RENZI FA CIÒ CHE VUOLE E IL COLLE BENEDICE

Dopo aver vinto le elezioni in Turchia, il premier Erdogan minaccia: “Chi ha tradito pagherà”. Può entrare in Europa una nazione che reprime l’opposizione?
Martedì 1 aprile 2014 – Anno 6 – n° 90
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Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
RENZI FA CIÒ CHE VUOLE
E IL COLLE BENEDICE
Indifferente alle critiche di Pietro Grasso e della minoranza Pd, il premier
si appella al popolo e tira dritto sul taglio del Senato: “È il momento
in cui i politici restituiscano qualcosa alle famiglie”. I sondaggi gli danno
ragione. Ma crescono le proteste contro la “svolta autoritaria”
Ambrosi e Marra » pag. 2 - 3
Dlm
COME ERAVAMO
ANNUNCIAZIONE
Risse, mortadella
e sciopero alla buvette
Palazzo Madama story
Dal “basta Province”
al Jobs Act: bluff, ritardi
(e i soldi di Letta)
d’Esposito » pag. 3
ANNUNZIATA, FINI & C.
Di Foggia e Zeno » pag. 4
IL COSTITUZIONALISTA
Lasciatelo lavorare? “Sì
ma il Paese poi giudica”
“Come Craxi”, “Fa bene”
Rodotà: “È un insicuro
Così non riuscirà
a rottamare il dissenso”
» pag. 4
» SALERNO » Fine corsa dopo soli 5 mesi
Truzzi » pag. 5
» PORTO TOLLE » lnquinamento della centrale vicino Rovigo
Oplà, la metro Veleni dell’Enel
di De Luca
condannati
Scaroni e Tatò
non c’è più
Manifesti pro-metro a Salerno
y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!z!&!z!#
Ci sono voluti 20 anni
per farla, da oggi viaggi
soppressi perché sono
finiti i soldi: il miracolo
nel feudo del sindaco
ed ex viceministro
Che attacca il nemico
Caldoro: “Delinquente,
si era impegnato
a pagare”. La replica:
“Colpa sua” Iurillo » pag. 9
BATOSTA FRANCESE
Per fermare l’onda
‘Blue-Marine’
Hollande si affida
al ‘poliziotto’
Il presidente sacrifica il primo ministro Ayrault,
chiama il titolare degli Interni Valls
e promette tagli alle tasse. Le Pen: “Alle
Europee saremo primi” De Micco » pag. 12 - 13
Disastro ambientale doloso. Assolto l’attuale
Ad, Conti. Sentenza alla vigilia delle nomine
nelle società pubbliche
Mackinson » pag. 8
L’INCHIESTA
Finmeccanica, l’affare
americano e la consulenza
dello studio Tremonti
Lillo » pag. 7
SCRIVI COME MANGI
» CALCIO IN BIANCONERO
Il primo nemico
da (ab)battere:
maledetta Juve
Beha » pag. 15
Il ristorante
ancora non c’è,
ma per le guide
è già ottimo
Scanzi » pag. 14
LA CATTIVERIA
Fiorello fa visita all’uomo
che ha investito.
“Sei già cliente Wind?”
» www.spinoza.it
Lasciatemi lavorare/2
di Marco Travaglio
ice Matteo Renzi ad Aldo Cazzullo del Corriere: “Io ho giurato sulla Costituzione, non
D
su Rodotà o su Zagrebelsky”. Dirà il lettore del
Corriere: perché, che c’entrano Rodotà e Zagrebelsky? Il Corriere infatti, come tutti i giornaloni,
si è dimenticato di informare i cittadini che da
una settimana Rodotà, Zagrebelsky e altri intellettuali hanno firmato un appello di Libertà e
Giustizia” contro la “svolta autoritaria” delle riforme costituzionali targate Renzusconi. Stampa e tv ne hanno parlato solo ieri, e solo perché
Grillo e Casaleggio (molto opportunamente)
hanno aderito all’appello. In ogni caso Renzi,
che è pure laureato in Legge, dovrebbe sapere
che la Costituzione su cui ha giurato non prevede la dittatura del premier: cioè il modello
mostruoso che esce dal combinato disposto dell’Italicum, della controriforma del Senato e del
premierato forte chiesto a gran voce dal suo partner ricostituente privilegiato (Forza Italia). All’autorevole parere dei “professoroni o presunti
tali”, Renzi oppone “il Paese” che “ha voglia di
cambiare”, dunque è con lui. Quindi, per favore,
lasciamolo lavorare. Grasso dissente dalla riforma del Senato? “Si ricordi che è stato eletto dal
Pd”, rammenta la Serracchiani con un messaggio mafiosetto che presuppone un inesistente
vincolo di mandato (o il Pd lo contesta solo se lo
invoca Grillo?). Grasso tradisce la sua “terzietà”,
rincara Renzi, confondendo terzietà con ignavia: come se il presidente del Senato non avesse
il diritto di commentare la riforma del Senato. E
aggiunge: “Se Pera o Schifani avessero fatto così,
avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del presidente del Senato”.
Ora, i girotondi nacquero per difendere la Costituzione dagli assalti berlusconiani: dunque è
più probabile che oggi sarebbero in piazza se B.
facesse da solo quel che fa Renzi con lui. Ma,
visto che c’è di mezzo il Pd, anche i giornali de
sinistra tacciono e acconsentono. E gli elettori
restano ignari di tutto. Quanto poi al “Paese”:
Renzi dimentica che nessuno l’ha mai eletto (se
non a presidente di provincia e a sindaco) e il suo
governo si regge su un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Consulta e su una maggioranza finta, drogata dal premio incostituzionale del Porcellum. Altrimenti non avrebbe la
fiducia né alla Camera né al Senato. Eppure pretende di arrivare a fine legislatura e financo di
cambiare la Costituzione: ma con quale mandato popolare, visto che nel 2013 nessun partito
della maggioranza aveva nel programma elettorale queste “riforme”?
Su un punto il premier ha ragione: la gente vuole
cambiare. Ma cosa? E per fare cosa? Davvero
Renzi incontra per strada milioni di persone ansiose di trasformare il Senato nell’ennesimo ente
inutile, un dopolavoro per consiglieri regionali e
sindaci (perlopiù inquisiti)? Davvero la “gente”
gli chiede a gran voce di sostituire il Porcellum
con l’Italicum, che consentirà ai partiti di continuare a nominarsi i parlamentari come prima?
Se la “gente” sapesse cosa c’è nelle “riforme”, le
passerebbe la voglia di cambiare.
Prendiamo l’Italicum, approvato a Montecitorio e già rinnegato dai partiti che l’hanno votato
(peraltro solo per la Camera). Pare scritto da
uno squilibrato. A parte le liste bloccate, le variopinte soglie di accesso (4,5, 8 e 12%), e i candidati presentabili in 8 collegi, c’è il delirio del
premio di maggioranza: chi vince al primo turno col 37% dei voti prende 340 deputati; chi
vince al ballottaggio col 51% o più, ne prende
solo 327 e governa con uno scarto di 6 voti. Cioè
non governa. Ma levàtegli il vino.
Prendiamo il nuovo “Senato delle autonomie”.
Sarà composto da 148 membri non elettivi e non
pagati: i presidenti di regione, i sindaci dei capoluoghi di regione, due consiglieri regionali e
due sindaci per regione (senza distinzioni fra
Val d’Aosta e Lombardia, Molise ed Emilia Romagna, regioni ordinarie e a statuto speciale),
più 21 personaggi nominati dal Quirinale.
Segue a pagina 7
2
BENEDETTO MATTEO
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Ospedali
psichiatrici, il Cdm
li proroga ancora
ANCHE PER QUEST’ANNO verrà
prorogato il trasferimento delle
competenze degli ospedali psichiatrici giudiziari alle Regioni. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, approvando, su proposta del presidente,
Matteo Renzi, e dei ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e della Giu-
stizia, Andrea Orlando, un decreto
legge in materia. “La proposta - spiegano da Palazzo Chigi - prevede la
proroga di un anno della chiusura
degli Opg (che era prevista per oggi
ndr.) poiché tale termine non risulta
congruo per completare definitivamente il superamento degli ospedali
il Fatto Quotidiano
psichiatrici giudiziari, soprattutto in
ragione della complessità della procedura per la realizzazione delle
strutture destinate ad accogliere le
persone cui sono applicate le misure
di sicurezza”. “Le motivazioni d’urgenza che inducono a proporre una
proroga contenuta in un anno na-
scono dalla necessità di contemperare le esigenze rappresentate dalle
Regioni di avere a disposizione un
maggior lasso tempo per concludere
i lavori per la realizzazione e la riconversione delle strutture sanitarie
destinate ad accogliere i soggetti
oggi internati negli Opg”.
RENZI SI SCRIVE LE RIFORME
IL QUIRINALE FA SAPERE: È OK
IL PREMIER VA ALL’ATTACCO DEI SUOI: “O LE VOTATE O SIETE MINORANZA NEL PAESE”
di Wanda Marra
no di Grasso, di Grillo,
della minoranza Pd, di
Berlusconi danno solo
una mano a Matteo. La
volontà popolare è con lui. E così può uscire dalla palude degli
accordi e alzare il tiro. Come sta
facendo adesso”. Ragiona così
un renziano di stretta osservanza. Insomma, questo è il Renzi
vero, non quello che ha nominato i Sottosegretari col Manuale Cencelli. E allora, “anche
le elezioni il prima possibile,
magari anche a giugno, sono
una possibilità”. Suggestioni.
Ma se dietro le quinte si fanno
questi ragionamenti, davanti
alle quinte, Matteo Renzi va diritto come un treno. Senza mediazioni. Costi quel che costi.
I
“SE LA POLITICA mette la testa
sotto la sabbia come lo struzzo,
tutta la classe politica deve andare a casa”. È pimpante il presidente del Consiglio che si presenta alla stampa subito dopo il
Cdm. Fa battute, scherza con i
giornalisti. È nella sua forma
smagliante da campagna elettorale. “Abbiamo votato all’unanimità il disegno di legge sulla
riforma del Senato e del Titolo
V”. Stefania Giannini, ministro
della Scuola, prima di entrare alla riunione aveva espresso delle
perplessità su un testo di iniziativa governativa. Evidentemente ha cambiato idea. Durante il
Consiglio si è addirittura scusata, dicendo di essere stata fraintesa. A scanso di equivoci, Dario
Franceschini non ha fatto mancare un richiamo al lavoro di
squadra. E il ministro Martina si
è espresso in favore del ddl. Un
parere favorevole da un bersaniano vale doppio.
“Questa volta che gli diamo?”,
chiede Renzi, che al tavolo della
conferenza stampa ha alla sua
destra Maria Elena Boschi, alla
sinistra Graziano Delrio. Si rivolge alla prima. “Ah, bene la
sintesi del provvedimento”. Le
slide, “però, no, che non sono
quelle belle da televendita. Sono
slide da secchiona”. Poi, dopo
un po’, le guarda meglio e dice:
“Però, sono fatte bene”. Dirige il
traffico, detta la linea e l’agenda.
Si fa come dice lui, se no fine. “Se
non si fanno le riforme, a casa io
e chi frena”, dice più tardi a Sky.
Dunque, pensa di andare al voto? “Non ci voglio nemmeno
pensare, nel senso che non voglio stare a fare la minaccia ‘sennò vi porto a votare’, intanto
perché non spetta a me ma al
presidente della Repubblica”.
Sarà, ma in genere quando Renzi comincia a parlare di qualcosa, pur negandola, significa che
ci sta pensando (vedere “Enricostaisereno”). D’altra parte i
sondaggi sono ultra-favorevoli:
per Swg il Pd è al 35%, per La 7 al
32, 8%. Si viaggia nell’ordine dei
10 punti in più rispetto al 25,4%
delle politiche. “Non so se ci sarà
un lieto fine, ma questo è un
buon inizio”. Come dire: io il
mio lo faccio.
Il premier intanto dà il cronoprogramma delle prossime settimane: “Martedì o mercoledì
della settimana prossima facciamo il Def, nella settimana di Pasqua diamo gli 80 euro in busta
paga. E “entro fine aprile facciamo un’altra bella conferenza
stampa con le slide sui temi di
fisco, Pa, innovazione e riorganizzazione dello Stato”. Poi, i
quattro paletti della riforma del
Senato su cui non molla: “No
voto di fiducia; no voto sul bi-
PALAZZO MADAMA
Il ministro Giannini
è contrario
alla trasformazione
della Camera Alta
fatta con ddl di governo,
ma poi vota con gli altri
lancio; no elezione diretta dei
senatori; no indennità per i senatori”. Con un avviso: “Chi
vuole bloccarle è minoranza in
Senato e nel paese”. Grasso è
servito. D’altra parte ci pensa
Napolitano a ridimensionarlo,
facendo arrivare al premier a
tempo di record la sua approvazione. Il Capo dello Stato “ufficialmente” non si pronuncia.
Ma ricorda di essere “da lungo
tempo” per “il superamento del
bicameralismo”. La riforma del
Senato “è ineludibile”.
Sta alla Boschi entrare nel merito. E chiarire che i ritocchi al
testo presentato il 12 marzo per
ora sono minimi. C’è spazio per
la trattativa, evidentemente.
Perché Palazzo Madama, piaccia o no al presidente del Consiglio, è sul piede di guerra.
Ma lui va diritto come un treno.
La compattezza del Pd? “Non
mi preoccupa”, dice. Nonostante ci sia un documento di 25 senatori. Spiega il promotore (lettiano) Francesco Russo: “Il Senato è un campo minato, noi vogliamo aiutare il premier, scrivendo una parte del documento”. Le minacce di Forza Italia e
di Paolo Romani (“il Senato sarà
un Vietnam?”) “Romani ha visto troppi film”, dice netto Renzi. E poi ribadisce: “Io l’accordo
l’ho fatto con Berlusconi al Nazareno. E non ho dubbi sul fatto
che lo rispetterà. Tutti hanno
dato importanza all’Italicum,
ma noi abbiamo parlato soprattutto di Senato e Titolo V”. Berlusconi stesso, però, prima del
Cdm dirama un comunicato per
ricordare che in quell’accordo
prima c’era la legge elettorale,
poi l’abolizione del Senato. Romani commenta: “In quell’incontro non si entrò nel dettaglio. Si parlò di monocameralismo. Noi non siamo d’accordo
sul Senato non elettivo”. Serve
un nuovo incontro Renzi-Berlusconi?. “Penso che sarebbe necessario”. E Renzi? “Non è in
agenda”, dicono dal suo staff.
Ma è possibile?. “Non per ora”.
Notare le parole del premier:
“La riforma del Senato vale una
carriera politica”. Lo dice per sé
o lo ricorda a Berlusconi?
A FINE conferenza stampa, Renzi è abbastanza soddisfatto da lasciarsi andare a un siparietto.
Parola a Delrio, per spiegare il
piano di razionalizzazione di
Palazzo Chigi. “Quanto risparmiamo?”, gli chiede Matteo. Lui
ha un attimo di esitazione.
Troppo per la velocità dell’altro.
Renzi passa oltre: “Non glielo
diciamo oggi”.
FLASH
26 MARZO 1980 AMINTORE FANFANI È lui il presidente del Senato con più
mandati. Lo fu dal ‘68 al ‘73, dal ‘66 al ‘72 e dall’85 all’87. Per la sua mobilità tra
aula e governo e la bassa statura, Indro Montanelli lo soprannominò “Rieccolo”
24 GENNAIO 2008 FESTA
Nino Strano e la mortadella: è
caduto il governo Prodi
NEL DETTAGLIO
Il progetto (per adesso) è questo
l decreto legislativo di riforma costituzionale approvato ieri dal ConI
siglio dei ministri è imperniato su tre
temi: il superamento del bicameralismo paritario, la soppressione del Cnel
e una revisione del Titolo V della Parte
seconda della Costituzione.
“Senato delle autonomie”
Chi c’è e come si elegge
Si legge sul sito del governo: “Il Senato
delle Autonomie è formato dai Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome di Trento e Bolzano,
dai sindaci dei Comuni capoluogo di
Regione e di Provincia autonoma,
nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti,
con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri
componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato,
da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione”. A questi si sommano “ventuno cittadini che
abbiano illustrato la Patria
per altissimi meriti”, nominati dal Presidente della Repubblica per un periodo di
sette anni. Sono soppressi i seggi del Senato assegnati alla circoscrizione estero (che restano per la sola Camera dei
deputati). La durata del mandato dei
senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nelle
quali sono stati eletti. La composizione
prevede una eguale rappresentanza tra
i nominati delle Regioni e quelli dei Comuni. I nuovi senatori saranno 148,
non avranno indennità per l’esercizio
del mandato; gli emolumenti spettanti
al Presidente della Giunta regionale e ai
membri degli organi regionali non
possano superare l’importo di quelli
spettanti ai Sindaci dei comuni capoL’aula
di Palazzo
Madama
Ansa
luogo della Regione; non ci saranno
rimborsi o analoghi trasferimenti monetari in favore dei gruppi politici rappresentati nei Consigli regionali.
Cosa farà
questa nuova Camera
Il Senato della Autonomie non potrà
votare la fiducia al governo, e avrà voce
in capitolo solo per le leggi costituzionali. Su materie di competenza localistica, il Senato potrà deliberare delle
proprie proposte di modificazione già
votate a Montecitorio. Basterà però che
la Camera si pronunci a maggioranza
assoluta per vanificare l’intervento di
Palazzo Madama. “In materia di leggi
di bilancio - è chiarito - si prevede l’esame da parte del Senato senza necessità del richiamo, disponendosi inoltre
che, qualora il Senato abbia deliberato
le proprie proposte di modificazione a
ARRIVANO SINDACI E GOVERNATORI
Saranno 148: primi cittadini e presidenti
di Regione faranno “gratis” i parlamentari,
assieme a 21 colleghi nominati dal Quirinale
maggioranza assoluta, la Camera possa
discostarsene solo approvando a sua
volta, in via definitiva, i relativi disegni
di legge a maggioranza assoluta”. Tradotto: la Camera, a maggioranza assoluta, vince sempre se non sulle materie
di competenza delle Autonomie. I senatori, così come nel vecchio Senato,
concorreranno a eleggere il Presidente
della Repubblica, a metterlo eventualmente in stato di accusa e a votare i
membri di un terzo del Csm.
Riforma del Titolo V
E abolizione del Cnel
Verranno eliminate le competenze legislative “concorrenti” tra Stato e Regioni. Tra le materie di competenza
statale “esclusiva” se ne aggiungono diverse. Alle Regioni restano “pianificazione e alla dotazione infrastrutturale
del territorio regionale e alla mobilità al
suo interno, all’organizzazione, in ambito regionale, dei servizi alle imprese,
dei servizi sociali e sanitari e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche,
dei servizi scolastici, nonché all’istruzione e formazione professionale”.
Si prevede infine la cancellazione del
Cnel.
BENEDETTO MATTEO
il Fatto Quotidiano
Brunetta avvisa:
#Matteostaisereno
e attento al Pd
IL PRESIDENTE del gruppo di Forza Italia alla Camera non ha preso bene le dichiarazioni di Matteo
Renzi: “Evidentemente il presidente Renzi è nervoso, perché non ha più un partito, non ha più i gruppi
parlamentari. Ha solo un governo senza alcuna legittimazione democratica, cerca di far miracoli, ma
l’operazione non sempre gli riesce. Per parte nostra
- continua Brunetta - noi vogliamo le riforme. Più di
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
3
lui, con più serietà di lui. A partire da quella elettorale, che giace al Senato da quasi tre settimane,
perché Renzi non sa come uscirne, tra impegni presi
con Berlusconi e ricatti dei suoi compagni di maggioranza. Oggi cerca di cambiare gioco e di buttarla
sul Senato, ma i 25-30 senatori democratici dissidenti non gli fanno dormire sonni tranquilli. #Matteostaisereno, questa volta te lo diciamo noi”.
Dlm
di Fabrizio d’Esposito
Palazzo Madama,
la Domenica delle
Palme del ‘53 comincia con un segno di pace. È il 29 marzo, di
mattina. La senatrice Angelina
Merlin detta Lina, socialista,
che cinque anni più tardi fece
la legge per chiudere i casini,
distribuisce infatti ramoscelli
d’ulivo a tutti. Ore e ore dopo,
il comunista Clarenzo Menotti sradica dal suo banco il leggìo e lo lancia contro il presidente del Senato, Meuccio
Ruini. Un’arma micidiale perché la tavoletta è comprensiva
di calamaio. Ruini è colpito e
ferito. Viene trascinato via a
braccia dai commessi. Grida:
“La legge è approvata, la seduta è tolta, viva l’Italia”. Un altro
senatore del Pci, Velio Spano,
prende una poltroncina per
scagliarla sul povero presidente ma viene bloccato in tempo.
I tumulti durano da quasi
un’ora. Comunisti contro tutti. Girolamo Li Causi insulta
A
COME ERAVAMO
Vino, sputi e botte
l’epopea del Senato
DA MEUCCIO RUINI PORTATO FUORI DALL’AULA COLPITO DA UN LEGGÌO
ALLA DECADENZA DI BERLUSCONI, DALLE UBRIACATURE MOLESTE
DI GIULIANO PAJETTA ALLA MORTADELLA PORTATA IN AULA PER PRODI
Alcide De Gasperi, presidente
del Consiglio: “Carogna, porco!”. Emilio Lussu schiaffeggia
il repubblicano Ugo La Malfa.
Questi risponde: “Non reagisco perché sei vecchio”. A un
altro esponente del Pri, Randolfo Pacciardi, vicepresidente del Consiglio, la rottura degli occhiali provoca una seria
escoriazione. Il liberale Renato
Angiolillo, direttore del Tempo, e il socialista Giuseppe Casadei vengono presi a calci nel
sedere.
Scene di lotta
fisica tra i banchi
16 MARZO 2013 IL CAVALIERE CON L’UVEITE
Silvio Berlusconi vota il presidente del Senato con gli occhiali scuri. In questa legislatura decadrà dalla carica
Cambio di verso
6 MAGGIO 2013 ANDREOTTI
Lo scranno lasciato vuoto dal discusso senatore a vita
Sul Borghese, giornale di destra,
la seduta viene riassunta così:
“Centodieci senatori si sono
resi responsabili dei seguenti
reati: ingiuria, diffamazione,
violenza privata, minacce, percosse, lesioni, tumulti, distruzione di pubblici documenti,
istigazione a delinquere, vilipendio al governo, oltraggio al
Parlamento e attentato contro
gli organi costituzionali. Se
fossero centodieci cittadini
qualunque, e non senatori, sarebbero stati condannati, complessivamente, a 150 anni di
galera”. La rissa delle Palme a
Palazzo Madama è l’epilogo
dell’approvazione della cosiddetta legge truffa elettorale. Il
65 per cento dei seggi a chi
prende il 50 per cento più uno
dei voti. A distanza di decenni,
Lessico da battaglia
I contrari? Solo gufi e rosiconi
di Elisabetta
Ambrosi
aje al professorone. Se prima l’obiettivo del premier Matteo Renzi
D
era il vecchio che non molla la poltrona,
il politico-da-rottamare, ora il nuovo nemico è l’intellettuale codino, odoroso di
ancien régime. Con tutto il suo codazzo di
burocrati parrucconi, capeggiati dall’oscurantista Pietro Grasso, che osteggiano
la forza sanguinosa della rivoluzione anzitutto verbale - che il premier ha sfoggiato nelle ultime ore tra interviste e conferenze stampa.
APPOGGIATO dai suoi compagni di som-
mossa, da Maria Elena Boschi ad Angelino Alfano.
Un funzionario o dirigente pubblico nota magari qualche
contraddizione nel
testo di riforma del
Senato e, mitemente,
la fa notare? Di sicuro, dice Renzi il
montagnardo, è “un
burocrate che sguazza nella palude” im-
panato nello stagno della politica immobile. Qualche deputato amico fa notare
che magari, si potrebbe agire diversamente? Non c’è dubbio: dietro le vesti da
onorevole, si nasconde in realtà un pericoloso “benaltrista”, “quelli per cui il
problema è sempre un altro” ma che, in
realtà, vogliono restare abbarbicati ai
borbonici lussi. Qualcun altro ancora
avanza dubbi sulla riuscita delle imprese
dei rivoluzionari d’assalto? “Un esercito
di gufi e rosiconi” che spera che l’Italia
affondi, invece di fare il tifo per la neonata
repubblica dalle ceneri della monarchia.
Ma gli avversari più subdoli si nascondono dietro le bastiglie universitarie: sono i “professoroni o presunti
tali”, più precisamente “i professionisti dell’appello”, capeggiati dal Re Sole Rodotà e dal
suo vice Zagrebelsky. Quelli
che dimenticano la Dichiara-
Pietro Grasso Ansa
zione dei diritti dell’uomo e del cittadino,
alias Costituzione, unico testo su cui giura il rivoluzionario.
E che dire della proposta del girondino
Monti di inserire in Senato rappresentanti della società civile? Per carità, non si
vorrà trasformare il Senato in “Cnel-2, la
vendetta?”, roccaforte di pericolose “parti sociali e associazioni di categoria che
prima ci chiedono di cambiare tutto, poi ci
mandano i documenti affinché tutto resti
com’è”?
E MENTRE GRASSO, un passato non pro-
priamente da reazionario, giura che lui
non è un parruccone, anche gli amici di
Robespierre l’Incorruttibile sono implacabili: al bando chi “avanza una proposta
intermedia che rischia di fare ammuina, di
far finta che qualcosa cambia per lasciare
le cose come stanno”, ammonisce la pasionaria Boschi. “Conservatori e difensori
dell’esistente ci troveranno dall’altra parte”, twitta sicuro il
LA STRATEGIA
Chi critica il cambiamento in corso
è un “benaltrista”, un “professorone o
presunto tale”, un “professionista dell’appello”
giacobino Angelino
Alfano. Mentre le ghigliottine sono pronte.
E Napoleone, forse, è
già dietro l’angolo.
una legge formidabile in confronto al Porcellum e al novello
Italicum. A volerla è De Gasperi e il Pci fa un ostruzionismo
che sfocia nella violenza. La
legge truffa è letale per due presidenti del Senato. Il primo
Giuseppe Paratore si è dato alla
fuga e ha abbandonato la carica
di fronte alle insistenze di De
Gasperi. Al suo posto, il 25
marzo, quattro giorni prima
dell’approvazione, viene eletto
Ruini, padre costituente e vec-
VECCHIA IDEA
Mussolini aveva
pensato di abbattere
il Palazzo, Napolitano
già negli anni 80
era contrario
al bipolarismo perfetto
chio radicale, che poi si dimetterà a giugno.
Bicameralismo
tormentato
Sul finire degli anni novanta,
Vittorio Orefice, leggendario
cronista parlamentare, scrive
nella sua biografia, intitolata La
Velina: “Il Senato non fa notizia
perché è un doppione avanti
negli anni”. Il bicameralismo è
stato un tormento persino persino per la dittatura di Benito
Mussolini. Dal ‘29 al ‘39, presidente del Senato è Luigi Federzoni, che nelle sue memorie
annoterà sotto la voce “progettata demolizione del Senato”:
“Mussolini vagheggiava ormai
l’abolizione del sistema bicamerale, con l’istituzione di
un’assemblea unica sul tipo
anodino del novissimo Reichstag hitleriano”. Nell’autunno del 1981, l’abolizione o
quantomeno una riforma radicale del Senato viene invocata
invece dal comunista Giorgio
Napolitano, in un editoriale
sul settimanale Rinascita: “È oggi essenziale reagire al deterioramento del ruolo, della capacità di intervento, della vita del
Parlamento. Occorre affrontare le questioni del bicameralismo, della composizione e dei
compiti delle due assemblee,
della possibilità di superare la
pesantezza dell’assetto attuale”. Quell’abolizione mancata,
nel pieno della Prima Repubblica, si è poi ritorta completamente contro la sinistra post-Muro. Se fosse passata infatti la norma che prevedeva la fiducia al governo da parte della
sola Camera dei deputati (come del resto vuole oggi Renzi),
sia Prodi nel 2006, sia Bersani
nel 2013 avrebbero governato
tranquillamente da Palazzo
Chigi. Al contrario, da otto anni, l’aula di Palazzo Madama si
è trasformata nella bestia nera
del centrosinistra.
L’aula maledetta
del centrosinistra
Il 24 gennaio 2008, a Palazzo
Madama, si consuma un pezzo
del dramma della caduta di Romano Prodi. Una valanga cominciata con l’addio del senatore dipietrista Sergio De Gregorio, passato a Berlusconi per
tre milioni di euro. L’atto finale
riguarda l’addio dell’Udeur di
Clemente Mastella. Ma un mastelliano siciliano, Nuccio Cusumano, si ribella e dice sì a
Prodi. Prende la parola e annuncia: “In solitudine voto la
fiducia al governo”. Nello stesso momento, Tommaso Barbato, suo compagno di partito,
si precipita in aula e gli grida,
nell’ordine: “Pezzo di merda,
traditore, cornuto, frocio”.
Poi, sfregio massimo, gli sputa
in faccia. Cusumano sviene. La
seduta viene sospesa. Un ex an,
Nino Strano, insulta anche lui
il mastelliano dissidente: “Sei
una squallida checca”. De Gregorio racconta di aver visto
Cusumano piangere. Lo stesso
Strano poi festeggia la fine di
Prodi stappando una bottiglia
di champagne e mangiando
mortadella.
Fischi ai senatori a vita
e l’urlo di Quagliariello
Nella Seconda Repubblica, gli
insulti non hanno risparmiato
neanche i senatori i vita, necessari per la sopravvivenza del
Prodi 2006-08. Altre scene madri hanno per protagonisti
Gaetano Quagliariello che grida “Assassini” all’annuncio
della morte di Eluana Englaro e
Bondi e Formigoni che vengono alle mani il giorno storico
della decadenza di Silvio Berlusconi, il 27 novembre 2013.
Pericolo comunista:
niente alcol alla buvette
Al Senato, per tradizione si cerca di evitare le sedute notturne
per il tasso alcolico causato dalle frequenti visite alla buvette.
Alla fine degli anni sessanta, il
mitico comunista Giuliano Pajetta, fratello di Giancarlo, fu
sentito, ebbro, improvvisare
un osceno madrigale contro
una senatrice del Pli, Lea Alcidi
Bocacci Rezza. Di un senatore
del Psiup, Masciale, di nome
Angelo Custode, un giornalista scrisse che non reggeva il vino e ci fu un chiarimento nella
sala stampa. Sancita la pace,
Angelo Custode Masciale
chiese un bicchiere di latte.
4
FRA UN PO’!
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Quando anche
il Caimano metteva
il timbro: “Fatto!”
SOLO QUALCHE ANNO è trascorso da
quando – era il 2008 – Silvio Berlusconi
arringava in piazza la sua folla invitandola a gioire e ricordava tutti i successi
da lui ottenuti accompagnando a ogni
frase la parola “fatto!”. In periodo di promesse e di riforme, vale la pena ricordare
le parole del Caimano: “Otto milioni di
italiani hanno chiesto che il governo Prodi fosse mandato a casa. Fatto! Che non
ci fosse un governo di transizione ma che
si andasse subito al voto. Fatto!”. E concludeva: “Hanno chiesto che tutti i liberali, i moderati, i riformisti, i democratici che non si riconoscono nella sinistra andassero al voto uniti. Fatto!”.
RENZI RALLENTA
E BLUFFA
L
COI SOLDI DI LETTA
LE SLIDE
a cura di Carlo
LA STRUTTURA DELLE PROVINCE RIMANE, VENGONO
ABOLITE SOLTANTO LE ELEZIONI. TEMPI LUNGHI
PER RIFORMA DEL LAVORO E LEGGE ELETTORALE
Jobs Act
il Fatto Quotidiano
Di Foggia
e Manuel Zeno
Sotto, alcune promesse
del premier
Matteo Renzi
Ansa
a tutela del territorio ha bisogno di soldi.
Li aveva già stanziati il governo Letta, ma
con una delle famose slide Renzi si attribuì il
miliardo e mezzo per quel capitolo. “Dal 1°
aprile”, disse: l’unica novità sarebbe la creazione dell’annunciata unità di missione, ma ancora niente.
Quanto al taglio alle Province, per ora, c’è l’intenzione:
gli enti, commissariati e svuotati, restano in vita in attesa del ddl
costituzionale che le cancellerà. Nel frattempo aumentano le poltrone: oltre 26mila i consiglieri e oltre 5mila gli assessori in Comuni e
Città metropolitane. Non avranno stipendio, dice il governo: solo gettoni di presenza. Sulle riforme del lavoro e della legge elettorale, poi,
il governo è ancora in alto mare, con frizioni nello stesso Pd.
Abolizione Province
CRITICHE E TEMPI LUNGHI
Il decreto sui precari contestato dal Pd
Legge delega non ancora in calendario
MANCA L’ULTIMO PASSAGGIO
Niente urne se il ddl è approvato
entro il 7 aprile. Ma l’abolizione non c’è
IL DECRETO su contratti a termine e apprendistato ha appena iniziato l’iter in
Commissione alla Camera, dove c’è una
maggioranza contraria al testo. La legge
delega sul Jobs Act, dopo 20 giorni, da ieri
è alla Camera, ma non è calendarizzata.
IL GOVERNO è quasi andato sotto nel passaggio del ddl in Senato. L’ultima parola dovrà darla la Camera entro il 7 aprile. Le province vengono divise tra “aree vaste” e “città
metropolitane”, in attesa di venir cancellate
dalla Carta con la riforma del Senato.
Nuova legge elettorale
STOP IN ATTESA DEL SENATO
Tutto fermo dopo il sì della Camera:
prima bisogna cancellare i senatori
IL PREMIER, prima dell’Italicum (passato
alla Camera), vuole la riforma del Senato.
Questo allunga di molto i tempi (a giugno)
e mette in crisi l’accordo con Fi, che vuole
procedere subito. E in caso di modifiche il
testo dovrà tornare di nuovo alla Camera.
Tutela del territorio
RISORSE TROVATE DA LETTA
Stanziamenti già previsti. Non ci sono
ancora le unità a Palazzo Chigi
TANTO i 3,5 miliardi per l’edilizia scolastica quanto gli 1,5 per la tutela del territorio sono soldi stanziati da Letta. Renzi
ha solo promesso di creare delle unità di
missione per spenderli subito e bene. Fino
a ieri nessuna delle due era stata istituita.
Bisogna lasciarlo lavorare o si può dissentire?
MASSIMO FINI
LUCIA ANNUNZIATA
MARIO ADINOLFI
Mediocre, volgare e sfrontato
come Craxi e Berlusconi
Si andrà presto a elezioni,
ma lui durerà almeno vent’anni
Sia cattivo, funziona solo così
Con buona pace delle minoranze
È TROPPO PRESTO per giudicare il Renzi premier. Quello
che lascia molto perplessi è la sua assoluta mediocrità, che
si è vista con grande evidenza nell’incontro con Obama: parevano due persone qualunque. Ma quelle sul segretario del
Pd sono perplessità che risalgono a prima che diventasse
presidente del Consiglio. Questa sua volgarità fiorentina,
questo suo credersi indispensabile, questo continuo ammonire “se non si fa come dico io lascio la politica”, sono robaccia che avevamo già abbondantemente visto, e che probabilmente vedremo in futuro. La sfrontatezza di un leader politico poi non ci ha mai portato
bene: penso a quella di Craxi, e naturalmente a quella di Berlusconi. Cavour, De
Gasperi o Scelba non erano sfrontati, perché erano statisti,
che non avevano bisogno di fare politica-spettacolo. Per
quanto riguarda il futuro, io temo che Renzi durerà, semplicemente perché questa classe politica ha tutto l’interesse a
chiudersi nella sua cittadella istituzionale. Sa bene che se ne
esce rischia di non tornarci. Non dimentichiamoci che siamo
vicini a un’astensione del 50 per cento, e questo rende incerto qualsiasi sondaggio, qualsiasi percentuale. Andare al
voto è pericoloso, per tutti. E quindi è probabile che i partiti
salveranno Renzi per salvare se stessi.
Giornalista e scrittore
RENZI VA LASCIATO LAVORARE perché è obbligatorio lasciar lavorare un premier. Dopodiché va lasciata piena libertà anche alla
pubblica opinione di fare domande e di avere dubbi, perché siamo
una democrazia fondata sui controbilanciamenti dei poteri. Quanto
al giudizio sulle sue prime settimane al governo, la valutazione va separata in due parti. Il Paese ha un bisogno massimo di cambiamento,
ma altrettanto forte di trasparenza e chiarezza
su ciò che sta accadendo: a partire da quali riforme si stanno avviando e con quali effetti. La
seconda parte della valutazione ha invece a che
fare con il bisogno politico di consolidamento
che ha il premier. Renzi è forte di una leadership
quasi “intuitiva”, ma è salito al potere con le
istituzioni arrivate al collasso. Il prezzo di questo passaggio è stato contraddire una sua promessa: arrivare al governo solo tramite elezioni. Per consolidare il
suo potere Renzi deve rompere, per continuare a dimostrare di essere il nuovo, il rottamatore. Da qui le forzature. Ma gli interessi del
premier e quelli del Paese non coincidono in pieno. Renzi, dal suo
punto di vista, si sta muovendo nel modo giusto. Ma il Paese ha bisogno di capire meglio il suo progetto. Quanto durerà? Secondo me,
per i prossimi vent’anni. Ma non escludo che per passare il collo di
bottiglia di questa prima fase porti l’Italia molto presto a nuove elezioni politiche, magari dopo un buon risultato alle europee. Il voto,
per quel che mi riguarda, sarebbe un necessario toccasana per tutti.
Direttore Huffingtonpost.it
PER PRIMA COSA Renzi deve evitare compromessi o strade mediane, perché lui funziona solo in una dimensione
conflittuale. Lo dico da renziano della prima ora, da renziano “cattivo”. Lui deve giocarsi la partita del governo come
quelle delle primarie 2012: andare dritto, senza preoccuparsi di concedere qualcosa alle minoranze, perché non gli servono scelte del gendere. E allora deve
puntare a incassare almeno l’Italicum alla Camera: i numeri per fare la riforma
del Senato, con una doppia lettura costituzionale, non ci sono, non ce la può
proprio fare. Sono convinto che il premier, che è tutto tranne che ingenuo, lo
sappia bene. Dopodiché io sono convinto che il Renzi politico durerà a lungo:
per i prossimi anni il tema politico sarà il referendum pro o
contro di lui. Quello che non può durare è questo governo, o
meglio questo assetto, con mezzo partito a suo favore e l’altro no, l’appoggio di Alfano. Uno scenario che è l’esatto
contrario del renzismo, e che lui non può reggere a lungo.
Per questo, sono convinto che nei prossimi mesi, massimo
nel 2015, si voterà per le politiche. Dipende anche da quanto il Pd prenderà alle europee. Renzi le vincerà solo se riuscirà a mettere gli 80 euro nelle buste paga, mi pare evidente.
Giocatore di poker, ex deputato Pd
CARTA STRACCIA
il Fatto Quotidiano
Libertà e Giustizia,
nuove adesioni:
Fo, Strada e La Valle
Il professore
DOPO LE ADESIONI di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio al manifesto di Libertà e Giustizia “Verso
la svolta autoritaria”, arrivano anche quelle del premio Nobel Dario
Fo, del fondatore di Emergency Gino Strada e di Raniero La Valle, presidente dei Comitati Dossetti. Tre
nomi di lustro che si vanno ad aggiungere alla lista dei primi firmatari, che conta nomi del calibro di
Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare e tantissimi giuristi e intellettuali italiani.
Crescono anche le adesioni in Rete,
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
con migliaia di commenti sul web e
sui principali social network. “Bisogna fermare subito questo progetto
– si legge nell’appello – e farlo con la
stessa determinazione con la quale
si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a ren-
5
dere giusto ciò che è sbagliato. Una
democrazia plebiscitaria non è
scritta nella nostra Costituzione e
non è cosa che nessun cittadino
che ha rispetto per la sua libertà
politica e civile può desiderare.
Quale che sia il leader che la propone”.
Stefano Rodotà
“Renzi è solo un insicuro
E non ci rottamerà”
La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”.
Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la
critica perché si disturba il manovratore. Non è la
prima volta: quando c’era stata una presa di posizione, molto moderata, sulla legge elettorale
aveva parlato di “un manipolo di studiosi” con
un tono di sostanziale disprezzo. Però non gli
riesce di rottamare la cultura critica: è un pezzo
della democrazia. Le reazioni che ci sono state a
questo appello dimostrano che la nostra non è
una posizione minoritaria: è una rottamazione
difficile.
“Ho giurato sulla Carta, non su Zagrebelsky e Rodotà”: significa “non mi curo di loro” oppure “non
sono i depositari della verità costituzionale”?
Che Renzi pensi che noi non siamo i depositari
della verità è assolutamente legittimo. Però non
può nemmeno dire: “Ho giurato sulla Costituzione e dunque sono io il depositario della verità”. La storia è piena di spergiuri. Se ritiene che
il terreno proprio sia la Carta, allora discuta.
Ci vuol tempo a fare discussioni. E ora è in voga il
mito della velocità, la politica futurista.
I tempi della democrazia sono anche quelli della
discussione. Proprio perché la democrazia è in
grande sofferenza, si dovrebbero costruire ponti
verso i cittadini. Non si è sentita una parola, in
questo senso. Ho avuto la fortuna di essere amico
di Lelio Basso, cui si deve anche l’articolo 49 della
Costituzione sui partiti politici: Basso ha sempre
detto “dobbiamo discutere”. E su quel tema una
discussione ci fu, eccome. Non a caso c’è, in quell’articolo, la mano di un grande giurista, che non
aveva paura né del confronto né di avere con sé il
meglio della cultura giuridica. Questo c’è dietro
Il professor Stefano Rodotà Dlm
di Silvia Truzzi
COSE DA MATTI
ice il presidente del Consiglio con le
mani in tasca di aver “giurato sulla
Costituzione, non sui professoroni”.
E dunque abbiamo interpellato Stefano Rodotà, uno dei professoroni firmatari dell’appello di Libertà e giustizia, eloquentemente
intitolato “Verso una svolta autoritaria”.
D
Professor Rodotà, si sente un po’ professorone?
Sono un vecchio signore che qualche libro l’ha
letto e un po’ conosce la storia . Questi modi hanno un retrogusto amaro. “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”: ecco, non
siamo a questo, ma il rispetto per le persone e per
le idee male non fa. C’è, dietro l’atteggiamento
sprezzante di Renzi, una profonda insicurezza.
Altrimenti il confronto non gli farebbe paura.
Potrebbe parlare con dei buoni consiglieri e poi
argomentare: il confronto andrebbe a beneficio
di tutti. Direttamente s’interviene su un terzo
della Costituzione, indirettamente su tutto il sistema delle garanzie. Per i cittadini esprimere la
propria opinione è un diritto, per chi si occupa di
questi temi intervenire è un dovere.
Dal Friuli con furore
Sindrome “Repubblica”:
si scorda le sue firme
S
e Beppe Grillo non avesse firmato l’appello di Libertà e
Giustizia contro la “svolta autoritaria” impressa da Renzi, forse i lettori di Repubblica non ne sarebbero mai venuti a
conoscenza. Come accaduto altre volte, il quotidiano di Ezio
Mauro dà le notizie per induzione. Ha scelto di non pubblicare il testo – eppure, tra i primi firmatari figurano Stefano
Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Nadia Urbinati, Salvatore Settis, Sandra Bonsanti, nomi che i lettori del quotidiano di largo
Fochetti conoscono bene, visto che ne sono tutti editorialisti
prestigiosi - ma nell’edizione di ieri un articolo senza firma
raccontava dell’adesione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. A cosa? A un appello avanzato dalle firme di Repubblica, pubblicato dal Fatto, e ignorato dal loro giornale.
L
Il premier dimostra di non avere orizzonti ampi.
Alza i toni, urla e dice “me ne vado”. Ma chi si alza
e se ne va, svela insicurezza.
Un aut aut minaccioso.
Mettiamo insieme la debolezza di Renzi e la scelta di Berlusconi come suo alleato, con cui pensa
di potere fare questo tratto di strada. Il Pd può
accettare a capo chino questa strada? Nessuno si
pone il problema. Dicono: “Sta piovendo, cosa ci
possiamo fare?” Almeno potrebbero comprare
un ombrello!
Ci mette la faccia, ripete spesso.
lo abbiamo fatto anche
noi firmatari dell’appello
Se pensa di affermare
una supremazia, sbaglia
La verità è che lui
ha paura del confronto
Vietato contraddire
un anno Serracchiani cambia già
orizzonte: Bruxelles. Il Friuli le sta
a frangetta invece dei bafstretto. Grazie a quei 13 minuti di
fetti. Sono questi i nuovi
gloria viene candidata alle Europee.
del Pd di Renzi? Prendete DeE l’elettorato Pd la premia con
bora Serracchiani. Accendi la tv
144.558 voti. Parlamentare euroal mattino e te la trovi davanti.
peo a 39 anni. Giovani come DeAl tg rieccola. Ti accompagna
bora, spera qualcuno, manderanno
fino a sera con il suo sorriso che
in pensione le vecchie cariatidi della
non capisci se in fondo ti derida.
politica che vedono Bruxelles come
Se ti voglia quasi mordere, coun parcheggio. Dove si fa poco e si
me ha fatto con il presidente del
Debora Serracchiani Ansa guadagna molto. Ma a lei nemmeSenato, Pietro Grasso, liquidato
no l’Europa basta: il 21 ottobre 2009
come uno scolaretto che non rispetta la disci- viene eletta segretario Pd del Friuli Venezia-Giuplina di partito. È sempre lì, tanto che ti chiedi se lia. Bruxelles, Udine e Roma. È questo il nuovo?
abbia trasferito l’ufficio di governatore del Friuli Debora mantiene la frangetta, ma comincia una
Venezia Giulia a Roma, Saxa Rubra.
metamorfosi dei modi. L’entusiasmo degli esordi lascia spazio a un piglio deciso che zittisce chi
TUTTI se la ricordano catapultata sulla ribalta osa contraddire. Come certi politici vecchia manazionale nel 2009 con un discorso da rottama- niera. Serracchiani è un rullo compressore. E
trice ante-litteram all’assemblea Pd. Era il 21 mar- presto anche l’Europa le sta stretta. Prima ventila
zo, bastarono 13 minuti per segnare la primavera una candidatura alle primarie per la segreteria
di Debora. Per farla diventare leader nazionale e Pd. Poi nel 2013, lasciando a metà il mandato
cucirle addosso l’etichetta di nuovo. Ma a leggere europeo per il quale si era impegnata con gli eletil curriculum di Serracchiani – se sfugge la data tori, si candida alle Regionali del Friuli. Presidi nascita, 1970 – viene il dubbio di trovarsi da- dente di Regione, un impegno a tempo pienisvanti un’ottantenne, tante sono le poltrone ac- simo. Ma Serracchiani riprende la spola tra Udicumulate. Nel 2006 viene eletta al consiglio pro- ne e Roma, un presenzialismo che non si capisce
vinciale di Udine. Carica riconfermata nel 2008 se serva a promuovere la Regione o la carriera
(con l’aggiunta di segretario cittadino Pd). Ma in personale. Dopo un mese è nominata respon-
“Non ci sto a fare le riforme a metà. O si fanno le
riforme, o me ne vado”.
Può voler dire “mi assumo la responsabilità”. Ma
non può significare “da questo momento in poi
detto le regole, i tempi, i modi e
poiché la faccia ce la metto io mi
dovete seguire”. La democrazia
non funziona così. E poi anche noi,
LA SFIDA
i firmatari del famigerato appello,
ci abbiamo messo la faccia. Nel diaAL PREMIER
logo, siamo in condizioni di assoDice che ci mette la faccia, luta parità. Se vuole affermare una
posizione di supremazia, sbaglia.
Il senso di Debora per le istituzioni
di Ferruccio Sansa
un’impresa costituzionale, non la fretta, non i
consiglieri interessati o i saggi improvvisati.
sabile nazionale Pd per i Trasporti e le Infrastrutture. Regnava Guglielmo Epifani. A dicembre
Matteo Renzi la conferma. Impossibile metterla
in discussione, Serracchiani è il nuovo. Fino all’ultimo capitolo: dal 28 marzo ha la poltrona di
vice-segretario Pd. Altro impegno full time. Serracchiani esordisce con piglio energico. Prende
per l’orecchio il presidente Grasso che osa mettere in discussione la riforma Renzi del Senato:
deve rispettare le decisioni del Pd. Punto.
UNA FRASE che ti fa pensare ai baffetti di Massimo D’Alema. Ma adesso è tempo di frangette. E
allora ti chiedi in che cosa siano diversi i Renzi-boys (o girls). Gente che, come i predecessori,
ha lavorato una manciata di anni (molti nemmeno quelli, leggete i curricula dei ministri) prima di diventare politici di professione. Nuovi
potenti che fanno collezione di poltrone, ma
spesso hanno gli stessi titoli dei loro coetanei laureati che fanno la coda per i concorsi di vigile.
Sembra più giovane l’ottantenne senatore a vita
Carlo Rubbia che in un’intervista a Repubblica dice: “Non mi preoccupa la mia morte. Le cose
sono e continueranno a essere, resterà ciò che
abbiamo costruito, l’amore che abbiamo saputo
offrire, l’amore che abbiamo meritato. Vado
avanti come se niente fosse, imparerò quello che
ancora riuscirò a imparare”. Questo è un giovane!
Non è il primo politico che usa toni
da uomo della provvidenza.
Sono sempre molto diffidente,
quando si afferma “dopo di me il
diluvio”. In questi anni la politica
italiana, ancor prima di Renzi, è
stata condotta all’insegna dell’emergenza. Non si va alle elezioni,
c’è bisogno del governo Monti e via
dicendo: i progetti che c’erano dietro questa logica sono falliti.
Una circostanza è stata quasi ignorata: si vogliono fare le riforme durante un mandato in cui il
Parlamento è fortemente delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. La non elettività del Senato, poi, diminuisce il potere dei cittadini di esprimersi: un “restringimento” democratico di cui si parla molto poco.
Per questo era indispensabile la nostra presa di
posizione. Il discorso sulla delegittimazione politica del Parlamento non nasce come argomento
contro Renzi. Alcune persone – Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare e mi permetta: anche
il sottoscritto – vanno ripetendo questo concetto
da tempo. Il cuore della sentenza è la mancanza
di rappresentatività del Parlamento. Ora bisognerebbe dire: ci sono mille ragioni, emergenza,
fretta, i segnali da dare al mondo intero, per cui il
Paese ha bisogno di riforme. Non è solo necessario coinvolgere un’ampia maggioranza, ma
anche consentire a quel Parlamento scarsamente
rappresentativo di essere coinvolto il più possibile. E aprire alla discussione pubblica: non dico che questo compensa il deficit di legittimazione, ma almeno tutti coloro che non sono rappresentati possono avere diritto di parola. Mi pare evidente che ci sia l’intenzione di far approvare
le modifiche costituzionali con la maggioranza
dei due terzi, in modo da impedire un possibile
referendum: è un pessimo segnale. Il fatto che un
Parlamento con questo grave deficit voglia mettere mano così pesantemente alla Carta, è un azzardo costituzionale: non può essere ignorato.
Si pensa di abolire il Senato come se si dovesse
cambiare il senso unico di una strada di Firenze.
Una pericolosa semplificazione: mancanza di
strumenti o di cultura istituzionale?
C’è stata una regressione culturale profonda. È
questo tipo di semplificazioni che introduce elementi autoritari. Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato
sarebbe un’alterazione in senso autoritario della
logica della Repubblica parlamentare che sta in
Costituzione. E dovremmo stare zitti?
@silviatruzzi1
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PROFONDO NORD
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Torino, Mussolini
non è più cittadino
onorario
IL DUCE Benito Mussolini non è
più cittadino onorario di Torino.
Dopo oltre un’ora e mezza di discussione, più volte interrotta, ieri
il Consiglio comunale di Torino con
29 voti a favore, tre contrari e tre
astenuti, ha deciso la revoca della
cittadinanza onoraria concessa al
duce nel 1924. Durante il dibattito
si sono registrati alcuni momenti
di bagarre in aula quando i consiglieri della Lega hanno srotolato
in segno di protesta una bandiera
dell’Urss. Il radicale Silvio Viale,
dal canto suo, ha esposto una bandiera con la Stella di David. Hanno
il Fatto Quotidiano
votato a favore, oltre al sindaco,
Piero Fassino, il Pd, Sel, Centro
Scanderebech, Moderati, M5s,
Idv, Alleanza per la città. Hanno
espresso voto contrario Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Astenuti Nuovo centrodestra, Lega e Torino Libera. “Ci sono que-
Il cantiere della Pedemontana a Solbiate
Olona in provincia di Varese Ansa
stioni più urgenti da affrontare per
i cittadini”, hanno ribadito anche al
termine del voto i consiglieri del
Carroccio, in particolare il capogruppo Fabrizio Ricca, che ha ricordato come Torino ancora oggi
dedichi uno dei suoi corsi all’Unione Sovietica.
Il colloquio
Francesco Saverio Borrelli
“D’Ambrosio?
La politica fu
l’unico sbaglio”
di Antonella Mascali
rancesco Saverio Borrelli
era il procuratore di MiF
lano per eccellenza e ancora
oggi, a oltre vent’anni da Tangentopoli, tutti lo chiamano
procuratore, anche se è nel
ruolo di procuratore generale
che pronunciò in aula magna
quel “Resistere, resistere, resistere” passato ormai alla sto-
ni Pulite è fuori discussione,
era un punto di riferimento
per le indagini contro la corruzione”.
Avendo messo sotto inchiesta
il gota politico-imprenditoriale-finanziario erano pieni
di nemici.
“CON D’AMBROSIO abbiamo
attraversato periodi difficili
non soltanto per la delicatezza
dei reati e per il tipo di persone
MANI PULITE
coinvolte, ma anche perché il miANNI DIFFICILI
nistero della GiuIl ministero
stizia non ci vededella Giustizia va di buon occhio. Abbiamo
non ci vedeva
affrontato diverdi buon occhio
se
ispezioni
straordinarie,
inAbbiamo affrontato
dagini a nostro
diverse ispezioni
carico e procediLA SOCIETÀ, CHE GESTISCE L’INFRASTRUTTURA STRATEGICA PER EXPO, AVVERTE: SE
menti disciplinastraordinarie
ri finiti in nulla.
PER IL 9 APRILE NON ARRIVERANNO I FINANZIAMENTI SI CHIUDERANNO I CANTIERI
Abbiamo dovuto
combattere anria. È stato lui ad affidare a Ge- che contro ‘il fuoco amico’.
di Davide Milosa
to. Ovvero la tratta A, da Cas- arrivano”. A far di conto man- detto che Renzi non ha ancora
rardo D’Ambrosio, procura- Ma tutto è stato affrontato con
sano Magnago a Lomazzo cano 200 milioni, ma anche un ricostituito il Cipe - ha detto Rotore aggiunto negli anni No- molta serenità, Gerardo era
el mirino le banche (comprese le tangenziali di Co- finanziamento soci da 38 milio- berto Maroni -. Se non lo farà
vanta, scomparso domenica, molto equilibrato”.
e i soldi che non ar- mo e Varese) e la tratta B1, da ni. Il punto vero, però, sono le entro il 31 marzo c’è il rischio
il coordinamento del pool di C’è un punto che sta molto a
rivano. Un finan- Lomazzo a Lentate sul Seveso.
banche. Anche perché, spiega che si blocchino i cantieri della
cuore a Borrelli mentre ricorMani Pulite.
ziamento ponte di
Agnoloni, se sul piatto non ar- Pedemontana”. L’ingranaggio
da D’Ambrosio: il suo rigore
200 milioni che gli istituti di MARZIO AGNOLONI , ad di Pe- rivano i soldi, Cal, la società sembra essersi inceppato. E
QUANDO GLI CHIEDIAMO di magistrato: “Non esitava a
credito continuano a prorogare demontana, nonché presidente concedente legata a Infrastrut- questo a pochi giorni dallo scancosa gli viene in mente come professarsi uomo di sinistra e
di tre mesi in tre mesi. Risultato: di Serravalle, società a parteci- ture Lombarde, non può sbloc- dalo giudiziario su Infrastruttuprima cosa pensando a lui, allo sensibile al sociale, ma queste
i cantieri lombardi gestiti da Pe- pazione pubblica e socio di care il contributo pubblico già re che ha messo in luce i grandi
“zio Gerry”, non ha dubbi: “La sue inclinazioni culturali non
demontana, opera strategica maggioranza, due mesi fa era stanziato con un aumento che ritardi e le criticità sul mega apgenerosità, la sua disponibilità hanno mai interferito nelle
per l’Expo 2015, rischiano se- stato chiaro: “Se Unicredit, In- passa dal 35% all’80%.
palto della Piastra, la struttura
all’ascolto, oltre che le sue valutazioni giudiziarie. Non
riamente di chiudere. L’allar- tesa, Popolare di Milano, Ubi e
sopra la quale saranno montati i
ho mai percepito nei suoi atgrandi doti professionali”.
me, lanciato a gennaio dall’am- Mps non rinnovano il contratto SOTTO ACCUSA anche il gover- capannoni
dell’Esposizione
La memoria del procuratore teggiamenti e nelle decisioni
ministratore delegato della so- di finanziamento scaduto, Expo no e il Piano economico finan- universale. L’appello del Cda è
Borrelli, lo chiamiamo così che prendeva elementi spuri,
cietà che gestisce Pedemonta- rischia di fallire”. Il messaggio è ziario che, denuncia Pedemon- chiaro: “E’ necessario l’impegno
anche noi, va, inevitabilmen- ma puramente giuridici e fatna, è stato ratificato ieri sera dal esplicito: “Le banche tornino a tana, non è stato ancora appro- di tutti”. Anche perché al centro
te, all’inizio della fine della tuali. È un riconoscimento
Cda che mette le istituzioni da- fare le banche”, tanto più che vato dal Cipe. Un particolare sul della contesa, oltre a Expo, c’è il
Prima Repubblica: “Ho lavo- che si deve alla sua onestà invanti a un drammatico aut aut: un’opera come Pedemontana quale, pochi giorni fa, è tornato destino di oltre tremila lavorarato con D’Ambrosio diversi tellettuale”.
se i soldi non arrivano entro il 9 ha “una redditività altissima, il presidente di Regione Lom- tori che ogni giorno operano sui
anni, la sua importanza in Ma- Non ha, però, condiviso la
aprile prossimo si chiude. Tut- eppure i denari già stanziati non bardia. “Il ministro Lupi mi ha cantieri autostradali.
scelta di entrare in politica come senatore del Pd: “Personalmente sono contrario ai
magistrati, o ex, in politica. Si
dà l’occasione ai critici di dire:
‘Ah! ecco perché ha deciso così’. Ma ribadisco che mai
4500 NOMI PER IL 1° TURNO DELLE EUROPARLAMENTARIE SUL WEB. LOMBARDI: “TROPPI IN CORSA SOLO PER LA POLTRONA”
D’Ambrosio si era lasciato
guidare da intenti diversi dalla
berta Lombardi, prima capogruppo di 5 Stelle alla Ca- cula. “Dovevate renderli obbligatori” la lamentela difdi Luca De Carolis
ricerca della verità e dall’apmera, a lanciare un avviso ai naviganti su Facebook: “La fusa. Mal di pancia anche per i tempi stretti (“come si fa
plicazione della legge”.
a grande corsa dei candidati ignoti, tra proteste ‘candidite’ a Roma è malattia assai diffusa, troppe per- a scegliere in poche ore?”). Vito Petrocelli, senatore luLa differenza tra ieri e oggi
contro il regolamento, cattivi pensieri e avvisi di sone con la speranza di una poltrona. Tranne una qua- cano: “In Basilicata avevamo una cinquantina di canemerge quando ricorda l’unipericolo. Quelli dei parlamentari grillini, preoccupati rantina (a dir tanto) di attivisti conosciuti sul territorio, didati, un numero proporzionato. Ho saputo di persone
tà che c’era ai suoi tempi: “Lada infiltrazioni e “furbetti”. Già, perché si sono presen- gli altri 700 hanno ceduto al richiamo del bottone della che altrove si sono proposte ai parlamentari via Twitter:
voravamo come si fa in una
tati in 4.500 al primo turno delle Parlamentarie di Cin- candidatura alle europarlamentarie”. Da qui l’invito a spiacevole e controproducente”. Sullo sfondo, una frase
camera di consiglio. Ci riunipostata da Grillo sul suo blog: “Tentativi di cordate al
que Stelle per le Europee. Una consultazione sul web “votare solo dopo aver preso informazioni”.
vamo nel mio ufficio periodifine dello scambio di voti sono vietate”. Messaggio concome prima scrematura degli aspiranti candidati, svolcamente o tutti i giorni. C’era
tasi ieri dalle 10 alle 21. Gli iscritti potevano scegliere LINEA SIMILE per un altro ex capogruppo, il siciliano tro accordi sui territori, indirizzato a quei parlamentari
una grande condivisione di laindaffarati nel promuovere attifino a 3 nomi nella propria regione. Il più votato è stato Riccardo Nuti: “Dopo l’esperienza avuta con
voro. Tranne che con una colvisti verso il voto. Si profila un
ammesso alle liste finali. Secondi e terzi se la gioche- certa gente eletta in Parlamento che non ha
lega (Tiziana Parenti, ndr) c’ealtro strappo in Senato: Bartoloranno nel secondo turno, diviso per macro circoscri- rispettato gli impegni, spero che gli iscritti
VOTO IN RETE
meo Pepe è dato prossimo alle
zioni (Nord Est, Nord Ovest e così via). La lista finale pongano più attenzione durante la scelta”.
ra intesa perfetta fra pm. Quedimissioni, direzione Gruppo
verrà vidimata da un gruppo di parlamentari ed eletti, Parole che sono anche una stilettata agli
sto non significa che non si diGli iscritti potevano
Misto. Oggi invece Beppe Grillo
che verificherà parametri come l’assenza di precedenti espulsi siciliani, Campanella e Bocchino.
scutesse, ma non c’erano ostidebutta
a
Catania
con
il
suo
tour
penali. Le maglie del regolamento erano piuttosto lar- Proprio Campanella ironizza: “Parlamentalità, invidie, la procura era
scegliere fino a tre nomi
“Te la dò io l’Europa”. Lo spetghe: si potevano candidare tutti gli iscritti a M5S entro il rie come un concorso ministeriale”. Un demolto coesa”. Non come oggi
nella propria regione
tacolo è stato spostato dal Pala31 dicembre 2012, di almeno 25 anni d’età “non dif- putato: “La democrazia dal basso è un nostro
che il procuratore Edmondo
catania al meno capiente Teatro
fidati, non svolgenti cariche elettive e non facenti parte principio, ma servono norme più stringenBruti Liberati viene denunciaQuesta sera Grillo
Metropolitan, ufficialmente per
di liste per le Amministrative”. E allora è stato assalto al ti”. Invocate anche da tanti attivisti sul web,
to al Csm dal procuratore agmotivi tecnici. Dal Pd sarcasmo
carro per Bruxelles. Esemplare il confronto con le Par- dove ieri sono circolate cifre sui candidati:
giunto Alfredo Robledo... “La
debutta a Catania
“sulla scarsa prevendita”.
lamentarie per le scorse Politiche, quando a candidarsi oltre 600 in Lombardia, 491 in Sicilia, 470 in
prego, non mi faccia comcon il suo spettacolo
furono in 1.400. Abbastanza per spingere la romana Ro- Campania. Proteste per la scarsità di currimentare, non è elegante”.
Twitter @lucadecarolis
NIENTE SOLDI DALLE BANCHE
PEDEMONTANA VERSO IL BLOCCO
N
Il virus della “candidite” colpisce M5S
L
“
ALL’ITALIANA
il Fatto Quotidiano
Non ha mai dichiarato
i redditi. La finanza
gli confisca 15 milioni
di Marco Lillo
on è la prima volta
che il conflitto di
interessi del professor Giulio Tremonti fa discutere. E’ successo
già per l’operazione Bell-Telecom, per il caso Unipol-Fonsai
e per il caso Unicredit-Brontos. Stavolta però è la Procura
della Repubblica di Milano a
porsi domande sugli incroci
tra l’attività pubblica dell’ex
ministro dell’economia e le attività private dello studio da lui
fondato e con sede in via Crocefisso 12 a Milano in un immobile di proprietà della sua
società, la Immobiliare via
Crocefisso Spa. Il pubblico ministero di Milano Roberto Pellicano sta valutando con attenzione il ruolo giocato nell’operazione Finmeccanica-Drs nel
2008-2009 dallo studio fiscale
Vitali Romagnoli Piccardi &
Associati, fondato da Giulio
Tremonti, e lasciato dal tributarista di Sondrio quando era
ministro nel Governo Berlusconi.
N
L’INCHIESTA della Procura di
Milano, che per adesso non ha
iscritto nessuno nel registro
degli indagati, riguarda una
parcella da 2,4 milioni più Iva
percepita dallo studio che oggi
è tornato ad avere tra i suoi
partner anche Giulio Tremonti, per la consulenza sulle problematiche fiscali della più
grande acquisizione realizzata
da una società pubblica in Italia. L’incarico era condiviso
con lo studio della società di
revisione Ernst & Young. I due
studi fiscali per l’operazione
Drs hanno emesso distinte fatture. Ernst & Young Studio legale e tributario ha incassato
400 mila euro il 31 luglio del
2008 più 800 mila euro il 30
gennaio 2009 e altri 400 mila
euro il 20 marzo del 2009 per
un totale di 1,6 milioni più iva.
Mentre lo studio Vitali Romagnoli Piccardi & Associati ha
incassato 2,4 milioni più iva in
unica soluzione il 13 marzo del
INDAGINE A MILANO
Il Tesoro era scettico
sull’operazione
L’ex dirigente Cola rivela:
Guarguaglini assoldò
i legali tremontiani
e Ernst&Young
2009 su fattura emessa appena
40 giorni prima, il 2 febbraio
2009.
La storia inizia nel 2008 quando al Governo c’è Berlusconi e
il ministro dell’economia Giulio Tremonti, almeno secondo
i rumors riportati dai commentatori, non è entusiasta
dell’operazione di acquisizione
tanto desiderata da Pierfrancesco Guarguaglini. Il presidente
di Finmeccanica vuole spostare verso l’Atlantico il baricentro del gruppo quotato in borsa
ma controllato dal ministero
IO NON CHIEDEVO niente allo Stato e lo Stato non deve chiedere niente a me”. Era la filosofia di un uomo di
80 anni, M.M., che per il fisco era un
“fantasma”. Per una vita infatti ha
eluso i controlli, riuscendo ad accumulare un patrimonio di 15 milioni di
euro, quasi totalmente investito in
due palazzine, una ad Ardea, sul litorale laziale, e una nel quartiere romano di Tor Vergata, dove sorge l’Università Roma Tre. Solo negli ultimi
10 anni aveva incassato oltre 3 milioni di euro dall’affitto in nero delle
sue 47 abitazioni, quasi sempre affittate a studenti. Cifre milionarie
che ora sono state confiscate dalla
Procura di Velletri e dunque restituite alla collettività. A incastrare l’evasore è stata una verifica fiscale condotta lo scorso anno dalla Guardia di
finanza di Pomezia. Dalle indagini
delle Fiamme gialle è emerso il profilo criminale dell’uomo che da sem-
Affare Finmeccanica,
inchiesta sulle fatture
dello studio Tremonti
CONSULENZA DA 2,4 MILIONI AI SOCI DELL’ALLORA MINISTRO
PER IL MAXI-ACQUISTO DI DRS, UNA SOCIETÀ AMERICANA
FARINETTI “Facciamo del sud
un unico Sharm El Sheik”
er me nel Sud c’è una sola roba da
fare: un unico Sharm El Sheik, doP
ve ci va tutto il mondo in vacanza”.
Parola di Oscar Farinetti, patron di Eataly e guru di Matteo Renzi, che così si
è espresso ieri nel faccia a faccia con
Andrea Scanzi su Reputescion (La3 Tv).
Farinetti ha spiegato la sua teoria: “Il
Sud è uno dei posti più belli del mondo: facciamo venire tutti i turisti del
mondo lì. Aprirei a tutte le multinazionali del mondo
affinché vengano a farlo.
Concederei loro agevolazioni fiscali bestiali, non farei
pagar loro le tasse per 10 anni. L’importante è che
assumano tutti italiani, che usino prodotti alimentari
italiani, tavoli, sedie italiane… farei enormi agevolazioni fiscali per le startup”. Poi la conclusione: “Il problema per cui non vengono ha un nome semplice:
mafia. Hanno paura di quello”. La ricetta di Farinetti ha
suscitato un’ondata di reazioni non proprio affettuose,
soprattutto dal Sud. L’idea non è però così nuova. Ci
aveva già pensato il ministro Tremonti: “Vendiamo la
Sardegna. É un’isola lontana, non serve a nessuno. Diamo 48 ore di preavviso alla popolazione e poi gli diciamo: Siete stati venduti ai tedeschi”.
C’è solo un piccolo particolare: non era il Tremonti
vero, ma Corrado Guzzanti. Che scherzava. Farinetti,
no.
dell’economia. Così Guarguaglini si affida a Lorenzo Cola,
un consulente che vanta solide
entrature nei servizi italiani e
negli Stati Uniti nonostante i
tatuaggi e il look originale. Alla
fine il 13 maggio 2008 Finmeccanica acquista Drs mettendo
sul tavolo 5,2 miliardi di dollari
pari a 3,4 miliardi di euro. La
società è un grande fornitore
delle forze armate statunitensi,
con un fatturato di 2,8 miliardi
di dollari, sede nel New Jersey e
circa 10 mila dipendenti, ma si
rivelerà un pessimo affare.
Giulio Tremonti aveva visto
giusto ma, dopo un primo periodo in cui aveva manifestato
la sua contrarietà all’operazione, secondo Cola, non si oppone. Tra il prima e il dopo,
annota maliziosamente Cola
nel suo interrogatorio con i pm
romani, c’era stato il contratto
con lo studio di Ernst & Young,
guidato da Giuseppe Mongiello, presentato a Cola da Guarguaglini nel 2006, e lo studio
Vitali Romagnoli Picardi. Dopo avere raccolto le dichiarazioni di Cola, il pm romano
Paolo Ielo ha trasmesso le carte
a Milano per competenza. La
parcella da 4 milioni più Iva allo studio fondato dall’ex ministro e a quello dell’amico di
Cola ha influenzato in qualche
modo l’operazione da 3,4 miliardi? A questa domanda do-
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Mongiello, l’uomo che fu presentato a Cola da Guarguaglini
nel 2006 e che poi ha seguito
insieme a Cola anche l’operazione Digint. Cola è stato arrestato la prima volta nel luglio
2010 per riciclaggio e ha patteggiato 3 anni e 4 mesi proprio
per la vicenda Digint. Poi è stato riarrestato nel 2011 per il caso Enav. Solo per l’operazione
Drs, una società che ora ha dimezzato il suo valore secondo
gli analisti, il consulente di
Guarguaglini ha incassato 16,6
milioni di dollari. Una parte
sono finiti in Svizzera dove erano gestiti da un ex dipendente
dello studio di Ernst & Young.
Giulio Tremonti, sentito
ieri dal Fatto su quella
parcella da 2 milioni dice solo: “Non so nulla”.
Quanto alla sua posizione sul caso Drs rinvia “a
quanto è stato scritto
sulla stampa all’epoca”.
Sui rapporti con l’allora
ministro, Lorenzo Cola
aveva già raccontato in
un precedente interrogatorio del 22 dicembre
2010: “Andai dal Ministro Tremonti, nel periodo primavera/estate
2009, al se-
isogna levare quelle donne che sono in mezzo alla
B
strada”. Dice proprio così, il
senatore Antonio Razzi: vuole legalizzare la prostituzione.
La proposta di legge è già
pronta, ha in calce la sua firma. Basta prostitute: largo alle “operatrici di assistenza
sessuale”. In pratica, si tornerebbe alle
“case chiuse”. Perché “tutte quelle donne
mezze nude sono una cosa insopportabile
da vedere”, spiega Razzi. E come si legge
nel testo della legge, “creano pericolo al
regolare svolgimento del traffico”.
Senatore, da dove nasce la sua idea?
Tornato dalla Svizzera, ricordo la prima
volta che ho fatto via Salaria, a Roma. Ho
dovuto chiudere gli occhi di mia moglie:
stavano tutte in costume, ma lì il mare
non c’era (ride, ndr). La legge l’ho scritta
durante la quindicesima legislatura (l’at-
pre ha vissuto nell’illegalità, fin da
quando era minorenne. In passato ha
avuto undici condanne per furto, una
per ricettazione e due per reati edilizi. Tramite la cementificazione abusiva era riuscito, a cavallo tra gli anni
60 e 70, a tirare su intere palazzine,
poi condonate negli anni successivi.
DALLA PRIMA
di Marco Travaglio
on quali poteri? Niente più fiducia ai governi né seconda
lettura sulle leggi: il Senato però voterà ancora sulle leggi
C
costituzionali, sul capo dello Stato, sui membri del Csm e della
Consulta (ma con quale legittimità democratica, visto che non
sarà eletto?), ed esprimerà un parere non vincolante su ogni legge
ordinaria votata dalla Camera. Ma come faranno i governatori, i
sindaci e i consiglieri a fare il proprio lavoro nelle regioni e nelle
città e contemporaneamente a esaminare a Roma ogni legge della
Camera? Renzi racconta che la riforma farà risparmiare tempo e
denaro. Mah. Sul tempo: le peggiori porcate, come il lodo Alfano,
sono passate in meno di un mese. E chi l’ha detto che all’Italia
servono più leggi? Ne abbiamo almeno 350 mila, spesso pessime
o in contraddizione fra loro. Andrebbero ridotte e accorpate,
non aumentate. Quanto al denaro, lo strombazzato risparmio di
1 miliardo all’anno in realtà non arriva a 100 milioni: la struttura
resterà in piedi, spariranno solo i 315 stipendi (ma bisognerà
rimborsare le trasferte dei nuovi membri). Perché non dimezzare il numero e le indennità dei parlamentari, conservando due
Camere elettive con compiti diversi (tipo Usa) e con 315 deputati
e 117 senatori pagati la metà, risparmiando più di 1 miliardo
(vero)? Da qualunque parte la si prenda, anche questa “riforma”
non ha senso, se non quello di raccontare che “le cose cambiano”.
Cavalcando il discredito delle istituzioni, Renzi ne approfitta per
distruggerle definitivamente. Forse era meglio giurare su Zagrebelsky e Rodotà, anziché su Berlusconi e Verdini.
PS. Napolitano fa sapere di essere “da tempo contrario al bicameralismo paritario”. E quando, di grazia? Quando presiedeva
la Camera? Quando fu nominato da Ciampi senatore a vita?
Quando fu eletto e rieletto al Colle da Camera e Senato? O quando nominò 5 senatori a vita? Ci dica, ci dica.
L’ex ministro Giulio Tremonti, socio dello studio
Tremonti, Vitali, Romagni, Piccardi Ansa
nato. In quell’incontro parlammo della questione americana e della questione libica,
ossia dell’ingresso in Finmeccanica dei fondi sovrani libici.
Il ministro mi disse che nulla
sapeva. L’incontro è avvenuto
al Senato, nello studio del Senatore Andreotti, è durato circa 45 minuti ed è avvenuto alla
presenza del senatore Andreotti e dell’avvocato Vitali”, cioè il
fiscalista dello studio che ha seguito il
caso Finmeccanica-Drs.
vrà rispondere il pm Pellicano.
Il contratto di consulenza risale all’8 maggio del 2008 ed è
stato stipulato da Finmeccanica con lo Studio Vitali Romagnoli Piccardi e Associati e con
Ernst & Young Studio Legale e
Tributario, retto da Giuseppe
PIAZZE & PALAZZI
7
Razzi: “Quali bordelli?
Faremo oasi di pace”
tuale è la diciassettesima, ndr).
Ora vedo che alcuni colleghi
cominciano a essere d’accordo, sia nel Pd che in Forza Italia. Sarebbe una buona cosa: in
questi tempi almeno avremmo
un rientro.
In che senso?
Pagherebbero finalmente le
tasse, le prostitute. Avrebbero una partita
Iva. Un po’ di soldini per lo Stato. E anche
un po’ di sicurezza per tutti: per la lavoratrice e per il cliente. Basta mafia, basta
magnaccia (sic).
La sua legge disciplina anche i casi di rottura del preservativo. Ha pensato a tutto.
Certo, se si rompe il preservativo, ci vuole
un controllo immediato, entro il primo
giorno feriale, su di lui e su di lei.
Non ci sarà qualche problema di privacy?
Dice? Ma vedrà, sono casi limite. Uno su
mille. Oggi i preservativi sono più mo-
di Tommaso
Rodano
derni.
Come funzioneranno le case chiuse?
Preferisco chiamarle “oasi di pace”, “oasi
di relax”. Ho in mente il modello svizzero.
Luoghi eleganti, fatti per bene. Ci sono
saune, idromassaggi, piscine. Pensi a tutti
i posti di lavoro che serviranno per la manutenzione.
L’Italia è pronta a questa delicata sfida
culturale?
Penso di sì. A Pescara i concittadini mi
fermano per strada e mi fanno i complimenti. Questi posti ci sono in tutta
Europa. In Svizzera, le macchine fuori
da questi locali avevano tutte targhe italiane. Io ogni tanto facevo l’interprete,
non sapevano fossi un parlamentare (ride, ndr).
Ma come, senatore?!
Non mi fraintenda, io non sono mai entrato! Sono all’antica: da quarant’anni
sempre con la stessa donna.
8
POTERI DEBOLI
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Processo Unipol,
Berlusconi si salva
con la prescrizione
PRESCRIZIONE DEL REATO contestato a Silvio e Paolo Berlusconi e risarcimento di 80 mila
euro all’ex segretario dei Ds Piero Fassino. Si è
concluso con la conferma della responsabilità
penale dell’ex presidente del Consiglio e del
fratello pur con la dichiarazione del “non luogo
a procedere”, il processo di secondo grado per
la vicenda dell’intercettazione Fassino-Consor-
il Fatto Quotidiano
te legata al caso Unipol. Lo ha deciso ieri la
seconda Corte d’Appello di Milano. I giudici
hanno accolto in sostanza la richiesta del sostituto procuratore generale Daniela Meliota. Il
pg, infatti, nonostante la prescrizione del reato
di rivelazione del segreto d’ufficio, ha parlato di
"un non senso giuridico dire che c'è l’evidenza
della conclamata innocenza dei due imputati",
condannati in primo grado, il 7 marzo dell’anno
scorso, a un anno e due anni e tre mesi di
carcere. Con la sentenza, poi è stata respinta
sia la proposta del prof. Carlo Federico Grosso,
legale dell’ex segretario dei Democratici di Sinistra e attuale sindaco di Torino, sia la richiesta
di assoluzione nel merito da parte delle difese.
CONDANNATO
ASSOLTO
REATI AMBIENTALI,
CONDANNATI SCARONI
E TATÒ, CONTI ASSOLTO
ALLA VIGILIA DELLE NOMINE DI STATO, ARRIVA LA SENTENZA
DEL TRIBUNALE DI ROVIGO NEL PROCESSO AI VERTICI DELL’ENEL
PRESENTI E PASSATI PER LA CENTRALE DI PORTO TOLLE
di Thomas Mackinson
re anni di carcere a
Paolo Scaroni e
Franco Tatò e cinque
anni d'interdizione
dai pubblici uffici. Assolto per
“mancanza dell'elemento soggettivo” l'attuale amministratore dell’Enel Fulvio Conti. A Rovigo è arrivata ieri la sentenza
sulla centrale a olio Enel di Porto Tolle, il primo processo in
Italia per inquinamento collegato al pericolo per la pubblica
incolumità in relazione alle malattie respiratorie. E il verdetto è
un macigno, da molti punti di
vista. Il premier Matteo Renzi
dice “Rispettiamo le sentenze
della magistratura”, così ha risposto sibillino a chi gli chiedeva se la condanna di Scaroni (in
quanto ex ad di Enel) inciderà
sull'imminente giro di nomine
nella società pubbliche, tra le
quali l’Eni, che Scaroni guida da
nove anni. La condanna dei manager non comporta un'automatica causa d'ineleggibilità e
tuttavia, a sole due settimane
dal rinnovo, li può rendere “impresentabili”. La senatrice veneta Laura Puppato (Pd), a pochi minuti dalla lettura del dispositivo, cannoneggiava: “Sia
chiaro a chi nominerà i prossimi dirigenti che i nomi di Scaroni e Tatò non sono più disponibili”. Tatò, da pochi mesi ex
presidente Parmalat, non è nel
totonomine per le partecipate, a
differenza di Scaroni che aspira
T
al quarto mandato all’Eni. Politica a parte, quello che conta è
l'esito del processo. Per trent'anni la centrale ha “marciato”
a “olio pesante” sforando i limiti
di legge dei particolati inalabili
grazie a compiacenti deroghe
ministeriali. Le tenaci popolazioni del Polesine sono state costrette ad una lunga battaglia
contro l’Enel, spalleggiato da
politica, sindacati, istituzioni
locali e governi.
PER FAR EMERGERE la verità c'è
stato bisogno dell'intervento
della magistratura che già quattro anni fa, nel processo è cele-
2004: la Cassazione conferma la
condanna nel 2011, quando il
reato era prescritto (restano le
conseguenze patrimoniali che la
Corte d'Appello civile di Venezia sta quantificando).
Dalla coda del processo, sempre
per impulso del pm Manuela
Fasolato, è partito il cosiddetto
“Enel bis”, relativo ai danni prodotti per il periodo successivo fino al 2009. Vengono disposte le
perizie che alzano il tiro ipotizzando l’esistenza di un nesso
causale tra le emissioni in eccesso e l'aumento di malattie respiratorie riscontrate specie sui
bambini. La sentenza di ieri
OMISSIONE
Per i giudici
i manager hanno
creato le condizioni
per il disastro, evitando
di installare dispositivi
anti-emissioni
brato ad Adria, ha riconosciuto
colpevoli i massimi dirigenti
dell'Enel di aver deliberatamente aggirato le disposizioni di legge. Tatò e Scaroni sono stati
condannati per emissioni moleste, danneggiamenti e violazione della normativa sull'inquinamento per il periodo dal 1996 al
condanna Tatò e Scaroni per disastro ambientale doloso, art.
434 del codice penale, ma solo
per il primo comma. Tradotto: il
giudice ha ritenuto provati i
comportamenti illeciti che creavano le premesse del disastro
ambientale ma non l’aumento
dei ricoveri in ospedale conse-
Scaroni, ex Enel oggi Eni LaPresse
guenti. Il collegio accoglie la tesi
per cui l'inquinamento si è protratto anche successivamente
alla gestione dei singoli imputati. I manager avrebbero creato le
condizioni stabili per il disastro
omettendo di installare dispositivi di abbattimento delle emissioni e lasciando per ultima la
centrale nel piano di ambientalizzazione. Così è caduta l'ipotesi prescrizione sostenuta ancora
ieri dai legali di Enel.
SCARONI si dichiara estraneo
agli addebiti e annuncia ricorso
in appello. Lo stesso fa Tatò che
considera la sentenza “assurda”.
Soddisfatto
dell'assoluzione
l’attuale ad Enel, Fulvio Conti.
Esultano le associazioni ambientaliste, parte civile nel processo. “Finalmente chi inquina
paga”, dice Giuseppe Onufrio
(Greenpeace) mentre si leva un
coro per fermare il processo di
conversione a carbone. Il legale
di Italia Nostra e Wwf, Matteo
Ceruti, nota che assolvendo
quadri e direttori di centrale il
collegio ha accolto la tesi dell'accusa sulle responsabilità dei vertici. E che ora si impone la verifica delle conseguenze sanitarie sulla popolazione residente
nonché l'accertamento di quelle
patrimoniali per danni ambientali e costi sanitari. Una perizia
Ispra disposta dall'Avvocatura
dello Stato li quantifica in 3,6
miliardi. Scaroni e Tatò sono
condannati a pagare provvisionali per circa 430 mila euro.
I CONTI 2013
Fiat, “basta soldi
per il Corriere”
MARCHIONNE ED ELKANN DIFENDONO
L’INVESTIMENTO IN RCS E INVOCANO BLACKROCK
ergio Marchionne benedice il governo Renzi, apre le porte
del Lingotto al fondo Blackrock e frena su Rcs. Sono queste
S
le novità dall’ultima assemblea della Fiat a Torino in vista dello
spostamento della sede legale in Olanda. “Bisogna dare a Renzi
– ha detto l’ad - la possibilità di portare avanti le riforme. I
mercati stanno apprezzando ciò che sta succedendo in Italia,
non vorrei interrompere questo incantesimo”. Il manager ha detto di essere pronto ad
accettare "tutti gli azionisti, specialmente chi
ha credibilità e la visibilità di Blackrock”, il
fondo americano che sta comprando quote
delle grandi banche italiane. Sul fronte industriale, Marchionne ha fissato per quest’anno
un obiettivo di circa 4,6 milioni di auto vendute, ricavi a 93 miliardi di euro, un utile netto
tra 600 e 800 milioni e un indebitamento finanziario netto tra 9,8 e 10,3 miliardi. L’assemblea di ieri che ha approvato il bilancio
2013 è stata anche l’occasione per parlare del
20,55 per cento posseduto dagli Agnelli in Rcs
che “Fiat-Chrysler non intende scorporare
prima della fusione e della quotazione a Wall
Street, attesa entro fine anno”, ha assicurato Marchionne. “Ci
sono stati pettegolezzi di divergenze tra me e John - ha detto
-Ma è stata una decisione condivisa. E sono convinto che l'azienda si sta risanando”. Proprio Elkann ha ricordato che un
anno fa Rcs stava per fallire. "Per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvarla”. Ora le cose stanno andando meglio, il
titolo in Borsa è salito del 40 per cento. Detto questo, “non ci
saranno altri investimenti in Rcs perché la società non ne ha
assolutamente bisogno”, ha aggiunto Elkann.
Mps, la Fondazione vende ma non molla
L’ENTE GUIDATO DA ANTONELLA MANSI SCENDE AL 5 PER CENTO MA SI ALLEA CON I NUOVI SOCI
di Camilla
Conti
Milano
nuovi compagni di viaggio della Fondazione
I
Mps hanno nomi esotici: David Martínez
Guzmán e André Esteves. Non parlano senese
ma messicano e brasiliano. E soprattutto sono
due magnati della finanza sudamericana: il primo a capo del fondo di investimento Fintech
Advisory, già noto alle cronache finanziarie italiane per l'acquisto di Telecom Argentina da
Telecom; il secondo è al timone di Btg Pactual,
la più grande banca d’affari del Brasile. Al tandem latino la Fondazione ha venduto il 6,5 per
cento del capitale di Monte dei Paschi (il 4,5 ai
messicani e il 2 al gruppo carioca) e al loro
fianco resterà presente nel capitale dell’istituto
di Rocca Salimbeni che oggi vede come primo
azionista singolo un altro fondo, il colosso
americano Blackrock forte del 5,74 per cento.
Il trio Mansi-Guzmán-Esteves ha anche firmato un patto di sindacato per garantire “la stabilità dell’assetto societario della Conferitaria”
e per “preservare il significativo legame storico
con il territorio di riferimento”. L’accordo riguarda anche la governance della banca. Cioè
avere voce in capitolo sulla scelta delle poltrone
con una lista comune da presentare per il consiglio di amministrazione.
“Con questa operazione è chiusa la fase emergenziale della fondazione, ora ci sono fondamenta solide su cui ripartire. Possiamo partecipare all'aumento di capitale della banca che
era il massimo che potessimo desiderare”, ha
sottolineato la presidente Mansi che oggi rimane con in mano poco più del 5 per cento del
Monte. Ma ha ottenuto l’impegno dei due nuovi partner a mantenere le quote, per un totale
del 9 per cento dell’attuale capitale del Monte
(6,5 dei due fondi stranieri e 2,5 della Fondazione), nonché del 9 per cento del capitale
sociale che risulterà dopo il varo dell’aumento
di capitale di 3 miliardi atteso per maggio. L’ente deciderà nelle prossime settimane che fare
delle azioni della banca non vincolate al patto
che le restano in portafoglio. Intanto a Siena
sono scattate le ricerche su Internet per capire
chi siano i nuovi soci del Monte. Il messicano
Fulvio Conti, attuale ad Enel Ansa
Guzmán ha un passato da Legionario di Cristo,
Harvard e Citigroup. Poi il business delle ristrutturazioni, un mega appartamento a New
York e opere d'arte per milioni di euro. A Wall
Street si è però fatto notare perché preferisce la
metropolitana alle limousine con autista eva in
giro senza la divisa d’ordinanza, giacca e cravatta. Quanto a André Esteves, enfant prodige
della finanza brasiliana, il suo obiettivo è trasformare la Btg Pactual nella Goldman Sachs
del Sudamerica.
LE PORTE DEL MONTE di sono dunque aperte
agli stranieri e a una piccola pattuglia di fondi
speculativi che in queste settimane hanno comprato pacchetti frazionati di azioni Mps. La
Fondazione che fino a tre anni fa controllava
oltre il 50 per cento di Rocca Salimbeni si ritrova
con in mano poco più del 5 per cento. Ma nel
frattempo ha fatto cassa, ha saldato il conto con
le banche creditrici che le avevano finanziato
l’oneroso sostegno all’operazione Antonveneta
ed è pure riuscita a rimanere con un piede in
banca. Sbaglia dunque chi interpreta gli ultimi
Fondazione, la
presidente Antonella
Mansi Ansa
eventi come il preludio a un passo
indietro dell’ente
senese. Che attraverso una transizione controllata
verso investitori
istituzionali affidabili. In attesa di trovare nuovi soci stabili che
possano prendere il posto dei fondi se e quando
alcuni di loro decideranno di ridurre le quote.
L’ultima mossa della Mansi ha già ricevuto la
benedizione di Giuseppe Guzzetti, gran capo
della lobby delle fondazioni (“sta operando bene e salvaguardando il suo patrimonio”) e il tifo
del presidente della Cassa Depositi e Prestiti,
Franco Bassanini, che ieri ha cinguettato su
Twitter: “Antonella Mansi ha rischiato e ha vinto: chapeau”. Chi non brinda, assicurano a Siena, è il presidente di Mps Alessandro Profumo
che aveva infatti insistito per effettuare l'aumento di capitale in gennaio quando la Mansi
era ancora oberata di debiti e il titolo Mps quotava in Borsa 17-18 centesimi. Oggi ne vale 26.
I VICERÉ
il Fatto Quotidiano
I prezzi frenano
ancora: Italia vicina
alla deflazione
L’INFLAZIONE in Italia frena ancora, fermandosi nel mese di marzo allo 0,4 per cento, ai minimi da quasi
quattro anni e mezzo, o meglio dall’ottobre del 2009. In soli cinque mesi, vale a dire dall’autunno alla primavera, la crescita dei prezzi si è dimezzata e ora sono appena quattro
decimi di punto a distanziare il tasso
dalla soglia “zero”, oltre la quale si
cade in deflazione. Una buona parte
di questa dinamica dipende dalle
quotazioni energetiche e dai listini
alimentari, soprattutto per i prodotti
freschi come la verdura, ma la stessa
Istat rileva come “l’ulteriore atte-
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
nuazione delle dinamiche inflazionistiche” sia stata rilevata “per quasi
tutte” le voci. Anche su base mensile
l’aumento è molto debole (+0,1 per
cento). È un segno che la crisi non è
affatto alle spalle, dicono commercianti e consumatori. Opinione che,
peraltro, condividono con alcuni stu-
Il triste declino di De Luca:
gli chiudono anche la metro
VENT’ANNI PER FARLA, INAUGURATA CINQUE MESI FA: MA IL COMUNE DI SALERNO HA FINITO I SOLDI
di Vincenzo Iurillo
P
esce d’aprile a Salerno: chiude la Metropolitana,
pensata
vent’anni fa e inaugurata da cinque mesi da un
raggiante sindaco nonché (all’epoca) viceministro Pd alle Infrastrutture Vincenzo De Luca.
Non è uno scherzo, anche se assomiglia a una barzelletta. È la
storia di un servizio avviato in
pompa magna senza un piano
economico, senza chiarezza
sulla gestione e sull’effettiva utilità, senza garanzie contrattuali
di lungo periodo. Con un politico, De Luca, che taglia il nastro
quando è riverito e potente, e
subisce impotente lo stop dopo
che è stato cacciato dalla stanza
dei bottoni del ministero. E con
il consueto gioco dello scaricabarile, dove tutti hanno colpe e
nessuno le ammette: comune,
regione e governo. Finisce con
Salerno tappezzata di manifesti:
quelli col logo del comune che
parlano di “delinquenti politici” in Regione; altri del Pd che
accusano Forza Italia, il partito
del governatore Stefano Caldoro. “Colpevoli”, Fi e regione, di
non aver tirato fuori i soldi e
aver “chiuso la metropolitana”.
Uno spettacolo che va in scena
nel teatro di Trenitalia-Rfi: i binari, infatti, sono loro.
LA TRATTA è in superficie. Di
“metro” c’era ben poco in quel
tragitto tra il centro di Salerno e
la periferia orientale. “È servita
soltanto a portare gente per le
Luci d’Artista” dice tra i denti un
salernitano. L’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, s’è sempre rifiutato di chiamarla metropolitana. La definisce “ferrovia”. E lo ha ribadito
nell’ennesimo summit, ieri, in
commissione Trasparenza, davanti all’assessore comunale di
Salerno, Luca Cascone.
Il sindaco non ha partecipato.
Fonti salernitane lo definiscono
alle prese con un dilemma: meglio dissanguare le casse comunali per far ripartire al più presto
il trenino oppure lasciare le cose
come stanno per continuare ad
additare la colpa del fermo alla
Regione del “nemico” Caldoro e
guadagnare punti in vista della
sfida del 2015, con De Luca che
punta a prenderne il posto?
L’ultima corsa è partita alle
22:15 di ieri. Poca gente. Malinconia mista a una sorda rabbia.
Finora la metro ha viaggiato sull’onda dell’ottimismo. Ovvero
grazie agli anticipi da 1,6 milioni
di euro di un Comune già indebitato per alcuni faraonici investimenti infrastrutturali. È il comune che ha firmato il contrattino provvisorio, scaduto ieri,
con Trenitalia. Previo permesso
della Regione, che però - al momento di pagare per stabilizzare
il servizio - s’è tirata indietro.
Cascone si augura di riaprire la
metro entro poche settimane.
De Luca ne ha definito la chiusura “un atto di delinquenza politica da parte della Regione che
fa finta di non sapere che è lei a
doversi far carico degli oneri di
gestione della metropolitana e
ha il dovere di inserirla nel contratto di servizio con Trenitalia,
visto che riceve dallo Stato 550
milioni, di cui 150 destinati a
Trenitalia” e visto che, ricorda il
sindaco, sul tema “nel giugno
2013 è stato firmato un accordo
con ministero dei Trasporti e regione Campania”.
in cui si impegna, tramite il
proprio assessore comunale, a
ridurre i servizi su gomma e a
trovare i soldi per coprire la gestione; un articolo di legge del
governo che confonde i costi di
investimento e i costi di gestione e finanzia 5 milioni per
comprare treni. Tutti errori –
conclude – che non si possono
coprire buttando la responsabilità su altri”. E la metro muore nella culla.
DE LUCA ricorda molto bene
perché il viceministro era lui.
Circostanza che Vetrella sottolinea con punture di spillo: “Il
sindaco eviti gli insulti per coprire i suoi errori: non è immaginabile prima spendere 50 milioni e poi porsi il problema
della gestione. Un viceministro che presiede la riunione in
cui viene firmato un protocollo
ORA È GUERRA
Il sindaco accusa
il governatore Caldoro:
“S’era impegnato
a pagare. Delinquente”
La replica: “Non scarichi
su di noi le sue colpe”
9
diosi: “Un’inflazione in discesa, anche escludendo le componenti esogene, mal si concilia con una ripresa
di qualche spessore. I fattori che rendono l’economia debole, principalmente la scarsa domanda, sono ancora presenti”, dice Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma.
LA CGIL sull’Unità
attacca Landini
nche in queste ore il segretario
della Fiom continua a parlare di
A
mancanza di democrazia nella Cgil”.
Mezza pagina - a pagamento - dell’Unità di ieri ospitava una lettera
aperta della Cgil di Lazio e Lombardia. Obiettivo/1: attaccare Maurizio
Landini sul Testo unico sulla rappresentanza. Obiettivo/2: attaccare
Maruzio Landini per il suo rapporto
con Renzi, attaccato a sua volta - sul
giornale del suo partito - per il decreto sul lavoro e le riforme costituzionali in arrivo (sul tema “notiamo una certa timidezza della
Fiom”). La cosa, a quanto risulta al
Fatto Quotidiano, non è piaciuta proprio a tutti gli iscritti nei due Regionali: d’altra parte Nino Baseotto,
segretario della Lombardia irritualmente rieletto all’ultimo congresso
con un quarto di voti contro, è l’uomo che ha gestito l’episodio delle
“botte” a Giorgio Cremaschi al teatro Franco Parenti di Milano; Claudio Di Berardino, che invece è a capo
della Cgil Roma e Lazio, guida una
struttura pesantemente indebitata.
“È proprio così che dobbiamo spendere i soldi degli iscritti?”, si chiede
più d’uno nella sede romana di via
Buonarroti.
Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca Ansa
IL CASO STIPENDI
Acea, il prezzo dei lampioni
e la guerra di Marino ai privati
di Daniele
Martini
scoprire che per riavere la luce hanno
l Campidoglio si svena per illumi- dovuto attendere settimane. Di fronte
nare la Città Eterna pagando circa a queste carenze, il sindaco Ignazio
260 euro l’anno a lampione alla sua Marino ha continuato per settimane a
azienda comunale, l’Acea. Più del pungolare i capi dell’azienda comunadoppio di quel che sborsa Bologna le, l’amministratore Paolo Gallo e il
(115 euro a lampione) e molto più di presidente Giancarlo Cremonesi, perquel che spenderebbe se la luce la ché migliorassero il servizio. I manacomprasse al prezzo proposto ai co- ger hanno reagito arroccandosi e svenmuni del Lazio da Consip (la centrale tolando gli ottimi risultati di bilancio a
acquisti per le amministrazioni pub- riprova della buona gestione. Marino
bliche): 188 euro. Essendo i lampioni si è impuntato e gliel’ha giurata.
della Città Eterna 210 mila, il Cam- L’Acea ha chiuso il 2013 in bellezza,
pidoglio spende dai 15 ai 30 milioni di con circa 142 milioni di euro di utile,
euro in più all’anno ricirca il doppio rispetto a quel che spenspetto
all’anno
derebbe adottando lo
precedente, anche
VERSO L’ASSEMBLEA grazie al superstandard Consip o pagando come Bologna. In
prezzo imposto al
Il Comune di Roma
compenso il servizio forComune per l’illunito da Acea è scadente,
incassa ricchi dividendi, minazione (e alle
come certifica nel dosbollette di luce e
ma paga l’energia
sier 2013 l’Agenzia per la
acqua pagate dai
qualità di Roma Capitaromani). In seguiquasi il doppio
le. E come la stessa Acea
to a questi risultati
ha implicitamente ricoagli azionisti è stadi quanto previsto
nosciuto dando il bento distribuito un
dagli standard Consip
servito alla fine di febdividendo di 0,42
braio al manager prepoeuro ad azione.
sto, Giancarlo Daniele
Possedendo il co(che però è stato accompagnato alla mune di Roma il 51 per cento del caporta con una buonuscita di circa un pitale, il sindaco Marino ha ricevuto
milione di euro).
un assegno di circa 45 milioni. Mentre
i due azionisti privati maggiori, il coL’AZIENDA COMUNALE giustifica il struttore ed editore romano Francesco
prezzo fuori quota sostenendo di of- Gaetano Caltagirone (16 per cento) e i
frire più degli altri: la manutenzione francesi di Suez (12 per cento), hanno
straordinaria o la rapida sostituzione incassato rispettivamente 14 milioni e
dei cavi di rame ciclicamente rubati. 10 milioni di euro.
Ma basta guardarli i lampioni, spesso Ricapitolando: il comune di Roma paspenti di notte e accesi di giorno, per ga più del dovuto la mediocre illumiavere la conferma che la manutenzio- nazione pubblica all'Acea che così si
ne più che una realtà è una promessa. E ingrassa e fa utili. Poi, però, quando si
per quanto riguarda i cavi di rame, è tratta di distribuire i dividendi il Camsufficiente parlare con gli abitanti dei pidoglio deve spartire con i privati. Il
quartieri dove i furti sono avvenuti per sindaco Marino considera Gallo e Cre-
I
Acea ha chiuso
il 2013 con circa
142 milioni
di utile Ansa
monesi i garanti di questo andazzo ed
è arrivato ad accusarli di essersi imbullonati alle poltrone a difesa dei loro
superstipendi. Gallo è stato voluto da
Caltagirone, Cremonesi fu scelto dall'ex primo cittadino, Gianni Alemanno.
DA ALCUNI GIORNI in un cartellina
sulla scrivania di Marino c'è una tabella con un confronto tra le remunerazioni 2012 dei manager capitolini
e dei loro colleghi delle maggiori
aziende italiane fornitrici di servizi come Hera, A2A e Iren. Le cifre sono
tratte da pubblicazioni ufficiali, tranne
quelle di Gallo. Nel 2012 Gallo era solo
direttore generale e prendeva 700 mila
euro, ma dal 2013 è anche amministratore. Dagli atti al momento non
risulta nulla relativamente al suo nuovo incarico. Le fonti aziendali ufficiali
parlano di uno stipendio 2013 di appena 380 mila euro di retribuzione come amministratore che possono raddoppiare se vengono raggiunti tutti i
risultati, più 36 mila euro di gettoni.
Quindi un massimo totale di 800 mila
euro. Ad altre fonti interne risultano
cifre diverse: 1 milione di euro, 700
mila dell'ex stipendio da direttore generale a cui avrebbe aggiunto parte dei
438 mila euro riconosciuti al suo predecessore, Staderini. L'amministratore
delegato di Hera, Maurizio Chiarini,
ha riscosso 475 mila euro, mentre
quello di Iren, Roberto Garbati, 478
mila. Il presidente di Acea Cremonesi
ha incassato invece 532 mila euro: 300
mila di stipendio base, un bonus di 108
mila più altri 124 mila euro per incarichi in altre società del gruppo. Il
presidente di Hera, Tomaso Tommasi
di Vignano si è fermato a 475 mila
euro, quasi come Roberto Bazzano di
Iren, mentre Graziano Tarantini di
A2A ha sfiorato il mezzo milione. Tra
i consiglieri Acea Andrea Peruzy riceve il compenso più alto, 132 mila
euro; elevate anche le retribuzioni del
collegio sindacale, dai 269 mila euro di
Alberto Romano ai 297 mila di Enrico
Laghi.
UN GIORNO IN ITALIA
il Fatto Quotidiano
brevi
ROMA ERGASTOLO A INFERMIERE-KILLER
Condanna a vita per Angelo Stazzi, l’infermiere killer della casa per anziani Villa Alex di Roma. Per
cinque delle sette morti per le quali era a processo,
i decessi sarebbero stati provocati da una somministrazione massiccia di insulina in soggetti non
diabetici, e, in due casi, anche di psicofarmaci.
ROMA 4 ANNI, MUORE TRAVOLTA DA UN’AUTO
La mamma aveva parcheggiato davanti casa su una strada molto
trafficata, a Fiumicino. La piccola è uscita dall’auto sfuggendo
al controllo e il mezzo che arrivava l’ha colpita in pieno, uccidendola. La bimba è morta in ospedale. Ansa
IL CONSIGLIERE
REGIONALE
NACCARI
È INDAGATO
PER UN CONCORSO
SOSPETTO: “QUEL
GIORNALISTA
DOVRÀ VENDERSI
UN ORGANO”
Il consigliere Pd della Regione
Calabria, Demetrio Naccari, con
Matteo Renzi Facebook
di Lucio Musolino
Reggio Calabria
Q
uel giornalista “si
venderà gli organi.
Saprà perché si venderà un piede, hai
capito? Lui sa perché si venderà
la casa, ammesso che ce l'abbia.
E e anche il direttore”.
È il giugno 2012 quando il consigliere regionale del Partito
democratico Demetrio Naccari
Carlizzi, renziano della prima
ora e papabile candidato a governatore della Calabria, commenta al telefono la pubblicazione di alcuni articoli del
“Quotidiano”
sull’inchiesta
che lo vede indagato insieme alla moglie circa un concorso per
il posto di dirigente medico nel
reparto di dermatologia degli
ospedali “Riuniti”. La moglie,
Valeria Falcomatà, figlia dell’ex
sindaco Italo, quel concorso
l’ha vinto nel 2009.
I politici calabresi
e la stampa: sputi,
minacce di rovina
e rotative ferme
BELLA COMPAGNIA
Il governatore Scopelliti
ama definire i media
“cialtroni”mentre
il capogruppo Pd
al consiglio regionale
ha insozzato un cronista
L’ALTRA ASPIRANTE, l’ex diri-
gente facente funzioni Maria
Carmela Arcidiaco, aveva denunciato in Procura il politico e
la moglie consegnando ai magistrati anche le registrazioni di
alcune conversazioni in cui la
stessa Falcomatà, commentando la prima prova del concorso
e la pubblicazione dei risultati
parziali, avrebbe pronunciato la
frase “Il posto è mio e lo devo
vincere”.
Per la Procura quel concorso è
stato truccato. Naccari e la moglie sono accusati di falso e di
avere pilotato la scelta dei membri della commissione d’esame.
Il pm Mauro Tenaglia ha notificato l’avviso di conclusione
indagini e presto chiederà il
processo. Le notizie apparse sul
giornale “Il Quotidiano della
Calabria” hanno infastidito il
renziano che all’epoca, nel
2009, era assessore della giunta
Loiero. Le frasi di Naccari sono
pesanti nei confronti del giornalista Michele Inserra: “Non
me ne fotte se ci stanno sentendo - dice il politico -, attìvati per
capire, perché parliamoci chiaro, se hanno consegnato il loro
patrimonio a Michele Inserra
va bene, l’importante è che lo
sappiano… vuol dire che Scopelliti gliene dà il doppio, va bene… perché quando loro dicono, cioè, quello continua a pubblicare la cosa “il posto è
mio”...dove già erano stati pubblicati i risultati delle prime
prove, è ignobile... Si venderà gli
menica sera i ragazzi
CATANIA Muore in gita
sono rientrati a bordo
dopo una giornata trascorsa a Barcellona. Gli
cadendo dalla nave
insegnanti avevano orunica certezza è che un ragazzo di dinato di andare tutti a dormire, ma alL’15 anni, in gita con la scuola a cuni studenti si sono accordati per un’ulBarcellona per rinforzare l’interesse tima passeggiata sul ponte. Erano quasi le
verso i libri, è morto. É caduto dal ponte più alto della nave Grimaldi Lines
ormeggiata in porto. “La polizia ha interrogato amici e coetanei. Non sappiamo in quale condizione stesse il giovane, se sia stata una bravata finita male o in che stato siano tornati a bordo.
Non possiamo sbilanciarci” ha detto
ieri Paul Kyprianou, responsabile delle
comunicazioni esterne della Grimaldi.
“Una tragedia, una tragedia” ha commentato Maria Teresa Rizzo, vicepreside del liceo scientifico Ettore Majorana di San Giovanni la Punta, vicino
Catania, da dove la comitiva è partita
imbarcandosi poi a Civitavecchia. Do-
due di notte. Secondo alcune testimonianze, il giovane era eccitato, forse un po’
stordito: si sarebbe lanciato volontariamente, ma non è chiaro se si sia trattato di
uno scherzo o addirittura di un suicidio.
Restano le parole della vicepreside: “Lo
hanno visto prendere la rincorsa verso la
ringhiera della nave, appoggiarsi facendo
leva sulla braccia e proiettarsi in avanti,
probabilmente perdendo l’equilibrio. E
l’hanno visto cadere. Il compagno che gli
era più vicino gli ha detto: ‘Ma che stai
facendo?’ Non l’ha potuto agganciare”.
Dopo l’allarme lanciato dai ragazzi a insegnanti e personale di bordo sono partiti
i soccorso, ma non c’è stato nulla da fare.
organi, si venderà… si venderà
un piede, hai capito?”.
È questo il clima che si respira in
Calabria ogni qualvolta i giornali scrivono di inchieste che riguardano i politici. Non è un
caso che il governatore Scopelliti abbia più volte definito
“cialtroni” i giornalisti e che
hanno puntualmente scritto del
suo pranzo con il boss della
‘ndrangheta Cosimo Alvaro,
dei suoi incontri con il boss
Paolo Martino e dei buchi in bilancio lasciati al Comune di
Reggio. O che il senatore Tonino Gentile si sia dimesso da sottosegretario dopo la polemica
con “l'Ora della Calabria” le cui
rotative si sono inceppate proprio la notte in cui andava in
stampa la notizia sull’inchiesta
a carico del figlio, Andrea Gentile, indagato per le consulenze
d’oro all’Asp di Cosenza.
Non è da meno il centrosinistra.
Pensava di essere un lama, infatti, il capogruppo del Pd in
Consiglio Regionale Sandro
Principe quando, pochi mesi fa,
ha ritenuto di manifestare il suo
disappunto sugli articoli scritti
dal giornalista del “Corriere
della Calabria” Antonio Ricchio sputandogli in faccia poco
prima di una conferenza stampa.
NEL CLAMORE, Naccari fa un
passo indietro: “Ammetto di
avere usato un’espressione infelice in un momento di esasperazione. Mi sono sfogato con un
amico descrivendo l’amarezza
di essere bersaglio da mesi di oltre 50 articoli di stampa frutto
di una campagna orchestrata
dai miei avversari politici per
farmi pagare la colpa di aver denunciato Scopelliti per il buco
di 400 milioni di euro al Comune per il quale è stato condananto a 6 anni. Sono mortificato del
fatto che, persino in uno sfogo
privato, possa avere utilizzato
un'espressione infelice ma, come tutti sanno, il piede non è un
organo, e da vittima di una vera
e propria violenza non posso
diventare un bersaglio perché
ciò è ridicolo e paradossale”.
Per il vicesegretario dell'Fnsi
Carlo Parisi resta comunque
“una violenza inaccettabile”.
L'ennesima ai danni di un giornalista calabrese.
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
11
SANITÀ MORTA PER IL TIMPANO, 7 INDAGATI
Omicidio colposo è l’ipotesi di reato per 7 persone
iscritte nel registro degli indagati per la morte, avvenuta sabato mattina nella clinica Villa Mafalda
di Roma, di Giovanna, la bambina di 10 anni sottoposta a intervento all’orecchio destro per ricostruire il timpano.
RIMPASTO SICULO
Crocetta butta via
l’ex pm, assessore
anti-monnezza
di Giuseppe Giustolisi
Palermo
a legalità è rivoluzionaria” ha sempre detto il governatore
siciliano Rosario Crocetta e adesso – causa rimpasto voluto
L
dai partiti – vuole fare fuori l’Assessore all’Energia Nicolò Ma-
rino, ex pm antimafia di Caltanissetta, da lui stesso scelto per
dare corpo a quell’idea-spot di legalità e sviluppo con la quale
Crocetta ha scandito la propria esperienza di governo. “Un magistrato che prima faceva il pm qui mi ha salvato la vita”, disse
Crocetta durante il comizio elettorale a Catania, a proposito del
suo assessore che da pm aveva sventato nel 2008 un progetto di
attentato nei suoi confronti. Adesso dice: “Il problema di Marino è che non ha nessun partito che se lo prenda in carico”. E in
tempi in cui l’applicazione del Manuale Cencelli è garanzia di
sopravvivenza, ci può stare che si mettano da parte i propositi di
riconoscenza. Ma non è certo per riconoscenza che Marino fu
nominato assessore all’energia. “In un settore così delicato c’è
bisogno di una figura come la sua”, disse allora Crocetta.
L’ASSESSORE MARINO l’ha preso in parola e ha cominciato a
ficcare il naso nella gestione delle discariche e per questo è stato
anche sentito di recente in Commissione Regionale Antimafia.
“Emerge un quadro allarmante e come commissione ci interessa
accertare le responsabilità della Regione nei rapporti con soggetti
privati a partire almeno dal 2008: da un lato sarebbero state agevolate le discariche private, dall’altro sarebbero stati ostacolati gli
impianti pubblici”, ha commentato Nello Musumeci (Fi) dopo
tre ore di audizione. É notorio che in Sicilia chi anche solo sfiora
la questione rifiuti mette le mani su una polveriera. E Marino è un
tipo difficile da fermare. Anche a
rischio di mettere in imbarazzo
lo stesso Crocetta. Per esempio
quando s’è scontrato con Giuseppe Catanzaro, Vicepresidente di quella Confindustria siciliana che inizialmente fu grande
sponsor del governo e adesso è
critica. Nel mirino dell’assessore-pm, in quell’occasione, era la
discarica che il gruppo Catanzaro gestisce in quel di Siculiana.
Intanto arrivano a Crocetta da
più parti richieste di lasciare al
Rosario Crocetta LaPresse suo posto l’assessore. A Misterbianco, un comune nei cui dintorni Marino ha bloccato l’ampliamento di una discarica per gravi motivi ambientali, il sindaco Pd Nino Di Guardo ha organizzato un sit-in suo favore, mentre dall’Ars i deputati del Movimento Cinquestelle dichiarano, “É da irresponsabili cacciare
Marino, non vorremmo che dietro questa decisione ci sia la volontà di mettere al suo posto un amico dei poteri forti” e persino
il gruppo di Forza Italia chiede a Crocetta di confermare Marino
perché “continui l’azione di legalità portata avanti finora”. Detto
da un partito mai tenero coi giudici è rivoluzionario.
con la raMILANO Arrestato giudice nascondeva
gazza in un albergo poco distante.
Lieberum aveva con se
tedesco per corruzione
una pistola calibro
omenica notte la polizia italiana 7,65 con il colpo in canna e diversi
Dha arrestato a Milano, in un al- proiettili e oltre 30 mila euro in contanti.
bergo di corso di Porta Romana, Jörg Quando gli agenti di polizia lo hanno
Lieberum, cittadino tedesco di 48 anni, colpito da un mandato d’arresto
europeo emesso in Germania alcune
settimane fa.
Lieberum è un magistrato originario
di Bückeburg, in Bassa Sassonia, accusato di corruzione. Dalle prime ricostruzioni, Lieberum sarebbe arrivato a Milano il 28 marzo scorso in
treno, in compagnia di una 26enne
rumena.
Dopo aver ricevuto la segnalazione
dell’Interpol, gli agenti lo hanno cercato in un primo albergo, il Lloyd di
corso di Porta Romana, ma non lo
hanno trovato. Dai controlli incrociati è poi emerso che il magistrato si
rintracciato, l’uomo non ha opposto resistenza ed è stato arrestato anche per
detenzione illecita di arma.
La polizia italiana sta lavorando con i
colleghi tedeschi per stabilire chiarire le
circostanze della fuga del magistrato.
Lieberum, che in Germania ha una moglie, è stato interrogato a lungo in Questura ieri pomeriggio con l’ausilio di un
interprete. La ragazza 26enne è stata arrestata anche lei per detenzione illecita
di armi.
Di certo il giudice verrà rimpatriato a
breve, e dovrà affrontare il processo da
cui era fuggito. E che gli potrebbe costare fino a 15 anni di reclusione (più
quelli per la fuga italiana).
12
LA FRANCIA S’È DESTRA
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
Pianeta terra
UGANDA “PUNIRE I GAY È GIUSTO”
Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha elogiato le recenti leggi anti-gay promettendo “una
mobilitazione” contro gli occidentali che promuovono l’omosessualità in Africa. Secondo Museveni i gay meritano di essere puniti perché l’omosessualità “è criminale e maligna”. LaPresse
UCRAINA LE TRUPPE RUSSE SI RITIRANO DAL CONFINE
Le truppe russe ammassate al confine ucraino si starebbero ritirando: un segnale di distensione colto anche dagli americani che continuano a dialogare (due giorni di incontri e telefonate Kerry-Lavrov) con Mosca. Il premier Medvedev sbarca in Crimea. LaPresse
di Luana De Micco
Parigi
U
na compagine di
governo più asciutta. Tre assi d’azione
prioritari, lottare
contro la disoccupazione, reinvestire sui giovani, restituire il
potere d’acquisto ai francesi, diminuendo le tasse entro il 2017
e riducendo in tempi più brevi i
contributi che pesano sui lavoratori. Infine, un nuovo uomo
forte, Manuel Valls. François
Hollande tenta di ricucire lo
strappo con i francesi promettendo cambiamento, giustizia
sociale e lavoro, dopo la disfatta
dei socialisti alle elezioni amministrative: “Ho sentito il messaggio delle urne, per me è chiaro”, ha detto il presidente in un
intervento di sette minuti, registrato e diffuso in differita a reti
unificate. La débâcle alle amministrative è stata storica. I socialisti cedono al centro-destra 155
città medio grandi, tra cui Tolosa, quarta città di Francia, e alcuni bastioni, come Limoges.
il Fatto Quotidiano
HOLLANDE SACRIFICA
AYRAULT E SI AFFIDA
AL ‘NEMICO’ VALLS
DOPO LA BATOSTA ELETTORALE, IL PRESIDENTE FA RICADERE
LE COLPE SUL PREMIER E PUNTA AL POPOLARE (E POCO DI
SINISTRA) MINISTRO DEGLI INTERNI: “SARÀ GOVERNO DI LOTTA”
38,5%
ASTENSIONE
RECORD
ANCHE
AL 2° TURNO
Ayrault
(64 anni)
e Valls,
51
ORMAI L’UMP è il primo par-
tito (45,91%) davanti al Ps
(40,57%) e al Front National di
Marine le Pen (circa 7%). “Avete espresso il vostro malcontento e la vostra delusione”,
ha detto Hollande guardando i francesi negli occhi. La nuova “missione”
de governo sarà affidata ad una
nuova squadra “ristretta, coerente e salda”. Un “governo di
battaglia” che Hollande, dopo
aver congedato il sempre più
impopolare
premier
Jean-Marc Ayrault, ha affidato a Manuel Valls, l’attuale iper presente e reattivo
ministro dell’Interno, sem-
LaPresse
‘RENZI
D’OLTRALPE’
Iper-attivo
e iper-presente,
Valls è stato
soprannominato
‘Renzi d’Oltralpe’
e ‘socialista di destra’
‘COABITAZIONE’
Diversi esponenti
del partito
presidenziale hanno
tentato di fermare la
scelta considerandola
un’arma a doppio taglio
pre in prima linea. I francesi lo
hanno visto nelle periferie violente di Marsiglia, sui luoghi del
delitto in Corsica, o ancora a Tolosa nei giorni della follia omicida del jihadista Mohammed
Merah. Hanno condiviso o respinto la sua dichiarazione di
guerra al controverso e antisemita comico Diedonné. Hollande lo ha scelto perché “ha le qualità” di guidare il governo.
A 51 anni, il catalano Manuel
Valls (nato a Barcellona e naturalizzato francese a 20 anni),
promotore di un socialismo alla
Tony Blair, soprattutto in materia economica, è il “socialista
di destra” del governo di Hollande. Ambizioso, dinamico,
carismatico, diversi commentatori ne parlano come di un
“Renzi d’Oltralpe”, per il suo atteggiamento all’insegna dello
CONVINCERE L’EUROPA: GIÙ LE TASSE
Rilanciare la crescita francese è il modo migliore per rilanciare l’Europa. Perciò riduzione di tasse e contributi per i lavoratori
svecchiamento e del riformismo. Valls è soprattutto molto
popolare. E non solo nel centro
sinistra, anche tra i moderati di
destra.
Al minimo storico di popolarità
(tra il 20 e il 25%), Hollande ha
probabilmente dovuto cedere ai
sondaggi e scegliere come premier colui che da mesi è in testa
alla classifica dei personaggi politici preferiti. Ma intronizzare
PERSE 155 CITTÀ
Il Ps cede al centrodestra 155 cittadine
L’Ump neogollista di Sarkozy torna a essere il primo partito
SOLO AL COMANDO
Valls a Matignon può essere per
lui un’arma a doppio taglio. Alcuni osservatori parlano già di
“coabitazione”.
Al fedelissimo Ayrault, Hollande fa subentrare nella più importante delle poltrone il più
rampante dei ministri del suo
governo. Per quanto riguarda
invece la scelta degli altri membri, Hollande non ne ha fatto
cenno nel suo discorso. Ma l’urgente rimpasto ormai è in rotta e
i nomi potrebbero essere annunciati sin da oggi. Al di là del
toto ministri delle ultime settimane (con l’atteso ritorno di Ségolène Royal), è certo che nella
nuova squadra di governo non
ci saranno Cécile Duflot e Pascal
Affari & silenzi
“I traditori la pagheranno cara”. Dopo la vittoria
a Istanbul e Ankara Erdogan promette vendetta
di Roberta Zunini
Istanbul
e elezioni comunali della “sopravvivenza” si
L
sono trasformate in elezioni di “vendetta”
globale. Dal balcone della sede nazionale del suo
partito, l'Akp, ad Ankara, il sultano post-moderno Tayyip Erdogan, mano nella mano con la velatissima moglie Emine e il primogenito Bilal, ha
promesso di farla pagare cara a tutti i suoi detrattori. Quelli locali e stranieri che, a partire dai
moti di Gezi park nel giugno scorso, passando per
l'operazione Mani pulite di dicembre fino alla
pubblicazione delle intercettazioni telefoniche di
febbraio in cui Edogan parlava con Bilal di soldi
da nascondere, avrebbero tentato di minare il suo
ultradecennale “sultanato”. “I traditori la pagheranno cara”, ha urlato ai suoi sostenitori dopo la
mezzanotte di domenica, quando la vittoria dei
candidati sindaci del suo partito nelle città più importanti della Turchia, era chiara.
L'invettiva più aspra tuttavia era rivolta al suo ex
mentore: Fetullah Gulen, l'anziano imam islamico moderato turco, riparato negli Stati Uniti 14
anni fa per sfuggire alle forche caudine dei militari
secolaristi, nonché titolare di una confraternita
che ha adepti in tutto il mondo islamico, in primis
la Turchia, dove è proprietario anche di un quo-
tidiano, Zaman, e di una rete di scuole preparatorie (dershane) a concorsi pubblici ed esami universitari. Scuole che Erdogan ha chiuso nell'autunno scorso. A fare le spese di questa guerra intestina all'Akp la già debole opposizione, rappresentata soprattutto dal partito repubblicano del
popolo, Chp. Come ha scritto l'editorialista Murat Yetkin, “la nuda verità è che, al netto dei brogli,
lo zoccolo duro di coloro che hanno votato Akp,
in questi 12 anni, ha tenuto. Nonostante gli scandali di corruzione, Erdogan è riuscito a fidelizzare
il suo elettorato” che ha consegnato ai candidati
del suo partito la municipalità di due tra le tre
principali città: Istanbul e Ankara. “Oggi il popolo
ha smascherato i piani e le trappole immorali e ha
dato all’opposizione uno schiaffo ottomano. La
politica delle telefonate registrate e caricate su
Twitter e Youtube è stata sconfitta”, ha sottolineato dal balcone, con piglio mussoliniano.
IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE Kemal Kilicdaroglu lo aveva accusato di essere il “Primo Ladro” e
un “dittatore”, facendo ascoltare durante i comizi
le registrazioni compromettenti uscite su Twitter
e Youtube prima della loro interdizione. Erdogan
di contro ha affermato che “il paese ha bisogno di
una nuova opposizione”. e ha aggiunto che “Questo è il giorno del matrimonio con la nuova Tur-
TIMORI EUROPEI
Erdogan e la moglie festeggiano LaPresse
chia”. Il suo partito islamico
Akp è risultato primo con il
46,8%, in calo solo di circa 3
punti rispetto allo storico
49,6% conquistato alle politiche del 2011. Il primo partito dell’opposizione, il Chp del socialdemocratico
Kemal Kilicdaroglu, si è fermato al 28%, i nazionalisti del Mhp al 14.6% e i curdi del Bdp al 5%.
Nella megalopoli del Bosforo, da dove è partita la
parabola politica di Erdogan, nelle vesti di sindaco
dal 1994 al 1998, l’uscente sindaco dell' Akp, Kadir
Topbas, ha vinto sul candidato dell’opposizione
Mustafa Sarigul. Ad Ankara l’islamico Melih Gokcek, sindaco uscente, lo ridiviene per la quinta
volta. Solo l’“europea” Smirne, terza città del Paese, tradizionalmente socialdemocratica, è rimasta
nelle mani dell’opposizione, mentre i curdi del
Bdp conservano le grandi città del Kurdistan e i
nazionalisti del Mhp hanno vinto sul Mar Nero. In
mezzo, in Anatolia, predomina un oceano giallo,
colore dell’Akp capace di far eleggere a primo cittadino anche tre donne, velate.
LA PRIMA DI UN CINESE ALLA UE
Storica visita del presidente Xi Jimping a
Bruxelles: l’interscambio vale 1,3 miliardi
al giorno; silenzio sui diritti umani LaPresse
il Fatto Quotidiano
LA FRANCIA S’È DESTRA
MALAYSIA “BUONA NOTTE MH370”
“Buonanotte Malaysian 370”, queste le parole pronunciate nell’ultimo contatto radio fra l’aereo
scomparso della Malaysian airways e la torre di
controllo. Le autorità stanno ancora indagando per
capire se furono pronunciate dal pilota o dal copilota del volo MH370, sparito l’8 marzo. Ansa
BRASILE SCUSE GOVERNO PER DITTATURA
In Brasile il ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, ha presentato - nell’anniversario
del colpo di Stato, il 31 marzo di 50 anni fa scuse pubbliche per i crimini commessi durante
la dittatura militare nel Paese sudamericano
(1964-1985). LaPresse
TENAGLIA DESTRORSA
Sarkozy rafforza le sue chances di ritorno; Hollande corre ai ripari; Le Pen
punta alle presidenziali LaPresse
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
13
Anna regina di Parigi
unico sorriso socialista
INSIEME A MARINE LE PEN LA HIDALGO È VINCITRICE FEMMINILE. DI ORIGINI SPAGNOLE
COME IL NUOVO PRIMO MINISTRO. UNA CARRIERA ALL’OMBRA DI DELANOË
Parigi
L
Canfin, attuali responsabili rispettivamente della Casa e dello
Sviluppo. I due ecologisti hanno
sbattuto la porta quando Manuel Valls è stato confermato a
Matignon. Secondo indiscrezioni dei media francesi, i due
ministri avrebbero tentato a più
riprese di dissuadere Hollande,
trincerato all’Eliseo a pensare
alle sue prossime mosse, sulla
scelta di Valls. Invano.
5 IN EUROPA
Nell’Unione europea
soltanto cinque
Capitali sono guidate
da donne. Il Front
National si rafforza
anche a Marsiglia
BRUXELLES NEL MIRINO
Alle Europee arriveremo primi. E sul neo premier: è un uomo pericoloso, non ha alcun rispetto per le libertà pubbliche e le libertà individuali
e due sfide più rilevanti alle elezioni
amministrative in
Francia, che si sono
chiuse con la disfatta della
gauche al governo, le hanno
vinte due donne. Anne Hidalgo, il nuovo sindaco di Parigi,
che ha salvato l’onore della sinistra permettendo ai socialisti, nel tracollo generale, di
conservare la capitale. E Marine Le Pen, la leader anti-euro del Front National, che ha
regalato al suo partito un successo senza precedenti e ora
può mettere il turbo verso le
Europee di maggio.
La prima delle due è anche la
prima donna a essere eletta
sindaco di Parigi. Anne Hidalgo raggiunge così la madrilena
Ana Botella nel ristretto circolo delle donne sindaco di
una capitale, solo 5, in Europa.
Lo tsunami della destra neogollista che ha sommerso la
Francia non è riuscito dunque
ad attraversare le frontiere
della capitale. Parigi la ribelle
ha scelto di andare controcorrente. Arrivata seconda al primo turno, contro tutti i pro-
nostici, la candidata socialista,
che per 12 anni ha costruito la
sua ambizione all’ombra del
sindaco uscente, Bertrand Delanoë, ha ottenuto il 53,4% dei
voti, battendo la sfidante candidata dell’Ump Nathalie Kosciusko-Morizet, ferma al
44,06%. Le dividono più di
53mila voti.
È sabato prossimo che la bruna 54nne di origini andaluse
(che per un gioco di coincidenze condivide la Spagna natale con il nuovo premier Manuel Valls, fresco di rimpasto), prenderà ufficialmente le
redini della città: “È la vittoria
dei valori repubblicani, la vittoria dell’autenticità, di una
sinistra fedele ai suoi valori ed
efficace nella sua azione”, ha
detto la neoeletta, con la voce
rotta dall’emozione, parlando
domenica sera da un palco
montato in fretta e furia per lei
ai piedi dell’Hotel de ville. “Sarò la sindaco di tutti i parigini
– ha aggiunto –, mi impegnerò a fare di Parigi una città più
giusta e solidale”.
Contemporaneamente
ad
esultare era anche Marine Le
Pen: “Abbiamo superato gli
obiettivi che ci eravamo fissa-
VINTO RESTANDO FEDELE AI VALORI
È la vittoria dei valori repubblicani, la
vittoria dell’autenticità, di una sinistra fedele
ai suoi valori ed efficace nella sua azione
SPAGNOLA
Anne Hidalgo è nata a San Ferdinando nel 1959 LaPresse
ti, sia in termini di liste che di
eletti e di città conquistate”, ha
detto trionfante la bionda e
determinata leader frontista
che ha sdoganato l’estrema
destra in Francia. Sue sono ormai 10 città. Fréjus e Béziers,
oltre a Hénin-Beaumont, vinta già al primo turno. Suo è
anche il più popolato dei distretti di Marsiglia (150 mila
abitanti), la seconda città di
Francia che i socialisti non sono riusciti a strappare all’Ump. “Ci siamo radicati anche localmente. È chiaro che
siamo diventati una forza politica autonoma”, ha aggiunto.
Quel “terzo polo” – quasi il 7%
su scala nazionale – su cui la-
vora dal 2008, da quando ha
ripreso in mano il partito paterno. Una vittoria appena intaccata dalla sconfitta di due
frontisti forti, il compagno
Louis Aliot e Florian Philippot, entrambi vicepresidenti
Fn, rispettivamente a Perpignan e Forbach.
Ma Marine Le Pen minimizza
e ora scommette su un nuovo
exploit nel rinnovo dell’Europarlamento. Il suo partito euroscettico potrebbe essere primo in Francia secondo diversi
sondaggi. Marine Le Pen ha
già lanciato la sua sfida: “Alle
Europee il Front National arriverà in testa”.
L.D.M.
IL SOVRAN TENTENNA
di Alessandro
Oppes
Madrid
l grande inganno, smaI
scherato 33 anni dopo. La
figura “eroica” di re Juan
Il re e il tentato golpe: Juan Carlos lanciò
il sasso, poi nascose la mano (per fifa)
Carlos, difensore strenuo della democrazia
contro il golpista Tejero, fatta a pezzi con un
libro fitto di documenti e testimonianze di
primissima mano. Dietro le trame militari
che minacciavano la fragililità istituzionale
della Spagna post-franchista c'era proprio la
mano del monarca, pronto a sostenere, se
non direttamente la sollevazione delle forze
armate, quantomeno il cosiddetto “colpo di
timone” costituito dalla Operación Armada: si
trattava di affidare la guida di un governo di
“concentrazione nazionale” al generale Alfonso Armada, prima precettore del giovane
principe scelto dal Caudillo come suo successore, poi segretario della Casa Reale. Un
esecutivo d'emergenza - in una Spagna in
preda alla crisi economica e in pieno auge del
terrorismo dell'Eta - del quale avrebbero dovuto far parte rappresentanti di tutto l'arco
costituzionale esclusi i comunisti, con Felipe
González nel ruolo di vice premier. La rivelazione-bomba non viene da qualche pericoloso sovversivo, ma da una giornalista che gode
di un'impeccabile reputazione, Pilar Urbano,
numeraria dell'Opus Dei, tra l'altro autrice dell'unica biografia autorizzata della regina Sofia,
e grande amica di Adolfo Suárez, che le confessò molti dei retroscena pubblicati nel volume “La grande smemoratezza. Ciò che Suárez
dimenticò e il re preferisce non ricordare”, non
a caso dato alle stampe solo ora che il grande
artefice della Transizione, stroncato dall'Alzheimer, riposa nella Cattedrale di Ávila. Urbano si indigna proprio per lo spettacolo ipo-
di sua fiducia che doveva
trovare il modo per sbarazzarsi dell'ostacolo costituito
dall'inquilino della Moncloa. E lo disse direttamente
anche a lui, in uno di quei
faccia a faccia ad alta tenVERITÀ STORICA
sione: “Qui uno dei due è di
troppo, e io non non ho nesL’inganno smascherato
suna intenzione di abdicare”. Quando Suárez non ve33 anni dopo. Altro
de altra via d'uscita e preche ‘eroico’: il Borbone
senta le dimissioni, Juan
Carlos pensa di poter risolcostrinse alle dimissioni
vere la crisi nominando preil premier Suárez e spianò mier Leopoldo Calvo Sotelo,
compagno di partito del leala strada ai militari
der uscente ma meno sgradito ai militari. Mancano appena 10 giorni al 23 febbraio
crita di questi giorni, con un Juan Carlos af- 1981. La macchina golpista è già in moto ed è
franto davanti al feretro del suo “grande amico” impossibile fermarla. Probabilmente, solo
Suárez, perché in realtà fu lui stesso a metterlo quando Tejero irrompe pistola in pugno nell'emiciclo delle Cortes, il Borbone si rende
alla porta in malo modo.
Secondo la dettagliata ricostruzione contenuta conto del tragico errore e salva il paese. E il
nel libro, nelle convulse settimane tra gennaio e trono.
febbraio del 1981, il re e il primo ministro si
incontrarono 6 volte, e ad ogni appuntamento
volarono parole grosse. Da quando il generale
Armada presentò al monarca il suo piano di QUARANT’ANNI SUL
“salvezza nazionale”, paventando rischi di sol- TRONO Juan Carlos, 76 anni,
levazione militare nel caso in cui non fosse re dal 22 novembre 1975. Tejero
andato in porto, Juan Carlos non perse oc- nella tribuna delle Cortes il 23
casione per confidare a più riprese alle persone febbraio 1981 Ansa
14
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
il Fatto Quotidiano
CANONIZZAZIONE IN 3D DEI DUE PAPI
GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II
INGHILTERRA, ELTON JOHN SPOSERÀ
IL COMPAGNO DAVID FURNISH
CALIFORNIA, MORTO ALTER
INVENTÒ LA TAVOLA DA SURF
Il Centro televisivo vaticano con Sky e Sony
trasmetterà in 3D e in ultra Hd la cerimonia
di canonizzazione di Papa Giovanni XXXIII e
Papa Giovanni Paolo II, in San Pietro (27/4)
Il cantante Elton John, 67 anni, sposerà
il compagno David Furnish, unione resa
possibile dalla nuova legge sui matrimoni gay
entrata in vigore il 29 marzo in Inghilterra
Hobart Alter è morto a 80 anni nella sua
casa di Palm Desert; aveva ideato e
sviluppato alla fine degli anni Cinquanta
la tavola da surf in schiuma di poliuretano
SECONDO
TEMPO
SPETTACOLI.SPORT.IDEE
Bufale non solo da mangiare
LA GUERRA DELLE RECENSIONI ENOGASTRONOMICHE HA PORTATO LE GUIDE E I SITI A GIUDIZI SBAGLIATI, ALTERATI O FALSI
di Andrea
Scanzi
U
n tempo decisivo e oggi quasi
superfluo: è il rischio che corre il critico gastronomico
nell’era di Internet. Fino a
dieci anni fa, le guide spostavano i consumi. Oggi i
premi ci sono ancora, le stelle
e le forchette deluxe non sono certo scomparse, ma è
cambiato tutto. Gianni Mura, in tempi non sospetti, ricordava come “guida” fosse
l’anagramma di “giuda”. Una
puntata di Report, nei primi
anni Duemila, mise in guardia sul concetto appena disinvolto di onestà intellettuale che caratterizzava alcune
pubblicazioni
enologiche.
Ora chi ieri era un guru è uno
come tanti o giù di lì.
È ACCADUTO ovunque, ancor più nella critica specializzata: le recensioni di film, di
dischi, di libri. Perché comprare in edicola riviste ad hoc
quando in Rete si trovano –
gratis – blog attendibili e portali aggiornatissimi? Per la
stampa enogastronomica vale ancora di più. Ai (loro) bei
tempi nessuno ambiva a essere star. Erano tutti più o
meno consapevoli di coltivare una nicchia e il piatto di
lenticchie da spartire bastava
a tutti. Poi, negli ultimi anni,
una mutazione doppia e brutale. Da una parte la cucina,
ancor più del vino, è diventata un fenomeno mediatico
trasversale, con tanto di invasione in tivù dei format culinari e con la divinizzazione
del cuoco (anzi chef) assurto
a icona pop e star. Dall’altra
parte la stampa ha ceduto il
passo al web e la grande firma
si è vista superare dagli ultimi
arrivati: più giovani e meno
paludati, più ironici e meno
tromboni, più ambiziosi e
dannatamente al passo coi
tempi. Così contemporanei
da rifiutare perfino la dicitura
(bolsa?) di “critico”, preferendo il più smart “appassionato”. L’ulteriore meteorite,
per i giornalisti della vecchia
guardia (e ce ne sono di bravissimi), è arrivato con TripAdvisor. Ieri si sceglieva il ri-
storante con la Guida del
Gambero Rosso o Le Osterie di
Slow Food, volendo – e por-
tafoglio permettendo – con la
Michelin. Adesso bastano
smartphone e connessione. Il
rischio è quello della sòla: del
ristorante inspiegabilmente
incensato in Rete. Per quanto
giovane, la storia di TripAdvisor è già piena di cantonate
siderali. Ma i pregi restano
superiori ai difetti, a partire
dalla comodità innegabile e
dalla consultazione gratuita.
TripAdvisor rilancia poi il mito
dell’“uno vale uno”, applicato
stavolta non alla politica ma
al giornalismo: tutti possono
improvvisarsi recensori. E
tutti possono utilizzare quelle
perifrasi tragicomiche per descrivere pomposamente verdure crude e besciamelle
scondite, scomodando parole
evocative come “julienne” e
“roux”. In questo senso la
scrittura gastronomica è paragonabile a quella enologica:
non esiste al mondo anima
viva in grado di riscontrare in
un vino i sentori di “goudron
bagnato”, “sella di cavallo sudato” o “anice stellato appassito in una notte di plenilunio
IL CASO DI “ALICE”
Prima che il ristorante
di Oscar Farinetti aprisse
a Milano, una
pubblicazione dell’ottobre
scorso ne parlava già
con toni entusiastici
autunnale”, ma se lo sostieni
passi senz’altro per un tipo figo (e nessuno potrà mai sbugiardarti, perché nel vino e
nella cucina l’oggettività è come l’arguzia in Gasparri: non
esiste). Come sopravvivere,
allora, all’invasione del web e
all’utopia dell’iperdemocrazia, se si è critici di lungo corso? Puntando sulla professionalità, sulla sobrietà, sulla
storia. Sul peso del proprio
cognome e della propria testata. Sulla poca contiguità
con gli chef, sull’imparzialità
dei giudizi per nulla condizionati da amicizie equivoche. Ne Il Caimano di Nanni
Moretti c’era una scena emblematica: un critico gastronomico, tronfio e insopportabile, demoliva con compiaciuto sadismo i piatti di un
ristorante, prima di trovare la
morte per mano della supereroina stracult Margherita
Buy. In quel ritratto morettiano era possibile riscontrare
i tratti salienti di un piccolo
ma agguerrito esercito di
quasi-divi, prime firme ignote alla massa ma conosciutissime – e dunque temutissime
– da cuochi e ristoratori. Oggi
è tutto cambiato, anche se
certi vezzi restano. Per esempio la recensione preventiva:
l’applauso a prescindere. Tra
gli ultimi a caderci, gli estensori della Guida Ristoranti dell’Espresso. Prim’ancora che il
ristorante Alice di Oscar Farinetti aprisse a Milano, all’interno di Eataly nell’ex
Teatro Smeraldo, la guida –
uscita lo scorso ottobre –
pubblicava una recensione
estasiata. Eppure il locale non
aveva ancora aperto, come ha
svelato Dagospia.
Illustrazione di Doriano
DI CASI ANALOGHI se ne
trovano di continuo. Paiono
gli ultimi fuochi di una razza
in via d’estinzione: colui che
ieri spostava piccole ma decisive masse di consumatori e
oggi si sente prossimo all’irrilevanza. Un po’ come i cantanti melodici, che passarono
in un attimo dai plausi nazionalpopolari alla dimenticanza anticipata perché spazzati via dall’esplosione del
rock. Oggi Jimi Hendrix è TripAdvisor e Gianni Pettenati,
peraltro ottimo critico musicale, è lo scriba enogastronomico tradizionale. È cambiato tutto, forse in meglio e forse no, ed è un processo irreversibile.
PUGNI
E CARESSE
di and.scan.
De Laurentiis
marca la D’Amico
a colpi di sfottò
SBRUFFONE PER INDOLE, storia e copione, Aurelio De Laurentiis ha finalmente indovinato la provocazione giusta. Di
solito, quando va fuori giri straparlando
di calcio, perde puntualmente un’occasione per stare zitto. Non domenica sera,
dopo la vittoria del Napoli contro la Juventus. Un po’ per tifo e un po’ calcolo,
De Laurentiis ha sparato in sei minuti
due tweet da ultrà vero. Il primo forniva
una fotografia appena soggettiva dei valori calcistici delle due squadre: “Così si
gioca! Non c’erano 20 punti tra noi e loro,
non ce ne sono 17. Sono orgoglioso di
questo Napoli #ADL” (strepitoso il vezzo
narcisistico di tramutare le iniziali di nome e cognome in hashtag). Ancor più
prodigioso il secondo tweet: “Sono andato a Sky perché volevo consolare Ilaria
D’Amico ma purtroppo non era in trasmissione. Peccato. #ADL”. Ormai a suo
agio nel ruolo di sborone incontenibile,
De Laurentiis ha alluso senza omertà alla
ipotizzata liaison tra il portiere della Nazionale e Nostra Signora dei Feticisti.
QUELLA LIAISON che gli addetti ai lavori, pur di non nominare, evocano tramite giri di parole spericolatamente lisergici. Memorabile, in questo senso,
l’“ndr” della Gazzetta dello Sport di ieri: “Il
patron degli azzurri potrebbe aver fatto
riferimento al presunto flirt tra la conduttrice e Gigi Buffon” (quel “potrebbe
aver fatto riferimento” ha un che di geniale). De Laurentiis, domenica, ha recitato al meglio la parte del gradasso antipatico che entra al bar, si bulla con gli
amici e sfotte chi non ha avuto la sua
fortuna. È stato tanto scorretto quanto
inattaccabile: se al calcio togli i lazzi e gli
sfottò, ci rimane giusto il calciomercato
di Gianluca Di Marzio. Un po’ poco, forse.
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
15
OGNI MALEDETTA DOMENICA
Il primo nemico
da (ab)battere
FENOMENOLOGIA-JUVE: UN TEMPO ICONA DEL CALCIO ITALIANO, ORA È UNA SPECIE
DI SIMBOLO PERVERSO DEL TIFO. UNA SORTA DI ‘BIANCONERI CONTRO TUTTI’,
EMBLEMA DI UN PAESE CHE DA SEMPRE AMA PUNTARE IL DITO VERSO QUALCUNO
di Oliviero Beha
O
rmai nel calcio italiano c’è di tutto,
meno forse il calcio
giocato. O meglio
una sua qualità decente, proporzionata alle attese e al business. Nel mistero per lo più
doloroso della 31esima giornata si contempla la venatura tragicomica del nostro campionato, che assume le sembianze
dell’avversità cosmica alla Juventus e quelle del parlamentarismo da campo, modello
Rizzoli (inteso come arbitro...)
e suoi strettissimi, quasi avvinghiati collaboratori. Un sestetto da tenere a mente, specie se
l’arbitro in questione rappresenterà ai Mondiali la giustizia
italiana in calzoncini. Sempre
che i Mondiali si tengano, sempre che l’ancella presidenziale
di Lula riesca a domare le folle
di Bebeto e Romario, sempre
che non ci siano troppi riots di
strada, incidenti nei cantieri,
ritardi nei lavori da stadio e accelerazioni nei rincari per i
“paria” del samba.
tondolalia come nella politica.
Intendiamoci, a memoria di
anziano e sui sacri testi sportivi
la rivalità della Juventus, pro e
contro, è sempre stata l’acme
della passione calcistica tricolore: più tifosi, più importanza
antropologica nelle immigrazioni interne, più potere identificato nella proprietà Fiat, e
ovviamente più vittorie, più
scudetti, più glamour ecc. ecc.
Ma in una temperie da Paese
inabissato come è quella che ci
è data da vivere in questi anni,
la juventinità difesa e offesa ha
assunto toni appunto tragicomici (parola di fiorentino...).
Lo si è visto anche a Napoli,
malgrado il questore e i mille
agenti “disposti in modo eccellente” grazie ai quali “è andata
meglio di quel che si temesse”
visti gli arsenali delle opposte
tifoserie: fischia, come dice
qualcuno. Si instaurano sentori
di guerra civile in cui il calcio è
solo un pallido pretesto, a Napoli come una settimana prima
a Catania, e invece di cercare di
capire e di “rammendare” una
trama smagliata, di disinquinare un clima sbagliato, se ne
prende atto come fosse normale limitandosi a ridurre i danni.
Quelli di ordine pubblico e
quelli economici. Tutta l’epopea dei pullman, degli assalti,
dei rischi che corrono i “nostri”
o i “loro” eroi è ormai accettata
come un risvolto a parole
“inaccettabile” e nei fatti compatito. Non era così nelle decadi passate, chiedere in giro,
neppure quando alla Juve qualche “aiutone” arrivava pun-
giochi da abbattere: e pensare
che ha perfino attraversato il
bagno lustrale dei suoi peccati
con il Purgatorio della B, dal
quale è risorta a colpi di incertezze prima, e di Agnelli-Marotta-Conte poi. Dice: ma è antipatica, sono gli Agnelli in sedicesimo, sono gli Elkann a peso specifico da albumina nel
sangue, sono il Marchionne
che ieri ufficialmente ha finito
di delocalizzare la nostra fabbrica più importante, dopo un
secolo di lavoro, di cassa integrazione... e di soldi nostri a finanziarla. Quindi me la prendo
con Pirlo, che è rimasto tra noi.
Discorso destinato a peggiorare, rotolando lungo la china inclinata di tutto il Paese. Nel
frattempo polemiche di tutti i
tipi con la Juve sempre nel mi-
TORNANDO IN ITALIA, anche
se per il questore di Napoli va
tutto bene l’atmosfera intorno
alla Juve è sempre pessima: non
parlo del campo (appunto), in
questo caso sfavorevole nel risultato e nel gioco ai Campioni
che addirittura potrebbero sentire un po’ di fiato della Roma
sul collo zebrato (allegoria anni
30...). E neppure degli arbitraggi, spesso favorevoli – nel dubbio si favorisce il potere, in tutti
i settori – ma stavolta no, con
un gol passibile di millesimale
fuorigioco come altre volte accaduto pro-Juve. No, parlo di
questo odi et amo per la Vecchia
Signora (allegoria anni 50) un
tempo accettabile e adesso diventato una specie di simbolo
perverso del tifo italiano. Una
sorta di Juve contro tutti, fenomenologia di un Paese che da
sempre intanto è contro qualcuno e poi forse a favore di
qualcun altro, ma comunque
tifoso fino al midollo. Nella ro-
BISOGNA
SAPER PERDERE
di Malcom
Pagani
Sansone, niente gloria
per chi rifiuta un rigore
IN UN CLIMA biblico, con forza inversamente proporzionale
alla mitologia, alle evocazioni e alla scena del delitto, Gianluca Sansone ha deciso di morire in un pomeriggio emiliano.
C’è un flebile contatto in area romanista con il centrale Benatia. Il giudice di porta, l’arbitro Peruzzo, ha un soprassalto
d’ego e legge nel colpo d’anca a pochi passi da Morgan De
Sanctis, ciò che l’arbitro deputato a decidere, l’internazionale
Nicola Rizzoli, proprio non vede. Sansone cade, si rialza, passa più di duecentocinquanta secondi, un’eternità, nel dubbio
filosofico tra il prendo e porto a casa e l’ammissione di un regalo immeritato. Poi cede. Confessa. Scagiona l’avversario.
Trasforma in cenere l’ultima possibilità di salvezza del piccolo
Sassuolo. Rifiuta il dono. Così il calcio di rigore che avrebbe
potuto mutare il destino della sconfitta in orizzonte differente, sparisce all’improvviso. E lascia Sansone solo. Nudo.
Smarrito in una responsabilità troppo grande. Nella fredda
terra di mezzo in cui il fair play non vale neanche uno straccio
di coperta e il sogno di mezza estate tramonta al passo rapido delle occasioni mancate. Che pensieri gli abbiano riservato tifosi, compagni di squadra e vertici di Confindustria alle
prese con il loro Borgorosso Football Club a fine gara è intuibile.
CERTE COSE non si dicono e in ogni caso, è sempre meglio
dirle dopo. Per anni, ai procacciatori di tiri senza opposizione
dagli undici metri, alle volpi astute capaci di acquattarsi a un
metro dal portiere e poi cadere folgorate al minimo contatto,
toccava la nomea di cascatori e una certa riprovazione collettiva ampiamente attenuata dalla gratitudine del branco. Di
quella gratitudine omertosa, a Sansone, nello spogliatoio del
Mapei Stadium (quando anche il nome trasmette un certo
vento pretenzioso), non è toccata la carezza. Il suo allenatore,
Di Francesco, in un mare di lamentele e mulinelli dialettici, ha
pensato di difenderlo scippandogli persino la medaglia dell’onestà: “Il mio calciatore non ha mai detto all’arbitro che il
rigore non c’era”. Niente gloria. Niente consolazione. Niente
premio. Niente similitudini con Hunt del Werder Brema che
pochi giorni fa, nella gara con il Norimberga, dopo una caduta, aveva convinto l’arbitro a togliergli il regalo immeritato.
Quando il Mirror mise allo specchio un enciclopedico decennio di furbate per restituire
una fitta lista di professionisti del ramo, piovvero nomi
che da Rivaldo a Simeone
scendevano fino al nostro Gilardino. Di Gianluca Sansone,
figlio di Paisà, in quel Pantheon non si troverà traccia.
ESEMPLARE
Nicola Sansone con la maglia
del Sassuolo LaPresse
Il pullman della Juventus scortato a Napoli Ansa
LA MINACCIA
E dopo il trionfo
di domenica,
il presidente del Napoli
al sindaco De Magistris:
“O mi fate costruire
lo stadio, o me ne vado”
tualmente come adesso qualche “aiutino”. Certo, c’era sempre di mezzo l’identificazione
con il potere nella sua versione
rotondocratica, ma insomma il
perimetro pallonaro era ancora
visibile.
ADESSO NO: la Juve ha assunto
altri connotati, non è soltanto il
primo nemico da battere, ma
troppo spesso l’orso da video-
rino ignipeto, e i soldi come
benzina. Benitez contro Conte
(“chi ha speso di più?” che tradurrei in “chi dice meno scempiaggini?”), De Laurentiis contro la Juve e adesso contro il
sindaco De Magistris che non
gli darebbe lo stadio. “Allora
me ne vado”, minaccia il brav’uomo con le spalle coperte
dalle truppe masaniellate. E dove andrebbe, di grazia? All’este-
ro, con i suoi film? O rimarrebbe in un Paese in cui mentre il
Senato rischia renzianamente
di emulsionarsi contrapponendo l’efficienza (sic!) alla democrazia reale (sic sic!!: ma dov’è?), il massimo del parlamentarismo si raggiunge a Reggio
Emilia, con il rigore prima dato
e poi negato al Sassuolo da Rizzoli (recidivo: cfr. a Catania con
la Juve nell’ottobre 2012) dopo
una seduta in cui tutti hanno
preso la parola. Se insisteremo
su questo precipizio del ridicolo, intendo la venatura tragicomica di cui sopra, magari con
azioni di “filibustering” degli
spalti e qualche “aiutino” telefonico da casa, presto una risata
li seppellirà, in campo e fuori.
Ma quanto presto, signori
miei? È comunque tardi...
w www.olivierobeha.it
LA LAVAGNA
Tra cuore, vivaio e Rinascimento di Seedorf
PER L’OLANDESE LA SECONDA CHANCE DOPO IL PERIODO NEGATIVO. E MOURINHO “PIANGE” DOPO AVER ATTACCATO CONTE: SCONFITTO DAL CRYSTAL PALACE
di Roberto Beccantini
Il Napoli, in casa, aveva liquidato Borussia Dortmund, Arsenal, Roma (due volte,
S
addirittura): la Juventus è l’ultimo scalpo. CruBALZI.
ciale l’apporto delle ali: Callejon e Insigne hanno
spinto Asamoah e Lichtsteiner alla periferia della
partita. Il calcio-roulette di Benitez brilla in Europa, soprattutto. Di solito, molto produce e molto lascia agli avversari. Arrivano i campioni d’Italia e non ricordo una parata di Reina: chapeau.
AVANTI TUTTA. Decimo gol di Destro, primo di
Bastos: per un allenatore è sempre bello quando
gli estremi si toccano. Garcia brinda all’assemblea
di condominio con la quale Rizzoli ha cancellato il
rigore-fantasma pro Sassuolo. La Roma non ri-
nuncia a nulla: né a stuzzicare le certezze della
Juventus né a domare i pruriti del Napoli. Quarta
vittoria consecutiva e una primavera – sulla carta,
almeno – tutta da scrivere. A cominciare dal recupero di domani, con il Parma.
E ADESSO? Ricapitoliamo: tre sconfitte di fila
(Juve-Udinese-Parma), la resa di Madrid e l’unto
del Signore diventa il giullare dei signorini. Pareggio con la Lazio, doppietta Fiorentina-Chievo
e Seedorf torna a essere l’allenatore del Rinascimento. I gol di Balotelli e Kaká hanno saziato la
pancia dei curvaioli. Galliani pone limiti agli stipendi, non alla provvidenza. Barbara li vuole giovani, Kaká pensa agli Usa. È davvero un altro Milan o siamo da manicomio noi giornalisti?
APPLAUSI. L’Atalanta passa anche a Bologna, in
bellezza. E sei, record societario. Pochi ma buoni:
il presidente Percassi, il direttore generale Marino, il tecnico Colantuono. Il segreto è tutto qui.
Da Moratti-Allodi-Herrera ad Agnelli-Boniperti-Trapattoni per arrivare a Berlusconi-Galliani-Sacchi (e poi Capello). Nel caso dei bergamaschi, una doverosa postilla: il vivaio. Favini ne è
l’indiscusso badante. Un valore aggiunto.
NON SOLO CUORE. Il Toro valica quota 40, mai
successo nell’era Cairo, Ventura rinnova fino al
2016, Cerci si sblocca: non segnava da Verona, 17
febbraio. C’è tanta roba dentro il 2-1 al Cagliari.
Mancava Immobile, squalificato. Non è più il Toro che getta le corna oltre l’ostacolo, è una squadra
che cerca il futuro (anche) attraverso il gioco.
MONTAGNE RUSSE. Il Genoa capace di tener te-
sta alla Juventus si arrende al Verona, reduce da
quattro k.o. In trasferta, d’accordo, ma in superiorità numerica per un tempo (espulso Albertazzi). Gasperini furibondo: che figura. Siamo alle
solite, le salvezze anticipate suggeriscono dolci pisoli.
ALLENANTE. La Premier sì che eccita. “Se la Juventus vincesse l’Europa League non sarebbe
un’impresa, visto che ha toppato in Champions”.
Le ultime parole famose di Mourinho. Gli dei non
hanno gradito. Autorete di Terry: Crystal Palace
uno Chelsea zero. Era quart’ultimo, il Crystal. E il
Chelsea, primo. “Era”. L’ha scalzato il Liverpool
del “pistolero” Suarez, 4-0 al Tottenham. Uno
spettacolo. E una macchina: già 88 gol, modestamente.
16
SECONDO TEMPO
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
il Fatto Quotidiano
NIENTE SEGRETI
La cancelliera Angela Markel,
uno dei leader più intercettati dagli americani dell’agenzia
Nsa, le cui trame sono state rivelate dalla “talpa” Snowden
SPIE DIGITALI
Ansa
Angela e l’amico amerikano
DER SPIEGEL RIVELA: 300 REPORT SULLA CANCELLIERA MERKEL NSA
HA USATO NYMROD, IL SUPER SISTEMA DI SORVEGLIANZA
di Angela
Vitaliano
New York
i chiama “Nymrod” ed è il sistema di sorveglianza super
S
avanzato che consentendo di rivelare automaticamente, registrare e
analizzare comunicazioni importanti, provenienti da fonti diverse come
telefono, email e fax, avrebbe tenuto
sotto controllo i potenti del mondo.
A rivelarlo è un’inchiesta di Der Spiegel, la rivista tedesca che ha messo le
mani su nuovi documenti in possesso della “gola profonda” dell’intelligence statunitense, Edward Snowden. Ventisei pagine di informazioni, passate in rassegna dalla rivista confermano che 122 leader
mondiali, tra cui Angela Merkel, sono stati sottoposti regolarmente ad
intercettazioni grazie anche alle “infiltrazioni” in tre colossi dell’informatica tedesca: la Stellar, La Cetel e
la IABG. Un’operazione di “controllo” in cui, peraltro, gli americani non
sarebbero stati soli, dal momento
che le informazioni fornite da Snowden rivelano un ruolo attivo in tal
senso anche della GCHQ, l’intelligence britannica che avrebbe tenuto
sotto controllo gli impiegati di molte
compagnie tedesche, oltre ad aver
attivato una reiterata azione di infiltrazione in diversi network.
LA LISTA dei “potenti” venuta nelle
mani del settimanale è stilata in ordine alfabetico, partendo dalla lettera
A, con l’ex presidente della Malesia,
Abdullah Badawi, finendo con l’ex
primo ministro ucraino, Yulia
Tymoshenko. Tra l’inizio e la fine,
passa la geopolitica mondiale, con i
presidenti di Perù, Somalia, Guatemala, Colombia, Bielorussia e molti
altri. Al nono posto, subito dopo il
presidente del Malawi Amadou Toumani Tourè, spicca il nome della cancelliera Merkel inserito, peraltro, in
un cosiddetto “Target Knowledge
Database (TKB), vale a dire un database centrale relativo a singoli individui. La sua specificità sta nel fatto
che il TKB può essere utilizzato per
analizzare “profili completi” degli individui controllati. Secondo il documento fornito da Snowden, che tut-
Video, Yahoo!
sfida YouTube
tavia non riporta nessuna
NESSUNO SI SALVA
data specifica, le operazioni di controllo venivano
“Infiltrati” i tre colossi
effettuate congiuntamente
dalla NSA e dalla GCHQ a
dell’informatica tedesca
Bude, una piccola cittadiStellar, Cetel e Iabg
na a nord della Cornovaglia, sede di una base delE poi intercettate email
l’intelligence di Sua Maesta’ prima nota come
e conversazioni
“Morwenstow” ed ora ridi 122 leader mondiali
battezzata semplicemente
“GCHQ Bude”. Grazie all’utilizzo di Nymrod, il solo nome della Merkel sarebbe stato rando ad una riforma della NSA che
citato oltre 300 volte, in contesti non ne riduca, in qualche modo, il potere,
meglio specificati. Secondo Der Spie- aveva rassicurato il premier tedesco
gel, la NSA avrebbe ricevuto, il 7 che i “controlli” non erano più in
marzo del 2013, un lasciapassare dal- atto.
la FISA, che si occupa in particolare
dell’intelligence legata all’anti terro- LA PORTATA delle nuove rivelazioni,
rismo, per “monitorare la Germa- tuttavia, potrebbe spingere il governia”. Le nuove rivelazioni potrebbe- no tedesco ad una risoluzione meno
ro spingere la Germania a denun- diplomatica. Adesso, infatti, il punto
ciare la NSA. Quando per la prima è comprendere se la NSA aveva atvolta le rivelazioni di Snowden ave- tivato un’azione di “spionaggio di
vano fatto esplodere la rabbia della massa” di tutto il popolo tedesco,
cancelliera Merkel, il presidente condizione che potrebbe rendere
americano Obama, che sta ora lavo- plausibile l’azione legale contro l’a-
INIZIA l’attacco a YouTube - la
piattaforma video di proprietà
di Google - da parte di Yahoo!.
L’azienda americana sta pensando a un suo sito di condivisione video da lanciare nei pros-
simi mesi facendo leva su maggiori guadagni per coloro che
caricano il materiale on line. Da
anni, infatti, chi produce e mette
video su YouTube si lamenta per
i bassi compensi. L’azienda di
Sunnyvale vuole provare a rubare la scena a YouTube, acquistato nel 2006 da Google per 1,65
miliardi di dollari. E starebbe anche contattando alcune delle
star e dei canali del sito. A gen-
Fughe e disperazione:
storie di immigrati on line
DI MESSAGGI istituzionali, ricerche, inchieste, libri sul fenomeno migratorio siamo sovraccarichi. E
non sono mai stati sufficienti a scalfire i luoghi comuni sugli stranieri e la tanta diffidenza tra noi e
loro. È l’ora di cambiare direzione e di escogitare un
nuovo modo di comunicare l’immigrazione: dare la
parola direttamente agli uomini, donne e bambini
che lasciano il Paese di origine e salpano per altri
lidi, in un video pubblicato sul web. È questa la
strategia del Migrador museum, il primo museo
online dedicato alle storie degli immigrati che oggi
vivono in Italia (Il Fatto ne ha scritto un paio di
settimane fa). La stessa utilizzata da Acrossthesea.net, il portale attivo dal 19 marzo che mappa le
rotte di migranti tra le sponde del Mediterraneo
attraverso file audio e video-interviste ai protagonisti. A promuoverlo è il Servizio civile internazionale con la collaborazione di alcune agenzie multimediali di informazione sociale (Amisnet, Active
Vision, Geminaire group, Apdha). Ogni settimana,
naio a Las Vegas Yahoo! ha lanciato News Digest un magazine
sulla Rete, portando dalla sua
anche Katie Couric, popolare
giornalista della Cbs passata al
web.
Una schermata del sito
Acrossthesea.net dedicata
alla storia di un immigrato
algerino che racconta come ha
tentato di entrare in Spagna
fino alla fine di maggio, vengono messi online due
video e tre file audio. Sul sito è attiva anche una
mappa che indica il tragitto percorso dal migrante
su cui è linkato il video corrispondente. Come quello del ragazzo di 23 anni che quando ne aveva 18 è
partito dall’Algeria diretto a Cartagena, in Spagna,
a bordo di una barca. Ha speso 28 ore in mare e ha
pagato 500 euro. Una volta arrivato a destinazione, è stato rinchiuso in un centro per minori, da
dove è fuggito. Ha trascorso tre mesi in strada a
dormire sotto i ponti e frugare tra i rifiuti a caccia di
cibo ma alla fine si è diplomato alla scuola per cuochi e conseguito l’esame di lingua spagnola.
A UN CERTO PUNTO viene espulso e rispedito in
Algeria. Ha trascorso sei mesi a casa dei suoi genitori, poi è ritornato a Melilla, l’enclave spagnola
sulla costa orientale del Marocco, dove oggi è ancora segregato perché se oltrepassa la frontiera
rischia di morire ammazzato dalla polizia. Sono tre
genzia americana. È possibile, peraltro, che la NSA non abbia nemmeno
dovuto “infrangere” leggi internazionali, spiando target tedeschi: gran
parte delle informazioni potrebbero
essere state acquisite direttamente
attraverso i colossi americani delle
comunicazioni come AT&T e Verizon che gestiscono spazi di piattaforme intercontinentali. Lo scorso
agosto, il capo staff della Merkel, Ronald Pofalla, aveva dichiarato “lo
scandalo della NSA superato” da una
serie di accordi che erano stati raggiunti fra i due paesi.
i pregiudizi che si intende sfatare. Primo: “Gli stranieri non scappano solo dalla povertà e non vengono qui per rubarci il lavoro – spiega Riccardo
Carraro, responsabile di Across the sea e coordinatore per l’Italia del Servizio civile internazionale
(Sci) -: dall’Eritrea se ne vanno perché c’è un re-
gime repressivo, dalla Nigeria perché c’è la persecuzione dei cristiani,
dalla Costa d’Avorio perché la fazione al potere fa strage dei politici dell’opposizione e dei loro familiari”. Secondo: “Non è vero che gli immigrati
si concentrano in Italia – continua
Carraro”. Il rapporto dell’UNHCR
Asylum Trends 2013 indica che lo
Stato dell’Unione europea che l’anno
scorso ha ricevuto il maggior numero di nuove domande di asilo è la
Germania (109.600). Segue la Francia (60.100) e la Svezia (54.300). In
Italia invece ce ne sono state 27.800 e in Grecia
8.200. Terzo: “Gli stranieri non sono al sicuro una
volta sbarcati: c’è carenza di personale adeguato
diverso da poliziotti e militari che li informi circa i
loro diritti e strumenti che hanno a disposizione”.
Chiara Daina
TWITTER DIXIT
PIRATERIA Agcom tenta
di imporre le regole
a visione in streaming dei film sarà più difL
ficile. Dal 31 marzo infatti l’Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni potrà imporre ai
provider, con un procedimento che durerà al
massimo 35 giorni, la rimozione del materiale
illegale. L’Agcom potrà così sostituirsi all’autorità giudiziaria, l’unica che poteva contrastare
la pirateria on line. Tutto il materiale coperto da
copyright (canzoni, libri, etc.) dovrà sottostare a
queste regole. Non mancano le polemiche; per
molti gestori di provider i veri responsabili sono
i siti di hosting che ospitano i film e non ha senso
colpire chi li offre agli utenti. Sarebbero già
pronti software in grado di aggirare i blocchi di
Agcom: resterebbero tagliati fuori dalla visione
solo gli utenti meno pratici.
M.Ze.
Matteo Renzi vive di... supercazzole a manetta
#Renzievivedi è l’hashtag
lanciato da Beppe Grillo:
“Renzie ha detto che troppa
gente vive di politica”. La
Rete non si è fatta attendere.
#BERLUSCONI: “Non sono riforme di #Renzi, ma
le nostre fin dalla discesa
in campo”. #renzievivedi
elettori del Pd che fingono
di non saperlo.
@FrancescoLamana
#RENZIEVIVEDI politica
e dice: “Troppa gente vive
di politica”. Sdoppiamento della personalità?
@CSilvagni
#RENZIEVIVEDI cravatte rubate ad @AndreaDipre.
@silvialerario
#RENZIEVIVEDI spot,
speriamo diventino realtà!
@simoge77
SE #renzievivedi politica,
Grillo, Casaleggio e il M5s
di cosa vivono?
@AlessiaTelesca
#RENZIEVIVEDI parole
tipo... "mi gioco la faccia".
Idolo.
@roberto_palazzo
#RENZIEVIVEDI politica
e io ho tutti amici del cacchio, nemmeno uno che
mi paghi l’affitto in un at-
tico al centro di Firenze.
@antoniovinci8
DA NON RENZIANA se
#renzievivedi soldi pubblici qualcun altro lo ha
fatto in passato bazzicando teatri Rai.
@rossella226
SIAMO ARRIVATI a
#bepperosica contro
#renzievivedi. Il prossimo
passo è Lazio m.... contro
Roma fai schifo. Ci meritiamo tutto.
@betman
#RENZIEVIVEDI supercazzole a manetta. Come
se fosse Antani.
@ManlioPolemico
A VOLTE mi diverto a pensare - che so - a Balotelli
allenato da Nereo Rocco
Cristiano Militello
PURTROPPO niente torta per i miei follower, quella di ieri x mio compleanno era buona e non grande, l’abbiamo spazzolata. Sorry
Roberto Formigoni
CODA INFINITA all’aeroporto di Haiti . La lentezza
della gente del posto è esasperante per noi abituati
alla fretta ...
Cristina Parodi
CERCASI attore di oltre due metri di altezza e con
esperienza teatrale, tra i 30 ed i 45 anni
Alessandro Gassman
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
17
INIMITABILE
David Zed nei panni
dell’uomo robot ai tempi delle apparizioni in tv
PARODIA CULT
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
Il disilluso Gambardella
è un Checco qualsiasi
David Zed, dagli anni 80
il ritorno dell’uomo robot
di Chiara Paolin
di Fulvio
oveva accadere, è accaduto. La
suprema eleganza esistenziale
D
di Jep Gambardella è finita sotto il
unico sorriso davvero convinto
che la vita ha saputo donarmi
L’
nel weekend lo si deve a un antico
rullo pop di Checco Zalone, l’unico
autorizzato a sfidare il maestro di
vita, il saggio contemporaneo, il deluso e provato esteta della nostra
collettiva decadenza disegnata nelle
rughe di Toni Servillo.
Il cafone del sud, il pugliese periferico che si contrappone all’asciutto attore napoletano: una bomba
culturale sganciata nella piazza di
Amici, cioè davanti al sogno di felicità e riscossa sociale che nulla
vuol sapere di nichilismo e morte.
Ci sono le ragazzine con i palloncini
colorati, gli striscioni “I love you”,
mamme e papà in fibrillazione per il
miracolo possibile del figlio famoso
in tivù.
E PROPRIO LÌ, chiamato a fare grande spettacolo, Zalone s’assetta sul
divano a fianco della dominatrice
De Filippi: “Come ti chiami? Maria?
Ah, che nome banale, e che inutile
richiamo alla cultura cattolica, tu
che ne hai fatte più di Cadorna poi”.
Risate del popolo che “La grande
bellezza” non è andato a vederlo al
cinema, e quando Canale 5 l’ha passato in prima serata ha sbuffato, perchè è roba snob, di sinistra, per ricchi troppo intellettuali. In onore a
“Jep” Zalone con Maria De Filippi Ansa
quella gente, Zalone procede alla distruzione del mito appena nato:
“Quanti anni hai? 52? Ah, che età
banale, non sei giovane né vecchia,
non c’è nemmeno una categoria
YouPorn per quell’età”. Ecco, che
noia la noia degli altri. E il gioco è
completo perché in prima fila siede
Sabrina Ferilli, l’unico essere umano che, nel film, sa sciogliere l’amarezza di Jep in qualcosa di molto caldo e vero. Lei pure è andata alla serata di gala, proprio per far vedere
che chi conta nella cultura alta sta
benissimo in quella bassa. Lei pure
ride e si sganascia se Zalone fa l’occhio appallato come Servillo, e copre la bocca con due mani vergognandosi di partecipare alla demolizione. Invece Jep, che non guarda
mai la tivù, prenderebbe la scena per
il suo prossimo film. Per dimostrare
che il facce ride ingloba tutto e tutto
macina, macina, macina...
Abbate
eroe dello spettacolo televisivo di un
ventennio fa, David Zed, l’uomo robot, essere straordinario nei suoi movimenti meccanici, quasi a far immaginare oscure potenze celate in un
angolo ad animarlo attraverso un infernale joystick. L’uomo, il professionista, l’alieno, il personaggio, la maschera di Zed trova la celebrità nel
Belpaese nell’anno di grazia 1983, per
merito o colpe inemendabili della
Carrà all’acme del tempo dei fagioli
ostaggio di un barattolo con l’interrogativo massimo che servizio pubblico abbia mai proposto al suoi spettatori fidelizzati; addirittura durante
l’udienza papale natalizia dell’anno
successivo David, sempre accompagnato da Raffa nostra, riesce a colpire
l’attenzione del futuro beato Wojtyla
che, stupito dalla bizzarria del soggetto, non sa fare a meno di fare ammenda circa le proprie carenze sul
varietà di viale Mazzini, fino a di-
chiarare testualmente: “Devo guardare più televisione!”. Poi, di Zed,
più nulla, evaporato in una nuvola
azzurra trasmigrante insieme alla
memoria degli anni Ottanta, forse in
compagnia di un Rockfeller, il corvo
di panno di quegli stessi giorni.
CHE EMOZIONE quindi d’improvviso scorgerlo domenica scorsa a Quelli
che il calcio, su Rai2, a fiancheggiare
l’inviato Alessandro Di Sarno in collegamento dal parco esposizioni di
Novegro, per Robot & Makers, mostra
mercato dedicata alla robotica. Il sogno del robot, inutile fare finta di
niente, nutre da sempre un sentimento che le persone colte definiscono
oblomoviano, che da noi, per sopraggiunte carenze di preparazione, prende invece il nome di fancazzismo,
non c’è infatti essere umano che non
abbia sognato di possedere un doppio
meccanico da destinare alle faccende
domestiche (se non addirittura sessuali), uno stato d’animo, un’aspettativa che l’uomo macchina David
Zed in qualche misura riassume come pochi suoi colleghi in odore di
Gli ascolti
di domenica
UN MEDICO IN FAMIGLIA 9
Spettatori 5.2 mln share 23,01%.
CHE TEMPO CHE FA
Spettatori 3.1 mln share 11,38%
fantascienza al mondo, non per nulla
Paolo Villaggio volle sottrargli gli
abiti e la parrucca-calotta nel film
Grandi magazzini. Dunque, tra le immagini più paradigmatiche della carriera di Zed, ma anche a corredo del
nostro presente che non riesce davvero a farsi mai mancare i propri venti di guerra e di spionaggio, possono
essere ben accluse quelle viste nei
giorni scorsi lì alla fiera di Novegro.
Zed che si confronta e perfino discute
con un drone che lo osserva a mezz’aria, è indubitabilmente un documento che meriterebbe di figurare
accanto alle immagini di San Francesco durante la predicazione agli uccelli, così come nel corso dei secoli ci
è stata mostrata ora dai cosiddetti pittori Primitivi ora da Giotto. Gli anni
sono passati, sotto la calotta si intravede uno Zed non più un ragazzo, ma
il senso della sua missione spettacolare, la stessa che appassionò perfino
Carmelo Bene, c’è tutta: siamo tutti
replicanti di un tempo infelice e mascherato. Il progresso? È la caricatura
di se stesso.
@fulvioabbate
LUCIGNOLO
Spettatori 1.1 mln share 5,39%
LA BIBBIA
Spettatori 2.9 mln share 11,05%
LA TV DI OGGI
6.45 Unomattina Attualità
10.00 Unomattina Storie Vere
Rubrica
10.30 Unomattina Verde
Rubrica
10.55 Che tempo fa
Informazione
11.00 TG1 Informazione
11.25 Unomattina Magazine
Rubrica
12.00 La prova del cuoco
“Tra asparagi e focaccia
genovese” Varietà
13.30 TG1 Informazione
14.00 TG1 Economia
Informazione
14.10 Verdetto Finale “Il figlio
segreto” Attualità
15.20 La vita in diretta
Attualità
Rai Parlamento
Telegiornale - TG1 - Che
tempo fa Informazione
(all’ interno)
18.50 L’ eredità Gioco
20.00 TG1 Informazione
20.30 Affari tuoi Gioco
21.10 Carosello Reloaded
Documenti
21.15 Novità - Prima tv
Una buona stagione
“Prima puntata” Fiction
TG1 60 Secondi
Informazione
23.20 Porta a Porta “Ospite:
Ambra Angiolini”
Attualità
0.55 TG1 Notte - Che tempo
fa Informazione
1.30 Sottovoce Rubrica
6.45 Cartoon Flakes Ragazzi
contenitore
8.15 Due uomini e mezzo
“Chiudi il becco, Herb!”
Telefilm
8.35 Desperate
Housewives “Cecità”
“Quali regole?” Tf
10.00 TG2 Insieme Attualità
11.00 I Fatti Vostri Attualità
13.00 TG2 Giorno
Informazione
13.30 TG2 Costume e
Società Rubrica
13.50 Medicina 33 Rubrica
14.00 Detto fatto Attualità
16.15 Cold Case
“Giorni di gloria”
“Un’ insegnante
speciale” Telefilm
17.45 TG2 Flash L.I.S. Meteo 2 Informazione
17.50 Rai TG Sport Notiziario
sportivo
18.15 TG2 Informazione
18.45 Squadra Speciale
Cobra 11 “Nemesi”
“Un giovane collega”
Telefilm
20.30 TG2 - 20.30
Informazione
21.00 Lol:-) Sit com
21.10 Made in Sud “Ospite il
Mago Forest” Varietà
23.45 TG2 Informazione
0.00 2Next - Economia e
Futuro “Ospite il
Ministro del lavoro
Giuliano Poletti”
Attualità
8.00 Agorà Attualità
10.00 Mi manda Raitre
“Dopo la
rottamazione” Attualità
11.10 TG3 Minuti
Informazione
11.15 Elisir “La colonscopia”
Attualità
12.00 TG3 Informazione
12.25 TG3 Fuori TG Attualità
12.45 Pane quotidiano
Rubrica
13.10 Il tempo e la storia
Documentario
14.00 TG Regione - Meteo
Informazione
14.20 TG3 - Meteo 3
Informazione
14.50 TGR Leonardo Rubrica
15.05 TGR Piazza Affari
Rubrica
15.10 Terra nostra Soap
16.00 Aspettando Geo
Documentario
16.40 Geo Documentario
19.00 TG3 Informazione
19.30 TG Regione - Meteo
Informazione
20.00 Blob Varietà
20.10 Sconosciuti - La nostra
personale ricerca della
felicità Rubrica
20.35 Un posto al sole Soap
21.05 Ballarò Attualità
23.20 Gazebo Rubrica
0.00 TG3 Linea notte
Attualità
TG Regione
Informazione
(all’ interno)
18.30 Transatlantico Attual.
19.00 News Notiziario
19.25 Sera Sport Notiziario
sportivo
19.30 Il Caffé: il punto
Attualità
20.00 Il Punto alle 20.00
Attualità
Meteo Previsioni del
tempo (all’ interno)
20.58 Meteo Previsioni del
tempo
21.00 News lunghe
Notiziario
21.26 Meteo Previsioni del
tempo
21.30 Visioni di futuro
Attualità
21.56 Meteo Previsioni del
tempo
22.00 Visioni di futuro
Attualità
22.26 Meteo Previsioni del
tempo
22.30 News lunghe
Notiziario
22.56 Meteo Previsioni del
tempo
23.00 Il Punto + Rassegna
Stampa Attualità
23.27 Meteo Previsioni del
tempo
23.30 Il Punto + Rassegna
Stampa Attualità
23.57 Meteo Previsioni
tempo
0.00 News + Rassegna
Stampa Attualità
0.27 Meteo Previsioni del
tempo
6.00 Prima Pagina Infor.
7.55 Traffico - Borsa e
Monete - Meteo.it
Informazione
8.00 TG5 Mattina Infor.
8.45 Mattino Cinque
Attualità
TG5 - Ore 10 - Meteo.it
Informazione
(all’ interno)
11.00 Forum Real Tv
13.00 TG5 - Meteo.it
Informazione
13.40 Beautiful Soap
14.05 Grande Fratello Reality
14.10 CentoVetrine Soap
14.45 Uomini e Donne
Talk show
16.05 Grande Fratello Reality
16.15 Il segreto Soap
17.10 Pomeriggio Cinque
Attualità
TG5 Minuti
Informazione
(all’ interno)
18.50 Avanti un altro Gioco
20.00 TG5 - Meteo.it
Informazione
20.40 Striscia la Notizia
Attualità
21.10 Giass “Terza puntata Ospiti: Salvatore Ficarra
e Valentino Picone”
Varietà Condotto da
Luca Bizzarri e Paolo
Kessisoglu
23.15 Matrix Attualità
1.30 TG5 Notte - Rassegna
Stampa - Meteo 5
Informazione
7.05 Friends Telefilm
7.35 Le regole dell’ amore
Telefilm
8.45 Una mamma per
amica Telefilm
10.30 Dr. House Telefilm
12.25 Studio Aperto Meteo.it Informazione
13.00 Sport Mediaset
Notiziario sportivo
13.40 Grande Fratello Reality
14.10 I Simpson Cartoni
14.35 Dragon Ball GT
Cartoni animati
15.00 The Big Bang Theory
“L’ acquisizione
dell’ Excelsior” “La
suddivisione del
tesoro” Telefilm
15.50 Due uomini e mezzo
“La parabola” “Una
splendida idea” Tf
16.35 How I Met Your
Mother “Maschio o
femmina” “Noretta” Tf
17.25 Nikita “Operazione
Falling Ash” Telefilm
18.30 Studio Aperto Meteo.it Informazione
19.20 C.S.I. “Crimini efferati”
“Matrioska” Telefilm
21.10 Prima tv Arrow
“Tremori” Telefilm
22.00 Prima tv
The Tomorrow People
“Agguato mortale” Tf
22.55 Prima tv Revolution
“I figli degli uomini” Tf
23.50 Le Iene Varietà
1.20 Grande Fratello Reality
7.20 Miami Vice “Amen e
mandate offerte” Tf
8.15 Hunter “Il trionfo del
giusto” Telefilm
9.40 Carabinieri “Una
cinese di nome Gioia”
Telefilm
10.40 Ricette all’ italiana
Rubrica
11.15 Sai cosa mangi?
Rubrica
11.30 TG4 - Meteo.it Infor.
12.00 Un detective in corsia
“Una vedova
inconsolabile” Telefilm
12.55 La signora in giallo “La
casa delle tenebre” Tf
14.00 Forum Real Tv
15.30 Hamburg Distretto 21
“Social Network”
Telefilm
16.35 Ieri e oggi in tv Speciale
Varietà
16.45 Terra lontana Western (Usa 1955).
Di Anthony Mann ,
con Walter Brennan
18.55 TG4 - Meteo.it Infor.
19.35 Il segreto Soap
20.30 Tempesta d’ amore
Soap
21.15 Jane Eyre Drammatico
(GB/Ita/Usa 1995).
Di Franco Zeffirelli,
con Geraldine Chaplin
23.40 Speciale Champions
League Rubrica
2.05 TG4 Night News
Informazione
6.00 TGLa7 - Meteo Oroscopo - Traffico Informazione
Informazione
7.00 Omnibus - Rassegna
Stampa Attualità
7.30 TG La7 Informazione
7.50 Omnibus meteo
Informazione
7.55 Omnibus Attualità
9.45 Coffee Break Attualità
11.00 L’ aria che tira
Attualità
13.30 TG La7 Informazione
14.00 TG La7 Cronache
Attualità
14.40 Le strade
di San Francisco
“Dopo il party”
“Violenza” Telefilm
16.40 Il Commissario
Cordier “Ci siamo,
giudice” Telefilm
18.10 L’ ispettore Barnaby
“Chi ha ucciso Cock
Robin?” Telefilm
20.00 TG La7 Informazione
20.30 Otto e mezzo Attualità
21.10 Philadelphia Drammatico (Usa
1993). Di Jonathan
Demme, con Tom
Hanks
23.30 Sex & The City
“Mancanza di sesso”
“Amore e sesso”
Telefilm
0.40 TG La7 Night Desk
Attualità
1.40 Movie flash Rubrica
LA RADIO
I film
Radio3 Mondo, Germania e Cina
Berlino è stata la terza tappa di un tour europeo storico, che ha portato il presidente Xi Jinping in
Olanda e Francia, e, per la prima volta, a Bruxelles per incontrare i vertici UE. La Cina è il primo
partner commerciale asiatico della Germania e i rapporti tra Pechino e Berlino sono più forti dopo
aver stretto un “partenariato strategico completo”, come ha detto Angela Merkel. A Francoforte
è stato lanciato l’ hub commerciale per le transazioni in yuan dell’ eurozona e la cancelliera ha lanciato l’ anno per la innovazione e la ricerca tedesco-cinese nel 2015. Germania superpotenza
europea in cui irrompe, però, anche l’ altro lato dell’ Europa come la storia del campo di Oranienplatz, una tendopoli di rifugiati a Kreuzberg, Berlino. Lì da 6 mesi vivono in condizioni estremamente complesse oltre 400 migranti. Sono arrivati tutti da Lampedusa e aspettano di ricevere asilo e sistemazione. Partiti da Ghana, Mali, Congo e altri paesi africani, passati dalla Libia, attraversato il Mediterraneo, giunti a Lampedusa, finiscono nel cuore dell’ Europa. Dario Fabbri ne parla nella
puntata di Rai3Mondo con Mauro Mondello, giornalista free lance, in collegamento da Berlino.
RADIO3 11.00
SC1 Cinema 1
SCH Cinema Hits
SCP Cinema
Passion
SCF Cinema
Family
SCC Cinema
Comedy
SCM Cinema Max
SCU Cinema Cult
SC1 Sport 1
SC2 Sport 2
SC3 Sport 3
SCC
17.10 Sing Sing
17.15 Viaggio
SCM
in Paradiso
17.25 Illusioni
SCP
SCU
17.30 Ruby Sparks
17.40 Cercasi amore per
la fine del mondo SC1
17.45 Space Chimps 2:
Zartog colpisce
ancora
SCH
18.10 Mi presenti Babbo
Natale?
SCF
18.55 Agente 007, Il domani
non muore mai SCM
19.00 Country Strong
SCP
19.05 Marigold Hotel SCH
19.10 Che ne sarà di noi SCC
19.15 Febbre a 90°
SCU
19.25 Due agenti
molto speciali
SC1
Lo sport
19.40
21.00
21.00
21.00
21.00
21.00
21.10
21.10
22.30
22.35
22.55
22.55
22.55
23.10
23.10
Niko e Johnny
SCF
7 psicopatici
SCU
Cloverfield
SCM
Julie & Julia
SCP
Un principe
tutto mio
SCF
Hot Shots!
SCC
Melissa P.
SC1
A Civil Action
SCH
Natale a Miami SCC
Transporter: Extreme
SCM
SC1
Hitchcock
Idioti
SCU
Lol - Pazza del mio
migliore amico
SCF
L’ amore
SCP
è imperfetto
Total Recall Atto di forza
SCH
16.45 Rugby, Top 14
2013/2014 Stade
Français - Racing
Metro (Replica) SP2
17.00 Calcio, Serie A
2013/2014 Lazio - Parma (Sintesi)
SP1
17.30 Calcio, Serie A
2013/2014 Milan Chievo (Sintesi)
SP1
18.00 Calcio, Serie A
2013/2014 Livorno Inter (Sintesi)
SP1
18.00 Basket, NBA 2013/2014
Brooklyn Nets Minnesota Timberwolves (Replica) SP3
18.30 Calcio, Serie A
2013/2014 Napoli Juventus (Sintesi) SP1
18.30 Motonautica, F1 H2O
World Championship
Qatar (Sintesi)
SP2
20.45 Calcio, UEFA
Champions League
2013/2014 Barcellona
- Atletico Madrid
(Diretta)
SP1
20.45 Calcio, UEFA
Champions League
2013/2014 Manche-
ster United - Bayern
Monaco (Diretta) SP3
21.30 Basket, NCAA
2013/2014 Arizona Wisconsin (Diff.) SP2
22.45 Calcio, UEFA Cham-
pions League
2013/2014 Barcellona
- A. Madrid (R) SP3
18
SECONDO TEMPO
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
il Fatto Quotidiano
RISPOSTA DELL’AUTORE
“Il libro non è su Libera
E vi spiego perché”
di Luca Giovanni Rastello
aro direttore, ci tengo
davvero a ringraziare Il
Fatto per l'attenzione
che ha voluto dedicare
al mio romanzo I Buoni, e sono
lusingato per la lettura attenta e
profonda di Daniela Ranieri.
Sento però il bisogno di rispondere, sia pure sommariamente,
agli attacchi di Nando dalla
Chiesa e Gian Carlo Caselli che
sorprendentemente
trovo
scomposti. I loro articoli su di
me sono ricchi di allusioni e insinuazioni sgradevoli, veri e propri insulti ("ipocrisia", "velo farisaico" già nell'incipit, "volgare",
"squallido", "arrogante", "presuntuoso" qua e là) e per di più si
appoggiano a riferimenti testuali del tutto scorretti, e in qualche
caso addirittura immaginari,
che mi costringono a ripetere un
vecchio e trito adagio: prima di
parlare di un libro conviene leggerlo, e tanto più se si vuole essere efficaci nel distruggerlo.
Addirittura Dalla Chiesa inventa una storia d'amore fra un sacerdote e una donna che nel libro proprio non c'è. Capisco l'intento polemico: deve ridurre il
libro a una massa maleolente di
pettegolezzi (lui dice "gossip").
Mi dispiace perché stimo Dalla
Chiesa per le sue battaglie civili e
politiche, ma scivoloni come
questo mi danno agio per rispedire al mittente il "gossip": è una
forma mentis che forse appartiene a lui, non a me.
C
“L’interpretazione di Sofri
ha alterato tutto”
Quanto a Gian Carlo Caselli, fa
finire il romanzo con un'altrettanto inventata "feroce uccisione di un collaboratore di Ciotti"
da parte di uno "psicopatico"
(l'unico che muore è un personaggio appartato, per me il portatore dei valori più positivi del
romanzo, e muore per mano di
un amico). Difficile non pensare che il libro sia stato loro raccontato in maniera assai approssimativa. Ciò non esime
però l'ex procuratore dalla psicoanalisi in contumacia: “ipotizzo un risentimento privato
profondo”. E perché? Quali torti avrei subito? O la requisitoria
intende sostenere che lo psicopatico sono io?
Tutta l'aggressività di cui sono
oggetto nasce da un'interpretazione suggerita da Adriano Sofri
su Il Foglio con un'operazione a
mio parere eccessivamente meccanica di identificazione fra un
personaggio del romanzo (non il
protagonista) e don Luigi Ciotti.
"Un attacco – nell'oratoria di Caselli – alla persona, al suo pensiero, alla sua opera". È vero che, una
volta pubblicato, un libro appartiene al lettore, e Sofri lo è, che ha
il diritto di offrire la sua chiave,
ma da qui a voler fare del romanzo un'inchiesta travestita, per codardia o altri loschi e occulti intenti, ne corre assai. Ovviamente
nessuno è tenuto a conoscerlo,
ma credo che tutto il mio passato
possa parlare per me: quando ho
voluto fare inchiesta (che fosse su
guerra, mafia, narcotraffico, alta
velocità, servizi segreti o serial
killer) l'ho fatta, guardando tutti
negli occhi e facendo i nomi delle
persone coinvolte, a chiarissime
lettere. E quando ho voluto scrivere un pamphlet (per esempio
sugli scrittori che dissertano di
democrazia sui giornali) l'ho fatto con nomi e cognomi in chiaro.
Molti sassi ho lanciato, mai nascosto la mano, mai fatto velo
con eufemismi, travestimenti o
retoriche.
La scelta di scrivere un romanzo
è tutt'altra cosa: è la scelta di affrontare temi generali, se non
universali, che riguardano prima di tutto i lati oscuri di chi
scrive. Ho voluto raccontare un
male che è ovunque e che io per
primo porto dentro (se c'è un
personaggio chiave ne I buoni è
forse il solo Andrea, costruito
su di me e sulle mie potenzialità
più negative). Credo che una
condizione decisiva per scrivere qualcosa di interessante, oltre che di moralmente sorvegliato, sia partire sempre dall'analisi impietosa di se stesso. Così, ascoltando la lezione di giganti a cui non intendo paragonarmi, posso dire ad alta voce e
a fronte alta: Don Silvano sono
io. E credo che Don Silvano lo
siamo tutti, almeno in potenza,
non importa se personaggi
pubblici e privati. Certo, la mia
vita, le mie esperienze, ciò che
ho visto, vissuto entrano a far
parte della materia con cui costruisco una storia. È così per
chiunque scriva narrativa. Ad
esempio nel romanzo precedente era centrale la figura di
mio padre, senza che il libro ne
fosse una biografia. Il dibattito
letterario sul "non fiction novel"
data ormai da mezzo secolo (caro Dalla Chiesa: non ho inventato niente, purtroppo), ma anche prima di Truman Capote gli
autori facevano delle loro vite
materia narrativa. Signori, mi
dispiace ma stavo scavando in
me, nel mio lato oscuro. È falso
che io abbia voluto raccontare
la storia di “Libera”, ho scritto e
vedo uscire questo libro in una
fase molto difficile della mia vita, una fase in cui si fanno i conti
con se stessi e non con la cronaca. Con se stessi e con ciò che
si lascia ai figli. Il dottor Caselli,
che pure dimostra di aver letto
la nota dell'editore (eh sì, dell'editore) in apertura, non ha colto
nella stessa pagina la dedica
(questa in effetti mia) alle mie
figlie, "perché sfuggano". Al
male connaturato agli umani,
SIMILI
In molti hanno associato la storia del romanzo
“I Buoni” con quella di Libera
e del suo fondatore
Ansa
che tanto
più è pericoloso per i
ragazzi che
generosamente si espongono in quelle realtà dove l'incontro fra ottime intenzioni, carisma, narcisismo, potere, relazione di aiuto
e modello impresa crea una miscela pericolosa e in certi casi letale su cui è bene tenere sempre
uno sguardo critico.
“I miei quattro anni di lavoro
dentro l’Associazione”
Quanto a “Libera”, ho dedicato
per più di quattro anni tutto il
tempo delle mie giornate e molte
notti, con passione e grandi responsabilità, alla sua nascita (anche se oggi il ritocco sovietico alla foto ufficiale mi qualifica "osservatore partecipante", secon-
do la definizione involontariamente umoristica di Dalla Chiesa) e vi ho incontrato alcune delle
persone migliori della mia vita.
Niente secondi fini, cari amici,
niente "provocazione intellettuale" o baggianate simili: non
mi appartengono e meno che
mai mi interessano in questo
momento.
HANNO DETTO
DANIELA RANIERI
Difficile non intravedere
il travestimento letterario
di don Ciotti, con cui Rastello
ha collaborato andando
via poi con delusione
NANDO DALLA CHIESA
Chi conosce il Gruppo
Abele sa con quanta forza
il suo fondatore abbia
posto i problemi che
l’autore crede di svelare
NOI E LORO
di Maurizio Chierici
n FRA UNA SETTIMANA l’ex Cavaliere cambia le abitudini che da una generazione soffocano i nostri pensieri.
Non potrà uscire di casa, telefoni registrati, oppure nel
limbo di chissà quali servizi sociali che l’accordo premeditato con Renzi forse addolcisce. Dovrei esserne contento. Da 25 anni aspetto un momento così. Ma quale
piacere può venire dalla decadenza di un vecchio al capolinea della malinconia? Decadenza di chi insegue la caricatura della giovinezza, bisturi e tinture nell’avanspettacolo delle veline a gettone. Senza contare il prestigiatore che nasconde nel cilindro capitali misteriosi e i conigli
oscuri della P2. 25 anni fa voleva farmi licenziare dal Corriere della Sera. Storia di un’intervista nel prato di Arcore
attorno al tavolo della colazione. Fedele Confalonieri aveva filtrato l’incontro per capire con quali intenzioni mi avvicinavo al grande amico. Che subito sventaglia familiarità con Craxi e il Formigoni devoto accanto alla sua poltrona di San Siro. “Vogliono trascinarmi in politica, guardi,
non le dico: certe porcherie. Per carità”. La mia curiosità
era meno complicata. B. doveva essere l’ultima voce di
un’inchiesta sui telegiornali in Europa. Solo questo? Sospetto di Confalonieri nella prova generale. Accendo il
registratore e 25 anni dopo riascolto la voce del Cavaliere.
GIAN CARLO CASELLI
Attacco spietato a don Ciotti
Fatico a comprendere come
dallo scritto di Rastello
possa straripare un livore
così violento
Una cosa vera la dice Nando dalla Chiesa: che quel che racconto
ne I Buoni è vero di tantissime
realtà organizzate, antiche come
il Pci e Lotta Continua, così come contemporanee. E addirittura non scorge la contraddizione
in cui lui stesso cade anche quando ricorda sul suo blog (ed è giusto che lo si ricordi) che proprio
quel don Ciotti che secondo lui
dovrebbe essere l'oggetto della
mia presunta critica ha appena
urlato a Latina le stesse cose che
penso io e che emergono dal mio
racconto a proposito delle associazioni.
Ma tant'è, lo scatto irriflesso
dell'insulto indica che ho toccato qualcosa di molto, molto
permaloso, vedo. Fin troppo facile parlare di nervi scoperti. Se
la coda è di paglia che bruci, ma
non mai per una fiamma accesa
da me. Capitò ad autori ben più
grandi di me, come Bianciardi
che dovette scontare fino alla fine dei suoi giorni la cattiva coscienza di Gian Giacomo Feltrinelli che si era voluto riconoscere nel "Moro" raccontato
nella sua Vita agra.
Non è indispensabile che il dottor Caselli abbia una buona opinione del libro, né che lo legga,
né che intervenga sulle sue questioni di fondo, ma almeno
avrebbe potuto dire qualcosa sui
temi che anche don Ciotti affronta e che, sia pure in superficie, nel romanzo ci sono. Per
esempio l'esistenza di una carità
operosa e discreta a fianco e nelle
crepe degli imperi caritatevoli, o
il dramma del marketing e della
professionalizzazione che scavalcano le motivazioni etiche e
la gratuità dell'impegno, le manomissioni linguistiche e retoriche, i rituali di sottomissione
delle comunità chiuse dove anziché la religione o la morale laica si celebrano culti pagani del
Capo. Cose così. Ma lui preferisce usare a sproposito la battuta
volgarissima pronunciata da un
mio personaggio (serve a connotarne il maschilismo ed è volutamente grottesca) per insinuare surrettiziamente che essa
rappresenti il punto di vista dell'autore sul mondo che racconta.
Mah. Sono peccatore, reo confesso e come tale non in grado di
fare la morale a nessuno, ma mi
impegno a non soffocare mai i
dubbi, in primo luogo su me
stesso. È una questione di ginnastica mentale e morale e un metodo per non assomigliare ai
“dottori della legge che sprofondano sempre più nella loro cecità interiore, privi di umiltà e di
dubbi” di cui proprio domenica,
commentando il vangelo di
Giovanni, ha parlato Papa Francesco.
“Il dibattito ha coinvolto
i social network”
Spero almeno mi sia risparmiata
una lettura dietrologica anche di
questa replica. Anche se si rinnoveranno attacchi e sarcasmi non
aggiungerò altro. La violenza
dell'insulto confortata da firme
importanti ha già iniziato a trasformarsi sui social network in
espressioni di vero odio e addirittura non manca chi incita all'azione nei miei confronti. Eppure il dottor Caselli accusa me
di invocare manganelli, roghi e
manifestare nella figura di un
personaggio del romanzo che lui
definisce tout court "psicopatico"
certe oscure volontà di vendetta
(Ripeto: contro che cosa?). Ovviamente non è richiesta al bagaglio professionale di un magistrato la capacità di capire le metafore. Ma il finale del romanzo,
che Gian Carlo Caselli (forse con
un riflesso, questo sì, professionale) legge come un'istigazione
al linciaggio, è invece una metafora che ora posso a cuore saldo
applicare a me stesso e ai miei illividiti accusatori: arriva per tutti, immancabilmente, un dies
irae. Il mio non è neanche fra
molto e io so, con coscienza serena e pulita, che il loro sarà peggiore.
Quando il Cav. per una intervista
voleva farmi licenziare dal Corriere
“Parlare con questo testimone mi tranquillizza. Sapesse
cosa mi mettono in bocca certi suoi colleghi...”. Racconta
del Tg5 che vuol mandare in onda “per superare l’informazione Rai nelle mani dei partiti, “in un’informazione
che non ci faccia sfigurare in Europa”. Mezzogiorno di
giugno, 1989. Il Muro di Berlino è ancora lì eppure l’intervistato fa sapere che coi “comunisti ci lavoro e lavorerò
sempre di più. Sa perché ? Perché di loro mi fido”.
n CHIACCHIERE amabili fino a quando scivolo sulle indiscrezioni che lo danno in scalata alla Mondadori. “Mai
pensato. La televisione è il mio mestiere. Raccoglie le
famiglie. Ogni sera la guardo assieme ai bambini. Parliamo, ridiamo: spiego le cose che non capiscono. Non
sopporto l’idea di saperli in camera, soli, con un libro
dalle strane idee. E poi la carta stampata non m’interessa. Anche il Giornale, insomma… Fedele, cosa ci costa
ogni articolo di Montanelli?” . Un po’ all’ingrosso, risponde Confalonieri: “200 o 300 mila lire, forse di più”. Allora
erano soldi, ma il Cavaliere sorride: “Sono l’editore più
tollerante del mondo”. Insisto con la Mondadori: s’innervosisce, non lo sopporta. Si alza e se ne va. “Mi ri-
corderò di lei. Com’è pettinato e il colore della cravatta”.
Appena esce l’articolo chiama il Corriere. Protesta con
Giorgio Fattori, presidente Rcs; tempesta la direzione,
Ugo Stille e Giulio Anselmi. Chi mi avete mandato? Non
ha acceso il registratore. Solo invenzioni. Cosa rispondere nella cena di Arcore dove sono stati invitati con
urgenza. Fattori si scusa; Stille e Anselmi sono costretti.
Il mattino dopo raccontano l’imbarazzo di chi ha ascoltato la sua voce mentre scandiva le risposte e sopporta
nel silenzio i giudizi dell’ospite che insinua vendette per
l’atroce “invenzione”. Non solo lasciano perdere ma appena Berlusconi ricavalca le cronache comandano un’altra intervista, questa volta in via dell’Anima, casa di Roma. “Hanno mandato te?”, meraviglia di un Gianni Letta
severo. “Figurati se ti riceve. Ti sei comportato male col
presidente”. Invece B. arriva al telefono con l’allegria di
chi risente un vecchio amico. “L’aspetto a pranzo così
parliamo”. Ci aveva provato ed ero ancora lì con altre
domande. 25 anni di rabbie per i valzer di un bugiardo
pericoloso. Adesso resta la pena per il tramonto fra gatti
e cani di chi ha perso l’ultima mano.
[email protected]
SECONDO TEMPO
il Fatto Quotidiano
MARTEDÌ 1 APRILE 2014
19
A DOMANDA RISPONDO
Furio Colombo
Non ci sono più i leader
politici di una volta
Venerdì ho visto il film di
Veltroni su Berlinguer: mi
sono commosso, ringrazio
Veltroni e penso che anche
lui deve essere soddisfatto,
perché questa iniziativa lo
eleva di una spanna sui
suoi compagni di partito.
Dopo essermi ripreso, riflettevo sul fatto che dopo
Berlinguer, piano piano il
PCI è morto come il suo ultimo vero leader. È triste
vedere esponenti del Pd
usare mezzi dolosi per fregare gli elettori, cose che
Berlinguer non avrebbe
mai pensato anche in periodi nefasti per il suo PCI.
Porto un esempio per farmi comprendere: elezioni
in Sardegna, il Pd vota, a fine 2013, un compenso di
90 milioni per l'alluvione.
Il Pd vince le elezioni in
Sardegna, con un gruppo
di indagati, e pochi giorni
fa arriva una triste notizia
che l'onorevole Boccia, in
Parlamento, ci ha comunicato con il pianto agli occhi: i 90 milioni per la Sardegna non ci sono più. Ora
sono un po' prevenuto, vedo l'avvicinarsi delle europee e il Pd taglia gli F-35, le
auto blu, le province, il senato, gli stipendi ai managers, regala 85 euro ai dipendenti con meno di 25
mila euro annui. Dopo le
Europee se vince il Pd,
Renzi ci riprenderà per i
fondelli come è stato fatto
con la Sardegna? Un contratto lo abbiamo già visto
firmare 20 anni fa: se ci ricascassimo la colpa sarebbe nostra.
prima udienza del ricorso
al Consiglio di Stato n.
5151 del 2013 presentato
dal Politecnico di Milano
e avallato dal Miur perché
sia lecito abolire la lingua
italiana nei corsi di laurea
magistrale. Ma non siamo
in Italia? Come può un
ministero dello Stato italiano approvare una tale
iniziativa? La salvaguardia della nostra lingua dovrebbe essere una missione che riguarda tutti gli
italiani, le istituzioni e i
media. Il nostro è un paese
che sta vivendo un grande
momento di difficoltà.
Una delle cose che oggi ci
accomuna è proprio la nostra lingua. Sono una studentessa universitaria e
trovo sconvolgente la possibilità che dà il Politecnico di Milano di proseguire
gli studi solo in lingua in-
Il degrado delle ferrovie
e la paga di Moretti
Ho la fortuna di avere un
marito che, benché anziano, guida bene e volentieri, per cui, a parte l'unica
eccezione di una Freccia
bianca assolutamente non
all'altezza né della sua fama, né del suo costo, sono
decenni che non prendo
un treno; tuttavia ho occhi
per vedere e quando vado
ad accogliere un amico
che arriva in treno da fuori, posso testimoniare sulla schifezza delle ferrovie
italiane: treni sporchi, gabinetti indecenti, informazioni inesistenti, ritardi quasi sicuri, per non
parlare della pericolosità
di certe frequentazioni
che nessuno controlla. Se
il signor Mario Moretti si
sente “offeso” all'ipotesi di
dover ridurre i suoi più
Perché
abolire
il Senato?
CARO COLOMBO perché l'accanimento vitalistico di Renzi si è lanciato per
prima cosa contro il Senato?
Marinella
SI POSSONO DARE tante risposte. Nessuna giustifica la “velocizzazione” (parola cara al nuovo corteo che segue e precede
e scorta Renzi, con poca allegria ma molta
tenacia in ogni nuova missione) ma ciascuna contiene una parte di verità. La prima è il delitto Calderoli, definito da lui
stesso “porcata”, ovvero la famosa legge
elettorale che garantiva l'ingovernabilità.
La seconda è che la Corte costituzionale
non ha avuto il coraggio di cancellare per
evidente incostituzionalità tutta la legge e
l'ha solo mutilata. A quel punto un patto
tra Renzi e Berlusconi (il mandante della
porcata Calderoli) ha deciso, fuori dal
Parlamento, una nuova legge elettorale
che però riguarda solo la Camera e non il
Senato. Si poteva fare una legge normale,
in linea con la Costituzione. Oppure abolire il Senato. Detta così sembra una battuta neanche tanto spiritosa. Ma è esattamente ciò che sta accadendo. Dobbiamo
abolire il Senato. E oggi cominciano. Ha
detto la giovane Maria Elena Boschi che,
come primo incarico e per farsi una esperienza è, appunto, ministro dei Rapporti
con il Parlamento da amputare: “Oggi si
sono svegliati tutti (‘tutti’ si riferisce alla
protesta del presidente del Senato, a nome
del Senato, ndr) perché pensavano che
scherzassimo”. No, no, molti hanno capito subito. Ma hanno sperato invano che
qualcuno fermasse la gita. L'idea di rovesciare il problema (non so come fare una
legge elettorale che piaccia a Berlusconi e
allora ti chiudo il Senato) è rozza ma fa-
la vignetta
cile. Prima di tutto, come loro ti dicono,
“velocizza”. Invano i migliori costituzionalisti del Paese fanno segni di allarme. Il
padroncino risponde dalle colonne del
Corriere della Sera (intervista ad Aldo
Cazzullo, 31 marzo) che a lui dei “professoroni” non importa niente. Mettetevi nei
suoi panni. Perché uno che si affida ai
suggerimenti di Berlusconi e a ministri
del tutto privi di esperienza e in tenera
età, dovrebbe tener conto delle critiche di
uno come Rodotà? Siamo matti? Perché
usare tutte quelle medicine, se in pochi
minuti puoi tagliare una gamba? Contro
le obiezioni, politiche o giuridiche, la ragazza che, per questa gita, è anche il ministro delle Riforme, risponde così: “Se la
classe politica si arrocca, con quale faccia
chiediamo di fare la spending review agli
altri settori?”. E qui viene fuori la carta
vincente: Palazzo Madama, senza emolumenti. Ecco il contributo alla ripresa,
ecco che cosa mancava, dopo la fuga di
Marchionne con la Fiat in America: il Senato svuotato e gratuito. Però non so se
sia una buona idea per gente come la Boschi che progetta, politicamente, vita lunga per se stessa (e comincia con due ministeri). Presto qualcuno legittimamente
chiederà: “E la Camera, con tutta quella
gente dentro (il triplo del Senato)”? L'unico alibi del giovane Renzi è che lui non è
mai stato eletto, governa perché è bravo.
“Rischi per la democrazia? È un allarme
che non condivido” risponde dai suoi due
ministeri la giovane, coraggiosa Maria
Elena Boschi.
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42
[email protected]
Claudio Marchetti
La lingua italiana
è cultura: chi la difende?
Dopo aver letto il 7 marzo
scorso l'articolo di Sarina
Biraghi su “Il Tempo” in
merito all'uccisione della
lingua italiana, ho deciso
di documentarmi in merito. Ho cercato informazioni sulle associazioni
che si occupano della tutela della nostra lingua e ho
visto il sito dell'Era onlus.
Il segretario dell'Era,
Giorgio Pagano, ha fatto
uno sciopero della fame e
della sete. Perché? L’11
marzo ha avuto luogo la
glese. Nessuno vieta di seguire corsi in lingua fuori
dall'orario delle lezioni.
Ancora oggi molti hanno
problemi con l’italiano e
studiare in un'altra lingua
non mi sembra la soluzione migliore. È importante
parlare di politica, di economia, di cultura, ma credo anche che sia necessario dedicare una pagina alla lingua italiana. Se la lingua è cultura, perché allora nel nostro Paese, ancora oggi, non se ne parla
quasi mai?
Rossella Pecorara
che lauti emolumenti, se
ne vada pure veloce:
chiunque verrà dopo di lui
difficilmente riuscirà a fare peggio. Per non parlare
dello stato delle stazioni su
cui si potrebbe scrivere un
romanzo a puntate.
Fiorella Merello Guarnero
Senato, quale riforma?
È lo Statuto Albertino
La voglia di abolizione del
Senato si traduce con una
ulteriore limitazione della
democrazia popolare, alla
pari dell'abolizione delle
province. Non si abolisce
nulla, si toglie invece il voto agli italiani che non potranno più decidere chi
dovrà popolare quelle istituzioni. È la democrazia,
bellezza, e non puoi farci
niente. In questo Renzi
non ha mostrato particolare fantasia o spirito di
innovazione. Basta dare
uno sguardo allo Statuto
Albertino per rendersi
conto che il nuovo Senato
rischia di essere molto simile a quello del Regno
d'Italia. A quei tempi i senatori potevano essere
scelti solo tra 21 categorie
il Fatto Quotidiano
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Luca D’Aprile, Peter Gomez,
Marco Tarò, Marco Travaglio
di persone, tutti già appartenenti alla nomenklatura
di allora, non eletti ma nominati a vita dal Re. Non
era mai prevista l'elezione
dei senatori direttamente
da parte degli elettori,
stesso meccanismo dell'imposizione dall'alto: il
potere per grazia ricevuta.
Non c'è solo Renzi ad essersi ispirato allo Statuto.
La prassi dei nominati, in
politica, è ormai una consuetudine che va avanti da
tempo, e che si è aggravata
negli ultimi anni.
Nando Rava
DIRITTO DI REPLICA
Con riferimento all’articolo dal titolo “Gli appalti per
l’Expo - Tutte le omissioni
del commissario Sala”
pubblicato su “Il Fatto
Quotidiano” del 26 marzo
2014, riteniamo doveroso
specificare quanto segue.
La Società di Progetto Brebemi S.p.A. (concessionaria per la progettazione,
concessione e gestione del
collegamento autostradale
Brescia-Milano) e il suo
Contraente Generale (consorzio Bbm, costituito da
imprese socie della mede-
sima Società di Progetto),
non hanno mai intrattenuto rapporti di alcun tipo
con l’impresa Ci.Fa. Servizi
Ambientali S.r.l. che, secondo il vostro articolo,
avrebbe invece “lavorato
nei cantieri di alcune infrastrutture strategiche come
Brebemi”. Si consideri al
proposito che, conformemente a quanto previsto
dalla
delibera
CIPE
n.42/2009 adottata il 26
Giugno 2009 ai fini dell’approvazione del Progetto
definitivo dell’opera, la Società di progetto Brebemi
S.p.a., congiuntamente al
proprio Contraente Generale, alla società concedente Cal S.p.A e alle Prefetture
delle città di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, ha
sottoscritto apposito Protocollo di legalità che, fermi restando gli adempimenti previsti dal d.P.R. 3
Giugno 1998, n.252, ha
previsto ulteriori misure
intese a rendere più stringenti le verifiche antimafia.
Dall’avvio dei lavori ad oggi, infatti, ogni impresa che
a qualunque titolo partecipi ai lavori di realizzazione
dell’Opera è oggetto di
puntuali verifiche e controlli, anche attraverso l’acquisizione, in conformità
alla vigente normativa, delle necessarie informazioni
antimafia, poi raccolte in
apposita banca data multimediale costituita ai sensi
del menzionato Protocollo. Ebbene, a seguito di una
richiesta avanzata da una
ditta affidataria del Consorzio Bbm al fine di ottenere l’autorizzazione al subaffidamento di talune attività all’impresa Ci.Fa, è
stato avviato un processo
di verifica preventiva antimafia che si è conclusa con
un provvedimento di diniego dell’autorizzazione
alla stipula del subcontratto. La Ci.Fa servizi ambientali S.r.l., pertanto, non ha
mai operato nei cantieri del
collegamento dell’autostrada Brescia-Milano.
Avv. Antonio Comes
Responsabile Affari Legali
Brebemi S.p.A.
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