Adige Bitumi paga artigiani e fornitori Via libera al concordato da 50 milioni Salvati 110 posti di lavoro di cui 35 edili FRANCESCO TERRERI TRENTO - Dopo tanti casi di piccole imprese tradite da «furbetti del concordato», finalmente un'azienda che paga artigiani e fornitori e salva l'occupazione. Questo farà il Gruppo Adige Bitumi di Mezzocorona, stando al piano in base al quale è stato ammesso al concordato preventivo con continuità aziendale con il decreto di ieri del tribunale di Trento. Adige Bitumi, che a luglio aveva presentato domanda di concordato in bianco, nell'arco di cinque anni pagherà complessivamente 50 milioni di euro a decine di creditori, con percentuali che vanno dal 50 al 100% del credito. Le risorse verranno dal ramo cave e pavimentazioni, che prosegue l'attività, e dalle dismissioni già avviate. Tra i lavoratori che restano in Adige Bitumi e quelli «ceduti» del ramo edile, saranno salvati 110 posti di lavoro. Il tribunale ha confermato come commissario giudiziale Maurizio Postai e ha fissato l'adunanza dei creditori per la votazione del piano al 9 maggio prossimo. La proposta della società guidata da Paolo Tellatin è stata redatta con l'assistenza dell'avvocato Francesco Beccaria dello studio Alpeggiani e Associati di Milano e dello studio del commercialista Massimo Noti di Firenze. La proposta di Adige Bitumi prevede la prosecuzione aziendale del ramo cave, asfalti e pavimentazioni con l'esercizio diretto di tali attività negli stabilimenti di Mezzocorona, Nago Torbole, Dossobuono (Verona), Pozzoleone e Sarcedo (Vicenza), nonché tramite la controllata C9 Costruzioni di Bolzano, con un totale di oltre 70 addetti. Le altre attività del gruppo, considerate non «core business», verranno cedute a terzi. II piano è quinquennale Pagamento dei creditori dal 50 al 100% grazie ai flussi di cassa del ramo cave-asfalti che prosegue e alle cessioni già avviate Di esse, il ramo costruzioni, con cantieri per un valore di circa 39 milioni e 35 addetti, è stato affittato alla cordata tra il colosso trevigiano Carron, da tempo presente in Trentino, e la trentina Mak. Le due aziende hanno l'obbligo all'acquisto del ramo d'azienda all'omologazione del concordato. La società controllata in Serbia Kjievo doo è stata anch'essa ceduta, dopo una procedura competitiva, ad un operatore serbo per 5 milioni, con un introito netto per Adige Bitumi di 4,3 milioni dopo il riscatto dal leasing di alcuni impianti e macchinari. In vendita è anche il Teer Center, il compendio immobiliare costruito a Mezzocorona, che, ceduto unità per unità, dovrebbe portare nelle casse del concordato 4,8 milioni, corrispondenti al debito con le banche contratto per realizzarlo. Gli incassi delle dismissioni e i flussi di cassa generati dal ramo in continuità dell'azienda nell'orizzonte dei cinque anni consentiranno, secondo il piano, di soddisfare al 100% i creditori privilegiati, tra i quali, oltre alle banche con prestiti ipotecari, vi sono anche i fornitori artigiani. I creditori chirografari, invece, sono suddivisi in tre classi: ai fornitori strategici, soprattutto trasportatori e fornitori di materiale bituminoso al ramo cave, andrà il 75% dei crediti, ai creditori che hanno finanziato la società con anticipi sui crediti futuri - si tratta di quattro banche - andrà il 70%, agli altri creditori il 50%. Resta aperto il fronte della possibilità di Adige Bitumi di partecipare a gare pubbliche, dopo la circolare della Provincia della scorsa estate che lo escludeva per le aziende con il concordato in continuità. Domani è in calendario al Tar di Trento l'udienza di merito sul ricorso dell'azienda, che a novembre ha ottenuto la sospensiva.
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