Scheda I - Bibbia nuovissima

SCHEDE PER FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO
Le presenti schede, realizzate per approfondire le nozioni biblico teologiche delle educatrici della
scuola dell’infanzia nella Diocesi di Milano, non hanno la pretesa di proporsi come un discorso
didattico da offrire direttamente nella programmazione annuale delle relative scuole.
Nonostante non si tratti di vere e proprie lezioni teologiche, queste pagine propongono un contributo
nell’approfondimento delle conoscenze della religione Cristiana Cattolica della singola insegnante,
cercano di stimolare l’interesse personale ai contenuti della fede, vogliono essere d’aiuto al cammino
spirituale di ognuno che ha necessità di solide basi su cui poggiarsi.
Il percorso si sviluppa affrontando in modo molto sintetico i tre nuclei centrali della fede cristiana: la
Sacra Scrittura, Gesù e il suo Dio, la Chiesa.
La struttura delle lezioni proposte mira a svolgere tematiche forse note ai più e che probabilmente
appariranno deficitarie di molti approfondimenti ma, si spera, riescano a provocare il gusto per
l’interesse e la ricerca personale.
A tale scopo sarà dedicata l’appendice di ogni singola lezione dove si troverà anche una breve
bibliografia di testi che punta ad integrare e indagare meglio quanto già affrontato nella scheda e che
si lascia alla libera iniziativa di ciascuno.
1 SCHEDA 1
LA BIBBIA O SACRA SCRITTURA
INDICE
1 Qualche nozione preliminare ...........................................................................................3
1.1 La Bibbia oggi ..............................................................................................................3
1.2 La “Dei Verbum” .........................................................................................................4
2 Storia, struttura e ispirazione della Bibbia ....................................................................5
2.1 La struttura della Bibbia. Il problema del canone e i due canoni .............................5
2.1.1 La parola di Dio e le lingue degli uomini (dalla trasmissione orale al testo scritto) .5
2.1.2 Il problema della traduzione ....................................................................................6
2.1.3 I canoni biblici .........................................................................................................6
2.1.4 La parola di Dio e il linguaggio umano (i generi letterari) ......................................7
2.2 Un autore e tanti scrittori. L’ispirazione .....................................................................8
3 Come i cristiani leggono la Bibbia, la Parola di Dio ......................................................9
3.1 Conseguenze per la lettura della Bibbia ....................................................................10
4 I testi neotestamentari e la loro lettura .........................................................................10
4.1 Struttura generale del NT ..........................................................................................10
4.2 La formazione dei vangeli ..........................................................................................11
4.3 I singoli Vangeli .........................................................................................................13
4.3.1 Il Vangelo di Marco ...............................................................................................13
4.3.2 Il Vangelo di Matteo ..............................................................................................14
4.3.3 Il Vangelo e gli Atti degli Apostoli. L’opera di Luca ............................................14
4.3.4 Il Vangelo di Giovanni ...........................................................................................15
4.4 Le lettere apostoliche ..................................................................................................16
4.5 L’Apocalisse ................................................................................................................16
4.6 Gli scritti apocrifi .................... ...................................................................................17
APPENDICE ..........................................................................................................................18
A
B
C
D
E
La Bibbia nei primi secoli del cristianesimo ................................................................18
Il caso Galileo ................................................................................................................18
Rotoli, papiri e codici ....................................................................................................19
Racconti biblici e culture circonvicine .........................................................................20
Il libro dei segni del Vangelo di Giovanni ....................................................................20
BIBLIOGRAFIA .....................................................................................................................22
2 LA BIBBIA O SACRA SCRITTURA
1 Qualche nozione preliminare
Cosa si intende con la parola “Bibbia”? Probabilmente sappiamo che è il testo sacro più diffuso al
mondo, che interessa due grandi religioni monoteiste come l’ebraismo e il cristianesimo e forse poco
altro. Crediamo che per un cristiano questo non sia sufficiente, perciò, senza fare grandi sforzi,
vorremmo dire qualcosa di più riguardo al libro più pubblicato e studiato nella storia, per esempio,
quali sono le sue particolarità, la sua origine, la sua struttura, il suo significato, i suoi autori. Vorremmo
anche chiederci il motivo per cui, mentre alcuni considerano la Bibbia un testo sacro fra tanti, altri la
considerano addirittura “Parola di Dio”.
A mo’ di premessa è doveroso ricordare che Dio parla all’uomo in molti modi diversi secondo la sua
fantasia, il suo estro e attraverso la storia di un popolo; si manifesta nella vita dell’uomo passando negli
avvenimenti di tipo naturale (alba, tramonto ecc.) o straordinario (una catastrofe), ma parla anche
attraverso il cuore cioè attraverso le emozioni, i desideri, le idee.
Un esempio chiaro di come Dio si possa manifestare lo troviamo nella storia del popolo ebraico. Qui si
scorge la presenza di Dio in molti avvenimenti e momenti differenti e, per un ebreo, ricordare la storia
del proprio popolo, significa inevitabilmente richiamare alla memoria la Bibbia che è racconto della
partecipazione di Dio nella propria storia.
Inoltre, gli ebrei considerano la Sacra Scrittura (altro nome del testo sacro) come una persona, i rotoli
conservati nelle sinagoghe vengono “vestiti” con stoffe preziose e gemme a sottolineare l’importanza
di un “qualcosa” che non è da intendere solamente un testo antico, bensì una persona. Leggere e
conoscere la Parola di Dio è come leggere e conoscere Dio, la Parola merita attenzione e rispetto come
se fosse Dio stesso.
La Bibbia, che è nata come il “monumento” degli Ebrei, è stata completata dopo la venuta di Gesù
diventando anche la storia della comunità cristiana1. È quindi un testo che trascende le appartenenze
etniche o geografiche, essa è come un grande album di famiglia del tutto speciale, sempre pronto a
essere sfogliato per riflettere sugli avvenimenti centrali della Rivelazione di Dio affinché possano
essere ricordati e rivissuti. Rivivere (non solo ricordare) gli eventi della salvezza è essenziale per
trovare speranza e sentirsi parte di una famiglia estesa a tutto il mondo, e unita nella fede.
La Bibbia è sicuramente un testo importante per i cristiani ed è un testo molto antico al quale molte
persone hanno dedicato (e dedicano tuttora) le loro energie e, in alcuni casi, la vita fino a morire per
difendere la loro fede in Dio che dalla Bibbia si nutre. In ossequio a queste credenze, tradizioni e nel
riguardo di coloro che vivono credendo nel Dio che nella Scrittura si è Rivelato, si ddeve considerare la
Bibbia con molto rispetto.
1.1
La Bibbia oggi
Con il Vaticano II2, in modo particolare con la Costituzione Dei Verbum centrata sulla Rivelazione di
Dio, si accentuò nella Chiesa cattolica la necessità di conoscere la Bibbia quale luogo di partenza per lo
studio teologico, per la vita liturgica e per la vita di preghiera. Ci basti leggere i cap. I, III, IV, V, per
1
Non è nostro interesse ora sviluppare il ruolo della Bibbia nella storia del popolo ebraico. Il discorso sarebbe molto
articolato e complesso, per eventuali approfondimenti si rimanda alla bibliografia.
2
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) fu un evento di portata capitale per la Chiesa. Per conoscere i documenti di tale
Concilio Ecumenico si rimanda alla bibliografia.
3 scoprire la continuità e la novità, rispetto a una lunga tradizione cristiana, di interpretazione dei testi.
L’adeguata “centralizzazione” dell’epoca tridentina se da un lato era stata una pronta risposta alla
riforma protestante, dall’altro lato aveva prodotto un irrigidimento circa la lettura del testo che, con il
passare del tempo, rivelò una sorta di ristrettezza e di incapacità nell’affrontare le sfide che nascevano
nel contesto dell’epoca moderna3.
Si pensi al rapporto fra fede e scienza, per esempio, nel “caso Galileo”, al rapporto fra fede e cultura in
modo particolare agli studi filosofici circa l’interpretazione dei testi (epistemologia, semiotica ecc.).
Proprio da questa storia impariamo che, per una corretta lettura della realtà, è necessaria una visione
bifocale. Solo attraverso l’uso di entrambe i nostri occhi possiamo vedere gli oggetti in prospettiva,
valutandone la distanza e la profondità. Così, per la lettura della Bibbia, si rendono necessari sia uno
sguardo scientifico sia uno sguardo religioso-simbolico per conoscere in modo corretto la realtà,
operare una scelta univoca (utilizzando solo uno dei due punti di vista) porta all’errore e al male.
Purtroppo, ai nostri giorni, si corre spesso il rischio di scegliere esclusivamente uno sguardo scientifico
trascurando quello religioso-simbolico.
1.2
La “Dei Verbum”
Dalla Costituzione Apostolica Dei Verbum comprendiamo subito l’origine e il contenuto della Bibbia,
il desiderio di Dio di rivelarsi all’uomo, l’auto-comunicazione di Dio:
Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua
volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al
Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura. Con questa Rivelazione infatti
Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per
invitarli e ammetterli alla comunione con sé. (DV 2)
Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose
create una perenne testimonianza di sé; inoltre, volendo aprire la via di una salvezza superiore,
fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. (DV 3)
3
Dopo lo scisma che aveva separato la Chiesa latina da quella ortodossa nel XIII sec., la Chiesa Cattolica, nel contesto della
Riforma protestante del XVI sec., assiste alla nascita di nuove confessioni cristiane (luterani, calvinisti ecc.) che, per
affrontare la questione della salvezza dell’uomo e del perdono di Dio iniziarono a studiare e interpretare in modo originale il
testo biblico.
Martin Lutero (monaco agostiniano) si mise a leggere studiare e interpretare i testi biblici, in modo particolare, la lettera di
S. Paolo ai Romani. Da questa lettura, come è ben noto, i riformatori sposarono la teoria del “servo arbitrio”, sostennero che
la salvezza venga da un puro dono di Dio senza alcun merito ed alcuna partecipazione da parte dell’uomo.
La Controriforma o Riforma cattolica sposò, in opposizione a quella protestante, la teoria del “libero arbitrio” in cui si
afferma che il dono di salvezza proveniente da Dio è dato a tutti coloro che lo accolgono e collaborano con Dio stesso.
In questa breve trattazione stiamo evidentemente schematizzando ed irrigidendo le posizioni per favorirne la loro
comprensione. Tuttavia, per onestà, è necessario ammettere che le posizioni, da entrambe le parti, non furono così nette.
In ambito protestante si sviluppò nei secoli una notevole capacità di studio della Bibbia, furono i protestanti a studiare
criticamente il testo sacro applicando le conoscenze scientifiche, filologiche ed esegetiche per la sua comprensione.
In ambito cattolico per evitare possibili derive legate ad una arbitraria interpretazione della Bibbia, da una parte si scelse di
“centralizzare” la corretta interpretazione del testo, dall’altra, per non apparire dei protestanti si cominciò, nel rispetto del
testo biblico stesso, a non leggerlo nemmeno per evitarne la profanazione. La conseguenza fu che, nell’ambito della Chiesa
Cattolica, si rese necessaria una maggiore formazione intellettuale del clero, inoltre, venne approntata la stesura dei
catechismi e, fra questi, il più famoso, è il Catechismus ad parochos ad opera dell’allora Vescovo di Milano, il Santo
Cardinale Carlo Borromeo. Questo fu un vero e proprio prontuario omiletico, riservato ai sacerdoti, per “tamponare”
l’urgenza di una retta interpretazione del testo biblico e fare in modo che l’omelia fosse legata alla vita concreta delle
persone convenute in chiesa per la liturgia eucaristica.
4 Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della
sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, «per renderli cioè partecipi di quei beni divini,
che trascendono la comprensione della mente umana». (DV 6)
Il contenuto essenziale della Dei Verbum si può esprimere attraverso una semplice affermazione ossia: i
cristiani riconoscono che Dio ha parlato all’uomo, si è rivelato all’uomo, in primo luogo nel creato e
più ancora mediante alcune persone come Abramo, Mosè, i profeti, Gesù. Attraverso la Rivelazione di
Dio, agli uomini è reso possibile partecipare alla natura di Dio.
La storia di questa azione e di questa relazione si chiama “storia della salvezza” ed è caratterizzata
dalla volontà di Dio di instaurare, in maniera definitiva, la comunione perfetta d’amore con l’uomo,
vincendo le resistenze che si oppongono a questo progetto cioè il peccato.
Il contenuto della Bibbia si sviluppa secondo la narrazione della storia della salvezza di Dio con il suo
popolo, questo racconto ha valore per tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. La Bibbia, infatti,
è la testimonianza scritta dell’alleanza d’amore tra Dio e gli uomini, iniziata con Abramo e con il
popolo ebraico e diventata definitiva mediante Gesù Cristo.
Per esprimerci in termini più semplici: la Bibbia contiene la rivelazione che Dio fa di se stesso agli
uomini per dare a loro la possibilità di conoscerlo e amarlo.
2
Storia, struttura e ispirazione della Bibbia
Il termine “Bibbia” deriva dal greco ta biblia e significa “i libri”4. Con esso si intende l’insieme dei
testi ritenuti sacri da ebrei e cristiani.
La Bibbia cristiana è distinta in due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. L’Antico
Testamento (AT) è composto da libri scritti prima della nascita di Gesù; il Nuovo Testamento (NT) è
formato da libri scritti dopo la morte e la risurrezione di Gesù.
Il termine “testamento” è da comprendere diversamente da come lo intendiamo nella lingua comune,
traduce il latino testamentum, usato per rendere il termine ebraico berith, che significa “patto”,
“alleanza”.
I cristiani chiamano Antica Alleanza quella iniziata da Dio con il popolo ebraico riportata nell’Antico
Testamento, mentre, la Nuova Alleanza è quella inaugurata e portata a compimento da Gesù descritta
nel Nuovo Testamento.
2.1
La struttura della Bibbia. Il problema del canone e i due canoni
Come sono organizzati i vari libri all’interno della Bibbia? Da dove arrivano e perché sono disposti in
questo modo? In questo paragrafo cercheremo di dare risposta a queste domande, prima però
accenniamo al problema della traduzione dei testi antichi.
2.1.1 La parola di Dio e le lingue degli uomini (dalla trasmissione orale al testo scritto)
Molto tempo prima di imparare l’uso della scrittura le tribù nomadi che si spostavano tra la
Mesopotamia e l’Egitto, portavano con sé i racconti della propria gente tramandandoli oralmente di
4
Il greco “ta biblia” è l’equivalente dell’ebraico “ha sefarim”, i libri. Il termine italiano “Bibbia” deriva dalla traduzione del
greco al latino “biblos”.
5 padre in figlio5. Questo procedimento, che fu una modalità importante di comunicazione, rese possibile
la conservazione degli avvenimenti significativi della storia di quei popoli, storia che successivamente
iniziò a fissarsi nelle raccolte scritte. Anche le vicende narrate dalla Bibbia arrivano da queste
popolazioni e dalle culture a loro vicine e, anche i racconti biblici, sono stati prima tramandati
oralmente e poi riportati per iscritto su fogli di papiro.
I testi della Bibbia, quindi, richiedono la conoscenza di numerosi elementi che devono essere
considerati nel momento in cui ci si accosta allo studio del testo sacro.
Anzitutto dobbiamo considerare le lingue in cui sono stati scritti, l’ebraico (per la quasi totalità
dell’AT) e il greco (per il NT). La motivazione del bilinguismo sta nel fatto che i testi non sono stati
scritti tutti nello stesso periodo, i più recenti (NT) vengono redatti quando la lingua ebraica scritta
venne sostituita dal greco.
Altro aspetto da non tralasciare è appunto la datazione dei testi. Essendo testi molto antichi ed
appartenenti ad epoche storiche molto diverse, per comprenderli è necessario calarsi nella cultura
storico-geografica che li ha prodotti. Proviamo a essere più espliciti aiutandoci con un esempio banale:
potremmo affermare che la Divina Commedia di Dante sia scritta in italiano? E chi sarebbe in grado di
leggerla e comprenderla senza conoscere la cultura e l’italiano della toscana del 1300? Così, a maggior
ragione, sarà necessario comprendere la cultura e la scrittura di un popolo mediorientale che da più di
5000 anni racconta la sua storia con Dio.
2.1.2 Il problema della traduzione
Prima di giungere a noi nella lingua italiana, la Bibbia, è stata tradotta attraverso molti passaggi. Il
procedimento non è stato innocuo e ci permette di comprendere un altro aspetto da non sottovalutare,
quello della traduzione da una lingua all’altra nel tentativo di restare fedeli al testo originale, senza
stravolgerlo o violentarlo, perché diventi comprensibile nel contesto socio-culturale di chi lo legge.
Vi sono molte traduzioni antiche della Bibbia che testimoniano la sollecitudine delle comunità dei
credenti nel trasmettere i contenuti della fede, queste seguono la diversità delle lingue presenti nel
mondo allora conosciuto, tra le più importanti traduzioni antiche troviamo quella dei LXX (Settanta)6 e
la Vulgata7.
Dalla traduzione latina derivarono poi tutte le traduzioni nelle varie lingue tra cui anche l’italiano,
ancora oggi la Bibbia, che è il libro più diffuso nel mondo, è tradotto in ben 2.261 lingue e dialetti
diversi.
2.1.3 I canoni biblici
Stabilire se un testo sia canonico8 ossia se parla in modo corretto di Dio e del modo attraverso il quale
l’uomo può entrare in relazione con lui, è davvero un problema complesso, inoltre, una difficoltà
5
Per approfondire questo argomento sull’origine dei testi biblici e sulla loro divulgazione si rimanda ai testi in appendice.
Nel III secolo d.C. re Tolomeo II d’Egitto volle conoscere le leggi sacre degli ebrei e incaricò un gruppo di studiosi ebrei
di Alessandria d’Egitto di volgere in lingua greca la Bibbia ebraica. Questa traduzione, chiamata “dei Settanta”, (secondo
una tradizione, infatti, i traduttori erano una settantina e portarono a termine il lavoro individualmente in settanta giorni) fu
poi utilizzata con frequenza dai cristiani.
7
Alla fine del IV secolo d.C. San Girolamo tradusse l’intera Bibbia dall’ebraico e dal greco in un latino elegante, con
l’intento di rendere il senso generale dei testi anziché di fornire una traduzione letterale. Essa fu poi dichiarata “autentica”,
cioè rispondente ai contenuti della fede, dal Concilio di Trento. Venne chiamata “Vulgata”, termine derivante dal latino che
significa “divulgata”, perché era molto diffusa tra il popolo.
8
Il termine “canonico” fa rifermento al “canone” (dal greco kanon = misura) antico strumento di misura. I testi considerati
“canonici” sono quelli che vengono ritenuti in grado di essere capaci di svelare il mistero di Dio e di essere “strumenti di
misura” della vita e della fede del credente. Sono i libri ispirati e, come tali, da accogliere.
6
6 ulteriore è data dal fatto che il libro che viene riconosciuto canonico deve possedere un contenuto che
non si trova in contrasto con gli altri già considerati canonici.
Il canone
ebraico, contiene
stabilito intorno
100 d.C.,
Torah (legge):
i primi al
cinque
libri,esclude
Genesi,tutti
i testi
vergati
in unaNumeri,
lingua diversa
dall’ebraico.
La terBibbia
Esodo,
Levitico,
Deuteronomio.
Con un
ebraica
prende
il
nome
di
TaNaKh
ed
è
un
insieme
di 39
mine greco che sottolinea il numero cinque, questo
libri
suddivisi
tre grandi
(Ta), Nebi’im
gruppo
vieneinchiamato
dai gruppi:
cristiani Torah
Pentateuco.
(Na), Ketùbim (Kh).
Torah (legge): contiene i primi cinque libri, Genesi, Esodo,
Levitico,
Deuteronomio.
termine
grecoaiche
Nebi'imNumeri,
(profeti):
si divide in Con
una un
parte
riservata
sottolinea
il
numero
cinque,
questo
gruppo
viene
chiamato
profeti anteriori: Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele,
1e
dai2cristiani
Re e inPentateuco.
una parte riservata ai profeti posteriori:
Nebi’im
divide in euna
parte riservata
ai profeti
Isaia, (profeti):
Geremia, siEzechiele
i cosiddetti
12 profeti
anteriori:
minori.Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re e in una
parte riservata ai profeti posteriori: Isaia, Geremia,
Ezechiele e i cosiddetti 12 profeti minori.
Ketùbim (scritti): inizia con il libro dei Salmi, di Giobbe e
Ketùbim (scritti): inizia con il libro dei Salmi, di
dei Proverbi; cui seguono i cosiddetti cinque rotoli: Cantico
Giobbe e dei Proverbi; cui seguono i cosiddetti
dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qohelet, Ester e si conclude
cinque rotoli: Cantico dei Cantici, Rut, Lamencon Daniele, Ésdra, Neemia e 1-2 Cronache.
tazioni, Qohelet, Ester e si conclude con Daniele,
Ésdra, Neemia e 1-2 Cronache.
Il canone cristiano cattolico, fissato in maniera definitiva
nel Concilio di Trento (1546), per quanto riguarda l’Antico
IL CANONE CRISTIANO-CATTOLICO.
Testamento, aggiunge ai libri del canone ebraico altri sette
Il canone
cattolico, fissato in
maniera
definitivacanonici
nel
libri
(detti “deuterocanonici”
perché
riconosciuti
Concilio
(1546), tempo):
per quanto
dalla
Chiesa di
soloTrento
in un secondo
Tobia,riguarda
Giuditta, 1
l'Antico
Testamento,
aggiunge
ai
libri
del
canone
e 2 Maccabei, Baruc, il libro della Sapienza e il Siracide.
ebraico altriil sei
libri (detti
“deuterocanonici”
perché
Completano
canone
cristiano
i 27 libri del
Nuovo
riconosciuti
ispirati
dalla
Chiesa
solo
in
un
secondo
Testamento. Lo stesso canone è seguito dai cristiani
tempo): mentre,
Tobia, i Giuditta,
1 e 2 Maccabei,
il riguarda
libro
ortodossi,
cristiani protestanti,
per quanto
della
Sapienza
e
il
Siracide.
Completano
il
canone
l’Antico Testamento, optano per il canone ebraico.
cristiano i 27 libri del Nuovo Testamento. I cristiani
per quanto
riguarda
Perprotestanti
facilitare laoptano,
consultazione
della Bibbia
e lal'Antico
ricerca dei
Testamento,
per
il
canone
ebraico
mentre
il
canone
tesori in essa nascosti, nel 1555 uno stampatore,
Roberto
dei
cristiani
ortodossi
coincide
con
quello
cattolico:
Stefano, la divise in capitoli e in versetti. Questo sistema si
AT =talmente
46 libri; utile
NT =che
27 libri.
rivelò
non fu più modificato e venne
usato in seguito da tutti gli editori9.
Le traduzioni
delladi
Bibbia
2.1.4 La parola
Dio e il linguaggio umano (i generi letterari)
Vi sono molte traduzioni antiche della Bibbia, che testimoniano la sollecitudine delle comunità dei
nel trasmettere
i contenuti
della
fede, seguendo
la diversità
delleanni,
lingue
nelche
mondo
Secredenti
i testi biblici
abbracciano
un periodo
di composizione
lungo
più di 1000
se presenti
ne deduce
non
piùcome
importanti
antiche
sono ma
quelle
dei LXXCiascun
(Settanta)
e la Vulgata.
si allora
debba conosciuto.
considerare Le
tutto
l’operatraduzioni
di un unico
redattore,
di diversi.
redattore
scrisse
Nel III dalle
secolo
d.C. recapacità
Tolomeo
II d'Egitto
conoscere
le leggia sacre
degli sempre
Ebrei e diversi:
incaricòper
un
partendo
proprie
e dalla
propriavolle
cultura,
rivolgendosi
destinatari
gruppo di studiosi ebrei di Alessandria d'Egitto di volgere in lingua greca la Bibbia ebraica. Questa
traduzione,
chiamata
dei
Settanta,
(secondo una tradizione, infatti, i traduttori erano una settantina e
9
Per
trovare
quindi
un
brano
della
Bibbia,
dopo
avergiorni)
individuato
il libro
in cui è con
inserito,
ci si indirizza
al primo numero che
portarono a termine il lavoro in settanta
fu poi
utilizzata
frequenza
dai cristiani.
si trova dopo la sigla del libro e che indica il capitolo. All’interno del capitolo si scorrono i numeri dei versetti fino a trovare
Alla fine del IV secolo d.C. san Girolamo tradusse la Bibbia dall’Ebraico ad un latino elegante, con
quello o quelli che si vogliono leggere. Ad esempio, se cerchiamo Mc 2,1-12 dovremo orientarci nel Nuovo Testamento, al
l'intento
dicapitolo
rendere
il senso
generale
dei testi anziché di fornire una traduzione letterale. Essa fu
libro
di Marco,
2, versetti
dall’1
al 12 compresi.
dichiarata autentica, cioè rispondente ai contenuti della fede, dal Concilio di Trento. Venne chiama ta Vulgata, termine derivante dal latino che significa “divulgata”, perché era molto diffusa tra 7 il
popolo.
Ancora oggi la Bibbia è il libro più diffuso nel mondo, tradotto in ben 2.261 lingue e dialetti
I codici più antichi a noi arrivati contengono tutta la Bibbia in greco: sono il Codice Vaticano (sec.
IV), il Sinaitico (sec. IV), l'Alessandrino (sec. V) e altri.
La parola di Dio e il linguaggio umano (i generi narrativi)
Ciascun autore scrisse a partire dalle proprie capacità e dalla propria cultura, inoltre i vari autori si
questi
motivia destinatari
nella Bibbia
possiamo
la presenza
di differenti
stili letterari
(storico
narrativo,
rivolgevano
sempre
diversi,notare
per questi
motivi nella
Bibbia possiamo
notare la
presenza
normativo,
poetico,
profetico,
sapienziale,
epistolare
ecc.)
ed
anche
di
varie
particolarità
linguistiche
di diversi stili letterari (testo storico narrativo, normativo, poetico, sapienziale, profetico, epistolare
dell’ebraico
e del
greco. di varie lingue principalmente l'ebraico ed il greco.
ecc.) ed anche
la presenza
Genere letterario
Storico-narrativo
Contenuto
Racconti e vicende storiche
Esempi
Gli Israeliti uscirono ben armati dal
paese d'Egitto (Esodo 13, 18).
Normativo
Leggi e norme per regolare
la vita sociale religiosa
"Non uccidere (Esodo 20,13).
Poetico
Canti, salmi e preghiere
Ascolta la voce del mio grido, o mio re
e mio Dio, perché ti prego, Signore
(Salmo 5, 3).
Sapienziale
Proverbi e riflessioni
sui grandi temi della vita
Una buona parola ridà vita, una parola
falsa ferisce sul vivo (Proverbi 15, 4).
Profetico
Profezie e insegnamenti che i profeti
esprimevano in nome di Dio per aiutare il
popolo a trovare la via del bene e per
rimanere fedeli a Lui.
Un bambino nascerà per noi. Sarà il
principe della pace (Isaia 9, 5).
Epistolare
Lettere inviate dagli apostoli alle comunità
cristiane sparse nel mondo per rafforzarle
nella fede.
Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù,
a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a
Filippi, con i vescovi e i diaconi
(Filippesi1, 1).
Il problema
del autore
canoneeedtanti
i duescrittori.
canoni L’ispirazione
2.2 Un
Stabilire se un testo è canonico ossia se parla in modo corretto di Dio e del modo attraverso il quale
l’uomo può entrare
relazione parlato
con lui, èdidavvero
problema(ocomplesso.
Volutamente
primainabbiamo
diversiunredattori
agiografi) e mai di diversi autori. Per
Un
libro
è
riconosciuto
canonico
se
il
suo
contenuto,
ciò
che
dice
Dio
e dell’uomo,
non chiarezza
è in
comprendere meglio, prendiamoci il piacere di leggere nuovamentediDei
Verbum
citata nella
e
contrasto con
altri libri già
riconosciuti
canonici.
10
precisione
delgli
Catechismo
della
Chiesa Cattolica
ai numeri 105-107:
Infatti la parola canone deriva da canna, cioè da uno strumento usato come unità di riferimento per
poter misurare.
105 Dio è l’Autore della Sacra Scrittura. “Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra
Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
IL CANONE EBRAICO.
La Santa
Madre
fede apostolica,
ritiene sacri
canonici
tuttiin interi
i libri sia
La Bibbia
ebraica
prendeChiesa,
il nomeper
di TaNaKh
ed è un insieme
di 39 elibri
suddivisi
tre grandi
dell’Antico
che
del
Nuovo
Testamento,
con
tutte
le
loro
parti,
perché,
scritti
sotto
ispirazione
gruppi: Torah (Ta), Nebi'im (Na), Ketùbim (Kh).
delloebraico,
Spirito Santo,
Dioalper
come tali
stati
consegnati
Chiesa”
(DV 21).
Il canone
stabilitohanno
intorno
100autore
d.C., eesclude
tuttisono
i testi
vergati
in unaalla
lingua
diversa
dall'ebraico.
106 Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. “Per la composizione dei Libri Sacri, Dio
scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo
Egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che
Egli voleva” (DV 21).
107 I libri ispirati insegnano la verità. “Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o
agiografi asseriscono, è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per
10
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (abbreviato CCC) è un testo del Magistero ecclesiale, organizzato in articoli,
contenente la dottrina cristiano-cattolica, vale a dire, i contenuti della fede, ciò in cui ogni cristiano cattolico crede. La sua
ultima pubblicazione fu approvata da Giovanni Paolo II e risale al 1992.
8 conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la
verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere” (DV 21).
Ciascun libro ha un proprio redattore, o anche più redattori, il quale narra la vicenda di Dio con il suo
popolo. Anche se la Bibbia contiene tanti libri appartenenti a generi letterari diversi, essa va
considerata come un’unica opera di cui ogni libro è una parte, il cui autore unico è Dio.
Nonostante il grande arco di tempo abbracciato dalle narrazioni e la diversità di stili, di ambienti e di
periodi storici, la Bibbia rivela un progetto unitario dall’inizio alla fine, si tratta di un fatto unico nella
letteratura mondiale.
La Bibbia viene definita “ispirata” perché i popoli e le comunità che la considerano testo sacro
ritengono che Dio abbia ispirato il suo contenuto ai redattori, che vengono chiamati, per questo, “autori
sacri”: la Bibbia è scritta da uomini su ispirazione di Dio11.
Dire che furono ispirati da Dio, equivale ad affermare che nella loro esperienza hanno riconosciuto la
presenza di Dio nel prendersi cura del suo popolo. Non dobbiamo pensare che Dio dettasse agli autori
umani cosa scrivere o che questi uomini scrivessero in uno stato di trance (o di coscienza alterata). Ma
che, come capita nell’esperienza della preghiera o nell’osservazione di un prodigio della natura, nella
mente dei vari autori è nata l’intuizione di essere parte di un grandioso progetto che li superava: la vita
è nelle mani premurose di Dio. Questa loro intuizione sintetica viene espressa attraverso uno scritto che
entra a far parte della Bibbia.
3
Come i cristiani leggono la Bibbia, la Parola di Dio
In modo più profondo, la Bibbia (come ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II) non è solo un album
di ricordi che rende presenti gli avvenimenti passati, per i credenti essa è soprattutto Parola di Dio che
ancora oggi agisce efficacemente in coloro che l’accolgono nel loro cuore.
Ecco perché la sua lettura permette a ognuno di crescere nella fede e nel dialogo con Dio, ed ecco
perché l’annuncio e l’ascolto della Parola di Dio sono irrinunciabili durante la preghiera personale, le
celebrazioni e i riti che la Chiesa celebra.
Per questi motivi è giusto e doveroso conoscere, comprendere e interpretare i testi sacri. Suddetto
compito è anzitutto riservato al Magistero della Chiesa, alla Chiesa e alla sua Tradizione, proprio
perché depositaria degli insegnamenti di Gesù, ad essa spetta il dovere di offrire ai fedeli la possibilità
di leggere correttamente la Bibbia attraverso la sua interpretazione autorevole.
Come abbiamo già avuto modo di notare, per l’interpretazione del testo, è di grande importanza la
considerazione del contesto storico, la Parola di Dio infatti è giunta a noi da personaggi viventi in una
storia umana e concreta, dentro culture diverse dalle nostre e diverse fra loro, trasmessa con linguaggi,
immagini, simboli, anche miti di quei tempi.
La Bibbia parla delle storie degli esseri umani in relazione con Dio, per questo i protagonisti
manifestano pienamente tutta la loro umanità fatta di coraggio, di amore, di passione, ma anche di
fragilità, debolezze e peccato. Tutti i protagonisti della storia biblica hanno trasmesso la Parola
mettendoci anche la loro fede, la loro cultura, il loro carattere, il loro cammino di comprensione sempre
maggiore di Dio e del suo messaggio.
11
Il concetto di “ispirazione” spesso risulta essere poco chiaro e comprensibile, a tal proposito facciamo riferimento al testo
di B. Maggioni, Attraverso la Bibbia, pp.32-36 citato nella bibliografia.
9 3.1
Conseguenze per la lettura della Bibbia
Tutto ciò scardina credenze semplicistiche riguardo l’origine dei libri sacri (Dio autore unico e gli
agiografi ridotti a semplici strumenti), rende la Bibbia più interessante, mostra un cammino
pedagogico: Dio conduce poco a poco il suo popolo verso una conoscenza sempre più chiara.
Questa conoscenza è rischiarata da una luce che per noi cristiani è Gesù, per gli Ebrei sarà il Messia
futuro. Noi cristiani, specialmente cattolici e ortodossi, aggiungiamo: Gesù ascoltato e riletto con la sua
Chiesa. Ancora, dal CCC apprendiamo che:
108 La fede cristiana tuttavia non è una “religione del Libro”. Il cristianesimo è la religione
della “Parola” di Dio, di una parola cioè che non è “una parola scritta e muta, ma del Verbo
incarnato e vivente” [San Bernardo di Chiaravalle]. Perché le parole dei Libri Sacri non restino
lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito
Santo ci “apra la mente all'intelligenza delle Scritture” ( Lc 24,45 ).
Se dunque per comprendere pienamente (e cristianamente) la Scrittura è necessario Gesù Cristo, ci
soffermiamo, nel prossimo capitolo, a conoscere quei testi neotestamentari che di Cristo ci parlano: i
Vangeli.
4
I testi neotestamentari e la loro lettura
I libri del NT, come già abbiamo visto per quelli dell’AT, non ebbero una gestazione istantanea.
L’evangelista Luca ci fa notare in Lc 1,1-4 che prima dei Vangeli ci fu una storia concreta che scaturì
in una predicazione viva, da qui si passò ad una tradizione diffusa con alcune prime raccolte di detti e
fatti di Gesù, infine, si giunse a ciò che noi oggi conosciamo come “Nuovo Testamento”.
Diversamente da come potremmo pensare, i primi testi che parlarono di Gesù e delle prime comunità
cristiane, non furono i testi evangelici (anche se vengono collocati all’inizio del NT), ma le lettere
apostoliche di S. Paolo. I Vangeli furono redatti successivamente alle lettere che Paolo e altri apostoli
inviarono alle loro comunità e che si inserirono bene nella cultura ebraica e nella cultura ellenisticoromana del I secolo d.C.
4.1
Struttura generale del NT
Il canone del N.T. È formato da 27 libri così suddivisi:
I quattro Vangeli:
raccontano ed interpretano la vita di Gesù alla luce della Risurrezione.
Gli Atti degli Apostoli: raccontano la vita e l’annuncio delle prime comunità cristiane.
Le lettere degli apostoli: missive indirizzate dagli apostoli ad alcune comunità cristiane da loro
fondate. Tra loro si distinguono le lettere di S. Paolo (corpus paolino)
dalle lettere di altri apostoli (dette lettere cattoliche).
L’Apocalisse:
ricorda che alla fine dei tempi, con la Rivelazione (seconda venuta di
Cristo), ci sarà l’incontro pieno con Gesù Salvatore.
10 Le principali fonti su Gesù di Nazareth che appartengono a scrittori cristiani corrispondo ai libri del
Nuovo Testamento. Il canone del N.T. È formato da 27 libri così suddivisi:
Quattro vangeli: raccontano ed interpretano la vita di Gesù alla luce della resurrezione.
Atti degli Apostoli: raccontano la vita e l'annuncio delle prime comunità cristiane.
Le lettere degli Apostoli: testi indirizzati dagli apostoli ad alcune comunità cristiane da loro fondate.
Nella
tabellaricorda
seguente
redazionale
NTcon
(colonna
a sinistra) e la struttura del
Apocalisse:
chetroviamo
alla fine la
deicronologia
tempi ci sarà
l'incontrodel
pieno
Gesù salvatore.
NT come si trova nelle bibbie cristiano-cattoliche (colonna a destra).
Cronologia degli scritti
del Nuovo Testamento
Nuovo Testamento
40 d.C.
1-2 Tessalonicesi
50 d.C.
1-2 Corinzi
Matteo
Mt
Filippesi
Marco
Mc
Romani
Luca
Lc
Galati
Giovanni
Gv
Giacomo
Atti degli Apostoli
At
Vangeli e Atti
1 Pietro
70 d.C.
80 d.C.
Lettere di S. Paolo
Colossesi
Romani
Rm
Efesini
1-2 Corinzi
1-2 Cor
Filemone
Galati
Gal
Tito
Efesini
Ef
Vangelo di Marco
Filippesi
Fil
1-2 Timoteo
Colossesi
Col
Ebrei
1-2 Tessalonicesi
1-2 Ts
Vangelo di Matteo
1-2 Timoteo
1-2 Tm
Vangelo di Luca
Tito
Tt
Atti degli Apostoli
Filemone
Fm
Giuda
Ebrei
Eb
2 Pietro
Lettere Cattoliche
90 d.C.
Vangelo di Giovanni
Giacomo
Gc
100 d.C.
1-2-3 Giovanni
1-2 Pietro
1-2 Pt
Apocalisse
1-2-3 Giovanni
1-2-3 Gv
Giuda
Gd
Apocalisse
Apocalisse
4.2
Ap
La formazione dei vangeli
La parola “vangelo” deriva dal greco evanghelion e significa “buona notizia”, “notizia lieta”,
concretamente indica un “libretto” che racconta la vicenda di Gesù. Ma i quattro vangeli contenuti nella
Bibbia non sono da intendere una biografia dettagliata di Gesù e, in questi secoli, sono stati sottoposti a
11 severi studi storico-archeologici, scientifici ed ermeneutici12. Da tali studi, primariamente apprendiamo
che nei Vangeli sono presenti riferimenti storici molto evidenti, infatti, oltre ad alcuni momenti della
vita Vennero
di Gesù, scritti
vi sono
descrittedella
le usanze,
il modo
di lavorare,
la incontri
vita della
società
e della
religione
i racconti
predicazione
di Gesù,
dei suoi
e dei
miracoli
ossia
la
ebraica
di
duemila
anni
fa.
vicenda umana che lo portò alla morte in croce.
Secondariamente
comprendiamo
essi sono
stati l’esigenza
scritti per di
testimoniare
la fede
Gesù morto e
Alcuni evangelisti,
come Lucache
e Matteo,
notarono
raccontare anche
gliinavvenimenti
risorto
e
non,
invece,
per
giustificare
la
religione
cristiana.
Se
questi
testi
avessero
dovuto
dell’infanzia per far cogliere in modo più chiaro la bellezza e la particolarità del Signoreassolvere
Gesù, la
funzione
giustificazione
delDio.
cristianesimo, alcuni particolari sconvenienti probabilmente sarebbero
figliodi
dell’uomo
e figlio di
stati taciuti, come gli errori di Pietro, l’incomprensione di molti discepoli e il tradimento di Giuda.
sintesi deilecontenuti
Infatti, non Breve
sono nascoste
difficoltàdei
deivangeli
discepoli nel comprendere la missione di Gesù, talvolta sono
messi in evidenza persino gli stessi difetti di coloro che furono i suoi diretti seguaci, tuttavia, nel
descrivere la persona
Gesù sonoVita
evidenziati
tratti Morte
singolari
come l’amore per i peccatori, la
VitadiNascosta
Pubblica i suoi
Passione,
e Resurrezione
pietà Marco
per tutti coloro
sono oppressi,Molto
il rifiuto
per ogni forma di ipocrisia,
l’autorità con
Noche soffrono eSimile
simile
(sinottico)
cui egli si presentava e di cui godeva presso il popolo. Tutti atteggiamenti inconcepibili per il clima
Matteo
Molto simile
(sinottico)
religioso
e culturaleSidell’epoca. Simile
Luca
Si ora ci porta aSimile
simile
(sinottico)
Quanto
affermato sin
ritenere che i Molto
Vangeli
siano testi veritieri. Colui
che scrive vuole
mostrare
il vero agire
Giovanni
No di Dio attraverso
DiversaGesù, Signore
Similee Messia, nei confronti dell’uomo. Dio dona
nuova vita a colui che gli si affida e chiede umilmente perdono per i propri peccati. Questa è la storia di
ogni discepolo
e disintesi
ogni della
santostruttura
cristiano.
Breve
a flash Back
Inzio
del
Vangelo
Senso di scrittura
Senso di lettura
Fine
del
Vangelo
I singolidivangeli
Il processo
formazione dei Vangeli vede protagonisti i primi discepoli che, dopo la morte di Gesù,
annunciarono la sua risurrezione a persone che lo avevano conosciuto: Gesù fu un personaggio
di Marco
pubblico in Vangelo
Israele, molti
lo avevano incontrato, avevano ascoltato la sua parola ed erano stati guariti da
Il
Vangelo
di
Marco
come il più
antico
ed è avevano
indirizzato
ai cristiani
Roma.
lui, quel Gesù che moltiè riconosciuto
avevano conosciuto
e che
molti
visto
morire,diera
risorto. Dunque,
Gli
studiosi
ritengono
che
l'autore
del
Vangelo
sia
quel
Marco
Giovanni
di
cui
si
parla
At 12,12
inizialmente, non vi era la necessità di spiegare ulteriormente chi fosse quell’uomo, mainurgeva
dire la
che accompagno Paolo e Barnaba nel primo loro viaggio missionario.
risurrezione, notizia che venne trasmessa solo in forma orale.
In seguito Marco rimase a Roma con Pietro e divenne suo aiutante e segretario, scrisse il suo
Con Vangelo
il passare
del tempo, delle generazioni e con la carenza di testimoni diretti, sorse il bisogno di
fra il 50 ed il 60 d.C. utilizzando del materiale già esistente probabilmente raccolto durante
mettere
per iscritto
i racconti della passione, morte e resurrezione affinché, la memoria degli ultimi
le omelie
di Pietro.
istanti
della
vita
di
Gesù,
non si estinguesse.
L’evangelista Marco organizza
la narrazione della vicenda di Gesù attorno alla domanda: “Chi è
Ci sicostui?”.
rese conto
che,
per
conoscere
il Signore,
fondamentale
paroleattenzione
e i suoi gesti
Sin dall’inizio del suo Vangelo
(Mc era
1,1-12)
S. Marco faricordare
in modo le
chesue
la nostra
quando
camminava
e
viveva
con
i
suoi
discepoli.
si concentri su Gesù: chi è costui del quale Giovanni Battista ne è il precursore? Perché Giovanni
Ciò che
scrittura
Vangeli
è la loro
stesura,
infatti,
non
sono stati
scritti,
dice più
che stupisce
chi verrà della
dopo di
lui è piùdei
forte
e battezzerà
in Spirito
Santo?
Cosa
significa
che Gesù
è ilcome
accade
perprediletto
un romanzo
persiun
libro di storia, dall’inizio alla fine, ma al contrario, cioè dalla fine
figlio
di cuioDio
compiace?
all’inizio.
utilizzassimo
il linguaggio
cinematografico
struttura
a flash back.
Tutto Se
il Vangelo
è una specie
di grande
ricerca attorno adiremmo
Gesù, ununa
aumento
progressivo
di interesse
e curiosità
che trova soluzione
alla finee del
Vangelo.
In Mc 15,25-39
quando
il centurione
romano ciò
Si partì
dagli avvenimenti
più importanti
ritenuti
fondamentali
della vita
del Maestro
di Nazareth,
afferma
“Costui unico
era veramente
di Dio” altro,
la ricerca
è compiuta!
Un romano,
non indietro
aveva a per
per cui
fu ritenuto
rispetto figlio
a chiunque
la sua
risurrezione;
da lì siche
tornò
che farechi
confosse
la cultura
ebraica,“risorto”,
visto morire
un uomo
buono
un modo
così
nuovo e pubblico.
particolareCosì
raccontare
quell’uomo
risalendo
fino
agli in
inizi
del suo
ministero
riconosce nella sua umanità la presenza di Dio!
uccisori, in mezzo al dolore e alla derisione non risponde con rabbia
Gesù
muore
perdonando
i suoi
12
o rancore,
ha il scientifici
tempo di utilizzati
consolareperle la
donne
ecc.
I metodi
di studio
Bibbia
si avvalgono di studi storico-critici molto rigorosi ed esigenti.
Dall’archeologia,
alla filologia,
l’ermeneutica,
cioèe lalacomprensione
Nella sua buona
e tenerapassando
umanitàper
risplende
la gloria
bontà di Dio!del testo, fino ad utilizzare le possibilità
scientifiche
più
avanzate
di
ogni
periodo
in
cui
sono
stati
studiati.
Non sono
semplici
testuali ma tengono in
Simbolo del Vangelo di Marco è il leone per linguaggio fresco,
incisivo
riccoanalisi
di immagini.
considerazione molti aspetti contestuali e si incrociano con altri reperti e altre scoperte di quell’epoca.
12 vennero fissati i racconti della predicazione di Gesù, dei suoi incontri e dei miracoli, ossia la vicenda
umana. Addirittura, alcuni evangelisti come Luca e Matteo, ebbero l’esigenza di raccontare anche gli
avvenimenti dell’infanzia per far cogliere in modo più chiaro la bellezza e la particolarità del Signore
Gesù, figlio dell’uomo e figlio di Dio.
4.3
I singoli vangeli
Ogni evangelista racconta la propria testimonianza su Gesù, il proprio punto di vista, la propria
esperienza, tenendo conto di ciò che vuole comunicare e dell’uditorio a cui si rivolge. Ogni evangelista
mantiene il suo peculiare modo di raccontare le cose, organizza il discorso come meglio ritiene utile
per la comunità a cui si rivolge e considera la sua personale esperienza con Gesù13.
Per questo gli evangelisti hanno tra loro un punto prospettico differente per raccontare ciò che hanno
visto e sentito di Gesù, quello che provano per lui, la stima, la riconoscenza ecc.
Da ciò consegue che non tutti i quattro Vangeli siano identici, alcuni, tra loro, conservano alcune
differenze, diversità cronologiche, citazioni di alcuni fatti che altri non nominano, diverse parole di
Gesù, ma ciò non deve portare ad affermare che siano tra loro contradditori, i Vangeli vanno ritenuti
complementari.
Il modo per classificare i Vangeli tra loro è quello di dividerli tra “sinottici” e “non sinottici”. I Vangeli
sinottici (Marco, Matteo e Luca) sono quelli che raccontano sommariamente le stesse vicende della vita
di Gesù e le strutturano secondo una cronologia simile; se li dovessimo affiancare (mettere in sinossi)
noteremmo una struttura degli eventi simile per tutti e tre.
Il Vangelo di Giovanni è ritenuto “non sinottico” ed è molto particolare, ha una struttura propria e un
modo di raccontare unico e pervaso dal linguaggio filosofico. Comprenderemo meglio queste cose in
seguito.
4.3.1 Il Vangelo di Marco
Il Vangelo di Marco è riconosciuto come il più antico ed è indirizzato ai cristiani di Roma14.
Gli studiosi ritengono che l’autore del Vangelo sia quel Marco Giovanni di cui si parla in At 12,12 che
accompagnò Paolo e Barnaba nel primo loro viaggio missionario. In seguito Marco sarebbe rimasto a
Roma con Pietro e divenne suo aiutante e segretario, qui scrisse il suo Vangelo fra il 50 ed il 60 d.C.
utilizzando del materiale già esistente probabilmente raccolto durante le omelie di Pietro.
L’evangelista Marco organizza la narrazione della vicenda di Gesù attorno alla domanda: “Chi è
costui?”. Se ci cimentiamo nell’incantevole lettura di questo Vangelo dobbiamo tenere sempre in mente
che Marco sviluppa i 16 capitoli nell’intento di svelare al lettore l’identità di Gesù: ognuna delle tre
parti in cui è divisibile questo Vangelo, contiene la risposta alla domanda sull’identità di Gesù.
I tre punti chiave della narrazione si trovano: all’inizio (1,1) Marco svela secondo la propria esperienza
13
L’esperienza personale con Gesù non necessariamente prevede la conoscenza diretta e concreta del Signore, ma può
essere anche “esperienza spirituale”, la quale non è assolutamente da considerarsi inferiore rispetto alla prima. Sappiamo,
infatti, che solo due dei quattro evangelisti furono apostoli scelti da Gesù, Matteo e Giovanni. Per quanto riguarda Marco e
Luca, sappiamo che furono segretari rispettivamente di Pietro e Paolo e che probabilmente non conobbero Gesù di persona
(tra l’altro, Paolo stesso di cui Luca era discepolo, non conobbe di persona Gesù) ma lo conobbero attraverso gli apostoli di
cui erano discepoli. 14
Inizialmente si pensò che fosse quello di Matteo il Vangelo più antico, è per questo che compare sempre al primo posto
nella Bibbia, ma le scoperte scientifiche decretano Marco come primo evangelista. Le datazioni fanno risalire il Vangelo di
Marco al 50 d.C. circa, subito dopo le lettere paoline. Tuttavia, è ancora al vaglio degli studiosi, l’ipotesi secondo cui tale
datazione andrebbe anticipata di almeno una ventina d’anni, cioè intorno al 30. d.C. circa. Questo potrebbe lasciare intuire
che Paolo, quando scrive le sue lettere, sia già a conoscenza di uno scritto su Gesù. Ma queste sono ipotesi ancora da
confermare.
13 chi è Gesù, al centro (8,39) dove Pietro, il capo degli apostoli, professa la sua fede, alla fine (15,39)
dove il centurione romano che trafigge il costato del Cristo si converte e fa la sua professione di fede.
Tutto il Vangelo è una grande ricerca del mistero di Gesù, un aumento progressivo di interesse e
curiosità che trova soluzione alla fine, in Mc 15,25-39, quando il centurione romano afferma “costui
era veramente figlio di Dio” la ricerca è compiuta! Un romano, che non aveva a che fare con la cultura
ebraica, visto morire un uomo buono in un modo così “nuovo” e particolare riconosce nella sua
umanità la presenza di Dio! Gesù muore perdonando i suoi uccisori, in mezzo al dolore e alla derisione
non risponde con rabbia o rancore, ma ha il tempo di consolare le donne. Nella sua buona e tenera
umanità risplende la gloria e la bontà di Dio!
Il Vangelo di Marco, proprio perché semplice e breve, venne utilizzato nella storia come prima
catechesi per tutti coloro che decidevano di convertirsi al cristianesimo e necessitavano di una prima
“elementare” conoscenza di Gesù.
L’evangelista Marco è simboleggiato dal leone per linguaggio fresco, incisivo ricco di immagini.
4.3.2 Il Vangelo di Matteo
L’evangelista Matteo appartiene alla classe sociale dei pubblicani, ossia, quel gruppo che, pur
appartenendo al popolo ebraico, lavorava alle dipendenze del potere romano riscuotendo le tasse. La
sua professione lo esponeva al disprezzo perché veniva considerato alla stregua di una persona che, per
denaro, è in grado di vendere un proprio familiare, per questo era chiamato pubblicano (pubblico
peccatore). È singolare che Gesù lo abbia chiamato ad essere suo apostolo, quell’avvenimento fece
nascere in Matteo una grande gioia interiore che lo condusse ad una sorta di trasformazione o di “nuova
creazione”.
Matteo scrive il suo Vangelo intorno agli anni 70, probabilmente nella città di Antiochia, e si rivolge ai
cristiani che provengono dal popolo ebraico.
Sia per ragioni personali, sia a motivo provenienza dei destinatari l’evangelista presenta Gesù come il
nuovo Mosè: colui che Israele sta aspettando, colui che è in grado di interpretare e vivere in modo
pieno la legge di Dio, il decalogo è per la vita buona dell’uomo!
Il suo Vangelo è strutturato secondo cinque grandi discorsi15 esattamente come la Torà è costituita da 5
grandi libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio).
In realtà, i discorsi di Gesù non vogliono essere un commento o un aggiornamento ad ogni libro della
legge, ma in questi si trova un parallelismo con i libri della Torà che spiega il senso della legge, il
senso del cammino che Dio ha fatto compiere al popolo ebraico e lo snocciola a partire dalle questioni
più semplici e quotidiane.
L’evangelista Matteo è simboleggiato dall’angelo, perché, rivolgendosi ai cristiani provenienti
dall’ebraismo egli vuole mostrare che ogni forma di mediazione fra Dio e l’uomo, anche quella degli
angeli, viene portata a compimento da Gesù.
4.3.3 Il Vangelo e gli Atti degli apostoli. L’opera di Luca
L’evangelista Luca, medico di origine siriana, fu probabilmente collaboratore e discepolo di S. Paolo
(cf. Fil 24) da lui e da fonti vicino alla famiglia di Maria, la mamma di Gesù, raccolse informazioni per
15
Il discorso della montagna (Mt 5-7), il discorso missionario (Mt 10), il discorso parabolico sul Regno di Dio (Mt 13), il
discorso sulla vita comunitaria (Mt 18), discorso sugli ultimi eventi (Mt 23-25).
14 scrivere la sua opera16.
Gli scritti lucani sono caratterizzati da viaggi e da viandanti. Luca descrive la vita di Gesù come se
fosse un unico viaggio da Betlemme a Gerusalemme passando per Nazareth. Probabilmente Gesù si
recò molte volte a Gerusalemme in vita, tuttavia a Luca interessa descrive la vita di Gesù come se fosse
tutta un unico cammino (in salita) verso Gerusalemme, la vetta della Sua missione, là dove sarà
“innalzato da terra” (la croce) e risorgerà. È da Gerusalemme che inizierà per tutto il mondo un lento
cammino di discesa, quello della Chiesa, la comunità cristiana che dalla risurrezione nasce.
L’evangelista Luca scrisse, dopo gli anni 70, un’unica opera che venne suddivisa in due parti quando si
ufficializzò il canone biblico: il Vangelo e gli Atti degli apostoli17.
Se infatti leggiamo attentamente, sia il Vangelo che il libro degli Atti, troviamo degli indizi della loro
originaria unione.
In primo luogo le indicazioni di Lc 1,1-4 e di At 1,1-2 dove viene citato Teofilo. Nel Vangelo l’autore
manifesta a Teofilo il metodo seguito per la stesura dell’opera e lo scopo che ha mosso questa sua
ricerca. Negli Atti incontriamo lo stesso destinatario e una veloce sintesi (solo due versetti) della
vicenda di Gesù.
In secondo luogo la ripetizione del racconto dell’ascensione Lc 24,50-53 e At 1,6-11 che crea una sorta
di struttura a gancio dove il primo testo compenetra il secondo e viceversa.
Dopo la vita nascosta, e dopo l’episodio alla Sinagoga di Nazareth (Lc 4) ha inizio il cammino di Gesù
che sale verso Gerusalemme. Durante il viaggio Egli incontra varie persone e situazioni, chiama i
discepoli, compie miracoli e sostiene parecchie discussioni con i sapienti.
Giunto al monte di Dio, alla città santa, il Figlio di Dio, mostra tutta la propria gloria. Il monte è il
luogo biblico sul quale Dio si rivela, è successo a Mosè sul monte Sinai, al profeta Elia sul monte Oreb,
succede anche a noi cristiani sul Calvario o Golgota.
Dopo questa grande teofania (manifestazione di Dio) tutto il cammino è in discesa, dal monte di Dio
sino ai confini del mondo! Questo tratto di strada, dopo la resurrezione di Gesù e la sua ascensione
viene narrato nel libro degli atti degli apostoli. È il cammino dei discepoli che tornano a valle, in mezzo
alle gente dopo aver vissuto in pienezza la manifestazione della gloria di Dio, del suo amore nuovo ed
incandescente perché puro dono!
Simbolo dell’evangelista Luca è il bue per la pacatezza e la precisione con cui scrive, esattamente come
il lavoro di aratura eseguito da un bue.
4.3.4 Il Vangelo di Giovanni
La struttura del Vangelo di Giovanni è davvero interessante e differisce molto da quella dei vangeli
sinottici. I motivi per cui si ritiene che questo Vangelo non sia da considerare sinottico sono vari.
La struttura del Vangelo non segue esattamente la cronologia classica degli eventi della vita di Gesù, a
Giovanni non interessa fare una cronistoria ma parlare attraverso un linguaggio altamente simbolico
che necessita di una chiave interpretativa per essere compreso.
Il testo venne scritto nel 90 circa, molto tempo dopo la morte di Gesù, e segue un disegno misterico per
presentare il Cristo utilizzando alcune categorie filosofiche che arrivano in medioriente solo dopo
16
Il fatto che fosse una persona di cultura, o comunque istruito, lo apprendiamo dall’incipit del suo Vangelo. Egli va ad
indagare, cerca notizie sul conto di Gesù, studia le scritture; inoltre, a detta degli studiosi, il suo Vangelo è scritto in un
greco raffinato e stilisticamente molto bello.
17
Nell’attuale Bibbia li troviamo separati per motivi di organizzazione, chi ha raccolto i vari libri del nuovo testamento ha
preferito organizzarli in un ordine didattico. Dapprima la vicenda di Gesù (i quattro Vangeli) e in seconda battuta la storia
delle prima comunità cristiane (libro degli Atti, le lettere di S. Paolo, le lettere Cattoliche) infine un discorso sulle ultime
cose (il libro dell’Apocalisse).
15 l’ellenizzazione18. Giovanni non parla come gli altri evangelisti, usa dei simboli e dei concetti della
filosofia greca che descrivono il Figlio di Dio come logos, costruisce la narrazione sulle antinomie
“luce/tenebre”, “vita/morte” e la lotta che da queste ne deriva.
Dopo l’apertura con uno splendido inno solenne e poetico detto “prologo giovanneo” (Gv 1,1-18) il
Vangelo si compone di due grandi parti: il “libro dei segni” ed il “libro della gloria”.
Il libro dei segni comprende le narrazioni da Gv 1,19 a Gv 12 dove lo scopo è quello di mettere in luce,
di manifestare, sotto prospettive differenti, la grandezza umana e divina presente nella vita di
quest’uomo. Potremmo dire che ogni segno è un modo, una via per conoscere Gesù, ogni racconto dice
tutto di Gesù, ci parla della sua umanità, della sua divinità del suo modo di agire e di amare ogni volta
sotto prospettive diverse19.
Nel libro della gloria, l’evangelista Giovanni che qui si avvicina moltissimo ai tre sinottici, racconta gli
ultimi eventi della vita di Gesù prima della morte in croce.
La particolarità sta nel racconto dell’ultima cena dove l’attenzione si pone esclusivamente sulla
“lavanda dei piedi”20. Tuttavia, pur se cambia la narrazione degli eventi, non muta il contenuto
essenziale degli stessi21.
La gloria di Dio, la sua vera potenza è nel dono di sé, senza misure o limiti. Per questa sua umiltà, per
questo suo dono Dio non lo ha lasciato in preda alla morte e al peccato ma lo ha portato a se, al suo
posto re di gloria infinita! Perché: “Non vi è amore più grande di colui che da la vita per i propri
amici”.
Il simbolo dell’evangelista Giovanni è l’aquila, animale che vola sopra il mistero di Dio del quale ha
uno sguardo acuto e preciso.
4.4
Le lettere apostoliche
Nel Nuovo Testamento, dopo i Vangeli ed il libro degli Atti degli apostoli, troviamo le lettere degli
apostoli alle comunità da loro fondate.
Dopo la Pentecoste, agli apostoli fu affidato l’incarico di annunciare la notizia di Gesù al mondo intero,
nacquero così le prime comunità cristiane, ognuna fondata da un apostolo che predicava spostandosi da
città in città.
Le lettere, tra i primissimi scritti della cristianità, non sono altro che la relazione epistolare tra gli
apostoli fondatori della comunità e le comunità stesse che avevano bisogno di indicazioni e
approfondimenti del messaggio di Gesù. Per questo fanno molto spesso riferimento alla vita di Gesù.
Ben quattordici lettere sono riconducibili a S. Paolo e prendono il nome di “corpus Paolino”, le altre a
noi pervenute sono scritte da Pietro, Giovanni e Giuda (non il traditore) e prendono il nome di “lettere
cattoliche”.
18
Questi dati fanno supporre che probabilmente non fu Giovanni in persona a curarne la redazione (sarebbe potuto essere
già defunto o comunque molto anziano) ma la sua comunità che, alla sua morte, raccolse, affinché non venisse scordato,
quello che l’apostolo (il discepolo amato da Gesù), predicava loro.
19
Per un approfondimento dei “segni” vedi in appendice.
20
Nella cena Gesù dona il suo corpo come cibo ed il suo sangue come bevanda, nella lavanda dei piedi Gesù depone le
vesti, depone la sua dignità divina e passa a compiere il gesto del servo; il Signore Gesù durante tutta la sua esistenza, pur
essendo Dio è passato a servire gli uomini.
21
Come già abbiamo accennato, alcuni eventi della vita di Gesù in questo Vangelo hanno datazione differente rispetto ai
sinottici. In modo particolare nei sinottici la data della Pasqua differisce dagli scritti giovannei, la questione è molto curiosa
ed altrettanto complessa da spiegare. Si rimanda al testo di B. Pixner in bibliografia per eventuali approfondimenti.
16 4.5 L’Apocalisse
Scritta dall’apostolo Giovanni negli anni 100 circa, a tutt’oggi resta un testo molto complesso e di
difficile spiegazione. Ciò che vale per le particolarità del Vangelo di Giovanni vale anche per
l’Apocalisse, con, in più, la ricercatezza di un linguaggio simbolico non immediatamente
comprensibile che richiede conoscenze e concetti che qui ora non possiamo esporre.
Il genere letterario, al quale appartiene anche il libro di Daniele nell’AT, prende il nome proprio dal
libro stesso ed è stato definito “apocalittico”, cioè, che riguarda la “rivelazione”, la fine dei tempi22.
Letture errate del libro dell’Apocalisse hanno portato, nella storia, alle più svariate previsioni. Ogni
simbolo contenuto in questo testo ha bisogno di una chiave interpretativa per essere compreso,
altrimenti distorciamo quella che è la verità e non permettiamo al mistero di Dio di restare tale.
5
Gli scritti apocrifi
A partire dal II secolo d.C., nell’ambiente cristiano, sono stati scritti dei testi che la Chiesa non ha
riconosciuto come autentici e, pertanto, non li ha aggiunti nel canone.
Gli scritti apocrifi23, tra cui abbiamo anche numerevoli vangeli, nascono dal desiderio di presentare
Gesù come personaggio eccezionale che ha operato meraviglie. Lo scopo di questi testi è quello di
suscitare rispetto ed ammirazione per Gesù e dimostrare a tutti la sua divinità. Molti di questi
sostengono alcune tra le più importanti eresie del cristianesimo come lo gnosticismo e il donatismo.
Mentre i canonici sono molto sobri nel raccontare eventi spettacolari della vita di Gesù, in alcuni
vangeli apocrifi emerge un’abbondanza di elementi favoleggianti e fantastici. Come, ad esempio,
l’episodio di Gesù, ancora bambino, che per divertirsi fece un piccolo uccellino di fango e poi gli diede
vita facendolo volar via.
Dai vangeli apocrifi emerge un’idea distorta di Dio, quasi un supereroe che utilizza i propri poteri a
scopo personale, invece, dalla narrazione dei canonici, comprendiamo che la vera potenza di Dio sta
nel donare la vita, nel porsi a servizio di tutti; la sua onnipotenza non sta nel fare ciò che gli piace e
come gli piace, ma nel donare tutta la sua esistenza nel servizio e nel perdono.
22
“Apocalisse” è una parola che deriva dal greco e significa “rivelazione”. Attraverso un linguaggio criptato e altamente
simbolico, Giovanni svela ciò che avverrà nell’ “eskaton”, la fine dei tempi. Per questi approfondimenti rimandiamo alla
bibliografia.
23
Apocrifo significa letteralmente “nascosto”, non perché siano proibiti o giacciano in qualche luogo segreto, ma perché
allontanano il fedele dalla verità, pertanto è bene escluderli dalla visuale. Sono testi che presentano Gesù come un uomo di
successo, ricchi di “effetti speciali” che deviano la fede verso l’immagine di un Dio “spettacolare”. Si concentrano
soprattutto sugli anni dell’infanzia di Gesù, quegli anni che sono stati più misteriosi, dei quali non si conosce nulla e che la
tradizione (a partire dagli apostoli stessi) non ha mai considerato come degni e importanti per conoscere il Messia.
Azzardando un paragone, potremmo definirli come il “gossip” della vita di Gesù, fatto solo per attrarre ad una visione poco
rispettosa e veritiera della realtà divina.
17 APPENDICE
A
La Bibbia nei primi secoli del cristianesimo
Dal I sec. d.C. fino al XVI sec. d.C. la Bibbia è stato un testo liberamente accostato da “tutti”
(personalmente o per la preghiera liturgica) ciò portò molte discussioni legate alla corretta professione
di fede da fare, è in questo contesto che sorsero anche alcune tra le eresie più importanti come il
monofisismo (affermava che in Gesù Cristo è presente un’unica natura, quella divina. La natura umana
è stata “assorbita” dalla natura divina) e l’arianesimo (affermava che Gesù Cristo è un uomo, creato dal
Padre, sul quale è sceso lo Spirito di Dio che lo ha reso Figlio di Dio).
In questo periodo non dobbiamo immaginare il testo biblico come lo conosciamo oggi almeno per due
motivi. Il primo ci chiede di considerare il Concilio di Trento (1545), fino a quell’evento non esiste
nella Chiesa un “canone” ufficializzato, non esistevano delle vere e proprie raccolte di libri chiamati
Bibbia come l’abbiamo oggi. Il secondo motivo è legato al fatto che i testi biblici, come del resto tutti i
testi copiati a mano, non erano a piena disposizione di tutti, ma si diffusero nel mondo solo in seguito
all’invenzione della stampa.
B
Il caso Galileo
Galileo, nato a Pisa nel 1564, si dedicò agli studi di fisica e matematica. Nel 1589 otteneva la nomina
di lettore di matematica nell’università di Pisa, ove rimase tre anni. Nel 1592 riuscì ad ottenere la
cattedra di matematica all’università di Padova. Il 1609 rappresentò una data di particolare importanza
nella vita di Galileo. Saputo, infatti, dell’esistenza di uno strumento ottico in uso in Olanda per far
vedere “le cose lontane così perfettamente come se fossero state molto vicine”, costruì uno strumento
simile, il celebre cannocchiale, con cui poté iniziare le sue osservazioni astronomiche. Anche se non è
possibile attribuire a lui l’invenzione del cannocchiale, a lui spetta però il merito di averlo utilizzato per
gli studi scientifici. Tra le maggiori scoperte astronomiche conseguite verso la fine del 1609
ricordiamo: i quattro satelliti di Giove, l’ammasso di stelle che compongono la via Lattea, le fasi di
Venere, le macchie della Luna e del Sole.
Galileo diede notizia dei suoi studi nel Nuncius Sidereus pubblicato a Venezia nel 1610. L’uso del
cannocchiale, inoltre, permise a Galileo di sostenere, contro il sistema Tolemaico, la fondatezza del
sistema Copernicano. Il sistema geocentrico elaborato da Tolomeo (II sec. d.C.), astronomo e geografo
di Alessandria d’Egitto, riteneva che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutti gli altri corpi
celesti, compreso il Sole, girassero intorno ad essa. Il sistema eliocentrico, al contrario, ideato da
Nicolò Copernico (1473-15643), astronomo polacco, sosteneva che fosse il sole a essere al centro
dell’universo e che gli altri corpi celesti e i pianeti, compresa la terra, vi ruotassero attorno. Nel 1632,
con la pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Galileo ipotizzava che il
fenomeno delle maree fosse determinato dai movimenti di rotazione e di rivoluzione della terra, e che
quindi potesse essere considerato una prova a sostegno della tesi copernicana, iniziò il conflitto con la
gerarchia ecclesiastica. Quest’ultima, a parte qualche personalità attenta alle nuove scoperte, riteneva
infatti che il sistema eliocentrico fosse in aperto contrasto con la verità della Bibbia, in modo
particolare con un passo del libro di Giosuè ove si dice “Fermati o sole” (Gs 10,12-13) se il sole si può
fermare significa che è in movimento.
18 Si trattava di chiarire il rapporto fra la verità scientifica e verità biblica. Galileo tentò di spiegare la sua
posizione: egli non intendeva mettere in dubbio la verità della Bibbia in riferimento alle cose di Dio,
ma allo stesso tempo affermava che, intorno alle questioni naturali, bisognava tenere conto che la
Bibbia risentiva della mentalità e delle conoscenze del tempo in cui era stata scritta. In effetti al tempo
degli scrittori sacri era credenza comune ritenere che fosse il sole a spostarsi, concezione conseguente
alla illusione ottica che fosse il sole a tramontare e a sorgere.
La posizione di Galileo era molto chiara: “La Bibbia – affermò Galileo, riportando una frase del
cardinale Baronio – ci insegna come si va in cielo e non come va il cielo”. Essa non è un libro di
scienza ma un testo religioso. Spetta alla Bibbia rivelare il disegno di salvezza di Dio per l’umanità;
spetta, invece, all’uomo di scienza dimostrare, con lo studio, l’osservazione, la formulazione di ipotesi
e la loro verifica, i principi che stanno a fondamento della natura.
Galileo venne accusato di eresia. Il processo, istituito dall’inquisizione nel 1633, si concluse con
l’abiura dello scienziato, ormai vecchio debole e sfiduciato. Condannato al carcere, ottenne di poter
risiedere nella sua villa di Arcetri, presso Firenze. Qui morì, all’età di 78 anni, nel novembre 1642,
dopo un violento attacco di febbre.
La riflessione, in ambito cristiano, sul rapporto tra fede e scienza è maturata, giungendo a non trovare
contrasto fra loro. Particolarmente importante, in proposito, è l’insegnamento del Concilio Ecumenico
Vaticano II (anche in riferimento al “caso Galileo”) che ha inaugurato una nuova mentalità nei rapporti
tra fede e scienza.
Il Papa Giovanni Paolo II il 10 novembre 1979, nel discorso fatto alla Pontificia Accademia delle
Scienze, esprimeva l’intenzione di riprendere in esame il “caso Galileo” istituendo una apposita
commissione di studio. Il 31 ottobre 1992, a 350 anni dalla morte di Galileo, davanti alla Pontificia
Accademia delle Scienze, venivano presentati i risultati dei lavori della commissione.
Nella relazione finale leggiamo:
“È in questa congiuntura storico-culturale, ben lontana dal nostro tempo, che i giudici di
Galileo, incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero a torto che
l’adozione della visione copernicana fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica, e che era
loro dovere proibirne l’insegnamento.
Questo errore soggettivo di giudizio, così chiaro per noi oggi, li condusse ad adottare un
provvedimento disciplinare di cui Galileo “ebbe molto a soffrire”. Bisogna riconoscere questi
torti con lealtà.”
C
Rotoli, papiri e codici
I libri antichi avevano forma di rotoli. Si scriveva a colonne su larghe pagine di cuoio (o pergamena)
sottile; queste pagine si cucivano l’una di seguito all’altra e si arrotolavano intorno a un bastone. Così
sono i rotoli (datati nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.) scoperti negli anni 19471950 a Qumran, in grotte presso il Mar Morto e così sono ancora i rotoli del Pentateuco usati nelle
sinagoghe. Oltre al cuoio si usava anche il papiro che gli egiziani preparavano dal fusto della pianta
palustre detta appunto papiro.
In origine i libri del Nuovo Testamento, che risalgono fino ai secoli II e III, furono trovati in Egitto,
dove il clima secco li ha preservati dalla distruzione. Ma le Chiese cristiane preferirono una nuova
forma di libro e cioè il codice, formato, come i libri moderni, da tanti fogli legati da una sola parte.
Il materiale scrittorio, già perfezionato nel secolo II a.C, fu la “pergamena” (da Pérgamo, città dell’Asia Minore), cioè la pelle di animali ridotta a fogli sottili e solidissimi.
19 I codici più antichi a noi arrivati contengono tutta la Bibbia in greco: sono il Codice Vaticano (sec. IV),
il Sinaitico (sec. IV), l’Alessandrino (sec. V) e altri.
D
Racconti biblici e culture circonvicine
Per quanto concerne il rapporto fra racconti biblici e culture circonvicine possiamo far riferimento ad
alcuni miti babilonesi in relazione ai racconti biblici della creazione. Uno dei più noti fra questi grandi
miti è raccontato nel poema Enuma Elish, così denominato dalla due parole dell’inizio: “Quando di
sopra”. È la più antica composizione cosmogonica babilonese di cui abbiamo testimonianza. Esso è
stato composto probabilmente durante la prima dinastia babilonese (1806-1507 a.C.) e consta di due
tavolette in caratteri cuneiformi. In questo poema si narra che all’inizio dell’universo vi erano due
principi divini, uno maschile Apsu, immaginato come oceano primordiale di acqua dolce, e uno
femminile, Tiamat, che rappresentava il mare di acqua salata. Dalla loro unione nascono i vari dei. Uno
di questi Marduk, diventa il più forte. Presto si scatena una lotta fra queste divinità.
Marduk uccide sia Apsu che Tiamat. Dividendo in due il corpo di Tiamat da vita con una prima parte al
cielo e con l’altra alla terra. Poi uccide anche Qingu e con il suo sangue, impastato con la terra forma
Lullu, l’uomo. In seguito Marduk accentra su di se tutto il potere, procurandosi la riconoscenza degli
dei degli uomini per le sue mirabili opere.
Questa, come altre cosmogonie, tenta di dare una spiegazione dell’origine dell’universo e dell’uomo
attribuendola alle gesta di esseri divini. Il racconto della creazione del mondo, secondo la religione
ebraica e cristiana è per alcuni tratti simile e per altri differente rispetto al mito di Enuma Elish.
Nei racconti mitologici mesopotamici la creazione avviene attraverso atti di violenza e di
sottomissione: tutto ciò che esiste è frutto della morte di Tiamat e di Apsu. Nel racconto di Genesi Dio
crea ponendo ordine fra le varie forze presenti nell’universo attraverso la potenza della sua parola,
senza violenza e senza morte.
Dio non è coinvolto nella creazione alla maniera di un guerriero feroce o di un re spietato. In questo
contesto Dio da vita all’uomo plasmandolo con la polvere del suolo e inalando nelle sue narici lo
spirito di vita. L’uomo viene presentato come un essere a metà fra cielo e terra: è fatto della polvere
della terra ma in lui vi è uno spirito che proviene dal soffio di Dio. Leggendo la creazione dell’uomo
possiamo porre un secondo parallelo con il mito di Enuma Elish.
Marduk crea l’uomo utilizzando un elemento materiale (la terra) ed un elemento spirituale-divino (il
sangue di Qingu) tuttavia la nascita dell’uomo è frutto di una violenza. JHWH crea l’uomo utilizzando
un elemento materiale (la polvere della terra) ed un elemento spirituale-divino (il soffio di vita, il suo
Spirito), l’uomo partecipa della natura di Dio attraverso un atto di dono delicato.
L’uomo non è schiavo di Dio ma creatura inferiore rispetto al suo creatore, eppure amata e privilegiata!
E
Il libro dei segni del Vangelo di Giovanni
Abbiamo di seguito elencato i “segni” narrati nel Vangelo di Giovanni che la liturgia ambrosiana
medita nelle domeniche di Quaresima.
Nel racconto, o meglio nel segno, delle nozze di Cana comprendiamo che le realtà umane, per quanto
buone, non bastano all’uomo. Il vino che allieta il cuore dell’uomo ad un certo punto finisce, l’acqua è
una bevanda buona ma non nutre come il vino! Il Signore trasforma le realtà umane, in sé buone, in
realtà migliori che non solo dissetano ma che danno pienezza di gioia.
20 Nel segno della Samaritana mostra che il nostro cuore è assetato di un amore assoluto e gratuito ma
che l’uomo e la donna non sono naturalmente capaci di vivere. Ciascuno di noi nasce egoista (il
bambino piange non perché desidera la compagnia della mamma ma perché dalla madre ottiene calore,
cibo e protezione) ma ha tutta una vita per imparare ad amare in modo disinteressato e gratuito. Noi
possiamo amare in questo modo solo se qualcuno ci ama così, per questo Gesù parla di un’acqua che,
se bevuta, diventa in noi sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. Se ci dissetiamo all’amore di
Dio che è dono gratuito, se ci lasciamo amare da lui in questo modo, anche noi saremo in grado di
amare in modo oblativo, in pura perdita di se. Amando come Dio, diventeremo come lui, grazie ad un
suo dono, e vivremo con lui e come lui per la vita eterna!
Nel segno dei figli di Abramo comprendiamo che veri figli di Dio non sono coloro che seguono delle
regole o delle prescrizioni, ma sono coloro che pongono ogni loro certezza e speranza in lui, che non
cercano altre umane sicurezze: essenziale è piacere a Dio perché è nostro padre! Tutto il resto è buono
ed importante ma non essenziale. Il lavoro è importante, la salute pure, come essere stimato e accettato
ma la sola cosa essenziale, quella che non può mancare è la fiducia in lui. Se manca la fede in lui tutto
perde di valore: il lavoro prima o poi finisce e si va in pensione, la salute prima o poi viene meno ecc.
cosa rimarrà di noi? La pace e l’amore che avremo donato grazie alla certezza che siamo di Dio!
Nel segno del cieco nato comprendiamo che vera cecità è la chiusura del cuore al bene del fratello e
alla proposta di Dio che ci invita ad essere flessibili nell’operare il bene. Se non in questo modo
nell’altro, se non in questo posto altrove: ogni tempo ed ogni luogo è occasione opportuna per vivere
come Gesù nel pieno affidamento a Dio. Non si tratta di essere leggeri o di non affezionarsi a nessuno,
ma si tratta di cercare il bene ed operare il bene come lo farebbe Dio, con i suoi stessi metodi e mezzi:
semplici come le colombe e prudenti come i serpenti! La vera vista è quella delle fede, della fiducia in
lui che dissipa le nebbie e le tenebre della tristezza, che smaschera l’illusione delle tentazioni!
Nel Segno della risurrezione di Lazzaro comprendiamo che mentre la forza dell’uomo può al massimo
annullare più vite, ma non può riportare alla vita; la debolezza di Dio, il suo pianto dona la vita
all’amico defunto! Se la debolezza di Dio opera questi prodigi chissà cosa non sarà la sua vera potenza!
Potremmo analizzare altri segni tuttavia questi sembrano sufficienti.
21 BIBLIOGRAFIA
Testi magisteriali
I documenti del Concilio Vaticano II, Paoline, 2006.
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/index_it.htm
Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, 2003.
http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM
Testi “semplici” di carattere generale
C. DOGLIO, Introduzione alla Bibbia, La Scuola, 2010.
B. MAGGIONI, Attraverso la Bibbia. Un cammino di iniziazione, Cittadella, 2011.
Testi per approfondimento generico
J. COLLINS, Breve introduzione alla Bibbia ebraica, Queriniana, 2011.
P. GIBERT, Breve storia dell’esegesi biblica, Querinina, 1995.
B. PIXNER, Con Gesù a Gerusalemme. I suoi primi e ultimi giorni in Giudea, Corazin Publishing, 2005.
Testi per approfondimento specifico
M. LIVERANI, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza , 2005.
B. MAGGIONI, L’Apocalisse. Per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 1994.
B. MAGGIONI, Impara a conoscere il volto di Dio nelle parole di Dio. Commento alla Dei Verbum,
Edizioni Messaggero Padova, 2009.
L. MORALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento. Vangeli, vol. 1, Piemme, 1999.
La sterminata galassia dei commentari biblici offre un panorama molto vasto e variegato sia per l’AT
che per il NT: si segnalano, di carattere più divulgativo e adatti alla preghiera personale i commentari ai
Vangeli pubblicati per EDB da S. FAUSTI.
Tra gli autori che offrono dei validi commenti ai testi biblici si segnalano: C.M. MARTINI, G. RAVASI,
G. BARBAGLIO, G. BORGONOVO, E. BROWN, R. FABRIS, J.A. FITZMYER, J. GNILKA, X. LEON-DUFOUR, F.
MANZI, G. ROSSÉ, G. SEGALLA, P. TREMOLADA, R. VIGNOLO, oltre agli autori già citati in bibliografia.
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