Davide La forza della Parola Beati noi giovani Dieci risposte al messaggio del Papa hi si nutre della Parola di Dio è forte, ci dice il Papa, e non si abbuffa di altro». Davide Lomma studia antropologia culturale. Ha 24 anni e vive a PeDavide saro. Si è lasciato provocare da quel richiamo di Francesco a non cedere alla cultura del provvisorio, andando contro corrente: «Oggi siamo costantemente bombardati da proposte tanti tipi di cibi diversi che hanno la loro promessa: farti sentire considerato, rispettato, apprezzato». «Anche io ho cercato per molto tempo questa approvazione dalle cose e dalle persone che mi circondavano – continua Davide –, ma ora sto provando ogni giorno a camminare nell’ascolto della parola di Dio. Con un gruppo di ragazzi ci incontriamo tutte le settimane per "spezzare la Parola" e condividere quello che di volta in volta suggerisce alla nostra vita». (L.Sar.) evangelizzazione attraverso il contatto di gioia. Ne è convinta Giulia Martini, 22enne universitaria di Avezzano. «Mia madre quando Giulia ero piccola mi diceva sempre che se volevo incontrare Gesù dovevo guardare negli occhi della gente povera – racconta –. La scorsa estate sono stata in Brasile. Lì ho capito che se non hai nulla, ma hai Dio, hai tutto. L’ho capito quando ho visto tanti poveri genitori pregare, cantare e sorridere durante la celebrazione dell’Eucaristia e applaudire al termine della lettura della Parola di Dio. Quegli occhi sofferenti ma brillanti d’amore, quella povertà colma della ricchezza più grande, mi hanno fatto capire che la vita deve essere vissuta da beati». La strada, suggerisce Giulia, è quella di costruire il futuro «con gioia, fede e speranza». (L.Sar.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA «C email: Alessandra Ritornare a sognare lessandra, 24 anni, laureanda in editoria, va in chiesa solo «per le occasioni importanti» ma ha pensato più volte di avvicinarsi a un gruppo parAlessandra rocchiale, sguardo attento e parlantina sciolta. «Il messaggio del Papa è filosofico, svela l’ovvio ma complicatissimo segreto della felicità: la semplicità. Noi giovani siamo attratti dal consumismo, dal materialismo, dal posto di lavoro strapagato. Spesso la sobrietà viene vista come il "chi si accontenta gode". Dati i tempi, si rinuncia ai propri sogni, considerati perdenti a prescindere, per la soluzione più facile. Manca quello che Francesco, mi ha colpito la sua firma, chiama il coraggio della felicità, quella vera» – spiega Alessandra – «Tolstoj diceva: "Per essere felice, occorre una cosa sola: amare", e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto». Simona Gionta A gmg@ Giulia Rivedersi nei poveri © RIPRODUZIONE RISERVATA Monia Vicino a chi sta peggio due anni che ci separano dalla Gmg di Cracovia, saranno intessuti di riflessioni sulle Beatitudini, secondo le parole di papa Francesco nel Monia messaggio rivolto ai giovani: «A voi giovani affido in modo particolare il compito di rimettere al centro della cultura umana la solidarietà». Monia, 24 anni, è una giovanissima mamma che presta servizio come volontaria presso la Caritas della diocesi di Sora Aquino Pontecorvo: «Stare a contatto con i poveri mi ha aiutata parecchio. In famiglia non navighiamo nell’oro, ma ci sono situazioni molto più problematiche nel nostro territorio. Io stessa sono disoccupata, questo che stiamo vivendo è un periodo molto duro ma non bisogna perdere la speranza che possa presto cambiare qualcosa». Carla Cristini I © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ eati i poveri in spirito» è il tema del Messaggio di papa Francesco per la 29ª Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata il 13 aprile prossimo, Domenica delle Palme, a livello diocesano. Forte l’invito a prendersi cura, a stare con i poveri, a imparare da loro. «Il Signore ci chiama a sobrietà – scrive il Papa –, a non cedere alla cultura del consumo». Ecco come questa «povertà in spirito» si è trasformata in uno stile di vita e incide concretamente nella «B vita di dieci giovani che, in questa pagina, ci raccontano la loro esperienza. Da chi si occupa dei poveri pur essendo disoccupato, a chi spinge la carrozzina di un disabile o bada a chi è in ospedale, a chi cerca la verità nel suo lavoro di studioso, a chi tra i banchi del liceo prova a non «vivacchiare», a non cedere alla cultura del provvisorio, andando controcorrente. Verso la felicità: «Conosco la direzione – scrive Carlotta –, ma non sono sola in questo viaggio». Elena In reparto con umiltà Tommaso Non insuperabili, ma veri entirmi coinvolta dalle parole del Papa è inevitabile. Conosco le Beatitudini, ma la riflessione che «beati i poveri in spirito» significa che gli umili hanno davanti la strada della felicità, non l’avevo mai fatta. Desidero da sempre diventare infermiera, ma dalElena la gente ricevo commenti secchi: «Perchè non fai il medico? Guadagni di più». Invece dal tirocinio in reparto ho imparato la necessaria umiltà di chi viene assegnato ai lavori meno nobili, ma anche a riconoscere la gratitudine del malato che ti ringrazia con un sorriso. Ho capito che è questa la strada giusta per me, o, come dice Francesco, che è questa la forma di umiltà che mi serve per trovare la felicità. Penso a quei pazienti che mi ringraziavano come se avessi salvato loro la vita. Provo, ogni giorno e con tantissima fatica, a essere umilmente felice. Elettra Cioffi ensando alla mia esperienza di giovane e di credente, l’avere fiducia in Gesù è essere dei semplici e consapevoli mendicanti di cielo che non si stancano di vedere in coloro che incontrano il volto di Colui che amano e cercano». Tommaso Tommaso Mazza, 18enne liceale di Chiavari, rilegge così l’invito di papa Francesco ad affidarsi quotidianamente a Dio, che «mi porta a raggiungere quella felicità, che è unica meta e prima vocazione per ogni cristiano. Perché scegliere di credere in Lui corrisponde ad avere a cuore il suo popolo amato, l’umanità fragile, l’esistenza concreta». «Non ci è chiesto nella vita di essere insuperabili, ma veri e consapevoli di quello che siamo – aggiunge Tommaso – e di quello che possiamo diventare, dal momento in cui permettiamo a questa presenza di prenderci per mano». Luca Sardella © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA S «P Mariapaola La fede è una dieta l Papa – dice Mariapaola, 24 anni, assistente sociale – ci invita ad avere il coraggio della felicità. Ho pensato alla mia Mariapaola vita. A tutte le volte che mi sono spronata a cercare la forza per fare delle cose. Dopo averle fatte, non mi sono sentita coraggiosa e soprattutto non ero per niente felice. Poi, finalmente, ho capito. Sono necessarie fermezza e determinazione per riuscire. Perché Dio è scomodo, ci chiede cose difficili, da perdenti. Per essere felici bisogna faticare e soffrire. La fede è come la dieta: mentre la segui stai male e ti senti sempre tentato. Ma poi, quando hai preso il giro, ti senti più leggero e non sei più schiavo delle abitudini. Sei libero». Danilo Poggio «I © RIPRODUZIONE RISERVATA Laura Che risorsa i disabili Carlotta Io viaggio in compagnia Linda Vivacchiare? Uno spreco spirare a cose grandi per la propria vita, contro il rischio di umanità «rimpicciolite». Anche per un cristiano la strada della propria umanizzazione non è un cammino scontato. Carlotta Testa sta terminando gli studi in Scienze reCarlotta ligiose: «Ho creduto bastasse il mio piccolo per vivere il Vangelo, lasciando tuttavia più binari distinti nella mia vita: l’impegno pastorale da un lato e le mie scelte dall’altro. Ho creduto di poter stare piccola su due strade, fino a quando il richiamo di Verità non si è fatto chiassoso e ingestibile». Un lavoro interiore per «spazzare, pezzo per pezzo, quella coltre scesa sulla mia vita per farla finalmente illuminare e correre verso una felicità che non è piccola né velata, è beata e verso la santità. Conosco la direzione, ma non sono sola in questo viaggio». (L.Sar.) l richiamo del Papa alla povertà evangelica – commenta Linda, 20 anni, studentessa di Giurisprudenza – mi dà fiducia e speranza. Sono in bilico tra il vivacchiare e il vivere e mi trovo a dover scegliere in ogni piccola Linda azione della vita quotidiana. Da una parte, c’è la società che impone i valori dominanti del successo e della ricchezza, dall’altra ci sono le Beatitudini, una bussola che conduce alla vera gioia. Una gioia che si compone di quella pace e serenità che non trovo da nessun’altra parte. Con il volontariato, mi sono resa conto che i poveri, come dice Francesco, possono essere davvero nostri maestri: ciò che ricevo è sempre maggiore rispetto a ciò che dono. Se trascorressi più tempo con loro, comprenderei meglio e fino in fondo le Beatitudini».(D.Pog.) an Francesco d’Assisi ha compreso molto bene il segreto della Beatitudine dei poveri in spirito. Infatti, quando Gesù gli parlò nella Laura persona del lebbroso egli riconobbe la grandezza di Dio». «Nel messaggio per la Gmg il Papa introduce non solo la povertà materiale, ma anche quella spirituale di chi, come il lebbroso, vive l’emarginazione a causa della malattia», dice Laura, 28 anni, in cerca di un lavoro. «Il mio approdo nel mondo del volontariato – spiega – risale a 4 anni fa quando prestai il servizio civile durante un soggiorno estivo Unitalsi. Mi sentivo fuori posto, ma poi mi fu affidata Adriana, in carrozzina. Lei mi rassicurò e mi fece sentire come a casa: avevo trovato il mio posto nel mondo e da allora sono qui. Un sorriso, un abbraccio a me non costano nulla, mentre lei mi dà molto di più». (C.Cri.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA A «I «S
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