In edicola Fr. 2.– / € 1,35 LEGARE LO SPRINT PER LA COPPA NELLO SCI È LANCIATO MORO A PAGINA 14 LACORSA ILFENOMENO SCHIRA A PAGINA 15 ALLE PAGINE 40 e 41 Domenica 9 marzo 2014 Il fenomeno KWIATKOWSKI BEFFA SAGAN SUGLI STERRATI DI TOSCANA Reuters Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 9 09 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 9 SE I TIFOSI IN TRASFERTA SONO OSPITI POCO GRADITI Cani e gatti sono gourmet e hanno menu personalizzati www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] ALLE PAGINE 18 e 19 L’editoriale LA DEMAGOGIA È PERICOLOSA COME GLI ABUSI LILLO ALAIMO C VIZI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTÙ. IN POLITICA HANNO DETTO NO ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE. MA PER I LORO AFFARI E CASA LORO HANNO CHIAMATO I “PADRONCINI”. ECCO I NOMI DI CHI HA USUFRUITO DEL LAVORO DEGLI ARTIGIANI D’OLTRE CONFINE LIBERO D’AGOSTINO ALLE PAGINE 2 e 3 SU CAFFÈ.CH L’ELENCO COMPLETO DELLE NOTIFICHE CHI HA CHIAMATO CHI E PER COSA Lacronaca Scuole e polizia in allarme per uno squallido giro nel Locarnese Ilpizzino Lapolitica L’intervista Ragazzine tredicenni fanno sesso in cambio di una dose di cocaina Ti-Press Ti-Press Da Santo Jullare a Papa Francesco nel racconto di Dario Fo Christoph Blocher: “Ticinesi, diteci che cosa volete!” Ti-Press osa si fa quando in politica le cose ristagnano? Quando prende il sopravvento l’incapacità di guardare oltre l’orizzonte di una o due legislature, progettando e costruendo un futuro economico e sociale? Già, cosa si fa? Si grida al lupo e la si getta in caciara. Così si è fatto in Ticino da un anno o due a questa parte. Si è amplificato il tema del lavoro, si sono deformati i contorni della disoccupazione, si sono storpiati i reali rapporti - politici ed economici - con Berna e soprattutto con l’Italia. Al lupo, al lupo! L’eco dell’allarme partito da destra è passato dal centro e ha addirittura influenzato la sinistra. Eppure in Ticino la disoccupazione oggi è agli stessi, identici livelli di dieci anni fa. Nell’ultimo decennio le medie annuali hanno oscillato fra il 3,5 e il 4,9%. Il salario mediano lordo ha avuto la stessa progressione nominale registrata su scala nazionale (14,7%), mantenendo comunque un divario storico con le retribuzioni dei cantoni a nord (-15%), eppure... Da mesi i termini del “problema lavoro” (che nessuno nega e che va affrontato) sono stati falsati. E lo si è fatto anche sull’onda della campagna contro “l’immigrazione di massa”. Cavalcarla è stato semplice e vincente. Anche il fenomeno dei lavoratori provenienti dall’Italia e con brevi permessi di lavoro (i cosiddetti “padroncini”, i “distaccati” e quanti assunti temporaneamente) è stato alterato. Al 60% hanno lavorato per aziende ticinesi e se si leggono nel dettaglio i nomi delle imprese che ne han fatto ricorso e delle ditte notificate alle dogane..., si vedrà che in molti casi si tratta di normali dinamiche di un’economia di frontiera e, soprattutto, di necessità che in Ticino difficilmente avrebbero trovato risposte adeguate. Tanto che, come si vede nel servizio pubblicato questa settimana dal Caffè, a farne uso sono stati anche coloro che ipocritamente hanno urlato “al lupo”. Con ciò nessuno dice e ha mai detto che il fenomeno del frontalierato e dei “padroncini” non debba essere affrontato e controllato. Fatto è che oggi sembra non esserci fine all’eccesso di demagogia prodotta prima e immeditamente dopo il voto del 9 febbraio. Se esistesse Ci si chiede: perché aggiungere ulteil reato riori difficoltà alle imprese locali oltre di manifesta a quelle che, con la futura introduzioincapacità, ne dei “contingenti”, ogni azienda indopo il voto sull’immigrazione, contrerà rispetto al passato?! Pastictutti i partiti ciare politicamente avvelenando ansarebbero cora di più i rapporti con Berna e con indagati l’Italia che cosa porterà di buono? I contingenti faranno inevitabilmente diminuire il numero dei frontalieri. Quindi, perché fare in modo che la loro tassazione cresca (imponendo i loro redditi anche in Italia, sebbene al netto di quanto pagato in Svizzera)? 1) Per rendere meno attrattivo il mercato ticinese. Già, ma a questo punto il tessuto produttivo locale quale capacità di tenuta (lasciamo perdere la crescita) avrà? Dove troverà tutte e le adeguate risposte alle proprie necessità? Certo non solo in quel 4/5 per cento degli attuali disoccupati, in parte con scarsa formazione. segue a pagina 3 VASTANO e ZOIS ALLE PAGINE 34 e 35 GUENZI A PAGINA 9 MAZZETTA A PAGINA 4 LE PAROLE IL CAFFÈ 9 marzo 2014 3 Assunzioni d’impiego Lavoratori indipendenti Lavoratori distaccati Sono quei lavoratori stranieri temporaneamente assunti da un’azienda elvetica per un massimo di 90 giorni all’anno (anche non consecutivi). Sono assunti soprattutto dalle agenzie interinali. Persone con attività autonoma all’estero, chiamate come “indipendenti” in Svizzera e con permessi limitati. Sono loro, tecnicamente, i veri “padroncini”. Lavorano per privati o imprese. Sono i dipendenti di un’azienda con sede all’estero (ma in Europa) che vengono “distaccati” temporaneamente in Svizzera per svolgere un’attività lavorativa da privati o imprese. Il fenomeno Equivalgono a sole 3000 persone IL DOPO VOTO Lavoro e stranieri Gli stranieri con permessi di breve durata rappresentano l’1.7 % degli occupati CLEMENTE MAZZETTA 2013- 2012- 0- 2011- 0- 2010- 0- 2009- 3000- 2013- 3000- 2012- 3000- 2011- 6000- 2010- Prestazioni di servizio indipendenti 2009- 6000- 2013- 6000- 2012- Lavoratori distaccati presso un committente CH 9000- 2011- 9000- 2010- Assunzioni presso un datore di lavoro svizzero 9000- GIORNI DI LAVORO delle persone notificate 700.000600.000500.000400.000300.000200.000100.0000- Fonte: Elaborazione Ustat su dati dell’Ufficio federale della migrazione, Sistema d’informazione centrale sulla migrazione (Simic, Berna) LIBERO D’AGOSTINO S eicentoventotto pagine con migliaia di nomi. Ecco le liste riservate per gli anni 2011-2012 dell’Aic, l’Associazione interprofessionale di controllo, dei cosiddetti “committenti notificati”, ossia privati cittadini, ditte artigiane e imprese ticinesi che danno lavoro ai “padroncini” italiani. Scorrendo il lungo elenco, in possesso del Caffé, si svela la Grande Ipocrisia di quanti hanno inveito con continui allarmi contro la libera circolazione delle persone e l’assalto dei padroncini, ma che, allo stesso tempo, non si fanno di certo scrupolo nel ricorrere ai loro servizi. In queste liste ricorrono, infatti, i nomi anche di alcuni caporioni della Lega, di ex e nuovi democentristi, di qualche famiglia che da decenni rappresenta un vero marchio storico dell’Udc ticinese. Tutti personaggi che hanno fatto dei lavoratori indipendenti o distaccati che arrivano d’oltre confine un’emergenza cantonale. Niente d’illegale, ovviamente, soltanto lo specchio di vizi privati e pubbliche virtù, di chi predica bene ma razzola male. Assieme ai loro, anche i nomi di politici di primo piano di altri partiti che non si sono, però, mai associati alle forsennate campagne anti-italiane, da cui hanno, anzi, preso le distanze. Come quello del consigliere nazionale ppd Fabio Regazzi e della sua omonima azienda, o del presidente plrt Rocco Cattaneo, gran patron dell’Acquaparco di Rivera. Le 628 pagine non sono altro che lo spaccato di una normale economia di frontiera, di un sistema di scambi in cui tutti, imprenditori e cittadini, dovrebbero avere la libertà, e il diritto, di avvalersi dei servizi e del lavoro che giudicano per loro più vantaggiosi, purché si rispettino le leggi e le regole della libera concorrenza. Alla vigilia del dibattito parlamentare in cui si discuteranno le La curiosità misure per arginare “l’invasione dei padroncini”, ecco chi c’è in queste liste top secret. Ci sono avvocati di fama e fiduciari, architetti illustri e tanti altri meno illustri, albergatori e ristoratori, medici e farmacisti, estetiste e dentisti, che hanno tinteggiato, tappezzato, piastrellato, ammobiliato e rinnovato locali, studi e uffici col lavoro e i servizi degli artigiani italiani. Vi figurano immobiliaristi e imprese di costruzione, aziende di prestigio e cittadini comuni che hanno ristrutturato l’abitazione, centri riabilitativi e centri commerciali, cliniche private e ospedali pubblici, bar e postriboli. E persino i Comuni di Chiasso e Minusio che curano con servizi italiani i campi di bocce, di Paradiso che si rivolge oltre confine per le tende da sole, e di Lugano che guarda pure all’Italia per “l’installazione e le finiture dei chioschi”. Insomma, c’è tutto il Ticino. E ci sono anche molte ditte artigiane che, ricorrendo ai lavoratori indipendenti italiani, riescono ad offrire prezzi più bassi, a danno dei loro colleghi, mentre le associazioni di categoria da tempo strepitano I casi inaspettati e le singolari particolarità spulciando fra ventimila nominativi Cliniche, alberghi e monasteri preferiscono le fatture italiane Q DAL FALEGNAME AL CARPENTIERE Tra i cosiddetti “padroncini” c’è di tutto: tappezzieri, piastrellisti, mobilieri, imbianchini... uasi ventimila nominativi di committenti per lavori di ogni genere, servizi e per la fornitura di merci varie, dai mobili ai marmi di lusso. Le liste riservate dell’Associazione interprofessionale di controllo disegnano la topografia sociale ed economica di un Paese che lavora, scambia, produce e commercia con l’Italia. Niente di anormale. Anormale semmai è la veemente campagna anti padroncini di quanti, poi, non disdegnano affatto di ricorrere ai loro servizi. Inopportuno è forse il ricorso ad essi anche da parte di enti pubblici e privati o di molte aziende quando per le loro necessità potrebbero far capo a risorse professionali e produttive locali. Nella lunga lista delle committenze non mancano di certo le curiosità. Certamente curioso, ad esempio, è il ricorso massivo e diffuso ai padroncini di molte cliniche private, tanti alberghi e persino qualche monastero. Cliniche di ogni specializzazione che da Lugano a Locarno, sia nel 2011 che nel 2012, si sono rivolte a ditte italiane per ogni genere di prestazioni. Installazioni di condizionatori d’aria, interventi idraulici, tinteggi, montaggio di serramenti e porte interne, lavori di falegnameria, posa di pavimenti e ten- daggi per l’esterno. Ma non si sono risparmiati nemmeno gli alberghi, dai semplici garni alle pensioncine e agli hotel stellati. Da Chiasso ad Ascona. Tappezzerie, arredi per camere con relativo montaggio, tende da sole, parquet, pavimenti, aria condizionata, allestimenti floreali e potatura di piante. Di tutto e di più. Certo l’albergheria ticinese di ogni ordine grado non sta attraversando stagioni felici, i pernottamenti diminuiscono di anno in anno, mentre costi fissi e spese varie, invece, aumentano, quindi ognuno cerca di arrangiarsi come può. Al bando qualsiasi tentazione protezionistica, comunque, un occhio di riguardo da parte delle cliniche e degli hotel verso l’economia locale non sarebbe stato male, poiché l’impoverimento del tessuto produttivo alla fine si ritorce contro tutti. Questioni, dunque, più che altro di sensibilità, di opportunità, fatta salva sempre e comunque la libertà di chicchessia di scegliere le offerte che ritiene più convenienti. Come ha fatto persino qualche monastero che, sicuramente per “sacrosanti” motivi di risparmio, si è rivolto a ditte italiane per mobili, lavori in ferro, infissi e vetri. l.d.a. contro l’ondata dei padroncini. Ma fa soprattutto specie la presenza di quanti in questi ultimi tempi hanno martellato l’opinione pubblica con i loro infuocati proclami. Tutti avranno motivi più che giusticati per essersi rivolti a ditte o indipendenti d’oltre frontiera. Non si discute. Tuttavia, a vedere certi nomi viene da sorridere. A cominciare da quello del deputato Attilio Bignasca, attuale coordinatore della Lega che con la sua impresa, la Bilsa, due anni fa, per posare delle piastrelle a Morbio si è avvalso del lavoro di un padroncino. Un solo incarico, ma, forse, comunque troppo per l’editore del Mattino che propone tra le sue pagine il “safari” fotografico a caccia di padroncini. Andando più in là nel tempo ecco l’impresa dello scomparso Michele Barra - l’ex ministro leghista che farà della lotta agli artigiani italiani la sua ultima battaglia- il quale nel 2011 per un lavoro a Losone ricorre ad una ditta d’oltre frontiera. Ed è sempre italiana la ditta a cui affida un montaggio di mobili a Locarno. Come del resto fa la Cpa costruzione, pavimenti, asfalti, amministratrice unica la consigliera nazionale leghista Roberta Pantani- che per un lavoro di pavimentazione a Lugano richiede l’intervento di una ditta arrivata dall’Italia. In casa Udc spicca un’ottima collaborazione con le ditte italiane, per le tante attività imprenditoriali di un nome storico del democentrismo sopracenerino, la famiglia Pinoja: Beton Melezza, Silo Melezza e altri settori, società di cui però non fa parte il presidente udc Gabriele Pinoja, che ha altri interessi professionali. Ma nell’elenco c’è anche un volto emergente dell’udc, l’ex banchiere Michele Moor, che tre anni fa quando c’era ancora la vecchia Wegelin & Co, poi disastrata dal fisco americano, per l’assistenza all’impianto di sicurezza dell’agenzia di Locarno era ricorso ad un’impresa bresciana. E c’è pure l’ex presidente Paolo Clemente Wicht, il quale non disdegna per i lavori di giardinaggio l’aiuto di una azienda brianzola. O ancora, il deputato Orlando Del Don che per il montaggio di pareti mobili e lavori urgenti sulle linee telefoniche della sua Clinica diurna si rivolge al solerte intervento di due imprese “italiote”, come usa dire in casa demo- Il vero campione del ricorso a ditte d’oltre confine è un ex politico udc. Le chiama per l’azienda e per casa sua centrista. Ma il vero campione del ricorso ai padroncini di ogni qualifica, è l’ex democentrista e oggi Area Liberale, Alberto Siccardi, titolare della nota impresa di apparecchi medici, Medacta. Il ricorso della Medacta a tali prestazioni riempie paginate dell’elenco. Certo molti interventi specialistici, difficili da reperire sul mercato locale, ma forse un po’ meno specializzati sono la posa di pavimenti, l’installazione di serramenti, i lavori di lattoneria e falegnameria, la realizzazione di wc e spogliatoi. Ma Siccardi, autentico paladino dell’antieuropeismo, ricorre a specialisti italiane persino per la manutenzione del giardino di casa. [email protected] Q@LiberoDAgostino Gli abusi Il settore dell’edilizia quello maggiormente sotto pressione, con oltre 3mila notifiche e 700 irregolarità L’EDITORIALE CONTROLLI del mercato del lavoro, 2014 Attività di controllo effettuate Primario Industria Edilizia Commercio Servizi Senza indicazione TOTALI Q uasi cinquemila persone controllate su un’affluenza di 24 mila. In pratica un lavoratore su cinque fra quelli che entrano in Svizzera con una semplice notifica on-linee è stato passato al setaccio. Dall’esame di tremila aziende e di 4.900 lavoratori stranieri, si sono riscontrate 1.786 infrazioni. Dalla semplice irregolarità di notifica, alla mancanza totale di segnalazione, alla violazione dei contratti collettivi, all’infrazione dei salari minimi. Nel complesso, multate 424 aziende e sanzionati 1099 lavoratori (vedi il grafico sopra il titolo). Intensa dunque l’attività di controllo nel corso del 2013, che viene esercitata dall’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro, quale organo di coordinamento, e dall’Ufficio dell’ispettorato del lavoro in collaborazioni con l’ Associazione interprofessionale di controllo (Aic). Organismi che hanno il compito di tenere sotto controllo la presenza di manodopera estera, Multe per infrazione all’obbligo di notifica Multe per infrazione alle condizioni lavorative e salariali Aziende Persone Aziende Persone Aziende Persone 0 368 1.992 40 358 272 3.030 0 662 3.217 103 551 366 4.899 0 50 313 17 54 7 441 0 120 561 51 75 12 819 0 54 132 1 27 32 246 0 67 144 1 33 35 280 Controlli in aumento e fioccano le multe, oltre 1700 le infrazioni evitare fenomeni quali il lavoro nero, dumping salariale, e di tutelare anche la salute e prevenire infortuni. Il settore maggiormente sotto pressione, e che registra percentualmente più infrazioni, è ovviamente quello dell’edilizia principale e secondaria. Su 3 mila persone controllate sono stati riscontrate ben 700 infrazioni. Le multe inflitte alle aziende sono state invece più di 400 su circa 2000 imprese controllate. Nell’edilizia nel 2012 l’Aic aveva controllato 1.680 lavoratori distaccati (ovvero il 31% delle persone notificate) e 1.245 lavoratori indipendenti (pari al 45,6% di quelli segnalati). Da ricordare che dal primo gennaio 2013 sono entrate in vigore nuove disposizioni per combattere la pseudo-indipendenza dei prestatori di servizi esteri, i cosiddetti “falsi padroncini”. Oltre all’obbligo di presentare i documenti che provano lo statuto di indipendente, sono state previste nuove misure in caso di infrazione che vanno dall’interruzione dei lavori all’allontanamento dal posto di lavoro. Inoltre dal maggio dello scorso anno le ditte Fonte: Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro (Usml), Bellinzona straniere che distaccano un loro dipendente per un lavoro in svizzera devono obbligatoriamente indicare la retribuzione del lavoratore. Questo fornisce un elemento in più per verificare i possibili abusi retributivi sui salari minimi. Sono state inasprite inoltre in modo sensibile le sanzioni per le due situazioni più gravi nelle notifiche, ossia l’omissione e la presentazione tardiva, cioè dopo il controllo dell’autorità. Per la mancata notifica si è passati da una multa di 1'500 a 2'500 franchi per la prima volta e a 5 mila in caso di recidiva. Per la notifica tardiva da 1'000 a 2'500 per la prima volta e a 5'000 in caso di recidiva. Anche gli altri casi di violazione più lieve, e che comportano quindi sanzioni di minore importo, sono comunque state aumentate del 100%. Per i falsi indipendenti la multa è salatissima, ed è passata da 300 a1'000 franchi e da 50 a 200 franchi per distaccato. c.m. LA DEMAGOGIA È PERICOLOSA COME GLI ABUSI LILLO ALAIMO continua dalla prima 2) Per ostacolare il dumping salariale causato dai bassi stipendi imposti ai frontalieri (sebbene oggi le loro retribuzioni siano inferiori di oltre il 18% rispetto a quelle di chi è svizzero e il divario sia aumentato di quasi 4 punti percentuali in dieci anni, dal 2000 al 2010). Bene, ma non sarebbe meglio combattere gli abusi, introdurre contratti collettivi, pensare a minimi salariali..., invece che mettere ulteriori e nuove difficoltà fra le ruote di un’economia ferita dalla crisi?! Cercando magari nel contempo di capire se i bassi stipendi offerti e imposti ai frontalieri in questi ultimi cinque anni di difficoltà, non abbiano di fatto evitato ad alcune imprese (certo non a tutte), forti ridimensionamenti, chiusure, delocalizzazioni. In futuro - contigenti o non contigenti, confinanti tassati o non anche in Italia -, senza adeguate regole contrattuali e senza controlli ancora più stringenti degli attuali, gli abusi si sposteranno dalla manodopera frontaliera a quella residente. [email protected] Q@lilloalaimo 2013- PERSONE NOTIFICATE SECONDO IL TIPO DI NOTIFICA in Ticino dal 2009 I nomi dei committenti ticinesi, quelli delle ditte (non in Ticino) chiamate, il numero dei dipendenti e degli indipendenti notificati, il personale occupato, il luogo di lavoro e il tipo di lavoro svolto. Sono le informazioni contenute nei due elenchi sui cosiddetti “padroncini” che nel 2011 e nel 2012 si sono notificati ufficialmente per impieghi di breve durata in Ticino. Il Caffè li ha messi on line (caffe.ch) perchè finalmente sia dia luce ad un fenomeno - normale riflesso di un’economia di frontiera - sul quale da tempo di discute e si polemizza anche a sproposito. 2012- ON LINE I committenti e le ditte da consultare su caffe.ch 2009- h/lavoro www.caffe.c voro ffe.ch/la www.ca Ti-Press 2011- Ecco l’elenco completo di chi nel 2011 e nel 2012 ha usufruito di artigiani e operai da fuori Ticino 2010- L i chiamano padroncini. Falegnami, piastrellisti, elettricisti, idraulici, giardinieri… Sono quegli artigiani italiani o di altri Paesi dell’Unione Europea, che grazie agli accordi bilaterali sulla libera circolazione delle persone dal 1° giugno 2004, possono liberamente entrare in Svizzera a lavorare. Liberi soprattutto di fare i prezzi che vogliono. Basta che non superino i 90 giorni di lavoro all’anno. Non hanno bisogno di un permesso di soggiorno di breve durata. È sufficiente una semplice notifica on-line. Li chiamano padroncini e sono additati come la causa della crisi del lavoro in Ticino. Ma quanti sono? Nel 2005 se ne erano contati 1.321, saliti nel corso del 2013 a 4.638. Secondo l’Ufficio di statistica cantonale – in media restano in Ticino meno di un mese l’anno - equivalgono a poco più di 400 posti di lavoro a tempo pieno; 409 per la precisione su 227 mila, che è il totale degli occupati oggi in Ticino. Una percentuale esigua, dunque, lo 0,2%. Ma questa modalità di accesso non riguarda solo loro, ma ben tre categorie di lavoratori. Oltre ai padroncini, ci sono gli stranieri assunti da un datore di lavoro svizzero e quelli distaccati da un’azienda estera. Complessivamente 24 mila per oltre 700 mila giornate di lavoro. Parrebbe moltissimo, ma se rapportati al totale dei posti di lavoro questi equivalgono a tre mila lavoratori a tempo pieno, l’1,7% sul totale. Un fenomeno che non è ovviamente solo ticinese. Su scala na- 2009- La Grande Ipocrisia, leghisti, udc e non solo chiamano i padroncini zionale nel 2013 sono stati 224 mila, per 9 milioni di giornate lavorate, pari a 37mila lavoratori a tempo pieno. In questo contesto il Ticino è al terzo posto, dopo Zurigo e Ginevra. Al quarto posto, invece, per i giorni di lavoro, dietro Zurigo (1,4 milioni), Ginevra (1 milione) e Vaud (970 mila). Ma entriamo nel dettaglio delle cifre. A fronte di 4.638 “padroncini”, i lavoratori temporanei assunti da aziende svizzere in Ticino sono stati circa 10 mila. E hanno lavorato per 423 mila giornate, equivalenti a 1.764 posti di lavoro a tempo pieno, pari al 60% del totale delle giornate lavorate. I “distaccati” da ditte straniere presso privati o aziende svizzere sono stati invece 9.416 per 188 mila giornate di lavoro. Il che equivale ad un’occupazione di 783 posti a tempo pieno. La differenza rispetto ai “padroncini”? Mentre gli artigiani possono fare i prezzi che vogliono, gli stranieri assunti da imprese svizzere e i “distaccati” devono percepire un salario in regola con i contratti di lavoro. A far la parte del leone non sono dunque i “padroncini”, ma gli stranieri assunti da ditte svizzere o i “distaccati”. Questi, in un anno hanno occupato 2.500 posti a tempo pieno, su un totale di quasi tremila. Dove? Soprattutto nell’edilizia, qui - nel 2013 - si sono notificati 10 mila stranieri per 258 mila giornate. Al secondo posto l’industria, con 3.500 notifiche, pari a 72 mila giornate di lavoro. [email protected] Q@clem_mazzetta IL CAFFÈ 9 marzo 2014 4 Statuto speciale IL DOPO VOTO Politica e ricerca ha DETTO Più che uno statuto speciale, occorre dare maggiori competenze alle singole regioni Accordi con l’Italia Ve lo dico da industriale, state attenti quando firmate accordi con gli italiani “Ticinesi, diteci chiaramente cosa volete!” Il leader udc Blocher di scena a Lugano, ringrazia il cantone ma striglia i politici CLEMENTE MAZZETTA Fotoservizio Ti-Press P iù che un Ticino a statuto speciale, il leader udc Christoph Blocher auspica maggiore autonomia, più poteri per tutti i cantoni della Svizzera. “Le competenze cantonali devono essere estese, ampliate perché le esigenze dei cantoni sono diverse uno dall’altro. I problemi di Ginevra non sono gli stessi del Ticino e viceversa”, ha detto ieri, sabato, a Lugano nel corso di una conferenza organizzata dall’Udc all’Hotel Dante. Giacchetta blu estiva e camicia a quadrettini, accompagnato dalla moglie Silvia, il consigliere nazionale Blocher ha dapprima ringraziato il Ticino per l’esito della votazione: “Senza di voi avremmo perso. Grazie”. Poi lo ha rassicurato: “La mia ditta esportava prima dei bilaterali, ha esportato durante i bilaterali, e esporterà anche dopo. Tranquilli. Non ci sarà nessuna catastrofe”. Infine lo ha strapazzato: “Gli accordi sui frontalieri devono essere disdetti a livello federale, ma ogni cantone dovrebbe poter contrattare e decidere in merito. Questo presuppone che il Ticino sappia e dica chiaramente cosa vuole. Cosa che ieri sera, nel corso di una cena, ascoltando alcuni ticinesi, non ho capito. C’era chi era favorevole, c’era chi era contrario. C’erano anche le mogli, che alla fine mi hanno detto sconsolate: ecco, questi sono i nostri mariti. Così sono andato a casa ribadendo che la cosa più importante è che i ticinesi ci dicano cosa vogliono. Se non sarà il caso studierò il problema e ritornerò fra sei mesi, spiegandovi cosa deve fare il Ticino”. Spiritoso, istrionico, divertente ammiccante, come un teatrante di prim’ordine Blocher ha dato vita ad un vero e proprio show. Attaccando l’Europa, demolendo il trattato di Shengen (“un’idiozia”), ironizzando su Eveline Widmer-Schlumpf: “Non la voteremo, penso”. Ma anche su se stesso: “Ho capito, quando mi hanno escluso dal Consiglio federale, che noi dell’Udc non abbiamo la maggioranza”. Contestando platealmente l’azione del governo federale: “Deve agire per il bene della Svizzera, non andare a Bruxelles a chiedere cosa deve fare. La Svizzera deve poter gestire autonomamente l’immigrazione”. Ha poi ripercorso i tempi dei contingenti e ha elogiato il governo d’allora, degli anni ‘70: “Molto più realista di quello di adesso”. E ha allertato il Ticino per le trattative con l’Italia: “Ve lo dico da industriale, bisogna stare molto attenti quando si tratta con l’Italia, visto quello che è solita promettere. Bisogna chiarire i problemi, sapere bene cosa chiedere. Non ha alcun senso discutere con gli italiani se non si sa cosa si vuole”. Sul fenomeno dei frontalieri ha dimostrato idee chiarissime. “Il Ticino è circondato dalla Lom- bardia e ha dei problemi diversi da Ginevra. Qui ci sono 60 mila frontalieri con un’imposta di 150 milioni di franchi riversata per il 38% all’Italia. A Ginevra ce ne sono 80 mila che pagano un miliardo in tasse. Le caratteristiche sono diverse. Da voi arrivano i disoccupati della Lombardia, a Ginevra arrivano persone che lavorano nelle organizzazioni internazionali, all’Onu, alla Croce rossa. Pure Basilea è diversa, lì l’industria farmaceutica necessita di personale specializzato che viene dalla Germania: per questo ha votato no. Mentre Basilea campagna è confrontata con un altro tipo di industria e di frontalieri e per questo ha votato sì”. Insomma le realtà sono diverse zona per zona, ergo ogni cantone dovrebbe avere una propria strategia. Affrontando la situazione della Svizzera dopo la votazione del 9 febbraio ha ripreso uno dei suoi cavalli di battaglia, quella del popolo che capisce cosa è bene per la nazione meglio dei politici, dei sindacati, dei giornali, del Consiglio federale. “Con questa votazione gli svizzeri hanno detto chiaramente che la Svizzera non è nell’Unione europea e che non vuole entrarvi”. Poi ha delineato la prospettiva: “Adesso è ora di andare a dire all’Ue quello che vogliamo. Se risponderanno picche, noi denunceremo gli accordi. Ma sono sicuro che non succederà, perché gli Stati europei non sono così stupidi da non negoziare”. Quindi ha concluso: “Dobbiamo però stare attenti che a Berna non ci intortino. Penso che questa nostra decisione, se applicata bene gioverà anche all’Ue, perchè un Paese ha diritto di esistere se fa il bene della popolazione, non solo dei politici”. [email protected] Q@clem_mazzetta IL CRONISTA FRONTALIERE E IL LEADER UDC Anche il tribuno dell’Udc non sfugge alla moda del selfie, qui con il nostro giornalistra “frontaliere” Mazzetta L’INCONTRO Christoph Blocher, 73 anni, durante il convegno, accanto e sopra. A destra, Blocher con la moglie Silvia, 68 anni, all’arrivo a Lugano Il caso Dopo il voto sono stati cancellati all’Istituto oncologico di Bellinzona tutti i progetti sponsorizzati Ue “La nostra ricerca retrocede in serie B e perde 4 milioni” D ieci anni di impegno, di progressi, di ambizioni per ritrovarsi di colpo retrocessi nella “serie B” della ricerca. Una penalizzazione che costerà 4 milioni di euro. La delusione e lo sconforto dell’Istituto oncologico di ricerca (Ior) abbinato allo Iosi di Bellinzona, dopo il voto popolare del 9 febbraio scorso, non sono diversi da quelle del mondo della ricerca elvetica, che si è ritrovato improvvisamente “fuorigioco” nel circuito continentale dell’innovazione scientifica. Con poche righe l’Unione ha declassato la Confederazione da Paese associato a “non-associated country”, Paese terzo. Depennate decine di milioni di euro destinati ai ricercatori svizzeri, azzerato il milione già destinato allo Ior, e sfumate ricerche per altri tre, quattro milioni in Ticino nei prossimi anni. Una situazione che il direttore scientifico dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana Franco Cavalli non esita a definire “un disastro”. Non solo sotto l’aspetto economico visto che il Dipartimento federale dell’economia si ri- promette di intervenire con fondi ad hoc. “Sì, perché il danno non è soltanto finanziario – spiega Cavalli -, e tutti dimenticano che ricevevamo dall’Ue il doppio dei fondi che la Svizzera destinava alla ricerca comunitaria. Il danno maggiore lo subirà lo sviluppo, la carriera dei neo-ricercatori, la capacità di attrarre i migliori cervelli. E Oltre ai soldi, lo Iosi privato di partnership come Curie a Parigi e Planck a Monaco il cantone più danneggiato sarà proprio il nostro, perché la ricerca in Ticino dopo anni di impegno era in pieno sviluppo, ed ora si arresta la crescita. La sola uscita dal programma Erc, l’European research council ci provocherà danni enormi”. A solo un mese dal voto, infatti, gli effetti del declassamento elvetico non si sono fatti attendere. “Per la prima volta il nostro istituto era stato nominato centro di RICERCATORI Il direttore dello Ior Carlo Catapano e il direttore scientifico Iosi Franco Cavalli coordinamento di un progetto di ricerca europeo, ma ho dovuto declinare – aggiunge, senza nascondere le sue preoccupazioni, il direttore dello Ior Carlo Catapano -. Il nostro budget annuale per la ricerca, inclusa quella clinica, è sui 7 milioni. Un solo progetto Erc che ci era stato affidato ‘valeva’ un milione. Perso. E con un progetto legato a Jean-Philippe Theurillat, ricercatore svizzero che ha accettato di venire da noi dal Cancer institute del Mit di Boston avevamo la possibilità di ottenerne altri per i prossimi due o tre anni. Certo, saremo finanziati dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca, dalla Lega svizzera contro il cancro e da tante altre agenzie nazionali ed internazionali. I soldi contano eccome, ma non potremo più contare su partnership prestigiose, come le collaborazioni con l’Institut Curie di Parigi, il Max Planck di Monaco... tutti studi che avevamo già in corso, che ora non ci vedranno più come associati, ma come ‘ospiti’ con tutta la burocrazia che questo comporta”. Insomma, fino a quando la ne- goziazione della partecipazione svizzera a “Horizon 2020”, il programma di ricerca europeo, non sarà completata la Confederazione sarà considerata un corpo estraneo. “Certo, potremo comunque fare richiesta e la Ue ha assicurato che prenderà in esame le nostre proposte – conclude Cavalli -, ma abbiamo perso tutti gli automatismi che prevedevano la nostra partecipazione, con i criteri di eleggibilità che ci assicuravano un numero di partecipanti minimo per ogni tipo di ricerca. È vero che una nostra ricerca può essere finanziata, ad esempio, anche dalla Fondazione San Salvatore, ma con tutto rispetto l’attrattività di una ricerca sponsorizzata dall’Erc è un’altra cosa. Non solo i parametri, la composizione della commissione, la selezione dell’obiettivo sono di un livello tale da essere già di per sè qualificanti, ma anche per il ricercatore inserire nel suo curriculum una ricerca per l’European research council nel nostro campo è il massimo”. e.r.b. [ L0YeO RN^B <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMbMwsAAA677Mbg8AAAA=</wm> *YHL0 S_44KH50eHOM:6 )0]HOM0K /:H]_MC7 RN^B T8 0ZK:Y /:H]_MCU <wm>10CFXKIRKDQAwF0BNl5©dvQkIjOzgGweDXdKq5vwLqKp5761re8PNetmPZS6Fm0m1KZCXZYFFKi0YrdDjv8NKJ1JmBvy9A©AyM5wi6wIe6UIU5MsPTezs_3wvuWZ6vdgAAAA==</wm> IL CAFFÈ 9 marzo 2014 6 mondo La votazione del 16 marzo per i politici ucraini e tatari è incostituzionale ed illegale UCRAINA Venti di guerra LE MAPPE LUIGI BONANATE Le dificoltà della piazza nel restare democratica ESERCITI A CONFRONTO UCRAINA RUSSIA Truppe di terra Militari Carri armati 68.000 270.000 735 2.800 Truppe di aria Militari Aerei da combattimento 167.000 48.000 1.797 208 Marina Militari Navi da combattimento 14.700 26 154.000 237 Fonte: Bilancio militare 2012, Libro bianco ucraino della difesa Un referendum sotto gli occhi dei cosacchi russi La Crimea in ibrillazione per il voto imposto dalle truppe inviate da Mosca no già schierate ingenti forze dell’Armata Rossa. Mentre diventa sempre più rovente la nuova Guerra Fredda tra Occidente e Russia, nella penisola di Crimea - sempre più isolata dal neogoverno di Kiev - crescono le tensioni per il referendum del prossimo 16 marzo che verosimilmente dovrebbe sancire il passaggio della regione indipendente dall’Ucraina alla Federazione russa. Un referendum imposto dalle autorità filorusse di Simferopoli e considerato incostituzionale dal governo della capitale ucraina che, appellandosi alla GIUSEPPE AGLIASTRO da KIEV L a Crimea si allontana dall’Ucraina e si avvicina sempre di più alla Russia. La penisola sul Mar Nero venne annessa all’Ucraina nel 1954 dal leader sovietico Nikita Krusciov, quando Kiev e Mosca erano parte di uno stesso Stato, l’Urss, e questo “regalo” alla repubblica sovietica ucraina non comportava, allora, grandi cambiamenti. La situazione ora è diversa, la Crimea è una repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina e la maggior parte dei suoi due milioni di abitanti parla russo come prima lingua. E sono in molti a voler passare sotto la bandiera russa. Quanti, però, non è ben chiaro. Secondo un sondaggio dell’anno scorso, il 53% degli abitanti della Crimea è favorevole a mantenere le cose come stanno e solo il 23% vuole l’annessione alla Russia. Dietro questo sondaggio, condotto su 1.200 persone, c’è però l’Usaid (United States Agency for International Development), e cioè il governo di Washington. I filorussi vedono le cose in modo diametralmente opposto. Stando al vice premier della Crimea, Rustam Temirgaliyev, “almeno il 70% degli abitanti voterà per l’adesione alla Russia”. Come andrà lo vedremo dopo il 16 marzo, giorno in cui le autorità di Simferopoli (capitale della Crimea) hanno fissato il referendum per l’annessione alla Russia. Certo sulla democraticità di un referendum che si svolgerà con i soldati di Mosca e i ‘cosacchi’ russi che presidiano le strade e i punti strategici della penisola sorge qualche legittimo dubbio. Reuters Reuters D opo un’inutile telefonata di un’ora del presidente Usa Barack Obama a Vladimir Putin, dopo che lo stesso presidente della Federazione russa ha definito “ridicola” la proposta dell’Ue di aprire un tavolo di trattative diplomatiche sulla crisi Ucraina, ieri, sabato gli attivisti filo russi hanno organizzato un’imponente manifestazione pro Mosca a Donetsk. Nella grande città industriale, con oltre un milione di abitanti, capitale della omonima regione sui confini orientali del Paese. Confini lungo i quali so- DIDASCALIA A Sinferepoli manifestanti filorussi bruciano un fantoccio dell’americano zio Sam costituzione in vigore, sostiene che solo una consultazione in tutto il Paese legittimerebbe la rinuncia alla Crimea. La crisi tra Ucraina e Russia, però, sembra uleriormente aggravarsi dopo la mossa “energetica” di Mosca. Gazprom ha minacciato di tagliare le forniture di gas se Kiev non salderà il suo debito, pari a 1,8 miliardi di dollari. Che il braccio di ferro tra Putin e Occidente abbia sviluppi tanto imprevedibili quanto negativi è dimostrato dal fatto che anche ieri, per l’ennesima volta, con alcuni spari di avvertimento sia stato impedito agli osservatori Ocse di varcare i confini Cemilev:“Serve un intervento internazionale, perché se entriamo in un conflitto armato il numero di vittime rischia di essere enorme” Ad essere sicuramente contro l’annessione alla Russia sono i tatari di Crimea, una consistente minoranza musulmana che rappresenta il 12% della popolazione della penisola russofona. A fine febbraio, migliaia di tatari hanno manifestato in Crimea in favore delle nuove autorità di Kiev e ci sono stati anche tafferugli con i filorussi. Mustafa Cemilev - già leader del Mejlis (l’Assemblea parlamentare dei tatari) dal 1991 al 2013 – pensa che “qualcosa deve essere fatto, visto che il Paese è occupato - avverte - . Abbiamo chiaro che le forze di occupazione hanno bisogno di un pretesto per iniziare l’invasione. La pace è molto fragile. In questo contesto la nostra speranza più grande è un intervento delle organizzazioni internazionali, perché se entriamo in un conflitto armato il numero di vittime sarà enorme”. Il governo di Kiev non vuole assolutamente mollare della Crimea. E sempre ieri, mentre il vice ministro degli Esteri russo, Grigory Karasin, incontrava l’ambasciatore ucraino Volodymyr Yelchenko, nel primo contatto diplomatico dall’inizio della crisi legata all’intervento dell’Armata Rossa un alto funzionario del ministero russo della Difesa ha alzato la posta. Sul tavolo, in risposta alle “minacce” di Usa e Nato per la crisi in Ucraina, la decisione di sospendere le ispezioni dell’arsenale strategico missili nucleari compresi - previste dall’accordo Start 2 siglato dalle due superpotenze tre anni fa. la Crimea alla Russia, ma per ora appare impotente e non in grado di fare molto di più che dichiarare “incostituzionale” il referendum pro Mosca. Oltre al premier e al presidente ucraini, anche il capo della Commissione ucraina per la difesa dei diritti umani, Volodimir Vasilenko, sostiene che “il referendum in Crimea non ha basi legali - e sottolinea, ricordando l’articolo 73 della Costituzione -, che la revisione dei confini nazionali può essere decisa solo con un voto a livello nazionale, in tutta l’Ucraina”. Parole al vento, perché la autorità della Crimea non riconoscono quelle di Kiev, e viceversa. Anche il famoso scrittore Andriy Kurkov, nella hall dell’hotel Ukraina, in piazza Maidan, dichiara con convinzione che “la Crimea deve rimanere sotto Kiev per preservare l’unità territoriale dell’Ucraina, che deve laparola rimanere nei confini fissati dai internazionali”. Del reÈ un gasdotto trattati sto, essere di etnia russa o mal’arma puntata drelingua russi non significa dall’Occidente automaticamente voler diventare cittadini russi o volere l’anNAPOLEONI nessione della propria regione A PAGINA 33 alla Russia di Vladimir Putin. Questo Kurkov lo sa bene, e alle accuse del Cremlino, che dipinge come “fascista” la rivolta che ha portato alla caduta del ‘regime’ di Viktor Ianukovich, risponde che “tra questi ‘fascisti’ ci sono anche dieci milioni di cittadini ucraini di etnia russa”. Il leader del Cremlino ha detto che la Russia è pronta a difendere i diritti dei russi che vivono in Ucraina da un governo di “estremisti”, ma molti di questi russi e russofoni gli hanno risposto agitando in piazza striscioni con messaggi come “Sono russo e voglio vivere in Ucraina” o “Caro Putin, sono russo e non ho bisogno del tuo aiuto”. Nelle regioni russofone del sud-est dell’Ucraina la popolazione è comunque divisa, ed è proprio in Crimea che la crisi è più aspra. E dietro c’è anche lo zampino del Cremlino e delle sue forze armate. Ebbene sì, quello compiuto a Kiev è stato un vero e proprio colpo di stato, un “golpe” avremmo detto un tempo, una parola che evoca spettri che ci incutevano terrore. Golpe era stato quello dei colonnelli greci nel 1967; un altro quello dei generali argentini del 1976, o quello di Pinochet in Cile nel 1973. Ciò che li accomunava era la matrice reazionario-fascista a cui il mondo occidentale è ormai refrattario, essendosene vaccinato da molto tempo. A Kiev è stata la “piazza” a scatenare quello che tecnicamente è, appunto, un colpo di stato che dunque non dovrebbe essere considerato democratico. Ma, nella sua maggioranza, la folla che si è assiepata in Maiden, dovrebbe garantirci sul fatto che il movimento mirasse a difendere la democrazia e, più ancora, quella indipendenza e sovranità che costituiscono una delle condizioni della tenuta democratica di uno Stato. Fin qui, tutto bene, allora, nonostante le apparenze. Il fatto è, però, che in piazza non sono scesi soltanto ed esclusivamente degli ingenui patrioti, c’era anche dell’altro, del fascismo vero e proprio che del nazionalismo fa non un vessillo della libertà, ma al contrario dell’oppressione e dello sfruttamento dei pochi ricchi su grandi masse popolari e non privilegiate. Tutto ciò è allarmante se aggiungiamo le difficoltà economiche ucraine, l’atteggiamento ricattatorio di Putin, l’ormai conclamata incapacità dell’Unione europea di assumere delle posizioni coraggiose e nitide, e la lentezza dell’apparato statunitense nell’affrontare ogni novità che si presenti sulla scena. Come dimostra la deludentissima performance siriana, che gli Usa sono stati incapaci di fronteggiare e in cui Putin ha ottenuto quel che voleva mentre Obama non ha ottenuto proprio nulla di ciò che aveva annunciato. Ecco così che il quadro della crisi ucraina, in sé tutt’altro che sconvolgente, assume tinte ben più fosche. Il progettato referendum in Crimea n’ è il coronamento, anche se non si dovrebbe gridare allo scandalo: la richiesta di libertà non dovrà mai essere condannata, purché sia davvero tale e non si rischi di cadere dalla padella nella brace. Non avevano forse tutti i torti i padri della scienza politica che paventavano il ricorso alla piazza e gli scatenamenti delle folle, in un primo momento capaci di travolgere qualsiasi ostacolo, ma alla lunga irrefrenabili e imprevedibili: il rischio è che siano strumentalizzateper costruire realtà diverse da quelle che si auspicavano. 7 marzo 1924 <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTexMAAA0CJoGQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKIQ7DMAwF0BM5©rZ_6mSGVVhUMIšHTMO7P1o7VvDYmzNrwd8©jtd4pkJJcQYbspkVMFKNUYwJR7UzPDRI695vXYCoHVhXEbigLtšELrqt1iIcvXzfnx_UqWšddQAAAA==</wm> Questo è buono. 90 anni fa, il 10 marzo 1924, la leggendaria «Bell Würstli» fu servita per la prima volta durante il W4I5Nx ETS* 2 TICK famoso «Morgestraich», la festa che segna l’inizio del carnevale di Basilea. Quest’anno, per il suo 90°, il «Morgestraich» cadrà di nuovo il 10 marzo. Per il giubileo questa salsiccetta assumerà una nuova veste, ma il delicato sapore rimarrà invariato. Affinata con una miscela di spezie segreta, affumicata su legno di latifoglie e con una porzione extra di carne di manzo che le dona la croccan- *Informazioni e concorso sulla confezione delle «Bell Würstli» o sul sito www.bell.ch. tezza, questa bontà si fregia del sigillo di qualità. 8 IL CAFFÈ 9 marzo 2014 attualità La storia Ha superato più di mille cime. Di queste, 300 sono ticinesi. Senza un arto e con una spalla che funziona a malapena. Lo chiamano “l’uomo con le ali”. Oliviero Bellinzani, 58enne di Brenta, non si ferma davanti a niente. È il testimonial di SwissLeg, start-up di Lugano OLIVIERO BELLINZANI Cinquantottenne di Brenta ha scalato più di 300 vette delle montagne ticinesi “Ho solo una gamba, ma per me scalare è la rivincita sulla vita” È Superare i propri limiti in ogni arrampicata Oliviero Bellinzani assieme alla compagna Manuela, di Locarno, nel giugno del 2013 sulla Ferrata Gabi. Sopra, l’escursionista durante una delle sue performance CAROLINA CENNI successo tutto in una frazione di secondo. Ma non una qualsiasi. È quella che ti cambierà per sempre la vita. Il buio, l’ansia, il panico. Da lì in poi ci saranno un prima e un dopo. Due vite, due persone. Aveva 21 anni Oliviero Bellinzani, impiegato 58enne di Brenta, nell’Alto Varesotto, quando finì con la sua moto sotto a un camion. Un gravissimo incidente stradale: la gamba sinistra amputata all’altezza superiore della coscia. Nel punto più alto. Oggi, Oliviero è un esperto scalatore, al suo attivo oltre mille cime, scalate in parte assieme alla sua compagna che abita a Locarno. “La montagna è stata una riabilitazione”, dice orgoglioso. In rete lo chiamano “l’uomo con le ali”. Ventenne, l’idea di sopravvivere per altri sessant’anni vegetando non piaceva per niente a Bellinzani. “In quel periodo - ricorda -, parliamo degli anni ‘70, la disabilità era ancora vista come un handicap. Qualcosa da nascondere. Per fortuna me ne sono fregato e, seppur con mille difficoltà e contro tutti, ho inseguito il mio sogno: scalare montagne”. Già, basta una frazione di secondo per cambiare la vita di una persona, per mandare all’aria sogni e progetti di un giovane. Un attimo e il mondo ti crolla addosso. Ma Oliviero non si dà per vinto e quella stessa estate pensa ad una nuova vita. “Mordevo il freno e quando ho detto a mia madre che avrei scalato la sua risposta è stata: ma non ti sembra di averne avute già abbastanza? Perché vai a cercarti altre rogne?”. Oliviero si trova a dover fare i conti con tante persone, anche familiari, che vedevano La vita L’incidente La lotta La rinascita Le vette L’epiteto LA PAURA CONTRO TUTTI LA MONTAGNA LA LISTA L’UOMO CON LE ALI Oliviero ha 21 anni quando finisce con la moto sotto ad un camion in un grave incidente stradale. Gli viene amputata la gamba sinistra. Non vuole solo vegetare e lotta con se stesso e i suoi familiari per convincersi e convincerli che può arrampicarsi. Nell’estate dell’anno dell’incidente va per la prima volta sui monti e inizia la riabilitazione, la sua rinascita. Ad oggi ha scalato più di mille cime, di cui 300 ticinesi. D’estate arriva a praticare 20-25 ore alla settimana di montagna. Senza una gamba e con una spalla che funziona solo al 25%, Bellinzani si è guadagnato il soprannome di “uomo con le ali”. un disabile come un uomo finito. Ma riesce a convincere tutti che può farcela. Una bella lotta. Oltre a quella gamba in meno, c’erano problemi anche ad una spalla. Funzionava a malapena. Ancora oggi gli crea grosse difficoltà nel movimento. Ciò nonostante, “l’uomo con le ali” ha scalato più di mille cime, di cui 300 ticinesi. Più di quanto una persona normodotata possa sognarsi di fare in tutta una vita. “Delle montagne ticinesi adoro l’essenza selvaggia - dice Bellinzani -. Per me significa avventura, l’ignoto mi affascina. Cercare, scoprire, provare emozioni sempre diverse mi fa sentire vivo. E più la salita è dura e più mi piace”. Bellinzani conosce tutte le vette varesine più importanti e quasi tutti i tremila metri ticinesi. Li ha scalati con la sua Manuela, che “Bisogna dimenticare ciò che si è stati fino a quel momento, perché d’altronde non sarà mai più la stessa cosa” condivide la stessa passione. E non si accontenta mai: “Vado alla ricerca anche di montagne senza nome, poco conosciute e in Ticino ce ne sono parecchie. Luoghi dove trovo un rapporto stretto, intenso e intimo tra me e la montagna. Rapporto per il quale vale la pena vivere. È stato così quella volta in cui sono arrivato sulla cima del Cervino: la salita che mi ha emozionato di più e mi ha fatto piangere. Da sempre era il mio sogno e ci sono riuscito senza una gamba”. Per fare certe arrampicate occorrono volontà d’acciaio ed eccellente forma fisica. Tant’è che, tempo permettendo, lui va in montagna tutti i weekend, quando può anche durante la settimana. Oltre venticinque ore settimanali nella bella stagione, tra camminata classica, impegnativa e arrampicata. È …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico chiaro che la sua conoscenza ed esperienza dei monti è particolare. Ecco perché l’anno scorso ha scritto, assieme ad un amico, la prima guida escursionistica-alpinistica realizzata da un disabile per normodotati. Per escursionisti, quindi, che hanno e usano entrambe le gambe. Il titolo è: “Prealpi lombarde centrali”, il secondo volume è incentrato sulla provincia di Varese, Como e il basso Ticino. Da dicembre Bellinzani è anche portabandiera e testimonial per l’Italia della start-up luganese SwissLeg, azienda che si propone di fornire protesi a basso costo agli amputati del Terzo Mondo. Protesi di alta qualità, ma a prezzi bassissimi, per ridare speranza e qualità di vita a chi vive lontano dal nostro benessere. Scopo che a lui è subito piaciuto, sia per la sua vicenda personale che per la possibilità di dare nuova vita ad altre persone condannate all’infermità e probabilmente anche all’emarginazione. Quando gli si chiede cosa consiglierebbe oggi a quel ragazzo di 21 anni che si era svegliato senza una gamba in una stanzetta d’ospedale o a chi sta affrontando una storia simile, Bellinzani non ha dubbi: “Bisogna dimenticare ciò che si è stati fino a quel momento, perché se si continua a pensare a ciò che si era non si potrà essere più nulla. D’altronde non sarà mai la stessa cosa”. Quindi è necessario visualizzare ciò che si potrà diventare. La sua è la testimonianza che anche dopo un’amputazione importante la vita ha ancora tantissimo da dare. Un futuro da vivere soprattutto. “Ciò che io volevo a 21 anni era proprio un futuro - conclude -. E ce l’ho ancora oggi, così come ho un passato che non è solo quello di prima dell’incidente. Bisogna cercare la forza per andare avanti e impegnarsi in qualcosa che possa accrescere l’autostima. Dopo una menomazione di questo tipo, un crollo psichico e la depressione sono dietro l’angolo. E vi assicuro che non sono facili da superare. Ma la mia storia può essere d’esempio: come ce l’ho fatta io, possono farcela molti altri”. [email protected] Q@simplypeperosa ROSA E CACTUS OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Luca Merlini Stefano Gilardi Doppia soddisfazione per il direttore dell’ospedale La Carità di Locarno: premio europeo per l’eccellenza 5 stelle e premio per la qualità nazionale. Ad assegnarli l’European Foundation for Quality Management. Non è certo un momento esaltante per il presidente del Locarno e ideatore del Fc Ticino. I “bianchi” vivono un momento difficile in campo e si leva qualche mugugno sugli stipendi. La squadra unica, poi, non decolla. 9 9 attualità IL SOSPETTO A bazzicare da tempo il piazzale della stazione di Muralto durante tutte le ore della giornata, e della notte, un gruppetto di ragazzine adolescenti. LA SCUOLA Allarmata dalle continue assenze di un’allieva, la direzione di una scuola media ha avvisato la polizia. Immediati i controlli che hanno svelato l’inquietante vicenda. I SOLDI Non tutte le ragazzine hanno sempre in tasca i soldi per pagarsi la cocaina. Perciò, in cambio delle dosi fanno anche sesso con i pusher. IL “GIRO” Il caso ha risvolti allarmanti. Ad indagare, oltre alla Polcom di Locarno, la Tutoria, il giudice dei minorenni, l’Antenna Icaro e l’operatore di strada. I CORRIERI I controlli hanno scoperto che le ragazzine non solo fanno rifornimento di dosi di coca per uso personale, fungono pure da corriere per i compagni di scuola. LE FAMIGLIE Alcuni genitori sono disperati, non sanno più cosa fare coi figli e collaborano con la polizia e la scuola. Altri fanno resistenza, inconsapevoli dei rischi. La vicenda UNA “PIAZZA” DI GIRO Il giro gravita soprattutto attorno alla stazione di Locarno PATRIZIA GUENZI Un gruppetto di ragazzine, tra i 13 e i 15 anni appena, che frequentano le scuole del Sopraceneri e che sniffano abitualmente cocaina. E sullo sfondo la terribile certezza che alcune di loro facciano anche sesso in cambio di una dose di droga. In allarme la polizia comunale di Locarno che sta lavorando col giudice dei minorenni, l’Arp, Autorità regionale di protezione (ex Commissione tutoria), l’Antenna Icaro e l’operatore di strada della città. Una storia molto delicata, per il comandante della polcomunale locarnese, Silvano Stern: “Siamo seriamente preoccupati. Oltre a fare i poliziotti dobbiamo anche fare gli assistenti sociali. Ecco perché abbiamo creato un gruppo operativo particolare per questo caso”. Un caso nato circa un anno fa, dopo l’allarmata segnalazione di una scuola media. Una ragazzina, anziché frequentare le lezioni, trascorreva tutto il giorno sul piazzale della stazione ferroviaria di Muralto, peraltro già sotto osservazione della polizia. Ma in poco tempo si è scoperta una realtà ancora più squallida: un vero e proprio giro di adolescen- Spaccio di coca fra tredicenni sesso in cambio di una dose Allarme per i baby sniffatori, ragazzine delle scuole medie consumano droga ti, un consistente gruppetto di minorenni, provenienti un po’ da tutto il Sopraceneri, che bazzicavano la stazione per rifornir- La segnalazione di un istituto scolastico del Locarnese, dopo le ripetute assenze di un’allieva si di cocaina. Si è scoperto non solo che le ragazzine sniffavano coca, ma che facevano pure da corrieri per i coetanei a scuola. Sin troppo disinibite per la loro età, alcune pagano i pusher con prestazioni sessuali. Quello che prima era solo un atroce sospetto delle direzioni delle scuole e della stessa polizia, si è confermato nel corso delle osservazioni: “Purtroppo è così”, afferma Stern. Certo il prezzo della cocaina non è più quello di una volta, quando era una sostanza solo per ricchi, oggi una dose si porta via anche con soli 20-30 franchi. “Cocaina a buon mercato, sì, ma di pessima qualità, tagliata con le anfetamine che costano pochissimo”, avverte il criminologo Michel Venturelli. Le principali “re- sponsabili” di questa devastante deriva giovanile sembrerebbero le famiglie. Alcune di quelle coinvolte nella vicenda collaborano attivamente con la polizia e le scuole, altre fanno resistenza, non rendendosi nemmeno conto dei pericoli cui vanno incontro i loro figli. “Alla loro età il rischio è che questi ragazzini diventino più facilmente e più velocemente dipendenti, dalla cocaina e da altre droghe man mano più pesanti - sottolinea il dottor Giovanni Rossetti specialista in pediatria e medicina generale -. Nell’immediato, invece, il danno avviene a livello cele- brale, con la distruzione di cellule. La cocaina provoca pure disturbi del ritmo cardiaco, aumentando il rischio di infarto “Comprare una bolas è più facile e sempre meno costoso. Bastano a volte solo 20-30 franchi” anche tra i giovani”. E Stern avverte: “Purtroppo alcune famiglie non sanno più come gestire la situazione”. Famiglie monoparentali soprattut- to, sfilacciate, inadatte a ricoprire un ruolo educativo, spiegano alcuni educatori che conoscono molto bene la realtà di questi adolescenti. “Adulti senza il tempo, le capacità e gli strumenti per seguire i figli, alcuni addirittura non concepiscono il fatto che un ragazzino debba frequentare una scuola tutto il giorno e tutti i giorni”, racconta un educatore. Spesso sono persone cresciute a loro volta con la chiave al collo, senza una guida, abituate ad arrangiarsi presto e ad affrontare da sole la realtà. La vicenda locarnese ha segnato un’inquietante soglia d’allarme, vista l’età dei ragazzini, baby consumatori di coca, appena adolescenti. “Le ragioni sono più di una - osserva Venturelli-, la cocaina oggi costa sempre meno, è facilissimo procurarsela perché ce n’è in giro a iosa e il controllo delle famiglie è pressoché nullo. È davvero impressionante il numero di ragazzini che vivono con un solo genitore che, ovviamente, non può arrivare dappertutto, fatica sempre di più a vigilare sul figlio ed è completamente tagliato fuori dal suo giro di amicizie”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi L’inchiesta Così i soldi sporchi di un boss calabrese venivano riciclati a Lugano LA “BANCA” Lo scantinato di Desio che smistava i capitali illeciti da riciclare con investimenti in Svizzera I milioni della ‘ndrangheta nella Bmw targata Ticino DARIO CAMPIONE Due gli “svizzeri” tra i fermati dalla Procura milanese Sono le 9.48 del 2 dicembre 2011, uno di quei venerdì neri che gli italiani non dimenticano facilmente, soprattutto per gli scioperi che paralizzano le grandi città. Emanuele Sangiovanni, detto “l’avvocato”, entra nel “tugurio”, l’ufficio di via Isonzo 20 a Seveso in cui “lavora” il boss Giuseppe Pensabene, capo della ‘ndrangheta di Desio, in provincia di Monza. Sul tavolo 200mila euro, che lo stesso Pensabene e un altro picciotto, Maurizio Morabito, contano come scrupolosi ragionieri. “Il buongiorno si vede dal mattino”, dice l’avvocato, mentre Pensabene gli mette nelle mani la mazzetta chiedendogli di portarla in Ticino. “So come non farmi fermare”, rassicura Sangiovanni. Quei soldi serviranno a comprare oro in Senegal. Intanto, finiranno a Lugano. Questo è solo uno dei molti episodi ricostruiti in anni di indagini dell’ lefoniche svizzere da usare per le conversazioni riservate” e procura a Pensabene e alla moglie di quest’ultimo, Maria Marano,” carte di credito appoggiate su conti bancari elvetici”. È lui che accorda “all’associazione mafiosa la sua esperienza professionale di consulente societario” offrendosi, secondo gli inquirenti, di “acquisire e di creare un sistema di scatole cinesi per tutelare maggiormente i capitali illecitamente acquisiti”. Mette così a disposizione della ‘ndrina “le sue società svizzere (G.A. Commerzial Suisse Sa, G.H. International Sa e Ananda Sa, oltre all’italiana G.H. Real Estate Italy Srl)”, con l’obiettivo di “schermare” i soldi sporchi. Non è che fino a quel momento il capomafia non avesse avuto rapporti con la Svizzera. Tutt’altro. Pensabene può infatti contare su una società di Viganello amministrata Antimafia di Milano e descritti nelle 705 pagine dell’ordinanza di custodia con cui il giudice Simone Luerti ha disposto, qualche giorno fa, l’arresto di 40 persone. Tra i fermati ci sono anche due “svizzeri”. Uno è Sangiovanni, 37enne romano a lungo domiciliato a Savosa e - la conferma è giunta giovedì scorso con un comunicato ufficiale - “oggetto di un procedimento penale presso il Ministero Pubblico del Canton Ticino per i reati di appropriazione indebita, truffa, abuso di un impianto per l’elaborazione di dati, falsità in documenti e infrazione alla Legge Federale sugli stranieri”. L’altro è Fausto Giordano, 44enne imprenditore edile nato in Svizzera. Entrambi hanno ruoli chiave nell’organizzazione mafiosa del boss calabrese. Sangiovanni, in particolare, stando ai risultati dell’inchiesta coordinata da Ilda Boccassini, è la “lavatrice” della ‘ndrina di Desio. Dal novembre 2011, infatti, l’avvocato partecipa alle riunioni “negli uffici” di Seveso, “fornisce cellulari e schede te- da una persona estranea all’indagine e di cui però il boss “non si è più fidato”. Meglio l’avvocato, dunque. Che oltre ad assicurare “servizi” finanziari provvede ad altre esigenze. Tiene “i rapporti con alcuni periti svizzeri” ai quali fa redigere stime “di beni immobili” di proprietà dei mafiosi “transitati sulle sue società elvetiche”, allo scopo di ottenere dalle banche mutui e leasing, “con conseguente immediata disponibilità di denaro contante”. Apre, sempre in Svizzera, un conto corrente intestato a Giuseppe Buda, nipote di Pensabene, e crea “un’apposita documentazione falsa per giustificare i versamenti ingenti di somme di denaro operati su questo conto”. Sangiovanni fa anche da “spallone”. Porta contanti extrafrontiera con una certa facilità a bordo della sua Bmw X6 targata “Ti”. A Giordano, già impigliato nelle ma- glie dell’inchiesta “Infinito” per i rapporti con il capo della “Locale” di Seveso, Giuseppe Alampi, è affidata invece “la parte tecnica della gestione dei cantieri della ‘ndrina, per cui mette a disposizione due società edili: la Dieci mattoni Srl e la Metro quadro Srl”. La sua è una strana storia. Fino al gennaio 2012 ricopre un “ruolo esterno all’associazione mafiosa”. Beneficia di prestiti di Pensabene “tanto da maturare un debito di circa 200mila euro”. Nell’impossibilità di saldarlo cede al boss due appartamenti a Desio e a Seveso. Subito dopo aver pagato, però, entra a fare parte della cosca. “La sua presenza negli ‘uffici’ di Pensabene diventa assidua”. Il capomafia “lo informa sistematicamente degli affari “mettendolo in contatto diretto con l’“avvocato” Sangiovanni. E così si chiude il cerchio svizzero della cosca di Desio . IL CAFFÈ 9 marzo 2014 10 attualità Il patrimonio bloccato a Ginevra di Viktor Yanukovich, I capitali dalla Russia ultimo capitolo di una ricca saga IL CASO Dai rubli degli antizaristi ai miliardi degli oligarchi Almeno 400 miliardi di franchi di proprietà dei nuovi paperoni sono depositati nelle banche elvetiche Negli anni ’90 toccò, ad esempio, all’eltsiniano Boris Berezovsky, poi morto suicida nel Regno Unito, mentre nei giorni scorsi il procuratore ginevrino, Yves Bertossa, ha bloccato i beni dell’ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich, e del suo entourage. Compresi quelli del figlio Alexander titolare, a Ginevra, della Mako Trading, società specializzata nel commercio di carbone dall’Ucraina, con una fortuna valutata in mezzo miliardo di franchi. Insomma, come nel caso di Mikhail Khodorkovsky, l’ex-mister Yukos, che ha trascorso 10 anni in Siberia, per la sua contrapposizione a Vladimir Putin, sono sempre le materie prime, carbone, gas o petrolio, a riempire di soldi e, talvolta, di guai, i nuovi ricchi dell’impero sovietico che fu. Non va dimenticato che anche Khodorkowsky, dopo la liberazione dal carcere, è approdato in Svizzera dove, a quanto pare, custodisce un gruzzolo miliardario. “La riscoperta del nostro Paese, da parte di questa gente- dice ancora Allisson - dipende, innanzitutto, da due ragioni: il segreto bancario e la non appartenenza, della Svizzera, all’Unione Europea”. Il che, oltretutto, è pure confermato dal crescente afflusso, in Ticino, di cittadini “La riscoperta del nostro Paese dipende da due ragioni. Il segreto bancario e la non adesione all’Ue” per le scuole private dei figli. Khodorkovsky, ad esempio, ha iscritto entrambi i figli al Liceo Alpino di Zuoz, nei Grigioni, con una spesa annuale di circa 80 mila franchi a testa. Che valga la pena fare affari con gli ex-sudditi dell’Urss lo ha scoperto l’agenzia immobiliare Russian-Suisse, con sede in via Nassa, a Lugano che, lo scorso anno, ha visto aumentare del 20 per cento la propria cifra d’affari. “I russi - spiega Filippo Botti, uno dei titolari vengono qui per mettere al ri- YANUKOVICH I beni dell’ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich sono stati bloccati dal procuratore ginevrino Bertossa paro la loro famiglia e il loro capitale”. Le palme e la vicinanza con Milano, sono, invece, le ragioni che hanno indotto un noto tycoon del trading di materie prime a preferire Lugano a Ginevra. [email protected] I personaggi SB MèB/_ Ú/ £_TÈ ü Â_MuªŁŁ_ è /MuèflM誰/Bè{ BAKUNIN L’anarchico russo morì a Berna nel 1876 dopo aver trascorso lunghi anni in Svizzera, Ticino compreso, eletto a dimora principale negli anni Settanta dell’800. {fl_ÂÞflªŁèÀ/ /B TÞ_À_ £_TÈ ˘uèfl/ª ˛j /_MuªÂŁ{ hªTèèÀ_BèÔ flè»/»ŁèTŁè ªBBª u_BÀèflè è /MuèflM誰/Bè{¼ »Å/»»Â_M{Â)˛Ôj BEREZOVSKY Il celebre miliardario russo finì negli anni ’90 nelle maglie della giustizia elvetica. Eltsiniano convinto, Boris Berezovsky è poi morto suicida nel Regno Unito. £_TÈ ˘uèfl/ª ˛j /_MuªÂŁ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145šè4.°5é-è21¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ýì1$3ûÝ:ÊÁò4+’3¦Á!¦.ª1.0©¹"Á3¹ÍÑ:Å3!ïšÅ¹ÍòÈ,"Åšö9Ä6ì¬ò2ݬ3$6èÝ$˙4 ¦)"©*ûéÍ&Ìé(95ì-¦æ°ÁÄÌéÑò(¹Þ¬ÄÈ85½Ãñʾ /PH D alla Russia con amore. La Svizzera sembra esercitare una sorta di attrazione fatale, verso i russi di ogni epoca, dagli esuli anti-zaristi di un tempo, agli oligarchi di oggi. L’anarchico Bakunin, ad esempio, morì a Berna, nel 1876, mentre Lenin soggiornò, tra la capitale elvetica e Zurigo, con puntate in Engadina, perché la montagna faceva bene alla sua salute cagionevole. E fu da Zurigo che, a bordo di un vagone blindato, con l’appoggio di socialisti svizzeri, Lenin raggiunse San Pietroburgo in treno, nel 1917, per portare a compimento la Rivoluzione d’Ottobre. “In passato - nota Paul Allisson, docente di scienze politiche e sociali all’Università di Losanna -i russi venivano in Svizzera per le stazioni termali oppurecome rifugiati politici”. Tramontata l’Unione Sovietica, nel 1991, è cominciata ad affluire verso la Svizzera, un’altra tipologia di russi, gente che ha ammucchiato miliardi con lo smembramento di quell’enorme Stato e delle sue ricchezze, in particolare petrolio, alluminio e altre materie prime. “Almeno 400 miliardi di franchi di proprietà di questi nuovi ricchi sono depositati nelle banche della Confederazione”, scriveva, di recente, il mensile Bilanz. Non è un caso se, in modo ricorrente, qualche oligarca finisca nelle maglie della giustizia elvetica. russi, bielorussi e ucraini, il cui numero è, praticamente, raddoppiato, in 10 anni. Erano 388 nel 2001, sono passati a 869 nel 2011. Tutta gente benestante, inutile dirlo, in grado di pagare rette superiori ai 40 mila franchi, ¼ }è»/»ŁèTŁè ªBBª u_BÀèflèÔ ufl_ŁèÔ/_Tè /T ª»_ Ú/ /MMèfl»/_Tè ufl_BÞTªŁª wjÔ M uèfl ıŠ M/TÞŁ/x è Â_TŁfl_ / èŁŁ/ Ú‹ªÂ⁄Þª w»uflÞÔÔªŁ_fl/x{ ¼¼ ¿ªBè uèfl B‹ªÂ⁄Þ/»Ł_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ è Â_TŁèMu_flªTèª »Ł/uÞBªÔ/_Tè Ú/ ÞT TÞ_À_ ª°°_TªMèTŁ_ i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b w/PH j˚Y{ü˛Mè»èx Ú/ £Å/»»Â_M{ 6ÞflªŁª M/T/Mª Ú/ Â_TŁflªŁŁ_ ™ Mè»/{ {flèÔÔ_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH ˚YY{ü{ £Â)èÚª £Sh /PH Š{ü è»ÂB{ FRANCO ZANTONELLI j{ü ¼¼ Â_T i ':b¶ /T/T/ŁÈ ˘b LENIN Anche il politico e rivoluzionario sovietico ha trascorsi in Svizzera, dove arrivò nel 1895 e dove passò anni da esule prima dello scoppio della rivoluzione russa. YANUKOVICH Nei giorni scorsi il Procuratore ginevrino, Yves Bertossa, ha bloccato i beni dell’ex presidente ucraino e del suo entourage. Compresi quelli del figlio Alexander. KHODORKOVSKY Dopo essersi opposto a Putin, finisce per 10 anni in Siberia, liberato arriva anche in Svizzera, dove pare conservi un patrimonio miliardario e dove studiano i figli. I CITTADINI In Ticino i cittadini russi, bielorussi e ucraini sono raddoppiati in 10 anni. Erano 388 nel 2001, sono passati a 869 nel 2011 e la tendenza è al rialzo. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 11 politica 3/verso le elezioni IL PUNTO CATHERINE BELLINI Ti-Press CLEMENTE MAZZETTA “Non assisteremo di certo alla partita per il rinnovo del governo e del Gran consiglio dalla tribuna. Vogliamo scendere in campo anche noi e giocarci la partita alla pari”. Il presidente del Ppd Giovanni Jelmini vuole evitare per le prossime elezioni cantonali del 2015 la “trappola di Lugano”, la polarizzazione sul confronto fra leghisti e liberali che ha oscurato tutti gli altri. E che ha determinato lo scarso risultato del Ppd luganese, ma anche del Ps. “Faremo di tutto per non farci escludere dall’attenzione mediatica che sappiamo essere concentrata sullo scontro per il secondo seggio fra Lega-Plrt e mobilitare il nostro elettorato partendo dai Comuni, dal territorio”. Insomma, una strategia elettorale capace di “bucare il video” e di portare in “prima pagina” le proposte popolardemocratiche. Non sarà quindi una lista di accompagnamento quella che il Ppd si prepara a mettere in campo. Ma di battaglia. Nomi e programmi saranno pronti entro l’estate e verranno poi ratificati in un congresso nel prossimo autunno, probabilmente già a ottobre. “La nostra intenzione è quella di presentare una lista estremamente competitiva sia per il governo che per il Gran consiglio, - aggiunge Jelmini -. Qualche ragionamento abbiamo già cominciato a farlo. Sappiamo che riusciremo a mobilitare il nostro elettorato soltanto presentando le persone migliori, di richiamo per l’elettorato”. Una lista forte, capace anche di pescare all’esterno. Una strategia non dissimile di quella di quattro anni fa che qualche risultato l’aveva dato, seppur con un risvolto negativo per lo stesso Jelmini battuto sul filo di lana da Paolo Beltraminelli. Grazie a quella strategia nel 2011 il Ppd era stato il partito che aveva perso di meno (-2,5%). Gli altri, Plrt e Ps, erano usciti dissanguati a favore della Lega e dei Verdi. Con lo slogan “Ppd per il Ticino” e una lista per il Consiglio di Stato fortissima, i popolardemocratici avevano resistito meglio all’erosione che va avanti per i partiti La scontro Quell’altra Svizzera spiegata ai tedeschi “Un Ticino dignitoso che non sia piagnone” La strategia elettorale ppd tratteggiata da Jelmini storici da oltre vent’anni: nel ‘91 il Ppd aveva 27 seggi, scesi a 25 nel ‘95 e a 19 nel 2011. Non è ancora definito il program- ma né lo slogan elettorale. Ma potrebbe essere qualcosa come “Ticino unito” oppure “Orgoglio Ticino”, antitetico a quel “Ticino a statuto speciale” proposto dai Verdi che, secondo il Ppd, rispecchia concezioni vittimistiche, populiste e inconcludenti. “Siamo LA LISTA DI BATTAGLIA LO SCONTRO DEL 2011 I TEMI DEL PROGRAMMA UN TICINO UNITO I nomi della lista per il governo saranno selezionati entro l’estate. Ad ottobre ratifica del congresso Nel 2011 Il Ppd aveva presentato una lista forte, con lo scontro fra Giovanni Jelmini e Paolo Beltraminelli Il futuro dei Comuni con le nuove aggregazioni e i nuovi scenari del Ticino di fronte ai bilaterali (da rinegoziare) Nel 2011 lo slogan era “Ppd per il Ticino”. Nel 2015 si punterà su: Ticino unito, dignitoso o... “non piagnone” L’intervista I consigli di Alex Pedrazzini sul progetto di un Ticino a 23 Comuni “Sì alle nuove aggregazioni, ma...” “Documento ben fatto, ma con timing e obiettivo illusori, come succede spesso in politica: chiedere troppo per ottenere il giusto”. Giudizio positivo quello di Alex Pedrazzini, l’ex ministro ppd che fu il precursore delle aggregazioni, sul piano del governo per ridurre entro il 2020 i Comuni a 23, sarà al centro del dibattito elettorale. Quale è il pregio di questo nuovo piano? “Quello di dare un quadro complessivo del Cantone e di aver lanciato il dibattito costringendo anche i critici a pensare a delle alternative reali”. A chi è scettico cosa consiglia? “Di non dire no a prescindere. Meglio un ‘sì però’. Sì all’impostazione, ma con proposte alternative dove non si è convinti, correggendo i tempi, riducendo le ambizioni. Anche con una musica stonata, non rinunciamo a cantare” Non si rischia di perdere il senso della comunità? “Il timore per la perdita d’identità, del senso di comunità non è campato in aria, ma ci sono altri aspetti, come la mobilità che ha reso il cantone più piccolo, che ci hanno cambiato”. L’esperienza cosa insegna? “Insegna che chi ha subito le fusioni non è sceso in piazza tre anni dopo a protestare. Ma ha accettato la nuova situazione”. Lugano dimostra però che si può anche andare incontro a difficoltà finanziarie “Certo. Due debiti non fanno un credito. Se ingrandire vuol dire pagare i debiti altrui, si può tirare il freno a mano. Ma per una questione finanziaria, non di principio. Diciamo sì, ma con calma, frenando. Non rinviando tutto”. c.m decisamente contro questo tipo di visione, noi ci impegniamo e combattiamo per un Ticino dignitoso, non piagnone”, spiega Jelmini che ha già individuato alcuni temi forti della campagna elettorale. “Cercheremo di profilarci sui argomenti d’attualità politica. Ne abbiamo già individuati due: il nuovo piano cantonale sulle aggregazioni comunali e quello del Ticino di fronte agliscenari della libera circolazione dopo la votazione del 9 febbraio”. Già in calendario un’assemblea pubblica sul piano delle aggregazioni per aprile anche per definire la posizione del Ppd nella consultazione (si veda nel riquadro l’intervista ad Alex Pedrazzini). Il tema, su cui nel Ppd esistono posizioni contrapposte, dovrebbe esser in grado di mobilitare sindaci, municipali e consiglieri comunali, che sono l’ossatura di un partito forte sul territorio, ma più debole a livello cantonale e nazionale dove fatica a far passare le proprie idee. “Questa volta faremo il possibile per utilizzare la forza che abbiamo a livello territoriale, nei Comuni dove il rapporto con l’elettore è più diretto e anche più facilmente in sintonia per il rinnovo dei poteri cantonali. Quanto alla libera circolazione, oggi vediamo i partiti uscire con proposte improvvisate, per cui cercheremo di ragionare seriamente e serenamente senza declamazioni populiste inutili, che dividono soltanto il nostro cantone, che ha bisogno come non mai di rimanere unito”. L’iniziativa cantonale presentata dal Ppd che chiede alla Confederazione un certo margine d’autonomia nella definizione dei contingenti e dei tetti per i permessi agli stranieri, va in questa direzione. (3 - continua) [email protected] Q@clem_mazzetta La precisazione Sull’edizione della scorsa settimana il nome del docente e divulgatore scientifico Marco Martucci è stato trascritto per errore in Marcucci. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i lettori. La Lega dei ribaltoni manda tutti in tilt I partiti storici spiazzati sui sussidi per le casse malati e il moltiplicatore DOUBLE FACE La Lega sempre divisa fra lotta e governo, maggioranza e opposizione. Duro il compito per Attilio Bignasca che coordina il movimento Ti-Press Se in politica l’incoerenza fosse una virtù, la Lega sarebbe “santa subito”. Beatificata da clamorose giravolte che metteranno in difficolta gli altri partiti. Dal freno ai deficit ai tagli ai sussidi di cassa malati, sostenuti a novembre dell’anno scorso in parlamento proprio dai deputati leghisti, ma su cui si profila il ribaltone. Il coordinatore Attilio Bignasca l’ha annunciato: “Fosse per me al referendum, voterei contro: no a quei tagli”. Peccato che solo tre mesi fa la Lega avesse dichiarato che si trattava di una misura indispensabile. “Questa è l’unica arma che abbiamo contro il furto delle casse malati”, aveva sostenuto il deputato Fabio Badasci. Ora invece la Lega si aggrega a socialisti, Verdi e Udc che contro quella misura si erano battuti, raccogliendo poi le firme per il referendum che si terrà domenica 18 maggio. Con Bignasca anche Claudio Zali. Il neo ministro leghista contesta il taglio lineare in sé, più che la misura, riconoscendo la necessità di un intervento “ma non così”. Bignasca si unisce a Zali pure contro il moltiplicatore cantonale, votato a gennaio. Se per Zali si tratta di un tecnicismo di difficile applicazione (devono es- sere d’accordo due terzi dei deputati), per Bignasca è un mezzo imbroglio: “Eravamo d’accordo con Laura Sadis che si sarebbe introdotto il moltiplicatore con legge ordinaria, non costituzionale, poi il Plrt ha cambiato idea”. E così un po’ per ripicca, un po’ per convinzione, un po’ per tatticismo, punta deciso per il no. Ribaltando la decisione presa in parlamento. “Voglio vederli i partiti storici sostenere questo moltiplicatore cantonale nei dibattiti- ribadisce- voglio proprio vederli”. Insomma, il prossimo 18 maggio solo l’amnistia fiscale cantonale dovrebbe reggere l’urto del voto. Per il moltiplicatore e per i tagli ai sussidi si profilano momenti difficili. Che potrebbero mandare in tilt le finanze del cantone che ha già il bilancio in profondo rosso. Le giravolte della Lega - ma la decisione finale sarà presa solo nelle prossime settimane - non sono solo espressione di incoerenza. Nascondono e mascherano pure una divisione fra i cosiddetti “colonnelli” del movimento. Fra chi vuole assumersi le responsabilità di governo, anche con decisioni impopolari, la Lega dei Foletti, Borradori, Badasci e pure di Gobbi, rispetto a quella rimasta sulle “barricate”. Contestataria. La Lega di Bignasca, di Quadri e di tanta parte della base. Una divisione che si registra anche a Lugano dove il Municipio con Foletti e Borradori insiste per l’aumento del moltiplicatore e una serie di risparmi strutturali, ma con Quadri e Bignasca che non ne vogliono sapere. Almeno non in quella misura. c.m. Questa settimana, la città tedesca di Lipsia vivrà un’invasione di scrittori e intellettuali svizzeri. Perfino sul tram numero 16, su cui si può salire alla stazione e dove si potranno sentire testi in svizzero tedesco e in francese. Peter Bichsel, Adolf Muschg, Martin Suter, Lukas Bärfuss, Giovanni Orelli, Peter Stamm, Charles Lewinsky, Peter Von Matt, Arno Camenisch, Melinda Nadj Abonji, Anne Cueno, Federica de Cesco, saranno tutti in Germania per parlare delle loro opere e anche del loro Paese. E con loro anche il ministro della cultura, Alain Berset. Perché? La Svizzera ufficiale vuole forse abbellire la sua immagine all’estero, un po’ adombrata dopo l’approvazione dell’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazione di massa? In realtà, questa “invasione” è pianificata da diversi anni: la Svizzera è ospite d’onore al Salone del libro di Lipsia, un evento culturale di alto livello che esiste da 500 anni. Circa 150 tra autori, artisti e intellettuali e più di 70 case editrici vi prendono parte. Una presenza forte nelle sale dell’esposizione, ma anche una serie di eventi nel cuore della città, soprattutto al teatro. Ci abbiamo investito un buon gruzzolo, circa mezzo milione di franchi. Pro Helvetia contribuisce, certamente, ma anche Svizzera Turismo, che mette l’accento quest’anno sul mercato tedesco. Ma, all’improvviso, ad un mese dalla votazione sull’immigrazione, l’evento prende una direzione strana. Il pubblico, gli scrittori tedeschi, il mondo dell’editoria e della stampa, guarderanno sicuramente con altri occhi questi “ambasciatori” di un Paese che ha appena espresso tutto il suo malessere nei confronti degli stranieri. L’altro giorno, lo scrittore e poeta “slam” Pedro Lenz, che scrive e produce in dialetto tedesco - bernese del nord del cantone -, si chiedeva come gli scrittori svizzeri sarebbero stati ricevuti e percepiti dopo quel voto. Lui che si dispiace per la decisione popolare, sarà forse chiamato a difendere la scelta degli svizzeri o, almeno, a tentare di farla comprendere ai visitatori tedeschi del salone di Lipsia? Strana missione per questi scrittori che, per la stragrande maggioranza, hanno senza dubbio votato no. Detto questo, per l’immagine della Svizzera, l’invito a Lipsia non poteva arrivare in un momento migliore. Perché “Auftritt Schweiz” - il nome della presenza elvetica - mostrerà l’altra metà del Paese, quella che ha respinto l’iniziativa dell’Udc, quella che crede che il nostro Paese va bene proprio grazie all’immigrazione. Quella parte di Svizzera a cui sono mancati 20.000 voti. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšMTczNgIAWU4WFw8AAAA=</wm> <wm>10CFXKIQ7DQAwEwBf5tGv77EsNo7AooCo_UhX3_6hJWcCwšffqDX_rdryšZxF0F_MM0xqqDZ5F9WzqBUPXMzwYCmMMv30Bsi_AvI7ABH0yhItwTGa07_vzA1LAprZyAAAA</wm> 6þfièõŒ_Þð ð˙˙Œ þfi¬¬fi èõfi¬¬fi ¥fi¬¬àªðy¹fi ¥Œ ¥ðÞ_þŒ Kðèõ3Œþ_þyfi èðèõŒfiþfi ¬fi ˙Œð_þŒ ÍçðÞfièèfi èŒfiçfi ¥fi¬¬àªðy¹fi è ˙ªŒ_yyŒð yðþ Œ¬ Íçð˙fiõõð PðÍ NyðçfiçÔ Kfiç ð˙þŒ Íþõð èfi˙þ_õð ¥_ þ PðÍ Nyðçfiç fiçèŒ_Þð ÿ ¿ç_þyªŒ þfi¬¬_ y_èè_ ¥fièõŒþ_õ_ _¬ èfiõõðçfi ˙Œð_þŒ¬fi ¥fi¬ y¬o fi Œþ Üfi¬¬_ ¥fi¬¬_ èÜ_¥ç_ þ_Œðþ_¬fiÔ (ðèł Œ þðèõçŒ ÍŒyy𬌠õ_¬fiþõŒ Íðõç_þþð yðþõŒþ_çfi _þyªfi Œþ ¿õçð _ èfi˙Œçfi yðþ fiþõèŒ_èÞð fi èyyfièèð ¬fi ðçÞfi ¥fiŒ ¬ðç𠌥ð¬ŒÔ ?_˙˙ŒðçŒ Œþ¿ðçÞ_ŒðþŒ è¬ þðèõçð ŒÞÍfi˙þð _¬¬àŒþ¥ŒçŒð ÔÍðèõ`þ_þyfiÔyªóªðy¹fi IL CAFFÈ 9 marzo 2014 13 economia La nuova legge federale sull’imposizione secondo il dispendio La nuova Legge del 28 settembre 2012, per la quale sono trascorsi infruttuosi i termini di referendum, ha significato la volontà del Parlamento svizzero di: mantenere l’istituto dell’imposizione secondo il dispendio inasprire i metodi indiretti per determinare il dispendio fissare un reddito minimo imponibile di CHF 400'000 portare ad una maggiore armonizzazione tra i cantoni tener conto dell’imposta sulla sostanza non permettere più ai cittadini svizzeri provenienti dall’estero di beneficiarne La situazione in Svizzera Procedura legislativa in corso Imposizione dispendio abolita Imposizione dispendio mantenuta Ti-Press Fonte: Kpmg.com I globalisti stanno agitando il Palazzo Superricchi da 50 milioni di imposte, così la politica rincorre le “galline dalle uova d’oro” GIORGIO CARRION Presto il popolo sarà chiamato a votare sull’abolizione dell’imposizione secondo il dispendio, meglio nota come ‘tassazione dei globalisti’. Sono i 5600 supericchi stranieri che, trasferiti in Svizzera, pagano sull’ammontare delle spese sostenute, che determinano il reddito e la sostanza effettivi. Negli ultimi anni, cinque cantoni - Zurigo nel 2009, Sciaffusa nel 2011, Appenzello Esterno, Basilea Città e Basilea Campagna nel 2012 - hanno abrogato questo tipo di tassazione. Altri, San Gallo, Turgovia, Lucerna e Berna, hanno invece inasprito il tetto di accesso alla tassazione speciale. In Ticino è stata presentata una proposta di abrogazione dal Movimento per il socialismo. Un’iniziativa popolare nazionale denominata “Basta ai privilegi fiscali dei milionari” porterà comunque gli svizzeri alle urne. Tema complesso, dove prevalgono nel dibattito fattori ideologici: i privilegi dei ricchi, su tutti. Ma anche argomenti tecnico fiscali, perché la tassazione forfettaria attira i possessori di ingenti capitali e di attività finanziarie e imprenditoriali, genera reddito e posti di lavoro, oltre ad un gettito per le casse della Confederazione di circa 700 milioni di franchi - di cui circa 30 milioni in favore delle casse ticinesi e 20 dei Comuni. In Ticino questi supercontribuenti sono 877. Dal primo gennaio, però, è entrato in vigore il nuovo regime fede- I consumi LA TENDENZA Dal 2009 ad oggi, sono cinque i cantoni ad aver abolito la modalità di tassazione per i “globalisti”, i super ricchi LA PROPOSTA Anche il Ticino potrebbe adeguarsi, il Movimento per il socialismo ha proposto l’abrogazione questo metodo LA VOTAZIONE Presto si andrà alle urne per un’iniziativa che vuole evitare che sia ancora concessa ai ricchi questa tassazione rale di tassazione forfettaria che stabilisce la nuova soglia del dispendio minimo a 400'000 franchi, prima era 300’000. In Ticino, l’iniziativa del deputato Matteo Pronzini (Mps), che propone l’abolizione della tassazione forfettaria, ha ulteriormente scaldato gli animi. Recentemente Lorenzo Quadri, consigliere nazio- nale della Lega, ha scritto: ”I globalisti, sono molto mobili. Se dunque la Svizzera abolirà le tassazioni sul dispendio, queste ‘galline dalle uovo d’oro’ semplicemente se ne andranno altrove, dove verranno accolti a braccia aperte”. Un pensiero condiviso largamente nelle Commissioni tributi del Consiglio Nazionale e del Consiglio degli Stati, che hanno raccomandato al popolo e ai cantoni di bocciare l’iniziativa. Anche tra i politici ticinesi prevale questo indirizzo, seppure con qualche distinguo: “Non credo che prenderò posizione su questo tema, sia perché lo conosco poco, sia perché ammetto che l’iniziativa, convincente o no che sia, è L’intervista Matteo Pronzini, deputato per il Movimento per il socialismo Il dibattito “Si tratta di un’ingiustizia da sanare” Ti-Press “Le ragioni di questa nostra coerente battaglia di equità fiscale, sono molto semplici. In primo luogo vi è una ragione di parità di trattamento tra tutti i cittadini”. Matteo Pronzini, deputato in Gran consiglio per il Movimento per il socialismo, è il promotore anche di un’iniziativa parlamentare a livello cantonale. Che però, accusa, è “insabbiata”. Perché è così ostile a tributi importanti e sicuri? “Perché sono un privilegio. La parità di trattamento non riguarda solo le modalità di calcolo dell'imposta da pagare, ma, soprattutto, l’ammontare dell’imposta. Chi sceglie questo tipo di imposizione, lo fa con la prospettiva di non pagare più di un determinato ammontare di imposte. Una somma che, sicuramente, è di gran lunga inferiore a quanto avrebbe dovuto pagare con una normale imposizione”. Non teme l’esodo degli 800 Paperoni ticinesi? “Assolutamente no. E la prova ci è data dalle decisioni prese dal parlamento cantonale. Nel corso degli ultimi due anni si è aumentata la soglia minima dell’imposizione forfettaria da 200’000 a 400’000 franchi. Malgrado questo aumento, che rimane in tutti i casi irrisorio visto che stiamo parlando di personaggi con fortune milionarie o addirittura miliardarie, il numero dei ‘globalisti’ in Ticino aumenta”. Ma non c’è il rischio di un ulteriore calo del gettito fiscale… “La questione fiscale è un aspetto secondario della loro presenza in Svizzera e in Ticino. Sono altri i criteri che spingono queste persone a stabilirsi in Ticino: clima, discrezione, ambiente favorevole agli affari, qualità della vita, sicurezza e altri fattori. A questo proposito l’esempio del Canton Zurigo è eloquente. Questo cantone ha abolito la tassazione forfettaria. Una parte dei globalisti è partita, ma le imposte di quelli rimasti, che finalmente hanno pagato le imposte sul reddito e la sostanza effettivi, sono complessivamente aumentate”. dettata da motivazioni più che rispettabili. Personalmente – in base a quanto posso giudicare oggi – credo comunque che voterò di no”, afferma, Franco Celio, deputato Plr in Gran Consiglio. Che aggiunge: “Dato che questi contribuenti non hanno legami particolari con il Cantone, ‘scacciarli’ col rischio di una perdita di gettito fiscale mi sembra poco intelligente. Semmai occorrerebbe destinare diversamente tali entrate: a vantaggio non solo del Comune di domicilio, più o meno fittizio, ma, ad esempio, della perequazione intercomunale”. Il giovane gran consigliere pipidino Marco Passalia, avverte: “Mi auguro veramente che venga evitato un autogol strepitoso che potrebbe far ridere sotto i baffi altri Paesi. In una partita contro tutti, dove già si è in svantaggio, non è certo d’aiuto un’autorete da parte di un compagno di squadra. Senza i globalisti le casse pubbliche perderebbero entrate ingenti, visto che già oggi il loro contributo fiscale corrisponde a quasi il 50% delle imposte riscosse dalla popolazione più povera”. “Respingendo l’iniziativa che chiede di abolire i forfait fiscali – afferma la consigliera nazionale socialista Marina Carobbio - la maggioranza della commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale difende i privilegi fiscali a favore degli stranieri facoltosi e non fa gli interessi della maggioranza della popolazione. In quei cinque Cantoni in cui questi privilegi sono stati aboliti, non si è verificata la catastrofe fiscale paventata, perché le perdite sono state chiaramente compensate attraverso le tassazioni ordinarie.” [email protected] Il Salone di Ginevra appena concluso consolida lo slancio delle immatricolazioni di inizio anno Il vento europeo sul mercato dell’auto sembra, finalmente, soffiare nel senso giusto. E il salone di Ginevra appena concluso è stato il palcoscenico di un nuovo trend con una raffica di anteprime. Nuovi modelli che consolidano l’entusiasmo per quelle 935mila nuove immatricolazioni continentali che, già in gennaio, segnano per la prima volta dopo tanto tempo un indice positivo: +5,5%. Una percentuale non riscontrata in Svizzera che, ovviamente, non può certo parametrare i suoi risultati con un mercato europeo reduce da annate con vendite negative a due cifre. “Che il mercato europeo riprenda forza non può che farci piacere, ma i nostri risultati di vendita non possono essere confrontati con quelli continentali - commenta Walter Robbiani, del comitato Upsa Ticino -. C’è un ottimismo comunque prudente, perché la crisi economica internazionale non si può certo dire finita. Infatti, basta guardare le previsioni di vendite per il 2014 per constatare che le stime sono decisamente prudenziali”. Effettivamente le proiezioni delle immatricolazioni europee per l’anno in corso prevedono un più che realistico 1,8%. Una percentuale apparentemente modesta, quasi scara- Ora il vento europeo rimette in moto il mercato dell’auto mantica, comunicata dai produttori solo dopo aver evitato la partenza lenta dell’inizio 2013. Fatto sta che a gennaio si è assistito al quinto mese consecutivo di crescita a livello europeo e i cinque maggiori mercati hanno chiuso in crescita. “Le politiche di mercato, in realtà, sono sempre più concentrate sui modelli e su target mirati di fasce di clientela - aggiunge Robbiani -. Se l’inizio del 2014 rappresenta un motivo sia pure prudente di ottimismo per l’auto in Europa, per la Svizzera, cui le case produttrici in questi anni hanno guardato come un’isola felice, basterebbe man- Ti-Press LORETTA NAPOLEONI tenere le quote di mercato dello scorso anno: oltre 300mila auto nel Paese e circa 25mila in Ticino. Un altro segnale d’ottimismo per il mercato interno, poi, é che le principali case per salvaguardare le posizioni sul mercato elvetico ci riconoscono condizioni decisamente favorevoli. Rispetto a tre anni fa un’auto costa anche il 20% in meno. Insomma, questo 2014 potrebbe essere l’anno dell’ affare per l’acquisto dell’automobile nuova”. I dati trasmessi dall’Acea, l’Associazione dei produttori europei, però, precisano che solo alcuni tra i mercati principali evidenziano buoni segnali di ripresa con addirittura un +7%: Gran Bretagna, Spagna e Germania. Manca all’appello, tra i grandi, la Francia, che ha registrato un misero +0,5% , e resta in mezzo al guado il mercato italiano che, pur registrando una crescita del 3,2%, vede in controtendenza sia rispetto al mercato europeo che a quello nazionale, il gruppo Fiat che a gennaio ha registrato un calo dell’1,8% con una quota di mercato al 6,2%. Addirittura in discesa rispetto al 6,6% di gennaio dell’anno precedente. Tra i maggiori gruppi in Europa solo General Motor (-5,4%) ha fatto peggio della casa automobistica di Torino. Pardon, ora di Detroit. e.r.b. L’unica arma anti Putin è disponibile a Londongrad La retorica antirussa degli ultimi giorni fa tornare in mente quella anti sovietica degli anni della guerra fredda. Da una parte il capitalismo puro del libero mercato, sposato alla democrazia, e dall’altra il comunismo oppressivo del totalitarismo sovietico. Peccato che oggi non sia più possibile vendere all’opinione pubblica una contrapposizione così netta e semplice. Il destino finanziario dei centri strategici occidentali, primo fra tutti la City di Londra, dipende dalle sorti degli oligarchi russi, che in massa si sono riversati nella capitale britannica per spendere le fortune accumulate, e mantenute, grazie ai favori reciproci scambiati con il Cremlino. In realtà la Russia che Vladimir Putin sta ricreando è quella zarista e la sua aristocrazia ha scelto Londra, come quella vecchia scelse Parigi, quale base finanziaria. Pochi numeri illustrano questa situazione. 110 miliardari russi controllano il 35 per cento della ricchezza nazionale, gran parte di questa è custodita all’estero, in particolare a Londra. Ciò spiega perché il reddito medio russo, quello compreso tra i più ricchi ed i più poveri, era nel 2013 pari ad appena 870 dollari l’anno. Londra, ribattezzata Londongrad, è ormai una colonia russa tanto che tra le barzellette che circolano sulla crisi in Crimea c’è quella che prevede un intervento armato ed un referendum per l’annessione di Londra alla Russia. Referendum indetto da Putin per proteggere gli interessi della maggioranza degli abitanti della capitale, tutti di etnia russa e non più anglosassone. Ai tempi dell’Unione Sovietica la situazione era completamente diversa, perché la ricchezza di quella nazione non era custodita in Occidente, ma soprattutto perché l’élite sovietica viveva in Russia. Che significa tutto ciò? Che l’Europa ha in mano un’arma che prima non aveva: può privare questa élite dei privilegi che gode in Occidente, congelare le sue ricchezze e costringerla a deporre il nuovo zar. Naturalmente questa strategia produrrebbe il fuggi fuggi da Londra anche dei super ricchi di altre nazioni. Chi potrebbe assicurare i cinesi che lo stesso trattamento non verrà loro riservato in circostanze simili? E qui ci troviamo di fronte al grande dilemma di sempre: valgono di più i principi democratici e di libertà o il denaro? Putin, che è una vecchia volpe, è certo che la risposta sia il denaro e forse anche per questo sembra ignorare le minacce europee e degli Usa. Ma in questa crisi post guerra fredda ancora non è stata detta l’ultima parola. Tutto è ancora possibile, chissà, forse anche un miracolo diplomatico. Passeggiata per i Tigers, IN Massagno perde di poco TELE VISIONE La partita casalinga dei Lugano Tigers Selina Gasparin decima nella 10 km in Slovenia Buona prestazione per la biathleta grigionese Selina Gasparin in Coppa del Mondo. Nella 10km inseguimento di Pokljuka, in Slovenia, l’argento olimpico ha colto il decimo posto nella prova vinta dalla finnica Makarainen. di basket contro il Boncourt si è trasformata in una passeggiata, con i ticinesi ad imporsi nettamente 76-55. Peccato invece per il Massagno, battuto sul filo a Neuchâtel 80-76 domenica 9 marzo 9.25 / 12.25 LA2 Sci: slalom maschile giovedì 13 marzo 19.45 LA2 Hockey: playoff. Quarti mercoledì 12 marzo sabato 15 marzo 20.20 LA2 8.45 / 11.15 LA2 Calcio: Atletico Madrid-Milan Sci: Slalom femminile martedì 11 marzo 20.20 LA2 Calcio: Barcellona-Man. City sabato 15 marzo 9.45 / 12.15 LA2 Sci: Slalom g. maschile Alle Paralimpiadi di Sochi Simon Moser si ferisce quinto posto per Brügger e rischia un lungo stop Il Bayern umilia il Wolfsburg con Shaqiri che va in gol Michael Brügger ha ottenuto il quinto posto nella discesa libera (categoria in piedi) alle Paralimpiadi di Sochi. Hugo Thomas è invece giunto ottavo tra gli ipovedenti, mentre Christoph Kunz ha chiuso nono della categoria “seduti” Il nazionale rossocrociato Xherdan Shaqiri ha realizzato il punto del provvisorio 1-1 nella partita di Bundesliga dominata 6-1 dal Bayern sul campo del Wolfsburg di Diego Benaglio e Ricardo Rodriguez. I bavaresi restano primi e inarrivabili Manca ancora una diagnosi certa, ma l’attaccante bernese dei Milwaukee Admirals (Ahl) potrebbe essere assente per parecchio tempo dopo una carica di un avversario che l’ha ferito ad una spalla (clavicola) Reuters 15 Ti-Press losport Il fenomeno Domenica 9 marzo 2014 Quando i tifosi in trasferta non sono graditi www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè Il ciclismo UNA DOPPIETTA GIÀ STORICA Il successo nello speciale di Are ha permesso alla statunitense Mikaela Shiffrin di festeggiare con una gara d’anticipo la conquista della Coppa di specialità. Per la diciottenne americana è la seconda consecutiva, un risultato storico ALLE PAGINE 40 e 41 Kwiatkowski sorprende Sagan e vince sulle “Strade Bianche” Lo sci Successo polacco sugli sterrati toscani, Cancellara in crescita MASSIMO SCHIRA Lo sprint verso Coppa la La stagione dello sci prepara il gran finale mentre Ted Ligety e Shiffrin si confermano Reuters L’OGGETTO DEI DESIDERI A Lenzerheide la lotta per la sfera di cristallo più preziosa si annuncia infuocata sia tra gli uomini, sia tra le donne Lo sprint verso la vittoria nella generale di Coppa del Mondo si avvicina al momento decisivo. Una lotta serrata quella che si preannuncia, sia tra gli uomini sia in campo femminile, a partire da mercoledì sulle piste elvetiche di Lenzerheide. In campo maschile in testa c’è ancora il norvegese Aksel Lund Svindal, che può contare su un vantaggio di quarantun punti sull’austriaco Marcel Hirscher, che nel gigante, andato in scena, ieri, sabato, a Kranjska Gora si è dovuto accontentare del quarto posto. Prima di recarsi sul tracciato svizzero, l’austriaco ha comunque la grande possibilità oggi, domenica, di scavalcare il norvegese, visto che in programma in Slovenia c’è uno speciale. Per quanto riguarda le donne, discorso molto simile a quello fatto per gli uomini, con la tedesca Maria Höfl-Riesch a braccetto con Anna Fenninger. L’austriaca, dopo la strepitosa e storica doppietta ottenuta nei giganti di Are, è riuscita per una giornata a portarsi al comando della generale, prima di ricedere ieri la leadership alla tedesca che nello speciale, dove si è assicurata, senza rischiare, la settima posizione. Un risultato che le ha così permesso di tornare a sua volta in testa, con ventinove punti di vantaggio sulla rivale. Un piccolo rammarico è semmai nel fatto che la lotta è ristrettaa Ti-Press MASSIMO MORO favoriti e protagonisti sole due sciatrici, con Lara Gut che avrebbe avuto la ghiotta possibilità di inserirsi nel discorso. A fare la differenza in sfavore della ticinese, però, sono state le troppe uscite in gigante, che le hanno tolto i punti per cercare di mettere pressione al duo Riesch-Fenninger. Lo slalom di ieri, è stato invece dominato dalla statunitense Mikaela Shiffrin, che ha nuovamente dimostrato di non avere rivali tra i paletti stretti. Un successo che ha permesso alla sciatrice a stelle e strisce di scrivere una pa- SUGLISPALTI SVINDAL Il norvegese si è già assicurato le coppe di libera e Super G, ora vuole la generale FENNINGER È in condizioni spettacolari e a Lenzerheide la pista è ideale per il suo trionfo HIRSCHER È in testa in gigante e in speciale e lotterà ancora con Svindal GUT Manca poco alla conquista della coppa in Super G, che sarebbe un gran risultato HÖFL-RIESCH La forma è in calo, ma la chance di vincere la generale c’è MAZE È “piazzata”, ma probabilmente non vincerà nessuna coppa questa stagione A Lenzerheide la caccia alla sfera di cristallo è aperta sia in campo femminile, sia tra gli uomini gina di storia dello sci alpino, dal momento che a soli diciotto anni è riuscita a conquistare per la seconda volta consecutiva la Coppa di specialità. Alle spalle della Shiffrin si sono posizionate le padrone di casa MASSIMO SCHIRA SEGNALE FORTE DA INDIAN WELLS È un segnale finalmente forte quello che arriva per il tennis svizzero da Indian Wells: la schiena di Roger Federer è guarita ed ecco arrivare l’iscrizione anche al torneo di doppio in compagnia di Stan Wawrinka. Il che può significare solo una cosa, cioè che l’obiettivo Coppa Davis è quanto mai centrale nella stagione del renano, fresco trionfatore a Dubai. “Adesso che sto bene, alla Davis si può fare un pensierino”, ha detto Federer in California. E questo poco dopo aver confermato la sua presenza per la sfida interna contro il Kazakistan a Ginevra tra il 4 e il 6 aprile. Oltre alla risoluzione dei problemi fisici, certamente per Roger ha significato moltissimo il successo in Australia di Stan. Prestazione che gli ha confermato come il vodese abbia raggiunto una maturità tecnica, tattica e fisica che permette davvero alla Svizzera di sognare la preziosa insalatiera d’argento. Rivedere in campo il doppio campione olimpico di Pechino 2008 non può insomma che fare piacere e portare a scrivere un’altra pagina importante nella storia dello sport rossocrociato. Maria Pietilae-Holmer e Anna Swenn-Larsson. Una gara che è stata caratterizzata dalle condizioni meteorologiche mutevoli, che hanno portato all’uscita di scena diverse avversarie. A farne le spese è stata anche Wendy Holdener che, dopo aver pasticciato parecchio nella prima manche terminando comunque in quindicesima posizione, è uscita di scena nel secondo tracciato. A salvare la squadra rossocrociata è stata la sola Denise Feierabend che ha concluso al quindicesimo posto. Una giornata a dir poco deludente per le elvetiche che sono comunque riuscite a fare meglio degli uomini. Nel gigante sloveno, gli svizzeri hanno avuto letteralmente il ruolo delle comparse, con solo il giovane Elia Zurbriggen che è riuscito a qualificarsi, e per un pelo, alla seconda manche, finendo poi in ventiduesima posizione. Il miglior risultato in carriera per il figlio del grande Pirmin. A Kranjska Gora gli occhi erano certamente puntati sulla sfida tra il campione olimpico Ted Ligety e Marcel Hirscher. L’americano non ha deluso le attese, anche se è stato costretto a tremare prima di alzare le braccia al cielo. A mettere in discussione il suo successo non è stato Hirscher, ma Benjamin Raich che è stato autore di una rimonta strepitosa verso il suo novantunesimo podio in carriera. A completare il podio è stato il norvegese Henrik Kristofferssen. [email protected] Con un contropiede gestito magistralmente dal profilo tattico, Mihal Kwiatkowski si è imposto ieri, sabato, sulle “Strade Bianche”, la gara d’inizio stagione che si disputa in parte sugli sterrati che attraversano la Toscana tra San Gimignano e Siena. Il campione polacco, sulle rampe che conducono verso Piazza del Campo, ha letteralmente sorpreso lo slovacco Peter Sagan, che aveva dato il “la” all’azione decisiva di giornata. Terzo e migliore del gruppetto degli inseguitori, Alejandro Valverde. In Toscana era poi presente anche Fabian Cancellara, che ha concluso la sua prova in coda al gruppetto Valverde. “Spartacus” ha però mostrato chiari segnali di una condizione in crescita, soprattutto quando si è preso carico dell’inseguimento nei chilometri finali, limando parecchi secondi al duo di testa. L’avvicinamento alle classiche si sta dunque svolgendo nel migliore dei modi per il campione rossocrociato, che ha nel Giro delle Fiandre e nella Parigi-Roubaix i primi due grandi obiettivi stagionali. Il bernese ha poi anche confermato al quotidiano francese L’Equipe l’intenzione di tentare presto l’assalto al primato dell’ora. Ma ha al contempo smentito di aver già scelto la data, spiegando come l’ipotesi del 3 agosto trapelata nei giorni scorsi non sia altro che frutto di fantasia. “Anche nella mia testa non so ancora quando tenterò di battere il record - ha detto -. Quindi non so come faccia a saperlo un giornale”. La stagione del pedale entra ora nel vivo con le prime corse a tappe importanti su suolo europeo. Domani, lunedì, scatta infatti da Mantes-la-Jolie la Parigi-Nizza, mentre mercoledì parte da Donoratico anche la Tirreno-Adriatico. Le ultime novità sulle due gare registrano il forfait di Chris Froome (infiammazione) alla corsa dei due mari. Il britannico, secondo lo scorso anno, verrà sostituito alla testa del Team Sky da Richie Porte. L’australiano è stato dirottato all’ultimo istante verso l’Italia, perché il suo programma prevedeva la difesa del titolo nella prova francese. Al suo posto, la squadra inglese schiera infatti Geraint Thomas. [email protected] Ilfondo La 50 chilometri resta “maledetta” per Cologna LA CORSA DELLA POLVERE Giunta all’ottava edizione, la giovane corsa tra gli sterrati di Toscana sta avendo sempre maggior successo anche tra gli atleti, che affrontano il percorso nonostante la polvere sia protagonista Nulla da fare anche all’Holmenkollen: la 50km resta maledetta per Dario Cologna. Dopo le sventure olimpiche di Vancouver e di Sochi, il grigionese ieri, sabato, nella prova sulla grande distanza nel fondo sulla leggendaria collina che sovrasta Oslo si è ritirato per il riacutizzarsi dei dolori ad un piede. Il due volte oro ai recenti Giochi in Russia ha preferito non rischiare e preservare così le forze in vista delle finali stagionali di Falun. A vincere la prova - disputata a stile classico - è stata vinta dallo svedese Richardsson, abilissimo a trovare i “tempi giusti” per sferrare l’attacco decisivo nel finale. Lo scandinavo faceva parte di un terzetto composto anche dal padrone di casa e leader della generale di Coppa del Mondo, Sundby, e dal campione olimpico della specialità, il russo Legkov, che è stato il primo a staccarsi nei chilometri conclusivi. Sundby ha quindi lanciato il primo attacco, ma non è riuscito a fare la differenza su Richardsson, abile a mantenersi in scia per poi partire in contropiede proprio sull’ultima difficoltà del percorso e trionfare in una gara storica per lo sci di fondo internazionale. Il tennis Il calcio Wawrinka e Federer un duo felice Contro il Bienne finisce 4-4 una partita dai mille volti NOSTRO SERVIZIO Otto gol, una vera pioggia di reti quella andata in scena ieri, sabato a Cornaredo per il divertente 4-4 tra Lugano e Bienne. Quando dopo 38 minuti il Lugano si è trovato sotto per 2-0 si è pensato che le motivazioni - con interessi di classifica ormai nulli o quasi non fossero più tra gli “invitati” a Cornaredo. E, invece, ecco la reazione che tutto sommato non t’aspetti, con il gol di Sabbatini quattro minuti dopo che scuote letteralmente la squadra di Bordoli. Che in avvio di ripresa si presenta con il turbo inserito. Dopo sei minuti, il Ti-Press risultato è già ribaltato grazie ai gol di Markaj e di Matteo Tosetti. Ma il Bienne non è sceso in Ticino per fare lo spettatore e, come i bianconeri nel primo tempo, ri- Pioggia di gol a Cornaredo Ad Indian Wells prove generali degli svizzeri nel doppio in vista della Davis con il Lugano che pareggia Stanislas Wawrinka e Roger Federer: un duo felice. Ad Indian Wells la coppia elvetica ha fatto le prove generali in vista del quarto di finale di Coppa Davis con il Kazakistan. Era da lungo tempo che il basilese ed il vodese non si trovano assieme nell’affrontare un doppio. E l’idea di tornare in coppia ha subito portato frutti, visto che la coppia elvetica è riuscita ad avere la meglio sul quotato duo (numero sei del seeding californiano) formato dall’indiano Rohan Bopanna e dal pakistano Aisam-Ul-Haq Qureshi per 6-2, 6-7, 10-6. “Nel caso dovessimo affrontare il doppio di Davis contro il Kazakistan - ha dichiarato Wawrinka ci aiuterebbe molto questa prova che abbiamo fatto ad Indian Wells. Si è subito visto che ci siamo trovati bene assieme e che gli automatismi sono velocemente ritornati quelli giusti. Per quanto riguarda il mio stato di forma mi sento bene sia dal punto di vista fisico sia da quello tennistico. Avevo bi- sogno di prendermi una pausa di tre settimane per ricaricare le batterie. Questo non significa automaticamente che contro Karlovic riesca a vincere. Si prospetta certamente una partita STANISLAS WAWRINKA E ROGER FEDERER Un vero peccato che il vodese ed il basilese siano stati piazzati nella stessa parte del tabellone californiano, visto che allo stadio dei quarti uno dei due terminerà il cammino ad Indian Wells difficile”. Proprio nella notte di ieri, sabato, è cominciato il cammino di Wawrinka al torneo californiano. Il vodese, esentato dal primo turno, ha avuto a che fare contro il bombardiere Ivo Karlovic. Trovata la soluzione per disinnescare il croato, Stan si troverebbe di fronte il vincente tra Sam Querrey e Andrea Seppi e, negli ottavi, quello tra Kevin Anderson e Mikhail Youzhny. Wawrinka non è stato però l’unico rossocrociato a scendere in campo nella notte, visto che anche Roger Federer ha cominciato la sua strada ad Indian Wells. Il basilese ha affrontato il francese Paul-Henri Mathieu. Un turno che non dovrebbe creare grossi problemi al renano che dopo Dmitry Tursunov si troverà di fronte a Tommy Haas o Kei Nishikori. Come nella passata stagione la corsa di uno dei rossocrociati si chiuderà allo stadio dei quarti dove dovrebbe andare in scena la sfida tra Wawrinka e Federer. m.m. sponde colpo su colpo, ritrovando subito la parità con Zangger. Al 53’ a Cornaredo la gara è sul 33. Ma non finisce qui, perché ancora Sabbatini riporta avanti i padroni di casa, che poi sono costretti ad accettare il pareggio sul 4-4 con il punto di Safari al 90’. Impegni domenicali in trasferta piuttosto complicati, invece, per Locarno e Chiasso, che rendono visita a due squadre d’alta classifica in Challenge League. I “bianchi”, in chiaro debito d’ossigeno nelle ultime uscite, rendono infatti visita al Servette, mentre i rossoblù - apparsi in crescita - sfidano la capolista Vaduz al Rheinpark. Per i locarnesi, l’unica buona notizia è la sconfitta del Wohlen ieri contro il Wil. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 ILFITNESS LATECNOLOGIA ILSESSO CON SWISS BALL COSCE, GLUTEI E ADDOMINALI DA VERA PIN UP TI CORTEGGIO IN RETE E TI MOLLO CON UN APP NE HO TROVATA UNA PASSIONALE, TUTTA L’OPPOSTO DI MIA MOGLIE A PAGINA 31 A PAGINA 25 ROSSI A PAGINA 30 tra parentesi PAUSA CAFFÈ COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE L’alimentazione degli animali domestici è un vero business. E le aziende per loro puntano sui menù personalizzati L PATRIZIA GUENZI a crisi non ha sfiorato di un centesimo il ricco mercato mondiale degli alimenti per animali domestici. Nessun padrone risparmia sulla pelle di Fido e Fufi. E così, solo per i prodotti industriali, tra crocchette, bocconcini, paté, riso soffiato e altri mix di cereali, nel 2013 nel mondo si sono spesi 54 milardi di euro. segue a pagina 18 Il mio cane eil miogatto? Sono dei gourmet S CAROLINA CENNI PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI CAPIRE LA PARITÀ CON L’ESEMPIO S piegare ai bambini l’uguaglianza tra i sessi. In Francia, in una scuola di prima elementare, il governo ha lanciato un programma sperimentale. L’iniziativa ha suscitato un pandemonio, decine di genitori hanno fatto disertare le lezioni ai figli. L’accusa è di voler trasformare i maschi in femmine e viceversa, una manipolazione insomma. I movimenti più conservatori e reazionari dichiarano guerra al nuovo “Abc della parità”, decisi a far valere le proprie ragioni. Inutile spiegar loro che la scuola non intende certo insegnare la teoria del genere, ma solo i principi dell’educazione alla parità e all’uguaglianza. È un progetto malefico!, ribattono i contrari, intende travestire i maschi come femminucce e dar voce alle lobby gay. Polemiche anche contro la Disney, che apre alle copie omosex facendo debuttare due mamme nella serie tv “Good Luck Charlie”, realizzata con la consulenza di esperti di sviluppo infantile proprio per far riflettere. Sono argomenti troppo difficili da capire, inveiscono i contrari. Sarà, ma l’esempio sta alla base della comprensione. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare DIVA, DONNA E INFELICE A PAGINA 48 e non è facile gestire l’alimentazione del cane e del gatto, non è da sottovalutare neanche quella di pesci rossi o tropicali, canarini, pappagalli, criceti, conigli e tartarughe. Anche qui, la scelta di menu è infinita. Iniziamo subito col dire che quando parliamo di conigli dobbiamo ricordarci che sono animali erbivori. Quindi? Andiamo per logica. In natura mangiano erba. E allora, via libera a fieno, verdura e frutta. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 9 marzo 2014 19 tra parentesi La dieta IL FENOMENO Per crocchette, bocconcini, paté e leccornie nel mondo si spendono oltre 65 miliardi di franchi l’anno I consigli dell’esperto per garantire un nutrimento sano e bilanciato “La distinzione che ha più senso è solo quella tra puppy e regular” A Fido e Fui sono dei Gourmet CUCCIOLI Tra i vari mangimi quelli definiti “puppy” sono per cuccioli e hanno un contenuto più alto di calcio, vitamine e proteine L’alimentazione degli animali domestici è un vero business le aziende puntano sulla personalizzazione del loro menu LA POPOLAZIONE 25 60 mila mila i cani in Ticino i gatti in Ticino per un coniglio 50-80 per un gatto 30 franchi franchi 10 franchi 500 1.5 mila milioni i cani in Svizzera i gatti in Svizzera Fonte: uvc/bfs PATRIZIA GUENZI L a crisi non ha sfiorato di un centesimo il ricco mercato mondiale degli alimenti per animali domestici. Nessun padrone risparmia sulla pelle di Fido e Fufi. E così, solo per i prodotti industriali, tra crocchette, bocconcini, paté, riso soffiato e altri mix di cereali, nel 2013 nel mondo si sono spesi 54 milardi di euro (oltre 65 miliardi di franchi). Cifra che, nel giro di un lustro, è destinata a lievitare di almeno il 6% l’anno e a superare i 70 miliardi di euro. Calcoli e previsioni sono della società di studi Euromonitor, che s’è divertita a fare i conti in tasca ai noi generosi proprietari di pet. E a sottolineare, per quanto già lo sapevamo, che i nostri animali sono dei veri gourmet. Inutile girarci intorno: ogni desiderio di Fido e Fufi è un ordine. Per loro siamo disposti a spendere fior di quattrini. D’altro canto, difficile resistere alla tentazione di comperare il meglio. Se un tempo nella ciotola del cane e del micio di casa finivano solo gli avanzi dei nostri pranzi, e cene, casalinghi, oggi c’è l’imbarazzo della scelta. Dal grande magazzino al negozio specializzato, sugli scaffali troviamo chili e chili di pacchi, sacchi e scatolette di diversa misura, genere e costo. Ma la grande novità è che le aziende produttrici giocano la carta, vincente, della personalizzazione. La scelta, infatti, non è più solo tra cibo secco o umido, oggi esistono veri e propri menù su misura di pet (a dipendenza della razza, del peso, dell’età, del colore del pelo, se castrato o meno e delle eventuali malattie o patologie di cui soffre già, o potrebbe in futuro soffrire, la bestiola). E poi ci sono i croccantini che assicurano l’alito profumato, il pelo lucido, riducono il tartaro, tolgono lo stress e prevengono qualsiasi problema di salute. Facendo due conti, per l’alimentazione di un cane si spendono dai 50 agli 80 franchi al mese, per un gatto attorno ai 30 franchi. Ma appena Fido o Fufi avranno qualche problema di salute, e dovremo portarli dal medico, ci sentiremo consigliare una pappa ancora più speciale, curativa e super specifica che, ovviamente, si trova solo ed esclusivamente dal veterinario. Così, se le scatolette o le crocchette di prima già ci sembravano costose, ora per riempire le loro ciotole dovremo sborsare La curiosità/1 ancora di più. D’altro canto, per il bene dei nostri quattrozampe questo e altro. “In realtà, se l’animale ha una patologia seria, ad esempio ai reni o all’intestino, è sempre meglio affidarsi ad alimenti specifici, affidabili e di qualità – consiglia Stefano Boltri, veterinario e firma della rubrica del Caffè “Animalia” -. Quello che non concepisco sono le esagera- zioni, ovvero menù a dipendenza della razza, del colore e del tipo di pelo. Un po’ come se le persone bionde, o quelle con gli occhi chiari, dovessero mangiare altro rispetto ai castani”. I colossi del mercato alimentare animale sono soprattutto Hills, Biomill, Royal Canin, Eukanuba, Forza 10. In Svizzera si trovano esclusivamente dai veterinari e La curiosità/2 Quando si accontentavano Imporre una dieta vegana di mangiare solo gli avanzi mette a rischio la salute C hi ha superato gli anta ricorda molto bene che per il cane o il gatto di casa non esistevano ancora i cibi industriali. Nella ciotola di Fido e Fufi finivano gli avanzi casalinghi: pasta, riso, patate, minestra, croste, ossa, pane secco. Qualche volta un po’ di carne, ma molto raramente. I giorni di festa ci scappava un uovo sbattuto e, magari, qualche bocconcino dolce. Ed era normale così. Nessuno si domandava cosa davvero dovessero mangiare i nostri cani o gatti. E, tanto meno, se il menù era di loro gradimento. Anche perché altro non c’era. Crocchette, paté, bocconcini e gustosi ragù sarebbero arrivati sul mercato parecchi anni dopo. E poi, diciamocelo chiaramente, chi avrebbe mai speso tanti soldi per sfamarli? E così, cane e gatto si rivelavano pure un ottimo modo per “riciclare” gli avanzi. Buona parte del cibo che oggi buttiamo, un tempo se lo mangiavano loro. Certo, i mici erano più fortunati. Potevano arricchire la loro dieta con topi, lucertole, uccellini. Ma quelli pigri, o più anziani, dovevano accontentarsi. E se per loro quasi sempre la porta di casa restava aperta, non così era per i cani. La guardia dovevano fare! Quindi sempre fuori, all’aria aperta, anche la notte, anche in pieno inverno. Pochi i riguardi riservati a loro. E ci sa tanto che mangiavano con più gusto. Meno viziati, consapevoli che quello c’era, abbassavano il muso nel piatto e spazzavano tutto. E se osavano fare i difficili peggio ancora. Gli avanzi restavano lì anche per il giorno dopo. Tanto valeva mangiarli subito. p.g. C’ è persino chi li vuole vegan o è il caso di dire “vecan” o “vegat”. Vegan il padrone, vecan Fido, vegat Fufi. Ma attenzione a imporre a un cane o a un gatto un menu “contronatura”. Ambedue, sono animali carnivori. La loro dentatura è formata da denti acuminati che servono sia per catturare la preda (canini) che per poter masticare la carne (molari). Non posseggono denti piatti da vegetali. Già questa caratteristica naturale risponde in parte alla domanda sui pro e contro un’alimentazione vegetariana o vegana. Studiando poi il metabolismo e la capacità digestiva del cane ci si rende “Sempre meglio il cibo secco, perché concentrato. L’importante è non esagerare” base alla taglia. Un cane di taglia piccola cresce più velocemente rispetto ad un cane di taglia grande, quindi necessita di un fabbisogno nutritivo più ricco. Trovo invece assurdo distinguere le singole razze. Tra un golden retriever e un labrador, tra un cocker e un beagle o tra un gatto siamese e un persiano non c’è differenza”. Negli ultimi vent’anni sono stati fatti enormi progressi nello sviluppo di formule altamente specializzate: dal generico controllo del peso a ricette specifiche per il quattrozampe con una digestione sensibile, a diete su misura per determinate patologie, ad esempio diabete o disfunzioni renali. Alcune formulazioni servono da supporto ad una cura per un certo periodo di tempo, altre possono rivelalrsi un valido aiuto per tutta la vita della bestiola. “Gli ultimi ritrovati possono I COSTI DEL CIBO AL MESE per un cane d ogni cane, o gatto, la sua dieta. In funzione del peso, della razza, dell’età, della taglia, dell’attività fisica, del colore pelo, dei problemi di salute, delle allergie e, perché no, anche dei gusti alimentari. “Gli animali domestici hanno bisogno soprattutto di un’alimentazione bilanciata che copra il fabbisogno di vitamine e sostanze nutritive – precisa Fabio Barbaglia, specializzato in alimentazione per animali -. Ciò detto, va sottolineato che l’aspetto commerciale gioca un ruolo fondamentale. Ma tutto ciò che troviamo nei negozi non per forza deve essere indispensabile. Le distinzioni che hanno più senso sono tra puppy e regular, cibo per cuccioli o per adulti. Se proprio vogliamo, pure quelle in conto che possono sì digerire anche i vegetali, ma ciò non significa pensare di snaturare completamente il loro metabolismo. I cani hanno bisogno di proteine animali e non fornirgliele con la dieta è un grosso errore. È tuttavia possibile integrare l’alimentazione del cane con frutta e verdura, che saziano e non fanno ingrassare. Un ottimo “trucco” soprattutto per gli animali più lazzaroni e a rischio sovrappeso. Diverso è il discorso per il gatto. Lui è un carnivoro puro: in natura si nutre solo di carne. Il suo metabolismo difficilmente gli permette di digerire vegetali, a meno che non sia stato abituato fin da piccolo. Ecco perché nella dieta del gatto non va eliminata la carne, onde evitare danni alla sua salute; un’eventuale integrazione con verdura deve essere limitata, per evitare fastidiose gastriti croniche. Insomma, vegan sì, vecan, o vegat no! c.c. anche in alcuni negozi di toelettatura, ma in questo caso solo alimenti della linea di base, non quella speciale (“veterinary”). Tanto per fare quattro conti, una dozzina di chili di Forza 10 per Fido costano 90 franchi, dieci chili di Royal Canin 83 franchi. Se prendiamo un alimento molto curativo, tipo “urinary” (patologie ai reni) quattordici chili costano 140 franchi. Tre chili e mezzo dello stesso tipo di cibo, ma per gatti, 66 franchi. “Una dieta casalinga può andare altrettanto bene, molti padroni preferiscono comperare la carne e aggiungere i cereali – nota Boltri -. Tuttavia, per i cani cuccioli di grossa taglia consiglio sempre un prodotto industriale, perché più completo e bilanciato, per non rischiare pericolose carenze nell’età adulta”. Insomma, quattrozampe domestici sempre più gourmet, ma anche padroni sempre più disposti a comperare loro il meglio. “Va bene scegliere un buon prodotto industriale, ma senza cadere nelle esagerazioni - ribadisce Boltri . Piuttosto, la nostra attenzione dovrebbe essere di non farli ingrassare troppo. Nel mio studio entrano molti cani e gatti obesi e, proprio come capita a noi, sviluppano seri problemi di salute”. Anche perché gli animali, invecchiando oltremisura proprio come noi negli anni sviluppano patologie un tempo del tutto inesistenti o molto rare. Ecco perché è fondamentale avere un occhio di riguardo per la loro alimentazione. D’altro canto non si scappa: anche la salute di Fido e Fufi passa dal piatto. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Gli altri ADULTI Scatolette e croccantini “regular” sono indicati per i cani adulti che svolgono una normale attività fisica Frutta, verdura, yogurt, fieno e semi assicurano il benessere a molte altre bestiole che vivono nelle nostre case CAROLINA CENNI S persino ridurre o eliminare completamente il ricorso a farmaci riprende l’esperto -. I mangimi specifici funzionano molto bene. Va detto che in questo caso le aziende sono state di notevole aiuto per i veterinari, fornendo loro uno strumento a volte anche indispensabile per la cura di varie patologie. E, cosa non irrilevante, hanno pure contribuito ad allungare la speranza di vita dei nostri animali”. Insomma, un’altra prova di quanto l’alimentazione sia fondamentale. La dieta gioca un importante ruolo nell’attenuare le reazioni allergiche, come prurito, infezioni ricorrenti alle orecchie, perdita di pelo, abrasioni della pelle, vomito e diarrea. La responsabilità delle allergie è in genere da ricercare nella fonte delle proteine presenti negli alimenti, in particolare per carni di manzo, latticini, pollo, grano, uova di gallina, cereali e soia. Ecco perché il passaggio ad un’altra fonte proteica, come l’agnello, o a un carboidrato non a base di grano, ad esempio il riso, in molti casi allevia i sintomi. Ciò non significa trasformare Fido e Fufi in vegetariani o vegani. “Sono dei carnivori – sottolinea Barbaglia -. Se non hanno intolleranze o allergie non vi è alcun motivo per farlo. Prima di fare certe scelte radicali è bene parlarne con un esperto e farle solo se davvero è necessario, nel caso di serie e invalidanti allergie”. Un altro punto su cui i proprietari si interrogano è la scelta tra cibo secco o umido. “Sempre meglio il secco, perché concentrato. Più comodo e igienico. Rende le feci più compatte, meno odorose e regolarizza l’intestino. L’importante è fare attenzione alle dosi e mai esagerare. L’umido, invece, contiene tanta acqua, imbratta i denti e, tra l’altro, è pure molto più caro”. c.c. e non è facile gestire l’alimentazione del cane e del gatto, non è da sottovalutare neanche quella di pesci rossi o tropicali, canarini, pappagalli, criceti, conigli e tartarughe. Anche qui, la scelta di menù è infinita. Iniziamo subito col dire che quando parliamo di conigli dobbiamo ricordarci che sono animali erbivori. Quindi? Andiamo per logica. In natura mangiano erba. E allora, via libera a fieno, verdura e frutta. Alimenti ricchi di fibre e di silice, indispensabili per il corretto consumo dei loro dentoni in continua crescita. L’unica raccomandazione è di variare leggermente l’alimentazione tra un cucciolo e un adulto. Al primo è importante assicurare il giusto apporto di minerali e soprattutto calcio affinché la sua ossatura si sviluppi correttamente. Ottimo prezzemolo e frutta. Con l’adulto meglio non esagerare col calcio, perché potrebbe favorire la formazioni di calcoli. Il criceto è invece un animale onnivoro, ha quindi bisogno di una dieta molto varia che non si basi solo su un mix di semi. Per integrare la sua dieta si possono usare vari tipi di frutta, verdura e alimenti di origine animale. La frutta e la verdura forniscono fibra, vitamine, sali minerali e acqua. Devono essere lavate e asciugate, date a tempe- La stuzzicante ciotola per tartarughe, conigli, pesci, criceti e canarini ratura ambiente e assolutamente scondite. Per fornire al criceto le proteine di cui ha bisogno, va bene anche un po’ di yogurt naturale o con frutta, mai freddo. Più facile, invece, sfamare un pesce rosso. Esiste uno specifico mangime da somministrare non più di 2-3 volte al giorno, in una quantità che possa essere consumata dai pesci nel giro di 2 minuti circa, senza che si depositi sul fondo. Dai gusti poco complicati, sono anche i pesci tropicali dato che si cibano prevalentemente di mangimi che contengono proteine provenienti dalla lavorazione di sostanze animali, fibre deri- CONTANO ETÀ E PESO Anche per loro l’accortezza principale è quella di prestare attenzione all’età: l’alimentazione del cucciolo è diversa rispetto a quella dell’animale adulto vanti dalla lavorazione di prodotti vegetali, grassi e vitamine. E passiamo ai canarini che fanno tanta compagnia col loro “chiacchiericcio”. Il loro menu si basa su una miscela di semi bilanciata, un pastoncino proteico e la somministrazione di frutta e verdura in dosi adeguate. Sono golosi di mela e apprezzano altrettanto insalata e ortaggi. Ricordarsi di dare sempre e solo alimenti ben puliti, freschi, non avariati e asciutti, per evitare eventuali problemi intestinali. Carota, papaia, zucca, melone, albicocche, peperoni rossi dolci e piccanti, broccoli, cime di rapa, rughetta e tarassaco per i buongustai pappagalli, quelli in cattività hanno delle esigenze nutrizionali molto diverse da quelli selvatici. Vanno molto bene anche banane, frutti della passione, mele, pere, fichi d'India, melograni, fichi, agrumi, ananas, mango, kiwi, frutti di bosco, uva, peperoni verdi dolci, sedano, indivia, pomodori, cetrioli, zucchini e cicoria. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Da evitare i vegetali eccessivamente acquosi e poco nutrienti, come lattuga e cocomero. E infine le tartarughe: nella loro ciotolina infiliamoci gamberetti o alimenti secchi, un po’ di verdura, pesce, carne, insetti e larve. Il tutto, naturalmente, tagliuzzato a misura di bocca di tartaruga. [email protected] Q@simplypeperosa 20 Mauve Menta Mixa Supersexy il dress di Versace con tagli a vista sulla scollatura. Per il minidress ad A di Ralph Lauren Collection, in nuance anche borsa e scarpe. Il rosa e il giallo Raf Simmons per Dior nel look giacca doppio petto lunga e gonna in chiffon. Total look Completo giacchino, camicia e pantalone con pinces, tutto rosa pallido, Francesco Scognamiglio. tra l’abito parentesi Glicine, canarino, salmone e latte tornano i toni pastello anni ‘50 LINDA D’ADDIO S animalia ono le nuance delicate e sorbetto a conquistare il guardaroba portando una ventata d’aria fresca alle mise di primavera. Da diverse stagioni gli stilisti timidamente le propongono, senza troppa convinzione a onor del vero. Ma nelle ultime collezioni abbiamo assistito ad una vera profusione di tinte pastello nei look da giorno e da sera declinate nei diversi stili, sportivi, casual formali, bon ton. Le abbiamo avvistate sui grandi e piccoli pezzi del vestiario femminile e sugli accessori, dalle borse alle scarpe. Hanno conquistato persino gioielli e bijoux e hanno rivoluzionato la palette colori del makeup. In total look, abbinate tono su tono oppure in gradazione di colore, nonché spezzate con il bianco o con i neutri hanno sfilato da protagoniste sui carpet di moltissime griffe. Sembra di fare un vero e proprio tuffo nel passato, in quei favolosi anni ’50 in cui le tinte pastello dominavano su gonne longuette, golfini corti o piccoli pull senza maniche, camicette da annodare in vita, abiti a ruota e pantaloni a sigaretta. Dopo anni di colori Dopo le tinte fluo e gem colors, ecco nuance discrete, soft e delicate femminile. Protagonisti anche l’azzurro velato, il giallo canarino, il verde latte e menta, il glicine, il baby blue. Non manca l’arancio ma nella variante Celosia Orange, meno intensa della già nota Tangerine Tango. Propone il rosa scultoreo Alexander Wang per Balenciaga, il fluido verde acqua Philosophy by Natalie Ratabesi, il mauve Versace per i suoi abiti carichi di sex appeal. C’è chi, poi, come Raf Simons per Dior si diverte a mescolarli proponendo la giacca in raso di seta lunga doppio petto abbinata ad una gonna trasparente in chiffon gialla. Tod’s fa sfilare lo chemisier oversize rosa chiarissimo. Emporio Armani un completo color glicine con blazer mini e pantalone maxi per il suo look minimal maschile. Calvin Klein preferisce un tailleur bon ton verde mela dagli orli sfilacciati. Assolutamente in tema la collezione di Miu Miu che punta sui colori pastello, cipria, lilla e celeste, e sulle fantasie retrò, i suoi outfit abbinano maglioncini a collo alto, cappottini bon ton in tessuto fantasia, stivali al ginocchio, minigonna o gonna longuette e calze lavorate. Ma ogni griffe interpreta a suo modo il tema forte di stagione. Color pesca per la gonna portafoglio di Msgm; look “mandarine” per Hussein Chalayan, blusa fluida su gonna in seta di una nuance più chiara. Cipria il completo di Stella McCartney, blusa smanicata e pantalone fluido alla caviglia. Menta il minidress smanicato di Ralph Lauren Collection, con accessori in tinta. Azzurro cielo lo spolverino cangiante di Ermanno Scervino. Rosa candido il total look di Francesco Scognamiglio, camicia e pantalone con pinces. Controlli e diagnosi tempestive contro il mal di cuore di Fido Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” La domanda E forti e decisi, di tinte fluo e gem colors, si fanno strada le nuance discrete e delicate, dal rosa pallido al glicine, dal celeste al verde acqua, dal canarino al salmone. La lista della Pantone con i colori trend dei prossimi mesi parla il linguaggio della delicatezza e del candore delle tonalità sorbetto. Il colore del 2014 secondo la massima autorità in tema di tinte sarà Radiant Orchid, un mix di viola e rosa, romantico, delicato, estremamente La risposta di Stefano Boltri gregio dottore, ho da poco tempo acquistato il cane che tanto desideravo, dopo gli anni passati in compagnia di uno splendido boxer, ho ridotto la taglia ed ho preso un cavalier king! Dalla padella nella brace mi sono detto. Sì perchè non ho tenuto conto delle controindicazioni e cioè che il cavalier è un cane che spesso e volentieri soffre di problemi cardiaci. È tutto vero quello che si sente oppure si tratta di allarmismi ingiustificati visto e considerato che il mio boxer ha raggiunto la veneranda età di 13 anni senza nessun problema cardiaco? Mi potrebbe dare qualche ragguaglio in merito e soprattutto qualche consiglio da seguire per evitare il peggio? I n effetti le cardiopatie nel cane sono molto più frequenti e diffuse; vi sono alcuni sintomi che devono mettere in allarme il proprietario tipo la tosse e l’affanno. In alcune patologie le mucose appaiono di colore insolito rispetto al rosa comunemente riscontrato in animali sani. In uno stadio di malattia avanzato si possono avere difficoltà respiratorie e versamento addominale e sincopi. Quali sono le armi che abbiamo a disposizione per prevenire o almeno prendere per tempo queste patologie? Ovviamente ci sono razze più predisposte di altre ad essere colpite da patologie cardiache e fra queste il boxer ed il cavalier. Non per questo si devono scartare tali cani, si deve solo fare un poco di attenzione e magari qualche controllo in più dal veterinario di fiducia che sarà in grado di percepire quei segni precoci di malattia indispensabili per una diagnosi tempestiva. A volte, essendo alcune di tali patologie su base ereditaria, è bene informarsi se uno dei genitori soffre di patologie simili. In caso di dub- bio, oggi esistono esami strumentali tipo l’ecocardiografia in grado di diagnosticare difetti cardiaci anche minimi. Ovviamente in caso di una sintomatologia manifesta, sarà necessario tenere sotto controllo anche altri organi ed apparati; mi riferisco alla concomitante presenza di disfunzioni renali, problemi endocrini, neoplasie che possono incidere in modo sostanziale sulla salute del cuore. Per il resto il cane, predisposto o meno, deve condurre una vita sana, con alimentazione adeguata e appropriata attività fisica. Mi permetto solo due raccomandazioni: controllare l’uso del sale se si opta per una alimentazione “casalinga” ed attenzione alla forma fisica in quanto se il boxer è incontenibile, il cavalier è un amante del divano e quindi va un poco stimolato sia nel gioco che nell’attività fisica che potrebbe consistere solamente in belle passeggiate giornaliere. Fino ad ora abbiamo fatto i pessimisti; il mio consiglio finale è quello di godersi il cucciolo senza pensare troppo agli anni futuri in quanto l’esempio più valido è proprio il suo precedente cane. #&)* ’ 41 (+/* 5610 $+)/& !%&’*("-+$$&* &’’&(&--* *##"+- ,. -.-- ’ $(( $ ’",&) # ! ,% ,! 2 *). 21&.=.21. &’//$ *$6$1=.$ +%-./20’96$**.2 .//.0.9$92,5 "OT5DO@FD5 35BB- =-N-DY@- 3@ V -DD@ F995NT- @D -==@WDT- -BB- =-N-DY@- 3@ 9-//N@0- OT-D3-N3 3@ U -DD@2 O5DY- B@C@T@ 3@ 0?@BFC5TN-==@F H5N ; -DD@2 H5N TWTT5 B5 $FD3- FN3@D-T5 - H-NT@N5 3-B G4 =5DD-@F VZG< 5 @CC-TN@0FB-T5 5DTNF @B UG C-NYF VZG<L &0FH5NTWN- $FD3- OO@OT-D05 6 @D0BWO-L #-DDF 9535 B5 0FD3@Y@FD@ =5D5N-B@ N@HFNT-T5 D5B B@/N5TTF 3@ =-N-DY@-L )W5OT- F995NT- 6 N@O5NX-T- -@ 0B@5DT@ HN@X-T@L "’$7.1* <$/.&2 (12 $/ :3 0$6=2 ;>3)5 7’04.2 &. %$/%2/2 4’6 /$ !$== 35; +#,2 ; HFNT52 QQ A,REZ +2 GGE7 0CU1 HN5YYF 3@ B@OT@DF $# G< EZZL8L +-BFN5 3@ N@O0-TTF1 $# QV;7L8L (5N WD- HN@C- N-T- 9-0FBT-T@X- H-N@ -B V;K 35B HN5YYF 3@ B@OT@DF2 GZ ZZZ AC -BBM-DDF 5 <7 C5DO@[email protected] B5-O@D= $# GU<L8RC5O5L FOTF TFT-B5 -DDWF1 $# UVQL8 I-CCFNT-C5DTF 5 -OO@0WN-Y@FD5 35BBMF==5TTF 35B B5-O@D= 5O0BWO@J2 0FD WD T-OOF 3M@DT5N5OO5 H-N@ -B U2EK IT-OOF 5995TT@XF U2EPKJL FDOWCF C@OTF I7ZRGVQ7R ""J1 ;2UBRGZZ ACL "C@OO@FD@ C@OT5 3@ ’V1 GVU =RAC IC53@- 3@ TWTT@ @ DWFX@ CF35BB@1 G<7 =RACJL -T5=FN@- 3@ 59:0@5DY- 5D5N=5T@0-1 ! 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Compagna di giochi una, di letture l’altra. Hanno 50 anni e fanno ancora discutere Un miliardo di auguri 1959 alla barbie CAROLINA CENNI B uon compleanno Barbie. Un miliardo di auguri a te che ha divertito altrettante bambine. Nata il 9 marzo del 1959, oggi, domenica, festeggi i tuoi primi 55 anni. Complimenti, li porti alla grande. Tu che hai sempre fatto parlare di te, tu che sei sempre stata sulla cresta dell’onda, vuoi per il gossip vuoi per l’invidia di chi in realtà voleva essere come te. Tu che, per quanto possano dirne le femministe, ci piaci: 400 milioni di scarpe, 4mila sosia, 38 animali, 4 sorelle e 2 fratelli Skipper, i gemelli Tutti e Todd, Stacie, Shelly e la piccola Krissy. Fidanzata da una vita con Ken, con il quale non ti sei mai sposata. Brava! Un amore nato su un set televisivo e naufragato il 13 febbraio del 2004, dopo 43 anni anni di fidanzamento, per una piccola crisi di mezza età, dopo un breve flirt col surfista Blair. Eddai! Poteva capitare a chiunque. Ma Ken ti ha perdonata e riaccolta due anni dopo nella vostra casa di Malibù con la jaguar, la vespa, il cavallo e il camper, tutti rigorosamente rosa. Se il gioco è l’imitazione della vita, la Barbie sicuramente è la bambola che meglio è riuscita nell’emulare la vita degli adulti. “Fino al suo arrivo, le bambine avevano sempre giocato con delle bambole bebè per abituarsi a diventare madri, mentre la Barbie è una donna adulta nota Elisabetta Moro, antropologa -. È la proiezione di come immaginarsi nel futuro. È la donna di successo. Non è una donna materna, ma quella in carriera. E chiaramente nell’educazione fa un effetto molto diverso”. Già, un conto è immaginarsi madre e moglie, un altro è pensare di dover diventare bella, sexy e perfetta. Un bell’impegno. “Questo ha proiettato un’idea del femminile che continua ad essere iconizzato così”, sottolinea Moro. Basta vedere, infatti, quali sono oggi le donne immagine di successo: modelle, showgirl o compagne di sportivi. Dal lontano 1959, anno in cui la “genitrice” Ruth Handler commercializzò la prima Barbie all’American Toy Fair di New York ad oggi sono stati venduti un miliardo di esemplari in 150 Paesi. “È interessante il fatto che quando hanno costruito un Barbie Center a Shangai, la Barbie classica non abbia avuto successo - prosegue Moro -. Le bambine cinesi vengono cresciute in un ambito culturale che vuole le donne non sexy bamboline, ma donne di talen- LA PRIMA Questa è la prima vera Barbie, bionda con frangia e coda bassa, debuttò alla Fiera dei giochi a New York lo di genere, nel senso che serve a costruire un certo tipo di femminile - sottolinea l’antropologa -. Nessuno si sognerebbe di regalarla a un maschio. Eppure bimba e bimbo possono giocare con la bici, la fionda e il puzzle. Perché tutti sanno, ma non l’ammettono, che è un oggetto che dà una formazione sessista. Un giocattolo di parte, tant’è che i genitori che vedono un bambino giocare con la Barbie si preoccupano. Ma forse i genitori dovrebbero preoccuparsi per gli effetti sulle bambine”. [email protected] Q@simplypeperosa to. E allora hanno dovuto creare una Barbie violinista, quindi talentuosa. In Cina la bellezza viene dal fatto di essere un modello femminile che si è costruito da solo attraverso lo studio della musica”. Per anni le bambine hanno sognato, vestendo, pettinando e cambiando la loro Barbie. La bambola alta circa 29 centimetri e di 11 grammi di peso è diventata una vera e propria icona, veicolo di stereotipi e consumismo, in una società americana che negli anni ‘60 era sicuramente maschilista, retrograda e conservatrice: “È un giocatto- L’anniversario La piccola Mafalda dopo mezzo secolo continua a mordere C hi porta gli anni meglio di Barbie? La “piccola” Mafalda, ovviamente. L’eterna bambina arrabbiata, preoccupata per la pace e per i diritti umani, compie cinquant’anni, ma di integrarsi con il mondo degli adulti non ne vuol sentir parlare. È cresciuta, e con lei la sua fama, ma resta sempre la simpatica pessimista, col suo casco di capelli neri e il fiocco, che fa domande disarmanti e amare riflessioni e ama ripetere: “Oggi mordo”. Il personaggio nasce dalla penna dell’artista argentino Joaquin Lavado, in arte Quino, concepito nel giugno 1963 per una striscia pubblicitaria di elettrodomestici, mai uscita, ha deliziato milioni di bambini. La prima striscia di fumetti fu pubblicata il 29 settembre 1964 sul settimanale “Primera Plana”. Poco dopo, nel marzo 1965, Mafalda si sposta sulle pagine de “El Mundo” di Buenos Aires, con uno spazio giornaliero. Un anno dopo le vignette vengono raccolte in volume e in appena due settimane la prima tiratura va a ruba. Nel ‘68 il fumetto entra anche nelle nostre case, con l’antologia “Il libro dei bambini terribili” (Feltrinelli). L’anno successivo anche Bompiani le dedicherà una pubblicazione, "Mafalda la contestataria", addirittura con una prefazione di Umberto Eco. La sua notorietà raggiunge tutto il mondo, e in poco tempo la ragazzina scontrosa e scorbutica diventa paladina dei diritti umani, in particolare dell’infanzia, e di molte altre cause. Da quel momento è un crescendo inarrestabile per Mafalda, fenomeno mondiale del fumetto, pubblicata in 50 Paesi, tradotta in 20 lingue, le cui strisce hanno venduto oltre 50 milioni di copie. A lei sono state dedicate una piazza e una statua a Buenos Aires, un francobollo in Belgio, una via a Bruxelles, a Gatineau (Quebec) e ad Angouleme dove, in occasione del quarantunesimo Festival Internazionale del fumetto sarà ospitata la mostra “Mafalda, una bambina di 50 anni” che poi si sposterà a Grenoble. leauto IL CAFFÈ 9 marzo 2014 23 Un veicolo compatto, generoso nell’offerta di spazio e un abitacolo all’insegna della praticità Meriva si misura in lessibilità STEFANO PESCIA F lexDoor, FlexSpace, FlexRail e FlexFix: tante sigle all’insegna della praticità con intelligenti soluzioni per trasformare un’automobile in un campionessa di accesso e abitabilità. Un tema trascinante anche in questo restyling che esprime un riuscito matrimonio tra estetica e funzionalità. Fin dalla prima generazione la piccola e grande Meriva 2014 (lunghezza 4,30 m con un passo di 2,64 m) è stata apprezzata per l’originale scelta delle sue portiere. Si aprono a 84° e grazie a quelle posteriori, incernierate sul retro e alle robuste maniglie dei montanti centrali, offre il vantaggio di salire e scendere dalla vettura in modo molto più semplice e comodo. Una flessibilità a 360 gradi che interessa soprattutto la zona posteriore e permette di adattare la configurazione dell’interno senza dover estrarre alcun sedile. Il sistema è stato migliorato e reso più intuitivo. Con un unico, semplice movimento, si portano avanti i cuscini dei sedili posteriori o si abbassano gli schienali, trasformando cosi la Meriva da cinque a due posti. Tutti gli schienali dei sedili po- Restyling riuscito per la piccola monovolume di Opel Le caratteristiche LA COMODITÀ Grazie alle portiere con cerniera sul retro, grande praticità nel salire e scendere dai sedili posteriori. steriori possono essere reclinati completamente per ottimizzare la flessibilità di carico del bagagliaio e creare un vano di carico completamente piatto. Con gli schienali dei sedili posteriori sollevati, la capacità del bagagliaio della Meriva è di 400 litri che sale a 920 litri con i sedili posteriori abbassati. Utilizzando tutto lo spazio disponibile fino al tetto, si può raggiungere un volume di carico massimo di ben 1500 litri. LA FLESSIBILITÀ La flessibilità a 360 gradi interessa soprattutto la zona posteriore senza dover estrarre alcun sedile. LA TECNOLOGIA Meriva propone uno schermo a colori ad alta definizione da sette pollici, unito alla connettività Bluetooth. E per la comodità segnaliamo la stimenti, un motore 1,6 turbocertificazione ottenuta da un diesel da 136 Cv e tre motori 1,4 comitato indipendente di litri benzina da 100, 120 e140 esperti dell’organizzazione te- cavalli di potenza. Tutti dispongono di un cambio madesca Agr (Aktion Gesunder nuale a Rücken e.V.) che attesta l’ergonomia e la protezione della schiena dei sedili. La nuova Opel Meriva è sul mercato in Svizzera a partiVolketsw Kindercity re da 19‘700 il franchi in due alle- SULLE STRADE DI ZURIGO sei marce di serie. Per le versioni da 120 Cv e 140 Cv del turbo benzina da 1,4 litri si può richiedere un cambio automatico a sei rapporti. Di prossima introduzione il motore 1.6 Cdti che sviluppa 110 cavalli. È il più silenzioso ed efficiente della sua classe; circa 4 litri di carburante diesel ogni 100 km e un livello di emissioni di Co2 di appena 99 g/km. Si tratta del primo minivan ad uso tradizionale a scendere sotto la soglia di 100 grammi a livello mondiale di nuova generazione. L’intera gamma di motori è già in grado di soddisfare i requisiti della futura norma Euro 6 per i gas di scarico. Ancora più tecnologica la Meriva propone lo schermo a colori ad alta definizione da sette pollici, unito alla connettività Bluetooth per telefonare senza impegnare le mani. In aggiunta un’ulteriore connessione Usb. Il sistema è abbinato al lettore Cd Mp3 mentre il navigatore è incluso nel sistema Navi 950 IntelliLink per il quale sono disponibili mappe complete dell’Europa. IN BREVE La Skoda La nuova generazione della Crossover Octavia Scout 4x4 si presenta con le linee più robuste, un’altezza da terra di +33 mm e cerchi in lega da 17 pollici. Rispetto alla generazione precedente, i motori sono più efficienti del 20% e la Scout è ancora più efficace “offroad”. La Kia A metà aprile (da 33’950 franchi) sarà in vendita la nuova Kia Sportage a trazione integrale. Si rinnova nella carrozzeria più lunga di 9 cm, più larga e bassa. Dispone di motori due litri a benzina da 163 Cv e un nuovo turbodiesel due litri da 184 Cv. tragitto 253 km Sette persone a bordo e a tutta potenza verso la città dei bimbi Lugano Al volante della Kia Carens alla scoperta di Kindercity, una città ludica e didattica che fa felici i più piccoli L’ elegante monovolume coreana si presenta curata e piacevole. Numerosi sono anche gli aggiornamenti tecnici e le interessanti soluzioni, come la possibilità di caricare un oggetto di 2,15 m, ripiegando anche lo schienale del sedile del passeggero anteriore. La Kia Carens, con i suoi 4,50 metri di lunghezza, ha tutto quello che potete aspettarvi a un prezzo interessante, 7 anni di garanzia (massimo 150’000 km) e tasso di leasing di 0,07 compresi. In questa versione Style a sette posti (a cinque posti si risparmia 500 franchi) non manca nemmeno il pulsante per riscaldare il volante e l’opzione del pacchetto lusso (+6’390 fr). Con la sua generosa abitabilità, l’invito a una trasferta familiare è d’obbligo. Se siete indecisi su come animare con originalità una giornata in famiglia, accendete il vostro computer ed entrate in internet digitando www.kindercity.ch. Scoprirete un paradiso per i vostri figli capace di stimolare anche le emozioni degli adulti, che permetterà, in particolare ai bambini tra i 2 e i 12 anni, di trascorrere su misura una giornata di suggestive e divertenti scoperte. A bordo della Kia Carens è possibile ospitare fino a 7 persone con comodità, in particolare perché il viaggio via autostrada da Lugano a Volketswil, a pochi chilometri da Zurigo, dura circa 3 ore. La geniale Kindercity è paradiso ludico, didattico e scientifico unico in Svizzera La scheda Kia Carens 1.7 CRDi Style Motore 4 cilindri turbodiesel Cilindrata (ccm) 1685 Cambio manuale a 6 marce CV 136 Coppia max. 330 a 1’750 g/min. 0-100 km/h (s) 10,4 Velocità massima (km/h) 191 Consumi (l/100 km) 6,0 Prezzo (vettura test) 34’477 dove il sapere si impara giocando. Nella città dei bambini non ci si annoia nemmeno se si trascorre al suo interno tutta la giornata. Ci sono degli atelier dove i piccoli si recano da soli e altri in cui vanno in gruppo o con i genitori. L’aspetto positivo è che il bambino vive il piacere di poter costruire con le proprie mani oggetti diversi che può portare a casa. Non manca un percorso didattico dove il corpo umano, gli animali, la natura, la scienza e le fonti dei suoni si lasciano esplorare soddisfando la curiosità dei visitatori. Rientrando con i compagni di viaggio si parla ovviamente dell’ auto, anche perché osservando la lancetta che indica il consumo di carburante si nota che non ha nemmeno superato metà serbatoio. La media ci indica 5,8 litri al 100. Inoltre il motore turbodiesel, dotato di sistema start-stop, è veramente silenzioso e assicura la necessaria potenza pure con sette persone a bordo. Apprezzata dai passeggeri della seconda fila la possibilità di riscaldare e regolare separtamente anche in senso longitudinale i loro sedili in pelle. Flessibilità e comodità sono un denominatore comune della Carnes anche per il conducente. Vantaggiosa è la possibilita di regolare elettricamente il suo sedile, l’ottima visibilità garantita dell’ampia superficie vetrata e dalla telecamera posteriore che facilita le manovre in retromarcia. s.p. Beauty night da Manor Lugano La serata di giovedì 13 marzo sarà interamente dedicata alla bellezza. Una lussuosa coccola da concedersi presso il grande magazzino Manor di Lugano. Ed è proprio presso il negozio di Lugano che le clienti, dalle 17 fino alle 21, potranno farsi viziare dai maggiori produttori di cosmetici internazionali. Per un’indimenticabile “Beauty Night”. La “Beauty Night” di Lugano sarà condotta dalla presentatrice tv Julie Arlin, che durante la serata intervisterà visagisti e responsabili di molti brand di successo per scoprire le tendenze beauty per la primavera/estate 2014. Tante le marche presenti: Alessandro, DKNY, Aramis, Nivea, Bulgari, Davidoff, Cavalli, Jil Sandre, Chloè, Mark Jacobs, Escada, OPI, Dove e Toni&Guy. Ma questo è solo un piccolo assaggio. Chanel tra fiori e cioccolatini si dedicherà al tema delle labbra. Dalla cura al trucco, passando per texture e colori, niente sarà lasciato al caso. Clarins promuoverà un concorso per le clienti e distribuirà campioncini con la consulenza di un visagista. Visagista e make up artist che sarà presente anche allo stand di Estée Lauder per il lancio del nuovo “Pure Color Envy Lipstick”. In omaggio verranno distribuiti cinquemila campioncini della crema anti-età Revitalizing Supreme. Da Clinique, invece, comprando un prodotto si riceve una sorpresa, mentre ci si può dedicare all’analisi della pelle, alla scoperta della fragranza primaverile “Calyx” e ai nuovi colori per la bella stagione. Champagne, rose bianche e candy bar saranno le stelle della serata da Lancôme, mentre da D&G gli attori principali saranno i profumi. Un make up artist sarà presente allo stand Nyx, dove ogni tre prodotti acquistati i clienti riceveranno un regalo dal valore di 30 franchi. Champagne e intrattenimento “coup d’èclat” da YSL , a partire da 89 franchi d’acquisto il cliente riceverà un omaggio a sorpresa. Lo champagne scorrerà a fiumi anche da Armani, dove il tema della serata sarà una notte a New York. L’Occitane invece ogni 60 franchi di spesa offre un dono del valore di 50 franchi. Da Vichy tutto sarà possibile durante la “Beauty Night”: dall’analisi gratuita della pelle, agli omaggi per i clienti, fino a champagne e stuzzichini. Il tutto impreziosito da cesti di frutta e succhi che sprigioneranno l’aroma del nuovo profumo. Glitter tatoo da Premier con la polvere minerale dei nuovi trucchi. I primi 20 clienti che faranno un acquisto riceveranno un buono per una pulizia del viso gratuita. E poi aperitivo con prosecco, succo d’arancia, tartine. Da Dior trucco flash di 15 minuti o trattamento viso sempre della stessa durata alla presenza di un make up artist. Manicure gratuita con massaggio alle mani e misurazione della melanina nel corpo con consulenza per la cura della pelle da Collistar, dove con un acquisto si ricevono degli omaggi. Prosecco di benvenuto e make up gratuito da Mac, borsa o porta iPad in regalo all’acquisto di un profumo di Issey Miyake, trattamento alla paraffina per le mani da Jessica e truccatrice e trousse regalo da Guerlain. Doni anche da Sisley all’acquisto di un trattamento e flash make up per provare la nuova “Phyto-Lip Twist”, mentre tra champagne e cioccolato da Helene Rubinstein si parteciperà ad un concorso per vincere una beauty routine. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 25 tra parentesi LA TECNOLOGIA Il cellulare è una risorsa per il corteggiamento. Ma anche per un freddo addio alla dolce metà Ora il sesso passa da un’App CAROLINA CENNI I l cupido del dating online? Si chiama, molto semplicemente, smartphone. Già, perché il cellulare oggi non serve più solo per messaggiare, chiamare, chattare e utilizzare i social network. Ormai è diventato un’indispensabile risorsa anche per il corteggiamento. Una sorta di Cupido degli amori online, che scocca le sue frecce ed è subito colpo di fulmine. Salvo poi utilizzare lo stesso mezzo per... mollarsi. Benvenuti nell’era del corteggiamento (e del divorzio) via app: più immediate, facili e divertenti, le applicazioni per incontri romantici sono le nuove agenzie matrimoniali. Le più cliccate sono quelle che permettono di trovare un partner nei dintorni entro un’ora. Come dire, tutto e subito. Una di queste è “Pure”, un’app che contiene una foto, una frase e la geolocalizzazione. Tutto qui. Niente nome né nickname. Si clicca e il sistema mostra le immagini delle persone che stanno usando l’applicazione in quel preciso istante e che si trovano ad alcuni chilometri di distanza. Se l’interesse è reciproco, si inizia a chattare per terminare, perché no?, con un incontro, lampo ovviamente. Da consumarsi entro un’ora, perché dopo foto e messaggi scompaiono e il collegamento si interrompe. “Pure” è semplicissima da utilizzare, anche se dopo i primi passaggi gratuiti scatta la modalità a pagamento. Il in cerca di compagnia Lo smartphone diventa il Cupido degli amori online suo punto di forza, sostengono i fan, è la riservatezza. Niente nome né dati da caricare in rete. Le interazioni vengono cancellate nel giro di un’ora. Tutto si svolge in un mondo parallelo: quello dell’applicazione. Ma “Pure” è solo una delle ultime nate nel business del dating online. C’è “Grindr”, dedicata alla comunità omosessuale, o la sua imitazione etero “Blendr”. In principio fu “Bang With Friends”, un’applicazione che permetteva di La curiosità P vedere chi, tra i propri amici Facebook, fosse disponibile ad un incontro “hot”. In poche parole, bastava indicare con chi si aveva il desiderio di fare sesso fra i propri contatti e se loro ricambiavano il gioco era fatto. Ha avuto successo, ma non così tanto. Tant’è che ha cambiato nome e stile. Ora si chiama “Downapp” e ha addolcito un po’ il suo approccio. Come per “Pure”, la geolocalizzazione è una caratteristica su cui scommettono molti servizi di dating. Lo sanno bene a “Badoo”, altro social network orientato sui nuovi incontri che lo scorso Natale ha tagliato il traguardo dei 200 milioni di utenti sparsi in vari Paesi. Una delle ultime tendenze del dating online è affidarsi sempre meno al discernimento degli iscritti e sempre più a sistemi automatizzati che ne valutano i gusti. Stile Amazon, per intendersi. Se ti è piaciuto Tizio, potrebbe piacerti anche Caio. Ne è convinto Kang Zhao, ricercatore dell’Uni- versità dell’Iowa, che ha appena sviluppato un algoritmo per siti di incontri che analizza la storia dei contatti iniziati da una persona, e le risposte ricevute, per poi raccomandare potenziali partner. Insomma, sembrerebbe proprio che il gran daffare di molti sia trovare il modo migliore per abbordare, ma solo via martphone. Come dire che oggi l’anima gemella si trova con un touch. [email protected] Q@simplypeperosa Idee, suggerimenti e scenari, così i gadget risolvono pure le storie più complicate remessa doverosa: ne inventano di tutti i colori. Così, dopo le applicazioni per agevolare incontri sessuali veloci, ecco anche quelle per simulare un divorzio o dare l’addio alla non più dolce metà. “iDivorzio” è un’app, pensate un po’, unica nel suo genere e gratuita. Una sorta di applicativo che simula l’andamento dell’iter giuridico di un divorzio. In pratica, se avete intenzione di lasciare il vostro partner, potete scoprire se e quanto la cosa vi convenga economicamente o no. Giusto per farsi due conti in tasca e immaginarsi lo scenario possibile. Realizzata grazie allo studio attento delle casistiche e con il supporto di un avvocato, iDivorzio segnala Come ti mollo, ti riprendo e poi divorzio quanto sia conveniente lasciare legalmente il proprio partner. Inserendo dati come gli stipendi (è possibile anche fingersi multimilionari o vip), i figli avuti e a chi andrà la custodia, le eventuali responsabilità e quanti avvocati si desidera che gestiscano la pratica, il sistema analizzerà con cura le statistiche del settore e darà dei risultati. Diciamocelo, forse non è il caso di fidarsi proprio al 100%. “iDivorzio” calcolerà la durata della procedura, l’assegno mensile da pagare o ricevere e le spese legali da sostenere. Il tutto corredato da una grafica e da una colonna sonora decisamente azzeccate per cogliere lo stile umoristico dell’intera applicazione. Alla fine di ogni scenario, ecco che l’applicazione sale in cattedra e delizia gli utenti con un aforisma riguardante proprio i divorzi, pronunciato da una persona famosa. Se, invece, al matrimonio avete avuto il buon senso di non arrivarci, ma volete comunque uscire da una storia che non fa più per voi, nessun problema. Lasciate perdere Yahoo Answer o i gruppi quotatissimi su Facebook che sono sì divertenti, ma poco applicabili nella realtà. Mano in tasca, o nella borsa, la risposta sta nel vostro smartphone. “Should I break up with my boyfriend” vi confezionerà la frase perfetta da dire al momento appropriato, una volta constatato che la relazione è davvero arrivata al capolinea. Per pochi centesimi di franco non dovrete fare altro che definire il vostro stato d’animo e visualizzare gli alti e bassi dell’ultimo periodo. L’applicazione calcolerà se si tratta di indecisione passeggera o se è il caso di scrivere un bel “the end” sulla vostra liaison. Ricevuto il verdetto, l’iPhone vi fornirà la scusa del benservito per arginare danni e limitare spiacevoli conseguenze. E se ci ripensate? Nessun problema, con l’app “Rejoin your ex” si riconquista la fiducia dell’ex. A pagamento. DOWNAPP È il vecchio “Bang with friends”, ma rivisitato in chiave più soft sia per il nome che per l’approccio. Pensato per i social network. BADOO Si tratta di un popolare sito di incontri e nuove amicizie. Ha una funzione di geolocalizzazione che piace molto. MEETIC È un sito di dating tra i più noti, consolidati e frequentati. Assomiglia molto ad un social network tradizionale. C-DATE È un vero e proprio sito di “casual dating”, ovvero per persone che cercano solo incontri sessuali. Astenersi romanticoni. SENZA PUDORE Sito per incontri diretti ed espliciti, rivolto a coppie o single. Organizza anche concorsi fotografici, pubblicitari e giochi. PURE App per Android e iPhone che geolocalizza gli utenti disponibili per un incontro in quel preciso momento, ma entro un’ora. &-!"*’" #"+,%.& (+)- 7 5 @K /AF;<3 LQ@8 $F/>23 /A3FJMF/ 23<</ GJ/9;?>3 63GJ;N/<;3F/ $’+ /:0: 1@;+@0 %+6C6;8 ) !5+:-1@ ’@.51AC@+ <2 #E@<>1 ) $+EC61@ !+>E/<; ).5E:+;; $25.752-5 5: 8 - 5: 0 ) 75*-;?7 9-; B27375*-337 #-+ 6:0: ;0@,A ).5622 ) !+>>199+ ;0@1+ +@.+ ) )<96AC6 11C5<F1; (//# /,)&*+(/ &-+ 88:0: $EAC+F< "E0+:19 ) ’@.51AC@+ A6;2<;6.+ 0199+ (+06< -+F+@1A1 11C5<F1; $25.752- 5: = !#/1,.#)& ) )C@+G6;A867 & "#$.& %2 !.(+1&*-/ $’+ 8@:0: ;0@6A &19A<;A ) ’@.51AC@+ A6;2<;6.+ 0199+ (+06< -+F+@1A1 ) )<96AC6 *+4;1@ !#./(’#): !<-*AC275- 25 .7;4’ ,2 *75*-;?7 ,-3 %-;C7 ??7 ;9<;3JJ; 3 ;>6?F=/P;?>;1 E8@ BQC8@ LLH 88 4Q OOOD<M03F>363GJ;N/<D0: ; " (2132-??2 9019 F+ C6 1A 1 <; 9?106H6 =3 DI 21AC6F+9 +9 A><;6-696 0 A+@+;;< 06 =3 =I :+@H< DI Standard Minergie, Sauna, Fitness e Piscina esterna Nuovo progetto · Residenza Alvina Vendesi appartamenti eleganti a Cureglia 2½ da chf 589’000 3½ da chf 895’000 4½ da chf 1’160’000 5½ da chf 1’370’000 negli ultimi 12 mesi pagati oltre chf620’000.in punti fedeltà!* * periodo gennaio - dicembre 2013 contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 G&P Immobiliare GmbH Via Besso 59, CH-6900 Lugano 30 Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. 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Un amore senza più età, il loro, che coroneranno con una cerimonia nuziale martedì prossimo, nella cappella di Casa Serena a Lugano. Tutto è pronto per l’occasione, anelli, invitati, torta, musica, buffet e persino l’abito da cerimonia. Single tutt’e due, senza figli e con pochissimi parenti, originari del Salento, da cinquant’anni vivono a Lugano. Muratore lui, commessa lei, si sono conosciuti tardi, alla soglia dei 60. Si sono frequentati per un po’ di tempo, poi, pian piano, si sono accorti di provare affetto l’uno per l’altra. Hanno anche convissuto per qualche anno, poi Angela ha iniziato ad avere seri problemi di salute e quindi è entrata nella casa per anziani. Mentre Mario ha continuato a vivere da solo in un appartamento poco distante. Ed è soprattutto Mario ad aver insistito per le nozze, riuscendo a convincere la compagna. Ora i due anziani, emozionati, commossi e felici aspettano il grande giorno. “Queste persone hanno fame di vita. È un bellissimo esempio di quanto e come siano cambiati gli scenari dell’affettività”, commenta l’antropologo Marino Niola. Già, cambiati al punto tale da non fare due conti col calendario in mano e buttarsi col cuore a capofitto in un’esperienza piuttosto inusuale a quasi 90 primavere. Sono le nuove coppia. “Evidentemente si amano ancora - sottolinea l’antropologo -. D’altro canto, come giustamente dicono in America, oggi si esce dall’adolescenza a 50 anni. Quindi è chiaro che in un mondo dove si è adulti sempre più tardi e i valori sono vieppiù quelli giovanili questi due novantenni non trovino nulla di singolare nello sposarsi. Ed è giusto così”. Anche perché per loro sarà un’iniezione di benessere psicofisico, parola di geriatra (vedi articolo a fianco). Una nuova linfa che darà loro ulteriore forza per godere del reciproco affetto. Certo, il fatto di vivere più a lungo ci ha permesso di rimandare pure decisioni importanti. C’è tempo, insomma. Per scegliere e per godere ancora. Per innamorarsi e, perché no, sposarsi, pur avendo tanti decenni sulle spalle. Scelte impensabili sino a qualche anno fa. Come impensabile era magari il divorzio dopo una vita trascorsa assieme. Eppure oggi accade sempre più spesso. Coppie navigate, con figli ormai adulti decidono di dirsi addio, di andare incontro a una nuova vita. Anche se quella passata è già tanta il futuro sembra avere un orizzonte infinito. Uno spazio dilatato e promettente in cui poter fare nuove esperienze, conoscenze, innamorarsi, scambiarsi affetto, vivere insomma. “Cosa che tanti giovani non sono più capaci di fare”, nota Niola. Meno romantica la spiegazione di Sandro Cattacin, sociologo all’Università di Ginevra: “Accade spesso che due persone in là FINALMENTE SPOSI Dopo trent’anni di conoscenza e di amore Mario Galdi (85 anni) e Angela Pagnottoni (88 anni) martedì prossimo convoleranno a nozze con gli anni decidano di sposarsi, lo fanno soprattutto per darsi una certa sicurezza reciproca dice -. Il matrimonio è tutto sommato un quadro legale, semplice che dà pure delle garanzie”. Teoria che non convince l’antropologo. “In questo caso i due anziani scelgono di sposarsi anche icon una funzione religiosa e ciò sta a significare quanto sia per loro importante - insiste Niola -. Altrimenti sarebbe stato sufficiente il rito civile. Si amano e si aiutano nello stesso tempo, legandosi per sempre. Una bella lezione di vita”. Perché sta proprio nell’amore la spinta per andare avanti. E invece spesso lo mettiamo da parte, non gli diamo l’importanza che merita, prima viene il lavoro, il denaro, la carriera, il potere... Salvo poi accorgersi di aver costruito un’esistenza su un terreno fragile, arido e anafettivo. Ma non è mai troppo tardi. Lo dimostra l’amore senza più età di Mario e Angela. Alla soglia dei novant’anni si sono concessi il tempo d’innamorarsi ancora. [email protected] Q@PatriziaGuenzi L’opinione La tendenza vista dal geriatra Guido Ongaro “Ma oggi la vecchiaia non è più un capolinea” C’ era un tempo in cui l’amore sembrava un privilegio riservato ai giovani. Quando imbiancano i capelli, il corpo si trasforma e gli occhi si offuscano parlare di sentimenti può diventare quasi un tabù. Ma l’amore ai tempi della terza età non solo è possibile, ma è persino sempre più comune come testimonia la notizia del matrimonio dei due over 80 di Lugano. Sono tanti gli anziani ormai che decidono di vivere il sentimento che li attira l’una verso l’altro con semplicità e coraggio. Uno stimolo questo che dà un’iniezione di vitalità psico-fisica senza uguali, come spiega il caposervizio di geriatria dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli Guido Ongaro: “Assolutamente sì. Ma una notizia del genere mi suscita anche altre riflessioni. Suppongo che si tratti di persone che vivono molto bene una fase della propria vita che per tanti altri è considerata un capolinea. Loro, invece, sono stati capaci di interpretarla come un punto di partenza. Avendo la “La casa di riposo è ‘interpretata’ come la propria abitazione. E così diventa un luogo di vita vera, vissuta appieno dai suoi ospiti” GUIDO ONGARO Caposervizio di geriatria dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli coscienza di sapere che si ha un futuro che si vuole percorrere insieme. Così come interpretano e considerano una residenza per anziani come casa propria. La residenza diventa così un luogo di vita vera, vissuta appieno dai suoi ospiti”. La cosa non stupisce più di tanto se si considera come sia migliorato il livello generale di salute e quanto si sia allungata la speranza di vita. E così situazioni fino a poco fa ritenute impensabili adesso semplicemente accadono, senza alcun blocco dovuto all'età avanzata.Per capire quanto e come gli over 70 abbiano cambiato abitudini negli ultimi decenni e quali siano le prospettive future (si stima che in Europa l'età media raggiungerà i cent'anni entro la fine del secolo) uno studio dell'università svedese di Göteborg ha messo a confronto la terza età degli anni Settanta con quella di oggi. Scoprendo che gli ultrasettantenni di oggi, a differenza dei loro genitori e nonni, continuano ad avere una vita sessuale attiva, divorziano, si sposano, escono la sera e sono mediamente in buona salute. In una parola, si godono la vita. È dunque tempo di iniziare a parlare di una nuova vecchiaia? “Indubbiamente - conclude il geriatra -. È una nuova vecchiaia perché si arriva molto più in là con gli anni e ci si arriva, almeno in Svizzera, in condizioni ancora molto buone. Non solo d’indipendenza, ma anche d’integrità cognitiva, psichica e in parte anche fisica”. c.c. Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE &GLIITINERARI Nel paradiso di Orio shopping e svago Olanda La terra dei fiori e dei mulini a vento Viaggio nel Paese dei mulini, dei tulipani e dei diamanti ma anche dell’arte e del respiro internazionale in una terra che rappresenta la sfida infinita tra uomo e mare visto che quasi la metà dei territori si trova sotto il suo livello, da qui il nome di Nederland. Benvenuti in Olanda, grazie al viaggio organizzato da AutoPostale, nel periodo di Pasqua dal 18 al 25 aprile. Con AutoPostale in una delle mete turistiche più apprezzate al mondo Partenza dal Ticino in direzione del Lussemburgo, Paese noto per le banche e l’alta finanza, ma anche ricco di storia e di forte vocazione europeista. Pernottamento qui prima di arrivare ad Amsterdam, città famosa come la Venezia del Nord per il suo sistema di canali. E’ una delle mete turistiche più apprezzate al mondo grazie alle sue caratteristiche e al suo particolare stile di vita, libero e moderno. Spicca l’ampia piazza Dam, originaria del XIII secolo, punto di ap- Il programma Olanda Data: 18-25 aprile 2014 Prezzo: CHF 1’898.– per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Chiasso Ffs, 06.10, Mendrisio Ffs, 06.30 Lugano Ffs (lato buffet), 06.30 Locarno Ffs, 07.00 Bellinzona Ffs, 07.30 Biasca Ffs prodo di turisti e artisti di strada. Altri luoghi tipici sono il mercato dei fiori lungo il Singel Canal, la torre di Montelbaan con cupola barocca, la Waag antica porta cittadina (costruita nel 1488 con dedica a Sant’Antonio). Immancabile la visita ad una taglieria di diamanti, attività di lunga tradizione e peculiare di quste parti. Dopo Amsterdam è naturale andare alla scoperta della seconda città olandese, porto più grande d’Europa: Rotterdam colpisce per il suo cuore giovane e dinamico che si sviluppa sulla sponde del fiume Nieuwe Maas. Proseguimento per Kinderdijk, complesso di diciannove mulini a vento, costruiti per far defluire l'acqua del polder della zona. Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] www.autopostale.ch A conclusione della giornata è poi prevista una breve visita panoramica dell’Aia sede del governo e residenza reale, ricca di monumenti e di angoli storici. E i mulini? Eccoli nuovamente a Zaanse Schans con le sue case tradizionali e le botteghe. Visita ai laboratori di un calzolaio e di un produttore di formaggio, oltre naturalmente a un tipico macinatoio. Si prosegue per Den Helder, da dove si raggiunge l'isola di Texel, lungo lembo di terra nel mare di Wadden che ospita una riserva naturale protetta. Rientrando ad Amsterdam sosta alla Grande Diga (Afsluitdijk) lunga 32 chilometri e larga 90 metri, la più grande opera di ingegneria per strappare la terra al mare. Ma ci sono altre perle che fanno dell’Olanda un capolavoro di natura ma soprattutto di laboriosità umana. Keukenhof, per esempio, è un giardino enorme con oltre 7 milioni di fiori da bulbo. Le ceramiche blu più belle si trovano, invece, a Deft che affascina per il centro storico dominato dall'altissimo campanile. Dopo la visita guidata della cittadina si rientra ad Amsterdam per proseguire, il giorno dopo per Heidelberg in Germania, città famosa per la sua antica università e il celebre castello. Merita una passeggiata tra i suoi vicoli ricchi di storia, locali e negozi di antiquariato, prima di partire per il rientro in Ticino. Un centro commerciale moderno e ben organizzato, con un’immensa vetrata che permette di vedere gli aerei in decollo e in arrivo. Questo è Orio Center, uno dei paradisi dello shopping più importanti d’Europa. Con oltre duecento negozi che offrono le migliori marche internazionali, rappresenta una meta obbligata per chi ama gli acquisti di qualità a prezzi concorrenziali. Per questo AutoPostale organizza un viaggio il 5 aprile per vedere, comprare, vivere un’emozione. Orio Center è disposto su due piani con un grande ipermercato che fa da punto di riferimento, attorno al quale si sviluppano i negozi. L’elenco dei marchi presenti nella galleria commerciale è lungo ma c’è davvero il meglio per tutte le categorie: dall’abbigliamento agli accessori, dalle scarpe allo sport. Sono presenti anche negozi di servizio come il parrucchiere, il solarium e il lavasecco, oltre a un’attrezzata palestra. Per la ristorazione c’è solo l’imbarazzo della scelta: si va dai self-service ai locali di solo asporto con tavolini e aree per concedersi una pausa tra un acquisto e l’altro. Luminoso e arioso, Orio Center si pone come luogo di riferimento anche per chi non deve comprare a tutti i costi, ma trova qui l’ambiente dove potersi incontrare e socializzare. Raggiungere il centro commerciale è molto facile perché si trova a fianco dell’autostrada, all’altezza dell’aeroporto. Spicca per le sue moderne caratteristiche e, una volta arrivati sul posto, meglio consultare la mappa dei negozi per non perdere nemmeno un minuto in quest’oasi dedicata allo shopping. Il programma Orio Center Data: 5 aprile 2014 Prezzo: CHF 60.– Partenza: 06.15 Biasca Ffs, 06.15 Locarno Ffs, 06.45 Bellinzona Ffs, 07.15 Lugano Ffs (lato buffet), 07.45 Mendrisio Ffs, 07.55 Chiasso Ffs INSERZIONE PUBBLICITARIA In collaborazione con SWISS DI NUOVO INSIEME SULLA PIAZZA ROSSA Hakan e il suo tesoro di Mosca L’amore unisce mondi lontani. Per esempio Horgen e Mosca. Grazie al concorso SEATS FOR SWITZERLAND di SWISS Mfpfs!Ifqpnqnh!•!utyzyt!fsifwj!f!ywt{fwj!qf!xzf!Ü!frrf3!Zsf!xytwnf!iÑfrtwj!sjqqÑns{jwst!wzxxt3 A separare amici e famiglie insieme alle loro storie sono proprio spesso migliaia di chilometri. SWISS consente a queste persone di ricongiungersi. Con «Seats for Switzerland» la compagnia aerea regala 300 biglietti. L’incontro sulla Piazza Rossa. Hakan e Daria nel cuore di Mosca. nell’inverno russo. La coppia felice o Una strana sensazione quando la responsabile del personale lo chiama per dargli la notizia, sperando che non si arrabbi. «Aveva partecipato per me al concorso ‹Seats for Switzerland› di SWISS» racconta Hakan Dalkilic di Horgen. «Voleva darmi l’opportunità di andare a Mosca dalla mia ragazza Daria, sapendo che mi mancava da morire.» Ad Hakan era sembrato un bel gesto e aveva dimenticato la cosa finché non ha trovato un biglietto aereo Zurigo-Mosca nella cassetta postale. «Incredibile» ricorda Hakan. «Avevo vinto!» Una manciata di secondi e vibra il cellulare di Daria Kuzmina in quel di Mosca. Messaggio: «Tesoro, ti vengo a trovare!» Poche settimane dopo sono insieme sulla Piazza Rossa. Nel cuore dell’inverno russo i due innamorati si abbracciano e si baciano con passione. «Mi sei mancato tanto!» Daria si asciuga una lacrima di gioia dalla guancia. Hakan è felicissimo. Nel caffè Pushkin la coppia fa grandi progetti. Daria: «Voglio restare con te, ovunque sia!» Dopo tre giorni indimenticabili Hakan deve ripartire. Da solo. Per ora. Vittoria! A casa di Hakan a Horgen. Check-in Hakan è contento di partire. Pushkin Flirt nel rinomato caffè della città russa. Futuro insieme Daria e Hakan. Inverno a Mosca!Zsf!rjywtutqn!hmj!uzqxf!in!{nyf3 Una straordinaria love story Hakan e Daria si sono conosciuti in Turchia. Lui era in ritiro con la squadra di calcio. Lei in vacanza con la famiglia. In un bar è scoccata la scintilla. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 29 tra parentesi LA FAMIGLIA Gravidanze doppie in crescita. Complici l’età avanzata e le tecniche riproduttive Premiata ditta ANDREA VITALI Medico e scrittore gemelli & diversi Il libro “Zemia e Giovenca, una vera burla genetica” Bebè copia incolla. Uguali, ma differenti Anzi, a volte un vero scherzo del destino I PARTI IN SVIZZERA Parti totale 1.440 1.478 1.288 2008 2009 2010 A 80.896 79.712 79.136 77.166 75.685 Parti gemellari 1.559 1.380 2011 2012 Fonte: BEVNAT PATRIZIA GUENZI S e una volta l’arrivo di due gemelli in famiglia era un evento, un fatto insolito, quasi uno scherzo della natura, oggi così non è più. Le nascite gemellari, o plurime, sono sempre più comuni. Complici, soprattutto, l’età avanzata di molte mamme e le cure ormonali per combattere l’infertilità. A confermarlo bastano due dati: nel 2008 i parti gemellari e plurimi in Svizzera eranostati 2606; nel 2012 sono lievitati a 3147. Insomma, non stupisce più incontrare per strada così tante carrozzine biposto con dentro due, o più, bebé copia incolla. Più o meno identici, perché creati nello stesso istante. Eppure, anche in quella che oggi è la normalità di un parto gemellare può nascondersi il colpo di coda di madre natura: eh sì, due gemelli ma con due diversi papà. Un fatto singolare, certo, ma può accadere. È successo, ad esempio, agli inizi del 1900, a Bellano, paesotto sul lago di Como, vero pozzo di San Patrizio per la fertile fantasia narrativa di Andrea Vitali che, su questo anomalo caso molto probabilmente ci costruirà la trama di uno dei suoi prossimi libri. Per ora, il medico condotto di professione e scrittore per passione - una trentina di romanzi tradotti in tutto il mondo – nel suo ultimo libro “Premiata ditta sorelle Ficcadenti” s’è “accontentato” di raccontare le vicende di due normali sorelle. Normali, ma sino ad un certo punto, visto che una delle due sogna di assomigliare all’altra come una gemella, quando invece lo stesso seme paterno ha provocato risultati del tutto opposti. Infatti, Giovenca e Zemia Ficcadenti, seppur figlie degli stessi genitori, sono un vero scherzo della natura, che s’è divertita a farle così diverse, ma così diverse che di più non si può. Tanto una è bella, solare, alta, slanciata, intraprendente, tanto l’altra è brutta, scorbutica, piccola, mal fatta e antipatica. E allora, molto pro- Figlie degli stessi genitori, ma tanto una è bella, spigliata e intraprendente tanto l’altra è goffa e antipatica babilmente, Zemia sin da piccola avrà cercato in tutti i modi di somigliare alla sorella, imitarne vezzi, movenze e stile. Tenendo a bada invidie e gelosie. Ma in fondo tra fratelli capita spesso. Succede di rado invece tra gemelli, sebbene costretti sin da piccolissimi a condividere la quotidianità, come testimonia Felicitas Tuena, 34 anni, legatissima alla gemella: “Siamo da sem- pre molto unite - dice -. Professionalmente abbiamo fatto la stessa scelta, lavoriamo addirittura assieme, ma per la vitaprivata siamo diverse: io sono sposata e ho una figlia, mia sorella è super indipendente, viaggia tantissimo e non ha famiglia”. Ma nascere, crescere e trascorrere un’intera esistenza avendo costantemente sotto gli occhi una copia di sè forse non sempre La medicina I ginecologi spiegano l’aumento di parti plurimi “È un po’ come se la natura recuperasse il tempo perso” S JEMEC E STAMM Ginecologi ed esperti di medicina riproduttiva e molti anni fa l’età media del primo parto era di poco superiore ai vent’anni oggi, dicono le statistiche svizzere, si va dai 30 in su. E con la possibilità di mettere al mondo dei gemelli. “Più si aspetta a concepire un figlio e più è probabile andare incontro a parti doppi - conferma il dottor Michele Jemec, fondatore del Centro Procrea, Bellinzona e Lugano -. È un po’ come se la natura volesse recuperare il tempo perso”. Ma è soprattutto il ricorso alla procreazione medicalmente assistita la principale causa di tante supergravidanze. “Il 20% delle fecondazioni in vitro sono parti gemellari. Troppi e sempre con un margine di rischio. La legge consente l’impianto di tre embrioni, personalmente ne utilizzo due”, sottolinea il dottor Jürg Stamm, direttore del Centro cantonale di fertilità dell’ospedale di Locarno. Se il trend prosegue, dicono gli esperti, tra una decina di anni i parti gemellari diventeranno quasi la norma. E, tra questi, sicuramente anche qualche... scherzo della natura. Il caso di Bellano (vedi articolo prinicpale) insegna. “Se la donna ovula nello stesso momento in cui ha due rapporti ravvicinati con due uomini diversi è possibile che il seme di tutti e due attecchisca e dopo nove mesi nascano dei gemelli”, conferma Jemec. Comunque sia, non sempre una gravidanza doppia fa la gioia dei futuri genitori. Se è frutto di una fecondazione assistita può capitare che il medico si senta chiedere di “eliminare” un embrione. “È un’operazione antipatica riprende il dottor Jemec -, si procede a una riduzione degli embrioni in un momento delicato, c’è il rischio fare un danno. Per fortuna sono richieste rarissime”. Rarissimi anche i parti plurimi dopo una fecondazione assistita. “Sempre che sia fatta in modo serio - sottolinea Jemec . Può però capitare, qualora i due embrioni impiantati attecchiscano ambedue e uno diventi monozigote. Ma nella mia carriera ricordo solo un paio di casi di questo tipo”. sono rose e fiori. La somiglianza fisica, infatti, non per forza presuppone altrettanta affinità di carattere. “Non esistono sulla terra due persone uguali al cento per cento, gemelli fotocopia dentro e fuori insomma - osserva lo psichiatra Fulvio Scaparro -. Agli occhi degli altri potranno sembrare fisicamente identiche, certo, ma caratterialmente non lo saranno mai. Ogni individuo vive, elabora e interpreta le esperienze a modo suo”. Fantasia e letteratura sui gemelli ci hanno ricamato e continuano a farlo. Due persone fotocopia incuriosiscono , anche se oggi se ne incontrano sempre di più. Interessante pure capire come un padre e una madre riescano a far fronte a un doppio carico genitoriale. Due figli uguali ma da allevare in maniera individuale. “Uguali per il diritto all’affetto, alla guida, all’educazione, ma da rispettare in modo individuale - sottolinea Fulvio Scaparro -. Certo, i gemelli hanno un sacco di affinità, di gusti e reazioni simili se non uguali, ma le esperienze che formano il loro carattere e il modo in cui affronteranno la vita sono solo del singolo”. E Felicitas aggiunge: “Penso sia importante crescerli distintamente, proprio come hanno fatto con noi i nostri genitori. Certo, io e mia sorella abbiamo frequentato le stesse scuole, fatto la stessa scelta professionale, ma per caso. Mai nessuno ci ha spinte in una o in un’altra direzione. Nostra madre, ad esempio, non ci ha neanche mai vestite uguale, proprio per sottolineare la volontà di distinguerci bene, di non fare di una la copia dell’altra”. Invece, la “povera” Zemia dell’ultimo romanzo di Vitali avrebbe tanto voluto essere la copia di Giovenca, la sorella corteggiatissima e ammiratissima. Anche se tutte queste doti non le porteranno granché fortuna, vista la fine piuttosto indecorosa che farà la bellissima Giovenca. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Lo psichiatra: “Non esistono sulla terra due individui identici, la fotocopia uno dell’altro. Possono sembrarlo, ma...” pochi mesi dall’uscita del libro “Di Ilde ce n’è una sola”, riecco Andrea Vitali, medico condotto a Bellano e scrittore prolifico, con “Premiata ditta sorelle Ficcadenti”, 350 pagine con oltre 250 personaggi. Al centro, due sorelle, diversissime tra loro, le cui vicende hanno sconvolto la piccola Bellano. Una vera burla genetica. Mentre un’altra vicenda, un altro scherzo del destino, che a suo tempo creò scompiglio nel paesotto sul lago di Como, gli frulla da tempo nella mente. “Due gemelle nate da due padri diversi - dice Vitali . Me l’ha raccontata un paziente e mi sta intrigando non poco. Tutto vero. Può capitare. Basta che la madre abbia due rapporti sessuali, uno dietro l’altro, con due uomini differenti”. Una fonte interminabile di idee i suoi pazienti. Oltre ai suoi due fratelli, impiegati al Comune, che ogni tanto gli portano copie di vecchie delibere da cui partire per inventarsi un nuovo racconIL ROMANZO L’ultima fatica di Vitali è un libro di 350 pagine (Rizzoli) to. Una riserva misteriosa e sconfinata cui attingere la sua Bellano e i suoi dintorni. Così, come una sorta di effetto domino, anziché esaurire la sua vena Vitali la rafforza. Via un romanzo, ecco l’altro. “Documenti prego”, quello già bell’e pronto nel cassetto. Ma che ci riserverà una sorpresa: “Cambio completamente genere. Mi intriga e mi diverte esplorare altri territori. È una storia che non ha niente a che vedere con la provincia e il lago. La vicenda di un uomo che parcheggia in un autogrill, nell’area riservata agli handicappati, anche se tutt’intorno è vuoto. Ad un certo punto nel locale entra un uomo, accompagnato da un autista, che chiede i documenti di tutti, anche del signor handicappato. Che, però, ha il documento scaduto. E inizia un incubo...”. Intanto, nessun cambio di registro per il libro appena pubblicato “Premiata ditta sorelle Ficcadenti”. Vitali ha nuovamente attinto dalla provincia in cui vive, un caleidoscopio di storie che la sua fantasia narrativa trasforma in godibilissimi romanzi. “Più che da una realtà umana questa volta mi sono ispirato ad una realtà edilizia, per così dire. Parte tutto da un locale dove un tempo c’era una vecchia merceria. Questo ricordo mi ha provocato certe suggestioni che mi hanno spinto a costruire una storia con al centro proprio una merceria”. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 30 Una persona colpita su quattro muore tra parentesi Ogni trenta minuti, una persona viene colpita da ictus cerebrale BenEssere Se il sangue non contiene sufficiente ossigeno diventa appiccicoso, i vasi si possono ostruire causando un ictus Una su tre rimane per tutta la vita menomata, in parte gravemente Una pasticca di ferro potrebbe scongiurare il rischio di ischemia 144 Chiamare immediatamente il numero di pronto soccorso 144. Ogni minuto è prezioso e decisivo per la sorte della vittima di un ictus cerebrale ANTONINO MICHIENZI S iete pallidi, stanchi, vi affaticate anche a fare pochi scalini, sentite il cuore che batte all’impazzata? Potrebbe essere una carenza di ferro. L’anemia sideropenica (cioè dovuta a una carenza di ferro) è una delle condizioni più comuni al mondo: si ritiene che colpisca in una qualche fase della loro vita almeno due miliardi di persone. Per curarla, se non ci sono cause organiche sottostanti, è sufficiente assumere un supplemento di ferro. Ed è bene non trascurarla. Non soltanto perché il ferro è un elemento indispensabile per l’organismo dal momento che è alla base di molecole fondamentali nel ciclo della vita, come l’emoglobina che rende possibile il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Ma anche perché, a lungo andare, la carenza di questo minerale aumenta drasticamente il rischio di ictus. Di quello ischemico, in particolare, cioè dovuto al mancato afflusso di sangue nel cervello a causa dell’ostruzione di un vaso sanguigno. La scoperta non è nuova, ma ora un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, in uno studio pubblicato sulla rivista PLoS One, ha finalmente scoperto perché ciò avviene: bassi livelli di ferro rendono il sangue letteralmente più appiccicoso ed è quindi più semplice che si formino Questo nostro a more La lettera Con mia moglie rapporti rarissimi, ora ho trovato una donna passionale C IN SVIZZERA inquantasei anni io, cinquanta mia moglie, sposati da trenta. Mai stati una coppia focosa in campo sessuale e con l’arrivo dei figli i nostri incontri intimi si sono ridotti drasticamente. Negli ultimi anni però, con solo tre rapporti l’anno, ho trovato la situazione insostenibile. Quando ho affrontato la questione con mia moglie, anche lei ha ammesso che dovremmo fare di più, ma non è cambiato niente. Ultimamente, la libido essendo in calo, per avere rapporti ho fatto ricorso ai noti farmaci. Scrivi a LINDA ROSSI Io do la colpa di questa situazione al poco psicoterapeuta e sessuologa “allenamento”. Peraltro non abbiamo conPosta: Linda Rossi – Il Caffè flitti, anzi, in casa c’è armonia (forse tropVia Luini 19 - 6600 Locarno pa), ma secondo me manca qualcosa (se non c’è sesso non c’è amore). E-mail: Ora quel qualcosa l’ho trovato con una [email protected] na alla quale mi sto sempre più affezionando. Lei, età di mia moglie, è l’opposto poiché considera la sessualità come un bisogno vitale. È molto aperta e se ne parla senza tabù. Ho sempre più voglia di stare con lei, anche per passeggiare o parlare, ma nei miei pensieri c’è mia moglie e la paura che qualcuno possa vederci. Così vorrei parlarne prima di farmi “beccare”. Non credo di poter continuare ancora a lungo questa relazione clandestina, anche perché, quando torno a casa e guardo mia moglie mi sento veramente un verme. coaguli che vanno a chiudere i vasi sanguigni. Il team è giunto a questa conclusione studiando circa 500 pazienti con una malattia rara chiamata teleangiectasia emorragica ereditaria (Hht) che spesso porta come conseguenza una dilatazione dei vasi sanguigni nei polmoni (condizione nota come malformazioni arterovenose polmonari). Normalmente questi vasi sanguigni agiscono come un filtro per rimuovere piccoli coaguli di sangue pri- Le piastrine aggregandosi tra loro danno origine alla coagulazione e negli anemici avviene in fretta ma che il sangue passi nelle arterie. Nei pazienti con vasi polmonari anomali, il sangue è in grado di bypassare il filtro, così i piccoli coaguli di sangue possono viaggiare fino al cervello. I ricercatori hanno osservato che i pazienti che avevano bassi livelli di ferro avevano maggiori probabilità di avere un ictus. In particolare, al valore di circa 6 micromoli per litro di ferro (un livello non esageratamente basso) corrispondeva un rischio di ictus doppio rispetto a livelli di ferro di 7-27 micromoli per litro. Inoltre, il team ha esaminato in laboratorio le piastrine, le particelle del sangue che, aggregandosi tra di loro, danno origine alla coagulazione, scoprendo che nei pazienti con poco ferro tendevano a unirsi in modo più rapido, rendendo quindi il sangue più “appiccicoso”. Potrà sembrare strano, ma anche questo dato era noto da tempo, tuttavia fino a oggi nessuno lo aveva messo in relazione con l’ictus. “È necessario compiere ulteriori ricerche per dimostrare questo legame, ma, dal momento che le piastrine si aggregano più rapidamente quando c’è poco ferro, pensiamo che il fenomeno possa spiegare perché la carenza di ferro può portare a ictus”, ha spiegato uno degli autori dello studio, Claire Shovlin che promette ulteriori sviluppi. “Il prossimo passo sarà verificare se siamo in grado di ridurre le probabilità di avere un ictus curando la carenza di ferro dei pazienti ad alto rischio”, dice Shovlin. Una sfida non da poco, visto che l’ictus ogni anno colpisce nel mondo 15 milioni di persone e ha esiti disastrosi: quasi sei milioni muoiono e altri cinque restano disabili in modo permanente. Sarebbe un successo straordinario se almeno una parte di questi ictus potesse essere prevenuta semplicemente assumendo una pasticca di ferro. La risposta di Linda Rossi Si dia il tempo di capire e capirsi, poi decida con il cuore e la ragione A ncora un classico della situazione in cui si può ritrovare una coppia di lunga data. Certamente lei, con incredibile pazienza, ha fatto quanto era nelle sue facoltà per non lasciar spegnere la sessualità con sua moglie. Dice che sin dall’inizio tra di voi non c’era grande passione erotica e che l’arrivo dei figli ha fatto la sua parte. Inoltre, la “quasi troppa armonia” coniugale non ha favorito l’eros. Un forte segnale gliel’ha dato la “libido in calo”, tanto che ha dovuto ricorrere a un sostegno farmacologico. Sicuramente si è spaventato di fronte a questo sgradevole fenomeno, che per un uomo è un vero dramma, tanto che ha fatto uso di pastiglie per ritrovare l’erezione e ha cercato altrove l’intesa sessuale che mancava nella sua relazione matrimoniale. Ora si confronta agli ovvi problemi che a lungo andare insorgono. Suppongo che sia innanzitutto una persona romantica, poiché durante tutti questi anni sembra aver dato la precedenza ai sentimenti, ai progetti familiari, e non al suo bisogno genitale. Questa mia ipotesi è confermata dal fatto che cercando “fuori”, non si è limitato a cercare la sola soddisfazione sessuale, ma si è anche affezionato a questa signora che apprezza sotto molto punti di vista. Noti che il fatto di considerare un legame in modo completo piuttosto che scisso è un punto a suo favore. Però, in questo momento, ciò lo mette in una situazione insostenibile dalla quale vorrebbe uscire, poiché, come si sa, noi viviamo in una società monogama. Vedrà come reagirà sua moglie all’annuncio che le sta per dare. Probabilmente la scuoterà un poco o tanto, facendole forse capire che deve darsi da fare non solo a parole ma anche coi fatti. Dal canto suo, dovrà scegliere da che parte stare. Questo solo lei lo può sapere, ascoltando cuore e ragione. Tanti auguri nel fare i passi giusti, assumendosi, ovviamente, anche la sua parte di responsabilità. X£smz{ Xms{ p»U¡q{ Yuxmz{ IL CAFFÈ 9 marzo 2014 31 tra parentesi IL FITNESS Basta un po’ di costanza per avere glutei, cosce e addominali ben scolpiti gliesercizi POTENZIAMENTO PER IL TRONCO Distesi sulla palla, appoggiando la zona lombare e il dorso. Si sollevano le spalle dalla palla e si lavorano le pareti addominali Tutti sulla swiss ball, esercizi di equilibrio per un isico da urlo ARTI SUPERIORI CON SOVRACCARICHI Collo e spalle appoggiate sulla palla e bacino in alto. Braccia in avanti, effettuare piegamenti e stiramenti con le braccia Dalla Svizzera il “pallone”che va di moda P ettorali, braccia, spalle, cosce, glutei, tricipiti, dorsali e addominali non sono mai stati così allenati. E il merito sta tutto in una palla. Bè, non in una qualsiasi. Questa, si chiama “swiss ball” e promette miracoli. Comoda e facile da usare, permette un allenamento intenso e risultati rapidi, perché capace di sfruttare tutte quelle forze che ci mantengono in equilibrio. È stato un medico svizzero, Susan Klein-Vogelbach, direttrice della scuola di fisioterapia di Basilea, a pensare per prima di poter sfruttare il pallone in campo riabilitativo, in particolare con i pazienti con problemi ortopedici. un allenamento completo a 360° gradi”. Ma cos’è esattamente la swiss ball? È una palla a tutti gli effetti, in pvc, leggera e trasportabile. Comoda e pratica, consente di L’idea di Susan Klein, direttrice di una scuola a Basilea di fisioterapia allenarsi ovunque, in palestra o a casa. “È un attrezzo che tutti possono utilizzare, perché permette di fare esercizi più o meno facili – prosegue Leva -. Inizialmente è bene affidarsi ai consigli di un personal trainer. Almeno per le prime volte serve un insegnante, anche solo per spiegare l’intensità degli esercizi. Come per tutti gli attrezzi da palestra, la tecnica è fondamentale. Costa poco, quindi, si può agevolmente acquistatare anche per uso privato”. La swiss ball ha un diametro variabile, ma quella media è la più usata. Essendo una palla instabile, costringe a dover trovare l'equilibrio e questo favorisce un tipo di allenamento che finisce per impegnare tutti i muscoli del corpo. Dunque, come si comincia? “Per iniziare è importante prendere contatto con la palla – consiglia il personal trainer -. Magari davanti ad uno specchio, ci si stende di schiena sopra la swiss ball e poi si fa altrettanto lateralmente. Dopodiché si verifica se la colonna poggia in modo corretto sulla palla e si passa alla posizione seduta. Molto importante quest’ultimo esercizio, visto che la maggior parte delle persone che frequentano la palestra lavorano in ufficio, seduti ad una scrivania tutto il giorno, assumendo spesso posture pessime”. Intanto, attorno alla swiss ball sono fioriti un sacco di nomi: balance ball, body ball, fitball, fitness ball, gym ball, physioball, pilates ball, stability ball, therapy ball e yoga ball. Chiamatela come preferite, tanto i benefici sono comunque certi e made in Switzerland. c.c ARTI INFERIORI A CARICO NATURALE Piedi in appoggio sulla palla fare piegamenti sulle braccia: permettono di allenare e irrobustire i muscoli del tronco e delle spalle ( _llg &K?V, AFD /°...’* jg n_efg_km lmgñ I>BII_B() 2 Dal riabilitativo all’uso sportivo il passo è stato breve. Joanne Posner Mayer alla fine degli anni '80, importò la swiss ball negli Usa e la adattò al mondo del fitness. Oggi infatti, molti istruttori di fitness inseriscono la swiss ball nei programmi di allenamento, ritenendola un ottimo mezzo per potenziare il controllo neuromuscolare e il livello di forza. “Viene utilizzata principalmente per sviluppare l’addome – spiega Fabio Leva, personal trainer a Gymtonic di Lugano -. Ma sulla swiss ball si possono attivare tutti i muscoli stabilizzatori della colonna, quindi il centro dell’equilibrio. Può essere usata con altri attrezzi o da sola e, anche in questo caso, rappresenta b_j ./,.1,0./2 dglm _j 1/,.5,0./2 !.,- "1)5 %( 430+ )/310 $01&/’0+#4*&/0 .C/ /FWHF/D75 TGI< */E2CHB(HQ/F3H5 _GI GT_ GT GT5 \\\M7ECDB;Q7]M3AUDZ?/FH 1(HC 3C /RRZEC/EH CD 3HRWH 67DD/ W/RR/ 6C 3CQ3HD/^CHF7 J7Q > FFC K 3/D3HD/WH RZDD/ 2/R7 67DD/ W/RR/ 6C 3CQ3HD/^CHF7 67D /FWHF7 -C3CFH 67DDP /FFH Y_I> J7Q DP/3NZCRWH 6C ZF/ [7WWZQ/ .HD[HL5 J7Q ZF [/DHQ7 E/RRCEH 6C $#IO___M:5 +Z7RWH CEJHQWH [7QQ0 6CQ7WW/E7FW7 676HWWH RZD 3HFWQ/WWH 6P/3NZCRWHM "R7EJCH4 K,7 DPCEJHQWH 67DD/ W/RR/ 6C 3CQ3HD/^CHF7 J7Q DP/FFH Y_I> 8 6C $# YYIM: DPCEJHQWH 676HWWH R/Q0 6C 3A; 99>M:5 R7 DPCEJHQWH 8 6C $# Y9>M<_ J7Q CD Y_I> DPCEJHQWH E/RRCEH 676Z3C2CD7 8 6C $# I___M:L A/FFH 6CQCWWH4 .HD[H FZH[75 6C !CEHRWQ/^CHF7 7 %’ _M &PH;;7QW/ 8 [/DC6/ J7Q 3DC7FWC JQC[/WC 7 =HWW/ J7Q 3HFWQ/WWC RWCJZD/WC 6/D _IM_XMY_I> 7FWQH CD XIM_SMY_I> 3HF CEE/WQC3HD/^CHF7 7FWQH CD X_MIIMY_I>M 111%FORD 100% DI TECNOLOGIA PIÙ 11% DI OPZIONI DESIDERATE GRATUITE Con 111% Ford ottenete semplicemente di più. 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Barak Obama ha pochissima presa su Putin - ce ne siamo accorti durante la crisi siriana quando costui, e non l’aver minacciato l’intervento armato, ha convinto Assad a smantellare le armi chimiche l’Europa invece un asso nella manica ce l’ha: l’interdipendenza energetica tra le due nazioni. Nel 2013 le esportazioni russe ammontavano al 30 per cento della domanda europea di gas naturale, un aumento notevole rispetto al 22 per cento del 2012. Circa un terzo di tutto il gas che Mosca esporta transita attraverso l’Ucraina, giustamente considerata la principale porta d’ingresso in Europa, e ciò spiega l’importanza strategica di questo Paese. L’Unione Europea soddisfa così il 30 per cento della domanda Ue, la Norvegia il 20 e l’Algeria e la Un terzo di tutto il gas che Mosca esporta transita attraverso l’Ucraina. Porta d’ingresso per il Continente Libia rispettivamente il 10 e l’1 per cento, importazioni che transitano attraverso i gasdotti mediterranei. Infine l’8 per cento della domanda europea proviene dal Qatar. Queste cifre parlano chiaro: nel breve periodo sostituire anche una piccola parte del gas russo non sarà possibile, da qui la dipendenza europea nei confronti di Mosca. È però anche vero che il partner energetico russo più importante è l’Europa, un continente che ogni anno acquista complessivamente un terzo della produzione di gas naturale russo, un business che produce oltre 100 milioni di dollari al giorno. La Russia esporta in Europa anche petrolio e derivati, ogni giorno 6 milioni di barili di oro nero ed un altro milione di derivati viene esportato nel Vecchio Continente. Anche rimpiazzare questa domanda non sarà facile nel breve periodo e forse anche nel lungo, data l’ubicazione dei gasdotti per Mosca il mercato naturale di sbocco è l’Europa e non l’Asia. Reuters Ma c’è dell’altro, a differenza dell’Unione Sovietica la Russia è diventata una nazione rentier, la cui economia dipende principalmente dall’esportazione di prodotti energetici. Da qui la dipendenza cronica verso l’Europa, in particolare, e del mercato energetico in generale. L’ironia della sorte vuole che l’artefice di questa metamorfosi sia stato proprio Vladimir Putin, l’uomo che giustamente molti pensano vuole ricreare i confini della vecchia Unione Sovietica usando come leva l’arma energetica. Oggi gas naturale e petrolio rappresentano il 70 per cento delle esportazioni russe e la metà di tutte le entrare nazionali. Dall’elettronica fino all’agricoltura, l’economia russa si è andata impoverendo, è diventata sempre meno sofisticata. E questo spiega anche perché il controllo dell’Ucraina, dove transitano i quattro più importanti gasdotti diretti verso l’Europa, è fondamentale per Putin, la cui leggitimità potrebbe essere messa in dubbio da una seria crisi economica. Negli anni passati Putin ha usato più volte la “diplomazia energetica”, nel 2006 e nel 2009 ha chiuso i rubinetti dei gasdotti in pieno inverno e l’Europa si è trovata a corto di energia, e ogni volta è riuscito a spuntarla. Ma bisogna precisare che la chiusura dei rubinetti è stata sempre breve, bloccare le esportazioni in Europa per un lungo periodo significherebbe mettere in ginocchio l’economia nazionale, un lusso che neppure Putin può permettersi. Nel breve periodo, dunque, consumo e produzione di energia costituiscono la gabbia dentro la quale Ue e Russia devono convivere e negoziare un accordo. Nel medio e lungo periodo la situazione potrebbe cambiare ed i gasdotti che li legano diventare meno strategici. Negli ultimi anni la domanda europea di gas naturale è scesa del 10 percento grazie all’energia rinnovabile. In futuro è probabile che le importazioni dalla Russia si riducano anche per effetto dell’importazione di gas liquido dal Golfo Persico e dagli Stati Uniti. Polonia e Lituania, si stanno già attrezzando per poter importarlo, sebbene esso sarà sempre più costoso del gas naturale russo che scorre lungo i gasdotti. La crisi in Ucraina, l’invasione del- la Crimea e l’atteggiamento dispotico di Putin hanno fatto capire agli europei che la dipendenza dal gas russo è pericolosa e va ridotta al più presto, anche se ciò significa far lievitare il costo energetico. Nel breve periodo, però, Russia ed Europa sono legate a doppio filo e questo potrebbe essere un bene per tutti. Nel tiro alla fune in atto tra Occidente ed Oriente il peso di Bruxelles sarà fondamentale, se l’Unione Europea gioca bene le sue carte, forse non solo non dovremo fare scorta di candele ma riusciremo ad evitare un altro conflitto. Nel 2013 l’Europa ha ricevuto circa 160 miliardi di metri cubi di gas naturale prevenienti dalla Russia, che corrispondono appunto a quel 30 per cento della domanda europea. A gestire tutta la produzione è Gazprom, l’impresa statale russa, che gode di una posizione monopoli- Nel 2013 l’Europa ha ricevuto circa 160 miliardi di metri cubi di “combustibile” interamente proveniente dalla Russia sta, ma circa il 20 per cento del gas russo diretto in Europa viaggia attraverso i quattro gasdotti che transitano per l’Ucraina, e ciò spiega il peso strategico di questa nazione per la Russia. I due gasdotti gemelli Nord Stream, gestititi dalla Nord Stream Ag, passano invece per il Baltico ed attraversano Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania come pure le acque territoriali russe, danesi e tedesche. La capacità di questi gasdotti è di 55 miliardi di metri cubi. Attraversa la Bielorussia e la Polonia il gasdotto Yamal, gestito da un’impresa delle Bielorussia di proprietà di Gazprom. Questo ha una capacità di 33 miliardi di metri cubi. In via di costruzione c’è il gasdotto del mare del Nord, che aggira a sud l’Ucraina. Il costo di completamento era fino a pochi giorni fa proibitivo, di gran lunga superiore a quello di Nord Stream pari a 7,4 miliardi di dollari. Sempre in via di costruzione è un terminale in Polonia per importare gas liquido dal Qatar. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO IL VELOCISMO DEL GIOVANE MATTEO RENZI V elocismo. Il vangelo secondo Matteo. Inteso come Renzi, il nuovo capo del governo italiano che ha fatto della velocità il propellente del suo programma politico. Ha promesso una riforma al mese, a cominciare da quella elettorale, la cui mancanza ha impantanato il Paese nell’avidità di una partitocrazia sempre più esosa. E poi lavoro, fisco, burocrazia, istituzioni. Roba da far tremare i polsi anche a statisti ben più scafati. Renzi ha dalla sua l’entusiamo giovanile, il che non è poco, ma contro potenti rivalità all’interno del suo stesso partito, il Pd, e tra gli alleati di una destra sempre più divisa tra Silvio Berlusconi e il suo ex delfino Angelino Alfano. Quasi tutti aspettano una scivolata di Renzi per andare a nuove elezioni. Non per contarsi su un nuovo programma di governo, ma solo per garantirsi un altro governo farsa. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 35 IL “MURALES” Papa Bergoglio Supermann. Una sorta di murales apparso mesi fa a Roma. Nell’elaboprazione grafica del Caffè, anche San Francesco tra virgolette Il dibattito Da Francesco a Francesco ifrancescani “No alla ricchezza” Lu Santo Jullare è Papa Francesco D POVERTÀ, CASTITÀ E OBBEDIENZA SUOR MARIA BERNARDA BÜTLER I francescani sono tripartiti. Il primo ordine è costituito da tre rami autonomi (frati francescani, conventuali e cappuccini), il secondo dalle clarisse e il terzo da chi segue il carisma dell’Ordine senza aderirvi integralmente. Il simbolo esteriore comune a tutti i frati è un cingolo di corda con tre nodi emblema dei voti di povertà, castità e obbedienza. Suor Maria Bernarda Bütler, fondatrice di una congregazione francescana in Colombia, è stata la seconda donna svizzera a salire agli onori degli altari. Canonizzata da Papa Benedetto XVI nel 2008. PRIMO ORDINE NEL MONDO FRATI CAPPUCCINI CHIESA DEI FRATI MINORI CONVENTUALI L’ordine francescano, composto da frati minori, frati minori conventuali e cappuccini, è il primo ordine nel mondo come numero di affiliati. In Svizzera sono circa 200 e vivono in 19 sedi. A causa della crisi delle vocazioni, i cappuccini hanno dovuto chiudere molte sedi e conventi Chiesa francescana che sorge nel centro storico di Friborgo. I 66 stalli di legno di quercia, databili 1300, sono fra i più antichi che si conservino in Svizzera. L’OPINIONE A colloquio con Fra’ Mauro Jöhri, Ministro generale dei Cappuccini “Ad unirli è la solidarietà verso gli ultimi del mondo” Dal messaggio francescano agli appelli del pontefice la lingua degli umili che sta rivoluzionando la Chiesa ario Fo, 88enne drammaturgo, attore, scrittore, paroliere e scenografo, lo definisce “l’uomo che ha sollevato la Chiesa intera”, ma alla fine di questa intervista esclusiva al Caffè viene il dubbio che la definizione valga per San Francesco, per papa Bergoglio e anche per “Lu Santo Jullare Francesco”, l’ultima rivisitazione teatrale del premio Nobel per la letteratura. Sia il santo d’Assisi, sia il pontefice e, naturalmente, il personaggio medievale che prende vita sul palcoscenico hanno ai suoi occhi una carica dirompente. La capacità e la forza di trasformare la Chiesa, capovolgerne l’ortodossia millenaria e i suoi poteri. È indubbio che il Papa “venuto da lontano”, dall’Argentina, che il 13 marzo compie il suo primo anno di pontificato, abbia adottato molto del linguaggio francescano originario, rinnovandone il messaggio. Come “lu santo jullare” ha preferito il “volgare”, la lingua dei poveri. Cosa che ha suscitato un impatto ed una popolarità planetaria, ma che ha fatto storcere il naso a non pochi cattolici. Sicuramente a quelli che, ancor prima SUDDIVISIONI INTERNE del suo arrivo al trono di Pietro, invocavano una Chiesa più rigida, tradizionale, immutata e immutabile, ferma nelle sue certezze dogmatiche e indifferente a qualsiasi mutamento della società. Per questo i segnali di apertura di papa Francesco non trovano unanimità di consensi, soprattutto tra quanti rimproverano al pontefice un tratto “populistico” nella parole e negli atteggiamenti. E certamente così appare a quelle gerarchie vaticane sclerotizzate nella autoreferenzialità di un potere, che il pontefice venuto da un Paese alla fine del mondo ha rivoltato dalle fondamenta. Così Papa Bergoglio, lui un gesuita di solida scuola, ha saputo ridestare la fede sopita di milioni di cattolici, di risvegliarla con la semplicità e la freschezza antica del messaggio francescano che secoli prima aveva scosso alle radici una Chiesa imbolsita dai fasti di una richezza solo terrena.Che l’aveva allontanata dagli umili, separando pericolosamente i pastori dal loro gregge. Certo un papa superstar, a cui sarà persino dedicata una rivista settimanale che parlerà solo di lui e che molti vorrebbero come prossimo Nobel per la Pace. FRA MAURO E IL PAPA Mauro Johri è ministro generale dei Cappuccini, svizzero di Bivio nei Grigioni; accanto, Papa Francesco bacia i piedi dei poveri GIUSEPPE ZOIS STEFANO VASTANO A fine marzo compirà 88 anni, ma è un treno di energie Dario Fo. Dopo aver passato la metà della sua vita sui palcoscenici di mezza Italia, da pochi mesi il Premio Nobel (per la letteratura) è tornato al teatro. Prima allestendo “In fuga dal Senato”, l’ultimo testo di Franca Rame. E poi “Lu Santo Jullare Francesco”, una nuova versione di uno spettacolo dedicato alla figura di San Francesco, “l’uomo che ha sollevato la Chiesa intera”, come dice Fo in questa intervista esclusiva per “Il Caffè”. In cui il famoso drammaturgo spiega il suo rapporto con il santo di Assisi, la Chiesa cattolica e il suo teatro. Partiamo da Francesco. Chi è: un filosofo, un teologo molto originale o un eretico? “Non ho mai fatto una analisi di questo genere, né mi sono mai posto questo tipo di domande sulla figura di San Francesco. Mi sono avvicinato a lui in un altro modo.” Quale? “Credo che l'importanza di San Francesco stia nel fatto che è un personaggio che ha avuto la forza di sollevare la Chiesa intera e capovolgerne la dottrina. Non per niente di fronte a una figura di tale forza, la Chiesa ha risposto al suo solito modo”. Cioè, mettendo un bavaglio alla predicazione di Francesco... “Un ‘bavaglio’? La Chiesa ha vietato che si propagassero i momenti importanti della vita di San Francesco così come i suoi seguaci li raccontavano!”. Era davvero una persona così scomoda per il potere della Chiesa? “Certo, infatti la Chiesa, quaranta anni dopo la morte di San Francesco cassa – è il caso dire – le memorie dettate dai suoi seguaci, per imporre ai fedeli tutta un’altra storia sul conto del Santo”. Quella che Lei racconta oggi nel suo spettacolo è, per così dire, la storia ‘originale’ del Santo? “Sicuro è che la versione canonica propalata Dario Fo: “Bergoglio attacca l’accumulazione di denaro proprio come il santo di Assisi che sto riportando a teatro” dalla Chiesa è arrivata sino ad usare le vicende di altri santi per ri-raccontarci la vita di Francesco.” Mistificazioni a parte, perché la figura di questo santo medievale torna, oserei dire, ‘di moda’? “La prima cosa evidente è che, ad un certo punto, è arrivato dall’estero un pontefice che “Il Vaticano ha vietato che si propagassero i momenti chiave della vita francescana” decide di chiamarsi Francesco. Ma più importante è che questo papa si rivolge ai fedeli con le parole di San Francesco“. Quali sono le ‘parole’ francescane del pontefice? “Attenzione! Prima di tutto, le parole che ci rivolge questo pontefice non sono quelle corrette dalla revisione ecclesiastica, ma quelle autentiche di Francesco, custodite dai suoi seguaci, poi perseguitati e costretti alla fuga. Già per questo il messaggio del pontefice è importante”. Anche il grande Federico II sentì il bisogno di proibire gli ‘joculatores’, i giullari. Come mai Francesco, ‘giullare al servizio di Dio’, dà fastidio sia ai papi che agli imperatori? “È incredibile, ma San Francesco entra in collisione con il pontefice, e va da Innocenzo III chiedendogli il diritto non solo di raccontare il Vangelo, ma di poterlo fare in volgare, cosa proibitissima, cacciata e bloccata per secoli dalla Chiesa“. Cosa spaventava nel ‘volgare’, nella lingua degli umili? “La questione del latino o del volgare era una questione di controllo delle fonti del sapere. Un testo in latino deve essere omologato e autorizzato, e tramite questi controlli la Chiesa ha istituito per secoli il suo potere sul sapere e la sua circolazione”. Oggi, in un’Europa in ginocchio per la disoccupazione e in una società del sapere liquido via internet, cosa predicherebbe San Francesco? “La sua predica oggi corrisponderebbe a ciò che va dicendo il pontefice che porta il suo nome. Papa Bergoglio ha fatto degli attacchi forti contro la politica del denaro, degli affari e soprattutto contro una politica dell’accumulazione del potere e distrutta dalla corruzione, e queste mi sembrano chiare indicazioni ‘francescane’. Ma il messaggio del nuovo pontefice non si ferma a queste invettive”. Su cos’altro si basa il suo ‘messaggio’? “Sul fatto di aver dato una scrollata a quei vescovi, pessimi, che giravano in automobili di lusso, si adornavano di ville e sontuosi palazzi. Abbiamo un pontefice che non si spaventa di nulla e che ha tirato fuori sul potere e sullo sfruttamento, anche delle banche, verità pesantissime. Tanto che a volte uno si meraviglia che non venga fatto fuori fisicamente!”. Sente intorno altre voci del calibro sovversivo di un San Francesco? Del giovane Snowden o di un Assange che giudizio dà? “Anche loro due possono avere una funzione dissacrante perché escono dalle regole del potere, e per questo rischiano di esser fatti fuori. Ricordiamoci che il Potere, in tutta la sua eleganza e ricchezza, è in realtà sempre più lento, “Il Potere, in tutta la sua eleganza e ricchezza, è in realtà sempre più lento” sempre più a piedi giunti e mistificatore della verità. Il suo linguaggio è quello dei cosiddetti ‘colti’ per tagliar fuori le lingue che emergono dalla base della società, lì dove ci sono gli umili, i dominati, i sottomessi”. Era questo il nocciolo del testamento spirituale lasciatoci da Franca Rame anche in “Fuga dal Senato”, il suo ultimo testo, no? “Certo, il nocciolo del suo testo e del mio spettacolo era riscoprire quella Disiformazione alla base della nostra eclatante, plateale o sedicente ‘società dell'informazione’”. Ma quando San Francesco prende e si mette a parlare con gli uccelli, non fa a suo modo L’ATTORE OTTANTOTTENNE A fine marzo compirà 88 anni, ma è un treno di energie Dario Fo. Dopo aver passato la metà della sua vita sui palcoscenici ‘spettacolo’? “No, il suo non era spettacolo né esibizione mistica. Francesco è uno che a un certo punto della sua vita si accorge che, per parlare e farsi intendere dagli esseri umani, bisogna parlare con le bestie. Per questo lui, di fronte agli uccelli, si sente sin nel più profondo mortificato”. Il discorso di Francesco alle bestie o la Disinformazione che Franca Rame avvertiva nella società dell'informazione non sono variazioni del ‘mito della caverna’ di Platone? “Tutti i nostri discorsi sulla realtà, sulla conoscenza, persino sull’ironia e sul grottesco ci riportano sempre a lui, a Platone. Tanto che a volte ti viene da dire: ma che cavolo, ancora lui!”. Platone ha coniato la matrice della cultura occidentale. Nei suoi due decenni al potere, cosa ha lasciato invece Silvio Berlusconi in eredità a quegli stessi italiani che oggi guardano con speranza a papa Francesco ? “Berlusconi è stato colui che ha usato un mezzo terrificante come la tv commerciale per rivenderla agli italiani come puro relax e divertimento. È così, a proposito di mito della caverna, che si distruggono le coscienze e le tradizioni di un popolo”. In altri Paesi ci si chiede perché si siano lasciate distruggere le tradizioni italiane... “Purtroppo siamo riusciti non solo a distruggere la nostra cultura, ma ce la siamo fatti anche portar via o usare in malo modo. Un tempo siamo stati dei Maestri in Europa, ora siamo maciullati o presi per i fondelli!” Per tornare a Francesco, le dispiace che la Chiesa abbia rifiutato il teatro dell’Auditorium di Roma per lo spettacolo? “Diciamolo chiaramente: esiste una realtà che ogni tanto sfugge alla Chiesa. E come reagisce? Gestendosi la proibizione, la calunnia, l’insulto o accusando gli altri di esser diavoli e comunisti. Ma negandoci il teatro, la Chiesa ha fatto un solenne autogol perché ha scatenato la dignità di altri gestori di teatro. Subito dopo quella proibizione il direttore del Sistina mi ha offerto a Roma il suo teatro con quasi 600 posti in più dell'Auditorium”. N acque al mondo un sole”, ha scritto Dante nel Canto XI del Paradiso. Quel Sole, Francesco, nato ad Assisi tra il 1181 e il 1182, dopo oltre otto secoli continua a illuminare il mondo. E a scaldare i nostri cuori. Francesco vedeva in ogni creatura la grandezza e la bellezza di Dio, come mi ha detto Chiara Frugoni, intellettuale laica, la storica contemporanea più autorevole sul “sole e la luna”, Francesco e Chiara. Francesco è “l’abbraccio agli ultimi”, per dirla con Fra’ Mauro Jöhri, Ministro generale dei Cappuccini, svizzero di Bivio nei Grigioni, un lungo ministero anche nel Ticino. “Questo svizzero”, lo chiama amabilmente Papa Francesco quando i due si incontrano, com’è avvenuto lo scorso 4 ottobre ad Assisi. Fra’ Mauro, parlando di questo Papa “venuto da un Paese alla fine del mondo”, lo paragona al fuoco, una fiamma che sta incendiando d’amore le periferie più abbandonate. “Con il suo andare verso i poveri e con il suo viaggio profetico a Lampedusa – dice Fra’ Mauro –, il Papa ha ripetuto in modo nuovo e adeguato al nostro tempo l’abbraccio di San Francesco al lebbroso. Quando era cardinale di Buenos Aires, Bergoglio andava con i mezzi pubblici o con il cavallo di San Francesco tra gli ultimi. Con le sue parole sa andar dritto alla persona, con schiettezza e semplicità. Mi è piaciuta quella sua battuta di non essere un principe rinascimentale, quando non andò al concerto organizzato con sfarzo in suo onore. La Chiesa ha bisogno di purificarsi e di convertirsi profondamente e questo Papa, da vero pastore, ci sta precedendo con determinazione e dolcezza allo stesso tempo, ricordandoci che essere cristiani coerenti significa rinunciare a quei privilegi di cui la Chiesa ha goduto per lungo tempo. Questa spoliazione, come quella storica di Francesco, invece di rappresentare una perdita, è un vero guadagno”. Nelle sue invocazioni San Francesco ripeteva “Laudato si’, mi Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amor, et sostengono infirmitate et tribulatione”. Parole controvento nel nostro tempo. “Il rischio – riprende Fra’ Mauro – è quello di fabbricarsi una religione che corrisponda esattamente ai nostri bisogni individuali e ci eviti il confronto con il dolore e tutto ciò che è negativo. A mio avviso c’è vera spiritualità solo quando impariamo ad accogliere tutto, sia ciò che è gradevole come ciò che ci turba e preoccupa, per trasformarlo, con un atteggiamento d’amore. In questo senso sono convinto che la proposta di San Francesco trovi ancora molti terreni fertili”. La terra dell’Umbria ha espresso grandi figure di santi ed ha accolto grandi figure di Papi, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI a Francesco che hanno voluto riferirsi con forza e coraggio al santo di Assisi. Non è casuale che gli ultimi due pontefici abbiano scelto il nome di due santi come Benedetto e Francesco. “Benedetto è il padre del monachesimo d’Occidente, colui che punta sulla stabilità in un tempo marcato da enormi cambiamenti – riprende Fra’ Mauro – come la fine dell’impero romano e le invasioni barbariche. Francesco visse nel momento in cui ha fine l’epoca feudale e inizia quella dei Comuni, dei commercianti, di nuovi ceti emergenti, e lui sceglie per se stesso e i suoi frati di vivere nelle periferie delle città e di esser un itinerante. Se per un certo verso Benedetto XVI è stato soprattutto “Oggi c’è bisogno di purificarsi, rinunciando a tutti quei privilegi di cui abbiamo goduto per lungo tempo” lo studioso che si sofferma sui libri ed elabora i suoi messaggi, Francesco sembra essere piuttosto l’uomo d’azione, colui che va tra la gente”. Ci sono del resto analogie tra le dimissioni di Benedetto XVI e il santo di Assisi. I frati, negli ultimi anni di Francesco, erano aumentati in misura sorprendente, superando i cinquemila. Francesco, nel Capitolo del 1220, rinunciò alla guida, nominando Ministro generale Fra’ Pietro Cattani. Il Poverello si ritirò nell’esemplarità, atteggiamento che poi ribadirà con queste parole: “Frati miei, ho fatto la mia parte. Cristo vi insegni la parte che spetta a voi”. Ora Papa Francesco ci richiama con vigore ad una Chiesa più aderente ai valori del Vangelo e ci testimonia lo slancio della solidarietà e l’anelito insopprimibile della speranza. “Un bicchier d’acqua dato gratuitamente ad un assetato non cambia il mondo – conclude Fra’ Mauro – ma è sufficiente per far nascere la speranza che nella ripetizione di quel gesto vi sia la chiave di cambiamenti più radicali e forieri di un mondo di relazioni nuove, umanamente ricche e improntate a reciproca fiducia”. 36 LE RICE TTE tra virgolette Gli gnocchi I bocconcini Cuocere a vapore 1 kg di patate. Ancora calde, sbucciarle, schiacciarle e metterle su un piano da lavoro infarinato. Aggiungere un pizzico di sale, 300 g di farina e impastare fino ad ottenere un composto omogeneo e soffice. Aggiungere 1 uovo e impastare fino ad ottenere un impasto senza grumi e compatto. Dividere l’impasto in tanti filoni dello spessore di 2-3 centimetri e tagliare gli gnocchi riponendoli su un vassoio infarinato. Fare le tipiche rigature degli gnocchi facendo scivolare ogni gnocco sulla forchetta e schiacciando un pò, ma non troppo. Lasciare riposare gli gnocchi per 15 minuti. Cuocere nell’acqua salata e scolarli quando saliranno a galla. Sbucciare 12 patate novelle e cuocerle a vapore. Farle raffreddare e arrotolare 1 fetta di Emmentaler intorno alla patata (in totale occorreranno 100 g di formaggio) Poi arrotolare 1 fetta di pancetta affumicata (devono essere 24 in tutto) che servirà a tenere fermo il formaggio. Disporre un’altra fetta di pancetta lungo l’altro lato. Mettere i bocconcini di patata, formaggio e pancetta su una teglia. Cuocere a 180 gradi per 20 minuti, servire i bocconcini ben caldi. Soltanto patate sulla tomba di Federico II N on fiori né opere di bene. Solo patate sulla tomba di Federico il Grande. È il singolare omaggio che i tedeschi riservano da sempre al celebre sovrano. Senza di lui la storia della Mitteleuropa non sarebbe stata la stessa. Né sul piano politico, né tanto meno su quello culinario. Un sovrano colto e illuminato, amico di Voltaire, amante della musica e valente violoncellista. Fu lui a commissionare a Mozart i vertiginosi Quartetti prussiani – K 575, 589, 590 - dove ovviamente il violoncello fa la parte del leone. Ma Federico II aveva anche il vizietto della guerra. E proprio per questo diede un impulso decisivo alla coltura dell’umile tubero delle Ande. Che, avendo il vantaggio di crescere sotto terra, era uno dei pochi prodotti agricoli a salvarsi dal continuo passaggio degli eserciti. Eppure, nonostante le carestie di cereali, la fame nera e i razionamenti bellici, non fu per niente facile convincere i teutonici a nutrirsi con quello che fino alla metà del Settecento era stato considerato un cibo per animali. Ci volle addirittura un editto reale, il famoso Kartoffelbefehl, emanato a Potsdam il 24 marzo 1756, che ordinava ai funzionari pubblici di costringere i contadini, con minaccia di sanzioni, a coltivare intensivamente le patate. E spesso sua maestà andava di persona a ispezionare i campi. Ecco spiegato perché i tedeschi sono diventati i mangiapatate d’Europa. E sempre grazie alla guerra le patate arrivano anche in Francia, portate dall’agronomo Antoine Parmentier, prigioniero in Prussia durante la guerra dei sette anni, scoprì le qualità nutritive della preziosa solanacea. Tornato in patria scrisse una dissertazione sulla patata, con tanto di ricette, così convincente che Luigi XVI decise che anche il suo popolo si sarebbe sfamato con questi tuberi. Un secolo più tardi il più misero degli ortaggi sarebbe diventato un piatto principesco, quello che oggi chiamiamo il gratin dauphinois, dal nome del delfino, ovvero il principe ereditario di Francia. Per uno scherzo del destino, insomma, fu proprio le roi de Prusse, il loro proverbiale nemico, a regalare ai francesi quelle french fries che Roland Barthes proclamò emblema planetario della francesità. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone 1kg di patate 1 cucchiaio scarso di sale fine 50g di burro Rösti ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Considerata per secoli un alimento per animali, da misero ortaggio si è poi elevata a piatto principesco Pelare le patate e grattugiarle con una grattugia a fori grossi. Togliere l’esubero di acqua strizzandole in un panno. Scaldare il burro in una padella antiaderente, aggiungere patate e sale e mescolare per rendere l’impasto uniforme. Pressare leggermente con una spatola di legno e arrostire con coperchio a fuoco medio/basso per circa 20 minuti, girando ogni tanto con l’ausilio del coperchio. Aggiungere poco burro lungo i bordi e abbassare la fiamma se dovesse tendere a bruciarsi troppo. Continuare per altri 15 - 20 minuti senza coperchio a fiamma bassa fino a quando dentro è ben cotto e fuori è dorato. Servire subito. !52=1 ;1;=)31 (1 :1;&$2($3)4=5 $22$ 35($ 0$445 2) 7:57:1) 3$/$/4)8 !)/215 :1;&$2($:) &54 5215 &53%>;=1%12)8 1 >4 35():45 1371$4=5 (1 :1;&$2($3)4=5 $ 5215 &53%>;=1%12) &1 ;1 7>6 ;)37:) ,($:)’ 14 5/41 ;1=>$A154)8 5 ;=5&&$//15 ()2295215 &53%>;=1%12) 4)2 7:57:15 ;):%$=515 ?1 :)4() 14(17)4()4=1 ) ?1 7:5=)//) ($ 14=)::>A1541 4)229$77:5??1/154$3)4=58 #4 35():45 1371$4=5 (1 :1;&$2($3)4=5 $ 5215 &53%>;=1%12) &54?14&) $4&0) ($2 7>4=5 (1 ?1;=$ ()1 &5;=1’ ()229)+,&1)4A$ ) ()229137$==5 $3%1)4=$2)8 "54 3):$?1/21$ &0) 52=:) 12 -B 7):&)4=5 ()22$ 75752$A154) ;?1AA):$ $%%1$ ;&)2=5 295215 &53%>;=1%12) 7): :1;&$2($:;18 !$//15:1 14+5:3$A1541 ;>229)4):/1$ :$+,4$=$ $2 4>3):5 /:$=>1=5 B*BB *. *B *. 577>:) ;> @@@852158&0 IL CAFFÈ 9 marzo 2014 37 IL VENUSIA A GINEVRA Nelle due immagini (qui sotto e al centro) del fotografo francese Joseph Gabin, l’interno della più grande “casa a luci rosse” di Ginevra, il Venusia. Gabin vi ha realizzato un reportage. Sono molte le prostitute francesi che lavorano a Ginevra. Anche solo per il fine settimana tra virgolette Il fenomeno Prostitute di frontiera Joseph Cobin OMAR RAVANI L o stile è Belle Epoque. Forse un po’ kitsch, ma molto lindo. È l’interno del “Venusia” a Ginevra, la più grande “casa chiusa”, così in Romandia sono definite quelli che in Ticino si chiamano ritrovi o appartementi a luci rosse. Al Venusia lavorano molte, moltissime prostitute francesi “fuggite” da leggi che Parigi sta rendendo sempre più restrittive. È un fenomeno che pur non avendo ancora raggiunto dimensioni allarmanti, secondo un recente reportage del quotidiano Le Monde sta attirando l’attenzione non solo della politica e dell’amministrazione statale francese, ma anche di quella svizzera. Michel Félix, responsabile della comunicazione di Aspasie, organizzazione che da 30 anni si occupa dei diritti e doveri delle prostitute ginevrine, è preoccupato per l’esito della votazione sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa: “Come per il Ticino, le prostitute locali, ossia quelle residenti, non bastano a soddisfare la domanda - spiega -. Non per nulla da qualche anno a questa parte si assiste la fenomeno delle ragazze francesi che periodicamente passano la frontiera per lavorare in case chuse come il Venusia. Le cifre sono importanti, ma le prostitute non sono comunque troppe”. A Ginevra, nel quartiere di Paquis, si concentrano molte attività del mercato del sesso. Si contano circa 800 persone (tra cui 100 uomini), 130 case d’appuntamento e 43 agenzie di escort. Ci si trova di fronte a un fenomeno, lasciano intendere ad Aspasie, in costante crescita. “Dal 2003, da quando la Francia punisce l’adescamento passivo, assistiamo ad un aumento di prostitute e prostituti che arrivano da questo Paese. Negli ultimi mesi c’è stata un’ulteriore recrudescenza, cioè da quando in Francia si parla di punire anche i clienti”, precisa il ILCASO “Esiliate” o frontaliere, dall’estero in Svizzera per potersi prostituire “Sesso di confine” tra la Francia e la Romandia portavoce di Aspasie. Pure a Ginevra però, i lavoratori d’oltre confine abbondano e i problemi aumentano.C’è mancanza di appartamenti e quelli che si trovano hanno affitti alle stelle. “Anche se spiega Félix - alcune prostitute francesi hanno cambiato le loro abitudini e i ritmi di lavoro”. Non Joseph Cobin L’Agenzia italiana delle entrate passa al setaccio i redditi da prestazioni sessuali “Il Ticino per noi escort è la via di fuga dal fisco” L a crisi economica, il franco forte e anche la sicurezza giuridica offerta dal cantone avevano già spinto, soprattutto negli ultimi tempi, il piede sull’acceleratore delle prostitute italiane sempre più allettate dall’idea di esercitare la loro professione in Ticino. Un fenomeno che ha anche fatto scoprire le “lucciole frontaliere”, residenti nei Comuni di frontiera, ma con attività nella regione, e addirittura le escort low-cost, disposte alla trasferta mirata anche da lontani capoluoghi di provincia, decise a cogliere i redditizi frutti di prestazioni “mordi e fuggi”. Oltre a questi vantaggi, è facile prevedere che presto pure motivi “fiscali” spingeranno verso Chiasso, Lugano e Mendrisio altre professioniste del sesso d’oltrefrontiera. L’Agenzia delle entrate, ovvero il fisco italiano, ha, infatti, scatenato una vera e propria battaglia a colpi di cartelle esattoriali in tutte le regioni del Paese, contestando il mancato pagamento delle imposte, dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) e persino dell’Iva. Il caso simbolo di questa caccia dell’erario è quello della escort Sandra Yura, a cui la stampa ha dedicato molto spazio, che s’è vista recapitare una sanzione di 50mila euro (circa 60mila franchi) per la “mancata dichiarazione degli utili prodotti da attività di poche professioniste del sesso da qualche tempo scelgono, infatti, di attraversare la frontiera tra Francia e Svizzera solo per il fine settimana. Meno difficoltà, meno spese. Così si trasformano in vere e proprie “pendolari del sesso”, un fenomeno, del tutto simile a quello che si vede tra Piemonte, Lombardia e Ticino. Per molte prostitute spesso si tratta di una doppia vita. Al di qua della frontiera sono solo delle venditrici di sesso, dall’altra parte del confine invece sono studentesse, casalinghe e madri di famiglia che cercano di rimpolpare il magro bilancio domestico, magari per pagare l’affitto o gli studi dei figli. Una scelta comune alla stragrande maggioranza di loro. “Moltissime sono le ragazze spinte da ragioni di sopravvivenza economica - precisa Félix -. Non tutte si arricchiscono, anzi. Ma qui tutte possono contare almeno su un ambiente pulito, dignitoso e sicuro, anche dal punto di vista igienico, dove lavorare”. Una dopo l’altra finiscono così le notti ginevrine a luci rosse, con le lucciole che fanno il loro veloce “viaggio della speranza” alla ricerca di un guadagno più facile. Quando la città si risveglia, per molte di queste donne è giunta l’ora di rientrare in Francia, dove il proibizionismo e una serpeggiante intolleranza stanno spingendo sempre più ragazze a varcare la frontiera con la Svizzera. Un Eldorado forse più immaginato che reale e che, oltrettutto, rischia di quanto prima di chiudergli le porte in faccia. Quello del 9 febbraio potrebbe, difatti, rivelarsi anche un voto contro di loro. Contro la speranza di riuscire a stare a galla riempiendo locali come il Venusia, il cui ammaliante stile retrò sembra ora fare a pugni con una decisione che potrebbe segnare la fine della loro personale “Belle Epoque”. [email protected] QOmarRavani lavoro autonomo”. Utili relativi al periodo dal 2008 al 2011. Balzello che la brasiliana Sandra, raggiunta dal Caffè, dice di non avere nessuna intenzione di pagare, Sandra: “50mila euro di multa per incassi non dichiarati, ma in Lombardia non posso regolarizzarmi” rammaricandosi di non essere riuscita, anni fa, a stabilirsi in Ticino . “A parte il fatto che quel reddito che hanno calcolato addirittura svaluta la mia attività che è stata molto più redditizia, la mia mancata dichiarazione dei redditi è dovuta esclusivamente all’impossibilità di regolarizzare la mia professione – puntualizza Sandra, che per anni ha cercato inutilmente di registrarsi alla Camera di commercio italiana -. La prostituzione non è illegale, ma appena dichiari che hai un’attività di escort, che senza ipocrisie tutti sanno cosa sia, in Italia non accettano nessuna registrazione, in nessuna categoria lavorativa, nessuna partita Iva, niente. È assurdo, lo Stato ci impedisce di metterci in regola e poi ti chiede le tasse per un’attività che ufficialmente non esiste”. Sandra, che ha già bloccato la procedura delle sanzioni affidandosi ad un IL SESSO E IL FISCO La escort italobrasiliana Sandra Yura. In Italia le è stata recapitata una sanzione di 50mila euro (circa 60mila franchi) per la “mancata dichiarazione degli utili prodotti da attività di lavoro autonomo” agguerrito studio legale, finisce per considerare “con il senno di poi” un errore non aver formalizzato la sua attività in Svizzera, dove avrebbe tranquillamente pagato tutte le imposte, come del resto hanno fatto non poche sue colleghe ed amiche. “Oltre dieci anni fa, quando sono arrivata in Italia, avevo tentato di registrarmi in Ticino come prostituta indipendente – spiega Sandra -. Ma essendo brasiliana, almeno per le leggi in vigore allora, hanno respinto la mia richiesta. Poi ho lasciato perdere perché non sempre ho fatto la escort; ho avuto anche un negozio, sono entrata nel casting della trasmissione ‘Grande fratello 10’. Quando ho ripreso a fare la escort, soprattutto tra Milano e il lago di Garda, ma anche con trasferte negli Usa, non ho mai avuto difficoltà a seguire i miei clienti. In Svizzera, ad esempio, entro ed esco quando voglio come una qualsiasi turista e nessuno mi ha mai fatto problemi”. Sulle facili modalità per esercitare la prostituzione in Ticino, a Sandra, come qualsiasi sua collega, basta cliccare sul sito del Cantone. Alla pagina “Faq”, quella che ospita le domande più frequenti, si individua subito: “Sono cittadina UE-8/UE-2 e ho presentato una domanda per esercitare l’attività di prostituta indipendente. Quando posso iniziare la mia attività?”. e.r.b. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 38 tra S elfie e pizza. Più che gli Oscar sembravano una rimpatriata tra amici, contenti di essersi ritrovati dopo un periodo di lontananza. Vero è che il maestro di cerimonie arruolato l’anno scorso - Seth MacFarlane, genio della serie “I Griffin” e inventore dell’orsetto per adulti Ted - mise in imbarazzo l’Academy con una canzoncina sulle attrici apparse a seno nudo sullo schermo. Il rimedio è stato soporifero: Ellen DeGeneres ha spento le polemiche e azzerato lo spettacolo. Non fa più notizia neppure il suo matrimonio con l’attrice Portia De Rossi, e non c’è stato scandalo per i carboidrati serviti con le pizze ad attori e attrici che vivono tra diete e palestre. Il selfie ad alto tasso di star, scattato con lo smartphone ultimo modello fornito dallo sponsor che ha investito 20 milioni di dollari nella serata, è stato rituittato fino allo sfinimento (mandando in tilt il sistema per 20 minuti, non c’era riuscito neanche il bacio tra Obama e Michelle). Dietro le quinte, però, la maestra di cerimonie, cambiando uno smoking dopo l’altro, scattava fotografie con il suo cellulare personale. Accanto a Meryl Streep, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Brad Pitt, si registra un infiltrato: il fratello di Lu- schermi MARIAROSA MANCUSO L’Oscar si trasforma in pizzata tra amici con il selfie delle star pita Nyong’o, premiata come attrice non protagonista per “12 anni schiavo” di Steve McQueen. Anche questo fa molto festa paesana, non esattamente quel che ci si aspetta dall’appuntamento più importante del cinema americano. Sono stati gli Oscar più prevedibili di sempre, aperti dalla presentatrice con l’avvertimento: “O vince ‘12 anni schiavo’, o sarete considerati tutti razzisti”. Il film tratto dall’autobiografia di Salomon Northup ce l’ha fatta, il sospetto di razzismo scongiurato, i torti (cinematografici) perpetrati alle mamie nere che dicevano “sì, badrone” sono stati riparati. Il principale concorrente “Gravity” ha avuto la consolazione della regia, l’outsider “American Hustle - L’apparenza inganna” di David O. Russell è rimasto al palo. Troppo divertente e scan- RED CARPET Ellen De Generes si immortala con i divi di Hollywood in diretta dalla premiazione dell’Academy zonato - racconta l’allenza tra truffatori e Fbi per smascherare i politici corrotti - per farsi strada tra l’impegno civile e la meraviglia tecnologica. Niente all’eterno perdente Leonardo DiCaprio e a Martin Scorsese per “The Wolf of Wall Street”. Tra il venditore di azioni spazzatura e O vinceva “12 anni schiavo” o tutti venivano considerati razzisti Matthew McConaughey malato di Aids in “Dallas Buyers Club” i membri dell’Academy non hanno avuto dubbi. Leonardo non era neanche nel selfie, e di ciò gli siamo grati. Ci piacciono gli attori che non fingono di essere come noi mortali, in cerca del loro minuto di celebrità. libri virgolette Come si governano le paure e le passioni E ntusiasmo è un termine di origine greca che significa “con dio dentro di sé”. Anthony Ashley Cooper, conte di Shaftesbury, filosofo e politico inglese, scrisse nel 1707 la “Lettera sull’entusiasmo”, indirizzata a un ideale Milord (edizioni Utet). Le riflessioni di Shaftesbury sono incredibilmente attuali e se alcuni nostri politici seriosi le leggessero cambierebbero probabilmente il loro stile. Una delle cose fondamentali che sostiene il filosofo inglese, partendo da un motto latino, è: “Il ridicolo MARCO BAZZI spesse volte è più efficace dell’aspro rimprovero e tronca le vertenze in modo più completo”. Scrive: “Posso tranquillamente affermare, Signore, che ciò è talmente vero e noto ai furbi formalisti della nostra epoca, che essi sopportano più volentieri di veder attaccare le loro imposture con tutta la durezza e la veemenza immaginabile, piuttosto che di lasciarle anche solo sfiorare dal ridicolo”. In altre parole: prendere in giro l’avversario politico, sbertucciarlo, è spesso un’arma più efficace di un attacco fondato su tesi serie e razionali. Un principio che in Ticino ha trovato evidenti applicazioni. Shaftesbury avrebbe consigliato di rispondere a tali attacchi con le stesse armi. Il secondo elemento importante del breve trattato di Shaftesbury è, appunto, l’entusiasmo, che nel senso comune ha perduto le proprie origini. “L’entusiasmo ha una forza e una capacità di diffusione LETTERA SULL’ENTUSIASMO stupefacenti; è materia di difficile valutazione e, tra Anthony Ashley tutte le cose del mondo, è la forse la più difficile da conoscersi pienamente e con precisione”. Cooper L’entusiasmo muove le masse, sconfina nel fanatismo, dà origine a “profeti”. Spesso all’origine dell’entusiasmo c’è la paura. Ma “proibire le paure naturali degli uomini e cercare di dominarle con altre paure, è un metodo assolutamente innaturale”, scrive Shaftesbury. Il magistrato, se ci sa fare, dovrebbe “con atteggiamento partecipe, comprendere ciò che preoccupa il popolo e facendo propria, per così dire, la sua passione, dovrebbe mitigarla e appagarla, per poi cercare con fare sereno di orientarla altrove, e di guarirla”. $% ,(’( DMA4 )*"..( $ . . 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Si parla, però, di solo sei nuovi impianti, che hanno portato il totale dell’energia figlia del vento da 50 a 60 megawatt. “Non si può negare che, rispetto agli altri Paesi europei, siamo in netto ritardo - ammette l’ingegnere Yves Chevillat di Suisse Eole, l’associazione per la promozione dell’energia eolica di Swiss Energie -. Ma già entro sei anni la produzione dovrà ammontare a 600 gigawattora, contro i circa 88 prodotti attualmente, sufficienti comunque a coprire il fabbisogno di energia elettrica di oltre 20mila famiglie”. Non è un obiettivo limitato? “Gli obiettivi stabiliti dalla ‘Strategia energetica’ indicata dal governo in realtà puntano a raggiungere entro il 2050 il 7% del fabbisogno energetico. È vero che oggi siamo allo 0,2%, ma abbiamo 35 anni di tempo”. Cosa ostacola maggiormente l’installazione delle centrali eoliche? “Soprattutto le procedure, la burocrazia, le autorizzazioni necessarie che sono lentissime, e la vulnerabilità a ricorsi di ogni tipo che rallentano, quando non paralizzano, gli investimenti”. E bastano, come nel canton Vaud, due Comuni contrari per bocciare un progetto di parco eolico? “A volte sì, diciamo che questo è tipicamente svizzero quando si tratta di votare. Poi ci sono vincoli ambientali, paesaggistici...”. Si riferisce all’idea, ancora sul tappeto, di installare pale eoliche sulle vette alpine? “Penso sia un’idea superata, nata con l’esigenza di sfruttare la massima potenza di vento possibile sopra i 1700 metri di quota. Gli impianti di ultima generazione, invece, permettono di produrre la stessa energia anche in piano”. Ma il territorio svizzero ha aree che si prestano ai “windpark”, i parchi eolici? “Certamente. Delle zone pianeggianti sono già state individuate in diverse parti del Paese. Il windpark ideale, ad esempio, è nel canton Giura dove è in corso un progetto, ma anche nel canton Argovia. Certo non potremo competere con Paesi come la Spagna, il primo al mondo dove l’energia eolica ha superato quella termonucleare”. 13% ENERGIA EUROPEA La percentuale di eolica sul totale di energia prodotta in Europa. Era il 2% nel 2000 vento Il sofia ma... non in Svizzera L’eolico cresce a colpi di megawatt ed è boom tra le energie rinnovabili EZIO ROCCHI BALBI F a una certa impressione, tra tante classifiche internazionali che vedono la Svizzera ai primi posti, scoprire che in Europa nel comparto boom delle energie rinnovabili, l’eolico, rappresenta invece il fanalino di coda. Il rapporto “Wind in power”, pubblicato pochi giorni fa dall’Ewea, l’Associazione che monitora l’energia prodotta dal vento nel Vecchio Continente accredita alla Confederazione una capacità di 60 megawatt nel 2013. Un’inezia, considerando che l’Austria ne vanta quasi trenta volte tanto, 1.684 megawatt, e la minuscola Cipro più del doppio: 147 mw. Per tacere di colossi come la Germania che dal 1997 guida la classifica del business degli aereogeneratori e ha raggiunto una potenza di 33.730 megawatt. Insomma, il vento soffia forte su tutta l’Europa, ma a quanto pare si limita ad un’impalpabile brezza sulla Svizzera. È vero che Solo nel 2030 il 2% del consumo elettrico nazionale sarà generato dai “windpark” la conformazione geografica del Paese non è delle più ospitali per le turbine mosse da Eolo, come è vero che la cosiddetta “energia di banda” nazionale dovrebbe essere già garantita dalle risorse idroelettriche di cui il Paese è ben dotato. Ma è altrettanto vero che non si può trascurare la possibilità di usufruire di una materia prima a costo zero come il vento e senza produzione di CO2, il principale gas da effetto serra. Né si può ignorare il fatto che l’energia delle centrali nucleari in via di spegnimento dovrà pur essere sostituita. La Spagna, ad esempio, con quasi 23mila megawatt, nel corso dello scorso anno è diventata il primo Paese al mondo a fare dell’eolico la principale fonte d’energia: il 20,9% del suo fabbisogno viene coperto dal vento e il 20,8% dal nucleare. Anche Francia e Italia, nonostante le contestazioni soprattutto legate alla tutela del paesaggio e del patrimonio ambientale, se la giocano alla pari con più di 8mila Mw prodotti all’anno. Nonostante il boom, però, l’energia regalata dal vento è ben lontana dal soddisfare i bisogni di elettricità della popolazione continentale. Anche se in una dozzina d’anni l’eolico è passato da un misero 2% dell’energia generata in Europa al 13%. Una fetta consistente, ma ancora lontana dalle risorse tradizionali come gas, carbone, acqua e nucleare che si sono ritagliate ognuna tra il 15 e il 20% del fabbisogno. La Svizzera, quindi, come ammettono dallo Suisse Eole Centre di La Sagne, nel Canton Neuchâtel (vedi intervista in alto), ha accumulato un netto ritardo. Soprattutto considerando che, dopo l’abbandono dell’energia nucleare deciso da Berna, l’eolico sembrava una tendenza energetica destinata a rafforzarsi con un elevato potenziale di crescita. Un potenziale che, grazie ai “windpark” - i parchi eolici già individuati sul territorio - potrebbe comodamente superare quel modestissimo due per cento di consumo elettrico nazionale che SvizzeraEnergia conta di raggiungere entro il prossimo quarto di secolo. Già nel 2010, la revisione della legge sull’energia sottoscriveva un aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con tanto di “remunerazione per l’immissione di energia a copertura dei costi”. In pratica un incentivo economico per i produttori che immettevano in rete corrente elettrica ricavata da energia idrica, fotovoltaico, eolica, geotermia, biomassa e scarti di biomassa. Peccato, però, che gli incentivi siano “momentaneamente” andati esauriti, e tutti i nuovi progetti congelati in una lista d’attesa. Il Consiglio federale, nel novembre scorso, ha ventilato l’idea di un bonus per i parchi eolici in quota, ma costruire torri eoliche sopra i 1700 metri è particolarmente oneroso. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi LA POTENZA megawatt prodotti, alla fine del 2013, in alcuni Paesi europei Finlandia 448 Norvegia 768 Estonia 280 Svezia 4.470 Danimarca 4.772 Gran Bretagna 10.531 Irlanda 2.037 Lettonia 62 Lituania 279 Paesi Bassi 2.693 Germania 33.730 Polonia 3.390 Rep. Ceca 269 Slovacchia 3 Austria Ungheria 1.684 329 Slovenia 2 Svizzera 60 Francia 8.254 Romania 2.599 Croazia 302 Italia 8.551 Serbia 0 Bulgaria 681 Spagna 22.959 Portogallo 4.724 Grecia 1.866 Cipro 147 Fonte: The European Wind Energy Association 41 Ti-Press www.szenebern.be IL CAFFÈ 9 marzo 2014 tra virgolette Lo sport Tifo e violenza MASSIMO SCHIRA C he i tifosi ospiti stiano davvero diventando un peso sulle piste da hockey svizzere? Di sicuro, poco ci manca, tra società che riducono via via il numero di posti a disposizione per gli habitué delle trasferte, settori sempre più angusti, con scarsa visibilità sul ghiaccio e sistemati dentro autentiche gabbie. Certo, a spingere club come il Losanna ad andare in questa direzione ci sono anche stati episodi spiacevoli, tuttavia il calo da 900 a 180 posti disponibili appare davvero drastico. E destinato, a quanto pare, a fare scuola, visto che, per ragioni diverse, anche Berna, Bienne (nel nuovo stadio) e Friborgo stanno seguendo le orme dei vodesi, mentre a Ginevra i biglietti per gli avversari sono già oggi solo 150. Una tendenza che contagerà anche il Ticino? Domanda che il Caffè ha girato ai direttori generali di Lugano e Ambrì Piotta. “I casi di Losanna e Friborgo sono significativi anche se diversi – spiega Alain Vetterli, direttore generale dell’Hcap Ambrì -. A Malley hanno avuto grossi problemi con l’hooliganismo già in Serie B e quindi hanno avuto molta paura al ritorno nella massima serie. La scelta del club, comunque, è legata anche a doppio filo con le indicazioni delle autorità vodesi, anche se va detto che il fenomeno del LA CAPACITÀ DELLE PISTE Posti totale Posti ospiti LE ACCUSE I tifosi del Berna a Losanna accusano i vodesi di trattarli come i prigionieri di Guantanamo, intanto proseguono le discussioni sull’entrata in vigore del concordato intercantonale contro il tifo violento Se gli “ospiti” non sono graditi a bordo ghiaccio Dalle parti della Resega, la scelta di proporre ai tifosi bianconeri una nuova offerta legata alla “curva lago” ha spinto la società anche a limare leggermente gli spazi per gli ospiti. “In generale credo che le dimensioni attuali del settore siano adeguate – precisa Jean Jacques Aeschlimann, managing director del Lugano -. Abbiamo 700 biglietti disponibili, certamente di più rispetto ad altri club e anche se magari per un derby qualche posto manca. Il tasso di occupazione è ragionevole, per cui non ci sono ulteriori riduzioni in vista e quelle di quest’anno non erano certo rivolte a penalizzare i nostri avversari”. Spesso i settori riservati agli avversari non vengono occupati a sufficienza, e… Sempre più angusti gli spazi per i tifosi in trasferta sulle piste da hockey svizzere I direttori di Ambrì e Lugano spiegano un fenomeno in forte aumento, con più costi per la sicurezza HC AMBRÌ PIOTTA SC BERN EHC BIEL 6.500 500 17.171 7.000 da 900 a 1.200 800 Una linea fondamentalmente condivisa anche dai “cugini” biancoblù. “Alla Valascia, attualmente, ci sono 500 posti per i fan della squadra avversaria, ma tolte le partite di cartello come il derby, il settore non è mai pieno – osserva Vetterli -. Il che induce evidentemente la società a delle riflessioni, perché l’occupazione della pista è molto buona e anche garantire un po’ più di comodità ai nostri tifosi potrebbe risultare una scelta positiva”. tifo violento non è quasi mai dipendente in modo diretto dal numero dei tifosi violenti. Lo si è visto anche in diversi casi recenti. A Friborgo, invece, le cose sono diverse, visto che il Gottéron, di fatto, non ha bisogno dei tifosi avversari. La pista è sempre esaurita, quindi spesso si riducono i posti per gli ospiti”. HC DAVOS HC FRIBORGOGOTTÉRON 6.800 500 6.700 da 300 a 700 HC GINEVRASERVETTE 7.202 150 VIAGGI ITINERARI PERILETTORI La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno GORAN BREGOVIĆ & his Wedding & Funeral Band Champagne for Gypsies – Tour 2014 Lunedi 17.3.14 ore 20.30 Palazzo dei Congressi Lugano PREVENDITE: Presso tutti i Ticketoorner, Manor, FFS - Tel. 0900 800 800 (CHF 1.19/min.) www.ticketcorner.ch www.allblues.ch KLOTEN FLYERS HC LOSANNA 7.624 700 7.800 7.800 da 180 a 900 700 RAPPERS. JONA LAKERS ZSC LIONS 6.100 750 11.200 800 e l’hockey piange il calcio non ride. A livello di Super League i costi per la sicurezza si fanno sempre più ingenti, ma la proposta di una riduzione dei posti per i tifosi ospiti, anche per garantire che tutto vada liscio all’interno degli stadi, non solleva entusiasmi. Un ‘idea che non piace a Gerold Dünki, responsabile della sicurezza del Fc Basilea: “Non ci pensiamo neppure! La Swiss Football League ci impone che almeno il 5% dei posti siano destinati ai tifosi ospiti. Anche se attualmente abbiamo qualche spazio in più rispetto al minimo richiesto, non intendiamo ridurre “Non c’è mai la certezza che qualcuno non venga a rovinare la festa” questi settori”. Va anche detto che non sempre quello spazio è molto frequentato, ma occorre comunque pensare a quando invece l’affluenza è massiccia. “Per noi la vera prova del nove è quando arrivano le squadre di Zurigo - riprende Dünki -, fra le tifoserie c’è un’antica rivalità e lo spazio a disposizione di Grasshopper e Fc Zurigo spesso scarseggia. In quelle occasioni il nostro servizio di sicurezza è spesso messo a dura prova. Non sempre, però, più gente significa più violenza: dipende dall’ambiente e dall’andamento della partita. Per questo siamo contrari ad impedire ai tifosi ospiti di venire a Basilea. Una decina di scalmanati possono creare più problemi di qualche centinaio di fans tranquilli”. Venendo ai costi, inutile dire che sono ingenti. “Solo per la sicurezza ester- " # ’ & & (% 0 +;IC1 $4 >= ;1 , 9 , 4 ;+ 2/3>= -L<L 4 / # -4 1B $=I> D->CI ! #!1D+LC9<1 $ ) > +0 na versiamo alla polizia 1 franco e 80 per ogni persona che entra allo stadio. Con una media di 20.000 spettatori significa che spendiamo 36’000 franchi a partita, circa 700’000 a stagione. Senza contare che abbiamo a libro paga 250 steward a 25 franchi l’ora per 5 ore”. Anche a Rémy Kottelat, delegato per la sicurezza presso la Swiss Football League, non piace l’ipotesi di ridurre i posti degli ospiti. “Nei nostri campionati è molto raro che lo stadio sia pieno e che il settore ospiti registri dei vuoti commenta -. Succede invece spesso, specialmente in Romandia, a Sion e Losanna, che i tifosi della squadra in trasferta vadano ad occupare completamente gli spazi a loro disposizione”. Quindi l’equazione meno tifosi ospiti uguale meno problemi non regge. “Non c’è una regola fissa - nota Kottelat -. Durante le ispezioni prepartita ci possono essere problemi sia negli spazi per i padroni di casa sia in quelli per gli ospiti. Direi che è l’importanza dell’incontro a dettare il grado di pericolosità”. I concetti di sicurezza negli stadi sono molto precisi, pur lasciando un discreto spazio di manovra. “Fermo restando il rispetto delle direttive, il club ospitante può adattare il suo dispositivo di sicurezza. Il principio vuole che il tutto sia comunque proporzionale e razionale rispetto alle circostanze contingenti”, sottolinea Kottelat. E Dünki aggiunge: “Quando negli stadi arrivano certi personaggi, l’attenzione deve comunque rimanere altissima. Non si è mai sicuri al cento per cento che non ci sia qualcuno che venga a rovinare la festa a chi vuole invece trascorrere qualche ora spensierata guardandosi la squadra del cuore”. o.r. *2 2 . = > 49 )9:I>C %?I8;9=/ +<A9>=1 1LC>A1> <+C+I>=+ CIB F FN@ 2JF G 2JK "&+-,)99& (& ’156& %/()5 5.1<5 !)&9+)&5 $1/,’ ’+7;91. &3**" ><A+C+M9>=1 ->= ;+ ->=->CC1=M+ 1’595.- dal 24 aprile al 1 maggi0 **40= ;040= (CD !1C97/ $-8D=1C &A>CI >+-8 per persona in camera doppia SAN PIETROBURGO Ampi fiumi, canali scintillanti e ponti ricurvi hanno dato a San Pietroburgo il soprannome di «Venezia del Nord». Palazzi barocchi, ampi viali, belle piazze e stupendi parchi rendono San Pietroburgo una perla mondiale di architettura. Si lasci ispirare dal centro storico della città e dal palazzo d'inverno; passeggi nella famosissima Prospettiva Nevsky e ammiri l’unica cattedrale di Sant'lsacco. La ricchezza di tesori artistici e culturali di San Pietroburgo è particolarmente evidente nell’Ermitage, uno dei musei più importanti del mondo. Se vuole camminare sui sentieri della storia può visitare la Fortezza di San Pietro e Paolo. Una gita a Pushkin la porterà al magnifico palazzo di Caterina. Queste e molte altre attrazioni promettono un viaggio pieno di meraviglie, un viaggio che la awicinerà all’arte russa come alla cultura, alla storia e al modo di vivere di questa straordinaria e versatile città. “Nelle partite di calcio 5% dei posti per i rivali” S Per alcuni club svizzeri, la spinta verso settori ospiti di dimensioni molto ridotte è arrivata con la necessità di avere maggiori garanzie per la sicurezza. “Capisco bene questo genere di ragionamenti – afferma Aeschlimann -, perché più tifosi ospiti generano la necessità di avere più agenti di sicurezza e quindi i costi lievitano. Penso, però, che il calcolo tra costi e benefici andrebbe analizzato in modo più globale. In questo senso ora a Lugano siamo contenti della soluzione trovata e sul tavolo non ci sono cambiamenti di rilievo in vista”. Per una società come l’Ambrì Piotta, che sta invece iniziando l’iter per la costruzione di una nuova struttura, la valutazione sull’importanza da assegnare allo spazio riservato ai tifosi ospiti assume in prospettiva parecchio peso. “Credo che nella nuova pista il settore ospiti sarà garantito – conclude Alain Vetterli -. Eliminarlo non sarebbe corretto nei confronti di quel sano antagonismo che fa parte integrante dello sport. A livello numerico, però, credo si andrà verso una diminuzione dello spazio, rendendolo più gestibile e modulare. Magari anche rinunciandovi quando le partite non sono a rischio, permettendo a tutti i tifosi l’accesso alla pista indistintamente. Ma queste decisioni non posso certo prenderle io”. [email protected] Q@MassimoSchira HC LUGANO Regole e dispositivi del torneo di Super League -, /34M9>=9B , /4 + MAROCCO A meno di 5 ore di volo dall’Europa centrale si entra in un altro mondo - il Magreb el Aqsa (estremo occidente) che é il nome arabo per il Marocco. Il Marocco è una meta turistica affascinante, una terra di straordinaria diversità paesaggistica e culturale sulla soglia tra oriente e occidente. Ci sono deserti infiniti e montagne di oltre 4000 metri di altezza, insediamenti berberi medievali e suq traboccanti di vita, monumenti imponenti e artigianato tradizionale. Come imperiali o regali vengono definite queste quattro città: Fes, Marrakech, Meknes e Rabat. Ognuna di esse era un tempo capitale di una delle grandi dinastie del paese. l loro rispettivi governatori costruirono le capitali in modo molto sontuoso e maestoso ed è per questo motivo che sono ancora oggi tra le più importanti attrazioni turistiche del Marocco. GLIALTRI * ,, . *3 + . CIB F F@K 2FN #&/9&-1/’,/, (& ’156& %/()5 5.1<5 ",5&+) ’+7;91. &3*" ><A+C+M9>=1 ->= ;+ ->=->CC1=M+ :040= CIB @ E@5 2@2 G @ E@F 2@2 $’&53) (& ’156& 6,’6 )- 995&’9 1’395.- #L<1C9. 0>==+ JE36KB5 G L><> 6NB5362 dal 6 al 10 luglio per persona in camera doppia Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno;Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] ><A+C+M9>=1 ->= ;+ ->=->CC1=M+ 9IB>-8D=1CDA>CIB-8 27040= 0040= ;040= IL CAFFÈ 9 marzo 2014 43 tra virgolette La comunicazione Tv di oggi e di ieri Ilpassato L’ex direttore della RadioTv svizzera e le grandi trasformazioni Uno “specchio” del territorio che inizia dalla iction teatrale L La Marco televisione è morta, a televisione come un grande teatro dove raccontare e mettere in scena la vita di un Paese. Tra i vari “ruoli” interpretati dal piccolo schermo nella sua decennale storia, quello di specchio della società attraverso la fiction e la docu-fiction è certamente uno dei più interessanti. Si va dagli episodi che hanno segnato l’evoluzione del Paese, ai grandi personaggi che hanno contraddistinto epoche diverse, come nella recente serie della Ssr dedicata a “Gli svizzeri”, senza dimenticare però la gente comune. Un copione chiaro fin dagli esordi pure nella Svizzera italiana, sebbene gli inizi furono più concentrati sul racconto della quotidianità, anche minuta, del territorio. Come ricorda Marco Blaser, ex direttore regionale della Rsi, ma soprattutto uno dei “pionieri” dell’avventura televisiva ticinese. “Fin dagli anni di Zurigo Blaser eravamo ben coscienti dell’importanza di avere un palinsesto nostro - racconta Blaser -. E, quindi, spostati a Lugano nel 1964, iniziammo un lavoro in questo senso. La principale decisione fu quella di raccontare la realtà del Paese. Pian piano dall’intervistare il pescatore particolarmente fortunato, si passò al coinvolgimento dei politici e della società in generale. Diventando uno specchio della realtà regionale”. D’altra parte, le origini radiofoniche (e giornalistiche) di gran parte dei fondatori della tivù di lingua italiana, ha fatto sì che l’informazione passasse in primo piano. Senza però perdere di vista il fatto che generi televisivi come cultura e intrattenimento non andavano relegati in secondo piano. “Già all’inizio, gli spettatori ticinesi erano, per così Il primo vero passo verso il Paese fu l’informazione regionale, ma le commedie dialettali fecero il resto viva la televisione Ildomani Corbis C ambia il mondo, cambia la televisione. Ma come cambia? È la globalizzazione, bellezza, tanto per parafrasare la mitica affermazione di Humphrey Bogart nel film di Richard Brooks ‘L’ultima minaccia’ del 1952, ma sempre attuale: “È la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”. I format, cioè i modelli di programma, sono uguali in Europa e in tutti i continenti, pensiamo soltanto a quei generi fotocopia che pervadono i nostri schermi, i reality, i talent. Il Grande Fratello è ovunque, e sono globalizzati pure i canali, vedi la potenza della Fox. La televisione è un elettrodomestico, e Internet è un ecosistema. La televisione “scorre come l’acqua in cucina”, diceva Orson Welles che, avendo realizzato “Quarto potere”, se ne intendeva. E dove sta andando, in questo suo scorrere? Nelle braccia del web, dei nuovi media e della rete? Sul satellite o sul digitale terrestre? Quali rapporti si instaureranno con i social network? Domande, domande. Certo non sono più i tempi della tv generalista per eccellenza, quella, in Italia, della Rai di quando c’era il monopolio, anni 1954-1976. Con l’aggiunta della Televisione Svizzera, una possibilità per alcuni privilegiati del Nord. Ricordo bene quei tempi. Tu vedi la Svizzera, ci si chiedeva? E l’apprezzamento arrivava, a seconda della risposta. Lo schermo comunque era uno solo, condiviso, quello del televisore. Uno solo il supporto tecnico. Con il passaggio dall’analogico al digitale, gli schermi si sono moltiplicati. Non c’è più il televisore, resta la televisione. Che spesso guardiamo sul computer, a pezzi, quando vogliamo, dove vogliamo. Ci dovremo abituare a pagare i programmi realizzati per la rete: pay internet tv. Se una volta la televisione era il nuovo focolare domestico dove si riuniva la famiglia, adesso è il focolare dove si riuniscono gli amici dei social network. In una sorta di rinnovato concetto di clan. Perché le cose non sono state sempre così. Si ricorda un lungo periodo di fruizione individualistica del mezzo. Quando, nel 1974, fu inven- tato il telecomando, e arrivò il colore, capitò che nelle famiglie gli apparecchi televisivi si moltiplicarono. Non era inconsueto che i figli, un po’ come accadeva con le automobili, ereditassero gli apparecchi che i genitori dismettevano. Magari un singolo elemento della famiglia risparmiava e si comprava il suo, di televisore. Insomma, ognuno cercava il proprio programma legato Il libro a un unico mezzo tecnologico. La visione individuale, non più collettiva, della tv. Adesso è di nuovo cambiato tutto. Sono molti i programmi che si possono non soltanto guardare, ma anche commentare in diretta, su Facebook, su appositi blog. Pensiamo alla sinergia e all’indotto tecnologico che hanno saputo creare, in Svizzera come in Italia e in tutto il mondo, trasmissioni quali X Factor, o Masterchef, o il già citato Grande Fratello. Ma pure le serie si guardano insieme, e le reti globali invitano a commentare in diretta le ultime avventure, per dirne una, di Richard Castle e del detective Beckett. Attenzione, siamo tutti soggetti economici. Noi crediamo di partecipare più attivamente al mondo, con i social network. In realtà corriamo il rischio di essere sfruttati. E Ricordi, aneddoti e analisi di Alessandra Comazzi sulla Rai che festeggia i suoi primi 60 anni LA TV E LE TV Con il passaggio dall’analogico al digitale, gli schermi si sono moltiplicati. Non c’è più il televisore..., ma resta la televisione La bambina cresciuta con la tele Una Tv “non tutta da buttare” raccontata da un critico “pentito” L L’AUTRICE Alessandra Comazzi giornalista specializzata in critica televisiva a televisione in Italia compie 60 anni. E non è andata in pensione. Nella “Tv che mi piace” Alessandra Comazzi, critico televisivo del quotidiano La Stampa, ne ripercorre la storia attraverso aneddoti, retroscena, programmi e personaggi. Inframmezzando esperienze e ricordi personali. Parlando del telecomando, dell’auditel e fra un Rex e un Rin Tin Tin, “la tv è piena di cani”, anche del proprio barboncino, Luna. Con un approccio inaspettato in un critico che dovrebbe essere feroce, caustico e pungente. Lei, controcorrente, contrappone alla “Tv cattiva maestra” di Popper una tv che piace, che diverte, che insegna, che educa persino. Una televisione vista in prima persona “da dietro le quinte” alla ricerca delle cose buone. Con un accenno nostalgico per quella tv in bianco e nero, con solo due canali, mascherato da una leggerezza di fondo. “Sono nata a Torino, ospedale Mauriziano, il 9 dicembre ‘56, galoppante segno del Sagittario e faccio parte dell’allora nuova generazione di bambini cresciuti con la televisione”, scrive nelle prime pagine per continuare raccontando la favola di un elettrodomestico che nel tempo ha cambiato forma, assottigliandosi, e che ha pure cambiato posizione nelle case. Non più al primo posto, spodestato dal computer. Nella sua favola televisiva Comazzi incontra vari personaggi, da Mike Bongiorno a Fiorello, da Pippo Baudo a Paolo Bonolis, Renzo Arbore e Piero Chiambretti. Mike viene ricordato “alla faccia di Umberto Eco che gli dedicò il saggio “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, come persona “intelligente preparatissima e geniale nel capire l’aria dei tempi e l’umore del pubblico”. Baudo come la personificazione della tv generalista: “Quella della messa cantata, che si rivolge a tutti, con rispetto per il pubblico e le sensibilità diffuse”. Un’antologia dei programmi che hanno fatto epoca, con una selezione delle recensioni di Ugo Buzzolan, critico alla Stampa prima di lei, che nei 1989 battezzava ‘Striscia la notizia’ come satira vera: “Un esempio di stringatezza formale e satira effettiva, tanto più pungente quanto più sintetica e fulminea”. Grande spazio a Sanremo, la festa nazionale tv della canzone italiana. “La favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude porta a un finale solo: c’è del magico, intorno al Festival di Sanremo”, sostiene Comazzi che, ripassando la storia dei conduttori del Festival, ripercorre quella dell’Italia: “Se è vero come è vero che non sono solo canzonette e che la la rassegna si incrocia con i destini del Paese”. c.m. ci si chiede dove stia andando a parare non soltanto la televisione, ma proprio l’uomo, quello che Negroponte studiava nel suo “Being digital”, essere digitali. Lui contrapponeva la tv ad Internet, la povertà culturale della cattiva maestra di Popper alle potenzialità culturali illimitate. Sarà proprio così? Arduo capire, prevedere. Pensiamo a You Tube. Cinquanta ore di produzione video generate dagli utenti ogni minuto. Con costi di produzione zero e ricavi pubblicitari importanti. È chiaro che la tv deve guardare a questo mondo. Tutti vogliono partecipare, condividere. Dai tempi della donna dello schermo, di cui si serviva Dante per mascherare il suo amore per Beatrice, lo schermo, per l’appunto, è un grande protagonista, reale e metaforico, delle nostre vite. Da allora ai giorni nostri, dal cinema al computer passando per la televisione. Ma lo schermo che storicamente è stato interpretato come fine- Dai tempi della donna dello schermo, di cui si serviva Dante per mascherare il suo amore per Beatrice, ...lo schermo è protagonista IL LIBRO “La tv che mi piace”, la televisione in Italia compie 60 anni Scambio di volti Tg e Tagesschau Giovedì prossimo, 20 marzo, il Tg per la prima volta parlerà con un’inflessione d’oltre Gottardo: quella di Maureen Bailo della Srf. Il Tagesschau, invece, sarà condotto da Alessia Caldelari stra, vetro, specchio, occhio, paratia, cartellone, adesso diventa un passaggio, una soglia. Succede che “la metropoli contemporanea, attraversata dai flussi della comunicazione digitale, si è trasformata in uno spazio espanso in cui gli schermi svolgono la funzione di vere e proprie soglie attraverso cui inserire dati personali, commenti, notizie”. La soglia, una specie di “gate” che non ci porta nello spazio profondo alla “Stargate”, ma ci consente di esplorare quello intorno a noi. Siamo circondati di schermi, sembra avverarsi la profezia di “Blade Runner”, le città trasformate in tante Times Square impazzite, dovunque visioni, digitali se non reali, ogni attesa satura di immagini. E insomma: “Video Killed the Radio Star”, diceva la canzone dei Buggles, anno 1979. Ma il video infine non ha ucciso la radio star. Così la televisione, nel suo complesso, tiene. Cambia il modo di guardarla, ma la si guarda: quindi nemmeno Internet ucciderà la video star, c’è da scommetterci. Professionalità e uso dei media visti dal nuovo direttore della Rsi “Il giornalismo avrà futuro se camminerà fra la gente” Cambia il mondo, cambia la tivù... ma nemmeno internet la ucciderà ALESSANDRA COMAZZI dire, scafati alla televisione, visto che fin dai primi anni Cinquanta potevano vedere i programmi della Rai - ricorda Blaser -. Dunque, non è stato semplice iniziare, anche per la resistenza di un gruppo piuttosto nutrito di intellettuali. Ma poi, piano piano, anche la cultura si è avvicinata al mezzo televisivo. E ciò ha sottolineato ancora di più quanto la televisione fosse interessante pure sotto questo aspetto . Il primo racconto ‘fiction’ della realtà ticinese è, forse, stato attraverso la rielaborazione televisiva delle commedie dialettali di Sergio Maspoli”. La ‘domenica popolare’ radiofonica, quindi, arriva sul piccolo schermo. Con gli attori che, da semplici voci, diventano volti, personaggi. Entrando direttamente nelle case dei ticinesi. “Il lavoro sul teatro è stato fortunato e intenso - precisa Blaser - anche per l’abilità di Sergio Genni nell’individuare le pièces migliori, pure di Dürrenmatt e di Max Frisch da adattare alle nostre abitudini ed esigenze”. Una scelta che ha poi portato ad una sorta di esordio della fiction “tradizionale” con una serie, derivata dall’esperienza del teatro dialettale, sulla ricostruzione televisiva del famoso ‘Processo di Stabio’. Ma anche con iniziative legate allo spirito didattico della televisione. “Abbiamo tra le altre cose realizzato una serie di documentari molto interessanti sulla storia svizzera, che sono diventati anche un libro assai diffuso nelle scuole - ricorda ancora l’ex direttore regionale -. Una sorta di anticipazione di quanto fatto di recente con la serie degli ‘Svizzeri’. Una collaborazione interessante, utile e importante per un Paese come la Svizzera con così tante specificità e, oltretutto, quadrilingue”. Con l’avvento del colore, un altro elemento diventa vieppiù importante per la televisione ticinese nel rapporto con il Paese e gli spettatori: le trasmissioni sportive che, pur non rientrando di certo nel filone fiction, per la loro popolarità sono sempre state un cavallo di battaglia della Tsi prima e per la Rsi, poi. “Anche lo sport è specchio della realtà in cui si vive, sia a livello regionale, sia a livello internazionale con i grandi eventi, che sono sempre stati trasmessi dalla tivù ticinese. Così come Giochi senza frontiere - nota Blaser-, emissione che faceva perno su molti lavori della Tsi. Con edizioni indimenticate, per gradimento e per ascolti”. m.s. I Maurizio l giornalismo, la tv del futuro riuscirà a restituire la realtà vera, soltanto se saprà camminare nella vita di tutti i giorni, attraverso le vicende quotidiane, incontrando la gente, guardando, vedendo e testimoniando quello che succede”. In un mondo dove tutto è diventato più piccolo e dove la realtà è sempre più virtuale, impalpabile, per Maurizio Canetta, attuale responsabile dell’informazione e prossimo direttore della Rsi, l’ancora di salvezza del giornalismo è un ritorno alla realtà, ai fatti. Di una tv agganciata al suo territorio. “Maigret diceva che il bravo investigatore è quello che consuma le suole delle scarpe - dice Canetta -, ma questa è anche la qualità del bravo giornalista, di colui che va in giro per Canetta il quartiere, per il cantone, per la nazione per il mondo. Degli inviati che raccontano e testimoniano quello che vedono”. Un’esigenza, quella di raccontare il mondo in presa diretta con le telecamere e con i notes, che si scontra con una professione ripiegata sempre più sul desk per esigenze economiche, di contenimento dei costi. “Oggi si può fare la cronaca del mondo stando fermi in redazione con tutto quello che ne consegue in termini di superficialità, fretta e approssimazione”. Producendo un giornalismo cartaceo e televisivo ridotto a terminale delle voci e delle notizie che invadono il mondo da ogni parte. Un giornalismo “seduto” in redazione, impossibilitato a verificare l’autenticità, la rilevanza, la scala di valori delle news che arrivano ininterrottamente, senza soluzione di continuità. Dove tutto - e quindi niente - è informazione. Situazione che sembra condannare “all’irrilevanza” i giornalisti. Soprattutto dopo che pure i politici - in Ticino il ministro Paolo Beltraminelli docet - hanno cominciato a comunicare direttamente con i cittadini via facebook. O con papa Il bravo giornalista è colui che va in giro per il cantone, per la Svizzera e per il mondo, che vede e racconta Francesco che telefona direttamente a casa. Con il presidente Usa Obama che è seguito da 41 milioni di persone su twitter. Fenomeno che evidenzia come la rete stia sempre più prendendo il posto dei media tradizionali: tv, radio giornali. “Dobbiamo prendere atto che non siamo più i detentori primi della notizia e che non siamo più i primi destinatari. Questo è chiaro - osserva Canetta - . Anzi siamo saltati, spesso e volentieri, dai politici che cercano un rapporto diretto con il pubblico perché ciò rende in termini elettorali, di immagine”. Un esempio recente è quello di Matteo Renzi, il primo ministro italiano, che twitta all’esterno durante l’incontro con il presidente Giorgio Napolitano. “Siamo scavalcati o peggio usati quando siamo oggetto di confidenze che non sono state annunciate su facebook. Ma proprio qui rientra in ballo l’importanza del nostro mestiere. La capacità di chiederci ‘cui prodest’, a chi giova quell’informazione, quell’indiscrezione, quella notizia”. Proprio in queste circostanze, secondo Canetta, si evidenzia l’importanza del ruolo di mediazione del giornalismo. “L’importanza cioè di avere professionisti che conoscono le cose, che hanno il background necessario per collegare i particolari, capire la realtà e fornire al pubblico tutti gli elementi per costruirsi pareri e opinioni. Per permettere ancora di farsi un’idea. Questo è il nostro ruolo, che avrà un futuro se lo faremo bene”. Una tv in cammino quella prospettata da Canetta. Non sarà, dunque, twitter, l’informazione, la notizia in 140 caratteri, il sostituto del giornalismo. Almeno per ora. “A parte che il fenomeno è ancora tutto da capire, da studiare - aggiunge Canetta -, io vedo che twitter mescola fatti privati, come quello del compleanno di un figlio, a notizie di rilievo mondiale come l’uccisione di Osama Bin Laden”. La notizia, ancor prima di essere divulgata dalle tv del mondo, apparve sul social media segnalata casualmente da un pakistano che aveva assistito all’assalto degli americani. “Ricordo questo per dire che twitter è certo una fonte, importante fin che si vuole, ma soltanto una fonte: non saranno mai 140 caratteri che sapranno spiegare il perché delle cose. Trovo più interessante invece che twitter permetta di linkare articoli, notizie, filmati e di segnalarli ad altri proprio perché ritenuti interessanti. E qui che rientra in ballo la nostra capacità di mediazione, di interpretazione, di valutazione. Il nostro mestiere”. c.m. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA GastroTicino piange la scomparsa di Enrico Balestra una delle colonne portanti nella storia della federazione “Addio Enrico, un esempio per tutti gli esercenti” Ci mancherà la sua signorilità, competenza, passione, volontà e uno spirito d’iniziativa che gli permise di essere uno dei fautori, assieme all’allora presidente Basilio Pedrini, della sede di quella che oggi è GastroTicino. Enrico Balestra ci ha lasciati a fine febbraio, dopo una lunga carriera che lo ha visto raggiungere i livelli più alti della Federazione esercenti e albergatori. Enrico Balestra nacque a Gerra Gambarogno il 9 giugno 1920 e dopo le scuole dell’obbligo partì per Friborgo dove svolse l’apprendistato di cuoco all’Hotel des Corporations, superando COMPETENZA E PASSIONE Enrico Balestra fu già direttore della Scuola esercenti, vice presidente cantonale e membro onorario di GastroTicino gli esami a pieni voti. Tornato in Ticino lavorò a Bellinzona e in seguito di nuovo oltre S. Gottardo, in famosi alberghi sul Lemano. Dopo la guerra mondiale, che vide Balestra impegnato nella sussistenza, diresse l’albergo ristorante Casa del Popolo a Bellinzona, rilevando poi nel 1954, con l’aiuto della moglie Odette, il ristorante con alloggio Maxim a Lugano. Poi la svolta, con l’impegno alla Scuola esercenti, dapprima per sostituire l’insegnante di cucina e poi come direttore dei corsi. Sotto la spinta di Basilio Pedrini, fu costruita in Via Gemmo una sede fissa dove insediare il segretariato e la scuola; ciò che mise fine ai corsi itineranti che si tenevano a Locarno, Bellinzona e Lugano. Grazie al dinamismo di Enrico Balestra, il centro diventò il cuore pulsante della formazione e della vita degli esercenti. Al termine della sua lunga attività, Enrico Balestra fu nominato membro onorario di GastroTicino. Federazione che per lui rimase uno dei suoi grandi amori. Fino a quando la salute glielo ha permesso, infatti, Enrico ha portato il suo affettuoso saluto quotidiano in Via Gemmo. Un saluto che ci mancherà. Ai familiari e agli amici giungano le più sincere condoglianze da parte di GastroTicino. Saporinlibertà Sino al 30 marzo la terza edizione della rassegna che valorizza i sapori del territorio: gastronomia, cultura e tradizione La terza edizione di Saporinlibertà è “scattata” carica di aspettative e con la voglia di bissare il successo dello scorso anno quando furono serviti quasi 9mila piatti. La rassegna del territorio fortemente voluta da GastroLugano e organizzata da Nexus Design, studio di comunicazione, immagine e design di Manno, raccoglie infatti 27 ristoratori, 26 del Luganese e 1 del Mendrisiotto (ospite straordinario) che sino al 30 marzo proporranno gli speciali menu del territorio. Tutti i menu proposti durante la rassegna - presentata alla stampa di recente alla presenza di numerose autorità (vedi rubrica GastroNews a lato) - sono confezionati con prodotti locali e accuratamente preparati per sorprendere il cliente. Alcuni chef propongono la tradizione regionale rispettando le ricette originali, altri hanno pensato a una rivisitazione creativa di ricette antiche. Menu e piatti che sono la dimostrazione ulteriore di come con i prodotti ticinesi sia possibile cucinare veri e propri manicaretti. I 27 ristoratori quest’anno propongono sta edizione - arricchita da belle fotografie del piatto presentato - è stata realizzata con l’aiuto di Ticinowine e Ticino a Tavola, e completata con gli abbinamenti enologici curati da Simone Ragusa, vicesommelier svizzero 2012 (membro Assp). Un particolare ringraziamento per il loro sostegno e per la loro partecipazione va agli sponsor, senza i quali non si potrebbe gestire con la dovuta forza questa manifestazione: Cantina Sociale Mendrisio, Ail Aziende Industriali Città di Lugano, Feldschlösschen Bibite Sa, Ipergros Sa, Six Management Sa, Cerutti Caffè, Prodega Growa Transgourmet, Lugano c’entro/Sitab e Caffè Chicco d’Oro. Un sentito ringraziamento va infine a Ticino a Tavola e al Centro di Competenza Agroalimentare che promuove il progetto di valorizzazione dei prodotti agroalimentari ticinesi; alla Città di Lugano, attraverso il suo Dicastero del Turismo e all’Ente turistico del Luganese. Ulteriori informazioni su saporinliberta.ch. a.p. stuzzica i Luganesi Per iPhone più di 120 piatti diversi. Una prova, quella degli chef, che dimostra la grande professionalità e creatività della nostra ristorazione, capace sempre più di cogliere i segnali che il pubblico invia e di adattare le sue proposte ai nuovi tempi moderni, senza mai dimenticare la forza delLa simpatica la tradizione che privilegia genuinità, sapore e semplicità. farfalla propone oltre Anche quest’anno il pubblico potrà al sito, un ricevere in omaggio, a ogni incontro con i ristoratori di Saporinliberricettario e le App per tà, il simpatico “Ricettario” che smartphone raccoglie le ricette degli chef. Que- Per Android Ecco i 27 ristoranti protagonisti, tutti pronti a deliziarvi con le loro eccezionali, genuine e appetitose proposte: 1. Grotto Piccolo Vigneto, Albonago 2. Albergo Ristorante Colibrì, Aldesago 3. Osteria Carletti, Bedano 4. Ristorante Giardino, Bombinasco 5. Ristorante Svizzero, Capolago 6. Ristorante Arcobaleno, Caslano 7. Il Canvetto di Silvio Galizzi, Castelrotto 8. Grotto Ticinese, Cureglia 9. Osteria Grütli, Cureglia 10. Ristorante Incontro, Grancia 11. Osteria del Reno, Gravesano 12. Ristorante Grotto Serta, Lamone 13. Rist. La Rupe di San Zeno, Lamone 14. Antica Osteria del Porto, Lugano 15. Hotel Villa Sassa, Lugano 16. Hotel Lido Seegarten, Lugano 17. Il Salumaio di Montenapoleone, Lugano 18. Ristorante Olimpia, Lugano 19. Sass Cafè Vineria, Lugano 20. Osteria Lugano, Morcote 21. Pensione Belcantone, Novaggio 22. Hotel Parco Paradiso, Paradiso 23. Ristorante Capo San Martino, Paradiso 24. Ristorante Club ‘41, Porza 25. La Locanda di Emilio, Pregassona 26. Grotto Madonnone, Purasca 27. Ristorante La Sorgente, Vico Morcote Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews QR-Code Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QRcode e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > Gli interventi delle autorità alla conferenza stampa di Saporinlibertà > Cena con delitto al Ristorante NOCA presenta: SCEF 045 WEB MARKETING LOCALIZZATO (NUOVO) Obiettivi imparare come ottimizzare la presenza online del proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per fidelizzare la propria clientela e incrementare le prenotazioni. Insegnante Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch) Data e orario 12 marzo 2014, 9.00-13.00 Costo Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci MARCHIO DI QUALITÀ – QUALITY COACH - LIVELLO 1 Obiettivi conoscere i principi di base del Quality Management, acquisire il metodo di lavoro che serve per l’ottenimento del Marchio di qualità Livello I, saper mettere in pratica gli strumenti per il miglioramento qualitativo del servizio e dell’accoglienza. Data e orario 12 marzo 2014 (GastroTicino), 8.30-18.30 Costo Chf 540.00 membri di una delle organizzazioni promotrici / Chf 675.00 non membri di una delle organizzazioni promotrici - la tassa comprende la documentazione, le pause-caffè e il pranzo. IL PERSONALE E I COLLOQUI GastroDiritto Gustosa proposta di Ticino a Tavola per i ristoranti A Pasqua il capretto nero di Verzasca Licenziamenti, niente inganni scita e la veloce crescita che in poche settimane li porta a 12-15 kg. Presentano un’ottima carnosità e la loro carne è molto saporita. L’alimentazione è basata principalmente sul latte materno al quale si aggiunge un po’ di fieno lasciato a libera disposizione, come voluto dalla legge sulla protezione degli animali. Per ottenere tutte le informazioni sui capretti neri di Verzasca e per le ordinazioni (chi parteciperà sarà pubblicizzato sui media), telefonare al più presto all’Unione Contadini Ticinesi (091 851 90 90). Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo Dopo il successo dell’anno scorso, anche per questa Pasqua stiamo chiedendo agli allevatori ticinesi di proporre agli esercenti capretti nostrani di “nera verzaschese” che hanno caratteristiche particolari e molto apprezzate dai buongustai. I capretti di Nera di Verzasca, unica razza autoctona, si distinguono da quelli delle altre razze per il maggior peso alla na- oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris Un dipendente chiede all’esercente di licenziarlo perché ha voglia di fare un poco di pausa. Se si licenziasse lui la disoccupazione gli sospenderebbe delle indennità. Di qui la richiesta di “favore”. Tralasciamo ogni pensiero sulla scarsa correttezza dimostrata da questo collaboratore. Se l’esercente avesse accettato questa richiesta, avrebbe rischiato delle sanzioni a sua volta per avere contribuito al tentativo di truffare l’assicurazione contro la disoccupazione. E oltre alla sanzione avrebbe rischiato di dovere restituire alla Cassa disoccupazione quello che l’ex-dipendente aveva ricevuto (al lordo). Simili giochetti non rendono. Oltremodo, sotto un profilo giuridico, la disdetta comporta una situazione e conseguenze assai diverse, a dipendenza della parte che l’ha inoltrata. Meglio rendersi conto allora che un favore illecito può costare migliaia di franchi e produrre qualche noia. GT07022014 Vendesi Osteria Tipica della Valle Riviera Ideale per conduzione familiare 60 posti in totale (int. est.) Affitto Osteria CHF 1500.-- più spese (compreso un appartamento 4.5) Prezzo del ritiro inventario non trattabile CHF 38'000.--. Solo seri interessati e solvibili. Scrivere a cifra. GT26022014 Affittasi grotto in media Leventina immerso nel verde. Ideale per conduzione famigliare. Solo seri interessati e solvibili scrivere a cifra. GT03032014 Cedesi ristorante pizzeria con alloggio in valle di Blenio. Ottima cifra d'affari, CHF 235'000.-- trattabili. Interessati Tel. 079 855 64 45. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Obiettivi migliorare la tecnica per condurre colloqui di assunzione, di qualifica e di licenziamento. Insegnante Patrizia Ronconi, specialista del personale, formatrice per adulti Data e orario 14 marzo 2014, 8.30-17.00 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci HAPPY HOUR E APERITIVI DI TENDENZA (NUOVO) Obiettivi saper organizzare un happy hour, essere in grado di gestire la parte finanziaria e promozionale dell’offerta dell’aperitivo, saper creare nuovi aperitivi alcolici e analcolici, acquisire nuove tecniche di lavoro, di servizio e di vendita dell’aperitivo, conoscere nuovi materiali e attrezzature per l’esposizione del buffet. Insegnante Davide Giglio, esercente, barman Data e orario 17 marzo 2014, 17.30-21.30 Costo Chf 90.00 soci / Chf 140.00 non soci MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO) Obiettivi saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere in grado di procedere alla porzionatura, conoscere i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l’allestimento di un buffet di aperitivi. Insegnante Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato Data e orario 17 marzo 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci IL CAFFÈ 9 marzo 2014 45 tra virgolette I soldi Il denaro digitale IL BITCOIN Chi lo ha inventato Le origini Satoshi Nakamoto, secondo alcuni un’identità fittizia creata da Nick Szabo, ideatore del Bitgold Formalizzata in un documento del 2008, la moneta elettronica è “entrata in vigore” l’anno successivo È la sintesi di due proposte fatte in precedenza: I b-money del programmatore Wei Dai Il Bitgold di Nick Szabo, ex professore della George Washington University Come è fatto Il Bitcoin è proposto in portafogli virtuali personali, protetti da un codice alfanumerico di circa 33 caratteri A cosa serve Comprare beni e servizi presso gli esercizi che lo accettano I negozi che li usano nel mondo 1.208 1.225 Nordamerica Europa Vendere o regalare ad altri che fanno parte della rete 98 Asia 133 24 Sudamerica Africa Cambiare con valuta reale o tenere come bene speculativo 136 Valore attuale 979,50 dollari Oceania C’ è chi l’ha definita una moda passeggera o una fantasiosa trovata. Alcuni, invece, hanno fiutato l’affare e colto l’occasione al volo. Altri sono corsi ai ripari cercando di ostacolarne la diffusione. Certo è che il Bitcoin non è passato inosservato. Soprattutto grazie alla cronaca degli ultimi gioni, dato che Mt. Gox, una delle principali piattaforme al mondo per lo scambio di bitcoin, si è dileguata nel nulla e con essa il suo fondatore e i 744 mila “pezzi” depositati di moneta virtuale. Equivalenti a ben 100 milioni di dollari reali. Qualche giorno dopo ha chiuso pure Flexcoin, altra “banca” specializzata in bitcoin, sollevando così un’ondata di sfiducia. Questa moneta elettronica, creata nel 2009 da un hacker anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, una figura in bilico tra il benefattore e il pirata, è pure “tintinnata” nella cassa di un negozio di Ginevra: la crêperie des Pâsquis, grazie all’idea di un intraprendente direttore, ma non senza i mugugni di qualche politico (vedi a lato). Il bitcoin può essere utilizzato per acquistare beni reali, dai software alle automobili, ma si differenzia dalla moneta normale per il fatto che non è emessa da una banca o da un’autorità centrale. Significa che chi se ne serve può farlo direttamente, in qualunque Paese del mondo, senza passare attraverso intermediari. Prima di essere usati i, i bitcoin vanno naturalmente comprati. Basta scaricare l’app gratuita, che permette di creare un portafoglio virtuale. Il prezzo d'acquisto varia, dipende dalle oscillazioni della moneta in rete e i bitcoin si accumulano in un portafoglio digitale che funziona come un account di un qualsiasi conto in banca. Ciascun portafoglio è dotato di codici segreti che renderanno ogni transazione anonima. In parole povere: nessuno saprà cosa comprate ma, una volta spesi, i vostri soldi È un’autentica moneta fondata sulla... sfiducia Il successo del bitcoin allarma governi e Banche centrali spariranno. Per trasferirli basta un clic e si possono acquistare tutti quei beni e quei servizi il cui prezzo è espresso anche in bitmonete. LANOVITÀ In America i bitcoin si usano per pagare le lezioni di chitarra, il dentista e gli alberghi, mentre in Italia otto aziende pioniere accettano qusta valuta elettronica. Nella Svizzera romanda sarebbero già una dozzina gli esercizi commerciali che hanno strizzato l’occhio alla moneta digitale. Il Ticino, per ora, pare rimasto fuori da questo circuito monetario alternativo. Ma quanto vale un bitcoin? Domanda da un milione di bit-monete. Seguendo un sistema mate- Una crêperie ginevrina accetta gli e-soldi, ma il sistema suscita le perplessità di qualche politico “La nostra clientela è ‘geek’ e ama le nuove tecnologie” D a un paio di mesi la Crêperie des Pâsquis di Ginevra accetta i bitcoin. Non sarebbe l’unica nella Svizzera romanda, almeno una dozzina i negozi che utilizzano la discussa moneta virtuale. Convinti che diventerà il sistema di pagamento del futuro. “Siamo certi che prima o poi convincerà tutti, anche perché è un ottimo modo per attirare tutti i ‘geek’, ovvero gli amanti delle nuove tecnologie - spiega Franck Chabanol, responsabile della crêperie che ha avuto l’idea di fare questo salto nella rete -. Per noi si tratta di un’interessante, e innovativa, forma di marketing”. Ma come si fa a pagare una crêpe e una cioccolata calda in bitcoin? Facile come bere un bicchier d’acqua, assicura Chabanol. “Il sistema di server della cassa dispone di un codice a barre che contiene tutte le informazioni sull’importo da paga- l’altro “denaro” CAROLINA CENNI re e il destinatario - spiega -. Il cliente deve solo eseguire la scansione con il proprio smartphone e convalidare la transazione. Et voilà!”. Certo, difficile dire quanto costa una crêpe suzette o una cioccolata, dato che il valore dei bitcoin varia di minuto in minuto, ma alla giovane clientela della crêperie non interessa. Quello è, per ora, l’unico posto in tutta Ginevra dove la moneta virtuale diventa finalmente reale, tangibile. Qualcosa che può essere utilizzato realmente per pagare un bene. “L’età media dei nostri clienti è di trentacinque anni - nota Chabanol -. A loro piace fare parte di una comunità che promuove un sistema rivoluzionario”. Tutti concordi? Non proprio. Ad esempio, per il consigliere nazionale socialista Jean Christophe Schwaab non sarebbe legale e ha chiesto a Berna di valutarne i rischi. RIPPLE LITECOIN FEATHERCOIN MINTCHIP PEERCOIN Lanciata nel 2012 da OpenCoin. Si tratta sia di una valuta che di un sistema di pagamento accettato. La componente valutaria è l’Xrp, che ha un fondamento matematico. Progettata per l’elaborazione di transazioni più piccole, ma in modo più veloce. Può essere comprata e negoziata usando un normale computer desktop. Nata ad aprile 2013, come clone di Litecoin, è la più recente. Utilizza scrypt come sistema per scoraggiare gli abusi di servizio. Attualmente ha un valore di 1,03 miliardi di dollari. Si tratta della creazione di un istituto governativo, la Royal Canadian Mint. È sostenuta dal dollaro canadese. È una smart card che contiene un valore in formato elettronico. È la prima valuta alternativa basata sulla combinazione di due differenti protocolli di sicurezza. Ad ora è la terza criptovaluta con un valore di 8,2 miliardi di dollari. matico un po’ contorto il valore è ancorato alla potenza di calcolo necessaria per processarne le transazioni. Quando è nato valeva tra 20 e 30 centesimi di dollaro, attualmente è quotato a 979, 50 dollari! Chi ha scommesso su queste bit-monete quando gli estimatori di questo nuovo sistema si potevano ancora contare sulle dita di sole due mani, oggi sorride. La crescita esponenziale del loro valore, li ha resi, infatti, tutti milionari in tempi rapidissimi e, soprattutto, senza fatica. Richard Branson, imprenditore britannico fondatore di Virgin Group, ci crede al punto che la sua Virgin Galactic, linea aerea commerciale nata per i viaggi nello spazio, ha già accettato i primi pagamenti. I gemelli Winklevoss, famosi per aver citato in giudizio Mark Zuckerberg per 140 milioni di dollari per la pater- Basta scaricar l’App gratuita, che permette di creare un portafoglio tutto virtuale nità di Facebook, da tempo puntano su questa novità; difatti con la loro Winklevoss Capital hanno iniziato a trattare i bitcoin quando il loro valore non superava i 9 dollari. Ma cosa succederà se i forzieri di bitcoin verranno presi d'assalto da aspiranti bit-milionari? La singolare valuta sta infatti allarmando Cia, altri servizi segreti e le banche centrali, come l’autorità bancaria europea e la Banca nazionale cinese. Il ministero delle Finanze tedesco condivide questi timori e la Norvegia ha deciso di non considerarli come moneta e di tassarli quale strumento finanziario. Ma il senato Usa ha certificato: i bitcoin sono una legittima alternativa di pagamento. Rappresentano una delle più importanti innovazioni tecniche ed economiche del nostro tempo. [email protected] Q@simplypeperosa IL CAFFÈ 9 marzo 2014 46 virgolette liincontriladomenica tra Elisabetta Sgarbi La donna dei libri “Seguo le mie passioni da appassionata” ALESSANDRA COMAZZI E lisabetta Sgarbi è direttore editoriale della Bompiani, gira film e documentari, ha fondato la Milanesiana, laboratorio di eccellenza di letteratura, cinema, musica, arte, scienza, filosofia. Porta benissimo i suoi 57 anni. Il suo progetto è quello di far incrociare saperi e arti diverse, un po’ come fa lei, che si può a buon diritto considerare un bell’esempio di eclettismo. Almeno così appare. Lei che parteciperà pure, in prima persona, a “Masterpiece”, il primo talent al mondo dedicato agli autori di romanzi. In palio, la pubblicazione del romanzo vincitore presso Bompiani, la sua casa editrice, in ben 100 mila copie, che visti i tempi sono decisamente un numero elevato. Senza dimenticare che Elisabetta Sgarbi è sorella di Vittorio. Chissà come si descrive questa intellettuale eclettica. Nel nostro incontro si racconta così: “Mi sentirei di definirmi una ‘imbellettuale’, come avrebbe tradotto l’amico scrittore Antonio Cibotto, più che intellettuale. Eclettica, non so. Sono una appassionata e seguo le mie passioni. Nel cinema coinvolgo la mia attività di editore, in cui si riversa - proprio nella ricerca di autori e titoli - la mia passione per il cinema, e considero La Milanesiana un live di tutto ciò, che dura due, tre settimane. E poi molto altro, che seguo sottotraccia”. La partecipazione personale a “Masterpiece” fa presagire l’intenzione dell’editore di esplorare da vicino le potenzialità offerte dai romanzi da pubblicare. “Io sarò presente all'ultima parte di ciascuna puntata della seconda serie del programma, in cui si svolgerà la competizione effettiva tra gli aspiranti scrittori - precisa -. Non sono uno dei giudici, ma devo esprimermi sul valore degli elaborati scritti in rapporto al romanzo che dovrò pubblicare. È giusto che l’editore, dal momento che pubblicherà il romanzo che risulterà vincitore, si metta in gioco e dia il suo contributo. Ogni gara ha il suo premio. Non mi spaventa l’idea di pubblicare il romanzo vincitore e non mi spaventa il fatto che venga dalla televisione”. La trasmissione è un grande amplificatore, osserva, ma ai romanzi tutti i concorrenti lavorano chissà da quanto tempo, e con quali storie e motivazioni alle spalle: “Poi, prima dell'inizio di ‘Masterpiece’, c’era già stata una ampia scrematura, partita da circa 4000 manoscritti inviati. La trasmissione televisiva è una occasione di selezione diversa, più roboante. Ma lo ‘scouting’, la ricerca di autori inediti, anche la ricerca di piste nuove sono una parte della vita dell’editore”. Dopo la prima fase della trasmissione, Sgarbi sostiene di aver avuto delle perplessità, e le ha ancora. “Secondo il mio parere, condiviso anche dallo scrittore Andrea De Carlo, mancava un amalga- ma tra la specificità del tema trattato - la scrittura, e in particolar modo i romanzi - con la forma del ‘talent show’. La produzione ha guardato più alla forma, al contenitore ‘talent’, prestando meno attenzione al fatto che la materia che stavano trattando aveva caratteristiche molto particolari. Confido però che nella seconda parte si entri nel vivo della scrittura di un romanzo e del lavoro di editing che lo accompagna”. Sgarbi è il direttore editoriale di una grande, blasonata azienda, che deve cercare e trovare talenti. Per raggiungere questa meta, tutto può servire, anche una trasmissione della tv. “Intanto non la chiamerei azienda, ma ‘ancora’ una casa editrice, che pure vive all'interno di una azienda editoriale molto ampia e complessa- dice-. Per questo motivo il mio lavoro vuol dire continuare a fare l’editore, trovare e far crescere autori, e naturalmente far quadrare i conti. Da dove e come questi scrittori provengano costituisce una casistica amplissima, pressoché aperta e infinita. Certo, può contribuire anche la televisione, che è oramai parte integrante della nostra vita di editori”. La televisione è spesso considerata “cattiva maestra”, come disse IL FRATELLO VITTORIO Ingombrante è una parola che non gli si addice. Magari è dilagante, esondante, fluviale. Ma sempre sorprendente. Facciamo vite parallele, ci seguiamo, spesso ci si incrocia Fotogramma GLI SCRITTORI È facile credere in un autore quando l’autore va bene. Bisogna crederci anche quando le cose non vanno bene. Nell’editoria perseverare negli errori è la cosa giusta Karl Popper, eppure può ospitare anche cose belle. Lo dimostrano proprio alcuni lavori della Sgarbi-regista, come il suo recente “Quiproquo”, presentato al Festival del cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, e poi trasmesso dalla Rai. “Da quando Popper ha scritto della televisione la tivu stessa è invecchiata, sono subentrate forme di comunicazione estremamente più efficaci. Ma anche se questo non fosse successo, la sua è una tesi molto generale che non mi ha mai persuaso. Come non pensare ai piccoli grandi capolavori che ha ospitato e che ancora trasmette la televisione, e penso a ‘Fuoriorario’, a ‘Blob’, alla nuova Rai5, ad alcuni canali tematici. La tivu permette la sopravvivenza di molto cinema che, altrimenti, non esisterebbe. Come ogni ‘forma’, tuttavia, rischia di adagiarsi su se stessa, rimanere prigioniera di se stessa. ‘Quiproquo’ è un viaggio alla ricerca delle ramificazioni di un termine: avanguardia. Rai 5, in occasione della giornata del ricordo, ha trasmesso due miei film dedicati a Trieste, ‘Trieste la contesa’ e ‘Il viaggio della signorina Vila’. Sono due lavori in cui l'intreccio tra la mia attività editoriale e la mia passione per il cinema è, secondo me, molto presente”. Tornando alla Milanesiana, a questa rassegna “laboratorio delle eccellenze”, come è definita sul sito di Elisabetta Sgarbi, ecco di nuovo la parola laboratorio. Lei ci creda molto, nella necessità non solo di trovare talenti, ma poi di non abbandonarli, anzi di coltivarli e valorizzarli: “Si può sbagliare, ma l’editoria è uno di quei luoghi in cui, spesso, perseverare negli ‘errori’ è la cosa giusta da fare. È facile credere in un autore quando l’autore va bene. Bisogna crederci anche quando le cose non vanno bene. A volte la situazione contingente non lo permette, a volte l’autore stesso non lo permette. Ma in linea di principio credere nel proprio istinto è una legge non scritta. La Milanesiana, essendo svincolata da condizionamenti esterni, è un luogo di assoluta libertà. E quindi di ricerca. E spero si avverta”. Tra i suoi progetti non nasconde di avere un itinerario privilegiato che porta diritto alla Svizzera, al Ticino. “Mi muovo spesso tra Locarno, Lugano, Mendrisio, cui mi legano amicizie e naturalmente il Festival del cinema. Una mia aspirazione è gettare un ponte, che non sarebbe neppure troppo difficile da edificare, tra La Milanesiana e alcune realtà culturali svizzere. È una apertura verso il nord Europa che penso potrebbe essere fruttuosa”. Resta solo da scoprire se il fratello Vittorio, critico e storico dell’arte, molto conosciuto per le sue polemiche divampate proprio in tv, sia un fratello ingombrante: “Facciamo vite parallele, ci seguiamo, spesso ci si incrocia. Ingombrante è una parola che non gli si addice. Magari dilagante, esondante, fluviale. Ma sempre sorprendente”. IL CAFFÈ 9 marzo 2014 leopinioni Mi ero riproposto di intervenire il meno possibile in questa rubrica con argomenti di politica, perché il mio discorso di un Ticino che si chiude eccessivamente su se stesso mi sembrava ripetitivo. Ho preferito optare per un approccio propositivo dando voce a coloro che appartengono a quella parte del Paese che dimostra quotidianamente la sua apertura verso il mondo. Ma di fronte a quanto sta accadendo dopo il voto del 9 febbraio non posso non intervenire a sostegno di quei politici – purtroppo pochi – che sembrano non aver perso la testa, come il ministro Laura Sadis (vedi l’intervista di settimana scorsa su questo giornale) o l’ex consigliere di Stato Pietro Martinelli. Stiamo assistendo a un’isteria di massa contro gli stranieri e in particolare contro i frontalieri. Gente che lavora onestamente e che ha contribuito e contribui- FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO sce a far progredire la nostra economia. Quando il mattino mi reco in ufficio e incontro quei pochi che lavorano nella mia azienda (5 su un totale di 48, contrariamente a quanto qualcuno sostiene) devo ammettere che provo un senso di vergogna per la campagna denigratoria a cui sono sottoposti. In Ticino si sta creando un clima irrespirabile. E non mi meraviglierei se qualche fanatico passasse alle vie di fatto. Se questo avverrà, chi sarà il vero responsabile? Ogni proposta politica volta a colpire gli odiati vicini di casa sembra trovare ospitalità nelle sfere più alte non solo di quei partiti populisti che hanno promosso l’iniziativa popolare e sono stati premiati dal popolo, ma anche di quelli storici. virgolette Plrt e Ppd in particolare sembrano preoccupati a rincorrere i loro colleghi di Lega, Udc e Verdi per proporre misure che piacciano al popolo. Eh già, tra un anno si vota e non si deve correre il rischio di lasciare il campo agli avversari. Ma quella di scimmiottarli scivolando sul terreno populista è la strategia giusta? Credo di no. Il Paese si sta spaccando in due: chi fa la politica di pancia e chi invece continua a credere nella razionalità. Compito dei partiti storici è di seguire questa seconda via e di sma- scherare le frottole sempliciste su cui si fonda il successo del populismo. Se questo discorso non lo fanno soprattutto i liberali, chi lo può fare? I problemi della società sono complessi – le conseguenze del voto del 9 febbraio sono lì a dimostrarlo –, non possono essere semplificati a livello di bar. Le soluzioni vanno cercate all’interno delle istituzioni, tenendo conto delle leggi, cantonali, federali, ma anche internazionali. I partiti seri devono fare questo, a costo di perdere temporaneamente simpatie. Sgomenta sentir dire che dobbiamo mostrare i muscoli a Berna, salvo poi arrabbiarsi quando altri Paesi li mostrano alla Svizzera, come stanno facendo gli Stati Uniti per l’evasione fiscale. La politica deve tornare a essere una cosa seria. Non può continuare a vincere chi ha la battuta più pronta dell’avversario. Andando avanti così finiremo per romperci la testa. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS LIDO CONTEMORI Quei Pluto miliardari padroni del mondo RENATO MARTINONI Rottamiamo l’italiano e impariamo il cinese Caro Diario, è arrivata anche stavolta, ora possiamo tirare un sospiro di sollievo: dopo il medagliere di Sochi, abbiamo anche la classifica dei più ricchi al mondo. E così sappiamo che i miliardari - il computo è fatto in dollari - sono 1.645, di cui 268 new entry, perfino con un record rosa, 42 donne (una regina ogni 39,1 re). Siamo in presenza di una “legion d’oro“. Per il 2014 i giochi sono fatti: lo scettro è tornato nelle mani del cofondatore di Microsoft, Bill Gates. Secondo la rivista “Forbes“, siede su una montagna d’oro: 76 miliardi contro i 67 del 2013. Alle sue spalle il detronizzato magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Slim, sovrano di questi ultimi 4 anni, con 72 miliardi. Poi viene lo spagnolo Amancio Ortega, patron dell’impero Zara, con 64. Medaglia di legno Warren Buffett, staccato a 58,2. Marck Zuckeberg ha fatto un balzo da 15,2 a 28,5 miliardi e ha solo 29 anni, chissà dove arriverà. DOMANDA d’obbligo: ma sarà proprio da invidiare questa moltitudine di satrapi della finanza, che moltiplicano i talenti anche in tempi di conclamata crisi globale? “C’è chi è convinto che la ricchezza è bella anche se morta, e chi invece è certo che la ricchezza è morta anche se bella“, ha scritto Leonardo Sciascia. La ricchezza, sogno per molti, forse per tutti, non è un bene né un male in assoluto. Certo è che l’ossessione per la crescita dei patrimoni toglie il respiro alla vita e alle stagioni, priva dei tesori più grandi come l’amore, l’amicizia, i sentimenti, l’attenzione all’uomo e alla natura. Nella vita possiamo anche avere pacchi di banconote, che assicurano fama, visibilità, prestigio, ma essere infelici. Il prezzo della ricchezza finalizzata solo alla crescita è la perdita della libertà più vera, quella di essere se stessi, di costruire relazioni, di capitalizzare gli incontri per “essere“ e non solo per “avere“. LA LOGICA del possedere non guarda in faccia a nessuno, tanto meno all’Uomo: prima di tutto viene l’affare nell’unica prospettiva del capitale, dell’accumulo, dell’utilitarismo e del consumismo. Vediamo bene in questa società liquida come si sfaldino la politica, le idee e gli ideali, la solidarietà, la saldezza etica. Viaggiano così le flotte dei moderni Pluto, piccoli dei, isolati nelle loro nicchie dorate, ciechi sulla povertà, quando più di un quinto dell’umanità soffre la fame. PROPRIO in questi giorni Papa Francesco ha detto che la globalizzazione finanziaria produce un pensiero unico e debole: “Al centro non vi è più la persona umana, ma solo il denaro“. Quando un sistema mette in cima a tutto il capitale e non l’uomo, non c’è più posto purtroppo per gli altri valori. Potrà sembrare una battuta infelice: ma non è troppo un male se di tanto in tanto qualche cantone decide di mettere alla porta la lingua italiana. O per meglio dire: non è un male assoluto. Perché serve almeno a rompere il silenzio della cronaca. Così, mentre l’italiano torna a sdraiarsi sul letto degli ammalati, i suoi paladini, denunciando le violenze subite, provvedono a ricordarne le disavventure. Anche se dobbiamo essere franchi: con noi prima ancora che con gli altri. È una strada in salita, tutti lo sanno, quella della nostra lingua. Tuttavia, non bisogna mollare e vanno salutate con rispetto quelle iniziative, come il “Forum per l’italiano in Svizzera”, che si impegnano nel perorare la causa dell’idioma di Dante. È giusto pretendere per esempio che l’italiano abbia il suo posto, tanto a Ginevra che a Zurigo, come lingua di maturità. Ma un conto è il rispetto delle leggi e un conto, ahimè si sa, è la loro applicazione. C’è anche chi dice, stanco oramai di una disattenzione che a volte può sembrare provocatoria: occorrerebbe usare la legge del taglione. Voi germanofoni imparate l’inglese e il francese? E voi francofoni studiate il tedesco e l’inglese? E allora noialtri italofoni facciamo lo stesso. Anzi, dato che ci siamo, lasciamo nel cassetto le due più importanti lingue nazionali e buona notte alla bella favola della “Willensnation”. A nulla serve il principio secondo cui, accanto all’inglese, ci deve essere almeno una lingua elvetica. Perché, al di là del San Gottardo, l’altra lingua nazionale sarà sempre il tedesco o il francese. Mai l’italiano. A poco giova pensare poi alle ripicche. Raramente Davide riesce a battere Golia. Anzi il più delle volte esce dalla lotta con le ossa rotte. Il fatto è che un conto sono i principi “confederali” e un altro la realtà e i suoi bisogni. Succede così che i tedeschi elvetici sanno lo Schwytzertütch (bene), il tedesco (abbastanza bene), l’inglese (discretamente) e il francese (piuttosto maluccio). Lo stesso o quasi vale per i romandi. Per noi italofoni che viviamo in Svizzera restano aperte alcune poche strade: la secessione, la rivolta armata, il piagnisteo, la via dell’esilio. La cosa che sorprende di più è che non si trova un solo svizzero di lingua tedesca o francese che non riconosca le buone ragioni degli italofoni. Ma poi alla prova dei fatti tutto si esaurisce in un imbarazzato silenzio. Prepariamoci allora al domani. E se l’inglese proprio non piace, impariamo lo spagnolo e il cinese. Saranno queste, dicono alcuni, con la parlata dello zio Sam, le uniche lingue che presto verranno usate nel mondo. Tutte le altre spariranno dalla faccia della Terra. Dopo di che potremo andare a Berna a chiacchierare senza alcun problema, magari in cinese, o in spagnolo, con gli amici confederati. Sempre ammesso che la Svizzera, e gli svizzeri, fra due o tre secoli, esistano ancora. Se c’è un allarme i nostri caccia ci dormono tranquillamente sopra DOMENICA PER PENSARE FRANCO LAZZAROTTO Ad un carissimo amico è riuscito giorni fa il colpaccio - oggi direbbero scoop - di entrare in possesso di una conversazione top secret che vi propongo, tra il (molto) serio e il (sempre terapeutico) faceto, quale spunto di riflessione domenicale e sulla quale si è giorni fa - proprio anche nel senso letterale del termine volutamente (?)…. sorvolato. È notte fonda quando un aereo con destinazione Roma viene dirottato da un copilota – sì, avete letto bene ! – da un copilota che, dopo aver chiuso fuori cabina il Comandante il quale nella Repubblica biaschese volerebbe unicamente per la compagnia SG (Super Güzz), chiede di poter atterrare a Ginevra per poi chiedere asilo ilcaffè tra Dopo la politica isterica si ritorni alla razionalità IL DIARIO Settimanale di attualità, politica, sport e cultura 47 politico. Ovviamente non vi è limite al peggio, ma il peggio appunto deve ancora arrivare. Subito allertate, le preposte istanze di crisi di Francia e Italia, Paesi sorvolati dal pericoloso “pirata” di cui si ignoravano vere intenzioni e strategie, fanno alzare in volo in pochi minuti i caccia delle rispettive aviazioni militari che, scortando l’aereo dirottato, lo obbligano a seguire una ben precisa rotta. Penso sia superfluo descrivervi il panico serpeggiante a bordo poiché in casi estremi ben si sa che fra le varie ipotesi d’intervento vi è pure quella di tristemente dover far saltare l’aereo, se lo stesso fosse puntato dal dirottatore su obiettivi definiti in gergo “sensibili”. Ovvio che Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi al momento di entrare su suolo elvetico sarebbe toccato ai “nostri” di prendere in consegna l’aeromobile. A più riprese si tenta, dunque, da parte francese e italiana di entrare in contatto con la base dei nostri caccia, ma nel pieno della notte s’ode unicamente uno squillo di manzonica tromba e una selezionata voce bernese declamante : “qui è la pase, attenti alle instruczioni : nostri pilotti tormire intenzo di notte per essere in piena forma psiccofisica di ciorno. Noi folare con caccia tigrato solo tra le otto zero zero e le diciaotto zero zero e poi doppiamo anche federe se ci piofe su avione perché se ruote fare cif-ciaf sul pisto non potere decolare. Se lei ancora bisognare, Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] telefonare alle zero otto zero zero quando nostri piloti lasciare cuscino e velivòli uscire da hangar (h molto aspirata). Per atesso, sogni toro (traduzione : d’oro).” Fortunatamente Rabadan non era ancora iniziato e allora qualcuno si è seriamente preoccupato di sapere come mai la nostra squadriglia speciale di sorveglianza di notte non vola. Lapidaria la politica risposta: misure di risparmio. Ma poche sere dopo, su tre canali italiani in perfetta sintonia fra loro, non si sono certo risparmiate, ripercorrendo con tanto di testimoni oculari i fatti, le tristi e pesantissime battute sulle nostre forze aeree e sulle nostre Autorità. Certo, da qual pulpito mi direte ! Ma mi sa che se RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 su quell’aereo ci fosse stato il figlio di qualche papavero confederato che conta, la musica dei reattori sarebbe di certo subito cambiata e la sveglia per i nostri bravi piloti sarebbe certamente suonata in anticipo. Purtroppo invece, fin quando sull’aereo dirottato siedono solo i miei o i vostri di figli….cadano pure ! Intanto, complice la crisi, ci si dorme sopra ! E - a scanso di equivoci - lo sta scrivendo un sempre orgoglioso “lasagnato” militare riservista che, pur con il cervello magari un tantino già ingripp(en)ato, desidererebbe tuttavia unicamente che ogni aurora del suo Paese fosse, senza incidenti e morti evitabili, sempre e ancora bionda! STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Il cellulare fa ancora “clic”, quando scatta una foto. La posta elettronica fa “swish”, quando manda una mail. Gli smartphone a richiesta squillano come i vecchi telefoni, con il suono che nei fumetti fa “ring ring”. Volendo, si può fare in modo che la modernissima tastiera del computer riproduca il rumore meccanico delle macchine per scrivere con i martelletti (a disposizione, per i nostalgici, anche il font da vecchio nastro consumato, con le p e le q sporche). Chi ha l’età, ricorda i toni e i sibili emessi dal modem che si collegava, o i rumoretti dei primi e rudimentali videogiochi. Alcuni sono artificialmente tenuti in vita, da congegni elettronici che non vogliono del tutto rompere i legami con il passato. Altri sono roba da museo. Hanno avuto l’idea Jan Derksen e L’album di tutti i vecchi suoni, quelli mai sentiti dai nostri figli CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO Daniel Chun, che ad Amburgo si occupano di design e produzione cinematografica. La passione per il modernariato spingeva finora a collezionare oggetti e arredi, nessuno si era occupato dei suoni. Lo fa il sito “Con- serve The Sound”, avviato nel marzo del 2013, sulla scia delle liste che su internet annunciavano: “Dieci rumori che vostro figlio non sentirà mai”. Tra questi, la cartina spiegazzata durante i viaggi in macchina (chi non ha un navigatore, ormai? ne esistono anche con il rantolo di Darth Vader in “Guerre Stellari”). Il telefono con la rotella per comporre i numeri. Il cubetto flash per le macchine fotografiche, che abbagliava e faceva gli occhi rossi. La sintonia manuale per i canali della televisione. Il registratore di cas- sa. Il giradischi che consentiva di impilare i vinili, finito un disco l’altro scendeva e si posizionava sotto la puntina. Il juke box. Gli americani ci mettono la loro caffettiera, quella che il caffé lo faceva colare goccia a goccia. Noi ci possiamo mettere il rumore della moka, spazzato via dalle capsule (il macinacaffè a manovella è stato invece sostituito dalle lattine sottovuoto, quando l’aria entra fa il suo bel “pfff”). Perfino l’iBook arancione della Apple, anno 1996, si accende con gran strepito, ri- spetto agli standard di oggi. Guardare le foto e cliccare sui suoni funziona come una madeleine per chi c’era e come una divertente viaggio nel tempo per chi non c’era. I curatori del museo fanno notare che la nostra epoca silenziosa è tale perchè il rumore viene delocalizzato, i server fanno un baccano infernale. E che, in certi casi, i meccanismi silenziosi comportano qualche rischio: le auto elettriche sono pericolose per il pedone distratto. C’è però un suono fastidioso e del tutto inutile, che vorremmo subito al museo, e invece tocca sentirlo spesso. Tutte le tastiere dei cellulari o dei tablet possono essere silenziate con una semplice mossa. Quindi fatelo, per favore, senza affliggere il prossimo ogni volta che decidete di mandare un sms. Domenica 9 marzo 2014 [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch La finestra sul cortile 26 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Diva, donna e infelice I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni A nima miaaaa, torna a casa tuaaa... La Rita amava tutto ciò che era Anni 80. Ma soprattutto i Cugini di campagna (anche se Anima mia aveva dieci anni di più) tanto d’aver chiamato il figlio Nick. Ma sì, come quello del gruppo con la voce acuta, da... “soprano”. Anima miaaaa, torna a casa tuaaa... Cantava tutto il santo giorno. Sbrigate le poche faccende di casa, se ne stava in sala a guardare film, ascoltare musica, sfogliare riviste di gossip. Sapeva tutto di matrimoni, divorzi, maternità sospette e reali. Le bastava una rapida occhiata alle foto per capire se alcune rotondità femminili fossero sospette. Amava il mondo dello spettacolo. Da sempre. Aveva conosciuto quella brava persona di suo marito, il Carlo Caverzasio, maestro elementare, in un locale dove si faceva karaoke. Lui non cantava, in quel posto ci andava solo per gli amici, ma quella ragazza lo aveva attratto da subito. Non certo per la voce, che non era un granché. Soprattutto per il sorriso, con quegli occhi chiari e sempre vivi. Fatti di semplicità e curiosità. Insomma, la Rita dieci anni prima, quando di anni ne aveva trenta, non passava inosservata. Nemmeno a un tipo un po’..., ma sì, un po’ intellettuale com’era il Carlo. Politica, libri, cinema... Poi, vuoi il tempo che inesorabilmente passa, vuoi la nascita di Nick, vuoi la scelta di lasciare il lavoro da impiegata per dedicarsi alla casa (almeno sino a che il bimbo non andrà a scuola, diceva)..., la Rita s’era proprio lasciata andare. Tutto il giorno in casa con le cuffiette a sfogliare Diva e Donna, Eva, Vip... Il Carlo era stato più d’una volta sul punto di lasciarla. S’era pure confidato con il Lüis, il Vosti, che abitava sul ballatoio immediatamente sotto, all’appartamento numero 2. Gli aveva detto di non farcela più, che per quella donna provava un affetto infinito, ma... l’amore forse s’era esaurito e la causa altro non era che l’indolenza della Rita. Viveva in un suo mondo fatto di scontento, rabbia e sogni irrealizzabili... che alimentava sfogliando quelle riviste. Quel mattino faceva un freddo boia. E pioveva. Suonarono alla porta del Lüis che saranno state le 10. Era il Kevin, il ragazzo che lavorava giù all’edicola. Aveva in mano un pacchetto di giornali, di rotocalchi. Saranno stati una ventina. La Rita aveva un accordo con l’edicola. Tutte le riviste invendute, le avrebbe comprate lei a un quarto del prezzo. E così accadeva ormai da qualche mese. «Buon giorno signor Lüis! Ho suonato dalla Rita, ma non risponde. Dovrei darle questi giornali e lasciarli fuori sotto l’acqua non mi va. Se lei potesse...?». «Ma certo Kevin, ci penso io. La Rita comunque dev’essere a casa. L’ho sentita sino a poco fa cantare.... Ora deve aver messo quelle maledette cuffie alle orecchie. Va tranquillo glieli darò io i giornali». Rita viveva in un mondo tutto suo fatto di scontento, rabbia e sogni irrealizzabili Il Kevin non fece a tempo a scendere le scale e a uscire dalla corte, che la Rita ricominciò a cantare. Il Lüis ne approfittò. Prese il pacchetto delle riviste, uscì e andò a suonare alla sua porta. «Oh signor Lüis, buon giorno! Ha bisogno?». Non s’era nemmeno lavata. A portare il bimbo a scuola, aveva sei anni, ci pensava quasi ogni mattino il Carlo. Lei si alzava per la colazione e poi per ore ciondolava in casa in pigiama. Un orribile pigiama chiaro con disegnate decine di pecore verdi. «No no, niente Rita, ho qui questo pacchetto di giornali da parte dell’edicola e....». «Ah sì, i miei giornali. Sono giorni che devo passare a prenderli. Grazie mille.» E fece per chiudere la porta. «No..., scusi Rita. Scusi se mi permetto..., ma non avrebbe qualche minuto..., dovrei dirle una cosa». «Mi dica». «Ecco, vede... Scusi sa, scusi, ma mi farebbe magari entrare un attimo?». La Rita arrossì. Non perché immaginasse chissà quale avances da parte del Lüis. Ma perché tutto d’un tratto si rese conto del suo stato. Si vide come in uno specchio. I capelli arruffati e un po’ unti, quelle pecore verdi, la casa in disordine... «Beh, stavo per andare a lavarmi, ho dovuto fare un po’ di mestieri questa mattina e sono qui ancora un po’....». «Non importa Rita, si figuri, io non sono mica in cravatta. Se mi lascia entrare un attimo....». Lo fece sedere sul divano. Lei, sempre più imbarazzata, si mise su di una poltrona, stringendo al petto, con gli avambracci incrociati, il pacchetto delle riviste. «Rita, mi perdoni davvero. So che lei e il Carlo vi volete un bene dell’anima, ma.. Suo marito una volta, molto discretamente per carità, si è un po’ confidato con me e....». Il Lüis, capace com’era nella sua semplicità di dosare le parole, in un attimo arrivò al cuore del problema. La Rita pian piano perse il suo rossore, poggiò la schiena alla poltrona e i giornali sulle ginocchia... «Ecco, vede quel titolo, il titolo di quella rivista?! ‘Diva e donna’... Il Carlo ha bisogno della... donna che ha conosciuto anni fa. Non vuole una diva triste, infelice sempre chiusa in casa a sognare l’impossibile. Guardi a tutto quel che già ha intorno Rita». Fu così che da quel giorno le cose cambiarono fra la Rita e il Carlo. Già quella sera il Lüis si offrì di tenere il piccolo Nick per qualche ora a casa sua. La Rita si fece trovare ben vestita, uscì a cena col marito, parlarono di politica, di quei profughi scappati dall’inferno e che sarebbero dovuti arrivare in un centro vicino a casa loro. Poi andarono al karaoke. E cantò anche il Carlo.
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