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DOMENICA 11 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 111
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
Serie A, oggi Roma-Juve
Oggi
Zanetti, ultima partita a San Siro
E l’Inter gli regala una vittoria
Personaggi
La designer sordomuta:
«I miei suoni senza voce»
Servizi, commenti e pagelle
nello Sport alle pagine 38, 39 e 41
Serena Danna nel supplemento
Web reportage sul Corriere online
Le inchieste Intercettata la moglie dell’imprenditore latitante: la separazione? Una finta per gli affari
I TROPPI VOTI
IN FRIGORIFERO
Scajola indagato per mafia
di ANGELO PANEBIANCO
«Gestiva i beni di Matacena». Caso Expo, la rete di Greganti
Padiglione Italia
sia la replica: ancora una
volta il Pd primo e i 5
Stelle secondi. A grande
distanza da tutti i rimanenti partiti. Questa, a
differenza della prima,
non è affatto un’ipotesi
probabile. Perché le elezioni politiche nazionali
sono assai diverse da
quelle europee: nelle Politiche, il grosso degli
elettori ha idee chiare su
quale sia la posta in gioco e, in più, la maggior
parte di loro vota con un
occhio al portafogli. Sono due condizioni che
non si danno nelle elezioni europee. Il che ne
spiega gli altissimi tassi
di astensione e il fatto
che molti elettori votino
«in libertà», in modo difforme da come fanno
nelle elezioni politiche.
Un’eventuale replica alle
Politiche dei risultati delle Europee è, per lo meno, improbabile.
Ma, ancorché improbabile, si tratta di uno
scenario che va preso in
considerazione. Se non
altro, per esorcizzarlo.
Potrebbe realizzarsi solo
se il centrodestra, incapace di risolvere il problema della successione
a Berlusconi, si spappolasse definitivamente.
Un esito che potrebbe essere favorito anche da
una nuova sentenza della
Corte costituzionale sulla
legge elettorale. Se fossimo costretti a votare con
un sistema proporzionale puro, il centrodestra
non riuscirebbe a ricompattarsi, non potrebbe
formare una coalizione
elettorale.
Con una destra polverizzata, resterebbero in
campo solo il Pd e i 5
Stelle.
Giannelli
L’
interrogatorio con i pubblici
ministeri è stato fissato per
mercoledì prossimo: Claudio
Scajola dovrà difendersi anche
dall’accusa di concorso esterno
in associazione mafiosa. La stessa ipotesi di reato sarà contestata
a tutte le persone sospettate di
aver favorito la latitanza dell’ex
parlamentare del Pdl Amedeo
Matacena, aiutandolo anche a rimanere titolare del suo impero
economico. Intercettata la moglie dell’imprenditore: la separazione? Una finta per gli affari.
Caso appalti per l’Expo di Milano: la rete di Primo Greganti.
il SERVIZIO
A PAGINA 9
Dell’Utri in ospedale
«Sono prigioniero
Sentenza politica»
di GIUSEPPE GUASTELLA
DA PAGINA 4 A PAGINA 11
A PAGINA 11
VI RACCONTO
COME SVELAI
IL DATAGATE
l giovedì, quinto giorno a
Hong Kong, andai da
Snowden in albergo. Mi
accolse dicendo di avere
notizie «un po’ allarmanti».
Un dispositivo di sicurezza
connesso a Internet nella
casa da lui un tempo
condivisa con la sua
ragazza, alle Hawaii, aveva
rilevato l’arrivo di due
uomini della Nsa — un
addetto alle risorse umane e
un «poliziotto» dell’agenzia
— venuti a cercarlo. Ciò, a
suo parere, significava quasi
certamente che la Nsa lo
aveva identificato come
probabile artefice della fuga
di notizie (…).
CONTINUA PAGINA 17
con un articolo di Michele Farina
Le foto della sonda Cassini diffuse dalla Nasa
Interventi nell’industria con i fondi della Cassa depositi
Tasse alle imprese, il piano:
taglio da dieci miliardi
Rischio caos per la Tasi
Il cosmo colorato
attorno a Saturno
di GIOVANNI CAPRARA
L
a fotografia di Saturno, il secondo più grande pianeta
del nostro sistema dopo Giove, è con i suoi anelli una
magnifica tavola colorata (nella foto). Ieri sera Saturno,
nel suo viaggio celeste, è passato alla minima distanza
dalla Terra (1,33 miliardi di chilometri). Le immagini
della sonda Cassini sono state diffuse dalla Nasa. A PAGINA 25
T
asse alle imprese: il piano prevede un taglio da dieci miliardi. E debutta la Tasi: rischio confusione. I molti tormenti sul tema
hanno portato alla Iuc, l’Imposta
unica comunale che è poi la somma di Imu (la tassazione sulla
proprietà dell’immobile, dovuta
per le seconde case), Tari (tassa
sui rifiuti) e Tasi (imposta sui servizi indivisibili). I primi a pagare
la Tasi saranno i proprietari e gli
inquilini degli immobili dati in
affitto. L’imposta si paga in due
rate: la prima va versata tra circa
un mese: il 16 giugno. La maggior
parte dei Comuni non ha ancora
deliberato l’aliquota dovuta.
Martin Schulz
«Grillo è solo vento
Ricorda Stalin»
di ALDO CAZZULLO
❜❜
M
ALLE PAGINE 2 E 3 Marro, Menicucci
artin Schulz, candidato
socialista alla presidenza
della Commissione europea, al
Corriere: «Grillo è vento. È come
Stalin. O forse come Chávez».
Querzé, A. Sacchi, L. Salvia
A PAGINA 15
Caserta La voragine sul tetto, gli sprechi e il decoro sparito
di Aldo Grasso
M
Rifiuta di
versare
parte del
compenso
al Pd
siciliano
in rosso
di Greenwald
I
Montecarlo-Dubai,
il romanzo criminale
della ‘ndrangheta
Alberti, Caccia, Ferrarella
Galluzzo, S. Rizzo, Vecchi
Se lo stipendio è una trincea
La ribellione di Corradino
❜❜
In primo piano
CONTINUA A PAGINA 14
ineo di lotta e di governo. A passare
per taccagno non ci sta. «Non sono
un taccagno, è che io il pizzo non lo voglio
pagare». Il nuovo caso nel Pd si chiama
Corradino Mineo (14.000 euro al mese). Il
senatore si è rifiutato di versare una quota al Pd siciliano, che si trova con i conti in
rosso. «Da quando è iniziata la mia avventura, ho versato nelle casse del Pd
27.000 euro e ho sostenuto direttamente
molte altre spese per le campagne elettorali». Come ha spiegato l’ex direttore di
RaiNews24, «per accettare la candidatura ho lasciato la Rai e una retribuzione
più alta».
Alla Rai, lo stipendio di Mineo, di lotta
e di governo, era di oltre 300.000 euro
(lordi) l’anno, uno dei più alti. Gli hanno
ricordato che il contributo di solidarietà
Il libro
di GLENN GREENWALD
di GIOVANNI BIANCONI
e FIORENZA SARZANINI
AFP / NASA / JPL / UNIVERSITY OF COLORADO
I
40 5 1 1>
Servizio Clienti - Tel 02 63797510
mail: [email protected]
Fondato nel 1876
LE IPOTESI SULL’AVANZATA GRILLINA
l sospetto è che diverse persone abbiano cominciato da
qualche tempo ad
accarezzare l’idea che sia
possibile ricostituire in
Italia il «bipartitismo imperfetto». La formula fu
coniata nel secolo scorso
dal politologo Giorgio
Galli. Descriveva la democrazia senza alternanza, con un partito dominante inamovibile e una
fortissima opposizione
anti-sistema, che fu propria del Paese per tutto il
periodo della Guerra
fredda.
Consideriamo due ipotesi, una plausibile e una
molto meno. L’ipotesi
plausibile è che alle elezioni europee di maggio
il Pd risulti il primo partito e i 5 Stelle si collochino
al secondo posto superando di parecchio Forza
Italia. Si noti che, al momento, è solo un’ipotesi
plausibile. I sondaggi
vanno presi con le molle
e, inoltre, è nota la capacità di Berlusconi di fare
grandi rimonte partendo
da una posizione di svantaggio. Per giunta, non è
detto, contrariamente a
ciò che molti pensano,
che le nuove inchieste
sulla corruzione debbano per forza tradursi, al
momento del voto, in ulteriori consensi per Beppe Grillo. Comunque, soprattutto in presenza di
un elevato astensionismo
— che è la norma nelle
elezioni europee —, è
possibile, e forse anche
probabile, che il risultato
indicato dai sondaggi (Pd
primo, 5 Stelle secondo)
si realizzi.
La seconda ipotesi è
che alle elezioni politiche successive (tra un anno o quando saranno) ci
9 771120 498008
In Italia EURO 1,40
www.corriere.it
italia: 51575551575557
Corradino Mineo
serviva «anche a pagare il personale che
rischia il posto e non si trova nell’angosciante dilemma di poter scegliere fra un
lavoro e una candidatura in Parlamento».
A passare per traditore non ci sta. In
commissione al Senato, Corradino ha
contribuito all’approvazione dell’ordine
del giorno Calderoli (non partecipando alla votazione). Il ministro Maria Elena Boschi gli ha invano chiesto di rispettare «il
senso di appartenenza a un gruppo». Mineo di lotta e di governo è stato sprezzan-
te: «Non mi dimetto, ma devo in qualche
modo esprimere il mio dissenso». Sta con
Pippo Civati e alla riforma del Senato di
Renzi preferisce la proposta Chiti.
A passare per lottizzato non ci sta. Corradino, ex manifesto, sostiene di non aver
avuto alcun vantaggio dalla politica. A
Fabrizio Rondolino che lo accusava di essere stato «aiutato» dal Pci-Pds-Ds
(«Non avresti mai fatto il direttore di
RaiNews24. Sei stato nominato da un
partito. Non avresti mai fatto nemmeno il
redattore ordinario, se il partito non ti ci
avesse messo»), ha dato appuntamento
in un tribunale. Che caratterino!
Per sua stessa ammissione, però, la
sua carriera si è svolta sotto il segno di
Sandro Curzi, il mitico Telekabul, che da
direttore lo ha assunto al Tg3 e da consigliere di amministrazione lo ha piazzato
alla direzione di RaiNews24. Nel porgere
le notizie, nel «purificare» le proprie
passioni, Corradino non ha mai tradito il
mentore.
Mineo di lotta e di governo: la sola cosa
che non passa mai.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Reggia dei soldi buttati via
di GIAN ANTONIO
STELLA
N
on ha portato bene, alla
Reggia di Caserta, l’orrendo «cuorno» alto 13 metri eretto prima di Natale
davanti all’ingresso: sui tetti del magnifico e ammaccato Palazzo borbonico si è
spalancata una voragine.
Non bastasse, sono crollati i
visitatori e anche il gigantesco corno «russo, tuosto,
stuorto» (rosso, tosto e
storto), costato 70 mila euro e rimosso dopo le proteste, giace ora abbandonato
a ridosso di un capannone.
In pezzi. Colpa del malocchio? No, della cattiva manutenzione di quel tesoro
che non ci meritiamo.
CONTINUA A PAGINA 23
2
Primo Piano
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo Le misure
Maxi sgravi Irap e via alle privatizzazioni
Morando: nel 2015 ci concentreremo sulle imprese, interventi per 10 miliardi
Il bonus di 80 euro sarà permanente. In settimana il decreto per Enav e Poste
✒
ROMA — Non solo la conferma del bonus da
80 euro per i lavoratori dipendenti, che già da
solo costerà di più perché sarà ritoccato in modo da avvantaggiare le famiglie numerose e
comprendere i più poveri, i cosiddetti incapienti. Ma anche un taglio corposo dell’Irap, la tassa
più odiata dalla imprese, con una sforbiciata che
non si dovrebbe fermare ai 700 milioni di euro
di quest’anno ma salire addirittura a 10 miliardi.
È il vice ministro dell’Economia Enrico Morando, di solito prudente e misurato, ad annunciare
sulle tasse la fase due del governo Renzi. «Il bonus da 80 euro, che ovviamente sarà a regime, dice Morando - è soltanto il primo passo. Nel
2015 dovremo concentrarci sulle tasse che pesano sempre sul lavoro ma dal lato delle imprese.
E l’obiettivo è quello di tagliare di 10 miliardi
l’Irap». Una sparata da campagna elettorale, terreno dove le promesse sulle tasse sono spesso
decisive? «Niente affatto. L’obiettivo del governo è portare il cuneo fiscale a livello dei nostri
principali concorrenti europei. Lo abbiamo
sempre detto e lo faremo».
A questo punto bisogna fare due conti sul
2015. Per la conferma del bonus da 80 euro servono almeno 10 miliardi di euro. Almeno perché proprio i correttivi su famiglie e poveri costeranno qualcosa in più. Aggiungere altri 10
miliardi di taglio all’Irpef vuol dire che il governo di miliardi si impegna a trovarne più di 20.
Non proprio uno scherzo. «I soldi - dice ancora
Morando - arriveranno dalla revisione della
spesa pubblica. Per il 2015 l’obiettivo della
spending review è di 15-17 miliardi, ai quali aggiungere i circa 3, strutturali, trovati per quest’anno. Senza contare le somme recuperate
dalla lotta all’evasione fiscale che vanno destinate proprio all’abbattimento del cuneo fisca-
L'analisi
I provvedimenti
Il bonus di 80 euro
Il taglio dell’Irap
Le vendite
Il bonus di 80 euro varrà al
momento solo per quest’anno. Il
governo intende però renderlo
strutturale e il provvedimento
dovrebbe entrare a far parte della
Legge di Stabilità. A partire dal
prossimo anno, inoltre, l’esecutivo
intende ampliare la platea dei
lavoratori che riceveranno il bonus
Il taglio dell’Irap del 10% deciso
dal governo sarà coperto
dall’aumento dell’aliquota di
tassazione sulle rendite
finanziarie, salita dal 20% al 26%.
Il taglio vale circa 2,4 miliardi di
euro per le imprese e le coperture
previste ammontano a 2,6 miliardi
di euro
Sono state già avviate le
procedure per la valorizzazione
delle quote di Poste, Enav,
Fincantieri e di parte del
patrimonio immobiliare dello
Stato. Le entrate stimate sono pari
allo 0,7% del Pil all’anno dal 2014
e nei tre anni successivi, arrivando
a 12 miliardi complessivi
le». Spending review vuol dire tagli, magari non
lineari cioè un tot per tutti, ma comunque tagli.
Operazione facile a dirsi, meno a farsi. Non è che
per trovare quei soldi si finirà per alzare altre
tasse, come quest’anno con il mini taglio dell’Irap finanziato da un aumento delle imposte
sui conti correnti? «No, i soldi arriveranno dalla
Le coperture
Per la conferma del
bonus nel 2015
servono 10 miliardi
FILM D’APERTURA DEL FESTIVAL DI CANNES
IL PREMIO OSCAR
®
NICOLE
KIDMAN
TIM
ROTH
DI
revisione della spesa. Sulle rendite finanziarie
non si tornerà indietro ma non si chiederà nemmeno di più. Per altro faccio osservare a chi accusa il governo di dare con una mano e di togliere con l’altra, che per vedersi annullato il bonus
da 80 euro dalla tassa sui conti correnti uno dovrebbe avere in banca qualcosa come 20 milioni
di euro. Non proprio i risparmi di un operaio».
Nella caccia alle risorse un aiuto non può venire dalle privatizzazioni che il governo sta per
definire, visto che le somme incassate vanno
destinate al taglio del debito pubblico. Venerdì
arriveranno in consiglio dei ministri i decreti
per cedere il 40% di Poste e il 49% di Enav, la società che controlla il traffico aereo. Le due operazioni saranno fatte in più tappe, per Poste si
pensa ad azioni a prezzo agevolato per i dipendenti e anche per i semplici titolari di un libretto. Ma il percorso è più complesso di quanto
sembra. Anche nel governo c’è chi ha qualche
dubbio sull’opportunità di privatizzare
un’azienda che ha pur sempre in pancia un
quinto del debito pubblico italiano. Sotto traccia
c’è ancora l’ipotesi di una privatizzazione light,
con l’intervento della Cassa depositi e prestiti,
società a controllo pubblico ma contabilmente
fuori dallo Stato. E che sarà chiamata ad fare di
più per aiutare la ripresa. Ieri a Palazzo Chigi si è
discusso proprio del ruolo di Cassa e depositi e
prestiti, non solo esaminando i capitoli più caldi, a partire dalla quotazione di Fincantieri, ma
anche con l’ipotesi di piani industriali di settore
per interventi che dovrebbero riguardare privatizzazioni, immobili e società partecipate.
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia
FRANK LANGELLA PAZ VEGA
UN FILM DI
OLIVIER
DAHAN
DAL 15 MAGGIO
AL CINEMA
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L’ex ministro Sacconi
«Sulle pensioni
facciamo come Merkel
Serve più gradualità»
ROMA — Se la Germania vuole attenuare
l’allungamento dell’età pensionabile
perché non farlo anche noi? «Sono
necessarie alcune flessibilità circoscritte
anche se moderatamente penalizzanti.
Così come dobbiamo incentivare
fiscalmente i versamenti volontari tanto
del lavoratore quanto del datore di lavoro.
Una rigida regola di 67 anni per tutti,
quantomeno nel breve e medio termine,
non è sostenibile. E non è possibile che le
donne in Germania raggiungano i 67 anni
vent’anni dopo le italiane. Non possiamo
avere un sistema più rigido di quello
tedesco». Così il presidente dei senatori del
Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi, a
proposito del piano pensionistico proposto
da Angela Merkel che permetterebbe di
andare in pensione a 63 anni.
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MA SU AUTONOMI
E PARTITE IVA SARÀ
ASSALTO IN SENATO
di ENRICO MARRO
ROMA — Non sarà una passeggiata. Il decreto
legge col bonus da 80 euro entrerà nei prossimi
giorni nel vivo della discussione parlamentare. E
le opposizioni si preparano a presentare una serie
di richieste capaci di far saltare il già fragile
equilibrio finanziario su cui si regge l’operazione.
Ma anche dall’interno della maggioranza
arriveranno proposte di ampliamento della platea
dei beneficiari degli 80 euro in busta paga. Ieri,
per esempio, la portavoce del Nuovo centrodestra
Barbara Saltamartini, ha annunciato che il suo
gruppo presenterà «emendamenti per allargare
gli 80 euro anche alle famiglie monoreddito con
figli, ai lavoratori autonomi e alle partite iva che
sono sotto i 25mila euro». Il decreto comincia il
percorso parlamentare dalle commissioni riunite
Bilancio e Finanze del Senato. Il termine per la
presentazione degli emendamenti scade martedì
alle 14, poi partirà la discussione. Che rischia di
diventare un palcoscenico per la campagna
elettorale per le elezioni europee del 25 maggio.
Forza Italia è scatenata. Spiega Lucio Malan: «Noi
proporremo interventi decisi per evitare la palese
incostituzionalità del bonus. Che non può essere
limitato solo ai
lavoratori
dipendenti,
Emendamenti
discriminando, a
Il termine
parità di reddito,
per la presentazione gli altri
degli emendamenti contribuenti, dai
pensionati ai
scade martedì
lavoratori
autonomi, perché
ciò è in contrasto
con l’articolo 53 della Costituzione». Ora, visto
che gran parte dei pensionati e dei lavoratori
autonomi (circa 19 milioni in tutto) ha un
reddito fino a 28mila euro (il tetto entro il quale
viene dato il bonus), significa che l’attuale platea
di beneficiari (10 milioni), rischia di triplicare o
almeno raddoppiare, escludendo gli incapienti
(redditi fino a 8mila euro). Le coperture? «Non le
abbiamo ancora individuate, saranno pronte per
martedì — risponde Malan — ma del resto
coperture credibili non ci sono neppure sul
bonus del governo». Forza Italia proporrà anche
un taglio «più incisivo» dell’Irap e la
cancellazione della norma che anticipa in
un’unica soluzione il pagamento sui beni
rivalutati dalle imprese, che prima si poteva fare
in tre anni: «Anche questa una norma
incostituzionale perché viola il patto fatto con i
contribuenti», dice Malan.
Anche il Movimento 5 stelle prepara un pacchetto
di emendamenti per rilanciare, in campagna
elettorale, i suoi cavalli di battaglia: introduzione
del reddito di cittadinanza; taglio dell’Irap per le
aziende sotto i 10 dipendenti; pene severe contro
il falso in bilancio; abolizione di Equitalia; limiti
alle pensioni d’oro; aumento della tassazione per
l’indennità dei parlamentari e tetto di 5mila euro
mensili per la stessa; più tagli alla difesa.
«Aspettiamo gli emendamenti e poi decideremo
cosa fare», dice Antonio D’Alì (Ncd), uno dei
due relatori di maggioranza al decreto (l’altro è
Cecilia Guerra, Pd). «Noi siamo disponibili alla
discussione, ma tutte le proposte devono essere
coperte». Nelle due commissioni riunite (50
senatori) il vantaggio della maggioranza sulle
opposizioni, spiega D’Alì, è di 6-7 voti. Non
tantissimo. Bisognerà evitare imboscate. Per
prudenza il voto finale in commissione è
previsto per il 27 maggio. Dopo il voto europeo,
quindi. E in aula, se sarà necessario, il governo
ricorrerà al voto di fiducia. Perché, come ha
detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo
Padoan, il decreto non può essere stravolto.
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
» Approfondimenti
I primi pagamenti dopo l’abolizione dell’Imu
LE TASSE SULLA CASA
Tasi, i comuni non fissano la rata
Rischio caos per la scadenza di giugno
Il 16 giugno
scade il
termine per
pagare la
rata Tasi per
gli immobili
in affitto.
Riguarda
proprietari
e inquilini,
ma nella
gran parte
dei casi i
comuni non
hanno
deciso le
aliquote
Soltanto 900 municipi su 8 mila hanno individuato aliquota e detrazioni
MILANO — Ci risiamo. Si avvicina
il debutto della Tasi e il rischio confusione è dietro l’angolo. Moltissimi tra
proprietari e inquilini arriveranno al
versamento della prima rata senza
sapere come dividersi l’onere del tributo. Inoltre, vista l’ampia discrezionalità dei comuni, la diversa composizione di aliquote e detrazioni potrebbe portare – così stima il servizio
politiche territoriali della Uil – addirittura a 75 mila Tasi diverse.
Per capire cosa sta succedendo bisogna riprendere il discorso là dove
lo si era lasciato. E cioè dal grande
tormentone esistenzial-fiscale del
precedente governo – Tasi, Trise, Tuc
o Tul – che alla fine ha generato la Iuc.
L’Imposta unica comunale, però, di
unico ha davvero poco. Il tributo, infatti, non è altro che la somma di Imu
(la tassazione sulla proprietà dell’immobile, dovuta per le seconde case),
Tari (tassa sui rifiuti) e Tasi (imposta
sui servizi indivisibili).
I primi a pagare la Tasi saranno i
proprietari e gli inquilini degli immobili dati in affitto. Infatti, in questo caso, l’imposta si salda in due fasi.
E la prima rata va versata tra un mese,
entro il 16 giugno. Il problema è che
molti comuni non hanno ancora de-
liberato l’aliquota della Tasi. Per un
motivo molto semplice: il termine
che in origine scadeva il 30 aprile è
stata prorogato al 31 luglio (lo ha stabilito il decreto Salva Roma). Ora non
c’è più fretta. Tanto più che, con le
europee alle porte, i sindaci non hanno voglia di mettersi a parlare di tasse.
Quanto si pagherà il 16 giugno? Se
manca la delibera del comune, la legge di Stabilità dice che si versa il 50%
dell’aliquota base, pari all’1 per mille.
Il problema è che una quota della Tasi
– compresa tra il 10 e il 30% – è a carico degli inquilini. E su questo devono
Il debutto della Tasi
?
3
CHI
PAGA
COS’È
LA TASI
È il tributo sui servizi indivisibili
(illuminazione pubblica,
manutenzione strade,
verde pubblico, servizi
per la sicurezza…)
Il proprietario dell’immobile:
minimo 70%, massimo 90%.
L’inquilino:
minimo 10% massimo 30%
I comuni che arrivano
alla soglia massima
del 3,3 per mille devono
destinare una quota
pari allo 0,8 per mille
alle detrazioni per
categorie svantaggiate
COME SI
CALCOLA
Tra l’1 e il 3,3 per mille
del valore catastale. Il valore
catastale è pari alla rendita
catastale rivalutata del 5% e
moltiplicata per un coefficiente
che cambia con il tipo di
immobile (160 per le abitazioni).
Nelle seconde case la somma
di Imu e Tasi non può superare
l’11,4 per mille
Novara
Aliquota
2,5 per 1.000
Tasi media
223 euro
Diff. Tasi-Imu
-4 euro
2
(prima casa 80m categoaria A/2 e A/3)
Milano
Brescia
Pordenone
Aliquota
Aliquota
Aliquota
2,5 per 1.000 2,5 per 1.000 1,25 per 1.000
Tasi media
Tasi media
Tasi media
119 euro
430 euro
142 euro
Diff. Tasi-Imu Diff. Tasi-Imu Diff. Tasi-Imu
-148 euro
+64 euro
-78 euro
Torino
QUANTO VALGONO
Aliquota
LE DETRAZIONI
QUANDO
SI PAGA
Seconde case: prima rata entro
il 16 giugno, seconda rata
entro il 16 dicembre.
Prime case: versamento unico
entro il 16 dicembre (a meno
che il comune non deliberi
le aliquote entro maggio)
Aosta
Aliquota
1 per 1.000
Tasi media
112 euro
Diff. Tasi-Imu
-35 euro
per forza decidere i comuni. A oggi,
però, secondo una verifica di Confedilizia, associazione che rappresenta
i proprietari, i municipi che hanno
deliberato le aliquote Tasi sono poco
più di 900 (erano 300 al 30 di aprile).
Certo, da qui a metà giugno qualcun’altro si aggiungerà. Ma i municipi
in Italia sono oltre ottomila. Alla fine
la stragrande maggioranza di proprietari e inquilini rischia di non sapere cosa versare.
Confedilizia fa la voce grossa. «Siamo alle solite – dice il presidente,
Corrado Sforza Fogliani –. Noi ai proprietari consigliamo di pagare il 70%
I COMUNI CHE
HANNO DECISO
Circa 900 comuni
su 8.000 a oggi hanno
fissato le aliquote Tasi
(stima Confedilizia).
Al 30 di aprile erano
soltanto 300
3,3 per 1.000
Tasi media
468 euro
Diff. Tasi-Imu
-7 euro
Vicenza
Aliquota
2,8 per 1.000
Tasi media
162 euro
Diff. Tasi-Imu
-53 euro
Savona
Aliquota
2,5 per 1.000
Tasi media
206 euro
Diff. Tasi-Imu
+28 euro
Bologna
Aliquota
3,3 per 1.000
Tasi media
301 euro
Diff. Tasi-Imu
-20 euro
Modena
Aliquota
3,1 per 1.000
Tasi media
256 euro
Diff. Tasi-Imu
-65 euro
Cagliari
Aliquota
2,8 per 1.000
Tasi media
264 euro
Diff. Tasi-Imu
-85 euro
Pistoia
Aliquota
2,5 per 1.000
Tasi media
255 euro
Diff. Tasi-Imu
+75 euro
Fonte: UIL Servizio Politiche Territoriali
Roma
Aliquota
2,5 per 1.000
Tasi media
410 euro
Diff. Tasi-Imu
-127 euro
Ancona
Aliquota
3,3 per 1.000
Tasi media
306 euro
Diff. Tasi-Imu
-35 euro
C.D.S.
del dovuto e non di più. Non è colpa
nostra se al momento di pagare mancano ancora le aliquote». Su un punto
l’associazione apprezza l’operato dei
comuni. «Dalle nostre verifiche sulle
prime 300 delibere abbiamo visto che
circa un terzo chiede ai proprietari di
pagare il massimo (il 90%). Poco meno di un altro terzo, invece, farà versare loro il minimo. Mentre tutti gli
altri si sono regolati nei modi più diversi – spiega Fogliani –. Beh, questa
è stata una sorpresa. Eravamo convinti che la maggioranza avrebbe fatto pagare il massimo ai proprietari.
Invece i municipi hanno tenuto conto
del fatto che spesso tra gli inquilini ci
sono anche cittadini abbienti».
Il pagamento della Tasi è il primo
nodo della nuova tassazione sulla casa a venire al pettine. A monte c’è la
madre di tutte le questioni. E cioè:
non sarà che con il gioco delle tre carte (anzi delle tre tasse, Imu-Tari-Tasi)
Detrazioni
Loy (Uil): «La varietà di forme
di detrazione è enorme.
Così rischiamo di avere
75 mila tipi diversi di Tasi»
alla fine anche i proprietari di prima
casa verranno a pagare di più di
quanto si versava quando c’era l’Imu?
«Abbiamo fatto una verifica sui comuni capoluogo di provincia che a
oggi hanno già deliberato le aliquote.
Bene: questa situazione si verificherà
in un caso su quattro», stima Guglielmo Loy della segreteria Uil. «Già nel
2007, con il governo Prodi, la riduzione del cuneo fiscale fu finanziata con
lo sblocco delle addizionali – continua Loy –. Non vorremmo che anche
oggi si ripetesse la stessa cosa».
Come si diceva, la discrezionalità
dei comuni è molto ampia. A Bologna, per esempio, sono previste 23
detrazioni diverse a seconda della
rendita catastale dell’immobile. «Basterebbe che ogni comune optasse
per dieci tipi di Tasi e già il tributo
prenderebbe più di 75 mila forme diverse», valuta Loy. Preoccupato soprattutto di un rischio: che il beneficio del bonus da 80 euro in busta paga venga troppo presto annacquato.
Rita Querzé
rquerze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Roma
Milano
Seconda casa ai figli: prelievo base
La scelta e i vincoli del Campidoglio
Esenzione per due inquilini su tre
L’ultima mossa di Palazzo Marino
ROMA — La decisione c’è già. Solo che, per
renderla operativa, bisognerà aspettare il voto
delle Europee. Quando, cioè, l’Assemblea
Capitolina varerà (fibrillazioni tra il sindaco
Ignazio Marino e la sua maggioranza di
centrosinistra permettendo) il Bilancio
previsionale 2014. Manovra da 6,5 miliardi
complessivi, dove una delle «leve» per coprire
il disavanzo dei conti è proprio la Tasi. Nella
Capitale, sindaco e giunta l’hanno fissata al 2,5
per mille, dopo un lunghissimo braccio di ferro
che ha portato alle dimissioni dell’assessore al
Bilancio Daniela Morgante, magistrato della
Corte dei Conti: lei avrebbe voluto una Tasi più
bassa e una maggiore contrazione della spesa
corrente, ma è stata «sconfitta» dalla rivolta dei
suoi colleghi nell’esecutivo e dalla
sconfessione pubblica di Marino.
Tasi al 2,5 sulle prime case, quindi. Mentre, per
le seconde abitazioni, l’aliquota individuata è
dell’11,4 per mille, lo 0,8 in più rispetto alla
vecchia Imu (era al 10,6): quella differenza
andrà a coprire le detrazioni sulle prime case.
La giunta Marino, infatti, ha anche inserito un
distinguo. Se la seconda casa viene data in
usufrutto ad un figlio, con Isee inferiore ai 15
mila euro, anche in questo caso viene applicata
l’aliquota «base» del 2,5. Scatterà così, secondo
il sindaco, «una modulazione tariffaria
improntata all’equità sociale, che penalizza le
rendita immobiliare a vantaggio di chi è
proprietario solo di una casa, quella in cui
vive». Inoltre, fanno notare dallo staff del
MILANO — Aliquota al massimo su seconde
case, uffici e negozi. Al minimo per gli
inquilini, due su tre non pagheranno. E
l’obiettivo — ancora in discussione — di non
far pagare la Tasi allo stesso numero di milanesi
che nel 2012 godevano dell’esenzione Imu
sull’abitazione principale. Ecco il piano della
giunta guidata dal sindaco Giuliano Pisapia, al
vaglio del consiglio comunale da domani. La
delibera è stata approvata dall’esecutivo lo
scorso 28 marzo: l’aliquota Tasi scelta da
Palazzo Marino è del 2,5 per mille per le
abitazioni principali (360 mila) e dello 0,8 per
mille sugli immobili soggetti all’Imu (arrivando
a un massimo di 11,4 per mille: 10,6 di Imu, più
0,8 per mille di Tasi aggiuntiva che porteranno
nelle casse di Palazzo Marino 75 milioni di euro
destinati alle detrazioni sulla prima casa). Il
meccanismo prevede una detrazione fissa (84
euro) per gli immobili con una rendita catastale
fino a 350 euro. Per i valori superiori, la
detrazione è riservata a chi ha un reddito
imponibile inferiore a 21 mila euro (oltre la
metà dei milanesi, secondo le ultime
dichiarazioni) e diminuisce con il crescere del
valore dell’immobile, fino a sparire per quelli
oltre i 700 euro. Esempio: con una rendita fino
a 200 euro e un reddito qualsiasi, la detrazione
fissa è di 84 euro, dunque non si paga la Tasi;
con 300 euro di rendita e un reddito qualunque,
la detrazione è di 84 euro e si pagano 42 euro;
con la rendita di 700 euro e il reddito oltre i 21
mila, la Tasi è di 294 euro. «Chi ha di più deve
Campidoglio, «Roma rispetto ad altre grandi
città si mostra attenta alla tutela dei proprietari
di un unico immobile, a Milano e Torino ad
esempio la tassazione sulla prima casa tocca il
tetto massimo al 3,3 per mille».
Facendo degli esempi, in centro storico, con
una rendita catastale di 1.100 euro, la Tasi
costerà 388 euro; a San Pietro, con 1.600 euro
di rendita, si arriva a 660 euro; a Trastevere
(1.800 euro la rendita catastale) si va a 742,5
euro. Ma per i romani, come altrove, il
problema è anche la tempistica. Col Bilancio
che verrà approvato tra giugno e luglio
(Marino avrebbe voluto prima, i partiti e le liti
hanno frenato l’iter), sfumerà l’acconto del 16
giugno: l’ok alla delibera propedeutica, che
fissa l’aliquota Tasi, non ci sarà entro il 31
maggio. Così è praticamente sicuro che, per le
prime case, la nuova tassa dovrà essere saldata
per intero, in un’unica soluzione, a dicembre.
Un regalo di Natale, proprio a ridosso delle
feste.
Ernesto Menicucci
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dare di più», è l’idea guida illustrata da Pisapia.
Per ora, nel disegno della giunta, le abitazioni
esentate dalla Tasi sono 4.200 — le stesse che
non hanno pagato la «mini Imu» del 2013 —
ma l’assessore al Bilancio, Francesca Balzani, ha
già dato un parere positivo alla proposta del Pd:
fare in modo che siano in tutto 22 mila, e cioè
tanti quanti gli Imu-esenti del 2012, i milanesi
che non verseranno la Tasi (operazione da circa
sette milioni di euro). Di questa novità, e
dell’impianto generale della Iuc, si discuterà in
consiglio comunale a partire da domani. E
mentre rimane aperta la partita dei cento
milioni di euro promessi dal governo per
compensare i minori introiti che gravano sul
bilancio di Milano nel passaggio da Imu a Tasi,
le opposizioni dichiarano battaglia: da Forza
Italia («pronti a presentare una sessantina di
emendamenti», dice Fabrizio De Pasquale) a
Fratelli d’Italia: «Sarà una partita durissima —
annuncia Riccardo De Corato —, andremo
avanti almeno fino a giugno».
Annachiara Sacchi
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4
Primo Piano
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Politica e giustizia Il caso di Milano
Le intercettazioni
I volti
Expo, la rete del compagno G
Frigerio: così sfruttiamo i ritardi
La vicenda
Il blitz
Sette arresti
a Milano
per Expo 2015
A Milano, giovedì scorso, una
bufera giudiziaria si è
abbattuta sull’Expo, in
programma tra un anno.
A distanza di poco più di un
mese dall’arresto di Antonio
Rognoni, ex direttore
generale di Infrastrutture
Lombarde, società coinvolta
nella realizzazione delle più
importanti opere pubbliche
lombarde, la Procura della
repubblica del capoluogo
chiede e ottiene sette arresti
per gli appalti legati alla
realizzazione della
manifestazione
I personaggi
Manager e poi
politici degli
anni Novanta
I provvedimenti di custodia
cautelare hanno riguardato
Angelo Paris, responsabile
dell’Ufficio contratti e con lui
anche due «protagonisti»
della stagione di
Tangentopoli ovvero Primo
Greganti e Gianstefano
Frigerio, i quali secondo le
tesi dell’accusa avrebbero,
assieme all’ex senatore e
sottosegretario, Luigi Grillo,
creato una «saldatura» tra
imprese, cooperative e un
ampio schieramento politico
per condizionare e assegnare
appalti in cambio di tangenti
o di avanzamenti di carriera
Le accuse
La «cupola»
e le ipotesi
di reato
Per il procuratore aggiunto Ilda
Boccassini e i pm Claudio
Gittardi e Antonio D’Alessio,
negli ultimi due anni avrebbe
operato in Lombardia una vera
e propria «cupola» che
prometteva «avanzamenti di
carriera», grazie a «protezioni
politiche», a manager e
pubblici ufficiali disponibili a
pilotare le gare a favore degli
imprenditori che versavano le
mazzette. I pm hanno detto che
la «sede» dell’associazione per
delinquere (contestati anche i
reati di corruzione, turbativa
d’asta e rivelazione di segreto
d’ufficio) si trovava a Milano
nel centro culturale intitolato
da Frigerio a Tommaso Moro
MILANO — Di alcune cooperative rosse
Primo Greganti era sicuramente l’ambasciatore negli organigrammi degli enti appaltanti i grandi lavori pubblici: ma nel Pd chi erano, per il «compagno G» di Mani Pulite, i
contatti nazionali che lo rendevano così prezioso («abbiamo fatto una grande mossa a
coinvolgerlo!») agli occhi dell’associazione a
delinquere trucca-appalti che i pm D’Alessio
e Gittardi contestano agli ex dc e pdl Gianstefano Frigerio e Luigi Grillo? La risposta
delle intercettazioni è, come sempre, da lavorare molto. Perché ad esempio un nome di
peso lo colgono, ma l’interessato — il vicepresidente del Parlamento europeo ed ex
candidato alle primarie del Pd, Gianni Pittella — dà una spiegazione diversa. Alle 20.30
del 6 marzo scorso, infatti, microspie vengo-
68
europei. Io, non essendo in grado di rispondere, gli ho detto che avrei potuto organizzargli un incontro con qualche tecnico, ma
poi non l’ho più sentito. Di relativo a Expo
c’era assolutamente nulla». Perché si è rivolto a lei? «Mi aveva incontrato 6 o 7 mesi prima a Torino alla presentazione del mio libro
sull’Europa, mi è stato presentato da un amico che mi ha detto “questo è il compagno
Greganti”, mi ha chiesto un appuntamento a
Roma». Chi glielo presentò? «Se non ricordo
male, credo il consigliere comunale torinese
del Pd Gioachino Cuntrò». Non l’ha dissuasa
il passato giudiziario di Greganti all’ombra
dell’allora Pci-Pds? «No, non penso che un
cittadino non debba essere frequentato o
non debba meritare un colloquio soltanto
perché ha avuto una vicenda giudiziaria. Se
avesse avuto intenti delinquenziali, l’avrei
denunciato alla magistratura, ma per il resto
io faccio così con tutti, ricevo tutti quelli che
mi chiedono un appuntamento». E a poste-
Il comandante
Saverio Capolupo, 62
anni, è un generale di
corpo d’armata e dal
23 giugno del 2012 è
il comandante
generale della
Guardia di Finanza
(Mario Proto)
Minuti
La durata della conversazione
intercettata tra Greganti e Paris
no piazzate in fretta in un ristorante prima di
un incontro tra Greganti e il general manager di Expo Angelo Paris, in quel periodo
sensibile alle lusinghe della «squadra» Frigerio-Grillo-Greganti che lo sponsorizza per
la successione di Antonio Rognoni alla direzione generale di «Infrastrutture Lombarde».
L’incontro a Roma
Come però tutte le intercettazioni ambientali in affollati luoghi pubblici, anche
questa di 68 minuti è molto disturbata, e trascritta con una miriade di puntini di sospensione e frasi «incomprensibili». Di certo Paris e il «compagno G», arrestato e condannato vent’anni fa per corruzione e finanziamento illecito, parlano di Expo, di cinesi, del
movimento cooperativo. Poi, al minuto 27 e
51 secondi, Greganti dice: «Io sono andato
giù a Roma…ho parlato con… e poi ho incontrato anche Gianni Pittella…è il presidente del Consiglio europeo (lapsus, ndr)…
grande… potere enorme… al posto di parlamentare europeo…nel Pd è considerato potente ecco… io l’ho incontrato… sul piano casa abbiamo parlato parecchio…magari strumenti europei perché…». E poco dopo: «In
Italia Manpower mi posso impegnare… Pittella sapeva ‘sta cosa… allora io il problema
di ‘sta roba del lavoro interinale doveva essere autorizzata con normative ad hoc dal ministero… non potevi permetterti di più…».
Interpellato ieri pomeriggio dal Corriere,
Pittella conferma l’incontro con Greganti,
ma non su Expo: «L’ho incontrato a Roma
perché mi aveva chiesto un appuntamento
per presentarmi un suo programma di “rigenerazione urbana”, voleva sapere se per questo progetto potevano esserci finanziamenti
L’europarlamentare
Gianni Pittella, 55
anni, è vicepresidente
del Parlamento
Europeo dal 2009. Già
deputato è stato
anche candidato alle
primarie del Partito
democratico
Ex Pci Primo Greganti, il «compagno G», è stato arrestato nell’inchiesta su Expo (Fotogramma)
L’ambasciatore
Giampiero Massolo,
59 anni, è
ambasciatore e
dal maggio 2012 è
direttore generale del
Dipartimento delle
informazioni per la
sicurezza
Vicenza
«L’uomo di Maltauro pagò la cena a Moretti»
L’arresto di Enrico Maltauro, e le intercettazioni che lo vedono impegnato
nella tessitura di una rete di relazioni politiche, scatenano dure polemiche
attorno all’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi (Lega Nord) e alla
capolista Pd alle Europee nella circoscrizione Nord-Est Alessandra Moretti
(foto), entrambi vicentini come Maltauro. Finozzi ottenne nel 2010 dal
gruppo delle costruzioni 6 mila euro per la corsa alle Regionali («Il perché
non lo so — si difende — non ho mai conosciuto né frequentato Maltauro»)
mentre Moretti prese parte a una cena organizzata in suo sostegno da
Gianfranco Simonetto, presidente della società di Maltauro, ed è accusata dal
Movimento 5 Stelle di non prendere posizione sulla inchiesta (lei non
commenta).
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riori, ora che sa che Greganti ha speso l’incontro con lei agli occhi del general manager
di Expo 2015? «Mi secca, e non poco. Perché
non c’entra niente con Expo, rispetto al quale
ci terrei invece a essere ricordato come colui
che insieme al collega Tajani ha organizzato
a Bruxelles la presentazione di Expo con il
sindaco Pisapia».
La cena e il comandante
Intercettazioni ambientali potenzialmente interessanti appaiono anche due di Frigerio, altro condannato di Mani Pulite ma prima e dopo parlamentare (nella Dc e con Berlusconi). Il 20 settembre 2012 nel suo ufficio
anticipa all’imprenditore (ora pure arrestato) Enrico Maltauro che «io mercoledì sera
faccio lavoro di copertura politico-giuridica
e mi porto a cena Gigi Grillo col Comandante
supremo della Finanza… Capolupo… è un
mio amico». Maltauro commenta: «Son
sempre posizioni delicatine quelle lì», e Frigerio aggiunge: «Vado a cena con… di informazioni… perché il generale me l’ha fissato… e dovrebbe esserci come terzo Donato
❜❜
Io sono andato a
Roma, ho visto
Pittella, nel Pd
è considerato
potente
Bruno (parlamentare pdl, ndr) che è un altro
amico mio, Commissione Affari Costituzionali». Capolupo è il comandante generale
della Gdf, che ora con la Dia sta indagando
proprio su Frigerio. Ma Capolupo, interpellato ieri dal Corriere in Brasile, risponde che
la cena non c’è mai stata, che nemmeno gli è
mai stata proposta, e che da anni non incontra o non sente Frigerio, conosciuto in passato come parlamentare.
I servizi
L’11 marzo 2014, invece, Frigerio dice di
aver esposto a Roma al direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza
(Dis), Giampiero Massolo, la propria (non
disinteressata) teoria su come salvare Expo
dai ritardi a meno di un anno: «Ne avevo parlato a Roma con Massolo… anche da un punto di vista dei servizi segreti, gli ho detto voi
avete una carta sola… di prendere i 60 padiglioni stranieri e spaccarli in blocchi grossi…metti da 5, 6, 7 milioni…da affidare semplicemente alle 5/6 ditte che avete dentro»
già, e tra le quali guarda caso c’era quella di
Maltauro. Ma a prescindere dal tema, Massolo risponde al Corriere che non ha mai avuto
incontri o colloqui con Frigerio, mai stato nei
suoi uffici.
Luigi Ferrarella
[email protected]
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L’incontro Ingegnere e, in passato, uomo forte della finanza rossa condannato per la tentata scalata ad Antonveneta
«Stesse logiche e politica, Tangentopoli è stata inutile»
Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol
«Illuso chi pensava che non potesse riaccadere»
DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA — Sarà perché dal tritacarne
mediatico pareva non doverne uscire più:
tempi lontani ma che ancora bruciano
quando l’allora segretario ds, Piero Fassino, gli chiese al telefono a bruciapelo, era
il 2005, scatenando uno tsunami tra politica e gossip: «Abbiamo una banca?» (e lui
avrebbe risposto, ma la cosa passò inosservata: «Abbiamo chi? È Unipol che ha
una banca...»). O perché con la magistratura ha battagliato a lungo: sulle spalle
una condanna confermata in Cassazione a
2 anni e 3 mesi coperti dal condono per la
tentata scalata ad Antonveneta (ma lui tiene a ricordare che la condanna è stata in
qualità di presidente Unipol e non per rea-
ti di tipo personale e anche i 14 tra proscioglimenti e assoluzioni). Fatto sta che
Giovanni Consorte, che tutti chiamano
Gianni, 65 anni, ingegnere chimico, ex
numero uno Unipol, dopo essere passato
per Montedison e Lega coop, uomo forte
della finanza rossa che fu, un presente tra
società di partecipazioni e la presidenza di
«Sinistra 2020», associazione alla ricerca
di un riformismo che non sia quello del
Pd, assiste allo scandalo Expo con il disincanto di chi, avendo vissuto da vicino certi
ambienti, è convinto che «non poteva che
succedere di nuovo» e che «si illudevano,
o erano in malafede» coloro che dopo
Tangentopoli vagheggiavano chissà quale
rinascita: «La realtà — scandisce — è che
Tangentopoli è stata sostanzialmente inu-
Ex numero 1
Giovanni Consorte,
65 anni, ingegnere
chimico, è l’ex
numero 1 di Unipol,
dopo essere passato per
Montedison e Legacoop
tile. Non è cambiata la politica, i suoi personaggi, le sue logiche. Sono cambiate solo formalmente le regole sugli appalti».
Fino a quando il banchetto delle commesse sarà dominato da quel triangolo
delle Bermude che vede uniti, spesso da
intenti inconfessabili, «vertici delle iniziative economiche pubbliche, intermediari
e politici», fino a quando «le nomine dei
grandi manager continueranno a rispondere a logiche politiche», ben poco cambierà. «L’unica cosa sarebbe riformulare
l’intero sistema della gestione degli appalti. Le scelte vanno affidate non al singolo,
non alla struttura interna, ma a una commissione ad hoc, capace di respingere gli
appetiti della piccola politica». Consorte
non prende per oro colato, pur rispettandole, le carte dell’accusa: «Aspettare almeno il rinvio a giudizio e il pronunciamento
del gip è un obbligatorio senso di civiltà».
E non ama coloro che, a processi neanche
avviati, si atteggiano a censori contro gli
indagati (e qui Consorte si toglie un sassolino, ricordando che Claudio Levorato,
presidente Manutencoop, ora tra gli indagati, «nel 2005, prima ancora che io fossi
interrogato, disse in un’intervista che io
avevo tradito dal punto di vista etico la fiducia dei compagni…»). Di sicuro, fatica a
vedere in Primo Greganti una sponda al
servizio delle Coop: «Queste realtà dispongono di dimensioni e forza tali da affrontare in prima persona le partite degli
appalti e delle concessioni». A Renzi che
invoca un passo indietro della politica,
Consorte propone una terapia d’urto: «Tagliare il cordone ombelicale tra i vertici
dei grandi enti e i partiti». Quindi una riflessione: «Il Pd, figlio del compromesso
storico anni 70, ha messo insieme due diversi sistemi di potere (Dc e Pci), ma non
ha curato a sufficienza la definizione di
obiettivi e idealità».
Francesco Alberti
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
Il segretario di Stato
Milano
Inaugurata
«la porta
d’ingresso»
La Santa Sede: «Corruzione
Mai abbassare la guardia»
È stata inaugurata ieri a
Milano l’Expo Gate (a
destra, Omnimilano), la
«porta d’ingresso» della
manifestazione
universale davanti al
Castello Sforzesco. La
struttura, progettata
dall’architetto
Alessandro Scandurra,
ospita l’ufficio
informazioni e un
negozio di oggetti legati
a Expo 2015.
TORINO — Al Lingotto parla del «nesso
indissolubile tra ipocrisia e corruzione», delle
«pulsioni idolatriche del denaro», della
speranza di costruire un mondo «basato sulla
trasparenza, la legalità, la giustizia». Quando
gli chiedono dell’Expo e degli arresti, il
DAL NOSTRO INVIATO
Cardinale
Pietro Parolin dal
15 ottobre scorso è il 59°
segretario di Stato Vaticano
A 59 anni è il più
giovane cardinale
italiano
vivente
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Il caso L’azienda pubblica al centro delle mire dei politici secondo l’inchiesta di Milano
Sede a Mosca e stipendi d’oro
Le mani sulla società degli sprechi
I bilanci allegri della Sogin e le pressioni di Previti
Se c’è una cosa che alla Sogin non sono
mai mancati, quelli sono i soldi. Soldi facili, per di più: arrivano in automatico. Trecento, anche quattrocento milioni l’anno
da destinare allo smaltimento delle scorie
delle vecchie centrali nucleari chiuse, prelevati direttamente dalle nostre bollette. Il
che, se possibile, rende ancora più insopportabile il sospetto che tutto quel denaro
possa aver alimentato un giro di tangenti
gestito dai soliti noti. Al tempo stesso, però, spiega pure certi fatti. Per esempio, le
indicibili pressioni che alcuni politici
avrebbero esercitato, secondo i magistrati,
perché venisse riconfermato l’amministratore delegato Giuseppe Nucci: arrivando a scomodare per raggiungere tale obiettivo persino un ex pezzo da novanta del
centrodestra ora finito in disgrazia dopo
una condanna definitiva per corruzione,
qual è l’ex senatore ed ex ministro della Di-
900
I dipendenti
Sogin, società
di Stato che si
occupa della
dismissione
degli impianti
nucleari
4
Le centrali
nucleari
italiane,
chiuse 26
anni fa: Trino,
Caorso, Latina
e Garigliano
Gli impianti
Le ex centrali nucleari e gli impianti di cui Sogin
gestisce la bonifica
Impianto Eurex
Centrale di Trino
Saluggia -Vercelli
Vercelli
Centrale di Caorso
Piacenza
Centrale di Latina
Latina
Impianto FN
Centrale di Garigliano
Bosco Marengo Alessandria
Caserta
Impianti IPU e OPEC
Casaccia – Roma
Impianto Roma
Rotondella – Matera
D’ARCO
fesa Cesare Previti. Pressioni a quanto pare
inutili, se è vero che al posto di Nucci ora
c’è Riccardo Casale. Ma che dicono tutto.
Tanti soldi, dunque. Tanti che non si
riesce nemmeno a immaginarli. Miliardi
di euro. La storia insegna che quando in
una società pubblica ci sono molti denari
in ballo, fatalmente la politica tira i fili. Ma
con la Sogin si è andati evidentemente ben
oltre. Una prova? Novembre 2003: il feeling fra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin
è all’apice e durante un vertice italo russo
viene sottoscritto un accordo che dà seguito a un impegno preso dal Cavaliere al
G8 di Genova di due anni prima. Per capirci, quello segnato dalla tragica morte di
Carlo Giuliani e dai pestaggi alla caserma
di Bolzaneto. L’impegno prevede lo smaltimento di un certo numero di sommergibili atomici russi con l’assistenza dell’Italia. Costo: 360 milioni. E chi paga? I contribuenti italiani, ovviamente. Per essere più
4,5
Miliardi
di euro
È la spesa
preventivata
per smaltire
le centrali
2020
L’anno
Entro il 2020
dovranno
essere
smaltite
le centrali
precisi, gli utenti. Il compito viene affidato
infatti alla Sogin. Una fettina delle nostre
bollette dovrebbe quindi servire a smantellare l’arsenale atomico sottomarino dei
russi. Ma ovviamente anche a coprire gli
altri costi che quell’operazione si porta
dietro. Per dirne una, l’affitto di una sede
faraonica a Mosca con una ventina di dipendenti supervip, fra cui la sorella del capo del personale. Tutti generosamente retribuiti e gratificati da una diaria di 300
euro al giorno. La faccenda non sfugge all’Autorità dell’energia, allora presieduta da
Alessandro Ortis. Il quale contesta i 4,8 milioni spesi per la sede di Mosca, con la sacrosanta motivazione che è un delitto buttare dalla finestra in quel modo i soldi degli utenti. In quel momento il presidente
della società controllata al 100 per cento
dal Tesoro è il generale Carlo Jean, già consigliere militare di Francesco Cossiga, che
fa ricorso sostenendo che per foraggiare
l’inutile avventura russa sono stati utilizzati altri soldi.
E sempre lì si ritorna: ai soldi. Sono anni
nei quali non si bada a spese. La Sogin assume a rotta di collo. Si assumono parenti
di amici e dipendenti, fino a toccare numeri da capogiro: 600 persone. Per non parlare di alcuni investimenti pubblicitari piuttosto curiosi, per un’impresa pubblica che
ha come ragione sociale lo smaltimento
delle scorie nucleari. Tale è la partecipazione al primo Salone del Libro organizzato
alla Fiera di Milano. Costo: 257 mila euro
più Iva. Una iniziativa inspiegabile, se non
forse rammentando che il patron del Salone era un certo Marcello Dell’Utri, bibliofilo già capo di Publitalia e fondatore di Forza Italia a cui la Cassazione ha confermato
venerdì la condanna definitiva a 7 anni per
i suoi rapporti con la mafia.
Ma la faccenda moscovita, unita all’andazzo discutibile, non passa certo come
l’acqua fresca. Il Tesoro decide che si deve
cambiare. Ed è qui che spunta Nucci, al posto dell’amministratore delegato Giancarlo Bolognini: il capro espiatorio. Viene dall’Enel e ha l’imprimatur del direttore del
ministero Vittorio Grilli. Siccome di poltrone non ce ne sono abbastanza, c’è spazio anche per l’incredibile ampliamento da
cinque a nove membri del consiglio di amministrazione. Con l’ingresso di un politico dell’Udc trombato alle regionali del
2005 che aveva protestato ferocemente
contro la Sogin quando le scorie atomiche
dovevano essere depositate a Scanzano Jonico. E che farà presto parlare di sé: Cosimo Mele verrà pizzicato due anni dopo da
parlamentare con due prostitute in un albergo di Roma.
Nel 2006, però, torna a palazzo Chigi
Romano Prodi e i vertici della società vengono azzerati. Alla Sogin viene spedito un
altro manager dell’Enel. Si chiama Massimo Romano e si dà da fare per bonificare la
baracca. È una fatica di Sisifo. Che per
giunta dura poco, perché nel 2008 Berlusconi rivince le elezioni e questa volta è lui
che azzera i vertici. Rimettendo in sella do-
po un periodo di commissariamento, affiancato dall’ex ambasciatore a Londra
Giancarlo Aragona, il medesimo Nucci.
Stipendio, 570.500 euro. Quando nell’autunno scorso Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni sostituiscono amministratore delegato e presidente i dipendenti della Sogin
sfioravano quota 900. Ai successori spetta
una bella rogna. Il piano di smaltimento
dei nostri cadaveri atomici dovrebbe chiudersi per il 2020, con una spesa preventivata di 4,5 miliardi: più di quanto ci sia costato abolire l’Imu sulla prima casa. Ma
siccome le cose non sono andate tutte per
il verso giusto e ci sono molti ritardi, ecco
che il conto, come ha sottolineato anche la
commissione sui rifiuti già presieduta da
Gaetano Pecorella, sono destinati inevitabilmente a salire. Di un bel po’. In una interrogazione i grillini hanno ricordato che
si stima a tutt’oggi una spesa di 6,7 miliardi con un ritmo di avanzamento dei lavori
dell’1% l’anno. A ben 26 anni dalla chiusura delle centrali.
Sergio Rizzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
cardinale Pietro Parolin sospira: «Non
bisogna mai abbassare la guardia. Proprio
perché c’è sempre il pericolo che la
corruzione ritorni, dobbiamo raddoppiare i
nostri sforzi per combatterla, assicurare
trasparenza e comportarci bene». Dopo
Tangentopoli, vent’anni non sono serviti a
nulla? «No, io credo siano serviti, l’impegno
che c’è stato è entrato nelle coscienze. Però,
finché esiste il mondo, il male continua ad
avere i suoi effetti», dice il Segretario di Stato
vaticano. «Non è per giustificare, ma per dire
che questa è la realtà umana. È questo a dirci
che dobbiamo essere sempre pronti,
ricominciare di nuovo e non abbassare mai la
guardia». La Santa Sede, comunque, conferma
la sua presenza a Milano: «Credo che il nostro
impegno per l’Expo 2015 continuerà, anche
perché il tema dell’alimentazione ci interessa
e ci riguarda direttamente, ed è un tema che
sta molto a cuore anche al Papa».
Gian Guido Vecchi
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Primo Piano
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Il governo Le scelte
Renzi e le inchieste sulle grandi opere:
si fermino i responsabili non i lavori
Caso Senato, Grasso frena Lega e FI: non si querela il premier
ROMA — Sono solo mele
marce, non rappresentano che
un’esigua minoranza: «Se l’Italia
ha ancora uno spazio e una possibilità, questi stanno nel fatto e
nella possibilità che c’è una stragrande maggioranza di persone
perbene che continuano a fare
egregiamente il proprio lavoro».
Non cita l’Expo, gli arresti, gli
indagati, l’ennesima inchiesta
che ha colpito i lavori dell’esposizione universale del prossimo
anno, ma anche di questo parla
Matteo Renzi, nel giorno dell’inaugurazione del teatro dell’Opera del Maggio fiorentino.
Per lui è un’occasione particolare: il teatro è un’opera pubblica
che ha fortemente voluto da sindaco della città, che era bloccata,
anni fa, da inchieste e contenziosi amministrativi. Per questo è
orgoglioso quando prende la parola dal palco, per questo lo sente come simbolo di possibile riscatto del Paese: «Quando ci sono grandi interventi, grandi iniziative, se ci sono vicende che
non vanno bene, se ci sono problemi con la giustizia, si devono
fermare i responsabili e non le
grandi opere».
Racconta anche la sua personale visione, fondata sull’esperienza di amministratore: «A
nome del governo ho il compito
di ricordare quello che è accadu-
In partenza
Il presidente del
Consiglio Matteo
Renzi, 39 anni, ieri
alla Stazione
Termini di Roma
prima di salire
sul Frecciarossa
che lo ha riportato
a Firenze, dove
in serata ha
partecipato
all’inaugurazione
del Teatro
dell’Opera
(Ansa)
to in questi anni per dare un
messaggio di speranza per i
prossimi anni». Nel febbraio
2010 «quando il percorso di costruzione sembrava improvvisamente bloccato il Comune decise di sostituire i dirigenti statali arrestati e di andare avanti lo
stesso».
È la conclusione della giornata del premier. Nel pomeriggio
si sposta da Roma a Firenze, dopo aver lavorato, a Palazzo Chigi,
alla stesura degli ultimi dettagli
del piano del governo per il terzo
settore e dopo aver presieduto
una sorta di vertice con il ministro dell’Economia e i vertici
della Cassa Depositi e Prestiti.
Con il ministro Pier Carlo Padoan e con il presidente di Cdp,
Franco Bassanini, oltre che con
l’ad di Cdp, Giovanni Gorlo
Tempini, ha discusso di privatizzazioni, del ruolo che il governo immagina di ritagliare per la
Cassa, indirizzato ad una serie di
piani industriali di settore, dagli
immobili pubblici alle partecipate: stamattina Renzi sarà a
Monfalcone (prima di spostarsi
a Pordenone per la tradizionale
adunata degli alpini) dove Fincantieri inaugurerà l’ultima nave di crociera e dove lui farà un
annuncio che riguarderà pro-
Il terzo settore
Oggi annuncio di un piano
per 80 mila giovani, con il
servizio civile universale
non obbligatorio
prio la società dei cantieri navali
pubblici che sta per sbarcare in
Borsa.
Sul terzo settore invece il piano del governo prevede di aumentare sino a 500 milioni, e
rendere permanente, il finanziamento del 5 per mille e punta a
introdurre il servizio civile universale non obbligatorio: in sostanza passare dai 15 mila giovani di oggi ad 80 mila, un allargamento che dovrebbe essere finanziato con una spesa
strutturale di 600 milioni di euro
Le polemiche
Il presidente del Senato
Venerdì Pietro Grasso,
presidente del Senato, è
intervenuto in difesa dei tecnici
del servizio Bilancio di Palazzo
Madama finiti nel mirino del
premier Matteo Renzi: «Il
Senato è un’istituzione che
merita rispetto — ha detto
Grasso —, non un carrozzone»
I dubbi dei tecnici
La scorsa settimana i tecnici
avevano avanzato dubbi sulle
coperture del bonus da 80
euro promesso dal governo e
giovedì sera, in tv, il premier li
aveva bacchettati, accusandoli
di dire «cose false»
La foto su Twitter
Sempre venerdì Renzi ha
definito i tecnici del Senato
«burocrati» e ha postato su
Twitter, a riprova del fatto che
non ci sarebbero problemi di
coperture, la foto del cedolino
di una busta paga di maggio
portatogli dal ministro
dell’Economia Pier Carlo
Padoan: «Le coperture dunque
ci sono. Gli 80 euro pure», ha
scritto
La proposta di querela
I vicepresidenti del Senato
Maurizio Gasparri e Roberto
Calderoli hanno avanzato
l’ipotesi di querelare il premier
da parte di Palazzo Madama.
Ieri però lo stesso Grasso ha
chiesto loro di fare un passo
indietro: «Non travalichiamo i
limiti della contesa politica e
rispettiamo le istituzioni»
l’anno. Lo schema del piano seguirà quello della riforma della
Pubblica amministrazione: presentazione alla stampa, quindi
consultazione pubblica on line,
poi una legge delega. Viene previsto anche un Fondo da circa
500 milioni di euro per le cosiddette start up sociali, ovvero finanziamenti per imprese di carattere sociale e assistenziale.
Si smorza invece la polemica
con il presidente del Senato, Pietro Grasso. Non ci sarà nessuna
querela al presidente del Consiglio da parte del Senato. «Non
bisogna travalicare i limiti della
contesa politica e rispettare le
istituzioni», ha in sostanza detto
la seconda carica dello Stato in
una telefonata ai vice presidenti
del Senato Maurizio Gasparri e
Roberto Calderoli, chiedendo
loro di «fare un passo indietro
rispetto all’idea della querela»,
sulla vicenda dei tecnici del servizio Bilancio del Senato. Ha
detto ieri Grasso: «Il dibattito tra
maggioranza e opposizione, anche in campagna elettorale, non
può e non deve arrivare al conflitto e alla delegittimazione tra
le istituzioni fino al punto di
pensare di rimettere all’autorità
giudiziaria temi che possono essere mantenuti all’interno di un
dibattito pre-elettorale». Linda
Lanzillotta, anche lei vicepresidente del Senato, ha offerto
un’altra prospettiva: le denunce
di Gasparri e Calderoli giudicate
come «strumentali, visto che
sono i primi a non rispettare le
indicazioni del servizio bilancio
del Senato, molto spesso».
Marco Galluzzo
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Politica e giustizia Il caso
La vicenda
L’arresto
Giovedì mattina
l’ex ministro
entra in carcere
Giovedì mattina l’ex ministro
dell’Interno e dello Sviluppo
economico Claudio Scajola
viene arrestato, nell’ambito
dell’inchiesta condotta dalla
Procura di Reggio Calabria,
con l’accusa di essersi
prodigato in favore di
Amedeo Matacena, ex
parlamentare di Forza Italia,
condannato a cinque anni
per concorso esterno in
associazione mafiosa
e attualmente a Dubai
Le richieste
L’ex parlamentare
in fuga a Dubai
e gli altri indagati
La custodia cautelare in carcere
viene disposta pure per
Amedeo Matacena e sua moglie
Chiara Rizzo (latitanti), e per
Martino Politi, collaboratore
della famiglia Matacena.
Vengono disposti i domiciliari,
invece, per la madre di
Matacena, Raffaella De Carolis,
per la segretaria Maria Grazia
Fiordalisi, per la segretaria di
Scajola Roberta Sacco e per
Antonio Chillemi, anche lui
collaboratore dei Matacena
L’accusa
L’associazione
per delinquere
e i legami
Secondo l’accusa, gli indagati
«prendono parte ad una
associazione per delinquere
segreta collegata alla
‘ndrangheta da rapporto di
interrelazione biunivoca al
fine di estendere le
potenzialità operative del
sodalizio mafioso in campo
nazionale ed internazionale».
Nello specifico, avrebbero
fatto in modo di interferire
sulle funzioni sovrane di altri
Stati per proteggere la
latitanza di Matacena
Le carte
In giallo,
i capi
di imputazione
dei nove
indagati,
vergati dai
pubblici ministeri
Giuseppe
Lombardo
e Francesco
Curcio
La Procura: «Scajola gestiva i beni di
ROMA — Ai suoi avvocati ha detto di
non voler rispondere al giudice, ma
soltanto ai pubblici ministeri «perché
dopo aver letto le carte sarò in grado di
chiarire tutto». L’interrogatorio è stato
fissato per mercoledì prossimo: Claudio Scajola dovrà difendersi anche dalla gravissima accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Non è
l’unico. Tutte le persone sospettate di
aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare del Pdl Amedeo Matacena,
aiutandolo anche a rimanere titolare
del suo impero economico, sono state
indagate dai pubblici ministeri di Reggio Calabria per quel reato. È la contestazione già costata cinque anni di carcere con sentenza definitiva proprio a
Matacena, sette a Marcello Dell’Utri. La
clamorosa circostanza emerge dal decreto di perquisizione eseguito giovedì
scorso, subito dopo gli arresti effettuati
dagli investigatori della Dia.
Le donne
per «schermare»
Nelle motivazioni del provvedimento gli inquirenti — il procuratore Fede-
L’accusa: concorso esterno in mafia
False intestazioni e giochi societari
Usava Skype per non essere ascoltato
rico Cafiero De Raho, il sostituto Giuseppe Lombardo e il sostituto nazionale antimafia Francesco Curcio — delineano tutti quei comportamenti
criminali che li portano ad assegnare
un ruolo chiave nella gestione dei beni
e delle società, non solo a sua moglie
Chiara Rizzo, ma anche a Maria Grazia
Fiordelisi. Ufficialmente si tratta della
sua segretaria, in realtà è la donna scelta da Matacena come «testa di legno»
per amministrare alcune aziende. Ma
potrebbe non essere stata la sola. Dalla
casa e dall’ufficio di Scajola sono stati
portati via centinaia di documenti. Alcune carte farebbero emergere il suo
ruolo attivo nella gestione dei beni di
Matacena, soprattutto il suo interessamento per muovere capitali in Italia e
all’estero. L’ex ministro dell’Interno
parlava ore e ore al telefono con la Rizzo: spesso usava parole in codice, talvolta utilizzava i sistemi di comunicazione via Internet Skype e Viber per
cercare di eludere le intercettazioni
perché «i telefoni cellulari per me sono
da esaurimento nervoso! Che strumento del c...».
«Interferenze
su funzioni sovrane»
Nel capo di imputazione — oltre a
Matacena, Scajola, Rizzo, Fiordelisi,
l’elenco comprende la madre di Mata-
cena, Raffaella De Carolis; il suo factotum Martino Politi; la segretaria di
Scajola, Roberta Sacco; il ragioniere
Antonio Chillemi, individuato come
uno dei «prestanome»; l’uomo che si
sarebbe occupato del trasferimento in
Libano, Vincenzo Speziali — i pubblici
ministeri elencano i comportamenti
che concretizzano a loro giudizio il
concorso esterno. E scrivono che il reato si realizza, tra l’altro, perché gli indagati «ponendo in essere, consentendo
o comunque agevolando condotte delittuose diversificate — dirette a interferire su funzioni sovrane quali la potestà di concedere l’estradizione e finalizzate a proteggere la perdurante latitan-
za di Matacena, già condannato in via
definitiva quale decisivo concorrente
esterno della ‘ndrangheta reggina per il
rilevantissimo ruolo politico e imprenditoriale svolto a favore della predetta
— forniscono un costante e qualificato
contributo a favore del complesso sistema criminale, politico ed economico
riferibile alla predetta organizzazione
di tipo mafioso, interessata a mantenere inalterata la piena operatività di Matacena della galassia imprenditoriale a
lui riferibile, costituita da molteplici
società e aziende, utilizzata per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali e imprenditoriali
garantite a livello regionale, nazionale
e internazionale». Nella richiesta di arresto per altri reati (trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena) i pm avevano già contestato l’aggravante del favoreggiamento
alle ‘ndrine. Il giudice dell’indagine
preliminare ha però rigettato quell’impostazione, ritenendo che non ce ne
fossero i presupposti, e contro questa
decisione la Procura presenterà appello
al tribunale del Riesame.
La giornata In carcere
La messa a Regina Coeli,
il libro del Papa emerito
e i complimenti per la cella
«Chapeau, molto pulita»
ROMA — Quando il direttore del
carcere di Regina Coeli, Mauro Mariani, giovedì scorso gli è andato incontro, su alla Quinta Sezione, Reparto Primi Ingressi, s’aspettava un
uomo distrutto, dimesso, disperato.
E invece Claudio Scajola, dopo aver
lasciato giacca e cravatta all’ufficio
matricola, aveva già indossato una
comoda tuta da detenuto e alla vista
della sua cella singola, di dodici metri
quadrati, si è fermato un attimo prima di entrare, ha guardato negli occhi gli agenti intorno a lui e poi, sorridendo, ha esclamato: «Chapeau!».
«Davvero complimenti — ha proseguito l’ex ministro dell’Interno —
Qui a Regina Coeli è tutto pulito e voi
siete estremamente gentili. Grazie».
Quindi è entrato, ha fatto un rapido
sopralluogo, passando in rassegna il
tavolino, il letto, i due armadi e il bagno separato, munito di doccia, poi si
è informato sul tipo di alimentazione
(«Chiedo scusa, ma soffro un po’ di
diabete») e infine ha salutato il direttore Mariani e ha cominciato a mettere in fila sulla piccola scrivania i libri
che stava leggendo prima di essere
arrestato, a partire dal «Gesù di Naza-
reth» di Joseph Ratzinger, il Papa
emerito. E già, perché Scajola è molto
religioso e stamane alle 9, con ogni
probabilità, parteciperà alla messa
celebrata dal cappellano giù alla Rotonda di Regina Coeli. Già da ieri il
Gip gli ha revocato l’isolamento e pur
se ancora in cella da solo, potrà da
oggi leggere anche i quotidiani e
guardare la tv. Resta in vigore invece
il divieto di colloquio con i suoi avvocati, Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni, che lo incontreranno solo martedì. Sempre martedì potrebbe ricevere la prima visita dei suoi familiari,
la moglie Maria Teresa e i figli Lucia e
Piercarlo.
Insomma, malgrado le preoccupazioni del direttore del carcere, Scajola
che è al quarto giorno di prigionia dimostra di reagire bene, con un notevole autocontrollo e una sorprendente capacità di adattamento — a
detta degli agenti che sorvegliano la
Quinta Sezione — tanto da sembrare,
in mezzo agli altri detenuti, «uno di
loro». Al passaggio in corridoio nes-
«Claudio è un galantuomo,
con una grande testa e un
grande cuore». Poche parole
quelle di Maria Teresa Verda,
moglie dell’ex ministro
Claudio Scajola, per ribadire
di essere ancora al fianco del
marito. Nonostante la bufera
giudiziaria e le malelingue.
suno ha levato contro di lui frasi ingiuriose o cori di scherno. Solo silenzio e un po’ di curiosità.
Di sicuro, oggi è già un altro Scajola rispetto a quello di giovedì scorso
alla Dia, quando ai poliziotti, ai
«suoi» poliziotti, che tentavano di
rincuorarlo in ascensore, vedendolo
così abbacchiato, e gli dicevano «coraggio ministro, vedrà che dal carcere uscirà presto», lui scuotendo la testa e scuro in volto aveva risposto
«Mah, non credo, stavolta la vedo
dura...». Di certo, ha ritrovato la voglia di lottare. Con sé, in cella, ha portato anche un libro sul Portogallo,
dov’era stato di recente con sua moglie Maria Teresa. E il pensiero di lei e
della sua forza — più forte di tutti i
gossip e di tutti i pettegolezzi che
hanno preso a girare — e la certezza
malgrado tutto di poter contare ancora su una famiglia «compatta e
unita e dura come una testuggine»,
adesso accompagnano le sue ore più
lunghe.
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Fabrizio Caccia
La moglie
«Claudio ha
un gran cuore»
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
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I retroscena Un centinaio di telefonate tra il mediatore Speziali e l’ex senatore
La trama che va da Monaco a Dubai
nel romanzo criminale delle ‘ndrine
L’incontro
L’ex ministro
Claudio Scajola
incontra Vincenzo
Speziali, nipote
e omonimo
dell’ex senatore
del Pdl. Speziali,
secondo l’accusa,
avrebbe aiutato
Scajola nel suo
tentativo di
trasferire Amedeo
Matacena
da Dubai, dove
si trova libero
ma senza passaporto, a Beirut.
Per il pubblico
ministero anche
Speziali avrebbe
«posto in essere
o comunque
agevolato condotte
dirette ad interferire su funzioni
sovrane quali
la potestà
di concedere
l’estradizione»
Matacena»
Le intestazioni
fittizie
Proprio per «proteggere» il patrimonio era stato messo in piedi un sistema
di «intestazioni fittizie». Nella richiesta
di arresto i pm sottolineano che «dopo
una prima fase in cui i membri della famiglia Matacena ricoprivano incarichi
diretti in ambito societario, si è passati
ad una fase successiva, caratterizzata
dalla operatività anche di imprese di
diritto estero e dalla presenza di continui progetti di fusione (quello già completato tra «Solemar» e «Mediterranea»
e quello in corso tra «Amadeus» e «Solemar«) finalizzati a schermare gli effettivi titolari e, quindi, i reali beneficiari degli utili prodotti dalle società in
questione che, alla luce delle indagini
in corso, sono da individuarsi in Amedeo Matacena e nei suoi prossimi congiunti. E spiegano come Matacena «ha
curato i suoi interessi attraverso un apparente distacco dalle società attuando
un collaudato modus operandi che ha
visto nel tempo impegnati in questo
tourbillon di trasformazioni societarie,
cessione di quote e girandole di incari-
chi la madre, il factotum, la moglie e la
segretaria, divenuta amministratore
unico della «A&A» grazie al rapporto di
fiducia e alla sicura affidabilità». Anche
Scajola ha avuto un ruolo determinante
in questo schema «individuando canali
bancari e finanziari sicuri, destinati a
gestire il transito di capitali nella disponibilità della Rizzo».
Gli «abusi»
sulla scorta
Le intercettazioni e i pedinamenti
hanno svelato l’uso personale che l’ex
titolare del Viminale faceva della scorta, quasi fosse una polizia privata. Oltre
a mandare i quattro agenti a Montecarlo, li utilizzava come autisti per la signora Rizzo. Ieri il questore di Imperia
Pasquale Zazzaro ha dato «formale incarico al vicario di eseguire un’ispezione per verificare se vi sia stato un uso
non corretto e poi valuteremo come
comportarci in funzione di quello che
ci comunicherà l’autorità giudiziaria».
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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Lo stesso contatto per la latitanza di Dell’Utri in Libano
È una trama che attraversa tre
continenti. Un’associazione segreta
«collegata alla ‘ndrangheta da rapporto di interrelazione biunivoca al
fine di estenderne le potenzialità
operative in campo nazionale e internazionale», che tiene insieme la
famiglia Matacena (l’ex deputato latitante, sua madre e sua moglie),
l’ex ministro Scajola, le rispettive
segretarie e qualche collaboratore.
Più Vincenzo Speziali, il quarantenne sposato con una libanese che secondo l’accusa trafficava insieme a
Scajola per trasferire Matacena da
Dubai a Beirut. E al quale s’è rivolto
prima di sbarcare in Libano anche
Marcello Dell’Utri, come dimostra il
centinaio di contatti telefonici tra i
due negli ultimi mesi, dei quali esiste traccia nei tabulati ma non la registrazione delle conversazioni.
Il «disegno criminoso» ricostruito dagli inquirenti si sarebbe dispiegato tra «Reggio Calabria, Imperia,
Roma, nel Principato di Monaco,
nell’Emirato di Dubai, nella Repubblica del Libano e in altre località
nazionali ed estere». Una triangolazione che tocca Europa, Africa e
Asia. Del resto, se la criminalità organizzata è ormai transnazionale,
non può non esserlo anche la rete di
protezione per affiliati e complici.
Ma in cima c’è sempre la Calabria,
da dove dirige i suoi affari la ‘ndrangheta. Che conferma la sua fama di
mafia più tentacolare al mondo.
Marcello Dell’Utri, appena condannato in via definitiva a sette anni
di carcere per i suoi rapporti con la
Cosa nostra di Bontate e Riina, lo sapeva da tempo. Perché i calabresi
bussarono alla sua porta rivendicando la propria «centralità». Nella
primavera del 2008, alla vigilia delle
ultime elezioni politiche che l’hanno visto candidato, l’ex senatore incontrò Gioacchino Arcidiaco, all’epoca indagato per appartenenza
alla cosca Piromalli. Il quale era stato istruito da Aldo Micciché, uomo
d’affari in attesa di giudizio dopo
l’estradizione dal Venezuela, sulle
cose da dire a Dell’Utri: «Spiegagli
chi siamo, che cosa rappresentiamo... Fagli capire che il porto di Gioia Tauro l’abbiamo fatto noi... Fagli
capire che in Calabria, o si muove
sulla Tirrenica, o si muove sulla Ionica, o si muove al centro, ha bisogno di noi». E ancora, un altro messaggio trasmesso tramite Lorenzo
Arcidiaco, padre di Gioacchino:
In fuga Amedeo Matacena si trova negli Emirati Arabi (Imagoeconomica)
«Fagli capire a Marcello... che c’ è
una tradotta di calabresi che lì a Milano lo votano! E tu gli dici che vai lì
a nome di questi...».
Chissà se Dell’Utri s’è ricordato di
quelle considerazioni quando nei
mesi scorsi, prima dell’ultimo viaggio verso Beirut dove poi è stato arrestato, s’è rivolto a un altro calabrese: quello Speziali che — sospettano
gli investigatori — si adoperava per
sostenere contemporaneamente la
latitanza effettiva di Matacena e
quella preventiva dell’ex senatore.
Strano personaggio, Vincenzo. Agli
agenti della Dia che l’altra mattina
sono andati a perquisirgli la casa
Il lavoro ignoto
Quarantenne, sposato
con la nipote di Gemayel,
alla Dia non ha saputo
spiegare che lavoro fa
Le rassicurazioni
Le rassicurazioni alla moglie
del parlamentare latitante:
«Beirut è come una
grandissima Montecarlo»
non ha saputo dire che lavoro fa. È
stato l’ultimo Delegato nazionale
del movimento giovanile della Dc,
notizie giornalistiche hanno riferito
che sua moglie, Joumana Rizk, è nipote dell’ex presidente libanese
Amin Gemayel, ma gli interessati
hanno smentito. Nessuna smentita,
invece, alla notizia delle visite dello
stesso Gemayel alla tomba di Andreotti, in compagnia di Speziali, e
all’abitazione calabrese di uno zio
omonimo di Vincenzo, allora senatore del Pdl .
A dimostrazione delle vaste relazioni dell’uomo contattato da Scajola, Matacena e Dell’Utri, nelle carte
dell’indagine reggina c’è un’intercettazione con la moglie Joumana
dell’11 febbraio scorso, in cui Speziali «le chiede di non parlare per telefono dei suoi affari in quanto lui,
in Italia, ha paura e per ogni telefonata fa controlli. Per la casa spiega
alla moglie che, secondo l’accordo
fatto tra Stefano (Ricucci) e Robert
(non meglio identificato, ndr),
quando avranno un attimo di tempo lo dovranno fare vedere, il contratto, a Mikati direttamente». Per la
Dia si tratta di Najib Mikati, due volte primo ministro libanese, l’ultima
fino al marzo 2013.
Forse è per via dei forti agganci
della «rete» a Beirut che dopo l’arre-
sto e la scarcerazione a Dubai, ma
con ritiro del passaporto, Matacena
voleva spostarsi in Libano. A Dubai
l’Italia ha avviato una pratica di
estradizione, e pochi giorni fa ha inviato una dettagliata risposta sul reato di associazione mafiosa richiesto dalle autorità locali che devono
decidere il destino dell’ex parlamentare condannato per concorso
esterno. Il quale dal 2008 è «di fatto
domiciliato» nel Principato di Monaco dove ha la residenza sua moglie Chiara Rizzo, in Boulevard Princess Charlot 13, palazzo “Le Victoria”. E Montecarlo è diventato luogo
di incontri e discorsi riservati tra la
signora Matacena e Claudio Scajola.
In un’intercettazione in cui l’ex
ministro e Chiara Rizzo fanno riferimento al Libano come meta finale di
Matacena, «più volte si compie riferimento a tale Antonio» che per gli
inquirenti è l’ambasciatore italiano
nel Principato di Monaco Antonio
Morabito, originario di Reggio Calabria, «amico comune della Rizzo e di
Scajola». Agli atti c’è pure una telefonata tra il diplomatico e la signora
che chiede aiuto per poter far visita,
negli Emirati, al marito detenuto in
occasione del compleanno. Morabito ha precisato di essersi comportato «nel pieno rispetto delle procedure previste dalla legge», e di aver
più volte suggerito alla signora di
convincere il marito a consegnarsi
alle autorità italiane. Senza successo, evidentemente.
A rimpolpare le suggestioni monegasche della trama intercontinentale ci sono i paragoni che Scajola fa con la Rizzo: «Beirut è una
grandissima Montecarlo... e Dubai è
una grande Montecarlo». E c’è la
coincidenza di quanto avvenuto la
sera del 6 maggio. Mentre in Italia si
preparavano arresti e perquisizioni,
nel Principato un uomo a volto scoperto s’è avvicinato all’auto ferma al
semaforo in cui era seduta Hélèn
Pastor, settantasettenne ereditiera,
e ha sparato ferendo gravemente lei
e l’autista. Madame Pastor possiede
uno dei principali patrimoni immobiliari locali, che fanno gola a molti
speculatori. E tra i possibili moventi
dell’attentato, c’è l’ipotesi di un avvertimento della ‘ndrangheta che da
tempo avrebbe messo gli occhi sugli
affari del cemento in Costa Azzurra a
Montecarlo.
Giovanni Bianconi
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La coppia Lei intercettata nega «la fine» con un’amica. Lui da Dubai: «Sono innamorato, le chiedo scusa per averla abbandonata di colpo»
I pm e la «separazione apparente» per evitare le confische
L’idea dell’ex ministro: 15 mila euro
per pagare l’affitto della casa all’amica
ROMA — Aeroporto di Fiumicino,
l’appuntamento è per stasera, ore 19.45.
C’è massimo fermento, perché da uno
dei quattro voli in arrivo, due da Parigi,
uno da Nizza e un altro da Dublino, dovrebbe finalmente sbarcare lei, la signora Chiara Rizzo in Matacena, per consegnarsi alle autorità. Il suo avvocato, il
messinese Bonaventura Candido, non
vuol essere più preciso e tiene vivo l’indovinello fino all’ultimo: «Posso dirvi
soltanto che alle 21.20 dovrebbe prendere un altro aereo, la coincidenza per
Reggio Calabria, dove alle 22.40 atterrerà». Sempreché, è chiaro, la signora Rizzo nel frattempo non abbia cambiato
idea nel luogo sconosciuto dove ancora
si trova, optando per la latitanza come
suo marito, che oggi vive a Dubai.
«Ma io in questa vicenda ho solo fatto
la moglie, non ho fatto niente di male e
se invece l’ho fatto chiederò scusa e sono
pronta a pagare», ripete lei, nipote del
potente uomo politico socialista messinese Turi Rizzo, a poche ore dal «redde
rationem» con i magistrati di Reggio.
Tra l’altro, se davvero si costituirà, ci sarà da capire che fondatezza abbia l’ultimo mistero legato alla presunta separazione in atto tra i due coniugi. La Rizzo,
infatti, è accusata di aver contribuito a
schermare il patrimonio (a rischio confisca) di Amedeo Matacena, accusato di
concorso esterno in associazione mafiosa. Il sospetto di «un’attribuzione fittizia
di beni» è legittimo: separazione d’interesse? Gli inquirenti negli atti parlano di
«apparente separazione coniugale dei
Matacena» e a questo proposito richiamano alcune intercettazioni tra cui la te-
Latitante
Chiara Rizzo, la moglie
di Amedeo
Matacena.
Messinese,
due figli, nel
2010 è stata
eletta tra le
undici donne più belle
di Monaco.
Per l’accusa
è «l’anello di
congiunzione indispensabile»
per «l’intera
operazione
di mascheramento»
del marito
lefonata (del 30 settembre 2013) tra la
stessa Rizzo e l’ex moglie del fratello di
Matacena. Quest’ultima, Vanessa, a un
certo punto sembra congratularsi con
Chiara per la decisione di separarsi da
Amedeo, ma lei replica sorpresa: «Non si
tratta di una separazione». E allora?
Matacena, da Dubai, dice: «Sono ancora innamorato di mia moglie e le chiedo perdono per aver abbandonato di
colpo lei e i nostri figli. Ma non credo ai
pettegolezzi, non credo alla liaison con
Scajola che è un amico». Nell’ordinanza
è scritto che l’ex ministro attendeva la
candidatura al Parlamento europeo e la
probabile elezione per poter dare 15.500
euro a Chiara Rizzo per l’affitto di un
nuovo appartamento a Montecarlo. Matacena non crede «neppure al flirt con
Bellavista Caltagirone: sono tutte sciocchezze, conosco mia moglie da 20 anni
ed è una madre perfetta. Io me ne sono
dovuto andare dall’Italia perché non ho
fiducia nella giustizia italiana, a diffe-
renza di lei. E preferisco starmene qui a
Dubai a fare il maître e a vivere in un
monolocale faticando a pagare l’affitto.
Aspettando, però, da uomo libero in attesa di estradizione l’ultimo giudizio
della Corte europea. Ma non c’entro con
le cosche calabresi, per questo reato sono stato assolto, lo ha detto la Cassazione».
Matacena è preoccupato per suo figlio Athos, 14 anni, rimasto solo a Montecarlo con la sorella più grande, Francesca, 20 anni, avuta dalla Rizzo col suo
precedente marito, Franco Currò. «Ma
mia moglie non vive più nell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte
numero 13, molto vicino alla casa del
cognato di Gianfranco Fini, che è al civico 14. Ora Chiara vive in una casa più
modesta, i tempi sono cambiati. Io comunque a Montecarlo ci andavo raramente, di sicuro meno di Fini...».
Fa. C.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Primo Piano 11
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Politica e giustizia Il colloquio
Nella stanza di Dell’Utri a Beirut:
sentenza politica, io un prigioniero
Lo sfogo dell’ex senatore piantonato in ospedale: non sono fuggito
DAL NOSTRO INVIATO
BEIRUT — Disteso su un letto, a poco più
di 12 ore dalle sentenza che lo ha condannato definitivamente a 7 anni di carcere, Marcello Dell’Utri è calmo ma ora più che mai
convinto di essere stato vittima di un complotto fatto di venti anni di indagini e processi. «Io sono un prigioniero» e «questa è
una sentenza politica», dice.
Ospedale Al Hayat, Beirut. Uno degli amici e collaboratori più antichi e fidati di Silvio
Berlusconi è piantonato in una stanza al
quarto piano. Fuori la porta due poliziotti
armati di fucile sorvegliano l’ingresso che
dà su un salottino dal quale si accede alla
stanza dalle pareti bianche. I poliziotti lo
hanno portato qui il 16 aprile scorso, quattro giorni dopo l’arresto. Una perizia medica
voluta dal procuratore generale del Libano
Samir Hammud aveva stabilito che le condizioni fisiche di Dell’Utri, che è cardiopatico e ha subito un intervento di angioplastica, non sono compatibili con il carcere.
Il suo arresto si deve a un’ordinanza di
custodia cautelare emessa dalla magistratura di Palermo a pochi giorni dalla prima
udienza in Corte di Cassazione, poi rinviata
perché entrambi i suoi legali avevano avuto
problemi di salute. Alla base dell’arresto
c’era il pericolo di fuga. Dell’Utri aveva lasciato l’Italia il 24 marzo per raggiungere il
Libano passando da Parigi. Avrebbe potuto
prendere un volo da Milano o da Roma, ma
scelse un itinerario più complicato portandosi un bagaglio molto pesante, tanto che
dovette pagare un supplemento sul biglietto, e 30mila euro in banconote da 50. Una
La vicenda
La condanna
Nel 2004 Dell’Utri
è condannato a 9
anni per concorso
esterno in
associazione
mafiosa, pena
ridotta a 7 anni in
Appello nel 2010
Il nuovo giudizio
Nel 2012 la
Cassazione annulla
in parte la sentenza
di II grado e dispone
un nuovo Appello,
che nel 2013
conferma i 7 anni
La Cassazione
In vista della
pronuncia della
Cassazione, che
venerdì ha
confermato la
condanna, la Corte
d’appello di
Palermo emette il
mese scorso un
ordine d’arresto.
Ma Dell’Utri è già a
Beirut, in Libano
Ex azzurro Marcello Dell’Utri, 72 anni, si trova attualmente a Beirut, piantonato in ospedale
somma così alta e valigie così voluminose si
giustificano solo con le necessità di un soggiorno molto lungo, secondo gli investigatori che ritengono che con la partenza da
Parigi, forse raggiunta in auto, Dell’Utri volesse evitare i controlli doganali in Italia e
quindi i sospetti, anche se in quel momento
era in possesso di un regolare passaporto
che gli consentiva di viaggiare liberamente.
«Non sono fuggito e non sono un latitante»
replica con gentilezza in ospedale riproponendo quello che i suoi legali libanesi e italiani vanno dicendo dall’inizio della carcerazione: nessuna fuga perché Dell’Utri non
sapeva di essere ricercato.
Maglietta bianca, sbarbato, le sue condi-
zioni sembrano migliori rispetto al suo ingresso del 16 aprile dopo i quattro giorni
trascorsi in una tetra caserma della polizia
libanese. Resta sotto le lenzuola mentre al
suo capezzale la figlia si prende cura di lui.
Sul comodino quattro libri. Possono incontrarlo solo i suoi avvocati, la moglie Miran-
I libri sul comodino
Quattro libri sul comodino
e il televisore: «Quello lo usano
i militari di guardia,
io vedo soltanto le partite»
In Libano
Estradizione,
previsti
tempi lunghi
da Ratti e il figlio, oltre alla figlia e a un funzionario dell’ambasciata italiana. Nella
stanza c’è un apparecchio televisivo acceso
che però non riceve le tv italiane. Sul letto
un giornale in lingua francese. «La televisione la guardano i soldati» spiega facendo
cenno ai due militari che ormai lo chiamano
confidenzialmente «Marcello». «Io seguo
qualche partita», dice.
E i collegamenti con Vincenzo Speziali? Il
nome di Speziali emerge dalle indagini della Procura di Reggio Calabria che hanno
portato all’arresto dell’ex ministro pdl Claudio Scajola accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, l’ex deputato di
FI fuggito a Dubai dopo la condanna a 5 anni anche lui per concorso esterno in associazione mafiosa. Speziali risiede a Beirut
ed è legato all’ex presidente del Libano
Amin Gemayel. Come ha sostenuto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero
De Raho, Speziali ha avuto un «ruolo da
protagonista» nel soggiorno di Dell’Utri a
Beirut prima dell’arresto. Dai tabulati telefonici emergono almeno una decina di contatti tra i due, prima dell’arrivo e durante la
presenza dell’ex senatore in Libano. «Speziali lo conosco perché è il figlio di un ex
parlamentare e lui si voleva candidare per
Forza Italia» risponde Marcello Dell’Utri. Gli
investigatori stanno indagando per accertare se i due si siano anche incontrati. Nella
ricostruzione dei suoi movimenti in Libano
manca ancora il periodo tra il 24 marzo e l’8
aprile, quando si registrò all’hotel Phoenicia. «Non l’ho incontrato a Beirut», dichiara
l’ex parlamentare di Forza Italia il quale,
quando gli si chiede come si trovi all’ Al Hayat, risponde «meglio il tribunale che
l’ospedale», parafrasando un detto palermitano in cui al posto della parola «tribunale», però, c’è «carcere».
BEIRUT — (G. Gua.) Gli
ultimi documenti sono
arrivati a Beirut venerdì:
ordine di carcerazione per
Dell’Utri della Procura
generale di Palermo dopo la
condanna in Cassazione e
nota del ministro della
Giustizia Andrea Orlando
sulla sentenza. Da lunedì la
Procura generale del Libano
valuterà l’estradizione. Sarà
l’ora della difesa per la quale
non può essere concessa
perché il concorso esterno
non esiste nel codice locale, il
reato sarebbe prescritto e
—sostengono i legali — si
tratta di una persecuzione
politica. Secondo gli esperti
italiani invece l’estradizione
deve essere concessa perché
il Libano ha aderito alla
Convenzione di Palermo sulla
cooperazione contro le mafie.
La prescrizione, che qui
scatta dopo 10 anni dal reato
(è del 1992), non sarebbe
arrivata perché interrotta più
volte. Sulla persecuzione
ragioneranno (i tempi
potrebbero essere lunghi) il
ministro della Giustizia, il
consiglio dei ministri e il
presidente della Repubblica
cui spetta la decisione finale.
Giuseppe Guastella
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DAL NOSTRO INVIATO
12 Primo Piano
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Verso il voto Il centrodestra
Alfano
«Inutile
votare FI»
Ncd attacca
Toti replica
«Chi vuole votare la
protesta vota per Grillo,
che gli consente di
gridare un grande “vaffa”
a tutto e a tutti. Chi vuole
invece votare le proposte
voti noi, se non è di
sinistra. E questo vuol
dire che il voto a Forza
Italia è inutile». Lo ha
detto ieri il segretario del
Nuovo centrodestra
Angelino Alfano alla
manifestazione del partito
a Roma (foto Mistrulli),
insistendo sul punto che
«chi vuole che il governo
vada avanti con le riforme
e ne apprezza lo sforzo
concreto, se non è di
sinistra può votare noi,
l’unica forza di destra
nella maggioranza». Il
ministro dell’Interno cita
le percentuali: «Dai
sondaggi — ha detto —
emerge che un 60% di
italiani ha fiducia nel
governo e il Pd raccoglie
il 30% di consensi. Questo
vuol dire che c’è un’ampia
area di moderati ai quali
dobbiamo rivolgerci visto
che nel governo
manteniamo le nostre
posizioni su importanti
leggi come quella sul
lavoro». Alfano non ha
nascosto l’importanza del
voto europeo: «È la nostra
prima prova davanti agli
elettori e vogliamo
vincerla brillantemente
mostrando che un altro
centrodestra c’è».
Buona parte del suo
intervento è stato
all’attacco di Forza Italia:
«Gli italiani sono un po’
annoiati dalle molte
ingiurie e battutacce degli
amici di FI, a cominciare
dal suo leader che ci
insulta tutti i giorni. Ma
noi non temiamo chi ha
più mezzi di noi, chi ha le
televisioni e può parlare
ogni giorno». Il leader di
Ncd attribuisce poi al
governo la capacità di
«mantenere il punto»,
mentre Berlusconi oscilla
tra «posizioni estremiste
e subalternità a Renzi:
Forza Italia dimostra di
non essere né carne né
pesce». Immediate le
reazioni degli azzurri: da
Maurizio Gasparri — «Più
che preoccuparsi del voto
di FI, Alfano dovrebbe
guardare in casa propria:
il voto a Ncd più che
inutile è dannoso» — a
Giovanni Toti: «Ncd? Tutti
politici di professione e
stampella della sinistra.
Dunque né nuovo né
destra. Solo un centrino».
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MILANO — Il vecchio inno di Forza Italia sparato tra i chiostri rinascimentali copre solo in parte la delusione. «Ma Dudù
dov’è?», si chiedono in platea i duecento
proprietari di cani arrivati all’Umanitaria,
un gioiello architettonico a due passi dall’«odiato» Palazzo di Giustizia, quando
alle undici e mezza sul palco sale Silvio
Berlusconi. Duecento elettori e almeno
altrettanti cani, all’iniziativa organizzata
da Michela Vittoria Brambilla, l’artefice
della svolta animalista del partito.
Il leader azzurro dal palco lo ricorda.
Ricorda gli anni da imprenditore, quando
ad Arcore andava a correre al mattino
presto circondato da una muta di quindici cani. E poi, certo, c’è stato l’incontro
decisivo con Francesca Pascale e Dudù, il
barboncino diventato icona («Ho saputo
che stanno per produrre una linea di vestitini per cani e che hanno deciso di
chiamarla col suo nome, ma non chiederò i diritti») regalato alla coppia proprio
dalla Brambilla. Gli «amici dell’uomo», i
«diritti di tutti gli esseri senzienti», ripete
Berlusconi. Si deve però parlare anche di
politica, con le Europee alle porte e con i
sondaggi che volgono al brutto. Gli affondi più duri sono contro Grillo e, indirettamente, contro i magistrati. Nessun cenno
a Cesano Boscone e alla prima giornata ai
servizi sociali, ma la frase è comunque a
effetto: «Se ci fosse un partito delle vittime degli errori della giustizia prenderebbe il 18, il 20 e forse 21 per cento, secondo
tre sondaggi che abbiamo commissionato. In Italia ci sono milioni di vittime della
giustizia, e io ne so qualcosa. Il nostro
compito è rintracciare chi è stato maltrattato da questo sistema che si basa su regole non democratiche». Finito il comizio
(un’ora e mezza), regalerà sul tema alla
nuvola di telecamere e microfoni una sola
altra dichiarazione. La condanna di Dell’Utri? «Sono molto addolorato». Quanto
al leader dei Cinque Stelle, Berlusconi
scomoda, per indicarne la pericolosità,
niente meno che Adolf Hitler. «Quel movimento è una setta e i discorsi del suo
leader assomigliano a quelli del capo del
nazismo. Io ho il terrore che questi signori possano prendere la maggioranza dei
voti degli italiani. Sono pe-ri-co-lo-si».
Il quadro insomma sarebbe peggiore di
quello del 1994, quello della discesa in
campo. Anche perché nel frattempo la sinistra è rimasta sostanzialmente la stessa,
nonostante il «lifting di Renzi». E allora?
E allora il leader chiama alla mobilitazione il suo popolo, quello dei moderati,
quello dei club «Forza Silvio». Attraverso
il porta a porta e grazie alla nuova linfa vitale che arriverà dalle nuove categorie
ignorate fino a oggi «dalla vecchia politica». Tra queste, appunto, i proprietari di
cani e di animali domestici. Il Dudù act, lo
chiamano. Diritti e welfare. Esempi?
L’istituzione di un garante nazionale, la
cancellazione «assoluta dell’Iva su cibi e
prodotti per gli animali», un piano per
dare un padrone ai 150 mila cuccioli abbandonati nei canili grazie agli sconti sulle imposte comunali, «prestazioni medico-veterinarie a carico del sistema sanita-
L’arrivo Berlusconi accolto da
Michela Vittoria Brambilla alla
Festa degli amici animali (LaPresse)
Berlusconi lancia il piano animali
E sogna un partito di vittime dei pm
La festa a Milano (senza Dudù). Poi l’affondo sulla giustizia
Ai Chiostri
Erano circa
duecento i
partecipanti
alla Festa degli
amici animali
organizzata
ieri da Michela
Vittoria Brambilla
nei Chiostri
dell’Umanitaria
a Milano.
Oltre a Silvio
Berlusconi,
erano presenti
all’iniziativa
anche Giovanni
Toti, Mariastella
Gelmini, Renato
Brunetta
e Deborah
Bergamini
(foto Tam Tam)
rio nazionale». «E libero accesso in ogni
luogo pubblico per i cani», aggiunge la
Brambilla. I proprietari di animali domestici sono venti milioni di potenziali elettori e Berlusconi ha fiutato il business politico.
Tra i duecento dell’Umanitaria, antico
tempio della città laica e filantropa, c’è chi
ammette di essere di sinistra e chi giura di
essere alla prima manifestazione politica.
Dudù non c’è, però. È rimasto nei parchi
di Arcore con la Pascale, non abituato,
spiegano, alle folle umane e animali. Ci
sono molte signore della Milano che conta, in compenso, mischiate a mezzo gruppo dirigente di Forza Italia. La segretaria
regionale Mariastella Gelmini e il consigliere politico Giovanni Toti, capolista del
partito nel Nordovest e a caccia di voti che
ne legittimino l’investitura arrivata dal
Capo. E Renato Brunetta, sorridente coi
militanti e aggressivo coi giornalisti. «Ho
un golden retriever che si chiama Otto».
Un nome tedesco? «No, sta per ottobre».
Andrea Senesi
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Il personaggio Tiziano Motti arrivato a Strasburgo con l’Udc («non sono neppure cattolico») al debutto con una hit intitolata «La Verità»
L’eurodeputato che ha scelto il rock: canto le bugie della politica
Il suo è pezzo cliccatissimo su YouTube
«Ma le mele marce sono ovunque»
ROMA — «Eh eh eh... ho un sacco
di parenti ma non così tanti» se la ride l’euro-onorevole in scadenza Tiziano Motti, 48 anni, Udc, che sta per
lasciare il seggio a Strasburgo ma in
compenso — a dieci giorni dal debutto rockettaro con la sua prima hit intitolata «La Verità» — è ancora ben saldo nella Top 20 dei brani più venduti/
scaricati d’Italia.
Il pezzo, che vanta 50 mila like su
YouTube, è una schitarrata sulle leggendarie bugie della categoria
(«Quando un politico promette che
farà/ chissà qual è la verità/ perché
nel cuore forse sa quello che fa/ però
il potere è una poltrona comoda»
rappa Motti, nel video metà parlamentare in blazer e metà metallaro in
giubbotto di pelle nera, e pazienza se
la rima è molto libera) e va fortissimo. «Sono al diciassettesimo posto
della classifica generale, davanti a
Emma, a Mina e a Robin Williams,
dati ufficiali, mica me lo dico da solo»
spiega l’imprenditore reggiano (ramo
publi-marketing) prestato prima alla
politica (nel 2009) e ora alla canzone.
Non che si sia montato la testa. «Durerà poco, è l’effetto curiosità, anche
se è rarissimo che un esordiente parta
così bene, erano esterrefatti pure
quelli della Universal, la mia casa discografica» ammette lui. «Sì sì, mi
passano tanto anche alla radio ma
ben venga, visto che il ricavato del cd
andrà tutto in beneficenza».
L’unica critica che gli fanno gli am-
Chi è
La politica
Tiziano Motti, reggiano, 48
anni, nel 2009 è stato eletto al
Parlamento europeo con l’Udc
La musica
Motti è anche cantante:
all’inizio del mese è uscito il
suo primo album «Siamo tutti
assolti», che comprende il
singolo «La Verità» (foto)
miratori — rendendolo peraltro felicissimo — è «che nella voce somiglio
troppo a Vasco Rossi, parecchia gente
pensava che fosse il suo nuovo disco», e in effetti la raucedine e la zeta
emiliana (l’originale è di Zocca, Modena, Tiziano di Reggio Emilia) sono
quelli. «Sono un suo fan da quando
avevo 16 anni, si vada a vedere la mia
cover di Ogni Volta». Motti, che da
europarlamentare si è occupato perlopiù di mercato e tutela dei consumatori, si è autopromosso acquistando duemila copie del cd. «Direttamente dalla casa discografica però,
sono stato onesto». O parsimonioso,
visto che gli avranno fatto un prezzo
di favore. «Vero, però così non ho influenzato la classifica».
Il titolo della compilation — «Siamo tutti assolti» — sembra di preoccupante attualità in pieno scandalo
Expo, tra corrotti e mazzette. «Nooo,
non c’entra niente, però con il mio
singolo sono stato un buon veggente,
in effetti». Interprete e pure cantautore, l’onorevole Motti ha scritto e musicato il pezzo del debutto. «Racconto
della distanza infinita che c’è tra la
gente comune e i politici che in campagna elettorale, per vincere, dicono
quello che gli elettori vogliono sentirsi dire». Quindi anche lui... «No, io le
panzane non le ho mai dette. Al tempo feci attaccare i manifesti “Vota
Motti” senza nemmeno avere una
candidatura, pensi lei. All’ultimo minuto mi prese Cesa all’Udc, io che non
sono manco cattolico. Però ho portato 18.500 voti». Dell’ennesima puntata di Tangentopoli non si stupisce.
«La corruzione è nella natura umana,
però i politici non sono tutti ladroni, le mele marce ci sono ovunque,
quando a 18 anni facevo il cameriere
c’era chi si fregava le mance».
Giovanna Cavalli
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Chi è
A Napoli
Francesca Pascale, nata a
Napoli, 28 anni, laureata in
Scienze politiche, ex showgirl
nelle tv locali, si candida nel
2001 alle elezioni municipali di
Napoli ottenendo 88 voti.
Tesserata di Forza Italia della
prima ora, nel 2009 fonda il
comitato «Silvio ci manchi», un
gruppo ispirato a Berlusconi, e
viene eletta consigliere
provinciale di Napoli con il
Popolo della libertà
La relazione
Nel 2011 inizia la sua
relazione con Silvio Berlusconi,
impegnato all’epoca nella
causa di separazione dalla
seconda moglie Veronica Lario
L’ufficializzazione
Nel dicembre del 2012, ospite
della trasmissione di Canale 5
«Domenica Live», Silvio
Berlusconi, intervistato da
Barbara D’Urso, rende ufficiale
il suo legame con Francesca
Pascale: «Sì, è ufficiale, mi
sono fidanzato con una
napoletana — rivela —. C’è
un divario di 49 anni tra lei e
me. Finalmente mi sento meno
solo»
La presidente della Camera
Boldrini e la battaglia
per la parità:
non ho complessi
verso gli uomini
«Quando faccio delle nomine mi pongo
sempre la domanda se vi siano delle
candidate e me la pongo proprio perché
sono donna: non scegliere una donna in
una rosa di tre, tra dieci candidati,
sarebbe un errore anche se alla base di
tutto serve che siano persone qualificate».
Lo ha dichiarato ieri la presidente della
Camera Laura Boldrini, rispondendo a
Bergamo alla domanda di uno studente
delle superiori che le aveva chiesto se
essere donna arricchisse la sua funzione:
«Non ho complessi verso gli uomini — ha
detto lei — non mi sento di meno né di
più, ma voglio competere con le stesse
armi». L’Italia, poi, per Boldrini, è pronta
a un passo avanti: «Il 65% degli italiani
voterebbe un partito con a capo una
donna, dunque il Paese è pronto a vedere
donne in ruoli decisionali, a un premier e
a un presidente della Repubblica donna.
Metà dei ministri sono donne: è un
segnale positivo. Però a Palazzo Chigi
servirebbe ridare un riferimento alle Pari
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opportunità».
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Le prime uscite in pubblico
Dopo aver seguito corsi di
dizione e portamento ed
essersi sottoposta a un deciso
cambio di look, Francesca
Pascale inizia a comparire
ufficialmente accanto a
Berlusconi in uscite serali
al ristorante e occasioni
pubbliche, a volte anche in
compagnia della primogenita
dell’ex presidente del Consiglio,
Marina
A Palazzo Grazioli
In un’intervista al settimanale
Oggi, lo scorso ottobre, Pascale
risponde a chi la accusa di aver
preso il comando di Palazzo
Grazioli: «Quando ho iniziato a
vivere con lui ho trovato una
situazione inaccettabile, ho
fatto solo quello che andava
fatto, un po’ di pulizia. Mentre
Silvio faceva ordine nel partito,
ero alle prese con una vera e
propria riorganizzazione della
casa, improvvisando una sorta
di spending review: pagavano i
fagiolini 80 euro al chilo, le
pare possibile?»
L’intervista «Lui vorrebbe preservarla, ma la lascerà libera. Sarebbe la prima candidata premier»
Pascale e la carta Marina:
ha le qualità di Silvio,
vincerebbe le elezioni
«Noi mai al governo con il Pd di Renzi»
ROMA — «Sono stata la prima ad
augurarmi l’ingresso di Marina in poliLe frasi
tica perché ho la fortuna di conoscere
le sue doti. Se alla fine scegliesse di entrarci, diventerebbe la prima donna
candidata alla guida del Paese e vinceServizi sociali
rebbe le elezioni. Altro che quote roDa Cesano
sa…». Francesca Pascale parla dal giarBoscone
dino di Villa San Martino in un sabato
mattina di primavera. A metà dell’inè tornato
tervista, in cui racconta di un fidanzato
pieno di idee
che chiama decine di volte «il mio presidente» e una sola «Silvio», viene fuori il tema della successione. Ma riavvolgendo il nastro del colloquio, ci sono
dei carabinieri che alle 23 del 30 aprile
bussano a Palazzo Grazioli per controllare che Berlusconi sia in casa. Come
prevede la sentenza che l’ha condannaIl futuro
to.
Sposata?
Come avete vissuto quella visita
La felicità
notturna?
«Il presidente mi ha avvisato che
mi sembra
stavano salendo per il controllo, con la
abbastanza
sua voce rassicurante, con il solito sorriso. Lo so che ci ha sofferto, e io con Con il barboncino Francesca Pascale con Dudù
lui. Però mi ha commosso la sua preoc- nel servizio fotografico per il settimanale «Gente»
cupazione. Silvio voleva che non ci restassi male, che non sentissi violata la teniamo del tutto ingiuste».
Però è vera».
nostra intimità da parte di chi faceva
Secondo lei, Berlusconi riuscirà a
Lei fu la prima a parlare di Marina
solo il suo dovere. In quel momento il ottenere l’annullamento della sen- in politica. Secondo lei, qualora decisuo pensiero era per me e per i carabi- tenza e la revisione del processo?
desse di fare il grande salto, la primonieri».
«Io sono certa che finirà bene».
genita riuscirebbe a vincere le primaCome ha trovato Berlusconi dopo il
Come vive il clima della nuova Tan- rie del centrodestra?
primo giorno a Cesano Boscone?
gentopoli che si respira a Milano?
«Ne sono sicura. Sono stata la prima
«Sapevo che sarebbe tornato pieno
«Se allude invece ai fatti di queste ad augurarmi il suo ingresso in politidi idee, di sentimenti delicati verso le ore, non sono in grado di dare un giu- ca. Perché ho la fortuna di conoscere
persone incontrate e verso chi si occu- dizio specifico. Certo, mi colpisce mol- bene le sue doti e di capire che sono
pa di loro. Non mi sbagliavo. Non è sta- to che tutti i giornali siano colpevolisti, della stessa qualità di quelle del padre.
ta una passeggiata in giardino, è impe- che Grillo urli di essere dalla parte dei Lui la lascerà libera. Però vorrebbe pregnativo stare con chi soffre, ma è anche pm che arrestano. Sembra quasi una servarla da questa politica indecorosa e
un arricchimento. Non gli è piaciuta giustizia a orologeria».
anche dalle sofferenze che giungono
invece la ressa di giornalisti».
Una frase già sentita.
contro la famiglia con un Berlusconi
Sia sincera, signora Pascale. Vivete
«Anche “due più due fa quattro” lo è. candidato. Se scegliesse di scendere in
più il sollievo del pericolo scampato
degli arresti domiciliari o la rabbia
Lega Nord
per la sentenza?
«La rabbia e l’odio sono sentimenti
che il presidente non conosce. Il dolore
e l’amarezza, questi sì. Ma la questione
non è “fisica”. Anche ai servizi sociali
L’ultima settimana di campagna elettorale, il segretario della Lega Matteo
lui ha tecnicamente delle restrizioni, si
Salvini ha deciso di trascorrerla in camper attraverso il Nord Italia, con
sente dare del pregiudicato... E mi vietappe anche sotto le case dell’ex ministro Elsa Fornero e dell’ex premier
ne in mente di dirgli le cose più stupide
Romano Prodi. A partire da oggi, ha annunciato Salvini, «faremo 100
e vere, e cioè che anche personaggi
tappe in 100 città del Nord fino in Toscana, con chiusura a Milano.
storici di grandissimo rilievo sono stati
Andremo nelle fabbriche in crisi, non sarà un camper dei fenomeni, come
dei pregiudicati, così come alcuni
quelli di Grillo o Renzi. Andremo in asili, case di riposto e carceri.
grandi uomini italiani degli ultimi seRaccoglieremo firme contro la legge Fornero sotto casa sua e sotto casa di
coli. Ma lui non riesce ad accettare che
Prodi faremo un gazebo per raccogliere firme contro l’euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA
nel Paese in cui ha dato tutto se stesso
si assumano delle decisioni che noi ri-
❜❜
❜❜
Salvini, tour sotto casa Prodi e Fornero
campo sono sicura che, in caso di primarie del centrodestra, Marina le vincerebbe. Sarebbe la prima donna candidata alla guida del Paese... altro che
quote rosa. E sono certa che vincerebbe
le elezioni».
Se Grillo trionfasse alle Europee,
pensa che il suo fidanzato si ritroverebbe nella maggioranza di Renzi?
«Escludo categoricamente che Forza
Italia possa stare al governo con il Pd di
Renzi. Siamo e saremo sempre diversi
da loro, nei valori e negli ideali. Tra l’altro, da rottamatore Renzi si è trasformato in un uomo di potere».
A proposito, che voto darebbe al
governo Renzi?
«Da libera cittadina il mio voto al
governo Renzi è negativo. E comunque
“non classificabile” per ora. Tra l’altro è
un presidente non eletto dal popolo
sovrano. E, per ora, è un supplente della democrazia».
Ci sono gli ottanta euro, non dimentichi.
«Solo promesse, annunci, rinvii.
Tutto con molta presunzione, anche da
parte di ministri alle prime armi, che si
danno arie da premio Nobel e non sanno neppure stare al passo con l’autoironia. Tutto in conto agli italiani, per
giunta in un momento drammatico».
Come si vede tra un anno? Sposata
e mamma di un figlio?
«Mi vedo serena, accanto a chi amo.
Non ho l’elenco della spesa da proporre al buon Dio, la felicità mi sembra abbastanza. Di certo ho imparato dal mio
presidente che per essere contenti bisogna che intorno a noi siano contenti
tutti. Compresi quelli che prima ci volevano male».
Lei è stata consigliere provinciale.
Diventerà mai deputata?
«Essere scelta da tanti è stata
un’esperienza bellissima. Ma preferisco vivere e imparare stando tra la gente. Il mio fare politica lo vedo in questa
responsabilità quotidiana, condividendo bisogni, cercando con umiltà e
discrezione di aiutare chi è meno fortunato di me. Uno in famiglia che fa
politica in prima persona basta. Se poi
questa persona è l’uomo che amo, non
chiedo di meglio che essere un po’ dei
suoi occhi».
Alfano intanto ha detto che il voto a
Forza Italia non è né carne né pesce.
«Visto il comportamento di Alfano,
in particolare nei confronti del presidente Berlusconi, credo che avrà un risultato elettorale estremamente negativo, nonostante stia con l’Udc di Cesa.
Secondo me, all’Italia serve altro. Rischiare e sacrificarsi tutti insieme, partendo dalla cultura, dall’istruzione, dai
giovani soprattutto. Dare loro l’opportunità di scegliere se restare o meno in
Italia e non essere mai più costretti.
Dobbiamo crederci ancora e non lasciare che la delusione, la paura e la
rassegnazione prendano il sopravvento. Lo Stato, soprattutto oggi, dovrebbe
essere al servizio degli italiani».
Tommaso Labate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14 Primo Piano
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Verso il voto Il caso
Il caso Emilia-Romagna
agita i Cinquestelle
Regione, azzerato il gruppo
Il leader sospende il consigliere Defranceschi
E si prepara al ritorno in Rai ospite di Vespa
MILANO — L’ombra di un
nuovo allontanamento e di antiche fratture. Beppe Grillo sul
blog prende posizione sulla decisione della Corte dei conti dell’Emilia-Romagna, che ha contestato al gruppo regionale Cinque Stelle spese per 22 mila euro. In un post — intitolato
«Fuori Defranceschi» — ieri
mattina il leader del Movimento
annuncia: «Il consigliere regionale Andrea Defranceschi è sospeso dal M5S e diffidato a utilizzarne il simbolo. Il M5S ha
grande rispetto della Corte dei
conti e se si viene sanzionato si
chiede scusa e ci si autosospende». Un fulmine a ciel sereno
nella (martoriata) Emilia-Romagna a Cinque Stelle: la sera
prima — dopo il pronunciamento della Corte e la prima risposta del consigliere (aveva
parlato dell’«ennesimo sfregio
di una burocrazia che non distingue il valore del lavoro dal
furto», ndr) — Defranceschi era
sul palco accanto a Grillo. Con il
leader si era fermato a parlare. Il
giorno dopo viene raggiunto
dalla notizia della sua sospensione mentre si trova a Modena
per una iniziativa del Movimento. L’effetto è devastante: i Cinque Stelle si trovano azzerati in
Regione, i due eletti nelle ultime
consultazioni entrambi «sco-
municati». Dei primi quattro
consiglieri regionali pentastellati eletti in Italia ne rimane soltanto uno, Davide Bono, fedelissimo della prima ora e candidato governatore in Piemonte.
L’Emilia-Romagna, la terra
dei primi successi — con il 7%
ottenuto alle Regionali del 2010
— e delle prime espulsioni celebri (da Valentino Tavolazzi a
Giovanni Favia e Federica Salsi)
sembra non trovare pace. Tornano alla ribalta vecchie ferite,
contrapposizioni tra gruppi. Se-
La Corte dei conti
I magistrati contabili
contestano al gruppo
regionale del M5S spese
per 22mila euro
condo Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo e capogruppo a
Bologna, il consigliere regionale
«doveva autosospendersi e usare parole diverse sulla Corte dei
conti. Invece sembrava di sentire parlare Berlusconi». Interviene anche Favia, che dà del «kapò» a Grillo e offre una sua lettura degli eventi. «Andrea Defranceschi era già in lista di
attesa per l’espulsione, i rilievi
della Corte dei conti sono solo
In piazza Il leader del Movimento, Beppe Grillo, 65 anni, ieri durante il suo comizio a Bologna (foto Ansa)
Insieme sul palco
Beppe Grillo e il consigliere regionale cinquestelle Andrea Defranceschi, entrambi di spalle,
venerdì sera sul palco in piazza Prampolini a Reggio Emilia per il tour elettorale: ieri la sospensione
(foto Gpp)
un pretesto, Grillo e Casaleggio
non aspettavano altro», commenta. Anche deputati e senatori entrano nella disputa. «Sono fiero di appartenere a un movimento che si comporta come
il 5 Stelle — dice Alessandro Di
Battista —. La Corte dei conti ha
sanzionato tutti i partiti e noi
sbattiamo fuori il consigliere
regionale M5S Defranceschi e lo
diffidiamo dall’utilizzo del simbolo». Un gruppo di parlamen-
tari emiliani, però, si schiera al
fianco del consigliere. «Ti
aspettiamo dopo la sentenza del
Tar», dichiara Elisa Bulgarelli.
«Credo nella sua onestà e trasparenza», lo difende Giulia
Sarti.
Lo stesso Defranceschi replica con una nota e non si presenta in piazza a Bologna, dove ieri
Grillo ha tenuto il suo comizio
elettorale. «Confermo la mia sospensione a tutela del Movi-
mento stesso. Così come confermo la certezza di aver utilizzato i soldi pubblici — si difende — a tutela del lavoro del
gruppo consiliare e dei posti di
lavoro, nel pieno rispetto non
solo dell’etica ma anche delle
norme vigenti». Il consigliere
regionale dice che da parte sua
non c’è stato «nessun attacco alla magistratura» ed entra nel
merito della polemica. «Mi viene contestato di aver pagato due
fatture a due persone a partita
Iva — scrive — che lavorano per
me da anni: Marco Affronte
(candidato alle Europee e ieri
sul palco con Grillo, ndr) e Alessandro Marchi, persone degne,
impegnate nel Movimento e
note per la loro attività sul territorio. Insomma persone com-
petenti in quello che facevano».
I toni si fanno più concilianti.
Lo stesso Grillo — che lunedì 19
sarà a Porta a Porta intervistato
da Bruno Vespa (nella stessa
settimana anche Renzi e Berlusconi) — dal palco commenta la
vicenda stemperandola. «Un
nostro consigliere ha commesso una sciocchezza, un illecito
amministrativo, ma se la Corte
dei conti dice che deve restituire
20 mila euro, lui li deve ridare»,
spiega. E lancia un assist a Defranceschi: «Per il momento è
sospeso, ma se sarà innocente
lo riprenderemo. Io devo far rispettare queste quattro regole
del movimento, perché noi siamo diversi».
Emanuele Buzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Verso le Europee La difficile campagna elettorale delle forze tradizionali e i timori del premier. Fitto: stringo centinaia di mani
I partiti alla battaglia del Sud, dove è più forte la protesta
Tra astensionismo e M5S in crescita,
il Meridione giocherà un ruolo chiave
nell’esito del voto del 25 maggio
ROMA — Ermanno Rea lo chiama
«salveminismo», richiamandosi all’illustre storico del meridione. Ma lui, oltre che capolista «simbolico» della Lista
Tsipras, è un intellettuale, autore di
quello straordinario ritratto critico dell’ortodossia stalinista che fu «Mistero
napoletano». Più banalmente, la campagna elettorale nel Meridione deve fare i conti con una visione particolaristica e clientelare della politica. Il voto di
scambio, che spesso è legato all’interesse dei singoli, e che alle Europee si
collega soprattutto a quello dei gruppi
e degli enti che possono beneficiare dei
fondi europei. Contro questa piaga,
quella del clientelismo, combatte una
battaglia difficile una parte della politica. Ma in questa tornata c’è un nuovo
elemento di cui tenere conto: c’è un
vento forte che soffia anche al Sud e che
può spazzare via consolidati assetti di
potere e salveminismi di ogni sorta.
Quello della protesta, che salda l’indignazione contro i partiti al grumo di insofferenza crescente nei confronti dell’Europa e della sua moneta. Protesta
che i sondaggi vedono coagularsi in
due esiti, L’astensionismo e il voto al
Movimento 5 Stelle. E proprio il timore
di un successo rotondo (e superiore a
quello del Pd) di Grillo nelle regioni del
Sud potrebbero prudentemente tenere
lontano dal Mezzogiorno Matteo Renzi.
Il democratico Gianni Pittella è alla
sua settima iniziativa nella sua giornata
foggiana: «Sono appena stato in visita a
un’azienda che produce carciofi, a una
che fa imballaggi e alla Cacc’e Mmitte,
il vino di Lucera. La campagna si fa così,
sul territorio: mica mi affido alle virtù
taumaturgiche della televisione». Pittella non trascura l’importanza dei fondi strutturali: «L’Europa è benigna, nella programmazione 2014-2020 ci sono
40 miliardi di euro, la maggior parte dei
quali destinati all’Italia, oltre al cofinanziamento». Un gruzzolo che fa gola
a molti: «Ma questi soldi devono essere
usati in una logica di sviluppo non di
consenso. Si spende con lentezza e con
metodi clientelari. Arrivano fondi a
pioggia alla sagra del semolino e non si
finanziano i grandi programmi per la
telematica, per la ricerca, per la sanità.
Nella vecchia “programmazione” furono presentati 500 mila progetti». A non
molti chilometri di distanza, ecco Raffaele Fitto, capolista di Forza Italia, stremato dalla campagna: «Nel Sud funziona ancora così, con il contatto con la
gente. Piuttosto impegnativo, visto la
vastità del collegio. Ogni giorno ho decine di incontri e stringo centinaia di
mani». E stringendole tocca con mano
il nemico numero uno: «L’astensionismo. C’è un disagio forte, che però credo si ridurrà». Anche Fitto punta sui
fondi: «Da ministro della Coesione nel
governo Berlusconi, siglai un’intesa
con la Commissione europea per superare la parcellizzazione dei fondi in mille rivoli inefficaci. Intesa sostenuta dal
ministro Barca che però poi si è arenata». Che i fondi siano un’opportunità,
oltre che un nervo scoperto, lo dice anche Pina Picierno, capolista Pd: «I soldi
europei non vengono quasi mai spesi al
Sud, tranne che in Basilicata. La Calabria ne spende appena il 20 per cento».
Ma la giovane democratica punta anche
su altro: «Parlo di bellezza. Provo a raccontare un Sud diverso, fuori dalla retorica di un Mezzogiorno chiagni e fotti, ripiegato su se stesso. Un Sud pieno
di talenti, di energie, che riesce a liberare dal degrado la reggia borbonica di
Capilista
Pina Picierno
Alle Europee è capolista al Sud
per il Pd. La deputata, 33 anni
compiuti ieri, eletta nel 2008, è
alla sua seconda legislatura in
Parlamento (Imagoeconomica)
Raffaele Fitto
Capolista di Forza Italia al Sud,
44 anni, è stato governatore
della Puglia e ministro per gli
Affari regionali del Berlusconi IV.
È alla Camera dal 2006 (Ansa)
Ermanno Rea
È capolista al Sud della lista
«L’altra Europa con Tsipras».
Lo scrittore napoletano, 86 anni,
ha vinto il premio Campiello
nel 1999 (Guaitoli-Lannutti)
Carditello». Tanto entusiasmo deve fare
i conti con la realtà: «Sono reduce da
Crotone, un paradiso terrestre, da far
invidia alla Florida. Peccato che arrivare
fino a lì è impossibile, niente treni,
niente aerei».
L’Italia divisa, non dai leghisti, non
dal maltempo, ma dalla mancanza di
infrastrutture: «C’è un parallelo molto
forte — dice Rea — tra la disunità italiana e la situazione europea. L’unità
dell’Europa è la condizione sine qua
non del superamento dei nostri mali
atavici». Quanto al vento della protesta
grillina (Il Movimento presenta tutti
giovani sconosciuti senza capolista: sono iscritti in ordine alfabetico), Rea lo
vede così: «Al Sud prevale ancora la
protesta generica, spesso pilotata da
gruppi di potere. Una tradizione che
non siamo riusciti a debellare». Clemente Mastella, candidato per Forza
Italia («ma contro di me c’è un’ostilità
incredibile nel partito»), ha uno sguardo un po’ diverso: «Sì, questo disgusto
per la politica, ma qui da noi è un po’
ammortizzato, drenato». Da cosa? «Al
Sud c’è rassegnazione e scetticismo. C’è
un’abitudine allo scetticismo che frena
l’indignazione». E Grillo? «È un fenomeno carsico, difficile da inquadrare.
Certamente, senza Renzi, ci sarebbe
stato il sorpasso e i 5 Stelle sarebbero
primi. Così non è stato, ma usciamo dal
nostro provincialismo: questi movimenti di protesta stanno attraversando
tutta l’Europa e non sono solo un fenomeno italiano». Anche per questo, suona ormai un po’ folcloristica la contrapposizione Nord e Sud nei termini tradizionali. E lo spot antilega del sindaco di
Agrigento, Marco Zambuto, che in un
improbabile milanese («mi me ciami…») prende in giro la Lega e i «polentoni».
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il commento
I (troppi)
consensi
in frigorifero
SEGUE DALLA PRIMA
Il Pd si troverebbe nella
condizione (paradossale,
data la sua origine storica)
di diventare la «diga»
(contro Grillo) sulla
quale finirebbe per
convergere, sommando
i propri voti a quelli
della sinistra tradizionale,
anche il grosso dell’elettorato
di centrodestra.
Si ricostituirebbe, in forme
inedite, il bipartitismo imperfetto. Il Pd governerebbe
senza alternative e senza
troppa paura di perdere le
elezioni successive. Ottimo
per il Pd, pessimo per il
Paese. Così come, ai suoi
tempi, per quasi un cinquantennio, fu ottimo per la Dc,
perché ne garantì
inamovibilità e predominio,
ma pessimo per il Paese, il
fatto che la più forte
opposizione fosse un
partito antisistema
(percepito come tale
dal grosso degli elettori).
Chi spera che la
leadership di Matteo
Renzi serva a fare del
Pd il nuovo partito
dominante, forse
non guarda con
preoccupazione
all’annunciato successo
dei 5 Stelle. Ma non
calcola che, nelle condizioni
turbolente del XXI
Secolo, un nuovo
bipartitismo imperfetto
porterebbe presto al
disastro la democrazia.
Quali che saranno i
risultati delle elezioni
europee, lo scenario del
bipartitismo imperfetto
resta poco probabile.
Ma per essere certi di
scongiurarlo abbiamo
bisogno di riforme serie,
della Costituzione come del
metodo di voto. I pasticci,
invece, hanno il potere di
rendere possibile ciò che
pareva improbabile.
Angelo Panebianco
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Primo Piano 15
italia: 51575551575557
Verso il voto L’intervista
Il personaggio
Colloquio con il capo del Parlamento europeo, contrario all’austerità e favorevole agli eurobond, che punta alla guida della Commissione
Schulz: «Grillo è soltanto vento
Mi ricorda Stalin. O Chávez»
Il candidato socialista alla Ue: la Germania non è solo rigore
dal nostro inviato a Firenze
ALDO CAZZULLO
Martin Schulz, in tutto il mondo si reagisce alla crisi con una politica di espansione e di investimenti. L’Europa ha scelto l’austerità. Non è un errore?
«Certo che lo è. Agire solo sul versante
dei tagli è folle e sbagliato. Dobbiamo far
crescere i redditi e i consumi. La disciplina
di bilancio e gli investimenti strategici sono le due facce della stessa medaglia».
Lei ha le sue responsabilità. E’ presidente del Parlamento europeo. Candida-
❜❜
Gli anti-europei
possono aumentare
i seggi, ma non
avere impatto sulla
direzione della Ue
to alla guida della Commissione. Ed è un
leader politico tedesco. L’austerità è la linea tedesca.
«Non è così. In questi anni la Germania è
stata in buona compagnia: Austria, Paesi
bassi, il mondo scandinavo...».
Ma a comandare è la Merkel. Non è
troppo potente?
«Mi viene mente Lineker, quando diceva: “Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Germania”. Purtroppo, non è vero; come ben
sapete voi italiani. La Merkel è senz’altro
una donna forte. Ma a Berlino non governa
più da sola. Da quando i socialdemocratici
fanno parte della maggioranza, la politica
tedesca è oggettivamente cambiata».
Voi dell’Spd avete ottenuto qualcosa
sul piano interno, ad esempio sul salario
minimo. Non sulla politica europea.
«Non è così. Pensi all’unione bancaria.
Pensi alla tassa sulle transazioni finanziarie. Ma già il secondo salvataggio della
Grecia passò con i voti dell’Spd. Abbiamo
stabilito il principio per cui il rispetto dei
parametri di Maastricht non può prevalere
sui diritti sociali: una conquista fondamentale, che farà valere i suoi effetti nel
tempo. E Sigmar Gabriel, il nostro leader,
ha detto chiaramente a Wolfgang Schäuble
che il ministro delle Finanze da solo non
può fare la politica della Repubblica federale tedesca».
Riuscirete anche a rompere il tabù del
3% sul rapporto deficit-Pil?
«Il 3% va rispettato. Ma per calcolarlo bisogna distinguere il debito dello Stato dalle
spese per l’emergenza e dagli investimenti
per il futuro. Ad esempio, i fondi spesi in
via eccezionale per far fronte alla crisi bancaria non devono essere computati nel calcolo del 3%. Lo stesso vale per gli investimenti produttivi».
In un’intervista a «Le Monde», lei si è
detto favorevole ad accordare un anno di
tempo in più a Francia e Italia per mantenere gli impegni di bilancio. Conferma?
«Prendo atto che sia la Francia sia l’Italia
hanno detto di non aver bisogno di rinvii.
Ma non è importante il tempo in cui si consegue la stabilità; è importante la stabilità».
Di questo passo, a vincere le Europee
saranno le forze anti-europee. Sarà una
catastrofe? O potrebbe essere uno choc
salutare, come sostiene Prodi?
«Forse Romano ha bisogno di uno choc.
Io sono choccato già ora. Ma non dall’ascesa degli estremisti, che considero un allarme esagerato; dai 27 milioni di disoccupati,
dai giovani senza lavoro, che sono il terreno fertile su cui gli estremisti seminano.
Oggi gli anti-europei hanno 90 seggi a Bruxelles. Potranno averne 20 o 25 in più; ma
non avranno alcun impatto sulla direzione
dell’Europa. Cosa cambierà se Marine Le
Pen avrà 8 o 10 o 12 seggi?».
Resta il fatto che la crisi sociale dovrebbe rafforzare la sinistra. Invece non
accade. Perché?
«Sono convinto che la sinistra sarà il primo gruppo al Parlamento europeo. Le do
ragione però sul fatto che non c’è lo spostamento a sinistra che vorremmo. Dobbiamo mobilitare il nostro elettorato tradizionale, che è tentato dall’astensionismo e
dal populismo».
Come giudica Grillo?
«Grillo è vento. Come si fa a giudicare il
vento? Non vedo la sostanza. Berlusconi ha
una sostanza politica, su cui posso dare un
giudizio. Grillo minaccia ammende ed
espulsioni per i deputati che non votano
come dice lui. L’ultimo a dire una cosa del
genere è stato Stalin. O forse Hugo Chávez.
Se l’avesse detto in Germania, avrebbe dovuto temere l’intervento della magistratura. La libertà di mandato dei parlamentari è
uno dei fondamenti della democrazia. Mi
verrebbe da dire che Grillo è espressione di
Il percorso
In corsa
Martin Schulz, esponente del
Partito socialdemocratico
tedesco (Spd), è candidato
alla presidenza della
Commissione europea per il
Gruppo dell’Alleanza
Progressista di Socialisti e
Democratici
la sua egemonia in Europa.
«Questo è falso. La grande maggioranza
dei tedeschi vuole “una Germania europea,
non un’Europa germanizzata”, secondo la
formula di Thomas Mann. Su 700 miliardi
di euro messi per stabilizzare le finanze europee, 400 miliardi vengono o sono garantiti dalla Germania. Non si può dire che i
tedeschi non siano solidali. Eppure, su
questo le do ragione, restiamo impopolari.
Dobbiamo stare attenti a presentare i nostri
aiuti all’Europa non come carità ai più poveri, ma come un’azione che rientra nell’interesse di un Paese il cui Pil è legato per
il 35% all’export: la stabilità dei nostri vicini è la nostra».
Lei è favorevole agli eurobond?
«Sì. Ma per gli eurobond ci vuole l’unanimità. Oggi non ci sono le condizioni. E’
bastato però che Draghi si dichiarasse
pronto a intervenire comprando i buoni
del tesoro dei vari Stati europei, per far diminuire i tassi. Dobbiamo appoggiare tutto
quel che va verso la garanzia europea dei
debiti sovrani dei singoli Stati».
❜❜
Silvio Berlusconi
ha fallito. Matteo
Renzi coraggioso
e combattivo:
vincerà le Europee
Tedesco
Martin Schulz,
58 anni,
socialdemocratico
Dal gennaio 2012
è il presidente
del Parlamento
europeo.
Ex libraio, è autore
di diversi libri:
in Italia è uscito
quest’anno da
Fazi «Il gigante
incatenato. Ultima
opportunità per
l’Europa?» (Ap)
un totalitarismo moderno...».
Addirittura?
«Diciamo che si sente in Grillo una tendenza autoritaria. In Spagna si direbbe caudillismo».
Renzi?
«Coraggioso e combattivo. Vincerà le
Europee».
Cos’è successo tra lei e Berlusconi? Sono dieci anni che vi beccate.
«Berlusconi è un fenomeno. Condannato al carcere, se la cava con quattro ore alla
settimana di volontariato. Come attore,
Grillo non vale Berlusconi».
Berlusconi ha vinto tre volte le elezioni.
«Ma ha fallito. Ha lasciato l’Italia con più
debito e più disoccupazione».
Molti italiani, non solo tra i berlusconiani, pensano che la Germania abbia
raggiunto con la pace lo scopo che aveva
fallito con due guerre mondiali: imporre
Visto da Berlino
«Il nuovo presidente? Ci vorranno settimane»
BERLINO — Accordo rapido sul nuovo presidente
della Commissione Ue? La cancelliera tedesca Angela
Merkel getta acqua sul fuoco: dopo le elezioni del 2225 maggio, i leader europei si riuniranno a Bruxelles
già il 27 ma per discutere di politica, non di candidati.
«Prima di arrivare alle decisioni — dichiara Merkel —
ci vorrà sicuramente un periodo di diverse
settimane». La cancelliera aggiunge che i leader
faranno tutto il possibile per rispettare la volontà
degli elettori, ma c’è una lunga lista di difficoltà. Il
nuovo presidente della Commissione entrerà in carica
per cinque anni da novembre. Quest’anno per la
prima volta, in base al Trattato di Lisbona, il nuovo
capo dell’esecutivo dovrà essere scelto dai 28 governi
«tenendo in conto i risultati delle elezioni» e «dopo
aver consultato» il Parlamento europeo.
Gli inizi
Ultimo dei 5 figli di un
poliziotto e di una sostenitrice
del Partito cristianodemocratico, Schulz ha
cominciato a militare nella Spd
a 19 anni. Ha lavorato come
libraio e in diverse case editrici,
è stato consigliere comunale e,
dal 1987 al 1998, sindaco di
Würselen. Nel 1984 è entrato
nel direttivo Spd
In Europa
Eletto al Parlamento Ue nel
1994, ha presieduto dal 2000
al 2004 la delegazione dei
socialdemocratici tedeschi e nel
2004 è diventato il presidente
dell’intero gruppo socialista
Lo scontro
Risale al 2003 lo scontro
all’Europarlamento con Silvio
Berlusconi, che rispose così alle
sue critiche: «In Italia c’è un
produttore che sta montando
un film sui campi di
concentramento nazisti: la
suggerirò per il ruolo di kapò»
Draghi le piace?
«Draghi ha salvato l’Europa».
L’euro è troppo forte?
«E’ eccezionalmente forte. Capisco le
preoccupazioni dei Paesi esportatori. Ma la
materia è di competenza della Banca centrale europea. Rispetto la sua autonomia».
Tsipras come lo trova?
«Mi pare si stia socialdemocratizzando».
C’è un pericolo Mosca per l’Europa?
«No. Mosca deve capire che un Paese
con potere di veto all’Onu non può violare
il diritto internazionale; e la Crimea rappresenta un vulnus. Ma, come dice Obama,
dobbiamo tenere un canale negoziale aperto, alla ricerca di un terreno comune. Sono
convinto che tra la Russia e l’Unione europea ci sia un terreno comune».
Non prova imbarazzo nel vedere
Schröder che abbraccia Putin e lavora per
Gazprom?
«Non condivido tutto quello che fa Gerhard Schröder. Però, come ha riconosciuto lo stesso Putin, il nostro ex cancelliere ha
fatto pressione perché i tedeschi ostaggio
dei filo-russi fossero liberati. Il che è avvenuto».
Il suo ultimo libro, pubblicato in Italia
da Fazi, si intitola «Il gigante incatenato». Vedremo mai una vera unione politica europea, magari senza il Regno Unito?
«Proprio Cameron faceva notare che nel
2040 nessun Paese europeo sarà nel G8. La
stessa Germania sarà soltanto la nona economia al mondo. L’unione politica degli
Stati sovrani europei non è solo un sogno;
è una necessità».
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La crisi ucraina La cancelliera riceve il leader francese. I due Paesi pronti alla terza fase delle sanzioni se dovessero fallire le presidenziali del 25 maggio
Ultimatum franco-tedesco a Putin: non interferire
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — In cancelleria e
all’Eliseo si sta perdendo la pazienza. La crisi ucraina diventa
ogni giorno più grave e gli sforzi di mantenere aperto il dialogo con Mosca risultano ormai
difficili da gestire. Le ultime
mosse di Vladimir Putin — che
ha rivendicato i valori dell’indipendentismo filorusso alla parata militare di Sebastopoli, offrendo una dimostrazione di
forza molto poco rassicurante
— hanno irritato Angela Merkel
e François Hollande. Lo si vedeva chiaramente ieri a Stralsund,
il feudo elettorale sul Mar Balti-
co della donna più potente del
mondo, al termine di una lunga
tornata di colloqui che ha previsto anche una gita in battello tra
le bianche scogliere dell’isola di
Rügen, tanto care al pittore romantico Caspar David Friedrich.
Esasperati per la linea aggressiva del Cremlino, i due leader hanno lanciato una specie
di ultimatum, annunciando che
ci saranno «conseguenze appropriate», cioè nuove sanzioni, se le elezioni presidenziali
del 25 maggio, giudicate «di
importanza capitale», non verranno lasciate svolgere nella
completa regolarità. Al numero
Intesa
La cancelliera tedesca Angela
Merkel con
il presidente francese
François
Hollande
ieri a Stralsund, nel
Nord della
Germania
(Epa)
uno russo si chiede inoltre di
agire per una «de-escalation»
della situazione e di impegnarsi
per una «riduzione visibile»
della presenza militare ai confini con il Paese vicino. Viene ribadito, inoltre, che i referendum indetti oggi nell’Est dell’Ucraina per aprire la strada ad
un passaggio sotto la giurisdizione di Mosca, sono «illegali»,
come ha sottolineato Angela
Merkel, e «non hanno peso»,
come ha aggiunto Hollande. Parole simili a quelle usate dal
presidente ad interim dell’Ucraina, Oleksandr Turchinov,
secondo cui un «sì» nella consultazione separatista sarebbe
«una catastrofe» e «un passo
verso l’abisso». Ma da Stralsund
arriva anche un appello al governo di Kiev, le cui forze di sicurezza dovranno astenersi da
«azioni offensive» contro i ribelli. «L’uso legittimo della forza per proteggere le persone e le
infrastrutture deve essere proporzionato», si legge nella dichiarazione franco-tedesca diffusa a conclusione dell’incontro.
La determinazione comune
sulla crisi ucraina emersa dai
colloqui (che sono stati l’occasione per esibire una buona intesa personale, nonostante i
tanti attriti del passato) è signi-
ficativa perché apre la strada all’avvio della terza fase delle misure contro la Russia riguardanti il settore dell’energia, della difesa e dei servizi finanziari
(già discusse nel Consiglio europeo del 6 marzo a Bruxelles),
destinate ad avere sicuramente
un forte impatto sui rapporti
economici tra Mosca e i maggiori Paesi europei, prima fra
tutti la Germania. Secondo il
settimanale Stern la crescita tedesca potrebbe essere ridotta
dello 0,9% se venissero approvate le misure delineate dall’Unione europea. La cancelliera
lo sa e ha infatti ricordato, tra le
altre cose, che le sanzioni non
sono «un obiettivo in se stesse».
Paolo Lepri
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
Il caso Anche il Papa aderisce alla campagna mondiale
Dopo 5 mesi
Il discorso di Michelle
«Nelle ragazze rapite
vedo le nostre figlie»
Sud Sudan,
siglata
la tregua
First lady in onda al posto di Obama
erano state chiuse in seguito alle minacce di Boko Haram)
hanno insistito per sostenere
gli esami di fine anno.
Una testimonianza importante quella di Michelle, per far
avanzare la causa dell’emancipazione femminile e dell’istruzione anche nelle regioni del
mondo dominate da un’arcaica
intolleranza e dall’ignoranza.
Ma non sarà certo un hasgtag a
liberare le 234 ragazzine ancora
prigioniere. E lei, la moglie del
capo dell’unica superpotenza
militare mondiale, ne è consapevole: «Voglio che sappiate
che Barack sta facendo di tutto
per sostenere gli sforzi del governo nigeriano di ritrovare le
ragazze e riportarle a casa». Solo parole per celare l’impotenza
di Washington che non ha alcuna intenzione di farsi coinvolgere in interventi militari in
Africa quando, oltretutto, lo
stesso governo nigeriano non
lo richiede?
Obama non vuole di certo rischiare un’altra Somalia (l’intervento Usa in un Paese precipitato nell’anarchia che si concluse con un massacro di soldati americani). E brucia
La presenza Usa in Africa
Mobilitazione
Il videomessaggio della first lady
americana Michelle Obama (Ansa)
e il tweet inviato ieri da papa Francesco con l’hashtag #BringBackOurGirls: «Uniamoci in preghiera per l’immediato rilascio delle studentesse rapite in Nigeria»
aerei
da ricognizione
PC-12
MAROCCO
Guelmim
LIBIA
MALI
Al Qaeda
ARABIA
SAUDITA
OMAN
CIAD
Niamey
Boko
Haram
Ouagadougou
546
Operazioni
49
I Paesi africani in cui
compiute in Africa
dagli Usa nel 2013
gli Usa sono intervenuti
in varie forme nel 2013
Fonte: Washington Post
Gruppi terroristici
contrastati
dagli Usa
Al Qaeda
BURKINA
FASO
SIERRA
COSTA
LEONE
D’AVORIO
LIBERIA
EGITTO
NIGER
Nouakchott
SENEGAL
GAMBIA
GUINEA
BISSAU GUINEA
basi
di appoggio
per i droni
supporto
alle forze
speciali
ALGERIA
SAHARA
OCCIDENTALE
MAURITANIA
ancora la lezione del 2012
quando fallì il tentativo di catturare Joseph Kony, il capo di
una banda armata che terrorizzava la Repubblica Centroafricana, nonostante l’invio di una
task force di cento uomini. Stavolta la Casa Bianca ha dato la
sensazione di muoversi con più
prudenza, anche perché il presidente nigeriano Jonathan ha
fatto di tutto per minimizzare il
Basi militari americane
TUNISIA
Remada
GHANA
TOGO
BENIN
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Per la prima
volta è Michelle e non Barack a
presentarsi davanti alle telecamere per il messaggio presidenziale del sabato. La «first lady» si rivolge alle donne e sceglie di celebrare la festa della
mamma parlando delle più di
200 ragazzine rapite in Nigeria
dai terroristi di Boko Haram e
dell’angoscia delle loro madri:
le studentesse catturate dagli
estremisti islamici, che minacciano di venderle per pochi
dollari, hanno più o meno l’età
di Sasha, la sua figlia tredicenne. E Michelle, che già nei giorni scorsi si era unita alla campagna mondiale di condanna di
un atto che definisce «atroce ed
enorme» facendosi fotografare
con l’hashtag BringBackOurGirls (riportiamo a casa le nostre ragazze), ieri ha detto, lei
prima afroamericana alla Casa
Bianca, di rivedere le sue figlie
nei volti delle ragazze rapite.
Un omaggio alla battaglia,
spesso solitaria e silenziosa,
delle donne che in tanti luoghi
del mondo rischiano tutto, anche la loro vita, per cercare di
raggiungere un buon livello di
istruzione, per conquistarsi un
ruolo nella società. Come Malala Yousufzai, la sedicenne pachistana paladina della scolarizzazione femminile gravemente ferita l’anno scorso dai
talebani, ricordata ieri dalla
first lady. Che ha esaltato il coraggio delle studentesse di Chibok che, pur consapevoli dei rischi che correvano (le scuole
NIGERIA
CAMERUN
Al Qaeda
SUDAN
YEMEN
ETIOPIA
Camp Lemonnier
Esercito
Quartier generale di Africom
SUD
GIBUTI e la sua unica base ufficiale
di Resistenza
SUDAN Arba Minch
in Africa
REP. del Signore (Lra)
CENTROAFR.
SOMALIA
Nzara
UGANDA
GUINEA CONGO
EQUAT.
REPUBBLICA
DEMOCRATICA
DEL CONGO
Shebab
Manda Bay
Entebbe KENYA
Lamu
Victoria
SEYCHELLES
CORRIERE DELLA SERA
caso e, fino a qualche giorno fa,
non aveva chiesto aiuto, nonostante l’evidente impotenza del
suo esercito: il più numeroso
dell’Africa, ma anche uno dei
più inefficienti e corrotti.
Negli ultimi giorni, però,
qualcosa si è mosso con l’invio
di una squadra di esperti americani antiterrorismo ufficialmente in Nigeria per assistere il
governo locale. Ci sono anche
segnali di una maggiore attenzione di Washington per l’Africa, l’area del mondo forse oggi
più turbolenta, ma anche quella in crescita più tumultuosa e
vitale. Dopo il viaggio di Obama in Senegal, Tanzania e Sudafrica, un anno fa, nei giorni
scorsi è stata la volta della prima missione del Segretario di
Stato John Kerry nel Continente
nero: Sud Sudan, Congo, Angola. Poi, una settimana fa, il nuovo accordo con Gibuti per la
base militare Usa di Camp Lemonnier: sedi di squadriglie di
droni «Predator», di caccia F15, di una forza di intervento
rapido di 150 incursori, oltre
che di un corpo di 3200 soldati.
Obama, si sa, è un «gendarme riluttante». In varie parti del
mondo e anche in Africa. La Nigeria, poi, non ha mai autorizzato l’uso sul suo territorio dei
droni americani basati nel vicino Niger. Ma non si può lasciare campo a gruppi terroristici
che rischiano di diventare eserciti capaci di terrorizzare mezzo
continente e di bloccarne lo
sviluppo.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Lo scrittore e regista Biyi Bandele, autore di «Half of the Yellow Sun», censurato in patria
«La mia Nigeria più divisa che ai tempi del Biafra»
«Se si studiasse a scuola la storia di quel conflitto
adesso non saremmo ostaggio dei Boko Haram»
«Non abbiamo imparato nulla dal nostro passato, i Boko Haram non esisterebbero se avessimo insegnato la nostra
storia nelle scuole». Lo scrittore e regista nigeriano Biyi Bandele parla con il
Corriere da un albergo di New York nel
giorno del debutto americano del suo
«Half of a Yellow Sun», il colossal tratto
dal bestseller di Chimamanda Ngozi
Adichie ambientato in parte durante la
guerra del Biafra, quando le province
sudorientali cristiane e animiste tentarono la secessione dal resto della Nigeria per lo più musulmano. Una tragedia
di quasi tre milioni di morti per i massacri e la fame che «non compare nei nostri testi di storia», dice. Questo film —
con Chiwetel Ejiofor, il protagonista di
«12 anni da schiavo» — ha debuttato
dal Canada alla Svezia, dagli Emirati all’India, è già uscito nelle sale britanniche e ora anche americane, ma non in
Nigeria, bloccato dalla commissione per
la censura. «Senza nessuna motivazione
ufficiale, ai media hanno detto che è un
film che potrebbe incitare la gente alla
violenza».
Perché fa paura il suo film?
«La storia della Nigeria è quella di
non parlare della sua storia. Il risultato è
che il Paese è più diviso oggi di quanto
non lo fosse all’inizio della guerra del
Biafra, nel 1967. Quando il conflitto finì,
Chi è
Nato nel 1967
nel Nord della
Nigeria, Biyi
Bandele vive a
Londra. Ha scritto
per il teatro, la tv
e la radio. E’ il
regista di «Half
of a Yellow Sun»,
il colossal tratto
dal bestseller di
Chimamanda
Ngozi Adichie
ambientato in
parte durante la
guerra del Biafra
nel 1970, lo dimenticammo come se
non fosse mai successo. Non lo si studia
nemmeno a scuola. Una grande rimozione: ma fare finta che qualcosa non sia
successo non significa cancellarlo. Non
abbiamo imparato dalla storia perché
non ce l’hanno insegnata. E ora siamo
un Paese in ostaggio dei Boko Haram».
Intende dire che in un Paese ancora
più lacerato di allora gli estremisti
hanno vita facile?
«Boko Haram è un’organizzazione ottusa, senza scopi politici che cavalca la
frattura che divide il Nord a prevalenza
musulmana e più povero dal Sud cristiano e animista, dove si concentra il
business del petrolio. Uccide persone in
nome dell’Islam. Ci sono evidenze di
sue infiltrazioni nelle istituzioni, di legami con potenti personalità del governo. In questo il presidente Jonathan ha
ragione. Ogni volta che gli uomini dell’intelligence li localizzano, prima che si
possa andare a prenderli scompaiono
come se ricevessero delle soffiate. E’
un’organizzazione con molti soldi».
Ma sotto lo slogan «BringBackOurGirls» il Paese sembra si sia ricompattato.
«E’ una campagna meravigliosa con
cui io simpatizzo. Ma riportare a casa le
ragazze non è semplice: se l’esercito
perlustra la foresta, le trova, e ingaggia
Libri Una ragazzina nigeriana a scuola (Ap)
❜❜
#BringBackOurGirls
E’ una iniziativa meravigliosa
con cui io simpatizzo. Ma
riportare a casa le ragazze
non è semplice
una battaglia con i rapitori, si mette in
pericolo la vita delle giovani. Se le autorità si basano su informazioni di intelligence per localizzarli, loro sanno subito
del blitz e scompaiono tra la popolazione locale. Non ho simpatia per questo
governo ma si trova in una situazione
impossibile».
La comunità internazionale può essere d’aiuto? Lo scrittore Teju Cole sostiene che solo i nigeriani possono fare qualcosa: con il voto alle prossime
elezioni.
«Se la comunità internazionale offrisse il suo aiuto io lo accetterei. Ma in
Nigeria c’è un fronte di diffidenti: alcuni
pensano che i Boko Haram siano foraggiati dagli stranieri, magari gli stessi che
ora vengono in soccorso. Una cosa è
certa: nel video della rivendicazione, il
leader del gruppo fondamentalista che
annuncia la vendita delle ragazze al
mercato non fa altro che la parodia delle
speculazioni disseminate nel mondo
sul destino delle ragazze rapite. Quando
dice, con quel sorriso cattivo, “Venderò
le vostre ragazze! Sì! C’è un mercato di
schiavi dove le venderò”, finisce ogni
frase con punti esclamativi. Un bluff.
Sta semplicemente facendo il verso ai titoli delle news. Shekau ha fatto uno
show per l’audience credulona che siamo diventati solo perché vogliamo indietro le ragazze di Chibok. Ma la domanda resta: dove sono le ragazze di
Chibok?»
Alessandra Muglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
JUBA — E’ entrato in
vigore ieri in Sud Sudan
il cessate il fuoco
raggiunto dopo cinque
mesi di ostilità tra il
presidente sud-sudanese
Salva Kiir e il suo ex vice
Riek Machar, oggi alla
guida dei ribelli.
L’intesa siglata ad Addis
Abeba grazie alla
mediazione del premier
etiope Hailemariam
Desalegn, prevede la
cessazione del conflitto,
la creazione di un
governo di transizione,
nuove elezioni e
l’apertura di corridoi
umanitari.
L’accordo è stato
salutato positivamente
dagli Stati Uniti,
dall’Unione europea, dal
vicino Sudan e dalle
Nazioni Unite. Il
responsabile delle
operazioni umanitarie
dell’Onu in Sud Sudan,
Toby Lanzer, ha chiesto
ieri alle parti di
permettere l’invio di
convogli umanitari per
raggiungere la
popolazione a rischio nel
Paese dopo migliaia di
morti e un milione e
mezzo di sfollati. A fine
gennaio si era raggiunto
un primo cessate il fuoco
che però era saltato
pochi giorni dopo.
Le elezioni
Sudafrica,
vittoria
per l’Anc
PRETORIA — L’African
National Congress (Anc)
ha ottenuto una netta
affermazione nelle elezioni
generali in Sudafrica,
vincendo con il 62% dei
voti. I risultati finali del
voto di mercoledì scorso
— il primo dalla morte di
Mandela a dicembre —
sono stati resi noti ieri. Il
principale partito
d’opposizione, la
Democratic Alliance, si è
fermato al 22%, al di sotto
delle aspettative. I
populisti radicali del
giovane Julius Malena
hanno raccolto il 6,3% delle
preferenze. Nonostante un
calo rispetto al 65,9% del
2009, il partito che fu di
Mandela ha dunque
conservato la fiducia degli
elettori, benché la
disoccupazione e la
corruzione abbiano portato
a crescenti critiche contro
il governo. Il leader Jacob
Zuma, riconfermato alla
presidenza, ha dedicato la
vittoria a Mandela. Il voto
si è svolto per lo più
pacificamente, con
un’affluenza del 73%,
anche se ieri notte sono
scoppiati disordini in una
township di Johannesburg:
l’Inkhata Freedom Party
che fa capo all’etnia Zulu
accusa di brogli all’Anc.
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Esteri 17
italia: 51575551575557
#
» L’anticipazione
Il libro di Glenn Greenwald
Spie, intercettazioni (e alligatori):
lo scoop sulla «sorveglianza di massa»
Il diario del reporter che ha svelato i segreti del piano americano
Cincinnato, un cubo di Rubik, Barack
Obama, un alligatore di plastica come segnale in codice per il primo incontro: il diario di Glenn Greenwald sulla più straordinaria fuga di notizie della storia dei servizi
segreti è pieno di personaggi e incroci imprevedibili. Come i suoi protagonisti, un avvocato-giornalista free-lance e un candido
spione della Rete che non ha finito le scuole
superiori: due formidabili outsider americani che, da decentrati punti del globo (Honolulu e Rio de Janeiro), tra mille diffidenze
e mille difficoltà si danno appuntamento all’hotel Mira di Hong Kong e da lì, con i cu-
❜❜
scini sotto la porta per paura di essere intercettati, mettono in scacco il governo degli
Stati Uniti, svelando a puntate il più grande
piano di sorveglianza di massa mai concepito. Tutti sotto controllo in nome della sicurezza e dell’anti-terrorismo, gente comune e
vip, miliardi di metadati raccolti e archiviati: dai telefonini ai social network, Microsoft
e Facebook, dagli sms della presidente brasiliana Rousseff alle conversazioni al cellulare di Angela Merkel.
Comunque li si giudichi (eroi della libertà
o traditori della patria), Edward Snowden e
Glenn Greenwald, la pallida talpa della Cia e
il combattivo reporter-attivista, hanno
mosso i fili di un’incredibile spy-story che
ha un po’ cambiato il nostro modo di vedere
e «vivere» Internet, il diritto alla privacy e il
bisogno di sicurezza. A scorrere le cronologie del 2013, il caso Snowden è tra i due o tre
«piatti forti» dell’anno. I suoi effetti di lungo
periodo sono tutti da scoprire. Come ancora
in gioco sono i destini dei protagonisti.
Con Snowden temporaneamente «sparito» dai radar e perso nel suo esilio russo, è
Greenwald a proseguire la crociata contro
«la sorveglianza di massa»: «Una popolazione che si sente osservata giorno e notte non
tarderà a trasformarsi in una società malleabile e pavida» scrive il premio Pulitzer 2014
all’inizio di «No place to hide» (nessun luogo dove nascondersi), il diario che esce il 13
maggio in tutto il mondo (in Italia pubblicato da Rizzoli con il titolo «Sotto Controllo»).
Dalla sua casa di Rio de Janeiro Greenwald racconta i retroscena dell’incontro e
della collaborazione con Snowden un anno
fa, dai primi contatti anonimi sulla Rete alla
pubblicazione degli scoop sul Guardian fino all’approdo moscovita dell’ex agente della National Security Agency super-ricercato
negli Usa. Spiega come siano riusciti, lui e la
documentarista Laura Poitras, a evitare le
trappole (non solo) informatiche nel cammino verso il fuggiasco di Hong Kong. E i
tentativi di bruciarne la credibilità nei mesi
successivi. Difficile per degli outsider trovare un posto dove nascondersi dalle pressioni dei governi, il gioco più o meno sporco di
certi mezzi di informazione, gli agganci tra
servizi segreti e «magnati di Internet». Nascondersi anche dalle luci di una piacevole e
imprevista notorietà globale: Greenwald
racconta lo scoop della sua vita con l’orgoglio del protagonista. Comunque lo si giudichi (nel libro racconta divertito come gli abbiano dato persino della «porno-spia»),
«Sotto Controllo» non è il diario di un malleabile pavido.
Michele Farina
@mfarina9
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’autore
L’estratto
SEGUE DALLA PRIMA
Diede segni di inquietudine soltanto quando gli domandai se temesse ripercussioni:
aveva paura che il governo potesse vendicarsi
sulla sua famiglia e sulla sua fidanzata. Per limitare i rischi si sarebbe astenuto dall’entrare
in contatto con i suoi cari, ma sapeva di non
avere i mezzi per proteggerli come avrebbe voluto. «Che cosa ne sarà di loro? È l’unico problema che mi tiene sveglio la notte» disse con
gli occhi umidi; è stata la prima e l’ultima volta
che l’ho visto commosso (...).
Ogni giorno che passava, le ore e ore trascorse insieme creavano tra noi un legame
sempre più profondo. L’imbarazzo e la tensione del primo incontro si erano rapidamente
trasformati in un rapporto di collaborazione,
fiducia e comunione d’intenti. Sentivamo di
vivere uno degli eventi più importanti della
nostra vita. Tuttavia, l’atmosfera relativamente più leggera che eravamo riusciti a mantenere nei primi giorni fece posto
all’inquietudine: nemmeno
ventiquattro ore e avremmo
rivelato al mondo l’identità di
Snowden. Sapevamo che quel
gesto avrebbe cambiato tutto
(...). Una sorta di macabro
umorismo s’insinuò nei nostri discorsi. «A me tocca la
branda di sotto a Guantánamo» ironizzava Snowden,
contemplando le nostre prospettive, e mentre parlavamo
dei futuri articoli diceva cose
tipo: «Questo finirà nell’atto
d’accusa». Per lo più restava
Il libro sarà in
comunque incredibilmente
vendita dal 13 magcalmo. Continuò ad andarsegio nelle edicole con
ne a letto alle dieci e mezza,
il Corriere della Sera
come ogni sera dal mio arrivo
e nelle librerie per
a Hong Kong, anche adesso
Rizzoli. Prezzo speche l’orologio scandiva forse i
ciale di € 12,90 oltre
suoi ultimi attimi di libertà. Io
al costo del quotiriuscivo a malapena a chiudediano. Sarà disponire occhio per un paio d’ore,
bile anche l’eBook a
ma lui non variò le sue abitu€ 9,99 nell’App per
dini. «Be’, credo che me ne
iPad Biblioteca del
andrò a nanna» annunciava
Corriere
distrattamente ogni sera, prima di ritirarsi per le sue sette
ore e mezza di sonno, ricomparendo il mattino dopo fresco e riposato. Quando gli chiedevamo come facesse a dormire, date le circostanze, rispondeva di sentirsi perfettamente in
pace, riguardo a ciò che aveva fatto: per questo
le sue notti non erano tormentate. «E poi non
credo mi restino molti giorni in compagnia
del mio morbido cuscino» scherzava. «Tanto
vale approfittarne» (...).
Un giorno, prima di lasciare la mia camera
per raggiungere Snowden, mentre sedevo sul
letto mi tornò improvvisamente in mente Cincinnatus, il mio corrispondente anonimo di
sei mesi prima, quello che mi aveva bombardato di sollecitazioni per invitarmi a installare
un programma di crittografia. Forse anche lui
aveva grandi rivelazioni da trasmettermi. Non
ricordavo la sua e-mail ma riuscii a risalire all’indirizzo da uno dei suoi vecchi messaggi.
«Ciao, buone notizie», gli scrissi. «Mi rendo
L’uomo di Rio
Glenn Greenwald, 47 anni,
americano di New York: ha
lasciato la professione di
avvocato per dedicarsi al
giornalismo, occupandosi da
opinionista soprattutto di
trasparenza su Internet. Vive
a Rio de Janeiro con il suo
compagno David Miranda
Bestseller
La rivista «Foreign Policy»
l’ha inserito nella lista dei
100 pensatori più influenti
del 2013. Tra i suoi bestseller,
«With Liberty and Justice for
Some» (2011). Grazie alla
sua collaborazione con l’ex
esperto informatico della Cia
Edward Snowden e le sue
rivelazioni sul programma di
sorveglianza della National
Security Agency, il
«Guardian» ha vinto il
premio Pulitzer 2014
Giro del mondo Sostenitori di Edward Snowden a Kiev, in Ucraina: la talpa della National Security Agency vive esiliato in Russia
In quell’albergo con Snowden
«Puoi stare pure tranquillo,
tanto finiamo a Guantánamo»
conto che ci è voluto un bel pezzo, ma ho finalmente iniziato a proteggere la posta elettronica con pgp. Possiamo parlare quando vuoi se
sei ancora interessato». Più tardi, quando arrivai in camera sua, Snowden mi accolse con più
di una punta di sarcasmo: «A proposito, quel
tale Cincinnatus al quale ha appena scritto...
ero io». Non riuscivo a capacitarmene: la persona che parecchi mesi prima aveva tentato in
ogni modo di indurmi a cifrare la mia posta
elettronica era Snowden. Non eravamo entrati
in contatto in maggio, una trentina di giorni
addietro, come avevo sempre creduto, ma
molti mesi prima. Aveva tentato di raggiungere me prima di contattare chiunque altro (...).
Alle cinque del mattino, poche ore dopo che
l’articolo su Snowden era stato pubblicato, mi
telefonò un mio lettore di vecchia data che viveva a Hong Kong. Mi fece notare che presto
tutto il mondo si sarebbe messo a cercare
Snowden e sosteneva che bisognasse procurargli quanto prima avvocati locali bene inseriti negli ambienti del potere. Avrebbe potuto
metterci in contatto con due dei migliori legali
specializzati in diritti umani, che erano pronti
a rappresentarlo (...).
Snowden era ansioso di andarsene. Gli dissi
dei due legali, pronti a raggiungerlo. Rispose
che avrebbero dovuto passare a prenderlo e
portarlo in un posto sicuro. Era, disse, «il momento di dare inizio alla fase del piano in cui
chiedo al mondo protezione e giustizia». «Ma
devo riuscire a lasciare l’albergo senza farmi
riconoscere dai giornalisti» aggiunse. «Altrimenti mi seguiranno ovunque». Riferii agli
avvocati le sue preoccupazioni. «Ha qualche
idea per camuffarsi, in modo da evitarlo?» domandò uno dei due. Trasmisi la domanda.
«Mi sto appunto attrezzando per cambiare
aspetto» disse. Evidentemente ci aveva già
pensato. «Posso rendermi irriconoscibile».
(…) Gli avvocati pensavano di condurlo alla
Missione Onu di Hong Kong e chiedere ufficialmente la protezione delle Nazioni Unite dal
governo Usa, presentandolo come un rifugiato
richiedente asilo politico. Oppure, dissero,
avrebbero tentato di procurargli un nascondiglio sicuro (...). Con un po’ di apprensione
chiamai il cellulare di uno degli avvocati. «Il
nostro uomo è riuscito ad andarsene prima
che i giornalisti iniziassero a invadere il piano» disse. «Lo abbiamo incontrato in una
La fuga
da Hong Kong
«Per uscirne
devo rendermi
irriconoscibile»
Le lacrime
di Edward
«L’ho visto
commuoversi
solo una volta»
stanza del suo hotel.» Più tardi venni a sapere
che si trattava della saletta con l’alligatore,
quella dove aveva incontrato noi la prima volta. «Poi abbiamo attraversato un ponte che
collega l’albergo a un centro commerciale e infine siamo saliti sull’auto che ci stava aspettando. Adesso è qui con noi». Dove lo stavano
portando? «Meglio non parlarne per telefono»
rispose l’avvocato. «È al sicuro per ora». Pensare che Snowden fosse con persone fidate era
un gran sollievo per me, ma sapevo che con
tutta facilità non lo avremmo mai più rivisto e
non avremmo più parlato con lui, quantomeno non come a un uomo libero. Probabilmente, pensai, ci sarebbe apparso in televisione,
dentro un’aula di tribunale statunitense, con
una tuta arancione da detenuto addosso e in
manette, accusato di spionaggio. Mi collegai a
Internet, sperando di avere notizie. Nel giro di
alcuni minuti si collegò anche Snowden. «Sto
bene» mi disse. «Per il momento sono in un
posto segreto. Quanto sicuro o per quanto a
lungo potrò restare, non saprei dire. Devo
muovermi di continuo: la connessione è inaffidabile, non posso prevedere quando o quanto spesso mi troverà online». Mi rendevo conto che il mio contributo alla sua nuova vita
clandestina non poteva che essere modesto.
Era schizzato in testa alla lista dei criminali più
ricercati dal più potente governo del mondo.
Gli Stati Uniti avevano già chiesto alle autorità
di Hong Kong di arrestarlo ed estradarlo in
America. Ci augurammo entrambi di restare in
contatto. Gli raccomandai di badare alla sua
sicurezza.
Glenn Greenwald
Da «No place to hide. Sotto controllo»,
Rizzoli Corriere della Sera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
www.jeanlouisdavid.it
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
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Cronache
La storia
La sopravvissuta al maniaco seriale
«Ho paura, lo vedo nei miei incubi»
La sua denuncia decisiva: «Avevo capito che era lui il killer»
La ricostruzione
Il delitto
Andreea Cristina Zamfir,
prostituta romena di 26
anni, viene brutalmente
uccisa il 5 maggio:
crocifissa a una sbarra e
seviziata sotto un viadotto
dell’Autosole
nell’hinterland di Firenze.
Con l’accusa di omicidio,
venerdì viene arrestato
Riccardo Viti (nella foto
sotto), 55 anni, idraulico
fiorentino, incensurato, una
moglie ucraina e due
genitori che abitano con lui
La confessione
Viti confessa subito agli
agenti che hanno fatto
irruzione a casa sua all’alba
con un fermo per omicidio
volontario: «Sì, sono stato
io, ho fatto una
bischerata». Più tardi,
in Questura, il maniaco
seriale confesserà ogni
dettaglio
Gli indizi
L’uomo è stato individuato
grazie all’identikit ricavato
dalle testimonianze delle
prostitute; grazie ai filmati
delle telecamere di
sorveglianza che hanno
immortalato il furgone con
il quale si spostava Viti; e
grazie al ricordo dell’agente
Paolo De Giorgi che
nel 2012 identificò
Riccardo Viti dopo essere
intervenuto durante un
litigio tra una prostituta
e un cliente che
pretendeva di legarla
Benevento
Parla la prostituta legata e violentata da Viti nel 2011: ha preso un paio di tenaglie e mi sono sentita morire
DALLA NOSTRA INVIATA
FIRENZE — Scende in ciabatte e si fa
strada fra i bambini che giocano lì davanti: «Sono Marta, sì, quella della violenza
di tre anni fa. L’hanno beccato, finalmente, quel gran bastardo... Ma io non sono
per niente tranquilla, me lo sogno ancora
di notte. E se avesse degli amici come lui?
Se qualcuno venisse qui a cercarmi?».
Marta è una donna sulla cinquantina, capelli neri come la pece, non proprio snella, né disperata né tossicodipendente come le ultime vittime della brutalità di
Riccardo Viti, l’idraulico stupratore di
prostitute che una settimana fa ha legato
a una sbarra, violentato e lasciato a morire Andreea Cristina Zamfir, romena di 26
anni con problemi di droga e prostituta
per disperazione, appunto. Erano amiche, Marta e Cristina. Connazionali e compagne di
strada, di notti e notti passate lungo il vialone delle
lucciole al Parco delle Cascine. «Lei viveva a casa
mia» racconta Marta che
dice di essere arrivata in
Italia sette anni fa. «Finché
è stata con me stava bene,
era una bella ragazza e non
era così magra, con la faccia
così scavata... ».
Anche Marta, come Cristina, è finita nelle mani di quell’uomo.
Ne è uscita viva ma non sa nemmeno lei
come ha fatto: «Io mi ricordo soltanto che
a un certo punto, mentre ero legata, l’ho
visto prendere delle tenaglie da una borsa e lì mi sono sentita morire. Ho cominciato a urlare e gli ho mollato un calcione,
Dio mi ha aiutato ed è scappato via ma io
ero ferita e sanguinante. Mi ci sono voluti
giorni e giorni per guarire e la paura non
è mai passata. Ci penso ogni volta che salgo in macchina con un cliente».
Fra la morte di Cristina e il momento
in cui carabinieri e polizia sono andati a
prendere a casa Riccardo Viti sono passati
cinque giorni. Le prostitute delle Cascine
sapevano di essere in pericolo, si sono organizzate: se una saliva in macchina l’altra prendeva la targa, se uno stava fuori
troppo tempo l’altra telefonava, se c’era
un tizio sospetto partiva la chiamata al
112 o al 113. Ma lui, l’idraulico, non si è
più visto. «Io avevo capito benissimo chi
era quel bastardo che aveva ammazzato
Cristina ma non avrei saputo come rintracciarlo e la mia descrizione l’avevo già
data alla polizia la sera dell’aggressione,
nell’autunno del 2011».
Marta dice di avere dieci figli: «Sono
tutti in Romania, vanno a scuola, sono felici e lontani da questa vita infame. Una di
loro è una dottoressa e fra poco si sposa.
Vorrei tanto comprarle un’auto come regalo di nozze, per questo continuo ancora
a lavorare in strada». C’è andata anche
venerdì sera, sul viale delle Cascine. Viti
era in carcere da qualche ora, le televisioni avevano parlato di lui per tutto il gior-
no ma lei si sentiva lo stesso in pericolo.
«A un certo punto è passato un tipo esattamente uguale a lui. Ho pensato: oddìo,
è un suo parente, magari un fratello che
viene a cercarmi per farmi del male. Gli
ho urlato contro. Gli ho detto: guarda che
ci sono agenti in borghese ovunque, se
non te ne vai li chiamo. Per me non passerà mai il ricordo di quello che mi ha fat-
I parenti
to». Lei si agita, alza la voce. E dal casolare
abbandonato dove vive sbucano altri
bambini, donne e uomini. Marta racconta e loro ascoltano, come se fosse una favola. Ma è la storia triste di Cristina oppure è quella dell’aggressione subita da
lei, che tra una frase e l’altra piazza improperi e parolacce. «Voglio proprio vedere, adesso, quanti anni di galera si farà
quello... Deve sapere che io voglio esserci,
quando lo processeranno. Sarò lì a chiedergli i danni e a pretendere giustizia».
La stessa giustizia che, dall’altra parte
della barricata, chiede la madre dello stupratore. Non che voglia assolvere suo figlio, non che voglia giustificarlo. «In 57
anni di matrimonio io e tuo padre non ti
abbiamo mai insegnato tutto questo male» gli aveva detto piangendo mentre lo
arrestavano. Ieri si è sfogata con l’avvocato che lo difende: «L’immagine che hanno costruito di mio figlio non corrisponde alla realtà. Riccardo non è una bestia».
Tutta qui la sua difesa di madre disperata
e le parole che le sembrano giuste: «Riccardo non è una bestia».
L’aveva invece definito proprio così il
questore Raffaele Micillo annunciando
che i suoi uomini lo avevano scovato.
Trovato grazie all’indicazione preziosa
❜❜
Un ricordo indelebile
La paura non è mai
passata. Ci penso ogni
volta che salgo in
macchina con un cliente
Le lacrime della madre
della vittima
davanti alla sbarra
Lo squallore del posto, il rumore delle auto che passano veloci sul cavalcavia
e i fiori per terra, davanti alla sbarra delle torture. Dorina Draghicu (foto
grande insieme al genero) chiude gli occhi pieni di lacrime e le sembra di
vederla, sua figlia Andreea Cristina (foto piccola). È venuta fin qui dal
paesino dove vive, in provincia di Benevento, per guardare da vicino quello
che hanno visto gli occhi di sua figlia prima di chiudersi per sempre. La
immagina, mentre la gente delle villette vicine viene a stringerle la mano:
«Ci dispiace. Ci dispiace tanto se stavolta non siamo arrivati in tempo».
dell’auto (una Fiat Doblò) arrivata dai carabinieri, grazie a un bel po’ di indizi
messi assieme con le indagini ma, soprattutto, grazie alla memoria di un ragazzo che lavorava alla squadra volanti fino a pochi mesi fa. Si chiama Paolo De
Giorgi, ha 36 anni, e l’altro giorno parlando con i colleghi delle caratteristiche fisiche del violentatore si è ricordato che
uno così lo aveva identificato proprio al
Parco delle Cascine mentre era di pattuglia su una volante. Quel tipo litigava con
una prostituta per questioni di soldi e gli
agenti si erano avvicinati per capire cosa
stesse succedendo. Ieri il questore ha annunciato di voler chiedere una promozione per De Giorgi che adesso lavora alla
squadra mobile: un riconoscimento per
meriti straordinari che gli valga il passaggio da assistente capo a sovrintendente
dopo il contributo dato a quest’inchiesta.
Può darsi che quella sera la pattuglia dell’assistente capo abbia salvato la vita alla
ragazza di turno. Il destino non ha voluto
nessuna volante invece, domenica sera.
Nessun De Giorgi piazzato sul percorso
fra Cristina e la morte.
Rubano carne
per i figli
Pagano
i carabinieri
NAPOLI — La sensibilità e
l’intelligenza del
comandante della stazione
dei carabinieri di Telese
Terme (in provincia di
Benevento) ha fatto sì che
due donne autrici di un
piccolo furto in un
supermercato non solo non
finissero in carcere, ma
anche che da oggi venissero
aiutate dal Comune nella loro
esigenza primaria di sfamare
i propri figli. Perché non tutti
i furti sono uguali, e i
carabinieri di Telese hanno
capito benissimo che quello
denunciato dal titolare di un
supermercato del centro del
paese, era un furto per fame
e disperazione. La
segnalazione ricevuta dai
militari parlava di due pacchi
di hamburger portati via
dalle donne dal banco dei
surgelati. Identificare le
autrici del furto, attraverso le
telecamere a circuito chiuso,
è stato semplicissimo, ma
quando i carabinieri si sono
presentate nella loro casa per
fermarle, si sono resi conto
che il «bottino» aveva
appena rappresentato l’unico
pasto della giornata per
quattro bambini. A quel
punto il comandante
Roberto D’Orta si è assunto
la responsabilità di prendere
la decisione più umana e
sensata: ha incaricato due
suoi uomini di andare al
supermercato e di pagare i
6,58 euro corrispondenti al
valore dei due pacchi di
hamburger, e invece di
denunciare le due donne, le
ha segnalate al banco
alimentare del Comune
affinché sia
l’amministrazione a farsi
carico di evitare che quei
bambini si ritrovino ancora a
saltare il pranzo o la cena.
«Quando abbiamo visto quei
bimbi che avevano appena
finito di mangiare ci siamo
commossi — ha spiegato
D’Orta — e immediatamente
abbiamo deciso di agire
diversamente da come
immaginavamo fino a poco
prima di dover fare». I 6 euro
e 58 centesimi, inoltre, i
carabinieri li hanno cacciati
di tasca propria.
Giusi Fasano
Fulvio Bufi
@GiusiFasano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’analisi
IL CORTEO PACIFICO DEI NO TAV PRENDE DI MIRA IL PD
Le difficoltà di una manifestazione «normale»
in una città blindata dopo le tensioni
di MARCO IMARISIO
Siamo nelle mani della Cassazione e dei
sondaggi. Ma va bene anche così, almeno
per la giornata di ieri. Il Viminale aveva buone ragioni di essere preoccupato per la manifestazione No Tav di Torino. L’aria che tira
nelle piazze italiane, dopo lo sfregio alla memoria di Federico Aldrovandi fatto da un importante sindacato di Polizia, non è delle migliori. A bilanciare un pessimismo ormai
diffuso ogni volta che parte un corteo c’era
solo il caro vecchio buon senso. In una manifestazione di protesta contro l’accusa di
terrorismo rivolta a quattro militanti arrestati dopo un assalto notturno al cantiere
dell’Alta velocità, sulla legittimità della quale si pronuncerà il prossimo 15 maggio la
suprema Corte, ieri qualunque disordine sarebbe stato un autogol alla Comunardo Niccolai. Alla causa di un pomeriggio pacifico
non hanno certo guastato le imminenti elezioni amministrative, con le liste No Tav
convinte di prendersi Bussoleno e Susa, due
Comuni strategici e simbolici. Anche per
questo ha fatto impressione vedere un dispositivo di sicurezza così massiccio, con i
jersey di pietra che proteggevano il tribunale, le vie del centro blindate.
Inutile girarci intorno, l’atmosfera è fetida. Era dai mesi seguenti al G8 di Genova,
sono passati invano tredici anni, che i rapporti tra piazze antagoniste e forze dell’ordine non erano così tesi. Non è certo un caso
che gli unici momenti di tensione siano arrivati al passaggio del corteo davanti a una ca-
Induista No Tav Una donna indossa l’abito dei monaci induisti per una protesta pacifica (Afp/Bertorello)
serma dei carabinieri. La manifestazione è
stata civile. E partecipata, almeno 7-8 mila
persone. Un modo lecito di porre l’accento
su un tema delicato e controverso. Non sono
da invidiare i giudici della Cassazione, chiamati a dirimere una questione giuridica —
quanto gli assalti No Tav danneggiano l’immagine dell’Italia configurando così il reato
di terrorismo? — nella consapevolezza che la
loro decisione potrebbe avere ricadute sulla
natura pacifica o meno dei prossimi cortei.
Questo tranquillo pomeriggio dimostra
che ogni tanto il buon senso prevale, ma che
in giro c’è così tanta rabbia che non basta il
nemico in divisa. Ne serve un altro. «La repressione ha un nuovo nome» era scritto sui
manifesti attaccati ovunque lungo il percorso. Accanto, il simbolo del Partito democratico. Il Pd è diventato l’orco cattivo degli antagonisti, tacciato di ogni nefandezza. Un
pessimo segno, per tutti. L’annuncio di
un’altra manifestazione per il prossimo 11
luglio, quando in città ci saranno Matteo
Renzi e gli altri primi ministri europei a discutere di disoccupazione giovanile, non
promette bene. Non è mica sempre domenica, anzi sabato.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Cronache 21
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San Pietro In 300 mila alla festa promossa dalla Cei
Il Papa agli studenti:
«Non fatevi rubare
l’amore per la scuola»
Sul sagrato una lavagna, un banco e i libri
«Si vede che questa manifestazione non è “contro”, è
“per”! Non è un lamento, è
una festa! Una festa per la
scuola. Sappiamo bene che ci
sono problemi e cose che non
vanno, lo sappiamo. Ma voi
siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola!». Trecentomila ragazzi tra piazza
San Pietro e via della Conciliazione, il Papa che attraversa la
piazza tra striscioni e fazzoletti colorati e dona il suo zucchetto ai ragazzi, sul sagrato
c’è una lavagna e un banco
con i libri. Una festa promossa
dalla Cei e nello stile di Bergoglio, senza recriminazioni o
polemiche sulle scuole paritarie e statali. «Per favore, non
facciamoci rubare l’amore per
la scuola!».
Ecco il messaggio educativo fondamentale, Francesco si
rivolge alla piazza a braccio e
invita gli studenti a ripetere le
sue parole: «Amo la scuola
perche ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme
tutti e tre. L’educazione non
può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o
impoverisce; o fa crescere la
persona o la deprime, persino
può corromperla. E nell’educazione è tanto importante
Piazza San Pietro
Papa Francesco incontra il mondo della scuola italiana. Sopra,
il Papa bacia un bambino che ha un copricapo come quello del
Pontefice. A destra, il passaggio di Bergoglio tra una marea di
giovani festanti (foto Ansa e Ap)
quello che abbiamo sentito
anche oggi: è sempre più bella
una sconfitta pulita che una
vittoria sporca! Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la
vita. Diciamolo insieme: è
sempre più bella una sconfitta
pulita che una vittoria sporca.
Tutti insieme! È sempre più
bella una sconfitta pulita che
una vittoria sporca!».
E ancora: «Penso un proverbio africano tanto bello:
“Per educare un figlio ci vuole
un villaggio”. Per educare un
ragazzo ci vuole tanta gente:
famiglia, insegnanti, personale non docente, professori,
tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un
figlio ci vuole un villaggio! In-
L’educazione
Francesco: «Amo la
scuola perché ci
educa al vero, al bene
e al bello. Vanno
insieme tutti e tre»
sieme! Per educare un figlio ci
vuole un villaggio!». Perché la
scuola «è un luogo di incontro
— spiega — non è un parcheggio!».
Francesco ricorda con affetto la sua prima insegnante,
«quella donna, quella maestra, che mi ha preso a sei anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimentica-
ta!». Perché, racconta, «è stata
lei che mi ha fatto amare la
scuola. E poi io sono andato a
trovarla durante tutta la sua
vita fino al momento in cui è
mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo
la scuola, perché quella donna
mi ha insegnato ad amarla».
Così il Papa racconta ai ragazzi perché vale la pena di
amare la scuola. «Amo la
scuola perché è sinonimo di
apertura alla realtà. Almeno
così dovrebbe essere! Ma non
sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna
cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa
aprire la mente e il cuore alla
realtà, nella ricchezza dei suoi
aspetti, delle sue dimensioni.
E noi non abbiamo diritto ad
aver paura della realtà! La
scuola ci insegna a capire la
realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore
alla realtà, nella ricchezza dei
suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo!».
E cita l’esempio di un grande
educatore come Don Milani:
«Se uno ha imparato a imparare — è questo il segreto, imparare ad imparare! — questo
gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don
Lorenzo Milani». Francesco si
rivolge anche ai professori:
«Ho sentito le testimonianze
dei vostri insegnanti; mi ha
fatto piacere sentirli tanto
aperti alla realtà, con la mente
sempre aperta a imparare!
Perché se un insegnante non
è aperto a imparare, non è un
buon insegnante, e non è
nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero
aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”, e così contagiano questo atteggiamento
agli studenti. Questo è uno
dei motivi perché io amo la
scuola...».
G.G.V.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
I crolli, l’incuria e il rimpallo delle responsabilità. L’opera che il sindaco definì «una provocazione» e poi rimossa , ora si trova vicino a un capannone
ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
La storia
Cronache 23
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SEGUE DALLA PRIMA
Silvio Berlusconi ci portò i grandi del mondo, alla Reggia casertana, durante il G7 di Napoli del 1994, per la serata di gala. Il giorno
dopo, ai giornalisti di tutto il mondo, ammiccò: «Ieri sera mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. Le fontane illuminate erano bellissime. Le signore stringevano gli occhi con
anche un’aria romantica. A qualcuno ho detto:
“Attenzione che sennò questa notte aumentiamo la prole”».
Dicono di essere tutti orgogliosi, a parole,
quelli che in questi anni hanno tenuto i cordoni della borsa. A parole, però. Perché quella
straordinaria Reggia edificata a metà del Settecento da Luigi e Carlo Vanvitelli, con il suo
parco, le sue fontane, la sua sala del trono, i
suoi saloni, le 1.200 stanze e le 34 scale e le
1.742 finestre è da troppo tempo trascurata. E
vede l’intervento dei governi e dei ministri e
delle autorità regionali, generalmente, solo
«dopo» qualche crollo, qualche scandalo,
qualche denuncia tivù. Come il servizio, mesi
fa, della trasmissione Kilimangiaro, dove Stefania Battistini fece vedere alberi secolari del
parco crollati e mai rimossi, le piantine che
crescevano sui cornicioni, i calcinacci ancora
a terra di uno squarcio apertosi nel soffitto
molte settimane prima per il crollo d’una trave sul fianco della Cappella Palatina o le erbacce che invadevano i pavimenti delle Reali
Cavallerizze da non molto restaurate per una
mostra. Denuncia seguita da una sistemazione delle realtà di incuria più inaccettabili.
Certo è che da tempo i giornali battono e ribattono sul degrado della residenza, spesso
abbinato all’abbandono della vicina Reggia di
Carditello alla quale Nadia Verdile ha appena
dedicato un libro. Basti ricordare il reportage
di Alessandra Arachi che un anno fa raccontava di tuffi di ragazzini nella fontana di Diana e
Atteone, di ponteggi montati con enorme ritardo dopo troppi crolli, di auto e moto su e
giù per i viali e venditori abusivi che si infilavano «persino dentro le stanze degli appartamenti» per spacciare «guide taroccate e tarocchi della felicità, ombrelli, palloncini, biglietti
per i ristoranti, persino numeri da giocare al
lotto».
Poi, appena l’attenzione dei giornalisti calava, tutto tornava come prima. Con Italia nostra che si sgolava per denunciare la mancanza di manutenzione, l’eterno ritorno degli
ambulanti, la mancanza di custodi perché i
dipendenti sono in larga parte «amministrativi», i tentativi del sindaco Pio Del Gaudio di
strappare il via libera della sovrintendenza a
costruire dei baracchini in piazza: «Il problema degli abusivi va risolto, che male ci sarebbe a mettere delle strutture fatte bene in fondo
Il crollo Il cedimento del tetto della Reggia di Caserta, avvenuto il primo
maggio scorso. A crollare è stata una porzione della zona ovest del Palazzo
Reale, occupata dalla Scuola Specialisti dell’Aeronautica Militare: le camerate sottostanti, in quel momento non erano occupate (Ansa e Corbis)
Il buco nel tetto della Reggia
mentre i soldi si buttano via
Il maxi corno costato 70 mila euro è stato abbandonato
all’emiciclo? Siamo gli unici al mondo a non
avere delle bancarelle!».
Finché, motivando la sua contestatissima
scelta con la tesi che voleva dare una scossa al
disinteresse generale, il sindaco fece tirar su,
in poche ore, nel dicembre scorso, un enorme
corno portafortuna rosso battezzato «Good
Luck, Caserta» proprio in faccia all’ingresso
della Reggia.
Reazioni scandalizzate. Foto sui giornali.
Critiche pesanti. E lui: «Se davanti alla Reggia
avessi messo un grande albero di Natale o un
bel presepe non se ne sarebbe accorto nessuno. Un giorno o l’altro, presto, lo togliamo, ma
mica mi chiamava il Corriere, se non mettevo
“’o cuorno”! E invece, così, al ministero è
scoppiato un putiferio e li ho costretti a precipitarsi tutti qui». E insistette: «Quando a Ro-
ma l’hanno saputo mi ha telefonato il direttore generale Antonia Pasqua Recchia: “Tolga
subito quel coso prima che al Unesco se ne accorgano! La piazza è nostra”. E che è: extraterritoriale come il Vaticano? “Finalmente ve ne
siete accorti”, ho risposto, “Ci abbiamo messo
due giorni a tirarlo su. Senza che qualcuno se
ne accorgesse. Evidentemente la Reggia è incustodita e abbandonata a se stessa».
Certo è che il 1° maggio quelli della Soprintendenza hanno notato un foro nei tetti della
parte della Reggia occupata dall’Areonautica
militare. Risposta: «La competenza sui tetti
non è nostra, ma del ministero». Durante la
stessa giornata, ha raccontato alla Repubblica
di Napoli la funzionaria Flavia Belardelli, «il
foro si è esteso diventando una voragine».
Colpa della pioggia? Anche. Ma «crediamo sia
Il corno della discordia
L’opera di Lello Esposito, «Good Luck Caserta», era stata installata a Natale di fronte alla
Reggia. Ora è abbandonata fuori da un capannone cittadino, di fronte allo stabilimento Firema
I finanziamenti
Franceschini
«Pronti
5 milioni»
Sono stati stanziati
ulteriori cinque
milioni di euro per le
emergenze sulla
Reggia di Caserta.
Lo ha annunciato il
ministro della Cultura
Dario Franceschini al
termine della riunione
convocata ieri a Roma
dopo il crollo dei
giorni scorsi.
«Stiamo già lavorando
a un piano
complessivo per
restituire la Reggia
alla sua destinazione
culturale e museale».
Di Caserta, ha fatto
notare il ministro,
«non ci si deve
occupare, anche se è
doveroso farlo, solo in
occasioni di
emergenze».
un problema di scarsa manutenzione». E di
rimpallo delle competenze. Al punto che per
una settimana lo squarcio è rimasto così. Senza che alcuno intervenisse.
Più o meno contemporaneamente, scoppiavano nuove polemiche dopo la pubblicazione su Facebook, da parte dell’associazione
«Ciò che vedo in città», delle foto che mostravano che fine avesse fatto «’o Cuorno».
L’«opera d’arte», dopo essere stata rimossa
per essere spostata da un’altra parte, è stata in
realtà abbandonata all’esterno di un capannone dalle parti dell’autostrada. Dove rappresenta oggi un monumento allo spreco: 70 mila euro buttati per una bravata propagandistica di un mese.
Soldi che avrebbero potuto essere spesi
meglio. Magari per un minimo di decoro intorno e dentro la Reggia. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua e il filosofo veneziano
I turisti
Nel 1996, prima che diventasse sito
Unesco, era il terzo luogo più visitato
d’Italia: oggi è il decimo, con il 55 per
cento di presenze in meno
Massimo Cacciari, salendo ieri mattina la scalinata centrale del palazzo per il Forum Universale delle Culture, potevano notare insieme con la magnificenza dell’architettura, il
volo dei piccioni che svolazzavano schizzando
qua e là il loro guano, i mozziconi schiacciati
sui gradoni, un pacchetto di sigarette vuoto
abbandonato da una parte...
Come meravigliarci del crollo dei visitatori?
Dicono i numeri ufficiali del ministero che nel
1996, l’anno prima di diventare sito Unesco, la
Reggia era al terzo posto tra i siti più visitati
d’Italia: adesso è al decimo. Da allora ad oggi i
visitatori paganti sono precipitati da 458.942
a 204.390: meno 55 per cento. I visitatori complessivi, compresi quelli coi biglietti gratuiti,
da oltre un milione a 439 mila: meno 57 per
cento. E meno male che dovrebbe, quella Reggia, renderci «orgogliosi di essere italiani».
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Gian Antonio Stella
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Giustizia Il responsabile del software Mariottini: tra i problemi anche la formazione del personale quasi in pensione
Processi telematici in ritardo, tribunali verso le deroghe
ROMA — Anche al processo
telematico (obbligatorio dal 30
giugno) si arriverà in ordine
sparso. Teramo e Milano prime
della classe (avevano chiesto,
addirittura, di anticipare i tempi). Palermo e Reggio Calabria
in affanno. Roma non pervenuta.
Più che probabile che un terzo circa delle sedi sul territorio
nazionale chiedano una deroga
ai termini previsti. E questo
proprio mentre la sperimentazione dimostra i vantaggi dell’on line anche sotto il profilo
dei costi, con circa 43 milioni di
euro risparmiati (dato del ministero della Giustizia) dagli uffici
giudiziari che nel 2013 si sono
affidati al telematico. E se, ragionando in termini di spending review, il processo telema-
tico è un auspicio, per voler ridurre i tempi monstre della giustizia civile sembra una priorità.
Paradosso: l’on line fatica proprio dove sarebbe più urgente
introdurlo. Come nella Capitale
dove, secondo i dati forniti durante l’inaugurazione dell’anno
giudiziario, sono necessari mille e 76 giorni per arrivare a una
sentenza.
In ritardo due tribunali su tre
secondo l’Associazione italiana
dei giovani avvocati (Aiga) che
venerdì, durante un convegno a
Parma, ha rilanciato l’allarme.
Fornendo anche i dati di una ricerca commissionata in casa
dalla quale emerge che solo il
36% dei tribunali sul territorio
nazionale permette il deposito
telematico di un ricorso mentre
gli altri continuano a sacrificare
Virginia
Incendio
e morte
in mongolfiera
È di tre morti il bilancio
dell’incendio scoppiato a bordo
di una mongolfiera poi
precipitata al festival annuale
Mid Atlantic Balloon in Virginia.
spazi (e tempo) al molosso cartaceo: fogli, registri e archivi.
Per l’Aiga «non c’è alcuna uniformità sul territorio nazionale»: avremo un processo telematico a macchia di leopardo,
insomma.
«È prevedibile che un quarto
dei tribunali chiederà una deroga» stima Giuliano Mariottini, il
responsabile del software per la
Giuffrè Editore che, oltre all’applicazione, ci mette anche la
formazione. E che, andando in
giro per l’Italia, ha verificato di
persona resistenze professionali
e incompatibilità anagrafiche
fra il percorso di digitalizzazione intrapreso e l’età media del
dipendente degli uffici giudiziari.
Lo stesso presidente del tribunale di Roma, Mario Brescia-
no, diceva tempo fa: «Stiamo
chiedendo a un nostro cancelliere di abbandonare metodi e
strumenti fin qui utilizzati e riconvertirsi professionalmente a
un anno o due dalla pensione».
A suo tempo il ministero stanziò circa due milioni di euro per
i corsi. Forse non bastano.«I
problemi sono due», dice oggi
Mariottini: «L’informatizzazione degli uffici giudiziari e la riconversione del personale spesso vicino alle pensione». Alla vi-
Le città
Napoli era partita bene
ma poi ha rallentato,
Milano prima
L’incognita di Roma
gilia del traguardo, insomma,
qualcuno è ancora ai blocchi di
partenza.
Progressi ce ne sono. A fine
2013 l’incremento di ricorsi depositati per via telematica era
pari all’85 per cento circa. E il
70% circa del personale dei tribunali ha già fatto i corsi di formazione. Ma, poi, ci sono anche
problemi. Perfino la categoria
degli avvocati non è immune alle resistenze. «Abbiamo dovuto
progressivamente modificare i
corsi fatti perché ci siamo resi
conto che i dubbi erano molti.
Ci sono delle ricadute di tipo generale sulla professione, non si
tratta insomma solo di imparare
i comandi di un nuovo software», spiega Mariottini. In qualche caso l’ordine professionale
si è dimostrato più sensibile: «A
Pescara, per fare un esempio,
l’Ordine ha preso posizione e c’è
stata una formazione serrata».
Il.Sa
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Nel cosmo
Londra
Divisione di Huygens Divisione di Cassini
Anello B
117.580
Satelliti all’interno del sistema di anelli
122.200
Il pianeta è circondato da 500-1.000 anelli
composti da ghiaccio e polvere di roccia,
causa dei loro colori pastello
IL SISTEMA SOLARE
Venere
Marte
136.780 140.220
Pandora
92.000
Ieri sera Saturno si è trovato alla minima distanza
dalla Terra (circa 1,33 miliardi di chilometri).
E’ visibile in queste sere ad occhio nudo
nella costellazione della Bilancia
F
Anello A
S/2004S6
S/2004S3/4
km
74.500
da Saturno
Divisione di Keeler
Dafne
Anello C
Divisione di Encke
Atlante
Prometeo
Anello D
Divisione di Maxwell
Pan
Divisione di Colombo
S/2009S1
Spazio La foto
inedita scattata
dalla sonda
Cassini al corpo
celeste che ha
appena sfiorato la
distanza minima
dal nostro mondo:
riaccadrà nel 2015
Cronache 25
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Giove
SOLE
Mercurio Terra
Saturno, il pianeta inanellato
e il più affascinante del nostro
sistema solare, ieri sera nel suo
viaggio celeste è passato alla
minima distanza dalla Terra
(1,33 miliardi di chilometri).
Era cioè in opposizione, vale a
dire allineato dopo il Sole e la
Terra. Quest’anno era l’unica
volta che accadeva: succede
ogni anno, la prossima è prevista il 23 maggio 2015. Una buona opportunità, dunque, per
osservarlo anche nelle prossime
serate a occhio nudo tra le stelle
della costellazione della Bilancia. Per questo l’Associazione
Stellaria di Perinaldo (Imperia)
si è fatta promotrice, come accade dal 2012, dell’iniziativa
«Occhi su Saturno» organizzando eventi e serate nella Penisola
in collaborazione con l’Istituto
nazionale di astrofisica.
Ma c’è un’altra importante ricorrenza. Dieci anni fa la sonda
Cassini della Nasa arrivava, dopo un volo di sette anni, in orbita saturniana e il 30 giugno
2004 trasmetteva una magnifica
immagine ravvicinata degli
anelli che ora l’ente spaziale ha
diffuso come «Image of the
day», foto del giorno, per ricordare la grande tappa raggiunta;
ben oltre ogni previsione, anche per le scoperte compiute. La
fotografia è una tavola di magnifici colori che mostra le impercettibili variazioni della fascia che circonda il secondo più
grande pianeta del nostro sistema dopo Giove e attentamente
osservato dalla remota epoca
dei babilonesi.
A intravedere gli anelli ci arrivava Galileo Galilei agli inizi
del Seicento grazie al suo cannocchiale. Ma il suo occhio coglieva solo due macchie ai lati
che interpretava come due lune.
Ci riuscirà invece, poco dopo,
l’olandese Christian Huygens
grazie a un telescopio più potente col quale troverà pure Titano, la seconda luna più grande del sistema solare e l’unica
con un’atmosfera.
Ma l’altro illustre astronomo
che ha segnato la storia del corpo celeste è l’italiano Gian Domenico Cassini, nato proprio a
Nettuno
Urano
Saturno
Gli astronomi chiamano questo evento opposizione
perché si realizza un allineamento che vede in fila il Sole, la Terra e Saturno
La massa di Saturno è di circa
95 avolte quello della Terra e il volume
e 744 volte superiore
La prossima opposizione si verificherà il 23 maggio 2015, sempre tra le stelle
della costellazione della Bilancia. Poi si ripeterà il 3 giugno 2016
Maxi vetrate
e tende aperte,
nel grattacielo
si vede dentro
LONDRA — Una scheggia di
vetro con qualche
trasparenza di troppo. Il
grattacielo londinese
progettato da Renzo Piano
ha vetrate talmente estese
che gli ospiti dell’albergo dei
piani superiori possono in
certi casi vedersi a vicenda.
A raccontare la curiosità —
accidentale o prevista? — è il
Financial Times che ieri,
dalla prima pagina, ha
spiegato cosa succede
all’imbrunire. «Durante il
giorno non ci si accorge di
niente, ma di notte è
diverso. Molti ospiti
preferiscono non chiudere le
tende — dopotutto sono lì
per la vista — e così si può
Gli anelli colorati vicini alla Terra
La bellezza svelata di Saturno
Sono le notti migliori per vedere il pianeta monitorato dalla Nasa
Perinaldo, in provincia di Imperia, nel 1625, e diventato poi direttore dell’Osservatorio di Parigi. Cassini, infatti, scopriva le
quattro lune saturniane — Giapeto, Rea, Dione e Teti — e anche la più evidente interruzione
della fascia degli anelli chiama-
ta poi «divisione Cassini». Proprio per celebrare il valore dello
scienziato la Nasa battezzava col
suo nome la sonda destinata alla più importante missione di
esplorazione dell’affascinante
mondo coinvolgendo nella partecipazione l’agenzia spaziale
Il viaggio
Nel 2017 la sonda
sorvolerà gli anelli
e poi concluderà
il suo viaggio
europea Esa e italiana Asi. Il robot cosmico, un gigante alto
quasi sette metri, partiva da Cape Canaveral nell’ottobre 1997,
seguendo le orme delle due precedenti sonde della Nasa, Pioneer-11 e Voyager, che per prime si avvicinavano a Saturno.
Israele
Torna il sole
dopo l’ondata
di maltempo
È tornato a splendere il
sole ieri a Tel Aviv e le
persone si sono subito
riversate in spiaggia (a
sinistra foto Reuters /
Finbarr O’Reilly) dopo
l’ondata improvvisa di
maltempo — del tutto
inusuale rispetto alla
stagione — che, nei
giorni scorsi, si era
abbattuta in Israele. Nel
Negev, una settantina
di escursionisti
americani erano
rimasti bloccati ed
erano dovuti scattare i
soccorsi per salvarli
dagli allagamenti.
Tuttavia erano gli occhi elettronici di Cassini a compiere una
vera rivoluzione nella conoscenza del pianeta più bello del
cielo con una serie di scoperte
che ancora prosegue perché il
robot funziona perfettamente e
continua a stupirci. L’ultima è
del mese scorso quando sotto i
ghiacci della luna Encelado un
gruppo internazionale di astrofisici guidati da Luciano Iess
dell’Università Sapienza di Roma individuava sotto la coltre
gelata un imponente lago di acqua liquida duecento volte più
grande del Lago di Garda. E prima, tra i molti risultati (tra cui
diverse lune che portano il totale a circa 150), fotografava nuovi anelli e laghi di metano su Titano sul quale aveva fatto scendere nel 2005 la capsula Huygens dell’Esa. Nonostante tutto
il viaggio di Cassini sta per finire. Nel 2017 la Nasa ha deciso di
farlo precipitare tra le nuvole di
Saturno dopo aver sorvolato da
vicino gli anelli. Così ci rivelerà i
dettagli dell’esile fascia di materia spessa appena una ventina
di metri formata da polveri,
ghiaccio e carbonio con frammenti variabili dal microscopico ad alcuni metri. E allora sarà
un’emozione perché vedremo
immagini da fantascienza.
osservare chiaramente cosa
succede all’interno delle
camere». Il problema,
sottolinea il quotidiano della
City, è che tante finestre
insieme regalano
prospettive inaspettate, un
po’ come gli specchi. Darren
Gearing, manager generale
dell’hotel Shangri-La, ha
fatto sapere di essere al
corrente della situazione.
«Per via della forma unica
dello Shard, è possibile che
da alcune stanze si riesca a
intravederne altre. Gli ospiti
che preferiscono maggiore
privacy possono tirare le
tende, sono lì apposta», ha
ricordato. Lo Shard (nella
foto), disegnato inizialmente
da Piano su un tovagliolo di
carta a Berlino nel 2000 e
inaugurato nel gennaio
2013, si è perfettamente
inserito nel panorama
londinese, ma non manca
qualche difficoltà. Solo il
30% degli uffici è stato
affittato, mentre delle 202
camere dell’hotel solo 59
sono pronte. Ancora fuori
uso la piscina «con vista».
Gettonatissimi invece i
ristoranti del 31esimo piano.
Giovanni Caprara
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Paola De Carolis
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Lo studio Il 38 per cento degli americani controlla la posta elettronica di lavoro mentre pranza, quasi la metà lo fa anche in vacanza almeno una volta al giorno
A tavola e a letto con lo smartphone: la vita privata rubata dalle email
di MARIA LUISA AGNESE
I
l 68 per cento legge le email
di lavoro prima delle 8 del
mattino, il 50 per cento le
legge a letto, il 38 per cento non
stacca neppure a tavola mentre
mangia, inseguito dagli sguardi
di disapprovazione dei familiari.
Ma tant’è: è più forte di tutto la
paura di essere tagliati fuori dal
flusso informativo, il tormento
di perdersi la notizia decisiva.
Sono dati americani riportati
dalla rivista Mother Jones, ma si
adattano benissimo anche alla
realtà italiana, e sicuramente
leggendoli vi hanno fatto una
certa impressione anche se poi,
a pensarci bene, sotto sotto lo
sapevate già, sapevate che esiste
una grande e nuova questione
di sconfinamento dei tempi di
lavoro in quelli del tempo libero,
che i limiti si fanno sempre più
sfumati.
Mentre noi, presi nel vortice
di questa rivoluzione, continuiamo a consultare i nostri
brillanti smartphone: che da
una parte ci liberano dall’obbligo della presenza a tutti i costi e
ci permettono la «fuga» dal
dentista o al saggio del figlio,
ma dall’altra ci mangiano continuamente spazi personali e si
rosicchiano fette della nostra vita, costringendoci a essere sempre a disposizione. Ovviamente
tramite smartphone aziendale.
Il lavoro ai tempi di Internet
ha cambiato i codici, innescando un cortocircuito fra il senso
di liberazione da molti vincoli e
il sottile senso di colpa per non
essere, comunque, sempre pre-
senti. E si potrebbe continuare a
elencare una serie di numeri da
paura che riguardano la situazione attuale e quella che ci
aspetta appena dietro l’angolo,
li racconta sulla rivista il giornalista Clive Thompson, una delle
più seguite penne tecnologiche
internazionali: il 44 per cento
degli americani consulta email
di lavoro mentre è in vacanza almeno una volta al giorno (l’11
per cento ogni ora); nel 2015 i
dipendenti di azienda riceve-
ranno il 22 per cento di email di
lavoro in più (e ne manderanno
il 24 per cento in più) rispetto al
2012. E, gran finale, nel 2015 i
cellulari faranno il gran sorpasso: saranno per la prima volta di
più degli abitanti della Terra.
Federalberghi
Turismo,
in aumento
le presenze
negli hotel
Timidi sorrisi per gli albergatori italiani in questo primo scorcio del
2014. Per Federalberghi, nel primo quadrimestre, c’è stato un
aumento medio del 2,5% delle presenze rispetto allo stesso periodo
del 2013. In particolare, si è registrato un +4,2% di stranieri e un +1%
di italiani. «Pur in una congiuntura economica ancora difficilissima
— ha detto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, durante la
64ma assemblea nazionale generale a Trieste — la domanda interna
comincia a manifestare qualche timido segnale di risveglio, anche se
il mercato è ben lontano dai livelli ante crisi e gli indici di redditività
sono purtroppo saldamente attestati sotto i valori del 2007».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I nuovi Tempi moderni ci
hanno liberato dalla catena di
montaggio ma ci stanno tenendo al guinzaglio tecnologico,
difficile da allentare. Anche se a
volte diventa un obbligo, come è
successo al manager portoghese
Antonio Horta-Osorio, numero
uno del Lloyds Banking Group,
che nell’ ottobre 2011 si guadagnò fama internazionale per essere stato costretto dai medici a
staccare a forza la spina: lavorava giorno e notte, non dormiva
più, la sua carica era scesa a zero.
Azzoppato suo malgrado: proprio allora, grazie a lui, si è cominciato a parlare di Itso, ovvero «Inability to switch off», incapacità appunto di tagliare i
contatti, per dormire, riposarsi,
divertirsi, ricaricarsi senza obblighi da connessione.
La rivoluzione è in corso, noi
ci siamo in mezzo, e dobbiamo
capire i modi migliori per non
farci sopraffare.
Ma non è un’operazione che
si può fare in solitaria, per staccare ci vuole la complicità e l’appoggio dell’azienda: in fin dei
conti si tratta di una cosa seria,
del lavoro. C’è una piccola ma
significativa ricerca di Gloria
Mark, docente e pioniera della
materia che ci può indicare una
via: Mark ha convinto 13 impiegati e i loro superiori (in aziende
diverse) a una completa astinenza da ogni email, per una
settimana solo telefono o contatti diretti. Risultato? Tutti più
calmi e meno stressati (anche ai
controlli cardiologici), egualmente produttivi e più creativi.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
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Economia
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IN AZIONI E BOND
«Axa punta sul mercato italiano
Montepaschi, alleanza più stretta»
L’
effetto congiunto è
esplosivo. Le nuove
tasse sulle rendite
finanziarie — in testa
l’aumento del prelievo dal
20% al 26% che partirà da
luglio — sommate alle
commissioni bancarie,
stanno sbriciolando i
profitti del risparmiatore
che investe in azioni:
quattro quinti del
rendimento se ne vanno in
spese. A chi mette in Borsa
25 mila euro, per esempio,
in titoli che diano un
rendimento lordo annuo di
1.125 euro (il 4,5%), restano
in tasca solamente 244
euro, il 21,7%. Il 43,3% della
plusvalenza, quasi la metà,
finisce infatti alle banche
(487 euro), fra spese per la
tenuta del dossier titoli e
commissioni di
compravendita; e il 35%
(394 euro) va al Fisco.
Rispetto a 18 mesi fa è un
peggioramento: si
guadagnava un terzo in
più. Va meglio per chi
sceglie i titoli di Stato: tolte
tasse e spese bancarie,
l’incasso può essere del
51,6% se si investe in Bot e
il 38,4% in Btp. I calcoli
sono dell’Università
Bocconi, che per il
«CorrierEconomia» in
edicola domani con il
Corriere della Sera (con
l’elenco delle banche più
convenienti) ha verificato,
con alcune simulazioni,
l’impatto delle imposte e
dei costi bancari sui
portafogli.
Alessandra Puato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’amministratore delegato: «Con le riforme il vostro Paese è tornato di moda per i mercati»
De Courtois: sottoscriveremo l’aumento da 5 miliardi di Siena
«L’Italia è tornata di moda».
Frédéric de Courtois, amministratore delegato di Axa assicurazioni e
Axa-Mps, è il numero uno della
compagnia francese nel nostro Paese. Seduto nella sala del consiglio
del palazzo Axa a Milano, dedicata al
Nobel per l’economia Franco Modigliani, riassume con una battuta
l’orientamento positivo del gruppo
transalpino (e non solo) verso il
mercato italiano. Orientamento che
si può riassumere in tre punti principali: Axa ha in portafoglio oltre 20
miliardi di Bot e Btp e prosegue negli acquisti; seguirà l’aumento di capitale da 5 miliardi del Montepaschi
perciò, con il 3,6% si confermerà
primo (e unico) socio industriale
della banca senese; il nuovo piano
strategico per l’Italia prevede una
riorganizzazione importante, la crescita con aumento delle quote di
mercato, l’«acquissizione» di agenti
professionisti sul mercato e nuovi
accordi con istituti per la distribuzione delle polizze.
Cominciamo dal tema forse più
«caldo»: Mps.
«Confermiamo quel che avevamo
già detto quanto si prospettava la ricapitalizzazione da tre miliardi: seguiremo con la nostra quota l’aumento da cinque. È un segnale di
grande fiducia verso Alessandro
Profumo e Fabrizio Viola. Abbiamo
un dialogo molto importante con il
top management, siamo presenti in
consiglio e seguiamo con attenzione
l’evoluzione della governance della
banca. Siamo qualcosa di più di un
partner industriale».
Nessun dubbio quando la ricapitalizzazione è stata rivista al rialzo?
«Consideriamo giusta la decisione, così come la determinazione a
fare l’operazione il prima possibile».
L’impegno è anche un segnale
verso il Paese?
«Senz’altro. Dico che l’Italia è tornata di moda per due ragioni. La
prima riguarda anche gli altri Paesi
più colpiti dalla crisi: grazie in particolare alla Bce è ormai fuor di dubbio che l’euro verrà difeso fino in
fondo; in particolare per l’Italia i
4 milioni di clienti
Il gruppo in Italia
Dati in milioni di euro
Premi vita
3.924
2011
Premi danni
4.717
4.020
2012
mercati intravedono un inizio di riforme che vanno nella direzione
giusta e una maggiore stabilità politica».
Quali i progetti per il nostro Paese?
«Vogliamo crescere e rafforzarci
in un mercato che presenta novità
importanti. Il nuovo piano industriale risponde alle nuove sfide».
Per novità si riferisce alle recenti operazioni che hanno coinvolto
le maggiori compagnie italiane?
«Anche. Certo, la fusione Unipol
Sai e l’acquisizione degli asset ex
Milano da parte di Allianz hanno
determinato una maggiore concen-
1,8
AXA
Assicurazioni
Un indotto di circa
1.824
2012
AXA
MPS
2013
1.823
1.603
2011
2,2
2013
10.000 risorse
tra dipendenti, agenti,
rete commerciale
e fiduciari
D’ARCO
trazione nei rami danni: le tre maggiori compagnie detengono il 60%
del mercato, uno dei più concentrati
in Europa. Ma dobbiamo rispondere
anche a sfide “strutturali” come
quella digitale: quasi il 60% dei
clienti prima di sottoscrivere una
polizza va sul web. Cinque anni fa la
percentuale era vicina allo zero. È
una priorità per Axa nel mondo e
anche in Italia. Puntiamo proprio
sul digitale per rafforzare la capacità
dei nostri agenti di essere vicini a
clienti e territorio, in un Paese dove
vicinanza e prossimità resteranno
centrali. Prenderemo il meglio dei
due mondi».
Manager Frédéric de Courtois
Il piano industriale è “unitario”,
riguarda cioè anche la joint venture con Montepaschi?
«In marzo i consigli di Axa assicurazioni e Axa-Mps hanno approvato
il nuovo business plan e la nuova
governance del gruppo. Prima le
due compagnie erano gestite in modo indipendente, con due capiazienda. Ebbene, dobbiamo gestirle
come una sola compagnia. Non
possiamo prevedere una fusione
perciò nel 2015 partirà una società
consortile nella quale confluiranno
circa metà dei dipendenti in Italia.
Metteremo a fattor comune sistemi
informatici, finanza, risorse umane,
Puntiamo alla crescita
organica ma se ci sono
buone opportunità
le esaminiamo
Federico De Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sergio Bocconi
Murdoch, piattaforma europea per la pay-tv di Sky
Media Il patron
di NewsCorp,
Rupert Murdoch
❜❜
La crescita
ne. In secondo luogo abbiamo deciso di lavorare anche con altre
banche, utilizzando due compagnie
del gruppo: una già esistente nel vita e una di nuova costituzione nei
rami danni.Facciamo questo passo
dopo aver raggiunto un accordo in
tal senso con Mps, che è e resta il
nostro partner bancario più importante».
Avete già preso contatti?
«Sì, con istituti nazionali e locali.
Nomi non posso farne».
La bancassurance in Italia ha
vissuto fasi alterne.
«Non è decollata nei danni, perché i prodotti sono più complessi da
studiare e proporre allo sportello. Le
banche finora non hanno investito.
Ma le cose stanno cambiando rapidamente, gli istituti di credito hanno un grande appetito di polizze
danni, come si può ben vedere dall’offerta crescente di Rc auto. Noi
pensiamo di puntare anche su salute, previdenza e protezione».
Il progetto di integrazione tra Gran Bretagna, Italia e Germania
Costruire attorno a BskyB una piattaforma
paneuropea della pay-tv. È il progetto a
cui sta lavorando Rupert Murdoch che
vorrebbe mettere insieme le attività di
Sky in Gran Bretagna, Germania e Italia
con un’operazione valutata circa 10
miliardi di euro. BSkyB, secondi i dettagli
rivelati dal «Financial Times», rileverebbe
il 100% di Sky Italia e il 50% di Sky
Deutschland per riunire tutto sotto
un’unico cappello. L’operazione sarebbe
tuttavia ancora in fase embrionale,
secondo il quotidiano della City. L’agenzia
Bloomberg ha tuttavia rivelato che le
società sarebbero in contatto da mesi e, se
gestione sinistri e altro: la joint venture con Siena è stabile e ne siamo
pienamente soddisfatti, abbiamo
una rete agenziale di grande qualità
e professionalità, ora puntiamo alla
condivisione delle strategie di crescita in Italia».
Con quali obiettivi?
«Oggi, con oltre 6 miliardi di premi, abbiamo una quota di mercato
pari al 5% sia nel vita sia nei rami
danni. Abbiamo l’ambizione di salire
di qualche punto, sebbene senza aver
predeterminato target specifici».
Anche con acquisizioni?
«Pensiamo a una crescita organica. Poi il gruppo in tutto il mondo,
Italia compresa, esamina le buone
opportunità che si presentano».
Come pensate di muovervi?
«Puntiamo all’acquisizione di
agenti dalla concorrenza, possibilità
offerta dalla legge sul plurimandato,
continuando a valorizzare la centralità dei nostri attuali agenti. Lo abbiamo già fatto in passato e intendiamo accelerare in questa direzio-
tutto andrà come previsto, l’operazione
potrebbe essere annunciata in estate. Il
50% di Sky Deutschland sarebbe stato
valutato 3 miliardi di euro e il 100% di Sky
Italia 5 miliardi.
La mossa di Murdoch rivoluzionerebbe il
mercato europeo della tv a pagamento.
Ma il progetto consentirebbe anche a
NewsCorp di fare ordine nel gruppo: da
una parte un gigante europeo delle reti
satellitari, dall’altra l’entertainment, il
cavo, le produzioni e gli studi
cinematografici.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Economia 29
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L’assemblea a Brescia
1 2 3 4
I punti
Ubi Banca cambia le regole
Nella governance più spazio
ai fondi (con l’1%)
e tetto ai soci di 250 azioni
DAL NOSTRO INVIATO
BRESCIA — Il nuovo modello di banca popolare è nato in
Ubi. L’assemblea dei soci, con una maggioranza bulgara, ha
approvato una serie di modifiche statutarie che pongono la
banca presieduta da Andrea Moltrasio all’avanguardia nel
modello di governo societario, fermo restano il principio del
voto capitario. La lista delle innovazioni è lunga e, a suo
modo, rivoluzionaria: la qualifica di socio si acquisisce
possedendo non più una ma 250 azioni e per presentare una
lista alle elezioni del consiglio di Sorveglianza servono 500
soci e almeno lo 0,5 per cento del capitale. Gli investitori
istituzionali, invece, che in Ubi controllano circa il 40 per
cento del capitale, possono derogare nel numero dei 500
soci, non nella qualifica, ma la quota di capitale richiesta sale
per loro all’1 per cento. Inoltre, diminuiscono gli
amministratori: i membri del consiglio di Sorveglianza
passano da 23 a 17, i consiglieri di Gestione da 11 a 9. La
prima assemblea senza Emilio Zanetti ha anche introdotto
dei limiti d’età per gli amministratori, che dovranno avere
meno di 70 anni alla nomina nel consiglio di Gestione, 5 in
più in Sorveglianza e nessuno potrà oltrepassare i tre
mandati, mentre le deleghe di voto ai soci salgono da 3 a 5.
Addirittura, la maggioranza del consiglio di Sorveglianza
sarà composta da indipendenti. Il tutto dal prossimo
rinnovo, nel 2016. Se
non è una rivoluzione,
questa che è stata
battezzata «popolare
integrata», poco ci
manca. Lo è certamente
al confronto di altre
realtà.
Tancredi Bianchi, 85
anni, uno dei massimi
esperti del credito
Presidente Andrea Moltrasio popolare, in un
lucidissimo intervento
da socio, si è schierato a favore del cambiamento, ricordando
come la crisi del ’29 portò alla scomparsa del principio
mutualistico nel credito, mentre «questa nuova grande crisi
ha posto le banche in un contesto di vigilanza nuovo,
europeo. Non è uno stravolgimento, ma con il tempo anche
la banca deve cambiare vestito...». Lo hanno capito i soci:
6.870 favorevoli, 15 astenuti, 95 contrari, questi ultimi in
numero inferiore agli addetti al catering.
Chi non era d’accordo ha giocato la carta dell’astensione,
puntando senza riuscirci a non far raggiungere il quorum: alla
fine era presente circa il 26 per cento del capitale, sei punti in
più del necessario. La modernizzazione paga però anche
cedole amare: è il caso della revisione del libro soci, realizzata
negli ultimi mesi, che ha portato alla cancellazione di 20.553
posizioni. «Ci siamo battuti per giungere a un voto unitario e
congiunto — ha detto Moltrasio — per eliminare
l’autoreferenzialità dei consigli, evitare la polarizzazione tra
categorie di soci, incrementare la partecipazione informata
all’assemblea e aumentare la coesione. Crediamo di esserci
riusciti. Ubi ha dimostrato una capacità di autoriforma che
considero un privilegio in questo Paese: siamo soddisfatti e
considero questo voto un passaggio importante per tutte le
popolari». Nella parte ordinaria, l’assemblea ha approvato il
bilancio 2013 chiuso con un utile di 250 milioni. Ai soci andrà
una cedola di 6 centesimi, che verrà staccata il 19 maggio e
pagata il 22. Martedì 13, invece, i risultati del primo trimestre.
Stefano Righi
@Righist
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intesa raggiunta
dall’Ocse
Il rimpatrio diventa
vantaggioso
Le norme attuative
e il referendum
L’inizio dello scambio
e la retroattività
L’intesa per lo scambio
automatico di
informazioni finanziarie
su base annua è stata
firmata dai 34 Paesi
membri dell’Ocse,
inclusa la Svizzera. Altri
tredici Paesi partner
associati hanno firmato
l’accordo tra cui
Singapore, Malesia,
Indonesia, Cina,
Argentina, Brasile e
Sudafrica
Secondo gli esperti
l’accordo Ocse dovrebbe
aumentare l’efficacia
della «voluntary
disclosure», allo studio
in Italia per agevolare il
rientro dei capitali, in
quanto i clienti delle
banche estere si
sentirebbero meno al
sicuro in presenza di una
norma che legittima uno
stato estero a scambiare
informazioni
Perché l’accordo
politico raggiunto in
sede Ocse diventi
efficace i Paesi firmatari
devono emanare
apposite leggi. In
Svizzera l’intesa sarà
sottoposta alle Camere
e potrebbe essere
lanciato un referendum.
L’Ocse non ha stabilito
dei termini per
l’adozione delle norme
necessarie
Lo scambio di
informazioni su base
annua dovrebbe iniziare
a settembre del 2017.
Non è ancora chiaro se
le leggi di attuazione
avranno effetto
retroattivo.
provvedimenti analoghi
già adottati in altri Paesi
non la prevedono e
dunque il segreto sulla
posizione passata
resterebbe
Evasione Lo scambio automatico di informazioni tra Stati a fini fiscali
Segreto bancario, la spinta
sul rientro dei capitali
Attesa sulla «voluntary disclosure» dopo l’accordo Ocse
MILANO — La Svizzera ha firmato
l’accordo Ocse per lo scambio automatico di informazioni a fini fiscali, e
questo — ha ammesso il ministro elvetico per l’Economia — mette fine al
segreto bancario come è stato conosciuto finora. Che cosa cambierà ora
sul mercato dei capitali lungo le Alpi,
anche in vista della «voluntary disclosure», le regole allo studio in Italia per
il rientro dei patrimoni? «L’accordo è
una notizia che potrebbe aumentare il
successo del provvedimento sulla voluntary disclosure se sarà approvato,
perché i correntisti si sentirebbero
meno al sicuro in presenza di una nor-
toria per applicare anche a loro le nuove regole più vantaggiose», risponde
Stefano Simontacchi, managing partner dello studio Bonelli Erede Pappalardo e direttore del Transfer pricing
research center dell’università di Leiden nei Paesi Bassi. Il punto, spiega Si-
Housing sociale
Maxi alleanza nell’immobiliare
tra Cariplo, Del Vecchio e Nattino
Soluzione ponte
Resta da chiarire la posizione
di chi ha aderito al rimpatrio
della precedente legge delega
mativa che legittima lo Stato estero a
scambiare le informazioni», spiega
Marco Cerrato, avvocato dello studio
Maisto e docente di diritto tributario
internazionale all’università di Castellanza.
Il decreto in materia varato dal governo Letta a inizio gennaio è stato poi
stralciato alla Camera, in attesa di una
ridefinizione in un progetto di legge di
iniziativa parlamentare che potrebbe
ora registrare un’accelerazione per le
novità arrivate da Berna. E chi ha già
aderito alla «voluntary disclosure» del
governo Letta, presumibilmente più
“severa” della prossima versione?
«Andrebbe prevista una norma transi-
montacchi, sono i «tanti soggetti che
hanno presentato voluntary disclosure sulla base della legge delega precedente».
Ma l’accordo Ocse non riguarda solo la Svizzera. L’intesa non solo copre
tutti i 34 Paesi aderenti all’organizza-
Polaris Housing sociale
in Via Cenni a Milano
Ultime limature al progetto del maxipolo
immobiliare tra Fondazione Cariplo, Leonardo
Del Vecchio, Gilberto Benetton e Gianpietro
Nattino. Domani, salvo imprevisti, verrà firmato
il memorandum per l’accordo che porterà alla
creazione della seconda Sgr immobiliare
italiana con asset per oltre 7 miliardi, alle spalle
di Idea Fimit, leader nell’housing sociale. Il polo
nascerà dall’incorporazione di Beni Stabili
Gestioni e Polaris Real Estate in Investire
Immobiliare e secondo la tabella di marcia il
closing dovrebbe essere firmato entro l’anno.
Beni Stabili Gestioni è controllata per il 75% da
Beni Stabili, per il 10% da Iccrea Holding e per il
restante 15% da Banca Finnat della famiglia
romana Nattino, che è anche azionista di
riferimento di Investire Immobiliare. Tra i soci
della Sgr di Nattino c’è anche Gilberto Benetton
con il 20%. Polaris, invece è controllata da
Fondazione Cariplo (48%), Cassa geometri
(23%), Congregazione salesiana (20%) e
Fondazione Cassa di Forlì (9%).
Il modello Fiat-Chrysler e la nuova industria
L’italia e la produzione di auto su scala globale nel piano Marchionne
que, i numeri dell’irresistibile «scalata cinese»
servono a Giorgio Barba Navaretti e Gianmarco
Ottaviano — cattedra di Economia alla Statale di
Milano il primo, alla London School of Economics e all’Università di Bologna il secondo — per
inquadrare il tema del saggio breve appena scritto a quattro mani. Made in Torino? - Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell’Industria (il
Mulino, da pochi giorni in libreria) è certamente
un viaggio nella metamorfosi del gruppo guidato da Sergio Marchionne e presieduto da John
Elkann. E la tesi finale è che, così come un secolo
fa è stata l’auto a inventare il «modello fordista»
applicato poi nelle fabbriche di qualunque settore in qualunque parte del mondo, oggi è ancora e
sempre l’auto a sperimentare il primo «esercizio
di industria contemporanea». Questa volta proprio con Fca (e il giudizio non è influenzato da
un presunto «conflitto di consanguineità»: a
scanso di equivoci è lo stesso Navaretti a dichiarare, nelle primissime righe, lo stretto rapporto
di parentela con Elkann, «ma senza interessi
economici e professionali nel gruppo»).
La portata della complessa «rivoluzione» che
si sta tentando sull’asse Torino-Detroit, e nella
quale amministratore delegato e presidente credono al punto da investire un milione a testa in
L’accordo svizzero
Non saranno più necessarie
richieste della magistratura
per ottenere informazioni
F. D. R.
le leggi saranno retroattive, anche se
provvedimenti analoghi già adottati
da altri Paesi sono applicabili solo da
un certo momento in poi. Insomma,
se la tendenza internazionale venisse
confermata, le informazioni ad oggi
resterebbero «segrete».
Intanto, se mancano ancora le leggi,
i soldi comunque già si muovono.
Nell’attesa dei provvedimenti attuativi
tra Berna e Lugano, alcuni correntisti
stranieri — così si racconta sul mercato — starebbero valutando l’addio alla
Confederazione per lidi più ermetici,
come qualche lontana isola esotica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanni Stringa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro La rivoluzione tra Torino e Detroit raccontata in un saggio di Barba Navaretti e Ottaviano
MILANO — Siamo sempre stati noi, gli occidentali, a giocarcela. Ci stavamo comodi, sul trono da cui credevamo di poter dominare all’infinito il mondo. Così comodi che ci siamo addormentati nella più pigra delle presunzioni. E
quando alla fine la sveglia è suonata, il sogno era
finito da un pezzo. Questa è l’epoca in cui dal
trono si staglia la Cina. Non andava oltre il 6% del
valore aggiunto manifatturiero globale soltanto
nel 2000. In meno di 15 anni ha scalato quota
17%. Tanto quanto i cinque Paesi — Germania,
Italia, Francia, Regno Unito, Spagna — che insieme «fanno» l’Europa industriale. Quasi quanto
(al loro 20% manca poco) gli Stati Uniti d’America.
Sono numeri che conviene tenere a mente,
negli scenari di sviluppo (o non sviluppo) della
produzione in generale e del suo settore più particolare: quell’automotive che, nel bene e nel
male, di «manifattura» rimane sinonimo e simbolo. L’aerospaziale sarà (è) più avveniristico. Il
chimico-farmaceutico sarà più velocemente innovativo. Ma non c’è niente da fare: resta l’auto,
il comparto-sentinella. Quello che pesa di più,
che dà lavoro al maggior numero di persone, che
prima e più di tutti gli altri segna i cicli di crisiripresa delle economie. A maggior ragione, dun-
zione, ma anche gli Stati non membri
che l’hanno firmata, fra cui Singapore,
Cina, Brasile e Costa Rica. Le banche
dovranno adeguare le loro procedure
e i sistemi informatici. Non sarà quindi più necessaria una richiesta della
magistratura per ottenere le informazioni sugli evasori con capitali nascosti in Svizzera, a Singapore, o nei caveau degli altri Paesi firmatari.
Finora però siamo alle firme «politiche». Ora servono le leggi a livello di
singolo Stato. In Svizzera, per esempio, l’intesa Ocse sarà sottoposta alle
Camere e potrà essere lanciato un referendum. L’accordo internazionale non
fissa alcun termine entro il quale adeguarsi concretamente agli standard
globali di scambio automatico, ma la
data ultima indicata nelle intese precedenti per riportare nel Paese di origine i dati degli investitori è stata finora quella del settembre 2017. La richiesta di informazioni potrebbe comunque iniziare prima. E i dati
antecedenti? È prematuro stabilire se
risposta al gelo dei mercati, non sarebbe tuttavia
così semplice da rendere se il viaggio degli autori non fosse , anche, un viaggio negli scenari che
l’hanno resa necessaria. L’ascesa dell’economia
cinese è uno. Gli altri sconvolgimenti geopolitici, le nuove gerarchie del mondo sono il secondo. E poco altro come l’industria dell’auto, forse,
li rispecchia: non è solo statistica, dice molto
delle varie società nazionali — non a caso Navaretti-Ottaviano scelgono il linguaggio della narrazione, non dell’accademia — la «foto» che mostra come, in poco più di dieci anni, l’Europa sia
precipitata dal 39,3 al 23,2% della produzione
globale, Nord America e intera area Nafta si siano quasi dimezzate (dal 20,3 all’11%), il Giappone abbia fatto poco meno peggio (da 20,3 al
13,6%). Tutto spazio occupato dai Bric: producevano l’8,4% delle auto mondiali, oggi la sola Cina
arriva al 24,6%, con Brasile, India e Russia quota
37,1% è tranquillamente superata.
Cosa significa, questa redistribuzione? È un
bene? Un male? Chi ci guadagna e chi ci perde? E
come? Ognuno può trovare la propria risposta. Il
viaggio, anche fisico, dentro le fabbriche Fca
raccontate da Made in Torino aiuta a cercarla.
Raffaella Polato
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CAUSA I° Sez. Trib. Napoli G.I. Dr. Arena R.G.C. 5252/00
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30
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
FORMAT
Cultura
La prima volta di Savic
E altri 5 titoli Bompiani
presi da «Masterpiece»
TORINO — «Masterpiece fa scuola». L’incontro di ieri
si intitolava così, ma questo è anche un fatto: alla fine
della serata Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di
Bompiani, ha infatti annunciato che non saranno solo
due gli scrittori editi usciti dal talent di Rai3, cioè
Nikola P. Savic e Raffaella Silvestri (nella foto a destra),
ma che la casa editrice ne ha opzionati altri 5: Stefano
Trucco, Lorenzo Vargas, Stefano Bussa, Lilith Di Rosa e
Il colloquio A margine
del Salone di Torino.
«La Chiesa cerca di
dare risposte a persone
e situazioni concrete»
Il fenomeno Contaminazioni
Gli scrittori
recitano
E i cantanti
scrivono
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
TORINO — Il Salone ieri è entrato nel vivo del
weekend, con un sabato affollato e sale piene
nonostante la manifestazione No Tav che nel pomeriggio ha bloccato la città e probabilmente
anche molti visitatori. Solo oggi si conosceranno i
dati di affluenza di ieri, ma intanto continua la
tendenza positiva degli incrementi con il più 3,11
per cento di giovedì e venerdì rispetto al 2013,
annunciato dal Salone.
Ieri è stato il giorno del libro-spettacolo, dove i
ruoli si sono un po’ invertiti e, mentre cantautori
come Francesco De Gregori e Francesco Guccini
(ma lo stesso ha fatto venerdì Piero Pelù) hanno
scelto la formula della presentazione classica,
della conversazione in cui si è parlato di libri fatti
(Guccini e Pelù) o da fare (De Gregori ha annunciato l’uscita di Guarda che non sono io, volume di
parole, immagini, interviste), molti scrittori hanno trasformato l’incontro in un piccolo show, a
volte semplicemente con il reading di un attore, a
volte costruendo un vero e proprio spettacolo.
Come ha fatto Paolo Giordano che, per presentare
il nuovo romanzo Il nero e l’argento ha affidato le
letture a Isabella Ragonese (lui stesso ha letto
qualche pagina), con musica elettronica e video di
fluidi che si mescolano a fare da contorno, prima
di affrontare con Paola Gallo una storia in cui si
entra in punta di piedi.
Ad animare l’incontro tra Michele Serra e Francesco Piccolo, in una sala dei Cinquecento stipata,
c’era invece Claudio Bisio, che ha interpretato a
modo suo il registro tragicomico dei due scrittori
con contorno di gag e prese in giro generali.
Più sobria ma ugualmente efficace la lettura che
Massimo Popolizio ha offerto di alcune pagine di
Basta piangere!, il libro di Aldo Cazzullo che racconta, senza nessun effetto nostalgia, storie di
«un Italia che non si lamentava».
Oggi sarà ancora Isabella Ragonese a offrire un’anteprima del nuovo libro di Maurizio de Giovanni,
della serie del commissario Ricciardi, In fondo al
tuo cuore. Lo farà con Fabrizio Giufuni che, in
mattinata, legge brani di Un certo Lucas, il romanzo di Julio Cortázar che Sur ripubblica in vista
del centenario con una nuova traduzione.
Cr. T.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
da uno dei nostri inviati
GIAN GUIDO VECCHI
TORINO — «Lo sguardo proprio del cristiano sulla vita morale fiorisce dall’esperienza gratuita della misericordia» dice il
cardinale Pietro Parolin. «Per questo i discorsi sulle questioni etiche che non tengono conto di tale sorgente, o che addirittura dileggiano la misericordia facendone
la caricatura e etichettandola come “buonismo”, non colgono mai le dinamiche proprie innescate nel mondo dai fatti annunciati nel Vangelo». Sempre più, eminenza,
si parla di temi come le unioni civili o la comunione negata ai divorziati risposati,
Francesco ha parlato di un tempo e di
un’occasione, un kairós di misericordia,
ma che cosa vuol dire affrontare questi temi, oggi, con misericordia? «Significa che
si parte dalle persone concrete, che si tenta
di dare riposta alle situazioni concrete»,
sorride il cardinale. «Altrimenti il rischio è
di fare ideologia».
Francesco ha scelto come suo Segretario
di Stato un fine diplomatico che è anche
«un pastore con l’odore delle pecore», Parolin arriva al Lingotto in clergyman e parla
al pubblico di lettori delle «parole del Papa»: un «disgelo comunicativo» scandito
da termini come tenerezza e misericordia,
verità e giustizia. Nel Salone ha citato una
frase di Bergoglio: «La predicazione morale cristiana non è un’etica stoica, una mera
filosofia pratica né un catalogo di peccati
ed errori». Chiaro che ci siano resistenze,
nella Chiesa c’è chi paventa stravolgimenti
della «dottrina». Ma la questione riguarda
piuttosto l’atteggiamento, lo stile: «Sì, è così. Prima c’è la fede, dopo la morale. La morale cristiana si comprende solo dentro a
una visione di fede. Perché altrimenti diventa solo un insieme di precetti e comandi, mentre è una adesione a qualcosa che ci
precede», spiega al «Corriere» il cardinale.
Il Papa ripete che «il centro è Gesù, non
la Chiesa», la quale deve per questo «uscire
da se stessa». Le parole e lo stile di Francesco riflettono questa necessità? «L’affetto
che cresce intorno al Papa, di tanti credenti
e non credenti che si sentono toccati nel loro cuore dalle sue parole e dai suoi gesti, è
in qualche modo la prima verifica che è
proprio così. La Chiesa esce da se stessa
non per sforzo o per progetto, ma per seguire Gesù. Questa è la dinamica propria
della natura della Chiesa, che non vive di
luce propria, come dicevano già i Padri dei
primi secoli», osserva il Segretario di Stato.
«Quando non riflettono questa dinamica,
anche le iniziative e gli organismi ecclesiali
possono trasformarsi in realtà autoreferenziali. Così si alimentano i pregiudizi di chi
identifica la Chiesa con tutti gli altri apparati di potere operanti nel mondo e applica
alle azioni e alle espressioni della Chiesa
In questa pagina:
ragazzini affollano
il Salone di Torino (foto
Andrea Negro/LaPresse)
A destra: la Pimpa
Via l’ideologia dai
Parla Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano
Unioni civili e divorziati, «serve misericordia»
❜❜
La morale cristiana
Pietro Parolin
è nato a Schiavon, in Veneto,
il 17 gennaio
1955
si comprende
soltanto dentro
a una visione di
fede. Altrimenti
diventa un insieme
di precetti
e di comandi
chiavi di lettura esclusivamente politiche».
La stessa riforma della Curia voluta da
Francesco, del resto, «ha come scopo il servizio: la Curia deve essere uno strumento
efficace a favore di tutta la Chiesa e un modello nel senso del servizio. Vivere l’autorità e il potere come servizio». Padre Antonio
Spadaro, al Lingotto, ricordava una frase di
Bergoglio: «Non occorre parlare tanto, ma
parlare con la vita». Il cardinale annuisce:
«Questo è l’essenziale, anche in diplomazia». Il prossimo viaggio del Papa in Terrasanta «ha una dimensione pastorale e religiosa, ma speriamo possa avere ricadute
benefiche anche a livello politico, anzitutto
nel senso di una ripresa decisa dei negoziati tra israeliani e palestinesi e di un ritorno
di attenzione sulla Siria: temo che il conflitto finisca con l’essere dimenticato, bisogna riprendere le trattative sapendo che
una soluzione militare non porterà a nulla».
La «conversione cui ci richiama Francesco, credenti e non credenti», è al fondo
«la centralità di ogni uomo e ogni donna»,
ha ricordato al pubblico. Non è solo questione di stile. «Amore e povertà senza giustizia non colmano la misura di grazia promessa dal Vangelo. A che servirebbe una
Chiesa magari più austera, ma che non im-
Istruzione e nuove tecnologie
Twitter, app per favole, tutor
Idee per una scuola digitale
da uno dei nostri inviati ALESSIA RASTELLI
TORINO — La riscrittura dei grandi capolavori via Twitter, fiabe che si adattano alle età e alle
competenze dei bambini, tutor online che seguono gli studenti passo dopo passo mentre risolvono un problema di matematica. Progetti di
scuola digitale al Salone del libro di Torino, dove
oggi arriva il ministro dell’Istruzione Stefania
Giannini. La fiera dedica ampio spazio quest’anno agli strumenti elettronici per l’apprendimento, guardando oltre la semplice trasposizione
del manuale tradizionale in formato ebook. Tra
gli ospiti Dianora Bardi, insegnante e vicepresidente di Impara Digitale, centro studi per promuovere la didattica innovativa. Che si è detta
convinta che «la tecnologia in classe aiuti a far
leggere e scrivere di più i ragazzi, seppure non
debba sostituirsi del tutto al libro di carta».
Un esempio, dall’Arena del Bookstock Village,
è la zona dedicata ai bambini e ai giovani, dove i
tre fondatori Paolo Costa, Edoardo Montenegro
e Pierluigi Vaccaneo, hanno presentato Twitteratura. Ovvero un’iniziativa che è riuscita a raccogliere sul sito di microblogging oltre 38 mila
interventi in 140 caratteri su I promessi sposi. Citazioni, libere associazioni, sintesi, traduzioni
nei dialetti locali, link a video e foto, ispirati ai
singoli capitoli del libro. «In passato avevamo
proposto agli utenti di Twitter altri autori, tra i
quali Pavese, ma con Manzoni abbiamo coinvolto per la prima volta le scuole. Hanno partecipato ventidue istituti e, secondo i professori, gli
studenti hanno letto il romanzo con più entusiasmo» racconta Costa. Subito dopo, Twitteratura
è stata ingaggiata dal comune piemontese di
Sommariva del Bosco per la riscrittura delle Fiabe italiane di Calvino in otto scuole della provincia di Cuneo. Adesso i tre ideatori vorrebbero
sviluppare una piattaforma autonoma, indipendente da Twitter, da rendere disponibile anche
nelle classi.
Il problema è trovare i finanziamenti. Così come per «GRIMM - Grow in multimedia» (oggi
alle 14 al Future Lab), startup innovativa che ha
creato «L’armonia delle stagioni», App che consente di leggere una fiaba che cambia a seconda
dell’età del bambino: dalla versione in immagini
per i piccoli a quella di solo testo per i più grandi. GRIMM è stata ideata da tre mamme torinesi,
Renzo e Lucia sul web
In un sito di microblogging sono stati
raccolti oltre 38 mila interventi di 140
caratteri su «I promessi sposi» di
Manzoni. E i ragazzi hanno apprezzato
Il progetto
Nelle «Grandi fiabe narrate» troviamo
classici in formato elettronico, come
«Pollicino» e «Riccioli d’oro», recitati da
attori e arricchiti da suoni e animazioni
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Cultura 31
italia: 51575551575557
Lorenzo Raffaini. Ed è stato un incontro rilassato —
certo non sono volati manoscritti come in
trasmissione — in cui i giurati e i primi due classificati
hanno raccontato i «dietro le quinte» del programma,
togliendosi qualche sassolino. «Sapevo fin dall’inizio
— ha spiegato Andrea De Carlo — le difficoltà di
un’impresa simile. Fin da subito c’erano già molti
pronti a dire che la contaminazione tra scrittura e
televisione era un male. Ma io ho sempre pensato che
la letteratura sia una cosa viva, che deve stare in
contatto con il mondo che deve raccontare». Massimo
Coppola ne ha approfittato per una battuta («È
arrivato il ministro Franceschini? Ah, no. Magari sta
guardando la televisione»), e poi ha preso la parola
Giancarlo De Cataldo, che indossava finalmente «la
maglietta nera che ho invidiato a De Carlo durante
tutto il programma», e ha spiegato che dopo tanti
talent riproduttivi («i cuochi in tv riproducono dei
piatti») Masterpiece aveva osato «portare in tv l’atto
creativo». Emozionati, Savic e Raffaella Silvestri hanno
concordato sulla positività dell’esperimento e hanno
letto brani dai loro romanzi, Vita migliore per Savic e La
distanza da Helsinki per la Silvestri. Nikola, poi, ci ha
spiegato: «Non sono mai venuto qui al Salone prima.
Ma solo perché non potevo. O ero in Serbia o lavoravo.
È la prima volta e sono molto contento». Raffaella, che
da lettrice era una frequentatrice del Salone, ha
confidato: «Sei qui e pensi che i tuoi sogni si sono
realizzati, ma non c’è solo la gioia, è un sentimento
misto. Vedi anche tutta la fatica che hai fatto».
Ida Bozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fondazione Corriere della Sera
L’incontro «La creatività infantile è un terreno fertile per le scienze cognitive»
Paolo VI nei luoghi di Gesù
un incontro per ricordare
lo storico viaggio del 1964
Cos’è il pensiero analogico?
La Pimpa che parla alle nuvole
Tra i motivi d’interesse della visita in Terra Santa di papa
Francesco, in programma dal 24 al 26 maggio, spicca la
commemorazione del cinquantenario di un evento
storico: l’incontro tra il suo predecessore Paolo VI (nella
foto) e il patriarca Atenagora di Costantinopoli, massima
autorità della Chiesa ortodossa, che avvenne appunto a
Gerusalemme il 5 gennaio 1964, durante il primo viaggio
di un Pontefice romano nei luoghi dove aveva predicato
Gesù. Per ricordare quell’avvenimento, che riavvicinò il
ramo occidentale e quello orientale del mondo cristiano,
la Fondazione Corriere della Sera ha organizzato domani
a Milano (ore 18), presso la sala Buzzati (via Balzan 3),
un incontro dal titolo «Francesco
sulle orme di Paolo VI. La Terra
Santa al centro dell’ecumenismo».
Al dibattito, coordinato da Giorgio
Acquaviva, partecipano Luigi
Accattoli, Armando Torno e
monsignor Gianfranco Bottoni. Nel
corso dell’incontro sarà proiettato il
documentario Ritorno alle sorgenti.
Paolo VI in Terra Santa, una
produzione Custodia di Terra Santa. Lo stesso
documentario è contenuto nel dvd allegato al libro Paolo
VI pellegrino in Terra Santa (Ets, pp. 96, 15,90),
realizzato dalla Fondazione Terra Santa, che raccoglie
contributi del patriarca latino di Gerusalemme Fouad
Twal, di fra Pierbattista Pizzaballa, di Andrea Tornielli e
di don Angelo Maffeis. Altre testimonianze di
quell’evento sono le corrispondenze per il «Corriere»
dalla Palestina di Dino Buzzati, ora raccolte nel volume a
tiratura limitata Con il Papa in Terrasanta, a cura di
Lorenzo Viganò (Edizioni Henry Beyle, pp. 136, 44).
temi etici
pegnasse i suoi membri a lavorare giorno
per giorno, nella concretezza delle situazioni, per restituire ai poveri, e ancor più ai
miseri e ai dannati della terra, la loro dignità — anche economica — di cittadini del
mondo che vivono del proprio lavoro?».
Parolin richiama il sermo humilis di
Agostino, «anche oggi è il modulo espressivo più consono a una Chiesa che vuole essere amica degli uomini e delle donne del
suo tempo». Colloquialità, vicinanza. Perché «la verità cristiana non è una conoscenza raggiunta con sforzo e riservata a
congreghe di iniziati che poi la sequestrano come loro possesso». Alla fine, eminenza, qual è la caratteristica essenziale della
predicazione di Francesco? «Tanti gesti e
tante parole del Papa suggeriscono a tutti,
con insistenza, che lo sguardo di Gesù per
ognuno di noi è di misericordia e di tenerezza, non a caso tra le parole più usate dal
Vescovo di Roma. Così Francesco ci ripete
ogni giorno che Gesù vuole il nostro bene,
che può abbracciare oggi le nostre attese,
le nostre domande, può sollevarci dalle nostre cadute, guarire le nostre ferite, abbracciare e compiere, al di là della nostra immaginazione, il desiderio di felicità che ci
accomuna tutti», conclude il cardinale. «Il
Papa, soprattutto, descrive come accade
anche oggi di poter incontrare Cristo, e
quali sono gli effetti di questo incontro,
che possiamo sperimentare nelle nostre vite. La dinamica è la stessa degli incontri descritti nel Vangelo. Francesco ci racconta
con fatti e testimonianze concrete come
anche oggi Cristo “passa per la città operando il bene per tutti”. Anche chi non crede si sente interpellato da queste promesse
buone. Così cadono tante ostilità e fioriscono nuove, inattese prossimità».
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Hofstadter, premio Pulitzer: perché amo le storie di Altan
da uno dei nostri inviati CRISTINA TAGLIETTI
Gabo a fumetti
E crescono
le piccole donne
TORINO — La Pimpa come testimonial del pensiero
«Infatti anche in questo caso non sarà una lezione
analogico. Al Salone del libro può succedere anche teorica. Parlerò della traduzione della poesia facendo
questo quando c’è di mezzo uno scienziato divulgatore molti esempi, usando delle slide in modo che il pubcome Douglas Hofstadter, figlio di quel Robert che fu blico possa leggere con me. Partirò da una poesia del
premio Nobel per la Fisica nel 1961. Sessantanove anni, francese Clément Marot, Ma Mignonne, costituita da
docente di scienze cognitive e letterature comparate 28 versi, con 14 distici a rima baciata, dove ogni verso
all’Università dell’Indiana, laureato in matematica, con ha soltanto tre sillabe. Dunque una struttura molto
un dottorato in fisica teorica (ha scoperto la presenza vincolante. È interessante vedere se si può riprodurre
di una struttura frattale nei livelli energetici degli elet- la stessa struttura anche in altre lingue. Parleremo deltroni, la farfalla di Hofstadter), è uno scienziato polie- la traduzione in altre lingue e della ritraduzione, per
drico dai molteplici interessi. Il suo libro Gödel, Escher esempio dal francese all’inglese e poi di nuovo al frane Bach (Adelphi), premio Pulitzer nel 1980, ha mostra- cese, per vedere che cosa succede. Insomma credo che
to a un grande pubblico la serie di connessioni, spesso non sarà una lezione noiosa».
insospettate, fra i linguaggi naturali, artistici, logici,
Lei è poliglotta. Quando ha scoperto questa vocainformatici, ispirandosi alla tesi che l’analogia costitu- zione per le lingue?
isce il cuore della cognizione. Oggi al Lingotto Hofsta«Quando, a 12 anni, feci il primo corso di francese.
dter sarà protagonista di due incontri: uno sulla tradu- Nel 1958 siamo andati a Ginevra e lì mi sono innamozione, nell’ambito della rassegna «L’Autoreinvisibile» rato definitivamente di questa lingua. Poi è toccato alcurata da Ilide Carmignani; l’altro con Altan.
l’italiano. Nel 1993 ci siamo presi un anno sabbatico a
Professore come è nato questo incontro?
Trento e con i miei figli, che allora erano piccoli, ho co«So che Altan è un vignettista famoso, ma a me in- minciato a parlare in italiano. Abbiamo continuato a
teressa soprattutto per la Pimpa. L’ho conosciuta nel farlo anche una volta tornati in America, ancora ades1993, quando sono stato un po’ di
so loro parlano italiano tra loro e
tempo in Italia. La leggevo ai miei
con me».
Douglas
figli, Danny e Monica, che allora
Quante lingue conosce ora?
Hofstadter è nato
erano piccoli. L’abbiamo sempre
«Ho studiato e parlo bene frana New York il 15
trovata originale e divertente. Ci
cese e italiano. Quando abitavo in
febbraio 1945
piace ancora adesso, anche a loro
Germania parlavo tedesco, ma ora
che sono ormai adulti. Così, quanl’ho un po’ dimenticato. Quindici
do Ferrero mi ha chiamato per invianni fa ho studiato il russo abbatarmi al Salone, gli ho chiesto se
stanza bene da tradurre in inglese
fosse possibile invitare anche All’Eugenio Onegin di Puškin. Mia
tan. Il giorno dopo mi ha chiamato
moglie è cinese, sto studiano cinee mi ha detto che Altan sarebbe stase da anni, ogni giorno, ma devo
to contento di farlo, anche se ho cadire che è molto difficile».
pito che è un po’ timido e riservato. All’inizio vediamo
Il suo nuovo libro, «Superfici
Non vuole parlare molto, ma spero
ed essenze», è uscito in inglese e
solo la superficie di
che poi non sarà così».
francese e tra qualche mese sarà
Ma che cos’ha la Pimpa che le una cosa, poi
pubblicato anche in Italia, da Copiace?
dice. Qui ritorna sul tema del
«È difficile da spiegare, forse il con le associazioni
pensiero analogico.
modo in cui si muove, la fantasia, la entriamo nella sua
«Alla base c’è l’idea che l’analocreatività, il fatto che possa parlare essenza profonda
gia è il centro del pensiero, è un licon le nuvole che scendono dal ciebro pieno di esempi. Il titolo fa rifelo per fare un picnic con lei. Mi pia- eliminando gli
rimento al fatto che, quando vediace il sole che ha freddo e si deve aspetti superficiali
mo una cosa, all’inizio vediamo
mettere un cappellino per salire in
soltanto la superficie, poi facciamo
cielo perché altrimenti starebbe
associazioni che ci permettono di
sempre davanti al calorifero».
entrare nell’essenza delle cose, eliminando gli aspetti
Lei ha indagato nei suoi libri il pensiero analogi- superficiali. Il passaggio è graduale, a volte la superfico. Che cosa le dice la Pimpa su questo?
cie può fuorviare, ma spesso ci fornisce indizi molto
«Mi incanta il modo in cui Altan è riuscito a rappre- chiari. È come quando entriamo in una libreria, visto
sentare il modo in cui pensano tutti i bambini. C’è la che siamo al Salone. All’inizio dobbiamo decidere sulfigura di Armando, uno scettico che tollera tutte le la base della copertina, poi magari sfogliamo il libro,
fantasie della Pimpa, ma non ci crede veramente. È poi magari leggiamo qualche pagina, prima di decidebuffo osservare come la Pimpa vede il suo mondo. re se entrare o no in quel libro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Penso che in fondo Altan e io abbiamo qualcosa in comune: tutti e due vogliamo comunicare a un livello
concreto, con chiarezza e semplicità».
Gli appuntamenti: Oggi Douglas Hofstadter tiene al SaOggi lei sarà protagonista di un altro incontro,
lone di Torino la lectio magistralis «Traduttore, traditore?
sulla traduzione, tema a cui è sempre stato molto
Tradimento, godimento!» in Sala Blu (ore 13); alle 17 in
interessato. Il programma prevede una lectio magiSala Rossa incontra Altan. Domani lo scienziato ameristralis, anche se lei parla di «ruminations on the art
cano partecipa all’incontro intitolato «Le tribolazioni del
of translation».
filosofare» con Achille C. Varzi e Claudio Calosi
❜❜
Cina e non solo
Il mercato
guarda a Est
L’International Book
Forum, l’area
business del Salone
dedicata allo scambio
dei diritti editoriali
per la traduzione, è
giunto alla sua
tredicesima edizione.
Ci sono 600 operatori
dell’editoria, 250 dei
quali stranieri e
provenienti da 27
Paesi. Tra questi, la
Cina, che nel 2011 ha
registrato un fatturato
di 185 miliardi di
euro: una crescente
occasione di business.
Cristiana Calilli, Michela Da Pont ed Elisa Minocci. «Per ora — dicono — ci siamo autofinanziate. Nei prossimi mesi ci piacerebbe aggiungere contenuti per i preadolescenti ed entrare con
il nostro prodotto nelle scuole». Anche Rizzoli
Libri presenta oggi al Salone (ore 14.15 al Digilab) il progetto «Le grandi fiabe narrate»: da
Pollicino a Riccioli d’oro, classici in formato elettronico recitati da attori e arricchiti da effetti sonori e animazioni.
Già entrati in oltre duemilatrecento classi, infine, i tutor online della piattaforma Cloudschooling, messi a punto da un’altra startup, Maieuticallabs, fondata dai tre torinesi Matteo Boero,
Adriano Allora e Ivan Molineris (ore 11 al Future
Lab). I tutor sono programmi cui sono stati abbinati volti emblematici, come quello di Cicerone per il latino, che assistono lo studente nello
svolgimento dei compiti. L’idea ha già catturato
l’attenzione di importanti editori di scolastica
come Loescher, D’Anna e Zanichelli, che hanno
messo i loro contenuti all’interno della piattaforma.
al_rastelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tendenze
TORINO — Intramontabili e
graphic novel, ecco due
tendenze notate al Salone e
che a volte si incrociano. Gli
intramontabili, oltre che la
collana di E/O con cult di
Joan Didion e Anais Nin,
sono in generale capolavori
spesso dimenticati dalle case
editrici ma non dal pubblico.
Lo dimostra la Jo March,
casa editrice di Città di
Castello battezzata come la
Jo di Piccole donne: facendo
tradurre (da Laura Pecoraro)
un classico mai tradotto
prima di Elizabeth Gaskell,
Nord e Sud, ha venduto 8
mila copie e ora ha uno
stand al Salone e una
community su Facebook con
5 mila like. Le titolari,
Lorenza Ricci e Valeria
Mastroianni (nella foto in
alto), trentenni, come Jo
March hanno seguito la loro
passione e ora pubblicano
un nuovo titolo della
Gaskell, Gli innamorati di
Sylvia a cura di Federico
Marroni; in catalogo Amy
Levy, inediti di Charles
Dickens e Wilkie Collins,
biografie di Jane Austen e un
Quaderno di lettura con un
testo di Virginia Woolf. Altra
tendenza oggi consolidata è
la graphic novel. Per la prima
volta al Salone arriva Kleiner
Flug («Piccolo volo») con 4
collane di graphic novel da
romanzi, opere teatrali,
biografie e guide turistiche
(Venezia Sketch Tour è già
alla seconda ristampa).
L’editore è Alessio D’Uva e i
disegnatori sono spesso suoi
ex allievi di Scuola di
fumetto, a Firenze,
giovanissimi. Giovanissimo
anche il pubblico in coda per
una dedica di Zerocalcare
(nella foto sopra), che fino a
oggi sarà da Bao Publishing,
o il pubblico che sceglie un
libro da Tunué, che oltre alla
graphic dai contemporanei
(Giorgio Vasta, Antonio
Pennacchi) quest’anno
pubblica anche narrativa, e
proporrà la bio a fumetti di
Gabo García Márquez. (i.b.)
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32
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
lunedì 12 maggio 2014 I ore 18.00
PICCOLO TEATRO GRASSI Via Rovello 2, Milano
CHE FORZA, LE DONNE!
Reading con Anna Bonaiuto,
Monologo tratto da “La belle joyeuse”
Conversazioni:
Lucia Annibali
con Giusi Fasano
Conducono
Diamante D’Alessio con Dario Vergassola
Carla Fracci
con Camilla Baresani
Teresa De Sio
con Cristina Lacava
INGRESSO LIBERO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
RSVP I tel: 02.20400334 I ilTempodelleDonne_12maggio2014corriere.it
ACCREDITO DALLE ORE 17.30
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
33
italia: 51575551575557
Corriere della Sera SMS
Idee&opinioni
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FEDERALISMO
✒
Come si possono cancellare con un
tratto di penna 600 milioni di poveri
dal mondo? Basta impiegare l’ultima trovata
dei «ragionieri» delle grandi istituzioni finanziarie globali: l’aggiustamento dei dati economici a «parità di potere d’acquisto». Proprio
usando questo parametro, il Programma di
comparazione internazionale della Banca
mondiale, ha scoperto che il Prodotto interno
lordo della Cina supererebbe quest’anno
quello degli Stati Uniti. Massimo Gaggi e Sergio Romano hanno già spiegato sul Corriere
che il sorpasso in realtà non c’è, è solo un gioco statistico con i numeri aggiustati, che tra
l’altro lo stesso governo cinese respinge. Ma la
Banca mondiale si è anche resa conto che impiegando lo stesso parametro di PPP «purchasing power parity» (calcolo della parità del
potere di acquisto), chi vive con 1,25 dollari al
giorno non sarebbe più sulla soglia di povertà.
Così, solo per concentrarsi sui Paesi in via di
sviluppo, il sistema di calcolo farebbe scomparire d’incanto metà dei poveri del mondo.
La soglia di povertà fu introdotta nel 1990:
allora era un dollaro al giorno, 365 dollari
l’anno per sopravvivere. Nel 2008 fu alzata a
1,25 dollari. La proposta allo studio è di ritoc-
carla a 1,78 dollari, quei 53 centesimi in più
servirebbero ad assorbire l’aggiustamento
con il PPP. Alzando l’asticella della soglia di
indigenza si contano circa 300 milioni di poveri in più (la buona notizia è che si tratta comunque di un numero inferiore di molto rispetto a dieci anni fa). E si toglie un alibi ai Paesi sviluppati e più ricchi e alle istituzioni finanziarie internazionali per ridurre gli aiuti.
Quindi il problema non è solo da dibattito politico-accademico come per il presunto sorpasso della Cina sugli Usa nel Pil. Il grosso di
chi vive con meno di 1 dollaro e 78 centesimi
al giorno è in Asia e Africa, con gli africani subsahariani in drammatico aumento.
«C’è da aspettarsi un sacco di discussioni
autoreferenziali e inutili sul sistema di misura, ma un fatto emerge chiaro: la falsa precisione con cui si opera nel campo dello sviluppo», ha detto al Financial Times Gargee Ghosh, direttore Development Policy per la Fondazione Bill & Melinda Gates. La Banca
mondiale fa sapere che la revisione durerà un
anno.
Guido Santevecchi
@guidosant
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FRANCESI E AMERICANI INCOMPATIBILI
NON DECOLLA IL GIGANTE DELLA PUBBLICITÀ
✒
L’estate passata, l’accordo era stato celebrato stappando champagne sulla terrazza Publicis che domina Parigi, davanti all’Arco di Trionfo: John
Wren (Omnicom) e Maurice Lévy (Publicis) davanti alle telecamere brindavano alla nascita del nuovo colosso mondiale della pubblicità e della comunicazione, una
«fusione tra uguali» che univa la società
americana (numero due
del settore) e quella francese (numero tre). Publicis
Omnicom Group prometteva di essere una multinazionale da 130 mila dipendenti e 35 miliardi di dollari di giro d’affari, capace di
spodestare la leader britannica Wpp e soprattutto
di fronteggiare l’avanzata
dei nuovi attori digitali come Google.
Nove mesi dopo, non se ne fa niente. È
un fallimento imbarazzante, perché i due
protagonisti nel frattempo hanno speso
molte energie per spiegare come quell’operazione fosse necessaria, anzi indispensabile, creatrice di posti di lavoro e di
nuove sinergie transatlantiche. E allora, se
la fusione era così fondamentale, cosa è
successo per mandarla a monte? Semplicemente, Wren e Lévy non sono riusciti a
mettersi d’accordo su dettagli non di poco
conto: chi compra chi? Quale sede sociale? Chi comanda? Un primo intoppo è sta-
to l’impossibilità di stabilire la sede fiscale
ad Amsterdam, come volevano i francesi,
ma un ruolo determinante sembra averlo
giocato la battaglia degli ego tra Wren e
Lévy, che si sono messi a litigare sull’organigramma e sui nomi dei direttori. Una
fusione epocale, che avrebbe dovuto inaugurare una nuova era nella collaborazione
tra Francia e Stati Uniti, è tramontata per
una questione di principio
sulla scelta del direttore finanziario: il capo di Omnicom pretendeva che fosse
un proprio uomo, Randy
Weisenburger, mentre il
manager di Publicis insisteva per Jean-Michel
Etienne.
Publicis è più piccola
ma anche più redditizia di
Omnicom, e per questo
Lévy ha ottenuto una certa preponderanza
nella governance. Per questo gli americani
pretendevano in compensazione la nomina di Weisenburger. «Non siamo dilettanti», ripete adesso Lévy, proprio come il
suo presidente François Hollande pochi
giorni fa in diretta tv. Il governo di Parigi si
oppone all’altra grande operazione tra General Electric e Alstom, negli stessi giorni
in cui naufraga Publicis Omnicom Group.
Il patriottismo economico, se non il dilettantismo, può giocare brutti scherzi.
La vicenda delle ragazze rapite ha
riportato l’attenzione sulla situazione nigeriana e su Boko Haram. Assalti alle chiese, massacri indiscriminati e azioni
eclatanti stanno da qualche anno mettendo
a ferro e fuoco il Nord del Paese. Il tutto in
nome di proclami e fatwe islamiche sgangherate, infondate e che lasciano perplessi
anche i gruppi radicali strategicamente più
vicini.
Le tradizionali e storiche remore teologiche a «scomunicare» e a condannare scelte
e pronunciamenti di altri musulmani hanno però frenato e ancora frenano prese di
posizione nette e coraggiose, anche da parte dei moderati. O semplicemente non ricevono la giusta attenzione. Era stato così con
al-Qaeda, è stato così anche con Boko Haram, rintuzzato finora solo da ulema nigeriani, che hanno a volte ribattuto alle azioni
e ai proclami più assurdi, ma hanno dovuto
scontare divisioni e complicità politiche.
Solo le reazioni internazionali degli ultimi
giorni sembrano aver smosso qualcosa nel
mondo islamico nel suo complesso. Le comunità occidentali si sono mosse per pri-
di ANTONIO ARMELLINI
L
a campagna per le elezioni europee si è
concentrata quasi esclusivamente
sull’euro. Forti del ruolo di supplenza
assunto dalla Bce (Banca centrale europea) rispetto alla Commissione e al
Consiglio dei Capi di Governo, gli euroscettici
hanno avuto buon gioco nel sovrapporre alla
crisi della moneta unica la messa in discussione
dell’intero modello europeo, demonizzato come
schiavo di un economicismo che strangola le
capacità di azione dei suoi membri e aggrava in
maniera intollerabile le diseguaglianze al suo
interno.
Sono argomenti che fanno presa sui populisti
che a frotte attraversano il vecchio continente,
ma non tengono conto che l’euro è solo una
parte del tutto; ha segnato un passo importante,
ma l’essenza del progetto europeo sta nella sua
dimensione politica di unione di Stati che
mettono liberamente in comune porzioni
crescenti della loro sovranità, in nome di
obiettivi condivisi di democrazia e di dignità
collettiva, di diritti e doveri e non solo di
moneta. L’alternativa fra l’opzione di mantenere
l’euro o di uscirne non può discendere dalla sola
valutazione delle implicazioni economiche
dell’una o dell’altra, bensì dalla scelta del tipo di
Europa che si intende costruire.
L’uscita dall’euro da parte di uno o più Paesi
avrebbe conseguenze devastanti: quanti ne
parlano con sicurezza sottovalutano gravemente
le conseguenze sulle loro economie di un simile
terremoto. L’Unione Europea potrebbe forse
sopravvivervi, ma nascerebbe una struttura
debole e molto diversa: una associazione di Stati
legati dall’interesse a una razionalizzazione
delle reciproche relazioni commerciali e poco
più, sulla scia di quella Unione paneuropea
vagheggiata da Koudenhove Khalergi negli anni
Trenta e cara in epoche più recenti a Margaret
Thatcher. Per l’Italia, i problemi sarebbero
ancora maggiori: è illusorio pensare che un
ritorno alla politica delle svalutazioni
competitive — ammesso che gli altri ce le
facessero fare — sarebbe la soluzione dei nostri
problemi: ci vorrebbe altro per ridare fiato ad
un’industria che — contrariamente a quella
tedesca — ha perso il treno dell’euro per portare
a termine le riforme strutturali che le sarebbero
indispensabili.
Era chiaro a Maastricht che, senza un vero
coordinamento delle politiche economiche e di
bilancio, l’unione monetaria sarebbe rimasta
fragile. Si procedette lo stesso; in parte sulla
spinta di Kohl, che vedeva nell’ancoraggio del
marco alla moneta comune lo strumento per
evitare una deriva della Germania unificata
verso Est; in parte nella convinzione che la
pressione politica per una più marcata
integrazione avrebbe finito per superare le
riserve. Fu un errore: la crisi ha dimostrato
come sia impossibile tenere in piedi la
costruzione dell’euro senza una governance
sovranazionale. Maastricht ha rappresentato
l’ultimo esempio del modello di integrazione
«funzionalista» ispirato da Jean Monnet (partire
dall’economia per arrivare alla politica), grazie
al quale la Comunità europea aveva potuto
svilupparsi nei primi anni: il suo fallimento ha
fornito una riprova di quanto sia cambiata l’idea
stessa di Europa.
La governance sovranazionale della moneta
unica richiede una Europa capace di recuperare
una dimensione federale. Come farlo? E con
chi?
L’Europa politica a Ventotto è una chimera. Al di
là dell’omaggio formale stancamente tributato
al concetto di Unione, sulle sue finalità si
incrociano visioni profondamente diverse. Il
patto fondante con cui i Sei diedero avvio alla
Cee — una graduale cessione di sovranità per
inserire il rapporto franco-tedesco in una rete
multilaterale di controllo dalla forte
connotazione atlantica — è venuto meno con la
caduta del Muro. Gli allargamenti successivi lo
avevano già indebolito: l’idea di cessioni di
sovranità era in generale ostica ai nuovi membri
i quali — con la Gran Bretagna in testa —
guardavano soprattutto al loro ritorno
economico. Il processo si è accelerato con
l’arrivo dei Paesi dell’ex comunità socialista, i
quali hanno avuto difficoltà a capire le ragioni
per cui avrebbero dovuto rinunciare a parti di
una sovranità recuperata da poco, e con fatica, e
hanno cercato con la loro partecipazione la
blindatura delle loro economie di mercato e una
scorciatoia verso Washington. Il sogno
federalista degli Stati Uniti d’Europa ha ceduto il
passo ad una dimensione europea sempre
meno comunitaria e più intergovernativa.
C’è una correlazione necessaria fra il rilancio
dell’euro e quello dell’Europa politica; senza la
seconda la governance dell’euro non potrà
funzionare; senza il primo l’Europa rischia una
deriva inarrestabile. Proprio l’euro potrà fornire
lo strumento atto a superare la contraddizione
fra spinta federale e fragilità nell’attuale
costruzione europea. Un vero Consiglio dei
ministri dell’euro, assortito di uno strumento
parlamentare come quello immaginato dal
«Gruppo Eiffel», potrà
costituire il nocciolo duro
di tale evoluzione; aperto
alla partecipazione di chi
vorrà e, al tempo stesso,
attento a valutare
incompatibilità come
quelle che, in una fase di
adesioni all’euro motivate
più da entusiasmo politico
che da logica economica,
hanno reso complicato il
cammino della moneta
comune.
In una simile Europa a
diversi livelli — o velocità
— il primo sarà aperto a
quanti vorranno
riconoscersi nei principi
della democrazia rappresentativa e nelle regole
di un mercato comune di beni e servizi. Senza
obbligare chi ancora non lo fosse a scelte
«dentro o fuori» politicamente costose. Vi
potrebbe legittimamente aderire la Turchia, e
anche l’euroscetticismo strutturale di Londra
potrebbe risultare compatibile.
Il rilancio dell’euro è ad un tempo condizione e
premessa di una Europa che funzioni davvero.
Questo tema avrebbe dovuto essere al centro del
dibattito elettorale: prima che ostico, è risultato
alieno a euroscettici e populisti vari, che con
una campagna strumentale e spesso
clamorosamente disinformata ne hanno
distorto il senso. Eppure da esso dipende in
larga misura il destino di noi europei.
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MEDICINA E GIUSTIZIA
La verità scientifica nel rebus Stamina
di GIUSEPPE REMUZZI
Stefano Montefiori
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DEBOLE LA VOCE DELL’ISLAM MODERATO
CONTRO LE VIOLENZE DI BOKO HARAM
✒
Un Consiglio dei ministri dell’euro
può rilanciare il sogno dell’Unione
BEPPE GIACOBBE
CAMBIA IL CALCOLO DEL POTERE D’ACQUISTO
SI SCOPRONO TRECENTO MILIONI DI POVERI
me. Dopo le manifestazioni di protesta della
Nation of Islam statunitense, sono seguite
altre nette condanne dall’Europa sul carattere islamico dei proclami di Boko Haram di
«vendere» le ragazze rapite. Il criticabile silenzio dei Paesi musulmani è stato spezzato
in settimana da al-Azhar, accompagnato da
qualche raro pronunciamento e da un po’ di
critiche su questa sostanziale indifferenza
da parte delle organizzazioni e autorità religiose islamiche di ogni orientamento.
Sono timidezze ormai difficilmente spiegabili e segnalano difficoltà a prendere posizioni chiare e nette. Le proteste musulmane occidentali evidenziano come queste realtà siano ormai più sensibili a questi problemi, ed è un fatto positivo. Ma le pallide
reazioni dai Paesi musulmani, così solleciti
a mobilitarsi in altre occasioni, evidenziano
una sostanziale debolezza di fronte ad atti
che di religioso hanno ben poco, se non nel
delirio di una piccola minoranza bellicosa
chiamata Boko Haram. Basterebbe dirlo
con forza, da parte di tutti.
Roberto Tottoli
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«T
errificante è sempre stata
l’amministrazione della giustizia, dove e quando fedi, credenze, superstizioni, ragion di
Stato o ragion di fazione la dominano o vi si insinuano» (La strega e il capitano). Fu buon profeta Sciascia. Nulla di più attuale
per il triste epilogo dell’affare Stamina. La procura
di Torino rinvia a giudizio tutti (o quasi) quelli che
hanno avuto a che fare con Stamina — direttori di
ospedali, dirigenti della Regione, medici, biologi,
laboratoristi, l’amministratore delegato di Medestea, i biologi ucraini, certi membri del comitato
etico e persino un funzionario dell’Aifa (Agenzia
italiana del farmaco) che con una lettera non proprio impeccabile aveva preso tempo, «nulla di
ostativo, aspettiamo ulteriore documentazione»
(mai arrivata però) — con l’accusa di associazione
a delinquere e truffa.
Con un’accusa così e così tante persone rinviate
a giudizio uno potrebbe pensare che la questione
Stamina sia chiusa per sempre. Neanche per sogno. Altri giudici vanno avanti come se nulla fosse
e ingiungono che si continuino le infusioni. E chi
dovrebbe praticarli quei trattamenti? Quegli stessi
medici in attesa di essere giudicati per associazione a delinquere? Altri che potrebbero a loro volta
essere accusati quanto meno di truffa? «C’è qualche medico disponibile?». Forse, o forse no (non
c’è giudice al mondo che possa chiedere a un medico di contravvenire al codice deontologico) anche perché per i preparati di Stamina non basta il
medico che infonda, serve chi preleva le cellule del
midollo osseo e poi un anestesista, degli infermieri e tanta altra gente ancora. Ma a dire di «no» non
si rischia di essere accusati di inosservanza dei
provvedimenti dell’autorità giudiziaria? E forse
anche di omicidio colposo se uno di quei bambini
che i giudici vorrebbero curare con Stamina nel
frattempo dovesse morire? Fra l’altro, i giudici del
lavoro hanno idee molto diverse; il 10 marzo con
un’ordinanza documentatissima di 32 pagine e
tanto di bibliografia (40 voci), un giudice del tribunale di Torino respinge la domanda dei genitori
di un bambino di tre anni con una gravissima malattia del sistema nervoso perché «i preparati di
Stamina non risultano conformi alle norme europee di fabbricazione dei medicinali e nemmeno
alle disposizioni del decreto del ministero della
Salute del dicembre 2006». Un rebus insomma
che — da quello che si legge sui giornali — sta per
coinvolgere il ministro della Giustizia, il Consiglio
superiore della magistratura e persino il Presidente della Repubblica. Intanto il ministro della Salute spiega che «in queste ore si sta costituendo la
segreteria scientifica della seconda commissione
istituita presso l’Istituto superiore di sanità che
dovrà prendere una posizione sul fatto che quei
preparati possono essere oggetto di sperimentazione come ha previsto il decreto Balduzzi».
C’è un modo di venirne a capo? Certo che c’è. E
non è nemmeno tanto difficile: basta un po’ di
buon senso e che ciascuno faccia il proprio lavoro
con rigore, facendosi guidare dalle leggi che ci sono e che andrebbero rispettate. Per loro stessa ammissione, i medici di Brescia non sapevano cosa
iniettavano ma così hanno violato la legge e anche
il codice deontologico («sono vietate l’adozione e
la diffusione di terapie senza adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica non-
ché di terapie segrete»). E chiunque continuasse a
farlo violerebbe la legge e l’Ordine dei Medici
avrebbe il dovere di intervenire; l’avessero fatto a
suo tempo la questione Stamina sarebbe finita lì.
Come possono dei giudici prescrivere cure e chiedere ai medici di violare la legge? Loro se la cavano
dicendo che non prescrivono, dispongono solo
che si dia seguito alla prescrizione di un medico.
Ma prima di ordinare che si dia corso alla prescrizione di un medico i giudici del lavoro dovrebbero
almeno accertarsi che quello che prescrivono sia
«prescrivibile», proprio come hanno fatto quei
giudici che invece quei trattamenti li hanno negati.
E la legge delle cure compassionevoli? Con Stamina non c’entra niente, il giudice Ciocchetti —
quello della sentenza di Torino — se ne è accorto
subito e nelle sue 32 pagine dell’ordinanza lo spiega per filo e per segno. Come se non bastasse nel
maggio del 2012 Luca Pani, il direttore dell’Aifa,
aveva diffidato formalmente l’ospedale di Brescia
dal continuare questa attività. Chi adesso fosse disponibile ad assecondare i giudici che impongono
Stamina violerebbe un’altra legge perché in Italia
nessuno può fare terapia cellulare senza l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanità e dell’Aifa.
Iniettare quei preparati è pericoloso, dentro ci
sono impurità e contaminanti come hanno stabilito a suo tempo gli esperti del ministero; ecco perché i medici che hanno creduto a Vannoni dovranno rispondere di associazione a delinquere e truffa. Ma non dovrebbe essere così anche per i giudici del lavoro che hanno imposto ai medici di
praticare quelle infusioni, persino ai bambini?
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
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Lettere al Corriere
LA FRANCIA E GLI STATI UNITI
DA DE GAULLE A SARKOZY
Risponde
Sergio Romano
La Francia mi sembra essere
diventata succube delle
decisioni Usa. Ben diverse le
prospettive di un tempo, con
un Charles de Gaulle capace
d’opporsi all’interventismo
americano e alle pretese della
Gran Bretagna, orgoglioso
della propria autonomia.
Cosa è cambiato?
Filippo Testa
[email protected]
Caro Testa,
l divorzio della Francia dal
suo generale è un processo lento e graduale. Cominciò nell’aprile del 1969
quando i francesi dissero no
al referendum, con cui de
Gaulle aveva proposto una
coraggiosa riforma istituzionale, e provocarono le sue dimissioni. Proseguì con la pre-
sidenza dimezzata del suo
successore (Georges Pompidou morì nel 1974) che rimosse il veto opposto dal generale all’ingresso della Gran
Bretagna nella Comunità economica europea. Fu evidente
quando il terzo presidente
della V Repubblica, Valéry Giscard d’Estaing, scandalizzò i
gollisti pronunciando in inglese le sue prime dichiarazioni alla stampa dopo la sua
vittoria elettorale. Sia Giscard
d’Estaing, sia François Mitterrand furono più europeisti
dei loro predecessori e il secondo, in particolare, accettò
il progetto di Delors per la
creazione di una moneta unica: una decisione che de
Ga u l l e , p ro b a b i l m e n te ,
avrebbe considerato incompatibile con la sovranità fran-
VOTO
USATO NASTRO ADESIVO
Diritto o dovere?
Donna uccisa a Firenze
Caro Romano, torna il
ritornello sul voto dirittodovere. A me sembra che i
due concetti siano
inconciliabili. Il voto o è un
diritto o è un dovere. O no?
Si continua a dire che la
povera donna romena uccisa
a Firenze era stata crocifissa.
In realtà era stata legata.
Alla croce Gesù fu fissato
con dei chiodi, non con del
nastro adesivo.
I
Antonio Massioni, Milano
Per la verità i diritti sono
due: di votare e di astenersi.
Se i parlamentare hanno il diritto di astenersi, non si comprende perché questo diritto
dovrebbe essere negato ai cittadini. Persino la legge sull’obbligatorietà del voto non
poteva impedire che l’elettore
depositasse nell’urna una
scheda bianca.
UCRAINA
Situazioni analoghe
Stati Uniti ed Europa hanno
stabilito di sanzionare e
minacciare la Russia per le
vicende ucraine. Trovo strano
che non mostrino lo stesso
esaltato ardore da crociata
per situazioni analoghe. Una
su tutte: la questione
tibetana. Infatti non c’è
nazione che non anteponga
il proprio tornaconto
economico ai proclami.
Sandro Berrini, Milano
Enzo Maestripieri, Prato
SILVIO BERLUSCONI / 1
Rispetto per gli anziani
C’è da augurarsi che la
residenza per anziani di
Cesano Boscone (Mi) presso
cui Silvio Berlusconi svolgerà
l’affido ai servizi sociali non
si trasformi ogni settimana
per nove mesi consecutivi in
un fortino con spiegamento
di uomini e mezzi delle forze
dell’ordine. In quel contesto
la discrezione sarebbe più
che mai opportuna, se non
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Daimler (gruppo
automobilistico
tedesco) richiama al
lavoro dipendenti
pensionati. Approvate?
@
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
cese. La presidenza di Jacques
Chirac, in questo quadro, fu
una sorta di restaurazione
gollista. Quando George W.
Bush decise d’invadere l’Iraq,
agli inizi del 2003, e chiese
l’approvazione del Consiglio
di sicurezza delle Nazioni
Unite, il ministro degli Esteri
francese, Dominique de Villepin, pronunciò un discorso
con cui annunciò che il suo
Paese non sarebbe stato della
partita. Il discorso provocò
nella società americana isteriche reazioni antifrancesi e lo
stizzoso presidente del comitato amministrativo della Ca-
altro per non peccare di
sfacciataggine e di
ingenerosità nei confronti
di quegli ospiti ( familiari
compresi) la cui retta da
pagare pesa sulle spalle
come un macigno.
Alessandro Prandi
alessandro.prandi51@
gmail.com
SILVIO BERLUSCONI / 2
contributi per i giovani
assunti o per coloro che
hanno perso un lavoro,
aumento delle pensioni
minime a 800 euro mensili
o, perché no?, a mille euro.
Sorgono però spontanee
una domanda e una
considerazione: da dove li
prenderebbe tutti questi
soldi? Se fosse riuscito a
trovarli lui, a suo tempo,
quando la situazione
economica del Paese era
meno disastrata, forse non
saremmo in queste
condizioni.
di dare un aumento uguale a
tutti i dipendenti. Chi
credeva di meritare di più
non è stato contento. L’anno
seguente la valutazione dei
riconoscimenti era stata
fatta in base alla capacità
produttiva dei singoli.
Scontento generale da parte
di quelli che credevano di
essere i migliori.
Conclusione: non si
accontentano mai tutti.
Quindi chi al governo deve
decidere lo faccia con
competenza, capacità,
esperienza nel compito delle
sue funzioni senza nessun
ripensamento.
Durante il mio periodo
lavorativo mi sono imbattuto
nelle seguenti situazioni. La
ditta andava bene e faceva
utili, quindi era stato deciso
Sì
Le presenze negli
alberghi registrano un
più 2,5 per cento. È il
segno che la ripresa è
davvero cominciata?
40
Antonio Colonna
[email protected]
Accontentare tutti
La domanda
di oggi
No
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È IMPOSSIBILE
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
60
di Danilo Taino
comportavano rischi che non
valeva la pena di correre. Fu
questa probabilmente una
delle ragioni per cui nel novembre del 2007 annunciò al
Congresso degli Stati Uniti,
nel corso di un viaggio a
Washington, che il suo Paese,
a quarant’anni dalla clamorosa uscita del generale de
Gaulle, sarebbe rientrato nella Nato.
Non mi sembra che la
Francia, da allora, sia divenuta succube delle decisioni
americane. Vi è stata persino
una circostanza in cui i francesi hanno trascinato gli Stati
Uniti nella più infelice delle
operazioni militari dell’Alleanza Atlantica: la guerra contro la Libia di Gheddafi nella
primavera del 2011.
Giorgio Tescari, Milano
Silvio Berlusconi non perde
occasione per suggerire al
governo provvedimenti che se
potessero essere realizzati
sarebbero un vero toccasana:
riduzione delle tasse sul
lavoro e sulle imprese,
esenzione di tasse e
Più o Meno
mera dei rappresentanti Bob
Nay ordinò che le parole
«french fries» (patate fritte alla francese) venissero depennate dai menu di tre caffetterie del Congresso e sostituite
con una formula più patriottica: «freedom fries», patate
della libertà. Per qualche tempo, in alcuni ambienti americani, la Francia fu molto impopolare.
Per ragioni anagrafiche Nicolas Sarkozy non poteva essere un gollista della prima
ora e scelse di fare la sua carriera nell’Unione per un Movimento popolare (discendente del partito creato da de
Gaulle) per ragioni di convenienza politica. Era ambizioso, pragmatico, spregiudicato
e giunse alla conclusione che
i bisticci con gli Stati Uniti
Promesse impossibili
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
CUOCHI E MATERIE PRIME
Natura italica
A una domanda che tendeva
a far conoscere qualche
segreto della cucina, un
grande cuoco rispose che
avendo a disposizione una
buona materia prima,
bastava non rovinarla.
Anche il popolo italico è
sempre stato una ottima
materia prima: purtroppo è
stata rovinata da pessimi
«cuochi»!
Franco Bellini, Udine
Statistical Editor
Il Made in America
è tornato a vincere
C
he la prima fase della globalizzazione dell’economia sia
alla fine, è un fatto. Gli anni della Cina che attraeva fabbriche — e posti di lavoro — dall’Occidente grazie ai
costi bassi sono un ricordo: anche nell’Impero di mezzo, salari e prezzi dell’energia sono aumentati, produrre lì è meno conveniente di un tempo. L’affermazione, però, va
qualificata: quel che è vero per gli Stati Uniti non è così vero per
l’Europa e per l’Italia. La società di consulenza Boston Consulting
Group ha appena pubblicato uno studio sulle variazioni di costo
che determinano la competitività manifatturiera dei maggiori
Paesi esportatori. Se si fissano a cento, come benchmark, i costi
negli Stati Uniti nel 2004 e nel 2014, si nota che quelli cinesi nel
decennio sono saliti da 86 a 96. Detto diversamente, se si sommano le variazioni dei costi del lavoro e dell’energia, le variazioni della produttività e dei tassi di cambio, la Cina era del 14% più
competitiva dell’America nel 2004 mentre ora lo è solo del 4%.
Ciò significa che, dal punto di vista dei costi di manifattura, nelle
esportazioni i due Paesi sono quasi su un piede di parità e che
per gli americani la tendenza all’offshoring in Cina, cioè all’esportarvi produzioni per ragioni di prezzo, non ha più senso.
Se prendiamo l’Italia, il quadro però cambia. Dieci anni fa, era
meno competitiva degli Stati Uniti del 12% e della Cina del 26%.
Oggi — dice lo studio del Boston Consulting Group — è meno
competitiva dell’America del 23%
e della Cina del 27%. Siamo dunque peggiorati dell’11% rispetto
all’America ma anche dell’1% rispetto alla Cina. La Francia è in
Gli Usa hanno
una posizione simile alla nostra:
quasi azzerato
ha una differenza del 24% nella
il gap di costi con capacità competitiva con l’industria americana e del 28% con
la Cina. L’Italia
quella cinese; ma nel decennio è
peggiorata meno sugli Stati Uniti,
lo ha allargato
del 9%, mentre sulla Cina ha guadagnato l’1%. La tendenza è vera
per un po’ tutta l’Europa, anche a causa del cambio forte dell’euro. La Germania, per esempio, nel 2004 era del 21% meno competitiva (sempre considerando solo i costi) degli Stati Uniti, oggi
lo è del 17%; rispetto alla Cina, però, ha guadagnato il 6%, da una
distanza del 31% a una del 25. Lo stesso vale all’incirca per il Belgio. L’Olanda ha fatto meglio: nello stesso periodo, ha guadagnato due punti di competitività sull’America, e ora è a meno 11%, e
12 sulla Cina.
Tra i Paesi emergenti, alcuni rimangono competitivi rispetto
agli Stati Uniti: per esempio l’Indonesia ha costi inferiori del 17%
e l’India del 13. Il loro problema è che sono rispettivamente al
120° e 134° posto nella classifica della facilità di fare business e al
114° e al 94° nella graduatoria della percezione del grado di corruzione. Anche qui, comunque, il gap dei vantaggi di prezzo si
sta riducendo.
La fase uno della globalizzazione, quella della «Cina fabbrica
del mondo», si sta dunque chiudendo (resta la necessità di esserci per accedere al suo mercato). Il fatto è che ne beneficia quasi esclusivamente l’America; super-competitiva.
@danilotaino
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Interventi & Repliche
Auguri a tutte le mamme
Almeno una volta nella vita capita a tutti di
prendersela con lei, perché la mamma è la
mamma, nel bene e nel male. Quella che la
vita ce l’ha data, che lungo la strada della vita
ci accompagna per mano, un’ombra, per
sempre, anche quando purtroppo la vita ce la
toglie. Custode di un amore purissimo, di
dedizione totale, di generosità e sacrifici
senza limiti, di grandi gioie e profonde
sofferenze. Solo la follia può spezzare il
legame tra una madre e i suoi figli, tutto il
resto scompare di fronte alla forza di un
rapporto unico e quindi irripetibile. Le prime,
anzi la prima parola che pronunciamo è:
«Mamma». Non a caso la «Festa della
mamma» resta un momento speciale, sia pur
in un mondo ormai avvezzo a
commercializzare anche i sentimenti. Fu
istituita per legge con decreto nel 1958,
fin da allora si celebra sempre la seconda
domenica di maggio.
Andrea Delindati
Manerbio (Bs)
Quando i bambini imparano a leggere
In riferimento alla lettera «Invito ai bambini:
imparare presto a leggere» (Corriere, 9
maggio) vorrei sottolineare che i bambini di
oggi, non sapranno leggere a tre anni come
quelli delle passate generazioni, ma sanno
fare tante di quelle cose che gli adulti e gli
anziani di oggi alla loro età non ne sapevano
nemmeno l’esistenza! Il mio bambino ha
quasi 6 anni, é molto sveglio, molto vivace e
ancora non sa leggere; ma l’anno prossimo,
quando inizierà la scuola, le maestre, facendo
il loro dovere, glielo insegneranno!
Paola Dibenedetto, Milano
I politici vecchi e nuovi
A proposito di giovani e vecchi in politica
(Corriere, 6 e 9 maggio), credo che la
distinzione non si possa basare sul dato
anagrafico. È giusta la tesi che i vecchi,
quando si dimostrano all’altezza delle loro
funzioni, fanno bene a non ritirarsi, a non
andare in pensione. Ma è giusto altresì che
entrino in campo i giovani che portano dentro
entusiasmo, tensione ideale, ambizioni
legittime e possono accelerare i processi di
cambiamento. Ai vertici dello Stato abbiamo
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FONDATO NEL 1876
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esempi illuminanti per l’una o per l’altra
opzione. Ciò che conta, tuttavia, è la coerenza
tra principi e comportamenti concreti. La
cronaca quotidianamente ci dice che il
sistema corruttivo continua come prima, più
di prima. La classe dirigente nazionale vecchia
e nuova, se vuole acquistare credibilità, deve
dimostrare in concreto che la politica è
servizio e non affare, difesa degli interessi dei
cittadini e non di quelli privati. Aggiungo che
Lucrezio, originale interprete del pensiero
epicureo, si riferiva ai vecchi di ogni epoca e
latitudine... Non pensava tanto ai vecchi
professionisti della politica da cui si teneva
lontano non solo per principio, ma anche
perché ai suoi tempi la corruzione era
fenomeno assai pervasivo, come oggi...
Mattia Testa, Itri (Lt)
Acquisti di auto per la Regione Sicilia
Premesso che nella lettera sulla vendita delle
auto blu (Corriere, 7 maggio) c’è un errore di
stampa (le Maserati vengono vendute a 70
mila euro), concordo sulla proposta alla
Regione Sicilia di acquistare cinque auto fra
quelle messe in vendita dal ministero
dell’Interno. Anzi, il Governatore potrebbe
eliminare almeno due vetture: quella alla sede
di Roma e quella alla sede di Bruxelles. E,
visto che ci siamo, la Regione potrebbe
eliminare anche le sedi stesse, visto il debito
mostruoso che ha caricato sulle nostre spalle.
Comunque una soluzione definitiva ci
sarebbe: l’eliminazione dello Statuto speciale,
ma nessuno vuole toccare questo argomento.
Attilio Lucchini
[email protected]
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
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Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
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prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera +
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1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
La tiratura di sabato 10 maggio è stata di 480.221 copie
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RAI” € 12,39; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Nikola P. Savic, Vita migliore” € 14,30; con “Vi racconto la mia vita” € 11,30; con “Giovanni XXIII. La vita del “Papa buono” nelle sue parole” € 11,30; con “La grande cucina italiana” € 11,30; con “Lucia Annibali, Io ci sono” € 14,30; con “Holly e Benji ” € 11,39; con “English da Zero” € 12,39; con “English Express” € 7,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30
36
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Spettacoli
Gli 80 anni
Mi fanno sorridere. E non è un
peccato aavere le rughe: le avrete
tutti. Per il nuovo ruolo ho rivisto
Anna Magnani,
Ma
un’attrice
che rimane
rima sopra le altre
Verso Cannes
La diva sarà
celebrata al Festival
anche con il film
tratto da Cocteau in
cui è diretta dal figlio
Edoardo Ponti
Sophia
Sullo schermo
Sophia Loren, 80 anni a settembre. In
alto da sinistra in «La ciociara» (1960);
con Mastroianni in «Matrimonio
all’italiana» (1964); in «Voce umana»
«Il cinema è seduzione
ma non rifarei tutto»
Loren: ho girato anche storie commerciali
mmercialii
M
arcello Mastroianni è
sul poster ufficiale del
Festival. E lei, Sophia
Loren, la sua «amica
fraterna», andrà a
Cannes col figlio Edoardo, che l’ha
diretta nel film Voce umana, dal celebre monologo di Cocteau. «Avere
per regista il proprio figlio? All’inizio è abbastanza imbarazzante, soprattutto per un progetto del genere, dove devi mettere tutto quello
che hai dentro di te di drammatico.
E allora mi domandavo, oddio, cosa
penserà di me?, mi faccio dei crucci, sono noiosa con me stessa. Le
prove ci hanno aiutato. È una cosa
che volevo fare da tanto tempo, ma
bisogna avere l’età giusta. L’ho vista
in tutte le edizioni, la più intensa è
quella con Anna Magnani, un’attrice che rimane sopra, sopra, sopra».
Lei ha sempre anteposto l’amore dei suoi due figli a tutto...
«Ho cercato di dare loro quella
tranquillità che io, nella mia infanzia, non ho avuto. Sono cresciuta
con la guerra, mamma ci adorava
però non era sposata, i soldi non
bastavano, ricordo mio nonno e i
miei zii che la sera tornavano piegati dal lavoro all’Ansaldo di Pozzuoli,
e mia zia che faceva la dattilografa.
Io ero magrissima, una faccetta
smunta, silenziosa. Non c’era papà,
un disastro. Mi prendevo sulle spal-
le i dolori della famiglia».
Tuttavia lei ha sviluppato una
grande solarità...
«Da ragazzina pensavo che la vita
doveva essere più bella di quella.
Dal mondo esterno arrivava poco,
non c’era la tv, alla radio ascoltavo
Alberto Sordi nei suoi primi sketch.
Presto mi sono detta che bisogna
conservare una luce dentro di sé, e
farla esplodere».
A Cannes quest’anno ci sono
tante donne, anche le nostre Alice
Rohrwacher e Asia Argento, oltre
al presidente della giuria Jane
Campion.
«Anch’io lo sono stata a Cannes
nel passato. Vi andai la prima volta
a 16-17 anni, mi sentivo già arrivata
non sapendo cosa avrei fatto dopo,
tutte le battaglie che avrei dovuto
affrontare. A 18 anni vi tornai per
L’oro di Napoli... Nel cinema più
che alle quote rosa credo nel talento, che non si improvvisa. Sono poche le donne registe? Non è un problema, basta che abbiano belle storie da raccontare».
Lei a settembre compirà 80 anni: com’è essere considerata un
sex symbol a quest’età?
«Le lancette hanno girato moltissimo... Non lo so, è una cosa che mi
fa sorridere e mi stuzzica, come
quando ero giovane e nel cinema
mi piaceva (con garbo per carità),
sedurre ed essere sedotta. Ora siamo qua,, ed è come se non fossero
passati tutti questi anni. Come mi
n forma? Faccio passeggiate,
tengo in
entina di minuti al giorno di
e una ventina
ica in casa».
ginnastica
na volta disse che è stato
Lei una
Walter Matthau l’attore più sexy
bia incontrato.
che abbia
ho detto, sarà stata una bat«Se l’ho
tuta. Eraa divertente, ma sexy... Quelende sexy un uomo è l’intello che rende
ligenza. Il primo nome che mi viene
te è Marcello Mastroianni,
in mente
che eraa anche bellissimo fisicamente, pieno di verve e semplice al
tempo stesso. In vent’anni abbiamo
Dal 28 maggio con il «Corriere»
«Voce umana», in arrivo il dvd e un libro
Voce umana con Sophia Loren, Virginia Da
Brescia ed Enrico Lo Verso è il
cortometraggio (25 minuti) di Edoardo
Ponti che, dopo il Festival di Cannes,
uscirà mercoledì 28 maggio allegato al
Corriere della Sera. Scritto da Ponti (figlio
della Loren) con Erri De Luca e prodotto
da Massimiliano Di Lodovico e Rai
Cinema, è ispirato al celebre monologo di
Cocteau; in questa versione è a tre voci ed
è ambientato nel 1950 a Napoli. Una
donna al telefono, nel crepuscolo dei suoi
anni, racconta la fine del rapporto con
l’uomo che ama. Delle tante edizioni, fra
teatro e cinema, c’è quella di Anna
Magnani, diretta da Roberto Rossellini.
Accompagna il dvd un libro che raccoglie
l’appassionato dialogo tra l’autore, il
critico Maurizio Porro, e la diva
napoletana. Al centro Cocteau e il
significato de La voix humaine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
fatto 14 film insieme, eravamo una
coppia affiatatissima. A Cannes
mostreranno il restauro di Matrimonio all’italiana».
Con «La Ciociara» lei vinse 21
premi, compresi Oscar e Cannes.
«È il film che ha segnato la mia
carriera. I miei preferiti sono tutti
quelli di Vittorio De Sica, insieme
con Una giornata particolare di
Scola, che è il più amato dai miei figli».
Dove tiene tutti i suoi premi?
«Negli armadi. È roba mia, che
neanche i miei amatissimi nipoti
possono toccare».
C’è invece qualche film che non
rifarebbe?
«Sì, tra quelli che dovevano fare
cassetta, come si diceva una volta».
Lei oggi è un monumento, ma
perché è difficile trovare registi
che si pongano al servizio del suo
talento?
«I monumenti non parlano, lasciamoli stare, sono cose morte.
Non si può parlare tanto del cinema
italiano, ci sono degli exploit, come
La grande bellezza di Sorrentino
che è un bellissimo film. E gli altri?
Non c’è molto. Ma è un momento
difficile, sono sicura che passerà».
Anche Brigitte Bardot compie
80 anni.
«Ha fatto un film con mio marito, Carlo Ponti, ma io ne stavo girando un altro e non ci siamo incontrate, né allora né in seguito. Ha
avuto coraggio a mostrarsi con tutte le rughe? Non è un peccato averle, ce le avrete tutti, le rughe».
Come festeggerà il 20 settembre il suo compleanno importante?
«Non so se la famiglia me lo permetterà, vorrei festeggiarlo in intimità con loro. Ho i più bei nipoti al
mondo».
Valerio Cappelli
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Spettacoli 37
italia: 51575551575557
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Debutti Ieri il primo appuntamento, a novembre torna la lirica con Ronconi, i lavori termineranno alla fine del 2015
Copenaghen
Una serata tra Tosca e Otello
Firenze scopre la nuova Opera
È Conchita
a vincere
l’Eurofestival
Festa per l’apertura ufficiale del teatro, Mehta sul podio
Il galà
Sul palco
L’Opera di Firenze è
costituita da una sala
grande da 1.800 posti,
una (da costruire) da
1.100 e la cavea da
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE — Tutto è stato simbolico e in divenire, ieri sera all’apertura della nuova Opera di
Firenze, davanti al premier concittadino Matteo Renzi («Questo
teatro è un messaggio di speranza e gratitudine»), ai ministri
Maria Elena Boschi (Riforme) e
Dario Franceschini (Beni Culturali), ai sovrintendenti dei teatri
di Roma, Verona e Torino, e a Pereira, designato tra le polemiche
alla Scala. La platea del Maggio
Fiorentino è accolta dall’inno
«Maggio» commissionato a Lorenzo Donati su testo di Poliziano, il poeta del ‘400 amico di Lorenzo il Magnifico, il quale come
un precursore di Benigni invita a
godere delle gioie dell’amore. Lo
spettacolo vero e proprio, diretto
da Zubin Mehta, è un cocktail
dal prezzo così contenuto che
il commissario Francesco
Bianchi preferisce non specificarlo, lui che deve vedersela ogni giorno con i
costi, avendo ereditato un
passivo di 35 milioni, scesi
a 22 dopo 14 mesi di terapia
d’urto. Ci sono tre buone ragioni per aprire con un work in
progress: il Maggio è convalescente, il teatro d’opera è stato
consegnato dieci giorni fa, la torre scenica non è completata.
Si fa quel che si può: il quarto
atto dell’Otello che Mietta Corli
affida a proiezioni e al solo letto
sciato di Verdi, la milanese Corli
punta su Desdemona (Maria
Agresta), il suo nervosismo, la
sua irrequietezza. Tra le proiezioni che si fanno scenografia, il letto è l’unico elemento concreto,
due linee che poi diventano pietra tombale, un bunker di cemento, la tragedia che si chiude.
E’ il punto di vista di Desdemona
che attende la morte. La regista,
che nei costumi saltella dalle fogge antiche agli anfibi contemporanei, riassume il suo progetto
low budget con uno slogan felice: dal Rinascimento al cemento.
Se Renzi l’avesse sentita, l’avrebbe fatta sua.
Era lei la super favorita:
Conchita. E lei ha vinto ieri
sera il Festival europeo della
canzone, l’Eurovision Song
Contest, trasmesso su Rai2 in
diretta da Copenaghen. La
drag queen , Conchita Wurst
(all’anagrafe Tom Neuwirth,
nella foto), si è esibita con il
brano «Rise Like A Phoenix».
Corpo sinuoso avvolto in un
vestito d’oro, viso dolcissimo,
occhi allungati da un rimmel
intenso, lunghi capelli
corvini e una folta barba nera
a rendere trasgressivo e
ambiguo quel volto.
Un’immagine forte che ha
colpito l’intera Europa e che
ha votato lei, chissà se per il
brano in gara o per il suo
modello di «moderno
romanticismo» come l’ha
definito Linus che insieme a
Nicola Savino ha commentato
la serata. Conchita, austriaca,
ha dunque battuto l’ucraina
(da Kiev era giunto l’appello a
votarla per dare un segnale
anti-Putin) e la nostra Emma
Marrone che rappresentava
l’Italia con «La mia città».
V. Ca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In platea
Napolitano alla prova
generale. Ieri in sala Renzi,
Franceschini e Boschi
Direttore Zubin Mehta (78
anni) che ieri ha diretto lo
spettacolo. Sopra, una scena
di «Tosca»
di Desdemona in scena; Alessandra Ferri fa stretching sulla
sua carriera virando sulla danza contemporanea; conclusione col primo atto di una tradizionalissima Tosca dello spagnolo Mario Pontiggia con scene
dipinte recuperate dai magazzini. I lavori (la seconda sala da
1100 posti è tutta da costruire)
termineranno a fine 2015, intanto la lirica tornerà a novembre,
col Falstaff «di» Ronconi. I 50
milioni che mancano (su un totale di 260) saranno inseriti nel de-
Su Sky Il programma che esalta la dance in onda anche su Cielo
In tv il talent da discoteca
Parte la sfida di venti deejay
Re della console
Da sinistra, Lele
Sacchi, Stefano
Fontana aka
Stylophonic e Albertino: i tre deejay decideranno
chi, tra gli sfidanti
del programma
«Top Dj» al via il
18 maggio, sarà il
migliore d’Italia
MILANO — Sono le nuove superstar della musica. Il fatto che
qualcuno pensasse di costruirci
attorno un talent show, in fondo, era solo una questione di
tempo. Sono arrivati per primi
Francesco Lauber e Pierpaolo
Peroni: è loro l’idea di inventare
un programma in cui si sfideranno venti dj, per stabilire chi
sia il migliore. «Top dj» andrà in
onda dal 13 maggio su Sky Uno
HD alle 22.45 e in chiaro dal 15
maggio su Cielo, alle 24.
Otto puntate per scoprire i talenti più promettenti di questo
mondo fatto di dischi, casse e
decibel. A stabilirlo, la nuova figura retorica televisiva che ormai fa tremare i conduttori
(sempre meno determinanti): la
giuria. Saranno Albertino, Stefano Fontana (in arte «Stylophonic») e Lele Sacchi, tre importanti artisti della scena elettronica e dance italiana, a giudicare i
dj che si contenderanno il titolo
di migliore d’Italia, dopo aver
superato dei casting a cui si sono
presentati in più di cinquecento.
Al vincitore, Sony Music farà
firmare un contratto di esclusiva
discografica. Insomma, tutto come da copione quando si tratta
che sembrano sassi, sono a pochi
passi dalla Leopolda dove Renzi
lanciò le prime slides. L’interno
del teatro, rivestito di materiali
della tradizione fiorentina, è disposto a ferro di cavallo (1800 i
posti) all’interno di un’onda sinuosa. Girovagando, trovi i corridoi della sala con manifesti e locandine, l’oro rinascimentale del
foyer, la maglia di rete metallica
ramata rivelatasi preziosa per la
permeabilità del suono. Che rimbalza uniforme, riservando la
sorpresa che il pavimento vibra
sotto i piedi e la musica si percepisce con tutto il corpo.
La novità saliente del gala è
Otello che troviamo all’atto finale, già pazzo di gelosia, e a Jago
restano due battute, sufficienti a
rinverdire il disgusto. Così lavorando con quello che le hanno la-
di talent show. Solo che questa
volta, anziché uno studio ci sarà
una discoteca e al posto del palco i concorrenti si sfideranno
dietro una consolle. «La musica
dance è uno dei fenomeni di
massa più importanti degli ultimi vent’anni — spiega Peroni
—. I deejay sono le nuove rockstar. I loro singoli sono in cima a
tutte classifiche e i loro dischi
vendono milioni di copie. Riempiono le arene e gli stadi di tutto
il mondo. Sono in prima pagina
sui magazine, firmano linee
d’abbigliamento e campagne
pubblicitarie. Compaiono in
film e serie tv». Tante le sfide.
Per la prima prova di selezione
gli aspiranti dj dovranno creare
un mix di un minuto e mezzo
scegliendo tra 30 dischi disponibili. Nella prova creativa dovranno invece preparare in un tempo
limitato un remix di diversi bra-
Idoli
I giudici: nella musica di
oggi artisti come i Daft
Punk e David Guetta sono
modelli di riferimento
ni. Tecnicismi da club che ora
arrivano anche in tv.
«Artisti come Daft Punk, Tiesto, David Guetta, Calvin Harris,
Avicii, Skrillex, sono i nuovi modelli di riferimento — riprende
Peroni —. Che questo sia un fenomeno mondiale è sotto gli occhi di tutti, la sfida per la tv è
mostrare come e dove si sviluppa il talento del dj che in Italia è
ancora una figura poco popolare». In ogni puntata del talent ci
sarà l’eliminazione di uno dei
dieci dj in gara: solo tre arriveranno alla finalissima e lì presenteranno un loro inedito. Otto
appuntamenti concepiti come
fossero otto piccoli party, seguiti
poi da un tour live durante cui
vincitore e finalisti si alterneranno alla consolle. «La cosa più interessante per noi, e credo anche per gli spettatori, è mostrare
come si diventa un professionista capace di lanciare hit e riempire le piste — conclude Peroni
—. L’obiettivo è portare la consolle sul piccolo schermo per
dare al pubblico un vero spettacolo e agli aspiranti dj uno spazio in cui mettersi alla prova».
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
creto di fine mese sull’Expo di
Milano. L’operazione è durata 11
anni.
Il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha visitato il
teatro alla prova generale: «Bellissimo, tornerò». All’ingresso ci
sono i cavalli che Pizzi usò per Rimsky-Korsakov, sulla facciata si
proietta il video che, insieme agli
arredi interni, ripercorre al galoppo la storia del Maggio, l’apertura a De Chirico e Sironi, Stravinskij, Bernstein e Kleiber, la
Callas e Pavarotti… Le due sale,
2.200. Ieri opera e
balletto si sono
alternati sul palco. In
scena con l’Orchestra
e il Coro del Maggio
l’ultimo atto di
«Otello» (regia: Mietta
Corli), «La
Valse» di Ravel
(coreografia: Davide
Bombana,); «After the
rain» di Arvo Pärt con
Alessandra Ferri; il
primo atto di «Tosca»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Le pagelle Inter
I gioielli di Kovacic
7,5 HANDANOVIC Nella ripresa, con gli
interisti impegnati a festeggiare, para l’imparabile:
su Keita, in allungo su Biava, sul destro secco di
Candreva. Le più difficili sui tiri di Felipe Anderson.
6,5 RANOCCHIA Biava gli sfugge una volta.
Per il resto sempre presente a se stesso.
6 SAMUEL Soffre la prima mezz’ora, però
riemerge bene.
5,5 ROLANDO Lascia libero Cana favorendo
l’1-0 laziale. Si riscatta verso la fine del primo
tempo accendendo l’azione del 3-1 interista.
6 JONATHAN Qualche bella sgroppata però
manca di incisività.
6 HERNANES Gioca contro i suoi fratelli,
creando spesso la superiorità numerica nella zona
nevralgica del campo. Nella ripresa, opaca, firma il
4-1 definitivo: senza festeggiare.
6 KUZMANOVIC Rimpiazza Cambiasso con
grande applicazione.
8 KOVACIC Gli assist per le reti di Palacio e
Icardi sono gioielli di valore assoluto che
sparano Mateo nell’Olimpo dei campioni.
7 NAGATOMO Dicono che fosse il più disperato
dopo la sconfitta nel derby. Riversa l’amarezza
sulla Lazio, correndo sulla fascia sinistra e
regalando il cross per il 3-1 di Palacio.
6,5 ICARDI Nono gol, un diagonale rasoterra
che non dà scampo a Berisha.
7,5 PALACIO Il Trenza è scatenato. Una
doppietta, la terza in stagione, a coronamento
dell’ennesima partita da fenomeno. Peccato per il
fallo, inutile, su Pereirinha che lo costringerà a
saltare l’ultima sfida contro il Chievo.
6,5 ZANETTI Dieci per la carriera, ma gioca con
orgoglio anche l’ultima a San Siro.
7 MAZZARRI Nella festa per il capitano i fischi,
assordanti, sono solo per lui e rendono amara la
rotonda vittoria che, di fatto, vale l’Europa
(League).
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le pagelle Lazio
Keita fa pressione
5 BERISHA Non ha colpe evidenti, ma non
trasmette sicurezza.
6,5 BIAVA Segna da distanza ravvicinata e
nella ripresa, di testa, prova a riaprire la partita.
In difesa è l’unico in palla.
5 CANA Serve con grande intelligenza il pallone
per l’1-0 rinunciando alla tentazione di mirare
direttamente in porta. Poi però viene travolto e
sul 3-1 interista si fa anticipare da Palacio.
4 DIAS Impresentabile. Le verticalizzazioni di
Kovacic mostrano i suoi imbarazzanti limiti
attuali. Sembra pronto per la pensione.
4,5 GONZALEZ Travolto da Nagatomo e
sostituito dopo un tempo.
5 ONAZI Cerca di arginare, con scarso successo,
le trame nerazzurre. Il giallo gli farà saltare
l’ultima inutile sfida con il Bologna.
6 BIGLIA Cerca di non perdere la tramontana,
ma non è facile. È tra gli ultimi ad arrendersi.
5,5 PEREIRINHA Suo il cross che avvia
l’azione del gol. Nel primo tempo interpreta bene
le due fasi, nel secondo molla un po’.
6,5 FELIPE ANDERSON Parte dietro le
punte, poi dopo l’1-1 dell’Inter si allarga a
sinistra nel 3-4-3. Molto vivace, cresce alla
distanza.
4 KLOSE Il vecchio Miro gira parecchio a vuoto.
Solo un bel colpo di testa, in pieno recupero,
quando la partita è già segnata.
6,5 KEITA Giovane e intraprendente, tiene
sotto pressione la difesa dell’Inter con ficcanti
accelerazioni anche se a 20 minuti dalla fine si
mangia il gol che potrebbe riaprire la partita.
6 LEDESMA Entra nella ripresa al posto di
Gonzalez e si piazza davanti alla difesa.
5 REJA La Lazio saluta l’Europa. L’1-0 di Biava,
dopo due minuti, aveva illuso i biancocelesti. La
reazione dell’Inter non dà scampo ad una
squadra distratta e spaventosamente fragile in
difesa.
a.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La volata per l’Europa League
Punti
FIORENTINA
61
37ª
Oggi
LIVORNO
38ª
18/5
Torino
In MAIUSCOLO le sfide in trasferta
INTER
60
CHIEVO
TORIN0
55
PARMA
54
MILAN
54
Parma
TORINO
ATALANTA
FIORENTINA
Livorno
Sassuolo
VERONA
54
LAZIO
53
NAPOLI
Bologna
Serata nerazzurra In svantaggio
dopo pochi secondi, la squadra
di Mazzarri ribalta il risultato
con i gol di Palacio, Icardi e Hernanes
MILANO — Tango argentino
con numero finale brasiliano
per l’addio di Javier Zanetti a
San Siro, al suo stadio, alla sua
gente, dopo 857 partite (e 21
gol) in nerazzurro (19 stagioni e
16 trofei vinti), a 40 anni e nove
mesi domenica prossima a Verona. Quattro gol alla Lazio per
la festa al numero 4 più famoso
della storia dell’Inter; quattro
gol che valgono la qualificazione all’Europa League, dopo un
anno senza coppe. Resta da definire la posizione, fra quarto (dipende dalla Fiorentina), quinto
(la soluzione più probabile,
playoff) e sesto posto (doppio
preliminare). L’Inter può ancora
essere raggiunta dal Milan, ma
ha un vantaggio enorme nella
differenza reti generale: +24
contro il +8 dei rossoneri). Nella
notte di Zanetti, anche le stelle
hanno deciso di guardare dalla
parte dell’Inter, evento abbastanza insolito in una stagione
nella quale la fortuna ha guardato spesso da un’altra parte.
La serata era iniziata in maniera traumatica: i fischi di San
Inter
Lazio
4
1
Marcatori: Bava 2’, Palacio 7’ e
37’, Icardi 34’ p.t.; Hernanes 34’
s.t.
INTER (3-5-2): Handanovic 7,5;
Ranocchia 6,5, Samuel 6, Rolando
5,5; Jonathan 6 (Zanetti 6,5 7’
s.t.), Hernanes 6, Kuzmanovic 6
(Taider s.v. 29’ s.t.), Kovacic 8,
Nagatomo 7; Icardi 6,5, Palacio 7,5
(Milito s.v. 19’ s.t.). All.: Mazzarri 7
LAZIO (3-4-1-2): Berisha 5; Biava
6,5, Cana 5, Dias 4; A. Gonzalez
4,5 (Ledesma 6 1’ s.t.), Onazi 5
(Candreva s.v. 23’ s.t.), Biglia 6,
Pereirinha 5,5; F. Anderson 6,5
(Minala s.v. 37’ s.t.); Klose 4, Keita
6,5. All.: Reja 5
Arbitro: Massa 5,5
Ammoniti: Palacio, Onazi
Recuperi: 0’ più 3’
La festa d’Europa
Siro per Mazzarri, dopo la sconfitta nel derby, il vantaggio della
Lazio, con il colpo di testa di Biava contro una difesa impietrita,
forse ancora frastornata dall’americanata che ha preceduto
l’inizio della partita (e che diventerà regola nella prossima
stagione). Mazzarri, offeso dall’atteggiamento del pubblico
(ma dovrebbe sapere che nel
calcio, come diceva Mazzetti,
«chi vince è un bravo ragazzo,
chi perde una ...»), non si è mai
affacciato dalla panchina, rimanendo in piedi, ma senza farsi
vedere e questa sfiducia, votata
da San Siro, potrebbe avere effetti anche clamorosi sul futuro
dell’Inter. La squadra ha reagito
con una determinazione troppe
L’Inter travolge la Lazio
entra in Europa League
e abbraccia Zanetti
il capitano che lascia
volte sconosciuta in questa stagione e ha costruito subito il pareggio, con un assist meraviglioso di Kovacic, trasformato in
oro da Palacio (7’). La Lazio ha
insistito, ha creato due occasioni buone per un nuovo vantaggio con l’imprendibile Keita, ma
Kovacic (aveva un anno e tre
mesi, quando Zanetti ha esordito a San Siro), in una serata baciata dalla grazia calcistica, ha
ripetuto la prodezza e ha mandato in gol anche Icardi, in una
serata in sospeso fra passato e
futuro. L’Inter ha capito il mo-
mento, ha accelerato ancora,
procedendo a folate, con Nagatomo imprendibile sulla corsia
di sinistra, che ha offerto a Palacio la palla del 3-1. Il Trenza non
ha sbagliato, realizzando il 17°
gol in questa sua seconda stagione nerazzurra, nella quale ha
confermato di essere un giocatore così bravo che avrebbe trovato posto anche nell’Inter del
triplete.
Nella ripresa, Reja ha cambiato la Lazio, con l’inserimento di
Ledesma e l’Inter ha lasciato
l’iniziativa agli avversari, arrivando persino a farsi schiacciare nei propri venti metri. Mazzarri ha mandato in campo Zanetti e per quanto ha fatto vedere non si capisce bene come gli
Il dopopartita
Mazzarri cupo
«I fischi?
Non li ho sentiti»
MILANO — Il bacio di Thohir alla fine, dopo i
sonori fischi di tutto lo stadio all’annuncio delle
formazioni. Nonostante il profumo d’Europa,
una serata che più amara non si può per Walter
Mazzarri. No, non se li aspettava. E c’è rimasto
male, molto male, convinto com’è di aver
ottenuto il massimo, in stagione, con questa
squadra. «Non li ho proprio sentiti, concentrato
come ero sull’inizio della partita» ha fatto
sapere Mazzarri, teso e scuro in volto. Poi ha
elogiato la partita di Kovacic: «Sta crescendo e
diventando decisivo e determinante». Il croato,
lasciato in panchina per tutto il girone di
andata, non si sbilancia sui fischi al tecnico.
«Non parlo di queste cose: è successo e basta.
Bene tutti, non solo io: ora mi manca solo il gol,
ma presto arriverà». Lo ha ritrovato Mauro
Icardi. «Che assist mi ha fatto Kovacic. Il gol? Lo
dedico a Zanetti». Prima della sfida con la Lazio
Erick Thohir ha provveduto a ribadire, senza
troppo entusiasmo, fiducia in Mazzarri. «Ha
ancora un anno di contratto, perché non
dovrebbe restare?» si è chiesto il presidente che
non può certo permettersi di pagare tre
allenatori, se non dovesse riconfermare l’ex
tecnico del Napoli nella prossima stagione,
visto che Stramaccioni è sotto contratto sino al
2015. Meglio destinare i soldi per rinforzare la
squadra. «Due top-player? Prenderemo
giocatori funzionali e che possono far parte del
progetto per almeno 3 anni. Abbiamo necessità
di un esterno, di un centrocampista e pure in
avanti c’è bisogno di qualcuno». In ogni caso
nessuno deve aspettarsi grandi colpi di
mercato. «Non mi piace illudere: sono da
escludere al momento — ha chiarito il d.t. Piero
Ausilio —. Cercheremo di fare un mercato
compatibile con le possibilità economiche che
mi hanno comunicato».
Franco Fiocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Sport 39
italia: 51575551575557
Basket, Milano gioca a Siena
Superbike a Imola: in pole Rea Tennis, gli azzurri a Roma
Serie A, ultimo turno. Oggi, ore 18: Roma-Varese, Pistoia-Caserta, Pesaro-Venezia, Cantù-Bologna, Avellino-Reggio E., Cremona-Montegranaro,
Siena-Milano, Sassari-Brindisi. Classifica: Milano 48; Siena 40; Cantù 38;
Brindisi 36; Sassari 34; Roma 32; Reggio E. e Caserta 30; Pistoia 28; Varese 26;
Venezia 24; Bologna e Avellino 22; Cremona 20; Montegranaro 18; Pesaro 16.
Sul circuito di Imola (quarto round della Superbike) Jonathan Rea (Pata
Honda World) conquista la Superpole: il pilota nordirlandese non ci riusciva
dal round portoghese del 2011. Guintoli (Aprilia Racing Team) e Giugliano
(Ducati Superbike Team) completano la prima fila. Quarto l’altro portacolori
ufficiale Ducati, Davies, seguito da Marco Melandri (Aprilia Racing Team).
Gli avversari degli azzurri nel primo turno degli Internazionali d’Italia che iniziano domani a Roma. Uomini: Fognini-Rosol, Volandri-Simon, Lorenzi-qualificato, Checchinato-Sijsling, Seppi-Haas, Bolelliqualificato. Donne: Giorgi-Cibulkova, Knapp-Ivanovic, Pennetta-Meusburger, Schiavone-Wozniacki, Vinci-Makarova, Errani-qualificata.
Il passo d’addio I tifosi vestiti con la maglia del capitano, le dediche, le parole emozionate del giocatore a fine partita
Indimenticabile
Immagini della serata
d’addio a San Siro di Javier
Zanetti: sopra, la fascia da
capitano con i nomi di tutti
i compagni in 19 anni di
Inter; a sinistra il tifoso che
ha invaso il campo per
abbracciarlo, a destra un
momento dell’emozionante
serata di San Siro
Cannoniere Rodrigo Palacio, 32 anni,
segna il terzo gol dell’Inter e mette
il risultato in sicurezza con la Lazio (Ansa)
sia venuto in mente di smettere.
Handanovic ha compiuto sei interventi prodigiosi, con Keita,
Biglia e Felipe Anderson che sono arrivati al tiro con la massima facilità, confermando i difetti dei nerazzurri. Finché è arrivato Hernanes, che ha infilato il
pallone nell’angolo con un diagonale perfetto e ha sigillato la
partita, che consente a Mazzarri
di presentare il conto della stagione in linea con quanto gli
aveva chiesto il nuovo presidente, Erick Thohir (l’Europa). Ma
la gara contro la Lazio, dentro
San Siro strapieno a parte la curva Nord, vuota per la sentenza
del giudice sportivo, ha chiarito
che l’Inter è una squadra speciale e che, come ha ricordato Moratti, «il calcio è questa cosa qua,
è sentimento; non si può far
niente contro questo». E solo a
Madrid si erano viste tante magliette nerazzurre come in questa notte così strana.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Serie A
Ieri
Inter-Lazio
Verona-Udinese
Oggi, ore 12.30
Atalanta-Milan
Ore 15
Bologna-Catania
Cagliari-Chievo
Livorno-Fiorentina
Sampdoria-Napoli
Sassuolo-Genoa
Torino-Parma
Ore 17.45
Roma-Juventus
Partite in
tempo reale
e tutti i gol e
le immagini
della
giornata su
MILANO — Quattro. Il numero
che c’era, che c’è, sulle maglie di
tutti i tifosi, su quelle da riscaldamento degli undici titolari scelti da
Mazzarri, su quella, enorme, che
copre il cerchio del centrocampo,
con un «grazie» stampato sotto,
questo quattro che è ovunque, soprattutto nelle sensazioni, non ci
sarà più. Si ritirerà con Javier Aldemar Zanetti, 41 anni il 10 agosto. Il
capitano dell’Inter, el Tractor
smette di correre, palla al piede,
come fa da 19 anni per l’Inter. Tutto nel calcio, e non solo, ritrova la
via dell’origine. La prima squadretta di Javier si chiamava Disneyland e questa è la fine di una
favola, una di quelle rare, al giorno
d’oggi. Perché, disperso il velo di
malinconia, tutti vivranno felici e
contenti.
Maglie, striscioni, poesie, foto,
sciarpe, perfino una specie di top
lanciatogli da una tifosa bollente.
Javier Zanetti entra in campo qualche istante dopo i titolari. E accende il pubblico. Lo schermo gigante
trasmette il trailer del film «Dock
Sud Story», la storia di un ragazzo
di Buenos Aires che è diventato un
simbolo all’altro capo del mondo.
Ma i tifosi vogliono tutto il film.
Così, quando lo speaker pronuncia
«Walter», aspettandosi che lo stadio risponda «Mazzarri», arriva
una scarica di fischi. I tifosi scrivono sui social che «per le pippe in
campo poteva giocare dall’inizio».
Con un cinguettio si fa vivo anche
Balotelli. «Un esempio di umanità
e professionismo. Grande Pupi». A
seguirlo, però. Passato e presente.
Icardi corre da lui dopo il gol: Javier, dalla panchina, è il primo a
scattare. Un abbraccio e una benedizione. L’eterno ragazzo ha seri
La foto del capitano sul tabellone di San Siro, la maglia
di ringraziamento e uno dei
tanti striscioni dedicati a JZ
È la notte di Zanetti
Nel segno del 4
lo stadio si commuove
«Finisce il calciatore, va avanti l’uomo»
problemi con giacca e cravatta. Come farà, con l’investitura di Massimo Moratti? «Il calcio è soprattutto
questo, è sentimento. Zanetti può
seguire le orme di Giacinto Facchetti. Ha le qualità per farlo bene». Da «c’è solo un capitano» a
«c’è solo un presidente»? Le emozioni si sprecano, ma nessuna è
banale. Javier: «Difficile trattenerle
tutte. Un momento così non si prepara».
A 39’48” del primo tempo Zanetti si mette la pettorina verde e
va a prepararsi. Lo stadio è un unico cuore che batte e urla. Sul braccio ha la fascia con i nomi di tutti i
compagni che ha avuto accanto
nell’Inter, da Adani a Zè Maria.
«Avrei voluto mettere tutti i nomi
dei veri protagonisti della mia avventura, i tifosi». Basta il pensiero.
Finalmente al 6’45” del secondo è
il momento di Zanetti-857. Samuel
butta la fascia. A essere fiscali, il
«cambio di capitano» non è previsto dal regolamento, ma chi vuole
essere fiscale? Javier regala un paio
di discese sulla fascia palla al piede. Un tifoso invade il campo per
inginocchiarsi davanti a lui. Il capitano intercede co gli steward. È
857
partite in nerazzurro
di Zanetti tra campionato
e coppe: 21 i gol segnati
16
trofei conquistati
con l’Inter in 19 stagioni
vissute in nerazzurro
40
anni, 9 mesi e 1 giorno
l’età di Javier Zanetti: è nato
a Buenos Aires il 10/8/1973
Prossimo turno
Atalanta
Milan
Bologna
Catania
Cagliari
Chievo
Livorno
Fiorentina
(4-4-1-1)
47 Consigli
93 Nica
29 Benalouane
6 Bellini
28 Brivio
77 Raimondi
21 Cigarini
17 Carmona
10 Bonaventura
11 Maxi Moralez
19 Denis
(4-3-1-2)
1 Amelia
2 De Sciglio
13 Rami
5 Mexès
21 Constant
34 De Jong
18 Montolivo
4 Muntari
10 Honda
45 Balotelli
22 Kakà
(4-4-2)
1 Curci
8 Garics
14 Natali
5 Antonsson
3 Morleo
33 Kone
11 Friberg
4 Krhin
19 Christodoulopoulos
9 Bianchi
99 Cristaldo
(4-3-3)
1 Frison
2 Peruzzi
24 Gyomber
5 Rolin
18 Monzon
13 Izco
15 Rinaudo
28 Barrientos
11 Leto
9 Bergessio
19 Castro
(4-3-3)
25 Avramov
24 Perico
15 Rossettini
13 Astori
8 Avelar
21 Dessena
7 Cossu
16 Eriksson
10 Ibraimi
9 Sau
23 Ibarbo
(4-3-1-2)
28 Agazzi
21 Frey
3 Dainelli
12 Cesar
93 Dramé
11 Guana
8 Radovanovic
16 L. Rigoni
56 Hetemaj
77 Thereau
43 Paloschi
(4-4-2)
1 Bardi
33 Valentini
23 Emerson
7 Castellini
2 Piccini
27 Biagianti
41 Duncan
24 Benassi
11 Mesbah
21 Belfodil
26 Siligardi
(4-3-1-2)
25 Rosati
40 Tomovic
2 Gon. Rodriguez
15 Savic
23 Pasqual
10 Aquilani
7 Pizarro
20 Borja Valero
72 Ilicic
11 Cuadrado
17 Joaquin
Arbitro: RIZZOLI di Bologna
Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1,
Premium Calcio
Arbitro: ROCCHI di Firenze
Tv: ore 15 Sky Calcio 5,
Premium Calcio 4
Arbitro: DOVERI di Roma 1
Tv: ore 15 Sky Calcio 4
Arbitro: GIACOMELLI di Trieste
Tv: ore 15 Sky Calcio 3,
Premium Calcio 3
Roma
Juventus
Sampdoria
Napoli
Sassuolo
Genoa
Torino
Parma
(4-3-3)
26 De Sanctis
13 Maicon
17 Benatia
5 Castan
35 Torosidis
44 Nainggolan
16 De Rossi
15 Pjanic
27 Gervinho
10 Totti
22 Destro
(3-5-2)
1 Buffon
15 Barzagli
19 Bonucci
3 Chiellini
26 Lichtsteiner
6 Pogba
21 Pirlo
8 Marchisio
22 Asamoah
14 Llorente
10 Tevez
(4-2-3-1)
30 Fiorillo
29 De Silvestri
28 Gastaldello
8 Mustafi
19 Regini
10 Krsticic
17 Palombo
11 Gabbiadini
21 Soriano
23 Eder
7 Maxi Lopez
(4-2-3-1)
12 Reina
16 Mesto
4 Henrique
21 Fernandez
31 Ghoulam
88 Inler
8 Jorginho
11 Callejon
19 Pandev
14 Mertens
91 Zapata
(4-3-3)
79 Pegolo
87 Rosi
5 Antei
26 Cannavaro
86 Ziegler
16 Biondini
4 Magnanelli
7 Missiroli
25 Berardi
10 Zaza
17 Sansone
(3-4-3)
1 Perin
4 De Maio
8 Burdisso
15 Marchese
20 Vrsaliko
79 Cabral
91 Bertolacci
13 Antonelli
18 Fetfatzidis
11 Gilardino
77 Konate
(3-5-2)
30 Padelli
5 Bovo
25 Glik
24 Moretti
19 Maksimovic
27 Kurtic
20 Vives
7 El Kaddouri
36 Darmian
9 Immobile
11 Cerci
(4-3-3)
83 Mirante
2 Cassani
29 Paletta
6 Lucarelli
3 Molinaro
5 Gargano
32 Marchionni
16 Parolo
23 Schelotto
99 Cassano
7 Biabiany
Arbitro: RUSSO di Nola
Tv: ore 17.45 Sky Sport 1, Sky Calcio 1,
Premium Calcio
Roberto Perrone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
37a giornata
4-1
2-2
finita. Ricompare la grande maglia, viene steso un tappeto azzurro. A formare un corridoio di affetti
sul blue carpet, dirigenti e dipendenti dell’Inter, la famiglia Moratti, Thohir, i giocatori, i tecnici. Tutti. Zanetti lo percorre con moglie e
figli. E con le lacrime. Ringrazia
tutti, estrae dal gruppo per un applauso speciale quelli della vecchia
guardia, al passo d’addio, Samuel,
Milito, Cambiasso, Castellazzi. «Ho
imparato insieme a voi ad amare
questa maglia e l’amerò per sempre. Finisce il calciatore, va avanti
l’uomo. Ora mi tocca fare altro, ma
difenderò l’Inter come ho fatto in
campo». Ha ragione Moratti, in
momenti come questi il calcio è
una faccenda di sentimenti.
È una festa sobria, Javier fa il giro di San Siro con la sua grande famiglia che porta a spasso la grande
maglia. «Volevo chiudere a posto
fisicamente e ci sono riuscito».
Fuori dallo stadio, davanti al baretto della Nord, lo aspettano gli
ultrà per l’ultimo atto dell’addio.
Luci a San Siro, in campo, per Pupi
non si accenderanno più.
Arbitro: CHIFFI di Padova
Tv ore 15 Sky Calcio 1,
Premium Calcio 2
Arbitro: GERVASONI di Mantova
Tv: ore 15 Sky Calcio 6,
Premium Calcio 5
Arbitro: DAMATO di Barletta
Tv: ore 15 Sky Sport 1, Sky Calcio 2,
Premium Calcio 1
Serie B
Sabato 17/5, ore 20.45
Udinese-Sampdoria
Domenica 18/5, ore 15
Genoa-Roma
Juventus-Cagliari
Ore 20.45
Catania-Atalanta
Chievo-Inter
Fiorentina-Torino
Lazio-Bologna
Milan-Sassuolo
Napoli-Verona
Parma-Livorno
Il Latina non molla
e insegue l’Empoli
Classifica
JUVENTUS
ROMA
NAPOLI
FIORENTINA
INTER*
TORINO
PARMA
MILAN
VERONA*
LAZIO*
*una partita in più
96
85
72
61
60
55
54
54
54
53
ATALANTA
SAMPDORIA
UDINESE*
GENOA
CAGLIARI
SASSUOLO
CHIEVO
BOLOGNA
CATANIA
LIVORNO
38a giornata
47
44
43
41
39
31
30
29
26
25
Venerdì
Empoli-Crotone
Padova-Cesena
Ieri
Avellino-Spezia
Bari-Juve Stabia
Latina-Ternana
Modena-Novara
Palermo-V. Lanciano
Pescara-Siena
Reggina-Brescia
Trapani-Cittadella
Varese-Carpi
3-1
0-1
2-0
3-0
2-0
Giornata storica per la B, che ha traguardato
3-1
quota 100 mila spettatori. La vittoria di venerdì
1-1
sul Crotone ha dato una spinta forse decisiva
1-0
all’Empoli per arrivare in A da seconda, dunque
1-1
senza passare dai playoff. Ma il Latina non mol1-2
la e ha vinto, con molta fatica, contro la Terna0-2
na, che ha chiuso in nove e che resta a rischio
playout. Il Lanciano ha raccolto un punto in casa del Palermo (già promosso, grande festa alla Classifica
79; Empoli 65; Latina 61;
Favorita) ed è stato raggiunto dal Modena, che Palermo*
Cesena 59; Crotone 58; Modena e V.
ha battuto il Novara, scavalcando Spezia e Tra- Lanciano 56; Avellino 55; Spezia e
Bari (-4) 54; Trapani 53; Siena (-8)
pani. Torna in zona promozione l’Avellino, che e Carpi 52; Brescia e Pescara 50;
ha battuto lo Spezia; continua l’ascesa del Bari, Ternana e Cittadella 45; Varese 43;
40; Padova 35; Reggina**
che ha travolto la Juve Stabia e ora può davvero Novara
(-3) 26; Juve Stabia** 18.
pensare ai playoff. Continua la caduta del Vare- (*) promosso in A;
(**)
retrocesse
in Lega Pro
se, battuto in casa dal Carpi; in questo momento, dovrebbe giocare il playout con il Novara, Prossimo turno
Martedì
13/5
(ore
20.30): Avelliche due anni fa era in A, per salvarsi. Il Pescara,
Brescia-Modena; Carbattendo il Siena, si è guadagnato la virtuale no-Trapani;
pi-Bari; Cesena-Empoli; Cittadellasalvezza e ha messo fuori, salvo recuperi im- Palermo; Crotone-Latina; NovaraJuve Stabia; Pescara-V. Lanciano;
probabili, il Siena dalla zona promozione.
Siena-Reggina; Spezia-Varese; Ter© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’anticipo con l’Atalanta Riproposto il 4-3-1-2 con Honda
Finisce 2-2
Seedorf, un lungo addio
«Le frasi del presidente?
Non le ho capite bene»
Solito Di Natale
più Badu al 92’
Il Verona
perde l’Europa
VERONA — Un diagonale di
Badu nel recupero confeziona il
2-2 finale e complica di molto
le possibilità del Verona di giocare l’anno prossimo in Europa. Un gol che pochi ormai si
aspettavano perché i gialloblù
avevano aggredito bene la partita, passando in vantaggio con
un rigore di Toni (gol numero
20) al 14’ e raddoppiando con
Hallfredsson al 9’ della ripresa,
grazie anche alla collaborazione di Scuffet.
I giochi sembravano chiusi,
ma appena 2 minuti dopo il
2-0, Di Natale regalava uno dei
suoi gioielli: stop in area, giravolta e botta di destro sotto la
traversa. Il gol numero 190 di
Di Natale (raggiunto Hamrin
nella classifica all-time) riapriva la gara e il pareggio dell’Udinese arrivava al 92’ con Badu,
appena entrato. E smorzava i
festeggiamenti in corso al Bentegodi da una buona mezzora.
«La posizione di Balo? Cercate polemiche»
✒
Quell’errore
nel teorema
di Clarence
di ALBERTO COSTA
lo costringeranno
Q uando
a scendere dalla nuvola
su cui ha sistemato armi e
bagagli, Clarence Seedorf
dovrà per forza di cose
arrendersi alla realtà: la
lettera di licenziamento gli
sarà infatti recapitata da
Silvio Berlusconi in persona e
non dai rappresentanti di
quei media che, a suo dire,
avrebbero costantemente
fornito una distorta visione
della realtà. In attesa di quel
momento ormai prossimo
l’olandese prosegue nella sua
azione promozionale e non
passa giorno che non ci
ricordi tutto ciò che sotto la
sua sfavillante gestione
risulterebbe migliorato in
maniera incontrovertibile
rispetto al medioevo di
Allegri. Tra i suoi meriti
acquisiti — alcuni
indubbiamente autentici,
altri soprattutto presunti —
pure il rendimento di Mario
Balotelli. Refrattario alle
opinioni che divergono dalle
sue, Clarence preferisce
affidarsi alla forza dei
numeri. Contano quelli, tutto
il resto è fumo. Però, a
interpretarli attentamente,
sono proprio i numeri a
contraddire le sue certezze:
Balotelli era molto più
decisivo quando la panchina
milanista era occupata da
Allegri e, trattandosi di un
attaccante, il particolare pare
tutt’altro che marginale. È
infatti sufficiente dividere i
minuti giocati per il numero
dei gol segnati e il giochino è
fatto: 1.206 minuti e 12 reti la
stagione scorsa al suo sbarco
sul pianeta rossonero
corrispondono a una media di
un gol ogni 100 minuti; 1.079
minuti e 7 reti in campionato
sotto la regia di Seedorf e la
media-gol è schizzata
clamorosamente verso l’alto,
uno ogni 154 minuti. Ma
anche volendo abbracciare
nella sua interezza la
gestione Allegri (sommando il
disastroso girone di andata di
questo campionato alle
presenze della stagione
passata) l’incidenza di
Balotelli resta più marcata
rispetto a quella attuale:
i 2.423 minuti giocati
complessivamente in serie A
con l’allenatore dell’ultimo
scudetto e le 19 reti segnate
producono infatti una media
realizzativa di un gol ogni 127
minuti. Insomma, non c’è
partita, anche perché i numeri
danno clamorosamente
ragione a Silvio Berlusconi
che da sempre invoca un altro
attaccante accanto a Mario
per aumentarne la forza
d’urto. E soprattutto i gol.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Scorrono i titoli
di coda sulla storia di Clarence
Seedorf e il Milan, ma come accade in certi film, alcune scene
andranno in onda dopo. Quella
dell’esonero, per esempio, difficilmente consensuale a questo
punto, sarà girata a elezioni europee concluse, quindi nei giorni successivi al 25 maggio. Prima (il 19) ci sarà tempo per
inaugurare (con squadra e allenatore) negozio, museo, ristorante nella nuova sede (ieri il responsabile del marketing Kalma era a San Siro per studiare le
iniziative di intrattenimento organizzate dall’Inter).
Ma mentre i titoli lentamente
scorrono, la quotidianità è un
fardello pesante da portare. L’allenatore non capisce la battuta
(a dir poco urticante) del suo
presidente («In clinica ho incontrato tante persone che potrebbero prendere in mano lo
spogliatoio del Milan e farsi
amare dai giocatori»), non parla
di modulo né tanto meno di formazione (ma contro l’Atalanta
nell’anticipo a rischio disordini
delle 12.30 riproporrà il 4-3-1-2
con cui ha vinto il derby, cambiando solo due uomini: Honda
al posto di Taarabt a fare il trequartista e Muntari per Poli) e
non risponde sulla posizione di
Mario Balotelli, altro cruccio
presidenziale. Gli argomenti cominciano a scarseggiare, però si
può sempre parlare della critica
della ragion pura. Per uno che si
era presentato come un rivoluzionario della comunicazione
aperta e trasparente, un tipo
dialetticamente abile, più colto
della media degli sportivi, questo è il segno di un disagio (legittimo), se non proprio del fallimento di un progetto. Perché
Seedorf ha sì ottenuto ottimi risultati sul campo (se vince le
prossime due partite potrebbe
chiudere il girone di ritorno a 38
punti), ma non ha certo cambiato il Milan come pretendeva
di fare. Ha fatto cambiare idea
però a Silvio Berlusconi che da
suo primo sponsor è diventato
suo primo accusatore (pare che,
quando a microfoni spenti il
presidente ha detto «il nome del
successore ce l’ho ma non ve lo
dico», la frase sarebbe proseguita con «è Silvio Berlusconi»).
Era scontato che Seedorf non
replicasse alle parole del presidente, però al Milan ci sono dei
dogmi che tutti hanno sempre
accettato, compresi gli allenatori precedenti, altrettanto bastonati. In questi casi il dogma ob-
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In bilico
SOLBIATE OLONA — (m. col.) Relatore al convegno del Centro
ricerche Mapei organizzato dal patron del Sassuolo Giorgio
Squinzi, Massimiliano Allegri (foto) ha evitato di rispondere
alle frecciate di Clarence Seedorf sulla preparazione atletica dei
milanisti e spiegato che la sua intenzione, al momento, è restare
fermo un anno. Allegri ha dettato la sua ricetta per far uscire il
calcio italiano dalla crisi: «Poiché le classifiche della Champions
le fanno i fatturati possiamo colmare il gap iniziando a lavorare
sui ragazzi. Dobbiamo ridurre le lacune tecniche costruendo in
casa buoni giocatori italiani con i settori giovanili».
Non dovete chiedere a me, lui
ha detto tante volte le stesse cose su di me. Ora troverete un
muro, non voglio essere preso
per i fondelli». Infine, Balotelli.
Secondo Berlusconi «al Milan
non sono ancora riusciti a convincere il giocatore circa la sua
posizione in campo», e Seedorf
rilancia così: «La crescita di Mario è sotto gli occhi di tutti, ci
vuole un po’ di rispetto. Io sono
allenatore da tre mesi, ma ho alle spalle una carriera di 22 anni
e non sono stupido. Capisco se
si sta cercando per forza la polemica». Nel suo film, gli amici
sono i tifosi («Si rischiano problemi con gli ultrà? Non succederà niente») e i giocatori («Sono stati disposti a parlare in mio
favore, è bello, potevano essere
più diplomatici»), i migliori alleati sono i risultati, i giornalisti
fanno la parte dei cattivi e la trama parla di una macchinazione
contro di lui. Il colpevole, però,
in questi casi è sempre il presidente.
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Arianna Ravelli
bliga di dire: «Le parole del presidente non si commentano».
Seedorf ha invece scelto di dire:
«Non ho capito bene, con una
battuta posso dire che è veramente facile gestire questo
gruppo perché sono tutti bravi
ragazzi, ma non capisco bene
cosa abbia voluto dire». Poi è
stato un crescendo di tensione.
«Non parlo più del presidente
con voi. I suoi elogi a Montella?
Clarence Seedorf,
38 anni, in 20
partite da tecnico
rossonero ha vinto
10 gare, ne ha perse
8 e pareggiate 2.
A fianco Keisuke
Honda, 27 anni, 15
presenze e 2 gol nel
Milan (Ap, LaPresse)
L’ex rossonero
Allegri pensa ai vivai, non alle panchine
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Verona
Udinese
2
2
Marcatori: Toni (rig) 14’ p.t.;
Hallfredsson 9’, Di Natale 11’, Badu
47’ s.t.
VERONA (4-3-3): Rafael 6,5; Pillud 6
(Cacciatore 6 1’ s.t.), Moras 6,
Marques 5,5, Agostini 6; Sala 6,5,
Cirigliano 6, Hallfredsson 7 (Maietta
s.v. 36’ s.t.); Gomez 6 (Donadel 6 23’
s.t.), Toni 7, Marquinho 6. All.:
Mandorlini 6,5
UDINESE (4-3-2-1): Scuffet 5,5;
Heurtaux 6,5 (Widmer s.v. 31’ s.t.),
Danilo 6, Domizzi 6, Gabriel Silva 5,5;
Pinzi 6, Allan 6 (Badu 7 43’ s.t.),
Lazzari 5,5; Nico Lopez 5 (Yebda s.v.
30’ s.t.), Pereyra 6; Di Natale 7. All.:
Guidolin 6,5
Arbitro: Tommasi 6
Ammoniti: Heurtaux, Domizzi, Danilo,
Allan, Donadel
Recuperi: 0’ più 4’
Il posticipo Roma-Juventus, da sfida-scudetto a partita della paura. Misure di sicurezza straordinarie per prevenire incidenti
La speranza di Garcia: «Mi auguro che sia una festa»
ROMA — Per fortuna c’è
anche il calcio. E la notizia che
introduce a Roma-Juventus,
che da partita tra le due migliori squadre del campionato
è diventata la partita della paura, è che Miralem Pjanic ha
praticamente rinnovato il suo
contratto giallorosso.
Mancano pochi dettagli e,
anche se nel calcio contano
davvero soltanto le firme, è un
bel colpo per i tifosi romanisti, che si potranno godere ancora il talento del bosniaco,
ma non soltanto per loro. È
una buona notizia anche per il
campionato italiano, che non
perderà un altro campione
destinato all’estero.
Lo spettacolare gol di Pjanic
contro il Milan ha fatto il giro
del mondo, proprio come le
immagini degli scontri che
hanno preceduto la finale di
Coppa Italia tra Fiorentina e
Napoli, con il tifoso Ciro
Esposito ancora in pericolo di
vita. Il gol è uno spot della serie A, gli scontri un motivo di
vergogna. Non c’è dubbio che
nuovi stadi siano il primo
passo per riportare la sicurezza nel nostro campionato, ma
oltre agli impianti conta anche che cosa ci metteremo
dentro. E vale sia per gli spettatori che per il gioco.
Applausi
Rudi Garcia,
50 anni, alla
prima stagione sulla panchina della
Roma con la
quale ha disputato una
grande stagione. Nella
foto, sembra
applaudire il
collega-rivale
Conte (Ansa)
Titolo meritato
«I bianconeri
meritano il titolo? Io
rispetto la classifica»
Pjanic rinnova
Pjanic rinnova, una
bella notizia anche
per il calcio italiano
Roma-Juve ha anche questo
compito: ridare fiducia a chi
spera che il calcio non sia soltanto un problema di ordine
pubblico. Non ci si può permettere un altro giorno di ordinaria follia, così la Questura
di Roma ha preparato un piano che, dopo l’anticipo del fischio d’inizio dalle 20.45 alle
17.45, prevede che i cancelli
dello stadio aprano alle 15.45
e che siano impiegati dentro
l’impianto 530 steward e fuori
dall’Olimpico un migliaio di
Grinta
Antonio
Conte, 44
anni, alla
terza stagione
con la
Juventus.
Conte ha vinto 3 scudetti
di fila con i
bianconeri ma
ancora non si
sa se resterà
a Torino
(LaPresse)
agenti. Sono previsti quasi 60
mila spettatori, 1.100 dei quali
nel settore ospiti. Per loro sono stati pianificati itinerari
che partono da tre punti di
raccolta, attivi dalle 14: Saxa
Rubra (via Silvio Gigli) per gli
juventini provenienti dai caselli Roma nord e Roma ovest;
stazione Tiburtina (Largo
Guido Mazzoni) per i residenti a Roma; via Schiavonetti per
quelli provenienti dai caselli
Roma sud e Roma est. I tifosi
saranno accompagnati allo
stadio a bordo di mezzi dell’Atac scortati da agenti di polizia.
Si è parlato del rischio di infiltrati o di ultrà napoletani a
caccia di vendetta. Ogni controllo sarà intensificato, ma
non c’è intenzione di aumentare la cassa di risonanza con
un eccesso di allarmismo.
Roma e Juve possono fare il
loro dovere in campo, giocando una bella partita e adeguando i comportamenti alla
situazione. Ieri Conte non ha
parlato in conferenza stampa,
lasciando la ribalta al suo
staff. Difficile dire se abbiano
pesato anche le polemiche a
distanza con Garcia degli ultimi tempi, con l’accusa di
«provinciale» che il mister triscudettato ha fatto al collega.
Garcia, invece, ha parlato:
«È l’ultima partita all’Olimpico di una stagione straordinaria e mi auguro che sia una festa per tutti i tifosi allo stadio.
Abbiamo fatto un campionato
da record, ma davanti a noi lo
ha fatto anche la Juve. Forse
l’anno prossimo vinceremo lo
scudetto con meno punti. La
Juve ha meritato lo scudetto?
C’è sempre una classifica che
dice chi è il migliore e io la rispetto. Conte? Non mi sono
piaciute le sue dichiarazioni
polemiche, ma un allenatore
che fa 96 punti in campionato
non può che essere bravo».
Out De Sanctis e Maicon
nella Roma, debutta in porta il
polacco Skorupski e Destro riprende il suo posto dopo la
squalifica, sperando di convincere Prandelli a portarlo al
Mondiale. Nella Juve ci sarà in
porta Storari ma il resto della
squadra dovrebbe essere
quella titolare.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
42 Sport
km 6
18
32
42
51
75
84
97
120
137
2 - Portmarnock
22 - Lusk
11 - Balbriggan
DUBLINO
10 m
8 - Drogheda
12 - Castlebellingham
8 - Dundalk
73 - Forkhill
315
3 - Fews Forest
31
157 - Keady
15
232 - Markethill Summit
23
67 - Richhill
34 - Loughgall
ARMAGH
31 m
italia: 51575551575557
151
170
187
CORRIERE DELLA SERA
Così oggi
3ª tappa, Armagh-Dublino, 187 km
La tappa
La carovana del Giro lascia oggi l’Irlanda del Nord e arriva in Irlanda.
È l’ultimo arrivo lontano dall’Italia: la tappa è per velocisti, ma 7 curve
secche negli ultimi 4 km di gara possono decidere la classifica. Domani
giornata di riposo, poi il Giro ripartirà martedì da Giovinazzo, in Puglia
Così in tv
ore 14.30 Eurosport
ore 15.05 Raitre
ore 15.10 RaiSport2
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Dialogare in corsa
Spettacolo a Belfast Il tedesco trionfa in volata, l’australiano scala la classifica
Kittel primo, Matthews rosa
è già il Giro dei predestinati
Messaggi Nairo Quintana con il manubrio tecnologico (Ansa)
Mail e sms sul manubrio
La nuova frontiera
del ciclismo tecnologico
ultimo ad arrendersi a 3 km
dal traguardo. La gigantesca
squadra di Kittel divide la fatica della rimonta con quelle di
Bouhanni e Viviani, che si sentono pronti. Ma l’esplosività
del tedesco che sembra un surfista californiano e ama le auto
veloci sono deborIl Codice della Strada parla chiaro: a leggere un sms
danti: Kittel è alto
guidando l’automobile si rischiano multe salate e cinque
190 centimetri e ha
punti di patente. Il codice del ciclismo professionistico
due cosce larghe
non ipotizza l’infrazione. È per questo motivo che tra i
come il girovita del
corridori del Giro d’Italia si sente di tanto in tanto il «bip
francese Bouhanni,
bib» del messaggino in entrata. Un ciclista che ha
che pratica il pugidimenticato il telefono in tasca? No, da un paio di mesi è in
lato, a volte anche
commercio un computer da manubrio che oltre a
durante gli sprint,
misurare i parametri di guida (velocità, potenza,
ma stavolta non
frequenza cardiaca…) riceve mail e messaggi di testo.
riesce nemmeno a
Alcuni direttori sportivi, stanchi di comunicare tramite
salire sul ring.
radioline gracchianti, hanno cominciato a impartire
Del resto, Mardirettive via sms. Facile, veloce, inequivocabile: i corridori
cellone è praticahanno sempre la testa sul manubrio, nessuno potrà dire di
mente il sosia di
non aver capito gli ordini di scuderia. La notizia filtra a
Ivan Drago, quello
fatica dal gruppo nel timore che la federazione
che disse a Rocky
internazionale prenda provvedimenti. Quella dei limiti o
«ti spiezzo in due».
dei divieti alle comunicazioni in corsa è una regola che
Qui per adesso inrende il ciclismo unico
cute timore solo col
nel panorama sportivo.
suo passaggio e
Dati e immagini
Se guardiamo ad auto e
non ha dovuto
moto, i canali di dialogo
aprire bocca. Oggi
Dopo la telemetria
tra team e atleta sono
potrebbe farlo, per
vietata ma utilizzata
molteplici e sofisticati.
soffiare sulle canin futuro arriveranno
Negli sport di squadra ci
deline del suo venmicrocamere (e diritti tv) sono i time out con
tiseiesimo compleanalisi del gioco su
Dominio Marcel Kittel, 25 anni, tedesco, con una volata imperiosa si è aggiudicato la seconda tappa del Giro d’Italia sul traguardo di Belfast (Ap, LaPresse) anno: «Non so se
tablet, in atletica gli
riceverò qualche
allenatori hanno spazi riservati dove conferire con
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI menti dalle spalle del vecchio a 32 denti Kittel —, ma so quali regalo, ma è tutto nelle nostre
boscaiolo Tuft su quelle, tatua- sono gli avversari a cui devo mani — dice —. Non avrò una
saltatori e lanciatori durante le gare. Nelle due ruote — per
Le classifiche
BELFAST — Quella mezzora te con un enorme angelo, del stare attento. Cavendish e pressione particolare, anche
preservare spontaneità tattica e un alone di romanticismo
(scarsa) di sole made in Bel- campione del Mondo under 23 Greipel, che qui non ci sono. perché un anno fa la festa me
— la federazione internazionale limita l’uso delle radio
fast, state sicuri che bacerà so- a Melbourne 2010.
alle gare World Tour. La tecnologia però fa passi da gigante
Bouhanni e Viviani che invece l’ha fatta proprio un francese,
prattutto loro. Se le ragazze,
Così, la corsa più amata da- ci sono e vanno forte. Ho vinto Cocquard, battendomi in Pice le tentazioni — per i direttori sportivi — sono tante.
come è successo ieri, vogliono gli italiani e dagli irlandesi si fa bene, ma se divento arrogante cardia».
Oggi, grazie alla fascia cardio e ai sensori di potenza nei
farsi un autoscatto fuori tempo subito bella con le facce e so- o se comincio a pensare che sia
pedali, un bravo coach può capire ora per ora la
Gli italiani che si erano libemassimo, Marcel Kittel capirà. prattutto il talento di due facile batterli, quello è il mo- rati di Cavendish adesso devocondizione di forma di un suo corridore e consigliargli le
E se la fame gli prenderà lo esponenti della nuova genera- mento in cui inizio a perdere». no fare da spettatori alla conmosse migliori. Con la telemetria breve (quella usata in
stomaco un’ora dopo l’arrivo, zione rampante. La collina atFormula 1), questi dati sarebbero disponibili anche in
Per adesso è stato più fatico- sacrazione di Kittel, che poi al
Michael Matthews addenterà torno alla capitale dell’Ulster è so riprendere i primi quattro Tour dovrà ripetersi contro
corsa. La telemetria è vietata dall’Uci, ma molti se ne
un panino tra una domanda e servita a Jonathan Swift come fuggitivi del Giro che battere Cav e soci. Anche per la maglia
infischiano. E non solo controllano gli atleti dalla
l’altra, come se niente fosse. ispirazione per «I viaggi di Bouhanni, Nizzolo, Viviani e rosa bisognerà ripassare più
macchina ma anche da casa. Come? Grazie a piccoli router
Perché loro sono i predestinati Gulliver»: sul profilo di quei Ferrari in volata. Nell’Irlanda tardi: l’unico sprinter che può
Gprs/Umts — nuclei di telefonini spogliati della tastiera —
del ciclismo, belli e vincenti, saliscendi lo scrittore ci vedeva angustiata dalle lotte religiose strapparla a Matthews con gli
nelle tasche degli atleti. Tramite un software ad hoc, un
Ordine d’arrivo
2ª tappa, Belfast-Belfast, 219 km
che nella città del grande Ge- un gigante dormiente e il Giro scappano un pratese che si abbuoni è ancora Petacchi a
preparatore può analizzare a distanza come funzionano
1. Kittel (Ger) 5.13’25’’ (abb. 10’’)
orge Best mettono l’ennesima quel colosso lo ha scoperto ie- chiama Fedi (a lungo maglia 8’’. «Spero di tenerla una setticuore e polmoni di tutti i suoi nove corridori al Giro e dare
2. Bouhanni (Fra) s.t (abb. 6’’)
crocetta sulla loro fiammante ri, sveglio e pimpante più che rosa virtuale), un belga che si mana» spara Michael, che si fa
loro indicazioni — via sms, appunto — su quando
3. Nizzolo (Ita)
s.t (abb. 4’’)
carlinga di giovani campioni: il mai: «Non faccio io le gradua- chiama Esercito (Armee), il chiamare non a caso «Bling»:
attaccare (o come difendersi) lungo una salita o su quando
4. Viviani (Ita)
s.t.
tedescone biondo non si torie e non posso dire se sono colombiano Romero Corredor «brillante, figo, ingioiellato» e
alleggerire il rapporto durante una crono. Questi dati,
5. Ferrari (Ita)
s.t.
scompone nemmeno i capelli il più forte al mondo — sorride e l’erbivoro olandese Tjallingii, se l’è pure fatto scrivere sulla
abbinati alle immagini di microcamere montate sulle bici,
6. Belletti (Ita)
s.t.
scolpiti e domina con impresrivoluzionerebbero le dirette tv del ciclismo. Il veto al loro
targa del suo Suv targato Mon7. Swift (Gbr)
s.t.
sionante facilità il primo
utilizzo non ha motivi romantici: la federazione sta
tecarlo: «Qualcuno vedendo8. Matthews (Aus)
s.t.
sprint del Giro; il ricciolino di
quantificando quanto questa tecnologia possa valere in
mi può pensare che io sia un
9. Appollonio (Ita)
s.t.
Canberra ammette che la tattitermini di diritti tv.
idiota, ma non lo sono». Mai
anni in due
10. Farrar (Usa)
s.t.
ca di squadra è stata perfetta,
Marco Bonarrigo
fermarsi alle apparenze.
per Marcel Kittel e Michael Matthews:
12. Chicchi (Ita)
s.t.
così la maglia rosa è scivolata
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
25 per il tedesco e 23 per l’australiano
15. Ruffoni (Ita)
s.t.
per una questione di piazza© RIPRODUZIONE RISERVATA
29. Scarponi (Ita)
a 3’’
30. Quintana (Col)
s.t.
31. Cunego (Ita)
s.t.
33. Uran Uran (Col)
s.t.
34. Roche (Irl)
s.t.
35. Aru (Ita)
s.t.
58. Evans (Aus)
s.t.
64. Pellizotti (Ita)
s.t.
89. Tuft (Can)
s.t.
100. Basso (Ita)
s.t.
113. Rodriguez (Spa)
s.t.
cap: è stato fra i primi ingaggiati da sper, uno chef solo per lui: «La mattiDA UNO DEI NOSTRI INVIATI provocava con l’offerta del «miglior
196. Sella (Ita)
a 3’45’’
roastbeef della zona». E ha tagliato
una società cinese, è andato a impol- na latte di soia, succhi e cereali; la seClassifica generale
BELFAST
—
Scappa
tre
chilometri
via
il
Bushmills
Inn,
dove
un
altro
verarsi nei Tour del Burkina Faso, ha ra riso, pasta, proteine vegetali...
1. Matthews (Aus, foto) 5.37’54’’
dopo
la
partenza.
Scoppia
tre
chilocartello
prometteva
carne
sulla
torba
vinto un Tour del Belgio, imbastì una Non è difficile, anche se si è atleti: è
2. Durbridge (Aus)
a 3’’
metri prima dell’arrivo. In mezzo, innaffiata dal whisky più antico del
memorabile fuga alla Milano-Sanre- normale. Quel che conta d’uno spor3. Santaromita (Ita)
s.t.
duecentotredicimila
metri
di
hall
of
mondo.
Dai
prati
zuppi,
poi,
era
tutto
mo, a un Tour de France fece 40 chi- tivo è lo stile di vita, non l’alimenta4. Tuft (Can)
s.t.
fame, senz’altra fama che lo preceda un hop-hop d’un pubblico che adlometri con un’anca rotta... Ora vuol zione. A volte ci si stupisce di me che
5. Weening (Ola)
s.t.
e
senza
fame
supplementare
che
lo
dentava
bacon
e
di
vegetale
aveva
sofar vedere che c’è sempre un’alterna- mangio vegetariano. Però credo sia6. Meyer (Aus)
s.t.
divori: la prima grande fuga del Giro lo l’erba intorno. Povero Maarten.
tiva alle abitudini della massa, «a un no altre le cose che devono sorpren7. Uran Uran (Col)
a 8’’
è
d’un
olandese
che
ha
il
nome
d’un
Unica
consolazione,
un
belato
grato
mercato che c’impone comporta- dere...». Fanatico? «Se i miei figli mi
8. Brambilla (Ita)
s.t.
vulcano oceanico, Tjallingii, e la no- di pecore: viva chi mangia chilomementi alimentari di cui non ci ren- chiedono d’andare a un fast food, ce
9. Serry (Bie)
s.t.
mea
sommersa
d’un
atleta
un
po’
tri
senza
mangiare
noi.
diamo nemmeno conto», e si può li porto...». Davvero?... «A bere una
10. Petacchi (Ita)
s.t.
strano che mangia solo vegetariano,
Fuga per la lattuga. Non sarà come
sognare anche un oro al pomodoro: bibita, chiaro!...». E se un giorno ar14. Evans (Aus)
a 10’’
vince
la
prima
maglia
azzurra
degli
vincere
l’insalatiera
di
Wimbledon,
«Non tocco carne, uova, pesce da riva un hamburger, a sponsorizzarti?
23. Roche (Irl)
a 26’’
scalatori, arriva al traguardo e non conquistare questo Gran premio delsempre — dice —. Non è che li dete- «Corro lo stesso. Il ciclismo è uno
38. Scarponi (Ita)
a 41’’
beve
neanche
un
integratore.
«È
stala
Montagna
piazzato
su
un’altura
di
sti, è che non li ho mai assaggiati. sport da uomini liberi, e questo vale
Baci
Maarten
Tjallingii,
37
anni
39. Aru (Ita)
s.t.
ta durissima», commenta lui ovvio, 261 metri (praticamente una duna
Non m’interessano. In casa mia sono anche per chi lo guarda». Passa il
47. Kittel (Ger)
a 46’’
ma forse non c’entrano solo la piog- da golf). Ma è pur sempre da album me i triatleti che predicano l’astinen- vegetariani i miei nonni, i miei geni- cuoco Jasper: che vuoi per cena,
52. Basso (Ita)
a 56’’
gia e la fatica. Che sadico, in fondo, delle figurine diventare il primo, za ovina&bovina... A 37 anni e 83 tori, mia moglie, i miei bambini… Maarten? «Ho visto come vanno i co57. Quintana (Col)
s.t.
chi gli ha disegnato il percorso: a un l’unico, il più famoso ciclista al mon- chili, rimasto senza un rene quan- V’assicuro che nessuno è deperito. lombiani. Ma non credo mangino
111. Cunego (Ita)
a 1’23’’
certo punto della sua tappa, Maarten do che non si nutra di qualunque d’era piccolissimo e costretto a bere Mio figlio ha già muscoli mica ma- come me».
122. Rodriguez (Spa)
a 1’36’’
Tjallingii ha dovuto sfiorare e igno- bendidio animale: come la Navrati- molto, Maarten dimostra da una vita le». La sua squadra, la Belkin, gli
Francesco Battistini
196. Carretero (Pan)
a 9’44’’
rare l’Ellie May’s Restaurant che lo lova, Edwin Moses e Carl Lewis, co- che ci si arrangia anche con l’handi- mette ogni giorno a disposizione Ja© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo sprinter: «Il migliore? Non faccio io le graduatorie...»
48
Cibo&pedalate Tanta volontà e niente carne per l’olandese Tjallingii che scappa per 213 km, vince la maglia degli scalatori e poi crolla
La fuga per la lattuga (tra le tentazioni) di Maarten
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Sport 43
italia: 51575551575557
Formula 1
Le Rosse a fondo
nelle qualifiche
del Gp di Spagna
Montezemolo
avrebbe incontrato
Newey per il 2015
Così al via alle 14
Dominio
Lewis Hamilton alla quarta pole
consecutiva con la sua Mercedes
(Ap)
La Ferrari raddoppia il distacco
Raikkonen (6°) e Alonso (7°) a quasi 2 secondi da Hamilton
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BARCELLONA — Lascia o
raddoppia? Raddoppia. Nel
senso dello scarto della Ferrari
dalla Mercedes del poleman
Lewis Hamilton: il pallottoliere di Montmelò, Circuit de Catalunya, lo stesso del trionfo di
un anno fa, racconta di un secondo e nove decimi, con tendenza a scivolare oltre la soglia
dei due. Altro che riscossa, per
la Rossa tira aria di default: «Il
dato peggiore della qualifica
non è tanto il settimo posto
sulla griglia o quanto sono distante dal podio, bensì il distacco dai migliori», dice Fernando Alonso, che di fronte al
pubblico di casa è stato preceduto pure da Kimi Raikkonen.
Ma fosse solo il compagno di
squadra (sesto), il problema. Il
guaio è che al di là della ormai
consolidata «trimurti» del sabato della F1 (nell’ordine: Ha-
milton e Rosberg — quando
conta, Luigino accomoda
puntualmente Nico al secondo
posto —, quindi Ricciardo),
ieri hanno tirato schiaffi al Cavallino anche Bottas e Grosjean. Che la Williams possa
essere insidiosa, lo si pensa fin
dai test invernali; però se perfino la Lotus dalle finanze precarie mette davanti il suo muso da tricheco, be’, la questione si fa spessa. «E per fortuna
Vettel e Massa hanno avuto
problemi o hanno sbagliato»
aggiunge Alonso indicando
un orizzonte peggiore (scampato) e riportando a galla le
sue parole di giovedì: «Ve
Lontani
Fernando «chiama»
i tifosi ma ammette:
«Siamo lontani dal podio»
l’avevo detto che ritenevo il
podio un sogno. Ora lo reputo
non impossibile, ma difficile:
l’obiettivo è arrivare al traguardo con due macchine,
conquistare più punti possibile e provare a scavalcare Red
Bull e Force India nella classifica costruttori».
Non c’è un passo indietro,
ma nemmeno uno perentorio
in avanti: «Abbiamo collaudato 6-7 soluzioni, però è difficile fare magie» aggiunge Fernando. La F14 T è progredita
rispetto alla Cina, ma alcuni
ritocchi non hanno reso (per
dire: non è stata usata un’ala
anteriore modificata perché
non creava vantaggi a quella
posteriore) e poi quelli delle
Frecce d’Argento «probabilmente hanno esteso il loro margine, grazie anche ai
problemi di aderenza che
tutti gli altri team hanno accusato». Nel pomeriggio rosso
c’è insomma un diffuso senso
di incompiuto, qualcosa che
affonda pure le soddisfazioni
personali: «Non posso essere
felice di stare davanti a Fernando se io sono sesto e lui
settimo: gradirei vedere altre
“fotografie”» spiega Kimi
Raikkonen, modulando, con il
saliscendi del suo tono di voce, vere bastonate. Eccole:
«Segni di progresso? No.
Al mattino (nel P3, ndr)
è stato un disastro; al
pomeriggio è andata
meglio, ma non sono
dove vorrei essere»; «Il
podio? Raggiungerlo
è un desiderio. Ma accadrà?».
Questa precarietà diventa
inevitabilmente l’humus perfetto per le voci più disparate e
per le letture di certi eventi.
Così la visita dell’altro giorno
del presidente Montezemolo è
stata associata da «radio paddock» a un sicuro colloquio
con Adrian Newey, in scadenza di contratto con la Red Bull,
e con un mister «ics» motorista della Mercedes che dovrebbe illuminare circa i segreti delle power unit. Il rischio è di incedere nei retroscena e di perdere il contatto
con la realtà. Quella che Alonso non rinuncia a sfidare, dapprima con un tweet ai tifosi
(«Domani ci vediamo qui,
stesso posto, stessa ora; mi riconoscerete dall’auto rossa
che userò. Let’s do it») e poi,
dopo essersi scambiato abbracci e caschi di gara con Jorge Lorenzo, con una visione
sul futuro: «A Montecarlo ridurremo il divario e dal Canada in poi cercheremo di non
essere così distanti». Visti i
chiari di luna attuali, è un impegno coraggioso.
Flavio Vanetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le qualifiche Avanti l’inglese e Rosberg, il campione partirà 15°
Perplesso
Fernando
Alonso, 32 anni,
oggi partirà
in 7ª posizione,
dietro anche
a Raikkonen
(Epa)
È sempre dominio Mercedes
Vettel sta vivendo un incubo
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BARCELLONA — Lewis e Nico. Nico e Lewis. Invertendo
l’ordine dei fattori, il risultato
non cambia. Ci sono sempre
due Mercedes in testa, gli altri
corrono per il terzo posto. Anche nelle qualifiche la superiorità dei tedeschi è stata imbarazzante. Al Montmelò più o
meno tutti sono scesi in pista
con novità importanti, ma non
è servito a nulla. Hamilton ha
strappato la pole — la quarta
stagionale e la trentacinquesima della carriera — al compa-
gno di squadra con un giro perfetto e rabbioso dopo averlo inseguito a lungo. Non gli piacevano il comportamento della
macchina e le modifiche effettuate nella notte di venerdì. Lo
ha urlato ai box: «Non so come,
ma l’abbiamo peggiorata (rispetto alle libere, ndr)». Troppi
sovrasterzi e poca tenuta. Poi
però è arrivato il «tempone» e
Rosberg ha il morale sotto ai
tacchi. Il piccolo bonus di 5
punti che ha sul rivale potrebbe
esaurirsi veloce come in un videogioco.
Chi sta peggio è sicuramente
Sebastian Vettel, appiedato all’inizio del
Q3 da un problema alla trasmissione. Talmente grave da dover
utilizzare un nuovo
cambio. Retrocesso di 5
posizioni, come prevede il regolamento in questi casi, parte
15°. Un incubo. La sua Red Bull
è fragilissima: per un guasto
elettrico Seb ha saltato quasi
tutte le prove libere. Dice di non
credere alla sfortuna, chissà ancora per quanto. Lontano dai
guai c’è invece il compagno Ricciardo, il primo dei «normali»,
Cosa c’è di Nuovo
staccato di un secondo dalle
Mercedes. Uno scarto infinito.
A Barcellona si è rivista la Williams: Bottas in quarta posizione sta rendendo la vita difficile
a Felipe Massa nella scuderia
inglese: il finlandese fin qui è
andato sempre a punti, mentre
l’ex ferrarista ha rovinato un
bel sabato con un erroraccio.
La vera sorpresa però si chiama
Romain Grosjean, autore fin qui
di un campionato da dimenticare. Lo svizzero-francese porta
un po’ di speranza alla Lotus
dopo che Maldonado aveva demolito la macchina contro un
muretto nei primi minuti delle
qualifiche. Il team di Enstone
naviga in acque agitate, i conti
non tornano. Una mano potrebbe arrivare dall’America: Geene
Haas la prossima settimana sarà
in Inghilterra. Già proprietario
di un team in Nascar, si è assicurato un posto nel circus nel
2015. Con una squadra tutta sua
guidata dagli Usa, almeno questi erano i programmi fino a un
mese fa. Ma perché spendere
una barca di soldi quando con
molto meno si può rimettere in
piedi un team quasi in bolletta?
Daniele Sparisci
notizie dalle aziende
ore 14, circuito di Montmelò
(4.655 metri),
66 giri per 307,104 km
Griglia di partenza
1ª FILA
Hamilton (Gbr) Mercedes
1’25’’232
Rosberg (Ger) Mercedes
1’25’’400
2ª FILA
Ricciardo (Aus) Red Bull
1’26’’285
Bottas (Fin) Williams
1’26’’632
3ª FILA
Grosjean (Fra) Lotus
1’26’’960
Raikkonen (Fin) Ferrari
1’27’’104
4ª FILA
Alonso (Spa) Ferrari
1’27’’140
Button (Gbr) McLaren
1’27’’335
5ª FILA
Massa (Bra) Williams
1’27’’402
Hulkenberg (Ger) Force India
1’27’’685
6ª FILA
Perez (Mes) Force India
1’28’’002
Kvyat (Rus) Toro Rosso
1’28’’039
7ª FILA
Gutierrez (Mes) Sauber
1’28’’280
Magnussen (Dan) McLaren
1’28’’389
8ª FILA
Vettel (Ger) Red Bull
1’27’’052
(retrocesso di 5 posizioni)
Sutil (Ger) Sauber
1’28’’563
9ª FILA
Chilton (Gbr) Marussia
1’29’’586
Bianchi (Fra) Marussia
1’30’’177
10ª FILA
Ericsson (Sve) Caterham
1’30’’312
Kobayashi (Gia) Caterham
1’30’’375
11ª FILA
Maldonado (Ven) Lotus
s.t.
Vergne (Fra) Toro Rosso
1’28’’194
(retrocesso di 10 posizioni)
Così in tv
ore 14: diretta SkySportF1
ore 21: differita Raiuno
Mondiale piloti
1. Rosberg (Ger)
79
2. Hamilton (Gbr)
75
3. Alonso (Spa)
41
4. Hulkenberg (Ger)
36
5. Vettel (Ger)
33
6. Ricciardo (Aus)
24
7. Bottas (Fin)
24
8. Button (Gbr)
23
9. Magnussen (Dan)
20
10. Perez (Mes)
18
11. Massa (Bra)
12
12. Raikkonen (Fin)
11
Mondiale costruttori
1. Mercedes
154
2. Red Bull-Renault
57
3. Force India-Mercedes
54
4. Ferrari
52
© RIPRODUZIONE RISERVATA
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
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raramente possono manifestarsi reazioni
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
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CorriereSalute
LE PAGINE DEL VIVERE BENE
www.corriere.it/salute
Diritto
Medicina
Medicina
Medicina
Sangue infetto,
a rischio
gli indennizzi
Cause e cure
della paralisi
del nervo facciale
Ioni carbonio
contro
i tumori «difficili»
Che cosa fare
se il bambino
«soffoca»
a pagina 53
a pagina 49
MEDICI CHE IMPARANO
DAI MALATI
a pagina 51
a pagina 48
A chi serve
mangiare
senza
glutine
di SILVIO GARATTINI*
I
l rapporto fra medico e paziente ha attraversato
almeno tre fasi negli ultimi decenni.
Nella prima, tradizionalmente, il medico era
l’indiscusso decisore; il paziente aveva completa
fiducia, anche perché non vi erano strumenti
che concedessero alternative.
L’avvento di sofisticate metodologie, soprattutto
diagnostiche, ha reso sempre più impersonale questo
rapporto. Questo secondo periodo ha offerto al medico
diagnosi più certe e più opzioni terapeutiche, ma ha
anche raffreddato l’empatia che è elemento importante
per il benessere del paziente.
Il terzo periodo, quello in corso, dà più potere
al paziente, che ha maggiore accesso alle informazioni
mediche, fatto in sé positivo, ma che ha anche i suoi
limiti: infatti, non tutte le fonti sono attendibili,
in quanto spesso utilizzate da chi vuole imporre idee o
vendere prodotti.
Inoltre, la scarsa
preparazione scientifica
della nostra società induce
spesso a semplificare e
generalizzare conoscenze
I pazienti vanno
vanno invece
inclusi nel «team» che
rielaborate nel giusto
contesto. Il medico
che prende
reagisce richiedendo
le decisioni
il consenso formale anche
terapeutiche
per gli interventi minori,
intendendo così limitare
le proprie responsabilità.
Questo terzo periodo potrebbe invece essere
particolarmente favorevole a ristabilire un rapporto
ottimale fra medico e paziente. Per questo sono
necessarie almeno tre condizioni. La prima è che il
medico accetti la nuova realtà: il paziente avrà sempre
più accesso alle informazioni; e il medico può trovarsi di
fronte a pazienti più aggiornati di lui su un dato
problema. Da qui la seconda condizione: il medico deve
trarre vantaggio dalla cultura del paziente e includerlo
nel team che prende decisioni. Ascoltare è perciò la
parola d’ordine; e, in qualche caso, avere anche l’umiltà
di imparare. Infine, la terza condizione: il paziente
va educato a filtrare criticamente le informazioni e
soprattutto a non ritenere che la medicina sia
onnipotente.
* Direttore dell’Istituto di Ricerche
Farmacologiche Mario Negri
?
❜❜
Secondo gli ultimi studi
l’ipersensibilità al glutine
esiste davvero, ma sarebbe
molto meno diffusa
di quanto si pensi. Invece,
la vera celiachia è ancora
poco riconosciuta.
In ogni caso, se non c’è
un’indicazione non ha senso
una dieta «gluten-free»
di ELENA MELI
alle pagine 46-47
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il numero
Sulla sicurezza dei farmaci
cittadini sempre più protagonisti
Con l’introduzione della possibilità
di segnalazione diretta da parte dei cittadini europei, il ruolo della società
nell’ambito dell’attività di farmacovigilanza è fortemente cresciuto. In Europa, tra il 2011-2012 e il 2012-2013 le
segnalazioni di reazioni avverse da
farmaco da parte dei cittadini sono
passate dalle
15.371 precedenti all’introduzione delle nuove
norme sulla siLe vite umane
curezza dei meche si potranno salvare
dicinali, alle
ogni anno grazie
24.887 dopo la
alla farmacovigilanza,
nuova normatisecondo una stima
va. «Si tratta di
dell’Agenzia europea
un incremento di
per i medicinali
circa il 60%» evi-
( )
5 mila
denzia nella prima relazione sull’attuazione della legislazione sulla farmacovigilanza presentata dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) alla
Commissione europea. Passi avanti
anche per quanto riguarda il numero
di segnalazioni da parte dei professionisti sanitari: da 128.615 nel periodo
pre-legge, a 158.134 dopo la legge.
Secondo l’Ema è possibile stimare
che «le nuove misure permetteranno di
salvare circa 5 mila vite umane all’anno e di risparmiare annualmente qualcosa come 2,5 miliardi di euro a livello
europeo».
PER SAPERNE DI PIÙ
Agenzia europea per i medicinali
www.ema.europa.eu/ema
46 Salute
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
dossier medicina
di ELENA MELI
Conflitti di interesse
Gino Roberto Corazza, Caterina Pilo e Umberto Volta dichiarano di non avere conflitti di interesse in merito
agli argomenti trattati; Carlo Catassi dichiara di essere consulente scientifico del Dr. Schär Institute
e di Menarini Diagnostici; Luca Elli dichiara di essere membro del comitato scientifico del Dr. Schär Institute.
Nuovi dati Finalmente alcune ricerche portano un po’ di chiarezza su un disturbo parecchio discusso dagli esperti
L’ipersensibilità al glutine
esiste davvero. Ma non è diffusa
Il problema riguarderebbe una quota di popolazione appena sopra l’1 per cento
È
un vero disturbo da
curare con una dieta
restrittiva, oppure è
soltanto una moda,
l’ennesimo regime
alimentare più o meno bizzarro?
Sulla sensibilità al glutine
non celiaca da tempo anche
gli esperti si dividono: secondo alcuni di loro è un vero problema clinico, con sintomi simili, ma non identici,
alla celiachia, e riguarda una
fetta consistente della popolazione; gli scettici, al contrario, ritengono che proprio
non esista e che sia solo un
mezzo per vendere i prodotti
senza glutine a una platea più
ampia di consumatori.
Ora i dati raccolti dai gastroenterologi sembrano offrire le prime certezze: intanto, la sensibilità al glutine
non celiaca esiste davvero,
ma forse è un po’ diversa da
come ce la immaginavamo e,
soprattutto, riguarda una
frazione più contenuta della
popolazione generale, nulla a
che vedere con il 6 per cento
ipotizzato in passato.
Lo dimostrano le ultime
ricerche italiane sull’argomento, fra cui una, in pubblicazione su Bmc Medicine,
promossa dall’Associazione
«Preferenze»
I malesseri sono
più frequenti
nelle donne,
associati spesso
a colon irritabile
Italiana Celiachia (Aic) e dalla Fondazione Celiachia, coordinata da Umberto Volta,
docente di medicina interna
all’Università di Bologna, e
Gino Roberto Corazza, direttore della Clinica Medica dell’Università di Pavia e presidente della Società Italiana di
Medicina Interna.
Lo studio, raccogliendo
informazioni su quasi 500
casi di sospetta sensibilità al
glutine arrivati in 38 Centri
specializzati, traccia un profilo circostanziato dei pazienti.
«Il problema è molto più
frequente nelle donne e tipicamente, oltre ai sintomi intestinali, si manifesta con disturbi neurologici (si veda la
grafica) — spiega Volta —. I
disagi nel 90 per cento dei casi compaiono entro 24 ore
dall’assunzione del glutine e
spesso il disturbo si associa
ad altre patologie, fra cui colon irritabile, intolleranze
alimentari e allergie. Confrontando il numero di pazienti con sospetta sensibilità al glutine con quello delle
nuove diagnosi di celiachia
registrate negli stessi Centri
durante il medesimo tempo
di osservazione, abbiamo
inoltre scoperto che il rapporto è di 1,15 a 1: in altri termini, se la celiachia riguarda
l’1 per cento della popolazione, la sensibilità al glutine è
soltanto di pochissimo più
diffusa».
Lo conferma un’ulteriore
ricerca, di cui sono disponibili i dati preliminari, coordinata dallo stesso Corazza e
condotta su 120 pazienti arrivati a un Centro di gastroenterologia con il sospetto di
sensibilità al glutine. «Innanzitutto, abbiamo valutato
i partecipanti per escludere
chi aveva una vera celiachia,
un’allergia al frumento,
un’intolleranza ai Fodmap
(ovvero polioli, mono-, di- e
oligo-saccaridi che favoriscono la fermentazione intestinale e si trovano ad esempio in succhi di frutta, gomme da masticare o altri cibi
contenenti sorbitolo, maltitolo e simili, ndr) o il colon
irritabile, un problema spesso confuso con disturbi legati al glutine, così da identificare chi poteva avere una
sensibilità al glutine “pura”
— spiega Corazza—. I 65
soggetti rimasti sono stati
sottoposti a una dieta senza
glutine e poi esposti alla sostanza o a un placebo: né i
partecipanti né i medici sapevano cosa stessero introducendo, perché il glutine
era dato sotto forma di capsule, in modo che non fosse
riconoscibile. Se infatti lo si
aggiunge alle preparazioni
alimentari, essendo molto
vischioso, ci si può accorgere
della sua presenza».
«Abbiamo somministrato
glutine in piccole quantità
analoghe a quelle introdotte
mangiando una fetta di pane
o un piatto di pasta — aggiunge Antonio Di Sabatino,
coautore dello studio e ricercatore presso la Clinica Medica dell’università di Pavia —.
A un certo punto, poi, chi
aveva ricevuto glutine ha
preso il placebo e viceversa. I
partecipanti sono stati analizzati per capire se i sintomi
comparissero o meno in presenza del glutine, inoltre abbiamo studiato volontari sani per valutarne gli effetti in
chi non riferisce sintomi».
I risultati confermano che
la sensibilità al glutine esiste
e mostrano che questa sostanza per il nostro organismo è difficile da “maneggia-
re”: pure in chi non ha sintomi ad esempio provoca una
maggior fermentazione nell’intestino. «L’uomo non è
“abituato” al glutine, entrato
nella nostra dieta tardi durante l’evoluzione: nella
maggior parte delle persone
non crea fastidi, ma alcuni,
pur non essendo celiaci, avvertono sintomi reali — osserva Corazza —. I meccanismi alla base della sensibilità
al glutine possono essere vari
e avere ciascuno un ruolo più
o meno rilevante in individui
distinti: il disturbo ad esempio può presentarsi in chi ha
una soglia di sensibilità viscerale più bassa, per cui ciò
che di solito non infastidisce
provoca un malessere evidente; in altri casi l’effetto
pro-fermentazione può essere più marcato; in altri ancora
il problema può manifestarsi
perché il glutine è una esorfina, ovvero un’endorfina
esterna che stimola il sistema
Provvedimenti
Dubbi sulla scelta e sul livello
del regime dietetico da seguire
La sua esistenza è messa in dubbio, non si sa bene come
diagnosticarla, c’è incertezza pure su come trattarla. Accanto
a chi ritiene che l’unica cura sia l’esclusione totale del glutine
dalla dieta anche per la sensibilità al glutine, ci sono esperti
più “tolleranti”, come Gino Roberto Corazza, presidente SIMI:
«Una dieta rigida potrebbe non essere necessaria: potrebbe
bastare ridurre le dosi di glutine o assumerlo più
sporadicamente per veder scomparire i sintomi». Di certo la
dieta senza glutine non è un regime dimagrante: «Non ha
senso pensarlo — osserva Carlo Catassi, pediatra
dell’Università Politecnica delle Marche —. Tanti hanno
l’impressione di stare meglio mangiando prodotti privi di
glutine e questa alimentazione si è diffusa come una moda,
ma in questi casi la scelta non ha nulla a che vedere con
celiachia o sensibilità al glutine». Non c’è motivo di eliminare
il glutine, se non c’è una diagnosi di intolleranza.
nervoso con proprietà simili
agli oppioidi, proprietà che
spiegano probabilmente la
frequenza dei sintomi neurologici». Anche questa ricerca
conferma i dati secondo cui
la reale percentuale dei pazienti sarebbe esigua.
«La diffusione esatta è tuttora difficile da stimare perché gli studi sono pochi e
l’argomento complesso —
interviene Carlo Catassi, docente di pediatria all’Università Politecnica delle Marche
—. Quello che più conta, se si
teme di essere sensibili al
glutine, è sottoporsi ai test
per la diagnosi di celiachia:
purtroppo molti cedono all’auto-diagnosi e iniziano
una dieta di eliminazione fai
da te, ma questo è pericoloso
perché il paziente potrebbe
essere celiaco, non scoprirlo
ed esporsi così ai rischi e alle
complicanze della patologia
(si veda a lato)».
«Il web e il mercato hanno
cavalcato la “moda” e ormai
la dieta senza glutine è uno
stile di vita per molti — sottolinea Caterina Pilo, presidente Aic —. Questo è preoccupante, perché, oltre ad allontanare dalla diagnosi i veri celiaci, ha contribuito a
ridurre la percezione della
gravità della malattia: l’Europa, ad esempio, un anno fa ha
“declassato” i celiaci dai
gruppi di consumatori le cui
esigenze nutrizionali vanno
tutelate. È perciò indispensabile fare maggior chiarezza».
Anche perché scegliere la
dieta senza glutine pensando
che sia “migliore” costa caro:
secondo i dati Aic, in Italia si
spendono poco meno di 6
milioni di euro al mese per
acquistare prodotti senza
glutine di cui non avrebbero
alcun bisogno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lavori in corso Avviato nel nostro Paese un ampio studio
Decine di centri coinvolti
per scoprire esami specifici
C
ercare di capire che
cosa sia la sensibilità
al glutine, quanti siano i pazienti e soprattutto come possa essere diagnosticata è un obiettivo per molti. Anche l’Associazione Italiana Gastroenterologi
ed endoscopisti digestivi
Ospedalieri (Aigo) sta conducendo un’ampia ricerca, lo studio Glutox, che coinvolge decine di Centri in tutta Italia e vuole arrivare ad arruolare circa
mille persone fra chi arriva in
un ambulatorio gastroenterologico lamentando sintomi associati all’assunzione del glutine.
«Per il momento abbiamo
analizzato un centinaio di pazienti e anche noi abbiamo verificato l’esistenza della sensibilità al glutine — racconta Luca Elli del Centro Celiachia del
Policlinico di Milano, responsabile dello studio Glutox —.
Oltre a stabilire la prevalenza
del disturbo, vorremmo anche
individuare un metodo per la
diagnosi. In futuro forse potremo riuscirci, dopo aver escluso
celiachia, allergie e altre intolleranze note, sottoponendo i
pazienti a test con glutine occulto come stiamo facendo per
lo studio in corso: comunque si
tratterà di un percorso lungo e
complesso, che richiederà la
collaborazione attiva dei pa-
zienti». «Test specifici al momento non esistono — conferma Carlo Catassi, docente di
pediatria all’Università Politecnica delle Marche —. Gli anticorpi anti-gliadina, che spesso
sono presenti in pazienti con
sensibilità al glutine e regrediscono con la dieta, potrebbero
supportare un’ipotesi diagnostica, ma non sono marcatori
specifici».
«Trattandosi molto probabilmente di una sindrome multifattoriale sarà difficile trovarne — osserva Gino Roberto Corazza, presidente della Società
Italiana di Medicina Interna —.
Complicato anche affermare,
come talvolta accade, che la
sensibilità al glutine sia una
condizione solo temporanea:
non esistono studi sufficientemente lunghi che lo abbiano
provato, nessuno sa se non corrisponda ad esempio a una primissima fase di celiachia».
«Di certo, proprio perché è
così complessa, la diagnosi
non può e non deve essere affidata al paziente: prima di ipotizzare “test di provocazione”
con il glutine o la ricerca degli
anticorpi anti-gliadina, bisogna sempre aver escluso tutte
le altre patologie che potrebbero dare sintomi simili alla sensibilità al glutine» conclude
Catassi.
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Salute 47
italia: 51575551575557
Le differenze
CELIACHIA
1%
Stima della quota
di popolazione
con questa
intolleranza
Che cos'è
Le cause
Sintomi
Sintomi
gastrointestinali extraintestinali
Diagnosi
Terapia
Complicanze
Intolleranza
al glutine su base
autoimmune.
Colpisce più
spesso le donne
(2:1 rispetto
agli uomini)
Specifici frammenti
del glutine attivano
il sistema
immunitario,
che aggredisce
proteine
dell'organismo,
portando,
ad esempio,
alla scomparsa
dei villi intestinali
Diarrea
o stitichezza,
dolori addominali,
gonfiore,
meteorismo,
difficoltà digestive
Stanchezza cronica,
dimagrimento,
scarso accrescimento
(nei bambini),
afte frequenti, anemia,
osteoporosi precoce,
transaminasi alte,
anomalie dello smalto,
infertilità, cefalea,
dolori articolari
e muscolari
Positività agli anticorpi
anti-transglutaminasi
(anche anti-endomisio
e anti-gliadina),
presenza di specifici geni che
predispongono alla celiachia
(HLA-DQ2/DQ8),
lesioni intestinali visibili
alla biopsia (villi appiattiti)
Va eliminata
qualsiasi traccia
di glutine
dalla dieta,
per tutta la vita
Linfomi intestinali,
osteoporosi, anemia,
sterilità e aborti frequenti;
maggiore probabilità
di sviluppare altre
malattie
autoimmuni
(tiroidite
autoimmune,
psoriasi, diabete I)
Maggiore
sensibilità
al glutine, senza
segni di celiachia
o di allergia
al frumento.
Colpisce
più spesso le donne
(5,5:1 rispetto
agli uomini);
è poco frequente
nei bambini
Si ipotizza che
in alcune persone
ci sia una ridotta
soglia di sensibilità
al glutine o che
la sostanza abbia
un maggior effetto
fermentante
o un'azione
più potente
a livello del sistema
nervoso centrale
Dolori addominali
e gonfiore
(80% dei casi),
meteorismo,
diarrea (55%),
stipsi (15-20%),
reflusso
gastroesofageo
(15-20%)
Cefalea, stanchezza,
mente annebbiata;
comuni anche dolori
articolari
e rash cutaneo,
anemia (15-20%
dei casi contro il 40%
nella celiachia)
Possibile solo dopo aver
escluso la presenza
di celiachia, allergie
e intolleranze alimentari,
colon irritabile; non esistono
marcatori diagnostici validati.
In teoria la diagnosi
può essere fatta solo
con complessi
«test di provocazione»,
dando il glutine
senza che il paziente sappia
che lo sta assumendo
Non è chiaro
se sia
indispensabile
l'eliminazione
completa
del glutine
o se possa
bastare
ridurne le dosi
Non esistono ancora
dati sufficienti a stabilire
se vi sia un maggior
rischio di altre patologie
(le prime segnalazioni
indicano associazione
con alcune malattie
autoimmuni,
nel 15% dei casi)
150.000
i casi diagnosticati
SENSIBILITÀ
AL GLUTINE
1,15%
Stima della quota
di popolazione
che presenta
questa condizione
CORRIERE DELLA SERA
Scarsa informazione Passano ancora in media sei anni prima che i malati abbiano certezza della loro condizione
La celiachia invece è ancora poco diagnosticata
Eppure i test sono codificati. E la giusta alimentazione è la terapia efficace
L’
iceberg della celiachia sta emergendo:15-20 anni fa pochi conoscevano
questa malattia e
pochissimi ricevevano la diagnosi, oggi moltissimi sanno
più o meno che cos’è e quali sintomi intestinali e non (si vedi la
grafica) possano dipendere proprio dalla celiachia. «Nonostante ciò mancano ancora pazienti
all’appello: in Italia, stando alle
stime, dovremmo avere circa
600mila casi, ma i diagnosticati
sono circa 150 mila — osserva
Caterina Pilo, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia —.
Inoltre, in media, occorrono ancora sei anni prima della diagnosi perché tuttora i pazienti
“vagano” facendo spesso esami
inutili o rivolgendosi alla medicina alternativa». Eppure l’iter
diagnostico è codificato: si cercano nel sangue gli anticorpi anti-transglutaminasi, anti-endomisio e anti-gliadina, poi si conferma il sospetto con una biopsia intestinale, che mostra la
scomparsa dei villi intestinali; in
alcuni casi si aggiunge l’analisi
genetica, perché la predisposizione alla celiachia dovuta alla
presenza di specifiche varianti
del Dna è una condizione indispensabile perché si sviluppi la
malattia. Negli ultimi 10 anni il
numero delle nuove diagnosi è
cresciuto circa del 10% all’anno,
in parte per la maggior sensibilità al problema, in parte perché la
patologia sembra in aumento,
come spiega Luca Elli, del Centro
Celiachia del Policlinico di Milano: «Studi condotti su campioni
di sangue congelati anni fa suggeriscono che la celiachia riguardi oggi una parte più consistente della popolazione rispetto
al passato. È probabile che ciò
sia legato alla modifica dei prodotti alimentari, perché alcuni
grani sono stati selezionati per
contenere più glutine e potrebbero perciò essere più “aggressivi” per un maggior numero di
persone; inoltre, la celiachia è in
crescita come tutte le altre patologie autoimmuni, per motivi
solo parzialmente noti, tra cui ad
esempio l’inquinamento ambientale che farebbe “deragliare”
più spesso la risposta immunitaria».
Nel caso della celiachia, infatti, il sistema immunitario risponde in maniera anomala al
glutine e attacca l’organismo,
provocando la distruzione delle
estroflessioni dell’intestino, i
villi deputati all’assorbimento
dei nutrienti. «L’intestino è il
maggior punto di contatto fra il
nostro organismo e l’ambiente:
è 100 volte più esteso della pelle
e contiene grandi quantità di
linfociti — spiega Gino Roberto
Corazza, direttore della Clinica
Medica al Policlinico San Matteo
di Pavia —. Ha perciò una enorme reattività immunologica e
alcuni fattori possono scatenarne la risposta eccessiva contro il
glutine: la terapia con interferone, un potente stimolatore aspecifico del sistema immunitario,
può ad esempio favorire la comparsa di celiachia, così come
nel corredo genetico, è più a rischio di sviluppare conseguenze
negative — spiega Corazza —.
Lo stesso è vero per chi riceve la
diagnosi con ritardo, perché resta più a lungo in contatto con il
glutine; anche la mancata aderenza alla dieta, l’unica terapia
possibile, espone a rischi».
Non essere rigidi nell’esclusione del glutine, aumentando
l’infiammazione intestinale e
generale, sembra associarsi ad
esempio a una probabilità più
elevata di coronaropatie. Per
Il meccanismo
Il glutine è una sostanza proteica presente in numerosi cereali
tra cui frumento, farro, kamut e orzo. L’assunzione di alimenti
contenenti glutine causa in chi soffre di celiachia una risposta
immunitaria che provoca, fra l’altro, un’infiammazione cronica
dell’intestino e la progressiva scomparsa dei villi intestinali.
Il conseguente malassorbimento può dare disturbi
della crescita durante il periodo dello sviluppo
INTESTINO
SANO
Villi
intestinali
l’esposizione a qualsiasi elemento che possa attivare l’immunità». Così nei soggetti predisposti la malattia può comparire a ogni età, magari dopo
un’infezione, a seguito di uno
stress, perfino dopo un viaggio
in cui le condizioni igieniche
precarie abbiano alterato le condizioni dell’intestino. Purtroppo, la celiachia è anche associata
a complicanze: se non è ben curata, ad esempio, può favorire la
comparsa di linfomi intestinali,
osteoporosi, infertilità e, se ci si
ammala da piccoli, può compromettere l’accrescimento corporeo. «Chi è omozigote per il gene
che predispone alla celiachia,
ovvero ne possiede due copie
In Italia
Per il Ministero
della Sanità
lo scorso anno
i casi accertati
erano 148.000
INTESTINO
CELIACO
Atrofia
dei villi
intestinali
fortuna, però, la vita dei celiaci
oggi è molto più semplice rispetto al passato, perché l’Italia è
uno dei Paesi dove c’è stata maggiore attenzione al problema e
basta entrare in un supermercato per accorgersi che ormai esistono prodotti senza glutine per
tutti i gusti.
Il neo è il costo, più elevato rispetto agli analoghi con glutine:
«Non a caso il Servizio Sanitario
Nazionale prevede un aiuto
mensile di circa 100 euro per le
donne celiache e 140 per gli uomini (la quota dipende dal diverso fabbisogno calorico e “copre” il 35 per cento delle calorie
quotidiane che, mediamente,
dovrebbero venire da cibi conte-
Sussidio
Lo Stato riconosce
dai 100 ai 150 euro
mensili
per l’acquisto
dei cibi idonei
nenti glutine, ndr) — osserva
Pilo —. La sfida, con l’aumento
delle diagnosi, sarà continuare a
garantire il sostegno a tutti. È
importante insegnare ai pazienti
a privilegiare gli alimenti naturalmente privi di glutine, come il
riso. Infine, è essenziale migliorare l’offerta per i celiaci nella ristorazione fuori casa, anche se
molto è già stato fatto: oggi nelle
mense pubbliche e nelle scuole
si devono poter trovare menu
per celiaci e questa è una conquista per tutti, perché formare
gli operatori in modo che sappiano gestire regimi alimentari
particolari significa avere mense
dove possono essere preparati in
sicurezza piatti per chi è allergico. Anche i locali “gluten-free”
sono sempre di più: la guida ai
ristoranti per celiaci (si può scaricare sul sito www.celiachia.it o
come app, ndr) include già oltre
3 mila segnalazioni».
Peraltro, la celiachia è forse
l’unica malattia in cui l’arrivo
della diagnosi significa benessere: togliendo il glutine dalla dieta, l’unica terapia a oggi possibile ed efficace, infatti i pazienti
tornano subito a stare bene perché i sintomi scompaiono e l’intestino “rinasce” letteralmente,
visto che pian piano i villi atrofizzati si riformano. Di certo però escludere il glutine dalla dieta
non è banale, così i ricercatori,
che oggi conoscono molto meglio la cascata di eventi responsabili della celiachia e le parti del
glutine più “dannose”, stanno
cercando strade alternative per
la cura: è allo studio ad esempio
un vaccino, un immunomodulante composto da tre grosse
proteine che contengono i frammenti di glutine responsabili
dell’attivazione dei linfociti.
Iniettato sottocute, indurrebbe
tolleranza sopprimendo la risposta immunitaria, stando agli
studi condotti sugli animali; le
sperimentazioni su volontari
sembrano indicare che si tratti
di un farmaco non pericoloso,
ma la sua efficacia è ancora tutta
da dimostrare. Lo stesso dicasi
per le pillole che dovrebbero eliminare la tossicità del glutine,
da quelle da prendere prima dei
pasti, che dovrebbero bloccare il
trasporto del glutine attraverso
la mucosa intestinale, alle pillole
da introdurre mentre si mangia,
in grado di “digerire” il glutine
frammentandolo e rendendolo
innocuo. «Realisticamente non
riusciremo ad approdare a soluzioni diverse dalla dieta in un
prossimo futuro: le ricerche proseguono, ma occorreranno anni
prima di vederne i risultati con-
creti e forse anche allora la dieta
di esclusione rimarrà il pilastro
fondamentale della terapia —
sottolinea Carlo Catassi, pediatra
dell’Università Politecnica delle
Marche, fra i massimi esperti di
celiachia del Paese —. Invece,
potremmo arrivare abbastanza
presto allo screening per la celiachia, così da portare allo scoperto tutti i pazienti che ancora non
sanno di esserlo: tuttora il 60-70
per cento dei casi sfugge alla
diagnosi. Le esperienze condotte finora mostrano che lo screening con i test sul sangue è possibile e relativamente semplice;
resta da capire a quale età sarebbe opportuno farlo, se non sarebbe piuttosto utile cercare chi
ha il gene che predispone alla
celiachia (chi ne è privo non può
ammalarsi, ndr). Il problema
semmai è sostenere i costi che le
nuove diagnosi comporterebbero per il Servizio Sanitario, ma
identificare tutti i casi sarebbe
più che utile: anche la celiachia
silente, che non dà sintomi, alla
lunga può avere conseguenze
negative per la salute e dovrebbe
quindi essere identificata».
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48 Salute
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
medicina
WEB
L’esperto risponde alle domande
dei lettori sulla radioterapia all’indirizzo
forum.corriere.it/
sportello_cancro_radioterapia
D’ARCO
Il sincrotrone
COME FUNZIONA
B
A Le particelle di protoni o ioni carbonio vengono
accelerate dapprima in un percorso lineare,
B quindi fatte circolare in un anello di 80 metri,
Tecnologia
Oncologia La frontiera della particelle subatomiche
«Proiettili»
sparati al 70%
della velocità
della luce contro
le cellule malate
Nel mondo
Giappone
e Germania
i pioneri
Il Giappone ha cominciato a
trattare i pazienti con gli ioni
carbonio fin dal 1994, quando ha
aperto il centro di Chiba che oggi
conta una casistica di 8.158 casi.
Il secondo centro per importanza è
a Hyogo (1.523 pazienti trattati),
seguito da quello di Gunma e di
Tosu (con 968 e 62 pazienti
rispettivamente). Nel 2006 anche
la Cina ha inaugurato la prima
struttura a Lanzhou (213 casi)
e quest’anno ne aprirà un’altra a
Shanghai. In Europa, pioniere
è stato il centro di Heidelberg nel
2006, che ha trattato finora 1.368
malati, seguito da quello di Pavia
(dal 2012). Entro il 2015 anche
l’Austria dovrebbe disporre
di un polo per l’adroterapia
a Wiener Neustadt.
Protoni e ioni carbonio
per distruggere
i tumori più difficili
C
irca 100 mila persone
malate di cancro sono state curare finora, in tutto il mondo,
con i protoni. Altre 12
mila, soprattutto in Giappone
e Germania, con ioni carbonio. È la frontiera più avanzata
della radioterapia che, invece
di usare i raggi X per distruggere le cellule cancerose, sfrutta particelle subatomiche,
quelle che compongono gli
atomi (le unità di base della
materia).
Queste particelle vengono
prodotte e accelerate, grazie a
speciali apparecchiature (sincrotroni), fino a raggiungere il
70% della velocità della luce e,
una volta veicolate sul tumore,
lo distruggono.
Gli Stati Uniti hanno cominciato a trattare i pazienti con i
protoni negli anni Cinquanta e
hanno dato il via alla ricerca in
questo campo, ma hanno poi
perso il passo: non hanno fatto
progressi nello studio di altri
ioni e oggi contano 14 centri
Precisione
Una «potenza»
liberata
solamente
a destinazione
raggiunta
Obiettivi
I bersagli per ora
sono soprattutto
cervello, testa,
collo, fegato,
pancreas, retto
per il trattamento con protoni,
ma nessuno con gli ioni carbonio. Stanno, però, tentando di
recuperare terreno tanto che il
National Cancer Institute (Nci)
ha deciso di finanziare nuove
ricerche e di promuovere studi
clinici internazionali. Nel frattempo i Paesi che hanno più
lavorato in questo settore e
stanno continuando le sperimentazioni sono soprattutto
Germania e Giappone, ma anche Italia e Cina sono in buona
posizione, secondo un report
pubblicato dalla rivista scientifica Nature.
La radioterapia è da sempre
uno dei capisaldi della cura dei
tumori, ma con alcuni limiti:
certe aree del tumore possono
risultare resistenti e i raggi X
possono danneggiare i tessuti
sani circostanti. Questi danni
collaterali sono stati ridotti
grazie ai progressi nella radiologia oncologica come, per
esempio, la possibilità di indirizzare i raggi sul tumore da
differenti angolazioni e di variarne l’intensità.
Tutto questo, però, non è
sufficiente. Ecco allora l’idea
di sfruttare particelle subatomiche accelerate che vengono
indirizzate sul tumore e libera-
fino a raggiungere la velocità di due milioni
di giri al secondo.
A
C
C Una volta raggiunta l’energia necessaria,
C
C
il fascio viene veicolato nelle sale
di trattamento dove si trovano i pazienti
ENERGIE DIFFERENTI
Le radiazioni uccidono le cellule tumorali alterandone il Dna. I raggi X (utilizzati dalla radioterapia
tradizionale) lo fanno, ma certe volte falliscono. I protoni sono più efficienti: riescono «spezzare»
il Dna meglio dei raggi X. Gli ioni carbonio fanno ancora meglio: sono due o tre volte più letali dei raggi X
Dna
Raggi X
no la loro energia quando sono arrivate a destinazione, alterando il Dna delle cellule
cancerose.
Gli ioni carbonio vengono
utilizzati soprattutto in due
centri: in Germania all’Heidelberg Ion-beam Therapy Center
(Hit) e in Giappone al National
Institute of Radiological
Sciences (Nirs) a Chiba.
A Heidelberg i medici hanno ottenuto buoni risultati
nella cura dei tumori del cervello, della base del cranio e
della testa e del collo. E hanno
cominciato a trattare anche
neoplasie del fegato e del pancreas, recidive di tumori rettali
e della prostata e tumori ossei
nei bambini. Normalmente
per questi ultimi vengono usati i protoni, ma sta cominciando una sperimentazione clinica che ha l’obiettivo di valutare
l’efficacia degli ioni carbonio
proprio nei tumori pediatrici.
Non solo. I tedeschi usano
un approccio chiamato raster
scanning (scanner a reticolo)
che permette di indirizzare diversi tipi di ioni accelerati e
Raggi protonici
con diversa intensità in modo
da colpire tutta l’area tumorale
con estrema precisione. Oltre
ai protoni e agli ioni carbonio,
infatti, i ricercatori stanno cercando di sfruttare altre specie
di ioni, come quelli dell’ossigeno e dell’elio. Questo perché
quanto più uno ione è pesante,
tanto più mantiene la sua traiettoria quando attraversa i
tessuti e ha più probabilità di
raggiungere tumori solidi profondi come quello della prostata, per esempio.
Anche in Giappone stanno
ampliando la gamma delle
neoplasie da trattare con ioni
carbonio e stanno sperimentando questa tecnica in quello
del retto. Quando una persona
con un tumore del retto viene
operata, può andare incontro a
una recidiva della malattia in
circa il 15 % dei casi nel giro di
3-4 anni. A questo punto si
può intervenire ancora con la
chirurgia, ma solo nel 1040%dei casi. Quando, invece,
questi tumori sono trattati con
ioni carbonio, solo il 10% dei
malati va incontro a recidiva
Raggi di ioni-Carbonio
rispetto al 30-70% di quelli che
si sottopongono alla radioterapia convenzionale con i raggi X.
Un’altra sperimentazione,
sempre giapponese, sta valutando la combinazione di chemioterapia e ioni carbonio nel
trattamento del tumore al
pancreas inoperabile e una radioterapia pre-operatoria,
sempre con ioni carbonio, in
caso di tumori pancreatici da
inviare poi al chirurgo.
Un primo studio clinico internazionale (di cosiddetta fase 3, che vuole cioè coinvolgere un grande numero di pazienti) partirà fra poco, sotto
l’egida del Nci americano, e
durerà dai 3 ai 5 anni. L’idea è ,
appunto, quella di comparare
l’efficacia della radioterapia
con raggi X, di quella con protoni e di quella con ioni carbonio nel trattamento di tumori
del pancreas, del fegato, della
testa e collo, dell’osso, dei tessuti molli e nelle recidive di
cancro rettale.
Adriana Bazzi
[email protected]
Il primo centro Sono già stati trattati 250 pazienti
In Italia gli «adroni»
si trovano a Pavia
È
uno dei sette centri
al mondo che sfruttano gli ioni carbonio, oltre che i protoni, per la cura dei tumori e si trova a Pavia: il
Cnao, il Centro di adroterapia
oncologica, ha avviato la sua
attività nel 2011 e il sincrotrone, il sistema per l’accelerazione delle particelle, ha
avuto la certificazione CE il 13
dicembre dello scorso anno e
dal primo gennaio 2014 la
struttura è riconosciuta e accreditata dal sistema sanitario lombardo. Quest’ultimo
ha anche stabilito un tariffario per il rimborso delle prestazioni, gratuite per il malato.
«A tutt’oggi abbiamo trattato 250 pazienti con vari tipi
di tumore, soprattutto rari,
resistenti alla chemioterapia
e difficilmente aggredibili
con la chirurgia — dice Roberto Orecchia, Direttore
scientifico della Fondazione
Cnao —. In un’ottantina di
casi si trattava di cordomi,
condrosarcomi, neoplasie
della base del cranio e della
colonna, tumori della testa e
del collo per i quali abbiamo
utilizzato i protoni. Abbiamo,
invece, sfruttato gli ioni carbonio per le neoplasie della
prostata, del pancreas e delle
ghiandole salivari».
Protoni e ioni carbonio sono adroni: con questo termine si indica una famiglia di
particelle che hanno origine
Il costo
Per ciascun ciclo
di trattamento
occorrono 24 mila
euro, ma non sono
a carico del paziente
dal nucleo dell’atomo e che
comprendono anche altri ioni, come quelli dell’elio o dell’ossigeno.
«Il costo del trattamento —
continua Orecchia. — è di 24
mila euro per ciclo, indipendentemente dal numero di
sedute necessarie e dal tipo di
particelle utilizzate. Quello
della radioterapia tradiziona-
le con le tecniche più avanzate si aggira sui 10 mila euro,
sempre per ciclo».
P i ù c o s to s a , d u n q u e ,
l’adroterapia, ma con qualche
vantaggio. Eccone due: l’efficacia anche nei tumori resistenti alla radioterapia classica e la rapidità del trattamento che si esegue in ambulatorio in poco tempo.
Oggi l’impiego dell’adroterapia si basa su una serie di
dati e di osservazioni che derivano dal suo utilizzo pratico
e non su studi clinici di confronto come avviene per i farmaci. Studi che però stanno
partendo.
Il centro di Pavia ha avviato
un protocollo con il centro
francese di adroterapia di Lione per una ricerca di “fase
3”, che prevede il confronto
fra terapia con ioni carbonio
(condotta su 150 pazienti) e
radioterapia classica (su altri
150 pazienti) in casi di neoplasie del distretto cervicocefalgico (cioè tumori testacollo, per esempio) o delle
ghiandole salivari).
A. Bz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Salute 49
italia: 51575551575557
Per saperne di più
sui temi che riguardano il sistema
nervoso centrale e periferico
www.corriere.it/salute/neuroscienze
medicina pratica
Mi spieghi dottore Che cosa provoca la paralisi del nervo facciale?
Lo specialista
In nove casi
su dieci
responsabile
è un’infezione
NERVO FACCIALE
Il nervo facciale controlla il movimento
dei muscoli del viso, la lacrimazione
e in parte la salivazione. Emerge dalla base
del cervello e passa per alcuni centimetri
all'interno di un canale osseo, il canale
uditivo interno, per poi innervare il volto
I SINTOMI
LE CAUSE
La paralisi compare quando il nervo facciale
non riceve un sufficiente afflusso di sangue
perché si è infiammato e, gonfiandosi,
preme nel canale osseo, oppure perché
qualcosa, in un qualsiasi punto del suo percorso,
lo comprime o lo danneggia
Un lato del volto diventa improvvisamente,
oppure in alcuni giorni, immobile.
A volte sono ancora possibili alcuni piccoli
movimenti della faccia: si parla allora
di paresi
di ALICE VIGNA
Nel 90% dei casi la paralisi del nervo facciale
è una paralisi di Bell, ovvero un’infiammazione
che dipende da un'infezione virale.
Il responsabile è spesso un Herpesvirus
La fronte è spianata dalle rughe
La palpebra superiore non si chiude
e l'occhio resta aperto più del normale
perché «cede» anche la palpebra inferiore
La bocca si piega verso il basso
Nei pazienti più anziani il rilassamento
della muscolatura fa scendere tutti
i tessuti in modo particolarmente spiccato:
sopracciglio, guancia e labbra «cadono»
I
l primo pensiero corre all’ictus:
ci si sveglia con la bocca piegata
all’ingiù da un lato, incapaci di
chiudere l’occhio dalla stessa parte e
con una metà del viso inespressiva.
Ma se non ci sono altri sintomi (ad
esempio, incapacità di muovere gli arti,
difficoltà di parola o di vista, confusione,
Federico
vertigini) si tratta di paralisi del nervo
Biglioli
facciale, il settimo paio di nervi cranici,
Direttore Unità
che innerva il volto. «In 9 casi su 10 la
Chirurgia
causa è un’infezione virale (paralisi di
Maxillo-Facciale,
Bell) che può essere favorita, ma non
Ospedale
San Paolo, Milano causata, dal freddo» spiega Federico
Biglioli, direttore dell’unità di Chirurgia
Maxillo-Facciale all’Ospedale San Paolo di Milano e
docente dell’Università di Milano. «Il nervo percorre un
lungo tratto in un canale osseo e, gonfiandosi, si schiaccia
contro le pareti: ciò provoca una riduzione del flusso di
sangue al nervo, che lo danneggia, causando la paralisi. In
altri casi, più rari, il nervo è lesionato da
un intervento chirurgico o un trauma, oppure viene
compresso da una massa tumorale lungo il suo tragitto;
c’è, infine, una piccola quota di casi congeniti. Non ci
sono fattori di rischio riconosciuti, se non averne già
sofferto: chi ha avuto una paralisi è leggermente più
predisposto a nuovi episodi».
Che cosa si può fare?
«Occorre essere certi che il problema sia infettivo, per cui
si esegue sempre una TAC di cervello, base cranica e
parotidi (i tumori in questa sede possono provocare il
disturbo anche se di solito con un’insorgenza lenta e
progressiva, ndr). Quindi, si deve trattare subito con
cortisonici ad alte dosi: l’obiettivo è sgonfiare il nervo per
evitare lesioni permanenti. Dopo 20 giorni si esegue
un’elettromiografia per capire se nervo e muscoli facciali
siano in fase di ripresa; in media la mimica si riacquista in
2-3 mesi e nell’80% dei casi senza conseguenze
permanenti».
Come si interviene se il viso resta paralizzato?
«Se dopo 7-8 mesi la faccia ancora non si muove, anche se
le elettromiografie sono incoraggianti, significa che ci
sono danni permanenti al nervo. Le conseguenze più serie
sono a carico dell’occhio: l’impossibilità a chiuderlo
espone a lesioni oculari, fino ad arrivare a ulcere corneali
e perdita della vista. In caso di danni persistenti l’unica
possibilità di cura è la microchirurgia ricostruttiva: se
l’episodio è relativamente recente si riattivano i muscoli
collegando al nervo facciale danneggiato un nervo
donatore a livello della faccia o del collo; se invece sono
passati più di 18 mesi è improbabile che la muscolatura
mimica possa essere ancora attivata da uno stimolo
nervoso, per cui occorre fare anche trapianti di muscoli
vitali presi da coscia, schiena o in altre sedi.
In entrambi i tipi di chirurgia si fa poi un “ponte” nervoso
fra il nervo facciale coinvolto nella paralisi e quello “sano”
dell’altro lato del viso: dobbiamo infatti rendere ai
muscoli la possibilità di contrarsi, ma devono poterlo fare
al momento giusto, in sincrono con il resto del volto,
per far sì che le espressioni siano più spontanee possibili.
Si tratta di interventi complessi che pochi Centri
affrontano».
In casi più rari la paralisi è conseguenza
di interventi neurochirurgici al cervello
o alla base del cranio, traumi oppure
tumori cerebrali
Esiste inoltre una piccola quota
di paralisi congenite
Il freddo non è di per sé causa di paralisi
del nervo facciale: sbalzi di temperatura
e colpi di freddo facilitano però le infezioni
virali, reali responsabili del problema
LE CONSEGUENZE
L'occhio, non più lubrificato dalle lacrime
e dall'ammiccamento delle palpebre,
è più sensibile a polvere, sole, vento e ciò
lo espone a lesioni della cornea
La masticazione risulta problematica
perché la guancia flaccida si frappone
ai denti
Parlare correttamente può diventare
complicato a causa dello scarso
tono dei muscoli
La respirazione può essere difficoltosa
perché la narice «collassa» verso l'interno
DIFFERENZE CON L’ICTUS
LA DIAGNOSI
Per la diagnosi basta una valutazione
dei sintomi descritti accanto.
Serve tuttavia escludere cause diverse
da quelle infettive, come per esempio i tumori
cerebrali. Per questo il paziente viene sottoposto
a una TAC del cervello, della base cranica
e della parotide, sedi di possibili lesioni
o tumori che potrebbero aver provocato
la paralisi
La paralisi del nervo facciale raramente
è indice di un ictus. In caso di ictus,
infatti, la paralisi non è quasi mai limitata
alla faccia e vi si associano altri sintomi
(come difficoltà di parola
o della vista, vertigini, confusione,
incapacità di muovere gli arti)
LA TERAPIA
Appena possibile devono essere somministrati
farmaci a base di cortisonici ad alte dosi
per eliminare l'infiammazione e sgonfiare il nervo.
Se il trattamento è tempestivo può bastare anche
una sola settimana di terapia
Quanto prima viene iniziata la cura
con cortisonici ad alte dosi, tanto più
è probabile che la paralisi
si risolva senza conseguenze
LA MICROCHIRURGIA RICOSTRUTTIVA
Entro 18 mesi la muscolatura non è compromessa e si può riattivare la mimica del viso
innestando sul facciale danneggiato un nervo preso da un'altra parte del corpo.
Un tratto di nervo grande auricolare viene prelevato per collegare il nervo facciale al nervo
masseterino, una branca del nervo trigemino che diventerà la nuova fonte di movimento
dei muscoli del viso
Dopo 18 mesi la muscolatura del viso non può più rispondere a eventuali segnali nervosi
perché si è come «atrofizzata». Si trapianta perciò un lembo muscolare prelevandolo
per esempio dalla coscia o dalla schiena
Il recupero della mobilità del viso avviene in media
entro 2-3 mesi. Dopo 20-25 giorni dall'episodio
ci si deve sottoporre a un'elettromiografia,
da ripetere dopo altri 3 mesi, per valutare
lo stato del nervo e le sue capacità di risposta
NERVO
FACCIALE
Se dopo 7-8 mesi la paralisi non è regredita
per recuperare la mobilità bisogna passare
alla microchirurgia ricostruttiva
NERVO
FACCIALE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se dopo 7-8 mesi la faccia non si muove
significa che i danni sono persistenti
e si ricorre alla microchirurgia ricostruttiva
90%
I casi in cui la paralisi è dovuta
a un’infezione virale (paralisi di Bell)
NERVO
MASSETERINO
80%
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
❜❜
La paralisi del nervo facciale comporta
la perdita della mobilità di un lato del viso
e dipende da infezioni, traumi, lesioni
o disturbi congeniti del nervo in questione
I casi in cui la paralisi
si risolve senza conseguenze
20%
I pazienti che restano
con paralisi o paresi facciale
NERVO
AURICOLARE
NERVO
MASSETERINO
INNESTO
NERVOSO
In entrambi i casi si esegue
un trapianto di nervi per connettere
i due lati del viso e consentire
al paziente la contrazione simultanea
e simmetrica dei muscoli
che governano l'espressività del volto
50
italia: 51575551575557
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
medicina
Pratica su manichini per prepararsi all’emergenza
C’è molta confusione in tema di formazione. «Per imparare le manovre di disostruzione nei bambini —
spiega Marco Squicciarini, medico esperto in tecniche di rianimazione di base — non c’è bisogno di una
laurea in medicina o di lunghi corsi, bastano poche ore per prepararsi a intervenire in modo professionale
in caso di bisogno. Anche il corso di disostruzione nei bambini può essere certificato, ma l’importante
è ricevere una formazione con un numero adeguato di ore di pratica obbligatoria su manichini».
I video delle procedure salva-vita per i bambini
Sono disponibili all’indirizzo
http://www.corriere.it/salute/pediatria
Soccorso Ogni anno 50 bimbi muoiono per ingestione di un corpo estraneo
Prevenzione
Gesti semplici,
ma decisivi,
che gli adulti
dovrebbero
imparare
Le manovre anti-soffocamento
Alcune mosse precise possono salvare la vita in caso
di ostruzione delle vie respiratorie, ma pochi le conoscono
L’OSTRUZIONE DELLE VIE AEREE
Quando un boccone di cibo o un corpo estraneo finiscono nelle vie aeree si può avere
un’ostruzione totale del passaggio dell’aria, con rischio di morte per soffocamento.
In questi casi bisogna chiamare (o far chiamare) il 118 e iniziare le manovre di primo soccorso
PAZIENTE COSCIENTE
Adulti
Eseguire subito la manovra di Heimlich
1
2
1 Il soccorritore si posiziona dietro alla vittima, con la testa di lato, e la circonda
con le braccia
2 Una mano è a pugno, l’altra sopra. Il pugno si posiziona sotto la base dello sterno.
Poi si effettuano 5 spinte verso l’interno e in alto contemporaneamente, fino alla fuoriuscita
del corpo estraneo
Bambini sopra 1 anno
2
1
1 Prendere il bambino per la mandibola. Posizionare il bambino a testa in giù sul proprio
ginocchio, come su un piano inclinato. Dare 5 «pacche» energiche tra le scapole,
con la parte inferiore del palmo della mano, verso l’esterno per non colpire la testa
2 Alternare le 5 «pacche» a 5 manovre di Heimlich. Continuare ad alternare le due manovre
fino all’espulsione del corpo estraneo
Lattanti (0-12 mesi)
1
2
1 Prendere il lattante per la mandibola. Posizionarlo con le gambe a cavallo del proprio
braccio, in posizione inclinata a testa in giù. Dare 5 «pacche» tra le scapole, verso l’esterno
per non colpire il capo
2 Girare con cautela il lattante sulla schiena, tenendo la testa. Alternare 5 compressioni lente
e profonde al centro dello sterno. Continuare ad alternare le due manovre fino all’espulsione
del corpo estraneo
Cosa fare se si è da soli
Se la persona
perde coscienza
Chiamare immediatamente
il 118 e accertarsi se nelle
vicinanze c’è un defibrillatore
semiautomatico esterno,
che può essere utilizzato
da soli o guidati dagli operatori
del servizio delle emergenze
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
Salute 51
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Aiutarsi con una sedia,
appoggiando con forza
sulla spalliera la parte alta
dell’addome e poi spingendo
il corpo verso il basso
In ogni caso bisogna eseguire
subito la rianimazione
cardiopolmonare, alternando
respirazioni bocca a bocca
e massaggio cardiaco.
Naturalmente, per essere
più efficaci, l’ìdeale sarebbe
aver frequentato un corso
di primo soccorso
R
isalgono a poche settimane fa gli ultimi
due episodi di bambini vittime di soffocamento, uno causato da un hot dog e l’altro da un
caramella di gelatina. Il primo è
avvenuto in un esercizio commerciale, l’altro a casa dei nonni.
L’anno scorso, un altro bimbo è
morto per un boccone di cibo
andato di traverso alla mensa
scolastica.
Sono le prove evidenti che la
cultura delle manovre salva-vita
fa ancora fatica a diffondersi tra
gli italiani. La morte di un bambino è già di per sé insopportabile, ma diventa assurda se a
causarla sono la mancanza di
esperienza pratica e l’ignoranza.
Secondo i dati ufficiali della Società italiana di pediatria, ogni
anno nel nostro Paese 50 bambini perdono la vita per soffocamento da corpo estraneo, percentuale che rappresenta il 27%
delle morti classificate come
“accidentali” nei bambini da 0 a
4 anni. E il decesso non sopraggiunge quasi mai per l’ingerimento accidentale del “corpo
estraneo” , ma per gli effetti provocati dalle errate manovre di
intervento praticate da soccorritori impreparati, nella concitazione dei primi momenti.
«Invece — sottolinea Marco
Squicciarini, medico esperto in
tecniche di rianimazione di base, già formatore nazionale della
Croce Rossa e della Federazione
italiana medici pediatri — biso-
❜❜
Bisognerebbe
che questa
formazione
fosse obbligatoria
almeno nelle scuole
gna fare in modo che coloro che
vivono o lavorano accanto ai
bambini sappiano che cosa fare
e in primo luogo che cosa non
fare in caso di soffocamento:
penso sicuramente ai genitori e
ai nonni a casa, agli insegnanti, e
già alle donne in gravidanza».
Per questo l’Associazione
Trenta Ore per la Vita, con la supervisione di Squicciarini, ha realizzato un video-tutorial (vedi
scheda a fianco, ndr) nel quale la
showgirl Lorella Cuccarini mostra come comportarsi in caso di
soffocamento secondo le indicazioni contenute nelle Linee guida 2010 dello European Resuscitation Council (vedi grafico,
ndr). In buona sostanza, nell’adulto si procede con la “manovra di Heimlich”, cioè con
compressioni addominali. Nel
bambino sopra un anno, si alternano cinque “pacche” in mezzo
alle scapole a 5 manovre di Heimlich. Nel lattante, invece, le
cinque “pacche” sono accompagnate da compressioni ma toraciche. «Henry Heimlic, il medico
americano che nel 1943 ha ”inventato” la manovra e ora ha 94
anni, scoprì che generando un
brusco aumento di pressione intratoracica si crea una pressione
negativa che a sua volta spinge
fuori il corpo estraneo — spiega
Squicciarini —. Nell’adulto, si
comprime forte l’addome perché così tutta l’aria esce da polmoni e stomaco e agisce come
un tappo di champagne. Nel
bambino e nel lattante, si usano
anche le pacche interscapolari».
Secondo Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma e componente del
Consiglio Superiore dei Sanità,
per combattere queste morti
evitabili: «Servirebbe rendere
obbligatoria questa formazione
almeno nelle scuole o per chi lavora in luoghi frequentati dai
bambini». Nel nostro Paese , invece, molte scuole elementari e
asili pubblici e privati sono ancora del tutto sguarniti per ciò
che riguarda la formazione e
l’abilitazione alle manovre di disostruzione pediatriche, perché
questa formazione è facoltativa
e a discrezione del dirigente scolastico. In attesa dell’annunciato
«Piano nazionale di educazione
L’iniziativa
Divulgare il più possibile
le azioni da compiere
per salvare la vita con
un video-tutorial che
l’Associazione Trenta Ore
per la Vita regala a tutte
le mamme nel giorno
della loro festa. Nel video,
Lorella Cuccarini (nella
foto), socio fondatore
e testimonial
dell’Associazione, illustra
in modo chiaro e semplice
le manovre per la
disostruzione delle vie
aree da corpo estraneo
nel lattante e nel bambino.
alla salute e alla sicurezza nelle
scuole italiane», un primo passo
in questo senso è il progetto-pilota triennale “A scuola si cresce
sicuri”, elaborato dalla Federazione italiana medici pediatri
(Fimp) d’intesa con il ministero
dell’Istruzione e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Il corso certificato DPPS (disostruzione prevenzione e primo soccorso), della durata di 8
ore, prevede una parte teorica e
una pratica su manichini, con
verifica finale e rilascio di attestato. «Il progetto è partito il 2
aprile — dice Domenico Careddu, vicepresidente della Fimp —
ed entro giugno formeremo i
primi 1.800 partecipanti, tra dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo, tecnico
e ausiliario in scuole di tutta Italia. L’idea è di diffonderlo poi il
più capillarmente possibile, viste anche le continue richieste».
Ruggiero Corcella
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
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ALIMENTAZIONE E INFANZIA
Nel nostro Paese sono troppe le ‘dolci’ concessioni che ogni giorno vengono proposte ai bambini
Meno cibi zuccherati
per proteggere la salute
Un consumo abituale di quantità eccessive di zucchero può avere
nel tempo ripercussioni negative sul benessere futuro
È
un dato di fatto:
i bambini italiani
non mangiano correttamente fin dalla prima infanzia. E uno
degli errori più frequenti
riguarda lo zucchero di cui
i bimbi assumono eccessive quantità, spesso già
durante la delicata fase
dello svezzamento. Non si
tratta dello zucchero presente naturalmente negli
alimenti come frutta e latte, ma di quello che viene
aggiunto ai diversi cibi,
sia a livello domestico sia
industriale.
Ancora oggi i genitori tendono ad aggiungere agli alimenti per i loro figli quantità
elevate di zucchero proponendo cibi troppo dolci. Peggiora poi questa situazione,
l’abitudine tuttora comune
di utilizzare caramelle, biscotti, gelati, bevande dolci e dolciumi vari come una
ricompensa gratificante o
come una soluzione per calmare un capriccio, e quella
altrettanto poco salutare
di intingere nello zucchero
il ciuccio. Questo eccesso
di zucchero nella dieta dei
bambini può, però, influenzare negativamente la loro
salute futura. Infatti se il
bambino dovesse acquisire
una preferenza spiccata per
gli alimenti sempre più dolci
potrebbe nel tempo adottare
una dieta scorretta che spesso è tra le cause di alcune
patologie, dalla semplice
carie a obesità, diabete, e
problemi cardiovascolari.
Una serie di rischi che sono
stati confermati nuovamente
anche da una recente ricerca
del Center for Disease Control and Prevention di Atlanta negli USA, pubblicata sulla rivista scientifica JAMA,
che dimostra come sia forte
la correlazione tra consumo
eccessivo di zuccheri aggiunti e la comparsa di patologie
cardiovascolari gravi.
UN GUSTO INNATO
È certamente vero che gli
zuccheri sono fondamentali
per la crescita dei bambini
e per il sostentamento, ma
la dieta quotidiana ha già a
disposizione tanti alimenti
naturalmente dolci che aiutano ad assecondare il gusto
dei nostri bambini senza forzature e che predispongono
ad abitudini salutari. Non è
quindi necessario aggiungere
zucchero agli alimenti per i
propri bambini o comunque
è opportuno evitare di proporne quantità eccessive.
In questo modo, fra l’altro,
non si altera la preferenza
per il gusto che è innata e
che contribuisce a influen-
Fin dallo svezzamento
i bambini italiani
consumano una
eccessiva quantità
di zuccheri
zare le preferenze alimentari
per tutta la vita. Infatti un
consumo eccessivo di zucchero porterà a volerne e a
ricercarne quantità sempre
maggiori innalzando via via
sempre più la soglia di percezione di questo gusto.
LE SCELTE GIUSTE
Ma come dovrebbero allora
regolarsi mamma e papà per
quanto riguarda lo zucchero?
Oltre a fare propria l’abitudine di non aggiungere lo
zucchero spesso basandosi
sul proprio gusto, dovrebbero stare attenti nel momento
dell’acquisto: è importante
leggere sempre le etichette
e fare particolare attenzione
che sia specificata la quantità e il tipo di zuccheri presenti. Ad esempio nel caso
degli omogeneizzati, è consigliabile scegliere quelli in
cui gli zuccheri provengano
solo dalla frutta. In questo
modo, inoltre, si educa il
gusto del bambino in modo
I genitori
dovrebbero
conoscere
le regole della
nutrizione
per compiere
scelte consapevoli
corretto senza snaturare la
sua percezione naturale dei
sapori e questo caratterizzerà il suo atteggiamento verso il cibo anche da adulto, a
vantaggio di una dieta sana
ed equilibrata.
TRE ANNI IMPORTANTI
Impostare un’alimentazione corretta ed equilibrata
durante i primi tre anni di
vita del bambino è fondamentale per una sua buona
crescita fisica e psicologica e
per farlo stare bene, ma rappresenta anche un’arma per
proteggere da malattie che
potrebbero manifestarsi in
età adulta. Lo spiega il “Nutritional Programming”, la
teoria che descrive l’impatto della nutrizione a partire
dalla gravidanza e in alcuni
periodi “critici” come l’allattamento e lo svezzamento,
non soltanto sulla crescita
e sulla salute del bambino
nell’immediato, ma anche del
futuro adulto. In particolare
i periodi “critici” rappresentano delle cosiddette “finestre di opportunità” in cui i
genitori possono agire con
interventi nutrizionali mirati
a favorire il mantenimento di
un ottimale equilibrio metabolico per prevenire la futura
insorgenza di malattie, quali
l’obesità, il diabete e le patologie cardiovascolari. Nei
primi sei mesi del bimbo il
latte materno è l’alimento per
eccellenza e svolge un ruolo
È importante
scegliere prodotti
specifici per le
differenti fasi
di crescita
del bambino
preventivo di primaria importanza: è sicuro, nutrizionalmente bilanciato, fornisce un
apporto proteico ottimale, è
ricco in acidi grassi polinsaturi e contiene ormoni e
molecole in grado di favorire
la regolazione del senso di
fame e sazietà del lattante.
Durante i periodi dello svezzamento e della prima infanzia gli alimenti da proporre
ai bambini a complemento
del latte materno devono
essere sicuri, specifici per la
loro età in modo da rispondere in maniera ottimale alle
esigenze nutrizionali del loro
organismo nelle diverse fasi
della crescita, rispettando
contemporaneamente anche
quella varietà alimentare che
nel tempo li abituerà ad apprezzare gusti e cibi diversi.
In questa fase, è comunque
fondamentale seguire sempre
le indicazioni del Pediatra.
Le mamme italiane e il loro
rapporto con lo zucchero
Benché oggi sia maggiore l’attenzione a non
eccedere con lo zucchero, sono ancora diffusi
alcuni comportamenti a rischio
L
come lo zucchero possa giocare un
o zucchero nell’alimentazione
ruolo nel predisporre alla carie dentaria
dei bambini è uno dei temi più
ancora prima della comparsa dei dentini.
caldi a cui le mamme italiane
Un errore invece frequente viene fatto
dedicano molta attenzione*, infatti il
al momento della spesa. Davanti allo
94% dichiara di essere molto attenta,
scaffale, 6 mamme su 10 appaiono
specificando di non avere l’abitudine
disattente: il 42% delle mamme italiane
ad aggiungere zucchero alla frutta.
dichiara infatti di leggere saltuariamente
Tuttavia emerge che lo zucchero come
tutte le indicazioni contenute
premio è ancora una delle
in etichetta e il 18% di
pratiche più comuni che si
Attenzione
non leggerle affatto. Con
utilizzano per tranquillizzare
all’etichetta e la conseguenza che benché
il bambino che piange o è
a casa si stia attenti allo
agitato. Fortunatamente solo alla quantità
zucchero, può succedere
il 14% delle mamme sostiene
di zuccheri
di acquistare alimenti
di intingere il ciuccio nel
presenti
che contengono zucchero
miele per tranquillizzare
aggiunto. Eppure quasi il 60%
il bambino, con un
delle mamme intervistate
atteggiamento coerente
afferma che il pediatra ha
all’impostazione di abitudini
espressamente consigliato di non
corrette. Poi, però, quando il bambino è
aggiungere zucchero o di acquistare
stato buono va premiato e un dolcetto
prodotti senza zucchero.
non può mancare, tanto che quasi il
*Fonte: sondaggio Mellin on line: 2000
60% delle mamme ammette di utilizzarlo
mamme di bambini dai 6 ai 36 mesi;
come ricompensa! Inoltre soltanto il
Aprile 2014.
30% delle mamme è a conoscenza di
Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
diritto
La denuncia
Sei anni fa, circa 6.500 persone contagiate da sangue malato hanno scelto la strada della transazione col Ministero
della Salute, sospendendo i procedimenti giudiziari in corso per vedersi riconosciuto il diritto al risarcimento
per danno. «Beneficeranno di queste transazioni non più di 300 persone — denuncia ora Angelo Magrini,
presidente dell’Associazione politrasfusi italiani —. Infatti, con la legge 162 /2012 le regole della transazione
sono cambiate : oltre a escludere chi ha ricevuto trasfusioni infette prima del 1978, il diritto cade in prescrizione
se la richiesta non è stata fatta entro cinque anni dal riconoscimento del danno biologico».
Politrasfusi/1 Le Regioni non ricevono dallo Stato i soldi per gli assegni
Vittime di sangue infetto,
a rischio gli indennizzi
H
Una petizione
per ottenere
ciò che è dovuto
Una petizione online per chiedere
ai Ministri della Salute
e dell’Economia il ripristino
dei fondi destinati agli indennizzi
per chi ha ricevuto trasfusioni
e plasmaderivati infetti.
L’ha lanciata su change.org
il “Comitato vittime sangue
infetto”. «Un giorno siamo entrati
in ospedale per curarci, ma
la nostra vita si è trasformata
in un calvario — dice uno dei
promotori, Andrea Spinetti — .
Dopo più di vent’anni, nessuno ha
ancora pagato penalmente per gli
oltre 4 mila morti e le centinaia
di migliaia di persone infettate».
Per saperne di più
Associazione italiana politrasfusi
www.politrasfusi.it
Comitato vittime sangue infetto
http://www.itmnewday.it
Sulle «transazioni» un’altra delusione
Le Associazioni
difendono
i sostegni
economici
ai danneggiati
Su change.org
Salute 53
italia: 51575551575557
anno preso i virus dell’epatite C o dell’Aids
per colpa di trasfusioni
o emoderivati infetti.
Sangue «malato» in
circolazione tra gli anni Settanta e
Novanta, non controllato dal Servizio sanitario nazionale: ha contagiato soprattutto emofilici e talassemici che hanno bisogno costante di trasfusioni, ma anche pazienti trasfusi, per esempio, dopo
un intervento chirurgico. Nel 1992
una Legge, la n. 210, ha riconosciuto ai contagiati, a titolo di solidarietà, il diritto a un indennizzo,
che prescinde dal risarcimento del
danno in conseguenza del contagio (vedi box). Si tratta di un assegno bimestrale, in genere tra i 500
e i 700 euro al mese, a seconda della gravità dei danni subiti. Dal
prossimo luglio, però, i danneggiati da sangue infetto rischiano di
non avere nemmeno questo modesto aiuto. Le Regioni, infatti,
minacciano di interrompere il pagamento degli indennizzi perché
non hanno più risorse.
Nel 2001, infatti, le competenze
in materia di indennizzi sono passate alle Regioni, che devono anticipare le somme a fronte di un
rimborso da parte dello Stato.
120 mila
Le cifre
Le richieste di risarcimento
(una tantum) per danno
da trasfusione di sangue
infetto tra gli anni ‘70 e ’90
(legge 210/92)
50 mila
I risarcimenti erogati
80 mila
Fonte: Ass. politrasfusi italiani,
Comitato vittime sangue infetto
D’ARCO
❜❜
Gli aiuti
in denaro,
bimestrali,
potrebbero
cessare
a luglio
Gli aventi diritto all’indennizzo
(assegno bimestrale a titolo
di solidarietà, legge 210/92)
per danno da trasfusione
di sangue infetto
«Due anni fa, però, — ricorda Andrea Spinetti, cofondatore del Comitato vittime sangue infetto — in
seguito alla “manovra aggiuntiva
Tremonti”, i rimborsi si sono interrotti e le Regioni hanno dovuto
attingere alle proprie risorse».
In un ordine del giorno approvato lo scorso 10 aprile le Regioni
lo ricordano al Governo, sottolineando che, pur in assenza dei
trasferimenti statali, hanno continuato a «erogare gli indennizzi alle persone interessate, maturando
un credito nei confronti dello Stato di circa 325 milioni di euro per il
pagamento degli indennizzi negli
anni 2012 e 2013. Un onere finanziario che non sono più in grado di
sopportare». Per questo hanno
sollecitato la convocazione, entro
fine mese, di una riunione straordinaria della Conferenza Stato Regioni : in mancanza di un accordo con il Governo, adiranno le vie
legali.
«Nel frattempo, ancora una volta a farne le spese sono i malati —
dice Spinetti — . Già l’anno scorso
abbiamo denunciato il rischio di
contenzioso, anche in seguito alle
segnalazioni di malati calabresi
che da un paio di anni ricevono
l’assegno a intermittenza, anche
con diversi mesi di ritardo». E incalza Angelo Magrini, presidente
dell’Associazione politrasfusi italiani: «Molti infettati sono deceduti, tanti altri sono rimasti invalidi, non più in grado di lavorare:
oltre a lottare contro malattie terribili, devono farlo per vedere riconosciuti i propri diritti». E, se
dovesse essere interrotto il pagamento degli indennizzi, i danneggiati annunciano ricorso al Tar.
Pensa la salute
di Riccardo Renzi
Con la pena di Berlusconi
si (ri)parla d’Alzheimer
C’
è chi lo ritiene particolarmente adatto ad occuparsi di malati di Alzheimer, come l’illustre geriatra Marco Trabucchi, perché «è persona intelligente, sensibile e capace di intense relazioni,
quello di cui hanno bisogno le persone affette
da demenza». E perché «è abituato a organizzare situazioni
complesse». E c’è chi invece, come lo scrittore Ferdinando
Camon, ritiene sbagliata la scelta: perché «l’incontro di grandi
politici con i malati incurabili non avviene mai, perché non ha
nessun ritorno per i politici».
Gabriella Salvini Porro, presidente di Alzheimer Italia, si
dichiara «indignata», non tanto per la persona ma per il metodo: «Che senso ha? — dice —. I malati hanno bisogno di
tempo per abituarsi ai volti di chi si prende cura di loro. Certamente non di vedere una persona quattro ore alla settimana».
Non entriamo nel merito, ma certamente la decisione di
assegnare a Berlusconi il servizio sociale di assistere malati di
Alzheimer ha un pregio: il fatto che almeno si torna a parlare
di Alzheimer, cioè della più grave emergenza assistenziale dei
nostri tempi (44 milioni di ammalati nel mondo) destinati a
triplicare entro il 2050. Dal 2010 le organizzazioni internazionali hanno richiesto che gli Stati predisponessero piani di
emergenza.
Così è stato fatto negli Usa e nella maggior parte dei Paesi
europei, ma in Italia ancora niente, se non iniziative a livello
locale (per esempio nel comune di Milano). Chissà che questa
non sia la volta buona per predisporre una legge (e i soldi) per
un Piano nazionale. Magari firmata (in questo caso si potrebbe fare un’eccezione) anche da Berlusconi.
Maria Giovanna Faiella
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Ridiamoci su
Politrasfusi/2 Scadenza a giugno
La «rivalutazione»
che spetta ai malati
A
i danneggiati da sangue infetto, che usufruiscono degli indennizzi previsti dalla
legge n. 210/1992, entro il 3 giugno lo Stato italiano deve pagare anche alcuni arretrati
per la rivalutazione della cifra.
L’indennizzo, infatti, è composto
da una parte fissa e da una parte
integrativa speciale: la rivalutazione spetta anche su quest’ultima e
non solo su quella fissa. Il diritto
alla rivalutazione integrale degli
indennizzi è stato infatti sancito da
una sentenza della Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo a settembre
2013. L’Italia, quindi, deve pagare
Sentenza
La Corte Europea
dei diritti dell’uomo
ha accolto i ricorsi
presentati
da 162 contagiati
entro giugno tutti gli arretrati a chi
ancora non li ha percepiti, altrimenti rischia di essere sanzionata.
Riepiloga le principali tappe
della questione, davvero ingarbugliata, Andrea Spinetti, del Comitato vittime sangue infetto: «La
legge del ‘92 stabiliva che l’indennizzo era da rivalutare ogni anno
in base al tasso d’inflazione. Molti
però sono riusciti a ottenere la rivalutazione della parte integrativa
speciale solo grazie a cause vinte
nei tribunali. Poi, ignorando quelle sentenze, nel 2010, con la manovra finanziaria aggiuntiva, fu stabilito che l’indennizzo sulla parte
integrativa non andasse rivaluta-
to». I pazienti, allora, fecero ricorso alla Corte costituzionale che nel
2011 dichiarò la liceità della rivalutazione integrale. «Fu immediatamente ripristinata, ma solo per
coloro che percepivano l’indennizzo dal Ministero dell’Economia
e delle Finanze, perché avevano
ottenuto il riconoscimento prima
del 2001, cioè prima che la materia
diventasse di competenza delle
Regioni — ricorda Spinetti —. Alcune Regioni hanno attinto ai propri fondi per erogare l’indennizzo
rivalutato; altre no. Per cui, malati
con medesimi diritti non ricevono
lo stesso trattamento. Io stesso che
ne sto beneficiando mi sento un
“privilegiato”». Hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo 162 malati. «Con la sentenza di settembre
— dice Angelo Magrini, presidente dell’Associazione politrasfusi
italiani — la Corte europea ha stabilito che tutti i cittadini infettati,
senza differenze, devono percepire
gli arretrati della rivalutazione, a
partire dal momento del riconoscimento, per legge, della loro
condizione».
La scadenza è un altro motivo di
preoccupazione delle Regioni: per
il pagamento degli arretrati a titolo
di rivalutazione dell’indennità integrativa speciale, servono oltre
200 milioni di euro. Nell’ultima
Legge di Stabilità, però, sono previsti 100 milioni di euro in due
tranche, una nel 2014, l’altra l’anno prossimo. «Ma quella somma
— avverte Spinetti — serve solo a
sanare le posizioni degli infettati
“di competenza ministeriale” (pratiche per il riconoscimento prima
del 2001, ndr) e di quelli delle Regioni a statuto speciale». Per gli altri, ancora non si sa.
M. G. F.
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In breve
«Pain free Day» il 15 maggio a Milano
In farmacia
Il 15 maggio a Milano (Sala Buzzati, Via Eugenio Balzan 3 , ore 9 - 13) si
svolgerà il «Pain free Day, giornata sul dolore oncologico», per iniziativa di
Fondazione ANT Italia Onlus (in occasione del suo 36esimo anno di attività), in collaborazione con Corriere Salute. Partecipano Franco Pannuti, fondatore di ANT; Augusto Caraceni (Ist. Naz. Tumori di Milano); Guido Fanelli
(Un. di Parma); Egidio Moja (Un. di Milano); Andrea Pession e Stefano Zamagni (Un. di Bologna). L’ingresso è gratuito (crediti formativi per personale sanitario). Info e organizz. : tel. 051. 7190173 - [email protected]
«FotograFrare» la Sindrome di Sjögren
A Verona il 13 maggio (Auditorium della Gran Guardia, ore 13.15)
si riuniranno le scuole superiori e medie che hanno partecipato al
Progetto «Conoscere per accogliere: FotograFrare», iniziativa dell’Associazione nazionale Italiana Malati di Sindrome di Sjögren
(www.animass.org) per sensibilizzare sulla malattia. Un libretto
raccoglierà gli elaborati sulla malattia rara e saranno presentati uno
spettacolo di burattini e il cortometraggio «L’amante Sjogren» ispirato dal libro «Dietro la Sindrome di Sjogren».
Concorso per spot contro le leucemie
Con lo slogan «Re: Agire. La risposta è Agire!», l’Associazione
italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, Ail, indice la
4ª edizione di «TAKE... ACTION!», concorso per video maker
non professionisti (18 e i 35 anni) per l’ideazione e la realizzazione di uno spot che sensibilizzi alla lotta contro i tumori del sangue. I video, su specifici temi proposti dal concorso, devono essere inviati entro le ore 12 del 3 giugno 2014. La premiazione avverrà il 19 giugno Bologna. Tutte le informazioni su www.ail.it
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COSMOFARMA
Le strategie di Teva, leader mondiale nella produzione di equivalenti, per mettere il paziente al centro
La sostenibilità e la sicurezza delle cure
dipendono anche dal ruolo della farmacia
I farmacisti sono i primi interlocutori sul territorio per le aziende farmaceutiche, insieme agli altri distributori.
Per loro è disponibile un’ampia gamma di molecole sicure e affidabili
A
te. Si tratta di un supporto
molto forte: la farmacia di
norma non ha la possibilità
di analizzare i dati in questo
modo”. L’iniziativa ha avuto
un grande successo. “Da gennaio a oggi - conclude Butti - sono più di duemila le
farmacie italiane che hanno
aderito a testimonianza della
necessità di informazione e
di supporto”.
Questa la missione di Teva
Pharmaceuticals Industries,
primo produttore mondiale di
farmaci equivalenti e tra le
prime quindici industrie farmaceutiche a livello globale
(opera in 60 paesi con 46mila
dipendenti). Un impegno appena ribadito nel corso della
diciottesima edizione di Cosmofarma, la fiera dedicata
al mondo delle farmacie, che
si conclude oggi a Bologna
dopo tre giorni di intensi
Sono quasi mille
le molecole
a brevetto scaduto
prodotte e vendute
dall’industria
fondata nel 1901
Cosmofarma 2014
ccanto al farmacista
per essere accanto
al cittadino. Le case
farmaceutiche devono impegnarsi a rendere
accessibili le cure e a fare la
propria parte per sostenere
i servizi che ne permettono
l’erogazione. Come? Tanto
per cominciare, coprendo il
maggior numero di aree terapeutiche possibile, individuando necessità e bisogni
inespressi del maggior numero di persone di tutte le
età, e supportando l’attività
quotidiana di un fondamentale presidio di salute pubblica sul territorio, qual è la
farmacia.
confronti e dibattiti. L’azienda ha partecipato all’evento
con un ampio stand (96 metri
quadri) in cui non solo si è
presentata quale numero uno
del mercato degli equivalenti in Italia, ma anche come
azienda “completa”, in grado
di rispondere alle diverse esigenze dei pazienti in molteplici aree terapeutiche.
“Insieme al paziente, il far-
macista è al centro del nostro
mondo” spiega Salvatore Butti, che da luglio 2013 dirige
la Generic Business Unit di
Teva Italia. “Per questo motivo - prosegue il manager vogliamo capire come supportare le farmacie con una serie
di servizi, in un momento in
cui queste affrontano cambiamenti epocali nella loro
organizzazione e mission”.
Al riguardo, un’iniziativa
importante allestita da Teva
è il progetto Business Insight che fornisce strumenti
di valutazione con dati specifici elaborati per la singola
farmacia. “Business Insight
serve al professionista come
supporto alla gestione della
propria attività - chiarisce
Butti - e si basa su report
che Teva invia mensilmen-
Lanciato a gennaio
il progetto
Business Insight,
strumento gestionale
di supporto
al farmacista
la produzione di equivalenti
sono complementari.
Riguardo a questi ultimi, su
scala planetaria mettiamo a
disposizione quasi mille molecole e solo in Italia copriamo
il 90% di tutti i principi attivi
a brevetto scaduto. A parte
rari casi, ciò che resta fuori è
rappresentato da prodotti realmente di nicchia”. A tutt’oggi
Teva soddisfa effettivamente
una domanda di salute molto articolata che si sviluppa
nelle principali aree terapeutiche (farmaci cardiologicicardiovascolari, neurologici,
antinfettivi, gastrointestinali,
urologici, dismetabolici, antidolorifici, oftalmici, oncologici, ormonali e respiratori) e
per tutte le fasce di età.
L’OBIETTIVO:
ESSERE “INDISPENSABILE”
Il progetto ben si inserisce
nella strategia adottata da
Teva a livello globale che
punta a qualificare l’azienda
israeliana, nata nel 1901 come
l’azienda più “indispensabile”
per il mondo in ambito salute e
benessere. Un obiettivo ambizioso, per raggiungere il quale
occorre muovere le leve della
ricerca (Teva produce anche
farmaci originali e innovativi)
e dell’offerta universale di prodotti generici, la cui adozione
consente enormi risparmi ai
sistemi sanitari pubblici. Salvatore Butti non ha dubbi: “la
ricerca di farmaci innovativi e
PIÙ RISPARMIO
STESSA EFFICACIA
Vale la pena rammentare che
i farmaci equivalenti rappresentano un’alternativa terapeutica di pari efficacia clinica
rispetto ai farmaci originatori
e sono venduti a un prezzo
inferiore in quanto il loro processo di sviluppo non prevede
i tempi e i costi della ricerca.
Contengono lo stesso principio attivo che si trova nel
farmaco di marca e rispondono
agli stessi requisiti normativi.
Il ricorso ai farmaci equivalenti continua ad aumentare
per la crescente necessità di
contenere la spesa sanitaria,
in particolare in considerazione dell’aumento dell’età della
Contraccezione, un decalogo per la salute della donna
Teva Italia distribuirà presso il proprio stand un Decalogo sulla contraccezione orale, realizzato dalla Società Italiana della Contraccezione
(SIC). Il documento, intende sfatare i miti più ricorrenti (con effetti spesso pericolosi) legati all’utilizzo della pillola anticoncezionale. Il testo –
scaricabile anche dal sito della SIC –separa le evidenze scientifiche dalle false credenze, con un linguaggio chiaro e diretto. Alcuni esempi?
Il Decalogo spiega che la scelta del giusto contraccettivo, da concordare con il proprio ginecologo, permette di evitare la ritenzione idrica e
dunque l’accumulo di grasso indesiderato. Quanto al secondo, è chiarito che, contrariamente a quanto si pensi, i contraccettivi orali sono efficaci
nel ridurre le lesioni infiammatorie e non infiammatorie dell’acne facciale; inibiscono l’attività delle ovaie e ne riducono la produzione di ormoni
androgeni, limitando di conseguenza la perdita di capelli, l’acne e la peluria indesiderata. Secondo diversi studi, i contraccettivi ormonali possono
inoltre proteggere da alcuni tipi di cancro.
popolazione. ”Nonostante ciò
– conclude Salvatore Butti – la
penetrazione del generico in
Italia mostra sì un trend in crescita ma è ancora bassa (20%),
soprattutto a valori, rispetto
alle medie europee. L’effetto
della spending review ha regalato un paio di punti in più
ma si è ormai esaurito”.
Una mano tesa
a chi parte
per curarsi
I bisogni, le persone.
Teva Italia, aderisce al
progetto lombardo “A
Casa Lontani da Casa”
ideato dalle associazioni di volontariato
PROMETEO, AVO
Milano, LILT Milano e
CasAmica per ospitare i pazienti e i loro
familiari provenienti
da altre regioni d’Italia. Entrando nel sito
un motore di ricerca
facilita il reperimento dell’alloggio più
vicino alla struttura
sanitaria di interesse,
secondo tipologia (es.
camera a più letti, appartamento esclusivo
etc.) e disponibilità
economica a contribuire alle spese.
Per maggiori
informazioni:
www.acasalontanidacasa.it
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
Salute 55
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corriere.it/salute
Inviate le vostre segnalazioni,
i vostri quesiti, i vostri dubbi,
all’indirizzo di posta elettronica
a cura di Daniela Natali
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Chiedete agli esperti Oltre 160 medici
specialisti rispondono online
alle domande dei lettori in 50 forum
VIVERE CON IL WEB
Segnalato da voi
www.corriere.it/salute/forum
Il sito della settimana
Quale attività fisica
è più efficace per perdere
i chili in eccesso?
Sono in notevole sovrappeso, almeno di una decina di chili di troppo,
e la dieta che mi ha consigliato il medico non sembra funzionare
più di tanto anche se sono a «stecchetto» ormai da un mese. Perciò
ho pensato di prendere sul serio il consiglio, che pure mi ha dato il medico
di famiglia, di iniziare a praticare attività fisica. A questo punto mi pongo,
anzi le pongo, due domande. Quale attività fisica scegliere per alzare
il metabolismo e consumare più calorie? E, visto che non sono
più giovanissimo e non vorrei correre rischi, qual è la frequenza
cardiaca ideale da tenere durante l’attività fisica ?
Risponde
Gianfranco Beltrami
Docente Corso di laurea in Scienze
motorie, Università di Parma
Associare alla dieta un idoneo programma di esercizio fisico è fondamentale per ottenere migliori risultati
con la bilancia. L’attività va fatta però
nel modo giusto, meglio se con una
guida esperta, senza porsi traguardi
impossibili e con un programma che
sia anche divertente e rilassante.
Quali attività scegliere dipende
molto dallo stato di salute e dal grado
di allenamento. Bisogna in primo
luogo evitare che un esercizio fisico
troppo intenso ed esasperato porti a
danni o traumatismi all’organismo:
prudenza, gradualità e un check up
preliminare sono sempre consigliati.
Detto questo, gli esercizi aerobici,
come la marcia, la corsa, il nuoto, sono chiari esempi di attività in cui le
grandi masse muscolari sono coinvolte consentendo di bruciare molte
calorie. Ciò che conta, però, è la frequenza dell’attività, che non deve essere sporadica ma possibilmente
quotidiana, ed è soprattutto la durata
dell’allenamento, che dovrebbe raggiungere gradualmente almeno i 50
minuti continuativi. Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, è utilissimo controllarla e mantenerla su un
valore pari ad almeno il 70 per cento
della frequenza cardiaca che si riesce
a raggiungere con uno sforzo massimale. Questo tipo di esercizio con-
sente di far arrivare molto ossigeno ai
muscoli, di migliorare l’efficienza
della circolazione e del metabolismo a
livello muscolare e di sfruttare anche
il maggior consumo calorico che si ha
nelle ore che seguono l’allenamento.
Al termine di un esercizio fisico, infatti, le attività metaboliche non ritornano immediatamente al loro livello
di riposo, ma necessitano di un tempo più o meno lungo a seconda dell’intensità e della durata dell’esercizio
per ripristinare le scorte energetiche,
smaltire l’acido lattico, riparare le cellule lesionate dall’esercizio ecc. Più lo
sforzo è stato intenso, più si allunga
questo periodo in cui anche stando a
riposo vengono bruciate più calorie.
L’orario migliore per allenarsi è
quello del mattino, prima di colazione, quando le scorte di glicogeno sono state in parte consumate dal digiuno notturno ed è più facile mobilizzare i grassi di deposito; è assolutamente da evitare invece l’attività dopo i
pasti, quando l’afflusso di sangue ai
muscoli viene ostacolato dalla digestione.
Per chi vuole dimagrire è validissima
anche una attività di potenziamento
per i principali gruppi muscolari, da
eseguire un paio di volte alla settimana, in grado non solo di mantenere il
corpo più agile e snello ma anche di
innalzare il metabolismo basale (i
muscoli sono la componente corporea che consuma più energia). Sono
poi sufficienti alcuni minuti di esercizi quotidiani di allungamento muscolare per la prevenzione dei traumi.
Dal forum dei nostri esperti
Dermatologia
Contro la psoriasi funzionano
davvero sole e acqua marina?
Sono affetto da psoriasi diffusa sul 40
per cento del corpo. È proprio vero
che l’acqua marina e il sole possono dare
benefici, anche se momentanei ?
Risponde
Carla Nobile
Reparto di Dermatologia, Ospedale
Brunico, Bolzano
Le radiazioni ultraviolette del sole (UVA ed
UVB) rallentano la replicazione delle cellule
nella psoriasi inducendo così un
miglioramento clinico della patologia cutanea
anche per diversi mesi. L’esposizione solare
deve avvenire in modo lento e progressivo,
evitando le ore più calde della giornata e
facendo sempre attenzione a non ustionarsi.
Sono sufficienti 20-30 minuti al giorno per
almeno 2-3 settimane per produrre effetti
benefici sulla psoriasi. I pazienti che fanno uso
di farmaci fotosensibilizzanti o sono in terapia
con psoraleni o PUVA dovrebbero comunque
discutere con il proprio medico curante
l’opportunità di esporsi al sole. L’acqua di
mare svolge una azione esfoliante (il sale
elimina le cellule morte della psoriasi), ma può
provocare anche un’eccessiva disidratazione
cutanea. Si consiglia quindi di risciacquare
la pelle con acqua dolce dopo il bagno di mare,
di applicare spesso creme idratanti,
preferibilmente non profumate,
e fotoprotettori cutanei in caso di prolungata
esposizione solare.
Vista
Mal di testa
Tiroide
Per l’ambliopia
serve la «benda»?
Cure per la cefalea
post traumatica?
Quando togliere
il «gozzo»?
Mia figlia, di quattro anni,
ha l’occhio destro «pigro».
C’è possibilità di recupero
con il bendaggio dell’altro?
Perché per un mal di
capo dopo un trauma mi
hanno dato la duloxetina,
che è un antidepressivo?
Ho un gozzo con ben sette
noduli (il maggiore di 45
mm) in lenta crescita.
Mi consiglia di operarmi?
Risponde
Paolo Nucci
Risponde
F.Frediani
Risponde
A. Pontecorvi
Direttore Clinica
oculistica, Un. Milano
Direttore Neurologia
S. Carlo Borromeo, Mi
Dir. Un. endocrinologia,
Policl. Gemelli, Roma
L’ambliopia o «occhio pigro»
ha ottime possibilità di essere
recuperata con un trattamento
penalizzante dell’occhio
migliore, ma è importante
che alcune condizioni siano
rispettate: l’intervento deve
iniziare prima dei 6 anni , deve
essere ben corretto il difetto di
vista eventualmente associato,
è necessaria una buona
aderenza alle indicazioni
dell’oculista. Nel suo caso
sarei ottimista, a patto che la
differenza di capacità visiva
tra i due occhi non sia
rilevante e il difetto sia stato
riconosciuto precocemente.
La cefalea post-traumatica
riconosce fra i suoi
meccanismi patogenetici
varie cause, non solo la
depressione. La sua
situazione potrebbe essere
complessa e derivare da
una pluralità di cause.
La Duloxetina non è solo
un antidepressivo, è anche
un farmaco che agisce sul
dolore neuropatico, e
probabilmente per questo
le è stata consigliata. Ma
se non è convinta, ne parli
con i medici del Centro
cui si è rivolta, per trovare
un’alternativa.
Il problema principale
è costituito dal fatto che il
gozzo multinodulare di cui è
portatrice è di dimensioni
importanti, senza dubbio sta
cominciando a creare problemi
compressivi sulle strutture
adiacenti (trachea) e la
crescita, anche se lenta, c’è.
Do per scontato che i noduli
siano stati giudicati benigni
con esame citologico a seguito
di agoaspirato.
Difficile consigliarla senza
averla visitata. La mia
previsione più probabile,
tuttavia, è che all’orizzonte
ci sia un chirurgo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://aiblud.com/donare-il-latte
Come e dove donare il latte materno
Può essere di aiuto a molti neonati in
condizioni cliniche precarie il latte umano
donato da mamme volontarie, che
producono una quantità superiore alle
necessità dei loro bimbi. Informazioni su
come e perché donarlo si possono trovare sul
portale dell’Associazione italiana banche del
latte umano donato
http://aiblud.com/donare-il-latte
La sezione «Donare il latte» contiene le
risposte alle domande più frequenti:
da come diventare donatrice; da quanto latte
e per quanto tempo si può donare, alle
procedure per l’estrazione e le modalità
di conservazione. Sono disponibili inoltre
approfondimenti sulle attività delle Banche
del latte: per il controllo, il trattamento,
la conservazione e la distribuzione del latte
donato. Cliccando su «Banche del latte»
si accede all’area «In Italia», dove si trova
l’elenco, regione per regione, con indirizzi e
recapiti telefonici, dei punti di raccolta
del latte donato e distribuito gratuitamente
ai piccoli pazienti che ne hanno bisogno.
Sempre in questa sezione, cliccando
su «Linee guida» si possono consultare
le indicazioni della Società italiana
di neonatologia per la «costituzione
e l’organizzazione di una Banca del latte
umano donato».
La più cliccata
Il video
L’indagine
Cardiologia
Il rischio di malattia
nelle zone contaminate
Così si tratta oggi
lo scompenso cardiaco
Ci si ammala più facilmente nei siti
industriali contaminati: questa
la conclusione della terza edizione dello
studio «Sentieri», finanziato dal Ministero
della Salute. In crescita il cancro alla
tiroide, al polmone, al fegato. Un capitolo
del rapporto è dedicato ai bambini.
Non ci sono più solo i farmaci
per l’insufficienza cardiaca, ma anche
tecnologie sempre più sofisticate.
Da domani su Corriere.it/salute
videointervista con Edoardo Gronda,
primario del reparto di cardiologia
dell’Irccs multimedica di Milano.
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
BUON SONNO
La carenza e la cattiva qualità del riposo notturno si ripercuotono con pesanti conseguenze sul benessere
Come garantirsi
sogni d’oro
per tutta la notte
all’alimentazione serale, che
deve essere a base di alimenti di facile digestione e non
comprendere alcolici, tè, caffé
e bevande a base di cola che
hanno un’azione eccitante. E
dopo cena non andrebbe praticata nessuna attività sportiva,
altrimenti c’è il rischio che il
sistema nervoso vegetativo rimanga troppo “eccitato” e vengano prodotte tante endorfine
che sono euforizzanti. Meglio
dedicarsi ad attività che aiutano a rilassarsi, come ascoltare
della musica o leggere. Infine
prima di andare a dormire per
non ritrovarsi a pensare con
timore alla difficoltà di dor-
In questo periodo è molto comune passare le notti
a rigirasi nel letto, ma le soluzioni ci sono
S
pesso durante i mesi
primaverili dormire
bene diventa davvero un miraggio. Per
quanto si sia stanchi e si
desideri una nottata di riposo, molti si rigirano nel
letto senza riuscire ad addormentarsi, altri hanno un
sonno interrotto da numerosi risvegli ed altri ancora
si ritrovano con gli occhi
spalancati all’alba.
La colpa di questa forma di insonnia, molto diffusa e legata
alla stagione, è delle variazioni della lunghezza del giorno e
della notte che provocano un
cambiamento nella secrezione
della melatonina. Si tratta di
un ormone che viene secreto
dalla ghiandola pineale o epifisi, che è un organo piccolo
come un pisello posto sotto
la parte centrale del cervello.
Ha la funzione di regolare il
ciclo naturale sonno-veglia e
di sincronizzare i ritmi biologici dell’organismo che sono
influenzati da questo ciclo e
la sua produzione nell’organismo viene favorita dal buio e
inibita dalla luce. In più, l’orologio interno dell’organismo
deve adeguarsi alle modificazioni dell’orologio solare, ma
questo è un processo lento e
‘faticoso’che viene reso ancora più difficile dal passaggio
anche all’ora legale. In pratica
si verifica più o meno quanto
avviene con il cambiamento di
fuso orario e cioè una specie
di desincronizzazione dei ritmi
circadiani dell’organismo.
RITROVARE IL SONNO
Chi in questo periodo dorme
male non deve però preoccuparsi perché le soluzioni per
risolvere il problema in tempi
rapidi non mancano. Innanzitutto aiuta certamente assumere un integratore alimentare
che contenga sostanze mirate
per questo tipo di disturbo,
come ad esempio quelli a base
di melatonina che sono particolarmente utili nei casi in cui
il ritmo biologico sonno-veglia
è alterato da modificazioni del
ritmo circardiano. È poi anche
necessario mantenere il più
possibile inalterati gli orari in
cui si va a letto e in cui ci si
alza ed evitare i sonnellini di
pomeriggio, anche se la notte è
trascorsa ‘in bianco’. Andrebbe
prestata anche più attenzione
Chi dorme male
ha uno scadimento
delle capacità
lavorative
e intellettuali
mire, è necessario creare un
condizionamento positivo a
vantaggio di un buon sonno. È
sufficiente, ad esempio, mettere in atto un rituale della
buona notte, semplice e fatto
di qualche gesto abitudinario,
come bere una tisana o un bicchiere di latte. Se nonostante
tutte queste avvertenze non
si riesce proprio a dormire, è
sconsigliato rimanere a letto ed è meglio alzarsi, fare
qualcosa di particolarmente
rilassante ed eseguire delle
profonde inspirazioni ed espirazioni che aiutano a togliere
le tensioni e a far tornare il
sonno.
Melatonin Pura: una linea completa per il sonno
Oggi la linea Melatonin Pura si avvale di un nuovo prodotto, utile per combattere contemporaneamente l’insonnia e l’ansia e favorire il rilassamento: Melatonin
Pura Activ contiene Melatonina e Valeriana. Mentre la
Melatonina riduce il tempo richiesto per addormentarsi
ed allevia i sintomi del jet lag, la Valeriana è nota per
le proprietà sedative in caso di disturbi nervosi (ansia,
palpitazioni, eccitabilità), favorisce il rilassamento ed
il sonno in modo naturale.
La formulazione presenta ben 500 mg di estratto secco
titolato di Valeriana ed il massimo dosaggio giornaliero
di Melatonina (1 mg) consentito per gli integratori. La
confezione è da 30 ovalette. 1 ovaletta al giorno.
Il prodotto si affianca ai prodotti della linea, formulati
in base alle singole esigenze: Melatonin Pura microta-
volette. 1 mg di Melatonina per microtavoletta. In confezione da 30, 60 e 120 microtav. Melatonin Pura Fast,
le cui Strip orosolubili (1 mg di melatonina) consentono
una rapida assimilazione e non richiedono l’uso di acqua: sono quindi utilissime in viaggio. Melatonin Pura
Gocce 50 ml. La formulazione in gocce rende semplice
ottenere il dosaggio giusto. Melatonin Pura Gocce con
Erbe della notte 50 ml. A base di Melatonina ed un’associazione di piante, contenute anche nel prodotto Erbe
della Notte e da sempre utilizzate nei disturbi nervosi
o in caso di ansia, insonnia, palpitazioni. In farmacia,
parafarmacia ed erboristeria.
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CURA DELLA PELLE
La prova bikini? Non riguarda solo i rotolini, ma anche l’aspetto della cute che chiede cure speciali
Pelle liscia e compatta in vista dell’estate
Dalla dermocosmesi i prodotti mirati alle esigenze specifiche e all’età della propria epidermide
L
a pelle non è un
semplice rivestimento del corpo, ma un
vero e proprio organo,
meraviglioso e complesso,
importante barriera contro
le aggressioni esterne. Ma
allo stesso tempo ha le sue
fragilità. Sensibile, delicata, con problemi di secchezza o di arrossamenti,
è lo specchio della nostra
salute e della vita che conduciamo. Curarla nel modo
giusto è importantissimo,
aiuta a sentirsi anche belli
e attraenti.
Chiunque può notare che, se
una persona non è propriamente bella nel senso classico
del termine, cioé possiede lineamenti irregolari, oppure è
un po’ in sovrappeso, ma può
contare su una pelle perfetta,
i suoi difetti in un sol colpo
passano in secondo piano. Un
incarnato vellutato, un’epidermide fine, la mancanza di
impurità, infatti, sono un’ottimo biglietto da visita che
non passa certo inosservato.
Per questo motivo non va mai
trascurata l’epidermide, in
particolare durante il periodo in cui mettiamo in mostra
il nostro corpo con abitini
arrendersi a rughe profonde
e cedimenti? Oggi questa è
una realtà superata, lo dimostrano i tanti splendidi cinquantenni (donne e uomini)
che possono sfoggiare ancora un viso fresco e lineamenti distesi. Oltre all’utilizzo
quotidiano di prodotti antiage come creme nutrienti e
sieri grandi possibilità le offre la medicina estetica, con
interventi soft e mininvasivi
che eliminano diversi anni.
leggeri e costumi da bagno.
Questo, infatti, è il momento dell’anno in cui si deve
fare un tagliando speciale al
nostro “rivestimento”, con
trattamenti che ne migliorino
l’aspetto o curino problemi di
tipo dermatologico. E’ bene
tenere presente, poi, che i
mesi estivi sono quelli più
difficili per la pelle: esposta
in larga parte del giorno ai
raggi del sole più intensi e
pericolosi, senza adeguate
protezioni, rischia di subire
l’aggressione di Uva e Uvb,
con conseguenti scottature,
desquamazioni, irritazioni. Ci
sono ragioni molto serie allora per fare della prevenzione
in modo da evitare gli effetti
dannosi del fotoaging, l’invecchiamento precoce della
pelle. Un solare adeguato al
proprio fototipo è l’antidoto
giusto al conto salato che
potrebbe presentare l’epidermide a fine estate, quando
LE SETTE REGOLE D’ORO
Applicare una buona crema
idratante, mattino e sera,
per mantenere la pelle in salute e prevenire secchezza e
irritazioni.
Scegliere un detergente
adatto per il proprio tipo
di pelle ed evitare bagnoschiuma e doccia-schiuma
aggressivi, disseccanti, molto profumati.
Usare un detergente delicato anche per la detersione
intima.
Applicare un idratante
nutriente corpo ricco di oli
vegetali e non con paraffina
o siliconi (andare a vedere
la formula INCI), partendo
dai piedi e risalendo verso le cosce, con movimenti
rotatori.
Per la depilazione delle
gambe, ascelle, inguine, meglio ricorrere al rasoio manuale o elettrico: cerette e
depilatori possono essere irritanti e provocare follicoliti.
Applicare sulle unghie di
mani e piedi olio di germe di
grano oppure burro di karitè
al 100%, le renderà più sane.
Massaggiare ogni giorno il
cuoio capelluto, per stimolare la microcircolazione sanguigna della cute della testa
e stimolare così la ricrescita
dei capelli.
Cute morbida ed elastica
con l’Olio di Rilastil
La prevenzione
è tutto se si desidera
avere una pelle
luminosa e priva
di impurità
si ripone nel cassetto il bikini. Ma, come si sa, la pelle
va trattata con la massima
cura ogni giorno dell’anno,
da quando ci si sveglia al
mattino, fino al momento di
andare a dormire.
I SEGRETI DI CREME, OLII,
SIERI...
Anche se la natura non è
stata generosa e non ci ha
regalato una pelle al top,
oggi esistono trattamenti
che consentono a chiunque
di ribaltare la situazione.
Molecole efficaci e principi
attivi, grazie agli enormi
progressi della ricerca, riescono ad essere assorbidi dai
tessuti cutanei stimolandone
il rinnovamento. Tra cosmesi
e medicina estetica la possibilità di rallentare i processi
di invecchiamento è ormai
sotto gli occhi di tutti.
Ma non bisogna intervenire
quando i guai sono ormai evidenti: la pelle va curata fin
dall’adolescenza, spiegano i
dermatologi, proprio perchè
ogni età ha i suoi problemi
Durante i mesi
estivi la pelle
esposta ai raggi
solari più intensi
rischia scottature
e rughe precoci
che, se trascurati, lasciano
danni estetici vistosi e che
richiedono interventi più
invasivi per essere risolti.
Per esempio l’acne, ai primi
brufoletti occorre agire con
terapie specifiche in modo
da scongiurare le temute
cicatrici; lo stesso discorso
vale se si è molto giovani
per i punti neri che provocano infiammazioni e uno
stato di irritazione diffuso.
Una buona maschera all’argilla aiuterà a eliminare le
impurità grazie alle proprietà
eccellenti di questo minerale il quale depura, asciuga
il sebo, lenisce il rossore.
A 30 anni può comparire la
prima ruga poiché la pelle
inizia a perdere elasticità.
Siamo ancora nel pieno della giovinezza, ma è il momento di giocare d’anticipo
applicando mattina e sera
prodotti a base di vitamine
antiossidanti che aiutano la
pelle a liberarsi delle scorie
accumulate durante il giorno
a causa di smog e stress. A
40 anni, con le dovute attenzioni il viso e la pelle
del corpo possono dimostrare dieci anni di meno.
A questa età, purtroppo, il
derma la parte più profonda
dell’epidermide, inizia ad
assottigliarsi e la rende più
secca, disidratata, segnata.
Ma, le creme, i sieri, gli olii
di ultima generazione sono
in grado di riparare i danni grazie a bioattivi capaci
di stimolare il rinnovamento cellulare e aumentare la
produzione di collagene ed
elastina. A 50 anni bisogna
Da 40 anni le donne conoscono Rilastil,
un marchio sinonimo di prevenzione delle smagliature su addome, cosce, seno,
soprattutto in gravidanza, ma anche di
bellezza per tutte. Infatti, l’elasticità della pelle è l’unica arma a disposizione per
prevenire in modo semplice e naturale
molti inestetismi, quali l’invecchiamento
cutaneo, l’insorgenza di rughe, la secchezza, il rilassamento e la perdita di tono dei
tessuti. Per garantirsi una pelle più radiosa,
più sana e più recettiva a tutti i trattamenti
dermatologici e cosmetici, il primo obiettivo da raggiungere è allora quello di avere
una pelle elastica. L’olio e la crema sono
i due prodotti ideali per ottenere questo
scopo, e anche quelli preferiti dalle donne.
Rilastil Elasticizzante Olio è il trattamento
di elezione di Rilastil indicato per ripristinare il giusto grado di elasticità e compattezza alle pelli secche, disidratate ed anelastiche. Dall’azione altamente restituiva,
emolliente e filmogeno-protettiva, aiuta
a migliorare sensibilmente anche l’aspetto estetico delle cicatrici. La sua texture,
particolarmente scorrevole, lo rende ideale
per essere utilizzato anche come olio da
massaggio, sia per adulti sia per neonati
e bambini. L’olio, a differenza della crema
che possiede una buona percentuale di
acqua, presenta solo un’importante fase
lipidica e quindi può essere applicato anche sulla pelle ancora umida, vi rimane più
a lungo e le conferisce un grado maggiore
di emollienza, comfort e morbidezza in
tempi molto brevi.
Lifting invisibile:
più giovani senza bisturi
Quale donna (o uomo) non sogna di svegliarsi un giorno con qualche anno in
meno senza passare attraverso pesanti e costosi interventi chirurgici? Tutto
questo si può realizzare nei centri Hospitadella in cui la medicina estetica
rappresenta un fiore all’occhiello. Oggi Hospitadella propone il Lifting invisibile, una soluzione soft ma efficace in grado di attivare una doppia azione di
sollevamento e rigenerazione dei tessuti. Il risultato si ottiene grazie a due tipi
di fili riassorbibili, quelli di trazione derivanti dal polimero dell’acido lattico,
indicati per risollevare i cedimenti cutanei, e quelli in PDO (polidioxanone)
che hanno un’azione rigenerativa e biostimolante.
Il fastidio è minimo in quanto questi fili vengono inseriti sottocute mediante aghi sottilissimi, stimolando l’autoproduzione di collagene, l’impalcatura
naturale che mantiene la pelle giovane, e che con il trascorrere degli anni
diminuisce. “Il trattamento dura soli 15-20 minuti e permette di ottenere il
sollevamento del sopracciglio, la tonificazione delle guance, del collo e del
bordo mandibolare” spiega il dottor Miccolis, chirurgo estetico di Hospitadella.
Il lifting invisibile non richiede anestesia ed è consigliato dai 35 ai 60 anni sia
alle donne che agli uomini.
Per informazioni visitate il sito: www.hospitadella.it
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BENESSERE DEI PIEDI
Strutture essenziali per il movimento, l’equilibrio e la postura, le estremità non vanno mai trascurate
Un perfetto lavoro...
fatto coi piedi
Camminare di buon passo, è un ottimo esercizio per
star bene: purché si rispettino i “protagonisti”.
“Q
uesto è un
piccolo passo
per l’uomo,
un gigantesco
balzo per l’umanità”. La
voce rotta dall’emozione e
dai disturbi statici di Neil
Armstrong giungeva il 20
Luglio del 1969 alle orecchie del mondo che col fiato
sospeso lo seguiva mentre
scendeva dalla scaletta del
Modulo Lunare dell’Apollo
11 e posava un piede sul
suolo biancastro e sabbioso
del satellite.
L’intero Universo si è ristretto
un po’, quella sera, e il punto di vista dell’essere umano
ha cambiato prospettiva.
Nessun testimone, nessuna
gloria ma uguale incredibile,
potente conquista per il primo ominide che si è alzato in
posizione eretta, fermo sulle
sue estremità inferiori, per
meglio vedere prede, predatori e territorio e avere due
arti in più a disposizione per
la gestualità. Meno solennità
ma incomparabile commozione, sorrisi e gioioso orgoglio
accompagnano tutti i bimbi
del mondo che, con stupore
e soddisfazione, si sollevano, stando ritti da soli per la
prima volta sui loro piedini
morbidi, destinati a fare tanti,
tanti passi, a danzare, a correre come il vento, a portarli
in giro per il pianeta e per le
strade del destino. Camminare sembra una cosa così
normale. Ma basta girarsi e
guardarsi alle spalle, in montagna, osservando lo snodarsi
del lungo sentiero che si sta
percorrendo per rendersi conto che si tratta di un miracolo.
UN CAPOLAVORO
DI INGEGNERIA
Leonardo da Vinci, che ne
compì numerosi studi, definì
il piede un capolavoro di ingegneria, dato che è una struttura piccola rispetto al peso
che deve sostenere, all’equilibrio e al movimento che compie. Dal punto di vista biomeccanico la sua funzione è
rappresentare il tramite con la
superficie di appoggio del corpo in stazione eretta e come
ammortizzatore biologico
capace di assorbire l’energia
meccanica generata dall’impatto col terreno immagazzinandone parte sotto forma
di energia elastica, trasmettendo, nella forza di spinta,
quella generata nei muscoli.
permettendo la stazione e la
marcia. In pratica, con le sue
26 ossa, i suoi 20 muscoli e i
suoi 114 legamenti, permette
la variazione dell’assetto statico e dinamico, adattandosi,
grazie alla sua elasticità, alle
asperità e alle variazioni di
pendenza, condizione e consistenza del terreno ed inoltre
funge da importante “pompa”
per la circolazione di sangue
e liquidi linfatici. E’ dunque
evidente che qualsiasi causa
intervenga ad alterare la sua
così complessa composizione
morfo-funzionale può determinare conseguenze anche rilevanti, fino alla diminuzione
del rendimento meccanico.
Attenzioni quotidiane
in ogni stagione
I piedi sono la base del corpo, essenziali oltre che per
il movimento, anche per la circolazione sanguigna e
linfatica e sono attraversati dai meridiani energetici di
tutti gli organi. Gli antichi lo sapevano bene ed è per
questo che sia la cultura occidentale che quella orientale si ritrovano sull’importanza dei piedi per il benessere
della persona. I piedi sono la parte del corpo più usata
ma spesso anche quella più trascurata. Essi si meritano invece quotidiane cure per prevenire e/o curare
eventuali disturbi. Le estremità vanno sempre tenute al
meglio, ma in estate sono quotidianamente in mostra
e, dunque dovrebbero essere esteticamente gradevoli;
in inverno, quando sono coperti da calze e scarpe non
sempre adatti, occorrerebbe prendere delle misure in
più. Si tratta di una prerogativa soprattutto femminile in
quanto le donne risultano essere più attente e coinvolte
degli uomini nella cura dei propri piedi. L’azienda francese Millet Innovation sviluppa, produce e commercializza prodotti sanitari e per il comfort caratterizzati da
un notevole contenuto tecnologico. Da oltre 10 anni,
Epitact® sviluppa in collaborazione con alcuni podologi
francesi, dei dispositivi medicali atti ad alleviare qualsiasi dolore plantare. La gamma Epitact® è composta da
oltre 30 prodotti specifici, realizzati in Francia; ciò le
consente di garantire una tracciabilità, una qualità ed
un’efficacia ineccepibili. I due prodotti più richiesti della gamma Epitact® sono: l’Ortesi Correttiva dell’Alluce
Valgo e i Cuscinetti Doppia Protezione cipolla, alluce
valgo e dolori plantari. La gamma Epitact® è distribuita
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I GUAI PIÙ DIFFUSI
Un’alterazione dell’appoggio,
dal punto di vista medico,
può rappresentare causa o
concausa di eventi patologici riguardanti il piede stesso
e le strutture ed articolazioni ad esso collegate, quali
caviglia, ginocchia, bacino,
anca e colonna vertebrale. La
maggior parte dei problemi
deriva, in genere, dalla postura o dall’uso di calzature
inadatte, che possono modificare l’aspetto e l’assetto
del piede, con conseguenze
dolorose di varia intensità e importanza. Uno dei
più comuni è senza dubbio
l’alluce valgo, conseguenza di un alterato appoggio
del piede che porta ad una
lassità muscolo-tendinea
a causa della quale il peso
corporeo si scarica sul primo
Il piede
si comporta come
ammortizzatore
quando attutisce
l’impatto col suolo
e come propulsore
nell’avvìo al passo
dito, ovvero sull’alluce. A lungo andare il primo dito si deforma, fino ad accavallarsi sul
secondo. Chi soffre di questa
deformazione presenta, oltre
alla sintomatologia dolorosa,
anche alterazioni posturali e
disturbi alle altre articolazioni
della gamba. E’ possibile bloccare l’evoluzione del problema
con appositi plantari e ridur-
re la sofferenza con specifici rimedi e cuscinetti, ma è
corretto ricorrere all’aiuto del
podologo o dell’ortopedico.
Un’altra diffusa manifestazione dolorosa dovuta alla non
bilanciata pressione del peso
sul piede è l’infiammazione
dei metatarsi (metatarsalgìa),
la parte inferiore e anteriore
del piede, ovvero quando si
grava eccessivamente, nel
camminare, sull’avampiede,
alzando troppo i talloni. Il
dolore può peggiorare tanto
da manifestarsi anche a riposo
e può formarsi anche un’ipercheratosi (ispessimento della
In caso di dolore
meglio riposare.
Poi, secondo
la gravità,
si può decidere
il da farsi
pelle), o una borsite (infiammazione). Talvolta si associa
ad altri problemi come il già
citato alluce valgo e le dita a
martello.
ATTENZIONE ALLE SCARPE
Uno dei vari motivi che portano a questa situazione
dolorosa va ricercato, come
detto prima, anche nell’uso
delle scarpe: portare troppo
a lungo calzature con i tacchi
molto alti costringe il piede a
caricare tutto il peso del corpo sulla parte anteriore, quelle con punta stretta causano
un’eccessiva compressione
delle dita che può generare
un processo infiammatorio;
le suole rigide come ad esempio le zeppe impediscono la
naturale flessione delle articolazioni del piede, facilitando il loro indebolimento;
le scarpe da corsa, se si pratica assiduamente jogging,
andrebbero cambiate ogni
8-12 mesi e bisognerebbe
imparare a correre nel modo
giusto, appoggiando il piede
correttamente. Anche attività sportive praticate intensamente che richiedono sforzi
prolungati o in posizioni
particolari come sulla punta
dei piedi, o la modificazione dell’intreccio delle fibre
di collagene dovute anche
all’età possono intervenire
nella formazione di dolorose
patologie o deformazioni. Va
da sé che il primo rimedio
in caso di dolore è innanzitutto il riposo. Successivamente, secondo la gravità del
problema, si possono utilizzare
specifici cuscinetti protettivi
(in commercio ne esiste una
vasta gamma, per i diversi
problemi delle estremità) che
proteggono le zone doloranti,
redistribuendo la pressione o
riducendo lo sfregamento. Se i
disturbi tendono ad aggravarsi
è opportuno rivolgersi allo specialista, soprattutto se vi sono
patologie croniche sistemiche
o se compaiono in contemporanea altri fastidi. Dunque,
meglio imparare ad “ascoltare”
attentamente quello che i piedi
“dicono”: muoversi deve essere
solo un piacere.
Bisogna dar loro una mano
perchè siano belli e sani
Per prendersi cura dei piedi, ed evitare dolori e gonfiori a fine giornata, occorrono
pochi accorgimenti, che non vanno messi in pratica solo nella bella stagione quando sono più in mostra, ma durante tutto l’anno, anzi, con maggior cura in inverno,
quando sono chiusi in calze e scarpe pesanti. Innanzitutto, parlando di scarpe, meglio
acquistarle nel tardo pomeriggio, quando il piede è più gonfio: non si rischierà così
di ritrovarsi con calzature che fanno male. Attenzione alle punte (le dita dovrebbero
avere libertà di movimento) e ai tacchi troppo alti: è prudente non indossarli troppo
a lungo, riservando loro solo serate e occasioni eleganti. Per contro, mai usare scarpe
piatte o con suola rigida, che impongono uno sforzo eccessivo alle articolazioni e
che non permettono una giusta ammortizzazione. Consigliabili materiali naturali,
perché permettono una normale traspirazione. L’ideale sarebbe poter cambiare calzature durante il giorno (l’abitudine delle donne americane di tenerne in ufficio un
paio non è da scartare). A fine giornata, un pediluvio di 10 minuti, con acqua tiepida
è rilassante e permette, con uno scrub delicato e la successiva applicazione di una
crema idratante, dopo averli asciugati con cura, soprattutto fra le dita, di avere sempre
la pelle liscia e morbida senza traumi. Utilissimo esercizio sarebbe camminare a piedi
scalzi su terreni modificabili come erba o sabbia.
60
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Stefano, Ferdinando ed Andrea, a funerali avvenuti, annunciano con molta tristezza la perdita
di
Monica Borletti Gisin
Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione,
tutto il personale della Società Ca’ Negra, sono
vicini con profonda tristezza a Stefano, Ferdinando, Andrea per l’immatura perdita della cara signora
moglie e madre dolcissima intelligente buona generosa. - Lugano, 10 maggio 2014.
Monica
Partecipano al lutto:
– Camillo e Daniela Magliucci.
Pino, Pia, Giusto e famigliari piangono la perdita della carissima
Monica
- Milano, 10 maggio 2014.
Un grande affettuoso abbraccio a Stefano, Ferdinando e Andrea nel ricordo di
Monica
Laura, Francesca, Vanni, Lorenzo e Maurizio Borletti. - Milano, 11 maggio 2014.
Monica Borletti
Mania con affetto vi è vicina e partecipa al vostro
grande dolore. - Milano, 10 maggio 2014.
Carla con Andrea e Valeria si stringe a Stefano
nel dolore per la perdita della cara
Monica
- Milano, 11 maggio 2014.
- Loreo, 11 maggio 2014.
Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione, i
dipendenti della Società Acquamarza sono vicini
con profonda tristezza a Stefano, Ferdinando,
Andrea per l’immatura perdita della cara signora
Monica
- Loreo, 11 maggio 2014.
Il nostro caro papà
Carlo Bassi
ci ha lasciate.- Lo annunciano con profondo dolore le figlie Anna con Andrea, Laura con Emma
e Giulio, la loro mamma Ivana ed il fratello Aldo.- Un particolare ringraziamento all’affezionato Charlie, agli amici di una vita, alla VIDAS ed
alle infermiere che lo hanno accompagnato e gli
sono stati sempre vicini.- I funerali si svolgeranno
nella chiesa di Santa Croce in via Sidoli 8.- Per il
giorno e l’ora contattare l’Impresa San Siro al n.
02.32867. - Milano, 10 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Vera e Gianemilio Vezzoli.
I cugini Colombo profondamente addolorati
piangono
Carlo Bassi
Rubina con Matthias e Alice, Gaia e Marco è
vicina con antica e grande amicizia a Stefano,
Ferdinando e Andrea in questo drammatico momento per la scomparsa di
e si stringono affettuosamente alle figlie Laura e
Anna e al fratello Aldo.
- Milano, 10 maggio 2014.
Monica
Ci stringiamo forte a Laura e Anna per la perdita dell’amato papà
che da donna coraggiosa com’era sicuramente
vi seguirà per sempre.
- Milano, 11 maggio 2014.
Anna Bonatti Rocca e i figli Roberto, Maria,
Guido, Elena, Enrico sono vicini all’amico Stefano
per la scomparsa di
Monica
- Milano, 10 maggio 2014.
Andreina Rocca con Gianfelice e Martina, Paolo e Beatrice, Daria, con affetto profondo è vicina
all’amico Stefano per la scomparsa della cara
Monica
Carlo
ricordandone le grandi doti umane e la sua profonda cultura che ha condiviso sempre con tutti
noi.- Chiara e Marcello con Luca e Valeria e Sarah, Giovanbattista con Nicola e Ombretta.
- Milano, 10 maggio 2014.
Nel ricordo di una vita di lavoro trascorsa assieme, Piero Tredici con Lucia e figli piange la
perdita dell’amico
Carlo Bassi
ed è vicino a Laura, Anna, Ivana e Aldo con il
pensiero e la preghiera.
- Milano, 10 maggio 2014.
Franco e Adriana Caja con Matteo Jessica e
Arianna annunciano con dolore la scomparsa di
Roberto Caja
e ne ricordano con affetto la bontà e la generosità verso tutti. - Milano, 9 maggio 2014.
Donatella e Giorgio con Isabella, Riccardo,
Chiara, Marta e le loro famiglie ricorderanno con
grande tenerezza
Roberto Caja
Daniela e Francesco con Andrea, Marco e le
loro famiglie abbracciano Maria Vittoria e Serena
per la perdita del caro inostituibile
Roberto Caja
- Mantova, 11 maggio 2014.
Presidenti, consiglieri e soci del Golf Club Castelconturbia e dell’Immobiliare Golf Castelconturbia partecipano al dolore della famiglia per la
scomparsa del caro amico
Roberto
e porgono sentite condoglianze.
- Agrate Conturbia, 10 maggio 2014.
Il Lions Club Loggia dei Mercanti ricorda il socio fondatore
Ing. Roberto Caja
e si unisce al dolore di MariaVittoria e Serena.
- Milano, 10 maggio 2014.
Tutto il team di Golfaround saluta
Roberto
ricordando le doti umanitarie ed il costante impegno a favore dei bisognosi.- Ciao Roby Manuela e Federico Bonini.
- Milano, 10 maggio 2014.
Monica
- Milano, 11 maggio 2014.
Giorgio Guatri partecipa commosso al grave
lutto che ha colpito Stefano Borletti e i figli Ferdinando e Andrea per l’improvvisa scomparsa
dell’amata
Monica Gisin
- Milano, 10 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– I collaboratori tutti dello Studio Prof. Luigi
Guatri e Associati.
Mariantonietta e Fabio Pellicanò ricordano la
carissima
Monica
e sono affettuosamente vicini a Stefano, Andrea,
Ferdinando. - Milano, 10 maggio 2014.
Giada e Susy con Pinuccio, Emilio e le loro famiglie, profondamente addolorate per l’improvvisa scomparsa di
Monica Borletti
Giuseppe Serini
Giuseppe e Ines Portale, Giuseppe e Fulvia Visconti partecipano al dolore di Gerardo e di Renata per la perdita del fratello
Prof. Romano Broggini
persona di cultura e di grandi doti umane.
- Milano, 10 maggio 2014.
Il Centro Italiano di Psicologia Analitica esprime la propria vicinanza e solidarietà all’amica e
collega Monica Ceccarelli per la perdita del caro
padre
Mario Ceccarelli
- Milano, 11 maggio 2014.
Maurizio e Mariella, Francesco ed Alessandra
sono vicini all’amico Gigi per la perdita della cara
mamma
Paola Bartoli Novati
Carla Damia Paglia
- Milano, 10 maggio 2014.
Con il dolore sempre vivo nel cuore Fiorenzo,
Gianni Laura Lorenzo e Leonardo, Fabrizio Carlotta Federico ed Edoardo ricordano con immutato amore a diciotto anni dalla sua scomparsa
Ambra Lavezzari Bertini
Una Messa in suffragio verrà celebrata lunedì 12
maggio alle ore 18 presso la chiesa Santa Maria
di Lourdes via Paolo Lomazzo, 62 Milano.
- Milano, 11 maggio 2014.
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Betto e Ilaria con le loro famiglie piangono la
cara cugina
Paola
e partecipano con affetto al dolore di Angelo e
figli. - Milano, 10 maggio 2014.
La figlioccia Maria Isabella, Giovannella ed il
loro papà Giuseppe si stringono ad Angelo, Anna, Marta ed Andrea per la scomparsa della loro
adorata
Paola
che ha raggiunto Alberta, amica di una vita in cui
si sono scambiate fiducia, sogni, pensieri, gioie e
dolori, senza mai separarsi.
- Milano, 10 maggio 2014.
Commossa per la perdita della carissima amica
Paola
Grazia Ravelli con la sorella Giuliana e famiglia,
abbraccia il marito Angelo e i figli Anna, Marta
e Andrea. - Milano, 10 maggio 2014.
Graziana terrà stretta al cuore
Paola
l’amica di sempre. - Milano, 10 maggio 2014.
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Gazzetta dello Sport
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intelligente, colta e affabile, sono vicine con
grande affetto a Stefano, Ferdinando ed Andrea.
- Milano, 10 maggio 2014.
È mancato al nostro affetto
già dottore agronomo, libero docente in Scienze
Agrarie, professore e preside di scuole superiori.Il funerale lunedì 12 maggio ore 15.15 nella
chiesa San Vittore Martire, Rho.- La famiglia Serini. - Rho, 8 maggio 2014.
Con immenso dolore, annunciano la scomparsa di
Partecipano al lutto:
– Dina e Gianni ed Elena ed Elisabetta Novati.
– Maurizia e Carlo Novati con figli e rispettive
famiglie.
Mario Maroni
Ing. Alberto Anzani
Roberto Caja
- Milano, 10 maggio 2014.
Donatella e Antonia con Pierluigi e Carlo, Tomàs Gaia e Luca abbracciano con grande affetto
Stefano Ferdinando e Andrea e si uniscono al loro dolore per la scomparsa della cara
Monica
Ciao
ti ricordo con affetto Enrico Provasi.
- Barlassina, 11 maggio 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari l’
di 81 anni.- Ne danno il triste annuncio Lucia,
Patrizia, Anna e Pierangelo, Paola e Luciano e
tutti i suoi amati nipoti.- Il funerale avrà luogo
nella parrocchia di Velate lunedì 12 maggio alle
ore 15.15.- Anticipatamente si ringraziano tutti
coloro che parteciperanno.
- Varese, 10 maggio 2014.
Elio Roberto e Marcello Noera piangono la perdita del caro amico
cara amica che ricordano con tanto affetto.
- Monaco, 8 maggio 2014.
Evelyne e Massimo partecipano commossi al
dolore di Stefano, Ferdinando, Andrea e della famiglia per la scomparsa di
Bellino Bellini
grande cognato e zio e si stringono con affetto a
Maria Vittoria e Serena.
- Milano, 11 maggio 2014.
moglie e mamma sempre presente.- Paola ha
provato a resistere alla malattia con tutto il suo
carattere, ma alla fine si è spenta la notte del 10
maggio.- Ringraziamo tutti coloro che le sono
stati vicini, in particolare Graziella per tutto
l’amore che le ha dato, e tutto il personale medico e infermieristico del Centro Cardiologico
Monzino.- Angelo, Anna, Andrea e Marta.- Il funerale si terrà nella parrocchia di San Gioachimo, martedì 13 maggio alle ore 11.
- Milano, 10 maggio 2014.
- Milano, 11 maggio 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Ne danno il triste annuncio la moglie Bruna, la
figlia Maria Rosa con Michele, i nipoti Alessandra
con Marcello e Camilla e Carlo.- Un grazie di
cuore a Maria, che gli è stata vicina con affetto,
ed a tutti coloro che lo hanno assistito.- La cerimonia funebre avrà luogo alle ore 11 di martedì
13 nella chiesa di Santa Maria al Paradiso in corso di Porta Vigentina.
- Milano, 10 maggio 2014.
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Come si gioca
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Estrazioni di sabato 10 maggio 2014
BARI
CAGLIARI
FIRENZE
GENOVA
MILANO
NAPOLI
PALERMO
ROMA
TORINO
VENEZIA
NAZIONALE
15
23
75
39
82
56
24
30
39
57
70
78
2
76
81
23
63
86
9
80
49
67
82
65
37
48
7
32
32
37
4
17
15
87
16
16
14
64
29
90
69
9
69
87
81
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22
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Matacena, dal jet set di Montecarlo
1 Chiara
all’arresto nell’inchiesta su Claudio Scajola
La lettera del presidente libanese Gemayel
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del Gran
premio di
Spagna che si
corre a
Barcellona.
62
Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER RIFLETTERE
Albertazzi e Kaká Stella Pende
da Fabio Fazio
e gli 007 italiani
Primo ospite stasera di Fabio
Fazio è Giorgio Albertazzi
(foto), attore, regista,
drammaturgo, che il 20
agosto prossimo festeggia 90
anni. Poi Ricardo Izecson dos
Santos Leite più noto come
Kaká, nel novero dei
giocatori di calcio più forti
del mondo: ha vinto il Pallone
d’oro e il FIFA World Player e
con il Milan ha conquistato,
tra l’altro, uno scudetto, due
Supercoppe europee, una
Champions League e una
Coppa del mondo per club.
Collegamenti in diretta, con
Fabio Volo dal Salone del
libro di Torino e Diodato da
Venezia . Appuntamento cult
con Luciana Littizzetto.
Un reportage davvero
interessante e inedito quello
di stasera nel programma
della giornalista Stella Pende
(foto), dedicato all’Unione di
crisi della Farnesina. Per la
prima volta parlano gli
uomini che vegliano sulla
sicurezza degli italiani
all’estero. Storie avvincenti
di questi agenti 007 capaci di
riportare a casa i «nostri»
rapiti da ogni parte del
mondo, o di evacuare in
pochi minuti gli italiani al
centro di catastrofi all’estero.
Il reportage d’autore è quello
dell’attore Filippo Timi che
intervista Andrée Ruth
Shammah, direttrice del
Teatro Parenti a Milano.
Che tempo che fa
Rai3, ore 20.10
Confessione reporter
Italia 1, ore 00.30
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Film e programmi
Trappola mortale
per la bella Griffith
Stiller-Barrymore
e l’inquilina carogna
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Dalla villa prestatagli da un
amico, un attore disoccupato
vede ogni sera nella casa di
fronte una splendida ragazza
(Melanie Griffith, foto). Che
un losco figuro vuole uccidere.
Omicidio a luci rosse
La7, ore 21.10
Una coppia (Ben Stiller e Drew
Barrymore, foto insieme) trova
la casa dei sogni, ma deve fare
i conti con l’inquilina del piano
di sopra, una vecchietta
dall’apparenza fragile...
Duplex - Un appartamento
per tre; Mtv, ore 21.10
Crisi energetica:
come si risolve?
Venuto racconta
storie di scampati
Petrolio, carbone, centrali
nucleari, energia idroelettrica o
eolica. Sulla disponibilità di
energia la società scrive, con le
sue scelte il proprio, futuro. Ne
parlano Riotta, Bernabè e Fubini.
La crisi dell’energia
Rai Storia, ore 21.15
Il conduttore Vincenzo Venuto
racconta le storie di Giuseppe
Torselli, ustionato su una
piattaforma petrolifera; Rino
Pancetti, caduto in un crepaccio;
Laura Tiso, travolta da un furgone.
Alive - Storie di sopravvissuti
Rete 4, ore 21.15
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Corriere della Sera Domenica 11 Maggio 2014
63
italia: 51575551575557
Pay Tv
Film
e programmi
Amore sotto le stelle
per Hanks e Ryan
Un bimbo telefona a un programma
radiofonico per raccontare che suo
padre (Tom Hanks), vedovo da
poco, non riesce a riprendersi.
All’ascolto c’è la giornalista Annie
(Meg Ryan, foto con Hanks)...
Insonnia d’amore
Sky Cinema Passion, ore 21
McAvoy diventa
uno spietato killer
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La tranquilla vita di Wesley
(James McAvoy, foto con Angelina
Jolie) viene messa sottosopra
quando scopre di essere il figlio di
un assassino professionista, e di
possedere lo stesso talento...
Wanted - Scegli il tuo destino
Cinema Premium, ore 21.15
Il perfido Gru
vuole la Luna
Gru (nell’immagine), criminale
cattivissimo, progetta il colpo del
secolo: rubare la Luna. Il piano
prevede il coinvolgimento di tre
orfanelle, che risveglieranno però
i suoi istinti più nobili.
Cattivissimo me
Cinema Comedy, ore 23.15
Vita e musica
del re del reggae
La vita, le dichiarazioni, la
musica, le donne, i figli, l’impegno
e le contraddizioni del più grande
e riconosciuto interprete della
musica reggae giamaicana: Bob
Marley. Dirige Kevin MacDonald.
Marley
Sky Arte HD, ore 21.30
La televisione
in numeri
L’energia dei giovani
nel talk politico
È
partito a tutta velocità, innescando lo scontro fra il
premier Matteo Renzi e il presidente del Senato
Pietro Grasso, e conquistandosi così le prime pagine dei giornali, il nuovo programma nato dalla
factory di Michele Santoro, e affidato alla conduzione di Giulia Innocenzi. «AnnoUno», in onda giovedì sera su La7, punta sui giovani per rinnovare la formula del
talk, e sembra vincere la sua sfida. Con 2.203.000 spettatori
medi per le oltre due ore e mezzo di programma, e una share che supera il 10%, è il miglior programma della seTop & Flop
rata dopo le ammiraglie
Rai1 e Canale 5. Balza inol«Fiorentina - Napoli»
tre alla seconda posizione
Coppa Italia, finale tra gli scontri
fra le trasmissioni più seguite di La7 nella settimana, subito dopo «Crozza
nel Paese delle meraviglie».
Due gli aspetti più curio«Fiorentina-Napoli (I
si legati al nuovo programtempo)»: 9.167.000 spettatori,
ma. Il primo riguarda il
35,26% di share. Rai1, sabato
rapporto con la trasmissio3 maggio, ore 21.45. Minuto
ne di cui «AnnoUno» è lo
picco: 9.657.000 spettatori, in
spin-off: «Serviziopubblionda la partita (e gli scontri)
co» ha visto, nei primi mesi
per la finale di Coppa Italia
del 2014, perdere un po’ di
(ore 21.47)
terreno, attestandosi a
1.879.000 spettatori medi,
«Rob Roy»
per una share dell’8,2%.
Inizia il film con Liam Neeson
Così l’allieva Innocenzi
ha superato il maestro Santoro, certamente anche
grazie alla presenza in studio di Renzi.
L’altro aspetto curioso ri«Rob Roy»: 385.000
guarda la composizione del
spettatori, 1,64% di share.
pubblico: «AnnoUno» vuoLa7, domenica 4 maggio,
le svecchiare la formula del
ore 21.27. Minuto picco:
talk politico, ormai un po’
443.000 spettatori; inizia il
logora, e costruisce un confilm diretto da Michael
fronto più informale e
Caton-Jones con Liam
Neeson (ore 21.29)
«giovanilistico» con un
pubblico parlante di ragazzi che ricorda il primo
«Amici» o i confronti di Mtv. L’audience però è quella tipica dei programmi di approfondimento: più maschile (11,2%
di share) che femminile (9,1%), più adulto-anziana che giovane. Il miglior risultato è raggiunto fra gli ultra-65enni (oltre 1 milione di spettatori, 16,8% di share) anche se, rispetto
a «Serviziopubblico», crescono i 15-24enni (5,2%). (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 11 Maggio 2014 Corriere della Sera