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Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
4 – 11 aprile 2014
A cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2
Congiuntura:
infrastrutture:
legislazione:
legno arredo:
consumo di suolo:
legislazione:
legno arredo:
Ance:
tre miliardi per i treni locali (Il Messaggero, 28.03.14)
sostegno anche ai costruttori con i covered bond (Il Sole 24 Ore, 07.04.14)
export e bonus trainano la ripresa (Il Sole 24 Ore, 08.04.14)
rischio paralisi? (Il Sole 24 Ore, 09.04.14)
col rating di legalità finanziamenti agevolati per le imprese virtuose (sito internet edilportale, 09.04.14)
sinergia Ice-filiera per gestire i fondi (Il Sole 24 Ore, 10.04.14)
bene su pagamenti e scuole, no a tagli risorse (Il Sole 24 Ore, 11.04.14)
Grandi imprese delle costruzioni:
Buzzi Unicem:
Holcim-Lafarge:
Scavolini:
Cmc:
Schuco:
Poltrona Frau:
Italcementi:
Italcementi:
Cesi:
Maltauro:
Rubner:
chiude in perdita per 29 milioni (Milano Finanza, 28.03.14)
nasce il leader mondiale nel settore del cemento (Il Sole 24 Ore, 08.04.14)
punta sulla doppia versione (Il Sole 24 Ore, 08.04.14)
cresce nonostante la crisi (Italia Oggi, 08.04.14)
la divisione “Nuove Energie” di Schüco entrerà a far parte del gruppo Viessmann (sito internet casa e clima, 08.04.14)
spinge sul retail (Italia Oggi, 09.04.14)
cemento biodinamico per Palazzo Italia (Il Sole 24 Ore, 09.04.14)
parte il riassetto, Italmobiliare scenderà al 45% (Il Sole 24 Ore, 09.04.14)
sulla crisi nessuna decisione ancora presa (Romagna Corriere, 11.04.14)
cresce grazie all’estero (Corriere del Veneto, 11.04.14)
con Rubner la cultura del legno viaggia in tutta Italia (Struttura Legno, 11.04.14)
Rapporti e studi:
Istat:
Osservatoriio Aub:
Banca d’Italia:
Csil:
Istat:
casa, crollo dei prezzi del 5,6% (Il Messaggero, 04.04.14)
L’arredo italiano, il target perfetto per chi vuole investire (Corriere Economia, 07.04.14)
prestiti all’edilizia, -30% nel 2013 (Il Sole 24 Ore, 09.04.14)
Asia decisiva per l’arredo (Il Sole 24 Ore, 10.04.14)
produzione industriale febbraio 2014 (Comunicato Istat, 10.04.14)
Eventi:
Legambiente, Tutti in classe A, Roma 4 aprile 2014
Cosmit FederlegnoArredo, Salone del Mobile, Milano Rho Fiera 8-13 aprile 2014
Congiuntura
infrastrutture (28.03.14):
Sulla carta ci sono tre miliardi tondi tondi per i treni regionali. Più banalmente, per i
pendolari che di problemi ne hanno pure a miliardi. Da anni. Ma, attenzione, si tratta di soldi che le Fs hanno
approntato in proprio, cioè attraverso l'autofinanziamento, e non bastano certo a dare al Paese un sistema di trasporto
efficiente. Lo Stato dovrebbe sborsarne altrettanti. Insomma, di miliardi ne servirebbero sei. Rientrano tutti nella
previsione contabile che l'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, illustra nel corso della presentazione
del piano per il trasporto pubblico regionale. Il top manager scende nei dettagli, anche con vena polemica. Per
esempio, nei confronti di Diego Della Valle, azionista del concorrente Ntv: «E' con questi tre miliardi che intendiamo
rispondere alle critiche». L'incipit del top manager è anche una denuncia: «C'è un problema di quattrini disponibili che
non va esorcizzato. Non si può dire che si può fare ciò che la gente desidera in mancanza di risorse adeguate. Quando
arrivai nel 2006 spiegai chiaramente che servivano 6 miliardi per rinnovare la flotta dei treni pendolari. Siamo riusciti a
trovarne 3 in autofinanziamento per l'acquisto di 200 convogli. Possibile che non si riesca a tirar fuori altri 500-600
milioni all'anno in cinque anni per completare l'operazione?». (…) Il piano di potenziamento del trasporto pubblico
locale andrà avanti comunque. Intanto con le risorse di casa. Saranno messi sui binari 200 nuovi treni (90 Vivalto, 70
elettrici, 40 diesel) e saranno completamente rinnovati altri 235 convogli per un totale di 435 nuovi treni pendolari.
Verrà inoltre studiata una migliore integrazione tra il trasporto ferroviario e quello su strada, troppo spesso in
concorrenza e in sovrapposizione tra loro con «evidenti diseconomie e livelli di servizio inaccettabili per i passeggeri».
Fs investiranno poi 80 milioni in 496 nuovi bus entro il 2017 (di cui in terzo saranno consegnati entro l'anno in corso).
Uno sforzo finanziario notevole, ma che rischia di risultare inadeguato anche perché sui conti dell'azienda ferroviaria
grava come un macigno il debito delle Regioni, più che raddoppiato negli ultimi tre anni. «Trenitalia - secondo il suo
ad, Vincenzo Soprano -vanta crediti per 1,350 miliardi di cui oltre la metà, 688 milioni, scaduti». «E senza certezza nei
pagamenti avverte Moretti - non possiamo continuare a svolgere servizi...ci sono clienti che pensano di pagarci in due
anni, due anni e mezzo. Questi clienti potremmo anche lasciarli ad altri». Il ministro, Maurizio Lupi, se la cava con una
battuta: «Ci faremo un po' di giri con l'amico Moretti per vedere il disagio che esiste. Non per prenderci i pomodori in
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faccia, ma per capire il disagio». Si può scommettere che, per il responsabile dei Trasporti, capire non sarà così
difficile. Il problema delle Fs oggi è quello di poter contare su soldi sicuri per far viaggiare i treni. Perché cosi scontato
non è. Preoccupa, invece, meno la decisione della Ue di aprire un'indagine su presunti aiuti di Stato a favore di
Trenitalia e altre società del gruppo: «Siamo pronti a collaborare e fornire tutti i chiarimenti necessari. Le
compensazioni ricevute dallo Stato per i contratti di servizio sono nettamente inferiori ai costi che abbiamo sostenuti».
(Luciano Costantini)
legislazione (07.04.14): La Cassa depositi e prestiti ha effettuato i primi quattro acquisti di covered bond emessi
dagli istituti bancari per finanziare nuovi mutui fondiari. Queste operazioni sono diventate possibili con l'emanazione
del decreto legge agosto 2013, n.102 (legge conversione 204/2013), che oltre ad occuparsi di Imu e fiscalità
immobiliare contiene anche misure relative alle politiche abitative. L'articolo 6 di quel decreto ha disciplinato anche
l'intervento della Cassa depositi e prestiti per allentare il credit crunch, sperando così di allentare il freno che tiene
fermo il mercato della casa. La Cassa oltre a costituire un plafond casa, con cui fare provvista alle banche per la
concessione di mutui alle famiglie, è stata anche autorizzata ad «acquistare obbligazioni bancarie garantite e messe a
fronte di portafogli di mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali e/o titoli emessi ...nell'ambito di operazioni di
cartolarizzazione aventi ad oggetto crediti derivanti da mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali». Per
realizzare queste operazioni la Cassa ha messo a disposizione tre miliardi di euro. Con questa nuova liquidità il
sostegno alla domanda nel settore immobiliare potrebbe attestarsi sui cinque miliardi di euro. A questa cifra si arriva
sulla base di una valutazione dell'Ance, l'associazione dei costruttori, secondo cui i mutui erogati dalle banche con la
provvista della Cassa possono coprire il 60% del valore degli immobili. Sempre applicando i parametri Ance, il numero
delle compravendite finanziabili sarebbe di circa 26mila. Ipotizzando che l'80% riguardi la vendita di nuove abitazioni,
per le imprese di costruzioni il giro d'affari sarebbe di 4 miliardi, una cifra che metterebbe in moto nuovi investimenti
per 800 milioni di euro. Le quattro operazioni già concluse, per un investimento complessivo di 750 milioni di euro,
sono relative all'acquisto di covered bond emessi tra la fine dello scorso anno e l'inizio del 2014. Per sottoscrivere
parte di un'obbligazione garantita emessa da Ubi Banca (valore nominale l miliardo di euro, durata 10 anni), Cassa
depositi e prestiti ha speso 200 milioni; altri 350 sono stati impiegati per comprare circa un quarto dell'ammontare
complessivo del bond emesso da Banca Intesa San Paolo. Con i restanti 185 milioni sono state sottoscritti titoli della
Banca popolare dell'Emilia Romagna (Biper) e dal Credito emiliano (Credem). Finora non si ha ancora notizia della
conclusione di nessuna operazione di questo tipo, ma Cassa può sottoscrivere anche titoli provenienti da
cartolarizzazioni, purché esse siano effettuate applicando la legge30 aprile 1999, n.130, che disciplina la materia.
legno arredo (08.04.14): Fuori dall'emergenza. Con fatturati, consunti, addetti e imprese ancora in territorio
negativo. Ma un ritrovato ottimismo. E due fari all'orizzonte. L'intramontabile export che - nonostante tutti gli anatemi
contro l'euro forte - resta l'unica voce davvero positiva nel 2013 e il bonus mobili legato alle ristrutturazioni edilizie,
che nell'ultimo trimestre 2013, ha permesso di recuperare il 4% delle vendite nazionali, tenere aperte mille aziende e
salvaguardare 3.800 posti di lavoro. La filiera del legno arredo - 370mila addetti, 70mila imprese e un fatturato di oltre
27 miliardi di euro - fa i conti con l'anno che si è appena chiuso e, proprio sui timidi segnali che arrivano dal mercato
interno, prova a rilanciare sul 2014, consapevole che spesso oltre la metà delle piccole e micro imprese che
compongono il comparto ha ancora il baricentro troppo spostato sull'asfittico mercato domestico. Le quote di fatturato
sull'export, ad esempio dei due settori "protagonisti" delle sezioni biennali di quest'anno - cucina e bagno - sono,
rispettivamente del 40 e del 38 per cento. Però nel 2012 il dato medio dell'export sul fatturato era 3 punti di meno,
57,9 per cento. Oggi è il 60,9% (+5,l% in un anno) e questo significa che la "batosta" della crisi ha costretto molte
Pmi a riposizionarsi velocemente. Secondo i dati del Centro Studi Cosmit/FederlegnoArredo, il 2013 (sull'anno
precedente) ha registrato un calo del fatturato per il macrosistema arredamento del -2,5%, con numerose chiusure di
aziende (-660) e perdita di occupati (- 4mila circa). E soprattutto il mercato nazionale ad attraversare le maggiori
difficoltà: il consumo interno apparente registra ancora un -7,5% rispetto a12012. Una situazione che sarebbe stata
assai peggiore se il Governo, a giugno, non avesse varato il bonus mobili (l'articolo 16 del Dl 63/ 2013 che consente di
detrarre in dichiarazione, in lO anni e nel quadro di una ristrutturazione edilizia, il 50% delle spese per l'arredo sino a
un massimo di lOmila euro e che è stato prorogato sul 2014). In pratica, il bonus mobili, solo nell'ultimo trimestre
2013, ha permesso di recuperare il 4% delle vendite nazionali, tenere aperte mille aziende, salvaguardare 3.800 posti
di lavoro e recuperare oltre 300 milioni di fatturato alla produzione. Secondo stime di FederlegnoArredo, il bonus
mobili porterà 1,2 miliardi di fatturato in più a fine 2014 all'arredamento e al design made in Italy (il 5% dei 28
miliardi di ricavi totali), sebbene si resti ancora lontani dai 40 miliardi pre-crisi. Il segno resterà negativo anche nel
20l4 ma le perdite sul mercato interno dovrebbero dimezzarsi. Secondo Giovanni Anzani, presidente di Assarredo,
«serve un'lva agevolata dell'8% sugli arredi, che allinei l'Italia agli standard europei. In Spagna, Francia e Belgio
l'aliquota Iva sui mobili è compresa tra il 6 e il 10% mentre in Italia è al22 per cento».Intanto, a trainare il settore è
solo l'export: +2,5 per cento. Nel 2014 è attesa un'ulteriore crescita del +3,4 per cento. E mentre la nostra quota di
export nell'Europa a 28 è passata dal 65% del 2008 al 57% del 2013, la fetta di mercato "made in Italy" nell'area
extra-Ue è passata dal 35 al 43 per cento. Dopo Francia, Germania, Russia e Regno Unito, gli Usa sono il 5° mercato di
destinazione, il primo al di fuori del continente europeo. Tanto che con un accordo di partnership, FederlegnoArredo è,
in Italia,il front desk per lida (l'International lnterior Design Association americana). Preoccupa, invece, il rischio che le
tensioni tra Russia e Ucraina possano limitare la presenza di buyers russi e caucasici. «Non credo ci saranno defezioni
da parte russa - afferma Anzani -. Prevediamo per un paio d'anni un rallentamento dell'export verso l'Ucraina (14°
importatore dall'Italia con 165milioni di euro), ma non del mercato russo. In più, l'export russo non è solo quello che
varca i confini di quel Paese, ma soprattutto la "domanda" di clienti russi in crescita da Londra a Dubai a Miami».
(Laura Cavestri)
consumo di suolo (09.04.14): Va avanti il Dd! Catania-De Girolamo sul divieto di consumo del suolo e la
battaglia alla Camera si infiamma. Ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti e le proposte
depositate, che andranno in votazione a partire dalla prossima settimana, sembrano spaccare in due la discussione: da
una parte c'è chi vuole tirare dritto sulla strada segnata dagli ex ministri dell'Agricoltura dei governi Monti e Letta,
magari allargando le aree sottoposte a vincolo di inedificabilità; dall'altra c'è chi esprime grave preoccupazione per il
rischio che le modalità definite dal Ddl possano paralizzare qualunque attività (anche pianificata) e lamenta l'assenza
di misure riequilibratrici per incentivare la rigenerazione urbana. La materia del contendere è incandescente. Negli
ultimi mesi si sono susseguite numerose proposte di legge. Ci hanno provato Sel, Forza Italia, il Movimento 5 Stelle,
gli ex ministri dell'Agricoltura Mario Catania e Nunzia De Girolamo.Le commissioni Ambiente e Agricoltura di
Montecitorio hanno deciso, a inizio marzo, di nominare un comitato ristretto per trovare un testo base da usare per la
fase successiva dei lavori. La scelta, dopo meno di un mese, è caduta sul Ddl De Girolamo. Non sono bastate, però, le
promesse di sottoporlo a una robusta cura di emendamenti: nel giro di pochi giorni il testo è stato sommerso da un
diluvio di critiche da sindaci, imprese e professionisti. I primi dubbi sono arrivati dall'Anci, associazione dei comuni, per
bocca del suo delegato all'Urbanistica, Andrea Ferrazzi. Gli obiettivi sono condivisibili ma non lo è altrettanto la
sostanza, perché impone «una moratoria su tutti gli interventi che prevedono consumo di suolo oggi previsti da
strumenti urbanistici esecutivi». Nel mirino c'è, soprattutto, il meccanismo fissato dall'articolo 4: stabilisce che Regioni
e Comuni, con la rispettiva strumentazione urbanistica. devono individuare da subito le aree suscettibili di
rigenerazione e recupero. Fuori da questi limiti ai Comuni «è vietata la realizzazioni di interventi edificatori privati».
Uno schema così rigido, per il presidente dei costruttori Ance, Paolo Buzzetti, «rischia di bloccare opere utili e
importanti investimenti economici necessari per la modernizzazione e riqualificazione delle aree urbane». Mancano,
poi, incentivi al recupero. Il presidente del Consiglio nazionale architetti, Leopoldo Freyrie: «In assenza di norme che
promuovano effettivamente la rigenerazione urbana, sarà impossibile rispondere alle esigenze abitative e sociali e si
bloccherà ogni trasformazione delle città». Sulla linea di queste critiche si muovono gli emendamenti depositati dal Pd.
Con una discussione non facile, come dimostra il fatto che il promotore dell'iniziativa, Roberto Morassut, ha avuto il
sostegno unanime del gruppo su alcune modifiche, non su tutte. Negli emendamenti presentati viene chiesta
l'eliminazione dell'articolo 4, probabile fonte di confusione e contenzioso, anche alla luce delle modifiche in arrivo con
la riforma del titolo V della Costituzione, che trasferirà la materia del governo del territorio interamente allo Stato,
almeno nel senso di una legge quadro che detti regole di cornice vincolanti per le Regioni. È ipotizzato che il Ddl limiti
la sua azione unicamente al suolo agricolo, per evitare effetti dirompenti e incontrollati su aree vastissime. Vengono
eliminate modifiche che incidono sulla realizzazione di opere pubbliche piccole e medie. E si chiarisce che la
rigenerazione urbana sarà oggetto di un intervento separato, da mettere a punto. (Giuseppe Latour, Giorgio Santilli)
legislazione (09.04.14): Nella concessione dei finanziamenti, Pubbliche Amministrazioni e banche devono
prendere in considerazione il rating di legalità delle imprese. Si tratta delle “stellette” (da una a tre) assegnate
dall’Antitrust su richiesta dell'impresa che, oltre alla mancanza di condanne, deve rispettare una serie di requisiti,
come l’adozione di sistemi per la tracciabilità dei pagamenti. La correlazione tra accesso ai finanziamenti e legalità è
stata spiegata nel dettaglio dal DM 57/2014 del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il decreto convalida quanto
deciso dall’Antitrust con il regolamento adottato il 14 novembre 2014 in attuazione della Legge Liberalizzazioni.
Accesso ai finanziamenti agevolato In sede di erogazione dei finanziamenti, le Pubbliche Amministrazioni devono
prevedere dei criteri premiali a favore delle imprese in possesso del rating di legalità. Le agevolazioni possono tradursi
in una preferenza in graduatoria, nell’attribuzione di punteggio aggiuntivo o nella riserva di una quota delle risorse
finanziarie disponibili. I criteri devono essere scelti in base alla natura, all’entità e alle finalità del finanziamento, ma
anche in funzione dei destinatari e delle procedure per l’erogazione delle risorse. Le agevolazioni, inoltre, possono
essere graduate in base al punteggio del rating, che va da un minimo di una a un massimo di tre stellette. In generale,
le Pubbliche amministrazioni hanno tempo fino all’8 agosto 2014 (120 giorni dall’entrata in vigore del decreto) per
decidere il funzionamento delle agevolazioni nell’accesso ai finanziamenti. Il rating di legalità può fare da bussola
anche alle banche, che sulla base del punteggio del rating possono decidere una riduzione dei tempi e dei costi delle
istruttorie che precedono l’erogazione del credito, ma anche le condizioni economiche dei prestiti. Come si ottiene il
rating di legalità Ricordiamo che, in base al regolamento dell’Antitrust, il rating di legalità è facoltativo e si ottiene su
richiesta delle imprese. Possono richiederlo le imprese iscritte da almeno due anni al registro delle imprese che
nell’anno precedente alla richiesta hanno registrato un fatturato minimo di 2 milioni di euro. È possibile ottenere una
stelletta dichiarando che l’imprenditore, i suoi soci, i rappresentanti e i dirigenti non sono stati condannati per reati
tributari o contro la pubblica amministrazione né hanno procedimenti pendenti per reati di mafia. Nei due anni
precedenti alla richiesta, inoltre, l’impresa non deve essere stata condannata per gravi reati contro la concorrenza, la
sicurezza sul lavoro e gli obblighi contributivi, né aver subito la revoca di finanziamenti pubblici. Ci sono poi altri sei
requisiti che danno diritto al punteggio massimo di tre stellette. L’impresa ottiene invece due stellette se ne rispetta
solo la metà. Per raggiungere il punteggio massimo l’impresa deve:
- rispettare i contenuti del Protocollo di legalità sottoscritto dal Ministero dell’Interno, da Confindustria, dalle Prefetture
e dalle associazioni di categoria;
- utilizzare sistemi di tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori a quelli di legge;
- adottare una struttura organizzativa che effettui il controllo di conformità alle disposizioni sulle imprese;
- adottare processi per garantire forme di Corporate Social Responsability;
- essere iscritta negli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di
infiltrazione mafiosa;
- avere aderito a codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria.
La perdita di uno dei requisiti comporta la revoca del rating o il declassamento dell’impresa. (Paola Mammarella)
legno arredo (10.04.14): «Quello dell'arredo è l'esempio perfetto di un settore industriale che dalla crescita sui
mercati esteri trarrà grande vantaggio». Ne è convinto il viceministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, che ieri
ha visitato il Salone de lMobile di Milano, iniziato martedì con il vento in poppa (+20% di presenze il primo giorno) e
aperto fino a domenica nei padiglioni della Fiera Rho. Così convinto che aggiunge: «Siamo in un momento
straordinariamente positivo. Le politiche di internazionalizzazione che stiamo adottando, in particolare quelle per
sostenere le piccole e medie aziende, unite ad alcune misure per rilanciare la domanda interna possono portare il
comparto a cogliere in pieno la crescita potenziale della domanda internazionale, che per questa filiera produttiva sarà
superiore al 4% nei prossimi anni, con buoni margini di guadagno per le aziende, che invece negli ultimi anni hanno
dovuto sacrificarli per tenere le quote di mercato». Per contribuire a questo obiettivo, l'Ice ha messo a punto un piano
digestione delle risorse in stretta collaborazione con FederlegnoArredo, secondo il nuovo modello di utilizzo dei fondi
perseguito dall'Ice, che prevede un maggiore coinvolgimento delle associazioni di settore. Dei 55 milioni a disposizione
dell'agenzia governativa per il 2014 (cifra che il governo si impegna a stabilizzare se non potenziare nei prossimi anni),
circa 4 milioni sono quelli destinati a iniziative promozionali in favore del settore legno-arredo da qui al 2015. Tra
queste, il supporto per l'organizzazione dei Saloni World Wide di Mosca il prossimo ottobre (evento che porta nella
capitale russa una selezione delle aziende che partecipano al Salone del Mobile milanese), oltre ad attività
promozionali in Cina, Africa e Medio Oriente, Iran e Stati Uniti. Altro strumento fondamentale nella politica di
internazionalizzazione perseguita dall'Ice è l'incoming: «Quasi tutte le associazioni - conferma Calenda - ci chiedono di
spingere sulla presenza di delegazioni qualificate di operatori esteri alle fiere italiane, piuttosto che sulla partecipazione
di aziende made in Italy a manifestazioni in altri Paesi». Uno strumento che ha dato i suoi frutti al Salone di questi
giorni, a cui partecipano buyer e studi di architettura da Usa, Canada, Uk, Cina, Russia e Africa, invitati a incontrare gli
espositori italiani. La strategia di internazionalizzazione del mobile italiano punta ad aumentare ulteriormente nel 2014
l'incidenza dell'export sul fatturato, portandola al 63%, ovvero il 3,7% in più rispetto al 2013, quando già si era
registrata una crescita di 5 punti percentuali rispetto all'anno prima, con un peso crescente degli emergenti. Se, in
termini di volumi, restano i Paesì europei i partner commerciali principali, a crescere con maggiore velocità sono Usa e
Regno Unito, Arabia Saudita ed Emirati, Russia e Cina. (Laura Cavestri, Giovanna Mancini)
Ance (11.04.14): Il Def approvato dal governo prevede ancora, nel 2014 e nei prossimi anni, una riduzione nella
spesa pubblica per investimenti, quantificata in tagli per 2,7 miliardi di euro nel triennio e in una continua riduzione del
rapporto sul Pil, già sceso dal 2,5°/o del 2009 all'1,7% nel 2013, e che il Def prevede all'1,6% quest'anno, 1,5% nel
2015 e 2016 e infine 1,4% nel 2017 e 2018. Tuttavia «nello stesso Def si colgono con chiarezza alcune linee di
tendenza positive, una volontà di sbloccare programmi di investimento pubblico, ad esempio su scuole, dissesto
idrogeologico, fondi europei, che non si vedeva da anni». Queste le valutazioni a caldo del presidente dell'Ance, Paolo
Buzzetti, sul Documento di economia e finanza approvato martedì dal governo. Positiva commenta l'Ance - «la
conferma dell'urgenza di intervenire sulla messa in sicurezza delle scuole (due miliardi già disponibili) e sulla riduzione
del rischio idrogeologico (1,5 miliardi) per realizzare circa 6.000 cantieri». «Vanno però subito attivate - ha aggiunto
Buzzetti le unità di missione presso la presidenza del Consiglio», e «va superato il Patto di stabilità interno, un
meccanismo che non ci ha imposto l'Europa, ma che ci siamo auto-imposti, e che è il principale responsabile del calo
degli investimenti degli enti locali in questi anni». Positiva anche la volontà di proseguire nel pagamento dei debiti
arretrati della Pa, i 13 miliardi aggiuntivi indicati nel Def, ma anche in questo caso «è necessario un allentamento del
Patto interno» altrimenti il pagamento degli arretrati finirà per bloccare nuovi investimenti. L'Ance valuta in modo
positivo la volontà di accelerare la spesa, utilizzare le risorse che ci sono, sbloccare programmi incagliati, perché
spesso negli anni scorsi le risorse c'erano ma non venivano spese (scuole, difesa del suolo, fondi Ue e Fas). «La nostra
sensazione – dice Buzzetti - è che la "botta renziana" stia dando una scossa positiva al Paese, anche nella fiducia delle
famiglie che può ad esempio indurre a ricominciare a comprare casa, anche grazie al calo dei prezzi e alle banche che
ricominciano a offrire mutui a condizioni sostenibili. Ma bisogna fare presto, per non sprecare questa spinta, per non
ricadere in depressione». Anche il presidente dell'Anci, Piero Fassino, che ha firmato ieri con Ance ed Enea un accordo
di collaborazione per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico con criteri antisismici e di efficienza energetica,
ha indicato le condizioni per realizzare questo auspicabile rilancio degli investimenti pubblici: la cancellazione totale del
Patto di stabilità interno; una forte autonomia fiscale dei Comuni, per poter incentivare in modo selettivo gli
investimenti; una drastica riduzione degli adempimenti burocratici; il rilancio del project fmancing. Buzzetti ha poi
commentato le ipotesi di abolizione dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp): «l nostri associati d'istinto
sono favorevoli - dice Buzzetti - perché siamo noi a sostenere l'Avcp con la tassa sulle gare. Evitiamo però di
cancellare l'Authority senza abolire la tassa ed evitiamo di spezzettare le sue competenze su varie Autorità senza
specifica competenza, questo sarebbe un passo indietro». (Alessandro Arona)
Grandi imprese delle costruzioni
Buzzi Unicem (28.03.14):
Buzzi Unicem chiude l’esercizio 2013 in perdita di 29 milioni (dai 2 milioni di utile del
2012). La capogruppo ha registrato un rosso di 119,6 milioni (da 10,5 milioni di utili). In compenso il mol del gruppo è
salito del 5,7% da 481,2 milioni a 455,1 dell’anno prima. (…) Il fatturato del gruppo cementiero è calato del 2,1% da
2,81 a 2,75 miliardi. (…)
Holcim-Lafarge (08.04.14):
Il gruppo svizzero Holcim e quello francese Lafarge hanno deciso di unirsi, dando
vita al gigante Lafarge Holcim. O nuovo numero uno mondiale nel settore del cemento avrà la sua sede in Svizzera, un
fatturato a regime di 33 miliardi di franchi (27 miliardi di euro), con circa 100mila dipendenti. L'operazione dovrebbe
generare sinergie per 1,7 miliardi di franchi (14 miliardi di euro) nell'arco di tre anni. L'unione si concretizzerà
attraverso un'offerta pubblica di scambio lanciata da Holcim: la multinazionale elvetica offrirà agli azionisti di Lafarge
un titolo Holcim per ogni azione del gruppo francese. L'operazione è stata approvata all'unanimità dai cda dei due
gruppi. Il 20% di Holcim è detenuto da Thomas Schmidheiny e l'11% da Filaret Galchew (Eurocement). Per quanto
riguarda Lafarge, la belga Groupe Bruxelles Lambert (Gbl) detiene una quota del 21%, mentre la holding Nns
dell'uomo d'affari egiziano Nassef Sawirisne controlla il 14%. Al termine della transazione, Thomas Schmidheiny
controllerà l'11% di Lafarge Holcim e Gbl e Nns rispettivamente il 10 e il 7%. Il resto (72%) sarà sul mercato. Il nuovo
colosso sarà quotato alla Borsa svizzera e a quella di Parigi. Il nuovo gruppo avrà la sua sede in Svizzera, a Jona
(Canton San Gallo), dove si trova Holcim, e sarà guidato dal ceò francese Bruno Lafont, il quale ha assicurato che
Lafarge Holcim non lascerà la Francia. Lafont ha in questo modo cercato di tranquillizzare chi non ha apprezzato il fatto
che la sede del gruppo non sia a Parigi. Holcim è tra l'altro presente direttamente in Italia. Il cda di Lafarge Holcim
sarà composto da sette rappresentanti di Holcim e da altrettanti di Lafarge. Sarà presieduto da Wolfgang Reitzle
(65anni), membro del board di Holcim. La transazione, la cui finalizzazione è prevista nel primo semestre 2015, dovrà
però ricevere il via libera delle autorità della concorrenza. Insieme, Holcim e Lafarge avranno un fatturato iniziale di
oltre 38 miliardi di franchi (31 miliardi di euro) e un utile operativo di 8 miliardi di franchi. In Borsa Lafarge Holcim
peserà per quasi 50 miliardi di franchi. I due partner prevedono però di cedere alcune attività, pari a una quota del 1015% dell'utile operativo prima della deduzione di interessi, imposte, ammortamenti e ammortamento dell'avviamento
(Ebitda). In Svizzera il sindacato Unia non teme la soppressione di posti di lavoro nei cementifici ma una riduzione
dell'organico potrebbe interessare la sede Holcim a Zurigo. In Francia la Cgt è più preoccupata e ipotizza tagli nel
cemento «dal 10 al 20%». Al termine del processo di fusione, il gruppo sarà presente in 90 Paesi e avrà appunto un
fatturato di 33 miliardi di franchi. Ieri alla Borsa di Zurigo il titolo Holcim è salito dell'1,62%, mentre a Parigi il titolo
Lafarge è cresciuto del 2,57%. Nei giorni scorsi, in occasione di voci sull'imminente fusione, le azioni avevano già
registrato forti rialzi. (Lino Terlizzi)
Scavolini (08.04.14):
«Non si può prescindere, oggi come oggi, andando all'estero, dal mercato del contract e
dalle forniture per importanti commesse internazionali. Ma attenzione a non trascurare il retail. La percezione del
brand tra i consumatori stranieri si costruisce proprio con punti vendita monomarca e nei luoghi giusti. Se il prodotto
piace avrà un effetto "trascinamento" anche nella capacità di essere selezionato e percepito come top dai grandi
costruttori e dagli studi di architettura». Nata come esigenza di ampliare la gamma dell'offerta, per Vittorio Renzi,
direttore generale di Scavolini, questa sarà la seconda edizione in doppia versione: cucine - il core business per cui è
nota a tutti gli italiani - e bagni. Proprio due anni fa, infatti, fu presentatala prima linea di arredi per le stanze da
bagno. «In commercio da fine 2012, il 2013 è stato il primo anno di intenso investimento sulla rete vendita italiana e
estera. Abbiamo per lo più sfruttato i nostri punti vendita già esistenti in Italia e nel mondo. Ma stiamo esplorando
anche nuove soluzioni, all'estero, attraverso altri distributori di arredi più generali o comunque estranei al mondo delle
cucine. In ogni caso, ci stiamo concentrando sul lusso internazionale e su un classico elegante». Intanto, il 2013 ha
tenuto. li fatturato 2013 - 200 milioni di euro circa - è cresciuto del 2 per cento. Per l'80% in Italia e per il 20%
all'estero. Soprattutto negli Stati Uniti e in America centro-sud (dal Messico alla Colombia) con negozi monomarca. «il
Brasile conferma Renzi – resta invece difficile a causa degli elevati dazi alle importazioni». Resta importante, in termini
di fatturato complessivo il mercato europeo, assieme alla Svizzera. Ma non si trascura l'Asia. Dopo la sussidiaria aperta
nel 2009 negli Usa, a inizio 2014 è stata inaugurata una sede commerciale in Cina. «Quest'anno al Salone- ha concluso
Renzi - presentiamo poi un nuovo concetto di cucina e bagno, studiato assieme allo studio giapponese Nendo, guidato
da Oki Sato. Protagonisti: contenitori e mensole. Per uno spazio che può essere declinato, appunto, come cucina
oppure bagno».
Cmc (08.04.14): Cmc ha chiuso il 2013 con un utile netto di lO milioni di euro e vede crescere il portafoglio ordini
grazie alle attività estere. Il valore della produzione è salito da 908 mln a 1 mld, l'ebitda da 85,7 li 98,2 mIn. Il cash
flow è passato da 54,9 a 65 mln, il patrimonio netto da 1,3 a 1,5 mln e la posizione finanziaria netta dal 24% al
24,8%. Il positivo bilancio della cooperativa ravennate delle costruzioni è stato illustrato dall'a.d., Dario Foschini, il
quale ha lanciato un appello al governo: «In Italia è finita l'epoca delle grandi opere. Il settore delle costruzioni si deve
rilanciare puntando sulla manutenzione: serve una grande azione di rifacimento e ristrutturazione da applicare sia sulla
rete stradale che sugli edifici». L'altra richiesta riguarda invece, l'attività all'estero: «Quando andiamo a cercare
contratti», ha spiegato Foschini, «ci sentiamo soli. Manca una visione strategica della politica estera finalizzata a creare
un terreno favorevole per le aziende che operano al di fuori dei confini nazionali».
Schuco (08.04.14): L’accordo strategico tra i due Gruppi tedeschi darà vita a una nuova e più ampia proposta di
soluzioni per l’efficientamento energetico dell’edificio. In seguito all’accordo quadro raggiunto tra Schüco International
e Viessmann Photovoltaic, verrà siglato nei prossimi mesi anche in Italia un contratto secondo il quale il business
Nuove Energie di Schüco Italia, dopo una fase di transizione, entrerà progressivamente a far parte del gruppo
Viessmann. I clienti partner beneficeranno quindi di una sinergica offerta di sistemi integrati, pensati per l’ulteriore
sviluppo dell’edilizia sostenibile. NUOVO REFERENTE. Dall’unione di queste peculiarità nascerà quindi un nuovo
referente per il mercato italiano: “Nuove Energie srl – Viessmann Group”. Nuove Energie srl continuerà a offrire al
target group degli installatori elettrici, con l’attuale team tecnico commerciale ad esso dedicato, un’offerta ancora più
ampia di sistemi completi e integrati per rispondere alle crescenti esigenze di efficientamento energetico degli edifici.
ESIGENZE STRATEGICHE. La decisione da parte di Schüco di trasferire progressivamente il settore Nuove Energie
nasce dall’esigenza strategica di concentrare e di potenziare ulteriormente gli investimenti nel core business
dell’azienda tedesca, quello dell’Involucro Edilizio (sistemi per finestre, porte e facciate in alluminio).
Poltrona Frau (09.04.14): Mentre si prepara a prendere il volo con Alitalia, per la quale ha progettato un nuovo
concept per la classe Magnifica, il Gruppo Poltrona Frau torna a ribadire dal Salone del Mobile di Fiera Milano le sue
priorità: ovvero «i paesi emergenti da un lato, e le insegne retail e di illuminazione dall'altro». È Dario Rinero, ceo del
network di Tolentino controllato dal colosso americano degli uffici Haworth, a presentare le nuove frontiere dal
Padiglione 20 di Rho Pero dove tutti i marchi sono in vetrina per il salone del Mobile. Parola d'ordine tra gli stand è
«innovare»sia con le collezioni storiche dei Maestri di Cassina, sia con l'avanguardia di Cappellini e veicolando la
ricerca e la materia della produzione Poltrona Frau. «Negli ultimi cinque anni ci siamo concentrati sulla struttura del
gruppo, sui grandi marchi cedendo i più piccoli (Gebrunder Thonet, Nemo e Gufram) e sulla rete vendita>" spiega
l'a.d. a ltaliaOggi.«Adesso raggiunti gli obiettivi nei mercati chiave, in primis Cina, siamo pronti a considerare che
nuove aggregazioni. Non solo brand a sé stanti ma anche catene di retail del design». (…) (FRANCESCA SOTTILARO)
Italcementi (09.04.14): Una soluzione innovativa tra tecnologia e ambiente: Palazzo Italia, simbolo di Expo
2015, sarà realizzato con un materiale completamente nuovo, il cemento biodinamico messo a punto da Italcementi.
«Una nuova vittoria per la ricerca italiana», afferma Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi. Palazzo Italia
sarà il centro pulsante del Padiglione nazionale all'Expo 2015 di Milano. Palazzo Italia rappresenta il cuore simbolico
dell'intero progetto, destinato a rimanere anche nel periodo post-Expo come polo dell'innovazione tecnologica al
servizio della città. Gli altri manufatti che compongono il Padiglione Italia sono invece concepiti come edifici
temporanei realizzati con tecnologie prefabbricate. Il progetto di Palazzo Italia è il risultato di un concorso
internazionale di progettazione aggiudicato da Expo 2015 Spa nell'aprile 2013. li progetto architettonico dello studio
Nemesi&Partners prevede la realizzazione di una struttura complessa, che richiama le forme di una foresta ramificata.
L'intera superficie esterna e parte degli interni saranno costituiti da pannelli di cemento biodinamico. Il nome del
prodotto racchiude le sue innovative caratteristiche. La componente bio è data dalle proprietà foto catalitiche del
nuovo cemento, ottenute grazie al principio attivo TX Active brevettato da Italcementi. A contatto con la luce del sole,
il principio attivo presente nel materiale consente di catturare alcuni inquinanti presenti nell'aria, trasformandoli in sali
inerti e contribuendo così a liberare l'atmosfera dallo smog. La malta, inoltre, prevede l'utilizzo per l'80% di aggregati
riciclati, in parte provenienti dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara, che conferiscono una brillanza superiore
ai cementi bianchi tradizionali. La dinamicità è invece una caratteristica propria del nuovo materiale, che presenta una
fluidità tale da consentire la realizzazione di forme complesse come quelle che caratterizzano i pannelli di Palazzo
Italia. «Vogliamo fare del Padiglione Italia.- nota Diana Bracco, commissario generale del Padiglione - un'occasione per
valorizzare la capacità innovativa delle imprese e incoraggiare lo sviluppo di prodotti sostenibili e tecnologie ecocompatibili». Italcementi non è nuova a queste sfide: l'azienda di Bergamo aveva già messo a punto la soluzione del
cemento trasparente per il padiglione italiano all'Expo 2010 di Shanghai, in Cina. (Marco Morino)
Italcementi (09.04.14): I soci del gruppo Italcementi mettono il sigillo sulla conversione delle azioni di risparmio
in ordinarie, un passaggio chiave per far partire il riassetto che coinvolge il gruppo della famiglia Pesenti e la
controllata francese Ciments Français. Ieri l'assemblea straordinaria di Italcementi ha infatti dato il via libera a
maggioranza alla conversione delle risparmio in ordinarie, secondo il rapporto di 0,65 ordinarie per ogni risparmio,
senza conguaglio e senza riduzione del capitale. II giorno prima era stata l'assemblea speciale degli azionisti di
risparmio ad approvare a larga maggioranza l'operazione. Si può così aprire ufficialmente il valzer delle operazioni
straordinarie in casa Italcementi: la conversione è infatti il primo step della più complessa operazione che vedrà anche
un aumento di capitale di Italcementi fino a 450 milioni di euro ed il lancio di un Opa sulle minorities della controllata
francese Ciments Français. «Dopo 150 anni l'azionista Italmobiliare perde il pieno controllo di Italcementi e dovrà
metterci anche quasi 200 milioni di euro. In questa operazione tutti danno qualcosa e ottengono qualcosa, come per
esempio gli azionisti di Ciments Français ottengono un pò di cassa,mentre gli azionisti di risparmio di Italcementi
ottengono titoli più liquidi», ha affermato Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi nel corso dell'assemblea
degli azionisti. Post conversione, infatti, Italmobiliare scenderà al 45% dal 61% attuale, una quota che secondo
Giampiero Pesenti è «una percentuale molto elevata ed è una quota di controllo importante e sufficiente per dare gli
indirizzi alla società». L'operazione messa in atto dal gruppo Italcementi - ha osservato Giampiero Pesenti – va letta
anche alla luce «di quello che sta succedendo nel settore»: «la notizia della fusione fra Lafarge e Holcim è stata una
bomba, ma noi avevamo già chiara l'idea che Italcementi doveva fare un passo avanti avendo una partecipazione
importante in Ciments Frahçais». Sempre sul tema della mega fusione Lafarge-Holcim, Pesenti ha chiarito che per
quanto riguarda gli eventuali impatti «in Francia la situazione non cambia molto, occorre comunque effettuare delle
analisi regionali». II numero uno di Italmobiliare e della controllata Italcementi ha comunque sottolineato che si tratta
di un'operazione di grande valenza per il settore. L'assise dei soci è stata anche l'occasione per fare il punto su alcune
partite finanziarie in cui il gruppo della famiglia Pesenti è coinvolto. Mediobanca, per esempio. In proposito, ha
osservato Giampiero Pesenti, dopo che il Patto di piazzetta Cuccia è sceso al 30,05% «mi augurerei che l'azionariato
sia stabile». Pesenti ha ricordato che Piazzetta Cuccia «ha la sua importanza, anche se non è più quella degli anni '80.
È sempre un ente finanziario importante – ha ribadito - e la sua stabilità è essenziale». Quanto al gruppo Rcs Media
Group, «la mossa di predominanza della Fiat in Rcs è per avere la maggioranza», ma il Lingotto «mantiene ottimi
rapporti con gli altri azionisti e non penso ci siano spaccature», ha aggiunto il presidente, sottolineando che «il Patto
non c'è più ma le azioni ci sono e questa è la cosa fondamentale». Pesenti ha quindi ricordato che «abbiamo deciso di
scendere ma intendiamo mantenere una partecipazione interessante» in via Solferino. In relazione alla nuova
governance, infine, Pesenti ha sottolineato che, «perchè la società vada bene», l'importante è che «ci sia un cda
all'altezza della situazione». Ieri in Borsa il titolo Italmobiliare ha evidenziato un progresso del 6%, mentre sono
andate giù le Italcementi ordinarie (-3,9%) e le rnc (-4,1%). (Marigia Mangano)
coop Cesi (11.04.14): L'intenzione della Fillea Cgil è di proseguire con i contratti di solidarietà, in modo da
arrecare il minor danno possibile ai lavoratori. Ma sugli ammortizzatori sociali, riguardo alla crisi che sta attraversando
la cooperativa Cesi, non si è ancora entrati nel merito, nel confronto con l'azienda. La cooperativa edile imolese ha
presentato martedì, alle organizzazioni sindacali e alle Rsu, il nuovo piano industriale quinquennale. «In quella sede precisa Sonia Bracone, segretaria generale della Fillea Cgil di Imola –non si è fatto cenno al tipo di ammortizzatori
sociali a cui ricorrere-. Se così fosse, il tavolo sindacale in essere non avrebbe ragione di esistere. Nel prossimo
incontro, fissato per il 17 aprile, all'azienda chiederemo infatti di proseguire con il contratto di solidarietà, attivato lo
scorso luglio, in modo da arrecare il minor danno possibile ai lavoratori. Solo dal confronto tra le parti, scaturirà la
soluzione che verrà messa in campo». «Se invece l'azienda deciderà unilateralmente come procedere per far fronte ai
200 esuberi dichiarati prosegue la sindacalista –valuteremo con i lavoratori quali iniziative di mobilitazione attuare per
contrastare tali scelte».
Maltauro (11.04.14): L'edilizia nazionale non è in forma In cinque anni ha perso più di un terzo degli investimenti
con un drammatico scivolone nell'ultimo anno. «Sono i numeri di una guerra, non potevamo che andare alla ricerca di
commesse all'estero», spiega il presidente di Maltauro Gianfranco Simonetto. E infatti il colosso delle costruzioni di
Vicenza ha chiuso (e approvato) il bilancio del 2013 con un portafoglio lavori da 2,8 miliardi di euro soltanto grazie
all'espansione delle commesse estere che hanno rappresentato il 40% dell'intero pacchetto del gruppo. «L'obiettivo del
piano finanziario 2014-2016 è quello di ridimensionarci in Italia dove è sempre più difficile lavorare a causa dei troppi
vincoli e dei costi troppo alti e incrementare di un altro 10% le commesse provenienti dall'estero», continua
Simonetto. I paesi individuati per l'espansione sono quelli dove Maltauro opera già da anni come il Qatar, il Kenya, la
Tanzania, Capo Verde e la Libia. «L'obiettivo è quello di radicarsi ancora di più nei paesi del Golfo e di raggiungere per
la fine di quest'anno i 527 milioni di euro di fatturato attraverso le commesse già acquisite», aggiunge il presidente di
Maltauro. Il 2013 intanto si è chiuso con un fatturato consolidato di 450 milioni di euro, in leggero calo sul 2012
quando era 466 milioni di euro (-3,5%). L'azienda però considera il dato positivo se paragonato a quello della media
nazionale di settore che ha registrato cali del 6,9%. Il risultato prima delle imposte comunque è salito a 8,2 milioni di
euro (contro i 5,6 milioni dell'esercizio precedente), mentre l'utile nette è quasi raddoppiato raggiungendo i 3,2 milioni.
Grazie alle commesse estere, il gruppo vicentino ha migliorato anche la sua situazione debitoria: la posizione
finanziaria netta che toccava quota 72,7 milioni di euro è scesa a 62,5 milioni con un miglioramento del -14%. Anche
se l'obiettivo dichiarato è quello di arrivare a un 50% di fatturato dalle commesse estere, Maltauro si è aggiudicata in
Italia diversi appalti tra cui le opere dell'Expo di Milano «Progetto vie d'acqua del Sud, il Museo del Novecento (M9) di
Mestre di Polymnya (società interamente partecipata dalla Fondazione Venezia) e il project financing della Regione
Veneto per la realizzazione della Regionale 10, Padana inferiore. Attualmente Maltauro sta realizzando gli impianti per
l'assemblaggio degli aerei di Alenia a Cameri (Novara), la variante di Valico per conto di Autostrade e dell'Alta Velocità
ferroviaria nel tratto Treviglio Brescia. Maltauro ha recentemente concluso i lavori per il raddoppio dell'Auchan a
Mestre e del nuovo lotto della Fiera di Vicenza.
Rubner (11.04.14): Per celebrare il suo 50° anniversario Rubner Haus, la più storica Azienda italiana nell'ambito
dell'edilizia residenziale in legno, conferma il proprio impegno sul fronte della divulgazione culturale del vivere
sostenibile con un'esposizione itinerante che toccherà le piazze dei principali Comuni di tutto il Paese. Da marzo a
giugno, un truck personalizzato Rubner viaggerà lungo tutto lo Stivale, per un totale di 3.500 km, 40 tappe e 80 giorni
di tour, offrendo un ampio ventaglio di iniziative formative e informative rivolte ad architetti, ingegneri, geometri,
progettisti ma anche al pubblico interessato ad approfondire i temi legati all'edilizia in legno. E' questo un settore
sempre più di tendenza in Italia, che si sta diffondendo sulla scia dell'esperienza già acquisita dai Paesi nord europei,
storicamente e culturalmente più sensibili a un'edilizia a basso impatto ambientale. La partenza del Rubner truck è
fissata per il 6 marzo da Chienes (BZ), nell'headquarter dell'azienda altoatesina, per toccare in sequenza i Comuni di
Bussolengo, Varese, Milano, Brescia, Bergamo, Desenzano, Mantova, Perugia, Foligno, Terni, Viterbo, Roma, Salerno,
Cava dei Tirreni, Cosenza, Matera, Lecce, Trani, L'Aquila, Civitanova, Ascoli Piceno, Fano, Grosseto, Pisa, Firenze,
Armo, Bologna, Ravenna, Modena, Serravalle, Alessandria, Torino, Vercelli, Biella, Aosta, Verona, Vicenza, Padova,
Montebeliluna, Udine. Dopo una decina di tappe anche in Austria e Germania, il Rubner Home Tour si concluderà a
Chienes il 14 giugno. Proprio come una vera casa, il Rubner truck include uno spazio coperto di circa 80 mq all’interno
del quale verranno organizzate le attività di formazione professionale e di consulenza gratuita e personalizzata per il
pubblico, grazie anche alla partecipazione dì esperti e affermati architetti, e dove saranno allestite vere e proprie
piccole mostre sulle costruzioni in legno. Tra gli appuntamenti più importanti quello del 12 marzo che si svolgerà in
Piazza Leonardo da Vinci, davanti al Politecnico di Milano, e quello del 28 marzo presso il Campus di Roma Tre. ln
occasione di entrambi i convegni sono previste sessioni dedicate sia agli studenti sia ai professionisti grazie alla stretta
collaborazione con i due atenei. Il programma formativo per i professionisti, nello specifico per ingegneri e architetti,
consente anche di ottenere i crediti formativi grazie alla collaborazione con gli Ordini degli Architetti attivi a livello
comunale e regionale. Tra i partner di primo piano per la parte convegnistica dell'Home Tour, Norbert Lantschner,
Fondatore e Presidente di ClimAbita, Associazione no profit la cui missione è quella di sviluppare e promuovere una
nuova cultura del vivere e costruire sostenibile. Gli spazi espositivi, saranno invece dedicati, grazie anche all'ausilio di
proiezioni video, a due prestigiosi progetti che hanno coinvolto attivamente Rubner Haus. Il primo, "Rhome for density
cura dell'Università Roma Tre e della Dott.ssa Arch. Chiara Tonelli, parteciperà alla competizione internazionale del
Solar Decathlon Europe 2014, l'award ideato dal Department of Energy del governo americano che si propone di
valorizzare i migliori progetti architettonici in termini di densità, convenienza economica, trasportabilità e sobrietà.
Proprio a Rubner Haus è stato assegnato l'ambizioso compito di tradurre il prototipo abitativo in un vero e proprio
edificio da presentare a Versailles il prossimo giugno. Un secondo spazio espositivo offrirà invece un estratto della
mostra sensoriale "Prospettive Legno'; la nuova esposizione permanente recentemente inaugurata nella sede di
Chienes di Rubner Haus, che invita a scoprire da vicino la filosofia e il percorso naturale alla base della costruzione di
una casa in legno: dal BOSCO all'ALBERO, dal LEGNO alla CASA. Il truck è, inoltre, organizzato per facilitare un
percorso di conoscenza dei sistemi costruttivi Rubner, che testimoniano le grandi potenzialità di questo materiale
nell'ambito delle costruzioni, ammirare una panoramica delle più suggestive case realizzate da Rubner Haus in mezzo
secolo di storia e approfondire i temi legati alla sicurezza, all'ecosostenibilità e al comfort abitativo delle abitazioni in
legno.
Rapporti e studi
Istat (04.04.14):
Ora è certo: il 2013 è stato davvero un anno di saldi sul mercato del mattone a giudicare dal
prezzo delle case sceso del 5,6% e considerando che lo sconto è anche raddoppiato rispetto all'anno precedente
(quando il calo si era fermato al 2,8%). Forse può essere una buona notizia per chi è a caccia di un buon affare, ma
non è un buon segno per l'economia, e soprattutto non lo è per i tre quarti delle famiglie italiane che, come si sa, sono
proprietarie del tetto sotto cui vivono. La discesa delle quotazioni registrata dall'lstat si accompagna, come lo stesso
Istituto fa notare, al crollo delle compravendite, pari al 9,2% lo scorso anno, stando ai dati dell'Agenzia delle entrate.
Già nel 2012 il mercato aveva perso oltre un quarto degli scambi, scivolati a livelli che non si vedevano da decenni. E il
congelamento delle transizioni si è inevitabilmente scaricato sui prezzi. Sempre l'Istat fa notare poi come ormai i prezzi
siano in calo da due anni. E la flessione, seppure un po' attenuata nell'ultimo trimestre del 2013, tocca perfino le
abitazioni nuove, fresche di vernice (-2,4% la media annua). Anche se i tagli più forti si registrano per le case non più
di prima mano, classificate come esistenti (-7,1%). Per Confedilizia si tratta di numeri allarmanti. «C'è bisogno urgente
di una cura shock – sostiene infatti il presidente Corrado Sforza Fogliani - una cura che consiste in una forte e
immediata riduzione della tassazione, soprattutto locale». Secondo l'associazione dei proprietari, «la crisi del mercato
immobiliare in atto dall'inizio del 2012 non accenna ad arrestarsi». I dati che arrivano, spiega, sono «meno drammatici
ma tutt'altro che positivi». Basta guardare ai numeri che riporta le cifre dell'Agenzia delle entrate sul quarto trimestre
degli ultimi tre anni, dice Confedilizia: «In due anni c'è stato il 35% di transazioni in meno».
Osservatorio Aub (07.04.14): Se è vero che controllo familiare, azionariato frammentato e necessità di crescere
di dimensioni sono elementi che fanno di un'azienda il possibile obiettivo di un'acquisizione da parte dei fondi di private
equity e/o da parte di gruppi di maggiori dimensioni, si può dire che il settore del mobile sia un target perfetto. E
l'operazione Poltrona Frau (passata all'americana Haworth) solo un primo passo di ciò che potrebbe succedere. A
questa conclusione si giunge leggendo il focus che l'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) dedica alle aziende
familiari del mobile. Il ritratto che emerge evidenzia aziende che appartengono al 100% a una famiglia più spesso del
resto delle imprese italiane (78% rispetto al 70% della media nazionale). Ma si tratta di una famiglia «larga», visto che
più del 50% di queste realtà sono state fondate tra 25 e 50 anni fa e il 5% ha più di 50 anni di storia, il che fa sì che le
azioni spesso siano già state passate per via ereditaria. Eppure, nonostante la lunga storia, sono rimaste piccole, tanto
che l'Osservatorio per poter realizzare l'indagine ha dovuto abbassare la «taglia»: solitamente prende in
considerazione le imprese sopra i 50 milioni di euro di fatturato, in questo caso è sceso fino ai 20 milioni. E ben il 70%
delle aziende familiari del mobile-arredo si colloca tra i 20 ei 50 milioni di euro. Solo il 10,3% delle aziende supera i
150 milioni di fatturato: il 5,7% si colloca nella fascia tra i 150 e i 250 milioni, e il 4,6% oltrepassa i 250 milioni.
Troppo piccole, se si considera che la via alla crescita è data dall'export (il divario di redditività tra chi esporta oltre i
due terzi del fatturato e chi meno di un terzo si è ulteriormente ampliato nell'ultimo biennio), ma per poter essere
presenti sui mercati almeno europei occorrono investimenti importanti. Per di più in un settore che, come il mobile-
arredo, ha nella distribuzione uno dei suoi ostacoli più difficili da superare per via delle dimensioni. La strada fin qui
scelta è quella di fare rete. Dice, infatti, il rapporto Aub: «Il mobile-arredo è caratterizzato da una elevata
frammentazione del tessuto produttivo, fortemente specializzato, con piccole imprese che hanno creato nicchie
produttive di qualità, sfruttando gli effetti sinergici di una maggiore integrazione, anche attraverso la partecipazione a
network e filiere produttive». Quanto ai risultati, si riscontra una maggior redditività da parte dei leader giovani nelle
aziende di minori dimensioni, mentre le maggiori vanno meglio se hanno alla guida un ultracinquantenne. C'è, infine,
un altro elemento che caratterizza il settore ed è il forte legame con il territorio di origine. Più della metà (55,6%) della
produzione italiana di mobili è realizzata in tre Regioni: Lombardia (distretto legno arredo della Brianza e del
Milanese), Veneto (distretto del mobile di Livenza) e Marche (distretto cuciniero pesarese). il Salone del mobile che
parte domani a Milano, e che rappresenta un'esperienza unica a livello mondiale, potrà essere l'occasione per fare una
riflessione in più. (MARIA SILVIA SACCHI)
Banca d’Italia (09.04.14): Nel 2013 i nuovi finanziamenti erogati delle banche per investimenti in edilizia (i
prestiti ai costruttori) sono crollati a 16,890 miliardi di euro, il 30% in meno rispetto ai 23,2 miliardi del 2012 e il 68%
in meno sui 52,5 miliardi del picco del ciclo immobiliare nel 2007. I dati Banca d'Italia sui 12 mesi del 2013, usciti nei
giorni scorsi, hanno confermato il trend registrato nei primi nove mesi dell'anno. Si tratta fra l'altro dì una
accelerazione del calo. che nel 2011 e 2012 viaggiava "solo"sul -17% all'anno. Segnali negativi anche per i nuovi
mutui casa alle famiglie, un calo nel 2013 del 13% a 21,5 miliardi di euro, rispetto ai picchi di 62 miliardi nel 20062007 e ancora ai 49 miliardi del 2011. Su questo secondo fronte, però cominciano a vedersi segnali dì un'inversione di
tendenza: nel primo bimestre del 2014 +18%, sullo stesso periodo del 2013, e - soprattutto - la volontà delle banche,
a partire dalle grandi, di tornare a erogare mutui casa.
Csil (10.04.14):
Nonostante la crisi economica globale, che aveva determinato una 'battuta d'arresto nel 2009, il
mercato mondiale del mobile è cresciuto progressivamente negli ultimi anni, arrivando nel 2013 a raddoppiare rispetto
al 2003. Il valore delle vendite ha raggiunto i 436 miliardi di dollari, secondo i dati elaborati da Csil (Centro studi per
l'industria leggera) che saranno presentati questa mattina al Salone del Mobile di Milano (Centro Congressi, Sala
Aquarius, oren). Una crescita dovuta soprattutto al traino dei Paesi emergenti, che in questi dieci anni sono passati dal
18% al 47% del consumo globale di arredi. «È cambiata radicalmente la geografia del mercato di mobili nel mondo commenta Alessandra Tracogna, partner Csil - . Anche se il consumo percapita nei nuovi mercati è mediamente un
quarto rispetto a quello delle economie avanzate, il ritmo di crescita è impressionante. La spesa media per gli acquisti
di arredi è quadruplicata in questi dieci anni». Non solo: i volumi delle importazioni di mobili dall'Europa verso l'Asia
(soprattutto in Cina) sono aumentate dai 260 milioni di dollari del 2003 a oltre un miliardo nel 2012. Un dato
potenzialmente incoraggiante per le aziende italiane, nonostante le difficoltà di penetrare e consolidarsi su questi nuovi
mercati E un altro dato confortante è il "recupero" dell'Italia, che secondo Csil con l'8% della quota mondiale di export
di mobili, nel 2013 è tornata a essere il secondo esportatore mondiale, dopo essere slittata al terzo posto nel 2011,
superata dalla Germania Ben lontana rimane però la vetta della classifica, che fino al 2004 era italiana ma che dal
2005 è saldamente in mano alla Cina, Paese che detiene ormai il 50% dell'export globale. Anche le prospettive per il
2014 e 2015 sono positive: il valore del commercio internazionale di mobili ha raggiunto, secondo i calcolidi Csil, i 120
miliardi di dollari nel 2013 (il doppio del 2003) e nel 2014 dovrebbe aumentare di un ulteriore 5%. Se il freddo quadro
statistico è confortante, restano tuttavia le difficoltà, per le imprese italiane, di trovare una strategia distributiva e di
comunicazione per conquistare posizioni sui mercati più lontani, e quelli emergenti in particolare. Se infatti le aziende
più grandi o più note a livello internazionale possono fare affidamento sulla forza stessa del loro brand, la questione è
completamente diversa per le imprese medio-piccole, che sono poi la stragrande maggioranza delle quasi 31mila
realtà che compongono la filiera italiana dell'arredo. «La strategia migliore per le aziende che vogliono competere su
un piano internazionale – sostiene Lucio Lamberti, docente di Marketing al Politecnico di Milano - è ridimensionare il
canale della distribuzione di massa conosciuto finora, ovvero quello della vendita diretta in store monomarca o
multimarca, per puntare invece sul modello del "contracting", ovvero del su misura, di prodotti realizzati ad hoc per i
committenti». Un modello in crescita, aggiunge Lamberti, e non soltanto nei Paesi emergenti, ma anche nelle
"asfittiche" economie occidentali. Dove ormai la classe media si è impoverita e sempre più si orienta verso produzioni
low cost, mentre chi può permettersi la qualità (e dunque il costo) degli arredi made in Italy di un certo livello è
orientato ad acquistare prodotti personalizzati e «tailor made». C'è poi il problema di come affrontare mercati grandi e
complessi com’è quello cinese. «Il consiglio che noi diamo alle aziende medio-piccole, in questo caso, è di evitare
metropoli come Pechino o Shanghai- aggiunge Lucio Lamberti - e scegliere una città di medie dimensioni, che in Cina
hanno comunque 5-6 milioni di abitanti Con un budget di comunicazione relativamente limitato e la scelta attenta di
un partner fidato, si può cominciare da qui una politica di promozione e posizionamento del brand che possa poi aprire
il mercato nelle città principali o i canali diretti del contract».
Istat (10.04.14): A febbraio 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,5%
rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio l’indice ha registrato un lieve aumento (+0,1%)
rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2014, l’indice è aumentato in termini
tendenziali dello 0,4% (i giorni lavorativi sono stati 20 come a febbraio 2013). Nella media dei primi due mesi
dell’anno la produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda
i settori di attività economica, a febbraio 2014, i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli
della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+7,6%), della metallurgia e fabbricazione di
prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+5,3%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (+4,9%) e delle
Industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+4,7%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della
fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-9,4%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e
apparecchiature per uso domestico non elettriche (-8,8%), della attività estrattiva (-8,5%) e della fabbricazione di
coke e prodotti petroliferi (-7,9%).