in Francia e la Russia di Putin. Partiamo dalla Germania, professor Nolte: come spiega il 7 % di “Alternative für Deutschland”? “È importante registrare che anche in Germania si formano nuove forze politiche. A differenza però del resto d’Europa, il nostro è un Paese stabile, con la Cdu e la Spd che da decenni si dividono il consenso. Pertanto non so se si possa parlare di un vero successo di Afd o se questo partito antieuro sparirà tra un anno.” Vuol dire che i tedeschi non sono così euroscettici né aspirano a riavere il loro marco? “Le analisi confermano che i tedeschi accettano l’euro e i vantaggi per all’economia tedesca dal superamento della crisi tramite le istituzioni europee ed il governo Merkel. Non mi pare che in Germania ci sia molto spazio per un superficiale populismo e la demagogia dell’anti-politica”. I tedeschi sono sensibili ad una nuova ondata di nazionalismo ? Non pare però che la Merkel ne sia molto affetta... “Dai Mondiali di calcio del 2006 i tedeschi hanno un più equilibrato rapporto con le loro bandiere e il loro nazionalismo soft non è in contraddizione con un diffuso europeismo. Ci sono piccole fette della Cdu con un programma conservatore e nazionale, ma non è certo la tendenza dominante della Cdu della Merkel”. Ma dall’Olanda alla Danimarca, dall’Inghilterra alla Francia sino in Austria, la Germania è circondata da “Tra il 2005 e 2009 la Grosse Koalition ha cercato di tamponare la crisi con piani statali di stimolo” Paesi con forti partiti ultranazionalisti e di destra... “In Italia invece il Partito democratico di Matteo Renzi ha frenato l’avanzata sia di Silvio Berlusconi che di Beppe Grillo. Ciò significa che il panorama in Europa non è a senso unico, né solo di destra o contro l’Europa. Inoltre distinguerei tra Ukip in Inghilterra e Marine Le Pen in Francia.” In che senso? “Le riserve contro la Ue ci sono, persino a sinistra, un classico nella tradizione britannica. È la forte virata a destra in Francia che oggi preoccupa di più. Anche intellettuali come Jürgen Habermas ora si domandano se quello di Le Pen sia un partito neofascista, razzista o populista. O se in Francia collassi oggi l’intero sistema partitico. In tal senso è una fortuna che la Germania sia an- cora stabile ed equilibrata”. Un secolo fa in Europa esplodeva la prima guerra mondiale. Vede paralleli con la situazione del Vecchio Continente nel 1914? “È sempre problematico ragionare con analogie storiche, e il centenario della Grande Guerra porta a strapazzare il confronto tra l’Europa odierna e quella del 1914. Oggi i veri pericoli non vengono dal Front National o dall’ Ukip ma dalla Russia di Putin e dalla situazione in Ucraina. In Europa il confronto è semmai con la crisi degli anni ‘20, quando spuntarono partiti autoritari ed estremisti, e basta ora vedere i movimenti di destra in Ungheria o della sinistra radicale in Grecia. Anche in questo la Germania della Merkel rappresenta un’ancora di stabilità”. Molti vedono nella politica di austerity della Merkel l’origine delle tendenze anti Ue ed estremistiche... “Non ritengo che, per quanto la Merkel sia potente, la Storia si possa leggere come effetto delle decisioni di una singola persona. E non penso affatto che la politica economica a Berlino sia stata così rigorosa e dogmatica negli ultimi anni”. Può spiegarsi meglio? “Tra il 2005 e 2009 la prima Grosse Koalition a Berlino ha cercato di tamponare la crisi con programmi statali di stimolo alla congiuntura. Anche durante la crisi in Grecia, contrariamente alle richieste dei media tedeschi, è stata la Merkel ad andare incontro alla Grecia. I greci, questa la posizione della Kanzlerin, meritano tutta la nostra controllata solidarietà. E questo è il vero vantaggio di una razionale politica non solo tedesca, ma di stampo europeo.” La stabilità della Ue si regge sull’asse Parigi-Berlino. Che ricadute avranno le elezioni europee sui rapporti Francia-Germania? “Non c’è dubbio che il polo francese sia ora più instabile di quello tedesco. Ma non credo che per chiarire la situazione Angela Merkel inviti ora Marine Le Pen a un colloquio. Sarà la realtà politica ed economica quotidiana ad addomesticare questi demagoghi e far accettare alla gente i lati positivi dell’euro e della Ue”. “La realtà economica quotidiana batterà i demagoghi e farà accettare alla gente i lati positivi dell’euro” IL CAFFÈ 1. giugno 2014 35 tra virgolette La privacy P er quanto giovanissimo, il web ha dimostrato d’essere dotato di una memoria elefantiaca: non dimentica nulla, ma proprio nulla di tutto quanto entrato in rete. Ricorda e conserva ogni cosa. E anche se sepolta da terabyte di dati digitali, può sempre riaffiorare con un clic. E dopo lo scandalo dello scorso anno, quando l’opinione pubblica mondiale col “Datagate”si è resa conto che la riservatezza dei dati su internet è una chimera, dopo che si è scoperto che i servizi segreti delle superpotenze spiavano altri governi, leader politici, aziende e privati, si apre ora un altro contenzioso tra il mondo dell’online e la giustizia: il “diritto all’oblio”. L’Unione europea, infatti, potrebbe prendere posizione su un inasprimento della privacy in rete estendendola al diritto all’oblio, proibendo riferimenti alle condanne penali di un cittadino, una volta che queste sono state espiate. Come già avviene nella comunicazione dei media “classici”, ad esempio, in Francia e in Svizzera. Tutto è partito, qualche settimana fa, quando un giudice spagnolo ha emesso una sentenza definitiva in una causa intentata contro Google da Mario Costeja González. Un cittadino qualunque contro il colosso dei motori di ricerca online. La causa - che ha costretto Google a “inventare” un modulo per essere dimenticati - coinvolgeva l’autorità iberica sulla protezione dei dati personali, chiamata ad intervenire per eliminare una vecchia messa all’asta per fallimento di una proprietà di Costeja González, che ancora appariva - con un semplice clic - in rete. Un link, un collegamento che, per Costeja González, violava sia la sua privacy, sia la sua dignità . Attualmente la legge europea non riconosce il “diritto di essere dimenticati” in generale, ma l’Unione ha ora inserito questa misura, come parte di una nuova direttiva sulla protezione dei dati, che dovrebbe essere attuata entro il 2014. Indipendentemente dell’iter legislativo, la sentenza spagnola non solo creerà incertezza giuridica, ma potrebbe esporre le società che gestiscono i vari server e siti a sostenere costi esorbitanti per adeguarsi alla normativa. Per questo Google ha giocato d’anticipo prevendendo un “form” per cancellare le proprie informazioni personali. E c’è già chi parla di “censura strisciante” e del rischio di compromettere un “bene comune globale” come il web. È anche vero, però, che esistono già in molti Paesi leggi che consentono ai cittadini la possibilità di eliminare le informazioni dai risultati di ricerca di internet. È anche vero che questo non è un diritto assoluto, e in ogni caso si permette di rimuovere solo i collegamenti di ricerca, non le informazioni di base che, come detto, è quasi impossibile eliminare definitivamente. Chi chiede di essere 1 Il EZIO ROCCHI BALBI LA LEGISLAZIONE NELL’UE diritto all’ oblio cade nella Rete Attualmente un soggetto può esercitare i propri diritti inibitori di: “cancellazione”, “trasformazione in forma anonima” o di “blocco del trattamento” solo quando il trattamento risulti in violazione di legge 2 3 LA CANCELLAZIONE È quel processo che distrugge materialmente il contenuto informativo tale da non permettere, in ogni caso, la rilettura o ricostruzione dei medesimi dati e files IL BLOCCO DEI DATI La nuova legge europea sulla privacy rivoluziona il web e Google si adegua “cancellato”, poi, deve dimostrare che i dati online siano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o comunque eccessivi rispetto allo scopo per il quale sono stati trattati e alla luce del tempo trascorso”. Il Financial Times, che ha preso molto a cuore la vicenda, ha riconosciuto e supportato a sorpresa l’estensione di alcuni diritti di bilanciamento per gli individui oltre le loro informazioni personali. “Dopo la grande espansione delle capacità e usi della tecnologia di raccolta dati online - scrive il quotidiano economico -, le persone dovrebbero avere il diritto di sapere cosa si sta registrando su di loro, e di non avere i propri dati involontariamente memorizzati e utilizzati”. Insomma, c’è quanto basta e avanza per prevedere che sul diritto all’oblio sul web si accenderà un dibattito rovente. Come ha riconosciuto il giudice spagnolo non c’è dubbio che i risultati della ricerca legati al nome di una persona possono avere un impatto enorme sulla sua vita. A patto, però, che il diritto all’oblio non diventi il diritto dei potenti a cancellare il loro, magari scomodo, passato. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi L’intervista “Internet è cresciuta senza nessuna regola, qualcosa bisogna fare” I l diritto all’oblio anche sulla rete, o meglio, la possibilità che un’informazione con un impatto sulla privacy dell’individuo maggiore del diritto del pubblico di sapere, debba essere rimossa è sacrosanto. Ma che si possa cancellare digitalmente la “memoria” collettiva del web è discutibile, certo di non facile realizzazione. Ne è convinto l’avvocato Gianluca Padlina, segretario dell’Ordine professionale del Canton Ticino: “Il diritto all’oblio è un principio importante, perchè la possibilità di ‘voltare pagina’ sui trascorsi di un individuo deve esserci. Nello stesso tempo, però, ci può essere un interesse oggettivo, la possibilità di verificare con chi si ha a che fare”. Se la legge, però, prevede questo di- ritto, non dovrebbe essere rispettato in tutte le sue forme? “Vero. Peccato che tutti i legislatori che hanno scritto le norme giuridiche, i codici, le leggi attuali non potevano certo prevedere uno strumento come internet”. Come avviene per i media tradizionali non si possono “cancellare” in rete, nel nome del diritto all’oblio, le informazioni sensibili? “Si può tentare e alcuni passi sono già stati fatti in questa direzione. In Ticino, ad esempio, l’esecuzione dei pignoramenti appare sul Foglio ufficiale, che nella sua versione online omette i dati personali. In questo caso il Cantone ha cercato di evitare, in anticipo, contesta- L’attuale necessità d’informazioni, l’orientamento della futura normativa e le sue possibili applicazioni online, visti dall’Ordine degli avvocati ticinesi zioni future o richieste legali di interventi sul web”. Anche la Rete, quindi, volendo può dimenticare? “In realtà internet non dimentica quasi mai nulla, e i motori di ricerca sono efficientissimi nel setacciare il web e trovare tutti i dati immagazzinati. Persino dei siti estinti, quelli messi offline, resta una versione in cache... insomma, i dati possono sempre essere recuperati”. Le ultime decisioni Ue, nei confronti di Google, ora però consentono di applicare una sentenza emessa in Spagna contro un’azienda americana. Cosa che prima veniva esclusa solo per il fatto che i server erano in California. “Buona parte del successo planetario di internet, il fatto che sia cresciuto così velocemente è anche dovuto alla totale assenza di regole. Adesso, invece, si tenta almeno di scrivere delle norme d’applicazione. Certo, per il legislatore non sarà facile, ma qualcosa bisogna pur fare”. Sinceramente, pensa che il diritto all’oblio online diventerà legge? “Il diritto all’oblio non potrà mai essere totale; anche la memoria delle persone si plasma col tempo. Forse, in fondo, è un po’ troppo pretendere che non si ‘cerchino’ informazioni per verificare l’attendibilità di certi personaggi. È un po’ come chiederle in giro nel paese, ad amici e conoscenti... E si dice sempre che ormai viviamo in un villaggio globale, no?”. È la conservazione dei dati personali con una sospensione temporanea. La cancellazione dovrà effettuarsi quando il trattamento apparirà in violazione “insanabile” della legge 4 5 LA NORMA ALLO STUDIO NELL’UE Prevede il diritto del soggetto interessato di ottenere dal responsabile (ora è il titolare) la cancellazione di dati personali che lo riguardano e la rinuncia a un ulteriore diffusione di tali dati QUANDO SCATTA L’OBLIO Se i dati non sono più necessari rispetto alle finalità, se l’interessato revoca il consenso o si oppone ai sensi dell’art. 19 (per finalità di marketing), o il trattamento dei dati non è conforme al regolamento 6 GLI ELEMENTI “SENSIBILI” Sono considerati sensibili, oltre a quelli espliciti, tutti i dati che consentono di trarre conclusioni su stato di salute, gusti sessuali e credo religioso della persona coinvolta IL CAFFÈ 1. giugno 2014 37 tra virgolette Carne e fuoco come ai tempi di Toro Seduto P er fare il barbecue bisogna innanzitutto scavarsi la fossa. Come facevano gli indiani delle Americhe. E come fanno adesso i nuovi adepti della cucina delle origini. Senza fronzoli e senza intingoli. Un’ottima materia prima e il resto lo fa la terra con i suoi umori e i suoi calori. Lasciando che il fuoco affumichi lentamente l’animale prescelto per il sacrificio gourmet. Perché nei forni interrati la bestia si cucina intera. In realtà il pit barbecue, non è altro che la versione stelle e strisce di una delle più antiche tecniche culinarie della storia dell’umanità in quanto è una cottura che non richiede nessun tipo di utensile particolare. Niente terracotta, alluminio o pirex. Basta una stuoia vegetale o un telo per isolare la carne dal terreno. I primi a scoprirlo furono gli spagnoli, al seguito di Cristoforo Colombo, quando arrivarono nelle Antille. E videro i Taino preparare succulenti arrosti che chiamavano barbacoa. Da cui il nostro barbecue. In realtà gli Indios dell’America centrale erano tutti grandi esperti di arrostiture e di affu- micature. Tanto che a poche miglia da lì, nella Guiana e a Santo Domingo, la selvaggina veniva cotta sul boucan, un traliccio di legno che doveva essere rigorosamente distrutto dopo la cottura, perché lo spirito dell’animale ucciso non lo usasse per risalire sulla terra a tormentare i suoi uccisori. Dalla parola boucan deriva il nostro bucanieri, che in origine non erano pirati ma affumicatori francesi che si erano stabiliti nelle piccole Antille. E quando la Spagna vietò loro il commercio delle carni fumées si rifugiarono sull’isola della Tortuga dandosi alla pirateria. A dimostrazione del fatto che la grande storia, quella con la esse maiuscola, è fatta di piccoli prestiti. Anche alimentari. E adesso la nuova moda del pit barbecue è arrivata anche nel Vecchio Mondo, trasformandoci in bucanieri del gusto. Sempre alla ricerca di nuove avventure gastronomiche. Anche per recuperare un rapporto più diretto con la natura e con le sue ricette elementari. Carne, fuoco e amici, insomma. Come ai tempi di Toro Seduto. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 2 cucchiai di sale - 2 cucchiaini di paprika - 2 cucchiaini di pepe - 2 cucchiaini di aglio in polvere - 2 cucchiai di origano - 1/4 di cucchiaino di peperoncino La miscela ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Pit Barbecue. La versione a stelle e strisce di una delle più antiche tecniche culinarie della storia Come è noto non c’è pezzo di carne che arrivi sul tavolo degli americani, cucinato, ma in versione nature. Un intingolo, una salsa, una crema deve sempre guarnirlo. Per il “pit barbecue” il partner di cottura ideale è il pit beef ruf. Mettere tutti gli ingredienti in una ciotola: due cucchiai di sale e due di origano, due cucchiaini di paprika, pepe e aglio in polvere. Aggiungere una punta, o più secondo il gusto, di cucchiaino di peperoncino. Mescolate accuratamente fino a quando la polvere assume una colorazione uniforme. Si tratta di una miscela speziata, che ha lo scopo di rendere croccante l'esterno della carne e, nello stesso tempo, aromatizzarla. PUBBLIREDAZIONALE PUBBLIREDAZIONALE Caso o magia? Nella storia d'amore tra Martin e Sarit il numero 5 ha avuto un inlusso magico già dal primo momento. Sono ormai passati 5 + 5 anni dal giorno del matrimonio della coppia. Foto: Adrian Bretscher (1), Geri Born (1), ZGV (1) Vinto! oggi o t s o P ° 2 Amore: le cinque lettere della felicità «Sto sognando?», chiede Martin (39) a sua moglie Sarit (34). La coppia stenta a credere di avere commosso così tanti lettori con la propria storia sul numero 5 nel concorso per il quinto anniversario di Lidl (vedi riquadro) e di essersi quindi aggiudicata il secondo posto nella votazione online. Ma Martin e Sarit non stanno sognando, anzi hanno realizzato un sogno: grazie al buono viaggio di 3'000 franchi potranno concedersi una crociera per il loro 10° anniversario. Martin e Sarit si sono conosciuti in rete: lui viveva a Zurigo, lei a Vienna. Martin ricorda come la magia del numero 5 abbia accompagnato il loro amore sin dall’inizio: «Grazie al mio lavoro da Il numero 5 ha regalato a Martin e Sarit il grande amore e il secondo posto nel grande concorso di anniversario di Lidl Svizzera: vincono un buono viaggio di 3’000.- franchi! studente all’aeroporto, potevo volare a prezzi stracciati, ma sempre solamente stand-by. Giornalmente c’erano 5 voli per Vienna e spesso era l’ultimo, il quinto, quello che prendevo.» Dando un’occhiata al conteggio della carta di credito si vede che spesso il volo costava esattamente 55 franchi! Allora Sarit era al quinto semestre dei suoi studi, mentre Martin, come ammette con un sor- riso compiaciuto, era studente già da cinque anni. Sarit racconta del loro primo incontro a Vienna: «Quando Martin mi è venuto incontro, ho capito subito: è quello giusto.» Da allora non ha più avuto alcun dubbio sul fatto che l’amore a prima vista esista davvero. Nemmeno Martin, che nonostante il nervosismo, ha provato esattamente le stesse emozioni: «Ero cotto di lei. Una donna così bella! A dire il vero avevo paura di non piacerle.» Ma non è stato il caso perché Sarit voleva proprio lui, quell'uomo più vecchio di cinque anni. La serata è stata indimenticabile: «Abbiamo parlato ino a notte fonda e da bravo ragazzo sono poi tornato in hotel». E ha funzionato. «Cinque mesi dopo le ho chiesto di sposarmi», racconta Martin mostrando le foto del matrimonio. Perino la canzone del matrimonio calza a pennello con il 5: «Take Five» di Dave Brubeck. E anche la luna di miele: 5 giorni a Miami e 5 giorni in crociera. Si vede che la magia continua ancora oggi, da 5 + 5 anni! 5 anni Lidl! Concorso d’anniversario con le storie sul numero 5 In occasione dei suoi primi 5 anni in Svizzera, Lidl ha calato l’asso del 5 e ha cercato le storie più emozionanti su questo numero. In questa rubrica vi presentiamo i tre vincitori votati dai lettori. La prossima domenica: una classe che con il suo progetto «5» ha conquistato i cuori dei lettori aggiudicandosi il premio principale di 5’555 franchi IL CAFFÈ 1. giugno 2014 38 tra virgolette schermi B ianco e nero, regista impronunciabile con tre “w” e un paio di “k” nel nome, attrici pure peggio in quanto a consonanti accalcate, ambientazione nella Polonia degli anni Sessanta. Pochissime parole, molte tragedie, un convento, sbronze tristi, per solo tocco di (moderata) allegria una bionda che, accompagnata da un’orchestrina in un bar, ,canta “24 mila baci” e “I Found My Love in Portofino”. Non è esattamente l’identikit del nostro film preferito. “Ida” sembrerebbe piuttosto il candidato ideale per il premio “Ernia di marmo” al “Noia Film Festival”. Abbiamo rubato le cattiverie a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, ai Manetti Bros che nella trasmissione tv “Nessundorma” (anno 2008) avevano coperto di ridicolo certi film d’autore. “L’artigiano del ponte” era il titolo del finto trailer. Basco per lei e impermeabile per lui, quel tipo di film spesso batte bandiera francese. Abbondanza di sguardi intensi e di profondi significati, tanto da guadagnarsi un altro paio di riconoscimenti: “Agonia d’argento al festival di Mortara”, e “Premio speciale al Festival dei Significati di Lucerna”. Stando così le cose e resa piena confessione sui nostri limiti - anche un po’ incattiviti perché siamo reduci dall’inguardabile “Adieu au langage” di Jean-Luc Godard al Festival di Cannes, pure premiato ex aequo con il giovane e brillante canadese Xavier Dolan, offesa da lavare con il sangue – se consigliamo “Ida” c’è da fidarsi. Lo ha di- L’orribile intreccio tra antisemitismo e regime comunista retto Pawel Pawlikowski (Agata Kulesza, Agata Trzebuchowska, Adam Szyszkowski sono gli altri nomi nei titoli di testa). Racconta la storia di un’orfana diciottenne cresciuta in convento. Prima di prendere i voti la madre superiora rivela a Anna l’esistenza di una zia (che in verità della nipote non aveva mai voluto sapere nulla). Quando va a trovare la parente, scopre di essere ebrea e di chiamarsi Ida Lebestein. Faranno insieme un viaggio sui luoghi della tragedia familiare. Un raccapricciante intreccio tra antisemitismo e regime comunista, che ricorda la prima scena di “Katyn” diretto da Andrzej Wajda. Il film racconta il massacro IDA Il film polacco diretto da Pawel Pawlikowski Vinci 10 biglietti LETTERE A UNA SCONOSCIUTA Antoine de Saint-Exupéry (Bompiani) gotti in mano incontra altra gente che scappa con i fagotti in mano. “Non andate di là, ci sono i tedeschi”, avvertono i fuggiaschi che corrono in una direzione. “Non andate di là, ci sono i russi” avvertono i poveretti che fuggono nella direzione opposta. TH 30 MARCO BAZZI ordinato da Beria il 4 marzo del 1940 – ventimila ufficiali polacchi fucilati, l’intera classe dirigente del Paese – e messo in conto ai nemici nazisti. Gente che scappa su un ponte con i fa- Un convento, sbronze tristi, pochissime parole e molte tragedie RY SA ER NIV AN libri MARIAROSA MANCUSO L’ultimo amore del Piccolo Principe I l nome di Antoine de Saint-Exupéry è indissolubilmente legato al “Piccolo Principe”. Ma c’è un altro libro molto bello, che raccoglie lettere d’amore. Lo scrittore le indirizzò a una giovane crocerossina che incontrò nel 1943 su un treno che lo portava ad Algeri, dove era incorporato nel gruppo di ricognizione aerea. Lui si innamorò di quella ragazza e la frequentò per il suo ultimo anno di vita. Le lettere sono state pubblicate da Bompiani in un’edizione che raccoglie anche i disegni e i manoscritti di Saint-Exupéry, “Lettere a una sconosciuta”, l’ultimo amore del Piccolo Principe. Lo scrittore francese fu anche un provetto pilota, e morì colpito da un caccia tedesco. L’idea di parlare di questo libro è nata dall’impresa che sta tentando in questi giorni un pilota ticinese: trasvolare l’Atlantico in solitaria a bordo di un monomotore. Saint-Exupéry si lamenta spesso della scarsa attenzione che riceve dalla sua amata. Ma c’è la guerra: lui deve volare, lei curare i feriti. “Sono le cinque del pomeriggio: da ora fino al momento di dormire sarò solo, perché ho detto ai miei amici che sono stanco e non voglio vedere nessuno. La signorinella a cui ho strenuamente riservato queste ore di libertà non si è neanche data la pena di telefonare per dirmi che non veniva”. Scrive: “Le favole sono fatte così. Una mattina ti svegli e dici: ‘Era solo una favola…’. Sorridi di te. Ma nel profondo non sorridi affatto. Sai bene che le favole sono l’unica verità della vita”. Il tenore delle lettere è malinconico e forse lo scrittore avverte il presentimento della morte: “Oggi non c’è nessun Piccolo Principe, né ci sarà più. Il Piccolo Principe è morto. Anzi, è diventato scettico. Un Piccolo Principe scettico non è più un Piccolo Principe. Non le perdono di averlo rovinato”. Sappiamo poco della relazione che vi fu tra i due. Ma certo queste lettere sono piccole poesie. “Non ci saranno più neanche lettere, né telefonate, né segni di vita. Sono stato imprudente, non pensavo che continuando così avrei rischiato di farmi male. E invece il roseto mi ha trafitto mentre coglievo una rosa”. ht in’ Nig m m a in’ & J Swing oro Telesf u e s t è g e G G 24.6 & S p e c i a l ore Arb Renzo mar Un progetto inedito per JazzAscona è quello che il cantante, musicista e conduttore radiotelevisivo Gegè Telesforo presenta assieme all’amico Renzo Arbore, leggendario showman e intrattenitore della radio e della TV italiana. Accompagnati dalla band di Telesforo, i due artisti proporranno uno spettacolo tutto nuovo, incentrato sui grandi standard dello swing e della musica italiana. Arbore si tratterrà alcuni giorni ad Ascona e festeggerà il suo compleanno proprio il giorno del suo concerto! Opening & Closing concert: The Primatics Per essere estratti basta inviare una e-mail a [email protected] indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 13 giugno Biglietti in palio del valore di 115 franchi IL CAFFÈ 1. giugno 2014 39 55% delle donne americane bevono regolarmente. La percentuale è cresciuta del 40% in 10 anni La società tra virgolette +40% la crescita della percentuale di alcoliste negli ultimi 10 anni Negli Stati Uniti ci sono +52% l’aumento dal 15,1milioni di alcolisti -7% Dal 1998 al 2007 il numero di donne arrestate per guida in stato di ebbrezza è aumentato +55% 5 68mila Il gruppo MOMS NEED WINE su Facebook ha 685mila mi piace Gli arresti per gli uomini sono diminuiti Donne che praticano il BINGE DRINKING (bere fino allo sfinimento) 3% 10% 24% tra 45 e 64 anni tra 45 e 64 anni Universitarie L’intervista Dati studio Binge Drinking Usa Un terzo sono donne 1999 al 2008 di giovani donne ricoverate per intossicazione dovuta ad alcol (8% i maschi) Quel bicchiere di troppo è sempre più al femminile Alle donne piace l’alcol e la tendenza diventa emergenza S tudentesse o donne tra i 18 e i 34 anni, di tutte le classi sociali dalla casalinga alla manager in carriera, che almeno tre volte al mese alzano in gomito in modo esagerato. Sono le “binge drinker”, quelle che bevono fino allo sfinimento, fino alla soglia, e oltre, della dipendenza. Tutte le statistiche internazionali, Svizzera inclusa, registrano un aumento delle donne che consumano alcoolici. Quella che sembrava una tendenza liberatoria e sintomatica di una “parità” tra sessi anche nei piaceri del tempo libero, si sta trasformando in un’emergenza. Negli Stati Uniti, nell’ultimo decennio, il numero di arrestate per abuso di alcolici è aumentato del 30%. Raddoppiato il numero delle ragazze ricoverate per intossicazione alcolica. In Svizzera è imputabile all’eccessivo consumo d’alcol un decesso prematuro su 17 tra le donne. “In realtà da noi le donne hanno sempre bevuto, non a caso la nostra organizzazione è in Ticino da ben 38 anni - ricorda Daniela, dell’associazione Alcolisti Anonimi -. La dif- In Svizzera tra le donne è imputabile all’eccessivo consumo d’alcol un decesso prematuro su 17 ferenza è che prima le donne lo facevano di nascosto, spesso da sole, chiuse in casa; adesso si fanno vedere tranquillamente al bar per gli aperitivi che durano tutta la sera. Purtroppo, in questo senso, la parità con gli uomini è stata raggiunta”. Che il bicchiere in più non fosse una prerogativa maschile lo si era capito da tempo. Anzi, gli uffici marketing dei principali produttori di vini e liquori da tempo registrano, con un certo vanto, come questa “fetta di mercato” al femminile sia sempre più redditizia. Addisrittura, secondo il Wine Institute, le principali acquirenti dei tre miliardi di litri di vino venduti ogni anno negli Usa sono le donne. Un modello facilmente riscontrabile tanto nelle serie tv di successo quanto ai tavoli dei nostri wine-bar, dai grotti ai club, ai punti di ritrovo notturni fino all’ultima sagra. Proprio come i coetanei maschi, infatti, capita sempre più spesso di vedere tavolate interamente al femminile dividere equamente il pagamento di ogni “giro” di drink. Un fenomeno che, nonostante i divieti, coinvolge a volte anche le giovanissime. “Quasi il 40% dei nostri assititi oggi è composto da donne - ricorda Jann Schumacher, Presidente di Ticino Addiction e responsabile dei Servizi per le dipendenze di Ingrado a Cagiallo -. Il consumo sociale di alcol al femminile è in aumento da dieci, vent’anni. Il guaio è che questo tipo di consumo, oserei dire più disinibito, si è aggiunto a quello individuale, solitario. Una tendenza agevolata da una cer- ta forma di tolleranza per un’ abitudine ormai diffusa, accettata e condivisa, anche esplicitamente con i ‘mi piace’ sui social network. Non si vuole essere proibizionisti, ma ogni tanto bisognerebbe ricordare i danni, e non solo alla salute, che l’abuso d’alcol comporta. Per le donne il piacere dell’al- col non è più un tabù, ma è un tabù che riemerge quando diventa un problema di dipendenza”. Un problema in più per un Paese che, secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica, ogni anno genera costi sociali per la collettività superiori ai 4 miliardi di franchi. e.r.b. In Svizzera 1 2 3 4 5 GLI ALCOL DIPENDENTI Secondo l’ultima ricerca Coroiar sono circa 250mila gli svizzeri con età superiore ai 15 anni considerati alcoldipendenti. LE DONNE BEVITRICI Secondo la stessa ricerca la percentuale delle donne che bevono alcol in Svizzera è dell’84.3%, contro la percentuale dei bevitori uomini che è del 92.4%. LA RIVISTA DI CHI AMA I SAPORI DELLA TAVOLA QUATTRO EDIZIONI L’ANNO IN ABBONAMENTO IL BICCHIERINO QUOTIDIANO Mentre il consumo occasionale di alcol coinvolge l’80-90% di uomini e donne, il consumo quotidiano riguarda il 6,5% delle svizzere (14.4 i maschi). IL PRIMATO TICINESE Il consumo quotidiano di alcol secondo Coroiar è più diffuso nella Svizzera italiana (21.8%) che nella parte francese (15.4%) e germanica (8.1%). IL CONSUMO A RISCHIO L’Inchiesta svizzera sulla salute (Ess) stima che circa uno svizzero su cinque (22%) ha un consumo d’alcol considerato a rischio per la salute personale. www.valswine.ch shop.valsangiacomo.ch Viale alle Cantine 6 - 6850 Mendrisio valswine Promozione valida fino al 30.11.2014 I nuovi abbonati a TicinoVino Wein riceveranno: • Quattro edizioni della rivista • Una bottiglia di L'Ariete Ticino DOC Merlot ViTi, 75 cl, gentilmente offerta da Valsangiacomo Vini, Mendrisio Fattura a: Nome Cognome Indirizzo, CAP Località Email Firma A favore di: Nome Cognome Indirizzo, CAP Località Email Firma REZZONICOEDITORE Trimestrale Enogastronomico, bilingue italiano-tedesco. Per la Svizzera Fr. 33.50, per l’estero 36 Euro. Abbonamenti: Marketing TicinoVino Wein 091 756 24 10 [email protected] “Macché bere per dimenticare, alla fine riaffiora sempre tutto” N on credeva certo di diventare testimonial involantaria delle donne che bevono la 36enne Violetta Bellocchio, autrice di “Il corpo non dimentica” che in pochi mesi è diventato un caso editoriale. Solo dopo aver messo nero su bianco quella che definisce la sua “parte peggiore”, i suoi tre anni da “binge drinker”, bevitrice assoluta, ha realizzato quanto questo tipo di dipendenza sia diffusa. E nello stesso tempo quanto, agli occhi di tutti, l’alcolista diventi un fantasma. “È così, tutti si sentono in dovere di dirti quanto sei magra, ma se bevi tutti tacciono - dice al Caffè Bellocchio, che si è disintossicata a 28 anni, ma solo sei anni dopo ha trovato il coraggio di mettere davvero la parola fine, alla sua brutta esperienza -. Siamo circondati da un’estrema sensibilità nei confronti del disordine alimentare se è percepito come disagio, dall’anoressia alla bulimia, e quando c’è il coming out scatta la preoccupazione”. Nel suo caso invece? “Tutti hanno parlato di ‘coraggio’ nel raccontare la mia storia. Ma quale coraggio? È vero che, quando ne ero coinvolta, facevo di tutto per nascondere i miei problemi, ma alla fine ho provato una sorta di rancore: ma come, io stavo male e nessuno se ne accorgeva?”. Quanto ha influito, per lei che ha cominciato a bere forte da giovanissima, calarsi nella parte della “bad girl”? “Ciascuno è dipendente a modo suo, ogni storia è personale, una storia a sè. Detto questo, sì, nel mio caso ha contato fare la parte della ‘ragazza cattiva’, così come ha il suo fascino fare il bad boy...” E ha constatato sulla sua pelle, come recita il titolo del suo libro, che il corpo non dimentica? “Eccome. La frase è vera, perché effettivamente il conto alla fine te lo presenta, inclusa la memoria a lungo repressa. E non vale nemmeno il detto ‘bere per dimenticare’. Riaffiora sempre tutto e soprattutto quello che vorresti proprio cancellare dalla tua vita”. Sembra sorpresa, però, di aver suscitato tanta attenzione con un’esperienza che non ha certo i crismi dell’unicità. “Sì, l’ho capito dal fatto che a due mesi dall’uscita del libro sembra che tutti vogliano intervistarmi, ospitarmi in radio e in tv. Come scoprissero solo ora che la dipendenza da alcool non è poi così diversa da quella per droga... Forse fa più ‘notizia’ il fatto che la storia sia al femminile, un po’ come succedeva ad Hollywood, quando le star rifiutavano ruoli da ubriacona per non compromettersi la reputazione. Ma in seguito, da Julie Andrews a Charlize Theron, sullo schermo hanno fatto capire che il fenomeno è più vasto di quanto si creda”. LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Il 17 giugno a Flims 123esima assemblea federale dei delegati con l’elezione anche del nuovo presidente Suter tra i candidati al Consiglio di GastroSuisse Ecco i candidati alle cariche di Presidente ed eventuale membro del Consiglio di GastroSuisse, che saranno messi in votazione durante l’Assemblea dei delegati del 17 giugno 2014 a Flims (vedi sotto ordine del giorno), sottolineando con orgoglio e piacere la candidatura del neo-presidente di GastroTicino, Massimo Suter (nella foto a lato). Doldenhornstrasse 26, 3718 Kandersteg > Eveline Neeracher, Restaurant Weissenbühl, Seftigenstrasse 47, 3007 Berna e Gasthof Sternen, Sensemattstrasse 22, 3174 Thörishaus > Peter Oesch, Golfclub Restaurant Heidental, 4655 Stüsslingen > Massimo Suter, Ristorante al PortoMorcote, Riva da l’Elvezia 1, 6922 Morcote. Elezione Presidente: > Enrique Marlés, Marmir Hotel AG c/o Mittenza, Hauptstrasse 4, 4132 Muttenz > Casimir Platzer, Belle Epoque Hotel Victoria, Äussere Dorfstrasse 2, 3718 Kandersteg Eventuale elezione di un membro del Consiglio: > René-François Maeder, Waldhotel Doldenhorn e Landgasthof Ruedihus, Carta Turistica Quest’anno la “Ticino Discovery Card” propone una variante per chi intende girare il nostro Cantone in automobile ALESSANDRO PESCE Sasso San Gottardo di Airolo, l’Evolution Center di Taverne (palestra di arrampicata), lo Zoo al Maglio di Magliaso e il Museo Regionale delle Centovalli a Intragna. Grazie al nuovo modello di carta con e senza trasporto pubblico, all’ampliamento dell’offerta, alle interessanti modalità d’uso e al costo davvero allettante della carta, i promotori - tra i quali GastroTicino - si attendono un ulteriore successo dell’iniziativa e stanno vagliando alcune varianti di modello di prodotto per soddisfare sempre meglio le aspettative dei clienti. In Ticino la Discovery Card si può acquistare alle stazioni Ffs più importanti, in tutti gli Enti Turistici locali, i datori d’alloggio e alcuni prestatori di servizio. I risultati di questi primi due mesi da inizio stagione sono incoraggianti e in linea con le aspettative; si attende ora l’inizio dell’estate per trarre un bilancio più dettagliato e con la speranza di implementare le vendite e gli utilizzi di questo prodotto veramente attrattivo. La Ticino Discovery Card quest’anno sarà valida fino al 2 novembre 2014. Informazioni sul sito cartaturisticaticino.ch. ricca di novità Un regalo intelligente per scoprire gli angoli più suggestivi del nostro Cantone, ma anche un’occasione unica per le famiglie di sentirsi in vacanza anche in Ticino e un’opportunità per le scolaresche di scegliere valli, colline e città per gite didattiche. Il tutto utilizzando i trasporti pubblici su terra e lago, ma anche potendo usufruire di prezzi interessanti per numerose offerte ricreative come lidi, piscine, musei e impianti di risalita. Parliamo della “Ticino Discovery Card” che nella terza stagione si presenta con importanti novità; nell’ottica di rispondere sempre meglio alle aspettative dell’utenza, da quest’anno propone, oltre all’apprezzato format “tutto compreso”, anche una variante senza il trasporto pubblico al prezzo di soli 69 franchi, invece che 87. Una novità che mira a soddisfare gli utenti locali e i turisti che prediligono gli spostamenti in auto. Con la Carta Turistica si può, quindi, girare tutto il Ticino per 3 giorni a scelta su 7 giorni consecutivi; ma in aggiunta ogni prestatore di servizio potrà essere visitato una volta al giorno e dunque più volte nel corso dei 3 giorni scelti. Rimangono valide le facilitazioni per i possessori dell’Abbonamento Generale, Si può girare tutto il Ticino per 3 giorni a scelta su 7 giorni consecutivi metà prezzo Ffs e le riduzioni per i giovani. Anche l’offerta si è arricchita di ulteriori attrazioni; quest’anno sono ben 62 i prestatori di servizio, che variano dal trasporto pubblico all’offerta turistica, trasporto turistico, le due navigazioni, piscine e lidi, musei e molto altro ancora. Per il 2014 si contano, inoltre, 4 nuovi partner: il Museo Assemblea federale dei delegati a Flims 11. Campagna referendaria “Basta con l’Iva discriminatoria per la ristorazione!” (H. Jaisli) 12. Onorificenze (K. Künzli) 13. Varie (K. Künzli) ASSEMBLEA DEI DELEGATI PUBBLICA dalle 11.45 alle 13.30 Ordine del giorno (Relatori) 1. Discorso di apertura (K. Künzli) 2. Saluto da Flims (A. Steiger) 3. Onorificenze (K. Künzli) 4. Relazione (CN H. Brand) 5. Discorso conclusivo (K. Künzli) tradizione fiducia innovazione amalgamare fedeltà gusto futuro TEAM tentenze apertura Losone NORANCOConsiglio soddisfazione territorio cordialità squadra rete GASTRONOMIA accoglienza convenienza % GOURMET novità controllo rispetto esperienza % ESPOSIZIONE sicurezzamobilità per CULTURA mixare PARTNER qualità cortesia tecnologia promozioni fornitura a domicilio RISPARMIO PROFESSIONISTI #promo flessibilità Ordine del giorno (relatori) 1. Discorso di apertura (K. Künzli) 2. Saluto del Canton Grigioni (A. Giger) 3. Elezione degli scrutatori (K. Künzli) 4. Verbale dell’AD del 14 maggio 2013 a Walzenhausen (K. Künzli) 5. Discussione e approvazione del rapporto annuale 2013 (H. Jaisli) 6. Discussione e approvazione del conto annuale 2013 (T. Zbinden) Rapporto della commissione della gestione e discarico (R. Ulmann) 8. Elezioni (K. Künzli) 8.1 Elezione Presidente 8.2 Eventuale elezione di un membro del Consiglio 8.3 Elezioni dei revisori 9. Determinazione della quota annuale 2015 (T. Zbinden) 10. Mozioni (K. Künzli) 10.1 Mozioni del Consiglio / della Conferenza dei presidenti 10.2 Mozioni delle associazioni cantonali professionalità lungo termineTICINESE Professionisti della Gastronomia noranco - Losone assortimento impegno Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > gli interventi durante la cerimonia di consegna dei Diplomi cantonali di esercente > consegna di 31 certificati di perfezionamento professionale Futour.net Al “Mondial du Merlot” di Sierre piovono ori sui vini del Ticino Ancora grandi riconoscimenti ai vini ticinesi, alla 7a edizione del Mondial du Merlot & Assemblages, organizzato per la quarta volta dall’Associazione Vinea; grande il successo, grazie a 430 vini in gara, un terzo in più rispetto al 2013. Ciò dimostra la crescente consapevolezza tra le aziende vitivinicole che questo concorso offre grande visibilità ai produttori. La giuria ha assegnato la gran medaglia d’oro all’Azienda Agricola Mazut Da Rive per il Masùt Da Rive, Doc Isonzo del Friuli 2009. In complesso sono state 32 le medaglie d’oro; la Svizzera ne ha vinte 20, delle quali 9 per il Ticino, 6 per Vaud e 5 per il Vallese, mentre 12 ori vanno a vini stranieri (Francia, Italia, Slovacchia, Cile, Slovenia). Diversi i premi speciali: il miglior Merlot in purezza torna a casa Hammel (Vd), mentre il Gran Maestro Merlot - vino migliore delle 3 annate consecutive - è stato vinto dalla cantina ticinese Kropp von der Crone Visini per il Balin 2011 2010 2009, Igt della Svizzera Italiana. Per la nuova categoria “Rosés et blancs de noirs” il premio speciale è andato alla Cantina Castello di Morcote. Le aziende ticinesi medagliate con l’oro sono le seguenti. Agriloro SA: Merlot Riserva La Prella, Ticino Doc 2011; Cantina Monti S.a.g.l.: Monti - Il Canto della Terra, Ticino Doc 2011; Cantine di Morcote: Stregato Ticino Doc 2012; Vini Rovio Ronco SA: Merlot Riserva Rovio, Ticino Doc 2010; Brivio Vini SA: Gran Rosé, Ticino Doc Rosato di Merlot 2013; Cagi Cantina Giubiasco: 100’anni di Merlot, Ticino Doc Bianco di Merlot 2012; Matasci Fratelli SA: Cherubino Bianco di Merlot, Ticino Doc 2013; Tenuta Castello di Morcote SA: Castello di Morcote Bianco, Ticino Doc 2012; Agriloro SA: Sottobosco, Ticino Doc 2011. SCEF 045 piacere Waldhaus Flims, Via dil Parc dalle - dalle 8.30 alle 11.00 (apertura porte alle 7.30) 7. & GastroNews QR-Code presenta: dinamismo ASSEMBLEA DEI DELEGATI INTERNA Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore www.ipppergros.ch Si avvicina la fine del calendario dei corsi professionali di GastroTicino. Il nuovo opuscolo arriverà nelle case ad agosto. Chi avesse richieste formative particolari, è pregato di contattare Valentina de Sena a GastroTicino (091 961 83 11). GT22052014 Vendesi Antica Osteria in casa d'epoca del '600 con grande camino, terrazza esterna e due sale, circa 70 posti a sedere. Grande parcheggio e comoda accessibilità ad un chilometro e mezzo dall'uscita di Rivera. 58.000 CHF. tel. 091 946 11 69, cell. 078 658 25 44. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO -Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino mormeaggio a n U di for re in otlotranti 50 ris IL CAFFÈ 1. giugno 2014 41 tra virgolette COUPEZ! DI PATRICK CHAPPATTE Edito da Le Temps il libro di Chappate che raccoglie tutte le vignette sul rapporto Svizzera, Europa e stranieri dal 1992 IL FOSSATO CITTÀ-CAMPAGNA “Siamo già in troppi” strilla il montanaro isolato in vetta impugnando l’esplicito cartello “Fuori gli stranieri!” Il libro LA POLITICA D’ASILO Le politiche nazionali di accoglienza riassunte dalla porta girevole rossocrociata che non dà alcun accesso reale al Paese Europa e stranieri, le paure nazionali riviste dalla satira PROGRAMMA ERASMUS SOSPESO Il voto del 9 febbraio blocca lo scambio di studenti del progetto Erasmus. “Era uno straniero” dice la guardia di confine, “È pure un intellettuale” replica Blocher La svizzeritudine disegnata da Chappatte EZIO ROCCHI BALBI L’ IL FRANCO FORTE La super valutazione del franco rispetto alle altre valute mette in difficoltà l’export. La Banca nazionale svizzera decide di intervenire imponendo un cambio fisso NATURALIZZAZIONE AGEVOLATA Dopo il no alle naturalizzazioni facilitate nel settembre 2004. “Voglio essere svizzero perché non amo gli stranieri”. “Accordato! dice l’onorevole dell’ Udc Europa di oggi tra crisi della moneta, della finanza, delle istituzioni, non ha più l’allure che aveva nei primi anni Novanta. Ma se si ripercorre l’ultimo quarto di secolo la sensazione è quella di essere vissuti in uno stato d’allarme permanente, con la Svizzera da un lato e l’intero continente, e tutto quanto può essere definito “straniero”, dall’altro. A rinfrescare la memoria del Paese ci ha pensato il disegnatore Patrick Chappatte, che per Le Temps ha pubblicato “Coupez!”, un riassunto a vignette della recente storia elvetica, un po’ blocheriana, dal “no” alla Ue del 6 dicembre 1992 fino al recente voto anti-immigrazione del 9 febbrario scorso. Una cronistoria scandita da paure ripetute e ribadite: l’Europa ci assedia, i frontalieri sono tra noi, gli stranieri riempiono i nostri treni. In questa ricostruzione retrospettiva il leader udc Christoph Blocher, che pure è il personaggio principale, appare raramente. Eppure è lui che, ai primi anni ‘90, quando il Consiglio federale aveva già depositato una domanda d’adesione a Bruxelles, si mette di traverso. “Aveva deciso di salvare la Svizzera - ricorda Patrick Chappatte, primo disegnatore non americano ad ottenere, nel 2012, l’americanissi- I RIFUGIATI KOSOVARI Nell’ottobre del 1998 i rifugiati kosovari vengono accolti da una certa ostilità. “Sembra un po’ di essere a casa” dice la coppia notando i cartelli anti albanesi “Christoph Blocher aveva deciso di salvare il Paese, così il Gugliemo Tell in limousine da miliardario raccontò alla popolazione una bella favola alpestre di sovranità” mo Thomas Nast Award per la satira disegnata -. Questo Gugliemo Tell in limousine da miliardario racconta agli svizzeri una bella favola alpestre di sovranità. La storia di un paradiso ultra-liberale esentato dai drammi del mondo, che s’è costruito a forza di olio di gomito, soprattutto olio di gomito straniero, solo contro tutti e soprattutto contro gli stranieri. Alla lunga, questo piccolo Paese ha finito per credere alla favoletta”. La matita corrosiva di Chappatte, oggettivamente, non risparmia stilettate all’Europa stessa, a non pochi Paesi membri dalla vicina Francia alla Grecia, al bunga-bunga di Berlusconi salendo su su fino all’Onu, a Fukushima e al nucleare, alla Primavera araba. Inevitabilmente, però, sono fatti e fattacci nazionali a fornirgli fonti d’ispirazione illimitate. Da Schengen ai minareti, dai rapporti con i familiari di Gheddafi a quelli tra i colossi bancari elvetici e la giustizia americana, dai richiedenti asilo alla politica della Banca nazionale sul franco forte. Quello che è evidente, però, è che Chappatte non sembra essere particolarmente preoccupato di apparire come un tifoso dell’Europa a 28, ne di essere un paladino di qualsiasi forma d’immigrazione all’insegna di “straniero è bello”. L’artista ginevrino, piuttosto, mette alla berlina la mentalità di chi chiude la discussione a priori, di chi veramente e senza alcun comprovato motivo crede veramente di vivere nel migliore dei mondi possibili e ha paura che questo paradiso in terra possa essergli scippato da un momento all’altro. E chi mai potrebbe rendersi artefice di tanta nefandezza? Gli stranieri, naturalmente. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi I NOMI DEI CLIENTI STRANIERI Liste di clienti stranieri di banche elvetiche finiscono nelle mani di Francia e Germania nel 2010. “Rubare l’elenco dei miei clienti è immorale!” dice un’equivoca Svizzera L’opinione/1 Il parere di Corrado Mordasini L’opinione/2 Il giudizio di Armando Boneff “Tutti convinti di vivere in un’isoletta fortunata” “A Ginevra ci mangiano con l’internazionalità” A CORRADO MORDASINI Illustratore e vignettista de Il Diavolo parte il fatto che Chappatte è un grande, è imparagonabile la cultura della satira che hanno i romandi rispetto agli svizzeri tedeschi e a noi ticinesi”. Corrado Mordasini, noto vignettista de Il Diavolo, che pure non ha lesinato tavole pungenti contro l’esterofilia, cerca di spiegare perchè il Ticino è più noto per i disegni tipo “bala i ratt”. “Premesso che la scuola francese è più agguerrita, più critica, in grado di esprimersi con un senso della rottura, non dimentichiamo che il nostro cantone ha un piccolissimo bacino d’utenza - afferma -. E diciamo anche che due su tre vignettisti al lavoro non sono propriamente di sinistra... Poi, onestamente, per i ticinesi il tema Europa non è molto sentito, giusto qualche rigurgito negli ultimi tempi per la ridiscussione dei Bilaterali, ma nulla di più. Purtroppo sui temi europei c’è una certa indifferenza; tutti convinti di vivere ancora su un’isoletta felice e fortunata”. 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Ma non dimentichiamo che a Ginevra ci sono molte sedi istituzionali internazionali, e lì ci mangiano con l’internazionalità. Certo, almeno loro non hanno partiti che infilano un po’ di leghismo dappertutto per non perdere voticini...”. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 42 tra l’incontro virgolette Chi sono Ti-Press Fondatori della Compagnia comica dialettale di Mendrisio e del Teatro dialettale e Arti visive. Il 71enne Rodolfo e la moglie, 69 anni, sono i “genitori” della Palmira “La nostra marcia in più è il dialetto” Q uest’inverno del 2014 resterà memorabile per la Palmira e quelli che con lei hanno calcato le scene del battesimo cinematografico con “Ul film”. Che colpo ritrovarsi di punto in bianco campioni d’incasso ai botteghini delle sale ticinesi, per settimane, davanti a mostri sacri dello schermo, gente da Oscar! E non già l’eccezione pur grandiosa di una sera, ma un abbonamento al primato. Duecentomila persone accorse e appagate. Rodolfo Bernasconi, geniale primattore nei panni della scatenata Palmira, vede in questo plebiscito di pubblico il miglior premio alla carriera, “una medaglia che sa di stima e di affetto per tutta la Compagnia comica dialettale”. Adesso c’è grande attesa per l’accoglienza che “la Palmira - Ul film” avrà in Italia, arrivato sugli schermi l’8 maggio con la Medusa. Lo Special One di via Dunant a Mendrisio è elettrizzato dall’approssimarsi della data: “Hanno sottotitolato in italiano, per gli spettatori che non hanno familiarità con il nostro dialetto. Non lo so come funzionerà, ma vivo con emozione questi giorni. A tirarci la volata sono i Legnanesi, che a loro volta gireranno un film in Svizzera con Alberto Meroni, su testo scritto da nostro figlio Diego. Simpaticamente i Legnanesi invitano il pubblico italiano a seguire la loro cugina svizzera Palmira”. Siccome anche nello spettacolo l’appetito vien mangiando, la Palmira avrà un seguito. Ci sarà infatti “La Palmira - Ul du”, titolo per ora provvisorio, ma copione già pronto: in ottobre dovrebbe esserci il “ciack si gira”, per poi arrivare nelle sale l’anno prossimo. E giu- Rodolfo & Gianna sto per tenere caldo il ferro, nel prossimo settembre uscirà un doppio dvd, uno con le imprese della Palmira, viste sugli schermi (accompagnerà i ticinesi nella notte di San Silvestro 2014 alla Tsi), l’altro che riproporrà una vecchia commedia in nuovo look, molto probabilmente “La burghesia di puaritt”. Insomma, una cavalcata da favola. E tutto è avvenuto assecondando solo l’istinto e la passione. Correva l’anno 1972 e sembra una vita fa. Le donne avevano appena cominciato a votare. Nasceva la Compagnia comica dialettale di Mendrisio, un timido coniglio uscito dal cappello del “mago” Rodolfo, inseparabilmente assistito dalla moglie Gianna. Insieme formano la coppia reale dello spettacolo da 42 anni. La prima stella ad accendersi nel vasto firmamento di successi si chiama “La dona... che disperaziun”, commedia scritta dalla premiata coppia per il varo della Compagnia. Sarà la prima di una lunga filiera. Rodolfo risale alle origini: “C’erano testi spompati e la gente disertava il teatro. Decidemmo di attraversare il Rubicone e di cimentarci con il dialetto, scrivendo noi stessi i testi. Abbiamo aperto una strada. Non solo: nel menù inserimmo anche un’orchestra di una quindicina di elementi, capitanata da Antonio Rezzonico. Fu Gianna ad avere l’idea di farmi vestire i panni della Palmira. Facevo contemporaneamente due personaggi, il fidanzato e la protagonista. Coinvolgemmo anche un bel gruppo di bambini. Risultato: pienone nel Teatro S. Maria, che era poi quello dell’oratorio”. La mossa vincente fu quella di cucire una parte su misura ad ogni personaggio. Merito di Gianna, che ricorda: “Ingaggiammo attori e attrici nel nostro giro di amici e non fu un’operazione facile. I primi furono Germano Ti-Press GIUSEPPE ZOIS Bernasconi Porta e Gianfranco Silini. Si trattò poi di dare un’identità spiccata a ciascuno, puntando sulla caratterizzazione, per valorizzare al massimo le doti personali, la parlata, le movenze, la mimica. Ecco allora la Firmina, la Miglieta, ul Geni, don Severo. Mio padre, appunto don Severo, faceva così bene il prete che alcune persone per strada gli chiedevano persino di confessarsi. Ogni volta un tema, spaziando nell’attualità, nel costume, pescando anche tra questioni scottanti come la convivenza, l’aborto, i fermenti nella scuola, virtù e vizi di moda, in poche parole l’attualità condita da ironia e satira. Su una cosa non abbiamo mai derogato: lo scadimento nelle battute grevi, nella volgarità. Noi volevamo e vogliamo far ridere ma in una maniera sana, scanzonata, senza parolacce. Lo spettatore si vedeva in larga parte trasfigurato sul palcoscenico. La gente si riconosceva interpretata, vedeva affrescata la quotidianità. È stata questa la nostra marcia in più. In media, un lavoro ogni due anni”. Che è anche un modo per valorizzare bene ogni nuova uscita, sottolineata da repliche su repliche. In media, 26-27, traducibili in oltre quindicimila spettatori. Gianna elenca i titoli dei suoi lavori come fossero nomi di figli. Del resto si è sempre trattato di un cammino matrimoniale: “Scherz da prevat”; “L’unurevul in pedagn”; “Sem num i sciuri”; “Ma ruscnia la cuscenza”; “Tal chi l’om... ecce homo”; “I fularmi dala Palmira”, “Un’ugiadèla dal pugioo”; “La burghesia di puaritt”; “Toca fer”. In totale 14 lavori, 11 con la mano di Gianna, 3 con il subingresso del figlio Diego, che ha preso il testimone nella staffetta casalinga. Il successo è un fiume in piena che travolge ogni argine, tanto che già nel 1979 si rende necessario un primo trasloco al Corallo di Novazzano, poi ce ne sarà un altro al San Rocco di Stabio. Di più: i Magnifici del Magnifico Borgo conquistano anche l’esigente pubblico di Lugano. Pienoni in serie al Palacongressi per ogni “pièce”. Il 1996 è un anno da albo d’oro, con “Trii dì d’infernu”, commedia giallo-rosa replicata per ben 38 volte, con sbarco oltreconfine, al Sociale di Como. “Fummo i primi del Ticino - continua Rodolfo - ad esprimerci su questo prestigioso palco. Era il prologo per un trionfale ritorno in... patria, stavolta al Teatro Admiral, area Fox Town, con il nuovo spettacolo tagliato su misura”. Titolo: “I quaiott” sull’arrivo del Duemila, con maghi, cartomanti, la fine del mondo e simili. Sono cambiati tempi e soggetti, resta puntuale la ressa ad ogni recita. A chiudere in bellezza il 2000 arriva la Distinzione comunale di Mendrisio, attribuita “per l’impegno profuso nel sostegno della cultura, promuovendo in parallelo la salvaguardia delle radici locali”. C’è anche un’altra ragione non trascurabile che qualifica la Compagnia: la solidarietà. Tolte le spese per la messa in scena, quindi i costi vivi, tutto il resto - ed è più di mezzo milione di franchi - è stato dato a un centinaio di enti, associazioni e persone bisognose, dal Ticino a realtà lontanissime, dove sono impegnati ticinesi, per esempio in Cambogia, a fianco dello scultore Enrico Sala di Salorino, con il quale si sono costruiti un asilo, una scuola e un ospedale. Un altro sogno che il premiato tandem Gianna&Rodolfo coronano è la messinscena sotto un tendone da circo per una “pièce” non casuale, l’avventura di “Palmira mon amour”, con la protagonista ormai anagraficamente stagionata che s’innamora del direttore del circo. Sembrerebbe il botto finale. Con quei due, però, mai dire mai. A dieci anni dal capolinea della Compagnia comica, ecco nascere la Compagnia Teatro dialettale e Arti visive. Chi ha detto che non c’è l’Araba Fenice? Alberto Meroni da tempo faceva pressing per girare un film con la Palmira. Detto fatto. Gianna e Rodolfo cedono alle insistenze. Lo fanno anche, spiega lei, “perché il ricordo della nostra attività non vada perso nel tempo, ma diventi memoria”. IL CAFFÈ 1. giugno 2014 43 leopinioni Ho appuntamento con il direttore Nick Balestra alla Beyounic di Muralto. Salgo una viuzza a fondo cieco alla ricerca di un palazzo moderno che ospita gli uffici dell’azienda. Trovo una casa con tre entrate. Nessuna indicazione sulla Beyounic. Suono a tutte e tre. Mi apre un giovane in pantofole. Sono certo di avere sbagliato indirizzo e mi scuso. “Sono io quello che cerca - mi dice il giovane con aria simpatica -. Non si scandalizzi, ma noi non abbiamo un ufficio. Lavoriamo quando e dove siamo più produttivi. Basta ci sia il collegamento con internet, grazie al quale raggiungiamo i nostri clienti sparsi nel mondo”. Salgo in un moderno appartamento ricavato da una casa d’inizio Novecento e arredato con gusto. In una stanza troneggia un grande computer. Mi accomodo in sala, come fossi un amico. “Vede,questo modo di lavorare ci per- FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO mette di collaborare con giovani talentuosi ovunque si trovino - mi spiega di nuovo il giovane sorridente –. In Ticino siamo in tre. Un collaboratore abita invece nella regione del Lago di Como e un altro in Serbia. Ci incontriamo fisi- camente una volta all’anno, ma ci vediamo spesso in videoconferenza”. Nick Balestra e i suoi colleghi producono un programma, o forse meglio una App, per gestire tutto quanto ha a che fare con gli eventi, utilizzato da tecnici che creano siti web. “Nel mondo viene organizzata una miriade di eventi – spiega Nick – , alcuni grandi, altri piccoli e di ogni genere da parte di associazioni, scuole, confraternite eccetera. Noi ci rivolgiamo a queste ultime: con un abbonamento annuo che oscilla tra i 30 e i 300 dollari, risolviamo i loro problemi organizzativi”. Il software è distribuito in 111 Paesi e tradotto in 38 lingue. Negli ultimi due anni è stato utilizzato per organizzare un milione di eventi ed ha raddoppiato ogni anno la cifra d’affari aziendale. L’attività della Beyounic è stata sostenuta da BancaStato, “che ci ha concesso una linea di credito nel 2009, quando abbiamo costituito la società anonima – spiega Nick Balestra –. In seguito, proprio mentre cercavamo capitali fuori dal Ticino, e li avevamo quasi trovati, abbiamo ricevuto il sostegno di Agire”, la fon- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI La notte della ragione sembra non finire mai Il fascismo a 5 stelle dei processi sulla rete Il movimento “sòscial” dei “5 Stelle” ha fame e sete di giustizia e di verità: così ha detto un suo rappresentante subito dopo l’esito poco esaltante delle elezioni europee. Buon segno, perché la verità, ammesso che esista, e la giustizia, quando serve ad arginare e a punire le malefatte, sono valori da tenere ben saldi. Peccato che qualche giorno prima il capopopolo dei grillini, il Grillo urlante, aveva sbraitato dal palco: dopo le elezioni, e dopo la nostra schiacciante vittoria, faremo dei processi popolari in rete a politici, manager e giornalisti. Ohibò, l’ennesima sparata non può passare sotto silenzio. Va bene denunciare pubblicamente i politici corrotti, i manager ladri e i giornalisti mascalzoni. Ma da lì a portare i tribunali fuori dai tribunali, lontano dalla Giustizia con la g maiuscola, che sola ha il compito di vegliare perché le leggi vengano rispettate e perché chi le infrange sia debitamente punito, ce ne corre. Nessuno su questo mondo ha il diritto di farsi giustizia da sé: non nel nome dell’onore perduto e neanche in quello di presunti valori, come l’onestà, che tutti quanti sbandierano e che pochi in realtà rispettano veramente. Si diceva saggiamente al tempo dell’Illuminismo: la società è una confederazione di egoisti che solo l’interesse tiene uniti. È perciò ozioso pretendere, come fanno i 5 Stelle, di poter essere i sacerdoti del sacro tempio dell’Onestà. Che dire poi dell’idea di procurarsi la giustizia da sé? Non importa se a farlo è un gruppo di scalmanati, è successo tante volte nella storia dell’umanità, o, capita oggi, è il “popolo” dei navigatori che cinguettano. Ma ce li immaginiamo i processi pubblici sul web a politici, manager e giornalisti? D’accordo, la rete “sòscial” è un luogo di libertà, specie laddove la democrazia non esiste. D’accordo, la democrazia online è utile, ammesso però che venga garantita: il che, in certi casi, è tutto ancora da dimostrare. Aggiungiamo poi che il “sòscial” permette anche agli impavidi, che spesso scagliano le loro pietre restando nell’anonimato, di infierire con durezza senza mai prendersi la responsabilità di quello che dicono. Insomma, dietro una falsa parvenza di democrazia diffusa, dove a vincere non è chi ha ragione ma chi la spara più grossa, non c’è la giustizia ma la prevaricazione. Con i processi pubblici in rete sbandierati dal Movimento (ma chi farà l’avvocato difensore?) siamo al populismo 5 Stelle. Siamo al linciaggio in rete. Siamo al fascismo “sòscial”. Altro che “fame e sete di giustizia e di verità”! Caro Diario, nell’infermeria del carcere di Khartoum in Sudan, dove vive con il primogenito di 20 mesi, Meriam Ibrhaim, 27 anni, ha dato alla luce una bambina, chiamata Maya. Che nascita triste! La mamma, condannata a morte per rifiuto dell’Islam, spera nel rifacimento del processo. Forse si salverà grazie ad Amnesty e al pressing globale. Che nulla hanno potuto, purtroppo, per strappare alla lapidazione una donna di 25 anni, colpevole di essersi scelta l’uomo che amava. È avvenuto a Lahore in Pakistan. Farzana Parveen, incinta di tre mesi, ha trasgredito la “legge” di famiglia. Tra quanti l’hanno colpita a morte, con mattoni, anche il padre e un fratello. La cronaca si ripete e i giornalisti rischiano di essere monotoni, d’accordo, ma non siamo noi che “fabbrichiamo” i fatti. TERRIBILI STORIE con i Caini più abominevoli, invasati di fanatismo, coperti da impunità. Dovrebbe essere sacrosanto il diritto alla vita, che nessun Parlamento, nessuna autorità, nessun uomo può toccare, tanto meno in nome di Dio (qui, anzi, di fronte a chi uccide per religione, il nome di Dio va in frantumi). Giovanni Testori, esprimendosi su chi in qualsiasi modo attenti all’esistenza di un uomo, disse che “è la vita l’unica vera terribile giudicante, sempre“. IL PRIMATO di ogni essere umano deve essere il fine e la misura di tutte le leggi. L’azione politica e l’organizzazione della società sono attività nobilissime: ma solo in vista e nella misura in cui offrono ai cittadini di realizzare la propria vita come bene, nella libertà, nel rispetto, in un clima di tollerante convivenza. Dentro ubriacature teocratiche si continua invece a voler imporre tradizioni ancestrali, con sottomissione indiscutibile a certi riti e a orrendi soprusi e delitti. Padri e madri che spadroneggiano sui figli con licenza di vita e di morte sui loro modi di vivere. SI TRATTA DI SCEGLIERE i valori che fanno da fondamento a una civile società moderna. Alcuni non comprenderanno mai perché da noi è severamente condannato ciò che alle estreme periferie della civiltà, nella notte del progresso, è addirittura ritenuto e imposto come un bene. Qui sta la grande sfida della comunicazione, l’unica in grado di agire sulle masse; qui sta il compito formativo di educazione, di trasmissione, di liberazione delle menti nell’incontro dei popoli, nell’accoglienza degli immigrati. Solo una dinamica esperienza intellettuale, sociale, estetica e spirituale può rinnovarci. Nel crocevia luganese l’arte del primo ‘900 UNA DOMENICA IN MOSTRA CLAUDIO GUARDA ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura musicisti di varie regioni europee vennero a vivere nella nostra regione) proponendo mostre e attività che evidenziano tali punti di contatto o di scambio sovraregionale. Quanto ad Arp e Licini, simili e diversi ad un tempo, in realtà non si conoscevano personalmente, vivevano in regioni lontane (l’uno sperduto tra le colline marchigiane, l’altro nel cuore urbanizzato del centro Europa), non hanno mai neppure avuto scambi epistolari, provenivano per di più da strade e formazioni culturalmente assai diverse, eppure la rassegna ben evidenzia quante e quali consonanze, pur nelle rispettive peculiarità e differenze, ca- Direttore responsabile Lillo Alaimo Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi dazione cantonale che aiuta le start up di giovani e intraprendenti imprenditori. La Beyounic è oggi una delle tante realtà che operano in Ticino sconosciute dai più, ma che costituiscono una sorta di Paese parallelo frutto della globalizzazione. Nick è un ragazzo estroverso ed irrequieto, che ha studiato alla facoltà di Scienze della comunicazione all’Università della Svizzera italiana, dove ha seguito moltissimi corsi senza mai dare gli esami finali. Preoccupato di trovare sbocchi pratici agli insegnamenti teorici, nel 2003, mentre all’università di Harvard nasceva Facebook, lui creava “1000usi”, una versione luganese del socialnetwork, al quale in pochi giorni si sono iscritti il 90% degli studenti dell’ateneo. La sua iniziativa prevedeva anche l’organizzazione di feste studentesche. È da questa esperienza che è nata l’idea su cui si fonda Beyounic. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS Vicedirettore virgolette Il Ticino sconosciuto e parallelo che vive nella globalizzazione IL DIARIO Proseguendo sulla linea espositiva inaugurata nel 2013 con il confronto Klee-Melotti, il Museo d’Arte di Lugano mette in scena un nuovo dialogo visivo fra due importanti artisti del XX secolo: lo scultore alsaziano - svizzero di adozione - Jean Arp (Strasburgo 1886-Basilea 1966) e il pittore italiano Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, Fermo, 1894-1958), tra i protagonisti dell’arte del primo Novecento. L’intento, che già rende operativa quella che sarà la filosofia espositiva del Lac, è di conferire alla Città di Lugano (e al Ticino in genere) quel ruolo di ideale crocevia tra Nord e Sud Europa (che non ebbe in passato quando artisti, letterati, poeti e tra ratterizzino le loro opere. In realtà un punto iniziale comune ai due fu la Parigi di inizio secolo dove entrambi soggiornarono, ma in anni disparati, frequentando i gruppi artistici e dibattendo sul moderno. Presumibilmente Arp non ha mai conosciuto l’arte di Licini, non altrettanto si può dire di Licini per Arp. Come scrive Gualdoni, tra i due ci sono solo otto anni di differenza ma lo scarto iniziale “è quello di una generazione. Licini molto deve ad Arp, direttamente e, più, indirettamente; Arp ai raggruppamenti che attraversa” o che personalmente contribuisce a creare: dal Modern Bund a Dada al Surrealismo. Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] JEAN ARP-OSVALDO LICINI Museo d’Arte Lugano, Riva Caccia 5 Fino al 20 luglio Certo è che, per quanto lontano in termini spaziali, Licini si tiene aggiornato su quel che capita in Europa, tanto da essere “l’unico artista italiano che abbia preso a pensare europeo in tempi assai precoci.” Il confronto tra le opere dei due artisti si articola espositivamente in una successione di otto capitoli, ma non si esaurisce in un dialogo a due voci, includendo anche opere di altri artisti della loro epoca da Rodin, Matisse, Kisling e Modigliani a Klee, Kandinskij, Albers, Sophie Taeuber-Arp, Magnelli: a dimostrazione, insomma, di un pensiero artistico e di uno spirito dei tempi che stava maturando in tutta Europa. RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 In particolare apparirà chiaro come Arp e Licini, pur partecipando attivamente al dibattito sull’astrazione degli anni Venti e Trenta, abbiano sviluppato linee di ricerca del tutto personali ma con evidenti tangenze. In Licini è soprattutto la mano che muovendosi liberamente crea l’arabesco il quale si trasforma di continuo in presenze e figure che si relazionano al cosmo, dando vita a un immaginario fantastico che recupera perfino il mito. Arp si muove invece con leggerezza ed ironia a fare dell’arte un processo analogo a quello della libera crescita in una natura prolifica e feconda che crea forme senza alcun fine precostituito. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) L’ultima frontiera dei reality show – sospettiamo anche dei fidanzamenti – sono le otto puntate in onda dal 13 giugno prossimo su Real Time con il titolo “Matrimoni al buio”. È l’ultima proposta del canale italiano – visibile su Sky e sul digitale terrestre - che già ci ha consentito di curiosare nella rieducazione dei cani e nell’educazione dei bambini. Ha svuotato armadi ingombri di cianfrusaglie. Ha incontrato il re del cioccolato e i collezionisti di buoni sconto, perfino i diciottenni cresciuti nella rigida comunità amish che finalmente scoprono l’elettricità, i jeans, i cellulari. Tornando ai corteggiamenti. In principio erano gli aperitivi o le cene a cui una o più amiche invitavano un giovanotto tanto simpatico, Con l’intenzione neanche tanto nascosta di rifilartelo. Purtroppo l’incolpevole era quasi sempre innamorato cotto di una delle ami- Il rito tv delle nozze al buio per coppie più che disperate CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO che che combinavano l’incontro. Si presentava per pura cortesia, sperando di ricavarne un piccolo tornaconto. Tutti si chiedevano “cosa ci faccio qui?”, cercando di non cascarci una seconda volta. Poi venne l’epoca degli speed date. Le donne sedute, gli uomini che ogni cinque minuti cambiano tavolo e sfruttano il breve intervallo per dare il meglio di sé. Un articolo letto anni fa su un settimanale francese – in materia di corteggiamento non è che le cose cambino poi tanto, i manuali più si fingono aggiornati più riciclano le lezioni della nonna – consigliava alle ragazze di non cominciare la conversazione con la frase: “Ho due figli e un’ipoteca sulla casa”. Purtroppo non esistono settimanali con analoghi consigli per maschi. Così da evitare perlomeno il monologo sul proprio hobby, sia esso macchine, moto, giardinaggio e il peggiore di tutti: la cucina. Per i maschi che sono a dieta o peggio si improvvisano dietologi, non c’è pena bastante (tranne forse la fucilazione sul posto). “Matrimoni al buio” prende perfetti sconosciuti e li porta subito all’altare. Peggio di come accadeva una volta, quando i matrimoni erano combinati dalle famiglie e dai sensali,tenendo conto di interessi non esattamente romantici: la dote, le alleanze, i terreni che si trovavano a confinare. Due sconosciuti che da un giorno all’altro si trovano a condividere un letto, sotto l’occhio attento degli psicologi che osservano i passi falsi e li commentano per gli spettatori. I single che partecipano al reality “Matrimoni al buio” sono all’ultimo stadio della disperazione, perfino la pubblicità del programma lo riconosce. Alla fine delle otto puntate, potranno decidere se restare insieme o divorziare. Non è detto, naturalmente, che debba finire sempre male. Per secoli e secoli gli uomini e le donne si sono maritati senza conoscersi. L’amore arrivava dopo. E forse non erano più infelici di chi oggi si sposa per amore e al primo litigio minaccia il divorzio. 1. giugno 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 38 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Illustrazione Guido Rosa per Il Caffé I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni Il mare dopo la curva E rano anni che il Lüis non andava a fare una bella vacanza di tre o quattro giorni con quelli della Terza Età o i pensionati della ditta dove lavorava o con quelli del grande magazzino dove andava a far la spesa. Con loro in realtà non avrebbe potuto andare, non c’era ragione, infatti, che si unisse a quel gruppo, ma conosceva bene il direttore del Gruppo Anziani... E così qualche volta d’inverno (d’estate mi godo il fiume qui vicino e il fresco dei boschi) se ne andava al mare, in Liguria. Gli faceva compagnia quella sua vecchia amica d’infanzia, un amore segreto di gioventù. Anche lei rimasta vedova da tempo. La Sonia Bernasconi. A sua figlia Giulia non piaceva granché (ma a lei tanto non piaceva nessuno, non era una novità), s’era convinta che avesse messo gli occhi sull’appartamento di proprietà dove il Lüis viveva. Piccolo, vetusto ma..., in fondo sempre un appartamento era. E di 95 metri quadri. Forse era il più bello della casa di ringhiera. Il sogno della Giulia, che con il piccolo Nathan viveva poco distante. In affitto in un condominio, dopo che il marito l’aveva abbandonata. Letteralmente scappato. Comunque sia, appartamento o non appartamento, alla Giulia non piaceva proprio quell’antipatica, opportunista e calcolatrice di una Sonia (i giudizi sono della Giulia). Ma al Lüis poco importava, così stanco di ricordare quelle belle gite al mare... Stanco di ricordare... «Pronto Sonia, ciao. Senti, ho pensato che potremmo fare un viaggetto in Liguria. C’è una gita organizzata da quelli del supermercato... ». Il mare a metà primavera è un luogo di pace. Il tempo sembra scomparire. E Bordighera - dove con la Sonia e il Gruppo Pensionati era già andato due volte - è un angolo di paradiso. Ci andavano le inglesi con l’ombrellino e la crocchia. I nobili russi che scappavano dalle rivoluzioni... e poi i pensionati Fiat, quelli del sindacato di Bellinzona, le colonie organizzate dalla Diocesi di Lugano... Tre settimane dopo la Sonia e il Lüis erano sul pullman. Alle sei del mattino di un giovedì avevano lasciato la foschia al confine, ma l’umidità se l’erano portata dietro sin dopo Milano. Dietro i loro sedili c’era il Fabrizio, un ottantenne che aveva fatto il magazziniere in A Sonia brillavano gli occhi. Come tutte le volte che da bambina tornava dalla Liguria quel supermarket per quasi trent’anni. Lui, al mare col Gruppo Pensionati, ci andava due volte l’anno. Una in estate e una in inverno. Ma anche lui amava di più andarci nella mezza stagione. «E sì, Lüis... la fortuna della Liguria è sempre stata il suo clima. Sarà una questione di venti. Ti ricordi, partivamo con zero gradi e ne trovavamo 18?! Eh, oggi non posso più andarci così spesso. I soldi, la salute...». Quaranta o cinquant’anni prima, con la sua famiglia, Sonia in Liguria andava quasi ogni estate. Il padre era impiegato comunale e potevano permetterselo. «Portavamo con noi zia Leila. C’era ancora una sola corsia da Alessandria. Alla vi- sta del mare la zia era come se si accendesse». Era proprio così. Gli occhi di zia Leila erano neri come due olive, li ricordavano tutti. Una volta un giornale, forse la Stampa di Torino, l’aveva anche intervistata quella vecchia zia. Giusto per dire due battute, per carità, assieme a quelle di altri turisti stranieri: che il turismo non era più quello di prima, che gli alberghi erano costretti a chiudere, che... Zia Leila, in verità, al giornalista aveva raccontato della bellezza di quel mare. E della sua mesta allegria di vedova ogni volta che intravedeva il litorale, oltre le ultime fronde. E al ritorno in auto - passati dieci giorni nella pensione “La pineta” che, come dice il nome, non era proprio con vista mare - diceva “grazie” sempre nello stesso punto. “Grazie”. Lo diceva come se lo dicesse al mare. «Sai Lüis, mi viene in mente quell’anno che sono andata in colonia a Bordighera. C’è un albero di mandarancio che non ho mai dimenticato. Ci mettevamo lì sotto e parlavamo per ore». A Sonia brillavano gli occhi. Come tutte le volte che da bambina e poi dopo e dopo ancora, ritornava da quel mare. Arrivati con il pullman nell’ultima curva, prima di lasciarsi alle spalle le fronde degli alberi, la Sonia guardò il mare e guardò il Lüis. Era come se avesse cinquant’anni di meno. «Grazie». È questo il sogno del mare. In colonia o col Gruppo Pensionati. La vita oltre l’orizzonte. E senza più tempo. Oltre quei 95 metri d’appartamento di proprietà che la Giulia non vedeva l’ora di ereditare.
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