VENERDÌ 14 NOVEMBRE 25 2014 GALLARATE MALPENSA Il sitar di Zappalà alla sala Planet Soul Serata musicale alla sala Planet Soul del Melo (oggi, 19.30), con le sonorità etniche di Adalberto Zappalà e del suo sitàr, antico strumento a corde indiano. Con lui, nella sede di via Magenta, si esibi- ranno anche i giovani percussionisti cross-over della Danno Compound (noti in città per aver partecipato all’edizione 2013 del Gallarate Jazz Festival), diretti da Massimiliano Varotto. Biglietto 9 euro. Il torrente Arno fa meno paura E un motivo c’è Coi piedi all’asciutto grazie alle opere di contenimento del passato POMPA GUASTA L’acqua invade il Seprio Park Non è solo colpa della falda Piove a dirotto, e il Seprio Park (nella foto Blitz) finisce ancora a mollo: un ritornello già sentito più e più volte, che è tornato a ripetersi anche con il diluvio di questi giorni. E così, fra conti in rosso e allagamenti sempre più frequenti, il silo dei gallaratesi continua a fare acqua da tutte le parti. Già da martedì, l’ultimo piano sotterraneo (il - 3) era invaso da un lago alto circa due centimetri. Da qui il livello ha continuato a salire fino a raggiungere, ieri mattina, gli otto centimetri, e rendendo inagibile il piano. Stavolta però, pare che la colpa non sia dovuta solo alla falda acquifera sottostante, che col maltempo tende ad alzarsi e ad inondare l’edificio. «Il vero problema è che l’attuale sistema di pompaggio è malfunzionante: abbiamo trovato la causa, ora dovremo intervenire per installare delle nuove pompe più efficienti», spiega il sindaco Edoardo Guenzani, che è in contatto con Amsc per studiare le tempistiche dei lavori. La dinamica dell’allagamento quindi è piuttosto semplice: l’acqua passa attraverso la rampa e le grate presenti sul marciapiede e scende fino al terzo piano, dove l’impianto non rie- sce a riportare tutto in superficie. Qui la pioggia tende così ad accumularsi, e impiega parecchi giorni prima di essere smaltita. Ieri, complice la giornata di sole, la situazione si è stabilizzata, ma se il maltempo dovesse tornare a imperversare, è probabile che il livello del lago in via Bonomi si alzerà ancora. Nel frattempo il Comune ci ha messo una pezza, in modo da prevenire possibili disagi agli automobilisti: «Abbiamo chiuso tutto il piano», fa notare il primo cittadino. E se è improbabile che si torni ad utilizzare le idrovore per prosciugare i sotterranei (non risolverebbero il problema), come già stato fatto in estate, l’impegno è di andare a sostituire il prima possibile il pezzo difettoso: tubazioni e pozzetti di raccolta ci sono già, andranno sostituite le pompe guaste. Nel frattempo è rientrato l’allarme lungo il corso del Sorgiorile: il torrente è tornato a scorrere regolare, e gli abitanti ieri hanno potuto tirare un sospiro di sollievo dopo la paura di mercoledì pomeriggio, quando il fiume era straripato in via Padisera. Tutto è tornato alla normalità anche in via don Piloni. Alberto Battaglia L’hanno chiamato col nome del più illustre Arno, il fiume di Firenze. In verità, l’Arno che attraversa Gallarate non ne riecheggia in nulla il fascino o la storia. E’un torrentello, a volte putrido e frequentato dalle pantegane: nessuno, nemmeno nell’Ottocento, quando le acque erano di sicuro limpide e pure, s’è mai sognato di venire a Gallarate per "bagnarvi i panni". Al massimo, ai tempi d’oro era frequentato da frotte di ragazzotti in cerca di gamberi. Pesci se ne sono sempre visti pochi e, sebbene qualche stravagante politico un giorno lanciò l’idea di attrezzarlo con un batomuche in stile parigino, ha sempre rappresentato un problema piuttosto che una risorsa. Al posto di Ponte Vecchio, Gallarate offre il Ponte di Cardano. Ed è tutto dire. Per di più, nel corso dei decenni, l’Arno, che oggi più opportunamente in molti hanno ribattezzato Arnetta, ha spesso tracimato, inondando il centro storico. Guai grossi ad ogni acquazzone, che i giornali in cerca di sensazionalismo non definivano ancora "bombe d’acqua", ma producevano gli stessi effetti. I libri di storia locale sottolineano le devastanti alluvioni del 1732, del 1910, fino a quella più importante dei primi anni Cinquanta. Solo qualche decennio fa, il rione di Arnate (in nomen omen) ha dovuto fare i conti con la furia dell’acqua. E adesso? La situazione è di molto cambiata, grazie a una serie di interventi che ne hanno ridotto la forza devastante, benché in passato si sia cercato di rettificare il corso del torrente e di imbrigliarlo in argini realizzati alla bisogna. Ciò a dire che, almeno nella fattispecie, non ci tocca di affrontare piccole o grandi calamità come purtroppo accade in altre zone del Paese, esposte a tutto quello che le cronache ci hanno detto e ci stanno ancora dicendo. Con relativo e comprensibile strascico di polemiche e di accuse ai politici inadempienti. Bravi gli amministratori gallaratesi che misero mano al problema? Di sicuro, accorti. Parliamo della giunta di Nicola Mucci e dell’assessore Aldo Simeoni, che intervenendo sulle strozzature di piazza Piemonte e via Cairoli hanno risolto il guaio delle esondazioni ad Arnate. Lì, il corso d’acqua è interrato. Lì, a ogni piena, si ostruiva e trovava sfogo nelle vie del rione. Opera decisiva, come le vasche di laminazione di Caiello. Magistrato del Po, Comuni di Gallarate e di Cassano Magnago (sindaco Domenico Uslenghi) progettarono e realizzarono una zona di spagliamento, che oggi consente di regolare il flusso del corso d’acqua. E evitare conseguenze. Così, toccando ferro, i vecchi pericoli sono stati di molto ridimensionati. Da realizzare rimane però parecchio: davanti ai cambiamenti climatici e alle infinite precipitazioni di questi ultime settimane non si può di sicuro abbassare la guardia. Oggi il fronte di maggior preoccupazione si chiama infatti Sorgiorile. Da innocuo rigagnolo, il Sorgiorile si è trasformato in torrente gonfio d’acqua. E’ stato questo il fronte principale di preoccupazione durante le ultime precipitazioni (foto Blitz) LE SEGNALAZIONI Tombini otturati ad Arnate. E non solo (a.b.) - Ci sono i tombini otturati di via XXII Marzo ad Arnate, che ad ogni pioggia provocano allagamenti stradali, ma anche la segnaletica orizzontale all’incrocio fra largo Olinto Pasta e via Pietro da Gallarate: sono gli interventi richiesti dal capogruppo di Forza Italia Germano Dall’Igna, dopo le ripetute segnalazioni fatte anche in consiglio comunale. «Alcuni cittadini si sono rivolti a me per riportare queste segnalazioni, ma sono situazioni che perdurano da diverso tempo», denuncia Dall’Igna. A partire dalla questione tombini: in via XXII Marzo ce ne sono tre, e col maltempo traboccano finendo per invadere il portone dei residenti al civico 14, ma anche in via Sant’Agostino si è registrato qualche problema. «Tutte le volte che piove si allaga, e non è solo colpa delle foglie: serve un intervento urgente», è quanto chiede il capogruppo di Fi, che in in questi giorni ha contattato l’ufficio tecnico, senza però avere una risposta sui tempi esatti dei lavori che si andranno a fare. Ormai nota è invece la questione di largo Olinto Pasta: tre anni fa è stata arretrata l’aiuola spartitraffico, senza però adeguare la rispettiva segnaletica orizzontale. Risultato? «Lo stop non è stato arretrato, e ogni tanto qualche auto si tocca», racconta il consigliere. In questo caso però, il rifacimento delle strisce bianche è rimandato al termine della prossima riasfaltatura del tratto stradale, non ancora in calendario. Gli islamici: «Serve un luogo di ritrovo» Il responsabile della comunità Hamid Kartaoui Che sia in via Varese o in via dell' Unione Europea, poco cambia. La cosa certa è che «abbiamo bisogno di una struttura fissa per poterci ritrovare». A parlare è il responsabile della comunità islamica del Gallaratese Hamid Kartaoui. Che lancia l'ennesimo appello per un luogo di aggregazione che vada oltre la semplice moschea. Su questo aspetto il gruppo locale dei musulmani insiste da anni: servono dei locali dove svolgere attività culturale, non solo religiosa, dove organizzare iniziative o, più semplicemente, incontrarsi. Gli islamici hanno bisogno come il pane di uno spazio del genere. Ora sono tanti, limitare il loro momento di ritrovo settimanale alla preghiera del venerdì all'aperto in via Pacinotti, è quasi offensivo. Per questo Hamid Kartaoui spera che le ultime novità in termini di Pgt (piano governo del territorio) possano servire per sbloccare uno stallo che dura ormai da troppi anni. «Chiamerò - fa presente il rappresentante della comunità islamica - l'assessore Giovanni Pignataro per poterlo incontrare. Così mi renderò conto di quali siano le indicazioni del Comune. Per ora io non so nulla». La soluzione più comoda sarebbe quella di via Varese dove la comunità possiede un capannone, comprato all'inizio degli anni 2000, per trasformarlo in moschea. Ma l'amministrazione di Edoardo Guenzani dice no. Non ci sono né i parcheggi né i servizi necessari a un'area dove c'è l'aggregazione di un numero notevole di persone. Ec- co, allora, che è spuntata l'idea di via dell'Unione Europea dove il Comune possiede un terreno che cederebbe a chi vuole trasformarlo in area di culto, visto che in municipio giacciono due richieste: quella musulmana e quella ortodossa. L'inconveniente di questa proposta è che gli islamici dovrebbero pagare l'area mentre via Varese è già di proprietà. Ma Hamid non si scoraggia: «Devo capire bene come stanno le cose ma una soluzione va trovata». E in fretta perché non dovrebbe tardare molto il via ai lavori per il campo di tiro con l'arco di via Pacinotti proprio dove ora pregano i seguaci di Allah. Intanto la politica gioca le sue carte con Forza Italia e Lega pronte a mobilitarsi per dire no. Silvestro Pascarella
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