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In edicola Fr. 2.– / € 1,35
LEGARE
LO SPRINT
PER LA COPPA
NELLO SCI
È LANCIATO
MORO A PAGINA 14
LACORSA
ILFENOMENO
SCHIRA A PAGINA 15
ALLE PAGINE 40 e 41
Domenica
9 marzo 2014
Il fenomeno
KWIATKOWSKI
BEFFA SAGAN
SUGLI STERRATI
DI TOSCANA
Reuters
Losport
9
771660 968900
GAA 6600 LOCARNO –– N. 9
09
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35)
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Anno XVI • Numero 9
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ALLE PAGINE 18 e 19
L’editoriale
LA DEMAGOGIA
È PERICOLOSA
COME GLI ABUSI
LILLO ALAIMO
C
VIZI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTÙ. IN POLITICA HANNO DETTO NO ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE.
MA PER I LORO AFFARI E CASA LORO HANNO CHIAMATO I “PADRONCINI”.
ECCO I NOMI DI CHI HA USUFRUITO DEL LAVORO DEGLI ARTIGIANI D’OLTRE CONFINE
LIBERO D’AGOSTINO ALLE PAGINE 2 e 3
SU CAFFÈ.CH
L’ELENCO COMPLETO DELLE NOTIFICHE
CHI HA CHIAMATO CHI E PER COSA
Lacronaca Scuole e polizia in allarme per uno squallido giro nel Locarnese
Ilpizzino
Lapolitica
L’intervista
Ragazzine tredicenni fanno sesso
in cambio di una dose di cocaina
Ti-Press
Ti-Press
Da Santo Jullare
a Papa Francesco
nel racconto
di Dario Fo
Christoph Blocher:
“Ticinesi, diteci
che cosa volete!”
Ti-Press
osa si fa quando in politica le
cose ristagnano? Quando
prende il sopravvento l’incapacità di guardare oltre l’orizzonte di
una o due legislature, progettando e
costruendo un futuro economico e
sociale? Già, cosa si fa? Si grida al
lupo e la si getta in caciara. Così si è
fatto in Ticino da un anno o due a
questa parte. Si è amplificato il tema
del lavoro, si sono deformati i contorni della disoccupazione, si sono storpiati i reali rapporti - politici ed economici - con Berna e soprattutto con
l’Italia.
Al lupo, al lupo! L’eco dell’allarme
partito da destra è passato dal centro
e ha addirittura influenzato la sinistra. Eppure in Ticino la disoccupazione oggi è agli stessi, identici livelli
di dieci anni fa. Nell’ultimo decennio
le medie annuali hanno oscillato fra il
3,5 e il 4,9%. Il salario mediano lordo
ha avuto la stessa progressione nominale registrata su scala nazionale
(14,7%), mantenendo comunque un
divario storico con le retribuzioni dei
cantoni a nord (-15%), eppure... Da
mesi i termini del “problema lavoro”
(che nessuno nega e che va affrontato) sono stati falsati. E lo si è fatto anche sull’onda della campagna contro
“l’immigrazione di massa”. Cavalcarla è stato semplice e vincente.
Anche il fenomeno dei lavoratori
provenienti dall’Italia e con brevi permessi di lavoro (i cosiddetti “padroncini”, i “distaccati” e quanti assunti
temporaneamente) è stato alterato.
Al 60% hanno lavorato per aziende ticinesi e se si leggono nel dettaglio i
nomi delle imprese che ne han fatto
ricorso e delle ditte notificate alle dogane..., si vedrà che in molti casi si
tratta di normali dinamiche di
un’economia di frontiera e, soprattutto, di necessità che in Ticino difficilmente avrebbero trovato risposte
adeguate. Tanto che, come si vede nel
servizio pubblicato questa settimana
dal Caffè, a farne uso sono stati anche
coloro che ipocritamente hanno urlato “al lupo”.
Con ciò nessuno dice e ha mai detto
che il fenomeno del frontalierato e
dei “padroncini” non debba essere
affrontato e controllato. Fatto è che
oggi sembra non esserci fine all’eccesso di demagogia prodotta prima e
immeditamente dopo il voto del 9
febbraio.
Se esistesse
Ci si chiede: perché aggiungere ulteil reato
riori difficoltà alle imprese locali oltre
di manifesta
a quelle che, con la futura introduzioincapacità,
ne dei “contingenti”, ogni azienda indopo il voto
sull’immigrazione, contrerà rispetto al passato?! Pastictutti i partiti
ciare politicamente avvelenando ansarebbero
cora di più i rapporti con Berna e con
indagati
l’Italia che cosa porterà di buono?
I contingenti faranno inevitabilmente
diminuire il numero dei frontalieri.
Quindi, perché fare in modo che la
loro tassazione cresca (imponendo i
loro redditi anche in Italia, sebbene al
netto di quanto pagato in Svizzera)?
1) Per rendere meno attrattivo il mercato ticinese. Già, ma a questo punto
il tessuto produttivo locale quale capacità di tenuta (lasciamo perdere la
crescita) avrà? Dove troverà tutte e le
adeguate risposte alle proprie necessità? Certo non solo in quel 4/5 per
cento degli attuali disoccupati, in
parte con scarsa formazione.
segue a pagina 3
VASTANO e ZOIS ALLE PAGINE 34 e 35
GUENZI A PAGINA 9
MAZZETTA A PAGINA 4
LE PAROLE
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
3
Assunzioni
d’impiego
Lavoratori
indipendenti
Lavoratori
distaccati
Sono quei lavoratori stranieri
temporaneamente assunti da un’azienda
elvetica per un massimo di 90 giorni
all’anno (anche non consecutivi). Sono
assunti soprattutto dalle agenzie interinali.
Persone con attività autonoma all’estero,
chiamate come “indipendenti” in Svizzera
e con permessi limitati. Sono loro,
tecnicamente, i veri “padroncini”.
Lavorano per privati o imprese.
Sono i dipendenti di un’azienda con
sede all’estero (ma in Europa) che
vengono “distaccati” temporaneamente
in Svizzera per svolgere un’attività
lavorativa da privati o imprese.
Il fenomeno
Equivalgono a sole 3000 persone
IL DOPO VOTO
Lavoro e stranieri
Gli stranieri con permessi di breve durata rappresentano l’1.7 % degli occupati
CLEMENTE MAZZETTA
2013-
2012-
0-
2011-
0-
2010-
0-
2009-
3000-
2013-
3000-
2012-
3000-
2011-
6000-
2010-
Prestazioni di servizio indipendenti
2009-
6000-
2013-
6000-
2012-
Lavoratori distaccati presso un committente CH
9000-
2011-
9000-
2010-
Assunzioni presso un datore di lavoro svizzero
9000-
GIORNI DI LAVORO
delle persone notificate
700.000600.000500.000400.000300.000200.000100.0000-
Fonte: Elaborazione Ustat su dati dell’Ufficio federale della migrazione, Sistema d’informazione centrale sulla migrazione (Simic, Berna)
LIBERO D’AGOSTINO
S
eicentoventotto pagine
con migliaia di nomi.
Ecco le liste riservate
per gli anni 2011-2012
dell’Aic, l’Associazione
interprofessionale di controllo,
dei cosiddetti “committenti notificati”, ossia privati cittadini, ditte
artigiane e imprese ticinesi che
danno lavoro ai “padroncini” italiani. Scorrendo il lungo elenco,
in possesso del Caffé, si svela la
Grande Ipocrisia di quanti hanno
inveito con continui allarmi contro la libera circolazione delle
persone e l’assalto dei padroncini, ma che, allo stesso tempo,
non si fanno di certo scrupolo nel
ricorrere ai loro servizi. In queste
liste ricorrono, infatti, i nomi anche di alcuni caporioni della
Lega, di ex e nuovi democentristi,
di qualche famiglia che da decenni rappresenta un vero marchio storico dell’Udc ticinese. Tutti personaggi
che hanno fatto dei lavoratori indipendenti o distaccati che arrivano
d’oltre confine un’emergenza cantonale.
Niente d’illegale, ovviamente, soltanto lo specchio di vizi privati e pubbliche virtù, di chi predica bene ma razzola
male. Assieme ai loro,
anche i nomi di politici
di primo piano di altri
partiti che non si sono, però, mai
associati alle forsennate campagne anti-italiane, da cui hanno,
anzi, preso le distanze. Come
quello del consigliere nazionale
ppd Fabio Regazzi e della sua
omonima azienda, o del presidente plrt Rocco Cattaneo, gran
patron dell’Acquaparco di Rivera.
Le 628 pagine non sono altro che
lo spaccato di una normale economia di frontiera, di un sistema
di scambi in cui tutti, imprenditori e cittadini, dovrebbero avere
la libertà, e il diritto, di avvalersi
dei servizi e del lavoro che giudicano per loro più vantaggiosi,
purché si rispettino le leggi e le
regole della libera concorrenza.
Alla vigilia del dibattito parlamentare in cui si discuteranno le
La curiosità
misure per arginare “l’invasione
dei padroncini”, ecco chi c’è in
queste liste top secret.
Ci sono avvocati di fama e fiduciari, architetti illustri e tanti altri
meno illustri, albergatori e ristoratori, medici e farmacisti, estetiste e dentisti, che hanno tinteggiato, tappezzato, piastrellato,
ammobiliato e rinnovato locali,
studi e uffici col lavoro e i servizi
degli artigiani italiani. Vi figurano
immobiliaristi e imprese di costruzione, aziende di prestigio e
cittadini comuni che hanno ristrutturato l’abitazione, centri
riabilitativi e centri commerciali,
cliniche private e ospedali pubblici, bar e postriboli. E persino i
Comuni di Chiasso e Minusio
che curano con servizi italiani i
campi di bocce, di Paradiso che si
rivolge oltre confine per le tende
da sole, e di Lugano che guarda
pure all’Italia per “l’installazione
e le finiture dei chioschi”. Insomma, c’è tutto il Ticino. E ci sono
anche molte ditte artigiane che,
ricorrendo ai lavoratori indipendenti italiani, riescono ad offrire
prezzi più bassi, a danno dei loro
colleghi, mentre le associazioni
di categoria da tempo strepitano
I casi inaspettati e le singolari particolarità spulciando fra ventimila nominativi
Cliniche, alberghi e monasteri
preferiscono le fatture italiane
Q
DAL FALEGNAME
AL CARPENTIERE
Tra i cosiddetti
“padroncini” c’è
di tutto:
tappezzieri,
piastrellisti,
mobilieri,
imbianchini...
uasi ventimila nominativi di committenti
per lavori di ogni genere, servizi e per la fornitura di merci varie, dai mobili ai marmi di
lusso. Le liste riservate dell’Associazione interprofessionale di controllo disegnano la topografia sociale ed economica di un Paese che lavora, scambia, produce e commercia con l’Italia. Niente di
anormale. Anormale semmai è la veemente campagna anti padroncini di quanti, poi, non disdegnano affatto di ricorrere ai loro servizi. Inopportuno è forse il ricorso ad essi anche da parte di enti
pubblici e privati o di molte aziende quando per le
loro necessità potrebbero far capo a risorse professionali e produttive locali. Nella lunga lista delle
committenze non mancano di certo le curiosità.
Certamente curioso, ad esempio, è il ricorso massivo e diffuso ai padroncini di molte cliniche private, tanti alberghi e persino qualche monastero.
Cliniche di ogni specializzazione che da Lugano a
Locarno, sia nel 2011 che nel 2012, si sono rivolte a
ditte italiane per ogni genere di prestazioni. Installazioni di condizionatori d’aria, interventi idraulici, tinteggi, montaggio di serramenti e porte interne, lavori di falegnameria, posa di pavimenti e ten-
daggi per l’esterno. Ma non si sono risparmiati
nemmeno gli alberghi, dai semplici garni alle pensioncine e agli hotel stellati. Da Chiasso ad Ascona.
Tappezzerie, arredi per camere con relativo montaggio, tende da sole, parquet, pavimenti, aria condizionata, allestimenti floreali e potatura di piante.
Di tutto e di più. Certo l’albergheria ticinese di ogni
ordine grado non sta attraversando stagioni felici, i
pernottamenti diminuiscono di anno in anno,
mentre costi fissi e spese varie, invece, aumentano,
quindi ognuno cerca di arrangiarsi come può.
Al bando qualsiasi tentazione protezionistica, comunque, un occhio di riguardo da parte delle cliniche e degli hotel verso l’economia locale non sarebbe stato male, poiché l’impoverimento del tessuto produttivo alla fine si ritorce contro tutti.
Questioni, dunque, più che altro di sensibilità, di
opportunità, fatta salva sempre e comunque la libertà di chicchessia di scegliere le offerte che ritiene più convenienti. Come ha fatto persino qualche
monastero che, sicuramente per “sacrosanti” motivi di risparmio, si è rivolto a ditte italiane per mobili, lavori in ferro, infissi e vetri.
l.d.a.
contro l’ondata dei padroncini.
Ma fa soprattutto specie la presenza di quanti in questi ultimi
tempi hanno martellato l’opinione pubblica con i loro infuocati
proclami. Tutti avranno motivi
più che giusticati per essersi rivolti a ditte o indipendenti d’oltre
frontiera. Non si discute. Tuttavia, a vedere certi nomi viene da
sorridere. A cominciare da quello
del deputato Attilio Bignasca,
attuale coordinatore della Lega
che con la sua impresa, la Bilsa,
due anni fa, per posare delle piastrelle a Morbio si è avvalso del
lavoro di un padroncino. Un solo
incarico, ma, forse, comunque
troppo per l’editore del Mattino
che propone tra le sue pagine il
“safari” fotografico a caccia di padroncini. Andando più in là nel
tempo ecco l’impresa dello
scomparso Michele Barra - l’ex
ministro leghista che farà della
lotta agli artigiani italiani la sua
ultima battaglia- il quale nel 2011
per un lavoro a Losone ricorre ad
una ditta d’oltre frontiera. Ed è
sempre italiana la ditta a cui affida un montaggio di mobili a Locarno. Come del resto fa la Cpa costruzione, pavimenti, asfalti,
amministratrice unica la consigliera nazionale leghista Roberta
Pantani- che per un lavoro di pavimentazione a Lugano richiede
l’intervento di una ditta arrivata
dall’Italia.
In casa Udc spicca un’ottima collaborazione con le ditte italiane,
per le tante attività imprenditoriali di un nome storico del democentrismo sopracenerino, la
famiglia Pinoja: Beton Melezza,
Silo Melezza e altri settori, società di cui però non fa parte il presidente udc Gabriele Pinoja, che
ha altri interessi professionali.
Ma nell’elenco c’è anche un volto
emergente dell’udc, l’ex banchiere Michele Moor, che tre anni fa
quando c’era ancora la vecchia
Wegelin & Co, poi disastrata dal
fisco americano, per l’assistenza
all’impianto di sicurezza dell’agenzia di Locarno era ricorso
ad un’impresa bresciana. E c’è
pure l’ex presidente Paolo Clemente Wicht, il quale non disdegna per i lavori di giardinaggio
l’aiuto di una azienda brianzola.
O ancora, il deputato Orlando
Del Don che per il montaggio di
pareti mobili e lavori urgenti sulle linee telefoniche della sua Clinica diurna si rivolge al solerte
intervento di due imprese “italiote”, come usa dire in casa demo-
Il vero campione del
ricorso a ditte d’oltre
confine è un ex politico
udc. Le chiama per
l’azienda e per casa sua
centrista. Ma il vero campione
del ricorso ai padroncini di ogni
qualifica, è l’ex democentrista e
oggi Area Liberale, Alberto Siccardi, titolare della nota impresa
di apparecchi medici, Medacta.
Il ricorso della Medacta a tali prestazioni riempie paginate dell’elenco. Certo molti interventi
specialistici, difficili da reperire
sul mercato locale, ma forse un
po’ meno specializzati sono la
posa di pavimenti, l’installazione
di serramenti, i lavori di lattoneria e falegnameria, la realizzazione di wc e spogliatoi. Ma Siccardi,
autentico paladino dell’antieuropeismo, ricorre a specialisti italiane persino per la manutenzione del giardino di casa.
[email protected]
Q@LiberoDAgostino
Gli abusi Il settore dell’edilizia quello maggiormente sotto pressione, con oltre 3mila notifiche e 700 irregolarità
L’EDITORIALE
CONTROLLI del mercato del lavoro, 2014
Attività di controllo
effettuate
Primario
Industria
Edilizia
Commercio
Servizi
Senza indicazione
TOTALI
Q
uasi cinquemila persone
controllate su un’affluenza di 24 mila. In pratica
un lavoratore su cinque fra quelli che entrano in Svizzera con
una semplice notifica on-linee è
stato passato al setaccio. Dall’esame di tremila aziende e di
4.900 lavoratori stranieri, si sono
riscontrate 1.786 infrazioni. Dalla semplice irregolarità di notifica, alla mancanza totale di segnalazione, alla violazione dei
contratti collettivi, all’infrazione
dei salari minimi. Nel complesso, multate 424 aziende e sanzionati 1099 lavoratori (vedi il grafico sopra il titolo).
Intensa dunque l’attività di controllo nel corso del 2013, che viene esercitata dall’Ufficio per la
sorveglianza del mercato del lavoro, quale organo di coordinamento, e dall’Ufficio dell’ispettorato del lavoro in collaborazioni con l’ Associazione interprofessionale di controllo (Aic).
Organismi che hanno il compito
di tenere sotto controllo la presenza di manodopera estera,
Multe per infrazione
all’obbligo di notifica
Multe per infrazione
alle condizioni lavorative e salariali
Aziende
Persone
Aziende
Persone
Aziende
Persone
0
368
1.992
40
358
272
3.030
0
662
3.217
103
551
366
4.899
0
50
313
17
54
7
441
0
120
561
51
75
12
819
0
54
132
1
27
32
246
0
67
144
1
33
35
280
Controlli in aumento
e fioccano le multe,
oltre 1700 le infrazioni
evitare fenomeni quali il lavoro
nero, dumping salariale, e di tutelare anche la salute e prevenire
infortuni.
Il settore maggiormente sotto
pressione, e che registra percentualmente più infrazioni, è ovviamente quello dell’edilizia
principale e secondaria. Su 3
mila persone controllate sono
stati riscontrate ben 700 infrazioni. Le multe inflitte alle aziende sono state invece più di 400
su circa 2000 imprese controllate. Nell’edilizia nel 2012 l’Aic
aveva controllato 1.680 lavoratori distaccati (ovvero il 31% delle
persone notificate) e 1.245 lavoratori indipendenti (pari al
45,6% di quelli segnalati).
Da ricordare che dal primo gennaio 2013 sono entrate in vigore
nuove disposizioni per combattere la pseudo-indipendenza dei
prestatori di servizi esteri, i cosiddetti “falsi padroncini”. Oltre
all’obbligo di presentare i documenti che provano lo statuto di
indipendente, sono state previste nuove misure in caso di infrazione che vanno dall’interruzione dei lavori all’allontanamento
dal posto di lavoro. Inoltre dal
maggio dello scorso anno le ditte
Fonte: Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro (Usml), Bellinzona
straniere che distaccano un loro
dipendente per un lavoro in
svizzera devono obbligatoriamente indicare la retribuzione
del lavoratore. Questo fornisce
un elemento in più per verificare i possibili abusi retributivi sui
salari minimi.
Sono state inasprite inoltre in
modo sensibile le sanzioni per le
due situazioni più gravi nelle
notifiche, ossia l’omissione e la
presentazione tardiva, cioè dopo
il controllo dell’autorità. Per la
mancata notifica si è passati da
una multa di 1'500 a 2'500 franchi per la prima volta e a 5 mila
in caso di recidiva. Per la notifica tardiva da 1'000 a 2'500 per la
prima volta e a 5'000 in caso di
recidiva. Anche gli altri casi di
violazione più lieve, e che comportano quindi sanzioni di minore importo, sono comunque
state aumentate del 100%.
Per i falsi indipendenti la multa è
salatissima, ed è passata da 300
a1'000 franchi e da 50 a 200
franchi per distaccato.
c.m.
LA DEMAGOGIA
È PERICOLOSA
COME GLI ABUSI
LILLO ALAIMO
continua dalla prima
2)
Per ostacolare il dumping salariale causato
dai bassi stipendi imposti ai frontalieri (sebbene
oggi le loro retribuzioni siano
inferiori di oltre il 18% rispetto
a quelle di chi è svizzero e il divario sia aumentato di quasi 4
punti percentuali in dieci anni,
dal 2000 al 2010).
Bene, ma non sarebbe meglio
combattere gli abusi, introdurre contratti collettivi, pensare a
minimi salariali..., invece che
mettere ulteriori e nuove difficoltà fra le ruote di un’economia ferita dalla crisi?! Cercando magari nel contempo di capire se i bassi stipendi offerti e
imposti ai frontalieri in questi
ultimi cinque anni di difficoltà,
non abbiano di fatto evitato ad
alcune imprese (certo non a
tutte), forti ridimensionamenti,
chiusure, delocalizzazioni.
In futuro - contigenti o non
contigenti, confinanti tassati o
non anche in Italia -, senza
adeguate regole contrattuali e
senza controlli ancora più
stringenti degli attuali, gli abusi
si sposteranno dalla manodopera frontaliera a quella residente.
[email protected]
Q@lilloalaimo
2013-
PERSONE NOTIFICATE SECONDO IL TIPO DI NOTIFICA in Ticino dal 2009
I nomi dei committenti ticinesi, quelli delle ditte
(non in Ticino) chiamate, il numero dei
dipendenti e degli indipendenti notificati, il
personale occupato, il luogo di lavoro e il tipo di
lavoro svolto. Sono le informazioni contenute nei
due elenchi sui cosiddetti “padroncini” che nel
2011 e nel 2012 si sono notificati ufficialmente
per impieghi di breve durata in Ticino. Il Caffè li
ha messi on line (caffe.ch) perchè finalmente
sia dia luce ad un fenomeno - normale riflesso
di un’economia di frontiera - sul quale da tempo
di discute e si polemizza anche a sproposito.
2012-
ON LINE
I committenti e le ditte
da consultare su caffe.ch
2009-
h/lavoro
www.caffe.c
voro
ffe.ch/la
www.ca
Ti-Press
2011-
Ecco l’elenco completo di chi nel 2011 e nel 2012
ha usufruito di artigiani e operai da fuori Ticino
2010-
L
i chiamano padroncini. Falegnami, piastrellisti, elettricisti, idraulici, giardinieri…
Sono quegli artigiani italiani o di altri Paesi
dell’Unione Europea, che grazie agli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone
dal 1° giugno 2004, possono liberamente entrare
in Svizzera a lavorare. Liberi soprattutto di fare i
prezzi che vogliono. Basta che non superino i 90
giorni di lavoro all’anno. Non hanno bisogno di
un permesso di soggiorno di breve durata. È sufficiente una semplice notifica
on-line. Li chiamano padroncini e sono additati come la
causa della crisi del lavoro in
Ticino. Ma quanti sono? Nel
2005 se ne erano contati
1.321, saliti nel corso del 2013
a 4.638. Secondo l’Ufficio di
statistica cantonale – in media restano in Ticino meno di
un mese l’anno - equivalgono
a poco più di 400 posti di lavoro a tempo pieno; 409 per
la precisione su 227 mila, che
è il totale degli occupati oggi
in Ticino. Una percentuale
esigua, dunque, lo 0,2%. Ma
questa modalità di accesso non riguarda solo
loro, ma ben tre categorie di lavoratori. Oltre ai
padroncini, ci sono gli stranieri assunti da un datore di lavoro svizzero e quelli distaccati da
un’azienda estera. Complessivamente 24 mila
per oltre 700 mila giornate di lavoro. Parrebbe
moltissimo, ma se rapportati al totale dei posti
di lavoro questi equivalgono a tre mila lavoratori
a tempo pieno, l’1,7% sul totale. Un fenomeno
che non è ovviamente solo ticinese. Su scala na-
2009-
La Grande Ipocrisia,
leghisti, udc e non solo
chiamano i padroncini
zionale nel 2013 sono stati 224 mila, per 9 milioni di giornate lavorate, pari a 37mila lavoratori a
tempo pieno. In questo contesto il Ticino è al terzo posto, dopo Zurigo e Ginevra. Al quarto posto,
invece, per i giorni di lavoro, dietro Zurigo (1,4
milioni), Ginevra (1 milione) e Vaud (970 mila).
Ma entriamo nel dettaglio delle cifre. A fronte di
4.638 “padroncini”, i lavoratori temporanei assunti da aziende svizzere in Ticino sono stati circa 10 mila. E hanno lavorato per 423 mila giornate, equivalenti a 1.764 posti di lavoro a tempo
pieno, pari al 60% del totale delle giornate lavorate.
I “distaccati” da ditte straniere presso privati o aziende
svizzere sono stati invece
9.416 per 188 mila giornate di
lavoro. Il che equivale ad
un’occupazione di 783 posti a
tempo pieno.
La differenza rispetto ai “padroncini”? Mentre gli artigiani possono fare i prezzi che
vogliono, gli stranieri assunti
da imprese svizzere e i “distaccati” devono percepire
un salario in regola con i contratti di lavoro.
A far la parte del leone non
sono dunque i “padroncini”, ma gli stranieri assunti da ditte svizzere o i “distaccati”. Questi, in
un anno hanno occupato 2.500 posti a tempo
pieno, su un totale di quasi tremila. Dove? Soprattutto nell’edilizia, qui - nel 2013 - si sono notificati 10 mila stranieri per 258 mila giornate. Al
secondo posto l’industria, con 3.500 notifiche,
pari a 72 mila giornate di lavoro.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
4
Statuto speciale
IL DOPO VOTO
Politica e ricerca
ha
DETTO
Più che uno statuto
speciale, occorre dare
maggiori competenze
alle singole regioni
Accordi con l’Italia
Ve lo dico da
industriale, state
attenti quando firmate
accordi con gli italiani
“Ticinesi, diteci chiaramente cosa volete!”
Il leader udc Blocher di scena a Lugano, ringrazia il cantone ma striglia i politici
CLEMENTE MAZZETTA
Fotoservizio Ti-Press
P
iù che un Ticino a statuto speciale, il leader
udc Christoph Blocher
auspica maggiore autonomia, più poteri
per tutti i cantoni della Svizzera.
“Le competenze cantonali devono essere estese, ampliate perché le esigenze dei cantoni sono
diverse uno dall’altro. I problemi
di Ginevra non
sono gli stessi del
Ticino e viceversa”,
ha detto ieri, sabato, a Lugano nel
corso di una conferenza organizzata dall’Udc all’Hotel Dante.
Giacchetta
blu
estiva e camicia a
quadrettini, accompagnato dalla
moglie Silvia, il
consigliere nazionale Blocher ha
dapprima ringraziato il Ticino per
l’esito della votazione: “Senza di
voi avremmo perso. Grazie”. Poi lo
ha rassicurato: “La
mia ditta esportava prima dei bilaterali, ha esportato durante i bilaterali, e esporterà anche dopo. Tranquilli. Non
ci sarà nessuna catastrofe”. Infine
lo ha strapazzato: “Gli accordi sui
frontalieri devono essere disdetti
a livello federale, ma ogni cantone dovrebbe poter contrattare e
decidere in merito. Questo presuppone che il Ticino sappia e
dica chiaramente cosa vuole.
Cosa che ieri sera, nel corso di
una cena, ascoltando alcuni ticinesi, non ho capito. C’era chi era
favorevole, c’era chi era contrario. C’erano anche le mogli, che
alla fine mi hanno detto sconsolate: ecco, questi sono i nostri
mariti. Così sono andato a casa
ribadendo che la cosa più importante è che i ticinesi ci dicano
cosa vogliono. Se non sarà il caso
studierò il problema e ritornerò
fra sei mesi, spiegandovi cosa
deve fare il Ticino”.
Spiritoso, istrionico, divertente
ammiccante, come un teatrante
di prim’ordine Blocher ha dato
vita ad un vero e proprio show.
Attaccando l’Europa, demolendo il trattato di Shengen
(“un’idiozia”), ironizzando su
Eveline
Widmer-Schlumpf:
“Non la voteremo, penso”. Ma anche su se stesso: “Ho capito,
quando mi hanno escluso dal
Consiglio federale, che noi dell’Udc non abbiamo la maggioranza”. Contestando platealmente l’azione del governo federale:
“Deve agire per il bene della
Svizzera, non andare a Bruxelles
a chiedere cosa deve fare. La
Svizzera deve poter gestire autonomamente l’immigrazione”. Ha
poi ripercorso i tempi dei contingenti e ha elogiato il governo
d’allora, degli anni ‘70: “Molto
più realista di quello di adesso”.
E ha allertato il Ticino per le trattative con l’Italia: “Ve lo dico da
industriale, bisogna stare molto
attenti quando si tratta con l’Italia, visto quello che è solita promettere. Bisogna chiarire i problemi, sapere bene cosa chiedere. Non ha alcun senso discutere
con gli italiani se non si sa cosa si
vuole”.
Sul fenomeno dei frontalieri ha
dimostrato idee chiarissime. “Il
Ticino è circondato dalla Lom-
bardia e ha dei problemi diversi
da Ginevra. Qui ci sono 60 mila
frontalieri con un’imposta di 150
milioni di franchi riversata per il
38% all’Italia. A Ginevra ce ne
sono 80 mila che pagano un miliardo in tasse. Le caratteristiche
sono diverse. Da voi arrivano i
disoccupati della Lombardia, a
Ginevra arrivano persone che lavorano nelle organizzazioni internazionali, all’Onu, alla Croce
rossa. Pure Basilea è diversa, lì
l’industria farmaceutica necessita di personale specializzato che
viene dalla Germania: per questo ha votato no. Mentre Basilea
campagna è confrontata con un
altro tipo di industria e di frontalieri e per questo ha votato sì”.
Insomma le realtà sono diverse
zona per zona, ergo ogni cantone
dovrebbe avere una propria strategia. Affrontando la situazione
della Svizzera dopo la votazione
del 9 febbraio ha ripreso uno dei
suoi cavalli di battaglia, quella
del popolo che capisce cosa è
bene per la nazione meglio dei
politici, dei sindacati, dei giornali, del Consiglio federale. “Con
questa votazione gli svizzeri hanno detto chiaramente che la Svizzera non è nell’Unione europea e
che non vuole entrarvi”. Poi ha
delineato la prospettiva: “Adesso
è ora di andare a dire all’Ue quello che vogliamo. Se risponderanno picche, noi denunceremo gli
accordi. Ma sono sicuro che non
succederà, perché gli Stati europei non sono così stupidi da non
negoziare”. Quindi ha concluso:
“Dobbiamo però stare attenti
che a Berna non ci intortino.
Penso che questa nostra decisione, se applicata bene gioverà anche all’Ue, perchè un Paese ha
diritto di esistere se fa il bene della popolazione, non solo dei politici”.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
IL CRONISTA FRONTALIERE
E IL LEADER UDC
Anche il tribuno dell’Udc non sfugge
alla moda del selfie, qui con il nostro
giornalistra “frontaliere” Mazzetta
L’INCONTRO
Christoph Blocher, 73 anni, durante il
convegno, accanto e sopra. A destra, Blocher
con la moglie Silvia, 68 anni, all’arrivo a Lugano
Il caso
Dopo il voto sono stati cancellati all’Istituto oncologico di Bellinzona tutti i progetti sponsorizzati Ue
“La nostra ricerca
retrocede in serie B
e perde 4 milioni”
D
ieci anni di impegno, di progressi,
di ambizioni per ritrovarsi di colpo
retrocessi nella “serie B” della ricerca. Una penalizzazione che costerà 4
milioni di euro. La delusione e lo sconforto dell’Istituto oncologico di ricerca (Ior)
abbinato allo Iosi di Bellinzona, dopo il
voto popolare del 9 febbraio scorso, non
sono diversi da quelle del mondo della ricerca elvetica, che si è ritrovato improvvisamente “fuorigioco” nel circuito continentale dell’innovazione scientifica. Con
poche righe l’Unione ha declassato la
Confederazione da Paese associato a
“non-associated country”, Paese terzo.
Depennate decine di milioni di euro destinati ai ricercatori svizzeri, azzerato il
milione già destinato allo Ior, e sfumate ricerche per altri tre, quattro milioni in Ticino nei prossimi anni. Una situazione che
il direttore scientifico dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana Franco Cavalli
non esita a definire “un disastro”. Non solo
sotto l’aspetto economico visto che il Dipartimento federale dell’economia si ri-
promette di intervenire con fondi ad hoc.
“Sì, perché il danno non è soltanto finanziario – spiega Cavalli -, e tutti dimenticano che ricevevamo dall’Ue il doppio dei
fondi che la Svizzera destinava alla ricerca
comunitaria. Il danno maggiore lo subirà
lo sviluppo, la carriera dei neo-ricercatori,
la capacità di attrarre i migliori cervelli. E
Oltre ai soldi, lo Iosi privato
di partnership come Curie
a Parigi e Planck a Monaco
il cantone più danneggiato sarà proprio il
nostro, perché la ricerca in Ticino dopo
anni di impegno era in pieno sviluppo, ed
ora si arresta la crescita. La sola uscita dal
programma Erc, l’European research
council ci provocherà danni enormi”.
A solo un mese dal voto, infatti, gli effetti
del declassamento elvetico non si sono
fatti attendere. “Per la prima volta il nostro istituto era stato nominato centro di
RICERCATORI
Il direttore
dello Ior Carlo
Catapano
e il direttore
scientifico Iosi
Franco Cavalli
coordinamento di un progetto di ricerca
europeo, ma ho dovuto declinare – aggiunge, senza nascondere le sue preoccupazioni, il direttore dello Ior Carlo Catapano -. Il nostro budget annuale per la ricerca, inclusa quella clinica, è sui 7 milioni. Un solo progetto Erc che ci era stato
affidato ‘valeva’ un milione. Perso. E con
un progetto legato a Jean-Philippe Theurillat, ricercatore svizzero che ha accettato
di venire da noi dal Cancer institute del
Mit di Boston avevamo la possibilità di ottenerne altri per i prossimi due o tre anni.
Certo, saremo finanziati dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca, dalla Lega
svizzera contro il cancro e da tante altre
agenzie nazionali ed internazionali. I soldi contano eccome, ma non potremo più
contare su partnership prestigiose, come
le collaborazioni con l’Institut Curie di
Parigi, il Max Planck di Monaco... tutti studi che avevamo già in corso, che ora non
ci vedranno più come associati, ma come
‘ospiti’ con tutta la burocrazia che questo
comporta”. Insomma, fino a quando la ne-
goziazione della partecipazione svizzera
a “Horizon 2020”, il programma di ricerca
europeo, non sarà completata la Confederazione sarà considerata un corpo
estraneo. “Certo, potremo comunque fare
richiesta e la Ue ha assicurato che prenderà in esame le nostre proposte – conclude
Cavalli -, ma abbiamo perso tutti gli automatismi che prevedevano la nostra partecipazione, con i criteri di eleggibilità che
ci assicuravano un numero di partecipanti minimo per ogni tipo di ricerca. È vero
che una nostra ricerca può essere finanziata, ad esempio, anche dalla Fondazione San Salvatore, ma con tutto rispetto
l’attrattività di una ricerca sponsorizzata
dall’Erc è un’altra cosa. Non solo i parametri, la composizione della commissione, la selezione dell’obiettivo sono di un
livello tale da essere già di per sè qualificanti, ma anche per il ricercatore inserire
nel suo curriculum una ricerca per l’European research council nel nostro campo è
il massimo”.
e.r.b.
[ L0YeO RN^B
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
6
mondo
La votazione del 16 marzo
per i politici ucraini e tatari
è incostituzionale ed illegale
UCRAINA
Venti di guerra
LE
MAPPE
LUIGI
BONANATE
Le dificoltà
della piazza
nel restare
democratica
ESERCITI A CONFRONTO
UCRAINA
RUSSIA
Truppe di terra
Militari
Carri armati
68.000
270.000
735
2.800
Truppe di aria
Militari
Aerei da combattimento
167.000
48.000
1.797
208
Marina
Militari
Navi da combattimento
14.700
26
154.000
237
Fonte: Bilancio militare 2012, Libro bianco ucraino della difesa
Un referendum
sotto gli occhi
dei cosacchi russi
La Crimea in ibrillazione per il voto
imposto dalle truppe inviate da Mosca
no già schierate ingenti forze
dell’Armata Rossa.
Mentre diventa sempre più rovente la nuova Guerra Fredda
tra Occidente e Russia, nella
penisola di Crimea - sempre
più isolata dal neogoverno di
Kiev - crescono le tensioni per
il referendum del prossimo 16
marzo che verosimilmente dovrebbe sancire il passaggio della regione indipendente dall’Ucraina alla Federazione russa.
Un referendum imposto dalle
autorità filorusse di Simferopoli e considerato incostituzionale dal governo della capitale
ucraina che, appellandosi alla
GIUSEPPE AGLIASTRO
da KIEV
L
a Crimea si allontana dall’Ucraina e si avvicina sempre di più alla Russia. La penisola
sul Mar Nero venne annessa all’Ucraina nel
1954 dal leader sovietico Nikita Krusciov, quando
Kiev e Mosca erano parte di uno stesso Stato,
l’Urss, e questo “regalo” alla repubblica sovietica
ucraina non comportava, allora, grandi cambiamenti. La situazione ora è diversa, la Crimea è
una repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina e la maggior parte dei suoi due milioni di abitanti parla russo come prima lingua. E sono in
molti a voler passare sotto la bandiera russa. Quanti, però, non è ben
chiaro. Secondo
un
sondaggio
dell’anno scorso, il
53% degli abitanti
della Crimea è favorevole a mantenere le cose come
stanno e solo il 23% vuole l’annessione alla Russia. Dietro questo sondaggio, condotto su 1.200
persone, c’è però l’Usaid (United States Agency
for International Development), e cioè il governo
di Washington.
I filorussi vedono le cose in modo diametralmente opposto. Stando al vice premier della Crimea, Rustam Temirgaliyev, “almeno il 70% degli
abitanti voterà per l’adesione alla Russia”. Come
andrà lo vedremo dopo il 16 marzo, giorno in cui
le autorità di Simferopoli (capitale della Crimea)
hanno fissato il referendum per l’annessione alla
Russia. Certo sulla democraticità di un referendum che si svolgerà con i soldati di Mosca e i ‘cosacchi’ russi che presidiano le strade e i punti
strategici della penisola sorge qualche legittimo
dubbio.
Reuters
Reuters
D
opo un’inutile telefonata di un’ora
del presidente Usa
Barack Obama a
Vladimir
Putin,
dopo che lo stesso presidente
della Federazione russa ha definito “ridicola” la proposta
dell’Ue di aprire un tavolo di
trattative diplomatiche sulla
crisi Ucraina, ieri, sabato gli attivisti filo russi hanno organizzato un’imponente manifestazione pro Mosca a Donetsk.
Nella grande città industriale,
con oltre un milione di abitanti, capitale della omonima regione sui confini orientali del
Paese. Confini lungo i quali so-
DIDASCALIA
A Sinferepoli manifestanti
filorussi bruciano un fantoccio
dell’americano zio Sam
costituzione in vigore, sostiene
che solo una consultazione in
tutto il Paese legittimerebbe la
rinuncia alla Crimea. La crisi
tra Ucraina e Russia, però, sembra uleriormente aggravarsi
dopo la mossa “energetica” di
Mosca. Gazprom ha minacciato di tagliare le forniture di gas
se Kiev non salderà il suo debito, pari a 1,8 miliardi di dollari.
Che il braccio di ferro tra Putin
e Occidente abbia sviluppi tanto imprevedibili quanto negativi è dimostrato dal fatto che anche ieri, per l’ennesima volta,
con alcuni spari di avvertimento sia stato impedito agli osservatori Ocse di varcare i confini
Cemilev:“Serve un intervento internazionale,
perché se entriamo in un conflitto armato
il numero di vittime rischia di essere enorme”
Ad essere sicuramente contro l’annessione alla
Russia sono i tatari di Crimea, una consistente
minoranza musulmana che rappresenta il 12%
della popolazione della penisola russofona. A
fine febbraio, migliaia di tatari hanno manifestato in Crimea in favore delle nuove autorità di
Kiev e ci sono stati anche tafferugli con i filorussi.
Mustafa Cemilev - già leader del Mejlis (l’Assemblea parlamentare dei tatari) dal 1991 al 2013 –
pensa che “qualcosa deve essere fatto, visto che il
Paese è occupato - avverte - . Abbiamo chiaro che
le forze di occupazione hanno bisogno di un pretesto per iniziare l’invasione. La pace è molto fragile. In questo contesto la nostra speranza più
grande è un intervento delle organizzazioni internazionali, perché se entriamo in un conflitto
armato il numero di vittime sarà enorme”.
Il governo di Kiev non vuole assolutamente mollare
della Crimea. E sempre ieri,
mentre il vice ministro degli
Esteri russo, Grigory Karasin,
incontrava
l’ambasciatore
ucraino Volodymyr Yelchenko,
nel primo contatto diplomatico
dall’inizio della crisi legata all’intervento dell’Armata Rossa
un alto funzionario del ministero russo della Difesa ha alzato la posta. Sul tavolo, in risposta alle “minacce” di Usa e Nato per la crisi in Ucraina, la decisione di sospendere le ispezioni dell’arsenale strategico missili nucleari compresi - previste dall’accordo Start 2 siglato
dalle due superpotenze tre anni fa.
la Crimea alla Russia, ma per ora appare impotente
e non in grado di fare molto di più che dichiarare
“incostituzionale” il referendum pro Mosca. Oltre al
premier e al presidente ucraini, anche il capo della
Commissione ucraina per la difesa dei diritti umani,
Volodimir Vasilenko, sostiene che “il referendum in
Crimea non ha basi legali - e sottolinea, ricordando
l’articolo 73 della Costituzione -, che la revisione dei
confini nazionali può essere decisa solo con un voto
a livello nazionale, in tutta l’Ucraina”. Parole al vento,
perché la autorità della Crimea non riconoscono
quelle di Kiev, e viceversa.
Anche il famoso scrittore Andriy Kurkov, nella hall
dell’hotel Ukraina, in piazza Maidan, dichiara con
convinzione che “la Crimea deve rimanere sotto
Kiev per preservare l’unità territoriale dell’Ucraina, che deve
laparola
rimanere nei confini fissati dai
internazionali”. Del reÈ un gasdotto trattati
sto, essere di etnia russa o mal’arma puntata drelingua russi non significa
dall’Occidente automaticamente voler diventare cittadini russi o volere l’anNAPOLEONI
nessione della propria regione
A PAGINA 33
alla Russia di Vladimir Putin.
Questo Kurkov lo sa bene, e alle
accuse del Cremlino, che dipinge come “fascista” la
rivolta che ha portato alla caduta del ‘regime’ di Viktor Ianukovich, risponde che “tra questi ‘fascisti’ ci
sono anche dieci milioni di cittadini ucraini di etnia russa”.
Il leader del Cremlino ha detto che la Russia è
pronta a difendere i diritti dei russi che vivono in
Ucraina da un governo di “estremisti”, ma molti
di questi russi e russofoni gli hanno risposto agitando in piazza striscioni con messaggi come
“Sono russo e voglio vivere in Ucraina” o “Caro
Putin, sono russo e non ho bisogno del tuo aiuto”.
Nelle regioni russofone del sud-est dell’Ucraina
la popolazione è comunque divisa, ed è proprio
in Crimea che la crisi è più aspra. E dietro c’è anche lo zampino del Cremlino e delle sue forze
armate.
Ebbene sì, quello compiuto
a Kiev è stato un vero e proprio colpo di stato, un “golpe” avremmo detto un tempo, una parola che evoca
spettri che ci incutevano terrore. Golpe era stato quello
dei colonnelli greci nel 1967;
un altro quello dei generali
argentini del 1976, o quello
di Pinochet in Cile nel 1973.
Ciò che li accomunava era la
matrice reazionario-fascista
a cui il mondo occidentale è
ormai refrattario, essendosene vaccinato da molto
tempo.
A Kiev è stata la “piazza” a
scatenare quello che tecnicamente è, appunto, un colpo di stato che dunque non
dovrebbe essere considerato
democratico. Ma, nella sua
maggioranza, la folla che si è
assiepata in Maiden, dovrebbe garantirci sul fatto
che il movimento mirasse a
difendere la democrazia e,
più ancora, quella indipendenza e sovranità che costituiscono una delle condizioni della tenuta democratica
di uno Stato. Fin qui, tutto
bene, allora, nonostante le
apparenze. Il fatto è, però,
che in piazza non sono scesi soltanto
ed esclusivamente degli
ingenui patrioti, c’era
anche
dell’altro, del
fascismo vero e proprio che del nazionalismo fa non un vessillo
della libertà, ma al contrario
dell’oppressione e dello
sfruttamento dei pochi ricchi su grandi masse popolari e non privilegiate.
Tutto ciò è allarmante se aggiungiamo le difficoltà economiche ucraine, l’atteggiamento ricattatorio di Putin,
l’ormai conclamata incapacità dell’Unione europea di
assumere delle posizioni coraggiose e nitide, e la lentezza dell’apparato statunitense nell’affrontare ogni novità
che si presenti sulla scena.
Come dimostra la deludentissima performance siriana,
che gli Usa sono stati incapaci di fronteggiare e in cui
Putin ha ottenuto quel che
voleva mentre Obama non
ha ottenuto proprio nulla di
ciò che aveva annunciato.
Ecco così che il quadro della
crisi ucraina, in sé tutt’altro
che sconvolgente, assume
tinte ben più fosche. Il progettato referendum in Crimea n’ è il coronamento,
anche se non si dovrebbe
gridare allo scandalo: la richiesta di libertà non dovrà
mai essere condannata, purché sia davvero tale e non si
rischi di cadere dalla padella
nella brace.
Non avevano forse tutti i torti i padri della scienza politica che paventavano il ricorso alla piazza e gli scatenamenti delle folle, in un primo momento capaci di travolgere qualsiasi ostacolo,
ma alla lunga irrefrenabili e
imprevedibili: il rischio è
che siano strumentalizzateper costruire realtà diverse
da quelle che si auspicavano.
7 marzo 1924
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Questo è buono.
90 anni fa, il 10 marzo 1924, la leggendaria «Bell
Würstli» fu servita per la prima volta durante il
W4I5Nx
ETS*
2 TICK
famoso «Morgestraich», la festa che segna l’inizio
del carnevale di Basilea. Quest’anno, per il suo
90°, il «Morgestraich» cadrà di nuovo il 10 marzo.
Per il giubileo questa salsiccetta assumerà una
nuova veste, ma il delicato sapore rimarrà invariato.
Affinata con una miscela di spezie segreta, affumicata su legno di latifoglie e con una porzione
extra di carne di manzo che le dona la croccan-
*Informazioni e concorso sulla confezione delle «Bell Würstli» o sul sito www.bell.ch.
tezza, questa bontà si fregia del sigillo di qualità.
8
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
attualità
La
storia
Ha superato più di mille cime.
Di queste, 300 sono ticinesi.
Senza un arto e con una spalla
che funziona a malapena.
Lo chiamano “l’uomo con le ali”.
Oliviero Bellinzani, 58enne
di Brenta, non si ferma davanti
a niente. È il testimonial
di SwissLeg, start-up di Lugano
OLIVIERO BELLINZANI
Cinquantottenne di Brenta
ha scalato più di 300 vette
delle montagne ticinesi
“Ho solo una gamba,
ma per me scalare
è la rivincita sulla vita”
È
Superare i propri limiti
in ogni arrampicata
Oliviero Bellinzani assieme
alla compagna Manuela, di
Locarno, nel giugno del
2013 sulla Ferrata Gabi.
Sopra, l’escursionista
durante una delle sue
performance
CAROLINA CENNI
successo tutto in una frazione
di secondo. Ma non una qualsiasi. È quella che ti cambierà
per sempre la vita. Il buio, l’ansia, il panico. Da lì in poi ci saranno un prima e un dopo. Due
vite, due persone. Aveva 21
anni Oliviero Bellinzani, impiegato 58enne di Brenta,
nell’Alto Varesotto, quando finì
con la sua moto sotto a un camion. Un gravissimo incidente
stradale: la gamba sinistra amputata all’altezza superiore della coscia. Nel punto più alto.
Oggi, Oliviero è un esperto scalatore, al suo attivo
oltre mille cime,
scalate in parte assieme alla sua compagna che abita a
Locarno. “La montagna è stata una
riabilitazione”, dice
orgoglioso. In rete
lo chiamano “l’uomo con le ali”.
Ventenne, l’idea di
sopravvivere per altri sessant’anni vegetando non piaceva per niente a Bellinzani. “In quel periodo - ricorda -,
parliamo degli anni
‘70, la disabilità era
ancora vista come
un handicap. Qualcosa da nascondere.
Per fortuna me ne
sono fregato e, seppur con mille difficoltà e contro tutti,
ho inseguito il mio
sogno: scalare montagne”.
Già, basta una frazione di secondo
per cambiare la vita
di una persona, per
mandare all’aria sogni e progetti di un
giovane. Un attimo
e il mondo ti crolla
addosso. Ma Oliviero non si dà per vinto e quella stessa
estate pensa ad una
nuova vita. “Mordevo il freno e
quando ho detto a mia madre
che avrei scalato la sua risposta
è stata: ma non ti sembra di
averne avute già abbastanza?
Perché vai a cercarti altre rogne?”. Oliviero si trova a dover
fare i conti con tante persone,
anche familiari, che vedevano
La vita
L’incidente
La lotta
La rinascita
Le vette
L’epiteto
LA PAURA
CONTRO TUTTI
LA MONTAGNA
LA LISTA
L’UOMO CON LE ALI
Oliviero ha 21 anni
quando finisce con
la moto sotto ad un
camion in un grave
incidente stradale.
Gli viene amputata
la gamba sinistra.
Non vuole solo
vegetare e lotta
con se stesso
e i suoi familiari
per convincersi
e convincerli che
può arrampicarsi.
Nell’estate
dell’anno
dell’incidente va
per la prima volta
sui monti e inizia la
riabilitazione,
la sua rinascita.
Ad oggi ha scalato
più di mille cime,
di cui 300 ticinesi.
D’estate arriva
a praticare 20-25
ore alla settimana
di montagna.
Senza una gamba
e con una spalla
che funziona solo
al 25%, Bellinzani
si è guadagnato
il soprannome
di “uomo con le ali”.
un disabile come un uomo finito. Ma riesce a convincere tutti
che può farcela. Una bella lotta.
Oltre a quella gamba in meno,
c’erano problemi anche ad una
spalla. Funzionava a malapena.
Ancora oggi gli crea grosse difficoltà nel movimento. Ciò nonostante, “l’uomo con le ali” ha
scalato più di mille cime, di cui
300 ticinesi. Più di quanto una
persona normodotata possa
sognarsi di fare in tutta una
vita. “Delle montagne ticinesi
adoro l’essenza selvaggia - dice
Bellinzani -. Per me significa
avventura, l’ignoto mi affascina. Cercare, scoprire, provare
emozioni sempre diverse mi fa
sentire vivo. E più la salita è
dura e più mi piace”. Bellinzani
conosce tutte le vette varesine
più importanti e quasi tutti i
tremila metri ticinesi. Li ha
scalati con la sua Manuela, che
“Bisogna dimenticare
ciò che si è stati fino a
quel momento, perché
d’altronde non sarà
mai più la stessa cosa”
condivide la stessa passione. E
non si accontenta mai: “Vado
alla ricerca anche di montagne
senza nome, poco conosciute e
in Ticino ce ne sono parecchie.
Luoghi dove trovo un rapporto
stretto, intenso e intimo tra me
e la montagna. Rapporto per il
quale vale la pena vivere. È stato così quella volta in cui sono
arrivato sulla cima del Cervino:
la salita che mi ha emozionato
di più e mi ha fatto piangere.
Da sempre era il mio sogno e ci
sono riuscito senza una gamba”.
Per fare certe arrampicate occorrono volontà d’acciaio ed
eccellente forma fisica. Tant’è
che, tempo permettendo, lui va
in montagna tutti i weekend,
quando può anche durante la
settimana. Oltre venticinque
ore settimanali nella bella stagione, tra camminata classica,
impegnativa e arrampicata. È
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IL RACCONTO
DELLA
REALTÀ
Anonymous
COME FU CHE UN
TUNISINO SPOSÒ
UNA TICINESE
Andrea Vitali
LE PAROLE
DEL 2013
Autori
vari
SAPORI
E MITI
Carolina
Cenni
APPUNTI
DI VIAGGIO
Giò
Rezzonico
chiaro che la sua conoscenza
ed esperienza dei monti è particolare. Ecco perché l’anno
scorso ha scritto, assieme ad
un amico, la prima guida
escursionistica-alpinistica realizzata da un disabile per normodotati. Per escursionisti,
quindi, che hanno e usano entrambe le gambe. Il titolo è:
“Prealpi lombarde centrali”, il
secondo volume è incentrato
sulla provincia di Varese, Como e il basso Ticino. Da dicembre Bellinzani è anche portabandiera e testimonial per
l’Italia della start-up luganese
SwissLeg, azienda che si propone di fornire protesi a basso
costo agli amputati del Terzo
Mondo. Protesi di alta qualità,
ma a prezzi bassissimi, per ridare speranza e qualità di vita
a chi vive lontano dal nostro
benessere. Scopo che a lui è
subito piaciuto, sia per la sua
vicenda personale che per la
possibilità di dare nuova vita
ad altre persone condannate
all’infermità e probabilmente
anche all’emarginazione.
Quando gli si chiede cosa
consiglierebbe oggi a quel ragazzo di 21 anni che si era svegliato senza una gamba in una
stanzetta d’ospedale o a chi
sta affrontando una storia simile, Bellinzani non ha dubbi:
“Bisogna dimenticare ciò che
si è stati fino a quel momento,
perché se si continua a pensare a ciò che si era non si potrà
essere più nulla. D’altronde
non sarà mai la stessa cosa”.
Quindi è necessario visualizzare ciò che si potrà diventare.
La sua è la testimonianza che
anche dopo un’amputazione
importante la vita ha ancora
tantissimo da dare. Un futuro
da vivere soprattutto. “Ciò che
io volevo a 21 anni era proprio
un futuro - conclude -. E ce
l’ho ancora oggi, così come ho
un passato che non è solo
quello di prima dell’incidente.
Bisogna cercare la forza per
andare avanti e impegnarsi in
qualcosa che possa accrescere
l’autostima. Dopo una menomazione di questo tipo, un
crollo psichico e la depressione sono dietro l’angolo. E vi
assicuro che non sono facili da
superare. Ma la mia storia può
essere d’esempio: come ce l’ho
fatta io, possono farcela molti
altri”.
[email protected]
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ROSA
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una rosa a...
un cactus a...
Luca Merlini
Stefano Gilardi
Doppia soddisfazione per il
direttore dell’ospedale La Carità
di Locarno: premio europeo per
l’eccellenza 5 stelle e premio per
la qualità nazionale. Ad assegnarli
l’European Foundation for Quality
Management.
Non è certo un momento
esaltante per il presidente del
Locarno e ideatore del Fc Ticino.
I “bianchi” vivono un momento
difficile in campo e si leva qualche
mugugno sugli stipendi. La
squadra unica, poi, non decolla.
9
9
attualità
IL SOSPETTO
A bazzicare da tempo
il piazzale della
stazione di Muralto
durante tutte le ore
della giornata, e della
notte, un gruppetto
di ragazzine
adolescenti.
LA SCUOLA
Allarmata dalle
continue assenze di
un’allieva, la direzione
di una scuola media
ha avvisato la polizia.
Immediati i controlli
che hanno svelato
l’inquietante vicenda.
I SOLDI
Non tutte le ragazzine
hanno sempre in
tasca i soldi per
pagarsi la cocaina.
Perciò, in cambio
delle dosi fanno
anche sesso
con i pusher.
IL “GIRO”
Il caso ha risvolti
allarmanti. Ad
indagare, oltre alla
Polcom di Locarno,
la Tutoria, il giudice
dei minorenni,
l’Antenna Icaro e
l’operatore di strada.
I CORRIERI
I controlli hanno
scoperto che le
ragazzine non solo
fanno rifornimento di
dosi di coca per uso
personale, fungono
pure da corriere per
i compagni di scuola.
LE FAMIGLIE
Alcuni genitori sono
disperati, non sanno
più cosa fare coi figli
e collaborano con la
polizia e la scuola.
Altri fanno resistenza,
inconsapevoli
dei rischi.
La vicenda
UNA “PIAZZA”
DI GIRO
Il giro gravita
soprattutto attorno
alla stazione
di Locarno
PATRIZIA GUENZI
Un gruppetto di ragazzine, tra i
13 e i 15 anni appena, che frequentano le scuole del Sopraceneri e che sniffano abitualmente
cocaina. E sullo sfondo la terribile certezza che alcune di loro
facciano anche sesso in cambio
di una dose di droga. In allarme
la polizia comunale di Locarno
che sta lavorando col giudice dei
minorenni, l’Arp, Autorità regionale di protezione (ex Commissione tutoria), l’Antenna Icaro e
l’operatore di strada della città.
Una storia molto delicata, per il
comandante della polcomunale
locarnese, Silvano Stern: “Siamo
seriamente preoccupati. Oltre a
fare i poliziotti dobbiamo anche
fare gli assistenti sociali. Ecco
perché abbiamo creato un gruppo operativo particolare per
questo caso”.
Un caso nato circa un anno fa,
dopo l’allarmata segnalazione di
una scuola media. Una ragazzina, anziché frequentare le lezioni, trascorreva tutto il giorno sul
piazzale della stazione ferroviaria di Muralto, peraltro già sotto
osservazione della polizia. Ma in
poco tempo si è scoperta una realtà ancora più squallida: un
vero e proprio giro di adolescen-
Spaccio di coca fra tredicenni
sesso in cambio di una dose
Allarme per i baby sniffatori, ragazzine delle scuole medie consumano droga
ti, un consistente gruppetto di
minorenni, provenienti un po’
da tutto il Sopraceneri, che bazzicavano la stazione per rifornir-
La segnalazione di
un istituto scolastico
del Locarnese,
dopo le ripetute
assenze di un’allieva
si di cocaina. Si è scoperto non
solo che le ragazzine sniffavano
coca, ma che facevano pure da
corrieri per i coetanei a scuola.
Sin troppo disinibite per la loro
età, alcune pagano i pusher con
prestazioni sessuali. Quello che
prima era solo un atroce sospetto delle direzioni delle scuole e
della stessa polizia, si è confermato nel corso delle osservazioni: “Purtroppo è così”, afferma
Stern.
Certo il prezzo della cocaina non
è più quello di una volta, quando
era una sostanza solo per ricchi,
oggi una dose si porta via anche
con soli 20-30 franchi. “Cocaina
a buon mercato, sì, ma di pessima qualità, tagliata con le anfetamine che costano pochissimo”,
avverte il criminologo Michel
Venturelli. Le principali “re-
sponsabili” di questa devastante
deriva giovanile sembrerebbero
le famiglie. Alcune di quelle
coinvolte nella vicenda collaborano attivamente con la polizia e
le scuole, altre fanno resistenza,
non rendendosi nemmeno conto dei pericoli cui vanno incontro i loro figli. “Alla loro età il rischio è che questi ragazzini diventino più facilmente e più velocemente dipendenti, dalla
cocaina e da altre droghe man
mano più pesanti - sottolinea il
dottor Giovanni Rossetti specialista in pediatria e medicina generale -. Nell’immediato, invece,
il danno avviene a livello cele-
brale, con la distruzione di cellule. La cocaina provoca pure disturbi del ritmo cardiaco, aumentando il rischio di infarto
“Comprare una bolas
è più facile e sempre
meno costoso.
Bastano a volte solo
20-30 franchi”
anche tra i giovani”.
E Stern avverte: “Purtroppo alcune famiglie non sanno più
come gestire la situazione”. Famiglie monoparentali soprattut-
to, sfilacciate, inadatte a ricoprire un ruolo educativo, spiegano
alcuni educatori che conoscono
molto bene la realtà di questi
adolescenti. “Adulti senza il tempo, le capacità e gli strumenti per
seguire i figli, alcuni addirittura
non concepiscono il fatto che un
ragazzino debba frequentare
una scuola tutto il giorno e tutti i
giorni”, racconta un educatore.
Spesso sono persone cresciute a
loro volta con la chiave al collo,
senza una guida, abituate ad arrangiarsi presto e ad affrontare
da sole la realtà.
La vicenda locarnese ha segnato
un’inquietante soglia d’allarme,
vista l’età dei ragazzini, baby
consumatori di coca, appena
adolescenti. “Le ragioni sono
più di una - osserva Venturelli-,
la cocaina oggi costa sempre
meno, è facilissimo procurarsela
perché ce n’è in giro a iosa e il
controllo delle famiglie è pressoché nullo. È davvero impressionante il numero di ragazzini che
vivono con un solo genitore che,
ovviamente, non può arrivare
dappertutto, fatica sempre di più
a vigilare sul figlio ed è completamente tagliato fuori dal suo
giro di amicizie”.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
L’inchiesta
Così i soldi sporchi di un boss calabrese venivano riciclati a Lugano
LA “BANCA”
Lo scantinato di Desio
che smistava i capitali
illeciti da riciclare con
investimenti in Svizzera
I milioni della ‘ndrangheta
nella Bmw targata Ticino
DARIO CAMPIONE
Due gli “svizzeri” tra i fermati dalla Procura milanese
Sono le 9.48 del 2 dicembre 2011,
uno di quei venerdì neri che gli italiani non dimenticano facilmente,
soprattutto per gli scioperi che paralizzano le grandi città. Emanuele
Sangiovanni, detto “l’avvocato”, entra nel “tugurio”, l’ufficio di via Isonzo 20 a Seveso in cui “lavora” il boss
Giuseppe Pensabene, capo della
‘ndrangheta di Desio, in provincia
di Monza. Sul tavolo 200mila euro,
che lo stesso Pensabene e un altro
picciotto, Maurizio Morabito, contano come scrupolosi ragionieri. “Il
buongiorno si vede dal mattino”,
dice l’avvocato, mentre Pensabene
gli mette nelle mani la mazzetta
chiedendogli di portarla in Ticino.
“So come non farmi fermare”, rassicura Sangiovanni. Quei soldi serviranno a comprare oro in Senegal.
Intanto, finiranno a Lugano.
Questo è solo uno dei molti episodi
ricostruiti in anni di indagini dell’
lefoniche svizzere da usare per le
conversazioni riservate” e procura a
Pensabene e alla moglie di quest’ultimo, Maria Marano,” carte di credito appoggiate su conti bancari elvetici”. È lui che accorda “all’associazione mafiosa la sua esperienza
professionale di consulente societario” offrendosi, secondo gli inquirenti, di “acquisire e di creare un sistema di scatole cinesi per tutelare
maggiormente i capitali illecitamente acquisiti”. Mette così a disposizione della ‘ndrina “le sue società
svizzere (G.A. Commerzial Suisse
Sa, G.H. International Sa e Ananda
Sa, oltre all’italiana G.H. Real Estate
Italy Srl)”, con l’obiettivo di “schermare” i soldi sporchi.
Non è che fino a quel momento il
capomafia non avesse avuto rapporti con la Svizzera. Tutt’altro. Pensabene può infatti contare su una
società di Viganello amministrata
Antimafia di Milano e descritti nelle
705 pagine dell’ordinanza di custodia con cui il giudice Simone Luerti
ha disposto, qualche giorno fa, l’arresto di 40 persone. Tra i fermati ci
sono anche due “svizzeri”. Uno è
Sangiovanni, 37enne romano a lungo domiciliato a Savosa e - la conferma è giunta giovedì scorso con un
comunicato ufficiale - “oggetto di
un procedimento penale presso il
Ministero Pubblico del Canton Ticino per i reati di appropriazione indebita, truffa, abuso di un impianto
per l’elaborazione di dati, falsità in
documenti e infrazione alla Legge
Federale sugli stranieri”. L’altro è
Fausto Giordano, 44enne imprenditore edile nato in Svizzera. Entrambi
hanno ruoli chiave nell’organizzazione mafiosa del boss calabrese.
Sangiovanni, in particolare, stando
ai risultati dell’inchiesta coordinata
da Ilda Boccassini, è la “lavatrice”
della ‘ndrina di Desio. Dal novembre 2011, infatti, l’avvocato partecipa alle riunioni “negli uffici” di Seveso, “fornisce cellulari e schede te-
da una persona estranea all’indagine e di cui però il boss “non si è più
fidato”. Meglio l’avvocato, dunque.
Che oltre ad assicurare “servizi” finanziari provvede ad altre esigenze.
Tiene “i rapporti con alcuni periti
svizzeri” ai quali fa redigere stime
“di beni immobili” di proprietà dei
mafiosi “transitati sulle sue società
elvetiche”, allo scopo di ottenere
dalle banche mutui e leasing, “con
conseguente immediata disponibilità di denaro contante”. Apre, sempre in Svizzera, un conto corrente
intestato a Giuseppe Buda, nipote
di Pensabene, e crea “un’apposita
documentazione falsa per giustificare i versamenti ingenti di somme
di denaro operati su questo conto”.
Sangiovanni fa anche da “spallone”.
Porta contanti extrafrontiera con
una certa facilità a bordo della sua
Bmw X6 targata “Ti”.
A Giordano, già impigliato nelle ma-
glie dell’inchiesta “Infinito” per i
rapporti con il capo della “Locale”
di Seveso, Giuseppe Alampi, è affidata invece “la parte tecnica della
gestione dei cantieri della ‘ndrina,
per cui mette a disposizione due società edili: la Dieci mattoni Srl e la
Metro quadro Srl”. La sua è una strana storia. Fino al gennaio 2012 ricopre un “ruolo esterno all’associazione mafiosa”. Beneficia di prestiti di
Pensabene “tanto da maturare un
debito di circa 200mila euro”.
Nell’impossibilità di saldarlo cede
al boss due appartamenti a Desio e
a Seveso. Subito dopo aver pagato,
però, entra a fare parte della cosca.
“La sua presenza negli ‘uffici’ di
Pensabene diventa assidua”. Il capomafia “lo informa sistematicamente
degli affari “mettendolo in contatto
diretto con l’“avvocato” Sangiovanni. E così si chiude il cerchio svizzero della cosca di Desio .
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
10
attualità
Il patrimonio bloccato a Ginevra
di Viktor Yanukovich,
I capitali dalla Russia ultimo capitolo di una ricca saga
IL CASO
Dai rubli degli antizaristi
ai miliardi degli oligarchi
Almeno 400 miliardi
di franchi di proprietà
dei nuovi paperoni
sono depositati nelle
banche elvetiche
Negli anni ’90 toccò, ad esempio, all’eltsiniano Boris Berezovsky, poi morto suicida nel
Regno Unito, mentre nei giorni scorsi il procuratore ginevrino, Yves Bertossa, ha bloccato i beni dell’ex presidente
ucraino, Viktor Yanukovich, e
del suo entourage. Compresi
quelli del figlio Alexander titolare, a Ginevra, della Mako
Trading, società specializzata
nel commercio di carbone
dall’Ucraina, con una fortuna
valutata in mezzo miliardo di
franchi. Insomma, come nel
caso di Mikhail Khodorkovsky,
l’ex-mister Yukos, che ha trascorso 10 anni in Siberia, per
la sua contrapposizione a Vladimir Putin, sono sempre le
materie prime, carbone, gas o
petrolio, a riempire di soldi e,
talvolta, di guai, i nuovi ricchi
dell’impero sovietico che fu.
Non va dimenticato che anche
Khodorkowsky, dopo la liberazione dal carcere, è approdato in Svizzera dove, a quanto pare, custodisce un gruzzolo miliardario. “La riscoperta
del nostro Paese, da parte di
questa gente- dice ancora Allisson - dipende, innanzitutto,
da due ragioni: il segreto bancario e la non appartenenza,
della Svizzera, all’Unione Europea”. Il che, oltretutto, è pure
confermato dal crescente afflusso, in Ticino, di cittadini
“La riscoperta del
nostro Paese dipende
da due ragioni. Il
segreto bancario e la
non adesione all’Ue”
per le scuole private dei figli.
Khodorkovsky, ad esempio, ha
iscritto entrambi i figli al Liceo
Alpino di Zuoz, nei Grigioni,
con una spesa annuale di circa
80 mila franchi a testa.
Che valga la pena fare affari
con gli ex-sudditi dell’Urss lo
ha scoperto l’agenzia immobiliare Russian-Suisse, con sede
in via Nassa, a Lugano che, lo
scorso anno, ha visto aumentare del 20 per cento la propria
cifra d’affari. “I russi - spiega
Filippo Botti, uno dei titolari vengono qui per mettere al ri-
YANUKOVICH
I beni dell’ex
presidente
ucraino, Viktor
Yanukovich
sono stati bloccati
dal procuratore
ginevrino Bertossa
paro la loro famiglia e il loro
capitale”. Le palme e la vicinanza con Milano, sono, invece, le ragioni che hanno indotto un noto tycoon del trading
di materie prime a preferire
Lugano a Ginevra.
[email protected]
I personaggi
SB MèB/_ Ú/ £_TÈ ü
Â_MuªŁŁ_ è /MuèflM誰/Bè{
BAKUNIN
L’anarchico russo
morì a Berna nel
1876 dopo aver
trascorso lunghi
anni in Svizzera,
Ticino compreso,
eletto a dimora
principale negli
anni Settanta
dell’800.
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u_BÀèflè è /MuèflM誰/Bè{¼ »Å/»»Â_M{Â)˛Ôj
BEREZOVSKY
Il celebre
miliardario russo
finì negli anni ’90
nelle maglie della
giustizia elvetica.
Eltsiniano convinto,
Boris Berezovsky è
poi morto suicida
nel Regno Unito.
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/PH
D
alla Russia con
amore. La Svizzera sembra esercitare una sorta di
attrazione fatale,
verso i russi di ogni epoca, dagli esuli anti-zaristi di un tempo, agli oligarchi di oggi.
L’anarchico Bakunin, ad
esempio, morì a Berna, nel
1876, mentre Lenin soggiornò,
tra la capitale elvetica e Zurigo,
con puntate in Engadina, perché la montagna faceva bene
alla sua salute cagionevole. E
fu da Zurigo che, a bordo di un
vagone blindato, con l’appoggio di socialisti svizzeri, Lenin
raggiunse San Pietroburgo in
treno, nel 1917, per portare a
compimento la Rivoluzione
d’Ottobre. “In passato - nota
Paul Allisson, docente di
scienze politiche e sociali all’Università di Losanna -i russi
venivano in Svizzera per le stazioni termali oppurecome rifugiati politici”.
Tramontata l’Unione Sovietica, nel 1991, è cominciata ad
affluire verso la Svizzera,
un’altra tipologia di russi, gente che ha ammucchiato miliardi con lo smembramento di
quell’enorme Stato e delle sue
ricchezze, in particolare petrolio, alluminio e altre materie prime.
“Almeno 400 miliardi di franchi di proprietà di questi nuovi
ricchi sono depositati nelle
banche della Confederazione”,
scriveva, di recente, il mensile
Bilanz. Non è un caso se, in
modo ricorrente, qualche oligarca finisca nelle maglie della
giustizia elvetica.
russi, bielorussi e ucraini, il cui
numero è, praticamente, raddoppiato, in 10 anni. Erano
388 nel 2001, sono passati a
869 nel 2011.
Tutta gente benestante, inutile
dirlo, in grado di pagare rette
superiori ai 40 mila franchi,
¼ }è»/»ŁèTŁè ªBBª u_BÀèflèÔ ufl_ŁèÔ/_Tè /T ª»_ Ú/ /MMèfl»/_Tè ufl_BÞTªŁª wjÔ M uèfl ıŠ M/TÞŁ/x è Â_TŁfl_ / èŁŁ/ Ú‹ªÂ⁄Þª w»uflÞÔÔªŁ_fl/x{
¼¼ ¿ªBè uèfl B‹ªÂ⁄Þ/»Ł_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ è Â_TŁèMu_flªTèª »Ł/uÞBªÔ/_Tè Ú/ ÞT TÞ_À_ ª°°_TªMèTŁ_ i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b w/PH j˚Y{ü˛Mè»èx Ú/ £Å/»»Â_M{
6ÞflªŁª M/T/Mª Ú/ Â_TŁflªŁŁ_ ™ Mè»/{ {flèÔÔ_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH ˚YY{ü{ £Â)èÚª £Sh /PH Š{ü è»ÂB{
FRANCO ZANTONELLI
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¼¼
Â_T i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b
LENIN
Anche il politico e
rivoluzionario
sovietico ha
trascorsi in
Svizzera, dove
arrivò nel 1895 e
dove passò anni
da esule prima
dello scoppio della
rivoluzione russa.
YANUKOVICH
Nei giorni scorsi il
Procuratore
ginevrino, Yves
Bertossa, ha
bloccato i beni
dell’ex presidente
ucraino e del suo
entourage.
Compresi quelli del
figlio Alexander.
KHODORKOVSKY
Dopo essersi
opposto a Putin,
finisce per
10 anni in Siberia,
liberato arriva
anche in Svizzera,
dove
pare conservi un
patrimonio
miliardario e dove
studiano i figli.
I CITTADINI
In Ticino i cittadini
russi, bielorussi
e ucraini sono
raddoppiati in 10
anni. Erano 388 nel
2001, sono passati
a 869 nel 2011 e la
tendenza è al
rialzo.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
11
politica
3/verso
le
elezioni
IL
PUNTO
CATHERINE
BELLINI
Ti-Press
CLEMENTE MAZZETTA
“Non assisteremo di certo alla
partita per il rinnovo del governo
e del Gran consiglio dalla tribuna. Vogliamo scendere in campo
anche noi e giocarci la partita alla
pari”. Il presidente del Ppd Giovanni Jelmini vuole evitare per le
prossime elezioni cantonali del
2015 la “trappola di Lugano”, la
polarizzazione sul confronto fra
leghisti e liberali che ha oscurato
tutti gli altri. E che ha determinato lo scarso risultato del Ppd luganese, ma anche del Ps. “Faremo di tutto per non farci escludere dall’attenzione mediatica che
sappiamo essere concentrata sullo scontro per il secondo seggio
fra Lega-Plrt e mobilitare il nostro
elettorato partendo dai Comuni,
dal territorio”.
Insomma, una strategia elettorale
capace di “bucare il video” e di
portare in “prima pagina” le proposte popolardemocratiche. Non
sarà quindi una lista di accompagnamento quella che il Ppd si
prepara a mettere in campo. Ma
di battaglia. Nomi e programmi
saranno pronti entro l’estate e
verranno poi ratificati in un congresso nel prossimo autunno,
probabilmente già a ottobre. “La
nostra intenzione è quella di presentare una lista estremamente
competitiva sia per il governo che
per il Gran consiglio, - aggiunge
Jelmini -. Qualche ragionamento
abbiamo già cominciato a farlo.
Sappiamo che riusciremo a mobilitare il nostro elettorato soltanto presentando le persone migliori, di richiamo per l’elettorato”.
Una lista forte, capace anche di
pescare all’esterno. Una strategia
non dissimile di quella di quattro
anni fa che qualche risultato
l’aveva dato, seppur con un risvolto negativo per lo stesso Jelmini battuto sul filo di lana da
Paolo Beltraminelli. Grazie a
quella strategia nel 2011 il Ppd
era stato il partito che aveva perso di meno (-2,5%). Gli altri, Plrt e
Ps, erano usciti dissanguati a favore della Lega e dei Verdi. Con lo
slogan “Ppd per il Ticino” e una
lista per il Consiglio di Stato fortissima, i popolardemocratici
avevano resistito meglio all’erosione che va avanti per i partiti
La scontro
Quell’altra
Svizzera
spiegata
ai tedeschi
“Un Ticino dignitoso
che non sia piagnone”
La strategia elettorale ppd tratteggiata da Jelmini
storici da oltre vent’anni: nel ‘91 il
Ppd aveva 27 seggi, scesi a 25 nel
‘95 e a 19 nel 2011.
Non è ancora definito il program-
ma né lo slogan elettorale. Ma
potrebbe essere qualcosa come
“Ticino unito” oppure “Orgoglio
Ticino”, antitetico a quel “Ticino a
statuto speciale” proposto dai
Verdi che, secondo il Ppd, rispecchia concezioni vittimistiche, populiste e inconcludenti. “Siamo
LA LISTA DI BATTAGLIA
LO SCONTRO DEL 2011
I TEMI DEL PROGRAMMA
UN TICINO UNITO
I nomi della lista per il
governo saranno
selezionati entro
l’estate. Ad ottobre
ratifica del congresso
Nel 2011 Il Ppd aveva
presentato una lista
forte, con lo scontro fra
Giovanni Jelmini e Paolo
Beltraminelli
Il futuro dei Comuni con
le nuove aggregazioni e
i nuovi scenari del
Ticino di fronte ai
bilaterali (da rinegoziare)
Nel 2011 lo slogan era
“Ppd per il Ticino”. Nel
2015 si punterà su:
Ticino unito, dignitoso
o... “non piagnone”
L’intervista
I consigli di Alex Pedrazzini sul progetto di un Ticino a 23 Comuni
“Sì alle nuove aggregazioni, ma...”
“Documento ben fatto, ma con timing e obiettivo
illusori, come succede spesso in politica: chiedere troppo per ottenere il giusto”. Giudizio positivo quello di Alex Pedrazzini, l’ex ministro ppd
che fu il precursore delle aggregazioni, sul piano
del governo per ridurre entro il 2020 i Comuni a
23, sarà al centro del dibattito elettorale.
Quale è il pregio di questo nuovo piano?
“Quello di dare un quadro complessivo del Cantone e di aver lanciato il dibattito costringendo
anche i critici a pensare a delle alternative reali”.
A chi è scettico cosa consiglia?
“Di non dire no a prescindere. Meglio un ‘sì però’.
Sì all’impostazione, ma con proposte alternative
dove non si è convinti, correggendo i tempi, riducendo le ambizioni. Anche con una musica
stonata, non rinunciamo a cantare”
Non si rischia di perdere il senso della comunità?
“Il timore per la perdita d’identità, del senso di
comunità non è campato in aria, ma ci sono altri
aspetti, come la mobilità che ha reso il cantone
più piccolo, che ci hanno cambiato”.
L’esperienza cosa insegna?
“Insegna che chi ha subito le fusioni non è sceso
in piazza tre anni dopo a protestare. Ma ha accettato la nuova situazione”.
Lugano dimostra però che si può anche andare incontro a difficoltà finanziarie
“Certo. Due debiti non fanno un credito. Se ingrandire vuol dire pagare i debiti altrui, si può tirare il freno a mano. Ma per una questione finanziaria, non di principio. Diciamo sì, ma con calma, frenando. Non rinviando tutto”.
c.m
decisamente contro questo tipo
di visione, noi ci impegniamo e
combattiamo per un Ticino dignitoso, non piagnone”, spiega
Jelmini che ha già individuato alcuni temi forti della campagna
elettorale. “Cercheremo di profilarci sui argomenti d’attualità politica. Ne abbiamo già individuati
due: il nuovo piano cantonale
sulle aggregazioni comunali e
quello del Ticino di fronte agliscenari della libera circolazione
dopo la votazione del 9 febbraio”.
Già in calendario un’assemblea
pubblica sul piano delle aggregazioni per aprile anche per definire la posizione del Ppd nella consultazione (si veda nel riquadro
l’intervista ad Alex Pedrazzini). Il
tema, su cui nel Ppd esistono posizioni contrapposte, dovrebbe
esser in grado di mobilitare sindaci, municipali e consiglieri comunali, che sono l’ossatura di un
partito forte sul territorio, ma più
debole a livello cantonale e nazionale dove fatica a far passare le
proprie idee. “Questa volta faremo il possibile per utilizzare la
forza che abbiamo a livello territoriale, nei Comuni dove il rapporto con l’elettore è più diretto e
anche più facilmente in sintonia
per il rinnovo dei poteri cantonali. Quanto alla libera circolazione,
oggi vediamo i partiti uscire con
proposte improvvisate, per cui
cercheremo di ragionare seriamente e serenamente senza declamazioni populiste inutili, che
dividono soltanto il nostro cantone, che ha bisogno come non mai
di rimanere unito”. L’iniziativa
cantonale presentata dal Ppd che
chiede alla Confederazione un
certo margine d’autonomia nella
definizione dei contingenti e dei
tetti per i permessi agli stranieri,
va in questa direzione.
(3 - continua)
[email protected]
Q@clem_mazzetta
La precisazione
Sull’edizione della scorsa settimana
il nome del docente e divulgatore
scientifico Marco Martucci è stato
trascritto per errore in Marcucci. Ce ne
scusiamo con l’interessato e con i lettori.
La Lega dei ribaltoni manda tutti in tilt
I partiti storici spiazzati sui sussidi per le casse malati e il moltiplicatore
DOUBLE FACE
La Lega
sempre divisa
fra lotta e
governo,
maggioranza
e opposizione.
Duro il compito
per Attilio
Bignasca che
coordina
il movimento
Ti-Press
Se in politica l’incoerenza fosse una virtù, la Lega sarebbe “santa subito”. Beatificata da clamorose giravolte che metteranno in difficolta gli altri partiti. Dal freno
ai deficit ai tagli ai sussidi di cassa malati, sostenuti a
novembre dell’anno scorso in parlamento proprio dai
deputati leghisti, ma su cui si profila il ribaltone. Il coordinatore Attilio Bignasca l’ha annunciato: “Fosse
per me al referendum, voterei contro: no a quei tagli”.
Peccato che solo tre mesi fa la Lega avesse dichiarato
che si trattava di una misura indispensabile. “Questa è
l’unica arma che abbiamo contro il furto delle casse
malati”, aveva sostenuto il deputato Fabio Badasci. Ora
invece la Lega si aggrega a socialisti, Verdi e Udc che
contro quella misura si erano battuti, raccogliendo poi
le firme per il referendum che si terrà domenica 18
maggio.
Con Bignasca anche Claudio Zali. Il neo ministro leghista contesta il taglio lineare in sé, più che la misura,
riconoscendo la necessità di un intervento “ma non
così”. Bignasca si unisce a Zali pure contro il moltiplicatore cantonale, votato a gennaio. Se per Zali si tratta
di un tecnicismo di difficile applicazione (devono es-
sere d’accordo due terzi dei deputati), per Bignasca è
un mezzo imbroglio: “Eravamo d’accordo con Laura
Sadis che si sarebbe introdotto il moltiplicatore con
legge ordinaria, non costituzionale, poi il Plrt ha cambiato idea”.
E così un po’ per ripicca, un po’ per convinzione, un
po’ per tatticismo, punta deciso per il no. Ribaltando la
decisione presa in parlamento. “Voglio vederli i partiti
storici sostenere questo moltiplicatore cantonale nei
dibattiti- ribadisce- voglio proprio vederli”. Insomma,
il prossimo 18 maggio solo l’amnistia fiscale cantonale
dovrebbe reggere l’urto del voto. Per il moltiplicatore e
per i tagli ai sussidi si profilano momenti difficili. Che
potrebbero mandare in tilt le finanze del cantone che
ha già il bilancio in profondo rosso.
Le giravolte della Lega - ma la decisione finale sarà
presa solo nelle prossime settimane - non sono solo
espressione di incoerenza. Nascondono e mascherano
pure una divisione fra i cosiddetti “colonnelli” del movimento. Fra chi vuole assumersi le responsabilità di
governo, anche con decisioni impopolari, la Lega dei
Foletti, Borradori, Badasci e pure di Gobbi, rispetto a
quella rimasta sulle “barricate”. Contestataria. La Lega
di Bignasca, di Quadri e di tanta parte della base. Una
divisione che si registra anche a Lugano dove il Municipio con Foletti e Borradori insiste per l’aumento del
moltiplicatore e una serie di risparmi strutturali, ma
con Quadri e Bignasca che non ne vogliono sapere. Almeno non in quella misura.
c.m.
Questa settimana, la città tedesca di Lipsia vivrà un’invasione di scrittori e intellettuali svizzeri. Perfino sul tram
numero 16, su cui si può salire alla stazione e dove si potranno sentire testi in svizzero tedesco e in francese. Peter Bichsel, Adolf Muschg,
Martin Suter, Lukas Bärfuss,
Giovanni Orelli, Peter
Stamm, Charles Lewinsky,
Peter Von Matt, Arno Camenisch, Melinda Nadj Abonji,
Anne Cueno, Federica de Cesco, saranno tutti in Germania per parlare delle loro
opere e anche del loro Paese.
E con loro anche il ministro
della cultura, Alain Berset.
Perché? La Svizzera ufficiale
vuole forse abbellire la sua
immagine all’estero, un po’
adombrata dopo l’approvazione dell’iniziativa dell’Udc
contro l’immigrazione di
massa?
In realtà, questa “invasione”
è pianificata da diversi anni:
la Svizzera è ospite d’onore al
Salone del libro di Lipsia, un
evento culturale di alto livello
che esiste da 500 anni. Circa
150 tra autori, artisti e intellettuali e più di 70
case editrici vi
prendono parte.
Una presenza
forte nelle sale
dell’esposizione, ma anche una serie di eventi nel cuore della città, soprattutto al teatro.
Ci abbiamo investito un
buon gruzzolo, circa mezzo
milione di franchi. Pro Helvetia contribuisce, certamente,
ma anche Svizzera Turismo,
che mette l’accento quest’anno sul mercato tedesco. Ma,
all’improvviso, ad un mese
dalla votazione sull’immigrazione, l’evento prende una
direzione strana. Il pubblico,
gli scrittori tedeschi, il mondo dell’editoria e della stampa, guarderanno sicuramente
con altri occhi questi “ambasciatori” di un Paese che ha
appena espresso tutto il suo
malessere nei confronti degli
stranieri.
L’altro giorno, lo scrittore e
poeta “slam” Pedro Lenz, che
scrive e produce in dialetto
tedesco - bernese del nord
del cantone -, si chiedeva come gli scrittori svizzeri sarebbero stati ricevuti e percepiti dopo quel voto. Lui che
si dispiace per la decisione
popolare, sarà forse chiamato a difendere la scelta degli
svizzeri o, almeno, a tentare
di farla comprendere ai visitatori tedeschi del salone di
Lipsia?
Strana missione per questi
scrittori che, per la stragrande maggioranza, hanno senza dubbio votato no.
Detto questo, per l’immagine
della Svizzera, l’invito a Lipsia non poteva arrivare in un
momento migliore. Perché
“Auftritt Schweiz” - il nome
della presenza elvetica - mostrerà l’altra metà del Paese,
quella che ha respinto l’iniziativa dell’Udc, quella che
crede che il nostro Paese va
bene proprio grazie all’immigrazione. Quella parte di
Svizzera a cui sono mancati
20.000 voti.
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
13
economia
La nuova legge federale sull’imposizione secondo il dispendio
La nuova Legge del 28 settembre 2012, per la quale sono trascorsi infruttuosi i termini
di referendum, ha significato la volontà del Parlamento svizzero di:
mantenere l’istituto
dell’imposizione
secondo il dispendio
inasprire i metodi indiretti
per determinare il dispendio
fissare un reddito minimo
imponibile di CHF 400'000
portare ad una maggiore
armonizzazione tra i cantoni
tener conto
dell’imposta sulla sostanza
non permettere più
ai cittadini svizzeri provenienti
dall’estero di beneficiarne
La situazione in Svizzera
Procedura legislativa in corso
Imposizione dispendio abolita
Imposizione dispendio mantenuta
Ti-Press
Fonte: Kpmg.com
I globalisti stanno agitando il Palazzo
Superricchi da 50 milioni di imposte, così la politica rincorre le “galline dalle uova d’oro”
GIORGIO CARRION
Presto il popolo sarà chiamato a
votare sull’abolizione dell’imposizione secondo il dispendio, meglio nota come ‘tassazione dei
globalisti’. Sono i 5600 supericchi
stranieri che, trasferiti in Svizzera,
pagano sull’ammontare delle
spese sostenute, che determinano il reddito e la sostanza effettivi.
Negli ultimi anni, cinque cantoni
- Zurigo nel 2009, Sciaffusa nel
2011, Appenzello Esterno, Basilea
Città e Basilea Campagna nel
2012 - hanno abrogato questo
tipo di tassazione. Altri, San Gallo,
Turgovia, Lucerna e Berna, hanno
invece inasprito il tetto di accesso
alla tassazione speciale. In Ticino
è stata presentata una proposta di
abrogazione dal Movimento per il
socialismo.
Un’iniziativa popolare nazionale
denominata “Basta ai privilegi fiscali dei milionari” porterà comunque gli svizzeri alle urne.
Tema complesso, dove prevalgono nel dibattito
fattori ideologici: i
privilegi dei ricchi,
su tutti. Ma anche
argomenti tecnico
fiscali, perché la
tassazione forfettaria attira i possessori di ingenti
capitali e di attività
finanziarie e imprenditoriali, genera reddito e posti di lavoro, oltre
ad un gettito per le casse della
Confederazione di circa 700 milioni di franchi - di cui circa 30
milioni in favore delle casse ticinesi e 20 dei Comuni. In Ticino
questi supercontribuenti sono
877.
Dal primo gennaio, però, è entrato in vigore il nuovo regime fede-
I consumi
LA TENDENZA
Dal 2009
ad oggi, sono
cinque i cantoni
ad aver abolito
la modalità di
tassazione per
i “globalisti”,
i super ricchi
LA PROPOSTA
Anche il Ticino
potrebbe
adeguarsi,
il Movimento
per il socialismo
ha proposto
l’abrogazione
questo metodo
LA VOTAZIONE
Presto si andrà
alle urne per
un’iniziativa che
vuole evitare
che sia ancora
concessa ai
ricchi questa
tassazione
rale di tassazione forfettaria che
stabilisce la nuova soglia del dispendio minimo a 400'000 franchi, prima era 300’000.
In Ticino, l’iniziativa del deputato
Matteo Pronzini (Mps), che propone l’abolizione della tassazione
forfettaria, ha ulteriormente scaldato gli animi. Recentemente Lorenzo Quadri, consigliere nazio-
nale della Lega, ha scritto: ”I globalisti, sono molto mobili. Se
dunque la Svizzera abolirà le tassazioni sul dispendio, queste ‘galline dalle uovo d’oro’ semplicemente se ne andranno altrove,
dove verranno accolti a braccia
aperte”. Un pensiero condiviso
largamente nelle Commissioni
tributi del Consiglio Nazionale e
del Consiglio degli Stati, che hanno raccomandato al popolo e ai
cantoni di bocciare l’iniziativa.
Anche tra i politici ticinesi prevale
questo indirizzo, seppure con
qualche distinguo: “Non credo
che prenderò posizione su questo
tema, sia perché lo conosco poco,
sia perché ammetto che l’iniziativa, convincente o no che sia, è
L’intervista
Matteo Pronzini, deputato per il Movimento per il socialismo
Il dibattito
“Si tratta di un’ingiustizia da sanare”
Ti-Press
“Le ragioni di questa nostra coerente battaglia
di equità fiscale, sono molto semplici. In primo
luogo vi è una ragione di parità di trattamento
tra tutti i cittadini”. Matteo Pronzini, deputato
in Gran consiglio per il Movimento per il socialismo, è il promotore anche di un’iniziativa
parlamentare a livello cantonale. Che però, accusa, è “insabbiata”.
Perché è così ostile a tributi importanti e sicuri?
“Perché sono un privilegio. La parità di trattamento non riguarda solo le modalità di calcolo
dell'imposta da pagare, ma, soprattutto, l’ammontare dell’imposta. Chi sceglie questo tipo
di imposizione, lo fa con la prospettiva di non
pagare più di un determinato ammontare di
imposte. Una somma che, sicuramente, è di
gran lunga inferiore a quanto avrebbe dovuto
pagare con una normale imposizione”.
Non teme l’esodo degli 800 Paperoni ticinesi?
“Assolutamente no. E la prova ci è data dalle
decisioni prese dal parlamento cantonale. Nel
corso degli ultimi due anni si è aumentata la
soglia minima dell’imposizione forfettaria da
200’000 a 400’000 franchi. Malgrado questo aumento, che rimane in tutti i casi irrisorio visto
che stiamo parlando di personaggi con fortune
milionarie o addirittura miliardarie, il numero
dei ‘globalisti’ in Ticino aumenta”.
Ma non c’è il rischio di un ulteriore calo del
gettito fiscale…
“La questione fiscale è un aspetto secondario
della loro presenza in Svizzera e in Ticino. Sono
altri i criteri che spingono queste persone a stabilirsi in Ticino: clima, discrezione, ambiente
favorevole agli affari, qualità della vita, sicurezza e altri fattori. A questo proposito l’esempio
del Canton Zurigo è eloquente. Questo cantone ha abolito la tassazione forfettaria. Una parte dei globalisti è partita, ma le imposte di quelli rimasti, che finalmente hanno pagato le imposte sul reddito e la sostanza effettivi, sono
complessivamente aumentate”.
dettata da motivazioni più che rispettabili. Personalmente – in
base a quanto posso giudicare
oggi – credo comunque che voterò di no”, afferma, Franco Celio,
deputato Plr in Gran Consiglio.
Che aggiunge: “Dato che questi
contribuenti non hanno legami
particolari con il Cantone, ‘scacciarli’ col rischio di una perdita di
gettito fiscale mi sembra poco intelligente. Semmai occorrerebbe
destinare diversamente tali entrate: a vantaggio non solo del Comune di domicilio, più o meno
fittizio, ma, ad esempio, della perequazione intercomunale”. Il
giovane gran consigliere pipidino
Marco Passalia, avverte: “Mi auguro veramente che venga evitato
un autogol strepitoso che potrebbe far ridere sotto i baffi altri Paesi. In una partita contro tutti, dove
già si è in svantaggio, non è certo
d’aiuto un’autorete da parte di un
compagno di squadra. Senza i
globalisti le casse pubbliche
perderebbero entrate ingenti,
visto che già oggi il loro contributo fiscale corrisponde a quasi il 50% delle imposte riscosse
dalla popolazione più povera”.
“Respingendo l’iniziativa che
chiede di abolire i forfait fiscali
– afferma la consigliera nazionale socialista Marina Carobbio - la maggioranza della commissione dell’economia e dei
tributi del Consiglio nazionale
difende i privilegi fiscali a favore degli stranieri facoltosi e non
fa gli interessi della maggioranza della popolazione. In quei
cinque Cantoni in cui questi
privilegi sono stati aboliti, non
si è verificata la catastrofe fiscale paventata, perché le perdite
sono state chiaramente compensate attraverso le tassazioni
ordinarie.”
[email protected]
Il Salone di Ginevra appena concluso consolida lo slancio delle immatricolazioni di inizio anno
Il vento europeo sul mercato dell’auto sembra,
finalmente, soffiare nel senso giusto. E il salone
di Ginevra appena concluso è stato il palcoscenico di un nuovo trend con una raffica di anteprime. Nuovi modelli che consolidano l’entusiasmo per quelle 935mila nuove immatricolazioni
continentali che, già in gennaio, segnano per la
prima volta dopo tanto tempo un indice positivo: +5,5%. Una percentuale non riscontrata in
Svizzera che, ovviamente, non può certo parametrare i suoi risultati con un mercato europeo
reduce da annate con vendite negative a due cifre.
“Che il mercato europeo riprenda forza non può
che farci piacere, ma i nostri risultati di vendita
non possono essere confrontati con quelli continentali - commenta Walter Robbiani, del comitato Upsa Ticino -. C’è un ottimismo comunque
prudente, perché la crisi economica internazionale non si può certo dire finita. Infatti, basta
guardare le previsioni di vendite per il 2014 per
constatare che le stime sono decisamente prudenziali”. Effettivamente le proiezioni delle immatricolazioni europee per l’anno in corso prevedono un più che realistico 1,8%. Una percentuale apparentemente modesta, quasi scara-
Ora il vento europeo
rimette in moto
il mercato dell’auto
mantica, comunicata dai produttori solo dopo
aver evitato la partenza lenta dell’inizio 2013. Fatto
sta che a gennaio si è assistito al quinto mese consecutivo di crescita a livello europeo e i cinque maggiori mercati hanno chiuso in crescita.
“Le politiche di mercato, in realtà, sono sempre più concentrate sui modelli e su target mirati di fasce di clientela - aggiunge Robbiani -. Se l’inizio
del 2014 rappresenta un motivo sia pure prudente di ottimismo per l’auto in Europa, per la
Svizzera, cui le case produttrici in questi anni hanno guardato come un’isola felice, basterebbe man-
Ti-Press
LORETTA
NAPOLEONI
tenere le quote di mercato dello scorso anno: oltre 300mila auto nel Paese e circa 25mila in Ticino. Un altro segnale d’ottimismo per il mercato
interno, poi, é che le principali case per salvaguardare le posizioni sul mercato elvetico ci riconoscono condizioni decisamente favorevoli.
Rispetto a tre anni fa un’auto costa anche il 20%
in meno. Insomma, questo 2014 potrebbe essere
l’anno dell’ affare per l’acquisto dell’automobile
nuova”. I dati trasmessi dall’Acea, l’Associazione
dei produttori europei, però, precisano che solo
alcuni tra i mercati principali evidenziano buoni segnali di ripresa con addirittura un +7%:
Gran Bretagna, Spagna e Germania.
Manca all’appello, tra i grandi, la Francia, che ha
registrato un misero +0,5% , e resta in mezzo al
guado il mercato italiano che, pur registrando
una crescita del 3,2%, vede in controtendenza
sia rispetto al mercato europeo che a quello nazionale, il gruppo Fiat che a gennaio ha registrato un calo dell’1,8% con una quota di mercato al
6,2%. Addirittura in discesa rispetto al 6,6% di
gennaio dell’anno precedente. Tra i maggiori
gruppi in Europa solo General Motor (-5,4%) ha
fatto peggio della casa automobistica di Torino.
Pardon, ora di Detroit.
e.r.b.
L’unica arma
anti Putin
è disponibile
a Londongrad
La retorica antirussa degli ultimi giorni fa tornare in mente quella anti sovietica degli
anni della guerra fredda. Da
una parte il capitalismo puro
del libero mercato, sposato
alla democrazia, e dall’altra il
comunismo oppressivo del
totalitarismo sovietico. Peccato che oggi non sia più
possibile vendere all’opinione pubblica una contrapposizione così netta e semplice.
Il destino finanziario dei centri strategici occidentali, primo fra tutti la City di Londra,
dipende dalle sorti degli oligarchi russi, che in massa si
sono riversati nella capitale
britannica per spendere le
fortune accumulate, e mantenute, grazie ai favori reciproci scambiati con il Cremlino.
In realtà la Russia che Vladimir Putin sta ricreando è
quella zarista e la sua aristocrazia ha scelto Londra, come quella vecchia scelse Parigi, quale base finanziaria.
Pochi numeri illustrano questa situazione. 110 miliardari
russi controllano il 35 per
cento della ricchezza nazionale,
gran parte di questa è custodita
all’estero, in particolare a Londra.
Ciò spiega
perché il reddito medio
russo, quello compreso tra i più
ricchi ed i più poveri, era nel
2013 pari ad appena 870 dollari l’anno. Londra, ribattezzata Londongrad, è ormai
una colonia russa tanto che
tra le barzellette che circolano sulla crisi in Crimea c’è
quella che prevede un intervento armato ed un referendum per l’annessione di Londra alla Russia. Referendum
indetto da Putin per proteggere gli interessi della maggioranza degli abitanti della
capitale, tutti di etnia russa e
non più anglosassone.
Ai tempi dell’Unione Sovietica la situazione era completamente diversa, perché la
ricchezza di quella nazione
non era custodita in Occidente, ma soprattutto perché
l’élite sovietica viveva in Russia. Che significa tutto ciò?
Che l’Europa ha in mano
un’arma che prima non aveva: può privare questa élite
dei privilegi che gode in Occidente, congelare le sue ricchezze e costringerla a deporre il nuovo zar. Naturalmente questa strategia produrrebbe il fuggi fuggi da
Londra anche dei super ricchi di altre nazioni. Chi potrebbe assicurare i cinesi che
lo stesso trattamento non
verrà loro riservato in circostanze simili? E qui ci troviamo di fronte al grande dilemma di sempre: valgono di più
i principi democratici e di libertà o il denaro? Putin, che
è una vecchia volpe, è certo
che la risposta sia il denaro e
forse anche per questo sembra ignorare le minacce europee e degli Usa. Ma in questa crisi post guerra fredda
ancora non è stata detta l’ultima parola. Tutto è ancora
possibile, chissà, forse anche
un miracolo diplomatico.
Passeggiata per i Tigers, IN
Massagno perde di poco TELE
VISIONE
La partita casalinga dei Lugano Tigers
Selina Gasparin decima
nella 10 km in Slovenia
Buona prestazione per la biathleta
grigionese Selina Gasparin in Coppa
del Mondo. Nella 10km inseguimento
di Pokljuka, in Slovenia, l’argento
olimpico ha colto il decimo posto nella
prova vinta dalla finnica Makarainen.
di basket contro il Boncourt si è
trasformata in una passeggiata, con i
ticinesi ad imporsi nettamente 76-55.
Peccato invece per il Massagno,
battuto sul filo a Neuchâtel 80-76
domenica 9 marzo
9.25 / 12.25 LA2
Sci: slalom maschile
giovedì 13 marzo
19.45 LA2
Hockey: playoff. Quarti
mercoledì 12 marzo
sabato 15 marzo
20.20 LA2
8.45 / 11.15 LA2
Calcio: Atletico Madrid-Milan Sci: Slalom femminile
martedì 11 marzo
20.20 LA2
Calcio: Barcellona-Man. City
sabato 15 marzo
9.45 / 12.15 LA2
Sci: Slalom g. maschile
Alle Paralimpiadi di Sochi Simon Moser si ferisce
quinto posto per Brügger e rischia un lungo stop
Il Bayern umilia il Wolfsburg
con Shaqiri che va in gol
Michael Brügger ha ottenuto il quinto
posto nella discesa libera (categoria in
piedi) alle Paralimpiadi di Sochi. Hugo
Thomas è invece giunto ottavo tra gli
ipovedenti, mentre Christoph Kunz ha
chiuso nono della categoria “seduti”
Il nazionale rossocrociato Xherdan Shaqiri
ha realizzato il punto del provvisorio
1-1 nella partita di Bundesliga dominata
6-1 dal Bayern sul campo del Wolfsburg
di Diego Benaglio e Ricardo Rodriguez.
I bavaresi restano primi e inarrivabili
Manca ancora una diagnosi certa, ma
l’attaccante bernese dei Milwaukee
Admirals (Ahl) potrebbe essere
assente per parecchio tempo dopo
una carica di un avversario che l’ha
ferito ad una spalla (clavicola)
Reuters
15
Ti-Press
losport
Il fenomeno
Domenica
9 marzo 2014
Quando i tifosi
in trasferta
non sono graditi
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Q @caffe_domenica
il-Caffè
Il ciclismo
UNA DOPPIETTA
GIÀ STORICA
Il successo nello speciale
di Are ha permesso alla
statunitense Mikaela
Shiffrin di festeggiare con
una gara d’anticipo la
conquista della Coppa di
specialità. Per la
diciottenne americana è la
seconda consecutiva, un
risultato storico
ALLE PAGINE 40 e 41
Kwiatkowski sorprende Sagan
e vince sulle “Strade Bianche”
Lo sci
Successo polacco sugli sterrati toscani, Cancellara in crescita
MASSIMO SCHIRA
Lo sprint
verso
Coppa
la
La stagione dello sci prepara il gran finale
mentre Ted Ligety e Shiffrin si confermano
Reuters
L’OGGETTO
DEI DESIDERI
A Lenzerheide la
lotta per la sfera
di cristallo più
preziosa si
annuncia
infuocata sia tra
gli uomini, sia tra
le donne
Lo sprint verso la vittoria nella generale di Coppa del Mondo si avvicina al momento decisivo. Una
lotta serrata quella che si preannuncia, sia tra gli uomini sia in
campo femminile, a partire da
mercoledì sulle piste elvetiche di
Lenzerheide.
In campo maschile in testa c’è ancora il norvegese Aksel Lund
Svindal, che può contare su un
vantaggio di quarantun punti
sull’austriaco Marcel Hirscher,
che nel gigante, andato in scena,
ieri, sabato, a Kranjska Gora si è
dovuto accontentare del quarto
posto. Prima di recarsi sul tracciato svizzero, l’austriaco ha comunque la grande possibilità oggi, domenica, di scavalcare il norvegese, visto che in programma in Slovenia c’è uno speciale.
Per quanto riguarda le donne, discorso molto simile a quello fatto
per gli uomini, con la tedesca Maria Höfl-Riesch a braccetto con
Anna Fenninger. L’austriaca,
dopo la strepitosa e storica doppietta ottenuta nei giganti di Are,
è riuscita per una giornata a portarsi al comando della generale,
prima di ricedere ieri la leadership alla tedesca che nello speciale, dove si è assicurata, senza rischiare, la settima posizione. Un
risultato che le ha così permesso
di tornare a sua volta in testa, con
ventinove punti di vantaggio sulla
rivale.
Un piccolo rammarico è semmai
nel fatto che la lotta è ristrettaa
Ti-Press
MASSIMO MORO
favoriti
e protagonisti
sole due sciatrici, con Lara Gut
che avrebbe avuto la ghiotta possibilità di inserirsi nel discorso. A
fare la differenza in sfavore della
ticinese, però, sono state le troppe uscite in gigante, che le hanno
tolto i punti per cercare di mettere pressione al duo Riesch-Fenninger.
Lo slalom di ieri, è stato invece
dominato dalla statunitense Mikaela Shiffrin, che ha nuovamente dimostrato di non avere rivali
tra i paletti stretti. Un successo
che ha permesso alla sciatrice a
stelle e strisce di scrivere una pa-
SUGLISPALTI
SVINDAL
Il norvegese si è
già assicurato le
coppe di libera e
Super G, ora
vuole la generale
FENNINGER
È in condizioni
spettacolari e a
Lenzerheide la
pista è ideale
per il suo trionfo
HIRSCHER
È in testa in
gigante e in
speciale e
lotterà ancora
con Svindal
GUT
Manca poco alla
conquista della
coppa in Super
G, che sarebbe
un gran risultato
HÖFL-RIESCH
La forma è in
calo, ma la
chance di
vincere la
generale c’è
MAZE
È “piazzata”, ma
probabilmente
non vincerà
nessuna coppa
questa stagione
A Lenzerheide la
caccia alla sfera di
cristallo è aperta sia
in campo femminile,
sia tra gli uomini
gina di storia dello sci alpino, dal
momento che a soli diciotto anni
è riuscita a conquistare per la seconda volta consecutiva la Coppa
di specialità.
Alle spalle della Shiffrin si sono
posizionate le padrone di casa
MASSIMO SCHIRA
SEGNALE FORTE DA INDIAN WELLS
È
un segnale finalmente forte quello che arriva per il tennis svizzero da Indian Wells: la schiena di Roger Federer è guarita ed ecco arrivare l’iscrizione anche al torneo di doppio in compagnia di Stan Wawrinka. Il che può significare solo una cosa, cioè che l’obiettivo Coppa Davis è
quanto mai centrale nella stagione del renano, fresco trionfatore a Dubai. “Adesso che sto bene, alla Davis si può fare un
pensierino”, ha detto Federer in California. E questo poco dopo aver confermato la sua presenza per la sfida interna contro il Kazakistan a Ginevra tra il 4 e il 6 aprile. Oltre alla risoluzione dei problemi fisici, certamente per Roger ha significato moltissimo il successo in Australia di Stan. Prestazione
che gli ha confermato come il vodese abbia raggiunto una
maturità tecnica, tattica e fisica che permette davvero alla
Svizzera di sognare la preziosa insalatiera d’argento. Rivedere
in campo il doppio campione olimpico di Pechino 2008 non
può insomma che fare piacere e portare a scrivere un’altra
pagina importante nella storia dello sport rossocrociato.
Maria Pietilae-Holmer e Anna
Swenn-Larsson. Una gara che è
stata caratterizzata dalle condizioni meteorologiche mutevoli,
che hanno portato all’uscita di
scena diverse avversarie. A farne
le spese è stata anche Wendy
Holdener che, dopo aver pasticciato parecchio nella prima manche terminando comunque in
quindicesima posizione, è uscita
di scena nel secondo tracciato.
A salvare la squadra rossocrociata
è stata la sola Denise Feierabend
che ha concluso al quindicesimo
posto.
Una giornata a dir poco deludente per le elvetiche che sono comunque riuscite a fare meglio degli uomini. Nel gigante sloveno,
gli svizzeri hanno avuto letteralmente il ruolo delle comparse,
con solo il giovane Elia Zurbriggen che è riuscito a qualificarsi, e
per un pelo, alla seconda manche, finendo poi in ventiduesima
posizione. Il miglior risultato in
carriera per il figlio del grande Pirmin. A Kranjska Gora gli occhi
erano certamente puntati sulla
sfida tra il campione olimpico Ted
Ligety e Marcel Hirscher. L’americano non ha deluso le attese, anche se è stato costretto a tremare
prima di alzare le braccia al cielo.
A mettere in discussione il suo
successo non è stato Hirscher, ma
Benjamin Raich che è stato autore di una rimonta strepitosa verso
il suo novantunesimo podio in
carriera. A completare il podio è
stato il norvegese Henrik Kristofferssen.
[email protected]
Con un contropiede gestito magistralmente dal profilo tattico,
Mihal Kwiatkowski si è imposto
ieri, sabato, sulle “Strade Bianche”, la gara d’inizio stagione che
si disputa in parte sugli sterrati
che attraversano la Toscana tra
San Gimignano e Siena. Il campione polacco, sulle rampe che
conducono verso Piazza del
Campo, ha letteralmente sorpreso lo slovacco Peter Sagan, che
aveva dato il “la” all’azione decisiva di giornata. Terzo e migliore
del gruppetto degli inseguitori,
Alejandro Valverde.
In Toscana era poi presente anche Fabian Cancellara, che ha
concluso la sua prova in coda al
gruppetto Valverde. “Spartacus”
ha però mostrato chiari segnali
di una condizione in crescita,
soprattutto quando si è preso carico dell’inseguimento nei chilometri finali, limando parecchi
secondi al duo di testa. L’avvicinamento alle classiche si sta
dunque svolgendo nel migliore
dei modi per il campione rossocrociato, che ha nel Giro delle
Fiandre e nella Parigi-Roubaix i
primi due grandi obiettivi stagionali.
Il bernese ha poi anche confermato al quotidiano francese
L’Equipe l’intenzione di tentare
presto l’assalto al primato dell’ora. Ma ha al contempo smentito di aver già scelto la data, spiegando come l’ipotesi del 3 agosto trapelata nei giorni scorsi
non sia altro che frutto di fantasia. “Anche nella mia testa non
so ancora quando tenterò di battere il record - ha detto -. Quindi
non so come faccia a saperlo un
giornale”.
La stagione del pedale entra ora
nel vivo con le prime corse a tappe importanti su suolo europeo.
Domani, lunedì, scatta infatti da
Mantes-la-Jolie la Parigi-Nizza,
mentre mercoledì parte da Donoratico anche la Tirreno-Adriatico. Le ultime novità sulle due
gare registrano il forfait di Chris
Froome (infiammazione) alla
corsa dei due mari. Il britannico,
secondo lo scorso anno, verrà
sostituito alla testa del Team Sky
da Richie Porte. L’australiano è
stato dirottato all’ultimo istante
verso l’Italia, perché il suo programma prevedeva la difesa del
titolo nella prova francese. Al
suo posto, la squadra inglese
schiera infatti Geraint Thomas.
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Ilfondo
La 50 chilometri
resta “maledetta”
per Cologna
LA CORSA DELLA POLVERE
Giunta all’ottava edizione, la giovane corsa tra gli
sterrati di Toscana sta avendo sempre maggior
successo anche tra gli atleti, che affrontano il
percorso nonostante la polvere sia protagonista
Nulla da fare anche all’Holmenkollen: la 50km resta maledetta per
Dario Cologna. Dopo le sventure
olimpiche di Vancouver e di Sochi,
il grigionese ieri, sabato, nella prova sulla grande distanza nel fondo
sulla leggendaria collina che sovrasta Oslo si è ritirato per il riacutizzarsi dei dolori ad un piede. Il
due volte oro ai recenti Giochi in
Russia ha preferito non rischiare e
preservare così le forze in vista delle finali stagionali di Falun. A vincere la prova - disputata a stile classico - è stata vinta dallo svedese
Richardsson, abilissimo a trovare i
“tempi giusti” per sferrare l’attacco
decisivo nel finale. Lo scandinavo
faceva parte di un terzetto composto anche dal padrone di casa e
leader della generale di Coppa del
Mondo, Sundby, e dal campione
olimpico della specialità, il russo
Legkov, che è stato il primo a staccarsi nei chilometri conclusivi.
Sundby ha quindi lanciato il primo
attacco, ma non è riuscito a fare la
differenza su Richardsson, abile a
mantenersi in scia per poi partire in
contropiede proprio sull’ultima difficoltà del percorso e trionfare in
una gara storica per lo sci di fondo
internazionale.
Il tennis
Il calcio
Wawrinka e Federer un duo felice
Contro il Bienne finisce 4-4 una partita dai mille volti
NOSTRO SERVIZIO
Otto gol, una vera pioggia di reti
quella andata in scena ieri, sabato a Cornaredo per il divertente
4-4 tra Lugano e Bienne.
Quando dopo 38 minuti il Lugano si è trovato sotto per 2-0 si è
pensato che le motivazioni - con interessi di classifica ormai nulli o quasi non fossero più tra
gli “invitati” a Cornaredo. E, invece,
ecco la reazione che
tutto sommato non
t’aspetti, con il gol di
Sabbatini quattro
minuti dopo che
scuote letteralmente la squadra di Bordoli. Che in avvio di
ripresa si presenta
con il turbo inserito.
Dopo sei minuti, il Ti-Press
risultato è già ribaltato grazie ai
gol di Markaj e di Matteo Tosetti.
Ma il Bienne non è sceso in Ticino per fare lo spettatore e, come i
bianconeri nel primo tempo, ri-
Pioggia di gol a Cornaredo
Ad Indian Wells prove generali degli svizzeri nel doppio in vista della Davis con il Lugano che pareggia
Stanislas Wawrinka e Roger Federer: un duo felice. Ad Indian
Wells la coppia elvetica ha fatto le prove generali in vista
del quarto di finale di Coppa
Davis con il Kazakistan. Era
da lungo tempo che il basilese ed il vodese non si trovano assieme nell’affrontare
un doppio. E l’idea di tornare
in coppia ha subito portato
frutti, visto che la coppia elvetica
è riuscita ad avere la meglio sul
quotato duo (numero sei del
seeding californiano) formato
dall’indiano Rohan Bopanna e
dal pakistano Aisam-Ul-Haq
Qureshi per 6-2, 6-7, 10-6. “Nel
caso dovessimo affrontare il
doppio di Davis contro il Kazakistan - ha dichiarato Wawrinka ci aiuterebbe molto questa prova che abbiamo fatto ad Indian
Wells. Si è subito visto che ci siamo trovati bene assieme e che
gli automatismi sono velocemente ritornati quelli giusti. Per
quanto riguarda il mio stato di
forma mi sento bene sia dal punto di vista fisico
sia da quello
tennistico.
Avevo bi-
sogno di prendermi una pausa
di tre settimane per ricaricare le
batterie. Questo non significa
automaticamente che contro
Karlovic riesca a vincere. Si prospetta certamente una partita
STANISLAS WAWRINKA E ROGER FEDERER
Un vero peccato che il vodese ed il basilese siano
stati piazzati nella stessa parte del tabellone
californiano, visto che allo stadio dei quarti uno dei
due terminerà il cammino ad Indian Wells
difficile”. Proprio nella notte di
ieri, sabato, è cominciato il cammino di Wawrinka al torneo californiano. Il vodese, esentato dal
primo turno, ha avuto a che fare
contro il bombardiere Ivo Karlovic. Trovata la soluzione per disinnescare il croato, Stan si troverebbe di fronte il vincente tra
Sam Querrey e Andrea Seppi e,
negli ottavi, quello tra Kevin Anderson e Mikhail Youzhny.
Wawrinka non è stato però l’unico rossocrociato a scendere in
campo nella notte, visto che anche Roger Federer ha cominciato la sua strada ad Indian Wells.
Il basilese ha affrontato il francese Paul-Henri Mathieu. Un turno che non dovrebbe creare
grossi problemi al renano che
dopo Dmitry Tursunov si troverà
di fronte a Tommy Haas o Kei Nishikori. Come nella passata stagione la corsa di uno dei rossocrociati si chiuderà allo stadio
dei quarti dove dovrebbe andare
in scena la sfida tra Wawrinka e
Federer.
m.m.
sponde colpo su colpo, ritrovando subito la parità con Zangger.
Al 53’ a Cornaredo la gara è sul 33. Ma non finisce qui, perché ancora Sabbatini riporta avanti i
padroni di casa, che poi sono costretti ad accettare
il pareggio sul 4-4
con il punto di Safari al 90’.
Impegni domenicali in trasferta
piuttosto complicati, invece, per Locarno e Chiasso,
che rendono visita
a due squadre d’alta
classifica in Challenge League. I
“bianchi”, in chiaro
debito d’ossigeno
nelle ultime uscite,
rendono infatti visita al Servette, mentre i rossoblù - apparsi in crescita
- sfidano la capolista Vaduz al
Rheinpark. Per i locarnesi, l’unica buona notizia è la sconfitta
del Wohlen ieri contro il Wil.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
ILFITNESS
LATECNOLOGIA
ILSESSO
CON SWISS BALL
COSCE, GLUTEI
E ADDOMINALI
DA VERA PIN UP
TI CORTEGGIO
IN RETE
E TI MOLLO
CON UN APP
NE HO TROVATA
UNA PASSIONALE,
TUTTA L’OPPOSTO
DI MIA MOGLIE
A PAGINA 31
A PAGINA 25
ROSSI A PAGINA 30
tra
parentesi
PAUSA CAFFÈ
COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE
L’alimentazione
degli animali
domestici
è un vero business.
E le aziende
per loro
puntano
sui menù
personalizzati
L
PATRIZIA GUENZI
a crisi non ha sfiorato di un centesimo il ricco mercato mondiale
degli alimenti per animali domestici. Nessun padrone risparmia
sulla pelle di Fido e Fufi. E così,
solo per i prodotti industriali, tra
crocchette, bocconcini, paté, riso
soffiato e altri mix di cereali, nel
2013 nel mondo si sono spesi 54
milardi di euro.
segue a pagina 18
Il mio cane
eil
miogatto?
Sono dei
gourmet
S
CAROLINA CENNI
PERCOMINCIARE
PATRIZIA GUENZI
CAPIRE LA PARITÀ CON L’ESEMPIO
S
piegare ai bambini l’uguaglianza tra i sessi. In Francia, in
una scuola di prima elementare, il governo ha lanciato
un programma sperimentale. L’iniziativa ha suscitato un
pandemonio, decine di genitori hanno fatto disertare le lezioni ai figli. L’accusa è di voler trasformare i maschi in femmine
e viceversa, una manipolazione insomma.
I movimenti più conservatori e reazionari dichiarano guerra
al nuovo “Abc della parità”, decisi a far valere le proprie ragioni. Inutile spiegar loro che la scuola non intende certo insegnare la teoria del genere, ma solo i principi dell’educazione
alla parità e all’uguaglianza. È un progetto malefico!, ribattono i contrari, intende travestire i maschi come femminucce e
dar voce alle lobby gay. Polemiche anche contro la Disney,
che apre alle copie omosex facendo debuttare due mamme
nella serie tv “Good Luck Charlie”, realizzata con la consulenza di esperti di sviluppo infantile proprio per far riflettere. Sono argomenti troppo difficili da capire, inveiscono i contrari.
Sarà, ma l’esempio sta alla base della comprensione.
LA FINESTRA
SUL CORTILE
Storie
di quotidianità
familiare
DIVA, DONNA E INFELICE
A PAGINA 48
e non è facile gestire l’alimentazione del cane e del gatto, non è
da sottovalutare neanche quella
di pesci rossi o tropicali, canarini,
pappagalli, criceti, conigli e tartarughe. Anche qui, la scelta di
menu è infinita. Iniziamo subito
col dire che quando parliamo di
conigli dobbiamo ricordarci che
sono animali erbivori. Quindi?
Andiamo per logica. In natura
mangiano erba. E allora, via libera a fieno, verdura e frutta.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
19
tra
parentesi
La dieta
IL FENOMENO
Per crocchette, bocconcini, paté
e leccornie nel mondo si spendono
oltre 65 miliardi di franchi l’anno
I consigli dell’esperto per garantire un nutrimento sano e bilanciato
“La distinzione che ha più senso
è solo quella tra puppy e regular”
A
Fido e Fui
sono
dei
Gourmet
CUCCIOLI
Tra i vari mangimi
quelli definiti “puppy”
sono per cuccioli e
hanno un contenuto
più alto di calcio,
vitamine e proteine
L’alimentazione degli animali domestici è un vero business
le aziende puntano sulla personalizzazione del loro menu
LA POPOLAZIONE
25
60
mila
mila
i cani
in Ticino
i gatti
in Ticino
per un
coniglio
50-80
per un
gatto
30
franchi
franchi
10
franchi
500
1.5
mila
milioni
i cani
in Svizzera
i gatti
in Svizzera
Fonte: uvc/bfs
PATRIZIA GUENZI
L
a crisi non ha sfiorato di
un centesimo il ricco
mercato mondiale degli
alimenti per animali
domestici. Nessun padrone risparmia sulla pelle di
Fido e Fufi. E così, solo per i prodotti industriali, tra crocchette,
bocconcini, paté, riso soffiato e
altri mix di cereali, nel 2013 nel
mondo si sono spesi 54 milardi di
euro (oltre 65 miliardi di franchi).
Cifra che, nel giro di un lustro, è
destinata a lievitare di almeno il
6% l’anno e a superare i 70 miliardi di euro. Calcoli e previsioni
sono della società di studi Euromonitor, che s’è divertita a fare i
conti in tasca ai noi generosi proprietari di pet. E a sottolineare,
per quanto già lo sapevamo, che i
nostri animali sono dei veri gourmet.
Inutile girarci intorno: ogni desiderio di Fido e Fufi è un ordine.
Per loro siamo disposti a spendere fior di quattrini. D’altro canto,
difficile resistere alla tentazione
di comperare il meglio. Se un
tempo nella ciotola del cane e del
micio di casa finivano solo gli
avanzi dei nostri pranzi, e cene,
casalinghi, oggi c’è l’imbarazzo
della scelta. Dal grande magazzino al negozio specializzato, sugli
scaffali troviamo chili e chili di
pacchi, sacchi e scatolette di diversa misura, genere e costo.
Ma la grande novità è che le
aziende produttrici giocano la
carta, vincente, della personalizzazione. La scelta, infatti, non è
più solo tra cibo secco o umido,
oggi esistono veri e propri menù
su misura di pet (a dipendenza
della razza, del peso, dell’età, del
colore del pelo, se castrato o
meno e delle eventuali malattie o
patologie di cui soffre già, o potrebbe in futuro soffrire, la bestiola). E poi ci sono i croccantini che
assicurano l’alito profumato, il
pelo lucido, riducono il tartaro,
tolgono lo stress e prevengono
qualsiasi problema di salute.
Facendo due conti, per l’alimentazione di un cane si spendono
dai 50 agli 80 franchi al mese, per
un gatto attorno ai 30 franchi. Ma
appena Fido o Fufi avranno qualche problema di salute, e dovremo portarli dal medico, ci sentiremo consigliare una pappa ancora più speciale, curativa e super specifica che, ovviamente, si
trova solo ed esclusivamente dal
veterinario. Così, se le scatolette o
le crocchette di prima già ci sembravano costose, ora per riempire
le loro ciotole dovremo sborsare
La curiosità/1
ancora di più. D’altro canto, per il
bene dei nostri quattrozampe
questo e altro. “In realtà, se l’animale ha una patologia seria, ad
esempio ai reni o all’intestino, è
sempre meglio affidarsi ad alimenti specifici, affidabili e di
qualità – consiglia Stefano Boltri,
veterinario e firma della rubrica
del Caffè “Animalia” -. Quello che
non concepisco sono le esagera-
zioni, ovvero menù a dipendenza
della razza, del colore e del tipo di
pelo. Un po’ come se le persone
bionde, o quelle con gli occhi
chiari, dovessero mangiare altro
rispetto ai castani”.
I colossi del mercato alimentare
animale sono soprattutto Hills,
Biomill, Royal Canin, Eukanuba,
Forza 10. In Svizzera si trovano
esclusivamente dai veterinari e
La curiosità/2
Quando si accontentavano Imporre una dieta vegana
di mangiare solo gli avanzi mette a rischio la salute
C
hi ha superato gli anta ricorda molto bene che per il
cane o il gatto di casa non
esistevano ancora i cibi industriali. Nella ciotola di Fido e Fufi finivano gli avanzi casalinghi: pasta,
riso, patate, minestra, croste, ossa,
pane secco. Qualche volta un po’
di carne, ma molto raramente. I
giorni di festa ci scappava un uovo
sbattuto e, magari, qualche bocconcino dolce. Ed era normale
così. Nessuno si domandava cosa
davvero dovessero mangiare i nostri cani o gatti. E, tanto meno, se il
menù era di loro gradimento. Anche perché altro non c’era. Crocchette, paté, bocconcini e gustosi
ragù sarebbero arrivati sul mercato parecchi anni dopo. E poi, diciamocelo chiaramente, chi
avrebbe mai speso tanti soldi per
sfamarli?
E così, cane e gatto si rivelavano
pure un ottimo modo per “riciclare” gli avanzi. Buona parte del cibo
che oggi buttiamo, un tempo se lo
mangiavano loro. Certo, i mici erano più fortunati. Potevano arricchire la loro dieta con topi, lucertole, uccellini. Ma quelli pigri, o
più anziani, dovevano accontentarsi. E se per loro quasi sempre la
porta di casa restava aperta, non
così era per i cani. La guardia dovevano fare! Quindi sempre fuori,
all’aria aperta, anche la notte, anche in pieno inverno. Pochi i
riguardi riservati a loro. E
ci sa tanto che mangiavano con più gusto.
Meno viziati, consapevoli che quello c’era, abbassavano il muso
nel piatto e spazzavano tutto. E se
osavano fare i difficili peggio ancora.
Gli avanzi restavano lì anche per il
giorno dopo. Tanto
valeva mangiarli subito.
p.g.
C’
è persino chi li vuole vegan o è il caso di dire
“vecan” o “vegat”. Vegan il padrone, vecan Fido, vegat
Fufi. Ma attenzione a imporre a
un cane o a un gatto un menu
“contronatura”. Ambedue, sono
animali carnivori. La loro dentatura è formata da denti acuminati che servono sia per catturare la
preda (canini) che per poter
masticare la carne (molari). Non posseggono
denti piatti da vegetali. Già questa caratteristica naturale
risponde
in
parte alla domanda sui pro e
contro un’alimentazione vegetariana o vegana.
Studiando poi il
metabolismo e la
capacità digestiva
del cane ci si rende
“Sempre meglio il
cibo secco, perché
concentrato.
L’importante è
non esagerare”
base alla taglia. Un cane di taglia
piccola cresce più velocemente
rispetto ad un cane di taglia grande, quindi necessita di un fabbisogno nutritivo più ricco. Trovo
invece assurdo distinguere le singole razze. Tra un golden retriever e un labrador, tra un cocker e
un beagle o tra un gatto siamese
e un persiano non c’è differenza”.
Negli ultimi vent’anni sono stati
fatti enormi progressi nello sviluppo di formule altamente specializzate: dal generico controllo
del peso a ricette specifiche per il
quattrozampe con una digestione sensibile, a diete su misura
per determinate patologie, ad
esempio diabete o disfunzioni
renali. Alcune formulazioni servono da supporto ad una cura
per un certo periodo di tempo,
altre possono rivelalrsi un valido
aiuto per tutta la vita della bestiola. “Gli ultimi ritrovati possono
I COSTI DEL CIBO AL MESE
per un
cane
d ogni cane, o gatto, la sua
dieta. In funzione del peso,
della razza, dell’età, della
taglia, dell’attività fisica, del colore pelo, dei problemi di salute,
delle allergie e, perché no, anche
dei gusti alimentari. “Gli animali
domestici hanno bisogno soprattutto di un’alimentazione bilanciata che copra il fabbisogno di
vitamine e sostanze nutritive –
precisa Fabio Barbaglia, specializzato in alimentazione per animali -. Ciò detto, va sottolineato
che l’aspetto commerciale gioca
un ruolo fondamentale. Ma tutto
ciò che troviamo nei negozi non
per forza deve essere indispensabile. Le distinzioni che hanno più
senso sono tra puppy e regular,
cibo per cuccioli o per adulti. Se
proprio vogliamo, pure quelle in
conto che possono sì digerire anche i vegetali, ma ciò non significa pensare di snaturare completamente il loro metabolismo. I
cani hanno bisogno di proteine
animali e non fornirgliele con la
dieta è un grosso errore. È tuttavia possibile integrare l’alimentazione del cane con frutta e verdura, che saziano e non fanno ingrassare. Un ottimo “trucco” soprattutto per gli animali più
lazzaroni e a rischio sovrappeso.
Diverso è il discorso per il gatto.
Lui è un carnivoro puro: in natura si nutre solo di carne. Il suo
metabolismo difficilmente gli
permette di digerire vegetali, a
meno che non sia stato abituato
fin da piccolo. Ecco perché nella
dieta del gatto non va eliminata
la carne, onde evitare danni alla
sua salute; un’eventuale integrazione con verdura deve essere limitata, per evitare fastidiose gastriti croniche. Insomma, vegan
sì, vecan, o vegat no!
c.c.
anche in alcuni negozi di toelettatura, ma in questo caso solo alimenti della linea di base, non
quella speciale (“veterinary”).
Tanto per fare quattro conti, una
dozzina di chili di Forza 10 per
Fido costano 90 franchi, dieci
chili di Royal Canin 83 franchi. Se
prendiamo un alimento molto
curativo, tipo “urinary” (patologie ai reni) quattordici chili costano 140 franchi. Tre chili e
mezzo dello stesso tipo di cibo,
ma per gatti, 66 franchi.
“Una dieta casalinga può andare
altrettanto bene, molti padroni
preferiscono comperare la carne
e aggiungere i cereali – nota Boltri
-. Tuttavia, per i cani cuccioli di
grossa taglia consiglio sempre un
prodotto industriale, perché più
completo e bilanciato, per non
rischiare pericolose carenze
nell’età adulta”.
Insomma, quattrozampe domestici sempre più gourmet, ma anche padroni sempre più disposti
a comperare loro il meglio. “Va
bene scegliere un buon prodotto
industriale, ma senza cadere nelle esagerazioni - ribadisce Boltri . Piuttosto, la nostra attenzione
dovrebbe essere di non farli ingrassare troppo. Nel mio studio
entrano molti cani e gatti obesi e,
proprio come capita a noi, sviluppano seri problemi di salute”. Anche perché gli animali,
invecchiando oltremisura proprio come noi negli anni sviluppano patologie un tempo del
tutto inesistenti o molto
rare. Ecco perché è fondamentale avere un occhio di
riguardo per la loro alimentazione. D’altro canto non si
scappa: anche la salute di Fido
e Fufi passa dal piatto.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
Gli altri
ADULTI
Scatolette e
croccantini “regular”
sono indicati per i
cani adulti che
svolgono una
normale attività fisica
Frutta, verdura, yogurt, fieno e semi assicurano il benessere a molte altre bestiole che vivono nelle nostre case
CAROLINA CENNI
S
persino ridurre o eliminare completamente il ricorso a farmaci riprende l’esperto -. I mangimi
specifici funzionano molto bene.
Va detto che in questo caso le
aziende sono state di notevole
aiuto per i veterinari, fornendo
loro uno strumento a volte anche
indispensabile per la cura di varie patologie. E, cosa non irrilevante, hanno pure contribuito ad
allungare la speranza di vita dei
nostri animali”.
Insomma, un’altra prova di
quanto l’alimentazione sia fondamentale. La dieta gioca un importante ruolo nell’attenuare le
reazioni allergiche, come prurito, infezioni ricorrenti alle orecchie, perdita di pelo, abrasioni
della pelle, vomito e diarrea. La
responsabilità delle allergie è in
genere da ricercare nella fonte
delle proteine presenti negli alimenti, in particolare per carni di
manzo, latticini, pollo, grano,
uova di gallina, cereali e soia.
Ecco perché il passaggio ad
un’altra fonte proteica, come
l’agnello, o a un carboidrato non
a base di grano, ad esempio il
riso, in molti casi allevia i sintomi. Ciò non significa trasformare
Fido e Fufi in vegetariani o vegani. “Sono dei carnivori – sottolinea Barbaglia -. Se non hanno intolleranze o allergie non vi è alcun motivo per farlo. Prima di fare
certe scelte radicali è bene parlarne con un esperto e farle solo se
davvero è necessario, nel caso di
serie e invalidanti allergie”.
Un altro punto su cui i proprietari
si interrogano è la scelta tra cibo
secco o umido. “Sempre
meglio il secco, perché
concentrato. Più comodo
e igienico. Rende le feci più compatte, meno odorose e regolarizza l’intestino. L’importante è fare
attenzione alle dosi e mai esagerare. L’umido, invece, contiene
tanta acqua, imbratta i denti e,
tra l’altro, è pure molto più caro”.
c.c.
e non è facile gestire l’alimentazione del cane e del
gatto, non è da sottovalutare neanche quella di pesci rossi
o tropicali, canarini, pappagalli,
criceti, conigli e tartarughe. Anche qui, la scelta di menù è infinita. Iniziamo subito col dire che
quando parliamo di conigli dobbiamo ricordarci che sono animali erbivori. Quindi? Andiamo
per logica. In natura mangiano
erba. E allora, via libera a fieno,
verdura e frutta. Alimenti ricchi
di fibre e di silice, indispensabili
per il corretto consumo dei loro
dentoni in continua crescita.
L’unica raccomandazione è di
variare leggermente l’alimentazione tra un cucciolo e un adulto.
Al primo è importante assicurare
il giusto apporto di minerali e soprattutto calcio affinché la sua ossatura si sviluppi correttamente.
Ottimo prezzemolo e frutta.
Con l’adulto meglio non esagerare col calcio, perché potrebbe favorire la formazioni
di calcoli.
Il criceto è invece un animale
onnivoro, ha quindi bisogno
di una dieta molto varia che
non si basi solo su un mix di
semi. Per integrare la sua dieta si possono usare vari tipi di
frutta, verdura e alimenti di origine animale. La frutta e la verdura forniscono fibra, vitamine, sali
minerali e acqua. Devono essere
lavate e asciugate, date a tempe-
La stuzzicante ciotola
per tartarughe, conigli,
pesci, criceti e canarini
ratura ambiente e assolutamente
scondite. Per fornire al criceto le
proteine di cui ha bisogno, va
bene anche un po’ di yogurt naturale o con frutta, mai freddo.
Più facile, invece, sfamare un pesce rosso. Esiste uno specifico
mangime da somministrare non
più di 2-3 volte al giorno, in una
quantità che possa essere consumata dai pesci nel giro di 2 minuti
circa, senza che si depositi sul
fondo. Dai gusti poco complicati,
sono anche i pesci tropicali dato
che si cibano prevalentemente di
mangimi che contengono proteine provenienti dalla lavorazione
di sostanze animali, fibre deri-
CONTANO
ETÀ E PESO
Anche per loro l’accortezza
principale è quella di prestare
attenzione all’età: l’alimentazione
del cucciolo è diversa rispetto
a quella dell’animale adulto
vanti dalla lavorazione di prodotti vegetali, grassi e vitamine.
E passiamo ai canarini che fanno
tanta compagnia col loro “chiacchiericcio”. Il loro menu si basa su
una miscela di semi bilanciata,
un pastoncino proteico e la somministrazione di frutta e verdura
in dosi adeguate. Sono golosi di
mela e apprezzano altrettanto insalata e ortaggi. Ricordarsi di
dare sempre e solo alimenti ben
puliti, freschi, non avariati e
asciutti, per evitare eventuali
problemi intestinali. Carota, papaia, zucca, melone, albicocche,
peperoni rossi dolci e piccanti,
broccoli, cime di rapa, rughetta e
tarassaco per i buongustai pappagalli, quelli in cattività hanno
delle esigenze nutrizionali molto
diverse da quelli selvatici. Vanno
molto bene anche banane, frutti
della passione, mele, pere, fichi
d'India, melograni, fichi, agrumi,
ananas, mango, kiwi, frutti di bosco, uva, peperoni verdi dolci, sedano, indivia, pomodori, cetrioli,
zucchini e cicoria. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Da evitare i
vegetali eccessivamente acquosi
e poco nutrienti, come lattuga e
cocomero. E infine le tartarughe:
nella loro ciotolina infiliamoci
gamberetti o alimenti secchi, un
po’ di verdura, pesce, carne, insetti e larve. Il tutto, naturalmente, tagliuzzato a misura di bocca
di tartaruga.
[email protected]
Q@simplypeperosa
20
Mauve
Menta
Mixa
Supersexy il
dress di
Versace con
tagli a vista
sulla
scollatura.
Per il minidress
ad A di Ralph
Lauren
Collection,
in nuance anche
borsa e scarpe.
Il rosa e il giallo
Raf Simmons
per Dior nel look
giacca doppio
petto lunga e
gonna in chiffon.
Total look
Completo giacchino,
camicia e pantalone
con pinces, tutto
rosa pallido,
Francesco
Scognamiglio.
tra
l’abito
parentesi
Glicine, canarino, salmone e latte
tornano i toni pastello anni ‘50
LINDA D’ADDIO
S
animalia
ono le nuance delicate e sorbetto a
conquistare il guardaroba portando
una ventata d’aria fresca alle mise di
primavera. Da diverse stagioni gli stilisti timidamente le propongono, senza troppa
convinzione a onor del vero. Ma nelle ultime
collezioni abbiamo assistito ad una vera
profusione di tinte pastello nei look da giorno e da sera declinate nei diversi stili, sportivi, casual formali, bon ton. Le abbiamo avvistate sui grandi e piccoli pezzi del vestiario
femminile e sugli accessori, dalle borse alle
scarpe. Hanno conquistato persino gioielli e
bijoux e hanno rivoluzionato la palette colori del makeup. In total look, abbinate tono su
tono oppure in gradazione di colore, nonché
spezzate con il bianco o con i neutri hanno
sfilato da protagoniste sui carpet di moltissime griffe.
Sembra di fare un vero e proprio tuffo nel
passato, in quei favolosi anni ’50 in cui le tinte pastello dominavano su gonne longuette,
golfini corti o piccoli pull senza maniche, camicette da annodare in vita, abiti a ruota e
pantaloni a sigaretta. Dopo anni di colori
Dopo le tinte fluo e gem
colors, ecco nuance
discrete, soft e delicate
femminile. Protagonisti anche l’azzurro velato, il giallo canarino, il verde latte e menta, il
glicine, il baby blue. Non manca l’arancio ma
nella variante Celosia Orange, meno intensa
della già nota Tangerine Tango.
Propone il rosa scultoreo Alexander Wang
per Balenciaga, il fluido verde acqua Philosophy by Natalie Ratabesi, il mauve Versace
per i suoi abiti carichi di sex appeal. C’è chi,
poi, come Raf Simons per Dior si diverte a
mescolarli proponendo la giacca in raso di
seta lunga doppio petto abbinata ad una
gonna trasparente in chiffon gialla.
Tod’s fa sfilare lo chemisier oversize rosa
chiarissimo. Emporio Armani un completo
color glicine con blazer mini e pantalone
maxi per il suo look minimal maschile. Calvin Klein preferisce un tailleur bon ton verde
mela dagli orli sfilacciati.
Assolutamente in tema la collezione di Miu
Miu che punta sui colori pastello, cipria, lilla
e celeste, e sulle fantasie retrò, i suoi outfit
abbinano maglioncini a collo alto, cappottini
bon ton in tessuto fantasia, stivali al ginocchio, minigonna o gonna longuette e calze
lavorate.
Ma ogni griffe interpreta a suo modo il tema
forte di stagione. Color pesca per la gonna
portafoglio di Msgm; look “mandarine” per
Hussein Chalayan, blusa fluida su gonna in
seta di una nuance più chiara. Cipria il completo di Stella McCartney, blusa smanicata e
pantalone fluido alla caviglia. Menta il minidress smanicato di Ralph Lauren Collection,
con accessori in tinta. Azzurro cielo lo spolverino cangiante di Ermanno Scervino. Rosa
candido il total look di Francesco Scognamiglio, camicia e pantalone con pinces.
Controlli e diagnosi tempestive
contro il mal di cuore di Fido
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
[email protected]
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
La domanda
E
forti e decisi, di tinte fluo e gem colors, si fanno strada le nuance discrete e delicate, dal
rosa pallido al glicine, dal celeste al verde acqua, dal canarino al salmone. La lista della
Pantone con i colori trend dei prossimi mesi
parla il linguaggio della delicatezza e del
candore delle tonalità sorbetto. Il colore del
2014 secondo la massima autorità in tema di
tinte sarà Radiant Orchid, un mix di viola e
rosa, romantico, delicato, estremamente
La risposta di Stefano Boltri
gregio dottore, ho da poco tempo
acquistato il cane che tanto desideravo, dopo gli anni passati in compagnia di uno splendido boxer, ho ridotto la taglia ed ho preso un cavalier king!
Dalla padella nella brace mi sono detto.
Sì perchè non ho tenuto conto delle
controindicazioni e cioè che il cavalier è un cane che spesso e volentieri
soffre di problemi cardiaci. È tutto
vero quello che si sente oppure si
tratta di allarmismi ingiustificati
visto e considerato che il mio
boxer ha raggiunto la veneranda età di 13 anni senza nessun
problema cardiaco? Mi potrebbe dare qualche ragguaglio in merito e soprattutto
qualche consiglio da seguire per evitare il peggio?
I
n effetti le cardiopatie nel cane sono molto
più frequenti e diffuse; vi sono alcuni sintomi che devono mettere in allarme il proprietario tipo la tosse e l’affanno. In alcune patologie le mucose appaiono di colore insolito
rispetto al rosa comunemente riscontrato in animali sani. In uno stadio di malattia avanzato si possono avere difficoltà respiratorie e versamento addominale e sincopi. Quali sono le armi che abbiamo a
disposizione per prevenire o almeno prendere per
tempo queste patologie?
Ovviamente ci sono razze più predisposte di altre ad essere colpite da patologie cardiache e fra queste il boxer ed
il cavalier. Non per questo si devono scartare tali cani, si
deve solo fare un poco di attenzione e magari qualche
controllo in più dal veterinario di fiducia che sarà in grado di percepire quei segni precoci di malattia indispensabili per una diagnosi tempestiva. A volte, essendo alcune
di tali patologie su base ereditaria, è bene informarsi se
uno dei genitori soffre di patologie simili. In caso di dub-
bio, oggi esistono esami strumentali tipo l’ecocardiografia in grado di diagnosticare difetti cardiaci anche minimi. Ovviamente in caso di una sintomatologia manifesta,
sarà necessario tenere sotto controllo anche altri organi
ed apparati; mi riferisco alla concomitante presenza di
disfunzioni renali, problemi endocrini, neoplasie che
possono incidere in modo sostanziale sulla salute del
cuore. Per il resto il cane, predisposto o meno, deve condurre una vita sana, con alimentazione adeguata e appropriata attività fisica.
Mi permetto solo due raccomandazioni: controllare l’uso
del sale se si opta per una alimentazione “casalinga” ed
attenzione alla forma fisica in quanto se il boxer è incontenibile, il cavalier è un amante del divano e quindi va un
poco stimolato sia nel gioco che nell’attività fisica che potrebbe consistere solamente in belle passeggiate giornaliere. Fino ad ora abbiamo fatto i pessimisti; il mio consiglio finale è quello di godersi il cucciolo senza pensare
troppo agli anni futuri in quanto l’esempio più valido è
proprio il suo precedente cane.
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U2EPKJL FDOWCF C@OTF I7ZRGVQ7R ""J1 ;2UBRGZZ ACL "C@OO@FD@ C@OT5 3@ ’V1 GVU =RAC IC53@- 3@ TWTT@ @ DWFX@ CF35BB@1 G<7 =RACJL -T5=FN@- 3@ 59:0@5DY- 5D5N=5T@0-1 ! I9FTF1 %-YY GL<@ *@2 ; HFNT52 GUUE 0CU2 PU A,RGZZ +2 $# V< VZZL8JL (N5OOF @ 0FD05OO@FD-N@ $FD3- H-NT50@H-DT@L
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
21
tra
parentesi
1963
1971
1986
1997
2004
2014
IN CARRIERA
FIGLIA DEI FIORI
ASTRONAUTA
MOTOCICLISTA
PRESIDENTE
SHOWGIRL
Negli anni ‘60 punta ad imitare
le donne senza tempo di
quell’epoca, come Grace Kelly
e Jackie Kennedy
Cambiano i tempi e la bambola
si adegua. Segue lo stile della
cantante Cher e la moda hippie
del momento
Nel 1986 Barbie sbarca sulla
luna. Un grande passo nella
storia dell’umanità...
O in quella delle bambole!
Lo stile è quello da motociclista.
Capelli lunghi lisci, tuta in pelle
e piglio aggressivo. Barbie è
pronta per l’Harley Davidson
Elegante tailleur rosso fuoco e
foulard di seta al collo, Barbie
candidata alla presidenziali Usa
s’ispira a Hillary Clinton
Trucco e pettinatura moderni,
gonna cortissima, collana
modello “statement” e scarpe
con plateau, ecco il 2014
IL FENOMENO
Una è affascinante, l’altra... un po’ meno.
Compagna di giochi una, di letture l’altra.
Hanno 50 anni e fanno ancora discutere
Un miliardo
di auguri
1959
alla
barbie
CAROLINA CENNI
B
uon
compleanno
Barbie. Un miliardo
di auguri a te che ha
divertito altrettante
bambine. Nata il 9
marzo del 1959, oggi, domenica,
festeggi i tuoi primi 55 anni.
Complimenti, li porti alla grande. Tu che hai sempre fatto parlare di te, tu che sei sempre stata
sulla cresta dell’onda, vuoi per il
gossip vuoi per l’invidia di chi in
realtà voleva essere come te. Tu
che, per quanto possano dirne
le femministe, ci piaci: 400 milioni di scarpe, 4mila sosia, 38
animali, 4 sorelle e 2 fratelli
Skipper, i gemelli Tutti e Todd,
Stacie, Shelly e la piccola Krissy.
Fidanzata da una vita con Ken,
con il quale non ti sei mai sposata. Brava! Un amore nato su un
set televisivo e naufragato il 13
febbraio del 2004, dopo 43 anni
anni di fidanzamento, per una
piccola crisi di mezza età, dopo
un breve flirt col surfista Blair.
Eddai! Poteva capitare a chiunque. Ma Ken ti ha perdonata e
riaccolta due anni dopo nella
vostra casa di Malibù con la jaguar, la vespa, il cavallo e il camper, tutti rigorosamente rosa.
Se il gioco è l’imitazione della
vita, la Barbie sicuramente è la
bambola che meglio è riuscita
nell’emulare la vita degli adulti.
“Fino al suo arrivo, le bambine
avevano sempre giocato con
delle bambole bebè per abituarsi a diventare madri, mentre la
Barbie è una donna adulta nota Elisabetta Moro, antropologa -. È la proiezione di come
immaginarsi nel futuro. È la
donna di successo. Non è una
donna materna, ma quella in
carriera. E chiaramente nell’educazione fa un effetto molto
diverso”. Già, un conto è immaginarsi madre e moglie, un altro
è pensare di dover diventare
bella, sexy e perfetta. Un bell’impegno. “Questo ha proiettato un’idea del femminile che
continua ad essere iconizzato
così”, sottolinea Moro. Basta vedere, infatti, quali sono oggi le
donne immagine di successo:
modelle, showgirl o compagne
di sportivi.
Dal lontano 1959, anno in cui la
“genitrice” Ruth Handler commercializzò la prima Barbie
all’American Toy Fair di New
York ad oggi sono stati venduti
un miliardo di esemplari in 150
Paesi. “È interessante il fatto
che quando hanno costruito un
Barbie Center a Shangai, la Barbie classica non abbia avuto
successo - prosegue Moro -. Le
bambine cinesi vengono cresciute in un ambito culturale
che vuole le donne non sexy
bamboline, ma donne di talen-
LA PRIMA
Questa è la prima vera Barbie,
bionda con frangia e coda
bassa, debuttò alla
Fiera dei giochi a New York
lo di genere, nel senso che serve
a costruire un certo tipo di femminile - sottolinea l’antropologa
-. Nessuno si sognerebbe di regalarla a un maschio. Eppure
bimba e bimbo possono giocare
con la bici, la fionda e il puzzle.
Perché tutti sanno, ma non
l’ammettono, che è un oggetto
che dà una formazione sessista.
Un giocattolo di parte, tant’è
che i genitori che vedono un
bambino giocare con la Barbie
si preoccupano. Ma forse i genitori dovrebbero preoccuparsi
per gli effetti sulle bambine”.
[email protected]
Q@simplypeperosa
to. E allora hanno dovuto creare
una Barbie violinista, quindi talentuosa. In Cina la bellezza
viene dal fatto di essere un modello femminile che si è costruito da solo attraverso lo studio
della musica”.
Per anni le bambine hanno sognato, vestendo, pettinando e
cambiando la loro Barbie. La
bambola alta circa 29 centimetri e di 11 grammi di peso è diventata una vera e propria icona, veicolo di stereotipi e consumismo, in una società americana che negli anni ‘60 era sicuramente maschilista, retrograda
e conservatrice: “È un giocatto-
L’anniversario
La piccola Mafalda
dopo mezzo secolo
continua a mordere
C
hi porta gli anni meglio di Barbie? La “piccola” Mafalda, ovviamente. L’eterna bambina arrabbiata, preoccupata per la pace e per i
diritti umani, compie cinquant’anni,
ma di integrarsi con il mondo degli
adulti non ne vuol sentir parlare. È cresciuta, e con lei la sua fama, ma resta sempre la simpatica pessimista, col suo casco di capelli neri
e il fiocco, che fa domande
disarmanti e amare riflessioni e ama ripetere: “Oggi
mordo”.
Il personaggio nasce dalla penna dell’artista argentino Joaquin Lavado,
in arte Quino, concepito
nel giugno 1963 per una striscia pubblicitaria di elettrodomestici, mai uscita, ha deliziato milioni di bambini.
La prima striscia di
fumetti fu pubblicata
il 29 settembre 1964 sul settimanale
“Primera Plana”. Poco dopo, nel marzo
1965, Mafalda si sposta sulle pagine de
“El Mundo” di Buenos Aires, con uno
spazio giornaliero. Un anno dopo le vignette vengono raccolte in volume e in
appena due settimane la prima tiratura
va a ruba. Nel ‘68 il fumetto entra anche
nelle nostre case, con l’antologia “Il libro dei bambini terribili” (Feltrinelli).
L’anno successivo anche Bompiani le
dedicherà una pubblicazione, "Mafalda la contestataria", addirittura con
una prefazione di Umberto Eco. La sua
notorietà raggiunge tutto il mondo, e
in poco tempo la ragazzina scontrosa e
scorbutica diventa paladina dei diritti
umani, in particolare dell’infanzia, e
di molte altre cause. Da quel momento è un crescendo inarrestabile per
Mafalda, fenomeno mondiale del fumetto, pubblicata in 50 Paesi,
tradotta in 20 lingue, le cui strisce hanno venduto oltre 50
milioni di copie. A lei sono
state dedicate una piazza
e una statua a Buenos
Aires, un francobollo
in Belgio, una via a
Bruxelles, a Gatineau
(Quebec) e ad Angouleme dove, in occasione
del quarantunesimo Festival Internazionale del fumetto sarà ospitata la mostra
“Mafalda, una bambina di
50 anni” che poi si sposterà a Grenoble.
leauto
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
23
Un veicolo compatto, generoso nell’offerta di spazio e un abitacolo all’insegna della praticità
Meriva si misura in lessibilità
STEFANO PESCIA
F
lexDoor, FlexSpace, FlexRail e FlexFix: tante sigle
all’insegna della praticità
con intelligenti soluzioni per
trasformare un’automobile in
un campionessa di accesso e
abitabilità. Un tema trascinante
anche in questo restyling che
esprime un riuscito matrimonio tra estetica e funzionalità.
Fin dalla prima generazione la
piccola e grande Meriva 2014
(lunghezza 4,30 m con un passo
di 2,64 m) è stata apprezzata per
l’originale scelta delle sue portiere. Si aprono a 84° e grazie a
quelle posteriori, incernierate
sul retro e alle robuste maniglie
dei montanti centrali, offre il
vantaggio di salire e scendere
dalla vettura in modo molto più
semplice e comodo.
Una flessibilità a 360 gradi che
interessa soprattutto la zona
posteriore e permette di adattare la configurazione dell’interno senza dover estrarre alcun
sedile. Il sistema è stato migliorato e reso più intuitivo. Con un
unico, semplice movimento, si
portano avanti i cuscini dei sedili posteriori o si abbassano gli
schienali, trasformando cosi la
Meriva da cinque a due posti.
Tutti gli schienali dei sedili po-
Restyling riuscito per la piccola monovolume di Opel
Le caratteristiche
LA COMODITÀ
Grazie alle portiere con
cerniera sul retro, grande
praticità nel salire e scendere
dai sedili posteriori.
steriori possono essere reclinati
completamente per ottimizzare
la flessibilità di carico del bagagliaio e creare un vano di carico
completamente piatto. Con gli
schienali dei sedili posteriori
sollevati, la capacità del bagagliaio della Meriva è di 400 litri
che sale a 920 litri con i sedili
posteriori abbassati. Utilizzando tutto lo spazio disponibile
fino al tetto, si può raggiungere
un volume di carico massimo di
ben 1500 litri.
LA FLESSIBILITÀ
La flessibilità a 360 gradi
interessa soprattutto la
zona posteriore senza dover
estrarre alcun sedile.
LA TECNOLOGIA
Meriva propone uno schermo
a colori ad alta definizione
da sette pollici, unito
alla connettività Bluetooth.
E per la comodità segnaliamo la stimenti, un motore 1,6 turbocertificazione ottenuta da un diesel da 136 Cv e tre motori 1,4
comitato indipendente di litri benzina da 100, 120 e140
esperti dell’organizzazione te- cavalli di potenza. Tutti dispongono di un cambio madesca Agr (Aktion Gesunder
nuale a
Rücken e.V.) che attesta l’ergonomia e la protezione della
schiena dei sedili. La
nuova Opel Meriva è
sul mercato in
Svizzera a partiVolketsw
Kindercity
re da 19‘700
il
franchi in
due alle-
SULLE STRADE DI ZURIGO
sei marce di serie. Per le versioni da 120 Cv e 140 Cv del turbo
benzina da 1,4 litri si può richiedere un cambio automatico a
sei rapporti. Di prossima introduzione il motore 1.6 Cdti che
sviluppa 110 cavalli. È il più silenzioso ed efficiente della sua
classe; circa 4 litri di carburante diesel ogni 100 km e un livello di emissioni di Co2 di appena 99 g/km. Si tratta del primo
minivan ad uso tradizionale a
scendere sotto la soglia di 100
grammi a livello mondiale di
nuova generazione.
L’intera gamma di motori è già
in grado di soddisfare i requisiti della futura norma Euro 6 per
i gas di scarico. Ancora più tecnologica la Meriva propone lo
schermo a colori ad alta definizione da sette pollici, unito alla
connettività Bluetooth per telefonare senza impegnare le
mani. In aggiunta un’ulteriore
connessione Usb. Il sistema è
abbinato al lettore Cd Mp3
mentre il navigatore è incluso nel sistema Navi
950 IntelliLink per il
quale sono disponibili mappe complete dell’Europa.
IN
BREVE
La Skoda
La nuova generazione
della Crossover Octavia
Scout 4x4 si presenta
con le linee più robuste,
un’altezza da terra di
+33 mm e cerchi in lega
da 17 pollici. Rispetto
alla generazione
precedente, i motori
sono più efficienti del
20% e la Scout è
ancora più efficace
“offroad”.
La Kia
A metà aprile (da
33’950 franchi) sarà in
vendita la nuova Kia
Sportage a trazione
integrale. Si rinnova
nella carrozzeria più
lunga di 9 cm, più larga
e bassa. Dispone di
motori due litri a
benzina da 163 Cv
e un nuovo turbodiesel
due litri da 184 Cv.
tragitto
253 km
Sette persone a bordo
e a tutta potenza
verso la città dei bimbi
Lugano
Al volante della Kia Carens alla scoperta di Kindercity,
una città ludica e didattica che fa felici i più piccoli
L’
elegante monovolume coreana si
presenta curata e piacevole. Numerosi sono anche gli aggiornamenti tecnici e le interessanti soluzioni,
come la possibilità di caricare un oggetto di 2,15 m, ripiegando anche lo schienale del sedile del passeggero anteriore.
La Kia Carens, con i suoi 4,50 metri di
lunghezza, ha tutto quello che potete
aspettarvi a un prezzo interessante, 7
anni di garanzia (massimo 150’000 km)
e tasso di leasing di 0,07 compresi. In
questa versione Style a sette posti (a cinque posti si risparmia 500 franchi) non
manca nemmeno il pulsante per riscaldare il volante e l’opzione del pacchetto
lusso (+6’390 fr).
Con la sua generosa abitabilità, l’invito
a una trasferta familiare è d’obbligo. Se
siete indecisi su come animare con originalità una giornata in famiglia, accendete il vostro computer ed entrate in internet digitando www.kindercity.ch.
Scoprirete un paradiso per i vostri figli
capace di stimolare anche le emozioni
degli adulti, che permetterà, in particolare ai bambini tra i 2 e i 12 anni, di trascorrere su misura una giornata di suggestive e divertenti scoperte. A bordo
della Kia Carens è possibile ospitare
fino a 7 persone con comodità, in particolare perché il viaggio via autostrada
da Lugano a Volketswil, a pochi chilometri da Zurigo, dura circa 3 ore. La geniale Kindercity è paradiso ludico, didattico e scientifico unico in Svizzera
La scheda
Kia Carens 1.7
CRDi Style
Motore 4 cilindri turbodiesel
Cilindrata (ccm)
1685
Cambio manuale a 6 marce
CV
136
Coppia max. 330 a 1’750 g/min.
0-100 km/h (s)
10,4
Velocità massima (km/h)
191
Consumi (l/100 km)
6,0
Prezzo (vettura test)
34’477
dove il sapere si impara giocando. Nella
città dei bambini non ci si annoia nemmeno se si trascorre al suo interno tutta
la giornata.
Ci sono degli atelier dove i piccoli si recano da soli e altri in cui vanno in gruppo o con i genitori. L’aspetto positivo è
che il bambino vive il piacere di poter
costruire con le proprie mani oggetti diversi che può portare a casa. Non manca
un percorso didattico dove il corpo
umano, gli animali, la natura, la scienza
e le fonti dei suoni si lasciano esplorare
soddisfando la curiosità dei visitatori.
Rientrando con i compagni di viaggio si
parla ovviamente dell’ auto, anche perché osservando la lancetta che indica il
consumo di carburante si nota che non
ha nemmeno superato metà serbatoio.
La media ci indica 5,8 litri al 100. Inoltre
il motore turbodiesel, dotato di sistema
start-stop, è veramente silenzioso e assicura la necessaria potenza pure con sette persone a bordo.
Apprezzata dai passeggeri della seconda
fila la possibilità di riscaldare e regolare
separtamente anche in senso longitudinale i loro sedili in pelle. Flessibilità e comodità sono un denominatore comune
della Carnes anche per il conducente.
Vantaggiosa è la possibilita di regolare
elettricamente il suo sedile, l’ottima visibilità garantita dell’ampia superficie vetrata e dalla telecamera posteriore che
facilita le manovre in retromarcia.
s.p.
Beauty
night
da Manor
Lugano
La serata di giovedì 13 marzo
sarà interamente dedicata alla
bellezza. Una lussuosa coccola da
concedersi presso il grande
magazzino Manor di Lugano. Ed
è proprio presso il negozio di
Lugano che le clienti, dalle 17
fino alle 21, potranno farsi
viziare dai maggiori produttori di
cosmetici internazionali. Per
un’indimenticabile “Beauty
Night”.
La “Beauty Night” di Lugano sarà
condotta dalla presentatrice tv
Julie Arlin, che durante la serata
intervisterà visagisti e responsabili
di molti brand di successo per
scoprire le tendenze beauty per la
primavera/estate 2014. Tante le
marche presenti: Alessandro,
DKNY, Aramis, Nivea, Bulgari,
Davidoff, Cavalli, Jil Sandre, Chloè,
Mark Jacobs, Escada, OPI, Dove e
Toni&Guy. Ma
questo è solo un
piccolo assaggio.
Chanel tra fiori
e cioccolatini si
dedicherà al tema delle labbra.
Dalla cura al trucco, passando per
texture e colori, niente sarà
lasciato al caso. Clarins
promuoverà un concorso per le
clienti e distribuirà campioncini
con la consulenza di un visagista.
Visagista e make up artist che sarà
presente anche allo stand di Estée
Lauder per il lancio del nuovo
“Pure Color Envy Lipstick”. In
omaggio verranno distribuiti
cinquemila campioncini della
crema anti-età Revitalizing
Supreme. Da Clinique, invece,
comprando un prodotto si riceve
una sorpresa, mentre ci si può
dedicare all’analisi della pelle, alla
scoperta della fragranza
primaverile “Calyx” e ai nuovi
colori per la bella stagione.
Champagne, rose bianche e candy
bar saranno le stelle della serata
da Lancôme, mentre da D&G gli
attori principali saranno i
profumi. Un make up
artist sarà presente
allo stand Nyx, dove
ogni tre prodotti acquistati i
clienti riceveranno un regalo dal
valore di 30 franchi.
Champagne e intrattenimento
“coup d’èclat” da YSL , a partire
da 89 franchi d’acquisto il cliente
riceverà un omaggio a sorpresa.
Lo champagne scorrerà a fiumi
anche da Armani, dove il tema
della serata sarà una notte a New
York. L’Occitane invece ogni 60
franchi di spesa offre un dono del
valore di 50 franchi. Da Vichy
tutto sarà possibile durante la
“Beauty Night”: dall’analisi
gratuita della pelle, agli omaggi
per i clienti, fino a champagne e
stuzzichini. Il tutto impreziosito
da cesti di frutta e succhi che
sprigioneranno l’aroma del
nuovo profumo.
Glitter tatoo da Premier con la
polvere minerale dei
nuovi trucchi. I primi
20 clienti che
faranno un acquisto
riceveranno un
buono per una
pulizia del viso gratuita. E poi
aperitivo con prosecco, succo
d’arancia, tartine.
Da Dior trucco flash di 15 minuti
o trattamento viso sempre della
stessa durata alla presenza di un
make up artist. Manicure
gratuita con massaggio alle mani
e misurazione della melanina nel
corpo con consulenza per la cura
della pelle da Collistar, dove con
un acquisto si ricevono degli
omaggi. Prosecco di benvenuto e
make up gratuito da Mac, borsa
o porta iPad in regalo
all’acquisto di un profumo di
Issey Miyake, trattamento alla
paraffina per le mani da Jessica e
truccatrice e trousse regalo da
Guerlain. Doni anche da Sisley
all’acquisto di un trattamento e
flash make up per provare la
nuova “Phyto-Lip Twist”, mentre
tra champagne e cioccolato da
Helene Rubinstein si parteciperà
ad un concorso per
vincere una beauty
routine.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
25
tra
parentesi
LA TECNOLOGIA
Il cellulare è una risorsa
per il corteggiamento.
Ma anche per un freddo
addio alla dolce metà
Ora il sesso passa da un’App
CAROLINA CENNI
I
l cupido del dating online?
Si chiama, molto semplicemente, smartphone. Già,
perché il cellulare oggi non
serve più solo per messaggiare, chiamare, chattare e utilizzare i social network. Ormai è diventato un’indispensabile risorsa
anche per il corteggiamento. Una
sorta di Cupido degli amori online, che scocca le sue frecce ed è
subito colpo di fulmine. Salvo poi
utilizzare lo stesso mezzo per...
mollarsi.
Benvenuti nell’era del corteggiamento (e del divorzio) via app:
più immediate, facili e divertenti,
le applicazioni per incontri romantici sono le nuove agenzie
matrimoniali.
Le più cliccate sono quelle che
permettono di trovare un
partner nei dintorni entro un’ora. Come dire,
tutto e subito. Una di
queste è “Pure”, un’app
che contiene una foto,
una frase e la geolocalizzazione. Tutto qui. Niente
nome né nickname. Si
clicca e il sistema mostra
le immagini delle persone
che stanno usando l’applicazione in quel preciso
istante e che si trovano ad
alcuni chilometri di distanza. Se l’interesse è reciproco,
si inizia a chattare per terminare, perché no?, con un incontro, lampo ovviamente.
Da consumarsi entro un’ora,
perché dopo foto e messaggi
scompaiono e il collegamento
si interrompe. “Pure” è semplicissima da utilizzare, anche se
dopo i primi passaggi gratuiti
scatta la modalità a pagamento. Il
in cerca
di compagnia
Lo smartphone diventa il Cupido degli amori online
suo punto di forza, sostengono i
fan, è la riservatezza. Niente
nome né dati da caricare in rete.
Le interazioni vengono cancellate
nel giro di un’ora. Tutto si svolge
in un mondo parallelo: quello
dell’applicazione.
Ma “Pure” è solo una delle ultime
nate nel business del dating online. C’è “Grindr”, dedicata alla comunità omosessuale, o la sua imitazione etero “Blendr”. In principio fu “Bang With Friends”, un’applicazione che permetteva di
La curiosità
P
vedere chi, tra i propri amici Facebook, fosse disponibile ad un incontro “hot”. In poche parole, bastava indicare con chi si aveva il
desiderio di fare sesso fra i propri
contatti e se loro ricambiavano il
gioco era fatto. Ha avuto successo,
ma non così tanto. Tant’è che ha
cambiato nome e stile. Ora si
chiama “Downapp” e ha addolcito un po’ il suo approccio. Come
per “Pure”, la geolocalizzazione è
una caratteristica su cui scommettono molti servizi di dating.
Lo sanno bene a “Badoo”, altro social network orientato sui nuovi
incontri che lo scorso Natale ha
tagliato il traguardo dei 200 milioni di utenti sparsi in vari Paesi.
Una delle ultime tendenze del dating online è affidarsi sempre
meno al discernimento degli
iscritti e sempre più a sistemi automatizzati che ne valutano i gusti. Stile Amazon, per intendersi.
Se ti è piaciuto Tizio, potrebbe
piacerti anche Caio. Ne è convinto
Kang Zhao, ricercatore dell’Uni-
versità dell’Iowa, che ha appena
sviluppato un algoritmo per siti di
incontri che analizza la storia dei
contatti iniziati da una persona, e
le risposte ricevute, per poi raccomandare potenziali partner. Insomma, sembrerebbe proprio
che il gran daffare di molti sia trovare il modo migliore per abbordare, ma solo via martphone.
Come dire che oggi l’anima gemella si trova con un touch.
[email protected]
Q@simplypeperosa
Idee, suggerimenti e scenari, così i gadget risolvono pure le storie più complicate
remessa doverosa: ne
inventano di tutti i colori. Così, dopo le applicazioni per agevolare incontri sessuali veloci, ecco
anche quelle per simulare
un divorzio o dare l’addio
alla non più dolce metà.
“iDivorzio” è un’app, pensate un po’, unica nel suo
genere e gratuita. Una sorta di applicativo che simula l’andamento dell’iter giuridico di un divorzio.
In pratica, se avete intenzione di lasciare il
vostro partner, potete
scoprire se e quanto la
cosa vi convenga economicamente o no.
Giusto per farsi due
conti in tasca e immaginarsi
lo scenario possibile. Realizzata grazie allo
studio attento delle casistiche e con il supporto di un avvocato, iDivorzio segnala
Come ti mollo,
ti riprendo
e poi divorzio
quanto sia conveniente lasciare legalmente
il proprio partner. Inserendo dati come gli
stipendi (è possibile anche fingersi multimilionari o vip), i figli avuti e a chi andrà la custodia, le eventuali responsabilità e quanti
avvocati si desidera che gestiscano la pratica, il sistema analizzerà con cura le statistiche del settore e darà dei risultati. Diciamocelo, forse non è il caso di fidarsi proprio al
100%. “iDivorzio” calcolerà la durata della
procedura, l’assegno mensile da pagare o ricevere e le spese legali da sostenere. Il tutto
corredato da una grafica e da una colonna
sonora decisamente azzeccate per cogliere
lo stile umoristico dell’intera applicazione.
Alla fine di ogni scenario, ecco che l’applicazione sale in cattedra e delizia gli utenti con
un aforisma riguardante proprio i divorzi,
pronunciato da una persona famosa.
Se, invece, al matrimonio avete avuto il buon
senso di non arrivarci, ma volete comunque
uscire da una storia che non fa più per voi,
nessun problema. Lasciate perdere Yahoo
Answer o i gruppi quotatissimi su Facebook
che sono sì divertenti, ma poco applicabili
nella realtà. Mano in tasca, o nella borsa, la
risposta sta nel vostro smartphone. “Should
I break up with my boyfriend” vi confezionerà la frase perfetta da dire al momento appropriato, una volta constatato che la relazione è davvero arrivata al capolinea.
Per pochi centesimi di franco non dovrete
fare altro che definire il vostro stato d’animo
e visualizzare gli alti e bassi dell’ultimo periodo. L’applicazione calcolerà se si tratta di
indecisione passeggera o se è il caso di scrivere un bel “the end” sulla vostra liaison. Ricevuto il verdetto, l’iPhone vi fornirà la scusa
del benservito per arginare danni e limitare
spiacevoli conseguenze. E se ci ripensate?
Nessun problema, con l’app “Rejoin your
ex” si riconquista la fiducia dell’ex. A pagamento.
DOWNAPP
È il vecchio “Bang
with friends”, ma
rivisitato in chiave più
soft sia per il nome
che per l’approccio.
Pensato per i social
network.
BADOO
Si tratta di un
popolare sito di
incontri e nuove
amicizie.
Ha una funzione
di geolocalizzazione
che piace molto.
MEETIC
È un sito di dating tra
i più noti, consolidati
e frequentati.
Assomiglia molto
ad un social network
tradizionale.
C-DATE
È un vero e proprio
sito di “casual dating”,
ovvero per persone
che cercano solo
incontri sessuali.
Astenersi romanticoni.
SENZA
PUDORE
Sito per incontri diretti
ed espliciti, rivolto
a coppie o single.
Organizza anche
concorsi fotografici,
pubblicitari e giochi.
PURE
App per Android
e iPhone che
geolocalizza gli utenti
disponibili per un
incontro in quel
preciso momento,
ma entro un’ora.
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MATRIMONI DOPO I 50 ANNI in Svizzera
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
4.579
4.580
2008
2009
4.687
4.660
4.679
2010
2011
27
fonte: Bevnat, Espop, Statpop
tra
parentesi
2012
LA SOCIETÀ
Elevate aspettative di vita,
invecchiamento demografico
e nuovi costumi sociali
L’amore
senza
più età
Ti-Press
Il matrimonio di due over ottanta luganesi
propone gli scenari di un’affettività mutata
PATRIZIA GUENZI
S
e nel bellissimo romanzo di Gabriel García
Márquez “L’amore ai
tempi del colera” Florentino e Fermina coronano il loro amore dopo cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese, Mario Galdi, 85 anni, ha dovuto
aspettare molto meno. “Solo”
trent’anni per coronare il suo,
ovvero portare all’altare la compagna Angela Pagnottoni, 88
anni. Un amore senza più età, il
loro, che coroneranno con una
cerimonia nuziale martedì prossimo, nella cappella di Casa Serena a Lugano. Tutto è pronto
per l’occasione, anelli, invitati,
torta, musica, buffet e persino
l’abito da cerimonia.
Single tutt’e due, senza figli e con
pochissimi parenti, originari del
Salento, da cinquant’anni vivono a Lugano. Muratore lui, commessa lei, si sono conosciuti tardi, alla soglia dei 60. Si sono frequentati per un po’ di tempo,
poi, pian piano, si sono accorti di
provare affetto l’uno per l’altra.
Hanno anche convissuto per
qualche anno, poi Angela ha iniziato ad avere seri problemi di
salute e quindi è entrata nella
casa per anziani. Mentre Mario
ha continuato a vivere da solo in
un appartamento poco distante.
Ed è soprattutto Mario ad aver
insistito per le nozze, riuscendo
a convincere la compagna. Ora i
due anziani, emozionati, commossi e felici aspettano il grande
giorno. “Queste persone hanno
fame di vita. È un bellissimo
esempio di quanto e come siano
cambiati gli scenari dell’affettività”, commenta l’antropologo Marino Niola.
Già, cambiati al punto tale da
non fare due conti col calendario in mano e buttarsi col cuore
a capofitto in un’esperienza
piuttosto inusuale a quasi 90
primavere. Sono le nuove coppia. “Evidentemente si amano
ancora - sottolinea l’antropologo -. D’altro canto, come giustamente dicono in America, oggi
si esce dall’adolescenza a 50 anni. Quindi è chiaro che in un
mondo dove si è adulti sempre
più tardi e i valori sono vieppiù
quelli giovanili questi due novantenni non trovino nulla di
singolare nello sposarsi. Ed è
giusto così”. Anche perché per
loro sarà un’iniezione di benessere psicofisico, parola di geriatra (vedi articolo a fianco). Una
nuova linfa che darà loro ulteriore forza per godere del reciproco affetto.
Certo, il fatto di vivere più a lungo
ci ha permesso di rimandare
pure decisioni importanti. C’è
tempo, insomma. Per scegliere e
per godere ancora. Per innamorarsi e, perché no, sposarsi, pur
avendo tanti decenni sulle spalle.
Scelte impensabili sino a qualche anno fa. Come impensabile
era magari il divorzio dopo una
vita trascorsa assieme. Eppure
oggi accade sempre più spesso.
Coppie navigate, con figli ormai
adulti decidono di dirsi addio, di
andare incontro a una nuova
vita. Anche se quella passata è
già tanta il futuro sembra avere
un orizzonte infinito. Uno spazio
dilatato e promettente in cui poter fare nuove esperienze, conoscenze, innamorarsi, scambiarsi
affetto, vivere insomma. “Cosa
che tanti giovani non sono più
capaci di fare”, nota Niola.
Meno romantica la spiegazione
di Sandro Cattacin, sociologo
all’Università di Ginevra: “Accade spesso che due persone in là
FINALMENTE SPOSI
Dopo trent’anni di conoscenza
e di amore Mario Galdi (85 anni)
e Angela Pagnottoni (88 anni)
martedì prossimo
convoleranno a nozze
con gli anni decidano di sposarsi, lo fanno soprattutto per darsi
una certa sicurezza reciproca dice -. Il matrimonio è tutto
sommato un quadro legale,
semplice che dà pure delle garanzie”. Teoria che non convince
l’antropologo. “In questo caso i
due anziani scelgono di sposarsi
anche icon una funzione religiosa e ciò sta a significare quanto
sia per loro importante - insiste
Niola -. Altrimenti sarebbe stato
sufficiente il rito civile. Si amano
e si aiutano nello stesso tempo,
legandosi per sempre. Una bella
lezione di vita”. Perché sta proprio nell’amore la spinta per andare avanti. E invece spesso lo
mettiamo da parte, non gli diamo l’importanza che merita, prima viene il lavoro, il denaro, la
carriera, il potere... Salvo poi accorgersi di aver costruito un’esistenza su un terreno fragile, arido e anafettivo. Ma non è mai
troppo tardi. Lo dimostra l’amore senza più età di Mario e Angela. Alla soglia dei novant’anni si
sono concessi il tempo d’innamorarsi ancora.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
L’opinione
La tendenza vista dal geriatra Guido Ongaro
“Ma oggi la vecchiaia
non è più un capolinea”
C’
era un tempo in cui l’amore sembrava un
privilegio riservato ai giovani. Quando
imbiancano i capelli, il corpo si trasforma e gli occhi si offuscano parlare di sentimenti
può diventare quasi un tabù. Ma l’amore ai tempi
della terza età non solo è possibile, ma è persino
sempre più comune come testimonia la notizia
del matrimonio dei due over 80 di Lugano. Sono
tanti gli anziani ormai che decidono di vivere il
sentimento che li attira l’una verso l’altro con
semplicità e coraggio. Uno stimolo questo che dà
un’iniezione di vitalità psico-fisica senza uguali,
come spiega il caposervizio di geriatria dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli Guido Ongaro:
“Assolutamente sì. Ma una notizia del genere mi
suscita anche altre riflessioni. Suppongo che si
tratti di persone che vivono molto bene una fase
della propria vita che per tanti altri è considerata
un capolinea. Loro, invece, sono stati capaci di interpretarla come un punto di partenza. Avendo la
“La casa di riposo è ‘interpretata’ come la
propria abitazione. E così diventa un luogo
di vita vera, vissuta appieno dai suoi ospiti”
GUIDO
ONGARO
Caposervizio
di geriatria
dell’Ospedale
regionale
di Bellinzona
e Valli
coscienza di sapere che si ha un futuro che si vuole percorrere insieme. Così come interpretano e
considerano una residenza per anziani come casa
propria. La residenza diventa così un luogo di vita
vera, vissuta appieno dai suoi ospiti”.
La cosa non stupisce più di tanto se si considera
come sia migliorato il livello generale di salute e
quanto si sia allungata la speranza di vita. E così
situazioni fino a poco fa ritenute impensabili
adesso semplicemente accadono, senza alcun
blocco dovuto all'età avanzata.Per capire quanto
e come gli over 70 abbiano cambiato abitudini negli ultimi decenni e quali siano le prospettive future (si stima che in Europa l'età media raggiungerà i cent'anni entro la fine del secolo) uno studio
dell'università svedese di Göteborg ha messo a
confronto la terza età degli anni Settanta con
quella di oggi. Scoprendo che gli ultrasettantenni
di oggi, a differenza dei loro genitori e nonni, continuano ad avere una vita sessuale attiva, divorziano, si sposano, escono la sera e sono mediamente in buona salute. In una parola, si godono la
vita. È dunque tempo di iniziare a parlare di una
nuova vecchiaia? “Indubbiamente - conclude il
geriatra -. È una nuova vecchiaia perché si arriva
molto più in là con gli anni e ci si arriva, almeno in
Svizzera, in condizioni ancora molto buone. Non
solo d’indipendenza, ma anche d’integrità cognitiva, psichica e in parte anche fisica”.
c.c.
Pagina a cura di
AutoPostale Svizzera SA
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Nel paradiso di Orio
shopping e svago
Olanda
La terra dei fiori
e dei mulini a vento
Viaggio nel Paese dei mulini, dei tulipani e dei diamanti ma anche dell’arte e
del respiro internazionale in una terra
che rappresenta la sfida infinita tra
uomo e mare visto che quasi la metà dei
territori si trova sotto il suo livello, da
qui il nome di Nederland. Benvenuti in
Olanda, grazie al viaggio organizzato
da AutoPostale, nel periodo di Pasqua
dal 18 al 25 aprile.
Con AutoPostale in una
delle mete turistiche più
apprezzate al mondo
Partenza dal Ticino in direzione del
Lussemburgo, Paese noto per le banche
e l’alta finanza, ma anche ricco di storia
e di forte vocazione europeista. Pernottamento qui prima di arrivare ad Amsterdam, città famosa come la Venezia
del Nord per il suo sistema di canali. E’
una delle mete turistiche più apprezzate
al mondo grazie alle sue caratteristiche
e al suo particolare stile di vita, libero e
moderno. Spicca l’ampia piazza Dam,
originaria del XIII secolo, punto di ap-
Il programma
Olanda
Data: 18-25 aprile 2014
Prezzo: CHF 1’898.– per persona
in camera doppia
Partenza:
06.00 Chiasso Ffs, 06.10, Mendrisio Ffs,
06.30 Lugano Ffs (lato buffet), 06.30 Locarno Ffs,
07.00 Bellinzona Ffs, 07.30 Biasca Ffs
prodo di turisti e artisti di strada. Altri
luoghi tipici sono il mercato dei fiori
lungo il Singel Canal, la torre di Montelbaan con cupola barocca, la Waag
antica porta cittadina (costruita nel
1488 con dedica a Sant’Antonio). Immancabile la visita ad una taglieria di
diamanti, attività di lunga tradizione e
peculiare di quste parti.
Dopo Amsterdam è naturale andare alla
scoperta della seconda città olandese,
porto più grande d’Europa: Rotterdam
colpisce per il suo cuore giovane e dinamico che si sviluppa sulla sponde
del fiume Nieuwe Maas. Proseguimento per Kinderdijk, complesso di diciannove mulini a vento, costruiti per far
defluire l'acqua del polder della zona.
Informazioni e prenotazioni:
AutoPostale Svizzera SA
Regione Ticino
Viaggi e Vacanze
6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 53 53
fax +41 (0)58 667 69 24
[email protected]
www.autopostale.ch
A conclusione della giornata è poi prevista una breve visita panoramica
dell’Aia sede del governo e residenza
reale, ricca di monumenti e di angoli
storici.
E i mulini? Eccoli nuovamente a Zaanse Schans con le sue case tradizionali e
le botteghe. Visita ai laboratori di un
calzolaio e di un produttore di formaggio, oltre naturalmente a un tipico macinatoio. Si prosegue per Den Helder,
da dove si raggiunge l'isola di Texel,
lungo lembo di terra nel mare di Wadden che ospita una riserva naturale
protetta. Rientrando ad Amsterdam
sosta alla Grande Diga (Afsluitdijk)
lunga 32 chilometri e larga 90 metri, la
più grande opera di ingegneria per
strappare la terra al mare. Ma ci sono
altre perle che fanno dell’Olanda un
capolavoro di natura ma soprattutto di
laboriosità umana. Keukenhof, per
esempio, è un giardino enorme con oltre 7 milioni di fiori da bulbo. Le ceramiche blu più belle si trovano, invece,
a Deft che affascina per il centro storico dominato dall'altissimo campanile.
Dopo la visita guidata della cittadina
si rientra ad Amsterdam per proseguire, il giorno dopo per Heidelberg in
Germania, città famosa per la sua antica università e il celebre castello. Merita una passeggiata tra i suoi vicoli
ricchi di storia, locali e negozi di antiquariato, prima di partire per il rientro
in Ticino.
Un centro commerciale moderno e ben organizzato,
con un’immensa vetrata che permette di vedere gli aerei in decollo e in arrivo. Questo è Orio Center, uno dei
paradisi dello shopping più importanti d’Europa.
Con oltre duecento negozi che offrono le migliori marche internazionali, rappresenta una meta obbligata per
chi ama gli acquisti di qualità a prezzi concorrenziali.
Per questo AutoPostale organizza un viaggio il 5 aprile
per vedere, comprare, vivere un’emozione.
Orio Center è disposto su due piani con un grande ipermercato che fa da punto di riferimento, attorno al quale
si sviluppano i negozi. L’elenco dei marchi presenti nella galleria commerciale è
lungo ma c’è davvero il
meglio per tutte le categorie: dall’abbigliamento
agli accessori, dalle scarpe allo sport. Sono presenti anche negozi di servizio come il parrucchiere,
il solarium e il lavasecco,
oltre a un’attrezzata palestra. Per la ristorazione
c’è solo l’imbarazzo della
scelta: si va dai self-service ai locali di solo asporto
con tavolini e aree per
concedersi una pausa tra un acquisto e l’altro.
Luminoso e arioso, Orio Center si pone come luogo di
riferimento anche per chi non deve comprare a tutti i
costi, ma trova qui l’ambiente dove potersi incontrare e
socializzare. Raggiungere il centro commerciale è molto facile perché si trova a fianco dell’autostrada, all’altezza dell’aeroporto. Spicca per le sue moderne caratteristiche e, una volta arrivati sul posto, meglio consultare la mappa dei negozi per non perdere nemmeno un
minuto in quest’oasi dedicata allo shopping.
Il programma
Orio Center
Data: 5 aprile 2014
Prezzo: CHF 60.–
Partenza:
06.15 Biasca Ffs, 06.15 Locarno Ffs,
06.45 Bellinzona Ffs, 07.15 Lugano Ffs (lato buffet),
07.45 Mendrisio Ffs, 07.55 Chiasso Ffs
INSERZIONE PUBBLICITARIA
In collaborazione con SWISS
DI NUOVO INSIEME SULLA PIAZZA ROSSA
Hakan e il suo tesoro di Mosca
L’amore unisce mondi lontani. Per esempio Horgen e Mosca. Grazie al concorso SEATS FOR SWITZERLAND di SWISS
Mfpfs!Ifqpnqnh!•!utyzyt!fsifwj!f!ywt{fwj!qf!xzf!Ü!frrf3!Zsf!xytwnf!iÑfrtwj!sjqqÑns{jwst!wzxxt3
A separare amici e famiglie insieme
alle loro storie sono proprio spesso
migliaia di chilometri. SWISS consente a queste persone di ricongiungersi. Con «Seats for Switzerland» la
compagnia aerea regala 300 biglietti.
L’incontro sulla
Piazza Rossa.
Hakan e Daria nel
cuore di Mosca.
nell’inverno russo.
La coppia felice
o Una strana sensazione quando la
responsabile del personale lo chiama per
dargli la notizia, sperando che non si
arrabbi. «Aveva partecipato per me al
concorso ‹Seats for Switzerland› di
SWISS» racconta Hakan Dalkilic di
Horgen. «Voleva darmi l’opportunità di
andare a Mosca dalla mia ragazza Daria,
sapendo che mi mancava da morire.»
Ad Hakan era sembrato un bel gesto e
aveva dimenticato la cosa finché non ha
trovato un biglietto aereo Zurigo-Mosca
nella cassetta postale. «Incredibile» ricorda Hakan. «Avevo vinto!» Una manciata di secondi e vibra il cellulare di Daria
Kuzmina in quel di Mosca. Messaggio:
«Tesoro, ti vengo a trovare!» Poche settimane dopo sono insieme sulla Piazza
Rossa. Nel cuore dell’inverno russo i due
innamorati si abbracciano e si baciano
con passione. «Mi sei mancato tanto!»
Daria si asciuga una lacrima di gioia dalla
guancia. Hakan è felicissimo. Nel caffè
Pushkin la coppia fa grandi progetti.
Daria: «Voglio restare con te, ovunque
sia!» Dopo tre giorni indimenticabili
Hakan deve ripartire. Da solo. Per ora.
Vittoria! A casa di Hakan a Horgen.
Check-in Hakan è contento di partire.
Pushkin Flirt nel rinomato caffè
della città russa.
Futuro insieme Daria e Hakan.
Inverno a Mosca!Zsf!rjywtutqn!hmj!uzqxf!in!{nyf3
Una straordinaria love story
Hakan e Daria si sono conosciuti
in Turchia. Lui era in ritiro con la
squadra di calcio. Lei in vacanza
con la famiglia. In un bar è scoccata la scintilla.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
29
tra
parentesi
LA FAMIGLIA
Gravidanze doppie in crescita.
Complici l’età avanzata
e le tecniche riproduttive
Premiata
ditta
ANDREA
VITALI
Medico
e scrittore
gemelli
&
diversi
Il libro
“Zemia
e Giovenca,
una vera burla
genetica”
Bebè copia incolla. Uguali, ma differenti
Anzi, a volte un vero scherzo del destino
I PARTI IN SVIZZERA
Parti totale
1.440
1.478
1.288
2008
2009
2010
A
80.896
79.712
79.136
77.166
75.685
Parti gemellari
1.559
1.380
2011
2012
Fonte: BEVNAT
PATRIZIA GUENZI
S
e una volta l’arrivo di due gemelli
in famiglia era un evento, un fatto
insolito, quasi uno scherzo della
natura, oggi così non è più. Le nascite gemellari, o plurime, sono
sempre più comuni. Complici, soprattutto,
l’età avanzata di molte mamme e le cure
ormonali per combattere l’infertilità. A
confermarlo bastano due dati: nel 2008 i
parti gemellari e plurimi in Svizzera eranostati 2606; nel 2012 sono lievitati a 3147. Insomma, non stupisce più incontrare per
strada così tante carrozzine biposto con
dentro due, o più, bebé copia incolla. Più o
meno identici, perché creati nello stesso
istante. Eppure, anche in quella che oggi è
la normalità di un parto gemellare può nascondersi il colpo di coda di madre natura:
eh sì, due gemelli ma con due diversi papà.
Un fatto singolare, certo, ma può accadere. È successo, ad esempio, agli inizi del
1900, a Bellano, paesotto sul lago di Como,
vero pozzo di San Patrizio per la fertile fantasia narrativa di Andrea Vitali che, su questo anomalo caso molto probabilmente ci
costruirà la trama di uno dei suoi prossimi
libri.
Per ora, il medico condotto di professione
e scrittore per passione - una trentina di
romanzi tradotti in tutto il mondo – nel suo
ultimo libro “Premiata ditta sorelle Ficcadenti” s’è “accontentato” di raccontare le
vicende di due normali sorelle. Normali,
ma sino ad un certo punto, visto che una
delle due sogna di assomigliare all’altra
come una gemella, quando invece lo stesso seme paterno ha provocato risultati del
tutto opposti. Infatti, Giovenca e Zemia
Ficcadenti, seppur figlie degli stessi genitori, sono un vero scherzo della natura, che
s’è divertita a farle così diverse, ma così diverse che di più non si può. Tanto una è
bella, solare, alta, slanciata, intraprendente, tanto l’altra è brutta, scorbutica, piccola,
mal fatta e antipatica. E allora, molto pro-
Figlie degli stessi
genitori, ma tanto una
è bella, spigliata e
intraprendente tanto
l’altra è goffa e antipatica
babilmente, Zemia sin da piccola avrà cercato in tutti i modi di somigliare alla sorella, imitarne vezzi, movenze e stile. Tenendo a bada invidie e gelosie. Ma in fondo tra
fratelli capita spesso. Succede di rado invece tra gemelli, sebbene costretti sin da piccolissimi a condividere la quotidianità,
come testimonia Felicitas Tuena, 34 anni,
legatissima alla gemella: “Siamo da sem-
pre molto unite - dice -. Professionalmente abbiamo fatto la stessa scelta, lavoriamo
addirittura assieme, ma per la vitaprivata
siamo diverse: io sono sposata e ho una figlia, mia sorella è super indipendente,
viaggia tantissimo e non ha famiglia”.
Ma nascere, crescere e trascorrere un’intera esistenza avendo costantemente sotto
gli occhi una copia di sè forse non sempre
La medicina I ginecologi spiegano l’aumento di parti plurimi
“È un po’ come se la natura
recuperasse il tempo perso”
S
JEMEC E STAMM
Ginecologi ed
esperti di medicina
riproduttiva
e molti anni fa l’età media del primo parto era di
poco superiore ai vent’anni oggi, dicono le statistiche svizzere, si va dai 30 in su. E con la possibilità di
mettere al mondo dei gemelli. “Più si aspetta a concepire un figlio e più è probabile andare incontro a parti
doppi - conferma il dottor Michele Jemec, fondatore del
Centro Procrea, Bellinzona e Lugano -. È un po’ come se
la natura volesse recuperare il tempo perso”. Ma è soprattutto il ricorso alla procreazione medicalmente assistita la principale causa di tante supergravidanze.
“Il 20% delle fecondazioni in vitro sono parti gemellari.
Troppi e sempre con un margine di rischio. La legge
consente l’impianto di tre embrioni, personalmente ne
utilizzo due”, sottolinea il dottor Jürg Stamm, direttore
del Centro cantonale di fertilità dell’ospedale di Locarno. Se il trend prosegue, dicono gli esperti, tra una decina di anni i parti gemellari diventeranno quasi la norma. E, tra questi, sicuramente anche qualche... scherzo
della natura. Il caso di Bellano (vedi articolo prinicpale)
insegna. “Se la donna ovula nello stesso momento in cui
ha due rapporti ravvicinati con due uomini diversi è
possibile che il seme di tutti e due attecchisca e dopo
nove mesi nascano dei gemelli”, conferma Jemec.
Comunque sia, non sempre una gravidanza doppia fa la
gioia dei futuri genitori. Se è frutto di una fecondazione
assistita può capitare che il medico si senta chiedere di
“eliminare” un embrione. “È un’operazione antipatica riprende il dottor Jemec -, si procede a una riduzione
degli embrioni in un momento delicato, c’è il rischio
fare un danno. Per fortuna sono richieste rarissime”. Rarissimi anche i parti plurimi dopo una fecondazione assistita. “Sempre che sia fatta in modo serio - sottolinea
Jemec . Può però capitare, qualora i due embrioni impiantati attecchiscano ambedue e uno diventi monozigote. Ma nella mia carriera ricordo solo un paio di casi
di questo tipo”.
sono rose e fiori. La somiglianza fisica, infatti, non per forza presuppone altrettanta
affinità di carattere. “Non esistono sulla
terra due persone uguali al cento per cento, gemelli fotocopia dentro e fuori insomma - osserva lo psichiatra Fulvio Scaparro
-. Agli occhi degli altri potranno sembrare
fisicamente identiche, certo, ma caratterialmente non lo saranno mai. Ogni individuo vive, elabora e interpreta le esperienze a modo suo”.
Fantasia e letteratura sui gemelli ci hanno
ricamato e continuano a farlo. Due persone fotocopia incuriosiscono , anche se
oggi se ne incontrano sempre di più. Interessante pure capire come un padre e una
madre riescano a far fronte a un doppio
carico genitoriale. Due figli uguali ma da
allevare in maniera individuale. “Uguali
per il diritto all’affetto, alla guida, all’educazione, ma da rispettare in modo individuale - sottolinea Fulvio Scaparro -. Certo,
i gemelli hanno un sacco di affinità, di gusti e reazioni simili se non uguali, ma le
esperienze che formano il loro carattere e
il modo in cui affronteranno la vita sono
solo del singolo”. E Felicitas aggiunge:
“Penso sia importante crescerli distintamente, proprio come hanno fatto con noi i
nostri genitori. Certo, io e mia sorella abbiamo frequentato le stesse scuole, fatto la
stessa scelta professionale, ma per caso.
Mai nessuno ci ha spinte in una o in un’altra direzione. Nostra madre, ad esempio,
non ci ha neanche mai vestite uguale, proprio per sottolineare la volontà di distinguerci bene, di non fare di una la copia
dell’altra”.
Invece, la “povera” Zemia dell’ultimo romanzo di Vitali avrebbe tanto voluto essere la copia di Giovenca, la sorella corteggiatissima e ammiratissima. Anche se tutte queste doti non le porteranno granché
fortuna, vista la fine piuttosto indecorosa
che farà la bellissima Giovenca.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
Lo psichiatra: “Non
esistono sulla terra due
individui identici, la
fotocopia uno dell’altro.
Possono sembrarlo, ma...”
pochi mesi dall’uscita del
libro “Di Ilde ce n’è una
sola”, riecco Andrea Vitali,
medico condotto a Bellano e
scrittore prolifico, con “Premiata
ditta sorelle Ficcadenti”, 350 pagine con oltre 250 personaggi. Al
centro, due sorelle, diversissime
tra loro, le cui vicende hanno
sconvolto la piccola Bellano. Una
vera burla genetica. Mentre
un’altra vicenda, un altro scherzo del destino, che a suo tempo
creò scompiglio nel paesotto sul
lago di Como, gli frulla da tempo
nella mente. “Due gemelle nate
da due padri diversi - dice Vitali . Me l’ha raccontata un paziente
e mi sta intrigando non poco.
Tutto vero. Può capitare. Basta
che la madre abbia due rapporti
sessuali, uno dietro l’altro, con
due uomini differenti”.
Una fonte interminabile di idee i
suoi pazienti. Oltre ai suoi due
fratelli, impiegati al Comune, che
ogni tanto gli portano copie di
vecchie delibere da cui partire
per inventarsi un nuovo racconIL ROMANZO
L’ultima fatica
di Vitali è un
libro di 350
pagine
(Rizzoli)
to. Una riserva misteriosa e sconfinata cui attingere la sua Bellano
e i suoi dintorni. Così, come una
sorta di effetto domino, anziché
esaurire la sua vena Vitali la rafforza. Via un romanzo, ecco l’altro. “Documenti prego”, quello
già bell’e pronto nel cassetto. Ma
che ci riserverà una sorpresa:
“Cambio completamente genere. Mi intriga e mi diverte esplorare altri territori. È una storia
che non ha niente a che vedere
con la provincia e il lago. La vicenda di un uomo che parcheggia in un autogrill, nell’area riservata agli handicappati, anche se
tutt’intorno è vuoto. Ad un certo
punto nel locale entra un uomo,
accompagnato da un autista, che
chiede i documenti di tutti, anche del signor handicappato.
Che, però, ha il documento scaduto. E inizia un incubo...”.
Intanto, nessun cambio di registro per il libro appena pubblicato “Premiata ditta sorelle Ficcadenti”. Vitali ha nuovamente attinto dalla provincia in cui vive,
un caleidoscopio di storie che la
sua fantasia narrativa trasforma
in godibilissimi romanzi. “Più
che da una realtà umana questa
volta mi sono ispirato ad una realtà edilizia, per così dire. Parte
tutto da un locale dove un tempo
c’era una vecchia merceria. Questo ricordo mi ha provocato certe
suggestioni che mi hanno spinto
a costruire una storia con al centro proprio una merceria”.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
30
Una persona
colpita su
quattro muore
tra
parentesi
Ogni trenta
minuti, una
persona viene
colpita da ictus
cerebrale
BenEssere
Se il sangue non contiene sufficiente
ossigeno diventa appiccicoso, i vasi
si possono ostruire causando un ictus
Una su tre rimane
per tutta la vita
menomata, in
parte gravemente
Una pasticca di ferro
potrebbe scongiurare
il rischio di ischemia
144
Chiamare
immediatamente il
numero di pronto
soccorso 144. Ogni
minuto è prezioso e
decisivo per la sorte
della vittima di
un ictus cerebrale
ANTONINO MICHIENZI
S
iete pallidi, stanchi, vi affaticate anche a fare pochi
scalini, sentite il cuore che batte all’impazzata? Potrebbe essere una carenza di ferro. L’anemia sideropenica (cioè dovuta a una carenza di ferro) è una delle condizioni più comuni al mondo: si ritiene che colpisca in una
qualche fase della loro vita almeno due miliardi di persone.
Per curarla, se non ci sono cause organiche sottostanti, è
sufficiente assumere un supplemento di ferro. Ed è bene
non trascurarla.
Non soltanto perché il ferro è un elemento indispensabile
per l’organismo dal momento che è alla base di molecole
fondamentali nel ciclo della vita, come l’emoglobina che
rende possibile il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Ma
anche perché, a lungo andare, la carenza di questo minerale aumenta drasticamente il rischio di ictus. Di quello
ischemico, in particolare, cioè dovuto al mancato afflusso
di sangue nel cervello a causa dell’ostruzione di un vaso
sanguigno.
La scoperta non è nuova, ma ora un gruppo di ricercatori
dell’Imperial College di Londra, in uno studio pubblicato
sulla rivista PLoS One, ha finalmente scoperto perché ciò
avviene: bassi livelli di ferro rendono il sangue letteralmente più appiccicoso ed è quindi più semplice che si formino
Questo
nostro
a more
La lettera
Con mia moglie rapporti rarissimi,
ora ho trovato una donna passionale
C
IN SVIZZERA
inquantasei anni io, cinquanta mia moglie, sposati da trenta. Mai
stati una coppia focosa in campo sessuale e con l’arrivo dei figli i
nostri incontri intimi si sono ridotti drasticamente. Negli ultimi
anni però, con solo tre rapporti l’anno, ho trovato la situazione insostenibile. Quando ho affrontato la questione con mia moglie, anche lei ha
ammesso che dovremmo fare di più, ma non è cambiato niente. Ultimamente, la libido essendo in calo, per avere rapporti ho fatto ricorso ai noti farmaci.
Scrivi a LINDA ROSSI
Io do la colpa di questa situazione al poco
psicoterapeuta e sessuologa
“allenamento”. Peraltro non abbiamo conPosta: Linda Rossi – Il Caffè
flitti, anzi, in casa c’è armonia (forse tropVia Luini 19 - 6600 Locarno
pa), ma secondo me manca qualcosa (se
non c’è sesso non c’è amore).
E-mail:
Ora quel qualcosa l’ho trovato con una [email protected]
na alla quale mi sto sempre più affezionando. Lei, età di mia moglie, è l’opposto poiché considera la sessualità come un bisogno vitale. È molto aperta e se
ne parla senza tabù. Ho sempre più voglia di stare con lei, anche per
passeggiare o parlare, ma nei miei pensieri c’è mia moglie e la paura
che qualcuno possa vederci. Così vorrei parlarne prima di farmi “beccare”. Non credo di poter continuare ancora a lungo questa relazione clandestina, anche perché, quando torno a casa e guardo mia moglie mi
sento veramente un verme.
coaguli che vanno a chiudere i vasi sanguigni.
Il team è giunto a questa conclusione studiando circa 500
pazienti con una malattia rara chiamata teleangiectasia
emorragica ereditaria (Hht) che spesso porta come conseguenza una dilatazione dei vasi sanguigni nei polmoni
(condizione nota come malformazioni arterovenose polmonari). Normalmente questi vasi sanguigni agiscono
come un filtro per rimuovere piccoli coaguli di sangue pri-
Le piastrine aggregandosi tra loro
danno origine alla coagulazione
e negli anemici avviene in fretta
ma che il sangue passi nelle arterie. Nei pazienti con vasi
polmonari anomali, il sangue è in grado di bypassare il filtro, così i piccoli coaguli di sangue possono viaggiare fino al
cervello.
I ricercatori hanno osservato che i pazienti che avevano
bassi livelli di ferro avevano maggiori probabilità di avere
un ictus. In particolare, al valore di circa 6 micromoli per litro di ferro (un livello non esageratamente basso) corrispondeva un rischio di ictus doppio rispetto a livelli di ferro
di 7-27 micromoli per litro.
Inoltre, il team ha esaminato in laboratorio le piastrine, le
particelle del sangue che, aggregandosi tra di loro, danno
origine alla coagulazione, scoprendo che nei pazienti con
poco ferro tendevano a unirsi in modo più rapido, rendendo quindi il sangue più “appiccicoso”. Potrà sembrare strano, ma anche questo dato era noto da tempo, tuttavia fino a
oggi nessuno lo aveva messo in relazione con l’ictus.
“È necessario compiere ulteriori ricerche per dimostrare
questo legame, ma, dal momento che le piastrine si aggregano più rapidamente quando c’è poco ferro, pensiamo che
il fenomeno possa spiegare perché la carenza di ferro può
portare a ictus”, ha spiegato uno degli autori dello studio,
Claire Shovlin che promette ulteriori sviluppi. “Il prossimo
passo sarà verificare se siamo in grado di ridurre le probabilità di avere un ictus curando la carenza di ferro dei pazienti
ad alto rischio”, dice Shovlin.
Una sfida non da poco, visto che l’ictus ogni anno colpisce
nel mondo 15 milioni di persone e ha esiti disastrosi: quasi
sei milioni muoiono e altri cinque restano disabili in modo
permanente.
Sarebbe un successo straordinario se almeno una parte di
questi ictus potesse essere prevenuta semplicemente assumendo una pasticca di ferro. La risposta di Linda Rossi
Si dia il tempo di capire e capirsi,
poi decida con il cuore e la ragione
A
ncora un classico della
situazione in cui si può
ritrovare una coppia di
lunga data. Certamente lei, con
incredibile pazienza, ha fatto
quanto era nelle sue facoltà per
non lasciar spegnere la sessualità con sua moglie. Dice che sin
dall’inizio tra di voi non c’era
grande passione erotica e che
l’arrivo dei figli ha fatto la sua
parte. Inoltre, la “quasi troppa
armonia” coniugale non ha favorito l’eros.
Un forte segnale gliel’ha dato
la “libido in calo”, tanto che
ha dovuto ricorrere a un sostegno farmacologico. Sicuramente si è spaventato
di fronte a questo sgradevole fenomeno, che per
un uomo è un vero dramma, tanto che ha fatto uso
di pastiglie per ritrovare
l’erezione e ha cercato altrove l’intesa sessuale che
mancava nella sua relazione
matrimoniale.
Ora si confronta agli ovvi problemi che a lungo andare insorgono. Suppongo che sia innanzitutto una persona romantica,
poiché durante tutti questi anni
sembra aver dato la precedenza
ai sentimenti, ai progetti familiari, e non al suo bisogno genitale. Questa mia ipotesi è confermata dal fatto che cercando
“fuori”, non si è limitato a cercare la sola soddisfazione sessuale, ma si è anche affezionato a
questa signora che apprezza
sotto molto punti di vista. Noti
che il fatto di considerare un legame in modo completo piuttosto che scisso è un punto a suo
favore.
Però, in questo momento, ciò lo
mette in una situazione insostenibile dalla quale vorrebbe
uscire, poiché, come si sa, noi
viviamo in una società monogama. Vedrà come reagirà sua
moglie all’annuncio che le sta
per dare. Probabilmente la
scuoterà un poco o tanto, facendole forse capire che deve
darsi da fare non solo a parole
ma anche coi fatti. Dal canto
suo, dovrà scegliere da che parte stare. Questo solo lei lo può
sapere, ascoltando cuore e ragione. Tanti auguri nel fare i
passi giusti, assumendosi, ovviamente, anche la sua parte di
responsabilità.
X£smz{
Xms{ p»U¡q{
Yuxmz{
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
31
tra
parentesi
IL FITNESS
Basta un po’ di costanza
per avere glutei, cosce
e addominali ben scolpiti
gliesercizi
POTENZIAMENTO
PER IL TRONCO
Distesi sulla palla, appoggiando
la zona lombare e il dorso.
Si sollevano le spalle dalla
palla e si lavorano le pareti
addominali
Tutti sulla swiss ball,
esercizi di equilibrio
per un isico da urlo
ARTI SUPERIORI
CON SOVRACCARICHI
Collo e spalle appoggiate sulla
palla e bacino in alto. Braccia
in avanti, effettuare piegamenti
e stiramenti con le braccia
Dalla Svizzera il “pallone”che va di moda
P
ettorali, braccia, spalle, cosce, glutei, tricipiti, dorsali e addominali non sono mai stati
così allenati. E il merito sta tutto in una palla. Bè, non
in una qualsiasi. Questa, si chiama “swiss ball” e promette miracoli.
Comoda e facile da usare, permette un allenamento intenso e
risultati rapidi, perché capace di
sfruttare tutte quelle forze che ci
mantengono in equilibrio. È stato un medico svizzero, Susan
Klein-Vogelbach, direttrice della
scuola di fisioterapia di Basilea,
a pensare per prima di poter
sfruttare il pallone in campo riabilitativo, in particolare con i pazienti con problemi ortopedici.
un allenamento completo a 360°
gradi”.
Ma cos’è esattamente la swiss
ball? È una palla a tutti gli effetti,
in pvc, leggera e trasportabile.
Comoda e pratica, consente di
L’idea di Susan
Klein, direttrice
di una scuola
a Basilea
di fisioterapia
allenarsi ovunque, in palestra o
a casa. “È un attrezzo che tutti
possono utilizzare, perché permette di fare esercizi più o meno
facili – prosegue Leva -. Inizialmente è bene affidarsi ai consigli
di un personal trainer. Almeno
per le prime volte serve un insegnante, anche solo per spiegare
l’intensità degli esercizi. Come
per tutti gli attrezzi da palestra,
la tecnica è fondamentale. Costa
poco, quindi, si può agevolmente acquistatare anche per uso
privato”.
La swiss ball ha un diametro variabile, ma quella media è la più
usata. Essendo una palla instabile, costringe a dover trovare
l'equilibrio e questo favorisce un
tipo di allenamento che finisce
per impegnare tutti i muscoli del
corpo. Dunque, come si comincia? “Per iniziare è importante
prendere contatto con la palla –
consiglia il personal trainer -.
Magari davanti ad uno specchio,
ci si stende di schiena sopra la
swiss ball e poi si fa altrettanto
lateralmente. Dopodiché si verifica se la colonna poggia in
modo corretto sulla palla e si
passa alla posizione seduta.
Molto importante quest’ultimo
esercizio, visto che la maggior
parte delle persone che frequentano la palestra lavorano in ufficio, seduti ad una scrivania tutto
il giorno, assumendo spesso posture pessime”.
Intanto, attorno alla swiss ball
sono fioriti un sacco di nomi: balance ball, body ball, fitball, fitness ball, gym ball, physioball,
pilates ball, stability ball, therapy ball e yoga ball. Chiamatela
come preferite, tanto i benefici
sono comunque certi e made in
Switzerland.
c.c
ARTI INFERIORI
A CARICO NATURALE
Piedi in appoggio sulla palla fare
piegamenti sulle braccia:
permettono di allenare e
irrobustire i muscoli del tronco
e delle spalle
(
_llg &K?V, AFD /°...’* jg n_efg_km lmgñ
I>BII_B()
2
Dal riabilitativo all’uso sportivo
il passo è stato breve. Joanne Posner Mayer alla fine degli anni
'80, importò la swiss ball negli
Usa e la adattò al mondo del fitness. Oggi infatti, molti istruttori
di fitness inseriscono la swiss
ball nei programmi di allenamento, ritenendola un ottimo
mezzo per potenziare il controllo neuromuscolare e il livello di
forza. “Viene utilizzata principalmente per sviluppare l’addome – spiega Fabio Leva, personal
trainer a Gymtonic di Lugano -.
Ma sulla swiss ball si possono attivare tutti i muscoli stabilizzatori della colonna, quindi il centro
dell’equilibrio. Può essere usata
con altri attrezzi o da sola e, anche in questo caso, rappresenta
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
LASOCIETÀ
LASOCIETÀ
L’INCONTRO
LA TELEVISIONE
È MORTA
EVVIVA
LA TELEVISIONE
ESILIATE
O FRONTALIERE,
IN SVIZZERA
PER “VENDERSI”
ELISABETTA SGARBI:
“LE MIE PASSIONI
LE SEGUO SEMPRE
CON PASSIONE”
ALLE PAGINE 42 e 43
RAVANI A PAGINA 37
COMAZZI A PAGINA 46
tra
virgolette
RIFLESSIONI D’AUTORE
CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Gasdotti
Nel pericoloso
tiro alla fune
per Kiev
tra Occidente
e Oriente,
il peso
dell’Ue sarà
determinante.
Forse
non solo,
non dovremo
fare scorta
di candele,
ma riusciremo
ad evitare
pure un altro
conflitto
LORETTA NAPOLEONI
economista
P
er una volta tanto Stati Uniti ed Europa si trovano su posizioni diverse rispetto alla Russia. Barak Obama ha pochissima presa su Putin - ce ne
siamo accorti durante la crisi siriana quando
costui, e non l’aver minacciato l’intervento armato, ha convinto Assad a smantellare le armi chimiche l’Europa invece un asso nella manica ce l’ha: l’interdipendenza energetica tra le due nazioni.
Nel 2013 le esportazioni russe ammontavano al 30 per
cento della domanda europea di gas naturale, un aumento notevole rispetto al 22 per cento del 2012. Circa un terzo di tutto il gas che Mosca esporta transita attraverso
l’Ucraina, giustamente considerata la principale porta
d’ingresso in Europa, e ciò spiega l’importanza strategica
di questo Paese. L’Unione Europea soddisfa così il 30 per
cento della domanda Ue, la Norvegia il 20 e l’Algeria e la
Un terzo di tutto il gas che Mosca
esporta transita attraverso l’Ucraina.
Porta d’ingresso per il Continente
Libia rispettivamente il 10 e l’1 per cento, importazioni
che transitano attraverso i gasdotti mediterranei. Infine
l’8 per cento della domanda europea proviene dal Qatar.
Queste cifre parlano chiaro: nel breve periodo sostituire
anche una piccola parte del gas russo non sarà possibile,
da qui la dipendenza europea nei confronti di Mosca.
È però anche vero che il partner energetico russo più importante è l’Europa, un continente che ogni anno acquista complessivamente un terzo della produzione di gas
naturale russo, un business che produce oltre 100 milioni
di dollari al giorno. La Russia esporta in Europa anche petrolio e derivati, ogni giorno 6 milioni di barili di oro nero
ed un altro milione di derivati viene esportato nel Vecchio
Continente. Anche rimpiazzare questa domanda non
sarà facile nel breve periodo e forse anche nel lungo, data
l’ubicazione dei gasdotti per Mosca il mercato naturale di
sbocco è l’Europa e non l’Asia.
Reuters
Ma c’è dell’altro, a differenza dell’Unione Sovietica la Russia è diventata una nazione rentier, la cui economia dipende principalmente dall’esportazione di prodotti energetici. Da qui la dipendenza cronica verso l’Europa, in
particolare, e del mercato energetico in generale.
L’ironia della sorte vuole che l’artefice di questa metamorfosi sia stato proprio Vladimir Putin, l’uomo che giustamente molti pensano vuole ricreare i confini della vecchia Unione Sovietica usando come leva l’arma energetica. Oggi gas naturale e petrolio rappresentano il 70 per
cento delle esportazioni russe e la metà di tutte le entrare
nazionali. Dall’elettronica fino all’agricoltura, l’economia
russa si è andata impoverendo, è diventata sempre meno
sofisticata. E questo spiega anche perché il controllo
dell’Ucraina, dove transitano i quattro più importanti gasdotti diretti verso l’Europa, è fondamentale per Putin, la
cui leggitimità potrebbe essere messa in dubbio da una
seria crisi economica.
Negli anni passati Putin ha usato più volte la “diplomazia
energetica”, nel 2006 e nel 2009 ha chiuso i rubinetti dei
gasdotti in pieno inverno e l’Europa si è trovata a corto di
energia, e ogni volta è riuscito a spuntarla. Ma bisogna
precisare che la chiusura dei rubinetti è stata sempre breve, bloccare le esportazioni in Europa per un lungo periodo significherebbe mettere in ginocchio l’economia nazionale, un lusso che neppure Putin può permettersi.
Nel breve periodo, dunque, consumo e produzione di
energia costituiscono la gabbia dentro la quale Ue e Russia devono convivere e negoziare un accordo.
Nel medio e lungo periodo la situazione potrebbe cambiare ed i gasdotti che li legano diventare meno strategici.
Negli ultimi anni la domanda europea di gas naturale è
scesa del 10 percento grazie all’energia rinnovabile. In futuro è probabile che le importazioni dalla Russia si riducano anche per effetto dell’importazione di gas liquido
dal Golfo Persico e dagli Stati Uniti. Polonia e Lituania, si
stanno già attrezzando per poter importarlo, sebbene
esso sarà sempre più costoso del gas naturale russo che
scorre lungo i gasdotti. La crisi in Ucraina, l’invasione del-
la Crimea e l’atteggiamento dispotico di Putin hanno fatto
capire agli europei che la dipendenza dal gas russo è pericolosa e va ridotta al più presto, anche se ciò significa far
lievitare il costo energetico. Nel breve periodo, però, Russia ed Europa sono legate a doppio filo e questo potrebbe
essere un bene per tutti. Nel tiro alla fune in atto tra Occidente ed Oriente il peso di Bruxelles sarà fondamentale,
se l’Unione Europea gioca bene le sue carte, forse non
solo non dovremo fare scorta di candele ma riusciremo
ad evitare un altro conflitto.
Nel 2013 l’Europa ha ricevuto circa 160 miliardi di metri
cubi di gas naturale prevenienti dalla Russia, che corrispondono appunto a quel 30 per cento della domanda
europea. A gestire tutta la produzione è Gazprom, l’impresa statale russa, che gode di una posizione monopoli-
Nel 2013 l’Europa ha ricevuto circa 160
miliardi di metri cubi di “combustibile”
interamente proveniente dalla Russia
sta, ma circa il 20 per cento del gas russo diretto in Europa
viaggia attraverso i quattro gasdotti che transitano per
l’Ucraina, e ciò spiega il peso strategico di questa nazione
per la Russia. I due gasdotti gemelli Nord Stream, gestititi
dalla Nord Stream Ag, passano invece per il Baltico ed attraversano Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania
come pure le acque territoriali russe, danesi e tedesche.
La capacità di questi gasdotti è di 55 miliardi di metri cubi.
Attraversa la Bielorussia e la Polonia il gasdotto Yamal, gestito da un’impresa delle Bielorussia di proprietà di Gazprom. Questo ha una capacità di 33 miliardi di metri cubi.
In via di costruzione c’è il gasdotto del mare del Nord, che
aggira a sud l’Ucraina. Il costo di completamento era fino
a pochi giorni fa proibitivo, di gran lunga superiore a
quello di Nord Stream pari a 7,4 miliardi di dollari. Sempre in via di costruzione è un terminale in Polonia per importare gas liquido dal Qatar.
DOMENICA
LIBERO D’AGOSTINO
IL VELOCISMO
DEL GIOVANE
MATTEO RENZI
V
elocismo. Il vangelo secondo Matteo. Inteso
come Renzi, il nuovo
capo del governo italiano che
ha fatto della velocità il propellente del suo programma
politico. Ha promesso una riforma al mese, a cominciare
da quella elettorale, la cui
mancanza ha impantanato il
Paese nell’avidità di una partitocrazia sempre più esosa. E
poi lavoro, fisco, burocrazia,
istituzioni. Roba da far tremare i polsi anche a statisti ben
più scafati. Renzi ha dalla sua
l’entusiamo giovanile, il che
non è poco, ma contro potenti
rivalità all’interno del suo
stesso partito, il Pd, e tra gli alleati di una destra sempre più
divisa tra Silvio Berlusconi e il
suo ex delfino Angelino Alfano. Quasi tutti aspettano una
scivolata di Renzi per andare a
nuove elezioni. Non per contarsi su un nuovo programma
di governo, ma solo per garantirsi un altro governo farsa.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
35
IL “MURALES”
Papa Bergoglio
Supermann. Una sorta
di murales apparso
mesi fa a Roma.
Nell’elaboprazione
grafica del Caffè,
anche San Francesco
tra
virgolette
Il dibattito
Da Francesco a Francesco
ifrancescani
“No alla ricchezza”
Lu Santo Jullare
è Papa Francesco
D
POVERTÀ, CASTITÀ
E OBBEDIENZA
SUOR MARIA
BERNARDA BÜTLER
I francescani sono tripartiti.
Il primo ordine è costituito
da tre rami autonomi (frati
francescani, conventuali
e cappuccini), il secondo
dalle clarisse e il terzo da chi
segue il carisma dell’Ordine
senza aderirvi integralmente.
Il simbolo
esteriore comune
a tutti i frati è un
cingolo di corda
con tre nodi
emblema dei voti
di povertà, castità
e obbedienza.
Suor Maria Bernarda Bütler,
fondatrice di una congregazione francescana in Colombia, è stata la seconda
donna svizzera a salire agli
onori degli altari. Canonizzata da Papa Benedetto
XVI nel 2008.
PRIMO ORDINE
NEL MONDO
FRATI
CAPPUCCINI
CHIESA DEI FRATI
MINORI CONVENTUALI
L’ordine francescano,
composto da frati minori,
frati minori conventuali
e cappuccini, è il primo
ordine nel mondo come
numero di affiliati.
In Svizzera sono circa
200 e vivono in 19 sedi.
A causa della crisi delle
vocazioni, i cappuccini
hanno dovuto chiudere
molte sedi e conventi
Chiesa francescana che
sorge nel centro storico di
Friborgo. I 66 stalli di legno
di quercia, databili 1300,
sono fra i più antichi che
si conservino in Svizzera.
L’OPINIONE
A colloquio con Fra’ Mauro Jöhri, Ministro generale dei Cappuccini
“Ad unirli è la solidarietà
verso gli ultimi del mondo”
Dal messaggio francescano agli appelli del pontefice
la lingua degli umili che sta rivoluzionando la Chiesa
ario Fo, 88enne drammaturgo, attore,
scrittore, paroliere e scenografo, lo definisce “l’uomo che ha sollevato la Chiesa intera”, ma alla fine di questa intervista
esclusiva al Caffè viene il dubbio che la
definizione valga per San Francesco, per papa Bergoglio e anche per “Lu Santo Jullare Francesco”, l’ultima
rivisitazione teatrale del premio Nobel per la letteratura. Sia il santo d’Assisi, sia il pontefice e, naturalmente,
il personaggio medievale che prende vita sul palcoscenico hanno ai suoi occhi una carica dirompente. La
capacità e la forza di trasformare la Chiesa, capovolgerne l’ortodossia millenaria e i suoi poteri.
È indubbio che il Papa “venuto da lontano”, dall’Argentina, che il 13 marzo compie il suo primo anno di pontificato, abbia adottato molto del linguaggio francescano originario, rinnovandone il messaggio. Come “lu
santo jullare” ha preferito il “volgare”, la lingua dei poveri. Cosa che ha suscitato un impatto ed una popolarità planetaria, ma che ha fatto storcere il naso a non
pochi cattolici. Sicuramente a quelli che, ancor prima
SUDDIVISIONI
INTERNE
del suo arrivo al trono di Pietro, invocavano una Chiesa più rigida, tradizionale, immutata e immutabile,
ferma nelle sue certezze dogmatiche e indifferente a
qualsiasi mutamento della società. Per questo i segnali
di apertura di papa Francesco non trovano unanimità
di consensi, soprattutto tra quanti rimproverano al
pontefice un tratto “populistico” nella parole e negli
atteggiamenti. E certamente così appare a quelle gerarchie vaticane sclerotizzate nella autoreferenzialità
di un potere, che il pontefice venuto da un Paese alla
fine del mondo ha rivoltato dalle fondamenta.
Così Papa Bergoglio, lui un gesuita di solida scuola, ha
saputo ridestare la fede sopita di milioni di cattolici, di
risvegliarla con la semplicità e la freschezza antica del
messaggio francescano che secoli prima aveva scosso
alle radici una Chiesa imbolsita dai fasti di una richezza solo terrena.Che l’aveva allontanata dagli umili, separando pericolosamente i pastori dal loro gregge.
Certo un papa superstar, a cui sarà persino dedicata
una rivista settimanale che parlerà solo di lui e che
molti vorrebbero come prossimo Nobel per la Pace.
FRA MAURO
E IL PAPA
Mauro Johri
è ministro
generale dei
Cappuccini,
svizzero di Bivio
nei Grigioni;
accanto, Papa
Francesco
bacia i piedi dei
poveri
GIUSEPPE ZOIS
STEFANO VASTANO
A
fine marzo compirà 88 anni, ma è un
treno di energie Dario Fo. Dopo aver
passato la metà della sua vita sui palcoscenici di mezza Italia, da pochi mesi il Premio
Nobel (per la letteratura) è tornato al teatro.
Prima allestendo “In fuga dal Senato”, l’ultimo
testo di Franca Rame. E poi “Lu Santo Jullare
Francesco”, una nuova versione di uno spettacolo dedicato alla figura di San Francesco,
“l’uomo che ha sollevato la Chiesa intera”,
come dice Fo in questa intervista esclusiva per
“Il Caffè”. In cui il famoso drammaturgo spiega
il suo rapporto con il santo di Assisi, la Chiesa
cattolica e il suo teatro.
Partiamo da Francesco. Chi è: un filosofo,
un teologo molto originale o un eretico?
“Non ho mai fatto una analisi di questo genere,
né mi sono mai posto questo tipo di domande
sulla figura di San Francesco. Mi sono avvicinato a lui in un altro modo.”
Quale?
“Credo che l'importanza di San Francesco stia
nel fatto che è un personaggio che ha avuto la
forza di sollevare la Chiesa intera e capovolgerne la dottrina. Non per niente di fronte a
una figura di tale forza, la Chiesa ha risposto al
suo solito modo”.
Cioè, mettendo un bavaglio alla predicazione di Francesco...
“Un ‘bavaglio’? La Chiesa ha vietato che si propagassero i momenti importanti della vita di
San Francesco così come i suoi seguaci li raccontavano!”.
Era davvero una persona così scomoda per
il potere della Chiesa?
“Certo, infatti la Chiesa, quaranta anni dopo la
morte di San Francesco cassa – è il caso dire –
le memorie dettate dai suoi seguaci, per imporre ai fedeli tutta un’altra storia sul conto del
Santo”.
Quella che Lei racconta oggi nel suo spettacolo è, per così dire, la storia ‘originale’ del
Santo?
“Sicuro è che la versione canonica propalata
Dario Fo: “Bergoglio attacca l’accumulazione di denaro
proprio come il santo di Assisi che sto riportando a teatro”
dalla Chiesa è arrivata sino ad usare le vicende
di altri santi per ri-raccontarci la vita di Francesco.”
Mistificazioni a parte, perché la figura di
questo santo medievale torna, oserei dire,
‘di moda’?
“La prima cosa evidente è che, ad un certo
punto, è arrivato dall’estero un pontefice che
“Il Vaticano ha vietato che si
propagassero i momenti
chiave della vita francescana”
decide di chiamarsi Francesco. Ma più importante è che questo papa si rivolge ai fedeli con
le parole di San Francesco“.
Quali sono le ‘parole’ francescane del pontefice?
“Attenzione! Prima di tutto, le parole che ci rivolge questo pontefice non sono quelle corrette
dalla revisione ecclesiastica, ma quelle autentiche di Francesco, custodite dai suoi seguaci, poi
perseguitati e costretti alla fuga. Già per questo
il messaggio del pontefice è importante”.
Anche il grande Federico II sentì il bisogno
di proibire gli ‘joculatores’, i giullari. Come
mai Francesco, ‘giullare al servizio di Dio’,
dà fastidio sia ai papi che agli imperatori?
“È incredibile, ma San Francesco entra in collisione con il pontefice, e va da Innocenzo III
chiedendogli il diritto non solo di raccontare il
Vangelo, ma di poterlo fare in volgare, cosa
proibitissima, cacciata e bloccata per secoli
dalla Chiesa“.
Cosa spaventava nel ‘volgare’, nella lingua
degli umili?
“La questione del latino o del volgare era una
questione di controllo delle fonti del sapere.
Un testo in latino deve essere omologato e autorizzato, e tramite questi controlli la Chiesa
ha istituito per secoli il suo potere sul sapere e
la sua circolazione”.
Oggi, in un’Europa in ginocchio per la disoccupazione e in una società del sapere liquido via internet, cosa predicherebbe San
Francesco?
“La sua predica oggi corrisponderebbe a ciò
che va dicendo il pontefice che porta il suo
nome. Papa Bergoglio ha fatto degli attacchi
forti contro la politica del denaro, degli affari e
soprattutto contro una politica dell’accumulazione del potere e distrutta dalla corruzione, e
queste mi sembrano chiare indicazioni ‘francescane’. Ma il messaggio del nuovo pontefice
non si ferma a queste invettive”.
Su cos’altro si basa il suo ‘messaggio’?
“Sul fatto di aver dato una scrollata a quei vescovi, pessimi, che giravano in automobili di
lusso, si adornavano di ville e sontuosi palazzi.
Abbiamo un pontefice che non si spaventa di
nulla e che ha tirato fuori sul potere e sullo
sfruttamento, anche delle banche, verità pesantissime. Tanto che a volte uno si meraviglia
che non venga fatto fuori fisicamente!”.
Sente intorno altre voci del calibro sovversivo di un San Francesco? Del giovane Snowden o di un Assange che giudizio dà?
“Anche loro due possono avere una funzione
dissacrante perché escono dalle regole del potere, e per questo rischiano di esser fatti fuori.
Ricordiamoci che il Potere, in tutta la sua eleganza e ricchezza, è in realtà sempre più lento,
“Il Potere, in tutta la sua
eleganza e ricchezza,
è in realtà sempre più lento”
sempre più a piedi giunti e mistificatore della
verità. Il suo linguaggio è quello dei cosiddetti ‘colti’ per tagliar fuori le lingue che emergono dalla base della società, lì dove ci sono
gli umili, i dominati, i sottomessi”.
Era questo il nocciolo del testamento spirituale lasciatoci da Franca Rame anche in
“Fuga dal Senato”, il suo ultimo testo, no?
“Certo, il nocciolo del suo testo e del mio spettacolo era riscoprire quella Disiformazione
alla base della nostra eclatante, plateale o sedicente ‘società dell'informazione’”.
Ma quando San Francesco prende e si mette
a parlare con gli uccelli, non fa a suo modo
L’ATTORE
OTTANTOTTENNE
A fine marzo
compirà 88 anni,
ma è un treno di
energie Dario Fo.
Dopo aver passato
la metà della sua
vita sui palcoscenici
‘spettacolo’?
“No, il suo non era spettacolo né esibizione
mistica. Francesco è uno che a un certo punto
della sua vita si accorge che, per parlare e farsi
intendere dagli esseri umani, bisogna parlare
con le bestie. Per questo lui, di fronte agli uccelli, si sente sin nel più profondo mortificato”.
Il discorso di Francesco alle bestie o la Disinformazione che Franca Rame avvertiva nella
società dell'informazione non sono variazioni del ‘mito della caverna’ di Platone?
“Tutti i nostri discorsi sulla realtà, sulla conoscenza, persino sull’ironia e sul grottesco ci riportano sempre a lui, a Platone. Tanto che a volte ti viene da dire: ma che cavolo, ancora lui!”.
Platone ha coniato la matrice della cultura
occidentale. Nei suoi due decenni al potere,
cosa ha lasciato invece Silvio Berlusconi in
eredità a quegli stessi italiani che oggi guardano con speranza a papa Francesco ?
“Berlusconi è stato colui che ha usato un mezzo terrificante come la tv commerciale per rivenderla agli italiani come puro relax e divertimento. È così, a proposito di mito della caverna, che si distruggono le coscienze e le tradizioni di un popolo”.
In altri Paesi ci si chiede perché si siano lasciate distruggere le tradizioni italiane...
“Purtroppo siamo riusciti non solo a distruggere la nostra cultura, ma ce la siamo fatti anche portar via o usare in malo modo. Un tempo siamo stati dei Maestri in Europa, ora siamo maciullati o presi per i fondelli!”
Per tornare a Francesco, le dispiace che la
Chiesa abbia rifiutato il teatro dell’Auditorium di Roma per lo spettacolo?
“Diciamolo chiaramente: esiste una realtà
che ogni tanto sfugge alla Chiesa. E come
reagisce? Gestendosi la proibizione, la calunnia, l’insulto o accusando gli altri di esser
diavoli e comunisti. Ma negandoci il teatro, la
Chiesa ha fatto un solenne autogol perché ha
scatenato la dignità di altri gestori di teatro. Subito dopo quella proibizione il direttore del Sistina mi ha offerto a Roma il suo teatro con
quasi 600 posti in più dell'Auditorium”.
N
acque al mondo un sole”, ha scritto Dante nel
Canto XI del Paradiso. Quel Sole, Francesco,
nato ad Assisi tra il 1181 e il 1182, dopo oltre otto
secoli continua a illuminare il mondo. E a scaldare i nostri cuori. Francesco vedeva in ogni creatura la grandezza e la bellezza di Dio, come mi ha detto Chiara Frugoni,
intellettuale laica, la storica contemporanea più autorevole sul “sole e la luna”, Francesco e Chiara. Francesco è
“l’abbraccio agli ultimi”, per dirla con Fra’ Mauro Jöhri,
Ministro generale dei Cappuccini, svizzero di Bivio nei
Grigioni, un lungo ministero anche nel Ticino. “Questo
svizzero”, lo chiama amabilmente Papa Francesco quando i due si incontrano, com’è avvenuto lo scorso 4 ottobre ad Assisi. Fra’ Mauro, parlando di questo Papa “venuto da un Paese alla fine del mondo”, lo paragona al
fuoco, una fiamma che sta incendiando d’amore le periferie più abbandonate. “Con il suo andare verso i poveri
e con il suo viaggio profetico a Lampedusa – dice Fra’
Mauro –, il Papa ha ripetuto in modo nuovo e adeguato
al nostro tempo l’abbraccio di San Francesco al lebbroso. Quando era cardinale di Buenos Aires, Bergoglio andava con i mezzi pubblici o con il cavallo di San Francesco tra gli ultimi. Con le sue parole sa andar dritto alla
persona, con schiettezza e semplicità. Mi è piaciuta
quella sua battuta di non essere un principe rinascimentale, quando non andò al concerto organizzato con
sfarzo in suo onore. La Chiesa ha bisogno di purificarsi e
di convertirsi profondamente e questo Papa, da vero pastore, ci sta precedendo con determinazione e dolcezza
allo stesso tempo, ricordandoci che essere cristiani coerenti significa rinunciare a quei privilegi di cui la Chiesa
ha goduto per lungo tempo. Questa spoliazione, come
quella storica di Francesco, invece di rappresentare una
perdita, è un vero guadagno”.
Nelle sue invocazioni San Francesco ripeteva “Laudato
si’, mi Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amor,
et sostengono infirmitate et tribulatione”. Parole controvento nel nostro tempo. “Il rischio – riprende Fra’ Mauro
– è quello di fabbricarsi una religione che corrisponda
esattamente ai nostri bisogni individuali e ci eviti il confronto con il dolore e tutto ciò che è negativo. A mio avviso c’è vera spiritualità solo quando impariamo ad accogliere tutto, sia ciò che è gradevole come ciò che ci turba
e preoccupa, per trasformarlo, con un atteggiamento
d’amore. In questo senso sono convinto che la proposta
di San Francesco trovi ancora molti terreni fertili”.
La terra dell’Umbria ha espresso grandi figure di santi
ed ha accolto grandi figure di Papi, da Giovanni XXIII a
Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI a Francesco che
hanno voluto riferirsi con forza e coraggio al santo di Assisi. Non è casuale che gli ultimi due pontefici abbiano
scelto il nome di due santi come Benedetto e Francesco.
“Benedetto è il padre del monachesimo d’Occidente,
colui che punta sulla stabilità in un tempo marcato da
enormi cambiamenti – riprende Fra’ Mauro – come la
fine dell’impero romano e le invasioni barbariche. Francesco visse nel momento in cui ha fine l’epoca feudale e
inizia quella dei Comuni, dei commercianti, di nuovi
ceti emergenti, e lui sceglie per se stesso e i suoi frati di
vivere nelle periferie delle città e di esser un itinerante.
Se per un certo verso Benedetto XVI è stato soprattutto
“Oggi c’è bisogno di purificarsi,
rinunciando a tutti quei privilegi di cui
abbiamo goduto per lungo tempo”
lo studioso che si sofferma sui libri ed elabora i suoi
messaggi, Francesco sembra essere piuttosto l’uomo
d’azione, colui che va tra la gente”. Ci sono del resto analogie tra le dimissioni di Benedetto XVI e il santo di Assisi. I frati, negli ultimi anni di Francesco, erano aumentati in misura sorprendente, superando i cinquemila.
Francesco, nel Capitolo del 1220, rinunciò alla guida,
nominando Ministro generale Fra’ Pietro Cattani. Il Poverello si ritirò nell’esemplarità, atteggiamento che poi
ribadirà con queste parole: “Frati miei, ho fatto la mia
parte. Cristo vi insegni la parte che spetta a voi”.
Ora Papa Francesco ci richiama con vigore ad una Chiesa più aderente ai valori del Vangelo e ci testimonia lo
slancio della solidarietà e l’anelito insopprimibile della
speranza. “Un bicchier d’acqua dato gratuitamente ad
un assetato non cambia il mondo – conclude Fra’ Mauro
– ma è sufficiente per far nascere la speranza che nella
ripetizione di quel gesto vi sia la chiave di cambiamenti
più radicali e forieri di un mondo di relazioni nuove,
umanamente ricche e improntate a reciproca fiducia”.
36
LE
RICE
TTE
tra
virgolette
Gli gnocchi
I bocconcini
Cuocere a vapore 1 kg di patate. Ancora calde, sbucciarle, schiacciarle e metterle su
un piano da lavoro infarinato. Aggiungere un pizzico di sale, 300 g di farina e
impastare fino ad ottenere un composto omogeneo e soffice. Aggiungere 1 uovo e
impastare fino ad ottenere un impasto senza grumi e compatto. Dividere l’impasto in
tanti filoni dello spessore di 2-3 centimetri e tagliare gli gnocchi riponendoli su un
vassoio infarinato. Fare le tipiche rigature degli gnocchi facendo scivolare ogni gnocco
sulla forchetta e schiacciando un pò, ma non troppo. Lasciare riposare gli gnocchi per
15 minuti. Cuocere nell’acqua salata e scolarli quando saliranno a galla.
Sbucciare 12 patate novelle e cuocerle a vapore. Farle
raffreddare e arrotolare 1 fetta di Emmentaler intorno alla
patata (in totale occorreranno 100 g di formaggio) Poi
arrotolare 1 fetta di pancetta affumicata (devono essere 24 in
tutto) che servirà a tenere fermo il formaggio. Disporre un’altra
fetta di pancetta lungo l’altro lato. Mettere i bocconcini di
patata, formaggio e pancetta su una teglia. Cuocere a 180
gradi per 20 minuti, servire i bocconcini ben caldi.
Soltanto patate
sulla tomba
di Federico II
N
on fiori né opere di bene. Solo patate sulla
tomba di Federico il Grande. È il singolare
omaggio che i tedeschi riservano da sempre
al celebre sovrano. Senza di lui la storia della Mitteleuropa non sarebbe stata la stessa. Né sul piano politico, né tanto meno su quello culinario. Un sovrano
colto e illuminato, amico di Voltaire, amante della
musica e valente violoncellista. Fu lui a commissionare a Mozart i vertiginosi Quartetti prussiani – K
575, 589, 590 - dove ovviamente il violoncello fa la
parte del leone.
Ma Federico II aveva anche il vizietto della guerra. E
proprio per questo diede un impulso decisivo alla
coltura dell’umile tubero delle Ande. Che, avendo il
vantaggio di crescere sotto terra, era uno dei pochi
prodotti agricoli a salvarsi dal continuo passaggio
degli eserciti. Eppure, nonostante le carestie di cereali, la fame nera e i razionamenti bellici, non fu per
niente facile convincere i teutonici a nutrirsi con
quello che fino alla metà del Settecento era stato
considerato un cibo per animali. Ci volle addirittura
un editto reale, il famoso Kartoffelbefehl, emanato a
Potsdam il 24 marzo 1756, che ordinava ai funzionari pubblici di costringere i contadini, con minaccia
di sanzioni, a coltivare intensivamente le patate. E
spesso sua maestà andava di persona a ispezionare i
campi. Ecco spiegato perché i tedeschi sono diventati i mangiapatate d’Europa.
E sempre grazie alla guerra le patate arrivano anche
in Francia, portate dall’agronomo Antoine Parmentier, prigioniero in Prussia durante la guerra dei sette
anni, scoprì le qualità nutritive della preziosa solanacea. Tornato in patria scrisse una dissertazione
sulla patata, con tanto di ricette, così convincente
che Luigi XVI decise che anche il suo popolo si sarebbe sfamato con questi tuberi. Un secolo più tardi
il più misero degli ortaggi sarebbe diventato un piatto principesco, quello che oggi chiamiamo il gratin
dauphinois, dal nome del delfino, ovvero il principe
ereditario di Francia. Per uno scherzo del destino,
insomma, fu proprio le roi de Prusse, il loro proverbiale nemico, a regalare ai francesi quelle french
fries che Roland Barthes proclamò emblema planetario della francesità.
di
CAROLINA
Ingredienti
per 4 persone
1kg di patate
1 cucchiaio scarso
di sale fine
50g di burro
Rösti
ELISABETTA MORO
LA RI ETTA
oltreilcibo
Considerata per secoli un alimento
per animali, da misero ortaggio
si è poi elevata a piatto principesco
Pelare le patate e grattugiarle con una
grattugia a fori grossi. Togliere
l’esubero di acqua strizzandole in un
panno. Scaldare il burro in una
padella antiaderente, aggiungere
patate e sale e mescolare per rendere
l’impasto uniforme. Pressare
leggermente con una spatola di legno
e arrostire con coperchio a fuoco
medio/basso per circa 20 minuti,
girando ogni tanto con l’ausilio del
coperchio. Aggiungere poco burro
lungo i bordi e abbassare la fiamma
se dovesse tendere a bruciarsi troppo.
Continuare per altri 15 - 20 minuti
senza coperchio a fiamma bassa fino
a quando dentro è ben cotto e fuori è
dorato. Servire subito.
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
37
IL VENUSIA A GINEVRA
Nelle due immagini (qui sotto e al
centro) del fotografo francese Joseph
Gabin, l’interno della più grande
“casa a luci rosse” di Ginevra, il
Venusia. Gabin vi ha realizzato un
reportage. Sono molte le prostitute
francesi che lavorano a Ginevra.
Anche solo per il fine settimana
tra
virgolette
Il fenomeno
Prostitute di frontiera
Joseph Cobin
OMAR RAVANI
L
o stile è Belle Epoque. Forse un po’ kitsch,
ma molto lindo. È l’interno del “Venusia”
a Ginevra, la più grande “casa chiusa”,
così in Romandia sono definite quelli che
in Ticino si chiamano ritrovi o appartementi a luci rosse. Al Venusia lavorano molte, moltissime prostitute francesi “fuggite” da leggi che Parigi sta rendendo sempre più restrittive. È un fenomeno che pur non avendo ancora raggiunto dimensioni allarmanti, secondo un recente
reportage del quotidiano Le Monde sta attirando
l’attenzione non solo della politica e dell’amministrazione statale francese, ma anche di quella svizzera.
Michel Félix, responsabile della comunicazione di
Aspasie, organizzazione che da 30 anni si occupa
dei diritti e doveri delle prostitute ginevrine, è preoccupato per l’esito della votazione sull’iniziativa
contro l’immigrazione di massa: “Come per il Ticino, le prostitute locali, ossia quelle residenti, non
bastano a soddisfare la domanda - spiega -. Non
per nulla da qualche anno a questa parte si assiste
la fenomeno delle ragazze francesi che periodicamente passano la frontiera per lavorare in case
chuse come il Venusia. Le cifre sono importanti,
ma le prostitute non sono comunque troppe”.
A Ginevra, nel quartiere di Paquis, si concentrano
molte attività del mercato del sesso. Si contano circa 800 persone (tra cui 100 uomini), 130 case d’appuntamento e 43 agenzie di escort. Ci si trova di
fronte a un fenomeno, lasciano intendere ad Aspasie, in costante crescita. “Dal 2003, da quando la
Francia punisce l’adescamento passivo, assistiamo
ad un aumento di prostitute e prostituti che arrivano da questo Paese. Negli ultimi mesi c’è stata
un’ulteriore recrudescenza, cioè da quando in
Francia si parla di punire anche i clienti”, precisa il
ILCASO
“Esiliate” o frontaliere,
dall’estero in Svizzera
per potersi prostituire
“Sesso di confine” tra la Francia e la Romandia
portavoce di Aspasie. Pure a Ginevra però, i lavoratori d’oltre confine abbondano e i problemi aumentano.C’è mancanza di appartamenti e quelli
che si trovano hanno affitti alle stelle. “Anche se spiega Félix - alcune prostitute francesi hanno
cambiato le loro abitudini e i ritmi di lavoro”. Non
Joseph Cobin
L’Agenzia italiana delle entrate passa al setaccio i redditi da prestazioni sessuali
“Il Ticino per noi escort
è la via di fuga dal fisco”
L
a crisi economica, il franco
forte e anche la sicurezza
giuridica offerta dal cantone avevano già spinto, soprattutto negli ultimi tempi, il piede
sull’acceleratore delle prostitute
italiane sempre più allettate dall’idea di esercitare la loro professione in Ticino. Un fenomeno che
ha anche fatto scoprire le “lucciole frontaliere”, residenti nei Comuni di frontiera, ma con attività
nella regione, e addirittura le
escort low-cost, disposte alla trasferta mirata anche da lontani capoluoghi di provincia, decise a
cogliere i redditizi frutti di prestazioni “mordi e fuggi”.
Oltre a questi vantaggi, è facile
prevedere che presto pure motivi
“fiscali” spingeranno verso
Chiasso, Lugano e Mendrisio altre professioniste del sesso d’oltrefrontiera. L’Agenzia delle entrate, ovvero il fisco italiano, ha,
infatti, scatenato una vera e propria battaglia a colpi di cartelle
esattoriali in tutte le regioni del
Paese, contestando il mancato
pagamento delle imposte, dell’Irpef (imposta sul reddito delle
persone fisiche) e persino dell’Iva. Il caso simbolo di questa
caccia dell’erario è quello della
escort Sandra Yura, a cui la stampa ha dedicato molto spazio, che
s’è vista recapitare una sanzione
di 50mila euro (circa 60mila franchi) per la “mancata dichiarazione degli utili prodotti da attività di
poche professioniste del sesso da qualche tempo
scelgono, infatti, di attraversare la frontiera tra
Francia e Svizzera solo per il fine settimana. Meno
difficoltà, meno spese. Così si trasformano in vere e
proprie “pendolari del sesso”, un fenomeno, del
tutto simile a quello che si vede tra Piemonte, Lombardia e Ticino.
Per molte prostitute spesso si tratta di una doppia
vita. Al di qua della frontiera sono solo delle venditrici di sesso, dall’altra parte del confine invece
sono studentesse, casalinghe e madri di famiglia
che cercano di rimpolpare il magro bilancio domestico, magari per pagare l’affitto o gli studi dei figli.
Una scelta comune alla stragrande maggioranza di
loro. “Moltissime sono le ragazze spinte da ragioni
di sopravvivenza economica - precisa Félix -. Non
tutte si arricchiscono, anzi. Ma qui tutte possono
contare almeno su un ambiente pulito, dignitoso e
sicuro, anche dal punto di vista igienico, dove lavorare”. Una dopo l’altra finiscono così le notti ginevrine a luci rosse, con le lucciole che fanno il loro
veloce “viaggio della speranza” alla ricerca di un
guadagno più facile. Quando la città si risveglia, per
molte di queste donne è giunta l’ora di rientrare in
Francia, dove il proibizionismo e una serpeggiante
intolleranza stanno spingendo sempre più ragazze
a varcare la frontiera con la Svizzera. Un Eldorado
forse più immaginato che reale e che, oltrettutto, rischia di quanto prima di chiudergli le porte in faccia. Quello del 9 febbraio potrebbe, difatti, rivelarsi
anche un voto contro di loro. Contro la speranza di
riuscire a stare a galla riempiendo locali come il
Venusia, il cui ammaliante stile retrò sembra ora
fare a pugni con una decisione che potrebbe segnare la fine della loro personale “Belle Epoque”.
[email protected]
QOmarRavani
lavoro autonomo”. Utili relativi al
periodo dal 2008 al 2011. Balzello
che la brasiliana Sandra, raggiunta dal Caffè, dice di non avere
nessuna intenzione di pagare,
Sandra: “50mila euro
di multa per incassi
non dichiarati,
ma in Lombardia non
posso regolarizzarmi”
rammaricandosi di non essere
riuscita, anni fa, a stabilirsi in Ticino . “A parte il fatto che quel
reddito che hanno calcolato addirittura svaluta la mia attività
che è stata molto più redditizia, la
mia mancata dichiarazione dei
redditi è dovuta esclusivamente
all’impossibilità di regolarizzare
la mia professione – puntualizza
Sandra, che per anni ha cercato
inutilmente di registrarsi alla Camera di commercio italiana -. La
prostituzione non è illegale, ma
appena dichiari che hai un’attività di escort, che senza ipocrisie
tutti sanno cosa sia, in Italia non
accettano nessuna registrazione,
in nessuna categoria lavorativa,
nessuna partita Iva, niente. È assurdo, lo Stato ci impedisce di
metterci in regola e poi ti chiede
le tasse per un’attività che ufficialmente non esiste”. Sandra,
che ha già bloccato la procedura
delle sanzioni affidandosi ad un
IL SESSO E IL FISCO
La escort italobrasiliana Sandra Yura.
In Italia le è stata
recapitata una sanzione
di 50mila euro (circa
60mila franchi) per la
“mancata dichiarazione
degli utili prodotti
da attività di lavoro
autonomo”
agguerrito studio legale, finisce
per considerare “con il senno di
poi” un errore non aver formalizzato la sua attività in Svizzera,
dove avrebbe tranquillamente
pagato tutte le imposte, come del
resto hanno fatto non poche sue
colleghe ed amiche.
“Oltre dieci anni fa, quando sono
arrivata in Italia, avevo tentato di
registrarmi in Ticino come prostituta indipendente – spiega Sandra -. Ma essendo brasiliana, almeno per le leggi in vigore allora,
hanno respinto la mia richiesta.
Poi ho lasciato perdere perché
non sempre ho fatto la escort; ho
avuto anche un negozio, sono entrata nel casting della trasmissione ‘Grande fratello 10’. Quando
ho ripreso a fare la escort, soprattutto tra Milano e il lago di Garda,
ma anche con trasferte negli Usa,
non ho mai avuto difficoltà a seguire i miei clienti. In Svizzera, ad
esempio, entro ed esco quando
voglio come una qualsiasi turista
e nessuno mi ha mai fatto problemi”. Sulle facili modalità per esercitare la prostituzione in Ticino, a
Sandra, come qualsiasi sua collega, basta cliccare sul sito del Cantone. Alla pagina “Faq”, quella che
ospita le domande più frequenti,
si individua subito: “Sono cittadina UE-8/UE-2 e ho presentato
una domanda per esercitare l’attività di prostituta indipendente.
Quando posso iniziare la mia attività?”.
e.r.b.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
38
tra
S
elfie e pizza. Più che gli
Oscar sembravano una
rimpatriata tra amici, contenti di essersi ritrovati dopo un
periodo di lontananza. Vero è
che il maestro di cerimonie arruolato l’anno scorso - Seth
MacFarlane, genio della serie “I
Griffin” e inventore dell’orsetto
per adulti Ted - mise in imbarazzo l’Academy con una canzoncina sulle attrici apparse a seno
nudo sullo schermo. Il rimedio è
stato soporifero: Ellen DeGeneres ha spento le polemiche e azzerato lo spettacolo. Non fa più
notizia neppure il suo matrimonio con l’attrice Portia De Rossi,
e non c’è stato scandalo per i
carboidrati serviti con le pizze
ad attori e attrici che vivono tra
diete e palestre.
Il selfie ad alto tasso di star, scattato con lo smartphone ultimo
modello fornito dallo sponsor
che ha investito 20 milioni di
dollari nella serata, è stato rituittato fino allo sfinimento (mandando in tilt il sistema per 20
minuti, non c’era riuscito neanche il bacio tra Obama e Michelle). Dietro le quinte, però, la
maestra di cerimonie, cambiando uno smoking dopo l’altro,
scattava fotografie con il suo cellulare personale. Accanto a Meryl Streep, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Brad Pitt, si registra un infiltrato: il fratello di Lu-
schermi
MARIAROSA MANCUSO
L’Oscar si trasforma
in pizzata tra amici
con il selfie delle star
pita Nyong’o, premiata come attrice non protagonista per “12
anni schiavo” di Steve McQueen.
Anche questo fa molto festa paesana, non esattamente quel che
ci si aspetta dall’appuntamento
più importante del cinema americano. Sono stati gli Oscar più
prevedibili di sempre, aperti
dalla presentatrice con l’avvertimento: “O vince ‘12 anni schiavo’, o sarete considerati tutti razzisti”. Il film tratto dall’autobiografia di Salomon Northup ce
l’ha fatta, il sospetto di razzismo
scongiurato, i torti (cinematografici) perpetrati alle mamie
nere che dicevano “sì, badrone”
sono stati riparati.
Il principale concorrente “Gravity” ha avuto la consolazione
della regia, l’outsider “American
Hustle - L’apparenza inganna” di
David O. Russell è rimasto al
palo. Troppo divertente e scan-
RED CARPET
Ellen De
Generes
si immortala
con i divi
di Hollywood
in diretta dalla
premiazione
dell’Academy
zonato - racconta l’allenza tra
truffatori e Fbi per smascherare
i politici corrotti - per farsi strada tra l’impegno civile e la meraviglia tecnologica. Niente all’eterno perdente Leonardo DiCaprio e a Martin Scorsese per
“The Wolf of Wall Street”. Tra il
venditore di azioni spazzatura e
O vinceva “12 anni
schiavo” o tutti venivano
considerati razzisti
Matthew McConaughey malato
di Aids in “Dallas Buyers Club” i
membri dell’Academy non hanno avuto dubbi. Leonardo non
era neanche nel selfie, e di ciò
gli siamo grati. Ci piacciono gli
attori che non fingono di essere
come noi mortali, in cerca del
loro minuto di celebrità.
libri
virgolette
Come si governano
le paure e le passioni
E
ntusiasmo è un termine di origine greca che
significa “con dio dentro di sé”. Anthony
Ashley Cooper, conte di Shaftesbury, filosofo e
politico inglese, scrisse nel 1707 la “Lettera sull’entusiasmo”, indirizzata a un ideale Milord (edizioni
Utet).
Le riflessioni di Shaftesbury sono incredibilmente
attuali e se alcuni nostri politici seriosi le leggessero
cambierebbero probabilmente il loro stile.
Una delle cose fondamentali che sostiene il filosofo
inglese, partendo da un motto latino, è: “Il ridicolo
MARCO BAZZI spesse volte è più efficace dell’aspro rimprovero e
tronca le vertenze in modo più completo”.
Scrive: “Posso tranquillamente affermare, Signore,
che ciò è talmente vero e noto ai furbi formalisti della nostra epoca, che essi sopportano più volentieri di veder attaccare le loro imposture con tutta la durezza e la veemenza immaginabile, piuttosto che di lasciarle anche solo sfiorare dal ridicolo”.
In altre parole: prendere in giro l’avversario politico, sbertucciarlo, è spesso un’arma più efficace
di un attacco fondato su tesi serie e razionali. Un
principio che in Ticino ha trovato evidenti applicazioni. Shaftesbury avrebbe consigliato di rispondere a tali attacchi con le stesse armi.
Il secondo elemento importante del breve trattato
di Shaftesbury è, appunto, l’entusiasmo, che nel
senso comune ha perduto le proprie origini. “L’entusiasmo ha una forza e una capacità di diffusione
LETTERA
SULL’ENTUSIASMO stupefacenti; è materia di difficile valutazione e, tra
Anthony Ashley tutte le cose del mondo, è la forse la più difficile da
conoscersi pienamente e con precisione”.
Cooper
L’entusiasmo muove le masse, sconfina nel fanatismo, dà origine a “profeti”. Spesso all’origine dell’entusiasmo c’è la paura. Ma “proibire le paure naturali
degli uomini e cercare di dominarle con altre paure,
è un metodo assolutamente innaturale”, scrive Shaftesbury.
Il magistrato, se ci sa fare, dovrebbe “con atteggiamento partecipe, comprendere ciò che preoccupa il
popolo e facendo propria, per così dire, la sua passione, dovrebbe mitigarla e appagarla, per poi cercare con fare sereno di orientarla altrove, e di guarirla”.
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
39
tra
virgolette
L’ambiente
Fonti alternative e pulite
11.159
NUOVI MEGAWATT
Solo nel 2013 nell’Europa
a 28 Stati sono stati
installati impianti eolici
per 15 miliardi
di euro
L’INTERVISTA
Le prospettive nazionali secondo Suisse Eole
418
“ La colpa del ritardo
è tutta nella burocrazia”
TURBINE OFFSHORE
I parchi eolici marini sono
aumentati nell’ultimo anno
del 34% portando il totale
a 2.080 turbine
installate
N
el 2013 l’energia eolica elvetica ha vissuto il secondo
aumento più grande della sua storia. Si parla, però, di
solo sei nuovi impianti, che hanno portato il totale
dell’energia figlia del vento da 50 a 60 megawatt. “Non si può
negare che, rispetto agli altri Paesi europei, siamo in netto ritardo - ammette l’ingegnere Yves Chevillat di Suisse Eole, l’associazione per la promozione dell’energia eolica di Swiss
Energie -. Ma già entro sei anni la produzione dovrà ammontare a 600 gigawattora, contro i circa 88 prodotti attualmente,
sufficienti comunque a coprire il fabbisogno di energia elettrica di oltre 20mila famiglie”.
Non è un obiettivo limitato?
“Gli obiettivi stabiliti dalla ‘Strategia energetica’ indicata dal
governo in realtà puntano a raggiungere entro il 2050 il 7% del
fabbisogno energetico. È vero che oggi siamo allo 0,2%, ma
abbiamo 35 anni di tempo”.
Cosa ostacola maggiormente l’installazione delle centrali
eoliche?
“Soprattutto le procedure, la burocrazia, le autorizzazioni necessarie che sono lentissime, e la vulnerabilità a ricorsi di
ogni tipo che rallentano, quando non paralizzano, gli investimenti”.
E bastano, come nel canton Vaud, due Comuni contrari per
bocciare un progetto di parco eolico?
“A volte sì, diciamo che questo è tipicamente svizzero quando
si tratta di votare. Poi ci sono vincoli ambientali, paesaggistici...”.
Si riferisce all’idea, ancora sul tappeto, di installare pale
eoliche sulle vette alpine?
“Penso sia un’idea superata, nata con l’esigenza di sfruttare la
massima potenza di vento possibile sopra i 1700 metri di quota. Gli impianti di ultima generazione, invece, permettono di
produrre la stessa energia anche in piano”.
Ma il territorio svizzero ha aree che si prestano ai “windpark”, i parchi eolici?
“Certamente. Delle zone pianeggianti sono già state individuate in diverse parti del Paese. Il windpark ideale, ad esempio, è nel canton Giura dove è in corso un progetto, ma anche
nel canton Argovia. Certo non potremo competere con Paesi
come la Spagna, il primo al mondo dove l’energia eolica ha
superato quella termonucleare”.
13%
ENERGIA EUROPEA
La percentuale di eolica
sul totale di energia
prodotta in Europa.
Era il 2%
nel 2000
vento
Il
sofia ma...
non in Svizzera
L’eolico cresce a colpi di megawatt
ed è boom tra le energie rinnovabili
EZIO ROCCHI BALBI
F
a una certa impressione, tra tante
classifiche internazionali che vedono la Svizzera ai primi posti,
scoprire che in Europa nel comparto boom delle energie rinnovabili, l’eolico, rappresenta invece il fanalino di
coda. Il rapporto “Wind in power”, pubblicato pochi giorni fa dall’Ewea, l’Associazione
che monitora l’energia prodotta dal vento
nel Vecchio Continente accredita alla Confederazione una capacità di 60 megawatt nel
2013. Un’inezia, considerando che l’Austria
ne vanta quasi trenta volte tanto, 1.684 megawatt, e la minuscola Cipro più del doppio:
147 mw. Per tacere di colossi come la Germania che dal 1997 guida la classifica del business degli aereogeneratori e ha raggiunto
una potenza di 33.730 megawatt.
Insomma, il vento soffia forte su tutta l’Europa, ma a quanto pare si limita ad un’impalpabile brezza sulla Svizzera. È vero che
Solo nel 2030 il 2% del consumo elettrico nazionale sarà
generato dai “windpark”
la conformazione geografica del Paese non
è delle più ospitali per le turbine mosse da
Eolo, come è vero che la cosiddetta “energia
di banda” nazionale dovrebbe essere già
garantita dalle risorse idroelettriche di cui il
Paese è ben dotato. Ma è altrettanto vero
che non si può trascurare la possibilità di
usufruire di una materia prima a costo zero
come il vento e senza produzione di CO2, il
principale gas da effetto serra. Né si può
ignorare il fatto che l’energia delle centrali
nucleari in via di spegnimento dovrà pur
essere sostituita.
La Spagna, ad esempio, con quasi 23mila
megawatt, nel corso dello scorso anno è diventata il primo Paese al mondo a fare
dell’eolico la principale fonte d’energia: il
20,9% del suo fabbisogno viene coperto dal
vento e il 20,8% dal nucleare.
Anche Francia e Italia, nonostante le contestazioni soprattutto legate alla tutela del
paesaggio e del patrimonio ambientale, se
la giocano alla pari con più di 8mila Mw
prodotti all’anno. Nonostante il boom,
però, l’energia regalata dal vento è ben lontana dal soddisfare i bisogni di elettricità
della popolazione continentale. Anche se
in una dozzina d’anni l’eolico è passato da
un misero 2% dell’energia generata in Europa al 13%. Una fetta consistente, ma ancora
lontana dalle risorse tradizionali come gas,
carbone, acqua e nucleare che si sono ritagliate ognuna tra il 15 e il 20% del fabbisogno.
La Svizzera, quindi, come ammettono dallo
Suisse Eole Centre di La Sagne, nel Canton
Neuchâtel (vedi intervista in alto), ha accumulato un netto ritardo. Soprattutto considerando che, dopo l’abbandono dell’energia nucleare deciso da Berna, l’eolico sembrava una tendenza energetica destinata a
rafforzarsi con un elevato potenziale di crescita. Un potenziale che, grazie ai “windpark” - i parchi eolici già individuati sul
territorio - potrebbe comodamente superare quel modestissimo due per cento di consumo elettrico nazionale che SvizzeraEnergia conta di raggiungere entro il prossimo
quarto di secolo.
Già nel 2010, la revisione della legge sull’energia sottoscriveva un aumento della
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con tanto di “remunerazione per
l’immissione di energia a copertura dei costi”. In pratica un incentivo economico per i
produttori che immettevano in rete corrente elettrica ricavata da energia idrica, fotovoltaico, eolica, geotermia, biomassa e
scarti di biomassa. Peccato, però, che gli incentivi siano “momentaneamente” andati
esauriti, e tutti i nuovi progetti congelati in
una lista d’attesa. Il Consiglio federale, nel
novembre scorso, ha ventilato l’idea di un
bonus per i parchi eolici in quota, ma costruire torri eoliche sopra i 1700 metri è particolarmente oneroso. [email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
LA POTENZA megawatt prodotti, alla fine del 2013, in alcuni Paesi europei
Finlandia
448
Norvegia
768
Estonia
280
Svezia
4.470
Danimarca
4.772
Gran
Bretagna
10.531
Irlanda
2.037
Lettonia
62
Lituania
279
Paesi Bassi
2.693
Germania
33.730
Polonia
3.390
Rep. Ceca
269
Slovacchia
3
Austria
Ungheria
1.684
329
Slovenia
2
Svizzera
60
Francia
8.254
Romania
2.599
Croazia
302
Italia
8.551
Serbia
0
Bulgaria
681
Spagna
22.959
Portogallo
4.724
Grecia
1.866
Cipro
147
Fonte: The European Wind Energy Association
41
Ti-Press
www.szenebern.be
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
tra
virgolette
Lo sport
Tifo e violenza
MASSIMO SCHIRA
C
he i tifosi ospiti stiano davvero diventando un peso sulle piste da hockey
svizzere? Di sicuro, poco ci manca, tra
società che riducono via via il numero
di posti a disposizione per gli habitué
delle trasferte, settori sempre più angusti, con
scarsa visibilità sul ghiaccio e sistemati dentro
autentiche gabbie. Certo, a spingere club come il
Losanna ad andare in questa direzione ci sono
anche stati episodi spiacevoli, tuttavia il calo da
900 a 180 posti disponibili appare davvero drastico. E destinato, a quanto pare, a fare scuola, visto
che, per ragioni diverse, anche Berna, Bienne
(nel nuovo stadio) e Friborgo stanno seguendo le
orme dei vodesi, mentre a Ginevra i biglietti per
gli avversari sono già oggi solo 150.
Una tendenza che contagerà anche il Ticino? Domanda che il Caffè ha girato ai direttori generali
di Lugano e Ambrì Piotta. “I casi di Losanna e
Friborgo sono significativi anche se diversi –
spiega Alain Vetterli, direttore generale dell’Hcap Ambrì -. A Malley hanno avuto grossi problemi con l’hooliganismo già in Serie B e quindi
hanno avuto molta paura al ritorno nella massima serie. La scelta del club, comunque, è legata
anche a doppio filo con le indicazioni delle autorità vodesi, anche se va detto che il fenomeno del
LA CAPACITÀ
DELLE
PISTE
Posti totale
Posti ospiti
LE ACCUSE
I tifosi del Berna a Losanna
accusano i vodesi di trattarli
come i prigionieri di
Guantanamo, intanto
proseguono le discussioni
sull’entrata in vigore del
concordato intercantonale
contro il tifo violento
Se gli “ospiti”
non sono graditi
a bordo ghiaccio
Dalle parti della Resega, la scelta di proporre ai
tifosi bianconeri una nuova offerta legata alla
“curva lago” ha spinto la società anche a limare
leggermente gli spazi per gli ospiti. “In generale
credo che le dimensioni attuali del settore siano
adeguate – precisa Jean Jacques Aeschlimann,
managing director del Lugano -. Abbiamo 700 biglietti disponibili, certamente di più rispetto ad
altri club e anche se magari per un derby qualche
posto manca. Il tasso di occupazione è ragionevole, per cui non ci sono ulteriori riduzioni in vista e quelle di quest’anno non erano certo rivolte
a penalizzare i nostri avversari”.
Spesso i settori riservati agli
avversari non vengono
occupati a sufficienza, e…
Sempre più angusti gli spazi per i tifosi
in trasferta sulle piste da hockey svizzere
I direttori di Ambrì
e Lugano spiegano
un fenomeno in forte
aumento, con più
costi per la sicurezza
HC AMBRÌ
PIOTTA
SC
BERN
EHC
BIEL
6.500
500
17.171 7.000
da 900 a 1.200 800
Una linea fondamentalmente condivisa anche
dai “cugini” biancoblù. “Alla Valascia, attualmente, ci sono 500 posti per i fan della squadra
avversaria, ma tolte le partite di cartello come il
derby, il settore non è mai pieno – osserva Vetterli -. Il che induce evidentemente la società a delle
riflessioni, perché l’occupazione della pista è
molto buona e anche garantire un po’ più di comodità ai nostri tifosi potrebbe risultare una
scelta positiva”.
tifo violento non è quasi mai dipendente in
modo diretto dal numero dei tifosi violenti. Lo si
è visto anche in diversi casi recenti. A Friborgo,
invece, le cose sono diverse, visto che il Gottéron,
di fatto, non ha bisogno dei tifosi avversari. La pista è sempre esaurita, quindi spesso si riducono i
posti per gli ospiti”.
HC
DAVOS
HC
FRIBORGOGOTTÉRON
6.800
500
6.700
da 300 a 700
HC
GINEVRASERVETTE
7.202
150
VIAGGI
ITINERARI PERILETTORI
La presente offerta
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HC
LOSANNA
7.624
700
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ZSC
LIONS
6.100
750
11.200
800
e l’hockey piange il calcio non ride. A livello di Super League i costi per la sicurezza si fanno sempre più ingenti, ma la
proposta di una riduzione dei posti per i tifosi
ospiti, anche per garantire che tutto vada liscio
all’interno degli stadi, non solleva entusiasmi.
Un ‘idea che non piace a Gerold Dünki, responsabile della sicurezza del Fc Basilea: “Non
ci pensiamo neppure! La Swiss Football League ci impone che almeno il 5% dei posti siano destinati ai tifosi ospiti. Anche se attualmente abbiamo qualche spazio in più rispetto
al minimo richiesto, non intendiamo ridurre
“Non c’è mai la certezza
che qualcuno non venga
a rovinare la festa”
questi settori”. Va anche detto che non sempre
quello spazio è molto frequentato, ma occorre
comunque pensare a quando invece l’affluenza è massiccia.
“Per noi la vera prova del nove è quando arrivano le squadre di Zurigo - riprende Dünki -,
fra le tifoserie c’è un’antica rivalità e lo spazio
a disposizione di Grasshopper e Fc Zurigo
spesso scarseggia. In quelle occasioni il nostro servizio di sicurezza è spesso messo a
dura prova. Non sempre, però, più gente significa più violenza: dipende dall’ambiente e
dall’andamento della partita. Per questo siamo
contrari ad impedire ai tifosi ospiti di venire a
Basilea. Una decina di scalmanati possono
creare più problemi di qualche centinaio di
fans tranquilli”. Venendo ai costi, inutile dire
che sono ingenti. “Solo per la sicurezza ester-
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na versiamo alla polizia 1 franco e 80 per ogni
persona che entra allo stadio. Con una media
di 20.000 spettatori significa che spendiamo
36’000 franchi a partita, circa 700’000 a stagione. Senza contare che abbiamo a libro
paga 250 steward a 25 franchi l’ora per 5
ore”.
Anche a Rémy Kottelat, delegato per la sicurezza presso la Swiss Football League, non
piace l’ipotesi di ridurre i posti degli ospiti. “Nei
nostri campionati è molto raro che lo stadio sia
pieno e che il settore ospiti registri dei vuoti commenta -. Succede invece spesso, specialmente in Romandia, a Sion e Losanna, che i tifosi della squadra in trasferta vadano ad occupare completamente gli spazi a loro disposizione”. Quindi l’equazione meno tifosi ospiti
uguale meno problemi non regge. “Non c’è
una regola fissa - nota Kottelat -. Durante le
ispezioni prepartita ci possono essere problemi sia negli spazi per i padroni di casa sia in
quelli per gli ospiti. Direi che è l’importanza
dell’incontro a dettare il grado di pericolosità”.
I concetti di sicurezza negli stadi sono molto
precisi, pur lasciando un discreto spazio di
manovra. “Fermo restando il rispetto delle direttive, il club ospitante può adattare il suo dispositivo di sicurezza. Il principio vuole che il
tutto sia comunque proporzionale e razionale
rispetto alle circostanze contingenti”, sottolinea Kottelat. E Dünki aggiunge: “Quando negli
stadi arrivano certi personaggi, l’attenzione
deve comunque rimanere altissima. Non si è
mai sicuri al cento per cento che non ci sia
qualcuno che venga a rovinare la festa a chi
vuole invece trascorrere qualche ora spensierata guardandosi la squadra del cuore”. o.r.
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dal 24 aprile
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per persona in camera doppia
SAN
PIETROBURGO
Ampi fiumi, canali scintillanti e ponti ricurvi hanno
dato a San Pietroburgo il soprannome di «Venezia
del Nord». Palazzi barocchi, ampi viali, belle piazze e
stupendi parchi rendono San Pietroburgo una perla
mondiale di architettura. Si lasci ispirare dal centro
storico della città e dal palazzo d'inverno; passeggi
nella famosissima Prospettiva Nevsky e ammiri
l’unica cattedrale di Sant'lsacco. La ricchezza di
tesori artistici e culturali di San Pietroburgo è
particolarmente evidente nell’Ermitage, uno dei
musei più importanti del mondo.
Se vuole camminare sui sentieri della storia può
visitare la Fortezza di San Pietro e Paolo. Una gita a
Pushkin la porterà al magnifico palazzo di Caterina.
Queste e molte altre attrazioni promettono un
viaggio pieno di meraviglie, un viaggio che la
awicinerà all’arte russa come alla cultura, alla storia
e al modo di vivere di questa straordinaria e versatile
città.
“Nelle partite di calcio
5% dei posti per i rivali”
S
Per alcuni club svizzeri, la spinta verso settori
ospiti di dimensioni molto ridotte è arrivata con
la necessità di avere maggiori garanzie per la sicurezza. “Capisco bene questo genere di ragionamenti – afferma Aeschlimann -, perché più tifosi ospiti generano la necessità di avere più
agenti di sicurezza e quindi i costi lievitano. Penso, però, che il calcolo tra costi e benefici andrebbe analizzato in modo più globale. In questo senso ora a Lugano siamo contenti della soluzione
trovata e sul tavolo non ci sono cambiamenti di
rilievo in vista”.
Per una società come l’Ambrì Piotta, che sta invece iniziando l’iter per la costruzione di una nuova struttura, la valutazione sull’importanza da
assegnare allo spazio riservato ai tifosi ospiti assume in prospettiva parecchio peso. “Credo che
nella nuova pista il settore ospiti sarà garantito –
conclude Alain Vetterli -. Eliminarlo non sarebbe
corretto nei confronti di quel sano antagonismo
che fa parte integrante dello sport. A livello numerico, però, credo si andrà verso una diminuzione dello spazio, rendendolo più gestibile e
modulare. Magari anche rinunciandovi quando
le partite non sono a rischio, permettendo a tutti
i tifosi l’accesso alla pista indistintamente. Ma
queste decisioni non posso certo prenderle io”.
[email protected]
Q@MassimoSchira
HC
LUGANO
Regole e dispositivi del torneo di Super League
-,
/34M9>=9B
,
/4 +
MAROCCO
A meno di 5 ore di volo dall’Europa centrale si
entra in un altro mondo - il Magreb el Aqsa
(estremo occidente) che é il nome arabo per il
Marocco. Il Marocco è una meta turistica
affascinante, una terra di straordinaria diversità
paesaggistica e culturale sulla soglia tra oriente e
occidente. Ci sono deserti infiniti e montagne di
oltre 4000 metri di altezza, insediamenti berberi
medievali e suq traboccanti di vita, monumenti
imponenti e artigianato tradizionale.
Come imperiali o regali vengono definite queste
quattro città: Fes, Marrakech, Meknes e Rabat.
Ognuna di esse era un tempo capitale di una delle
grandi dinastie del paese. l loro rispettivi
governatori costruirono le capitali in modo molto
sontuoso e maestoso ed è per questo motivo che
sono ancora oggi tra le più importanti attrazioni
turistiche del Marocco.
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IL CAFFÈ
9 marzo 2014
43
tra
virgolette
La comunicazione
Tv di oggi e di ieri
Ilpassato
L’ex direttore della RadioTv svizzera e le grandi trasformazioni
Uno “specchio” del territorio
che inizia dalla iction teatrale
L
La
Marco
televisione
è morta,
a televisione come un grande teatro dove raccontare
e mettere in scena la vita di un Paese. Tra i vari “ruoli” interpretati dal piccolo schermo nella sua
decennale storia, quello di specchio della società attraverso la fiction e la docu-fiction è
certamente uno dei più interessanti. Si va
dagli episodi che hanno segnato l’evoluzione del Paese, ai grandi personaggi che
hanno contraddistinto epoche diverse,
come nella recente serie della Ssr dedicata
a “Gli svizzeri”, senza dimenticare però la
gente comune. Un copione chiaro fin dagli esordi pure nella Svizzera italiana, sebbene gli inizi furono
più concentrati sul racconto
della quotidianità, anche
minuta, del territorio. Come
ricorda Marco Blaser, ex direttore regionale della Rsi,
ma soprattutto uno dei
“pionieri” dell’avventura
televisiva ticinese. “Fin
dagli anni di Zurigo
Blaser
eravamo ben coscienti
dell’importanza
di
avere un palinsesto
nostro - racconta Blaser -. E, quindi, spostati a Lugano nel 1964,
iniziammo un lavoro
in questo senso. La principale decisione fu quella di raccontare la realtà del Paese. Pian piano dall’intervistare il
pescatore particolarmente fortunato, si passò al coinvolgimento dei politici e della società in generale. Diventando
uno specchio della realtà regionale”.
D’altra parte, le origini radiofoniche (e giornalistiche) di
gran parte dei fondatori della tivù di lingua italiana, ha fatto sì che l’informazione passasse in primo piano. Senza
però perdere di vista il fatto che generi televisivi come cultura e intrattenimento non andavano relegati in secondo
piano. “Già all’inizio, gli spettatori ticinesi erano, per così
Il primo vero passo verso il Paese
fu l’informazione regionale, ma
le commedie dialettali fecero il resto
viva
la televisione
Ildomani
Corbis
C
ambia il mondo, cambia la televisione. Ma come cambia? È la globalizzazione, bellezza, tanto per parafrasare
la mitica affermazione di Humphrey
Bogart nel film di Richard Brooks
‘L’ultima minaccia’ del 1952, ma sempre attuale:
“È la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”. I format, cioè i modelli di programma, sono
uguali in Europa e in tutti i continenti, pensiamo
soltanto a quei generi fotocopia che pervadono i
nostri schermi, i reality, i talent. Il Grande Fratello è ovunque, e sono globalizzati pure i canali,
vedi la potenza della Fox. La televisione è un elettrodomestico, e Internet è un ecosistema. La televisione “scorre come l’acqua in cucina”, diceva
Orson Welles che, avendo realizzato “Quarto potere”, se ne intendeva. E dove sta andando, in
questo suo scorrere? Nelle braccia del web, dei
nuovi media e della rete? Sul satellite o sul digitale terrestre? Quali rapporti si instaureranno con i
social network? Domande, domande. Certo non
sono più i tempi della tv generalista per eccellenza, quella, in Italia, della Rai di quando c’era il
monopolio, anni 1954-1976. Con l’aggiunta della
Televisione Svizzera, una possibilità per alcuni
privilegiati del Nord. Ricordo bene quei tempi.
Tu vedi la Svizzera, ci si chiedeva? E l’apprezzamento arrivava, a seconda della risposta. Lo
schermo comunque era uno solo, condiviso,
quello del televisore. Uno solo il supporto tecnico. Con il passaggio dall’analogico al digitale, gli
schermi si sono moltiplicati. Non c’è più il televisore, resta la televisione. Che spesso guardiamo
sul computer, a pezzi, quando vogliamo, dove vogliamo. Ci dovremo abituare a pagare i programmi realizzati per la rete: pay internet tv.
Se una volta la televisione era il nuovo focolare
domestico dove si riuniva la famiglia, adesso è il
focolare dove si riuniscono gli amici dei social
network. In una sorta di rinnovato concetto di
clan. Perché le cose non sono state sempre così.
Si ricorda un lungo periodo di fruizione individualistica del mezzo. Quando, nel 1974, fu inven-
tato il telecomando, e arrivò il colore, capitò che
nelle famiglie gli apparecchi televisivi si moltiplicarono. Non era inconsueto che i figli, un po’
come accadeva con le automobili, ereditassero
gli apparecchi che i genitori dismettevano. Magari un singolo elemento della famiglia risparmiava e si comprava il suo, di televisore. Insomma, ognuno cercava il proprio programma legato
Il libro
a un unico mezzo tecnologico. La visione individuale, non più collettiva, della tv. Adesso è di
nuovo cambiato tutto. Sono molti i programmi
che si possono non soltanto guardare, ma anche
commentare in diretta, su Facebook, su appositi
blog. Pensiamo alla sinergia e all’indotto tecnologico che hanno saputo creare, in Svizzera come
in Italia e in tutto il mondo, trasmissioni quali X
Factor, o Masterchef, o il già citato Grande Fratello. Ma pure le serie si guardano insieme, e le reti
globali invitano a commentare in diretta le ultime avventure, per dirne una, di Richard Castle e
del detective Beckett. Attenzione, siamo tutti
soggetti economici. Noi crediamo di partecipare
più attivamente al mondo, con i social network.
In realtà corriamo il rischio di essere sfruttati. E
Ricordi, aneddoti e analisi di Alessandra Comazzi sulla Rai che festeggia i suoi primi 60 anni
LA TV E LE TV
Con il
passaggio
dall’analogico
al digitale, gli
schermi si
sono
moltiplicati.
Non c’è più il
televisore...,
ma resta la
televisione
La bambina cresciuta con la tele
Una Tv “non tutta da buttare” raccontata da un critico “pentito”
L
L’AUTRICE
Alessandra
Comazzi
giornalista
specializzata
in critica
televisiva
a televisione in Italia compie 60
anni. E non è andata in pensione.
Nella “Tv che mi piace” Alessandra Comazzi, critico televisivo del quotidiano La Stampa, ne ripercorre la storia attraverso aneddoti, retroscena,
programmi e personaggi. Inframmezzando esperienze e ricordi personali.
Parlando del telecomando, dell’auditel
e fra un Rex e un Rin Tin Tin, “la tv è
piena di cani”, anche del proprio barboncino, Luna. Con un approccio inaspettato in un critico che dovrebbe essere feroce, caustico e pungente. Lei,
controcorrente, contrappone alla “Tv
cattiva maestra” di Popper una tv che
piace, che diverte, che insegna, che
educa persino. Una televisione vista in
prima persona “da dietro le quinte”
alla ricerca delle cose buone. Con un
accenno nostalgico per quella tv in
bianco e nero, con solo due canali, mascherato da una leggerezza di fondo.
“Sono nata a Torino, ospedale Mauriziano, il 9 dicembre ‘56, galoppante segno del Sagittario e faccio parte dell’allora nuova generazione di bambini
cresciuti con la televisione”, scrive nelle prime pagine per continuare raccontando la favola di un elettrodomestico che nel tempo ha cambiato forma, assottigliandosi, e che ha pure
cambiato posizione nelle case. Non
più al primo posto, spodestato dal
computer.
Nella sua favola televisiva Comazzi incontra vari personaggi, da Mike Bongiorno a Fiorello, da Pippo Baudo a
Paolo Bonolis, Renzo Arbore e Piero
Chiambretti. Mike viene ricordato “alla
faccia di Umberto Eco che gli dedicò il
saggio “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, come persona “intelligente
preparatissima e geniale nel capire
l’aria dei tempi e l’umore del pubblico”.
Baudo come la personificazione della
tv generalista: “Quella della messa
cantata, che si rivolge a tutti, con rispetto per il pubblico e le sensibilità
diffuse”.
Un’antologia dei programmi che hanno fatto epoca, con una selezione delle
recensioni di Ugo Buzzolan, critico alla
Stampa prima di lei, che nei 1989 battezzava ‘Striscia la notizia’ come satira
vera: “Un esempio di stringatezza formale e satira effettiva, tanto più pungente quanto più sintetica e fulminea”.
Grande spazio a Sanremo, la festa nazionale tv della canzone italiana. “La
favola bella che ieri t’illuse, che oggi
m’illude porta a un finale solo: c’è del
magico, intorno al Festival di Sanremo”, sostiene Comazzi che, ripassando
la storia dei conduttori del Festival, ripercorre quella dell’Italia: “Se è vero
come è vero che non sono solo canzonette e che la la rassegna si incrocia
con i destini del Paese”.
c.m.
ci si chiede dove stia andando a parare non soltanto la televisione, ma proprio l’uomo, quello
che Negroponte studiava nel suo “Being digital”,
essere digitali. Lui contrapponeva la tv ad Internet, la povertà culturale della cattiva maestra di
Popper alle potenzialità culturali illimitate.
Sarà proprio così? Arduo capire, prevedere. Pensiamo a You Tube. Cinquanta ore di produzione
video generate dagli utenti ogni minuto. Con costi di produzione zero e ricavi pubblicitari importanti. È chiaro che la tv deve guardare a questo
mondo. Tutti vogliono partecipare, condividere.
Dai tempi della donna dello schermo, di cui si
serviva Dante per mascherare il suo amore per
Beatrice, lo schermo, per l’appunto, è un grande
protagonista, reale e metaforico, delle nostre
vite. Da allora ai giorni nostri, dal cinema al computer passando per la televisione. Ma lo schermo
che storicamente è stato interpretato come fine-
Dai tempi della donna dello schermo, di cui
si serviva Dante per mascherare il suo amore
per Beatrice, ...lo schermo è protagonista
IL LIBRO
“La tv che
mi piace”,
la televisione
in Italia compie
60 anni
Scambio di volti
Tg e Tagesschau
Giovedì prossimo,
20 marzo, il Tg per
la prima volta
parlerà con
un’inflessione
d’oltre Gottardo:
quella di Maureen
Bailo della Srf. Il
Tagesschau,
invece, sarà
condotto da
Alessia Caldelari
stra, vetro, specchio, occhio, paratia, cartellone,
adesso diventa un passaggio, una soglia. Succede
che “la metropoli contemporanea, attraversata
dai flussi della comunicazione digitale, si è trasformata in uno spazio espanso in cui gli schermi
svolgono la funzione di vere e proprie soglie attraverso cui inserire dati personali, commenti,
notizie”. La soglia, una specie di “gate” che non ci
porta nello spazio profondo alla “Stargate”, ma ci
consente di esplorare quello intorno a noi. Siamo
circondati di schermi, sembra avverarsi la profezia di “Blade Runner”, le città trasformate in tante
Times Square impazzite, dovunque visioni, digitali se non reali, ogni attesa satura di immagini. E
insomma: “Video Killed the Radio Star”, diceva la
canzone dei Buggles, anno 1979. Ma il video infine non ha ucciso la radio star. Così la televisione,
nel suo complesso, tiene. Cambia il modo di
guardarla, ma la si guarda: quindi nemmeno Internet ucciderà la video star, c’è da scommetterci.
Professionalità e uso dei media visti dal nuovo direttore della Rsi
“Il giornalismo avrà futuro
se camminerà fra la gente”
Cambia il mondo, cambia la tivù...
ma nemmeno internet la ucciderà
ALESSANDRA COMAZZI
dire, scafati alla televisione, visto che fin dai primi anni
Cinquanta potevano vedere i programmi della Rai - ricorda Blaser -. Dunque, non è stato semplice iniziare, anche
per la resistenza di un gruppo piuttosto nutrito di intellettuali. Ma poi, piano piano, anche la cultura si è avvicinata
al mezzo televisivo. E ciò ha sottolineato ancora di più
quanto la televisione fosse interessante pure sotto questo
aspetto . Il primo racconto ‘fiction’ della realtà ticinese è,
forse, stato attraverso la rielaborazione televisiva delle
commedie dialettali di Sergio Maspoli”. La ‘domenica popolare’ radiofonica, quindi, arriva sul piccolo schermo.
Con gli attori che, da semplici voci, diventano volti, personaggi. Entrando direttamente nelle case dei ticinesi.
“Il lavoro sul teatro è stato fortunato e intenso - precisa
Blaser - anche per l’abilità di Sergio Genni nell’individuare le pièces migliori, pure di Dürrenmatt e di Max Frisch
da adattare alle nostre abitudini ed esigenze”. Una scelta
che ha poi portato ad una sorta di esordio della fiction
“tradizionale” con una serie, derivata dall’esperienza del
teatro dialettale, sulla ricostruzione televisiva del famoso
‘Processo di Stabio’. Ma anche con iniziative legate allo
spirito didattico della televisione. “Abbiamo tra le altre
cose realizzato una serie di documentari molto interessanti sulla storia svizzera, che sono diventati anche un libro assai diffuso nelle scuole - ricorda ancora l’ex direttore
regionale -. Una sorta di anticipazione di quanto fatto di
recente con la serie degli ‘Svizzeri’. Una collaborazione interessante, utile e importante per un Paese come la Svizzera con così tante specificità e, oltretutto, quadrilingue”.
Con l’avvento del colore, un altro elemento diventa vieppiù importante per la televisione ticinese nel rapporto con
il Paese e gli spettatori: le trasmissioni sportive che, pur
non rientrando di certo nel filone fiction, per la loro popolarità sono sempre state un cavallo di battaglia della Tsi
prima e per la Rsi, poi. “Anche lo sport è specchio della realtà in cui si vive, sia a livello regionale, sia a livello internazionale con i grandi eventi, che sono sempre stati trasmessi dalla tivù ticinese. Così come Giochi senza frontiere - nota Blaser-, emissione che faceva perno su molti lavori della Tsi. Con edizioni indimenticate, per gradimento
e per ascolti”.
m.s.
I
Maurizio
l giornalismo, la tv del futuro riuscirà a restituire la realtà vera, soltanto se saprà camminare nella vita di tutti i
giorni, attraverso le vicende quotidiane, incontrando la gente, guardando, vedendo e testimoniando quello che succede”. In un mondo
dove tutto è diventato più piccolo e dove la
realtà è sempre più virtuale, impalpabile,
per Maurizio Canetta, attuale responsabile
dell’informazione e prossimo direttore della Rsi, l’ancora di salvezza del giornalismo è
un ritorno alla realtà, ai fatti. Di una tv
agganciata al suo territorio.
“Maigret diceva che il bravo
investigatore è quello che
consuma le suole delle scarpe - dice Canetta -, ma questa è anche la qualità del
bravo giornalista, di
colui che va in giro per
Canetta
il quartiere, per il cantone, per la nazione
per il mondo. Degli inviati che raccontano e
testimoniano quello
che vedono”.
Un’esigenza, quella di
raccontare il mondo in
presa diretta con le telecamere e con i notes, che si scontra
con una professione ripiegata sempre più sul desk per esigenze economiche, di contenimento dei costi. “Oggi si
può fare la cronaca del mondo stando fermi in redazione
con tutto quello che ne consegue in termini di superficialità, fretta e approssimazione”. Producendo un giornalismo
cartaceo e televisivo ridotto a terminale delle voci e delle
notizie che invadono il mondo da ogni parte. Un giornalismo “seduto” in redazione, impossibilitato a verificare
l’autenticità, la rilevanza, la scala di valori delle news che
arrivano ininterrottamente, senza soluzione di continuità.
Dove tutto - e quindi niente - è informazione. Situazione
che sembra condannare “all’irrilevanza” i giornalisti. Soprattutto dopo che pure i politici - in Ticino il ministro
Paolo Beltraminelli docet - hanno cominciato a comunicare direttamente con i cittadini via facebook. O con papa
Il bravo giornalista è colui che va in
giro per il cantone, per la Svizzera
e per il mondo, che vede e racconta
Francesco che telefona direttamente a casa. Con il presidente Usa Obama che è seguito da 41 milioni di persone
su twitter. Fenomeno che evidenzia come la rete stia sempre più prendendo il posto dei media tradizionali: tv, radio
giornali. “Dobbiamo prendere atto che non siamo più i
detentori primi della notizia e che non siamo più i primi
destinatari. Questo è chiaro - osserva Canetta - . Anzi siamo saltati, spesso e volentieri, dai politici che cercano un
rapporto diretto con il pubblico perché ciò rende in termini elettorali, di immagine”.
Un esempio recente è quello di Matteo Renzi, il primo ministro italiano, che twitta all’esterno durante l’incontro
con il presidente Giorgio Napolitano. “Siamo scavalcati o
peggio usati quando siamo oggetto di confidenze che non
sono state annunciate su facebook. Ma proprio qui rientra
in ballo l’importanza del nostro mestiere. La capacità di
chiederci ‘cui prodest’, a chi giova quell’informazione,
quell’indiscrezione, quella notizia”. Proprio in queste circostanze, secondo Canetta, si evidenzia l’importanza del
ruolo di mediazione del giornalismo. “L’importanza cioè
di avere professionisti che conoscono le cose, che hanno il
background necessario per collegare i particolari, capire
la realtà e fornire al pubblico tutti gli elementi per costruirsi pareri e opinioni. Per permettere ancora di farsi un’idea.
Questo è il nostro ruolo, che avrà un futuro se lo faremo
bene”. Una tv in cammino quella prospettata da Canetta.
Non sarà, dunque, twitter, l’informazione, la notizia in 140
caratteri, il sostituto del giornalismo. Almeno per ora. “A
parte che il fenomeno è ancora tutto da capire, da studiare
- aggiunge Canetta -, io vedo che twitter mescola fatti privati, come quello del compleanno di un figlio, a notizie di
rilievo mondiale come l’uccisione di Osama Bin Laden”.
La notizia, ancor prima di essere divulgata dalle tv del
mondo, apparve sul social media segnalata casualmente
da un pakistano che aveva assistito all’assalto degli americani. “Ricordo questo per dire che twitter è certo una fonte, importante fin che si vuole, ma soltanto una fonte: non
saranno mai 140 caratteri che sapranno spiegare il perché
delle cose. Trovo più interessante invece che twitter permetta di linkare articoli, notizie, filmati e di segnalarli ad
altri proprio perché ritenuti interessanti. E qui che rientra
in ballo la nostra capacità di mediazione, di interpretazione, di valutazione. Il nostro mestiere”.
c.m.
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
GastroTicino piange la scomparsa di Enrico Balestra una delle colonne portanti nella storia della federazione
“Addio Enrico, un esempio per tutti gli esercenti”
Ci mancherà la sua signorilità, competenza, passione, volontà e uno spirito
d’iniziativa che gli permise di essere
uno dei fautori, assieme all’allora presidente Basilio Pedrini, della sede di
quella che oggi è GastroTicino. Enrico
Balestra ci ha lasciati a fine febbraio,
dopo una lunga carriera che lo ha visto
raggiungere i livelli più alti della Federazione esercenti e albergatori.
Enrico Balestra nacque a Gerra Gambarogno il 9 giugno 1920 e dopo le
scuole dell’obbligo partì per Friborgo
dove svolse l’apprendistato di cuoco
all’Hotel des Corporations, superando
COMPETENZA
E PASSIONE
Enrico Balestra
fu già direttore
della Scuola
esercenti, vice
presidente
cantonale e
membro
onorario di
GastroTicino
gli esami a pieni voti. Tornato in Ticino
lavorò a Bellinzona e in seguito di nuovo oltre S. Gottardo, in famosi alberghi
sul Lemano. Dopo la guerra mondiale,
che vide Balestra impegnato nella sussistenza, diresse l’albergo ristorante
Casa del Popolo a Bellinzona, rilevando poi nel 1954, con l’aiuto della moglie Odette, il ristorante con alloggio
Maxim a Lugano. Poi la svolta, con
l’impegno alla Scuola esercenti, dapprima per sostituire l’insegnante di cucina e poi come direttore dei corsi. Sotto la spinta di Basilio Pedrini, fu costruita in Via Gemmo una sede fissa
dove insediare il segretariato e la scuola; ciò che mise fine ai corsi itineranti
che si tenevano a Locarno, Bellinzona
e Lugano. Grazie al dinamismo di Enrico Balestra, il centro diventò il cuore
pulsante della formazione e della vita
degli esercenti. Al termine della sua lunga attività, Enrico Balestra fu nominato membro
onorario di GastroTicino. Federazione
che per lui rimase uno dei suoi grandi
amori. Fino a quando la salute glielo
ha permesso, infatti, Enrico ha portato
il suo affettuoso saluto quotidiano in
Via Gemmo. Un saluto che ci mancherà. Ai familiari e agli amici giungano le
più sincere condoglianze da parte di
GastroTicino.
Saporinlibertà
Sino al 30 marzo
la terza edizione
della rassegna che
valorizza i sapori
del territorio:
gastronomia,
cultura e tradizione
La terza edizione di Saporinlibertà
è “scattata” carica di aspettative e
con la voglia di bissare il successo
dello scorso anno quando furono
serviti quasi 9mila piatti. La rassegna del territorio fortemente voluta
da GastroLugano e organizzata da
Nexus Design, studio di comunicazione, immagine e design di Manno, raccoglie infatti 27 ristoratori,
26 del Luganese e 1 del Mendrisiotto (ospite straordinario) che sino al
30 marzo proporranno gli speciali
menu del territorio.
Tutti i menu proposti durante la rassegna - presentata alla stampa di recente alla presenza di numerose autorità (vedi rubrica GastroNews a
lato) - sono confezionati con prodotti locali e accuratamente preparati per sorprendere il cliente. Alcuni chef propongono la tradizione regionale rispettando le ricette originali, altri hanno pensato a una
rivisitazione creativa di ricette antiche. Menu e piatti che sono la dimostrazione ulteriore di come con i
prodotti ticinesi sia possibile cucinare veri e propri manicaretti. I 27
ristoratori quest’anno propongono
sta edizione - arricchita da belle fotografie del piatto presentato - è stata realizzata con l’aiuto di Ticinowine e Ticino a Tavola, e completata con gli abbinamenti enologici
curati da Simone Ragusa, vicesommelier svizzero 2012 (membro
Assp).
Un particolare ringraziamento per
il loro sostegno e per la loro partecipazione va agli sponsor, senza i
quali non si potrebbe gestire con la
dovuta forza questa manifestazione: Cantina Sociale Mendrisio, Ail
Aziende Industriali Città di Lugano, Feldschlösschen Bibite Sa,
Ipergros Sa, Six Management Sa,
Cerutti Caffè, Prodega Growa
Transgourmet, Lugano c’entro/Sitab e Caffè Chicco d’Oro. Un sentito ringraziamento va infine a Ticino
a Tavola e al Centro di Competenza
Agroalimentare che promuove il
progetto di valorizzazione dei prodotti agroalimentari ticinesi; alla
Città di Lugano, attraverso il suo
Dicastero del Turismo e all’Ente turistico del Luganese. Ulteriori informazioni su saporinliberta.ch. a.p.
stuzzica i Luganesi
Per iPhone
più di 120 piatti diversi. Una prova,
quella degli chef, che dimostra la
grande professionalità e creatività
della nostra ristorazione, capace
sempre più di cogliere i segnali che
il pubblico invia e di adattare le sue
proposte ai nuovi tempi moderni,
senza mai dimenticare la forza delLa simpatica la tradizione che privilegia genuinità, sapore e semplicità.
farfalla
propone oltre Anche quest’anno il pubblico potrà
al sito, un
ricevere in omaggio, a ogni incontro con i ristoratori di Saporinliberricettario
e le App per tà, il simpatico “Ricettario” che
smartphone
raccoglie le ricette degli chef. Que-
Per Android
Ecco i 27 ristoranti protagonisti,
tutti pronti a deliziarvi con le loro
eccezionali, genuine e appetitose proposte:
1. Grotto Piccolo Vigneto, Albonago
2. Albergo Ristorante Colibrì, Aldesago
3. Osteria Carletti, Bedano
4. Ristorante Giardino, Bombinasco
5. Ristorante Svizzero, Capolago
6. Ristorante Arcobaleno, Caslano
7. Il Canvetto di Silvio Galizzi, Castelrotto
8. Grotto Ticinese, Cureglia
9. Osteria Grütli, Cureglia
10. Ristorante Incontro, Grancia
11. Osteria del Reno, Gravesano
12. Ristorante Grotto Serta, Lamone
13. Rist. La Rupe di San Zeno, Lamone
14. Antica Osteria del Porto, Lugano
15. Hotel Villa Sassa, Lugano
16. Hotel Lido Seegarten, Lugano
17. Il Salumaio di Montenapoleone, Lugano
18. Ristorante Olimpia, Lugano
19. Sass Cafè Vineria, Lugano
20. Osteria Lugano, Morcote
21. Pensione Belcantone, Novaggio
22. Hotel Parco Paradiso, Paradiso
23. Ristorante Capo San Martino, Paradiso
24. Ristorante Club ‘41, Porza
25. La Locanda di Emilio, Pregassona
26. Grotto Madonnone, Purasca
27. Ristorante La Sorgente, Vico Morcote
Settimana dopo settimana
l’analisi di tutti i temi, gli studi,
gli argomenti, i problemi
e le norme dell’offerta
di ristoranti e alberghi.
Una pagina indispensabile
per gli operatori del settore
&
GastroNews
QR-Code
Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle
che possono incuriosire clienti e lettori, ecco
un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi
smartphone un’applicazione per la lettura dei QRcode e facendo la scansione del QR-code che vedete
in questo articolo, sarete
indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il
simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa
settimana:
> Gli interventi delle autorità alla conferenza
stampa di Saporinlibertà
> Cena con delitto al Ristorante NOCA
presenta:
SCEF 045
WEB MARKETING LOCALIZZATO
(NUOVO)
Obiettivi
imparare come ottimizzare la presenza online del
proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi
con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per
fidelizzare la propria clientela e incrementare le
prenotazioni.
Insegnante
Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch)
Data e orario
12 marzo 2014, 9.00-13.00
Costo
Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci
MARCHIO DI QUALITÀ – QUALITY
COACH - LIVELLO 1
Obiettivi
conoscere i principi di base del Quality Management, acquisire il metodo di lavoro che serve per
l’ottenimento del Marchio di qualità Livello I, saper mettere in pratica gli strumenti per il miglioramento qualitativo del servizio e dell’accoglienza.
Data e orario
12 marzo 2014 (GastroTicino), 8.30-18.30
Costo
Chf 540.00 membri di una delle organizzazioni
promotrici / Chf 675.00 non membri di una delle
organizzazioni promotrici - la tassa comprende la
documentazione, le pause-caffè e il pranzo.
IL PERSONALE E I COLLOQUI
GastroDiritto
Gustosa proposta di Ticino a Tavola per i ristoranti
A Pasqua il capretto nero di Verzasca Licenziamenti, niente inganni
scita e la veloce crescita che in poche settimane li porta a 12-15 kg.
Presentano un’ottima carnosità e
la loro carne è molto saporita.
L’alimentazione è basata principalmente sul latte materno al quale si aggiunge un po’ di fieno lasciato a libera disposizione, come
voluto dalla legge sulla protezione degli animali. Per ottenere tutte
le informazioni sui capretti neri di
Verzasca e per le ordinazioni (chi
parteciperà sarà pubblicizzato sui
media), telefonare al più presto all’Unione Contadini Ticinesi (091
851 90 90). Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
Dopo il successo dell’anno scorso, anche per questa Pasqua stiamo chiedendo agli allevatori ticinesi di proporre
agli esercenti capretti nostrani di
“nera verzaschese” che hanno caratteristiche particolari e molto apprezzate
dai
buongustai. I capretti di Nera di
Verzasca, unica razza autoctona,
si distinguono da quelli delle altre
razze per il maggior peso alla na-
oreaggio
m
a
Undi form
re
in otlotranti
50 ris
Un dipendente chiede all’esercente di licenziarlo perché
ha voglia di fare un poco di pausa. Se si licenziasse lui la
disoccupazione gli sospenderebbe delle indennità. Di qui
la richiesta di “favore”. Tralasciamo ogni pensiero sulla
scarsa correttezza dimostrata da questo collaboratore. Se
l’esercente avesse accettato questa richiesta, avrebbe rischiato delle sanzioni a sua volta per avere contribuito al
tentativo di truffare l’assicurazione contro la disoccupazione. E oltre alla sanzione avrebbe rischiato di dovere restituire alla Cassa disoccupazione quello che l’ex-dipendente aveva ricevuto (al lordo).
Simili giochetti non rendono. Oltremodo, sotto un profilo
giuridico, la disdetta comporta una situazione e conseguenze assai diverse, a dipendenza della parte che l’ha
inoltrata. Meglio rendersi conto allora che un favore illecito può costare migliaia di franchi e produrre qualche noia.
GT07022014
Vendesi Osteria Tipica della Valle Riviera
Ideale per conduzione familiare
60 posti in totale (int. est.)
Affitto Osteria CHF 1500.-- più spese
(compreso un appartamento 4.5)
Prezzo del ritiro inventario non trattabile CHF 38'000.--.
Solo seri interessati e solvibili.
Scrivere a cifra.
GT26022014
Affittasi grotto in media Leventina immerso nel verde.
Ideale per conduzione famigliare.
Solo seri interessati e solvibili scrivere a cifra.
GT03032014
Cedesi ristorante pizzeria con alloggio
in valle di Blenio. Ottima cifra d'affari,
CHF 235'000.-- trattabili.
Interessati Tel. 079 855 64 45.
Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo:
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OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE
Obiettivi
migliorare la tecnica per condurre colloqui di assunzione, di qualifica e di licenziamento.
Insegnante
Patrizia Ronconi, specialista del personale, formatrice per adulti
Data e orario
14 marzo 2014, 8.30-17.00
Costo
Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci
HAPPY HOUR E APERITIVI
DI TENDENZA (NUOVO)
Obiettivi
saper organizzare un happy hour, essere in grado
di gestire la parte finanziaria e promozionale dell’offerta dell’aperitivo, saper creare nuovi aperitivi alcolici e analcolici, acquisire nuove tecniche
di lavoro, di servizio e di vendita dell’aperitivo,
conoscere nuovi materiali e attrezzature per
l’esposizione del buffet.
Insegnante
Davide Giglio, esercente, barman
Data e orario
17 marzo 2014, 17.30-21.30
Costo
Chf 90.00 soci / Chf 140.00 non soci
MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO)
Obiettivi
saper fare in modo autonomo un impasto della
pizza, saper applicare le tecniche di spianatura,
essere in grado di procedere alla porzionatura,
conoscere i vari ingredienti e le quantità in base
alle proprie esigenze, saper farcire con prodotti di
qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l’allestimento di un buffet di
aperitivi.
Insegnante
Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato
Data e orario
17 marzo 2014, 13.30-17.30
Costo
Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
45
tra
virgolette
I soldi
Il denaro digitale
IL BITCOIN
Chi lo ha inventato
Le origini
Satoshi Nakamoto, secondo
alcuni un’identità fittizia creata da
Nick Szabo, ideatore del Bitgold
Formalizzata in un documento del 2008, la moneta elettronica
è “entrata in vigore” l’anno successivo
È la sintesi di due proposte
fatte in precedenza:
I b-money del
programmatore
Wei Dai
Il Bitgold di Nick
Szabo, ex professore
della George
Washington University
Come è fatto
Il Bitcoin è
proposto in
portafogli virtuali
personali, protetti
da un codice
alfanumerico di
circa 33 caratteri
A cosa serve
Comprare beni e servizi
presso gli esercizi che
lo accettano
I negozi che li usano nel mondo
1.208
1.225
Nordamerica
Europa
Vendere o regalare ad
altri che fanno parte
della rete
98
Asia
133
24
Sudamerica
Africa
Cambiare con valuta
reale o tenere come
bene speculativo
136
Valore attuale
979,50
dollari
Oceania
C’
è chi l’ha definita
una moda passeggera o una
fantasiosa trovata. Alcuni, invece, hanno fiutato l’affare e colto
l’occasione al volo. Altri sono corsi ai ripari cercando di ostacolarne la diffusione. Certo è che il Bitcoin non è passato inosservato.
Soprattutto grazie alla cronaca
degli ultimi gioni, dato che Mt.
Gox, una delle principali piattaforme al mondo per lo scambio
di bitcoin, si è dileguata nel nulla
e con essa il suo fondatore e i 744
mila “pezzi” depositati di moneta
virtuale. Equivalenti a ben 100
milioni di dollari reali. Qualche
giorno dopo ha chiuso pure Flexcoin, altra “banca” specializzata
in bitcoin, sollevando così un’ondata di sfiducia.
Questa moneta elettronica, creata nel 2009 da un hacker anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, una figura in bilico tra il benefattore e il
pirata, è pure “tintinnata” nella
cassa di un negozio di Ginevra: la
crêperie des Pâsquis, grazie all’idea di un intraprendente direttore, ma non senza i mugugni di
qualche politico (vedi a lato). Il
bitcoin può essere utilizzato per
acquistare beni reali, dai software
alle automobili, ma si differenzia
dalla moneta normale per il fatto
che non è emessa da una banca o
da un’autorità centrale. Significa
che chi se ne serve può farlo direttamente, in qualunque Paese
del mondo, senza passare attraverso intermediari. Prima di essere usati i, i bitcoin vanno naturalmente comprati. Basta scaricare l’app gratuita, che permette
di creare un portafoglio virtuale.
Il prezzo d'acquisto varia, dipende dalle oscillazioni della moneta
in rete e i bitcoin si accumulano
in un portafoglio digitale che funziona come un account di un
qualsiasi conto in banca. Ciascun
portafoglio è dotato di codici segreti che renderanno ogni transazione anonima. In parole povere:
nessuno saprà cosa comprate
ma, una volta spesi, i vostri soldi
È un’autentica moneta
fondata sulla... sfiducia
Il successo del bitcoin allarma governi e Banche centrali
spariranno. Per trasferirli basta
un clic e si possono acquistare
tutti quei beni e quei servizi il cui
prezzo è espresso anche in bitmonete.
LANOVITÀ
In America i bitcoin si usano per
pagare le lezioni di chitarra, il
dentista e gli alberghi, mentre in
Italia otto aziende pioniere accettano qusta valuta elettronica.
Nella Svizzera romanda sarebbero già una dozzina gli esercizi
commerciali che hanno strizzato
l’occhio alla moneta digitale. Il Ticino, per ora, pare rimasto fuori
da questo circuito monetario alternativo.
Ma quanto vale un bitcoin? Domanda da un milione di bit-monete. Seguendo un sistema mate-
Una crêperie ginevrina accetta gli e-soldi, ma il sistema suscita le perplessità di qualche politico
“La nostra clientela è ‘geek’ e ama le nuove tecnologie”
D
a un paio di mesi la Crêperie des Pâsquis
di Ginevra accetta i bitcoin. Non sarebbe
l’unica nella Svizzera romanda, almeno
una dozzina i negozi che utilizzano la discussa
moneta virtuale. Convinti che diventerà il sistema di pagamento del futuro. “Siamo certi che
prima o poi convincerà tutti, anche perché è un
ottimo modo per attirare tutti i ‘geek’, ovvero gli
amanti delle nuove tecnologie - spiega Franck
Chabanol, responsabile della crêperie che ha
avuto l’idea di fare questo salto nella rete -. Per
noi si tratta di un’interessante, e innovativa, forma di marketing”.
Ma come si fa a pagare una crêpe e una cioccolata calda in bitcoin? Facile come bere un bicchier
d’acqua, assicura Chabanol. “Il sistema di server
della cassa dispone di un codice a barre che contiene tutte le informazioni sull’importo da paga-
l’altro “denaro”
CAROLINA CENNI
re e il destinatario - spiega -. Il cliente deve solo
eseguire la scansione con il proprio smartphone
e convalidare la transazione. Et voilà!”.
Certo, difficile dire quanto costa una crêpe suzette o una cioccolata, dato che il valore dei bitcoin varia di minuto in minuto, ma alla giovane
clientela della crêperie non interessa. Quello è,
per ora, l’unico posto in tutta Ginevra dove la
moneta virtuale diventa finalmente reale, tangibile. Qualcosa che può essere utilizzato realmente per pagare un bene. “L’età media dei nostri clienti è di trentacinque anni - nota Chabanol -. A loro piace fare parte di una comunità che
promuove un sistema rivoluzionario”. Tutti concordi? Non proprio. Ad esempio, per il consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab
non sarebbe legale e ha chiesto a Berna di valutarne i rischi.
RIPPLE
LITECOIN
FEATHERCOIN
MINTCHIP
PEERCOIN
Lanciata nel 2012 da
OpenCoin. Si tratta sia di
una valuta
che di un
sistema di
pagamento
accettato.
La componente valutaria
è l’Xrp, che ha un
fondamento matematico.
Progettata per
l’elaborazione di
transazioni
più piccole,
ma in modo
più veloce.
Può essere
comprata e
negoziata usando un
normale computer
desktop.
Nata ad
aprile 2013,
come clone
di Litecoin,
è la più
recente.
Utilizza scrypt come
sistema per scoraggiare
gli abusi di servizio.
Attualmente ha un valore
di 1,03 miliardi di dollari.
Si tratta della creazione
di un istituto governativo,
la Royal
Canadian
Mint. È sostenuta dal
dollaro canadese. È
una smart card che contiene un valore in formato
elettronico.
È la prima
valuta
alternativa
basata
sulla
combinazione di due
differenti protocolli di
sicurezza. Ad ora è la
terza criptovaluta con un
valore di 8,2 miliardi di
dollari.
matico un po’ contorto il valore è
ancorato alla potenza di calcolo
necessaria per processarne le
transazioni. Quando è nato valeva tra 20 e 30 centesimi di dollaro,
attualmente è quotato a 979, 50
dollari! Chi ha scommesso su
queste bit-monete quando gli
estimatori di questo nuovo sistema si potevano ancora contare
sulle dita di sole due mani, oggi
sorride. La crescita esponenziale
del loro valore, li ha resi, infatti,
tutti milionari in tempi rapidissimi e, soprattutto, senza fatica.
Richard Branson, imprenditore
britannico fondatore di Virgin
Group, ci crede al punto che la
sua Virgin Galactic, linea aerea
commerciale nata per i viaggi
nello spazio, ha già accettato i
primi pagamenti. I gemelli Winklevoss, famosi per aver citato in
giudizio Mark Zuckerberg per
140 milioni di dollari per la pater-
Basta scaricar
l’App gratuita, che
permette di creare
un portafoglio tutto
virtuale
nità di Facebook, da tempo puntano su questa novità; difatti con
la loro Winklevoss Capital hanno
iniziato a trattare i bitcoin quando il loro valore non superava i 9
dollari. Ma cosa succederà se i
forzieri di bitcoin verranno presi
d'assalto da aspiranti bit-milionari? La singolare valuta sta infatti allarmando Cia, altri servizi segreti e le banche centrali, come
l’autorità bancaria europea e la
Banca nazionale cinese. Il ministero delle Finanze tedesco condivide questi timori e la Norvegia
ha deciso di non considerarli
come moneta e di tassarli quale
strumento finanziario. Ma il senato Usa ha certificato: i bitcoin
sono una legittima alternativa di
pagamento. Rappresentano una
delle più importanti innovazioni
tecniche ed economiche del nostro tempo.
[email protected]
Q@simplypeperosa
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
46
virgolette
liincontriladomenica
tra
Elisabetta
Sgarbi
La donna dei libri
“Seguo le mie passioni da appassionata”
ALESSANDRA COMAZZI
E
lisabetta Sgarbi è direttore editoriale
della Bompiani, gira film e documentari, ha fondato la Milanesiana, laboratorio di eccellenza di letteratura, cinema,
musica, arte, scienza, filosofia. Porta
benissimo i suoi 57 anni. Il suo progetto è quello
di far incrociare saperi e arti diverse, un po’ come
fa lei, che si può a buon diritto considerare un
bell’esempio di eclettismo. Almeno così appare.
Lei che parteciperà pure, in prima persona, a
“Masterpiece”, il primo talent al mondo dedicato
agli autori di romanzi. In palio, la pubblicazione
del romanzo vincitore presso Bompiani, la sua
casa editrice, in ben 100 mila copie, che visti i
tempi sono decisamente un numero elevato. Senza dimenticare che Elisabetta Sgarbi è sorella di
Vittorio. Chissà come si descrive questa intellettuale eclettica. Nel nostro incontro si racconta
così: “Mi sentirei di definirmi una ‘imbellettuale’,
come avrebbe tradotto l’amico scrittore Antonio
Cibotto, più che intellettuale. Eclettica, non so.
Sono una appassionata e seguo le mie passioni.
Nel cinema coinvolgo la mia attività di editore, in
cui si riversa - proprio nella ricerca di autori e titoli - la mia passione per il cinema, e considero La
Milanesiana un live di tutto ciò, che dura due, tre
settimane. E poi molto altro, che seguo sottotraccia”.
La partecipazione personale a “Masterpiece” fa
presagire l’intenzione dell’editore di esplorare da
vicino le potenzialità offerte dai romanzi da pubblicare. “Io sarò presente all'ultima parte di ciascuna puntata della seconda serie del programma, in cui si svolgerà la competizione effettiva tra
gli aspiranti scrittori - precisa -.
Non sono uno dei giudici, ma
devo esprimermi sul valore degli
elaborati scritti in rapporto al romanzo che dovrò pubblicare. È
giusto che l’editore, dal momento
che pubblicherà il romanzo che
risulterà vincitore, si metta in
gioco e dia il suo contributo. Ogni
gara ha il suo premio. Non mi
spaventa l’idea di pubblicare il
romanzo vincitore e non mi spaventa il fatto che venga dalla televisione”. La trasmissione è un
grande amplificatore, osserva,
ma ai romanzi tutti i concorrenti
lavorano chissà da quanto tempo, e con quali storie e motivazioni alle spalle: “Poi, prima dell'inizio di ‘Masterpiece’, c’era già
stata una ampia scrematura, partita da circa 4000 manoscritti inviati. La trasmissione televisiva è
una occasione di selezione diversa, più roboante.
Ma lo ‘scouting’, la ricerca di autori inediti, anche
la ricerca di piste nuove sono una parte della vita
dell’editore”.
Dopo la prima fase della trasmissione, Sgarbi sostiene di aver avuto delle perplessità, e le ha ancora. “Secondo il mio parere, condiviso anche dallo
scrittore Andrea De Carlo, mancava un amalga-
ma tra la specificità del tema trattato - la scrittura,
e in particolar modo i romanzi - con la forma del
‘talent show’. La produzione ha guardato più alla
forma, al contenitore ‘talent’, prestando meno attenzione al fatto che la materia che stavano trattando aveva caratteristiche molto particolari.
Confido però che nella seconda parte si entri nel
vivo della scrittura di un romanzo e del lavoro di
editing che lo accompagna”.
Sgarbi è il direttore editoriale di una grande, blasonata azienda, che deve cercare e trovare talenti.
Per raggiungere questa meta, tutto può servire,
anche una trasmissione della tv. “Intanto non la
chiamerei azienda, ma ‘ancora’ una casa editrice,
che pure vive all'interno di una azienda editoriale
molto ampia e complessa- dice-. Per questo motivo il mio lavoro vuol dire continuare a fare l’editore, trovare e far crescere autori, e naturalmente far
quadrare i conti. Da dove e come questi scrittori
provengano costituisce una casistica amplissima,
pressoché aperta e infinita. Certo, può contribuire anche la televisione, che è oramai parte integrante della nostra vita di editori”. La televisione è
spesso considerata “cattiva maestra”, come disse
IL FRATELLO VITTORIO
Ingombrante è una parola che non gli si addice.
Magari è dilagante, esondante, fluviale.
Ma sempre sorprendente. Facciamo vite parallele,
ci seguiamo, spesso ci si incrocia
Fotogramma
GLI SCRITTORI
È facile credere in un autore quando l’autore
va bene. Bisogna crederci anche
quando le cose non vanno bene. Nell’editoria
perseverare negli errori è la cosa giusta
Karl Popper, eppure può ospitare anche cose belle. Lo dimostrano proprio alcuni lavori della Sgarbi-regista, come il suo recente “Quiproquo”, presentato al Festival del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, e poi trasmesso dalla Rai. “Da
quando Popper ha scritto della televisione la tivu
stessa è invecchiata, sono subentrate forme di comunicazione estremamente più efficaci. Ma anche se questo non fosse successo, la sua è una tesi
molto generale che non mi ha mai persuaso.
Come non pensare ai piccoli grandi capolavori
che ha ospitato e che ancora trasmette la televisione, e penso a ‘Fuoriorario’, a ‘Blob’, alla nuova
Rai5, ad alcuni canali tematici. La tivu permette
la sopravvivenza di molto cinema che, altrimenti,
non esisterebbe. Come ogni ‘forma’, tuttavia, rischia di adagiarsi su se stessa, rimanere prigioniera di se stessa. ‘Quiproquo’ è un viaggio alla
ricerca delle ramificazioni di un termine: avanguardia. Rai 5, in occasione della giornata del ricordo, ha trasmesso due miei film dedicati a
Trieste, ‘Trieste la contesa’ e ‘Il viaggio della signorina Vila’. Sono due lavori in cui l'intreccio
tra la mia attività editoriale e la mia passione per
il cinema è, secondo me, molto presente”.
Tornando alla Milanesiana, a questa rassegna “laboratorio delle eccellenze”, come è definita sul
sito di Elisabetta Sgarbi, ecco di nuovo la parola
laboratorio. Lei ci creda molto, nella necessità
non solo di trovare talenti, ma poi di non abbandonarli, anzi di coltivarli e valorizzarli: “Si può
sbagliare, ma l’editoria è uno di quei luoghi in cui,
spesso, perseverare negli ‘errori’ è la cosa giusta
da fare. È facile credere in un autore quando l’autore va bene. Bisogna crederci anche quando le
cose non vanno bene. A volte la situazione contingente non lo permette,
a volte l’autore stesso non
lo permette. Ma in linea
di principio credere nel
proprio istinto è una legge non scritta. La Milanesiana, essendo svincolata
da condizionamenti esterni, è un luogo di assoluta
libertà. E quindi di ricerca. E spero si avverta”.
Tra i suoi progetti non
nasconde di avere un itinerario privilegiato che
porta diritto alla Svizzera,
al Ticino. “Mi muovo spesso
tra Locarno, Lugano, Mendrisio, cui mi legano amicizie e naturalmente il Festival del cinema.
Una mia aspirazione è gettare un ponte,
che non sarebbe neppure troppo difficile da edificare, tra La Milanesiana e alcune realtà culturali
svizzere. È una apertura verso il nord Europa che
penso potrebbe essere fruttuosa”. Resta solo da
scoprire se il fratello Vittorio, critico e storico
dell’arte, molto conosciuto per le sue polemiche
divampate proprio in tv, sia un fratello ingombrante: “Facciamo vite parallele, ci seguiamo,
spesso ci si incrocia. Ingombrante è una parola
che non gli si addice. Magari dilagante, esondante, fluviale. Ma sempre sorprendente”.
IL CAFFÈ
9 marzo 2014
leopinioni
Mi ero riproposto di intervenire il meno
possibile in questa rubrica con argomenti di politica, perché il mio discorso
di un Ticino che si chiude eccessivamente su se stesso mi sembrava ripetitivo. Ho preferito optare per un approccio
propositivo dando voce a coloro che appartengono a quella parte del Paese che
dimostra quotidianamente la sua apertura verso il mondo. Ma di fronte a
quanto sta accadendo dopo il voto del 9
febbraio non posso non intervenire a sostegno di quei politici – purtroppo pochi
– che sembrano non aver perso la testa,
come il ministro Laura Sadis (vedi l’intervista di settimana scorsa su questo
giornale) o l’ex consigliere di Stato Pietro
Martinelli.
Stiamo assistendo a un’isteria di massa
contro gli stranieri e in particolare contro i frontalieri. Gente che lavora onestamente e che ha contribuito e contribui-
FUORI
DAL
CORO
GIÒ REZZONICO
sce a far progredire la nostra economia.
Quando il mattino mi reco in ufficio e incontro quei pochi che lavorano nella
mia azienda (5 su un totale di 48, contrariamente a quanto qualcuno sostiene)
devo ammettere che provo un senso di
vergogna per la campagna denigratoria
a cui sono sottoposti. In Ticino si sta creando un clima irrespirabile. E non mi
meraviglierei se qualche fanatico passasse alle vie di fatto. Se questo avverrà, chi
sarà il vero responsabile?
Ogni proposta politica volta a colpire gli
odiati vicini di casa sembra trovare ospitalità nelle sfere più alte non solo di quei
partiti populisti che hanno promosso
l’iniziativa popolare e sono stati premiati
dal popolo, ma anche di quelli storici.
virgolette
Plrt e Ppd in particolare sembrano preoccupati a rincorrere i loro colleghi di
Lega, Udc e Verdi per proporre misure
che piacciano al popolo. Eh già, tra un
anno si vota e non si deve correre il rischio di lasciare il campo agli avversari.
Ma quella di scimmiottarli scivolando
sul terreno populista è la strategia giusta? Credo di no. Il Paese si sta spaccando in due: chi fa la politica di pancia e
chi invece continua a credere nella razionalità. Compito dei partiti storici è di
seguire questa seconda via e di sma-
scherare le frottole sempliciste su cui si
fonda il successo del populismo. Se questo discorso non lo fanno soprattutto i liberali, chi lo può fare? I problemi della
società sono complessi – le conseguenze
del voto del 9 febbraio sono lì a dimostrarlo –, non possono essere semplificati a livello di bar. Le soluzioni vanno cercate all’interno delle istituzioni, tenendo
conto delle leggi, cantonali, federali, ma
anche internazionali. I partiti seri devono fare questo, a costo di perdere temporaneamente simpatie. Sgomenta sentir dire che dobbiamo mostrare i muscoli a Berna, salvo poi arrabbiarsi quando
altri Paesi li mostrano alla Svizzera, come stanno facendo gli Stati Uniti per
l’evasione fiscale. La politica deve tornare a essere una cosa seria. Non può continuare a vincere chi ha la battuta più
pronta dell’avversario. Andando avanti
così finiremo per romperci la testa.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
LIDO CONTEMORI
Quei Pluto miliardari
padroni del mondo
RENATO MARTINONI
Rottamiamo l’italiano
e impariamo il cinese
Caro Diario,
è arrivata anche stavolta, ora possiamo tirare un sospiro di
sollievo: dopo il medagliere di Sochi, abbiamo anche la classifica dei più ricchi al mondo. E così sappiamo che i miliardari - il computo è fatto in dollari - sono 1.645, di cui 268 new
entry, perfino con un record rosa, 42 donne (una regina ogni
39,1 re). Siamo in presenza di una “legion d’oro“. Per il 2014 i
giochi sono fatti: lo scettro è tornato nelle mani del cofondatore di Microsoft, Bill Gates. Secondo la rivista “Forbes“, siede
su una montagna d’oro: 76 miliardi contro i 67 del 2013. Alle
sue spalle il detronizzato magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Slim, sovrano di questi ultimi 4 anni, con 72
miliardi. Poi viene lo spagnolo Amancio Ortega, patron dell’impero Zara, con 64. Medaglia di legno Warren Buffett, staccato a 58,2. Marck Zuckeberg ha fatto un balzo da 15,2 a 28,5
miliardi e ha solo 29 anni, chissà dove arriverà.
DOMANDA d’obbligo: ma sarà proprio da invidiare questa
moltitudine di satrapi della finanza, che moltiplicano i talenti
anche in tempi di conclamata crisi globale? “C’è chi è convinto che la ricchezza è bella anche se morta, e chi invece è certo
che la ricchezza è morta anche se bella“, ha scritto Leonardo
Sciascia. La ricchezza, sogno per molti, forse per tutti, non è
un bene né un male in assoluto. Certo è che l’ossessione per
la crescita dei patrimoni toglie il respiro alla vita e alle stagioni, priva dei tesori più grandi come l’amore, l’amicizia, i sentimenti, l’attenzione all’uomo e alla natura. Nella vita possiamo anche avere pacchi di banconote, che assicurano fama,
visibilità, prestigio, ma essere infelici. Il prezzo della ricchezza finalizzata solo alla crescita è la perdita della libertà più
vera, quella di essere se stessi, di costruire relazioni, di capitalizzare gli incontri per “essere“ e non solo per “avere“.
LA LOGICA del possedere non guarda in faccia a nessuno,
tanto meno all’Uomo: prima di tutto viene l’affare nell’unica
prospettiva del capitale, dell’accumulo, dell’utilitarismo e del
consumismo. Vediamo bene in questa società liquida come
si sfaldino la politica, le idee e gli ideali, la solidarietà, la saldezza etica. Viaggiano così le flotte dei moderni Pluto, piccoli
dei, isolati nelle loro nicchie dorate, ciechi sulla povertà,
quando più di un quinto dell’umanità soffre la fame.
PROPRIO in questi giorni Papa Francesco ha detto che la globalizzazione finanziaria produce un pensiero unico e debole:
“Al centro non vi è più la persona umana, ma solo il denaro“.
Quando un sistema mette in cima a tutto il capitale e non
l’uomo, non c’è più posto purtroppo per gli altri valori. Potrà sembrare una battuta infelice: ma non è troppo un male se
di tanto in tanto qualche cantone decide di mettere alla porta la
lingua italiana. O per meglio dire: non è un male assoluto. Perché
serve almeno a rompere il silenzio della cronaca. Così, mentre
l’italiano torna a sdraiarsi sul letto degli ammalati, i suoi paladini,
denunciando le violenze subite, provvedono a ricordarne le disavventure. Anche se dobbiamo essere franchi: con noi prima ancora che con gli altri. È una strada in salita, tutti lo sanno, quella
della nostra lingua. Tuttavia, non bisogna mollare e vanno salutate con rispetto quelle iniziative, come il “Forum per l’italiano in
Svizzera”, che si impegnano nel perorare la causa dell’idioma di
Dante. È giusto pretendere per esempio che l’italiano abbia il suo
posto, tanto a Ginevra che a Zurigo, come lingua di maturità. Ma
un conto è il rispetto delle leggi e un conto, ahimè si sa, è la loro
applicazione. C’è anche chi dice, stanco oramai di una disattenzione che a volte può sembrare provocatoria: occorrerebbe usare
la legge del taglione. Voi germanofoni imparate l’inglese e il francese? E voi francofoni studiate il tedesco e l’inglese? E allora noialtri italofoni facciamo lo stesso. Anzi, dato che ci siamo, lasciamo nel cassetto le due più importanti lingue nazionali e buona
notte alla bella favola della “Willensnation”.
A nulla serve il principio secondo cui, accanto all’inglese, ci deve
essere almeno una lingua elvetica. Perché, al di là del San Gottardo, l’altra lingua nazionale sarà sempre il tedesco o il francese.
Mai l’italiano. A poco giova pensare poi alle ripicche. Raramente
Davide riesce a battere Golia. Anzi il più delle volte esce dalla lotta con le ossa rotte. Il fatto è che un conto sono i principi “confederali” e un altro la realtà e i suoi bisogni. Succede così che i tedeschi elvetici sanno lo Schwytzertütch (bene), il tedesco (abbastanza bene), l’inglese (discretamente) e il francese (piuttosto
maluccio). Lo stesso o quasi vale per i romandi.
Per noi italofoni che viviamo in Svizzera restano aperte alcune
poche strade: la secessione, la rivolta armata, il piagnisteo, la via
dell’esilio. La cosa che sorprende di più è che non si trova un solo
svizzero di lingua tedesca o francese che non riconosca le buone
ragioni degli italofoni. Ma poi alla prova dei fatti tutto si esaurisce
in un imbarazzato silenzio. Prepariamoci allora al domani. E se
l’inglese proprio non piace, impariamo lo spagnolo e il cinese.
Saranno queste, dicono alcuni, con la parlata dello zio Sam, le
uniche lingue che presto verranno usate nel mondo. Tutte le altre
spariranno dalla faccia della Terra. Dopo di che potremo andare
a Berna a chiacchierare senza alcun problema, magari in cinese,
o in spagnolo, con gli amici confederati. Sempre ammesso che la
Svizzera, e gli svizzeri, fra due o tre secoli, esistano ancora.
Se c’è un allarme i nostri caccia
ci dormono tranquillamente sopra
DOMENICA
PER PENSARE
FRANCO LAZZAROTTO
Ad un carissimo amico è riuscito giorni
fa il colpaccio - oggi direbbero scoop - di
entrare in possesso di una conversazione top secret che vi propongo, tra il
(molto) serio e il (sempre terapeutico)
faceto, quale spunto di riflessione domenicale e sulla quale si è giorni fa - proprio
anche nel senso letterale del termine volutamente (?)…. sorvolato. È notte
fonda quando un aereo con destinazione Roma viene dirottato da un copilota –
sì, avete letto bene ! – da un copilota che,
dopo aver chiuso fuori cabina il Comandante il quale nella Repubblica biaschese volerebbe unicamente per la compagnia SG (Super Güzz), chiede di poter atterrare a Ginevra per poi chiedere asilo
ilcaffè
tra
Dopo la politica isterica
si ritorni alla razionalità
IL
DIARIO
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
47
politico. Ovviamente non vi è limite al
peggio, ma il peggio appunto deve ancora arrivare. Subito allertate, le preposte
istanze di crisi di Francia e Italia, Paesi
sorvolati dal pericoloso “pirata” di cui si
ignoravano vere intenzioni e strategie,
fanno alzare in volo in pochi minuti i
caccia delle rispettive aviazioni militari
che, scortando l’aereo dirottato, lo obbligano a seguire una ben precisa rotta.
Penso sia superfluo descrivervi il panico
serpeggiante a bordo poiché in casi
estremi ben si sa che fra le varie ipotesi
d’intervento vi è pure quella di tristemente dover far saltare l’aereo, se lo stesso fosse puntato dal dirottatore su obiettivi definiti in gergo “sensibili”. Ovvio che
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
al momento di entrare su suolo elvetico
sarebbe toccato ai “nostri” di prendere
in consegna l’aeromobile. A più riprese
si tenta, dunque, da parte francese e italiana di entrare in contatto con la base
dei nostri caccia, ma nel pieno della notte s’ode unicamente uno squillo di manzonica tromba e una selezionata voce
bernese declamante : “qui è la pase, attenti alle instruczioni : nostri pilotti tormire intenzo di notte per essere in piena
forma psiccofisica di ciorno. Noi folare
con caccia tigrato solo tra le otto zero zero e le diciaotto zero zero e poi doppiamo anche federe se ci piofe su avione
perché se ruote fare cif-ciaf sul pisto non
potere decolare. Se lei ancora bisognare,
Società editrice
2R Media
Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser
Direttore editoriale
Giò Rezzonico
DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Centro Editoriale Rezzonico Editore
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telefonare alle zero otto zero zero quando nostri piloti lasciare cuscino e velivòli
uscire da hangar (h molto aspirata). Per
atesso, sogni toro (traduzione : d’oro).”
Fortunatamente Rabadan non era ancora iniziato e allora qualcuno si è seriamente preoccupato di sapere come mai
la nostra squadriglia speciale di sorveglianza di notte non vola. Lapidaria la
politica risposta: misure di risparmio.
Ma poche sere dopo, su tre canali italiani
in perfetta sintonia fra loro, non si sono
certo risparmiate, ripercorrendo con
tanto di testimoni oculari i fatti, le tristi e
pesantissime battute sulle nostre forze
aeree e sulle nostre Autorità. Certo, da
qual pulpito mi direte ! Ma mi sa che se
RESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
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su quell’aereo ci fosse stato il figlio di
qualche papavero confederato che conta, la musica dei reattori sarebbe di certo
subito cambiata e la sveglia per i nostri
bravi piloti sarebbe certamente suonata
in anticipo. Purtroppo invece, fin quando sull’aereo dirottato siedono solo i
miei o i vostri di figli….cadano pure ! Intanto, complice la crisi, ci si dorme sopra
! E - a scanso di equivoci - lo sta scrivendo un sempre orgoglioso “lasagnato”
militare riservista che, pur con il cervello
magari un tantino già ingripp(en)ato,
desidererebbe tuttavia unicamente che
ogni aurora del suo Paese fosse, senza
incidenti e morti evitabili, sempre e ancora bionda!
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
Il cellulare fa ancora “clic”, quando
scatta una foto. La posta elettronica fa
“swish”, quando manda una mail. Gli
smartphone a richiesta squillano come i vecchi telefoni, con il suono che
nei fumetti fa “ring ring”. Volendo, si
può fare in modo che la modernissima tastiera del computer riproduca il
rumore meccanico delle macchine
per scrivere con i martelletti (a disposizione, per i nostalgici, anche il font
da vecchio nastro consumato, con le p
e le q sporche). Chi ha l’età, ricorda i
toni e i sibili emessi dal modem che si
collegava, o i rumoretti dei primi e rudimentali videogiochi.
Alcuni sono artificialmente tenuti in
vita, da congegni elettronici che non
vogliono del tutto rompere i legami
con il passato. Altri sono roba da museo. Hanno avuto l’idea Jan Derksen e
L’album di tutti i vecchi suoni,
quelli mai sentiti dai nostri figli
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
Daniel Chun, che ad Amburgo si occupano di design e produzione cinematografica. La passione per il modernariato spingeva finora a collezionare oggetti e arredi, nessuno si era
occupato dei suoni. Lo fa il sito “Con-
serve The Sound”, avviato nel marzo
del 2013, sulla scia delle liste che su
internet annunciavano: “Dieci rumori
che vostro figlio non sentirà mai”.
Tra questi, la cartina spiegazzata durante i viaggi in macchina (chi non ha
un navigatore, ormai? ne esistono anche con il rantolo di Darth Vader in
“Guerre Stellari”). Il telefono con la
rotella per comporre i numeri. Il cubetto flash per le macchine fotografiche, che abbagliava e faceva gli occhi
rossi. La sintonia manuale per i canali
della televisione. Il registratore di cas-
sa. Il giradischi che consentiva di impilare i vinili, finito un disco l’altro
scendeva e si posizionava sotto la
puntina. Il juke box.
Gli americani ci mettono la loro caffettiera, quella che il caffé lo faceva
colare goccia a goccia. Noi ci possiamo mettere il rumore della moka,
spazzato via dalle capsule (il macinacaffè a manovella è stato invece sostituito dalle lattine sottovuoto, quando
l’aria entra fa il suo bel “pfff”). Perfino
l’iBook arancione della Apple, anno
1996, si accende con gran strepito, ri-
spetto agli standard di oggi.
Guardare le foto e cliccare sui suoni
funziona come una madeleine per chi
c’era e come una divertente viaggio
nel tempo per chi non c’era. I curatori
del museo fanno notare che la nostra
epoca silenziosa è tale perchè il rumore viene delocalizzato, i server fanno un baccano infernale. E che, in
certi casi, i meccanismi silenziosi
comportano qualche rischio: le auto
elettriche sono pericolose per il pedone distratto. C’è però un suono fastidioso e del tutto inutile, che vorremmo subito al museo, e invece tocca
sentirlo spesso. Tutte le tastiere dei
cellulari o dei tablet possono essere
silenziate con una semplice mossa.
Quindi fatelo, per favore, senza affliggere il prossimo ogni volta che decidete di mandare un sms.
Domenica
9 marzo 2014
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Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
Il Paese nel racconto popolare
www.caffe.ch
La finestra sul cortile
26 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
Diva, donna e infelice
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le
cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui
prendono
le mosse
i racconti.
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
A
nima miaaaa, torna a casa tuaaa... La Rita amava tutto ciò che era Anni 80. Ma soprattutto i
Cugini di campagna (anche se Anima mia aveva dieci anni di più) tanto d’aver chiamato il figlio Nick. Ma sì, come quello del gruppo con la
voce acuta, da... “soprano”.
Anima miaaaa, torna a casa tuaaa... Cantava
tutto il santo giorno. Sbrigate le poche faccende di casa, se ne stava in sala a guardare film,
ascoltare musica, sfogliare riviste di gossip. Sapeva tutto di matrimoni, divorzi, maternità sospette e reali. Le bastava una rapida occhiata
alle foto per capire se alcune rotondità femminili fossero sospette. Amava il mondo dello
spettacolo. Da sempre. Aveva conosciuto quella brava persona di suo marito, il Carlo Caverzasio, maestro elementare, in un locale dove si
faceva karaoke. Lui non cantava, in quel posto
ci andava solo per gli amici, ma quella ragazza
lo aveva attratto da subito. Non certo per la
voce, che non era un granché. Soprattutto per
il sorriso, con quegli occhi chiari e sempre vivi.
Fatti di semplicità e curiosità. Insomma, la Rita
dieci anni prima, quando di anni ne aveva
trenta, non passava inosservata. Nemmeno a
un tipo un po’..., ma sì, un po’ intellettuale
com’era il Carlo. Politica, libri, cinema...
Poi, vuoi il tempo che inesorabilmente passa,
vuoi la nascita di Nick, vuoi la scelta di lasciare
il lavoro da impiegata per dedicarsi alla casa
(almeno sino a che il bimbo non andrà a scuola, diceva)..., la Rita s’era proprio lasciata andare. Tutto il giorno in casa con le cuffiette a
sfogliare Diva e Donna, Eva, Vip...
Il Carlo era stato più d’una volta sul punto di
lasciarla. S’era pure confidato con il Lüis, il Vosti, che abitava sul ballatoio immediatamente
sotto, all’appartamento numero 2. Gli aveva
detto di non farcela più, che per quella donna
provava un affetto infinito, ma... l’amore forse
s’era esaurito e la causa altro non era che l’indolenza della Rita. Viveva in un suo mondo
fatto di scontento, rabbia e sogni irrealizzabili... che alimentava sfogliando quelle riviste.
Quel mattino faceva un freddo boia. E pioveva. Suonarono alla porta del Lüis che saranno state le 10. Era il Kevin, il ragazzo che lavorava giù all’edicola. Aveva in mano un pacchetto di giornali, di rotocalchi. Saranno stati una ventina. La Rita aveva un accordo con
l’edicola. Tutte le riviste invendute, le avrebbe comprate lei a un quarto del prezzo. E così
accadeva ormai da qualche mese.
«Buon giorno signor Lüis! Ho suonato dalla
Rita, ma non risponde. Dovrei darle questi
giornali e lasciarli fuori sotto l’acqua non mi
va. Se lei potesse...?».
«Ma certo Kevin, ci penso io. La Rita comunque dev’essere a casa. L’ho sentita sino a
poco fa cantare.... Ora deve aver messo quelle
maledette cuffie alle orecchie. Va tranquillo
glieli darò io i giornali».
Rita viveva in un mondo tutto
suo fatto di scontento,
rabbia e sogni irrealizzabili
Il Kevin non fece a tempo a scendere le scale e a
uscire dalla corte, che la Rita ricominciò a cantare. Il Lüis ne approfittò. Prese il pacchetto delle riviste, uscì e andò a suonare alla sua porta.
«Oh signor Lüis, buon giorno! Ha bisogno?».
Non s’era nemmeno lavata. A portare il bimbo
a scuola, aveva sei anni, ci pensava quasi ogni
mattino il Carlo. Lei si alzava per la colazione
e poi per ore ciondolava in casa in pigiama.
Un orribile pigiama chiaro con disegnate decine di pecore verdi.
«No no, niente Rita, ho qui questo pacchetto
di giornali da parte dell’edicola e....».
«Ah sì, i miei giornali. Sono giorni che devo
passare a prenderli. Grazie mille.» E fece per
chiudere la porta.
«No..., scusi Rita. Scusi se mi permetto..., ma
non avrebbe qualche minuto..., dovrei dirle
una cosa».
«Mi dica».
«Ecco, vede... Scusi sa, scusi, ma mi farebbe
magari entrare un attimo?».
La Rita arrossì. Non perché immaginasse
chissà quale avances da parte del Lüis. Ma
perché tutto d’un tratto si rese conto del suo
stato. Si vide come in uno specchio. I capelli
arruffati e un po’ unti, quelle pecore verdi,
la casa in disordine...
«Beh, stavo per andare a lavarmi, ho dovuto
fare un po’ di mestieri questa mattina e
sono qui ancora un po’....».
«Non importa Rita, si figuri, io non sono
mica in cravatta. Se mi lascia entrare un attimo....».
Lo fece sedere sul divano. Lei, sempre più
imbarazzata, si mise su di una poltrona,
stringendo al petto, con gli avambracci incrociati, il pacchetto delle riviste.
«Rita, mi perdoni davvero. So che lei e il
Carlo vi volete un bene dell’anima, ma.. Suo
marito una volta, molto discretamente per
carità, si è un po’ confidato con me e....».
Il Lüis, capace com’era nella sua semplicità
di dosare le parole, in un attimo arrivò al
cuore del problema. La Rita pian piano perse il suo rossore, poggiò la schiena alla poltrona e i giornali sulle ginocchia...
«Ecco, vede quel titolo, il titolo di quella rivista?! ‘Diva e donna’... Il Carlo ha bisogno
della... donna che ha conosciuto anni fa.
Non vuole una diva triste, infelice sempre
chiusa in casa a sognare l’impossibile.
Guardi a tutto quel che già ha intorno Rita».
Fu così che da quel giorno le cose cambiarono fra la Rita e il Carlo. Già quella sera il
Lüis si offrì di tenere il piccolo Nick per
qualche ora a casa sua. La Rita si fece trovare ben vestita, uscì a cena col marito,
parlarono di politica, di quei profughi
scappati dall’inferno e che sarebbero dovuti arrivare in un centro vicino a casa loro.
Poi andarono al karaoke. E cantò anche il
Carlo.