Dante Anno VII - n. 1 - Aprile 2008 In questo numero: • Maspina e adenocarcinoma prostatico • Carcinoma uroteliale e test FISH (2a parte) • Rassegna stampa • Leggi e professione Delivery of AdvaNced TEchnology Ruolo della maspina nell’adenocarcinoma prostatico Giuseppe Pizzicannella, Alfonso D’Orazio, Mimma Fattore U.O. di Anatomia ed Istologia Patologica, Presidio Ospedale “F. Renzetti” - Lanciano Maspina: campi di applicazione I ndividuata negli anni ’90 la maspina è una proteina appartenente alla famiglia degli inibitori della proteasi sierica che possiede la proprietà di inibire lo sviluppo sia dell’angiogenesi che delle metastasi, dimostrandosi così un soppressore della progressione tumorale. Mette in evidenza le cellule mioepiteliali di cui colora il nucleo e il citoplasma e pertanto è stata soprattutto testata a livello mammario, dove riveste un ruolo diagnostico in quanto permette, con l’evidenziazione delle cellule basali, di orientare la diagnosi verso una patologia benigna. Nel pancreas invece non è presente nel tessuto normale, mentre si manifesta a livello del nucleo e del citoplasma nei carcinomi in situ e nelle forme infiltranti. Il campo di applicazione puramente diagnostico non è esaustivo per la maspina, anche perché esistono marcatori per le cellule mioepiteliali di eguale se non di superiore specificità. Sono stati, infatti, proposti nuovi ruoli per tale marker, specie in campo prognostico dove recenti studi, sia pure preliminari, dimostrano che donne affette da carcinoma della mammella ad alto rischio con alti livelli cellulari di maspina presentano un rischio di recidive minore, probabilmente in relazione al ruolo rivestito nell’inibizione dell’angiogenesi. Tali conclusioni, tuttavia, non sono univoche e spesso sono in contraddizione tra loro. Nella prostata ci sono ragionevoli evidenze del ruolo prognostico della maspina: essa è più rappresentata nei PIN e nei carcinomi indifferenziati, mentre nel tessuto normale e nei carcinomi ben differenziati è sostanzialmente negativa. Maspina e adenocarcinoma prostatico: un’esperienza di ricerca A tal fine abbiamo testato 90 biopsie prostatiche appartenenti a 27 pazienti diversi. Dei 27 casi esaminati, 25 avevano diagnosi istologica di adenocarcinoma prostatico con diverso grado di differenziazione secondo la classificazione WHO: - 7 ben differenziati (score 2-4) - 7 moderatamente differenziati (score 5-6) - 11 poco differenziati (score 7-10). I risultati da noi ottenuti sono in accordo con i dati della letteratura, mostrando una percentuale di positività dell’espressione della maspina che aumenta con il grado di indifferenziazione della neo- Figura 1. Evidente espressione citoplasmatica di maspina in un adenocarcinoma prostatico scarsamente differenziato score 9 (5+4) plasia: infatti negli 11 casi poco differenziati la percentuale di positività delle cellule neoplastiche raggiunge il 60% in 2 casi (Figura 1) mentre gli altri 9 si attestano sul 40%. I 7 adenocarcinomi ben differenziati (Segue a pag. 2) Anno VII - n. 1 - Aprile 2008 Reg. Trib. di Milano n. 32 del 28/01/2003 Editore Springer-Verlag Italia Srl via Decembrio 28 - 20137 Milano Realizzazione a cura di Medicom divisione di Springer-Verlag Italia Srl Direttore Responsabile Maria Antonietta Argentiero Stampa Geca SpA - via Magellano 11 Cesano Boscone (MI) Contiene IP Dante Delivery of AdvaNced TEchnology Lo studio del danno genetico con test FISH n e nel monitoraggio del carcinoma uroteliale Roberto Bandelloni Anatomia Patologica - Dipartimento Laboratori e Servizi E.O. Ospedali Galliera di Genova La prima parte del presente articolo, relativa allo stato dell’arte sul carcinoma uroteliale superficiale e sulla metodologia del test FISH, è stata pubblicata, a firma del Dr. Bandelloni, nel numero 1 2007 della rivista. Test FISH: i dati di un’esperienza triennale scopica persistenti. Successivamente tutti i pazienti sono stati sottoposti a uretro/cistoscopia e a elettroresezione transuretrale: sia i pazienti con esame endoscopico positivo per neoplasia sia quelli con anamnesi positiva per carcinoma uroteliale con citologia e/o FISH positiva o dubbia. I nostri dati hanno dimostrato la presenza di carcinoma uroteliale, confermato dall’esame istologico, in 80 su 168 (47,6%) casi. Le diagnosi di carcinoma uroteliale erano così distribuite per grado e stadio: basso grado n=25 (31,3%) alto grado n=55(68,7%); Cis n=14 (17,5%), pTa n=23 (28,7%); pT1 n=33 (41,3%) e pT2-3 in n=10 (12,5%). TABELLA 1. Accuratezza, sensibilità, specificità, valore predittivo negativo e positivo della FISH e della citologia nella diagnosi del TCC Nel triennio dal 2003 al 2006 sono state eseguite nel nostro laboratorio 450 indagini FISH su urine spontanee, delle quali il maggior numero riguarda 168 pazienti monitorati presso la S.C. Urologia per neoplasia uroteliale. L’età media dei pz. è 66,3 anni (30-99); 133 (79,2%) sono maschi, 35 (20,8%) femmine. In 120 di loro (71,4%) era nota una precedente diagnosi di carcinoma uroteliale. 48 pazienti (28,6%) hanno eseguito gli esami per sintomatologia disurica e/o ematuria micro-macro- Accuratezza Sensibilità Specificità Val. pred. Pos. Val. pred. Neg FISH Citologia Valore di p 88,1% 88,8% 87,5% 86,6% 89,5% 82,7% 70% 94,35% 91,8% 77,6% 0,2 0,006 0,2 0,4 0,03 TABELLA 2. Risultati comparativi FISH e Citologia in relazione al grado nella diagnosi del TCC Displasia Alto grado Basso grado FISH n. pos (%) Citologia n. pos (%) Valore di p 52/55 (94,6) 19/25 (76) 46/55 (83,6) 10/25 (40) 0,1 0,02 (Segue da pag. 1) Bibliografia mostrano una percentuale di positività variabile dal 10 al 20% (Figura 2). I due casi, sottoposti a terapia ormonale prima della prostatectomia radicale, hanno mostrato una alta espressione di maspina e questo, in accordo con la letteratura, suggerisce che l’androgeno può “smascherare” l’espressione di maspina nel cancro prostatico lì dove è frequentemente assente, e pertanto la sua espressione potrebbe essere usata come un pos- 1) Zhila Khalkhali-Ellis. Maspin: the new frontier. Clin Cancer Res 2006; 12:7279-7283. 2) Zhiqiang Zou, Wei Zhang, Denise Young, Martin G. Gleave, Paul Rennie,Theresa Connell, Roger Connelly, Judd Moul, Shiv Srivastava, Isabell Sesterhenn, Maspin expression profile in human prostate cancer (CaP) and in vitro induction of maspin expression by androgen ablation. Clin Cancer Res 2002; 8:1172-1177. 3) Pierson Cr. McGowen R. Grigon D. Sakr W. Dey J. Sheng S. Maspin is up-regulated in premalignant prostate epithelia, Depar tment of Figura 2. Espressione di maspina in un adenocarcinoma prostatico ben differenziato score 4 (2+2) sibile biomarker della sensibilità alla terapia ablativa androgenica. La FISH è risultata positiva in 71 su 80 casi di neoplasia (88,7%), la citologia in 56 su 80 (70%). Nelle tabelle 1, 2 e 3 sono riportati comparativamente i dati riguardanti la sensibilità e specificità delle due metodiche totali e in relazione al grado e allo stadio. In nessun caso di citologia positiva la FISH è risultata negativa. Falsa positività è stata riscontrata in 11 casi per la FISH e 5 per la citologia. In conclusione, il test FISH per l’identificazione del danno genetico nelle cellule uroteliali che spontaneamente sfaldano nell’urina, migliora, rispetto alla citologia urinaria anche in fase liquida, la sensibilità della diagnosi del carcinoma R R (seconda parte) R nella diagnostica RassegnaStampa JCV VIRUS: DA ASINTOMATICO A CARCINOGENETICO? L’infezione primaria da John Cunningham virus colpisce, solitamente in modo asintomatico, il 90% della popolazione mondiale con l’80-90% degli adulti sieropositivi per il virus. Partendo da recenti dati che evidenziano un ruolo oncogenico di tale virus, il gruppo di ricerca giapponese, utilizzando tecniche PCR e di immunoistochimica evidenzia un chiaro ruolo del JVC come fattore di rischio nell’oncogenesi dei carcinomi della lingua. Kutsuna T. et al. Virchows Arch 2008; DOI 10.1007/s00428-007-0534-0 uroteliale, soprattutto nelle forme di basso grado e stadio. La FISH è risultata falsamente negativa in alcuni test riguardanti tumori di basso grado e stadio a minore TABELLA 3. Risultati comparativi FISH e Citologia in relazione allo stadio nella diagnosi del TCC. I 15 casi di FISH positivi e citologia negativi erano così suddivisi: 6 pTaG1, 1 pTaG2/3, 3 pT1G1, 5 pT1G3 Stadio FISH n. pos (%) Citologia n. pos (%) Valore di p CIS pTa pT1 pT2-3 14/14 (100) 16/23 (69,6) 31/33 (93,9) 10/10 (100) 14/14 (100) 9/23 (39,1) 23/33 (69,7) 10/10 (100) 0,08 0,02 Pathology, Wayne State University School of medicine, Detroit PMID: 12430137(PubMed – indexed for Medline) 4) Abraham S, Zhang W, Greenberg N, Zhang M, Maspin functions as tumor suppressor by increasing cell adhesion to extracellular matrix in prostate tumor cells, Department of molecular and cellular biology, Baylor college of medicine, Houston, Texas PMID: 12576872 (PubMed – indexed for MEDLINE) 5) D’Aiuto M, Cancro al seno, nuovo test per individuare chi rischia ricadute: http://guide.dada.net/oncologia/interventi/2003/03/131584.shtml SARCOMA EPITELIOIDE: UN CASO INUSUALE Il sarcoma epitelioide (ES) è, di per sé, raro. Tumore dei tessuti molli ad elevata aggressività predilige la popolazione degli adolescenti e dei giovani adulti. In questo report viene presentato un ancor più raro caso di paziente anziano (80 anni) in cui è insorto il ES con, peraltro, inusuali caratteristiche “angiomatoidi”. Viene discussa in particolar modo la diagnosi differenziale con emangioendotelioma e angiosarcoma epitelioide e il possibile nesso causale tra insorgenza del ES e processo riparativo delle lesioni da ustione presentato dal paziente. Kaddu S. et al. J Cutan Pathol 2008; 35(3): 324-8 glioramenti procedurali per adeguare la quantità di cellule raccolte. Il test Urovision è divenuto uno strumento particolarmente utile nella definizione di un “rischio individuale” di tendenza alla recidiva e alla progressione, e nella validazione di nuovi algoritmi di follow-up in base al pattern molecolare (Figura 1). Per approfondire Figura 1. FISH negativa con pattern normale, doppio segnale per ogni sonda possibilità di progressione e ricorrenza, con scarsa componente cellulare. Il dato ha pertanto attivato mi- 1) Kipp RB. Karnes RJ. Brankley SM. et al. Monitoring intravescical therapy for superficial bladder cancer using fluorescence in situ hybridization. J. Urol 2005; 173:401-404 2) Zelleweger T. Benz G. Cathomas G. et al. Multi-target fluorescence in situ hybridization in bladder washings for predicrtion of recurrent bladder cancer. Int J Cancer 2006; 119:1660-1665 3) Bollmann M. Heller H. Bankfalvi A. et al. Quantitative molecular urinary cytology by fluorescence in situ hybridization: a tool for tailoring surveillance of patients with superficial bladder cancer? B J U International 2005; 95:1219-1225 4) Kruger S. Thorns C. Stocker W. et al. Prognostic value of MCM2 immunoreactivity in stage T1 transitional cell carcinoma of the bladder. E. Urology 2003; 43:138-145 informazioni in modo chiaro e comprensibile, sì da consentire al secondo di autodeterminarsi liberamente, in modo pienamente cosciente, tanto da assumersi gli oneri di una scelta che è informata nella misura prospettata dal medico. Come noto, è la stessa Costituzione Italiana (art. 13 e art. 32 c.2) che proclama la libertà di ogni essere umano di disporre del proprio corpo: ne consegue che, come riconosciuto dal Tribunale di Milano (Sez. VII Civile, 14 maggio 1998, n. 551098), “…… l’attività medica trova fondamento e giustificazione non tanto nel consenso dell’avente diritto (art. 50 Codice Penale) che incontrerebbe spesso l’ostacolo di cui all’art. 5 Codice Civile (sugli atti di disponibilità del proprio corpo n.d.r.), bensì nella prestazione svolta nel rispetto della libertà personale del paziente, ai fini della tutela di un bene costituzionalmente garantito……”. IL CONSENSO INFORMATO DEL PAZIENTE RUOLO DELL’ANATOMO-PATOLOGO Anche l’anatomo-patologo, in virtù delle nuove normative e dei sempre più frequenti contenziosi relativi all’ambito specifico, può essere coinvolto in problematiche inerenti l’acquisizione del consenso informato (scritto, orale, testimoniato che sia) da parte del paziente sottoposto a procedure diagnostico-terapeutiche. È evidente che i problemi del consenso informato sono rivolti principalmente alle prospettive terapeutiche che riguardano il paziente, tuttavia il problema non muta minimamente se il paziente deve sottoporsi a una procedura meramente diagnostica di tipo invasivo (si pensi per esempio a una biopsia renale). Se è vero che l’atto tecnico è opera del chirurgo, spetta all’anatomo-patologo, per quella che è la sua competenza, informare eventualmente il paziente dei limiti specifici dell’esame, dei limiti di diagnosticabilità di una determinata patologia. Ovviamente può trattarsi solo di un ruolo “mediato” attraverso il chirurgo, anche se, altrimenti, l’anatomopatologo può essere chiamato a redigere parte del modulo di consenso da sottoporre al paziente per quanto riguarda la parte di sua specifica pertinenza. GLI ASPETTI SANCITI DALLA VIGENTE LEGISLAZIONE Fatta questa premessa sul possibile ruolo dell’anatomo-patologo, al più generale discorso del consenso informato, preme ricordare una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. III Civile, 14 marzo 2006, n. 5444) in materia di omessa informazione sui rischi di un trattamento medico. La sentenza consente di analizzare una problematica complessa e frequente in ambito medicolegale, ricca di risvolti interessanti, vista l’attuale dimensione assunta dal rapporto interpersonale tra medico e paziente, in cui il primo, in possesso delle indispensabili competenze tecniche, deve trasferire all’altro le Marco Carucci Specialista in Medicina legale e delle Assicurazioni, specialista in Anatomia patologica ...continua nel prossimo numero con Il consenso informato: ruolo del paziente, ruolo del medico ✃ Nome Cognome Via/Piazza Telefono Città Fax E-mail Desidero ricevere la News Letter Non desidero ricevere la News Letter Le saremmo grati se, in entrambi i casi soprariportati, volesse fornirci i suoi commenti sull’iniziativa Spedire, in busta chiusa, a: A. MENARINI Diagnostics, via Lungo l’Ema 7 - 50012 Bagno a Ripoli (FI) Ai sensi e per gli effetti di cui al D.Lgs.n°196/2003, il sottoscritto……………………………………………………………… dichiara espressamente di prestare il consenso all’intero trattamento dei propri dati da parte di Medicom - Divisione di Springer-Verlag Italia Srl. Ai sensi dell’art. 7 del medesimo D. Lgs. n°196/2003, potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, rettificare e cancellare i propri dati scrivendo a Medicom - Divisione di Springer Verlag Italia Srl, Via Decembrio 28-20137 Milano
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