Frontiere

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Comitato Scientifico
Piero Bevilacqua
Lazzaro Rino Caputo
Stefano Catucci
Luigi Marinelli
Giuseppe Massara
Pietro Montani
Cosimo Palagiano
Luigi Punzo
Massimo Vedovelli
Norbert Von Prellwitz
Coordinamento
Giuseppe Massara
Responsabile di Redazione
Valeria Merola
Teorie della traduzione
in Polonia
A cura di
Lorenzo Costantino
SETTE CITTÀ
Proprietà letteraria riservata.
La riproduzione in qualsiasi forma,
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in disco o in altro modo, compresi cinema,
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Progetto grafico e impaginazione Virginiarte.it
Finito di stampare nel mese di ottobre 2009
dalla Tipolitografia Quatrini A. & F.
Caratteristiche
Questo volume è composto in Jamson Pro
disegnato da Robert Slimbach e prodotto
in formato digitale dalla Adobe System nel
1989; è stampato su carta ecologica Serica
delle cartiere di Germagnano; le segnature
sono piegate a sedicesimo (formato 135 x 210)
con legatura in brossura e cucitura filo refe; la
copertina è stampata su carta patinata opaca
da 250 g/mq delle cartiere Burgo e plastificata
con finitura lucida.
Indice
p.
vii
Premessa
Ringraziamenti
xii
Przedmowa
Podziękowania
xiv
Foreword
Acknowledgements
xix
Introduzione
La teoria della traduzione in Polonia
Lorenzo Costantino
Testi
3
Traduzione ed equivalenza
Olgierd Adrian Wojtasiewicz
17
La poetica della traduzione artistica
Edward Balcerzan
39
Traduzione e poetica storica
Jerzy Święch
69
La traduzione artistica come oggetto di interpretazione
‘indipendente’ e ‘correlato’
Stanisław Barańczak
81
Traduzione – comprensione – interpretazione
Jerzy Ziomek
113
Problemi di ‘translatorica’
Franciszek Grucza
135
Le barriere culturali sono fatte di grammatica
Elżbieta Tabakowska
149
I problemi di teoria e prassi della traduzione sullo sfondo di
una teoria generale della mimesis
Dorota Urbanek
161
Bibliografia scelta della teoria della
traduzione polacca (1955-2009)
179
Dati sugli autori
Dane o autorach
Biographical Notes and Abstracts
Premessa
In Polonia le ricerche nel campo della traduttologia, avviate alla
metà del secolo scorso, sono state numerose. Si tratta di una ricca
tradizione di studi con radici profonde in certe caratteristiche della
storia linguistico-culturale e letteraria di questo paese, nelle vaste
ricerche comparatistiche condotte dalla fine dell’Ottocento e negli
studi teorico-letterari a partire dall’inizio del XX secolo I risultati
prodotti da tali ricerche sono spesso di notevole interesse. Ciononostante il tema della teoria della traduzione polacca è poco noto
nel nostro paese (ma in generale in Occidente), ignorato solitamente
persino dagli specialisti della materia.
Come è noto, esistono nella teoria della traduzione delle barriere
interne alla disciplina, causa spesso di una totale incomunicabilità
tra gli studiosi impegnati nei vari settori di ricerca che la compongono. Nonostante i tentativi, compiuti negli ultimi decenni, di integrazione dei diversi approcci e prospettive di ricerca, l’immagine che
offre di sè la teoria della traduzione appare oggi più che mai – come
scrive Dorota Urbanek – quella di uno specchio rotto.
Una delle ragioni della scarsa diffusione che fino a oggi hanno
avuto nei paesi occidentali gli studi traduttologici polacchi è paradossalmente l’esistenza di quelle barriere linguistiche che la disciplina vorrebbe contribuire ad abbattere. Tali barriere favoriscono, a
quanto pare, la moltiplicazione dei mille frammenti dello specchio
rotto della traduttologia: ai frammenti dei diversi modelli proposti,
dei diversi linguaggi utilizzati e dei diversi ambiti di indagine in cui
le ricerche si sono sviluppate in questi decenni, si aggiungono in tal
modo quelli delle tradizioni rimaste ai margini di certi circuiti del
dibattito internazionale.
Lorenzo Costantino
Nella fase di nuova espansione della disciplina a cui oggi assistiamo, è certamente necessario compiere uno sforzo per ricomporre lo
specchio anche in questo senso. La presente antologia vuole essere
un contributo in tale direzione.
Il volume intende ripercorrere brevemente i circa 50 anni di studi di teoria della traduzione in Polonia, presentando in traduzione
italiana alcuni dei suoi testi più significativi, ma non accessibili alla
maggior parte dei lettori occidentali. A partire dal 1955, data di pubblicazione della raccolta di saggi O sztuce tłumaczenia (L’arte della
traduzione)������������������������������������������������������������
, l’attività di ricerca svolta in questo paese mostra caratteristiche peculiari: i primi interventi al dibattito teorico, caratterizzati da un approccio ‘linguistico’, contengono interessanti osservazioni sulla traduzione letteraria. Nel 1957 il linguista Olgierd A.
Wojtasiewicz sottolinea la natura semiotica, psicologica e culturale
della traduzione. Dalla fine degli anni ’60 dominano le ricerche sulla
traduzione letteraria, condotte da storici e teorici della letteratura
di orientamento semiotico-strutturalista (un posto di primo piano
spetta a Edward Balcerzan e alla ‘scuola di Poznań’). Le ricerche
teoriche e descrittive di questi studiosi, caratterizzate da un’analisi che
potremmo definire allo stesso tempo source e target oriented, micro­- e
macrostrutturale, risultano spesso in anticipo rispetto alle indagini in
questo campo condotte in Occidente (significativi, in questo senso,
gli studi riguardanti la posizione delle traduzioni nel sistema letterario o le indagini sul bilinguismo letterario); caratteristica degli
studi polacchi appare inoltre la particolare attenzione accordata alla
prospettiva diacronica e della ricezione. Verso la metà degli anni ’70
in campo linguistico si assiste a una reazione al ‘predominio delle ricerche sulle traduzioni letterarie’ (Franciszek Grucza), che conduce
negli anni ’80 a privilegiare altri ambiti di ricerca: interpretazione
orale e traduzione di testi specialistici, terminologia, didattica della
traduzione, ecc. (‘scuola di Varsavia’). Si assiste poi al tentativo di
ridefinire il concetto di equivalenza sulla base di fattori pragmatici,
con indagini orientate non tanto sulla lingua, quanto sul soggetto
enunciante e il contesto di enunciazione (Tomasz P. Krzeszowski).
VIII
Premessa
Il contributo più interessante e fecondo delle ricerche traduttologiche polacche dagli anni ’90 è rappresentato dal ‘modello cognitivista’
proposto da Elżbieta Tabakowska. Nell’ultimo decennio si è invece
assistito in Polonia (come nel resto del mondo) a una vera e propria
esplosione di studi sulla traduzione, che ha dato origine a una pluralità di ricerche in varie direzioni (un interessante esempio è, fra gli
altri, la riflessione di Dorota Urbanek, volta a rintracciare il legame
fra alcuni concetti affermatisi all’interno del dibattito traduttologico e certe caratteristiche della tradizione filosofica occidentale).
IX
Ringraziamenti
Un ringraziamento del tutto speciale va a Edward Balcerzan,
mentore indiscusso nel periodo delle mie ricerche in Polonia, e
all’amico e maestro Luigi Marinelli, per l’inestimabile supporto
scientifico e per i consigli sempre preziosi in ogni fase della realizzazione di questo lavoro, nonché per lo straordinario sostegno umano nei momenti più difficili; all’amico Alessandro Amenta, per la
collaborazione nella revisione di alcuni testi, per i suggerimenti e
la presenza costante. Ringrazio Elżbieta Tabakowska, Dorota Urbanek, Stanisław Barańczak, Jerzy Święch, Franciszek Grucza e
la casa editrice Translegis di Varsavia, Anna Ziomek-Markowska,
Zofia Kozłowska, Laura Salmon, Lucyna Gebert, Rita Giuliani, Ewa Rajewska, Maciej Stanasiek, Monika Woźniak, Agnieszka Stryjecka, tutti gli amici dello Zakład Literatury XX wieku,
Teorii Literatury i Sztuki Przekładu dell’Instytut Filologii Polskiej
dell’Università UAM di Poznań, i colleghi dell’Instytut Lingwistyki Stosowanej dell’Università di Varsavia, Aleksandra Wołoszczuk,
Marta Wojtkowska-Maksymik, Paola Buoncristiano, Aleksandra
Kasprzyczka, Pasquale Turrisi, Gianni Cimador, Bianca Ruggeri,
Dominika Wronikowska. Ringrazio Giuseppe Massara, che per
primo si è interessato a questa ricerca, seguendone con interesse (e
infinita pazienza) gli sviluppi.
Przedmowa
Od drugiej połowy ubiegłego wieku w Polsce nasiliło się zainteresowanie badaniami w obrębie przekładoznawstwa. Korzenie tej
bogatej tradycji tkwią w pewnych specyficznych cechach lingwistyczno-kulturalnych i literackich historii Polski oraz w tradycji studiów komparatystycznych sięgających końca XIX wieku i studiów
teoretyczno-literackich z początku XX stulecia. Mimo doniosłych
i oryginalnych propozycji, polska teoria przekładu jest jednak poza
granicami kraju niemal zupełnie nieznana.
Jak wiadomo, istnienie wewnętrznych barier często utrudnia
komunikację między badaczami zajmującymi się różnymi dziedzinami
translatologii i chociaż na przestrzeni ostatnich dziesięciu lat podejmowano próby integracji rozmaitych perspektyw czy metodologii, obraz
traduktologii przypomina, jak twierdzi Dorota Urbanek, pęknięte lustro.
Jedną z przyczyn słabej znajomości polskich studiów traduktologicznych na Zachodzie są – paradoksalnie – owe bariery językowe,
które ta dyscyplina naukowa chciałaby obalić i które przyczyniają się
też, jak sądzimy, do danych wzorców, terminologii i kierunków badań,
rozwijających się w ostatnich dziesięcioleciach, ale także o fragmenty
tradycji pozostających na marginesie debaty międzynarodowej.
Obecnie, w obliczu intensywnej ekspansji tej dyscypliny, warto
podjąć wysiłek złożenia rozbitego lustra w jedną całość. Ten właśnie
cel przyświeca niniejszej antologii.
Niniejszy tom stanowi przegląd prawie pięćdziesięcioletniej tradycji studiów nad teorią przekładu w Polsce i prezentuje we włoskim
tłumaczeniu niektóre prace z tego zakresu, które ze względu na barierę
Lorenzo Costantino
językową są trudno dostępne dla większości zachodnich czytelników.
Już od 1955 r., kiedy to został opublikowany zbiór pt. O sztuce tłumaczenia, badania prowadzone w tym kraju odznaczały się szczególnymi
cechami. Pierwsze teksty ‚teoretyczne’, mimo iz pisane z perspektywy
‚lingwistycznej’, zawierały wnikliwe uwagi o przekładzie literackim. W
1957 r. językoznawca Olgierd A. Wojtasiewicz podkreślał semiotyczną,
psychologiczną i kulturową naturę przekładu. Od końca lat sześćdziesiątych dominowały badania nad przekładem literackim prowadzone
przez historyków i literaturoznawców o rodowodzie semiotycznostrukturalistycznym (pierwszoplanowe miejsce zajmuje tu Edward
Balcerzan oraz tzw. ‚szkoła poznańska’). Studia będące ich pokłosiem
(o charakterze teoretycznym i deskrypcyjnym, zawierające analizy, które można by określić jako jednocześnie source i target oriented, mikro­- i
makrostrukturalne) często wyprzedzały podobne prace prowadzone na
Zachodzie (tak działo się, na przykład, w rozważaniach nad pozycją
tłumaczeń w systemie literackim czy nad bilingwizmem literackim).
Polscy badacze szczególną uwagę zwracali także na perspektywę diachroniczną oraz recepcji. W połowie lat siedemdziesiątych lingwiści
wystąpili przeciwko�������������������������������������������������
badaniom
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skupiających się tylko nad tłumaczeniami literackimi (Franciszek Grucza) i dzięki temu już w następnej dekadzie doprowadzili do uprzywilejowania innych obszarów badawczych,
takich jak przekład ustny, przektad tekstów specjalistycznych, terminologia, dydaktyka przekładu itp. (‚szkoła warszawska’). Następnie
podjęto próbę redefinicji pojęcia ekwiwalencji na podstawie czynników
pragmatycznych i poprzez badania skupiające się nie tyle na języku, ile
na podmiocie mówiącym i kontekście wypowiedzi (Tomasz P. Krzeszowski). Od lat dziewięćdziesiątych najciekawszy i najowocniejszy
element polskich badań traduktologicznych stanowi ‚model kognitywistyczny’ zaproponowany przez Elżbietę Tabakowską. W ostatnim
dziesięcioleciu obserwujemy natomiast prawdziwą eksplozję badań
nad przekładem (ciekawym przykładem jest, m. in. oryginalna refleksja
Doroty Urbanek nad związkami pomiędzy niektórymi pojęciami używanymi przez traduktologów a tradycją zachodniej filozofii).
XII
Podziękowania
Chcę szczególnie podziękować Edwardowi Balcerzanowi, mojemu opiekunowi naukowemu w Polsce, oraz mistrzowi i przyjacielowi
Luigiemu Marinellemu, za nieocenioną pomoc naukową i cenne rady
udzielone mi w czasie pracy nad ksiąką, oraz za wsparcie w najtrudniejszych chwilach; przyjacielowi Alessandrowi Amencie, za to, że
mogłem się do niego zawsze zwrócić, oraz za współpracę i pomóc
przy redakcji niektórych tekstów. Dziękuję Elżbiecie Tabakowskiej,
Dorocie Urbanek, Stanisławowi Barańczakowi, Jerzemu Święchowi,
Franciszkowi Gruczy, wydawnictwu Translegis, Annie ZiomekMarkowskiej, Zofii Kozłowskiej, Laurze Salmon, Lucynie Gebert,
Ricie Giuliani, Ewie Rajewskiej, Maciejowi Stanasiekowi, Monice
Woźniak, Agnieszce Stryjeckiej, wszystkim przyjaciołom z Zakładu
Literatury XX wieku, Teorii Literatury i Sztuki Przekładu Instytutu
Filologii Polskiej UAM w Poznaniu, kolegom z Instytutu Lingwistyki Stosowanej Uniwersytetu Warszawskiego. Moje podziękowania
zechcą także pzyjąć Aleksandra Wołoszczuk, Marta WojtkowskaMaksymik, Paola Buoncristiano, Aleksandra Kasprzyczka, Pasquale
Turrisi, Gianni Cimador, Bianca Ruggeri, Dominika Wronikowska.
Swoje podziękowania kieruję wreszcie do Giuseppe Massary, który
jako pierwszy zainteresował się tym badaniem, a z ciekawością (a
także wielką cierpliwością) śledził jego przebieg.
Foreword
Since the mid-nineties much research has been carried out
in the field of translation studies in Poland, one characterized by
a long deeprooted tradition in connection with certain aspects of
the country’s linguistic, cultural and literary history. In fact several
comparative studies had been carried out consistently from the
late 1880s and relevant theoretical works developed as early as the
beginnings of the last century. Although the results emerged were
often of considerable interest, little is known about Polish translation
theory in Italy and in the West at large, being often ignored even by
experts.
Internal barriers often leading to a complete lack of
communication among translation theoreticians working within
the many subdivisions are a well known fact of this area of research.
Especially over the last few decades, despite a number of attempts to
counter such tendency and promote discussion in order to possibly
integrate different outlooks and approaches, it does seem that, as far
as translation theory is concerned, what we still got today, in Dorota
Urbanek’s words, is more than ever comparable to a “shattered
mirror”.
Paradoxically, one of the reasons why little is known about Polish
translation studies in Western countries is the existence of those
very barriers, despite the fact that one of the aims of this discipline
is to remove them and they do appear to play an important role
in the multiplication of the fragments of the translation studies
shattered mirror. Consequently, in addition to the various models
and linguistic options which were the subject of the research
carried out in the last half century or so, one should also take into
Foreword
account some valuable approaches linked to certain persisting local
traditions which though on the fringe of the international debate are
very worth evaluating. Considering the current developing trends
of translation studies, we strongly feel an effort should be made
to contribute to putting back again some of the fragments of the
shattered mirror, hoping this anthology will help in the process of a
new phase of research.
The volume covers about 50 years of translation theory in
Poland, giving the Italian reader the opportunity to approach some
of the most significant texts, which unfortunately are still not easily
accessible in the West. Since 1955, when O sztuce tłumaczenia (The
Art of Translation) was first published, Polish research in the field
shows its own peculiar traits: early contributions to the debate,
characterized by the “linguistic turn”, contain interesting remarks
on literary translation. In 1957, linguist Olgierd A. Wojtasiewicz
can be found stressing the semiotic, psychologic, and cultural
nature of translation. Around the late sixties research on literary
translation prevailed and was carried out by historians and theorists
semioticwise / structuralwise oriented; among them Edward
Balcerzan and the “Poznań School” were prominent. These scholars
produced a kind of theoretical and descriptive research work which
was characterized by an analytical approach definable as “source” and
“target” oriented, micro­– and macrostructural at the same time – a
fact proving that they were often ahead of comparable studies carried
out in the West at the same time. Polish methods are typified by the
particular attention given to diacronic and reception perspectives.
During the mid-seventies we find interest in literary translation
still being a dominant trend in the linguistic field (Franciszek
Grucza); in the eighties other areas of research were privileged: oral
translation, translation of special texts, terminology, translation
teaching, etc. (“Warsaw School”). Furthermore, an effort to redefine
the concept of equivalence starting from pragmatic factors can be
easily noticed, as applied not only to language oriented studies, but,
more importantly, to enunciation concepts implying the evaluation
XV
Lorenzo Costantino
of enunciating subjects and contexts (Tomasz P. Krzeszowski). To
conclude, the most interesting and prolific Polish contribution to
translation research from the nineties up to our days — within the
complex framework of a great number of booming new trends — is
however represented by the “cognitive model” suggested by Elżbieta
Tabakowska. Translation studies did boom in Poland just as about
anywhere else during the last decade, stimulating research in a
number of directions — among others Dorota Urbanek offers a good
example of that, tracing back in Western philosophical tradition
much of what is going on inside the current debate in translatology.
XVI
Acknowledgements
I do feel particularly indebted for this volume to Edward
Balcerzan, who greatly helped during research periods spent in
Poland, and to my friend and master Luigi Marinelli, whose advice
and scientific response were constant and precious, along with
the extraordinary moral support, especially in the most difficult
phases of my work. Special thanks go to my dear friend Alessandro
Amenta, cooperating in checking some of the texts, for his useful
suggestions and constant availability. I am also grateful to Elżbieta
Tabakowska, Dorota Urbanek, Stanisław Barańczak, Jerzy Święch,
Franciszek Grucza e Translegis Publishing House in Warsaw, and
to Anna Ziomek-Markowska, Zofia Kozłowska, Laura Salmon,
Lucyna Gebert, Rita Giuliani, Ewa Rajewska, Maciej Stanasiek,
Monika Woźniak, Agnieszka Stryjecka, Aleksandra Wołoszczuk,
Marta Wojtkowska-Maksymik, Paola Buoncristiano, Aleksandra
Kasprzyczka, Pasquale Turrisi, Gianni Cimador, Bianca Ruggeri,
Dominika Wronikowska, along with the friends of Zakład
Literatury XX wieku and Teorii Literatury i Sztuki Przekładu of
the “Instytut Filologii Polskiej” of Poznań UAM University and
the colleguaes of the Warsaw University “Instytut Lingwistyki
Stosowanej”. Thanks to Giuseppe Massara, who took an early
interest in this project, following its developments with patience and
concern.