Pag. 7 • Protagonisti SAPER ANTICIPARE I TEMPI – Intervista con Romana Tamburini, presidente di Surgital di Luigi Franchi Pag. 53 • Private Label IL PRODOTTO A MARCHIO DI CATERINGROSS di Guido Parri Pag. 13 • Fuori casa CATERINGROSS FOOD SUMMIT di Luigi Franchi Pag. 56 • Logistica LOGISTICA COME CHIAVE STRATEGICA di Eugenio Negri Pag. 18 • Sala e cucina KING OF CATERING di Guido Parri Pag. 61 • L’etichetta CHIANTI CLASSICO DOCG GALLO NERO di Mario Zuffada Pag. 22 • Maestri ALTA CUCINA E FORMAZIONE, NIKO ROMITO E I SUOI RAGAZZI di Luca Bonacini Pag. 65 • Buon bere È TEMPO DI TÈ! di Alessandra Locatelli È dal sapere che nascono le cose buone. Pag. 68 • Case history OFFICINE GASTRONOMICHE SPADONI di Roberto Martinelli I FUNGHI LIOFILIZZATI BRUSCHI di Roberto Martinelli PILSNER URQUELL di Aldo Palaoro IL PARMIGIANO REGGIANO E GLI CHEF di Luigi Franchi UNA STORIA DI VALORI di Guido Parri Pag. 26 • Peccati di gola PANE PER LA RISTORAZIONE di Valentino Serra Pag. 28 • Cibo giusto LE NUOVE FRONTIERE DEL SENZA GLUTINE di Marina Caccialanza Pag. 30 • Opinioni a confronto Claudio Cesena, chef Antica Osteria della Pesa Claudio Mazzarini, presidente Italdietic Furio Bragagnolo, presidente Pasta Zara SOMMARIO Pag. 34 • Meglio Prenotare Ristorante A mangiare Trattoria De Toni Enoteca Osteria Boccondivino Vecchia Hostaria da Pepè 28 posti Pag. 38 • Rist’ho LOCALI ECOLOGICI, SCELTA SOSTENIBILE di Lucilla Meneghelli Pag. 40 • A proposito di… PUBBLICO ESERCIZIO, IL SALDO È NEGATIVO di Eugenio Negri I Grani De Cecco. Fonte: Partner Research Test Qualitativo “Best in Class”, campione rispondenti n° 50 chef su territorio italiano, Nov. 2012. www.igranidececco.it Patat agricoe da l sosten tura ibile. Pag. 5 • EDITORIALE di Roberto Martinelli Pag. 11 • L’OPINIONE di Mauro Entradi Pag. 20 • PROFESSIONE CUOCO di Roberto Carcangiu RUBRICHE “Scelgo Pfanni perché il suo purè è buono come il mio.” Pag. 32 • Scuola di cucina IL RAGÙ, PIATTO ITALIANO di Luigi Franchi Pag. 43 • MATITA ROSSA di Giuseppe Schipano Pag. 45 • ANALISI di Mauro Lamparelli Pag. 47 • CONSULENZA di Alberto Fugagnoli Pag. 50 • Distribuzione LIVIGNO, IL REGNO DI ALPI Pag. 59 • PERBACCO di Alessandraper Locatelli Dalla passione l’alta qualità, dall’amore per le ricette didella tradizione Giuseppe Vaccarini e dalla sapiente La nuova linea di prodotti da forno. selezione delle migliori materie prime, nasce la nuova linea di prodotti da forno “I Grani De Cecco.” Pag. 79 • LIBRI PER VOI Gustosi snack e pani, fonti di fibre, rigorosamente impastatidisolo con olio extravergine d’oliva, Luca Galavotti da assaporare a tavola e nel tempo libero. Perché la qualità è un elemento imprescindibile per De Cecco, un marchio che raccontaristorazione&catering ogni giorno l’attenzione di una famiglia per tutti i suoi prodotti. duemila14 3 gennaio/febbraio EDITORIALE di Roberto Martinelli direttore responsabile DOPO TRE ANNI SI CAMBIA Nuove rubriche per soddisfare le richieste dei lettori. Una grafica rinnovata per guardare con fiducia al futuro. V e ne sarete accorti dalla copertina e, ancor di più, lo scoprirete sfogliando queste pagine: Ristorazione & Catering ha cambiato grafica. Sono trascorsi tre anni dall’ultimo cambiamento. Un periodo importante che ci ha visto crescere, nonostante la crisi che sta colpendo l’editoria in generale. Siamo diventati, poco alla volta, un punto di riferimento per un target professionale che spazia dalla piccola trattoria a conduzione familiare al ristorante gourmet, passando per pizzerie e hotel. A testimoniarlo sono i riscontri dei nostri lettori, il numero di richieste di abbonamenti, quelle di collaborazione, ma soprattutto il fatto che, in moltissimi locali italiani, Ristorazione & Catering è tenuto in bella evidenza. In tre anni abbiamo aperto anche un giornale online, supportato da una intensa attività social, che quotidianamente sfiora il tetto di 2.000 pagine lette. L’estate scorsa abbiamo lanciato Italy to savour, la prima rivista digitale che raggiunge i cuochi italiani nel mondo e gli importatori del made in Italy. Un tassello di quella straordinaria identità italiana, a cui guardano affascinate milioni di persone in ogni parte del mondo. Vogliamo stare sul pezzo, come si dice in gergo, vogliamo dare valore al nostro patrimonio gastronomico, ai suoi protagonisti, convinti che questo comparto può fare davvero molto per la nostra economia e per la cultura. Questa volontà ci ha portato ad introdurre nella rivista, oltre al restyiling grafico, nuovi argomenti, un taglio più snello degli articoli, un’interazione più forte con il sito internet a cui sono rimandati alcuni approfondimenti. Inoltre, come avrete intuito dalla copertina dedicata allo chef tristellato Niko Romito, abbiamo scelto di dare una maggior visibilità alle persone che, quotidianamente, fanno grande la filiera dell’agroalimentare italiano. Un settore che coniuga creatività e duttilità, sicurezza della salute e benessere delle persone, con una capacità di creazione di valore aggiunto che sfiora i duemila euro per ettaro: il triplo dell’Inghilterra e il doppio di Francia, Spagna e Germania. Nel mondo, come export agroalimentare siamo undicesimi, ma in 13 produzioni, sulle 70 monitorate, siamo i primi. Stiamo parlando di pasta, aceti, vino, formaggi, solo per citarne alcune, che diventano cibo che fa sognare grazie ai nostri ristoratori. Queste sono le storie che cerchiamo di raccontare con la nostra rivista cercando di essere da trait d’union tra industria alimentare e chi manipola i prodotti, esaltandone con le ricette le caratteristiche. In entrambi i casi è la ricerca a rappresentare la voce più importante: una ricerca che porta ad un maggior servizio attraverso la qualità da parte dell’industria e una sperimentazione, da parte della ristorazione, utile a migliorare ulteriormente il prodotto. In mezzo a questo ci stanno i distributori del foodservice, come Cateringross e i suoi 50 soci che servono circa 60.000 punti di consumo. Anche per loro è fatta Ristorazione & Catering, per affrontare le loro problematiche, per aiutarli nel loro rapporto quotidiano con chef, baristi, pizzaioli che forse non hanno mai molto tempo per leggere dopo giornate di 12 ore di lavoro ma che, una volta aperta la nostra rivista, ci scrivono per dirci di andare avanti così, con la serietà e concretezza dei nostri articoli. Un’iniezione di fiducia che vogliamo ripagare. ristorazione&catering 5 gennaio/febbraio duemila14 protagonisti Nuovi Ridotti di Brodo Knorr. Esaltano il sapore dei tuoi piatti in ogni momento della preparazione. SAPER ANTICIPARE I TEMPI Intervista con Romana Tamburini, presidente di Surgital di Luigi Franchi Knorr ti presenta una grande novità: i Ridotti di Brodo. Così facili da usare grazie al loro formato liquido, puoi aggiungerli ai tuoi piatti in ogni momento della preparazione, sia a caldo sia a freddo, per esaltare i gusti senza coprirli. A gli inizi, nel 1980, Surgital (il cui nome, a quel tempo, era Laboratorio Artigianale Tortellini) stava in uno spazio di 45 metri quadrati. Oggi l’azienda è una SpA che occupa oltre 200 dipendenti; i 45 metri del laboratorio sono diventati 60.000, di cui 26.000 m2 di area produttiva e 22.000 m3 di magazzino, destinato a crescere ulteriormente; 135 tonnellate di pasta fresca, 60.000 piatti pronti monoporzione, 8 tonnellate di sughi, circa 300 referenze rappresentano la produzione quotidiana di Surgital che viene distribuita in tutta Italia e in oltre 50 paesi del mondo. E al comando c’è sempre lei, Romana Tamburini, una donna che ha saputo portare avanti, in questi 34 anni, il ruolo di imprenditrice, moglie, madre di tre figli (oggi tutti presenti in azienda, con ruoli diversi), facendo diventare Surgital un’azienda leader nel settore del surgelato. Come ha vissuto e vive l’esperienza di donna al comando? “Trent’anni fa era molto dura. Lo scenario era diverso, si trattava di dar vita ad un sogno, farlo crescere contemporaneamente alla nascita e crescita di tre figli, assolvere a ruoli diversi in un tempo che non si poteva dilatare a proprio piacimento. Soprattutto era difficile ottenere, in quanto giovane e donna, il rispetto dei ruoli in azienda. Oggi qualcosa è cambiato, ma non per questo il compito è meno gravoso. Ottenere il riconoscimento di autorevolezza impone competenza su tutte le fasi di sviluppo dell’azienda, dalla produzione alla commercializzazione, sapendo però delegare”. Lei è una self-made woman… “Si, ma questo non basta più. Oggi ci vogliono gli strumenti per affrontare il mercato e ostinarsi a restare avvolti nelle proprie conoscenze non permette nessuna crescita. Per questo ho scelto di frequentare corsi di management e abbiamo deciso, pur non avendone la necessità finanziaria, di cedere un 15% di azioni del gruppo a figure manageriali che ci consentono una visione globale del mercato”. Un mercato, quello del surgelato, che sta crescendo costantemente ma che, nel canale della ristorazione, fatica ancora ad essere riconosciuto per gli aspetti qualitativi e di servizio. Cosa si deve fare per superare queste resistenze? “È vero, nel mondo della ristorazione si avverte una certa resistenza ma le cose stanno migliorando. Noi che abbiamo scelto, fin dall’inizio (e mi creda, era una scommessa molto ardua e rischiosa), di servire esclusivamente il settore della ristorazione abbiamo il polso della situazione che ci fa dire che l’approccio sta cambiando. Ma siamo ancora lontani dallo sdoganamento completo dei prodotti surgelati”. Quali sono gli elementi di valore degli alimenti surgelati che possono convincere uno chef ad utilizzarli? “Qualità certificata e prodotti di servizio. Il servizio significa: spreco zero, ricettazioni semplici che consentono allo chef di completarle con la sua creatività, piatti pronti rinvenibili rapidamente. La qualità risiede invece, nel nostro caso, nell’utilizzo di materie prime eccellenti: ad esempio il Parmigiano Reggiano che utilizziamo va dai 28 ai 35 mesi di stagionatura, il Grana Padano dai 16 ai 20 mesi. Il Prosciutto è quello San Daniele. Il guanciale che usiamo è una roba da giù di testa. Prodotti che costano e devi avere fornitori consolidati che sanno come devono lavorare”. De Gust, Ateneo della Pasta ristorazione&catering 8 gennaio/febbraio duemila14 Romana Tamburini presidente Surgital Ma la qualità è un parametro generalizzato per il mondo del surgelato? “Lo diventa nel momento in cui si presta attenzione alle caratteristiche stesse del surgelato: è indice di garanzia assoluta di freschezza (basti pensare al pesce congelato a bordo, appena pescato), di naturalità (lo dimostrano i processi di surgelazione delle verdure, appena raccolte), di conservazione (il gelo al pari della salagione o di altre tecniche, è uno dei migliori conservanti). Ma attenzione, stiamo parlando di surgelato, non di congelato. La differenza è radicale e va spiegata: il surgelato rispetta completamente la catena del freddo e i prodotti vengono portati a surgelazione in un lasso di tempo brevissimo, consentendo di preservare tutte le caratteristiche organolettiche. Il congelato invece è un processo di natura, direi, domestico che impiega diverse ore a compiersi, con tutto quello che ne consegue”. In azienda quali sono le strategie per fare corretta informazione? “Far vedere il processo produttivo, ma soprattutto far provare le nostre paste! Abbiamo aperto De Gusto, l’Ateneo della Pasta, una sala degustazione dove ospitiamo, ogni anno, tantissimi professionisti della ristorazione, offrendo loro presentazioni, degustazioni e soprattutto formazione. A questo vanno aggiunte le molteplici iniziative, racchiuse sotto l’egida ‘A proposito di pasta’. Veri e propri corsi pratici di approfondimento che la nostra forza vendita organizza in Italia e all’estero sulle modalità di preparazione e sui contenuti di servizio delle nostre paste”. Come nasce una nuova pasta nei vostri laboratori? “Dalle nostre intuizioni, dall’osservare le tendenze, dalla lettura della tradizione. Poi passa al vaglio del reparto ricerca e sviluppo. Ogni anno proviamo circa 120/130 ricettazioni e formati. Ovviamente sono molti meno quelli che poi vengono immessi sul mercato ma solitamente di sicuro successo, come nel caso delle ultime referenze della linea Laboratorio Tortellini Alta Tradizione: lo Spaghetto di pasta fresca trafilato al bronzo e la Tagliatella rustica all’uovo, due paste madri della grande tradizione italiana che abbiamo voluto reinterpretare e riproporre al mondo della ristorazione. Infine ci sono momenti topici in cui debbono essere presentate le nuove proposte: la nostra convention annuale e le fiere internazionali a cui partecipiamo”. Lavorare a stretto contatto con la ristorazione vi ha invogliato ad aprire un vostro locale a Bologna. Come giudica l’esperienza? “Ca’Pelletti, questo è il nome del locale, non è semplicemente la voglia di avere un ristorante ma è un progetto di ampio respiro. La prima apertura a Bologna ci sta dando grandi soddisfazioni: si tratta di un format multitasting, aperto da colazione a cena, dove la rotazione dei tavoli avviene fino a sei/sette volte al giorno. Il progetto prevede l’estensione del format ad una decina di città italiane entro il 2016, con strutture di proprietà. In prospettiva abbiamo aperture in franchising all’estero, dove ci sollecitano costantemente”. Quanto vale l’export per la vostra azienda? “Il primo ordine dall’estero arrivò quindici anni fa dalla Francia. Oggi in Francia abbiamo aperto Surgital France, una filiale creata con la volontà di consolidare la presenza storica di Surgital nel mercato francese Inoltre siamo presenti in oltre 50 paesi, con una quota a valore pari al 37% del fatturato”. Progetti futuri? “Ultimare entro il 2014 il magazzino di stoccaggio a -24°C completamente automatizzato, in grado di ospitare fino a 14.000 posti pallet di merce. Successivamente attivare nuove linee di produzione perché il mercato è in crescita e noi vogliamo servirlo in modo adeguato, senza rinunciare alla qualità e al servizio. Bisogna essere sempre in grado di anticipare i tempi. A questo occorre unire la passione e la conoscenza del lavoro. Quando fai un investimento devi crederci, devi essere convinto che avrà dei risultati. Altrimenti è meglio non cominciare nemmeno”. * scopri di più..... Tutte le ricette di Surgital sul sito www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 9 gennaio/febbraio duemila14 OPINIONE di Mauro Entradi direttore generale Cateringross È ORA DI CAMBIARE… NON ABBIAMO PIÙ TEMPO! I Eccellenza Italiana Agugiaro & Figna ha messo a punto un efficace prodotto per celiaci. Gluten and Milk Free, il nuovo semilavorato de Le 5 Stagioni, senza glutine e derivati del latte. E’ indispensabile per chi soffre di celiachia e per chi è soggetto all’intolleranza del glutine. Semilavorato per la produzione di pizza senza glutine e derivati del latte. Composto da materie prime naturalmente prive di glutine e latte, è adatto alla produzione di pizza tonda al taglio e Focacceria. Prodotto senza glutine e derivati del latte per celiaci. main sponsor Le 5 Stagioni Via Monte Nero, 111 35010 Curtarolo (PD) Tel. +39 049.9624611 Fax +39 049.9624627 mail:[email protected] l 2013 sì è chiuso all’insegna della debolezza generale del mercato dei consumi fuori casa. Il 2014, non può aprirsi all’insegna dell’ottimismo, se si guarda la situazione generale, ma… Ma non è così per tutti! Non lo è per una serie di operatori nella filiera che ha fatto e sta facendo le scelte giuste. Scelte soprattutto riguardanti sviluppo di innovazione, quando si tratta di comprendere le mutate esigenze dei clienti, ma che esprimono sani valori tradizionali quando si tratta di gestire economicamente e finanziariamente le proprie imprese. L’impresa è un bene di altissimo peso sociale, tale da porla come significato al di sopra dello stesso imprenditore che la detiene, e per questo va rispettata e alimentata. Per molte imprese la situazione è apparsa spesso problematica e, in certi casi, drammatica sul piano finanziario. Gli effetti dell’introduzione dell’ art. 62, che regola i pagamenti, non hanno fatto che mettere in luce quanto sopra: ne hanno sofferto particolarmente quanti l’impresa l’avevano abbastanza bistrattata. Ora urge fare un passo indietro riguardo alle scelte: il mercato non può più accettare aziende che siano soggetti inadeguati, poco sani. Troppi esercizi pubblici non vanno bene. Troppi distributori non vanno bene. Troppi piccoli produttori non vanno bene. Ma non è da oggi! È sempre stato naturale concedere dilazioni a seguito di semplice richiesta del cliente o del venditore senza accertare il reale stato di salute del cliente, se era un cliente con un esercizio nuovo, le potenzialità reali dello stesso. Oggi è difficile fare marcia indietro, pena la perdita di vendite e clientela. Ma è un sacrificio necessario: si sacrifica chi non ha le carte in regola! Si lascino pure i clienti non validi ai concorrenti e a chi se la sente di servirli. Con l’art. 62 è ormai chiaro che non si avrà più a disposizione nel circolante, risorse per finanziare clienti più di quanto i fornitori non finanzino i distributori. Si torni a far di conto come ci hanno insegnato alle elementari: guadagno = ricavi – costi. Le considerazioni conseguenti le lascio a tutti quanti! E intanto, non crescendo la torta dei consumi, si spalma il lavoro su una clientela frazionatissima, portando a soffrirne in parte anche quelli che hanno le carte in regola e su questi credo sia giusto intervenire a tutti i livelli con azioni di sostegno di tutto il sistema, compreso quello finanziario e bancario. Noi rappresentiamo un anello della filiera che non è stato ancora capace di produrre una razionalizzazione del settore che portasse benefiche influenze anche all’anello finale degli operatori del pubblico esercizio. Come Cateringross siamo impegnati a indirizzare le imprese verso un corretto modo di operare nel mercato e esprimiamo grandi moniti nei confronti di chi non ha questa volontà, oppure possibilità. Come non è difendibile la nostra categoria di operatori intermedi nel suo complesso, ugualmente si deve dire quando parliamo di operatori dei pubblici esercizi: ristoranti, alberghi, pizzerie, bar. Corretto chiedere e invocare politiche più giuste, a partire da quelle fiscali, per chi si impegna, produce risultati ed è adeguato, ma basta con la retorica difesa di quanti hanno dimostrato di essere indifendibili e basta con l’attribuire agli altri responsabilità di cui sì è causa. Questo vale per i singoli operatori ma vale ancor di più per chi li dovrebbe rappresentare! www.le5stagioni.it ristorazione&catering 11 gennaio/febbraio duemila14 SEGUICI SU FACEBOOK fuori casa Laboratorio Tortellini. Il nuovo pack con il senso pratico... con l’etichetta a fascia che sigilla ...che ti parla... il cartone a garanzia del prodotto e riporta, ben evidenti, tutte le informazioni più importanti: tempi e modalità di cottura, ingredienti e immagine del prodotto. Tempi di cottura ben evidenti! Chiare modalità di cottura Immagine del prodotto sul pack CATERINGROSS FOOD SUMMIT Celebrati i 30 anni del gruppo, guardando al futuro SIGN R EG AT O DE ...che ti ascolta. Con SURGIPACK, studiato per rispondere alla tua esigenza di praticità, velocità e qualità in cucina. Surgipack infatti è il sacchetto dotato di un esclusivo e praticissimo sistema apri-chiudi che ti facilita il lavoro e mantiene intatta la fragranza della pasta. Lo distinguerai a colpo d’occhio nel tuo freezer. ISTR SURGITAL S.p.A. - Lavezzola (Ra) - Emilia Romagna - Italia - +39 0545 80328 - [email protected] - www.surgital.com di Luigi Franchi U na grande festa ricca di contenuti. Si potrebbe sintetizzare così la seconda edizione di Cateringross Food Summit che si è svolta a fine novembre al Palacongressi di Rimini. La filosofia che ispira il summit biennale di Cateringross, il gruppo leader nella distribuzione verso il canale ho.re. ca., con i suoi 50 grossisti soci che servono circa 60.000 esercizi pubblici in Italia, è favorire l’incontro tra le aziende del foodservice e la forza vendita dei distributori associati, con l’obiettivo di divulgare conoscenza dei prodotti e dei servizi food&beverage, ma anche di non food e logistica. In questa edizione il risultato è stato pienamente raggiunto se si pensa che, per l’intero summit, 80 aziende, “ Saper selezionare come clienti quei ristoratori che hanno dimostrato nel tempo di saper innovare, apportando cambiamenti non improvvisati. E con loro instaurare un confronto continuativo ” tra le più qualificate del settore, hanno dialogato con oltre 600 agenti di vendita, facendo scoprire, anche attraverso presentazioni e degustazioni, le ultime novità per il mercato. Accanto al workshop si sono vissuti anche altri due momenti. Il primo riguarda una mattinata di convegni e case history sostanzialmente incentrate sul futuro di Cateringross e delle sue aziende, dove la parola d’ordine che faceva da fil rouge è stata: cambiamento. A fornire gli strumenti per crescere e cambiare sono stati: Mauro Entradi, direttore generale di Cateringross, che ha vissuto e fatto vivere l’incontro con un entusiasmo straordinario e coinvolgente; Giuliano Lanzetti, titolare del Bounty di Rimini, che ha raccontato la sua case history di successo; Paolo Ruggeri, consulente di management, che ha spiegato come salire la scala del valore aggiunto e diventare esperti di cambiamento. “Ci sono gruppi che fanno la storia dei consumi fuori casa e Cateringross è uno di questi!” ha esordito Mauro Entradi, dopo una presentazione del Food Summit fatta da un inedito Alessandro Piazza, vicepresidente del gruppo nelle vesti di anchor-man. Lo scenario che Entradi ha delineato per il futuro del settore ha offerto molti spunti di riflessione per le aziende associate che stanno affrontando il cambiamento in atto. “La società italiana è sottoposta ad una trasformazione demografica ed economica destinata a cambiare le modalità del consumo fuori casa. – ha spiegato il direttore generale di Cateringross – Si allarga la forbice tra ricchezza e povertà, aumenta la fascia di persone che, con meno reddito, non rinuncia al consumo. Si assisterà dunque alla crescita di fenomeni come lo street food, una riduzione dei piatti nelle carte dei ristoranti, tesa ad ottimizzare l’uso delle materie prime, l’aumento dei ristoranti di catena”. In questo scenario il ruolo del grossista diventa ancor più strategico, per la sua capacità di presidiare il territorio, ma ad una condizione, sostiene Entradi: “Saper selezio- ristorazione&catering 14 gennaio/febbraio duemila14 nare come clienti quei ristoratori che hanno dimostrato nel tempo di saper innovare, apportando cambiamenti non improvvisati. E con loro instaurare un dialogo e un confronto continuativo”. Gli esempi non mancano e proprio Giuliano Lanzetti, raccontando la case history del Bounty di Rimini, ne rappresenta un esempio. “Negli ultimi due anni, nel cuore della crisi, abbiamo fatto i migliori incassi di sempre raggiungendo, nel 2013, oltre 200.000 presenze nel locale. Il segreto? Un cambio di paradigma: proiettarsi maggiormente sul cliente anziché sul prodotto, vendendo emozioni ed esperienze” racconta Lanzetti. Paolo Ruggeri, di Open Source Management, si è invece concentrato sulle quattro ricette per l’agente di vendita, sostenendo come sia cambiato il concetto di lavoro duro: da fatica fisica a fatica intellettuale. “Bisogna accettare le responsabilità, guardare a sé come causa: se qualcosa non va, pensa per primo a cosa puoi fare per migliorarla, senza scaricare colpe. – ha suggerito Ruggeri – E salite sempre la scala del valore aggiunto, trovando le soluzioni per il cliente, offrendo unicità”. I protagonisti della storia di Cateringross Il secondo e più importante momento del summit si è vissuto con la celebrazione dei primi 30 anni di Cateringross. Una cena di gala ha visto situazioni da standing ovation con cui sono stati accolti i soci fondatori, i componenti del consiglio d’amministrazione, la direzione e lo staff di Cateringross. Le quasi 1.000 persone che, ognuno per la propria competenza, lavorano nelle 50 aziende che compongono Cateringross. “Voglio dire a loro, ai nostri soci, ai dipendenti del gruppo, ai nostri oltre trecento fornitori che Cateringross è solo ai suoi primi trent’anni, ancora una creatura giovane ma seria e matura che sa stare sul mercato e vuole rimanerci ancora a lungo. - ha sostenuto il presidente di Cateringross, Umberto De Marinis - La strada verso il futuro ristorazione&catering 15 gennaio/febbraio duemila14 passa attraverso la capacità di capire che ogni cambiamento è una nuova opportunità. Per questo diventa indispensabile affermare il ruolo di presidio del territorio, ampliando assortimento e offerta di servizi, adottando un nuovo orientamento verso il cliente. Ma soprattutto definire le priorità. Le prime delle quali sono: una corretta gestione finanziaria, una logistica funzionale, un’abile strategia di marketing”. Il passaggio verso il futuro è stato celebrato festeggiando chi lo ha delineato negli anni alla guida di Cateringross, dai soci fondatori ai past-president Alfredo Cavallini e Franco Gialdini, al precedente direttore, Alido Lusetti. Le loro storie sono raccontate nel libro celebrativo dei 30 anni di Cateringross, presentato dal presidente di Edizioni Catering, Sergio Esposito, con queste parole: “Sono storie belle che, nella quasi totalità dei casi, vantano un valore straordinario e non comune alle piccole e medie aziende italiane: la capacità di gestire i passaggi generazionali, una, due, tre volte. Questo è uno degli elementi di orgoglio delle nostre storie: aver saputo coniugare lavoro e famiglia, ricevendo e poi lasciando un patrimonio, spesso accresciuto, di conoscenze, di esperienza, di futuro”. Eccellenza Italiana I prodotti Le 5 Stagioni propongono agli specialisti del settore le migliori soluzioni per ogni tipo di lavorazione: dalle farine per le lavorazioni con lievitazioni lunghissime a quelle macinate a pietra , dai semilavorati con cereali diversi dal grano alla farina senza glutine, dal lievito di birra al famosissimo lievito madre Naturkraft. SEGUICI SU FACEBOOK Farine e semilavorati per pizze leader in italia Dal 1831 l’azienda è costantemente impegnata ad ottenere il meglio, con l’utilizzo delle migliori materie prime, di una macinazione lunga per non danneggiare gli amidi e con l’impegno del più importante centro di ricerca e sviluppo del settore. ristorazione&catering 16 gennaio/febbraio duemila14 main sponsor www.le5stagioni.it Le 5 Stagioni - Via Monte Nero, 111 35010 Curtarolo (PD) Tel. +39 049.9624611 Fax +39 049.9624627 mail:[email protected] sala e cucina King of Catering Anche i top chef guardano al banqueting come diversificazione della propria attività di Guido Parri A marzo la prestigiosa giuria deciderà i vincitori di King of Catering 2014. L’unico premio dedicato alle società di catering e banqueting giunge alla sua quarta edizione e si rivela un prezioso momento di confronto e approfondimento di un settore destinato a ripensare continuamente questa professione. King of Catering, sempre più identificato come marchio di qualità, contribuisce a divulgare e creare valore per questa categoria. Delle oltre 2.000 aziende che offrono servizi di catering in Italia, le più rappresentative si iscrivono al premio e partecipano alla creazione di una élite riconosciuta come il top dell’offerta in Italia. Si tratta di aziende innovative e con una capacità straordinaria di interpretare le mutazioni socio-culturali del mercato. La Fenice Catering, esempio di efficienza “Siamo nati esattamente vent’anni fa e il nostro primo servizio di catering lo facemmo per la sede Enimont di Imola. - ricordano i titolari de La Fenice, vincitori di King of Catering 2013 - Venivamo da un mondo agricolo che si affacciava alla ristorazione, ma senza esperienza nel settore del banqueting. E partire da Faenza alla conquista dei mercati era forse una scelta dettata dall’incoscienza. Ma non ci siamo tirati indietro”. Vent’anni dopo, la società è arrivata a gestire fino a 52 catering di oltre 500 persone in contemporanea nelle 20 regioni italiane. Ma questa è l’I- talia operosa, che lavora e dà lavoro: “Possiamo contare su oltre 140 persone che lavorano per noi, tutte regolarmente assunte. - racconta la nuova generazione dell’azienda, Enrico Caldesi - Personale che condivide con noi da almeno una decina d‘anni ogni straordinaria avventura. Inoltre ci avvaliamo di nuove figure grazie ai rapporti molto solidi che abbiamo con gli istituti alberghieri in ogni parte d’Italia”. Ma il fascino di questo lavoro sta anche nella creatività che, se non si esplica più di tanto nel cibo - “Facciamo da mangiare per persone che non ordinano e quindi non possiamo sbilanciarci troppo con la fantasia” - bensì diventa metro di misura e motore economico per tutta una serie di artigiani che lavorano per la creazione di un banchetto: artigiani del gusto, ma anche del design applicato agli oggetti che compongono l’evento. Tondini, ovvero Le Gourmet Quarant’anni, tanti ne sono passati da quando la famiglia Tondini decise di dar vita, in quel di Sumirago (VA), ad una società di catering. Le trasformazioni nel settore sono state enormi ma alla base della crescita rimane il concetto di eleganza e qualità. “Questi sono solo alcuni dei criteri con cui si sceglie un servizio di catering. – spiega Angelo Tondini – Gli altri sono: qualità dei prodotti alimentari, loro conservazione e lavorazione; personale impiegato ristorazione&catering 18 gennaio/febbraio duemila14 durante il ricevimento; anzianità dell’azienda, importante perché l’esperienza permette la gestione dell’imprevisto; miglior rapporto qualità/prezzo a parità di condizioni, richieste e servizi resi. Bisogna poi accertarsi che la società di catering abbia un laboratorio ben strutturato e completo; una grande creatività negli allestimenti; la disponibilità a personalizzare i menù dal tradizionale a fusion a etnico. Rispondere a questi requisiti significa avere un posizionamento solido sul mercato”, Ma gli chef fanno la differenza? La risposta al quesito è si. La scelta dello chef fa la differenza almeno nella percezione che si ha di quel determinato banchetto. Anche l’alta ristorazione ha capito che fuori ci sono più opportunità che dentro le mura del ristorante. Tanti chef di ristoranti importanti hanno creato piccole società di catering o si sono uniti commercialmente ad attività di alto livello già esistenti. Questo per aumentare il proprio business e per dare notorietà ai loro nomi. Un caso su tutti è Enoteca Pinchiorri che, con Galateo Ricevimenti (vincitore di King Of Catering nel 2012) ha costituito da poco più di un anno, una società per catering d’autore. Se pensiamo ad un altro 3 stelle Michelin italiano, anche lui vincitore di King Of Catering (nel 2011), Da Vittorio, capiamo come un ristorante, seppure di successo, abbia la voglia e la necessità di aprirsi al banqueting per sfruttare tutte le forme possibili di ospitalità e convivio. Direi che i top chef vedono in maniera positiva tutto ciò che è ‘eventistica’ percependolo non solo come opportunità concreta di fare business (laddove nei ristoranti, soprattutto negli ultimi anni, c’è una grossa crisi) ma anche di veicolare la propria immagine e il proprio stile. Cosa succede a King of Catering 2014 “Quest’anno sarà ampliato lo spazio all’interno della manifestazione Taste e sono previste nuove attività dedicate al premio -spiega Riccardo Cioni di La Buccia SpA, ideatore di King of Catering- che consentiranno di celebrare al meglio questo settore e le aziende che rappresentano l’alto di gamma del catering e del banquetting. Oltre al tradizionale momento dedicato alla premiazione dei migliori catering dell’anno, che avrà luogo sul ring di Taste l’8 marzo alla Stazione Leopolda a Firenze, King of Catering sarà protagonista, durante l’intera manifestazione, di una serie di incontri di approfondimento tra prestigiosi esponenti del mondo della ristorazione e dell’enogastronomia, brand e prodotti d’eccellenza del panorama eno-gastronomico italiano, insieme ai ristoratori, agli addetti ai lavori e ad un pubblico selezionato. Un evento in continua crescita dove non mancheranno le contaminazioni dall’estero”. ristorazione&catering 19 gennaio/febbraio duemila14 professione cuoco di Roberto Carcangiu presidente Associazione Professionale Cuochi Italiani QUANDO UN PREZZO È GIUSTO Non è solo il cibo a determinare il costo del piatto. Il ristoratore deve imparare bene le tecniche di gestione di un locale FRITTO TO E NT S E NZ ASCIUT AT A C TI VI ristorazione&catering 20 gennaio/febbraio duemila14 OC CR CA ODOR I INFORMAZIONI NUTRIZIONALI Valori Medi TE GreenPalm RA ST L’olio di palma è una materia prima molto importante per l’industria alimentare mondiale. TURE OLIO DI PALMA SOSTENIBILE ENTE AL se in maniera marginale (ricordiamo sempre: le persone che non praticano la nostra professione non hanno percezione dei tecnicismi o della quantità di lavoro che comporta eseguire una determinata ricetta) e del personale di sala (percepito molto di più dei cuochi). Il valore legato al costo della materie prime è facilmente calcolabile, imputando ad esso una percentuale che è data dalla tipologia di locale/clientela che si vuole servire. Possiamo imputare ad esso un valore a preventivo che allo stato attuale va dal 20 al 25% se parliamo di ristorazione commerciale. Il fattore che deve invece essere analizzato con moltissima attenzione in cucina è l’indice di produttività. Ovvero il numero di piatti che l’operatore riesce a produrre in quindici minuti di operatività circa, per la ristorazione commerciale. Legato a questo dato, infatti ci sono la maggior parte dei problemi legati ai costi di una cucina. Il dato va estrapolato in prima istanza a preventivo. Durante la compilazione della ricetta si valuterà il tempo uomo, tenendo separato il momento della mise en place dalla parte finale di costruzione legata al momento del servizio. Durante i tempi per la mise en place andranno misurati i tempi macchina per l’energia consumata. I dati estrapolati andranno poi confrontati a consuntivo facendo: numero piatti esplosi diviso operatori/monte ore lavoro e anche in questo caso tenendo separato il tempo di mese en place da quello di servizio. In sintesi, avere il sistema produttivo della cucina assolutamente sotto controllo ci aiuta a fare la cosa giusta. Anche a capire che se lo stipendio medio nel nostro Paese è intorno ai 1.400 euro mensili, sarà difficile che uno spenda cinquanta euro due/tre volte a settimana per mangiare fuori. RES I D a chef devo fare un po’ a pugni con il mio ego nel trattare quest’argomento, non foss’altro perché tendo a pensare sempre agli ingredienti e alla loro ricettazione come elemento assoluto di valutazione nella ristorazione commerciale e non solo. Esperienze personali nelle diverse tipologie di ristorazione nel mondo e molteplici studi di ricerca dimostrano purtroppo che non è cosi. O meglio, il cibo non è che uno degli innumerevoli fattori che determinano la soddisfazione nel rapporto qualità prezzo o giusto prezzo per la maggior parte dei commensali. Abbiamo due casi di “giusto” prezzo. Il primo è determinato dalla percezione del cliente, questo è dato non solo dal cibo ma da tutte le esperienze sensoriali che il suo essere registra all’interno della nostra azienda, ambiente, correttezza del servizio, piacevolezza del cameriere, qualità e abbinamento delle bevande, ambientazione, profumi, luci, empatia dei commensali che lo accompagnano. Tutto questo farà da filtro nella percezione del cibo e nella determinazione del giusto prezzo. È ovvio che, pur facendo molto, il mio spazio d’azione come chef in questo caso è limitato, esso dipende da fattori non direttamente riconducibili alla cucina, ma soprattutto la parte soggettiva legata all’emozionalità dell’ospite ha un valore troppo alto perché sia relegata tecnicamente al solo cibo in quanto tale. Nel secondo caso, la questione di giusto prezzo del cibo può però essere analizzata con occhio scevro da filtri, se vista come mera questione tecnica da parte del professionista. Per quanto riguarda i costi della cucina come percezione da parte del cliente essi sono determinati dal costo del cibo o food cost, dal costo dei cuochi, anche TEMP Un marchio che garantisce un approccio integrato ad un sistema di produzione sostenibile dell’olio di palma sotto ogni punto di vista: economico, sociale ed ambiententale. E per 100 ml di prodotto Valore energetico Proteine Carboidrati di cui: zuccheri Grassi di cui: saturi monoinsaturi polinsaturi Colesterolo Fibre Alimentari Sodio per cucchiaio (15 ml) kJ Kcal g g g g 3367 819 0 0 0 91 kJ Kcal g g g g 518 126 0 0 0 14 g g g mg g g 25 56 10 0 0 0 g g g mg g g 4 8 2 0 0 0 Un cucchiaio (15 ml) contiene: Kcal 126 g0 CALORIE ZUCCHERI 6% GDA 0% g 14 g4 g0 GRASSI GRASSI SODIO 20% 20% 0% SATURI % delle quantità giornaliere indicative di un adulto,calcolate sulla base di un fabbisogno giornaliero di 2000 Kcal; il fabbisogno può essere diverso a seconda del sesso, dell’età e dell’attività fisica svolta. Fridòr è stato selezionato dall’Associazione Professionale Cuochi Italiani come ingrediente professionale per fritture a 5 stelle MAESTRI ALTA CUCINA E FORMAZIONE Niko Romito e i suoi ragazzi, alla ricerca di una risposta alle proprie aspirazioni di Luca Bonacini L a carriera autodidatta di Niko Romito, da zero a tre stelle Michelin in soli 13 anni, la dice lunga sulla sua determinazione e sulle sue capacità di tradurre un sogno in realtà. Un ristorante dove trionfa una cucina semplice, pulita, riconoscibile, ed essenziale, e dove si va, sapendo già di ritornare. Dopo il passo di trasferire il ristorante Reale, da Rivisondoli nel cuore dell’Abruzzo a un ex convento del XVI secolo a Castel di Sangro, si è fatta strada l’esigenza di puntare sulla formazione, dando vita a un moderno centro dove si organizzano stabilmente corsi per giovani chef e educational per appassionati gourmet. Chi non vorrebbe partecipare a un corso nel quale si è presi per mano da uno chef tristellato, esperto, capace e con una tale personalità ed entusiasmo, guidati in un percorso di conoscenza attraverso tutti gli ambiti che un addetto alla ristorazione deve padroneggiare, dalla storia della cucina italiana, agli strumenti, anche i più tecnologici, dalla gestione aziendale della ristorazione, all’igiene e alla sicurezza, dalle tecniche di cucina, al servizio in sala, compresi utili elementi di enologia per saper acquistare il vino, servirlo, spiegarlo, immagazzinarlo e conservarlo nel modo migliore. Lezioni frontali che alternano il proprio svolgersi con un’intensa pratica di laboratorio, demo in aula, visite esterne di approfondimento, incontri con produttori, lezioni tenute da esperti e chef di fama nazionale e internazionale, una professione affrontata a tutto tondo, con utili elementi di comunicazione, perché oggi lo chef deve saper essere a suo agio in cucina, ma non solo, deve saper raccontarsi, e spiegare il proprio progetto a giornalisti e food blogger, deve conoscere il web e i social network. È un vero e proprio travaso di esperienze quello che avviene nella Scuola di Niko Romito, dove il prestigioso corpo docente, in collaborazione con Carlin Petrini, Slow Food e l’Università Gastronomica di Pollenzo, che supporta integralmente il collegamento con il territorio e i produttori sono a fianco degli allievi per sostenerli e stimolarli nell’apprendere quelle basi che faranno di loro i professionisti del domani, un progetto nel quale si percepisce una naturale propensione verso l’uomo, e la realizzazione dei suoi desideri e necessità, dove attraverso la formazione di una professionalità si può dare una risposta alle proprie attese e alla propria vita. “Ci sono vite e storie che attendono la loro occasione, il loro ingrediente segreto. Salvo scoprire di essere loro stessi l’ingrediente segreto, e trovare nella cucina ciò che manca alla loro vita”, è il manifesto della scuola di Niko Romito, dove l’etica e l’individuo sono come non mai al primo posto. Come nasce l’idea del Progetto formazione? “È stata la risposta a molti ragazzi che mi chiedevano di poter frequentare un corso, quando non ero ancora molto famoso, era il 2007/2008. Creare un percorso dove trasmettere gli elementi fondamentali della cucina italiana, l’importanza che hanno avuto i grandi chef nell’evoluzione di un’identità nazionale e nella nostra storia. Manca in Italia qualcuno che faccia veramente formazione, abbiamo voluto dare risposta a questa necessità, raccontando tradizione, evoluzione, materie prime, storia, la chimica, la fisica, la parte legislativa, e abbiamo coinvolto Carlin Petrini e l’Università di Pollenzo. Un numero di allievi che non deve superare i 15 per classe. Non perché non ci sia richiesta, anzi sono decuplicate le domande, ma per riuscire a fare un percorso veramente efficace con i ragazzi, a cui seguiranno stage in grandi ristoranti italiani, e nel laboratorio di Rivisondoli, dove è nato tutto, un progetto che diverrà itinerante, per cimentarsi oggi con il nostro territorio e la cucina delle regioni circostanti, ma in seguito facendo proprie le cucine del nord, del sud, del mondo. Una scuola che nasce dalla mia esperienza di vita, molti che vengono a iscriversi non hanno fatto la scuola alberghiera, hanno fatto altre scuole, e vogliono completare un percorso formativo che non hanno avuto, come accadde a me”. Come ci si sente fra i migliori otto ristoranti d’Italia? “Il 2013 è stato un anno incredibile, tutti i progetti che avevamo in cantiere sono stati chiusi bene: la vigna, il progetto integrato sulla formazione, la scuola, il laboratorio a Rivisondoli per i nostri allievi, il conseguimento della terza stella Michelin. Non ci credo che li abbiamo portati a termine tutti con successo, un grande impegno finanziario, in una realtà come Rivisondoli di 500 abitanti”. Come descriverebbe la sua cucina? “È cambiata tantissimo con la mia maturità, con il crescere della mia esperienza, se guardiamo i miei piatti di quattro o cinque anni fa, vediamo una marcata evoluzione, allora era territoriale, oggi è una cucina italiana, moderna, dove le materie prime hanno un ruolo fondamentale, è riconoscibile, fatta con ingredienti semplici che nascondono un lavoro accurato per valorizzarne le consistenze, il tessuto, le temperature. Come ‘L’assolu- to di cipolle, zafferano e parmigiano’, tre materie prime classiche italiane, un piatto vero, totalmente senza grassi, che non può bleffare, che preparavo in tempi nei quali non si parlava ancora di leggerezza in cucina”. Cosa ricorda di bello e di brutto, dei suoi primi passi nella ristorazione? “I primi tempi, non sapevo nulla, non conoscevo neppure l’esistenza delle guide gastronomiche, ero giovane e inesperto, e vivevo un emozione dietro l’altra nello scoprire un piatto, uno chef, una preparazione, un ingrediente. Ricordo l’entusiasmo e la gioia di conoscere, guidato da uno dei miei primi maestri, Valeria Piccini del ristorante Caino a Montemerano, un incontro determinante, fu lei a farmi conoscere i più importanti chef stellati, momenti indimenticabili, che mi hanno aperto la mente. Tra i momenti più brutti ricordo, il locale vuo- to dei primi tempi, e le difficoltà economiche, quando la nuova filosofia che proponevo non era ancora capita, avevamo fatto investimenti importanti, ma non c’erano i clienti, un posto di montagna, dove il classico cliente - turista di passaggio non si sentiva più a suo agio, perché si aspettava le tagliatelle e le bruschette. Poi i primi riconoscimenti, dai più autorevoli critici la menzione di giovane chef dell’anno, la prima stella Michelin…” L’incontro con un grande cliente? “Un evento importante, che ancora rivivo con la mente, dove mi trovai osservato dal mondo intero, quando cucinai per il G8, ventuno First Ladies sedute a pranzo allo stesso tavolo, da accontentare. Un evento a cui mi preparai accuratamente pensando a un menù che fosse adatto a personalità con abitudini, tradizioni, e religioni differenti. Ero obbligato a usare certi ingredienti, limitandomi nella scelta, per non disturbare nessuno degli ospiti. Creai un menù semplice ma ricercato che ebbe grande eco internazionale: Entrée: gelato di Revejè (un legume abruzzese, molto antico), baccalà, peperoni, patate; Primo: tortelli ripieni di piselli liquidi con pomodoro e pecorino di Campo Imperatore; Secondo: vitello glassato con orapi (un particolare tipo di spinaci), e macedonia tiepida di patate; Dessert: caldo-freddo di cioccolato e finocchio”. Cosa non va? Cosa possono fare le istituzioni di concreto per la ristorazione? “Le istituzioni dovrebbero conoscere meglio il mondo della ristorazione, capita che confondano una fiera con un grande evento gastronomico, non c’è una vera e propria cultura gastronomica, e neanche la volontà di saperne di più, spesso siamo lasciati soli. Capita di frequente che ci siamo noi a rappresentare l’Italia in grandi contesti internazionali con il nostro lavoro, c’è grande attenzione sulla cucina italiana, andrebbe cavalcato il momento anche dalle istituzioni”. Qual è il piatto della memoria, quello della festa, e quello della seduzione, per Niko Romito? “Gli spaghetti con acciughe e pan grattato, preparati da mia madre quando rientravo a casa, un piatto povero della tradizione, con tre ingredienti che in casa non mancavano mai, tanta semplicità, aromi forti e quel delizioso retrogusto abbrustolito del pane. I ravioli con ricotta di pecora e uvetta, lasciata ad ammorbidire nel vino, conditi con salsa di pomodoro e pecorino, che si fa nelle case anche oggi, nei giorni di festa. Il piatto della seduzione, invece non c’è, ammetto in quelle occasioni di essermi affidato prevalentemente a grandi bollicine e a qualche ottimo stuzzichino…” ristorazione&catering 24 gennaio/febbraio duemila14 peccati di gola PANE PER LA RISTORAZIONE La pratica diffusa di farsi il proprio pane e, di pari passo, una richiesta in crescita di servizio per ridurre sprechi, garantendo qualità di Valentino Serra L ’Atlante dei prodotti tipici redatto dall’Insor (Istituto Nazionale di Sociologia Rurale) fissa a 200, come ordine di grandezza, le tipologie di pani tradizionali italiani. Ma questa non è da considerarsi come una precisa misura perché, con nomi e forme diverse, possono esserci varianti affini a quelle tipologie. Del resto questa è l’Italia gastronomica, dove ogni località ha una propria interpretazione delle tipicità. A maggior ragione oggi che è in atto la tendenza, da parte di un numero crescente di ristoratori, a produrre direttamente il pane per il consumo giornaliero. Romeo, chef e baker Uno degli esempi più recenti è, a Roma, l’apertura di Romeo, la nuova avventura di Cristina Bowerman, chef di Glass Hostaria. Un locale polifunzionale, aperto insieme ai fratelli Roscioli, proprietari del forno più famoso di Roma, dove il pane gioca un ruolo essenziale nella linea di panini d’autore studiati dalla chef e premiati dalla guida Street Food del Gambero Rosso. “Un panino d’autore nasce dalla volontà di fare un panino che osa, prendendo di mira un ingrediente o una tecnica. Un panino d’autore è un panino che vuole coinvolgere tutti i sensi, dalla vista all’olfatto prima ancora di arrivare alla bocca. Si cura tutto dal pane, per iniziare, alla temperatura e al ripieno. I sapori decisi son quelli che mi piacciono, quindi alici, peperoni, caciocavallo e manzo marinato con curry e finocchietto, sono i componenti di un ottimo panino” spiega Cristina Bowerman. Il concetto di pane di Fabio Silva Fabio Silva è, da 17 anni, chef al Ristorante Derby Grill ristorazione&catering 26 gennaio/febbraio duemila14 Nardell’Hotel De Ville di Monza, dei fratelli Tani e Gigi Nar di. Uno chef cresciuto nella cucina di casa di questo affascinante complesso alberghiero che ha saputo innovare, senza per questo togliere quella solidità che la ristorazione del grande albergo riesce a garantire. Un percorso anticipatore di una tendenza in atto che vede numerosi chef guardare all’hotel come futuro per la propria cucina. Silva ha un’idea molto precisa del pane. “Deve essere prima di tutto di qualità, utilizzando ottime farine e rigorosamente al lievito madre per aiutare la digestione. In albergo viene impiegato in vari ambiti, cominciando dalle colazioni dove occupa una parte da protagonista e quindi bisogna offrire una gamma maggiore di tipologie; all’uvetta, noci, integrale, pane di grano duro, pan brioche, senza dimenticare gli intolleranti e celiaci. Mentre per il ristorante il discorso cambia, perché in questo caso preferisco essere più minimalista servendo solo una o al massimo due tipologie di pane, abbinate a cracker al grano saraceno e grissini, perché lo vedo solo da accompagnamento ai piatti che verranno poi serviti .Per finire rimane la parte che preferisco: il riutilizzo del pane raffermo in zuppe, creme di pane, dolci come la ricetta monzese della torta Paesana a base di pane, cacao, pinoli e uvetta”. L’evoluzione dell’industria Ormai consolidato nel settore dei bar e delle paninoteche, il settore del pane surgelato sta penetrando nella ristorazione dove esistono margini di crescita ancora molto elevati. Come per tutti i prodotti surgelati, anche il pane soffre di un preconcetto tipicamente italiano verso il sur surgelato: che non sia di qualità. “Non è esattamente così, tutt’altro!” commenta Gino Giannotti, direttore commerciale di LagFood, azienda nata dalla fusione di Agritech, leader nella produzione di pane surgelato, e Lanterna Alimentari Genova, marchio storico ligure. “Le garanzie di sicurezza alimentare, controllo rigoroso del processo produttivo, qualità delle materie prime stanno alla base delle nostre referenze interamente certificate – continua Giannotti – A questo si devono aggiungere i plus che il pane surgelato offre: risparmio di tempo, spreco zero e disponibilità costante, in pochi minuti si può mettere in tavola un pane caldo e fragrante anche a cena. Da quest’anno abbiamo approntato un catalogo Agritech di pani dedicato esclusivamente alla ristorazione da cui lo chef può attingere in una gamma molto ampia di referenze”. La crescita del mercato è testimoniata anche da Angelo Raimondi di Erredi Distribuzione: “A giocare un ruolo fondamentale è proprio il servizio. Il ristoratore vede con favore questo tipo di offerta che si sta sempre più affinando ai suoi bisogni. Oggi, ad esempio, noi siamo in grado di fare consegne nel quantitativo commisurato al reale fabbisogno, con cartoncini misti di diverse tipologie che vanno a comporre un cestino di pane molto ricco: sesamo, miglio, naturale, integrale, biologico e quant’altro”. L’importante rimane la garanzia di qualità, sia essa artigianale che certificata nel suo processo produttivo. Questa è la richiesta del consumatore attento e moderno. cibo giusto Le nuove frontiere del senza glutine Il settore del senza glutine deve costantemente confrontarsi con aspetti sensoriali e qualitativi uniti a requisiti di sicurezza inderogabili. di Marina Caccialanza L ’1% degli italiani è affetto da celiachia, ma si stima che 5 celiaci su 6 rimangano non conosciuti a causa delle difficoltà di diagnosi. Oggi in Italia sarebbero 600.000, a fronte di poco più di 135.000 diagnosticati. I dati coincidono in tutta Europa e negli Stati Uniti, e l’incidenza nel resto del mondo sembrerebbe interessare tutte le popolazioni che utilizzano frumento nella loro dieta. L’unica terapia possibile è la dieta priva di glutine. Grazie all’opera dell’Associazione Italiana Celiachia, il celiaco in Italia può contare su alcuni vantaggi tra i quali il prontuario AIC, uno strumento indispensabile per essere sempre al corrente sugli alimenti permessi e la loro reperibilità sul mercato e il marchio Spiga Barrata che certifica il prodotto e lo rende immediatamente riconoscibile. Il giusto cibo per tutti Il segmento dei pasti fuori casa è sempre più coinvolto nella tematica: oggi il celiaco rivendica il diritto al pasto senza glutine, alla “demedicalizzazione” della sua vita. Gli stili di vita moderni esigono una formazione adeguata degli operatori affinché la dieta senza glutine possa estendersi in considerazione del fatto che nessuna controindicazione esiste sull’assunzione di alimenti senza glutine da parte di chiunque: non si tratta di medicinali ma di alimenti con caratteristiche specifiche. La sfida per l’industria alimentare e per il settore ho.re.ca diventa dunque realizzare cibi gluten free buoni e appetitosi, in grado di soddisfare anche il palato più raffinato. La pasta all’italiana Barilla ha recentemente presentato la sua nuova linea di pasta Senza Glutine, il risultato di un intenso processo di ricerca e sviluppo articolato sulla scelta degli ingredienti, la loro giusta combinazione in una ricetta e l’assetto tecnologico-produttivo dando origine a un prodotto con caratteristiche simili alla pasta di semola per gusto e palatabilità. La ricetta elaborata da Barilla, un esclusivo mix di mais bianco, mais giallo e riso, senza aggiunta di amidi, dal sapore delicato e bilanciato, colore naturale e ottima tenuta in cottura, già disponibile in Canada e USA dallo scorso settembre e in Italia da novembre, sarà presto diffusa in diversi Paesi europei. La linea è composta da 4 referenze che rispondono ai formati della tradizione ristorazione&catering 28 gennaio/febbraio duemila14 italiana, in confezioni dal design coerente con la Pasta Barilla Blu Box ma con un codice colore verde chiaro per renderla distintiva e garantirne la differenziazione sugli scaffali dei punti vendita. L’importanza della ricerca Il settore del senza glutine deve costantemente confrontarsi con aspetti sensoriali e qualitativi uniti a requisiti di sicurezza inderogabili. Dr Shär ha recentemente festeggiato i dieci anni dalla fondazione del Dr Shär R&D Centre nell’Area Science Park di Trieste. Nel corso del Simposio Internazionale l’azienda ha ribadito la sua strategia tesa ad assicurare un flusso continuo di idee e soluzioni innovative, in collaborazione con vari istituti universitari e di ricerca, allo scopo di migliorare il dialogo tra mondo scientifico, associazioni e consumatori per giungere a soluzioni di prodotti e servizi innovativi e di alta qualità. Il Dr Shär R&D Centre, un team di 12 esperti, è specializzato nello studio di nuovi ingredienti alternativi e nella formulazione di tecnologie innovative. Hannes Berger, amministratore delegato di Dr Shär ha spiegato in questa occasione le dinamiche di mercato alle quali il settore deve far fronte: crescita continua in maniera organica ma anche sostanziale cambiamento nei canali distributivi. Infatti, dai negozi specializzati tipo farmacia o health food stores, il mercato si sta rapidamente spostando verso la Grande Distribuzione Moderna, rendendo indispensabile l’incremento di programmi di comunicazione tra azienda, retail e consumatore allo scopo di valorizzare il prodotto gluten free. Anche il settore della ristorazione è in forte crescita; per questo segmento Dr Shär ha istituito una divisione Foodservice che risponde alle diverse esigenze dell’ho.re.ca., con due marchi: Schär e DS-gluten free e con il progetto DS Pizza Point. Nel servizio di fornitura proposto dall’azienda rientra la formazione degli operatori, con regole e consigli sulla preparazione dei piatti. * scopri di più..... Le ricette senza glutine e altre notizie sul sito www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 29 gennaio/febbraio duemila14 PA ST I F I C I O opinioni a confronto B O LO G N A La pasta al vertice della Qualità Claudio Cesena chef Antica Osteria della Pesa H o iniziato a interessarmi di celiachia una decina di anni fa, quando fu diagnosticata a mia moglie. L’esperienza personale si è fusa così alla professione di cuoco e, tra i primi a Piacenza, ho introdotto nel menu piatti senza glutine. All’inizio è stato un modo per aprirmi a questo speciale tipo di clientela, per mettere a disposizione le mie capacità e offrire la possibilità di fruire del mio menu come tutti gli altri. Offrire un menu senza glutine può essere un modo per ampliare la clientela da non sottovalutare. Materie prime come farine o pane grattugiato gluten free sono facilmente reperibili e i prezzi si sono stabilizzati anche se non ho mai considerato il fattore prezzo influente e non ho mai praticato aumenti di costo al menu. Non è stato difficile organizzare il lavoro in cucina; l’applicazione delle normali pratiche igieniche è lo strumento più efficace per evitare il rischio di contaminazioni: ogni sera i locali e le apparecchiature vengono sottoposti di prassi a pulizia e sanificazione. La mattina si procede per prima cosa alla preparazione dei piatti gluten free che vengono poi conservati in appositi contenitori in abbattitore per essere finiti al momento della cottura finale. Poi si procede con le altre lavorazioni. Il menu è comune; sarebbe discriminante presentare due menu separati e urterebbe la sensibilità del cliente. Ogni piatto nella carta è indicato anche per i celiaci, ma presentato nello stesso modo e allo stesso modo gustoso. Claudio Mazzarini presidente Italdietic I l Consorzio Italdietic, oltre ad essere specializzato nella distribuzione di prodotti alimentari senza glutine, è impegnato nella diffusione di informazioni utili al celiaco. Il tema della sicurezza, particolarmente sentito in questo settore, è stato recentemente al centro dell’attività del consorzio che ha presentato due prodotti innovativi. Il primo è la nuova App “Italdietic” per servizi di telefonia mobile. Nata come supporto a consumatori e negozianti è stata ampliata a ristoranti, bar e tutti i locali che propongono menu senza glutine, contiene anche le schede tecniche dei prodotti distribuiti con i punti vendita più vicini e consente di individuare gli indirizzi utili. Dalla sua comparsa in ottobre è già stata scaricata da oltre 1000 utenti e si prevede che avrà un ulteriore sviluppo. La seconda novità abbraccia la sfera della sicurezza. Si tratta di un kit di autocontrollo per alimenti, Gluten Tox, per la rilevazione della presenza di glutine in qualunque cibo. In soli 20 minuti e in maniera molto semplice il rischio di contaminazione senza ricorrere a costosi e lunghi esami di laboratorio. È molto utile sia per gli operatori dell’horeca, che possono così verificare in tempo reale l’efficacia e la correttezza delle loro pratiche di sanificazione, sia per i consumatori che possono utilizzarlo a casa. Il kit consente di effettuare i controlli sull’ambiente di lavoro, sui prodotti finiti e sulle materie prime, scongiurando ogni eventuale dubbio di contaminazione della filiera. Furio Bragagnolo presidente di Pasta Zara Pasta all’Uovo d’altissima Qualità L a nostra idea di creare una linea di pasta senza glutine nasce dalla constatazione che le intolleranze alimentari sono una realtà con la quale convivono ormai in parecchi. Di conseguenza, le diete senza glutine sono sempre più diffuse. Nasce così la nostra linea Armonie, presente nel Prontuario degli alimenti dell’Aic. Comprende tre formati: spaghetti, penne rigate e sedani rigati in confezioni da 500 grammi. È una pasta che contiene solo mais (70%) e riso (29,5%), il resto (0,5%) è emulsione. Così facendo, proponiamo un prodotto adatto ai celiaci, ma con delle caratteristiche che non sviliscono le prerogative di gusto, bontà e pienezza della pasta tradizionale. Perché il problema che caratterizza i prodotti senza glutine è il gusto dolciastro e gommoso che non è di certo piacevole. I nostri prodotti, invece, non dico che hanno lo stesso sapore della pasta tradizionale, ma ci vanno molto, molto vicini. Invogliando al consumo, perché anche il celiaco a tavola deve trovare soddisfazione in ciò che mangia. Noi pensiamo di aver centrato questo risultato, tanto che il nostro chef Marco Valletta si è dilettato a creare alcune ricette particolari che hanno ulteriormente valorizzato l’aspetto gustativo della nostra pasta senza glutine. Commercialmente, resta un prodotto di nicchia, ma la diffusione della nostra linea Armonie cresce in Italia anno dopo anno. Possiamo definirci a buon titolo gli specialisti della pasta all’uovo della tradizione Emiliana. Il pastificio Granarolo, nato nel paese omonimo antico granaio di Bologna, in questo prodotto unisce la modernissima tecnologia alla sapiente tradizione delle nostre terre. C M Y CM MY Le famose Tagliatelle di Bologna La pasta per eccellenza simbolo della ricca gastronomia Bolognese, di sfoglia lavorata con trafile di bronzo impastata con sole uova e senza aggiunta di acqua come vuole la tradizione. CY CMY K Le Specialità Regionali Orecchiette Baresi, gnocchetti sardi, gramigna di Bologna, fusilli calabresi e tanti altri formati tipici della ricchissima tradizione della pasta di semola di grano duro italiana. Selezione Granarolo Gourmet Pasta di semola per la ristorazione Selezione Gourmet, la pasta di Semola di Grano Duro ad ALTISSIMA QUALITÀ con caratteristiche specifiche adatte alla ristorazione, idonea per la doppia cottura. La Qualità non teme confronti PASTIFICIO GRANAROLO S.r.l. .r.l. ristorazione&catering 30 gennaio/febbraio duemila14 Certificazione BRC-IFS Via Artigianato, 12 - 40057 Granarolo Emilia (Bologna) ITALIA Tel. (0039) 051 761 888 - Fax (0039) 051 760 660 www.pastificiogranarolo.it / e-mail: [email protected] scuola di cucina * IL RAGÙ PIATTO ITALIANO di Luigi Franchi I l termine è di derivazione francese – ragoût – ma il sugo è italiano, nella sua tradizione più classica. Non c’è regione che non ne abbia uno, classificarli tutti è impresa complessa anche perché, di ricette per fare il ragù, esistono varianti in ogni cucina italiana, di casa come di ristorante, come testimonia Adriano For Formichi, di Sapori di Toscana, azienda di distribuzione del foodservice che serve oltre 3.000 ristoranti della provincia di Siena: “Noi il ragù lo prepariamo in tutti i modi previsti dalla tradizione toscana, per fornire un servizio ai nostri clienti ristoratori. Ma non esiste la perfetta ricetta. Per taluni è una cosa, per altri è diversa, con infinite microscopiche varianti. Il ragù è cultura gastronomica di ogni casa e anche i nostri nascono dalle ricette di famiglia”. Le cose indispensabili per fare un buon ragù Resta uno tra i condimenti più apprezzati della cucina italiana, nonostante l’evoluzione della stessa verso ricette più leggere. Adriano Formichi sostiene che gli ingredienti fondamentali devono essere due: un buon taglio di scopri di più..... Le ricette al ragù sul sito www.ristorazionecatering.it carne bovina, non di pancia ma di coscia, una macinatura media e una cottura prolungata nel secondo ingrediente basilare, un ottimo olio extravergine d’oliva. Un’ulteriore regola, descritta da Luigi Veronelli nel suo Il libro della pasta e propugnata per anni (oggi purtroppo solo in rari casi) nei ristoranti, prevede che “i ragù vadano preparati in quantità abbondante: con una parte si condisce la pasta e il resto si serve in salsiera”. La qualità della produzione artigianale Sono numerosissime le proposte di ragù confezionati, utili per agevolare il lavoro degli chef, oppure quello della cucina di casa a cui si dedica purtroppo sempre meno tempo. Ma come si riconosce un buon ragù? Il primo elemento deve essere la lettura dell’etichetta dove si può vedere la percentuale dell’ingrediente principale. Massimo Spinelli, direttore commerciale di “Le Bontà”, un marchio storico acquisito nel 2011 da un altrettanta storica azienda, la toscana Drogheria & Alimentare della famiglia Barbagli, ci spiega come vengono prodotti i loro ragù firmati Toscanacci: “I giudizi degli operatori catering e degli chef verso i nostri ragù sono pienamente positivi; la ricetta della linea ragù confezionata nel formato da g. 500 è composta dal 35% di selvaggina, più 20% circa di carne di bovino adulto. Questa composizione rende il prodotto, rispetto ad altri, “ricco di carne” per cui si ha l’impressione di un ragù fatto in casa. Ricordiamo inoltre che il prodotto è privo di conservanti. Le materie prime vengono selezionate scegliendo parti magre e questo permette, grazie anche alla cottura a brasiera aperta, di avere un ragù a basso tenore di grasso e con un alto valore proteico. Il prodotto una volta confezionato viene sterilizzato per allungarne la shelf life a 36 mesi. In particolare per la carne bovina abbiamo un rapporto diretto con gli allevatori del Consorzio del Vitellone Bianco IGP”. Le mitiche tagliatelle al ragù della Gigina A Bologna, una delle patrie del ragù, apriva nel lontano 1956 una trattoria che prendeva il nome dalla proprietaria: la signora Gigina. Gli avventori, a quel tempo operai e muratori, si portavano il tegamino da casa e la Gigina lo riscaldava, facendo pagare pochi spiccioli per il servizio. Un giorno, solo per sentirsi più brava, la signora si mise a tirar di sfoglia per preparare le tagliatelle da condire con un ragù che, per lei, doveva essere diverso dagli altri: di prima qualità e solo con carne di manzo. Il successo fu immediato e duraturo. A raccontarci questa bella storia è Carlo Cortesi, a capo della Trattoria Gigina da 13 anni, dopo aver maturato diverse esperienze. In carta ci sono ancora quelle tagliatelle e quella ricetta di ragù, sotto il nome di “Mitiche tagliatelle al ragù della Gigina. “Non ho scelto io quel nome così ambizioso, ma dopo che, per diverse volte, l’ho visto scritto sui giudizi dei clienti, ho deciso di adottarlo” confessa Carlo Cortesi. La differenza, scopriamo curiosando in cucina, è che il ragù viene preparato fresco al momento del servizio, aggiungendo il pomodoro solo all’ordine, per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche. E quando è finito, per quella sera, è finito. Si ricomincia il giorno successivo. Ma il ragù è una ricetta da ristorante gourmet? Non ha dubbi Stefano Pinciaroli, chef patron di PS-Ristorante a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze: “Il ragù ha ancora un senso che ci sia, anche nelle carte dei ristoranti gourmet. Stiamo parlando di un sugo che si può evolvere costantemente. Le interpretazioni possono arrivare ad alto livello, a patto che si parta da una materia prima di qualità eccellente. Io ho messo in carta un Cappelletto ripieno di patate con ragù al suino grigio del Casentino, presidio Slow Food, dove utilizzo lombo e arista, parti magre che ne esaltano la salubrità”. ristorazione&catering 33 gennaio/febbraio duemila14 meglio prenotare Testi di: Alessandra Locatelli, Antonio Longo, Roberto Martinelli, Lucilla Meneghelli la chef, avverti che ha una sete infinita di imparare e un desiderio viscerale di sperimentare e provare piatti nuovi con i prodotti della tradizione reggiana. Donatella è invece la regina della sala, la sua ospitalità tutta emiliana la sa trasmettere con semplicità anche quando deve suggerire un buon vino. Vale la pena fare un’esperienza in questo ristorante situato tra l’Emilia e la Provincia Basca… Trattoria De Toni Grado (GO) Piazza Duca D’Aosta - Tel. 0431 80104 www.trattoriadetoni.it Ristorante A mangiare Reggio Emilia Si deve attraversare il ponte Belvedere, lasciandosi alle spalle i resti romani di Aquileia, per giungere nel cuore di Grado, città di mare e di laguna tra Trieste e Venezia, isola punteggiata di calli e campielli, centro turistico e termale rinomato da oltre due secoli. Nel centro storico, sulla piazza Duca D’Aosta recentemente rinnovata, nell’immediato secondo dopoguerra sorge la trattoria De Toni, chiamata come il nome del primo proprietario, che in brevissimo tempo diventa un punto di riferimento non solo per i gradesi, che avevano ripreso a uscire la dome- Via Monte Grappa, 3 - Tel. 0522 433600 www.ristoranteamangiare.it Nel 1990 la famiglia Donati apre il ristorante “A mangiare” alle porte della centralissima via Emilia San Pietro in una laterale alberata e accessibile alle auto. La figlia Donatella in quegli anni era vagamente interessata all’attività dei genitori e non pensava proprio di diventare ristoratrice. Ma nella vita, hanno sempre detto “mai dire mai”. E infatti dopo pochi anni Donatella inizia a proseguire l’attività dei genitori e da allora non ha mai smesso di appassionarsi e amare il suo lavoro. Da sette anni Donatella condivide questo impegno con una socia, Olatz Agous, una brillante chef basca già allieva del grande Juan Maria Arzak, tra i primi dieci ristoratori al mondo e primo chef basco a ricevere le tre stelle Michelin. Olatz è arrivata a Reggio Emilia con la curiosità d’ imparare a fare la pasta, i tortellini e le tagliatelle “tirate” col matterello. La cucina italiana l’ha sempre attratta anche se lei porta nel cuore e nella cultura la sua di cucina, quella basca, fatta di baccalà, pesce fresco, pincios e animali allevati allo stato brado. La preparazione professionale di Olatz nel curare l’estetica dei piatti e l’eleganza della cucina basca che le appartengono, le esprime ampiamente nell’ interpretare i sapori del territorio emiliano. L’intercalare della cultura gastronomica basca con i prodotti più genuini della tradizione, sono una costante nel menù. Molti dei piatti proposti relativamente semplici come le tagliatelle e julienne di culatello o lo sfilaccio di manzo, sono una rivisitazione impersonata da Olatz con colori e profumi di particolare fascino. Parlando con essere ricco di realtà vitivinicole di cui il nostro Paese può andar fiero” afferma Massimo Gaddi, elencandoci cosa intende per “cose normali per noi, che facciamo tutti i giorni da una vita”: seppioline con polenta bianca, sardelle in saor, cicale di mare al vapore, cozze a scotadeo, spaghetti con scampi alla busara, gnocchetti fatti in casa con i fasolari, branzino, rombo, boreto alla gradese di pescato del giorno con polenta. “La pasticcera è mia moglie: la torta di fichi, la piccola pasticceria e la zuppa inglese sono le sue specialità, a sentire i clienti. E devo dire che hanno ragione!” Osteria Boccondivino Labro (RI) Via Garibaldi, 9 - Tel. 0746 636086 www.boccondivino.biz Una dolce e romantica storia d’amore nata proprio tra i tavoli di quello che diventerà il Boccondivino. Mauro Moroni scopre Labro grazie ad una passeggiata domenicale, il suo sogno nel cassetto è quello di aprire un’enoteca; Valeria Parisi arriva dalla Sardegna per effettuare una collaborazione teatrale con il regista ed attore Carlo Quartucci. L’incontro si rivela presto “fatale” anche in termini culinari: l’esperienza di Mauro, sommelier dai modi cortesi ed eleganti, si unisce con la creatività di Valeria, attrice e cuoca. Un mix vincente che accetta una sfida difficile, assecondando una scelta di vita coraggiosa, ossia quella di avviare un’attività ristorativa proprio nel centro storico di Labro. “Abbiamo cominciato con il piatto del giorno, poi con iniziative di piatti regionali e tradizionali, per finire con una cantina di 400 etichette, una carta con tre primi e tre secondi sempre diversi, sempre in armonia con le stagioni” ricordano con grande emozione Mauro e Valeria. E mentre Mauro stagiona formaggi e salumi nella sua piccola grotta, Valeria studia per riscoprire le antiche ricette. Non mancano mai la pasta fresca fatta in casa, le zuppe con i prodotti dell’orto e le carni acquistate direttamente dall’allevatore e i dolci preparati in casa. “Ho avuto quattro grandi maestre: mia zia Zezi, Giuseppina cuoca di una famiglia di conti Un brand per ogni tua esigenza. nica per pranzare in famiglia, magari seduti all’aperto a godersi il microclima dell’Isola del Sole, ma anche per i turisti italiani e stranieri che si moltiplicavano a ogni stagione, ricordando ai più anziani i tempi felici a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando Grado era una stazione balneare frequentata da personalità illustri come Luigi Pirandello e Sigmund Freud. Nel 1954 il locale viene acquistato da Gianni Gaddi e oggi c’è Massimo, il figlio, a proseguirne l’attività, insieme alla moglie Annalara: con loro in cucina Giuliano Camuffo e Claudio Facchinetti, mentre la sala e la cantina sono affidate a Ernesto Cozzolino. Il menu è tipicamente di pesce, variabile a seconda del pescato dell’Adriatico: “Non ricerchiamo stranezze e non ci interessa stupire. Presentiamo in tavola la cucina gradese tradizionale, resa un po’ più attuale, e solo i vini del territorio, che ha la fortuna di ristorazione&catering 34 gennaio/febbraio duemila14 CATERING - RISTORAZIONE - HOME HOTELLERIE - BAR che approdò a casa nostra trent’anni fa, Matilde la madre di Mauro, infine il “Talismano della Felicità”, il libro di Ada Boni“ ci confida Valeria. Un piccolo angolo di mondo in cui riscoprire profumi e sapori perduti, in una suggestiva location impreziosita dai souvenirs raccolti in giro per il mondo da Mauro e Valeria durante i loro lunghi viaggi con lo zaino in spalla. Quando accoglienza, semplicità, buon bere non rappresentano solo degli slogan ma concreta e tangibile realtà. liano a dare una mano nella conduzione del locale, con un arredamento che richiama il passato e diversi cimeli sparsi nelle sale, è ancora possibile gustare le ricette di un tempo. 28POSTI MILANO Via Corsico, 1 - Tel. 02 8392377 www.28posti.org Vecchia Hostaria da Pepè Catanzaro A Milano, zona Navigli, food e social si incontrano. Il 28 POSTI è un locale intimo e accogliente, con giusto 28 coperti, creato dalle mani dei detenuti dell’ Istituto Penitenziario di Bollate, che hanno potuto beneficiare dell’Art. 21 prendendo parte al cantiere dei lavori ristrutturazione. Il progetto architettonico ha riportato il locale allo stato originario, lasciando a nudo il tessuto portante dell’edificio. Non solo, i nuovi elementi di arredo inseriti, prodotti interamente con materiali di recupero, sono stati realizzati all’interno del carcere, attraverso un laboratorio di falegnameria a cui hanno partecipato i detenuti impossibilitati ad uscire. All’interno del laboratorio sono stati costruiti tavoli, porte e armadiature, disegnati Vico I Piazza Roma, 6 - Tel. 0961 726254 Un piccolo angolo del buon mangiare nel cuore del centro storico di Catanzaro. Dopo diverse esperienze maturare lontano dalla sua terra, Massimiliano Cartaginese è tornato in Calabria e da tre anni gestisce il locale, divenuto in breve tempo uno dei punti di riferimento per tutti gli amanti della cucina, quella gustosa, sana e custode dei sapori e dei profumi di una volta. Oggi l’osteria si sviluppa su due piani, un tempo, invece, era ubicata al piano terra mentre al piano superiore vi era un’abitazione. Un progetto che incarna perfettamente lo stile e lo spirito della putia di un tempo. “Da noi l’accoglienza e l’ospitalità rappresentano il biglietto da visita per presentarci al cliente, - afferma Massimiliano – il nostro obiettivo principale è quello di proporre sempre cibi genuini in grado di riportare in vita le ricette dei nostri nonni”. Sono, pertanto, i piatti della cucina calabrese, qui e lì appena “contaminati” da influenze nazionali ed internazionali, i protagonisti dell’arte di Massimiliano. “È sua maestà il Morzello il piatto tipico catanzarese, spezzatino di trippa ed interiora di vitello cucinato per quasi sei ore in una salsa delicatamente piccante e ricca di profumi mediterranei” spiega lo chef. Tra i piatti preferiti dai clienti, che hanno a disposizione una ricca scelta di vini, ci sono anche la pasta piena, zitoni preparati al forno con ripieno di polpettine fritte e uova sode, e la famosa soppressata calabrese. In un’atmosfera prettamente familiare, in cui spesso ci sono la madre, la sorella e la zia di Massimi- da Francesco Faccin e realizzati con il contributo del maestro ebanista Giuseppe Filippini. Il ristorante vuole diventare anche vetrina di questi arredi e creare una rete di vendita a filo diretto con il carcere di Bollate perché la falegnameria è ancora attiva all’interno ed è possibile commissionare nuovi arredi, oltre che quelli esposti in sala. Il locale ha attualmente cominciato un percorso di formazione con una brigata di cucina composta da un gruppo di detenuti che hanno preso parte al progetto con proposte rivolte ad una cucina mediterranea di impronta creativa, con un menù a base di pesce e verdure, in cui viene privilegiato l’utilizzo di prodotti agricoli e caseari biologici e a chilometro zero. Tutti i piatti sono realizzati al momento con prodotti freschi e stagionali. Lo chef Raffaele Mancini, che dirige la brigata, è uno studioso e cultore di cibi e ricette del Mediterraneo, pratica una cucina innovativa e leggera, utilizzando e rivisitando prodotti e materie prime della tradizione, a volte sconosciuti o dimenticati. ristorazione&catering 36 gennaio/febbraio duemila14 rist’ho Locali ecologici, scelta sostenibile di Lucilla Meneghelli architetto e designer I temi legati alla sostenibilità, all’ecologia, al turismo responsabile sono ormai conosciuti e trattati anche nel nostro Paese. Di origine d’oltralpe dove il rispetto dell’ambiente è diventato abbastanza diffusamente uno stile di vita condiviso dalla maggioranza dei cittadini, arrivato sul suolo italiano fatica a superare il passaggio che va dalla teoria alla pratica. A parità di costi siamo tutti d’accordo che è meglio scegliere locali “sostenibili”, dove il rispetto dell’ambiente e il benessere del consumatore vengono prima di tutto. Ma quando questa scelta comporta un sovrapprezzo allora lo scoglio da superare diventa a volte insormontabile. Lo scoglio che la diffusione della bioarchitettura deve superare è ancora legato ai suoi effetti benefici sulla salute dell’uomo e dell’ambiente. I risultati non sono riscontrabili e tangibili in tempi brevi, ma sono legati a situazioni di benessere psicofisico riservati a turisti e clienti consapevoli. I turisti che scelgono un albergo ecologico per la loro vacanza italiana sono, ad oggi, per lo più stranieri. Stessa cosa per i ristoranti, dove le scelte di menù biologici o, quantomeno naturali, sono limitate a pochi locali, per lo più in grandi città, dove la varietà della clientela permette di accogliere anche quella straniera. Come si riconosce un locale ecologico Come si può definire un locale ecologico, attento all’ambiente, e sostenibile? Intanto è la gestione stessa del locale che ne determina questa caratteristica, e poi ci sono aspetti legati alla componenti fisiche degli spazi, ai materiali usati per la costruzione o la ristrutturazione e per gli allestimenti e gli arredi. Il consumo di energia rappresenta una delle criticità principali per quanto riguarda la gestione ambientale di un ristorante. Ridurre i consumi legati all’uso di forni, congelatori, stanze del freddo, lavastoviglie, ecc... significa ridurre costi fissi di gestione e indirettamente aumentare la competitività legata all’ottimizzazione del servizio. Inoltre è sempre più indispensabile il ricorso a fonti energetiche rinnovabili. I consumi idrici sono tra i principali aspetti da prendere in considerazione per ridurre i carichi ambientali connessi alla ristorazione e alle strutture alberghiere. Come per il consumo di energia, ci sono diverse tecnologie o semplici scelte per ridurre l’ammontare di acqua consumata. Una struttura ricettiva, un ristorante in particolare, produce grandi quantità di rifiuti, soprattutto imballaggi e i rifiuti organici. In proporzione i più impattanti sono gli scarti organici, costituiti dai cospicui avanzi di cibo. Nella maggior parte dei casi i rifiuti organici sono assimilati all’indifferenziato, causando l’incremento del- ristorazione&catering 38 gennaio/febbraio duemila14 le emissioni in discarica per fermentazione anaerobica metano-genica, causa di aumento dell’ effetto serra. Agli ospiti dell’albergo è bene offrire e sostenere la raccolta differenziata dei rifiuti. Infine il menu La scelta degli alimenti offerti al cliente può contribuire notevolmente alla sostenibilità di questo comparto. Gli alimenti stagionali e a “km zero” garantiscono una riduzione dei consumi di energia altrimenti associati al trasporto e alla conservazione degli alimenti. Inoltre sono ampiamente dimostrati gli effetti benefici sulla salute in quanto verdura e frutta di stagione hanno concentrazioni maggiori di vitamine ed elementi nutritivi rispetto agli stessi alimenti che subiscono processi di trasporto e conservazione. Un menù certificato secondo lo standard da agricoltura biologica, oltre ad offrire prodotti senza residui di fitofarmaci o concimi chimici di sintesi, si fonda su di una volontà di non determinare impatti negativi sull’ambiente a livello di inquinamento di acque, terreni e aria. I servizi e gli allestimenti La struttura può offrire vacanze ecologiche, ad esempio promuovendo gli spostamenti in bicicletta, e informando e sostenendo tutte quelle iniziative e attività di caratte- re ambientale e naturalistico. Infine il modo migliore di presentarsi al turista ecologico è quello dell’abito, anche la “pelle” di una struttura ricettiva deve essere in armonia con l’ambiente così come le sue componenti di arredo. Quindi l’utilizzo di materiali edili ecocompatibili per la costruzione, come gli intonaci altamente traspiranti e le pitture murali a base di calce, o altri materiali naturali per i pavimenti ed i rivestimenti, contribuiscono al benessere degli utenti, sia per le qualità intrinseche ai materiali stessi sia per la piacevolezza legata alla naturalità che trasmettono. Anche gli arredi potranno essere di recupero o comunque il più naturale possibile, e con una produzione a basso impatto ambientale. Un ottima risposta al tema della ristorazione naturale e nel rispetto ambientale è data dal Genuino di Trieste, primo fastfood naturale nel panorama italiano. Altro caso è rappresentato da La Selva, hotel ecologico di Firenze. * scopri di più..... Leggi gli approfondimenti dei due locali sul sito www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 39 gennaio/febbraio duemila14 a proposito di Pubblico esercizio: il saldo è negativo di Eugenio Negri U na sola cosa buona potrà generare la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sta mettendo in ginocchio molti ristoratori: imparare a sprecare meno. La riflessione viene in mente ascoltando le parole di Andrea Marchi, dell’azienda di distribuzione Marchi spa di Romano d’Ezzelino, che racconta di come “sia importante mettere lo chef e la sua brigata in condizione di conoscere, ad esempio, i tagli di carne, saperli gestire negli ordini e nella preparazione, evitando un fenomeno – quello dello spreco – che incide sui costi di gestione di un ristorante in maniera consistente”. A questo proposito, Andrea Marchi ha deciso di organizzare dei corsi formativi per i suoi clienti ristoratori, fornendo il know-how per migliorare il corretto utilizzo delle materie prime. Ma, ripetiamo, è l’unica nota positiva in uno scenario complicato e preoccupante dove la pressione fiscale arriva, in alcuni casi, a toccare punte del 70%: la strada per l’esasperazione di chi non ce la fa più, dove prendono forma episodi eclatanti come il recente sciopero dei ristoratori di Bologna. Lo sciopero dei ristoranti “Siamo ristoratori, amici, appassionati, tutti con gli stessi problemi legati ai costi di gestione, uguali a ogni livello. Ci siamo chiesti com’è fatta una azienda sana… 20 anni fa un’azienda era sana se lavorava, pagava, faceva economia e le cose funzionavano. Poi è arrivata la crisi e i primi a chiudere sono stati quelli che avevano una gestione, come dire, allegra, poi quelli che avevano alte spese di rappresentanza, e ora? Ora tocca alle aziende sane. È normale? È sostenibile?” si chiede Massimiliano Poggi, del Ristorante Al Cambio di Bologna, tra gli autori della protesta. “È stato tutto vano, ho tagliato e mi ritrovo con più costi e meno forza lavoro. Vicolo Colombina è aperto 365 giorni l’anno, è sempre pieno, fattura come Al Cambio: eppure ad agosto non ho pagato gli F24, rimandandoli a settembre. Questo è lavorare con dignità? È normale che a novembre abbia chiesto un prestito in banca per pagare le tasse? Dovrei chiederlo per comprare un forno o ristrutturare il locale. È possibile che un dipendente che guadagna 1.100 euro netti al mese costi all’azienda 34.000 euro? Che l’Irap al 4% sul lordo com- plessivo non sia detraibile? Questa è la realtà, eppure da quando abbiamo scioperato il 9 dicembre siamo tacciati da molti come evasori, ladri, criminali”. Invece Poggi e tutti gli altri sono persone per bene, che amano il loro lavoro, che sono consapevoli del valore che il cibo made in Italy ha sul piano economico e culturale. Come loro è Luisa Pandolfi, titolare del Vitel Etonné, delizioso locale nel centro di Torino che però, nei giorni delle festività natalizie, ha scelto di tener chiuso perché, ci confida, “quest’anno se avessimo tenuto aperto per pagare gli straordinari in busta avremmo dovuto fare un menu esosissimo, nei festivi ci conviene tenere chiuso visto che abbiamo tutti i ragazzi assunti! Non male vero?” Sono solo due tra i tanti episodi che potremmo raccontare per dimostrare come il turismo, risorsa distintiva del made in Italy che ha nella ristorazione uno dei punti di eccellenza, non sa tenuto in gran conto da chi governa questo Paese, al netto delle dichiarazioni d’intento. I danni dell’abusivismo Del resto, sottolinea la FIPE, basti pensare al fenomeno dell’abusivismo che, nel turismo (bar e ristorazione) co- ristorazione&catering 40 gennaio/febbraio duemila14 sta invece 5,2 miliardi nel 2013, poco più del 10% del volume d’affari del settore. Il valore maggiore del mercato abusivo della ristorazione viene realizzato dai bar e ristoranti dei 25 mila circoli sportivi e culturali per 2,7 miliardi di euro. Seguono a ruota i falsi agriturismi per un valore di 1,6 miliardi di euro. A queste cifre va aggiunto il mezzo miliardo di euro generato dalla ristorazione delle oltre 27 mila false sagre che ogni anno si svolgono nel nostro Paese. Tutto questo, unito ad una pesante situazione di crisi, ha prodotto negli ultimi mesi un saldo negativo tra aperture e chiusure pari a 9.345 esercizi pubblici. In questo scenario si infiltra il fenomeno della risto-mafia che coinvolge, secondo un articolo pubblicato dal giornale online ArticoloTre, circa 5.000 esercizi pubblici che generano un fatturato di oltre un miliardo di euro, ma che soprattutto riciclano fiumi di denaro sporco e fanno transitare fatture false e acquisti inesistenti. Soluzioni, oltre alle serrate o alle chiusure, per un settore come la ristorazione che coinvolge oltre 300.000 imprese, 960.000 addetti di cui 680.000 dipendenti, con un valore aggiunto di 41 miliardi di euro? Lino Stoppani, presidente Fipe in un’intervista pubblicata sul nostro sito www.ristorazionecatering.it, è tranchant: “Far crescere senso e dovere civico dando esempi di corretta gestione del gettito fiscale, combattendo gli sprechi che offendono il contribuente e vanificano gli sforzi per crescere la diligenza fiscale. Ridare capacità di spesa agli italiani intervenendo sulle aliquote IRPEF, in particolare sui redditi più bassi. Rilanciare la competitività turistica del Paese con una riduzione dell’IVA del settore”. Mentre Destinazione Italia, l’intrigante nome che il governo Letta ha dato al rilancio del Paese, tiene conto della ristorazione italiana all’estero (2 milioni di euro a loro sostegno che transitano per Isnart), ma non c’è una parola dedicata alla ristorazione in Italia! * scopri di più..... Leggi l’intervista a Lino Stoppani, presidente FIPE www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 41 gennaio/febbraio duemila14 MATITA ROSSA di Giuseppe Schipano direttore scuola alberghiera e di ristorazione di Serramazzoni ACQUA LISCIA O GASSATA? P roprio pochi giorni fa si sono concluse, allo IAL Scuola Alberghiera di Serramazzoni, le finali del concorso indetto dal Consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, riservato agli allievi della specializzazione e finalizzato alla creazione di nuove ricette. I vincitori sono stati decretati per profilo professionale tra sala, cucina e pasticceria e ciò mi ha fornito, ancora una volta, lo spunto per una riflessione più generale. Una riflessione nata dal confronto tra questi futuri professionisti “in erba” e dalle motivazioni con le quali, durante la presentazione degli elaborati, hanno supportato le proprie scelte. Siamo ormai giunti all’ottava edizione del fortunato concorso, eppure, ogni anno vi è un’evoluzione evidente in termini di tecniche e competenze. Tutto questo fervore non sarebbe possibile senza un progressivo e costante aggiornamento su tecniche e prodotti, tra i docenti in primis e, di riflesso, tra gli studenti. I giovani, oggi, sono ciò che noi siamo in grado di insegnare loro. Sono come fogli di carta bianca sui quali poter scrivere, ma non sono materia inerte, la loro unicità è data dalla passione, dagli interessi personali e dai mille stimoli che sono in grado di percepire. In queste giornate di competizione ci siamo ritrovati ad essere stupiti della fantasia e delle ricerca sottese alle ricette, forse in virtù di quella sana “incoscienza” che spinge i ragazzi a tentare strade o procedimenti che gli adulti escluderebbero a priori. Ne siamo, inutile dirlo, usciti più arricchiti. Ancora una volta, nei miei ragionamenti, è emerso il confronto tra il comparto di sala e quello di cucina; in un contest dove ad ognuno era richiesto di dare il meglio di sé in termini di tecniche ed inventiva, nessun gap ha differenziato un allievo dall’altro, se non quello dato dalle individualità. Riportando lo stesso ragionamento al più ampio settore della ristorazione ne consegue che il problema non sia nella figura dello chef o del maître di sala in sè, ma in come ci si ostina a concepirlo. Si ha la sensazione che lo chef di cucina cavalchi costantemente l’onda della ribalta, che si faccia portavoce di una cucina sempre innovativa ed aggiornata mentre, in disparte, viene rilegata la figura del maître di sala, ancorata ad un retaggio antico e superato che fatica a stare al passo con i tempi. Poco fa ho letto un articolo provocatorio il cui incipit era più o meno così: “Gradisce dell’acqua liscia o gassata? Tra un attimo verrà il nostro chef a prendere la comanda”; ho sorriso non senza amarezza, perché credo descriva alla perfezione la situazione odierna. Ho come la sensazione che l’ambiente di sala sia più restio di altri ad accogliere le novità, quasi faticasse ad abbandonare quella ritualità di gesti e consuetudini da tempo codificati e avversi alle nuove competenze richieste. Una realtà dissonante da quella che cerchiamo di realizzare a scuola, potenziando i programmi formativi con l’inserimento di materie interdisciplinari e l’insegnamento di nuove competenze provenienti dal campo della comunicazione. Se davvero, come ho letto, la ristorazione ha spostato l’attenzione dalla ricetta alla sua esecuzione, dove l’importanza assoluta è del piatto e di come viene eseguito, non vuol dire che la formazione debba necessariamente arrendersi al fluire degli eventi. Questo a partire dalla “formazione dei formatori”, degli stessi docenti che sono, a loro volta, professionisti del settore e vivono le stesse difficoltà. Sono infatti convinto che il vantaggio della formazione professionale risieda in quello che noi definiamo “esperienza”, ovvero nella possibilità di far sì che ad insegnare siano persone che abbiano “sperimentato” ciò che insegnano e non che conoscano il settore soltanto in via teorica. ristorazione&catering 43 gennaio/febbraio duemila14 analisi di Mauro Lamparelli direttore di TradeLab www.tradelab.it LA FORZA VENDITA SARÀ L’ELEMENTO CHIAVE! I n diversi mercati ormai si assiste al tentativo spesso congiunto di produttori e distributori di trovare degli elementi di valore per il cliente finale che evitino la spirale senza fine degli sconti prezzo. La realizzazione di un simile cambiamento si concretizza se gli attori coinvolti condividono una visione che sposti l’attenzione dal sell in al sell out. O, se preferite, il passaggio da un’attività finalizzata al puro stoccaggio del cliente basata su abitudini di acquisto pregresse a una che garantisca al cliente i prodotti e i servizi per un adeguato posizionamento competitivo, il giusto livello di innovazione nell’offerta e lo portino quindi a considerare il proprio fornitore come un vero e proprio partner di business. Nel largo consumo classico ciò accade da diversi anni: la vendita di un prodotto non termina ma di fatto inizia nel momento in cui una catena sigla un determinato contratto di acquisto. Subito dopo infatti partono tutte le attività (comunicazione in store, presenza di hostess per la presentazione dei prodotti, esposizioni fuori scaffale, misurazione reiterata dei risultati nel tempo…) finalizzate a sensibilizzare e informare il consumatore sulla presenza del prodotto e sui benefici da esso portati e stimolare il successivo acquisto. Se ci focalizziamo sul mercato away from home, essere in grado di generare il valore giusto verso il cliente giusto presuppone una adeguata conoscenza dei bisogni dei propri clienti e il loro dinamismo nel tempo. Un processo finalizzato a tale obiettivo non può prescindere da un supporto decisivo della forza vendita dei grossisti, elemento di raccordo tra i punti di consumo e la sede. I venditori dovranno uscire rapidamente da una logica di passivi raccoglitori di ordini per entrare nella parte proattiva di partner dei propri clienti capaci di suggerire i prodotti e i servizi adeguati per supportare il posizionamento competitivo dei punti di consumo o, addirittura, contribuire a crearlo. Avendo ben chiaro che il successo dei propri clienti sarà il loro successo in termini di incremento delle vendite e aumento del cross selling. Per contribuire a rendere più orientata ai bisogni del cliente (e dei clienti dei proprio cliente) l’attività dei venditori, sarà fondamentale il supporto informativo e formativo sia del grossista che delle aziende industriali partner. Un cambiamento così delicato deve infatti essere guidato, sostenuto e monitorato nel tempo con la massima attenzione. Di questa esigenza si sente parlare da tempo ma pochi imprenditori hanno realmente attivato il processo di cambiamento necessario per mutare il proprio approccio di vendita. Molti si lamentano dei propri venditori o della scarsa professionalità dei gestori dei punti di consumo. Troppo pochi però sono passati dalle parole ai fatti. intanto i consumatori sono cambiati, i punti di consumo sono sempre più diversi uno dall’altro e la concorrenza orizzontale aumenta a tutti i livelli della filiera: signori, il tempo stringe… ristorazione&catering 45 gennaio/febbraio duemila14 consulenza di Alberto Fugagnoli avvocato dello studio legale Avv. Gaetano Forte LE CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO NELL’E-COMMERCE L e condizioni generali di contratto pubblicate all’interno di un sito di commercio elettronico mirano a disciplinare in maniera uniforme una serie imprecisata di rapporti contrattuali di fornitura tra operatori professionali o tra l’impresa ed il consumatore. Con tale standardizzazione dettata dal soggetto forte del rapporto, si realizza una sostanziale adesione dell’interlocutore-acquirente di prodotti on line. Il controllo e l’equilibrio degli interessi contrapposti è garantito dall’applicazione, anche a questa fattispecie, della disciplina prevista dall’art. 1341 del codice civile, secondo cui le condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti, sono efficaci nei confronti dell’aderente se questi le conosceva o avrebbe dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza. Nelle condizioni generali di vendita - normalmente contenute in pagine di secondo livello richiamabili in apposti link, oppure riprodotte nel modulo d’ordine elettronico predisposto dal merchant - devono essere fornite in modo chiaro informazioni e regole concernenti, ad esempio, gli obblighi dell’acquirente; le varie fasi tecniche da seguire per la conclusione del contratto; i mezzi tecnici messi a disposizione del destinatario per individuare e correggere gli errori di inserimento dei dati prima di inoltrare l’ordine; la garanzia per il diritto di recesso da parte del consumatore ai sensi del D.lgs. 206/2005 (codice del consumo); gli eventuali codici di condotta cui il destinatario aderisce ex art. 18 D.lgs. 70/32003; i reclami; i prezzi; le modalità di pagamento; le modalità di spedizione; le limitazioni di responsabilità del merchant (forza maggiore ed altri casi di non addebitabilità della mancata esecuzione del contratto); il foro competente per le controversie. Potrà inoltre essere inserita una clausola informativa sulla riservatezza dei dati in riferimento a quanto già richiamato nel suddetto documento (o in sua sostituzione). Dall’applicazione anche al commercio on line della disciplina dettata dall’art. 1341 del codice civile, deriva anche l’obbligo per il venditore di rispettare quanto previsto dal secondo comma di tale norma al fine di garantire l’effettiva formazione del consenso su alcune condizioni generali che la legge e la giurisprudenza considerano come “vessatorie”, in quanto esonerano da responsabilità colui che le ha predisposte o aggravano la posizione della parte aderente (ad es. le clausole che prevedono decadenze o deroghe alla giurisdizione o alla competenza territoriale). Il legislatore condiziona l’efficacia delle suddette clausole vessatorie alla specifica sottoscrizione dell’aderente. Di qui sorge il problema della sottoscrizione di tali clausole nel mondo on-line. La giurisprudenza ha provato a dare risposta a tale problematica affermando che il venditore deve ottenere quantomeno un doppio assenso premendo sull’apposito tasto: uno per l’adesione alle condizioni generali di contratto nel loro complesso e l’altro per l’approvazione delle specifiche clausole cosiddette vessatorie. Emerge quindi che la conclusione di un contratto di vendita stipulato on line con il metodo “point and click” non solo non comporta l’accettazione incondizionata delle clausole contenute nelle condizioni generali pubblicizzate sul web, ma non comporta neanche deroghe alla disciplina delle clausole vessatorie di cui all’art. 1341, co. 2 del codice civile. ristorazione&catering 47 gennaio/febbraio duemila14 distribuzione Livigno, il regno di Alpi di Alessandra Locatelli A lpi srl è un’azienda familiare che da più di trent’anni si occupa del servizio alla ristorazione e della produzione di bresaola nel comprensorio di Livigno. Fin da quando, nel 1980, Sergio Cantoni apre la Alpi Carni, un piccolo salumificio per rifornire gli allora 20 alberghi della zona, le idee erano chiare: conoscere i prodotti, condividere le nozioni e le informazioni con i clienti, ascoltare le loro esigenze e i loro suggerimenti, creare un circolo virtuoso di fiducia e fidelizzazione. Oggi Livigno conta oltre 120 hotel e l’azienda, con gli anni, l’ingresso nel gruppo Cateringross, l’aggiunta di prodotti – oggi oltre 3.000 – e l’inserimento dei figli del signor Sergio, Thommy e Nikolas, non ha modificato la propria mission, anzi, ne ha rafforzato i valori. “Quando mio padre ha aperto la Alpi Carni era l’unico fornitore di Livigno, un punto di riferimento per ogni albergo. – ci spiega Thommy Cantoni - Con la crescita dell’attenzione su questo comprensorio da parte dei turisti, che ne hanno fatto con gli anni un polo d’elite come Cortina e Madonna di Campiglio, l’esigenza di incrementare, adeguandosi alle richieste, è divenuto un bisogno: abbiamo così ampliato la gamma dei servizi e dei prodotti, ad esempio inserendo la linea gelo e i detersivi, diventando infine Alpi srl”. Livigno è zona franca, in posizione strategica ma disagiata, relativamente vicina a Milano ma irraggiungibile con meno di cinque ore di automobile: Alpi è totalmente inserita nel proprio territorio e attenta al rispetto ambientale, infatti il cuore dell’azienda su trova sottoterra, in superficie si vede solo la “casetta” in legno che ospita gli uffici. Nel 2003 Sergio Cantoni entra a far parte del circuito Cateringross e la decisione comporta l’introduzione di grandi differenze, frutto della possibilità di ottenere contratti a prezzi competitivi per marchi “impossibili da avvicinare per noi in altre condizioni”, ristorazione&catering 50 gennaio/febbraio duemila14 Alpi srl Via Florin, 526 23030 Livigno (SO) Tel. 0342 996640 www.alpicarni.it sottolinea Thommy Cantoni, che hanno anticipato le domande dei clienti contribuendo a sviluppare relazioni virtuose anche tra colleghi, “i quali ci vedono come una importante realtà, simbolo nella nostra zona di innovazione e di spirito di appartenenza”. Oggi Alpi importa anche carni dalle Americhe e dall’Irlanda, oltre a rappresentare la produzione di carne locale grazie ad accordi con contadini e macellai che collaborano con l’azienda; inoltre è produttrice di “Brisaola”, una bresaola particolare possibile grazie ad alcune imprescindibili condizioni, come racconta Thommy: “Non facciamo insaccamento, ma si tratta solo di carne salata essiccata all’aria aperta, a 1.900 metri di altezza, stagionando come una volta, senza conservanti, ma utilizzando solo sale e spezie secondo la nostra ricetta tipica, che comprende pepe, cannella, alloro, chiodi di garofano e vino rosso autoctono, nel quale si lascia la carne in salamoia”. Dal 2012 Alpi è entrato con la sua brisaola nel prontuario degli alimenti dell’ AIC, Associazione Italiana Celiachia, e da quest’anno è in corso un accordo doganale per esportare questo prodotto nel resto d’Italia e all’estero. Inoltre da cinque anni ha aperto le porte al surgelato, è concessionario Parmalat, è stagionatore riconosciuto dal con- sorzio di Bitto e Casera, produce una linea di cacciatorini nostrani di capriolo e di cervo, tutte attenzioni che convincono dalla malga all’agriturismo, dalla pensione all’hotel 5 stelle lusso. Altro dictat aziendale, oltre all’innovare nel nome della tradizione, è il fare squadra: un modo origi- nale è costituito dai tour “A spasso con Alpi”, viaggi di formazione tra colleghi e clienti che “ci consente di arricchire le nostre competenze, di incontrare realtà diverse e quindi di migliorare nel nostro lavoro; il primo anno abbiamo visitato l’Antica ristorazione&catering 51 gennaio/febbraio duemila14 Corte Pallavicina dei fratelli Spigaroli, il gotha del Culatello, abbiamo imparato tutto sulla stagionatura dei prosciutti di Fontana Ermes, per concludere in Surgital con un workshop sulla lavorazione della pasta fresca surgelata. L’anno successivo lo abbiamo dedicato invece alla scoperta dei tartufi in Umbria, presso l’azienda Urbani Tartufi. Il terzo tour è invece dedicato alla Pasticceria d’hotel, abbiamo accompagnato i nostri clienti in Nestlè Italia a Milano dove un gruppo di esperti aziendali ha fornito nozioni e indicazioni pratiche per ottimizzare l’accoglienza e abbiamo seguito un vero e proprio corso di pasticceria professionale condotto dai pasticceri Nestlè”. Momenti aggregativi e formativi che convincono sempre di più il parco clienti di Alpi: “Vogliamo essere per loro un punto di riferimento, per aiutarli a migliorarsi sempre così da poter offrire, a loro volta, qualcosa di nuovo ai loro clienti, locali e turisti che siano. – conclude Thommy Cantoni – Il rapporto non si esaurisce a consegna ultimata, ma prosegue nel confronto e, appunto, in quel fare squadra coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni, sollecitando i giovani a vedere, ad essere curiosi, a imparare e a proporre a loro volta”. Conoscere, condividere, fidelizzare. private label Impasti per pizza surgelati Molino Spadoni Al servizio della tua creatività! Senza Glutine Farro integrale Grano khorasan KAMUT ® Pasta Madre Soia Biologica Classica con Pasta Madre Fresca Tutti i tipi di impasto, sempre pronti in pizzeria! Molino Spadoni, sempre innovativo, propone sul mercato la nuova gamma di impasti per pizza surgelati destinati ai professionisti che vanno dalla pizza “classica” a quelle di “tendenza”: senza glutine, biologica, pasta madre,, al farro, al farro di grano khorasan Kamut ®, alla soia. Tanti tipi di impasto già pronti per soddisfare le richieste dei consumatori moderni. Prodotti flessibili, che lasciano al pizzaiolo ampie possibilità di personalizzare la lievitazione e la lavorazione. Tutti impasti di altissima qualità, prodotti con farine pregiate e con Pasta Madre Fresca. lo specialista delle farine dal 1921 Molino Spadoni S.p.A. – Via Ravegnana, 746 48125 Coccolia (RA). Tel +39 0544 569056 Fax +39 0544 569008 www.molinospadoni.it – [email protected] Il prodotto a marchio di Cateringross Q uante abitudini sono cambiate, tra gli italiani, da quando è iniziata la crisi? Basta pescare tra le decine di indagini e ricerche che disegnano le nuove modalità di consumo per scoprire che il consumatore italiano spende meno, è più attento ai bisogni primari e si trova sempre più spesso a fare i conti con spese non volute. Il consumo fuori casa è in calo, per la prima volta dopo 40 anni, la spesa alimentare ha subito una diminuzione di circa il 14% dall’inizio della crisi ad oggi. Assistiamo all’invecchiamento della società tradizionale, mentre emerge una società multietnica e crescono i single che oggi rappresentano il 26,4% delle famiglie. Tutto questo però non distoglie il consumatore dal ricercare i modi per preservare il benessere raggiunto negli anni precedenti, pur in presenza di un reddito inferiore. Questa sorta di resistenza lo porta a programmare meglio le spese, ad acquisire maggior competenza. Un metodo che si esplica in maniera molto precisa nella crescita esponenziale, per quanto riguarda l’alimentare, delle private label. Le vendite di questi prodotti, secondo il Rapporto Annuale di Marca by BolognaFiere, sono infatti cresciute nell’ultimo decennio, arrivando a rappresentare il 18,9% della quota del trade market. Ma il dato più interessante è il cambio di paradigma delle private label: non più prodotti da prezzo, ma un di Guido Parri Una vasta gamma di prodotti che conferiscono unicità all’offerta dei grossisti e alle proposte dei ristoratori ristorazione&catering 53 gennaio/febbraio duemila14 ottimo rapporto qualità-prezzo. Questo è ancor più vero nel settore della ristorazione, dove la scelta verso il prodotto a marchio del distributore premia le intuizioni che il gruppo dirigente di Cateringross ebbe in concomitanza con l’inizio della crisi economica globale. “Fin dall’inizio la scelta fu quella di selezionare prodotti di qualità, che potessero fornire ai nostri soci un elemento di distinzione e unicità rispetto al mercato. Con un occhio attento al giusto prezzo” racconta il presidente di Cateringross, Umberto De Marinis, che all’inizio era a capo della commissione per la selezione delle referenze. Forklift truck of the year 2013 Il valore dei prodotti a marchio I prodotti a marchio di Cateringross rappresentano una quota a valore attualmente pari al 6%, destinata a crescere. “I clienti dei nostri soci sono in prevalenza ristoranti e pizzerie di fascia media che devono ogni giorno fare i conti con la gestione del loro locale. La scelta di una gamma di prodotti a marchio che ormai conta circa 370 referenze in tutti i settori, dal secco al surgelato, permette loro di poter gestire correttamente il food cost, evitare sprechi, contare su un’offerta che li distingue. Altrettanto importante è che, con i nostri prodotti a marchio, gli chef possono contare sulla stessa qualità ad un prezzo mediamente inferiore del 20% rispetto alla marca leader” spiega Fabio Molinari, responsabile commerciale di Cateringross. I marchi del gruppo sono sette: Big Chef, Salumi Reali, Delizie di Latte, MenoVentuno, Easy Professional, Accademia della Tavola, Amerio. All’interno di ognuno di questi marchi trovano spazio referenze e formati in grado di supportare ogni esigenza. La selezione avviene partendo da prerequisiti che si basano sulla notorietà e serietà del produttore, sulla costanza qualitativa, sugli acquisti in partita di salumi e formaggi che consentono a Cateringross di controllarne tutto il percorso di filiera. “Stiamo riuscendo ad offrire un’articolazione dinamica della nostra offerta che spazia dalle fasce di maggior convenienza a prodotti premium. Il punto di forza sta proprio nel consolidato rapporto con i fornitori che si basa su contratti di lunga durata e su una capacità di penetrazione, nel canale foodservice, che solo il nostro modello organizzativo riesce ad avere” puntualizza Fabio Molinari. Un settore, quello del prodotto a marchio, che Cateringross considera strategico per i prossimi anni, forte dei cambiamenti sociali che il direttore generale del gruppo, Mauro Entradi, ha puntigliosamente illustrato al recente Cateringross Food Summit. Un dato tra i tanti: secondo l’indice di Gini nel 1988 la percentuale delle persone che detenevano la ricchezza era il 20%, nel 2013 è sceso al 10%, nel 2038 è stimato al 7%. Una forbice che si allarga andando ad incidere su molti fattori, non ultimo quella capacità di spesa sempre più contenuta che però non vuole, o non vorrebbe rinunciare alla qualità. Cateringross intende continuare a fornirla andando incontro ai bisogni di chi consuma fuori casa, sia per necessità sia per piacere. Vincitore nella categoria ‘Warehouse Trucks‘. Carrello elevatore retrattile ETV/ETM 216. ristorazione&catering 54 gennaio/febbraio duemila14 logistica Logistica come chiave strategica Il servizio, unito alla completezza d’assortimento, è il motivo di scelta verso il distributore di Eugenio Negri Q uali sono i motivi per cui un’azienda del canale ho.re.ca. dovrebbe scegliere un distributore piuttosto che un altro? In questo periodo di crisi verrebbe da dire il miglior prezzo e le più lunghe dilazioni di pagamento. Invece non è così, e proprio la crisi che sta vivendo questo Paese ha contribuito ad un cambiamento di visione dove il valore più importante è attribuito al servizio. “Le aziende del settore distribuzione Ho.Re.Ca. sono organizzazioni commerciali e di servizi, che acquistano dall’industria prodotti finiti per poi rivenderli ai loro clienti. I prodotti commercializzati sono solo in pochi casi esclusivi, e pertanto facilmente reperibili dai clienti sul mercato. Nelle aziende è dunque importante dare quel valore aggiunto al prodotto, che si chiama servizio, che contribuisce alla creazione del carattere distintivo dell’azienda, riconosciuto dai clienti. Oltre ai servizi commerciali ed amministrativi, quelli logistici sono percepiti dalla clientela come valore tangibile determinante” ha spiegato al Cateringross Food Summit Alessio Bonacina, responsabile logistica di Progettica. Introducendo un’indagine, da loro effettuata su un cam- pione di 20 distributori e circa 10.000 punti di consumo, relativa agli indicatori e ai processi nel settore della logistica emerge con evidenza che, ai primi posti dell’indice di soddisfazione dei gestori di esercizi pubblici verso la distribuzione, vengono indicati: i tempi di consegna (33,4%) e la completezza dell’assortimento (23,8%). Le modalità di pagamento e le promozioni raccolgono rispettivamente un modesto 12,6% e 8,1%. Dietro ad una perfetta efficienza nelle consegne ci sta un altrettanto funzionale processo logistico che si dipana in una serie di azioni: ricevimento merce, stoccaggio merce, abbassamenti merce (refilling), preparazione merce (picking), controllo picking, carico automezzi di distribuzione, inventari e rettifiche. Infine le consegne. In questo processo, sottolinea Progettica nella sua indagine, uno degli elementi di maggior incidenza lo svolge il layout di magazzino. “Nel definire un corretto layout – ha spiegato Alessio Bonacina di Progettica – i fattori principali di cui tener conto sono: unità di carico e di movimentazione; spazi e strutture; mezzi di movimentazione; criteri gestionali”. ristorazione&catering 56 gennaio/febbraio duemila14 Tecniche di magazzino Analisi che trova d’accordo Luca Nazzari, key account Italia di Jungheinrich, azienda tedesca leader nei mezzi di movimentazione e logistica di magazzino, a cui abbiamo chiesto quale consulenza forniscono al distributore in merito alle tecniche di immagazzinaggio? “Jungheinrich offre ai propri clienti una consulenza a 360° in ambito logistico, fornendo prodotti e soluzioni complete e su misura. Sulla base delle esigenze di movimentazione e stoccaggio delle merce, vengono identificati i carrelli elevatori più idonei, la tipologia di scaffalatura che ottimizza al meglio l’ occupazione degli spazi, i supporti informatici (software gestionali e radiofrequenza) che consentano la massima produttività durante le operazioni. Vista l’ estrema difficoltà di accesso al credito per le aziende, oggi Jungheinrich è in grado di proporre per tutte le proprie soluzioni, in alternativa all’ acquisto tradizionale, formule di noleggio operativo personalizzate”. Non da meno sono i servizi post-vendita che, afferma Luca Nazzari “sono legati anche al D.Lgs 81/2008 quali contratti di manutenzione e verifiche di sicurezza sui carrelli elevatori, ispezione sulle scaffala- ture e corsi di abilitazione per carrellisti”. Come si è visto dall’indagine Progettica, le aziende oggi sono sempre più orientate a cercare un fornitore che possa proporre delle soluzioni logistiche integrate personalizzate che hanno l’obiettivo di ottimizzare i flussi logistici e di ridurre i costi ad essi legati. “Questa tendenza, già presente nelle grandi realtà, è diventata necessità anche nelle piccole e medie imprese dove la logistica di magazzino risulta essere non adeguata al mercato attuale e poco informatizzata. – ribadisce il key account di Jungheinrich - Sono aumentate infatti le richieste di ottimizzazione delle flotte carrelli di progetti di saving in ambito logistico e di implementazione di software per la gestione dei magazzini, a cui diamo risposta guadagnandoci sul campo il ruolo di partner ideale per chi ha la necessità di rivedere o di progettare la propria logistica di magazzino”. Un dato finale: l’indagine di Progettica conferma il ruolo strategico del distributore per il pubblico esercizio (il 77,5% lo predilige come canale d’acquisto). Una ragione in più per garantire che tutto funzioni alla perfezione. ristorazione&catering 57 gennaio/febbraio duemila14 PERBACCO di Giuseppe Vaccarini presidente Associazione della Sommellerie Professionale Italiana BOSCHETTI SI RINNOVA, presentando le nuove confetture extra, ricche di frutta …tutta da gustare! nuovo pack ampia gamma raffinato e di forte impatto confezione da 25g in cartone da 120 pezzi - albicocca - ciliegia - fragola - pesca - arancia - prugna - mirtillo - frutti di bosco - miele. alta percentuale di frutta Ideali per una prima colazione saporita e naturale. Boschetti Alimentare S.p.A. 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Complici la crisi e il senso di sfiducia generalizzato, ma un certo lavorare sotto tono direi che è percepibile.Siamo sempre stati un paese che si distingueva per la qualità della sua accoglienza e dei suoi servizi turistici, famoso per la gentilezza e la disponibilità del personale, per l’attenzione al dettaglio e la personalità e singolarità delle proposte, ma questa buona stella oggi offuscata credo che ci stia lentamente abbandonando. C’è un diffuso atteggiamento che non ritiene importante investire sulla qualità, quanto sopravvivere di giorno in giorno facendo cassetta, pensando all’oggi e mai al domani. Escludendo le eccezioni oggi si va al ristorante, se ci si va, con l’idea che chissà cosa ci verrà propinato, se si tratterà di piatti freschi, espressi, cucinati con ingredienti in ottimo stato oppure di avanzi, ingredienti conservati in qualche modo, magari camuffati sotto qualche salsina d’ordinanza (tanto non esiste nessuna normativa che a parte le norme l’HACCP imponga al settore trasparenza sulle materia prime) e se invece la ricerca della qualità c’è veramente, sono poi i prezzi che non sono all’altezza della stessa, e così si allontana la clientela, compromettendo il futuro dell’esercizio. Noto, ad esempio, che negli esercizi dell’accoglienza il personale lavora più spesso male che bene, chi viene dagli istituti alberghieri facilmente non ha l’umiltà di capire come si deve fare, tanto che per assurdo sono più gentili, disponibili ed umili i ragazzi che non arrivano dal settore, magari addirittura dai licei, perché hanno più cultura e credono di dovere ancora imparare qualcosa. Si perde allora il senso e l’importanza della qualità del servizio, manca la sensibilità di capire che a fronte di un determinato prezzo occorre offrire un servizio che ne sia all’altezza, rendendo percepibile e non invisibile la professionalità che si sarebbe dovuta acquisire nelle scuole. Un bello specchio di questo stato di cose sono i siti di recensione degli esercizi dell’accoglienza dove gli avventori che hanno frequentato quel posto sono invitati a lasciare un parere, a pare la dovuta taratura che si deve alla proverbiale incontentabilità dei più, spesso è proprio la scortesia del personale che la fa da protagonista, se non addirittura quella del proprietario e in secondo luogo un rapporto qualità/prezzo non adeguato. E allora perché spendere? E allora poi perché spendere in un paese dove la qualità, se c’è, si paga cara, e non invece rivolgersi a quei paesi, magari emergenti dal punto di vista del turismo, ma proprio per questo forse con più capacità di mettersi di gioco tanto da strappare la palla alla concorrenza? A fronte di un panorama così desolante vorrei invece continuare a sperare che ci sia qualcuno che sappia puntare sulla qualità sia della proposta sia del personale, capace di creare un circolo di soddisfazione che parte dall’interno e va verso l’esterno, qualità che non sia come panna montata, ma costruita su solide fondamenta. Alcuni esempi già ci sono, penso ad alcuni imprenditori italiani creativi e lungimiranti che stanno portando la nostra qualità enogastronomica nel mondo, ecco spero che questi imprenditori sappiano contagiarne anche altri, comprendendo che la qualità del prodotto è molto, ma è soprattutto sulla qualità delle relazioni che è possibile costruire qualche cosa di veramente importante. ristorazione&catering 59 gennaio/febbraio duemila14 Paren e su scoprit .rolli.it w amma ww g l’intera ETICHETTA I CONTORNI DI VERDURE PRECUCINATI SURGELATI PAREN PER LA RISTORAZIONE MODERNA CHIANTI CLASSICO DOCG GALLO NERO “Elegante, fiero e più grintoso che mai” di Mario Zuffada esperto sensoriale C INDUSTRIE ROLLI ALIMENTARI spa Galleria Bassa dei Magnani 3 - 43121 Parma - Tel 0521220629 - Fax 0521286820 www.rolli.it • [email protected] on oltre 600 soci iscritti, di cui circa 350 imbottigliatori, il Consorzio Vino Chianti Classico rappresenta oggi il 95% dell’intera denominazione. Un’organizzazione moderna, con un compito ben preciso, tutelare e valorizzare il vino Chianti Classico e il suo marchio. La macchina consortile, per tutelare al meglio prodotto e marchio, si avvale di un attento laboratorio e un prestigioso studio legale, mentre la valorizzazione è affidata all’ufficio marketing e comunicazione. Con il restyling dello storico marchio Chianti Classico, il gallo nero si presenta più elegante, più fiero e più grintoso che mai, alza la testa, apre il becco e pare non voglia più smettere di cantare. Simbolo della Chianti Revolution, conosciuto nell’intero globo, è uno dei vini italiani più famosi e purtroppo più imitati del pianeta. Tornando alla tutela del marchio, pochi mesi fa il consorzio ha vinto il primo incontro con i francesi, andando in meta, nonostante la partita si sia disputata contro la forte Federazione Francese di Rugby, accusata giustamente d’aver registrato il proprio marchio, il gallo appunto, per la produzione e distribuzione di bevande alcoliche. L’intervento dell’UAMI Uffici Marchi Comunitario ha così decretato ufficialmente la notorietà del Gallo Nero come logo enologico collegato al vino Chianti Classico. Innumerevoli poi sono le altre novità presentate dal Consorzio, a partire dall’introduzione della tanto discussa versione “Gran Selezione”, vino con un minimo d’invecchiamento di 30 mesi, con almeno 3 in affinamento in vetro “bottiglia”per poter essere messa sul mercato. La prima vendemmia che potrà fregiarsi della dizione Gran Selezione, sarà quella del 2010, produzione certificata come top. Con un incremento sull’export del 10/12% negli ultimi due anni il Chianti rimane uno dei vini trainanti del nostro mercato mondiale. ristorazione&catering 61 gennaio/febbraio duemila14 Fattoria Casaloste L ’Azienda Vitivinicola Casaloste, situata a Panzano in Chianti, esattamente a 30Km. da Siena e 30Km. da Firenze, punto strategico dove in antichità si pagavano le gabelle, tasse sulle merci che transitavano tra la città Stato di Siena e il Gran Ducato di Firenze. Il patron Giovanni Battista d’Orsi (Marchesi d’Orsi di Villanova), proprietario, agronomo ed enologo segue personalmente tutte le fasi di produzione del vino, mentre alla moglie Emilia compete la parte commerciale/amministrativa, il marketing e la conduzione dell’agriturismo, con l’aiuto dei loro tre figli Maria Giovanna, Vincenzo e Federico. Estremamente convinto sulla politica inerente alla coltivazione biologica certificata, Giovanni ha fatto di questo lavoro una vera ragione di vita, trasferendo nei suoi vini il suo carattere e la sua esperienza, per arrivare a produrre, annata dopo annata, un eccelso Chianti che rispecchiasse il territorio. Sono 18 gli ettari di proprietà, di cui 11 ettari vitati, mentre il restante coltivato ad uliveto giardino naturale che fa da cornice a questo stupendo casale interamente in pietra. Questo Chianti Classico 2010 con 85% Sangiovese dal colore rosso rubino brillante, emana profumi floreali, fruttati, delicati, puliti, perfetti per chi fa vino biologico. In bocca i frutti di bosco ci sono tutti, dal lampone alla mora ai mirtilli, tannini decisi quasi domati emergono per rilasciare un equilibrato sentore legnoso vanigliato, buono il finale, lungo e non aggressivo. Chianti Classico DOCG Panzano in Chianti (FI) www.casaloste.com Prezzo di vendita in Enoteca euro 13,00 Castello di Bossi N el comune di Castelnuovo Berardenga (SI), nella parte meridionale del Chianti Classico a 350slm, troviamo l’Azienda Vinicola Castello di Bossi. La proprietà si estende su cir circa 650ha. di terreno di cui 124ha. coltivati a vigneto. Questo terroir è composto in prevalenza da tufo, argille gialle, sabbie limose e sasso spezzato, habitat ideale per queste viti piantate ormai da più di 40 anni, capaci ancora oggi di trasmettere all’uva caratteristiche uniche. Per fare un esempio paragonerei questo Sangiovese al Sangiovese grosso coltivato a Montalcino per il Brunello. Il Castello di Bossi sorge al centro dell’azienda, dove spicca imponente la prima torre, costruita intorno all’anno 1099. Visto il posto e la posizione della cantina, anche qui non poteva mancare l’agriturismo, chi apprezza la natura, la storia e la bellezza del paesaggio, amerà e resterà folgorato dal Castello di Bossi. La vendita diretta dei vini e dell’olio extra vergine di oliva avviene tutti i giorni esclusa la domenica, con una degustazione guidata sui prodotti esposti nel punto vendita. Esuberante questo chianti Classico 2010 al 100% Sangiovese, dal colore rosso rubino intenso, naso pulito dove spicca il rovere tostato. La ciliegia prevale sui frutti rossi, in bocca è ricco, di buona struttura,vinoso e tannico al punto giusto, la sua densità lo rende ancora più piacevole dandogli un finale gustoso, cremoso, lungo e persistente. Chianti Classico DOCG Castelnuovo Berardenga (SI) www.castellodibossi.it Prezzo di vendita in Enoteca euro 13,00 Castello Monterinaldi I n prossimità di un antico tracciato etrusco è insediato a Radda in Chianti il Castello di Monterinaldi. Da un documento scritto nel dicembre anno 1010, si fa riferimento al Conte Gottifredo Gottizio di stirpe longobarda e Signore di Monterinaldi. Molti anni fa i Senesi nella battaglia di Montaperti distrussero le mura di cinta, il cassero e tre abitazioni, il colpo finale lo diede poi la Seconda Guerra Mondiale, con diverse demolizioni della struttura del castello. Oggi resta parte di esso, circondato da alcune antiche case, protette dalla chiesetta al centro dell’azienda agricola, la cui sede operativa è la Fattoria Pesanella, dal 1961 proprietà della Famiglia Ciampi. Castello Monterinaldi è un carapace di 18 vigneti, sessantadue ettari piantumati a : Sangiovese di vari cloni, Canaiolo, Colorino, Malvasia nera, Petit Verdot, Refosco dal Peduncolo Rosso, Syrah, Gamay, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc, Malvasia bianca, Trebbiano e Chardonnay. Potendo avere a disposizione tutte queste uve, sono diverse le tipologie di vino prodotte, in quasi tutte le etichette sulle bottiglie compare la Tartaruga, simbolo indiscusso e marchio Monterinaldi, quasi a voler dire: bevete lentamente, ascoltate il vino, lui non vi metterà fretta e fino all’ultima goccia si farà bere per donarvi allegria e gioia. Questo 2010 è un Chianti Classico piacevole, grintoso dal tipico rosso rubino, acceso e limpido, con sfumature a tratti violacee, profumi di prugna e amarena si mischiano a note floreali di iris e viola. Elegante in bocca, quasi vellutato, tannini perfettamente integrati alla componente alcolica, lento e persistente sul finale. Chianti Classico DOCG Radda in Chianti (FI) www.monterinaldi.it Prezzo di vendita in Enoteca euro 12,50 Rocca di Castagnoli S u un colle in località Castagnoli a Gaiole in Chianti, immersa in un intero borgo medioevale nel cuore del Chianti Storico circondata da boschi, olivi e filari di cipressi, sorge Rocca di Castagnoli. Sono 850 gli ettari di proprietà, di cui 100 vitati a prevalenza Sangiovese, mentre 15 ettari sono coltivati a olivo. Questi cloni di Sangiovese sono stati oggetto di accurate ricerche condotte in collaborazione con Istituti Universitari che ne hanno analizzato ben 134, poi ridotti a 19, e infine a quattro cloni, tra questi uno è stato riconosciuto ufficialmente come Sangiovese atto a produrre Chianti Classico, pertanto Castagnoli produce Sangiovese e Chianti Classico con cloni propri. Nella Rocca di Castagnoli non potete perdervi l’occasione di visitare il Wine Shop, firmato dall’architetto Ivan Borlenghi, capace di riassumere in un contesto elegante l’intero iter del vino dalla vigna alla bottiglia, un’esperienza sensoriale seducente, ricreata in un ambiente magico con storici muri a scarpa in pietra a vista, ingresso con porta in cristallo e ferro, suggestivo il bancone in legno dotato di un piano ancora in ferro anticato, scenografica è la parete in pietra completamente rivestita da doghe di barrique, tutti elementi unici che conciliano antico e moderno, bellezza e funzionalità. Questo Chianti Classico 2010 è composto al 90% da Sangiovese con il restante 10% diviso tra Canaiolo e Colorino, il colore è un rubino acceso, al naso profumi fruttati ancora freschissimi di ciliegia e mora richiamano sentori speziati di cannella e noce moscata. In bocca è morbido ma allo stesso modo consistente, i tannini fanno il resto perfettamente amalgamati alla parte alcolica, emerge sul finale ancora la vaniglia. Chianti Classico DOCG Gaiole in Chianti (FI) www.roccadicastagnoli.it Prezzo di vendita in Enoteca euro 11,00 Le valutazioni sono rappresentate dal bicchiere. Se il bicchiere è vuoto il vino è piaciuto ed è stato bevuto tutto. Il restante vino nel bicchiere indica la misura di gradimento dello stesso. Le valutazioni sono rappresentate dal bicchiere. Se il bicchiere è vuoto il vino è piaciuto ed è stato bevuto tutto. Il restante vino nel bicchiere indica la misura di gradimento dello stesso. ristorazione&catering 62 gennaio/febbraio duemila14 ristorazione&catering 63 gennaio/febbraio duemila14 Bontà e fragranza per tutti i gusti. È TEMPO DI TÈ! BUON BERE di Alessandra Locatelli I l consumo di tè in Italia sta registrando segnali di crescita dovuti a un maggiore interesse che i canali retail e ho.re.ca. stanno traducendo in ricerca, qualità e nuovi segmenti di mercato. Sta prendendo corpo dunque la cultura del tè, proposto nella sua veste più classica, ovvero in tazza, ma anche come ingrediente da ricettare, ed è sempre meno raro imbattersi in un Tea Sommelier. La figura del Tea Sommelier Francesca Natali, tea stylist autrice di “Il Gusto del Tè” (Trenta Editore, 2013), ci racconta che in fatto di tendenze oggi sono i tè rossi Rooibos a suscitare maggior successo, noto anche come tè rosso africano, dalle molteplici proprietà curative contro lo stress da superlavoro e l’esaurimento in quanto, a differenza del tè nero e del tè verde, è naturalmente privo di caffeina. Per una perfetta tazza di tè, si deve usare acqua alla giusta temperatura per esaltarne l’aroma, 90° per i tè neri, 70° per i verdi, rispettivamente infusi per 4 e 3 minuti. Stuzzica l’appetito e la fantasia. www.grissinbon.it Lipton Food Solutions Alberto Petriola, responsabile Unilever beverage Italia, ci spiega che “le dinamiche del mondo ho.re.ca. riflettono in modo importante anche l’evoluzione della categoria: in primo luogo, i flussi turistici internazionali, con viaggiatori provenienti da paesi molto più evoluti del nostro in termini di tè. Culture che creano una domanda che, se pur marginale, ci stimola a crescere ed evolvere. A seguire, l’interesse del pubblico femminile per le proprietà benefiche. Distonico rispetto alla congiuntura economica, è la tendenza registrata negli ultimi anni alla ricer- ECO IONI POReZcopack a PACK RESA 80 La carta dei tè al ristorante Da qualche anno a questa parte hotel di prestigio e chef stellati del calibro di Alajmo, Leemann, Berton, Cogo, Oldani e Scabin hanno inserito una vera e propria carta dei tè da proporre ai propri ospiti. Come si presenta una carta dei tè a regola d’arte? “Deve contenere almeno 12 referenze suddivise tra tè verdi, bianchi, oolong, pu erh e tisane. – continua Francesca Natali – Il ristoratore ha l’opportunità di vendere sul dopo cena anche a donne e a chi non beve caffè, quindi è economicamente interessante, oltre a essere cool; alcuni hanno viaggiato/lavorato in Oriente o amano semplicemente il tè, hanno un locale con una cucina leggera ma raffinata e clientela internazionale e attenta al proprio benessere”. I luoghi del tea A Roma si va da Babington’s, sala da tè con vista su Piazza di Spagna, a Milano da Cova, al Park Hyatt, al Salotto dell’Hotel Principe di Savoia, solo per citarne alcuni. A Lonato del Garda da 5 anni c’è Voglia di Tè, elegante shop con sala degustazione che Francesca dei Giudici apre realizzando il proprio sogno: “Organizziamo cerimonie del tè con maestri cinesi e giapponesi, happy hour e consulenze; offriamo oltre 180 referenze tra tè di tutto il mondo, infusi alla frutta, tisane alle erbe, infusi wellness”; da qualche mese Voglia di Tè è anche a Brescia. ristorazione&catering 66 gennaio/febbraio duemila14 1 2 3 ECO FILL&GO per l’Italia di Clipper Teas. Secondo i dati Nielsen Scantrack e Homescan di febbraio 2013, Clipper è il tè nero da tutti i giorni con il maggior incremento a volume (+16% MAT*), è il te verde in assoluto con il maggior incremento a volume ( +17,5% MAT*), il marchio Fairtrade ha la maggior quota di mercato, escludendo la Private Labels, coprendo il 76% (* MAT –moving annual total). Il parere del distributore Il distributore altoatesino, Foppa srl, conferma la tendenza: “Nonostante i gusti stiano cambiando, vediamo che i sapori più classici sono quelli preferiti. – commenta Peter Foppa – Tè neri e verdi, infusi e tisane sono i prodotti che vanno per la maggiore tra i nostri clienti – alberghi, ristoranti e locali pubblici – a cui proponiamo una gamma di 13 referenze. Il consumo è stabile, e per noi il dato è positivo, segno che non di tendenza parliamo, ma di una abitudine”. FILL&GO Il tè inglese Clipper Teas, leader indiscusso in Gran Bretagna nel comparto Tè e Infusi Biologici, è sbarcato di recente in Italia. “La linea destinata all’ho.re.ca. comprende una gamma che va dal Tè Verde, sempre più apprezzato per le sue qualità salutistiche oltre che per il gusto gradevole, al Tè Nero deteinato certificato Bio e Faitrade” racconta Milena Vicario, distributrice ca del premium e dell’esclusivo: infusi organici, tisane con proprietà terapeutiche, coltivazioni biologiche… sintomo di una cultura del tè che cresce, e trova proseliti esigenti. Da un punto di vista aziendale, le referenze più apprezzate sono i classici tè neri Lipton Yellow Label, English Breakfast ed Earl Gray, le varianti aromatizzate, anche dei tè verdi, i frutti rossi e gli agrumati”. t “Il tè deve essere di qualità e conservato in luoghi asciutti e bui. – ci spiega la Natali - È raccomandabile un’acqua minerale normale o ancora meglio, come suggeriscono i monaci, acqua di montagna. Le teiere di porcellana sono più diffuse in occidente e sono molto adatte a rispettare l’aroma dell’infuso, le teiere in vetro sono le più adatte per i tè profumati e aromatizzati perché non conservano l’aroma e possono essere utilizzate con diverse tipologie di tè, le teiere in ghisa sono le più nobili e consentono di mantenere a lungo il calore. L’ultima regola è quella del tempo: chiudete gli occhi e liberate la mente”. PACK General Fruit S.r.l. - Via Torquato Tasso, 8/10 - 24060 Credaro (BG) Tel. +39 035.92.70.30 - Fax. +39 035.92.94.70 e-mail: [email protected] - www.generalfruit.com case history Una nuova apertura per Officine Gastronomiche Spadoni di Roberto Martinelli officine gastronomiche spadoni Via Ravegnana, 746 Coccolia (RA) Tel. 0544 569056 www.casaspadoni.it “ Tutto ha avuto inizio con l’assaggio di una fetta di salame fatto con carni di Mora Romagnola ...” esordisce con queste parole Leonardo Spadoni per presentare il suo ultimo gioiello imprenditoriale: il laboratorio gastronomico dedicato alla trasformazione e lavorazione di carni della pregiata razza suina romagnola. Un ardito progetto di filiera voluto dall’infaticabile imprenditore e patron del Gruppo Alimentare che porta il suo nome, che va ad arricchire uno dei modelli imprenditoriali di eccellenza in Italia. Spadoni è riuscito a condividere con l’amministrazione comunale di Brisighella, più una decina di allevatori locali, oltre alla Regione Emilia Romagna che ne ha tutelato il progetto, un modello di filiera che va dall’allevamento fino alla lavorazione delle carni. Un patrimonio, quello della Mora Romagnola, che ha rischiato l’estinzione fino a pochi anni fa, ma grazie anche a questa iniziativa la razza autoctona che nei secoli scorsi era presente in ogni casolare della zona che va da Faenza a Forlì, si apriranno opportunità di commercializzazione per insaccati e ragù di alto pregio qualitativo. “Officine Gastronomiche Spadoni”, il brand che punta alla valorizzazione delle eccellenze gastronomiche romagnole pensata dal dottor Spadoni, mira alla valorizzazione dei prodotti tipici. La famiglia, nota per le sue farine, ha da pochi anni avviato con la stessa filosofia di tutela e salvaguardia delle eccellenze, un caseificio modello nei pressi di Imola in cui si produce un altro prodotto tipico: lo Squacquerone di Romagna Dop. Il progetto “Officine Gastronomiche Spadoni” si potenzia ora con questo ulteriore laboratorio per la trasformazione della Mora Romagnola. Le carni lavorate sono tutte rigorosamente di razza autoctona e ristorazione&catering 68 gennaio/febbraio duemila14 provengono da allevatori della zona ma principalmente dall’allevamento che la famiglia Spadoni conduce assieme ad Emilio Antonellini, uno dei pochi grandi esperti di Mora Romagnola. Nell’azienda agricola, che porta il nome di “Fattoria Palazzo di Zattaglia”, sono stati fatti investimenti per circa 4 milioni di euro, i fabbricati sono stati totalmente ristrutturati e costruite delle moderne stalle, recuperato a vigneto e a piante boschive circa 90 ettari complessivi, e sono stati destinati 15 ettari per il pascolo allo stato semibrado di circa 600 maiali. Immessi nella filiera aziendale, gli animali sono controllati e alimentati con i frutti naturali della terra, senza agenti patogeni come invece spesso accade negli allevamenti intensivi, questi capi si distinguono per le carni di altissimo valore qualitativo. Allevati secondo un disciplinare frutto di antiche modalità e tradizioni, agli animali viene garantito un completo benessere che si traduce per l’appunto in un elevato profilo qualitativo delle carni risultando sode, naturali e saporite. Oltre agli animali il progetto di filiera ha voluto pensare anche agli allevatori, ai quali per statuto viene riconosciuto un prezzo di vendita dei capi che loro stessi stabiliscono. Potrà sorprendere ma per garantire la qualità questo criterio è stato da tutti ritenuto corretto ed equo. Situato a Pontenono di Brisighella, lo stabilimento di lavorazione delle carni ha una superficie coperta di 1500 mq. modulabile fino ad essere triplicato in caso di crescita produttiva, è costato alla famiglia Spadoni 4 milioni di euro ed è un vero modello di tecnologia. Tuttavia è stato progettato per tenere alto il valore della tradizione artigianale, è stato dotato per questo motivo degli ultimi ritrovati della più moderna tecnologia. Basti pensare alle celle di stagionatura totalmente computerizzate e in grado di riprodurre le condizioni climatiche ed ambientali che si trovavano nelle antiche sale di stagionatura delle case di campagna. ristorazione&catering 69 gennaio/febbraio duemila14 I prodotti vengono lavorati completamente a mano esattamente come si faceva un tempo e confezionati nel più alto rispetto igienico sanitario. Le etichette dei prodotti riportano codici particolari dai quali si può risalire all’animale e sapere in quale periodo è stato allevato oltre ad ogni altra fase di lavorazione. “Sono davvero orgoglioso di questo laboratorio – dice Leonardo Spadoni – perché oltre a dare un futuro alla razza di Mora Romagnola, la struttura è stata pensata per dare opportunità anche a chi crede nella tutela e nella diffusione delle carni autoctone di altre zone e territori dell’Italia”. “Si tratta di vedere – precisa non senza speranze – se il mercato, consumatori e ristoratori in primis, riusciranno a comprendere queste differenze qualitative dei nostri prodotti”. Un progetto ambizioso certamente ma ricco di valori e, per dirla alla Carlin Petrini, un modello dove finalmente il cibo che arriva in tavola può essere ritenuto “buono, pulito e giusto”. case history I funghi liofilizzati Bruschi di Roberto Martinelli I funghi nella cucina italiana sono proposti in diversi modi, secondo i piatti della tradizione, oppure con fantasia e personalità come piace fare a Marcello Leoni, chef dell’omonimo ristorante bolognese, che invita a tener sempre presente una regola importante: qualità e freschezza del fungo sono fondamentali in ogni ricetta se si vuole dare esaltazione e profumo ai piatti. Interpretare il fungo con fantasia e personalità vuol anche dire utilizzarlo tutto l’anno, non relegandolo a momenti ben precisi concomitanti con la raccolta. Per la riuscita di un piatto è fondamentale la qualità delle materie prime, il rispetto di questa regola è da sempre di casa nell’azienda Bruschi di Borgotaro, un’azienda storica nel panorama agroalimentare italiano, nata nel lontano 1890, famosa per la qualità di funghi porcini, finferli e altre varietà. Non a caso nasce ed è radicata in Borgotaro, patria del fungo porcino IGP, unico prodotto di specie riconosciuto a livello mondiale. Per i suoi funghi, la Bruschi parte da un’attenta selezione della materia prima. I funghi sono selezionati a mano uno ad bruschi borgotaro srl Via Caduti del Lavoro, 5 Borgo Val di Taro (PR) Tel. 0525 96430 www.bruschiborgotaro.com uno da personale esperto. Successivamente, prima della lavorazione, vengono accuratamente conservati a temperatura e umidità controllate. Con la selezione del fungo all’origine, si garantisce non soltanto l’aspetto esteriore e il colore, ma anche le caratteristiche organolettiche del prodotto. Inoltre, con la sua ampia gamma Bruschi permette agli chef di cucinare funghi porcini, finferli o altre varietà nobili in ogni momento dell’anno. Da tempo la Bruschi ricerca il modo per poter dare un prodotto tal quale al fresco ma tutto l’anno non solo al momento della raccolta. Ora questo prodotto esiste: il fungo liofilizzato, che mantiene la freschezza e la naturalità che ha il fungo fresco. Un prodotto nuovo, completamente diverso dal surgelato e dal secco, infatti il fungo liofilizzato mantiene le stesse caratteristiche del prodotto appena raccolto. Il processo di liofilizzazione è completamente naturale, il più moderno e avanzato oggi conosciuto per la conservazione degli alimenti: il fungo viene disidratato a basse temperature in sottovuoto per togliere la parte di acqua contenuta nel prodotto. Quello utilizzato per la liofilizzazione è un fungo di altissima qualità. Il grande vantaggio è che può essere conservato fino a due anni in comode buste o barattoli a temperatura ambiente e pronto da usare come, quando e quanto si vuole. Non ci sono sprechi di prodotto e tutto è molto pratico. I vantaggi del prodotto liofilizzato non finiscono qui, infatti essendo privo di acqua il fungo non ha sostanze batteriche, per cui rimane sano per tutta la sua self life, ha gli stessi valori nutrizionali e di qualità del prodotto fresco, non contiene additivi o conservanti grazie al processo di liofilizzazione e non viene usata nessuna sostanza chimica che possa adulterare il prodotto. Può essere consumato dai celiaci in quanto non viene a contatto con nessun contaminante. La Bruschi oltre a garantire un prodotto naturale, di qualità come se fosse appena raccolto, ha pensato al suo utilizzo in cucina. Per questo che ha lanciato la linea: “Idee per cucinare”. Una linea di funghi liofilizzati pensati per la cucina, con istantaneità di esecuzione e facilità di ricettazione, a cui si aggiunge velocità d’impiego ed elevatissima resa. Una gamma di prodotti con cui è possibile cucinare funghi porcini, finferli o altre varietà nobili in ogni momento dell’anno come se fossero sempre freschi. Il prodotto non è surgelato quindi non c’è il problema di conservarlo in frigorifero con i costi che tutti conosciamo; non è essiccato per cui non è impoverito delle sue caratteristiche organolettiche tanto preziose per gli chef. L’utilizzo è semplice e veloce, basta aggiungerlo direttamente nella preparazione che state creando, senza nessun altro accorgimento se non quello di un minimo di umidità, per portare sulle tavole dei vostri ospiti tutti i sapori e gli aromi del fungo fresco. Per descrivere le qualità di “idee per cucinare”, l’azienda utilizza tre concetti base: bello, buono, facile. Bello: nell’aspetto del prodotto in sè, esattamente com’è da fresco. Buono: nel profumo, nel sapore e nel gusto. Consistenza e fragranza si sentono in bocca quando il fungo è cucinato. Facile: il suo utilizzo è facile, immediato e la resa è elevatissima. ristorazione&catering 70 gennaio/febbraio duemila14 case history Pilsner Urquell Da una protesta la scintilla di una birra unica di Aldo Palaoro L a nostra visita alla Pilsner Urquell, il primo stabilimento di produzione di birra in Repubblica Ceca, si conclude dove idealmente tutto è cominciato, sulla smisurata, un po’ sproporzionata, piazza di Pilsen, tra la chiesa isolata sul grande rettangolo e il palazzo del municipio. Qui accadde qualcosa di molto importante, un evento che ci permette di affermare che quella birra che oggi conosciamo col nome di Pilsner Urquell nasce da una protesta, una rivendicazione popolare. Dobbiamo arrivare alla metà del 1800, considerare come lo sviluppo demografico e sociologico di una località dedita fortemente ad un’attività unica, parcellizzata in centinaia di piccole produzioni casalinghe, anziché produrre una concorrenza virtuosa e, dunque, la ricerca spasmodica di una prodotto sempre più buono, aveva incredibilmente ottenuto l’effetto contrario con una qualità sempre più scadente della bevanda che tutti i giorni, uomini, donne, giovani e meno giovani, consumavano più dell’acqua, cosa questa che, in verità, pare continui ad avvenire ancora oggi un po’ in tutta l’area mitteleuropea. Pessima qualità, professionalità pressoché assente, noncuranza sempre più accentuata, una miscela esplosiva ristorazione&catering 72 gennaio/febbraio duemila14 che portò all’esasperazione della clientela, così, un giorno, un gruppo di consumatori furibondi, prototipo di una sorta di associazione di consumatori, decide di metter in atto un’azione dimostrativa, portando le proprie botti di birra davanti al Comune versandone l’intero contenuto, allagando l’intera piazza di Pilsen. Una protesta in piena regola, i cittadini di Pilsen e dintorni non erano più disposti a tollerare una situazione che nel tempo aveva peggiorato sempre più la qualità di ciò che consumavano. Una protesta efficace, che oggi definiremmo quasi un flash mob, che produsse un risultato positivo, infatti, alcuni produttori decisero di consorziarsi e di studiare nuovi metodi e nuove ricette per ottenere una birra che fosse gradita dai propri concittadini. Correva l’anno 1842. Bisognava, innanzitutto, trovare un Mastro Birraio all’altezza e la scelta cadde su di un forestiero, un bavarese, proveniente da Vilshofen, essendo nota peraltro la buona qualità delle birre prodotte in Baviera. Il mastro si chiamava Josef Groll che già, nella Birreria del padre e con condizioni climatiche simili a quelle della Boemia, aveva già sperimentato una produzione di tutto rispetto. La leggenda narra che costui custodisse gelosamente un lievito segreto (quello usato ancora oggi e chiamato in codice Pilsner H), sottratto da un monaco benedettino per pagare un debito, erano, infatti, i monasteri i luoghi per eccellenza dove, tra le altre produzioni, era in voga realizzare birra. La nuova produzione fissa una data, anzi un periodo, quelle 5 settimane che intercorrono tra il 5 ottobre e l’11 novembre 1842, quindi, messa a punto la ricetta, Josef Groll brindò con i suoi mecenati con la prima birra di una produzione che ancora oggi possiamo assaggiare ogni volta che stappiamo una Pilsner Urquell. Questo momento rimane indelebile nella memoria e nella storia di una località che indissolubilmente lega il suo nome al tipo di birra forse più diffuso al mondo. Va sottolineato che fino a quel tempo la qualità delle birre era alquanto scadente, un liquido torbido e scuro, peraltro bevuto in calici e coppe di latta o di coccio che non lasciavano intravvedere il prodotto, dalla nascita della Pilsen, invece, cambiò anche il modo di consumare birra, con il vetro trasparente affinché già l’occhio potesse godere della piacevole bevanda e di vetri in Boemia ne potevano produrre in quantità. Quanti anni son trascorsi da quella provvidenziale protesta, oggi Pilsner Urquell veleggia verso il suo 171° compleanno nelle mani sicuri di SABMiller secondo gruppo mondiale con un giro d’affari intorno ai 18 mld di dollari, che per l’Italia distribuisce attraverso la propria società Peroni considerata nel nostro Paese un riferimento nel panorama birrario. * scopri di più..... Leggi l’intera storia di Pilsner Urquell sul sito www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 73 gennaio/febbraio duemila14 mente non viene comunicato che il Parmigiano Reggiano è un prodotto DOP, comunicato che il Parmigiano Reggiano è un prodotto DOP, resta comunicarinvece molto importante comunicar ne l’utilizzo come ingrediente delle pietanze, proprio per il grande valore che i consumatori riconoscono a questo prodotto”. Quali strategie adotta Parmareggio verso la ristorazione? “Parmareggio ritiene il canale della imporristorazione un canale molto impor tante e per il quale, infatti, abbiamo realizzato referenze dedicate, soprattutto in termini di funzionalità del prodotto e di grammature particolari pensate per un consumo differente e più ampio rispetto a quello del nostro responsabile d’acquisto nella GDO. La nostra gamma per la ristorazione include la linea premium con il nostro Parmigiano Reggiano stagionato 30 mesi nella grammatura da 2 kg, nata dall’esigenza di combinare un prodotto di qualità superiore come il 30 mesi, con il contenuto di servizio per il mondo del foodservice. Alla case history Il Parmigiano Reggiano e gli chef di Luigi Franchi Sede legale e stabilimento: Via Polonia, 30-33 Modena Tel. 059 414711 Stabilimento e uffici commerciali: Via Togliatti, 34/ab Montecavolo di Quattrocastella (RE) Tel. 0522 245711 www.parmareggio.it ristorazione&catering 74 gennaio/febbraio duemila14 P TE SPECIAL GIA IT RE À parmareggio spa P armareggio Spa, azienda del Gruppo Granterre, con sede a Modena, è leader in Italia nella produzione e commercializzazione di Parmigiano Reggiano DOP. Due sono gli stabilimenti produttivi: a Modena (dove è presente anche il Burrificio dell’azienda) e Montecavolo di Reggio Emilia dove vengono confezionati il Parmigiano Reggiano in pezzi e il grattugiato. In queste sedi lavorano 288 dipendenti. Il Gruppo associa oltre 500 aziende agricole con una produzione di 1.000.000 di quintali di latte che viene trasformato in cir circa 200.000 forme di Parmigiano Reggiano. Il core business di Parmareggio è da sempre il Parmigiano Reggiano e questo ha permesso all’azienda di essere estremamente vicina al territorio in cui questa Dop viene prodotta. Par Parmareggio è anche produttrice di Burro di elevata qualità, in quanto proveniente dal latte selezionato e controllato dei caseifici delle Province di Modena, Parma e Reggio Emilia. Tutto questo in perfetta sintonia con la mission aziendale di offrire un prodotto naturale, di elevata qualità, genuino e dagli alti valori nutrizionali, come il Parmigiano Reggiano. Abbiamo chiesto a Maurizio Moscatelli, direttore commerciale e marketing, una riflessione sul rapporto che gli chef hanno con il Parmigiano Reggiano. Come è vissuto il Parmigiano Reggiano nella ristorazione attuale? “Il Parmigiano Reggiano nella ristorazione viene vissuto come un ingrediente importante che valorizza i menu proposti. Il re dei formaggi viene per la maggior parte utilizzato come condimento, che permette di donare un sapore speciale e più ricercato ad ogni pietanza. Per questo Par Parmareggio ha dedicato alla ristorazione una gamma ampia di Parmigiano Reggiano in pezzi, grattugiato o a scaglie”. La denominazione di origine protetta rappresenta un elemento di differenziazione e valore nelle scelte di uno chef? “Il Parmigiano Reggiano ha già nel nome una differenziazione sostanziale che lo eleva rispetto agli altri formaggi. La denominazione di origine protetta è sicuramente una tutela maggiore, ma il consumatore in ogni caso riconosce nel Parmigiano un plus valore in termini di qualità, grazie ai minuziosi e ben noti controlli che vengono fatti lungo tutta la filiera produttiva, richiesti dal disciplinare di produzione. Salvo eccezioni particolari, soprattutto per chi vuole proporre prodotti di nicchia, più ricercati e dove c’è la necessità di comunicare tutto ciò che valorizza ulteriormente il prodotto, nella ristorazione solita- ADV GONNELLI&ASSOCIATI Parmareggio propone una linea dedicata alla ristorazione Parlinea premium affianchiamo il Par migiano Reggiano con stagionature inferiori, sia in pezzi che grattugiato. Nel segmento dei pezzi abbiamo le grammature dedicate da 2 Kg e da 4,5 Kg. Sempre per formati dedicati al foodservice, anche nei grattugiati abbiamo puntato a grammature più elevate, con il Grattugiato Fresco da 500 g e da 1 Kg, oppure la bustina sermonodose ad alto contenuto di ser vizio, che contiene 5 g di prodotto, la grammatura ideale per condire un piatto di pasta. Per la ristorazione abbiamo anche una referenza di Parmigiano Reggiano a scaglie, i Petali di Parmigiano Reggiano proposti in una pratica vaschetta da 500 g, che unisce funzionalità del prodotto (Parmigiano già a scaglie pronto per essere utilizzato su roastbeef o su insalate) e grammatura più grande per un consumo più elevato. Parmareggio ha a disposizione anche formati dedicati per il segmento del Burro, con le due grammature più elevate da 500g e da 1000 g che vengono dedicati esclusivamente al canale ho.re.ca.” Una sinfonia di prelibatezze ristorazione&catering &catering 75 gennaio/febbraio duemila14 BERNARDINI GASTONE SRL - CENAIA CRESPINA (PISA) - TEL. 050 644100 WWW.BERNARDINIGASTONE.IT Una storia di valori Valledoro compie 60 anni e ne fa un ricco momento di riflessione sull’economia di comunione case history di Guido Parri S essant’anni di attività per un’azienda sono una tappa importante, a partire dalla forneria gestita da Ferruccio e Rina Zubani in Corso Martiri della libertà, fino alla attuale sede in via Galvaligi. Oggi l’azienda, guidata dalla seconda e terza generazione con Giorgio e Giulio Zubani, vuole cogliere l’occasione di questo anniversario per riflettere sui valori che sono stati alla base della nascita e, fino ad ora, della vita di Valledoro, azienda bresciana di produzione di grissini e prodotti da forno. In primo piano la ricerca continua per mettere la persona al centro dell’attività, sia considerata in veste di cliente, fornitore, collaboratore o comunque parte della piccola o grande comunità umana nella quale s’intrecciano le relazioni interpersonali, economiche e sociali. Come coniugare allora lavoro, valori e fede? La legalità? Nuovi stili di vita più responsabili e cognizione del proprio ruolo sociale? Come produrre in modo rispettoso e sostenibile dal punto di vista ambientale? Come usare la formazione continua per il raggiungimento di obiettivi condivisi tra le persone che lavorano nell’impresa e misurarsi con l’idea di una economia di comunione? Infine, quali sono le problematiche e le buone pratiche per consentire un rapporto tra lavoro e le istituzioni, che sia promotore di maggiore efficienza e “sana” occupazione? Questi sono i temi scelti per riflettere nel corso di tutto il 2014, attraverso una serie di incontri programmati con l’intento di confrontarsi con alcune personalità significative per l’esperienza concreata maturata direttamente sul campo, con cui il presidente Giorgio Zubani intende riflettere insieme a dirigenti, collaboratori, ma anche cittadini che vivono il contesto territoriale e sociale in cui opera Valledoro. È stata infatti la parola “speranza” quella che è riecheggiata con più frequenza nel primo dei sei incontri che segnano il 60° di Valledoro, anche con alcune testimonianze non programmate ma toccanti, emerse da dipendenti di un tempo e di oggi. Numerose le persone tra maestranze, clienti, altri imprenditori, amici ma anche cittadini, che hanno preso parte a questa riflessione a più voci in cui i contributi, molto personali, sono andati intrecciandosi via via con quelli dei due relatori: Clem Fritschi e Michele Michelotti, rispettivamente fondatore e attuale amministratore delegato della Ridix, un’azienda piemontese leader nel settore del commercio di pro- dotti altamente tecnologici. Attualmente l’impresa è guidata dalla seconda e terza generazione, Giorgio Zubani e il figlio Giulio, che cercano di vivere con la fiducia e la speranza, che emergono dalla storia di una esperienza familiare che ha visto nei genitori Rina e Ferruccio Zubani, le solide radici valoriali. Una storia di valori che è stata riproposta per grandi cenni - senza enfasi ma con umile e sano realismo - dalle figlie più grandi presenti all’incontro: Mariarosa, Giuliana e Lidia. Non hanno nascosto le sofferenze e i fallimenti che anche la famiglia Zubani e l’Azienda Valledoro hanno dovuto affrontare, colti però come segni provvidenziali di un disegno più grande di “Chi vede più in là e più avanti di noi”. Il 15 marzo prossimo, sempre presso i locali dell’azienda, si continuerà a riflettere sul grande tema centrale del lavoro: ma questa volta lo si farà intrecciandolo col tema della legalità, del rispetto delle regole, dell’onesta. A fare da stimolatore sarà presente Giuseppe Giuffrida, responsabile bresciano dell’Associazione Libera. ristorazione&catering 77 gennaio/febbraio duemila14 valledoro spa Via E. Galvaligi, 7 Brescia Tel. 030 2000794 www.valledorospa.it libri per voi SIAMO TUTTI PASTICCIONI In cucina con la mamma Accademia maestri pasticcieri italiani ITALIAN gourmet Pag.239 2013- euro 29,90 www.italiangourmet.it di Luca Galavotti M etti 10 grandi Maestri della pasticceria Italiana insieme alla Disney ed il risultato è un libro divertentissimo con 48 ricette che ti guideranno passo dopo passo alla realizzazione di dolci adatti ad un pubblico di bambini ma non solo. Con questo libro creerete magnifici dolci per ricevimenti , feste di compleanno e ricorrenze per bambini e adulti. I 10 personaggi della Disney affiancano i 10 pasticceri e li accompagnano nella realizzazione delle loro ricette rendendo il libro divertente anche per i più piccini che ancora non sanno leggere. Capitanati dall’indiscusso grande maestro della pasticceria italiana Iginio Massari, fondatore dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, questo volume è l’ennesima conferma che, quando i progetti sono validi, l’unione e collaborazione tra i professionisti funziona! Le ricette sono spiegate in modo esemplare con foto e cartoon coloratissimi e gli chef in pose simpatiche e divertenti mentre realizzano i dolci, elencando inoltre gli attrezzi necessari, tempi di realizzazione e grado di difficoltà, includendo anche la resa di ogni ricetta. Ve lo consiglio vivamente! A ms+ch +p er+boo ag nel man an da 90n0no€ a molti colleghi sarà capitato nel proprio ristorante di sentirsi dire dal cliente: io non mangio nessun cibo di provenienza animale, nel suo menù c’è qualche piatto che io possa mangiare? Benvenuti nel mondo VEGANO, in fortissima espansione negli ultimi anni, la conferma viene anche dalla grande affluenza che si è verificata all’ultimo SANA a Bologna dove gli spazi dedicati all’alimentazione Vegana sono stati presi d’assalto da persone di tutte le fasce di età. Non è una moda ma un vero e proprio stile di vita che rifiuta tutto quello che deriva dal mondo animale per sposare solo cibi di provenienza vegetale. Anche l’industria alimentare si è accorta di questo cambiamento nello stile di vita di molti italiani e ci mette ora a disposizione una miriade di prodotti. 125 ricette per aprir aprirci un mondo nuovo alla scoperta di ricette che stuzzicheranno non solo la vostra fantasia ma anche il vostro palato! LA RIVOLUZIONE DELLA FORCHETTA TTA VEGAN TT T.Colin Campbell Macro Edizioni Pag. 240 2013 – euro 14,50 Www.Macroedizioni.It O ttanta ricette completamente dedicate a questa spezia esotica. La sua autrice ci accompagna passo dopo passo alla realizzazione di ricette in un percorso che vi lascerà senza parole per la semplicità con cui le spiega e le prepara. Per molti ancora oggetto sconosciuto nelle cucine, il libro vi aiuterà anche con l’ausilio delle foto ad innamorarvi di questa delizia coltivata principalmente nelle regioni tropicali e subtropicali ma di facilissimo reperimento anche nei nostri negozi di frutta e verdura sotto casa. ZENZERO Alice Hart Guido Tommasi Editore Pag. 160 2012 – euro 24,00 www.guidotommasi.it ristorazione&catering 79 gennaio/febbraio duemila14 g online kin abbiamo scritto di: CON I CORSI DI ALTA FORMAZIONE DIVENTA CUOCO * DIVENTA PASTAIO DIVENTA PASTICCERE * DIVENTA CIOCCOLATIERE DIVENTA PANIFICATORE * DIVENTA PIZZAIOLO DIVENTA GELATIERE * DIVENTA BARMAN Richiedi gratuitamente una copia de I GRANDI CORSI di CAST Alimenti 28 posti www.28posti.org Accademia Maestri Pasticceri Italiani www.italiangourmet.it Alpi srl www.alpicarni.it Barilla www.barilla.it Cristina Bowerman – Romeo www.romeo.roma.it Furio Bragagnolo – Pastificio Zara www.pastazara.it Bruschi Borgotaro srl www.bruschiborgotaro.com Enrico Caldesi – La Fenice Catering www.lafenicecatering.it Castello di Bossi www.castellodibossi.it Castello Monterinaldi www.monterinaldi.it Cateringross www.cateringross.net Claudio Cesena – Antica Osteria della Pesa www.relaiscascinascottina.it T. 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AP. DL 353/03 Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 Art. 1 comma 1 - CN/BO autorizz. del Tribunale di Bologna n. 6126 del 25/07/1992 EDITORE Edizioni Catering srl Presidente: Sergio Esposito Via Margotti, 8 – 40033 Casalecchio di Reno (BO) Tel. 051/751087 – Fax 051/751011 [email protected] – www.ristorazionecatering.it DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Martinelli [email protected] CAPOREDATTORE Luigi Franchi [email protected] REDAZIONE E COLLABORATORI Luca Bonacini, Marina Caccialanza, Roberto Carcangiu, Mauro Entradi, Alberto Fugagnoli, Luca Galavotti, Cristina La Corte, Mauro Lamparelli, Alessandra Locatelli, Antonio Longo, Lucilla Meneghelli, Eugenio Negri, Aldo Palaoro, Guido Parri, Giuseppe Schipano, Valentino Serra, Giuseppe Vaccarini, Mario Zuffada FOTOGRAFIE Archivio Alpi srl, Archivio Pilsner Urquell, Archivio Surgital, Archivio Jungheinrich, Francesco Fioramonti, Luigi Franchi, Le Gourmet, Stefano Pinciaroli, Cinzia Pixi Corrado, Veronica Ulivieri PUBBLICITà Edizioni Catering srl Via Margotti, 8 – 40033 Casalecchio di Reno (BO) Tel. 051/751087 – Fax 051/751011 [email protected] www.ristorazionecatering.it PROGETTO GRAFICO Alessandra Mancin - www.mancin.it STAMPA Seguici anche su: ® ARBE Industrie Grafiche Via Emilia Ovest, 1014 - Modena - Tel. 059/896811 oppure Scarica l’App gratuita di CAST Alimenti TIRATURA E DISTRIBUZIONE - 23.000 copie ISCRIVITI GRATUITAMENTE ALLA NEWSLETTER DEL GIORNALE ONLINE Via Serenissima, 5 - 25135 BRESCIA - tel. 030.2350076 r.a. - fax 030.2350077 - www.castalimenti.it - [email protected] www.ristorazionecatering.it ristorazione&catering 81 gennaio/febbraio duemila14 Via Serenissima, 5 - 25135 BRESCIA - tel. 030.2350076 r.a. - fax 030.2350077 - www.castalimenti.it - [email protected] Ristoranti, trattorie e pizzerie 12.300 – Bar, pub e birrerie 4.400 Hotel 3.700 – Grossisti e distributori f&b 2.650 Consorzi e associazioni di categoria 600 Costo copia: 3,50 euro – abbonamento annuo 21,00 euro Per abbonarsi : Tel. 051 753620 [email protected] È dal sapere che nascono le cose buone. I Grani De Cecco. La nuova linea di prodotti da forno. www.igranidececco.it Dalla passione per l’alta qualità, dall’amore per le ricette della tradizione e dalla sapiente selezione delle migliori materie prime, nasce la nuova linea di prodotti da forno “I Grani De Cecco.” Gustosi snack e pani, fonti di fibre, rigorosamente impastati solo con olio extravergine d’oliva, da assaporare a tavola e nel tempo libero. Perché la qualità è un elemento imprescindibile per De Cecco, un marchio che racconta ogni giorno l’attenzione di una famiglia per tutti i suoi prodotti. Da tr trent rent’anni ni lavoriamo per far crescere la ristorazione italiana, per offr off ire r pro re r dotti ro tt di tti di qualità lit e per fornire servi rviz rvi vizi sempre re puntua re t li. per averr crreduto eduto iinn noi. La prima rete distributiva italiana nel foodservice Via M. Margotti, 8 - 40033 Casalecchio di Reno - Bologna -Tel 051/6167417/482 - www.cateringross.com
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