19 Corriere del Mezzogiorno Sabato 26 Luglio 2014 Lunedì 2 giugno 2014 Lunedì 2 giugno e prevenzione Salute e prevenzione Eventi Salute Sanità: una sfida possibile in collaborazione con in collaborazio Doping da pal Doping da palestra Consapevole Consapevole e inconsapevo e inconsapevole Tutti al mare, ma...In vacanza Tutti al mare, ma... di DANIELA RITA VANTA di DANIELA RITA VANTAGGIATO sole, la sabbia, anche l’acqua Il sole, la Il sabbia, anche l’acqua possono celare minacce possono celare minacce Ecco come affrontarle Ecco come affrontarle con i viziSe l’inquinam Se l’inquinamento rende difficile rende difficile e le virtù il concepimen il concepimento A PAGINA 5 di RAFFAELE NESPOLI di RAFFAELE NESPOLI ALLE PAGINE 2 e 3 di NICOLA COLACURCI ALLE PAGINE 2 e 3 di MARCO TRABUCCO AURILIO di FAUSTA NASTI * di NICOLA COLACURCI L È a sanità occupa da sempre una centralità sociale, politica ed economica di primo interesse in Italia; e in particolare nel Mezzogiorno. Era il lontano gennaio 1986 quando in regione Campania e in altre regioni del Sud si presentava il piano sanitario regionale 86/88. Leggerlo, confesso, fa’ un certo effetto: si parla del divario di assegnazione di fondi tra Nord e Sud ,di riconversione della rete ospedaliera e finanche di costi standard. Sembra paradossale, ma a distanza di ben 28 anni, come in un surreale ritorno al passato, le criticità sono rimaste esattamente le stesse. Di qualche settimana fa l’ approvazione del nuovo “Patto per la Salute”, che con una punta di ottimismo (o rassegnazione?), speriamo possa rappresentare una necessaria opportunità per far ripartire una sanità italiana da troppi anni immobilizzata da tagli, razionalizzazione e blocco del turn over. Tutti gli indicatori, del resto, non lasciano dubbio sul fatto che nelle regioni sottoposte al piano di rientro, principalmente quelle meridionali, il risanamento dei bilanci non sia andato di pari passo con la capacità di rispondere, in maniera appropriata, alla sempre crescente domanda di sanità e assistenza da parte dei cittadini. Terra dei Fuochi ed Ilva di Taranto ne sono la prova tangibile: da un lato l’inconfutabile aumento dell’incidenza dei tumori, dall’altro lo screening sulla popolazione che stenta a partire ,liste d’attesa fatalmente lunghe per importanti esami specialistici e registri tumori non presenti in molte provincie “epidemiologicamente critiche”. Tranne qualche isola felice non c’è stato, inoltre, un rinnovo delle strutture sanitarie ne’ sul piano infrastrutturale nè tecnologico, che ha concorso ad incrementare il fenomeno, solo recentemente in calo, della migrazione sanitaria verso nosocomi del Nord. Divario anche sui costi di accessibilità alle cure: 25 euro di ticket per un visita specialistica nel Nord Est, ben 45 euro al Sud. Tralasciando poi i tempi d’attesa che arrivano fino a 200 giorni per una risonanza magnetica. Inoltre, alla crescente riduzione della spesa pubblica per la sanità non è corrisposto un aumento di spesa per quella privata: in una parola ci si cura meno. Secondo una recente ricerca del Censis, gli italiani spendono sempre meno per la propria salute: con una media nazionale di 463 euro pro capite. E il primato negativo di spesa pro capite spetta alla Campania con 239 euro. In questo panorama di criticità un unico grande plauso va fatto a tutti gli operatori della sanità (medici, infermieri, Oss e tutte le professioni sanitarie), in particolare ai più giovani che se pur in condizioni di assoluto disagio organizzativo e precarietà contribuiscono in maniera determinante con professionalità e dedizione al mantenimento dei tanto oggi discussi livelli essenziali di assistenza. Pare evidente che al di là di piani o decreti, per cambiare “verso” alla sanità, per usare un termine di attualità politica, serve una vera e propria rivoluzione culturale che passi per trasparenza amministrativa e meritocrazia nell’individuazione del management di aziende sanitarie, ormai “appiattito” da decenni. Il tutto nel segno di un inevitabile ricambio generazionale: se vogliamo oggi possiamo farcela. © RIPRODUZIONE RISERVATA NA A PAGINA 7 Tunnel carpa Tunnel carpale, quando la mano duol quando pensiero comune immaginare il momento delle vacanze come quello in cui si stacca la spina, liberandosi dal peso degli impegni e delle responsabilità quotidiane. In realtà, i nostri ritmi biopsicofisidi tipologia UMBERTO PASSERETT ci non vanno in vacanza, e la di vacanza che andiamo a scegliere risdi UMBERTO pecchierà il modoPASSERETTI in cui funzioniamo A PAGINA 8 gli altri giorni dell’anno. Un po’ come dire che cambiano le attività, ma non le nostre modalità abituali. Un impiegato che lavora con orari ben definiti e con compiti specifici per godersi la vacanza avrà bisogno di ordi VINCENZO ganizzare il tutto con attenzione ai SANTAGAD dettagli, pertanto elementi non previsti o dell’ultimo momento, saranno di VINCENZOpercepiti SANTAGADA verosimilmente come fonte A PAGINA 11 di stress. Stesso discorso vale per una persona abituata a grande flessibilità nel suo lavoro e a raggiungere obiettivi ALESSANDRA GRASSI costantemente diversi, con di molta probabilità si porterà dietro lo stretto necessario e sentirà il bisogno di cambiare spesso spiaggia e luoghi di interesse. di ALESSANDRA GRASSI PAGINA 12 Questo non significa che inAvacanza non ci rilassiamo, ma che ognuno di noi sceglie una tipologia di relax vicina al proprio modo di essere e di fare, un po’ come se professionalizzassimo ALLE le vacanze e il tempo libero secondo le nostre modalità solite. Inoltre, un altro aspetto che entra a far parte della «bella stagione» è il mondo dei social network e della rete. ALLE PAGINE 14 e 15 Una relazione con la rete e i social network complicata, che ci dà la sensazione di essere fuori e dentro al mondo allo stesso tempo. Anche in vacanza, in certi casi perfino di più, finiamo per affidarci più alle recensioni della rete che al gusto e al consiglio del negoziante del luogo per la scelta del ristorante o la spiaggia. Eppure, costruire delle buone relazioni resta la regola valida per tutte le stagioni, l’unico modo di entrare nei luoghi, integrandosi con la cultura e le tradizioni. Questo vale per tutti, dall’impiegato al libero professionista, dallo studente all’imprenditore, ognuno con la propria modalità relazionale dovrebbe cercare di abitare i luoghi conoscendo e valorizzando i suoi abitanti e cercando di limitare al massimo l’uso della rete virtuale. Citando Alda Merini: «A volte succedono cose strane, un incontro, un sospiro, un alito di vento che suggerisce nuove avventure della mente e del cuore. Il resto arriva da solo, nell’intimità dei misteri del mondo». la mano duole Un pompelm e il medicinal Un pompelmo non funziona e il medicinale non funziona più Croce Rossa Sempre pron Croce Rossa al soccorso Medici, dopo quarant’anni la passione è sempre la stessa A Napoli l’Ordine ha premiato i laureati di lungo corso Una serata tra momenti di amarcord, musica e spettacolo Qui sopra, il simbolo di Ippocrate In alto, il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli Bruno Zuccarelli introduce la cerimonia di consegna delle medaglie ai laureati da 40 anni A lato, un momento della serata al teatro Mediterraneo: il cantante della band è Roberto Alfano della Sun, al sassofono Enzo Andreone del Cardarelli L e vere passioni sono quelle che non l’introduzione del sistema meccanizzato per vengono scalfite dal tempo. Lo sanno la prenotazione degli esami; chi ha parlato bene i medici dell’Ordine di Napoli e delle tante difficoltà patite nelle aule di meprovincia che nei giorni scorsi si sono dicina, sino poi a raggiungere il traguardo ritrovati al teatro Mediterraneo della Mostra tanto ambito. Si è anche discusso della situad’Oltremare per festeggiare i quarant’anni di zione attuale, del caos e delle critiche generalaurea. In più di settecento hanno accettato te dalla roulette dei quiz. Tutto questo sino a l’invito dell’Ordine per una cerimonia che ha quando sul maxischermo del teatro sono staunito momenti solenni e molti ricordi ad un ti ripercorsi gli avvenimenti più significativi vero e proprio show musicale. La serata è ini- dal ’74 ad oggi. Microfono alla mano, è stato ziata infatti con la consegna delle medaglie il direttore Fausto Piccolo ad accompagnare d’argento per i laureati del ’74; un momento, la platea in questo viaggio della memoria. Un come sottolineato da Zuccarelli, che ha «raf- meritatissimo applauso ha omaggiato poi forzato l’orgoglio di appartenere alla classe Umberto Zito, che come Piccolo riveste il medica. Ancora una volta – ha detto il presidi direttore dell’Ordine.Poi Il sole,ruolo la sabbia, anche l’acquai ricordi dente - l’Ordine ha voluto lanciare un segna- hanno lasciato spazio all’estro, sul palco è arcelare le forte. Lo abbiamo fatto nei mesi scorsipossono con rivata la bandminacce capitanata dal dottor Roberto il giuramento di Ippocrate, lo abbiamo riproAlfano (della Sun) e sostenuta al sassofono Ecco come affrontarle posto ora per questo nuovo, importante,di RAFFAELE tra- da dottor Enzo Andreone (Cardarelli). Un NESPOLI guardo. Ritrovarci tutti assieme è stata per esplosione di energia che ha entusiasmato molti colleghi l’occasione di incontrare vec- tutti. In scaletta, ovviamente, tutte le canzoni chi amici, compagni di corso che non si ve- che hanno fatto la storia della musica italiana devano ormai da anni».C’è chi ha ricordato e internazionale dalla metà degli Anni 70 in poi. Alcuni tra i più amati pezzi dei Beatles; e poi Battisti, Mina, Ornella Vanoni.Infine, l’Ordine di Napoli ha voluto regalare a tutti un vero e proprio show all’insegna delle risate. Anche un modo per non prendersi troppo sul serio. Sul palco del teatro Mediterraneo è arrivato infatti Biagio Izzo, che con la sua simpatia ha dipinto una caricatura del medico, così come impressa nell’immaginario collettivo della Napoli Anni 70. Perché nelle case della gente comune, quando arrivava il medico era sempre un giorno eccezionale: «Quando iniziava la visita – ha ricordato scherzando – nessuno parlava più. Tutti seguivano in religioso silenzio. In apnea. Mammà chiamava pure la vicina di casa, “casomai non capisco quello che dice ‘o dottore” diceva. Poi la domanda finale: “tutto apposto?” E il liberatorio “sì signora, il bambino sta bene, è solo un po’ di febbre”. Solo in quel momento il palazzo riprendeva a vivere». Salute e prevenzione Tutti al mare, ma... ALLE PAGINE 2 e 3 Raffaele Nespoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Sempre pronti al soccorso La mostra La sanità al te dei Borbone La mostra La sanità al tempo dei Borbone * Psicologa psicoterapeuta a indirizzo sistemico relazionale © RIPRODUZIONE RISERVATA Lunedì 2 giugno 201 Lunedì 2 giugno 2014 Salute e prevenzione in collaborazione con ma... Tutti al mare, Il sole, la sabbia, anche l’acqua possono celare minacce Ecco come affrontarle in collaborazione co Doping da palestr Consapevole e inconsapevole di DANIELA RITA VANTAGGIA A PAG Se l’inquinamen rende difficile il concepimento di RAFFAELE NESPOLI ALLE PAGINE 2 e 3 di NICOLA COLACURCI A PAG Doping datecnico-scientifico palestra Coordinatore Marco Trabucco Aurilio Consapevole e inconsapevole Si ringrazia per il loro contributo di DANIELA RITA VANTAGGIATO Francesco Cordua, A PAGINA 5 Marianne Di Costanzo, Antonio Di Gioia, Se l’inquinamento Alessandro Feola, Roberto rendeGrella, difficile Umberto Passeretti, il concepimento Vincenzo Santagada, di NICOLA COLACURCI Giuseppe Siciliano, A PAGINA 7 Daniela Rita Vantaggiato, LuciaZeppa Tunnel carpale, quando la mano duole di UMBERTO PASSERETTI A PAGINA 8 Tunnel carpale, quando la mano duole di UMBERTO PASSERETTI A PAG Un pompelmo e il medicinale non funziona più di VINCENZO SANTAGADA A PAGI Croce Rossa Sempre pronti al soccorso di ALESSANDRA GRASSI A PAGI La mostra La sanità al temp dei Borbone ALLE PAGINE 1 20 Eventi Sabato 26 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno NA Intervista con il responsabile del centro della Sun Come si sviluppa, che conseguenze genera, come si combatte Sclerosi multipla, nuovo nemico Ogni anno 1.800 casi in più Giacomo Lus Giacomo Lus: «In Campania attualmente i pazienti sono circa settemila In Italia sfiorano quota settantamila» di RAFFAELE NESPOLI Giacomo Lus è professore aggregato di neurologia e responsabile del Centro per la sclerosi multipla della II clinica neurologica della Sun. Da oltre 25 anni si occupa di malattie demielinizzanti con particolare attenzione agli studi clinici, ai trials terapeutici e alla gestione dell’aderenza dei pazienti alla terapia. Nel centro di cui è responsabile da circa dieci anni è nato uno fra i primi team multidisciplinari in Italia orientato all’accoglienza e alla gestione globale della sclerosi multipla. S empre più spesso si sente parlare di sclerosi multipla, non tutti però conoscono la reale portata di questa malattia e le sue diverse forme. Per cercare di fare un po’ di chiarezza e metterne a fuoco alcuni aspetti fondamentali abbiamo interpellato il professore Giacomo Lus, responsabile del centro per la sclerosi multipla della Sun. Professore Lus, cos’è la sclerosi multipla e quante sono le persone colpite? «La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale). Con il termine infiammatorio si intende un disturbo della risposta immunitaria con attivazione dei linfociti contro componenti dello stesso organismo e, nel caso della sclerosi multipla, contro la mielina (il rivestimento degli assoni, i prolungamenti principali delle cellule nervose). Questo provoca una disfunzione delle vie nervose colpite, e a lungo andare un possibile danno irreversibile dello stesso assone». Come evolve? «Nelle prime fasi della malattia, caratterizzate da un’evidente attività infiammatoria, è presente una capacità rigenerativa della mielina (rimielinizzazione) che può garantire una remissione dei sintomi. Questa rimielinizzazione nel tempo tende però a ridursi, per questo in molti casi si ha una persistenza e progressione della sintomatologia. In Italia ci sono circa 68 mila persone affette da sclerosi multipla con quasi 1.800 nuovi casi ogni anno. Solo di recente sono stati messi a fuoco i dati relativi alla Campania: allo stato il numero di pazienti è di circa 7 mila». Quali sono i sintomi più riconoscibili? «La sclerosi multipla è una malat- Segnali d’allarme I primi sintomi in molti casi consistono in disturbi dell’acuità o del campo visivo, talvolta colpiscono le vie della motilità Progressione Nelle prime fasi della malattia si manifesta una capacità rigenerativa della mielina che nel tempo tende a ridursi tia ubiquitaria nel sistema nervoso centrale, visto che coinvolge numerose vie funzionali. In questo senso i sintomi sono variabili a seconda delle aree coinvolte. Detto ciò, va considerato come alcune sedi siano più frequentemente interessate, specie all’esordio. Mi riferisco alle vie ottiche con un disturbo dell’acuità visiva o del campo visivo; le vie della motilità con conseguente disturbo di forza che potrà coinvolgere entrambi gli arti di un lato o ambedue gli arti inferiori; le vie della coordinazione con disturbi dell’equilibrio; le vie delle sensibilità; le funzioni vescicali e la capacità sessuale. Questi disturbi Il progetto «Araknos II» Centri regionali, un modello per ottimizzare la gestione V isto l’altissimo costo delle cure e le difficoltà di un sistema sanitario regionale che, pur avendo messo a posto i conti, è ancora schiacciato da risorse estremamente limitate; in tutta la Campania è alta l’attenzione per i malati di sclerosi multipla. Nella nostra regione si contano oggi oltre 7 mila pazienti e l’incidenza è in crescita, soprattutto nella popolazione femminile. E i costi per le cure, come detto sono altissimi: si stima infatti una spesa media annua per paziente che va dai 23 mila euro (per disabilità lieve) ai 63 mila euro (per disabilità grave). Il tutto con un sistema di assistenza che ad oggi è garantito, oltre che dai trasferimenti pubblici, dalle risorse messe a disposizione dall’Associazione italiana per la sclerosi multipla e dalla partnership con le aziende produttrici di farmaci. Così, per identificare un modello organizzativo che possa ottimizzare la gestione dei centri regionali di sclerosi multipla, ma anche per definire i livelli essenziali di assistenza, sia in ambito riabilitativo che domiciliare; il dipartimento di Sanità pubblica della Federico II, diretto dalla professoressa Maria Triassi, ha dato vita al progetto Araknos II con il corso di formazione sugli strumenti di economia sanitaria e management per la rete dei centri che si dedicano alla diagnosi e alla cura della sclerosi multipla. Uno strumento che servirà a offrire un valido contributo al contenimento della spesa regionale, grazie alla razionalizzazione delle risorse. © RIPRODUZIONE RISERVATA possono anche coesistere e quindi manifestarsi nello stesso tempo». Ci può spiegare le diverse forme di sclerosi multipla? «Facendo riferimento a quanto detto sui meccanismi della malattia, va considerato che la sclerosi multipla si esprimerà in maniera diversa da persona a persona, con un andamento diverso in relazione alla prevalenza della componente infiammatoria o degenerativa. Nelle forme recidivanti remittenti (circa l’85% degli esordi) si presentano episodi acuti della malattia (le cosiddette ricadute, che regrediscono completamente o parzialmente in un tempo variabile) alternati a periodi di benessere (definiti “remissioni”). Circa il 30-35% di questi pazienti nel corso del tempo tende ad avere non più una remissione, più o meno completa, bensì un progressivo peggioramento dei sintomi: ciò può avvenire intorno ai 5-10 anni dall’esordio e caratterizza le forme secondarie-progressive. In circa il 10% degli esordi della malattia non sono presenti ricadute, ma un progressivo peggioramento clinico che porta all’accumulo di disabilità. In questo caso parliamo di forme primarie progressive». Esistono forme precoci? «Negli ultimi anni è stata rivolta grande attenzione a due ipotizzate forme di sclerosi multipla: le Ris (sindromi radiologicamente isolate) consistono nell’occasionale evidenza di lesioni in risonanza magnetica compatibili con una sclerosi multipla senza manifestazioni cliniche; nelle Cis (sindromi clinicamente isolate) il paziente presenta una singola ricaduta associata a evidenze in risonanza magnetica di lesioni compatibili con una malattia infiammatoria: ciò non permette stabilire una diagnosi certa di sclerosi multipla (almeno due attacchi disseminati nel tempo) ma una percentuale elevata di Cis può virare verso una sclerosi multipla in tempi brevi. La rilevanza di queste due ultime forme è quella di riuscire a cogliere potenzialmente gli esordi della malattia, prima che si definisca, con interessanti implicazioni terapeutiche». Un laboratorio di analisi Il mondo della ricerca è impegnato in tutto il mondo per cercare soluzioni diagnostiche e terapeutiche per la sclerosi multipla © RIPRODUZIONE RISERVATA Parla il responsabile del Centro di riferimento regionale «Ecco come funziona il dimetil fumarato» «Una svolta con i farmaci che si assumono per via orale» Vincenzo Brescia Morra: «Lo studio degli approcci terapeutici è un cantiere in piena attività» «U V. Brescia Morra n cantiere in piena attività», con quest’immagine estremamente efficace il professore Vincenzo Brescia Morra, responsabile del Centro di riferimento regionale per la sclerosi multipla, descrive i nuovi approcci terapeutici per la cura della malattia. Ma quali sono i nuovi farmaci che potranno offrire le risposte più significative? «Oggi possiamo contare su molte nuove possibilità terapeutiche, sia orali che iniettive. È chiaro che l’interesse è ormai concentrato sulle potenzialità delle nuove terapie orali, e dunque possiamo dire che le possibili opzioni terapeutiche aumentano costantemente, soprattutto per cercare di trovare delle soluzioni indirizzate ai cosiddetti “non responder”, ovvero quei pazienti la cui risposta al trattamento non è ottimale. Ma i nuovi farmaci guardano anche a tutti quei casi che fanno registrare una scarsa aderenza al trattamento. È facile comprendere, infatti, come sottoporsi a iniezioni costanti per anni possa creare molti problemi. Dunque, ben vengano farmaci che possono essere assunti per via orale e che possono accompagnarsi, e in parte sostituirsi, a quelli iniettivi». Vincenzo Brescia Morra è responsabile Centro di riferimento regionale per la sclerosi multipla e direttore dell’unità operativa di sclerosi multipla della Federico II di Napoli. Il suo interesse è rivolto in particolare alle correlazioni clinico radiologiche, ai markers di malattia, alla genetica della malattia e dei fenotipi clinici. Può spiegare qual è il meccanismo d’azione del “dimetil fumarato”»? «Si tratta di un meccanismo assolutamente nuovo. Eravamo abituati a usare farmaci con uno spiccato effetto immunosoppressore o immunomodulante; questo farmaco ha un meccanismo d’azione diverso: agisce infatti potenziando le fisiologiche risposte anti-ossidanti intrinseche alla cellula, con effetti antiinfiammatori e citoprotettivi. Possiamo affermare che si tratta del capostipite di una categoria innovativa di farmaci che consente di ridurre sensibilmente l’impatto sul sistema immunitario del soggetto affetto da sclerosi multipla». Cosa significa per il paziente e per i suoi familiari avere a disposizione delle terapie orali? «È la realizzazione di un sogno. Fino a ora i pazienti affetti da sclerosi multipla, soprattutto gli agofobici, hanno dovuto sopportare una difficile convivenza con le terapie iniettive. Avere a disposizione dei farmaci che possono essere assunti per via orale significa per loro, e di conseguenza per i familiari, liberarsi dalla paura delle siringhe». R. N. © RIPRODUZIONE RISERVATA Eventi 21 Corriere del Mezzogiorno Sabato 26 Luglio 2014 NA L’esperto / 1 A colloquio con il professore Gioacchino Tedeschi (Sun) L’esperto / 2 Intervista con il dottore Ciro Florio (Cardarelli) «Nella diagnosi è fondamentale il ruolo della risonanza magnetica» «Possiamo adottare scelte mirate ai sintomi del singolo paziente» «I C criteri diagnostici per la sclerosi multipla si sono molto evoluti nel corso degli anni, e la risonanza magnetica ha giocato un ruolo essenziale». A parlare è il professor Gioacchino Tedeschi, ordinario di neurologia della Sun. «Sino a qualche anno fa, in termini di esami strumentali — aggiunge — ci si concentrava quasi del tutto sul liquor cerebrospinale, aspetto che oggi ha invece un ruolo secondario. Come detto, si guarda principalmente alla risonanza magnetica, che è entrata a far parte degli strumenti necessari a identificare i due punti cardine della sclerosi: disseminazione spaziale e disseminazione temporale». Può dirci qualcosa in più su questo aspetto? «La disseminazione spaziale consiste nell’identificazione di multiple lesioni a carico della sostanza bianca del sistema nervoso centrale. Quindi, senza entrare nel dettaglio del numero delle lesioni, possiamo dire che la risonanza magnetica permette di identificare queste multiple lesioni, oltre a concorrere nella valutazione della disseminazione spaziale. Anche una sola risonanza, fatta con mezzo di contrasto, ci consente di identificare poi la disseminazione temporale. Semplificando: una lesione evidenziata grazie al mezzo di contrasto è una lesione attiva e recente. Se assieme a questa vengono identificate anche altre lesioni vuol dire che il paziente ha avuto almeno due attacchi. Un episodio attuale e uno o più episodi precedenti». La risonanza magnetica può aiutare il clinico nel monitoraggio della malattia? «Certamente, può essere impiegata per valutare l’evoluzione della malattia con l’identificazione, relativamente semplice, di nuove lesioni. In centri più avanzati, quale quello che io dirigo (Centro di alti studi in risonanza magnetica, Sun-Fism), che richiedono macchinari più sofisticati e una particolare esperienza degli operatori, si possono misurare anche altri parametri quali lesioni corticali, danno extra-lesionale della sostanza bianca e atrofia. Quest’ultima ha assunto un ruolo molto importante perché riflet- Gioacchino Tedeschi Il professore Gioacchino Tedeschi è ordinario di Neurologia della Sun. È inoltre direttore del centro sclerosi multipla, del centro di alti studi in risonanza magnetica congiunto Sun Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e della prima clinica neurologica. Le sue ricerche, pubblicate su prestigiose riviste scientifiche internazionali, si basano sull’applicazione di tecniche di risonanza magnetica avanzate allo studio delle malattie del sistema nervoso. te la componente degenerativa della malattia, ed è dunque strettamente correlata alla disabilità». Ritiene idonee le risorse che il servizio sanitario regionale individua per la gestione dei pazienti affetti da sclerosi multipla? «Dopo qualche ritardo, i pazienti campani hanno accesso alle terapie innovative. Per il resto, credo ci sia ancora abbastanza da fare. I centri per la sclerosi multipla, nati come centri prescrittori, ma che sono chiamati a farsi carico di tutte le problematiche dei pazienti con sclerosi multipla, svolgono la propria attività in buona parte grazie al sostegno che viene dall’esterno. Mi riferisco ai fondi messi a disposizione dall’Associazione italiana sclerosi multipla e dalle aziende produttrici di farmaci per questa malattia. In questo modo, nei centri possono operare persone dedicate alla sclerosi con contratti di formazione, assegni di ricerca, borse di studio e così via. Senza questo sostegno non credo che i centri potrebbero fornire l’assistenza necessaria. Basta ricordare che le aziende farmaceutiche forniscono in alcuni casi assistenza domiciliare infermieristica; in altri casi provvedono agli esami per la gestione di alcuni degli effetti collaterali per quei pazienti curati con farmaci innovativi. Alcuni esami vengono fatti in Italia, altri all’estero». È utile una partnership tra clinici e istituzioni per di identificare i reali bisogni di salute del paziente? «Credo sia indispensabile. Le risorse dei singoli centri, come ho detto, non sono adeguate per la gestione di una patologia ad elevata complessità e le istituzioni regionali dovrebbero fare di più. Finalmente qualche spiraglio si inizia a intravedere; a breve la Regione dovrebbe istituire un tavolo tecnico che affronterà proprio queste problematiche». R. N. © RIPRODUZIONE RISERVATA hi si trova a fare i conti con la sclerosi multipla sente spesso parlare di trattamenti di prima o seconda linea. Approcci terapeutici che prevedono l’impiego di vari medicinali, le cui differenze non sempre sono facili da comprendere. Argomenti sui quali abbiamo cercato di far luce grazie al supporto del dottor Ciro Florio, direttore della divisione di neurologia del Cardarelli. Dottore, quali sono i trattamenti farmacologici attualmente disponibili per i pazienti affetti da sclerosi multipla? «I trattamenti di prima linea si usano da tempo e hanno dimostrato di essere efficaci e sicuri. Ad esempio gli interferoni o il glatiramer acetato, sostanze e farmaci che usiamo da più di 16 anni, per i quali sappiamo che non esistono problemi a lungo termine. Esistono poi dei farmaci di seconda linea che si usano quando quelli di prima linea non si sono dimostrati efficaci. In questo caso parliamo di “fingolimod”, che si usa per via orale, ma anche del “natalizumab” che è un anticorpo monoclonale e che è a mio avviso il farmaco più potente di cui disponiamo. Questo farmaco però ha un profilo di sicurezza particolare, su circa 90 mila persone alle quali è stato somministrato si sono avuti circa 250 casi di Pml (leucoencefalopatia multifocaleprogressiva), una grave forma di encefalite che può risultare mortale. Molto presto arriveranno in commercio anche in Italia diversi altri farmaci, soprattutto orali, che si collocano in quella che potremmo definire una linea di confine tra queste due fasce. Parlo del “dimentil fumarato” già in commercio in America, Canada e in Germania». Quali sono i benefici e gli ef- fetti collaterali di queste terapie? «Fortunatamente, gli interferoni sono ben tollerati; generalmente hanno effetti collaterali simili a quelli influenzali, che possono essere facilmente controllati con la tachipirina. Per fare un Ciro Florio Il dottor Ciro Florio è direttore della divisione di neurologia del Cardarelli. Ed è inoltre cofondatore e responsabile del primo centro sclerosi multipla del Sud Italia. Dal 1987 quello della sclerosi multipla è stato per il dottore Florio il principale campo di interesse, e in particolar modo si è occupato in questi anni di malattie autoimmunitarie del sistema nervoso. esempio, il “glatiramer acetato”, farmaco considerato di prima linea come gli interferoni, ha meno effetti collaterali rispetto ad altri farmaci, ma si deve usare tutti i giorni. Gli interferoni, viceversa, offrono il vantaggio di una frequenza di somministrazione inferiore, da una a tre volte a settimana a seconda che si proceda con una puntura intramuscolo o sottocutanea. Infine, il “natalizumab”, farmaco di grande efficacia, può in alcuni rari casi, favorire l’insorgenza di gravi encefaliti in soggetti con fattori di rischio predisponenti. Per una valutazione del rischio è stato messo a punto un test che permette di identificare quali pazienti siano più esposti a questo rischio, perché portatori del virus JC». Dunque, quali sono le prospettiva di cura? «In realtà non disponiamo ancora di una cura per guarire definitivamente dalla sclerosi multipla. Quello che possiamo fare al momento è cercare di ritardarne la progressione, così da evitare al massimo le ricadute. La sclerosi multipla è una malattia insidiosa e subdola che evolve a fasi alterne. Ci sono periodi nei quali resta silente, altri nei quali si “riattiva” se non curata adeguatamente con il farmaco migliore per quella fase di malattia. In attesa che la ricerca compia progressi nella cura definitiva di questa patologia, siamo oggi in grado grazie a diversi presidi farmaceutici di controllare la sua evoluzione nelle diverse fasi con cui essa si presenta. Quindi possiamo trattare ogni paziente con una scelta che sia mirata ai suoi sintomi e alle sue caratteristiche». R. N. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Eventi Sabato 26 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno NA Tumori del sangue Le nuove opportunità terapeutiche fornite dalla ricerca La campagna «A Smile for Moms» «I farmaci biologici ci aiutano a vincere» Gravidanza e post partum Attente alla depressione Uno dei momenti più delicati nella vita di una donna è senz’altro la gravidanza, quando il corpo è investito da una tempesta ormonale. Che genera cambiamenti che danno luogo anche a fenomeni più o meno lievi di depressione, sia prima che dopo il parto. Circa il 16% della popolazione femminile presenta disturbi dell’umore durante questi due momenti. A sostegno delle donne campane opera il dipartimento di psichiatria della Sun, uno deelle sei strutture di eccellenza che aderiscono all’iniziativa «A Smile for Moms» («Un sorriso per le mamme»), promossa dal 2010 dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda). L’obiettivo è principalmente di offrire ai medici degli strumenti per l’identificazione precoce della sintomatologia, ma anche un aiuto alle donne grazie a servizi e centri di ascolto. Agli ospedali promotori si continuano ad aggiungere nuove strutture dedicate al trattamento della patologia: oggi sono 15, dislocate in tutta Italia. Per ulteriori informazioni è a disposizione delle mamme un sito dedicato (www.depressionepostpartum.it) e materiale divulgativo distribuito nei centri di diagnosi e cura delle patologie depressive. © RIPRODUZIONE RISERVATA Programma per le donne tra 50 e 69 anni Tumore alla mammella, screening a Napoli Sud di FABRIZIO PANE S Fabrizio Pane Professore ordinario di ematologia all’Università Federico II, dove è direttore della Uoc di Ematologia e trapianti di cellule staminali, Fabrizio Pane è responsabile del laboratorio di ricerca in oncoematologia del Ceinge. Dal 2011 Pane è socio ordinario dell’Accademia nazionale di Medicina. È stato presidente della Società italiana di Ematologia sperimentale nel biennio 2005-06 e dal 2010 presiede la Società italiana di Ematologia, carica che gli è stata rinnovato per un secondo mandato sino al 2017. L’attività scientifica è testimoniata da circa 200 pubblicazioni su riviste internazionali con «impact factor» con un h-index di 45 e responsabilità come investigatore principale di studi clinici multicentrici nazionali e internazionali. È nella classifica dei «Top Italian Scientists» curata dal sito web indipendente viaacademy.org i stima che in Italia, escludendo i tumori cutanei, vi siano ogni anno 360 mila nuove diagnosi di tumore, e i tumori del sangue costituiscono circa il 10% di essi. Le patologie neoplastiche del sangue ne costituiscono un gruppo rilevante per una serie di motivi. Le leucemie e i linfomi sono al nono e all’ottavo posto, rispettivamente, tra le cause di morte neoplastica. Numerose forme di tumori del sangue sono particolarmente frequenti nell’età pediatrica e tra i giovani adulti. In particolare, nella fascia di età 045 anni, le leucemie sono la quinta causa di morte più frequente in ambo i sessi (9.8% di tutti i tumori) e i linfomi la sesta causa più frequente. Tuttavia, con l’accumularsi delle conoscenze sui meccanismi di queste patologie, per un numero crescente di tipi di tumori del sangue, le prospettive di guarigione o di controllo a lungo termine della malattia possono essere molto elevate in alcuni tipi di pazienti, come ad esempio quelli con leucemia linfoblastica acuta in età pediatrica, e la leucemia acuta promielocitica, il linfoma di Hodgkin di tutte le età. È inoltre da sottolineare che le prospettive di controllo a medio-lungo termine della malattia neoplastica sono in rapida estensione a molte altre forme di tumori del sangue. E che i benefici si stanno estendendo anche ai pazienti più anziani per i quali in passato si potevano proporre unicamente interventi terapeutici di tipo palliativo. Il merito di questi progressi è dovuto a vari fattori, tra cui la disponibilità in commercio di una serie di nuovi farmaci biologici, cioè agenti farmacologici a bersaglio molecolare intracellulare o nuovi anticorpi monoclonali, e l’affinamento delle tecniche di trapianto di cellule staminali emopoietiche che consentono la sostituire, ripristinandone la funzione, il midollo emopoietico. Tra le novità più interessanti devono sicuramente essere citati i progressi nella terapia delle patologie linfoproliferative, cioè i linfomi e la leucemia linfatica cronica. I linfomi, e più in generale le malattie linfoproliferative, costituiscono il gruppo più numeroso di neoplasie ematologiche costituendo da soli circa la meta di esse che è inoltre caratterizzato da una notevole eterogeneità patogenetica — si contano circa 60 diverse entità cliniche — che ne ha reso da sempre difficile la cura. Nel caso del linfoma di Hodgkin, l’armamenta- rio terapeutico attuale è stato costituito dalla polichemioterapia convenzionale con la quale, ad oggi, si riesce a guarire circa l’80-85% dei pazienti. Nonostante il numero delle guarigioni sia elevato, bisogna considerare l’età molto spesso giovane dei pazienti (inferiore ai trent’anni) e la necessità nei casi più avanzati di utilizzare protocolli sequenziali di chemioterapia e radioterapia molto intesivi, che, nei pazienti che guariscono, può avere un impatto rilevante sulla fertilità, e predispone all’insorgenza di seconde neoplasie o danni di tipo cronico del sistema cardiorespiratorio. È ora possibile utilizzare, nei casi resistenti al trattamento convenzionale, un nuovo agente farmacologico appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali che ha mostrato risultati assolutamente impressivi nella terapia in questo tipo di linfoma. Il farmaco, denominato Brentuximab Vedotin, contiene, legato alla molecola anticorpale, un chemioterapico che viene così diretto specificamente alle cellule linfomatose risparmiando i tessuti normali. L’utilizzo di questo farmaco, consente quindi di «recuperare» alla risposta completa una percentuale molto ampia di soggetti resistenti alla prima linea di trattamento, senza ricorrere ad ulteriore chemioterapia in combinazione a radioterapia, risparmiando tossicità ed effetti collaterali di lungo termine per i pazienti. Tra i linfomi di tipo non-Hodgkin, invece, un «vecchio-nuovo» chemioterapico, la bendamustina, ha dimostrato notevole efficacia con risultati che hanno suscitato notevole entusiasmo. Si tratta di un farmaco di tipo alchilante sviluppato e introdotto nella terapia oncologica quasi 50 anni fa nella Germania dell’Est, e solo da poco sperimentato in modo moderno e sistematico nelle patologie neoplastiche del sistema linfatico. La principale caratteristica di questo farmaco è che combina notevole efficacia in tutte le patologie di tipo linfoproliferativo con una tollerabilità molto elevata anche in pazienti anziani risparmiando tossicità ematologica cioè cali del numero di cellule del sangue, che spesso costringeva a Numeri preoccupanti Le leucemie e i linfomi sono al nono e all’ottavo posto, rispettivamente, tra le cause di morte neoplastica giorni aggiuntivi di ospedalizzazione durante il trattamento, e tossicità extraematologica (alopecia, nausea-vomito, neuropatie periferiche). Pertanto, la bendamustina, pur essendo da etichettare come chemioterapico è sicuramente un farmaco di grande efficacia, con un basso profilo di tossicità, che rappresenta per il paziente un’importante nota dolente, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Inoltre, questa sua peculiare caratteristica le consentirà di essere facilmente adattabile in associazione ai nuovi farmaci «intelligenti» che sono alle porte, poiché consente un’ottima combinazione in termini di efficacia senza una reale tossicità cumulativa. Tra questi ultimi i più promettenti nel settore delle malattie linfoproliferative sono l’Ibrutinib, e l’Idelalisib. Un altro ambito in cui i progressi hanno dato un significativo miglioramento della possibilità di cura dei pazienti affetti da neoplasie del sangue è il trapianto di cellule staminali emopoietiche. In particolare è stata ulteriormente affinata la tecnica del trapianto di tipo aploidentico. Si tratta di un tipo di trapianto di cellule staminali che viene utilizzato per la terapia dei casi più gravi di leucemie e anche di linfomi aggressivi; questo trapianto utilizza come donatore un familiare scelto tra i genitori, i figli, o i fratelli del paziente che presentano una compatibilità per la metà degli antigeni di compatibilità tissutale Hla. Sinora nel trapianto da donatore familiare la scelta del donatore era ristretta al fratello o la sorella del paziente che mostravano compatibilità completa per il sistema Hla. Tuttavia, ricordando che tra fratelli, la possibilità a priori di essere completamente compatibili per gli antigeni Hla è solo del 25%, la progressiva riduzione del tasso di natalità osservata negli ultimi decenni in Italia ha ridotto progressivamente la probabilità di trovare un donatore nella famiglia del paziente. La possibilità di utilizzare genitori, figli o fratelli compatibili al 50% per l’Hla (sono la metà dei fratelli), consente quindi di allargare moltissimo la possibilità di trovare un donatore per i pazienti affetti dalle forme gravi di tumori del sangue. In tal senso l’Italia si pone all’avanguardia rispetto ai colleghi degli altri paesi europei e mondiali, che in caso di assenza di un donatore familiare Hla compatibile al 100%, utilizzano per il trapianto il trapianto donatori scelti da registro donatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA È stato inaugurato a Portici, in via Libertà, un nuovo presidio diagnostico dove sarà possibile fare screening per la prevenzione del cancro della mammella. Il programma di screening mammografico è rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e 69 anni, che nell’Asl Napoli 3 Sud sono circa 130 mila. A tutte sarà inviata una lettera di invito ogni due anni come previsto dalle linee guida nazionali. La neonata struttura è stata inaugurata a distanza di un mese esatto dalla firma del protocollo d’intesa tra il sindaco Nicola Marrone e il direttore del distretto sanitario di Portici Salvatore Brancaccio. Protocollo che prevede la concessione alla Asl in comodato d’uso della sede comunale di via Benedetto Croce per trasferire il servizio 118, provvisoriamente appoggiato presso la Residenza sanitaria assistita di piazzale Gradoni. In base all’accordo, l’Asl si impegna a trasferire presso i locali del distretto sanitario di via Libertà la Guardia medica e l’ambulatorio del Dipartimento di salute mentale individuando, così, la sistemazione più idonea nell’ambito dei lavori di adeguamento della struttura come previsto dal Decreto legislativo 81 del 2008. © RIPRODUZIONE RISERVATA Iniziativa di Sdn e Cnr Steatosi epatica, parte una ricerca internazionale Nasce a Napoli un nuovo progetto internazionale di ricerca sulla steatosi epatica, malattia che consiste in un accumulo di grasso nel fegato e che oggi colpisce il 30 per cento della popolazione. L’obiettivo è dunque quello di individuare nuove metodiche non invasive che consentano la quantificazione e il monitoraggio della steatosi e delle sue complicanze più gravi come la fibrosi epatica. Anche perché molti studi hanno dimostrato che la mortalità in soggetti con steatosi epatica è più alta della media della popolazione ed è principalmente dovuta a patologie cardiovascolari concomitanti e a disfunzione epatica. Dunque, se si riuscisse a individuare un metodo diagnostico non invasivo utilizzabile su vasta scala si potrebbe ridurre la morbilità e la mortalità per malattie epatiche e cardiovascolari e fornire benefici nell’ambito della prevenzione primaria, del trattamento e del follow-up. Il programma internazionale di ricerca è stato ideato dalla Fondazione Sdn di Napoli in collaborazione con l’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Cnr e il Dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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