qui - Comunità Sant`Eusebio

Comunità pastorale sant’Eusebio
La nostra quaresima
E il fonte battesimale
Domenica 22 febbraio PRIMA DI QUARESIMA
ore 16.00
Imposizione delle ceneri a Casciago
Sabato 28 febbraio TUTTI al DUOMO di MILANO
ore 8.00
Partenza con i pullman
ore 10.00
Celebrazione battesimale con visita al fonte della cattedrale
La SERA del VENERDI’ ore 21.00: “La novità dei battezzati”
a Luvinate venerdì 27 febbraio:
IL BATTESIMO TRASFORMA L’UMANO
don Norberto Brigatti, parroco della Comunità Pastorale sant’Eusebio
a Morosolo venerdì 6 marzo:
IL BATTESIMO GENERA IL “NOI”
don Romano Martinelli, già padre spirituale nel seminario di Venegono
a Casciago venerdì 13 marzo:
IN GESU’, DISCESO AGLI INFERI, SI VINCE IL MALE
padre Marko Rupnik, artista del Centro Aletti di Roma, autore dei mosaici
a Casciago venerdì 20 marzo:
SI DIVENTA IL SEGNO E IL RACCONTO DI DIO
don Romano Martinelli, già padre spirituale nel seminario di Venegono
a Barasso venerdì 27 marzo:
SI VIVONO OVUNQUE RELAZIONI BUONE
don Stefano Guarinelli, psicologo nel seminario di Venegono
IL GIORNO di VENERDI’: “Sulla croce, sangue ed acqua”
ore 09.00
ore 15.00
ore 17.30
Via Crucis battesimale a Casciago e Barasso
Via Crucis battesimale a Morosolo
Via Crucis battesimale a Luvinate
I MARTEDI’ con il CARDINALE : “Attirerò tutti a me”
Martedì 3 marzo «La condanna»,
Martedì 17 marzo «L’innalzamento»
Martedì 10 marzo «Gli incontri»
Martedì il 24 marzo «L’attrazione universale»
Domenica 22 marzo 2015
BENEDIZIONE DEL FONTE BATTESIMALE
DELLA COMUNITA’ PASTORALE SANT’EUSEBIO
ore 11.15: Santa Messa e benedizione del fonte
(sospesa messa a Luvinate delle ore 11.15)
ore 15.30: “Concerto - preghiera”, percorso dell’anno liturgico nella
musica sacra, con 104 coristi delle parrocchie e 30 orchestrali
- direttore maestro Carlo Tettamanti -
lla penitenza per il nostro tempo
(Nota dei Vescovi italiani, 1994)
l’astinenza — insieme alla preghiera, all’elemosina e alle
— appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenspondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di
di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione
ndimento di grazie e di lode al Padre.
za è coinvolto l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito:
po bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, proo che si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa doe tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che
solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e ame di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo
pace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporei-
digiuno e l’astinenza rientrino nel vero significato della
ella Chiesa devono avere un’anima autenticamente religioi preme pertanto riproporre il significato del digiuno e
do l’esempio e l’insegnamento di Gesù e secondo
della comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne
lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva
a. Occorre poi precisarne le modalità espressive in riferidi vita del nostro tempo.
Vescovi italiani intendiamo fare con la presente Nota pamo a tutti i membri della comunità ecclesiale, presbiteri,
deli laici, per sollecitare una convinta e vigorosa ripresa
ale all’interno del popolo cristiano. Ciò è richiesto, anzitutalle esigenze evangeliche della penitenza, ma anche per
sposta alla sfida del consumismo e dell’edonismo diffusi
mpio e nella parola di Gesù
ei cristiani trova il suo modello e il suo significato nuovo e
vero che il Maestro non impone in modo esplicito ai disceparticolare di digiuno e di astinenza. Ma ricorda la necessità
re contro il maligno e durante tutta la sua vita, in alcuni
ente significativi, ne mette in luce l’importanza e ne indica
ondo cui viverlo.
rni di digiuno precedono il combattimento spirituale delle
ù affronta nel deserto e che supera con la ferma adesione
a egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo,
e esce dalla bocca di Dio"». Con il suo digiuno Gesù si preua missione di salvezza in filiale obbedienza al Padre e in
uomini. Riprendendo la pratica e il valore del digiuno in
uso presso il popolo di Israele, Gesù ne afferma con forz
zialmente interiore e religioso, e rifiuta pertanto gli atteg
esteriori e «ipocriti»: digiuno, preghiera ed elemosina son
di amore al Padre «che è nel segreto» e «che vede nel s
spetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei discep
Quando gli viene domandato per quale motivo i su
cano le forme di digiuno che sono in uso presso taluni am
del tempo, Gesù risponde: «Finché [gli invitati alle nozze
loro, non possono digiunare». La pratica penitenziale del d
manifestare la gioia della comunione sponsale dei discepo
subito aggiunge: «Verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo
neranno». In queste parole la Chiesa trova il fondamento
come segno di partecipazione dei discepoli all’evento dolo
della morte del Signore, e come forma di culto spirituale
che si fa particolarmente intensa nella celebrazione del T
squa. Il riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione
sivo per definire il senso cristiano del digiuno e dell’astine
tra forma di mortificazione: «Se qualcuno vuol venire die
stesso, prenda la sua croce e mi segua». E’ infatti nella seq
conformità con la sua croce gloriosa che il cristiano trova l
forza per accogliere e vivere con frutto la penitenza.
La prassi penitenziale nell’Antico Testamento
3.
La pratica del digiuno, così come quella dell’elemo
ra, non è una novità portata da Gesù: egli rimanda all’es
popolo d’Israele, dove il digiuno è praticato come mome
fede nell’unico vero Dio, fonte di ogni bene, e come elem
superare le prove alle quali sono sottoposte la fede e la fidu
Mosè ed Elia si astengono dal cibo per prepararsi a
coscienza del peccato, il dolore e il pentimento, la conve
pur manifestandosi in molteplici modi, trovano nel digiun
più naturale e immediata. Le celebrazioni penitenziali, in te
tà e nei momenti decisivi dell’Alleanza fra Dio e il suo pop
che l’indizione di un solenne digiuno per l’intera comunità.
l’implorazione della preghiera, Israele ricorre alla prostraz
alla rinuncia del cibo. Privandosi del cibo, alcuni protagonis
polo d’Israele riconoscono i limiti della loro forza umana e s
di Dio, che solo li può salvare.
E tuttavia anche nelle pratiche di digiuno, come in
la religiosità, si possono annidare molte insidie: l’autocomp
di rivendicare diritti di fronte a Dio, l’illusione di esimersi c
dai più stringenti doveri verso il prossimo. Per questo il pr
sità del formalismo e predica il vero digiuno che il Signore
catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi
re ogni giogo... Dividere il pane con l’affamato, introdurre
za tetto, vestire uno che vedi nudo».