Dopo aver vinto le elezioni in Turchia, il premier Erdogan minaccia: “Chi ha tradito pagherà”. Può entrare in Europa una nazione che reprime l’opposizione? Martedì 1 aprile 2014 – Anno 6 – n° 90 € 1,30 – Arretrati: € 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 RENZI FA CIÒ CHE VUOLE E IL COLLE BENEDICE Indifferente alle critiche di Pietro Grasso e della minoranza Pd, il premier si appella al popolo e tira dritto sul taglio del Senato: “È il momento in cui i politici restituiscano qualcosa alle famiglie”. I sondaggi gli danno ragione. Ma crescono le proteste contro la “svolta autoritaria” Ambrosi e Marra » pag. 2 - 3 Dlm COME ERAVAMO ANNUNCIAZIONE Risse, mortadella e sciopero alla buvette Palazzo Madama story Dal “basta Province” al Jobs Act: bluff, ritardi (e i soldi di Letta) d’Esposito » pag. 3 ANNUNZIATA, FINI & C. Di Foggia e Zeno » pag. 4 IL COSTITUZIONALISTA Lasciatelo lavorare? “Sì ma il Paese poi giudica” “Come Craxi”, “Fa bene” Rodotà: “È un insicuro Così non riuscirà a rottamare il dissenso” » pag. 4 » SALERNO » Fine corsa dopo soli 5 mesi Truzzi » pag. 5 » PORTO TOLLE » lnquinamento della centrale vicino Rovigo Oplà, la metro Veleni dell’Enel di De Luca condannati Scaroni e Tatò non c’è più Manifesti pro-metro a Salerno y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!z!&!z!# Ci sono voluti 20 anni per farla, da oggi viaggi soppressi perché sono finiti i soldi: il miracolo nel feudo del sindaco ed ex viceministro Che attacca il nemico Caldoro: “Delinquente, si era impegnato a pagare”. La replica: “Colpa sua” Iurillo » pag. 9 BATOSTA FRANCESE Per fermare l’onda ‘Blue-Marine’ Hollande si affida al ‘poliziotto’ Il presidente sacrifica il primo ministro Ayrault, chiama il titolare degli Interni Valls e promette tagli alle tasse. Le Pen: “Alle Europee saremo primi” De Micco » pag. 12 - 13 Disastro ambientale doloso. Assolto l’attuale Ad, Conti. Sentenza alla vigilia delle nomine nelle società pubbliche Mackinson » pag. 8 L’INCHIESTA Finmeccanica, l’affare americano e la consulenza dello studio Tremonti Lillo » pag. 7 SCRIVI COME MANGI » CALCIO IN BIANCONERO Il primo nemico da (ab)battere: maledetta Juve Beha » pag. 15 Il ristorante ancora non c’è, ma per le guide è già ottimo Scanzi » pag. 14 LA CATTIVERIA Fiorello fa visita all’uomo che ha investito. “Sei già cliente Wind?” » www.spinoza.it Lasciatemi lavorare/2 di Marco Travaglio ice Matteo Renzi ad Aldo Cazzullo del Corriere: “Io ho giurato sulla Costituzione, non D su Rodotà o su Zagrebelsky”. Dirà il lettore del Corriere: perché, che c’entrano Rodotà e Zagrebelsky? Il Corriere infatti, come tutti i giornaloni, si è dimenticato di informare i cittadini che da una settimana Rodotà, Zagrebelsky e altri intellettuali hanno firmato un appello di Libertà e Giustizia” contro la “svolta autoritaria” delle riforme costituzionali targate Renzusconi. Stampa e tv ne hanno parlato solo ieri, e solo perché Grillo e Casaleggio (molto opportunamente) hanno aderito all’appello. In ogni caso Renzi, che è pure laureato in Legge, dovrebbe sapere che la Costituzione su cui ha giurato non prevede la dittatura del premier: cioè il modello mostruoso che esce dal combinato disposto dell’Italicum, della controriforma del Senato e del premierato forte chiesto a gran voce dal suo partner ricostituente privilegiato (Forza Italia). All’autorevole parere dei “professoroni o presunti tali”, Renzi oppone “il Paese” che “ha voglia di cambiare”, dunque è con lui. Quindi, per favore, lasciamolo lavorare. Grasso dissente dalla riforma del Senato? “Si ricordi che è stato eletto dal Pd”, rammenta la Serracchiani con un messaggio mafiosetto che presuppone un inesistente vincolo di mandato (o il Pd lo contesta solo se lo invoca Grillo?). Grasso tradisce la sua “terzietà”, rincara Renzi, confondendo terzietà con ignavia: come se il presidente del Senato non avesse il diritto di commentare la riforma del Senato. E aggiunge: “Se Pera o Schifani avessero fatto così, avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del presidente del Senato”. Ora, i girotondi nacquero per difendere la Costituzione dagli assalti berlusconiani: dunque è più probabile che oggi sarebbero in piazza se B. facesse da solo quel che fa Renzi con lui. Ma, visto che c’è di mezzo il Pd, anche i giornali de sinistra tacciono e acconsentono. E gli elettori restano ignari di tutto. Quanto poi al “Paese”: Renzi dimentica che nessuno l’ha mai eletto (se non a presidente di provincia e a sindaco) e il suo governo si regge su un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Consulta e su una maggioranza finta, drogata dal premio incostituzionale del Porcellum. Altrimenti non avrebbe la fiducia né alla Camera né al Senato. Eppure pretende di arrivare a fine legislatura e financo di cambiare la Costituzione: ma con quale mandato popolare, visto che nel 2013 nessun partito della maggioranza aveva nel programma elettorale queste “riforme”? Su un punto il premier ha ragione: la gente vuole cambiare. Ma cosa? E per fare cosa? Davvero Renzi incontra per strada milioni di persone ansiose di trasformare il Senato nell’ennesimo ente inutile, un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci (perlopiù inquisiti)? Davvero la “gente” gli chiede a gran voce di sostituire il Porcellum con l’Italicum, che consentirà ai partiti di continuare a nominarsi i parlamentari come prima? Se la “gente” sapesse cosa c’è nelle “riforme”, le passerebbe la voglia di cambiare. Prendiamo l’Italicum, approvato a Montecitorio e già rinnegato dai partiti che l’hanno votato (peraltro solo per la Camera). Pare scritto da uno squilibrato. A parte le liste bloccate, le variopinte soglie di accesso (4,5, 8 e 12%), e i candidati presentabili in 8 collegi, c’è il delirio del premio di maggioranza: chi vince al primo turno col 37% dei voti prende 340 deputati; chi vince al ballottaggio col 51% o più, ne prende solo 327 e governa con uno scarto di 6 voti. Cioè non governa. Ma levàtegli il vino. Prendiamo il nuovo “Senato delle autonomie”. Sarà composto da 148 membri non elettivi e non pagati: i presidenti di regione, i sindaci dei capoluoghi di regione, due consiglieri regionali e due sindaci per regione (senza distinzioni fra Val d’Aosta e Lombardia, Molise ed Emilia Romagna, regioni ordinarie e a statuto speciale), più 21 personaggi nominati dal Quirinale. Segue a pagina 7 2 BENEDETTO MATTEO MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Ospedali psichiatrici, il Cdm li proroga ancora ANCHE PER QUEST’ANNO verrà prorogato il trasferimento delle competenze degli ospedali psichiatrici giudiziari alle Regioni. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, approvando, su proposta del presidente, Matteo Renzi, e dei ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e della Giu- stizia, Andrea Orlando, un decreto legge in materia. “La proposta - spiegano da Palazzo Chigi - prevede la proroga di un anno della chiusura degli Opg (che era prevista per oggi ndr.) poiché tale termine non risulta congruo per completare definitivamente il superamento degli ospedali il Fatto Quotidiano psichiatrici giudiziari, soprattutto in ragione della complessità della procedura per la realizzazione delle strutture destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza”. “Le motivazioni d’urgenza che inducono a proporre una proroga contenuta in un anno na- scono dalla necessità di contemperare le esigenze rappresentate dalle Regioni di avere a disposizione un maggior lasso tempo per concludere i lavori per la realizzazione e la riconversione delle strutture sanitarie destinate ad accogliere i soggetti oggi internati negli Opg”. RENZI SI SCRIVE LE RIFORME IL QUIRINALE FA SAPERE: È OK IL PREMIER VA ALL’ATTACCO DEI SUOI: “O LE VOTATE O SIETE MINORANZA NEL PAESE” di Wanda Marra no di Grasso, di Grillo, della minoranza Pd, di Berlusconi danno solo una mano a Matteo. La volontà popolare è con lui. E così può uscire dalla palude degli accordi e alzare il tiro. Come sta facendo adesso”. Ragiona così un renziano di stretta osservanza. Insomma, questo è il Renzi vero, non quello che ha nominato i Sottosegretari col Manuale Cencelli. E allora, “anche le elezioni il prima possibile, magari anche a giugno, sono una possibilità”. Suggestioni. Ma se dietro le quinte si fanno questi ragionamenti, davanti alle quinte, Matteo Renzi va diritto come un treno. Senza mediazioni. Costi quel che costi. I “SE LA POLITICA mette la testa sotto la sabbia come lo struzzo, tutta la classe politica deve andare a casa”. È pimpante il presidente del Consiglio che si presenta alla stampa subito dopo il Cdm. Fa battute, scherza con i giornalisti. È nella sua forma smagliante da campagna elettorale. “Abbiamo votato all’unanimità il disegno di legge sulla riforma del Senato e del Titolo V”. Stefania Giannini, ministro della Scuola, prima di entrare alla riunione aveva espresso delle perplessità su un testo di iniziativa governativa. Evidentemente ha cambiato idea. Durante il Consiglio si è addirittura scusata, dicendo di essere stata fraintesa. A scanso di equivoci, Dario Franceschini non ha fatto mancare un richiamo al lavoro di squadra. E il ministro Martina si è espresso in favore del ddl. Un parere favorevole da un bersaniano vale doppio. “Questa volta che gli diamo?”, chiede Renzi, che al tavolo della conferenza stampa ha alla sua destra Maria Elena Boschi, alla sinistra Graziano Delrio. Si rivolge alla prima. “Ah, bene la sintesi del provvedimento”. Le slide, “però, no, che non sono quelle belle da televendita. Sono slide da secchiona”. Poi, dopo un po’, le guarda meglio e dice: “Però, sono fatte bene”. Dirige il traffico, detta la linea e l’agenda. Si fa come dice lui, se no fine. “Se non si fanno le riforme, a casa io e chi frena”, dice più tardi a Sky. Dunque, pensa di andare al voto? “Non ci voglio nemmeno pensare, nel senso che non voglio stare a fare la minaccia ‘sennò vi porto a votare’, intanto perché non spetta a me ma al presidente della Repubblica”. Sarà, ma in genere quando Renzi comincia a parlare di qualcosa, pur negandola, significa che ci sta pensando (vedere “Enricostaisereno”). D’altra parte i sondaggi sono ultra-favorevoli: per Swg il Pd è al 35%, per La 7 al 32, 8%. Si viaggia nell’ordine dei 10 punti in più rispetto al 25,4% delle politiche. “Non so se ci sarà un lieto fine, ma questo è un buon inizio”. Come dire: io il mio lo faccio. Il premier intanto dà il cronoprogramma delle prossime settimane: “Martedì o mercoledì della settimana prossima facciamo il Def, nella settimana di Pasqua diamo gli 80 euro in busta paga. E “entro fine aprile facciamo un’altra bella conferenza stampa con le slide sui temi di fisco, Pa, innovazione e riorganizzazione dello Stato”. Poi, i quattro paletti della riforma del Senato su cui non molla: “No voto di fiducia; no voto sul bi- PALAZZO MADAMA Il ministro Giannini è contrario alla trasformazione della Camera Alta fatta con ddl di governo, ma poi vota con gli altri lancio; no elezione diretta dei senatori; no indennità per i senatori”. Con un avviso: “Chi vuole bloccarle è minoranza in Senato e nel paese”. Grasso è servito. D’altra parte ci pensa Napolitano a ridimensionarlo, facendo arrivare al premier a tempo di record la sua approvazione. Il Capo dello Stato “ufficialmente” non si pronuncia. Ma ricorda di essere “da lungo tempo” per “il superamento del bicameralismo”. La riforma del Senato “è ineludibile”. Sta alla Boschi entrare nel merito. E chiarire che i ritocchi al testo presentato il 12 marzo per ora sono minimi. C’è spazio per la trattativa, evidentemente. Perché Palazzo Madama, piaccia o no al presidente del Consiglio, è sul piede di guerra. Ma lui va diritto come un treno. La compattezza del Pd? “Non mi preoccupa”, dice. Nonostante ci sia un documento di 25 senatori. Spiega il promotore (lettiano) Francesco Russo: “Il Senato è un campo minato, noi vogliamo aiutare il premier, scrivendo una parte del documento”. Le minacce di Forza Italia e di Paolo Romani (“il Senato sarà un Vietnam?”) “Romani ha visto troppi film”, dice netto Renzi. E poi ribadisce: “Io l’accordo l’ho fatto con Berlusconi al Nazareno. E non ho dubbi sul fatto che lo rispetterà. Tutti hanno dato importanza all’Italicum, ma noi abbiamo parlato soprattutto di Senato e Titolo V”. Berlusconi stesso, però, prima del Cdm dirama un comunicato per ricordare che in quell’accordo prima c’era la legge elettorale, poi l’abolizione del Senato. Romani commenta: “In quell’incontro non si entrò nel dettaglio. Si parlò di monocameralismo. Noi non siamo d’accordo sul Senato non elettivo”. Serve un nuovo incontro Renzi-Berlusconi?. “Penso che sarebbe necessario”. E Renzi? “Non è in agenda”, dicono dal suo staff. Ma è possibile?. “Non per ora”. Notare le parole del premier: “La riforma del Senato vale una carriera politica”. Lo dice per sé o lo ricorda a Berlusconi? A FINE conferenza stampa, Renzi è abbastanza soddisfatto da lasciarsi andare a un siparietto. Parola a Delrio, per spiegare il piano di razionalizzazione di Palazzo Chigi. “Quanto risparmiamo?”, gli chiede Matteo. Lui ha un attimo di esitazione. Troppo per la velocità dell’altro. Renzi passa oltre: “Non glielo diciamo oggi”. FLASH 26 MARZO 1980 AMINTORE FANFANI È lui il presidente del Senato con più mandati. Lo fu dal ‘68 al ‘73, dal ‘66 al ‘72 e dall’85 all’87. Per la sua mobilità tra aula e governo e la bassa statura, Indro Montanelli lo soprannominò “Rieccolo” 24 GENNAIO 2008 FESTA Nino Strano e la mortadella: è caduto il governo Prodi NEL DETTAGLIO Il progetto (per adesso) è questo l decreto legislativo di riforma costituzionale approvato ieri dal ConI siglio dei ministri è imperniato su tre temi: il superamento del bicameralismo paritario, la soppressione del Cnel e una revisione del Titolo V della Parte seconda della Costituzione. “Senato delle autonomie” Chi c’è e come si elegge Si legge sul sito del governo: “Il Senato delle Autonomie è formato dai Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome di Trento e Bolzano, dai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione”. A questi si sommano “ventuno cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti”, nominati dal Presidente della Repubblica per un periodo di sette anni. Sono soppressi i seggi del Senato assegnati alla circoscrizione estero (che restano per la sola Camera dei deputati). La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti. La composizione prevede una eguale rappresentanza tra i nominati delle Regioni e quelli dei Comuni. I nuovi senatori saranno 148, non avranno indennità per l’esercizio del mandato; gli emolumenti spettanti al Presidente della Giunta regionale e ai membri degli organi regionali non possano superare l’importo di quelli spettanti ai Sindaci dei comuni capoL’aula di Palazzo Madama Ansa luogo della Regione; non ci saranno rimborsi o analoghi trasferimenti monetari in favore dei gruppi politici rappresentati nei Consigli regionali. Cosa farà questa nuova Camera Il Senato della Autonomie non potrà votare la fiducia al governo, e avrà voce in capitolo solo per le leggi costituzionali. Su materie di competenza localistica, il Senato potrà deliberare delle proprie proposte di modificazione già votate a Montecitorio. Basterà però che la Camera si pronunci a maggioranza assoluta per vanificare l’intervento di Palazzo Madama. “In materia di leggi di bilancio - è chiarito - si prevede l’esame da parte del Senato senza necessità del richiamo, disponendosi inoltre che, qualora il Senato abbia deliberato le proprie proposte di modificazione a ARRIVANO SINDACI E GOVERNATORI Saranno 148: primi cittadini e presidenti di Regione faranno “gratis” i parlamentari, assieme a 21 colleghi nominati dal Quirinale maggioranza assoluta, la Camera possa discostarsene solo approvando a sua volta, in via definitiva, i relativi disegni di legge a maggioranza assoluta”. Tradotto: la Camera, a maggioranza assoluta, vince sempre se non sulle materie di competenza delle Autonomie. I senatori, così come nel vecchio Senato, concorreranno a eleggere il Presidente della Repubblica, a metterlo eventualmente in stato di accusa e a votare i membri di un terzo del Csm. Riforma del Titolo V E abolizione del Cnel Verranno eliminate le competenze legislative “concorrenti” tra Stato e Regioni. Tra le materie di competenza statale “esclusiva” se ne aggiungono diverse. Alle Regioni restano “pianificazione e alla dotazione infrastrutturale del territorio regionale e alla mobilità al suo interno, all’organizzazione, in ambito regionale, dei servizi alle imprese, dei servizi sociali e sanitari e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, dei servizi scolastici, nonché all’istruzione e formazione professionale”. Si prevede infine la cancellazione del Cnel. BENEDETTO MATTEO il Fatto Quotidiano Brunetta avvisa: #Matteostaisereno e attento al Pd IL PRESIDENTE del gruppo di Forza Italia alla Camera non ha preso bene le dichiarazioni di Matteo Renzi: “Evidentemente il presidente Renzi è nervoso, perché non ha più un partito, non ha più i gruppi parlamentari. Ha solo un governo senza alcuna legittimazione democratica, cerca di far miracoli, ma l’operazione non sempre gli riesce. Per parte nostra - continua Brunetta - noi vogliamo le riforme. Più di MARTEDÌ 1 APRILE 2014 3 lui, con più serietà di lui. A partire da quella elettorale, che giace al Senato da quasi tre settimane, perché Renzi non sa come uscirne, tra impegni presi con Berlusconi e ricatti dei suoi compagni di maggioranza. Oggi cerca di cambiare gioco e di buttarla sul Senato, ma i 25-30 senatori democratici dissidenti non gli fanno dormire sonni tranquilli. #Matteostaisereno, questa volta te lo diciamo noi”. Dlm di Fabrizio d’Esposito Palazzo Madama, la Domenica delle Palme del ‘53 comincia con un segno di pace. È il 29 marzo, di mattina. La senatrice Angelina Merlin detta Lina, socialista, che cinque anni più tardi fece la legge per chiudere i casini, distribuisce infatti ramoscelli d’ulivo a tutti. Ore e ore dopo, il comunista Clarenzo Menotti sradica dal suo banco il leggìo e lo lancia contro il presidente del Senato, Meuccio Ruini. Un’arma micidiale perché la tavoletta è comprensiva di calamaio. Ruini è colpito e ferito. Viene trascinato via a braccia dai commessi. Grida: “La legge è approvata, la seduta è tolta, viva l’Italia”. Un altro senatore del Pci, Velio Spano, prende una poltroncina per scagliarla sul povero presidente ma viene bloccato in tempo. I tumulti durano da quasi un’ora. Comunisti contro tutti. Girolamo Li Causi insulta A COME ERAVAMO Vino, sputi e botte l’epopea del Senato DA MEUCCIO RUINI PORTATO FUORI DALL’AULA COLPITO DA UN LEGGÌO ALLA DECADENZA DI BERLUSCONI, DALLE UBRIACATURE MOLESTE DI GIULIANO PAJETTA ALLA MORTADELLA PORTATA IN AULA PER PRODI Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio: “Carogna, porco!”. Emilio Lussu schiaffeggia il repubblicano Ugo La Malfa. Questi risponde: “Non reagisco perché sei vecchio”. A un altro esponente del Pri, Randolfo Pacciardi, vicepresidente del Consiglio, la rottura degli occhiali provoca una seria escoriazione. Il liberale Renato Angiolillo, direttore del Tempo, e il socialista Giuseppe Casadei vengono presi a calci nel sedere. Scene di lotta fisica tra i banchi 16 MARZO 2013 IL CAVALIERE CON L’UVEITE Silvio Berlusconi vota il presidente del Senato con gli occhiali scuri. In questa legislatura decadrà dalla carica Cambio di verso 6 MAGGIO 2013 ANDREOTTI Lo scranno lasciato vuoto dal discusso senatore a vita Sul Borghese, giornale di destra, la seduta viene riassunta così: “Centodieci senatori si sono resi responsabili dei seguenti reati: ingiuria, diffamazione, violenza privata, minacce, percosse, lesioni, tumulti, distruzione di pubblici documenti, istigazione a delinquere, vilipendio al governo, oltraggio al Parlamento e attentato contro gli organi costituzionali. Se fossero centodieci cittadini qualunque, e non senatori, sarebbero stati condannati, complessivamente, a 150 anni di galera”. La rissa delle Palme a Palazzo Madama è l’epilogo dell’approvazione della cosiddetta legge truffa elettorale. Il 65 per cento dei seggi a chi prende il 50 per cento più uno dei voti. A distanza di decenni, Lessico da battaglia I contrari? Solo gufi e rosiconi di Elisabetta Ambrosi aje al professorone. Se prima l’obiettivo del premier Matteo Renzi D era il vecchio che non molla la poltrona, il politico-da-rottamare, ora il nuovo nemico è l’intellettuale codino, odoroso di ancien régime. Con tutto il suo codazzo di burocrati parrucconi, capeggiati dall’oscurantista Pietro Grasso, che osteggiano la forza sanguinosa della rivoluzione anzitutto verbale - che il premier ha sfoggiato nelle ultime ore tra interviste e conferenze stampa. APPOGGIATO dai suoi compagni di som- mossa, da Maria Elena Boschi ad Angelino Alfano. Un funzionario o dirigente pubblico nota magari qualche contraddizione nel testo di riforma del Senato e, mitemente, la fa notare? Di sicuro, dice Renzi il montagnardo, è “un burocrate che sguazza nella palude” im- panato nello stagno della politica immobile. Qualche deputato amico fa notare che magari, si potrebbe agire diversamente? Non c’è dubbio: dietro le vesti da onorevole, si nasconde in realtà un pericoloso “benaltrista”, “quelli per cui il problema è sempre un altro” ma che, in realtà, vogliono restare abbarbicati ai borbonici lussi. Qualcun altro ancora avanza dubbi sulla riuscita delle imprese dei rivoluzionari d’assalto? “Un esercito di gufi e rosiconi” che spera che l’Italia affondi, invece di fare il tifo per la neonata repubblica dalle ceneri della monarchia. Ma gli avversari più subdoli si nascondono dietro le bastiglie universitarie: sono i “professoroni o presunti tali”, più precisamente “i professionisti dell’appello”, capeggiati dal Re Sole Rodotà e dal suo vice Zagrebelsky. Quelli che dimenticano la Dichiara- Pietro Grasso Ansa zione dei diritti dell’uomo e del cittadino, alias Costituzione, unico testo su cui giura il rivoluzionario. E che dire della proposta del girondino Monti di inserire in Senato rappresentanti della società civile? Per carità, non si vorrà trasformare il Senato in “Cnel-2, la vendetta?”, roccaforte di pericolose “parti sociali e associazioni di categoria che prima ci chiedono di cambiare tutto, poi ci mandano i documenti affinché tutto resti com’è”? E MENTRE GRASSO, un passato non pro- priamente da reazionario, giura che lui non è un parruccone, anche gli amici di Robespierre l’Incorruttibile sono implacabili: al bando chi “avanza una proposta intermedia che rischia di fare ammuina, di far finta che qualcosa cambia per lasciare le cose come stanno”, ammonisce la pasionaria Boschi. “Conservatori e difensori dell’esistente ci troveranno dall’altra parte”, twitta sicuro il LA STRATEGIA Chi critica il cambiamento in corso è un “benaltrista”, un “professorone o presunto tale”, un “professionista dell’appello” giacobino Angelino Alfano. Mentre le ghigliottine sono pronte. E Napoleone, forse, è già dietro l’angolo. una legge formidabile in confronto al Porcellum e al novello Italicum. A volerla è De Gasperi e il Pci fa un ostruzionismo che sfocia nella violenza. La legge truffa è letale per due presidenti del Senato. Il primo Giuseppe Paratore si è dato alla fuga e ha abbandonato la carica di fronte alle insistenze di De Gasperi. Al suo posto, il 25 marzo, quattro giorni prima dell’approvazione, viene eletto Ruini, padre costituente e vec- VECCHIA IDEA Mussolini aveva pensato di abbattere il Palazzo, Napolitano già negli anni 80 era contrario al bipolarismo perfetto chio radicale, che poi si dimetterà a giugno. Bicameralismo tormentato Sul finire degli anni novanta, Vittorio Orefice, leggendario cronista parlamentare, scrive nella sua biografia, intitolata La Velina: “Il Senato non fa notizia perché è un doppione avanti negli anni”. Il bicameralismo è stato un tormento persino persino per la dittatura di Benito Mussolini. Dal ‘29 al ‘39, presidente del Senato è Luigi Federzoni, che nelle sue memorie annoterà sotto la voce “progettata demolizione del Senato”: “Mussolini vagheggiava ormai l’abolizione del sistema bicamerale, con l’istituzione di un’assemblea unica sul tipo anodino del novissimo Reichstag hitleriano”. Nell’autunno del 1981, l’abolizione o quantomeno una riforma radicale del Senato viene invocata invece dal comunista Giorgio Napolitano, in un editoriale sul settimanale Rinascita: “È oggi essenziale reagire al deterioramento del ruolo, della capacità di intervento, della vita del Parlamento. Occorre affrontare le questioni del bicameralismo, della composizione e dei compiti delle due assemblee, della possibilità di superare la pesantezza dell’assetto attuale”. Quell’abolizione mancata, nel pieno della Prima Repubblica, si è poi ritorta completamente contro la sinistra post-Muro. Se fosse passata infatti la norma che prevedeva la fiducia al governo da parte della sola Camera dei deputati (come del resto vuole oggi Renzi), sia Prodi nel 2006, sia Bersani nel 2013 avrebbero governato tranquillamente da Palazzo Chigi. Al contrario, da otto anni, l’aula di Palazzo Madama si è trasformata nella bestia nera del centrosinistra. L’aula maledetta del centrosinistra Il 24 gennaio 2008, a Palazzo Madama, si consuma un pezzo del dramma della caduta di Romano Prodi. Una valanga cominciata con l’addio del senatore dipietrista Sergio De Gregorio, passato a Berlusconi per tre milioni di euro. L’atto finale riguarda l’addio dell’Udeur di Clemente Mastella. Ma un mastelliano siciliano, Nuccio Cusumano, si ribella e dice sì a Prodi. Prende la parola e annuncia: “In solitudine voto la fiducia al governo”. Nello stesso momento, Tommaso Barbato, suo compagno di partito, si precipita in aula e gli grida, nell’ordine: “Pezzo di merda, traditore, cornuto, frocio”. Poi, sfregio massimo, gli sputa in faccia. Cusumano sviene. La seduta viene sospesa. Un ex an, Nino Strano, insulta anche lui il mastelliano dissidente: “Sei una squallida checca”. De Gregorio racconta di aver visto Cusumano piangere. Lo stesso Strano poi festeggia la fine di Prodi stappando una bottiglia di champagne e mangiando mortadella. Fischi ai senatori a vita e l’urlo di Quagliariello Nella Seconda Repubblica, gli insulti non hanno risparmiato neanche i senatori i vita, necessari per la sopravvivenza del Prodi 2006-08. Altre scene madri hanno per protagonisti Gaetano Quagliariello che grida “Assassini” all’annuncio della morte di Eluana Englaro e Bondi e Formigoni che vengono alle mani il giorno storico della decadenza di Silvio Berlusconi, il 27 novembre 2013. Pericolo comunista: niente alcol alla buvette Al Senato, per tradizione si cerca di evitare le sedute notturne per il tasso alcolico causato dalle frequenti visite alla buvette. Alla fine degli anni sessanta, il mitico comunista Giuliano Pajetta, fratello di Giancarlo, fu sentito, ebbro, improvvisare un osceno madrigale contro una senatrice del Pli, Lea Alcidi Bocacci Rezza. Di un senatore del Psiup, Masciale, di nome Angelo Custode, un giornalista scrisse che non reggeva il vino e ci fu un chiarimento nella sala stampa. Sancita la pace, Angelo Custode Masciale chiese un bicchiere di latte. 4 FRA UN PO’! MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Quando anche il Caimano metteva il timbro: “Fatto!” SOLO QUALCHE ANNO è trascorso da quando – era il 2008 – Silvio Berlusconi arringava in piazza la sua folla invitandola a gioire e ricordava tutti i successi da lui ottenuti accompagnando a ogni frase la parola “fatto!”. In periodo di promesse e di riforme, vale la pena ricordare le parole del Caimano: “Otto milioni di italiani hanno chiesto che il governo Prodi fosse mandato a casa. Fatto! Che non ci fosse un governo di transizione ma che si andasse subito al voto. Fatto!”. E concludeva: “Hanno chiesto che tutti i liberali, i moderati, i riformisti, i democratici che non si riconoscono nella sinistra andassero al voto uniti. Fatto!”. RENZI RALLENTA E BLUFFA L COI SOLDI DI LETTA LE SLIDE a cura di Carlo LA STRUTTURA DELLE PROVINCE RIMANE, VENGONO ABOLITE SOLTANTO LE ELEZIONI. TEMPI LUNGHI PER RIFORMA DEL LAVORO E LEGGE ELETTORALE Jobs Act il Fatto Quotidiano Di Foggia e Manuel Zeno Sotto, alcune promesse del premier Matteo Renzi Ansa a tutela del territorio ha bisogno di soldi. Li aveva già stanziati il governo Letta, ma con una delle famose slide Renzi si attribuì il miliardo e mezzo per quel capitolo. “Dal 1° aprile”, disse: l’unica novità sarebbe la creazione dell’annunciata unità di missione, ma ancora niente. Quanto al taglio alle Province, per ora, c’è l’intenzione: gli enti, commissariati e svuotati, restano in vita in attesa del ddl costituzionale che le cancellerà. Nel frattempo aumentano le poltrone: oltre 26mila i consiglieri e oltre 5mila gli assessori in Comuni e Città metropolitane. Non avranno stipendio, dice il governo: solo gettoni di presenza. Sulle riforme del lavoro e della legge elettorale, poi, il governo è ancora in alto mare, con frizioni nello stesso Pd. Abolizione Province CRITICHE E TEMPI LUNGHI Il decreto sui precari contestato dal Pd Legge delega non ancora in calendario MANCA L’ULTIMO PASSAGGIO Niente urne se il ddl è approvato entro il 7 aprile. Ma l’abolizione non c’è IL DECRETO su contratti a termine e apprendistato ha appena iniziato l’iter in Commissione alla Camera, dove c’è una maggioranza contraria al testo. La legge delega sul Jobs Act, dopo 20 giorni, da ieri è alla Camera, ma non è calendarizzata. IL GOVERNO è quasi andato sotto nel passaggio del ddl in Senato. L’ultima parola dovrà darla la Camera entro il 7 aprile. Le province vengono divise tra “aree vaste” e “città metropolitane”, in attesa di venir cancellate dalla Carta con la riforma del Senato. Nuova legge elettorale STOP IN ATTESA DEL SENATO Tutto fermo dopo il sì della Camera: prima bisogna cancellare i senatori IL PREMIER, prima dell’Italicum (passato alla Camera), vuole la riforma del Senato. Questo allunga di molto i tempi (a giugno) e mette in crisi l’accordo con Fi, che vuole procedere subito. E in caso di modifiche il testo dovrà tornare di nuovo alla Camera. Tutela del territorio RISORSE TROVATE DA LETTA Stanziamenti già previsti. Non ci sono ancora le unità a Palazzo Chigi TANTO i 3,5 miliardi per l’edilizia scolastica quanto gli 1,5 per la tutela del territorio sono soldi stanziati da Letta. Renzi ha solo promesso di creare delle unità di missione per spenderli subito e bene. Fino a ieri nessuna delle due era stata istituita. Bisogna lasciarlo lavorare o si può dissentire? MASSIMO FINI LUCIA ANNUNZIATA MARIO ADINOLFI Mediocre, volgare e sfrontato come Craxi e Berlusconi Si andrà presto a elezioni, ma lui durerà almeno vent’anni Sia cattivo, funziona solo così Con buona pace delle minoranze È TROPPO PRESTO per giudicare il Renzi premier. Quello che lascia molto perplessi è la sua assoluta mediocrità, che si è vista con grande evidenza nell’incontro con Obama: parevano due persone qualunque. Ma quelle sul segretario del Pd sono perplessità che risalgono a prima che diventasse presidente del Consiglio. Questa sua volgarità fiorentina, questo suo credersi indispensabile, questo continuo ammonire “se non si fa come dico io lascio la politica”, sono robaccia che avevamo già abbondantemente visto, e che probabilmente vedremo in futuro. La sfrontatezza di un leader politico poi non ci ha mai portato bene: penso a quella di Craxi, e naturalmente a quella di Berlusconi. Cavour, De Gasperi o Scelba non erano sfrontati, perché erano statisti, che non avevano bisogno di fare politica-spettacolo. Per quanto riguarda il futuro, io temo che Renzi durerà, semplicemente perché questa classe politica ha tutto l’interesse a chiudersi nella sua cittadella istituzionale. Sa bene che se ne esce rischia di non tornarci. Non dimentichiamoci che siamo vicini a un’astensione del 50 per cento, e questo rende incerto qualsiasi sondaggio, qualsiasi percentuale. Andare al voto è pericoloso, per tutti. E quindi è probabile che i partiti salveranno Renzi per salvare se stessi. Giornalista e scrittore RENZI VA LASCIATO LAVORARE perché è obbligatorio lasciar lavorare un premier. Dopodiché va lasciata piena libertà anche alla pubblica opinione di fare domande e di avere dubbi, perché siamo una democrazia fondata sui controbilanciamenti dei poteri. Quanto al giudizio sulle sue prime settimane al governo, la valutazione va separata in due parti. Il Paese ha un bisogno massimo di cambiamento, ma altrettanto forte di trasparenza e chiarezza su ciò che sta accadendo: a partire da quali riforme si stanno avviando e con quali effetti. La seconda parte della valutazione ha invece a che fare con il bisogno politico di consolidamento che ha il premier. Renzi è forte di una leadership quasi “intuitiva”, ma è salito al potere con le istituzioni arrivate al collasso. Il prezzo di questo passaggio è stato contraddire una sua promessa: arrivare al governo solo tramite elezioni. Per consolidare il suo potere Renzi deve rompere, per continuare a dimostrare di essere il nuovo, il rottamatore. Da qui le forzature. Ma gli interessi del premier e quelli del Paese non coincidono in pieno. Renzi, dal suo punto di vista, si sta muovendo nel modo giusto. Ma il Paese ha bisogno di capire meglio il suo progetto. Quanto durerà? Secondo me, per i prossimi vent’anni. Ma non escludo che per passare il collo di bottiglia di questa prima fase porti l’Italia molto presto a nuove elezioni politiche, magari dopo un buon risultato alle europee. Il voto, per quel che mi riguarda, sarebbe un necessario toccasana per tutti. Direttore Huffingtonpost.it PER PRIMA COSA Renzi deve evitare compromessi o strade mediane, perché lui funziona solo in una dimensione conflittuale. Lo dico da renziano della prima ora, da renziano “cattivo”. Lui deve giocarsi la partita del governo come quelle delle primarie 2012: andare dritto, senza preoccuparsi di concedere qualcosa alle minoranze, perché non gli servono scelte del gendere. E allora deve puntare a incassare almeno l’Italicum alla Camera: i numeri per fare la riforma del Senato, con una doppia lettura costituzionale, non ci sono, non ce la può proprio fare. Sono convinto che il premier, che è tutto tranne che ingenuo, lo sappia bene. Dopodiché io sono convinto che il Renzi politico durerà a lungo: per i prossimi anni il tema politico sarà il referendum pro o contro di lui. Quello che non può durare è questo governo, o meglio questo assetto, con mezzo partito a suo favore e l’altro no, l’appoggio di Alfano. Uno scenario che è l’esatto contrario del renzismo, e che lui non può reggere a lungo. Per questo, sono convinto che nei prossimi mesi, massimo nel 2015, si voterà per le politiche. Dipende anche da quanto il Pd prenderà alle europee. Renzi le vincerà solo se riuscirà a mettere gli 80 euro nelle buste paga, mi pare evidente. Giocatore di poker, ex deputato Pd CARTA STRACCIA il Fatto Quotidiano Libertà e Giustizia, nuove adesioni: Fo, Strada e La Valle Il professore DOPO LE ADESIONI di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio al manifesto di Libertà e Giustizia “Verso la svolta autoritaria”, arrivano anche quelle del premio Nobel Dario Fo, del fondatore di Emergency Gino Strada e di Raniero La Valle, presidente dei Comitati Dossetti. Tre nomi di lustro che si vanno ad aggiungere alla lista dei primi firmatari, che conta nomi del calibro di Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare e tantissimi giuristi e intellettuali italiani. Crescono anche le adesioni in Rete, MARTEDÌ 1 APRILE 2014 con migliaia di commenti sul web e sui principali social network. “Bisogna fermare subito questo progetto – si legge nell’appello – e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a ren- 5 dere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone”. Stefano Rodotà “Renzi è solo un insicuro E non ci rottamerà” La discussione non può ridursi al “prendere o lasciare”. Matteo Renzi usa toni ultimativi, non gli piace la critica perché si disturba il manovratore. Non è la prima volta: quando c’era stata una presa di posizione, molto moderata, sulla legge elettorale aveva parlato di “un manipolo di studiosi” con un tono di sostanziale disprezzo. Però non gli riesce di rottamare la cultura critica: è un pezzo della democrazia. Le reazioni che ci sono state a questo appello dimostrano che la nostra non è una posizione minoritaria: è una rottamazione difficile. “Ho giurato sulla Carta, non su Zagrebelsky e Rodotà”: significa “non mi curo di loro” oppure “non sono i depositari della verità costituzionale”? Che Renzi pensi che noi non siamo i depositari della verità è assolutamente legittimo. Però non può nemmeno dire: “Ho giurato sulla Costituzione e dunque sono io il depositario della verità”. La storia è piena di spergiuri. Se ritiene che il terreno proprio sia la Carta, allora discuta. Ci vuol tempo a fare discussioni. E ora è in voga il mito della velocità, la politica futurista. I tempi della democrazia sono anche quelli della discussione. Proprio perché la democrazia è in grande sofferenza, si dovrebbero costruire ponti verso i cittadini. Non si è sentita una parola, in questo senso. Ho avuto la fortuna di essere amico di Lelio Basso, cui si deve anche l’articolo 49 della Costituzione sui partiti politici: Basso ha sempre detto “dobbiamo discutere”. E su quel tema una discussione ci fu, eccome. Non a caso c’è, in quell’articolo, la mano di un grande giurista, che non aveva paura né del confronto né di avere con sé il meglio della cultura giuridica. Questo c’è dietro Il professor Stefano Rodotà Dlm di Silvia Truzzi COSE DA MATTI ice il presidente del Consiglio con le mani in tasca di aver “giurato sulla Costituzione, non sui professoroni”. E dunque abbiamo interpellato Stefano Rodotà, uno dei professoroni firmatari dell’appello di Libertà e giustizia, eloquentemente intitolato “Verso una svolta autoritaria”. D Professor Rodotà, si sente un po’ professorone? Sono un vecchio signore che qualche libro l’ha letto e un po’ conosce la storia . Questi modi hanno un retrogusto amaro. “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”: ecco, non siamo a questo, ma il rispetto per le persone e per le idee male non fa. C’è, dietro l’atteggiamento sprezzante di Renzi, una profonda insicurezza. Altrimenti il confronto non gli farebbe paura. Potrebbe parlare con dei buoni consiglieri e poi argomentare: il confronto andrebbe a beneficio di tutti. Direttamente s’interviene su un terzo della Costituzione, indirettamente su tutto il sistema delle garanzie. Per i cittadini esprimere la propria opinione è un diritto, per chi si occupa di questi temi intervenire è un dovere. Dal Friuli con furore Sindrome “Repubblica”: si scorda le sue firme S e Beppe Grillo non avesse firmato l’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria” impressa da Renzi, forse i lettori di Repubblica non ne sarebbero mai venuti a conoscenza. Come accaduto altre volte, il quotidiano di Ezio Mauro dà le notizie per induzione. Ha scelto di non pubblicare il testo – eppure, tra i primi firmatari figurano Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Nadia Urbinati, Salvatore Settis, Sandra Bonsanti, nomi che i lettori del quotidiano di largo Fochetti conoscono bene, visto che ne sono tutti editorialisti prestigiosi - ma nell’edizione di ieri un articolo senza firma raccontava dell’adesione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. A cosa? A un appello avanzato dalle firme di Repubblica, pubblicato dal Fatto, e ignorato dal loro giornale. L Il premier dimostra di non avere orizzonti ampi. Alza i toni, urla e dice “me ne vado”. Ma chi si alza e se ne va, svela insicurezza. Un aut aut minaccioso. Mettiamo insieme la debolezza di Renzi e la scelta di Berlusconi come suo alleato, con cui pensa di potere fare questo tratto di strada. Il Pd può accettare a capo chino questa strada? Nessuno si pone il problema. Dicono: “Sta piovendo, cosa ci possiamo fare?” Almeno potrebbero comprare un ombrello! Ci mette la faccia, ripete spesso. lo abbiamo fatto anche noi firmatari dell’appello Se pensa di affermare una supremazia, sbaglia La verità è che lui ha paura del confronto Vietato contraddire un anno Serracchiani cambia già orizzonte: Bruxelles. Il Friuli le sta a frangetta invece dei bafstretto. Grazie a quei 13 minuti di fetti. Sono questi i nuovi gloria viene candidata alle Europee. del Pd di Renzi? Prendete DeE l’elettorato Pd la premia con bora Serracchiani. Accendi la tv 144.558 voti. Parlamentare euroal mattino e te la trovi davanti. peo a 39 anni. Giovani come DeAl tg rieccola. Ti accompagna bora, spera qualcuno, manderanno fino a sera con il suo sorriso che in pensione le vecchie cariatidi della non capisci se in fondo ti derida. politica che vedono Bruxelles come Se ti voglia quasi mordere, coun parcheggio. Dove si fa poco e si me ha fatto con il presidente del Debora Serracchiani Ansa guadagna molto. Ma a lei nemmeSenato, Pietro Grasso, liquidato no l’Europa basta: il 21 ottobre 2009 come uno scolaretto che non rispetta la disci- viene eletta segretario Pd del Friuli Venezia-Giuplina di partito. È sempre lì, tanto che ti chiedi se lia. Bruxelles, Udine e Roma. È questo il nuovo? abbia trasferito l’ufficio di governatore del Friuli Debora mantiene la frangetta, ma comincia una Venezia Giulia a Roma, Saxa Rubra. metamorfosi dei modi. L’entusiasmo degli esordi lascia spazio a un piglio deciso che zittisce chi TUTTI se la ricordano catapultata sulla ribalta osa contraddire. Come certi politici vecchia manazionale nel 2009 con un discorso da rottama- niera. Serracchiani è un rullo compressore. E trice ante-litteram all’assemblea Pd. Era il 21 mar- presto anche l’Europa le sta stretta. Prima ventila zo, bastarono 13 minuti per segnare la primavera una candidatura alle primarie per la segreteria di Debora. Per farla diventare leader nazionale e Pd. Poi nel 2013, lasciando a metà il mandato cucirle addosso l’etichetta di nuovo. Ma a leggere europeo per il quale si era impegnata con gli eletil curriculum di Serracchiani – se sfugge la data tori, si candida alle Regionali del Friuli. Presidi nascita, 1970 – viene il dubbio di trovarsi da- dente di Regione, un impegno a tempo pienisvanti un’ottantenne, tante sono le poltrone ac- simo. Ma Serracchiani riprende la spola tra Udicumulate. Nel 2006 viene eletta al consiglio pro- ne e Roma, un presenzialismo che non si capisce vinciale di Udine. Carica riconfermata nel 2008 se serva a promuovere la Regione o la carriera (con l’aggiunta di segretario cittadino Pd). Ma in personale. Dopo un mese è nominata respon- “Non ci sto a fare le riforme a metà. O si fanno le riforme, o me ne vado”. Può voler dire “mi assumo la responsabilità”. Ma non può significare “da questo momento in poi detto le regole, i tempi, i modi e poiché la faccia ce la metto io mi dovete seguire”. La democrazia non funziona così. E poi anche noi, LA SFIDA i firmatari del famigerato appello, ci abbiamo messo la faccia. Nel diaAL PREMIER logo, siamo in condizioni di assoDice che ci mette la faccia, luta parità. Se vuole affermare una posizione di supremazia, sbaglia. Il senso di Debora per le istituzioni di Ferruccio Sansa un’impresa costituzionale, non la fretta, non i consiglieri interessati o i saggi improvvisati. sabile nazionale Pd per i Trasporti e le Infrastrutture. Regnava Guglielmo Epifani. A dicembre Matteo Renzi la conferma. Impossibile metterla in discussione, Serracchiani è il nuovo. Fino all’ultimo capitolo: dal 28 marzo ha la poltrona di vice-segretario Pd. Altro impegno full time. Serracchiani esordisce con piglio energico. Prende per l’orecchio il presidente Grasso che osa mettere in discussione la riforma Renzi del Senato: deve rispettare le decisioni del Pd. Punto. UNA FRASE che ti fa pensare ai baffetti di Massimo D’Alema. Ma adesso è tempo di frangette. E allora ti chiedi in che cosa siano diversi i Renzi-boys (o girls). Gente che, come i predecessori, ha lavorato una manciata di anni (molti nemmeno quelli, leggete i curricula dei ministri) prima di diventare politici di professione. Nuovi potenti che fanno collezione di poltrone, ma spesso hanno gli stessi titoli dei loro coetanei laureati che fanno la coda per i concorsi di vigile. Sembra più giovane l’ottantenne senatore a vita Carlo Rubbia che in un’intervista a Repubblica dice: “Non mi preoccupa la mia morte. Le cose sono e continueranno a essere, resterà ciò che abbiamo costruito, l’amore che abbiamo saputo offrire, l’amore che abbiamo meritato. Vado avanti come se niente fosse, imparerò quello che ancora riuscirò a imparare”. Questo è un giovane! Non è il primo politico che usa toni da uomo della provvidenza. Sono sempre molto diffidente, quando si afferma “dopo di me il diluvio”. In questi anni la politica italiana, ancor prima di Renzi, è stata condotta all’insegna dell’emergenza. Non si va alle elezioni, c’è bisogno del governo Monti e via dicendo: i progetti che c’erano dietro questa logica sono falliti. Una circostanza è stata quasi ignorata: si vogliono fare le riforme durante un mandato in cui il Parlamento è fortemente delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. La non elettività del Senato, poi, diminuisce il potere dei cittadini di esprimersi: un “restringimento” democratico di cui si parla molto poco. Per questo era indispensabile la nostra presa di posizione. Il discorso sulla delegittimazione politica del Parlamento non nasce come argomento contro Renzi. Alcune persone – Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare e mi permetta: anche il sottoscritto – vanno ripetendo questo concetto da tempo. Il cuore della sentenza è la mancanza di rappresentatività del Parlamento. Ora bisognerebbe dire: ci sono mille ragioni, emergenza, fretta, i segnali da dare al mondo intero, per cui il Paese ha bisogno di riforme. Non è solo necessario coinvolgere un’ampia maggioranza, ma anche consentire a quel Parlamento scarsamente rappresentativo di essere coinvolto il più possibile. E aprire alla discussione pubblica: non dico che questo compensa il deficit di legittimazione, ma almeno tutti coloro che non sono rappresentati possono avere diritto di parola. Mi pare evidente che ci sia l’intenzione di far approvare le modifiche costituzionali con la maggioranza dei due terzi, in modo da impedire un possibile referendum: è un pessimo segnale. Il fatto che un Parlamento con questo grave deficit voglia mettere mano così pesantemente alla Carta, è un azzardo costituzionale: non può essere ignorato. Si pensa di abolire il Senato come se si dovesse cambiare il senso unico di una strada di Firenze. Una pericolosa semplificazione: mancanza di strumenti o di cultura istituzionale? C’è stata una regressione culturale profonda. È questo tipo di semplificazioni che introduce elementi autoritari. Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti? @silviatruzzi1 6 PROFONDO NORD MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Torino, Mussolini non è più cittadino onorario IL DUCE Benito Mussolini non è più cittadino onorario di Torino. Dopo oltre un’ora e mezza di discussione, più volte interrotta, ieri il Consiglio comunale di Torino con 29 voti a favore, tre contrari e tre astenuti, ha deciso la revoca della cittadinanza onoraria concessa al duce nel 1924. Durante il dibattito si sono registrati alcuni momenti di bagarre in aula quando i consiglieri della Lega hanno srotolato in segno di protesta una bandiera dell’Urss. Il radicale Silvio Viale, dal canto suo, ha esposto una bandiera con la Stella di David. Hanno il Fatto Quotidiano votato a favore, oltre al sindaco, Piero Fassino, il Pd, Sel, Centro Scanderebech, Moderati, M5s, Idv, Alleanza per la città. Hanno espresso voto contrario Forza Italia e Fratelli d’Italia. Astenuti Nuovo centrodestra, Lega e Torino Libera. “Ci sono que- Il cantiere della Pedemontana a Solbiate Olona in provincia di Varese Ansa stioni più urgenti da affrontare per i cittadini”, hanno ribadito anche al termine del voto i consiglieri del Carroccio, in particolare il capogruppo Fabrizio Ricca, che ha ricordato come Torino ancora oggi dedichi uno dei suoi corsi all’Unione Sovietica. Il colloquio Francesco Saverio Borrelli “D’Ambrosio? La politica fu l’unico sbaglio” di Antonella Mascali rancesco Saverio Borrelli era il procuratore di MiF lano per eccellenza e ancora oggi, a oltre vent’anni da Tangentopoli, tutti lo chiamano procuratore, anche se è nel ruolo di procuratore generale che pronunciò in aula magna quel “Resistere, resistere, resistere” passato ormai alla sto- ni Pulite è fuori discussione, era un punto di riferimento per le indagini contro la corruzione”. Avendo messo sotto inchiesta il gota politico-imprenditoriale-finanziario erano pieni di nemici. “CON D’AMBROSIO abbiamo attraversato periodi difficili non soltanto per la delicatezza dei reati e per il tipo di persone MANI PULITE coinvolte, ma anche perché il miANNI DIFFICILI nistero della GiuIl ministero stizia non ci vededella Giustizia va di buon occhio. Abbiamo non ci vedeva affrontato diverdi buon occhio se ispezioni straordinarie, inAbbiamo affrontato dagini a nostro diverse ispezioni carico e procediLA SOCIETÀ, CHE GESTISCE L’INFRASTRUTTURA STRATEGICA PER EXPO, AVVERTE: SE menti disciplinastraordinarie ri finiti in nulla. PER IL 9 APRILE NON ARRIVERANNO I FINANZIAMENTI SI CHIUDERANNO I CANTIERI Abbiamo dovuto combattere anria. È stato lui ad affidare a Ge- che contro ‘il fuoco amico’. di Davide Milosa to. Ovvero la tratta A, da Cas- arrivano”. A far di conto man- detto che Renzi non ha ancora rardo D’Ambrosio, procura- Ma tutto è stato affrontato con sano Magnago a Lomazzo cano 200 milioni, ma anche un ricostituito il Cipe - ha detto Rotore aggiunto negli anni No- molta serenità, Gerardo era el mirino le banche (comprese le tangenziali di Co- finanziamento soci da 38 milio- berto Maroni -. Se non lo farà vanta, scomparso domenica, molto equilibrato”. e i soldi che non ar- mo e Varese) e la tratta B1, da ni. Il punto vero, però, sono le entro il 31 marzo c’è il rischio il coordinamento del pool di C’è un punto che sta molto a rivano. Un finan- Lomazzo a Lentate sul Seveso. banche. Anche perché, spiega che si blocchino i cantieri della cuore a Borrelli mentre ricorMani Pulite. ziamento ponte di Agnoloni, se sul piatto non ar- Pedemontana”. L’ingranaggio da D’Ambrosio: il suo rigore 200 milioni che gli istituti di MARZIO AGNOLONI , ad di Pe- rivano i soldi, Cal, la società sembra essersi inceppato. E QUANDO GLI CHIEDIAMO di magistrato: “Non esitava a credito continuano a prorogare demontana, nonché presidente concedente legata a Infrastrut- questo a pochi giorni dallo scancosa gli viene in mente come professarsi uomo di sinistra e di tre mesi in tre mesi. Risultato: di Serravalle, società a parteci- ture Lombarde, non può sbloc- dalo giudiziario su Infrastruttuprima cosa pensando a lui, allo sensibile al sociale, ma queste i cantieri lombardi gestiti da Pe- pazione pubblica e socio di care il contributo pubblico già re che ha messo in luce i grandi “zio Gerry”, non ha dubbi: “La sue inclinazioni culturali non demontana, opera strategica maggioranza, due mesi fa era stanziato con un aumento che ritardi e le criticità sul mega apgenerosità, la sua disponibilità hanno mai interferito nelle per l’Expo 2015, rischiano se- stato chiaro: “Se Unicredit, In- passa dal 35% all’80%. palto della Piastra, la struttura all’ascolto, oltre che le sue valutazioni giudiziarie. Non riamente di chiudere. L’allar- tesa, Popolare di Milano, Ubi e sopra la quale saranno montati i ho mai percepito nei suoi atgrandi doti professionali”. me, lanciato a gennaio dall’am- Mps non rinnovano il contratto SOTTO ACCUSA anche il gover- capannoni dell’Esposizione La memoria del procuratore teggiamenti e nelle decisioni ministratore delegato della so- di finanziamento scaduto, Expo no e il Piano economico finan- universale. L’appello del Cda è Borrelli, lo chiamiamo così che prendeva elementi spuri, cietà che gestisce Pedemonta- rischia di fallire”. Il messaggio è ziario che, denuncia Pedemon- chiaro: “E’ necessario l’impegno anche noi, va, inevitabilmen- ma puramente giuridici e fatna, è stato ratificato ieri sera dal esplicito: “Le banche tornino a tana, non è stato ancora appro- di tutti”. Anche perché al centro te, all’inizio della fine della tuali. È un riconoscimento Cda che mette le istituzioni da- fare le banche”, tanto più che vato dal Cipe. Un particolare sul della contesa, oltre a Expo, c’è il Prima Repubblica: “Ho lavo- che si deve alla sua onestà invanti a un drammatico aut aut: un’opera come Pedemontana quale, pochi giorni fa, è tornato destino di oltre tremila lavorarato con D’Ambrosio diversi tellettuale”. se i soldi non arrivano entro il 9 ha “una redditività altissima, il presidente di Regione Lom- tori che ogni giorno operano sui anni, la sua importanza in Ma- Non ha, però, condiviso la aprile prossimo si chiude. Tut- eppure i denari già stanziati non bardia. “Il ministro Lupi mi ha cantieri autostradali. scelta di entrare in politica come senatore del Pd: “Personalmente sono contrario ai magistrati, o ex, in politica. Si dà l’occasione ai critici di dire: ‘Ah! ecco perché ha deciso così’. Ma ribadisco che mai 4500 NOMI PER IL 1° TURNO DELLE EUROPARLAMENTARIE SUL WEB. LOMBARDI: “TROPPI IN CORSA SOLO PER LA POLTRONA” D’Ambrosio si era lasciato guidare da intenti diversi dalla berta Lombardi, prima capogruppo di 5 Stelle alla Ca- cula. “Dovevate renderli obbligatori” la lamentela difdi Luca De Carolis ricerca della verità e dall’apmera, a lanciare un avviso ai naviganti su Facebook: “La fusa. Mal di pancia anche per i tempi stretti (“come si fa plicazione della legge”. a grande corsa dei candidati ignoti, tra proteste ‘candidite’ a Roma è malattia assai diffusa, troppe per- a scegliere in poche ore?”). Vito Petrocelli, senatore luLa differenza tra ieri e oggi contro il regolamento, cattivi pensieri e avvisi di sone con la speranza di una poltrona. Tranne una qua- cano: “In Basilicata avevamo una cinquantina di canemerge quando ricorda l’unipericolo. Quelli dei parlamentari grillini, preoccupati rantina (a dir tanto) di attivisti conosciuti sul territorio, didati, un numero proporzionato. Ho saputo di persone tà che c’era ai suoi tempi: “Lada infiltrazioni e “furbetti”. Già, perché si sono presen- gli altri 700 hanno ceduto al richiamo del bottone della che altrove si sono proposte ai parlamentari via Twitter: voravamo come si fa in una tati in 4.500 al primo turno delle Parlamentarie di Cin- candidatura alle europarlamentarie”. Da qui l’invito a spiacevole e controproducente”. Sullo sfondo, una frase camera di consiglio. Ci riunipostata da Grillo sul suo blog: “Tentativi di cordate al que Stelle per le Europee. Una consultazione sul web “votare solo dopo aver preso informazioni”. vamo nel mio ufficio periodifine dello scambio di voti sono vietate”. Messaggio concome prima scrematura degli aspiranti candidati, svolcamente o tutti i giorni. C’era tasi ieri dalle 10 alle 21. Gli iscritti potevano scegliere LINEA SIMILE per un altro ex capogruppo, il siciliano tro accordi sui territori, indirizzato a quei parlamentari una grande condivisione di laindaffarati nel promuovere attifino a 3 nomi nella propria regione. Il più votato è stato Riccardo Nuti: “Dopo l’esperienza avuta con voro. Tranne che con una colvisti verso il voto. Si profila un ammesso alle liste finali. Secondi e terzi se la gioche- certa gente eletta in Parlamento che non ha lega (Tiziana Parenti, ndr) c’ealtro strappo in Senato: Bartoloranno nel secondo turno, diviso per macro circoscri- rispettato gli impegni, spero che gli iscritti VOTO IN RETE meo Pepe è dato prossimo alle zioni (Nord Est, Nord Ovest e così via). La lista finale pongano più attenzione durante la scelta”. ra intesa perfetta fra pm. Quedimissioni, direzione Gruppo verrà vidimata da un gruppo di parlamentari ed eletti, Parole che sono anche una stilettata agli sto non significa che non si diGli iscritti potevano Misto. Oggi invece Beppe Grillo che verificherà parametri come l’assenza di precedenti espulsi siciliani, Campanella e Bocchino. scutesse, ma non c’erano ostidebutta a Catania con il suo tour penali. Le maglie del regolamento erano piuttosto lar- Proprio Campanella ironizza: “Parlamentalità, invidie, la procura era scegliere fino a tre nomi “Te la dò io l’Europa”. Lo spetghe: si potevano candidare tutti gli iscritti a M5S entro il rie come un concorso ministeriale”. Un demolto coesa”. Non come oggi nella propria regione tacolo è stato spostato dal Pala31 dicembre 2012, di almeno 25 anni d’età “non dif- putato: “La democrazia dal basso è un nostro che il procuratore Edmondo catania al meno capiente Teatro fidati, non svolgenti cariche elettive e non facenti parte principio, ma servono norme più stringenBruti Liberati viene denunciaQuesta sera Grillo Metropolitan, ufficialmente per di liste per le Amministrative”. E allora è stato assalto al ti”. Invocate anche da tanti attivisti sul web, to al Csm dal procuratore agmotivi tecnici. Dal Pd sarcasmo carro per Bruxelles. Esemplare il confronto con le Par- dove ieri sono circolate cifre sui candidati: giunto Alfredo Robledo... “La debutta a Catania “sulla scarsa prevendita”. lamentarie per le scorse Politiche, quando a candidarsi oltre 600 in Lombardia, 491 in Sicilia, 470 in prego, non mi faccia comcon il suo spettacolo furono in 1.400. Abbastanza per spingere la romana Ro- Campania. Proteste per la scarsità di currimentare, non è elegante”. Twitter @lucadecarolis NIENTE SOLDI DALLE BANCHE PEDEMONTANA VERSO IL BLOCCO N Il virus della “candidite” colpisce M5S L “ ALL’ITALIANA il Fatto Quotidiano Non ha mai dichiarato i redditi. La finanza gli confisca 15 milioni di Marco Lillo on è la prima volta che il conflitto di interessi del professor Giulio Tremonti fa discutere. E’ successo già per l’operazione Bell-Telecom, per il caso Unipol-Fonsai e per il caso Unicredit-Brontos. Stavolta però è la Procura della Repubblica di Milano a porsi domande sugli incroci tra l’attività pubblica dell’ex ministro dell’economia e le attività private dello studio da lui fondato e con sede in via Crocefisso 12 a Milano in un immobile di proprietà della sua società, la Immobiliare via Crocefisso Spa. Il pubblico ministero di Milano Roberto Pellicano sta valutando con attenzione il ruolo giocato nell’operazione Finmeccanica-Drs nel 2008-2009 dallo studio fiscale Vitali Romagnoli Piccardi & Associati, fondato da Giulio Tremonti, e lasciato dal tributarista di Sondrio quando era ministro nel Governo Berlusconi. N L’INCHIESTA della Procura di Milano, che per adesso non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati, riguarda una parcella da 2,4 milioni più Iva percepita dallo studio che oggi è tornato ad avere tra i suoi partner anche Giulio Tremonti, per la consulenza sulle problematiche fiscali della più grande acquisizione realizzata da una società pubblica in Italia. L’incarico era condiviso con lo studio della società di revisione Ernst & Young. I due studi fiscali per l’operazione Drs hanno emesso distinte fatture. Ernst & Young Studio legale e tributario ha incassato 400 mila euro il 31 luglio del 2008 più 800 mila euro il 30 gennaio 2009 e altri 400 mila euro il 20 marzo del 2009 per un totale di 1,6 milioni più iva. Mentre lo studio Vitali Romagnoli Piccardi & Associati ha incassato 2,4 milioni più iva in unica soluzione il 13 marzo del INDAGINE A MILANO Il Tesoro era scettico sull’operazione L’ex dirigente Cola rivela: Guarguaglini assoldò i legali tremontiani e Ernst&Young 2009 su fattura emessa appena 40 giorni prima, il 2 febbraio 2009. La storia inizia nel 2008 quando al Governo c’è Berlusconi e il ministro dell’economia Giulio Tremonti, almeno secondo i rumors riportati dai commentatori, non è entusiasta dell’operazione di acquisizione tanto desiderata da Pierfrancesco Guarguaglini. Il presidente di Finmeccanica vuole spostare verso l’Atlantico il baricentro del gruppo quotato in borsa ma controllato dal ministero IO NON CHIEDEVO niente allo Stato e lo Stato non deve chiedere niente a me”. Era la filosofia di un uomo di 80 anni, M.M., che per il fisco era un “fantasma”. Per una vita infatti ha eluso i controlli, riuscendo ad accumulare un patrimonio di 15 milioni di euro, quasi totalmente investito in due palazzine, una ad Ardea, sul litorale laziale, e una nel quartiere romano di Tor Vergata, dove sorge l’Università Roma Tre. Solo negli ultimi 10 anni aveva incassato oltre 3 milioni di euro dall’affitto in nero delle sue 47 abitazioni, quasi sempre affittate a studenti. Cifre milionarie che ora sono state confiscate dalla Procura di Velletri e dunque restituite alla collettività. A incastrare l’evasore è stata una verifica fiscale condotta lo scorso anno dalla Guardia di finanza di Pomezia. Dalle indagini delle Fiamme gialle è emerso il profilo criminale dell’uomo che da sem- Affare Finmeccanica, inchiesta sulle fatture dello studio Tremonti CONSULENZA DA 2,4 MILIONI AI SOCI DELL’ALLORA MINISTRO PER IL MAXI-ACQUISTO DI DRS, UNA SOCIETÀ AMERICANA FARINETTI “Facciamo del sud un unico Sharm El Sheik” er me nel Sud c’è una sola roba da fare: un unico Sharm El Sheik, doP ve ci va tutto il mondo in vacanza”. Parola di Oscar Farinetti, patron di Eataly e guru di Matteo Renzi, che così si è espresso ieri nel faccia a faccia con Andrea Scanzi su Reputescion (La3 Tv). Farinetti ha spiegato la sua teoria: “Il Sud è uno dei posti più belli del mondo: facciamo venire tutti i turisti del mondo lì. Aprirei a tutte le multinazionali del mondo affinché vengano a farlo. Concederei loro agevolazioni fiscali bestiali, non farei pagar loro le tasse per 10 anni. L’importante è che assumano tutti italiani, che usino prodotti alimentari italiani, tavoli, sedie italiane… farei enormi agevolazioni fiscali per le startup”. Poi la conclusione: “Il problema per cui non vengono ha un nome semplice: mafia. Hanno paura di quello”. La ricetta di Farinetti ha suscitato un’ondata di reazioni non proprio affettuose, soprattutto dal Sud. L’idea non è però così nuova. Ci aveva già pensato il ministro Tremonti: “Vendiamo la Sardegna. É un’isola lontana, non serve a nessuno. Diamo 48 ore di preavviso alla popolazione e poi gli diciamo: Siete stati venduti ai tedeschi”. C’è solo un piccolo particolare: non era il Tremonti vero, ma Corrado Guzzanti. Che scherzava. Farinetti, no. dell’economia. Così Guarguaglini si affida a Lorenzo Cola, un consulente che vanta solide entrature nei servizi italiani e negli Stati Uniti nonostante i tatuaggi e il look originale. Alla fine il 13 maggio 2008 Finmeccanica acquista Drs mettendo sul tavolo 5,2 miliardi di dollari pari a 3,4 miliardi di euro. La società è un grande fornitore delle forze armate statunitensi, con un fatturato di 2,8 miliardi di dollari, sede nel New Jersey e circa 10 mila dipendenti, ma si rivelerà un pessimo affare. Giulio Tremonti aveva visto giusto ma, dopo un primo periodo in cui aveva manifestato la sua contrarietà all’operazione, secondo Cola, non si oppone. Tra il prima e il dopo, annota maliziosamente Cola nel suo interrogatorio con i pm romani, c’era stato il contratto con lo studio di Ernst & Young, guidato da Giuseppe Mongiello, presentato a Cola da Guarguaglini nel 2006, e lo studio Vitali Romagnoli Picardi. Dopo avere raccolto le dichiarazioni di Cola, il pm romano Paolo Ielo ha trasmesso le carte a Milano per competenza. La parcella da 4 milioni più Iva allo studio fondato dall’ex ministro e a quello dell’amico di Cola ha influenzato in qualche modo l’operazione da 3,4 miliardi? A questa domanda do- MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Mongiello, l’uomo che fu presentato a Cola da Guarguaglini nel 2006 e che poi ha seguito insieme a Cola anche l’operazione Digint. Cola è stato arrestato la prima volta nel luglio 2010 per riciclaggio e ha patteggiato 3 anni e 4 mesi proprio per la vicenda Digint. Poi è stato riarrestato nel 2011 per il caso Enav. Solo per l’operazione Drs, una società che ora ha dimezzato il suo valore secondo gli analisti, il consulente di Guarguaglini ha incassato 16,6 milioni di dollari. Una parte sono finiti in Svizzera dove erano gestiti da un ex dipendente dello studio di Ernst & Young. Giulio Tremonti, sentito ieri dal Fatto su quella parcella da 2 milioni dice solo: “Non so nulla”. Quanto alla sua posizione sul caso Drs rinvia “a quanto è stato scritto sulla stampa all’epoca”. Sui rapporti con l’allora ministro, Lorenzo Cola aveva già raccontato in un precedente interrogatorio del 22 dicembre 2010: “Andai dal Ministro Tremonti, nel periodo primavera/estate 2009, al se- isogna levare quelle donne che sono in mezzo alla B strada”. Dice proprio così, il senatore Antonio Razzi: vuole legalizzare la prostituzione. La proposta di legge è già pronta, ha in calce la sua firma. Basta prostitute: largo alle “operatrici di assistenza sessuale”. In pratica, si tornerebbe alle “case chiuse”. Perché “tutte quelle donne mezze nude sono una cosa insopportabile da vedere”, spiega Razzi. E come si legge nel testo della legge, “creano pericolo al regolare svolgimento del traffico”. Senatore, da dove nasce la sua idea? Tornato dalla Svizzera, ricordo la prima volta che ho fatto via Salaria, a Roma. Ho dovuto chiudere gli occhi di mia moglie: stavano tutte in costume, ma lì il mare non c’era (ride, ndr). La legge l’ho scritta durante la quindicesima legislatura (l’at- pre ha vissuto nell’illegalità, fin da quando era minorenne. In passato ha avuto undici condanne per furto, una per ricettazione e due per reati edilizi. Tramite la cementificazione abusiva era riuscito, a cavallo tra gli anni 60 e 70, a tirare su intere palazzine, poi condonate negli anni successivi. DALLA PRIMA di Marco Travaglio on quali poteri? Niente più fiducia ai governi né seconda lettura sulle leggi: il Senato però voterà ancora sulle leggi C costituzionali, sul capo dello Stato, sui membri del Csm e della Consulta (ma con quale legittimità democratica, visto che non sarà eletto?), ed esprimerà un parere non vincolante su ogni legge ordinaria votata dalla Camera. Ma come faranno i governatori, i sindaci e i consiglieri a fare il proprio lavoro nelle regioni e nelle città e contemporaneamente a esaminare a Roma ogni legge della Camera? Renzi racconta che la riforma farà risparmiare tempo e denaro. Mah. Sul tempo: le peggiori porcate, come il lodo Alfano, sono passate in meno di un mese. E chi l’ha detto che all’Italia servono più leggi? Ne abbiamo almeno 350 mila, spesso pessime o in contraddizione fra loro. Andrebbero ridotte e accorpate, non aumentate. Quanto al denaro, lo strombazzato risparmio di 1 miliardo all’anno in realtà non arriva a 100 milioni: la struttura resterà in piedi, spariranno solo i 315 stipendi (ma bisognerà rimborsare le trasferte dei nuovi membri). Perché non dimezzare il numero e le indennità dei parlamentari, conservando due Camere elettive con compiti diversi (tipo Usa) e con 315 deputati e 117 senatori pagati la metà, risparmiando più di 1 miliardo (vero)? Da qualunque parte la si prenda, anche questa “riforma” non ha senso, se non quello di raccontare che “le cose cambiano”. Cavalcando il discredito delle istituzioni, Renzi ne approfitta per distruggerle definitivamente. Forse era meglio giurare su Zagrebelsky e Rodotà, anziché su Berlusconi e Verdini. PS. Napolitano fa sapere di essere “da tempo contrario al bicameralismo paritario”. E quando, di grazia? Quando presiedeva la Camera? Quando fu nominato da Ciampi senatore a vita? Quando fu eletto e rieletto al Colle da Camera e Senato? O quando nominò 5 senatori a vita? Ci dica, ci dica. L’ex ministro Giulio Tremonti, socio dello studio Tremonti, Vitali, Romagni, Piccardi Ansa nato. In quell’incontro parlammo della questione americana e della questione libica, ossia dell’ingresso in Finmeccanica dei fondi sovrani libici. Il ministro mi disse che nulla sapeva. L’incontro è avvenuto al Senato, nello studio del Senatore Andreotti, è durato circa 45 minuti ed è avvenuto alla presenza del senatore Andreotti e dell’avvocato Vitali”, cioè il fiscalista dello studio che ha seguito il caso Finmeccanica-Drs. vrà rispondere il pm Pellicano. Il contratto di consulenza risale all’8 maggio del 2008 ed è stato stipulato da Finmeccanica con lo Studio Vitali Romagnoli Piccardi e Associati e con Ernst & Young Studio Legale e Tributario, retto da Giuseppe PIAZZE & PALAZZI 7 Razzi: “Quali bordelli? Faremo oasi di pace” tuale è la diciassettesima, ndr). Ora vedo che alcuni colleghi cominciano a essere d’accordo, sia nel Pd che in Forza Italia. Sarebbe una buona cosa: in questi tempi almeno avremmo un rientro. In che senso? Pagherebbero finalmente le tasse, le prostitute. Avrebbero una partita Iva. Un po’ di soldini per lo Stato. E anche un po’ di sicurezza per tutti: per la lavoratrice e per il cliente. Basta mafia, basta magnaccia (sic). La sua legge disciplina anche i casi di rottura del preservativo. Ha pensato a tutto. Certo, se si rompe il preservativo, ci vuole un controllo immediato, entro il primo giorno feriale, su di lui e su di lei. Non ci sarà qualche problema di privacy? Dice? Ma vedrà, sono casi limite. Uno su mille. Oggi i preservativi sono più mo- di Tommaso Rodano derni. Come funzioneranno le case chiuse? Preferisco chiamarle “oasi di pace”, “oasi di relax”. Ho in mente il modello svizzero. Luoghi eleganti, fatti per bene. Ci sono saune, idromassaggi, piscine. Pensi a tutti i posti di lavoro che serviranno per la manutenzione. L’Italia è pronta a questa delicata sfida culturale? Penso di sì. A Pescara i concittadini mi fermano per strada e mi fanno i complimenti. Questi posti ci sono in tutta Europa. In Svizzera, le macchine fuori da questi locali avevano tutte targhe italiane. Io ogni tanto facevo l’interprete, non sapevano fossi un parlamentare (ride, ndr). Ma come, senatore?! Non mi fraintenda, io non sono mai entrato! Sono all’antica: da quarant’anni sempre con la stessa donna. 8 POTERI DEBOLI MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Processo Unipol, Berlusconi si salva con la prescrizione PRESCRIZIONE DEL REATO contestato a Silvio e Paolo Berlusconi e risarcimento di 80 mila euro all’ex segretario dei Ds Piero Fassino. Si è concluso con la conferma della responsabilità penale dell’ex presidente del Consiglio e del fratello pur con la dichiarazione del “non luogo a procedere”, il processo di secondo grado per la vicenda dell’intercettazione Fassino-Consor- il Fatto Quotidiano te legata al caso Unipol. Lo ha deciso ieri la seconda Corte d’Appello di Milano. I giudici hanno accolto in sostanza la richiesta del sostituto procuratore generale Daniela Meliota. Il pg, infatti, nonostante la prescrizione del reato di rivelazione del segreto d’ufficio, ha parlato di "un non senso giuridico dire che c'è l’evidenza della conclamata innocenza dei due imputati", condannati in primo grado, il 7 marzo dell’anno scorso, a un anno e due anni e tre mesi di carcere. Con la sentenza, poi è stata respinta sia la proposta del prof. Carlo Federico Grosso, legale dell’ex segretario dei Democratici di Sinistra e attuale sindaco di Torino, sia la richiesta di assoluzione nel merito da parte delle difese. CONDANNATO ASSOLTO REATI AMBIENTALI, CONDANNATI SCARONI E TATÒ, CONTI ASSOLTO ALLA VIGILIA DELLE NOMINE DI STATO, ARRIVA LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROVIGO NEL PROCESSO AI VERTICI DELL’ENEL PRESENTI E PASSATI PER LA CENTRALE DI PORTO TOLLE di Thomas Mackinson re anni di carcere a Paolo Scaroni e Franco Tatò e cinque anni d'interdizione dai pubblici uffici. Assolto per “mancanza dell'elemento soggettivo” l'attuale amministratore dell’Enel Fulvio Conti. A Rovigo è arrivata ieri la sentenza sulla centrale a olio Enel di Porto Tolle, il primo processo in Italia per inquinamento collegato al pericolo per la pubblica incolumità in relazione alle malattie respiratorie. E il verdetto è un macigno, da molti punti di vista. Il premier Matteo Renzi dice “Rispettiamo le sentenze della magistratura”, così ha risposto sibillino a chi gli chiedeva se la condanna di Scaroni (in quanto ex ad di Enel) inciderà sull'imminente giro di nomine nella società pubbliche, tra le quali l’Eni, che Scaroni guida da nove anni. La condanna dei manager non comporta un'automatica causa d'ineleggibilità e tuttavia, a sole due settimane dal rinnovo, li può rendere “impresentabili”. La senatrice veneta Laura Puppato (Pd), a pochi minuti dalla lettura del dispositivo, cannoneggiava: “Sia chiaro a chi nominerà i prossimi dirigenti che i nomi di Scaroni e Tatò non sono più disponibili”. Tatò, da pochi mesi ex presidente Parmalat, non è nel totonomine per le partecipate, a differenza di Scaroni che aspira T al quarto mandato all’Eni. Politica a parte, quello che conta è l'esito del processo. Per trent'anni la centrale ha “marciato” a “olio pesante” sforando i limiti di legge dei particolati inalabili grazie a compiacenti deroghe ministeriali. Le tenaci popolazioni del Polesine sono state costrette ad una lunga battaglia contro l’Enel, spalleggiato da politica, sindacati, istituzioni locali e governi. PER FAR EMERGERE la verità c'è stato bisogno dell'intervento della magistratura che già quattro anni fa, nel processo è cele- 2004: la Cassazione conferma la condanna nel 2011, quando il reato era prescritto (restano le conseguenze patrimoniali che la Corte d'Appello civile di Venezia sta quantificando). Dalla coda del processo, sempre per impulso del pm Manuela Fasolato, è partito il cosiddetto “Enel bis”, relativo ai danni prodotti per il periodo successivo fino al 2009. Vengono disposte le perizie che alzano il tiro ipotizzando l’esistenza di un nesso causale tra le emissioni in eccesso e l'aumento di malattie respiratorie riscontrate specie sui bambini. La sentenza di ieri OMISSIONE Per i giudici i manager hanno creato le condizioni per il disastro, evitando di installare dispositivi anti-emissioni brato ad Adria, ha riconosciuto colpevoli i massimi dirigenti dell'Enel di aver deliberatamente aggirato le disposizioni di legge. Tatò e Scaroni sono stati condannati per emissioni moleste, danneggiamenti e violazione della normativa sull'inquinamento per il periodo dal 1996 al condanna Tatò e Scaroni per disastro ambientale doloso, art. 434 del codice penale, ma solo per il primo comma. Tradotto: il giudice ha ritenuto provati i comportamenti illeciti che creavano le premesse del disastro ambientale ma non l’aumento dei ricoveri in ospedale conse- Scaroni, ex Enel oggi Eni LaPresse guenti. Il collegio accoglie la tesi per cui l'inquinamento si è protratto anche successivamente alla gestione dei singoli imputati. I manager avrebbero creato le condizioni stabili per il disastro omettendo di installare dispositivi di abbattimento delle emissioni e lasciando per ultima la centrale nel piano di ambientalizzazione. Così è caduta l'ipotesi prescrizione sostenuta ancora ieri dai legali di Enel. SCARONI si dichiara estraneo agli addebiti e annuncia ricorso in appello. Lo stesso fa Tatò che considera la sentenza “assurda”. Soddisfatto dell'assoluzione l’attuale ad Enel, Fulvio Conti. Esultano le associazioni ambientaliste, parte civile nel processo. “Finalmente chi inquina paga”, dice Giuseppe Onufrio (Greenpeace) mentre si leva un coro per fermare il processo di conversione a carbone. Il legale di Italia Nostra e Wwf, Matteo Ceruti, nota che assolvendo quadri e direttori di centrale il collegio ha accolto la tesi dell'accusa sulle responsabilità dei vertici. E che ora si impone la verifica delle conseguenze sanitarie sulla popolazione residente nonché l'accertamento di quelle patrimoniali per danni ambientali e costi sanitari. Una perizia Ispra disposta dall'Avvocatura dello Stato li quantifica in 3,6 miliardi. Scaroni e Tatò sono condannati a pagare provvisionali per circa 430 mila euro. I CONTI 2013 Fiat, “basta soldi per il Corriere” MARCHIONNE ED ELKANN DIFENDONO L’INVESTIMENTO IN RCS E INVOCANO BLACKROCK ergio Marchionne benedice il governo Renzi, apre le porte del Lingotto al fondo Blackrock e frena su Rcs. Sono queste S le novità dall’ultima assemblea della Fiat a Torino in vista dello spostamento della sede legale in Olanda. “Bisogna dare a Renzi – ha detto l’ad - la possibilità di portare avanti le riforme. I mercati stanno apprezzando ciò che sta succedendo in Italia, non vorrei interrompere questo incantesimo”. Il manager ha detto di essere pronto ad accettare "tutti gli azionisti, specialmente chi ha credibilità e la visibilità di Blackrock”, il fondo americano che sta comprando quote delle grandi banche italiane. Sul fronte industriale, Marchionne ha fissato per quest’anno un obiettivo di circa 4,6 milioni di auto vendute, ricavi a 93 miliardi di euro, un utile netto tra 600 e 800 milioni e un indebitamento finanziario netto tra 9,8 e 10,3 miliardi. L’assemblea di ieri che ha approvato il bilancio 2013 è stata anche l’occasione per parlare del 20,55 per cento posseduto dagli Agnelli in Rcs che “Fiat-Chrysler non intende scorporare prima della fusione e della quotazione a Wall Street, attesa entro fine anno”, ha assicurato Marchionne. “Ci sono stati pettegolezzi di divergenze tra me e John - ha detto -Ma è stata una decisione condivisa. E sono convinto che l'azienda si sta risanando”. Proprio Elkann ha ricordato che un anno fa Rcs stava per fallire. "Per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvarla”. Ora le cose stanno andando meglio, il titolo in Borsa è salito del 40 per cento. Detto questo, “non ci saranno altri investimenti in Rcs perché la società non ne ha assolutamente bisogno”, ha aggiunto Elkann. Mps, la Fondazione vende ma non molla L’ENTE GUIDATO DA ANTONELLA MANSI SCENDE AL 5 PER CENTO MA SI ALLEA CON I NUOVI SOCI di Camilla Conti Milano nuovi compagni di viaggio della Fondazione I Mps hanno nomi esotici: David Martínez Guzmán e André Esteves. Non parlano senese ma messicano e brasiliano. E soprattutto sono due magnati della finanza sudamericana: il primo a capo del fondo di investimento Fintech Advisory, già noto alle cronache finanziarie italiane per l'acquisto di Telecom Argentina da Telecom; il secondo è al timone di Btg Pactual, la più grande banca d’affari del Brasile. Al tandem latino la Fondazione ha venduto il 6,5 per cento del capitale di Monte dei Paschi (il 4,5 ai messicani e il 2 al gruppo carioca) e al loro fianco resterà presente nel capitale dell’istituto di Rocca Salimbeni che oggi vede come primo azionista singolo un altro fondo, il colosso americano Blackrock forte del 5,74 per cento. Il trio Mansi-Guzmán-Esteves ha anche firmato un patto di sindacato per garantire “la stabilità dell’assetto societario della Conferitaria” e per “preservare il significativo legame storico con il territorio di riferimento”. L’accordo riguarda anche la governance della banca. Cioè avere voce in capitolo sulla scelta delle poltrone con una lista comune da presentare per il consiglio di amministrazione. “Con questa operazione è chiusa la fase emergenziale della fondazione, ora ci sono fondamenta solide su cui ripartire. Possiamo partecipare all'aumento di capitale della banca che era il massimo che potessimo desiderare”, ha sottolineato la presidente Mansi che oggi rimane con in mano poco più del 5 per cento del Monte. Ma ha ottenuto l’impegno dei due nuovi partner a mantenere le quote, per un totale del 9 per cento dell’attuale capitale del Monte (6,5 dei due fondi stranieri e 2,5 della Fondazione), nonché del 9 per cento del capitale sociale che risulterà dopo il varo dell’aumento di capitale di 3 miliardi atteso per maggio. L’ente deciderà nelle prossime settimane che fare delle azioni della banca non vincolate al patto che le restano in portafoglio. Intanto a Siena sono scattate le ricerche su Internet per capire chi siano i nuovi soci del Monte. Il messicano Fulvio Conti, attuale ad Enel Ansa Guzmán ha un passato da Legionario di Cristo, Harvard e Citigroup. Poi il business delle ristrutturazioni, un mega appartamento a New York e opere d'arte per milioni di euro. A Wall Street si è però fatto notare perché preferisce la metropolitana alle limousine con autista eva in giro senza la divisa d’ordinanza, giacca e cravatta. Quanto a André Esteves, enfant prodige della finanza brasiliana, il suo obiettivo è trasformare la Btg Pactual nella Goldman Sachs del Sudamerica. LE PORTE DEL MONTE di sono dunque aperte agli stranieri e a una piccola pattuglia di fondi speculativi che in queste settimane hanno comprato pacchetti frazionati di azioni Mps. La Fondazione che fino a tre anni fa controllava oltre il 50 per cento di Rocca Salimbeni si ritrova con in mano poco più del 5 per cento. Ma nel frattempo ha fatto cassa, ha saldato il conto con le banche creditrici che le avevano finanziato l’oneroso sostegno all’operazione Antonveneta ed è pure riuscita a rimanere con un piede in banca. Sbaglia dunque chi interpreta gli ultimi Fondazione, la presidente Antonella Mansi Ansa eventi come il preludio a un passo indietro dell’ente senese. Che attraverso una transizione controllata verso investitori istituzionali affidabili. In attesa di trovare nuovi soci stabili che possano prendere il posto dei fondi se e quando alcuni di loro decideranno di ridurre le quote. L’ultima mossa della Mansi ha già ricevuto la benedizione di Giuseppe Guzzetti, gran capo della lobby delle fondazioni (“sta operando bene e salvaguardando il suo patrimonio”) e il tifo del presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, che ieri ha cinguettato su Twitter: “Antonella Mansi ha rischiato e ha vinto: chapeau”. Chi non brinda, assicurano a Siena, è il presidente di Mps Alessandro Profumo che aveva infatti insistito per effettuare l'aumento di capitale in gennaio quando la Mansi era ancora oberata di debiti e il titolo Mps quotava in Borsa 17-18 centesimi. Oggi ne vale 26. I VICERÉ il Fatto Quotidiano I prezzi frenano ancora: Italia vicina alla deflazione L’INFLAZIONE in Italia frena ancora, fermandosi nel mese di marzo allo 0,4 per cento, ai minimi da quasi quattro anni e mezzo, o meglio dall’ottobre del 2009. In soli cinque mesi, vale a dire dall’autunno alla primavera, la crescita dei prezzi si è dimezzata e ora sono appena quattro decimi di punto a distanziare il tasso dalla soglia “zero”, oltre la quale si cade in deflazione. Una buona parte di questa dinamica dipende dalle quotazioni energetiche e dai listini alimentari, soprattutto per i prodotti freschi come la verdura, ma la stessa Istat rileva come “l’ulteriore atte- MARTEDÌ 1 APRILE 2014 nuazione delle dinamiche inflazionistiche” sia stata rilevata “per quasi tutte” le voci. Anche su base mensile l’aumento è molto debole (+0,1 per cento). È un segno che la crisi non è affatto alle spalle, dicono commercianti e consumatori. Opinione che, peraltro, condividono con alcuni stu- Il triste declino di De Luca: gli chiudono anche la metro VENT’ANNI PER FARLA, INAUGURATA CINQUE MESI FA: MA IL COMUNE DI SALERNO HA FINITO I SOLDI di Vincenzo Iurillo P esce d’aprile a Salerno: chiude la Metropolitana, pensata vent’anni fa e inaugurata da cinque mesi da un raggiante sindaco nonché (all’epoca) viceministro Pd alle Infrastrutture Vincenzo De Luca. Non è uno scherzo, anche se assomiglia a una barzelletta. È la storia di un servizio avviato in pompa magna senza un piano economico, senza chiarezza sulla gestione e sull’effettiva utilità, senza garanzie contrattuali di lungo periodo. Con un politico, De Luca, che taglia il nastro quando è riverito e potente, e subisce impotente lo stop dopo che è stato cacciato dalla stanza dei bottoni del ministero. E con il consueto gioco dello scaricabarile, dove tutti hanno colpe e nessuno le ammette: comune, regione e governo. Finisce con Salerno tappezzata di manifesti: quelli col logo del comune che parlano di “delinquenti politici” in Regione; altri del Pd che accusano Forza Italia, il partito del governatore Stefano Caldoro. “Colpevoli”, Fi e regione, di non aver tirato fuori i soldi e aver “chiuso la metropolitana”. Uno spettacolo che va in scena nel teatro di Trenitalia-Rfi: i binari, infatti, sono loro. LA TRATTA è in superficie. Di “metro” c’era ben poco in quel tragitto tra il centro di Salerno e la periferia orientale. “È servita soltanto a portare gente per le Luci d’Artista” dice tra i denti un salernitano. L’assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, s’è sempre rifiutato di chiamarla metropolitana. La definisce “ferrovia”. E lo ha ribadito nell’ennesimo summit, ieri, in commissione Trasparenza, davanti all’assessore comunale di Salerno, Luca Cascone. Il sindaco non ha partecipato. Fonti salernitane lo definiscono alle prese con un dilemma: meglio dissanguare le casse comunali per far ripartire al più presto il trenino oppure lasciare le cose come stanno per continuare ad additare la colpa del fermo alla Regione del “nemico” Caldoro e guadagnare punti in vista della sfida del 2015, con De Luca che punta a prenderne il posto? L’ultima corsa è partita alle 22:15 di ieri. Poca gente. Malinconia mista a una sorda rabbia. Finora la metro ha viaggiato sull’onda dell’ottimismo. Ovvero grazie agli anticipi da 1,6 milioni di euro di un Comune già indebitato per alcuni faraonici investimenti infrastrutturali. È il comune che ha firmato il contrattino provvisorio, scaduto ieri, con Trenitalia. Previo permesso della Regione, che però - al momento di pagare per stabilizzare il servizio - s’è tirata indietro. Cascone si augura di riaprire la metro entro poche settimane. De Luca ne ha definito la chiusura “un atto di delinquenza politica da parte della Regione che fa finta di non sapere che è lei a doversi far carico degli oneri di gestione della metropolitana e ha il dovere di inserirla nel contratto di servizio con Trenitalia, visto che riceve dallo Stato 550 milioni, di cui 150 destinati a Trenitalia” e visto che, ricorda il sindaco, sul tema “nel giugno 2013 è stato firmato un accordo con ministero dei Trasporti e regione Campania”. in cui si impegna, tramite il proprio assessore comunale, a ridurre i servizi su gomma e a trovare i soldi per coprire la gestione; un articolo di legge del governo che confonde i costi di investimento e i costi di gestione e finanzia 5 milioni per comprare treni. Tutti errori – conclude – che non si possono coprire buttando la responsabilità su altri”. E la metro muore nella culla. DE LUCA ricorda molto bene perché il viceministro era lui. Circostanza che Vetrella sottolinea con punture di spillo: “Il sindaco eviti gli insulti per coprire i suoi errori: non è immaginabile prima spendere 50 milioni e poi porsi il problema della gestione. Un viceministro che presiede la riunione in cui viene firmato un protocollo ORA È GUERRA Il sindaco accusa il governatore Caldoro: “S’era impegnato a pagare. Delinquente” La replica: “Non scarichi su di noi le sue colpe” 9 diosi: “Un’inflazione in discesa, anche escludendo le componenti esogene, mal si concilia con una ripresa di qualche spessore. I fattori che rendono l’economia debole, principalmente la scarsa domanda, sono ancora presenti”, dice Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. LA CGIL sull’Unità attacca Landini nche in queste ore il segretario della Fiom continua a parlare di A mancanza di democrazia nella Cgil”. Mezza pagina - a pagamento - dell’Unità di ieri ospitava una lettera aperta della Cgil di Lazio e Lombardia. Obiettivo/1: attaccare Maurizio Landini sul Testo unico sulla rappresentanza. Obiettivo/2: attaccare Maruzio Landini per il suo rapporto con Renzi, attaccato a sua volta - sul giornale del suo partito - per il decreto sul lavoro e le riforme costituzionali in arrivo (sul tema “notiamo una certa timidezza della Fiom”). La cosa, a quanto risulta al Fatto Quotidiano, non è piaciuta proprio a tutti gli iscritti nei due Regionali: d’altra parte Nino Baseotto, segretario della Lombardia irritualmente rieletto all’ultimo congresso con un quarto di voti contro, è l’uomo che ha gestito l’episodio delle “botte” a Giorgio Cremaschi al teatro Franco Parenti di Milano; Claudio Di Berardino, che invece è a capo della Cgil Roma e Lazio, guida una struttura pesantemente indebitata. “È proprio così che dobbiamo spendere i soldi degli iscritti?”, si chiede più d’uno nella sede romana di via Buonarroti. Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca Ansa IL CASO STIPENDI Acea, il prezzo dei lampioni e la guerra di Marino ai privati di Daniele Martini scoprire che per riavere la luce hanno l Campidoglio si svena per illumi- dovuto attendere settimane. Di fronte nare la Città Eterna pagando circa a queste carenze, il sindaco Ignazio 260 euro l’anno a lampione alla sua Marino ha continuato per settimane a azienda comunale, l’Acea. Più del pungolare i capi dell’azienda comunadoppio di quel che sborsa Bologna le, l’amministratore Paolo Gallo e il (115 euro a lampione) e molto più di presidente Giancarlo Cremonesi, perquel che spenderebbe se la luce la ché migliorassero il servizio. I manacomprasse al prezzo proposto ai co- ger hanno reagito arroccandosi e svenmuni del Lazio da Consip (la centrale tolando gli ottimi risultati di bilancio a acquisti per le amministrazioni pub- riprova della buona gestione. Marino bliche): 188 euro. Essendo i lampioni si è impuntato e gliel’ha giurata. della Città Eterna 210 mila, il Cam- L’Acea ha chiuso il 2013 in bellezza, pidoglio spende dai 15 ai 30 milioni di con circa 142 milioni di euro di utile, euro in più all’anno ricirca il doppio rispetto a quel che spenspetto all’anno derebbe adottando lo precedente, anche VERSO L’ASSEMBLEA grazie al superstandard Consip o pagando come Bologna. In prezzo imposto al Il Comune di Roma compenso il servizio forComune per l’illunito da Acea è scadente, incassa ricchi dividendi, minazione (e alle come certifica nel dosbollette di luce e ma paga l’energia sier 2013 l’Agenzia per la acqua pagate dai qualità di Roma Capitaromani). In seguiquasi il doppio le. E come la stessa Acea to a questi risultati ha implicitamente ricoagli azionisti è stadi quanto previsto nosciuto dando il bento distribuito un dagli standard Consip servito alla fine di febdividendo di 0,42 braio al manager prepoeuro ad azione. sto, Giancarlo Daniele Possedendo il co(che però è stato accompagnato alla mune di Roma il 51 per cento del caporta con una buonuscita di circa un pitale, il sindaco Marino ha ricevuto milione di euro). un assegno di circa 45 milioni. Mentre i due azionisti privati maggiori, il coL’AZIENDA COMUNALE giustifica il struttore ed editore romano Francesco prezzo fuori quota sostenendo di of- Gaetano Caltagirone (16 per cento) e i frire più degli altri: la manutenzione francesi di Suez (12 per cento), hanno straordinaria o la rapida sostituzione incassato rispettivamente 14 milioni e dei cavi di rame ciclicamente rubati. 10 milioni di euro. Ma basta guardarli i lampioni, spesso Ricapitolando: il comune di Roma paspenti di notte e accesi di giorno, per ga più del dovuto la mediocre illumiavere la conferma che la manutenzio- nazione pubblica all'Acea che così si ne più che una realtà è una promessa. E ingrassa e fa utili. Poi, però, quando si per quanto riguarda i cavi di rame, è tratta di distribuire i dividendi il Camsufficiente parlare con gli abitanti dei pidoglio deve spartire con i privati. Il quartieri dove i furti sono avvenuti per sindaco Marino considera Gallo e Cre- I Acea ha chiuso il 2013 con circa 142 milioni di utile Ansa monesi i garanti di questo andazzo ed è arrivato ad accusarli di essersi imbullonati alle poltrone a difesa dei loro superstipendi. Gallo è stato voluto da Caltagirone, Cremonesi fu scelto dall'ex primo cittadino, Gianni Alemanno. DA ALCUNI GIORNI in un cartellina sulla scrivania di Marino c'è una tabella con un confronto tra le remunerazioni 2012 dei manager capitolini e dei loro colleghi delle maggiori aziende italiane fornitrici di servizi come Hera, A2A e Iren. Le cifre sono tratte da pubblicazioni ufficiali, tranne quelle di Gallo. Nel 2012 Gallo era solo direttore generale e prendeva 700 mila euro, ma dal 2013 è anche amministratore. Dagli atti al momento non risulta nulla relativamente al suo nuovo incarico. Le fonti aziendali ufficiali parlano di uno stipendio 2013 di appena 380 mila euro di retribuzione come amministratore che possono raddoppiare se vengono raggiunti tutti i risultati, più 36 mila euro di gettoni. Quindi un massimo totale di 800 mila euro. Ad altre fonti interne risultano cifre diverse: 1 milione di euro, 700 mila dell'ex stipendio da direttore generale a cui avrebbe aggiunto parte dei 438 mila euro riconosciuti al suo predecessore, Staderini. L'amministratore delegato di Hera, Maurizio Chiarini, ha riscosso 475 mila euro, mentre quello di Iren, Roberto Garbati, 478 mila. Il presidente di Acea Cremonesi ha incassato invece 532 mila euro: 300 mila di stipendio base, un bonus di 108 mila più altri 124 mila euro per incarichi in altre società del gruppo. Il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano si è fermato a 475 mila euro, quasi come Roberto Bazzano di Iren, mentre Graziano Tarantini di A2A ha sfiorato il mezzo milione. Tra i consiglieri Acea Andrea Peruzy riceve il compenso più alto, 132 mila euro; elevate anche le retribuzioni del collegio sindacale, dai 269 mila euro di Alberto Romano ai 297 mila di Enrico Laghi. UN GIORNO IN ITALIA il Fatto Quotidiano brevi ROMA ERGASTOLO A INFERMIERE-KILLER Condanna a vita per Angelo Stazzi, l’infermiere killer della casa per anziani Villa Alex di Roma. Per cinque delle sette morti per le quali era a processo, i decessi sarebbero stati provocati da una somministrazione massiccia di insulina in soggetti non diabetici, e, in due casi, anche di psicofarmaci. ROMA 4 ANNI, MUORE TRAVOLTA DA UN’AUTO La mamma aveva parcheggiato davanti casa su una strada molto trafficata, a Fiumicino. La piccola è uscita dall’auto sfuggendo al controllo e il mezzo che arrivava l’ha colpita in pieno, uccidendola. La bimba è morta in ospedale. Ansa IL CONSIGLIERE REGIONALE NACCARI È INDAGATO PER UN CONCORSO SOSPETTO: “QUEL GIORNALISTA DOVRÀ VENDERSI UN ORGANO” Il consigliere Pd della Regione Calabria, Demetrio Naccari, con Matteo Renzi Facebook di Lucio Musolino Reggio Calabria Q uel giornalista “si venderà gli organi. Saprà perché si venderà un piede, hai capito? Lui sa perché si venderà la casa, ammesso che ce l'abbia. E e anche il direttore”. È il giugno 2012 quando il consigliere regionale del Partito democratico Demetrio Naccari Carlizzi, renziano della prima ora e papabile candidato a governatore della Calabria, commenta al telefono la pubblicazione di alcuni articoli del “Quotidiano” sull’inchiesta che lo vede indagato insieme alla moglie circa un concorso per il posto di dirigente medico nel reparto di dermatologia degli ospedali “Riuniti”. La moglie, Valeria Falcomatà, figlia dell’ex sindaco Italo, quel concorso l’ha vinto nel 2009. I politici calabresi e la stampa: sputi, minacce di rovina e rotative ferme BELLA COMPAGNIA Il governatore Scopelliti ama definire i media “cialtroni”mentre il capogruppo Pd al consiglio regionale ha insozzato un cronista L’ALTRA ASPIRANTE, l’ex diri- gente facente funzioni Maria Carmela Arcidiaco, aveva denunciato in Procura il politico e la moglie consegnando ai magistrati anche le registrazioni di alcune conversazioni in cui la stessa Falcomatà, commentando la prima prova del concorso e la pubblicazione dei risultati parziali, avrebbe pronunciato la frase “Il posto è mio e lo devo vincere”. Per la Procura quel concorso è stato truccato. Naccari e la moglie sono accusati di falso e di avere pilotato la scelta dei membri della commissione d’esame. Il pm Mauro Tenaglia ha notificato l’avviso di conclusione indagini e presto chiederà il processo. Le notizie apparse sul giornale “Il Quotidiano della Calabria” hanno infastidito il renziano che all’epoca, nel 2009, era assessore della giunta Loiero. Le frasi di Naccari sono pesanti nei confronti del giornalista Michele Inserra: “Non me ne fotte se ci stanno sentendo - dice il politico -, attìvati per capire, perché parliamoci chiaro, se hanno consegnato il loro patrimonio a Michele Inserra va bene, l’importante è che lo sappiano… vuol dire che Scopelliti gliene dà il doppio, va bene… perché quando loro dicono, cioè, quello continua a pubblicare la cosa “il posto è mio”...dove già erano stati pubblicati i risultati delle prime prove, è ignobile... Si venderà gli menica sera i ragazzi CATANIA Muore in gita sono rientrati a bordo dopo una giornata trascorsa a Barcellona. Gli cadendo dalla nave insegnanti avevano orunica certezza è che un ragazzo di dinato di andare tutti a dormire, ma alL’15 anni, in gita con la scuola a cuni studenti si sono accordati per un’ulBarcellona per rinforzare l’interesse tima passeggiata sul ponte. Erano quasi le verso i libri, è morto. É caduto dal ponte più alto della nave Grimaldi Lines ormeggiata in porto. “La polizia ha interrogato amici e coetanei. Non sappiamo in quale condizione stesse il giovane, se sia stata una bravata finita male o in che stato siano tornati a bordo. Non possiamo sbilanciarci” ha detto ieri Paul Kyprianou, responsabile delle comunicazioni esterne della Grimaldi. “Una tragedia, una tragedia” ha commentato Maria Teresa Rizzo, vicepreside del liceo scientifico Ettore Majorana di San Giovanni la Punta, vicino Catania, da dove la comitiva è partita imbarcandosi poi a Civitavecchia. Do- due di notte. Secondo alcune testimonianze, il giovane era eccitato, forse un po’ stordito: si sarebbe lanciato volontariamente, ma non è chiaro se si sia trattato di uno scherzo o addirittura di un suicidio. Restano le parole della vicepreside: “Lo hanno visto prendere la rincorsa verso la ringhiera della nave, appoggiarsi facendo leva sulla braccia e proiettarsi in avanti, probabilmente perdendo l’equilibrio. E l’hanno visto cadere. Il compagno che gli era più vicino gli ha detto: ‘Ma che stai facendo?’ Non l’ha potuto agganciare”. Dopo l’allarme lanciato dai ragazzi a insegnanti e personale di bordo sono partiti i soccorso, ma non c’è stato nulla da fare. organi, si venderà… si venderà un piede, hai capito?”. È questo il clima che si respira in Calabria ogni qualvolta i giornali scrivono di inchieste che riguardano i politici. Non è un caso che il governatore Scopelliti abbia più volte definito “cialtroni” i giornalisti e che hanno puntualmente scritto del suo pranzo con il boss della ‘ndrangheta Cosimo Alvaro, dei suoi incontri con il boss Paolo Martino e dei buchi in bilancio lasciati al Comune di Reggio. O che il senatore Tonino Gentile si sia dimesso da sottosegretario dopo la polemica con “l'Ora della Calabria” le cui rotative si sono inceppate proprio la notte in cui andava in stampa la notizia sull’inchiesta a carico del figlio, Andrea Gentile, indagato per le consulenze d’oro all’Asp di Cosenza. Non è da meno il centrosinistra. Pensava di essere un lama, infatti, il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale Sandro Principe quando, pochi mesi fa, ha ritenuto di manifestare il suo disappunto sugli articoli scritti dal giornalista del “Corriere della Calabria” Antonio Ricchio sputandogli in faccia poco prima di una conferenza stampa. NEL CLAMORE, Naccari fa un passo indietro: “Ammetto di avere usato un’espressione infelice in un momento di esasperazione. Mi sono sfogato con un amico descrivendo l’amarezza di essere bersaglio da mesi di oltre 50 articoli di stampa frutto di una campagna orchestrata dai miei avversari politici per farmi pagare la colpa di aver denunciato Scopelliti per il buco di 400 milioni di euro al Comune per il quale è stato condananto a 6 anni. Sono mortificato del fatto che, persino in uno sfogo privato, possa avere utilizzato un'espressione infelice ma, come tutti sanno, il piede non è un organo, e da vittima di una vera e propria violenza non posso diventare un bersaglio perché ciò è ridicolo e paradossale”. Per il vicesegretario dell'Fnsi Carlo Parisi resta comunque “una violenza inaccettabile”. L'ennesima ai danni di un giornalista calabrese. MARTEDÌ 1 APRILE 2014 11 SANITÀ MORTA PER IL TIMPANO, 7 INDAGATI Omicidio colposo è l’ipotesi di reato per 7 persone iscritte nel registro degli indagati per la morte, avvenuta sabato mattina nella clinica Villa Mafalda di Roma, di Giovanna, la bambina di 10 anni sottoposta a intervento all’orecchio destro per ricostruire il timpano. RIMPASTO SICULO Crocetta butta via l’ex pm, assessore anti-monnezza di Giuseppe Giustolisi Palermo a legalità è rivoluzionaria” ha sempre detto il governatore siciliano Rosario Crocetta e adesso – causa rimpasto voluto L dai partiti – vuole fare fuori l’Assessore all’Energia Nicolò Ma- rino, ex pm antimafia di Caltanissetta, da lui stesso scelto per dare corpo a quell’idea-spot di legalità e sviluppo con la quale Crocetta ha scandito la propria esperienza di governo. “Un magistrato che prima faceva il pm qui mi ha salvato la vita”, disse Crocetta durante il comizio elettorale a Catania, a proposito del suo assessore che da pm aveva sventato nel 2008 un progetto di attentato nei suoi confronti. Adesso dice: “Il problema di Marino è che non ha nessun partito che se lo prenda in carico”. E in tempi in cui l’applicazione del Manuale Cencelli è garanzia di sopravvivenza, ci può stare che si mettano da parte i propositi di riconoscenza. Ma non è certo per riconoscenza che Marino fu nominato assessore all’energia. “In un settore così delicato c’è bisogno di una figura come la sua”, disse allora Crocetta. L’ASSESSORE MARINO l’ha preso in parola e ha cominciato a ficcare il naso nella gestione delle discariche e per questo è stato anche sentito di recente in Commissione Regionale Antimafia. “Emerge un quadro allarmante e come commissione ci interessa accertare le responsabilità della Regione nei rapporti con soggetti privati a partire almeno dal 2008: da un lato sarebbero state agevolate le discariche private, dall’altro sarebbero stati ostacolati gli impianti pubblici”, ha commentato Nello Musumeci (Fi) dopo tre ore di audizione. É notorio che in Sicilia chi anche solo sfiora la questione rifiuti mette le mani su una polveriera. E Marino è un tipo difficile da fermare. Anche a rischio di mettere in imbarazzo lo stesso Crocetta. Per esempio quando s’è scontrato con Giuseppe Catanzaro, Vicepresidente di quella Confindustria siciliana che inizialmente fu grande sponsor del governo e adesso è critica. Nel mirino dell’assessore-pm, in quell’occasione, era la discarica che il gruppo Catanzaro gestisce in quel di Siculiana. Intanto arrivano a Crocetta da più parti richieste di lasciare al Rosario Crocetta LaPresse suo posto l’assessore. A Misterbianco, un comune nei cui dintorni Marino ha bloccato l’ampliamento di una discarica per gravi motivi ambientali, il sindaco Pd Nino Di Guardo ha organizzato un sit-in suo favore, mentre dall’Ars i deputati del Movimento Cinquestelle dichiarano, “É da irresponsabili cacciare Marino, non vorremmo che dietro questa decisione ci sia la volontà di mettere al suo posto un amico dei poteri forti” e persino il gruppo di Forza Italia chiede a Crocetta di confermare Marino perché “continui l’azione di legalità portata avanti finora”. Detto da un partito mai tenero coi giudici è rivoluzionario. con la raMILANO Arrestato giudice nascondeva gazza in un albergo poco distante. Lieberum aveva con se tedesco per corruzione una pistola calibro omenica notte la polizia italiana 7,65 con il colpo in canna e diversi Dha arrestato a Milano, in un al- proiettili e oltre 30 mila euro in contanti. bergo di corso di Porta Romana, Jörg Quando gli agenti di polizia lo hanno Lieberum, cittadino tedesco di 48 anni, colpito da un mandato d’arresto europeo emesso in Germania alcune settimane fa. Lieberum è un magistrato originario di Bückeburg, in Bassa Sassonia, accusato di corruzione. Dalle prime ricostruzioni, Lieberum sarebbe arrivato a Milano il 28 marzo scorso in treno, in compagnia di una 26enne rumena. Dopo aver ricevuto la segnalazione dell’Interpol, gli agenti lo hanno cercato in un primo albergo, il Lloyd di corso di Porta Romana, ma non lo hanno trovato. Dai controlli incrociati è poi emerso che il magistrato si rintracciato, l’uomo non ha opposto resistenza ed è stato arrestato anche per detenzione illecita di arma. La polizia italiana sta lavorando con i colleghi tedeschi per stabilire chiarire le circostanze della fuga del magistrato. Lieberum, che in Germania ha una moglie, è stato interrogato a lungo in Questura ieri pomeriggio con l’ausilio di un interprete. La ragazza 26enne è stata arrestata anche lei per detenzione illecita di armi. Di certo il giudice verrà rimpatriato a breve, e dovrà affrontare il processo da cui era fuggito. E che gli potrebbe costare fino a 15 anni di reclusione (più quelli per la fuga italiana). 12 LA FRANCIA S’È DESTRA MARTEDÌ 1 APRILE 2014 Pianeta terra UGANDA “PUNIRE I GAY È GIUSTO” Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha elogiato le recenti leggi anti-gay promettendo “una mobilitazione” contro gli occidentali che promuovono l’omosessualità in Africa. Secondo Museveni i gay meritano di essere puniti perché l’omosessualità “è criminale e maligna”. LaPresse UCRAINA LE TRUPPE RUSSE SI RITIRANO DAL CONFINE Le truppe russe ammassate al confine ucraino si starebbero ritirando: un segnale di distensione colto anche dagli americani che continuano a dialogare (due giorni di incontri e telefonate Kerry-Lavrov) con Mosca. Il premier Medvedev sbarca in Crimea. LaPresse di Luana De Micco Parigi U na compagine di governo più asciutta. Tre assi d’azione prioritari, lottare contro la disoccupazione, reinvestire sui giovani, restituire il potere d’acquisto ai francesi, diminuendo le tasse entro il 2017 e riducendo in tempi più brevi i contributi che pesano sui lavoratori. Infine, un nuovo uomo forte, Manuel Valls. François Hollande tenta di ricucire lo strappo con i francesi promettendo cambiamento, giustizia sociale e lavoro, dopo la disfatta dei socialisti alle elezioni amministrative: “Ho sentito il messaggio delle urne, per me è chiaro”, ha detto il presidente in un intervento di sette minuti, registrato e diffuso in differita a reti unificate. La débâcle alle amministrative è stata storica. I socialisti cedono al centro-destra 155 città medio grandi, tra cui Tolosa, quarta città di Francia, e alcuni bastioni, come Limoges. il Fatto Quotidiano HOLLANDE SACRIFICA AYRAULT E SI AFFIDA AL ‘NEMICO’ VALLS DOPO LA BATOSTA ELETTORALE, IL PRESIDENTE FA RICADERE LE COLPE SUL PREMIER E PUNTA AL POPOLARE (E POCO DI SINISTRA) MINISTRO DEGLI INTERNI: “SARÀ GOVERNO DI LOTTA” 38,5% ASTENSIONE RECORD ANCHE AL 2° TURNO Ayrault (64 anni) e Valls, 51 ORMAI L’UMP è il primo par- tito (45,91%) davanti al Ps (40,57%) e al Front National di Marine le Pen (circa 7%). “Avete espresso il vostro malcontento e la vostra delusione”, ha detto Hollande guardando i francesi negli occhi. La nuova “missione” de governo sarà affidata ad una nuova squadra “ristretta, coerente e salda”. Un “governo di battaglia” che Hollande, dopo aver congedato il sempre più impopolare premier Jean-Marc Ayrault, ha affidato a Manuel Valls, l’attuale iper presente e reattivo ministro dell’Interno, sem- LaPresse ‘RENZI D’OLTRALPE’ Iper-attivo e iper-presente, Valls è stato soprannominato ‘Renzi d’Oltralpe’ e ‘socialista di destra’ ‘COABITAZIONE’ Diversi esponenti del partito presidenziale hanno tentato di fermare la scelta considerandola un’arma a doppio taglio pre in prima linea. I francesi lo hanno visto nelle periferie violente di Marsiglia, sui luoghi del delitto in Corsica, o ancora a Tolosa nei giorni della follia omicida del jihadista Mohammed Merah. Hanno condiviso o respinto la sua dichiarazione di guerra al controverso e antisemita comico Diedonné. Hollande lo ha scelto perché “ha le qualità” di guidare il governo. A 51 anni, il catalano Manuel Valls (nato a Barcellona e naturalizzato francese a 20 anni), promotore di un socialismo alla Tony Blair, soprattutto in materia economica, è il “socialista di destra” del governo di Hollande. Ambizioso, dinamico, carismatico, diversi commentatori ne parlano come di un “Renzi d’Oltralpe”, per il suo atteggiamento all’insegna dello CONVINCERE L’EUROPA: GIÙ LE TASSE Rilanciare la crescita francese è il modo migliore per rilanciare l’Europa. Perciò riduzione di tasse e contributi per i lavoratori svecchiamento e del riformismo. Valls è soprattutto molto popolare. E non solo nel centro sinistra, anche tra i moderati di destra. Al minimo storico di popolarità (tra il 20 e il 25%), Hollande ha probabilmente dovuto cedere ai sondaggi e scegliere come premier colui che da mesi è in testa alla classifica dei personaggi politici preferiti. Ma intronizzare PERSE 155 CITTÀ Il Ps cede al centrodestra 155 cittadine L’Ump neogollista di Sarkozy torna a essere il primo partito SOLO AL COMANDO Valls a Matignon può essere per lui un’arma a doppio taglio. Alcuni osservatori parlano già di “coabitazione”. Al fedelissimo Ayrault, Hollande fa subentrare nella più importante delle poltrone il più rampante dei ministri del suo governo. Per quanto riguarda invece la scelta degli altri membri, Hollande non ne ha fatto cenno nel suo discorso. Ma l’urgente rimpasto ormai è in rotta e i nomi potrebbero essere annunciati sin da oggi. Al di là del toto ministri delle ultime settimane (con l’atteso ritorno di Ségolène Royal), è certo che nella nuova squadra di governo non ci saranno Cécile Duflot e Pascal Affari & silenzi “I traditori la pagheranno cara”. Dopo la vittoria a Istanbul e Ankara Erdogan promette vendetta di Roberta Zunini Istanbul e elezioni comunali della “sopravvivenza” si L sono trasformate in elezioni di “vendetta” globale. Dal balcone della sede nazionale del suo partito, l'Akp, ad Ankara, il sultano post-moderno Tayyip Erdogan, mano nella mano con la velatissima moglie Emine e il primogenito Bilal, ha promesso di farla pagare cara a tutti i suoi detrattori. Quelli locali e stranieri che, a partire dai moti di Gezi park nel giugno scorso, passando per l'operazione Mani pulite di dicembre fino alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche di febbraio in cui Edogan parlava con Bilal di soldi da nascondere, avrebbero tentato di minare il suo ultradecennale “sultanato”. “I traditori la pagheranno cara”, ha urlato ai suoi sostenitori dopo la mezzanotte di domenica, quando la vittoria dei candidati sindaci del suo partito nelle città più importanti della Turchia, era chiara. L'invettiva più aspra tuttavia era rivolta al suo ex mentore: Fetullah Gulen, l'anziano imam islamico moderato turco, riparato negli Stati Uniti 14 anni fa per sfuggire alle forche caudine dei militari secolaristi, nonché titolare di una confraternita che ha adepti in tutto il mondo islamico, in primis la Turchia, dove è proprietario anche di un quo- tidiano, Zaman, e di una rete di scuole preparatorie (dershane) a concorsi pubblici ed esami universitari. Scuole che Erdogan ha chiuso nell'autunno scorso. A fare le spese di questa guerra intestina all'Akp la già debole opposizione, rappresentata soprattutto dal partito repubblicano del popolo, Chp. Come ha scritto l'editorialista Murat Yetkin, “la nuda verità è che, al netto dei brogli, lo zoccolo duro di coloro che hanno votato Akp, in questi 12 anni, ha tenuto. Nonostante gli scandali di corruzione, Erdogan è riuscito a fidelizzare il suo elettorato” che ha consegnato ai candidati del suo partito la municipalità di due tra le tre principali città: Istanbul e Ankara. “Oggi il popolo ha smascherato i piani e le trappole immorali e ha dato all’opposizione uno schiaffo ottomano. La politica delle telefonate registrate e caricate su Twitter e Youtube è stata sconfitta”, ha sottolineato dal balcone, con piglio mussoliniano. IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE Kemal Kilicdaroglu lo aveva accusato di essere il “Primo Ladro” e un “dittatore”, facendo ascoltare durante i comizi le registrazioni compromettenti uscite su Twitter e Youtube prima della loro interdizione. Erdogan di contro ha affermato che “il paese ha bisogno di una nuova opposizione”. e ha aggiunto che “Questo è il giorno del matrimonio con la nuova Tur- TIMORI EUROPEI Erdogan e la moglie festeggiano LaPresse chia”. Il suo partito islamico Akp è risultato primo con il 46,8%, in calo solo di circa 3 punti rispetto allo storico 49,6% conquistato alle politiche del 2011. Il primo partito dell’opposizione, il Chp del socialdemocratico Kemal Kilicdaroglu, si è fermato al 28%, i nazionalisti del Mhp al 14.6% e i curdi del Bdp al 5%. Nella megalopoli del Bosforo, da dove è partita la parabola politica di Erdogan, nelle vesti di sindaco dal 1994 al 1998, l’uscente sindaco dell' Akp, Kadir Topbas, ha vinto sul candidato dell’opposizione Mustafa Sarigul. Ad Ankara l’islamico Melih Gokcek, sindaco uscente, lo ridiviene per la quinta volta. Solo l’“europea” Smirne, terza città del Paese, tradizionalmente socialdemocratica, è rimasta nelle mani dell’opposizione, mentre i curdi del Bdp conservano le grandi città del Kurdistan e i nazionalisti del Mhp hanno vinto sul Mar Nero. In mezzo, in Anatolia, predomina un oceano giallo, colore dell’Akp capace di far eleggere a primo cittadino anche tre donne, velate. LA PRIMA DI UN CINESE ALLA UE Storica visita del presidente Xi Jimping a Bruxelles: l’interscambio vale 1,3 miliardi al giorno; silenzio sui diritti umani LaPresse il Fatto Quotidiano LA FRANCIA S’È DESTRA MALAYSIA “BUONA NOTTE MH370” “Buonanotte Malaysian 370”, queste le parole pronunciate nell’ultimo contatto radio fra l’aereo scomparso della Malaysian airways e la torre di controllo. Le autorità stanno ancora indagando per capire se furono pronunciate dal pilota o dal copilota del volo MH370, sparito l’8 marzo. Ansa BRASILE SCUSE GOVERNO PER DITTATURA In Brasile il ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, ha presentato - nell’anniversario del colpo di Stato, il 31 marzo di 50 anni fa scuse pubbliche per i crimini commessi durante la dittatura militare nel Paese sudamericano (1964-1985). LaPresse TENAGLIA DESTRORSA Sarkozy rafforza le sue chances di ritorno; Hollande corre ai ripari; Le Pen punta alle presidenziali LaPresse MARTEDÌ 1 APRILE 2014 13 Anna regina di Parigi unico sorriso socialista INSIEME A MARINE LE PEN LA HIDALGO È VINCITRICE FEMMINILE. DI ORIGINI SPAGNOLE COME IL NUOVO PRIMO MINISTRO. UNA CARRIERA ALL’OMBRA DI DELANOË Parigi L Canfin, attuali responsabili rispettivamente della Casa e dello Sviluppo. I due ecologisti hanno sbattuto la porta quando Manuel Valls è stato confermato a Matignon. Secondo indiscrezioni dei media francesi, i due ministri avrebbero tentato a più riprese di dissuadere Hollande, trincerato all’Eliseo a pensare alle sue prossime mosse, sulla scelta di Valls. Invano. 5 IN EUROPA Nell’Unione europea soltanto cinque Capitali sono guidate da donne. Il Front National si rafforza anche a Marsiglia BRUXELLES NEL MIRINO Alle Europee arriveremo primi. E sul neo premier: è un uomo pericoloso, non ha alcun rispetto per le libertà pubbliche e le libertà individuali e due sfide più rilevanti alle elezioni amministrative in Francia, che si sono chiuse con la disfatta della gauche al governo, le hanno vinte due donne. Anne Hidalgo, il nuovo sindaco di Parigi, che ha salvato l’onore della sinistra permettendo ai socialisti, nel tracollo generale, di conservare la capitale. E Marine Le Pen, la leader anti-euro del Front National, che ha regalato al suo partito un successo senza precedenti e ora può mettere il turbo verso le Europee di maggio. La prima delle due è anche la prima donna a essere eletta sindaco di Parigi. Anne Hidalgo raggiunge così la madrilena Ana Botella nel ristretto circolo delle donne sindaco di una capitale, solo 5, in Europa. Lo tsunami della destra neogollista che ha sommerso la Francia non è riuscito dunque ad attraversare le frontiere della capitale. Parigi la ribelle ha scelto di andare controcorrente. Arrivata seconda al primo turno, contro tutti i pro- nostici, la candidata socialista, che per 12 anni ha costruito la sua ambizione all’ombra del sindaco uscente, Bertrand Delanoë, ha ottenuto il 53,4% dei voti, battendo la sfidante candidata dell’Ump Nathalie Kosciusko-Morizet, ferma al 44,06%. Le dividono più di 53mila voti. È sabato prossimo che la bruna 54nne di origini andaluse (che per un gioco di coincidenze condivide la Spagna natale con il nuovo premier Manuel Valls, fresco di rimpasto), prenderà ufficialmente le redini della città: “È la vittoria dei valori repubblicani, la vittoria dell’autenticità, di una sinistra fedele ai suoi valori ed efficace nella sua azione”, ha detto la neoeletta, con la voce rotta dall’emozione, parlando domenica sera da un palco montato in fretta e furia per lei ai piedi dell’Hotel de ville. “Sarò la sindaco di tutti i parigini – ha aggiunto –, mi impegnerò a fare di Parigi una città più giusta e solidale”. Contemporaneamente ad esultare era anche Marine Le Pen: “Abbiamo superato gli obiettivi che ci eravamo fissa- VINTO RESTANDO FEDELE AI VALORI È la vittoria dei valori repubblicani, la vittoria dell’autenticità, di una sinistra fedele ai suoi valori ed efficace nella sua azione SPAGNOLA Anne Hidalgo è nata a San Ferdinando nel 1959 LaPresse ti, sia in termini di liste che di eletti e di città conquistate”, ha detto trionfante la bionda e determinata leader frontista che ha sdoganato l’estrema destra in Francia. Sue sono ormai 10 città. Fréjus e Béziers, oltre a Hénin-Beaumont, vinta già al primo turno. Suo è anche il più popolato dei distretti di Marsiglia (150 mila abitanti), la seconda città di Francia che i socialisti non sono riusciti a strappare all’Ump. “Ci siamo radicati anche localmente. È chiaro che siamo diventati una forza politica autonoma”, ha aggiunto. Quel “terzo polo” – quasi il 7% su scala nazionale – su cui la- vora dal 2008, da quando ha ripreso in mano il partito paterno. Una vittoria appena intaccata dalla sconfitta di due frontisti forti, il compagno Louis Aliot e Florian Philippot, entrambi vicepresidenti Fn, rispettivamente a Perpignan e Forbach. Ma Marine Le Pen minimizza e ora scommette su un nuovo exploit nel rinnovo dell’Europarlamento. Il suo partito euroscettico potrebbe essere primo in Francia secondo diversi sondaggi. Marine Le Pen ha già lanciato la sua sfida: “Alle Europee il Front National arriverà in testa”. L.D.M. IL SOVRAN TENTENNA di Alessandro Oppes Madrid l grande inganno, smaI scherato 33 anni dopo. La figura “eroica” di re Juan Il re e il tentato golpe: Juan Carlos lanciò il sasso, poi nascose la mano (per fifa) Carlos, difensore strenuo della democrazia contro il golpista Tejero, fatta a pezzi con un libro fitto di documenti e testimonianze di primissima mano. Dietro le trame militari che minacciavano la fragililità istituzionale della Spagna post-franchista c'era proprio la mano del monarca, pronto a sostenere, se non direttamente la sollevazione delle forze armate, quantomeno il cosiddetto “colpo di timone” costituito dalla Operación Armada: si trattava di affidare la guida di un governo di “concentrazione nazionale” al generale Alfonso Armada, prima precettore del giovane principe scelto dal Caudillo come suo successore, poi segretario della Casa Reale. Un esecutivo d'emergenza - in una Spagna in preda alla crisi economica e in pieno auge del terrorismo dell'Eta - del quale avrebbero dovuto far parte rappresentanti di tutto l'arco costituzionale esclusi i comunisti, con Felipe González nel ruolo di vice premier. La rivelazione-bomba non viene da qualche pericoloso sovversivo, ma da una giornalista che gode di un'impeccabile reputazione, Pilar Urbano, numeraria dell'Opus Dei, tra l'altro autrice dell'unica biografia autorizzata della regina Sofia, e grande amica di Adolfo Suárez, che le confessò molti dei retroscena pubblicati nel volume “La grande smemoratezza. Ciò che Suárez dimenticò e il re preferisce non ricordare”, non a caso dato alle stampe solo ora che il grande artefice della Transizione, stroncato dall'Alzheimer, riposa nella Cattedrale di Ávila. Urbano si indigna proprio per lo spettacolo ipo- di sua fiducia che doveva trovare il modo per sbarazzarsi dell'ostacolo costituito dall'inquilino della Moncloa. E lo disse direttamente anche a lui, in uno di quei faccia a faccia ad alta tenVERITÀ STORICA sione: “Qui uno dei due è di troppo, e io non non ho nesL’inganno smascherato suna intenzione di abdicare”. Quando Suárez non ve33 anni dopo. Altro de altra via d'uscita e preche ‘eroico’: il Borbone senta le dimissioni, Juan Carlos pensa di poter risolcostrinse alle dimissioni vere la crisi nominando preil premier Suárez e spianò mier Leopoldo Calvo Sotelo, compagno di partito del leala strada ai militari der uscente ma meno sgradito ai militari. Mancano appena 10 giorni al 23 febbraio crita di questi giorni, con un Juan Carlos af- 1981. La macchina golpista è già in moto ed è franto davanti al feretro del suo “grande amico” impossibile fermarla. Probabilmente, solo Suárez, perché in realtà fu lui stesso a metterlo quando Tejero irrompe pistola in pugno nell'emiciclo delle Cortes, il Borbone si rende alla porta in malo modo. Secondo la dettagliata ricostruzione contenuta conto del tragico errore e salva il paese. E il nel libro, nelle convulse settimane tra gennaio e trono. febbraio del 1981, il re e il primo ministro si incontrarono 6 volte, e ad ogni appuntamento volarono parole grosse. Da quando il generale Armada presentò al monarca il suo piano di QUARANT’ANNI SUL “salvezza nazionale”, paventando rischi di sol- TRONO Juan Carlos, 76 anni, levazione militare nel caso in cui non fosse re dal 22 novembre 1975. Tejero andato in porto, Juan Carlos non perse oc- nella tribuna delle Cortes il 23 casione per confidare a più riprese alle persone febbraio 1981 Ansa 14 MARTEDÌ 1 APRILE 2014 il Fatto Quotidiano CANONIZZAZIONE IN 3D DEI DUE PAPI GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II INGHILTERRA, ELTON JOHN SPOSERÀ IL COMPAGNO DAVID FURNISH CALIFORNIA, MORTO ALTER INVENTÒ LA TAVOLA DA SURF Il Centro televisivo vaticano con Sky e Sony trasmetterà in 3D e in ultra Hd la cerimonia di canonizzazione di Papa Giovanni XXXIII e Papa Giovanni Paolo II, in San Pietro (27/4) Il cantante Elton John, 67 anni, sposerà il compagno David Furnish, unione resa possibile dalla nuova legge sui matrimoni gay entrata in vigore il 29 marzo in Inghilterra Hobart Alter è morto a 80 anni nella sua casa di Palm Desert; aveva ideato e sviluppato alla fine degli anni Cinquanta la tavola da surf in schiuma di poliuretano SECONDO TEMPO SPETTACOLI.SPORT.IDEE Bufale non solo da mangiare LA GUERRA DELLE RECENSIONI ENOGASTRONOMICHE HA PORTATO LE GUIDE E I SITI A GIUDIZI SBAGLIATI, ALTERATI O FALSI di Andrea Scanzi U n tempo decisivo e oggi quasi superfluo: è il rischio che corre il critico gastronomico nell’era di Internet. Fino a dieci anni fa, le guide spostavano i consumi. Oggi i premi ci sono ancora, le stelle e le forchette deluxe non sono certo scomparse, ma è cambiato tutto. Gianni Mura, in tempi non sospetti, ricordava come “guida” fosse l’anagramma di “giuda”. Una puntata di Report, nei primi anni Duemila, mise in guardia sul concetto appena disinvolto di onestà intellettuale che caratterizzava alcune pubblicazioni enologiche. Ora chi ieri era un guru è uno come tanti o giù di lì. È ACCADUTO ovunque, ancor più nella critica specializzata: le recensioni di film, di dischi, di libri. Perché comprare in edicola riviste ad hoc quando in Rete si trovano – gratis – blog attendibili e portali aggiornatissimi? Per la stampa enogastronomica vale ancora di più. Ai (loro) bei tempi nessuno ambiva a essere star. Erano tutti più o meno consapevoli di coltivare una nicchia e il piatto di lenticchie da spartire bastava a tutti. Poi, negli ultimi anni, una mutazione doppia e brutale. Da una parte la cucina, ancor più del vino, è diventata un fenomeno mediatico trasversale, con tanto di invasione in tivù dei format culinari e con la divinizzazione del cuoco (anzi chef) assurto a icona pop e star. Dall’altra parte la stampa ha ceduto il passo al web e la grande firma si è vista superare dagli ultimi arrivati: più giovani e meno paludati, più ironici e meno tromboni, più ambiziosi e dannatamente al passo coi tempi. Così contemporanei da rifiutare perfino la dicitura (bolsa?) di “critico”, preferendo il più smart “appassionato”. L’ulteriore meteorite, per i giornalisti della vecchia guardia (e ce ne sono di bravissimi), è arrivato con TripAdvisor. Ieri si sceglieva il ri- storante con la Guida del Gambero Rosso o Le Osterie di Slow Food, volendo – e por- tafoglio permettendo – con la Michelin. Adesso bastano smartphone e connessione. Il rischio è quello della sòla: del ristorante inspiegabilmente incensato in Rete. Per quanto giovane, la storia di TripAdvisor è già piena di cantonate siderali. Ma i pregi restano superiori ai difetti, a partire dalla comodità innegabile e dalla consultazione gratuita. TripAdvisor rilancia poi il mito dell’“uno vale uno”, applicato stavolta non alla politica ma al giornalismo: tutti possono improvvisarsi recensori. E tutti possono utilizzare quelle perifrasi tragicomiche per descrivere pomposamente verdure crude e besciamelle scondite, scomodando parole evocative come “julienne” e “roux”. In questo senso la scrittura gastronomica è paragonabile a quella enologica: non esiste al mondo anima viva in grado di riscontrare in un vino i sentori di “goudron bagnato”, “sella di cavallo sudato” o “anice stellato appassito in una notte di plenilunio IL CASO DI “ALICE” Prima che il ristorante di Oscar Farinetti aprisse a Milano, una pubblicazione dell’ottobre scorso ne parlava già con toni entusiastici autunnale”, ma se lo sostieni passi senz’altro per un tipo figo (e nessuno potrà mai sbugiardarti, perché nel vino e nella cucina l’oggettività è come l’arguzia in Gasparri: non esiste). Come sopravvivere, allora, all’invasione del web e all’utopia dell’iperdemocrazia, se si è critici di lungo corso? Puntando sulla professionalità, sulla sobrietà, sulla storia. Sul peso del proprio cognome e della propria testata. Sulla poca contiguità con gli chef, sull’imparzialità dei giudizi per nulla condizionati da amicizie equivoche. Ne Il Caimano di Nanni Moretti c’era una scena emblematica: un critico gastronomico, tronfio e insopportabile, demoliva con compiaciuto sadismo i piatti di un ristorante, prima di trovare la morte per mano della supereroina stracult Margherita Buy. In quel ritratto morettiano era possibile riscontrare i tratti salienti di un piccolo ma agguerrito esercito di quasi-divi, prime firme ignote alla massa ma conosciutissime – e dunque temutissime – da cuochi e ristoratori. Oggi è tutto cambiato, anche se certi vezzi restano. Per esempio la recensione preventiva: l’applauso a prescindere. Tra gli ultimi a caderci, gli estensori della Guida Ristoranti dell’Espresso. Prim’ancora che il ristorante Alice di Oscar Farinetti aprisse a Milano, all’interno di Eataly nell’ex Teatro Smeraldo, la guida – uscita lo scorso ottobre – pubblicava una recensione estasiata. Eppure il locale non aveva ancora aperto, come ha svelato Dagospia. Illustrazione di Doriano DI CASI ANALOGHI se ne trovano di continuo. Paiono gli ultimi fuochi di una razza in via d’estinzione: colui che ieri spostava piccole ma decisive masse di consumatori e oggi si sente prossimo all’irrilevanza. Un po’ come i cantanti melodici, che passarono in un attimo dai plausi nazionalpopolari alla dimenticanza anticipata perché spazzati via dall’esplosione del rock. Oggi Jimi Hendrix è TripAdvisor e Gianni Pettenati, peraltro ottimo critico musicale, è lo scriba enogastronomico tradizionale. È cambiato tutto, forse in meglio e forse no, ed è un processo irreversibile. PUGNI E CARESSE di and.scan. De Laurentiis marca la D’Amico a colpi di sfottò SBRUFFONE PER INDOLE, storia e copione, Aurelio De Laurentiis ha finalmente indovinato la provocazione giusta. Di solito, quando va fuori giri straparlando di calcio, perde puntualmente un’occasione per stare zitto. Non domenica sera, dopo la vittoria del Napoli contro la Juventus. Un po’ per tifo e un po’ calcolo, De Laurentiis ha sparato in sei minuti due tweet da ultrà vero. Il primo forniva una fotografia appena soggettiva dei valori calcistici delle due squadre: “Così si gioca! Non c’erano 20 punti tra noi e loro, non ce ne sono 17. Sono orgoglioso di questo Napoli #ADL” (strepitoso il vezzo narcisistico di tramutare le iniziali di nome e cognome in hashtag). Ancor più prodigioso il secondo tweet: “Sono andato a Sky perché volevo consolare Ilaria D’Amico ma purtroppo non era in trasmissione. Peccato. #ADL”. Ormai a suo agio nel ruolo di sborone incontenibile, De Laurentiis ha alluso senza omertà alla ipotizzata liaison tra il portiere della Nazionale e Nostra Signora dei Feticisti. QUELLA LIAISON che gli addetti ai lavori, pur di non nominare, evocano tramite giri di parole spericolatamente lisergici. Memorabile, in questo senso, l’“ndr” della Gazzetta dello Sport di ieri: “Il patron degli azzurri potrebbe aver fatto riferimento al presunto flirt tra la conduttrice e Gigi Buffon” (quel “potrebbe aver fatto riferimento” ha un che di geniale). De Laurentiis, domenica, ha recitato al meglio la parte del gradasso antipatico che entra al bar, si bulla con gli amici e sfotte chi non ha avuto la sua fortuna. È stato tanto scorretto quanto inattaccabile: se al calcio togli i lazzi e gli sfottò, ci rimane giusto il calciomercato di Gianluca Di Marzio. Un po’ poco, forse. SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 1 APRILE 2014 15 OGNI MALEDETTA DOMENICA Il primo nemico da (ab)battere FENOMENOLOGIA-JUVE: UN TEMPO ICONA DEL CALCIO ITALIANO, ORA È UNA SPECIE DI SIMBOLO PERVERSO DEL TIFO. UNA SORTA DI ‘BIANCONERI CONTRO TUTTI’, EMBLEMA DI UN PAESE CHE DA SEMPRE AMA PUNTARE IL DITO VERSO QUALCUNO di Oliviero Beha O rmai nel calcio italiano c’è di tutto, meno forse il calcio giocato. O meglio una sua qualità decente, proporzionata alle attese e al business. Nel mistero per lo più doloroso della 31esima giornata si contempla la venatura tragicomica del nostro campionato, che assume le sembianze dell’avversità cosmica alla Juventus e quelle del parlamentarismo da campo, modello Rizzoli (inteso come arbitro...) e suoi strettissimi, quasi avvinghiati collaboratori. Un sestetto da tenere a mente, specie se l’arbitro in questione rappresenterà ai Mondiali la giustizia italiana in calzoncini. Sempre che i Mondiali si tengano, sempre che l’ancella presidenziale di Lula riesca a domare le folle di Bebeto e Romario, sempre che non ci siano troppi riots di strada, incidenti nei cantieri, ritardi nei lavori da stadio e accelerazioni nei rincari per i “paria” del samba. tondolalia come nella politica. Intendiamoci, a memoria di anziano e sui sacri testi sportivi la rivalità della Juventus, pro e contro, è sempre stata l’acme della passione calcistica tricolore: più tifosi, più importanza antropologica nelle immigrazioni interne, più potere identificato nella proprietà Fiat, e ovviamente più vittorie, più scudetti, più glamour ecc. ecc. Ma in una temperie da Paese inabissato come è quella che ci è data da vivere in questi anni, la juventinità difesa e offesa ha assunto toni appunto tragicomici (parola di fiorentino...). Lo si è visto anche a Napoli, malgrado il questore e i mille agenti “disposti in modo eccellente” grazie ai quali “è andata meglio di quel che si temesse” visti gli arsenali delle opposte tifoserie: fischia, come dice qualcuno. Si instaurano sentori di guerra civile in cui il calcio è solo un pallido pretesto, a Napoli come una settimana prima a Catania, e invece di cercare di capire e di “rammendare” una trama smagliata, di disinquinare un clima sbagliato, se ne prende atto come fosse normale limitandosi a ridurre i danni. Quelli di ordine pubblico e quelli economici. Tutta l’epopea dei pullman, degli assalti, dei rischi che corrono i “nostri” o i “loro” eroi è ormai accettata come un risvolto a parole “inaccettabile” e nei fatti compatito. Non era così nelle decadi passate, chiedere in giro, neppure quando alla Juve qualche “aiutone” arrivava pun- giochi da abbattere: e pensare che ha perfino attraversato il bagno lustrale dei suoi peccati con il Purgatorio della B, dal quale è risorta a colpi di incertezze prima, e di Agnelli-Marotta-Conte poi. Dice: ma è antipatica, sono gli Agnelli in sedicesimo, sono gli Elkann a peso specifico da albumina nel sangue, sono il Marchionne che ieri ufficialmente ha finito di delocalizzare la nostra fabbrica più importante, dopo un secolo di lavoro, di cassa integrazione... e di soldi nostri a finanziarla. Quindi me la prendo con Pirlo, che è rimasto tra noi. Discorso destinato a peggiorare, rotolando lungo la china inclinata di tutto il Paese. Nel frattempo polemiche di tutti i tipi con la Juve sempre nel mi- TORNANDO IN ITALIA, anche se per il questore di Napoli va tutto bene l’atmosfera intorno alla Juve è sempre pessima: non parlo del campo (appunto), in questo caso sfavorevole nel risultato e nel gioco ai Campioni che addirittura potrebbero sentire un po’ di fiato della Roma sul collo zebrato (allegoria anni 30...). E neppure degli arbitraggi, spesso favorevoli – nel dubbio si favorisce il potere, in tutti i settori – ma stavolta no, con un gol passibile di millesimale fuorigioco come altre volte accaduto pro-Juve. No, parlo di questo odi et amo per la Vecchia Signora (allegoria anni 50) un tempo accettabile e adesso diventato una specie di simbolo perverso del tifo italiano. Una sorta di Juve contro tutti, fenomenologia di un Paese che da sempre intanto è contro qualcuno e poi forse a favore di qualcun altro, ma comunque tifoso fino al midollo. Nella ro- BISOGNA SAPER PERDERE di Malcom Pagani Sansone, niente gloria per chi rifiuta un rigore IN UN CLIMA biblico, con forza inversamente proporzionale alla mitologia, alle evocazioni e alla scena del delitto, Gianluca Sansone ha deciso di morire in un pomeriggio emiliano. C’è un flebile contatto in area romanista con il centrale Benatia. Il giudice di porta, l’arbitro Peruzzo, ha un soprassalto d’ego e legge nel colpo d’anca a pochi passi da Morgan De Sanctis, ciò che l’arbitro deputato a decidere, l’internazionale Nicola Rizzoli, proprio non vede. Sansone cade, si rialza, passa più di duecentocinquanta secondi, un’eternità, nel dubbio filosofico tra il prendo e porto a casa e l’ammissione di un regalo immeritato. Poi cede. Confessa. Scagiona l’avversario. Trasforma in cenere l’ultima possibilità di salvezza del piccolo Sassuolo. Rifiuta il dono. Così il calcio di rigore che avrebbe potuto mutare il destino della sconfitta in orizzonte differente, sparisce all’improvviso. E lascia Sansone solo. Nudo. Smarrito in una responsabilità troppo grande. Nella fredda terra di mezzo in cui il fair play non vale neanche uno straccio di coperta e il sogno di mezza estate tramonta al passo rapido delle occasioni mancate. Che pensieri gli abbiano riservato tifosi, compagni di squadra e vertici di Confindustria alle prese con il loro Borgorosso Football Club a fine gara è intuibile. CERTE COSE non si dicono e in ogni caso, è sempre meglio dirle dopo. Per anni, ai procacciatori di tiri senza opposizione dagli undici metri, alle volpi astute capaci di acquattarsi a un metro dal portiere e poi cadere folgorate al minimo contatto, toccava la nomea di cascatori e una certa riprovazione collettiva ampiamente attenuata dalla gratitudine del branco. Di quella gratitudine omertosa, a Sansone, nello spogliatoio del Mapei Stadium (quando anche il nome trasmette un certo vento pretenzioso), non è toccata la carezza. Il suo allenatore, Di Francesco, in un mare di lamentele e mulinelli dialettici, ha pensato di difenderlo scippandogli persino la medaglia dell’onestà: “Il mio calciatore non ha mai detto all’arbitro che il rigore non c’era”. Niente gloria. Niente consolazione. Niente premio. Niente similitudini con Hunt del Werder Brema che pochi giorni fa, nella gara con il Norimberga, dopo una caduta, aveva convinto l’arbitro a togliergli il regalo immeritato. Quando il Mirror mise allo specchio un enciclopedico decennio di furbate per restituire una fitta lista di professionisti del ramo, piovvero nomi che da Rivaldo a Simeone scendevano fino al nostro Gilardino. Di Gianluca Sansone, figlio di Paisà, in quel Pantheon non si troverà traccia. ESEMPLARE Nicola Sansone con la maglia del Sassuolo LaPresse Il pullman della Juventus scortato a Napoli Ansa LA MINACCIA E dopo il trionfo di domenica, il presidente del Napoli al sindaco De Magistris: “O mi fate costruire lo stadio, o me ne vado” tualmente come adesso qualche “aiutino”. Certo, c’era sempre di mezzo l’identificazione con il potere nella sua versione rotondocratica, ma insomma il perimetro pallonaro era ancora visibile. ADESSO NO: la Juve ha assunto altri connotati, non è soltanto il primo nemico da battere, ma troppo spesso l’orso da video- rino ignipeto, e i soldi come benzina. Benitez contro Conte (“chi ha speso di più?” che tradurrei in “chi dice meno scempiaggini?”), De Laurentiis contro la Juve e adesso contro il sindaco De Magistris che non gli darebbe lo stadio. “Allora me ne vado”, minaccia il brav’uomo con le spalle coperte dalle truppe masaniellate. E dove andrebbe, di grazia? All’este- ro, con i suoi film? O rimarrebbe in un Paese in cui mentre il Senato rischia renzianamente di emulsionarsi contrapponendo l’efficienza (sic!) alla democrazia reale (sic sic!!: ma dov’è?), il massimo del parlamentarismo si raggiunge a Reggio Emilia, con il rigore prima dato e poi negato al Sassuolo da Rizzoli (recidivo: cfr. a Catania con la Juve nell’ottobre 2012) dopo una seduta in cui tutti hanno preso la parola. Se insisteremo su questo precipizio del ridicolo, intendo la venatura tragicomica di cui sopra, magari con azioni di “filibustering” degli spalti e qualche “aiutino” telefonico da casa, presto una risata li seppellirà, in campo e fuori. Ma quanto presto, signori miei? È comunque tardi... w www.olivierobeha.it LA LAVAGNA Tra cuore, vivaio e Rinascimento di Seedorf PER L’OLANDESE LA SECONDA CHANCE DOPO IL PERIODO NEGATIVO. E MOURINHO “PIANGE” DOPO AVER ATTACCATO CONTE: SCONFITTO DAL CRYSTAL PALACE di Roberto Beccantini Il Napoli, in casa, aveva liquidato Borussia Dortmund, Arsenal, Roma (due volte, S addirittura): la Juventus è l’ultimo scalpo. CruBALZI. ciale l’apporto delle ali: Callejon e Insigne hanno spinto Asamoah e Lichtsteiner alla periferia della partita. Il calcio-roulette di Benitez brilla in Europa, soprattutto. Di solito, molto produce e molto lascia agli avversari. Arrivano i campioni d’Italia e non ricordo una parata di Reina: chapeau. AVANTI TUTTA. Decimo gol di Destro, primo di Bastos: per un allenatore è sempre bello quando gli estremi si toccano. Garcia brinda all’assemblea di condominio con la quale Rizzoli ha cancellato il rigore-fantasma pro Sassuolo. La Roma non ri- nuncia a nulla: né a stuzzicare le certezze della Juventus né a domare i pruriti del Napoli. Quarta vittoria consecutiva e una primavera – sulla carta, almeno – tutta da scrivere. A cominciare dal recupero di domani, con il Parma. E ADESSO? Ricapitoliamo: tre sconfitte di fila (Juve-Udinese-Parma), la resa di Madrid e l’unto del Signore diventa il giullare dei signorini. Pareggio con la Lazio, doppietta Fiorentina-Chievo e Seedorf torna a essere l’allenatore del Rinascimento. I gol di Balotelli e Kaká hanno saziato la pancia dei curvaioli. Galliani pone limiti agli stipendi, non alla provvidenza. Barbara li vuole giovani, Kaká pensa agli Usa. È davvero un altro Milan o siamo da manicomio noi giornalisti? APPLAUSI. L’Atalanta passa anche a Bologna, in bellezza. E sei, record societario. Pochi ma buoni: il presidente Percassi, il direttore generale Marino, il tecnico Colantuono. Il segreto è tutto qui. Da Moratti-Allodi-Herrera ad Agnelli-Boniperti-Trapattoni per arrivare a Berlusconi-Galliani-Sacchi (e poi Capello). Nel caso dei bergamaschi, una doverosa postilla: il vivaio. Favini ne è l’indiscusso badante. Un valore aggiunto. NON SOLO CUORE. Il Toro valica quota 40, mai successo nell’era Cairo, Ventura rinnova fino al 2016, Cerci si sblocca: non segnava da Verona, 17 febbraio. C’è tanta roba dentro il 2-1 al Cagliari. Mancava Immobile, squalificato. Non è più il Toro che getta le corna oltre l’ostacolo, è una squadra che cerca il futuro (anche) attraverso il gioco. MONTAGNE RUSSE. Il Genoa capace di tener te- sta alla Juventus si arrende al Verona, reduce da quattro k.o. In trasferta, d’accordo, ma in superiorità numerica per un tempo (espulso Albertazzi). Gasperini furibondo: che figura. Siamo alle solite, le salvezze anticipate suggeriscono dolci pisoli. ALLENANTE. La Premier sì che eccita. “Se la Juventus vincesse l’Europa League non sarebbe un’impresa, visto che ha toppato in Champions”. Le ultime parole famose di Mourinho. Gli dei non hanno gradito. Autorete di Terry: Crystal Palace uno Chelsea zero. Era quart’ultimo, il Crystal. E il Chelsea, primo. “Era”. L’ha scalzato il Liverpool del “pistolero” Suarez, 4-0 al Tottenham. Uno spettacolo. E una macchina: già 88 gol, modestamente. 16 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 1 APRILE 2014 il Fatto Quotidiano NIENTE SEGRETI La cancelliera Angela Markel, uno dei leader più intercettati dagli americani dell’agenzia Nsa, le cui trame sono state rivelate dalla “talpa” Snowden SPIE DIGITALI Ansa Angela e l’amico amerikano DER SPIEGEL RIVELA: 300 REPORT SULLA CANCELLIERA MERKEL NSA HA USATO NYMROD, IL SUPER SISTEMA DI SORVEGLIANZA di Angela Vitaliano New York i chiama “Nymrod” ed è il sistema di sorveglianza super S avanzato che consentendo di rivelare automaticamente, registrare e analizzare comunicazioni importanti, provenienti da fonti diverse come telefono, email e fax, avrebbe tenuto sotto controllo i potenti del mondo. A rivelarlo è un’inchiesta di Der Spiegel, la rivista tedesca che ha messo le mani su nuovi documenti in possesso della “gola profonda” dell’intelligence statunitense, Edward Snowden. Ventisei pagine di informazioni, passate in rassegna dalla rivista confermano che 122 leader mondiali, tra cui Angela Merkel, sono stati sottoposti regolarmente ad intercettazioni grazie anche alle “infiltrazioni” in tre colossi dell’informatica tedesca: la Stellar, La Cetel e la IABG. Un’operazione di “controllo” in cui, peraltro, gli americani non sarebbero stati soli, dal momento che le informazioni fornite da Snowden rivelano un ruolo attivo in tal senso anche della GCHQ, l’intelligence britannica che avrebbe tenuto sotto controllo gli impiegati di molte compagnie tedesche, oltre ad aver attivato una reiterata azione di infiltrazione in diversi network. LA LISTA dei “potenti” venuta nelle mani del settimanale è stilata in ordine alfabetico, partendo dalla lettera A, con l’ex presidente della Malesia, Abdullah Badawi, finendo con l’ex primo ministro ucraino, Yulia Tymoshenko. Tra l’inizio e la fine, passa la geopolitica mondiale, con i presidenti di Perù, Somalia, Guatemala, Colombia, Bielorussia e molti altri. Al nono posto, subito dopo il presidente del Malawi Amadou Toumani Tourè, spicca il nome della cancelliera Merkel inserito, peraltro, in un cosiddetto “Target Knowledge Database (TKB), vale a dire un database centrale relativo a singoli individui. La sua specificità sta nel fatto che il TKB può essere utilizzato per analizzare “profili completi” degli individui controllati. Secondo il documento fornito da Snowden, che tut- Video, Yahoo! sfida YouTube tavia non riporta nessuna NESSUNO SI SALVA data specifica, le operazioni di controllo venivano “Infiltrati” i tre colossi effettuate congiuntamente dalla NSA e dalla GCHQ a dell’informatica tedesca Bude, una piccola cittadiStellar, Cetel e Iabg na a nord della Cornovaglia, sede di una base delE poi intercettate email l’intelligence di Sua Maesta’ prima nota come e conversazioni “Morwenstow” ed ora ridi 122 leader mondiali battezzata semplicemente “GCHQ Bude”. Grazie all’utilizzo di Nymrod, il solo nome della Merkel sarebbe stato rando ad una riforma della NSA che citato oltre 300 volte, in contesti non ne riduca, in qualche modo, il potere, meglio specificati. Secondo Der Spie- aveva rassicurato il premier tedesco gel, la NSA avrebbe ricevuto, il 7 che i “controlli” non erano più in marzo del 2013, un lasciapassare dal- atto. la FISA, che si occupa in particolare dell’intelligence legata all’anti terro- LA PORTATA delle nuove rivelazioni, rismo, per “monitorare la Germa- tuttavia, potrebbe spingere il governia”. Le nuove rivelazioni potrebbe- no tedesco ad una risoluzione meno ro spingere la Germania a denun- diplomatica. Adesso, infatti, il punto ciare la NSA. Quando per la prima è comprendere se la NSA aveva atvolta le rivelazioni di Snowden ave- tivato un’azione di “spionaggio di vano fatto esplodere la rabbia della massa” di tutto il popolo tedesco, cancelliera Merkel, il presidente condizione che potrebbe rendere americano Obama, che sta ora lavo- plausibile l’azione legale contro l’a- INIZIA l’attacco a YouTube - la piattaforma video di proprietà di Google - da parte di Yahoo!. L’azienda americana sta pensando a un suo sito di condivisione video da lanciare nei pros- simi mesi facendo leva su maggiori guadagni per coloro che caricano il materiale on line. Da anni, infatti, chi produce e mette video su YouTube si lamenta per i bassi compensi. L’azienda di Sunnyvale vuole provare a rubare la scena a YouTube, acquistato nel 2006 da Google per 1,65 miliardi di dollari. E starebbe anche contattando alcune delle star e dei canali del sito. A gen- Fughe e disperazione: storie di immigrati on line DI MESSAGGI istituzionali, ricerche, inchieste, libri sul fenomeno migratorio siamo sovraccarichi. E non sono mai stati sufficienti a scalfire i luoghi comuni sugli stranieri e la tanta diffidenza tra noi e loro. È l’ora di cambiare direzione e di escogitare un nuovo modo di comunicare l’immigrazione: dare la parola direttamente agli uomini, donne e bambini che lasciano il Paese di origine e salpano per altri lidi, in un video pubblicato sul web. È questa la strategia del Migrador museum, il primo museo online dedicato alle storie degli immigrati che oggi vivono in Italia (Il Fatto ne ha scritto un paio di settimane fa). La stessa utilizzata da Acrossthesea.net, il portale attivo dal 19 marzo che mappa le rotte di migranti tra le sponde del Mediterraneo attraverso file audio e video-interviste ai protagonisti. A promuoverlo è il Servizio civile internazionale con la collaborazione di alcune agenzie multimediali di informazione sociale (Amisnet, Active Vision, Geminaire group, Apdha). Ogni settimana, naio a Las Vegas Yahoo! ha lanciato News Digest un magazine sulla Rete, portando dalla sua anche Katie Couric, popolare giornalista della Cbs passata al web. Una schermata del sito Acrossthesea.net dedicata alla storia di un immigrato algerino che racconta come ha tentato di entrare in Spagna fino alla fine di maggio, vengono messi online due video e tre file audio. Sul sito è attiva anche una mappa che indica il tragitto percorso dal migrante su cui è linkato il video corrispondente. Come quello del ragazzo di 23 anni che quando ne aveva 18 è partito dall’Algeria diretto a Cartagena, in Spagna, a bordo di una barca. Ha speso 28 ore in mare e ha pagato 500 euro. Una volta arrivato a destinazione, è stato rinchiuso in un centro per minori, da dove è fuggito. Ha trascorso tre mesi in strada a dormire sotto i ponti e frugare tra i rifiuti a caccia di cibo ma alla fine si è diplomato alla scuola per cuochi e conseguito l’esame di lingua spagnola. A UN CERTO PUNTO viene espulso e rispedito in Algeria. Ha trascorso sei mesi a casa dei suoi genitori, poi è ritornato a Melilla, l’enclave spagnola sulla costa orientale del Marocco, dove oggi è ancora segregato perché se oltrepassa la frontiera rischia di morire ammazzato dalla polizia. Sono tre genzia americana. È possibile, peraltro, che la NSA non abbia nemmeno dovuto “infrangere” leggi internazionali, spiando target tedeschi: gran parte delle informazioni potrebbero essere state acquisite direttamente attraverso i colossi americani delle comunicazioni come AT&T e Verizon che gestiscono spazi di piattaforme intercontinentali. Lo scorso agosto, il capo staff della Merkel, Ronald Pofalla, aveva dichiarato “lo scandalo della NSA superato” da una serie di accordi che erano stati raggiunti fra i due paesi. i pregiudizi che si intende sfatare. Primo: “Gli stranieri non scappano solo dalla povertà e non vengono qui per rubarci il lavoro – spiega Riccardo Carraro, responsabile di Across the sea e coordinatore per l’Italia del Servizio civile internazionale (Sci) -: dall’Eritrea se ne vanno perché c’è un re- gime repressivo, dalla Nigeria perché c’è la persecuzione dei cristiani, dalla Costa d’Avorio perché la fazione al potere fa strage dei politici dell’opposizione e dei loro familiari”. Secondo: “Non è vero che gli immigrati si concentrano in Italia – continua Carraro”. Il rapporto dell’UNHCR Asylum Trends 2013 indica che lo Stato dell’Unione europea che l’anno scorso ha ricevuto il maggior numero di nuove domande di asilo è la Germania (109.600). Segue la Francia (60.100) e la Svezia (54.300). In Italia invece ce ne sono state 27.800 e in Grecia 8.200. Terzo: “Gli stranieri non sono al sicuro una volta sbarcati: c’è carenza di personale adeguato diverso da poliziotti e militari che li informi circa i loro diritti e strumenti che hanno a disposizione”. Chiara Daina TWITTER DIXIT PIRATERIA Agcom tenta di imporre le regole a visione in streaming dei film sarà più difL ficile. Dal 31 marzo infatti l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni potrà imporre ai provider, con un procedimento che durerà al massimo 35 giorni, la rimozione del materiale illegale. L’Agcom potrà così sostituirsi all’autorità giudiziaria, l’unica che poteva contrastare la pirateria on line. Tutto il materiale coperto da copyright (canzoni, libri, etc.) dovrà sottostare a queste regole. Non mancano le polemiche; per molti gestori di provider i veri responsabili sono i siti di hosting che ospitano i film e non ha senso colpire chi li offre agli utenti. Sarebbero già pronti software in grado di aggirare i blocchi di Agcom: resterebbero tagliati fuori dalla visione solo gli utenti meno pratici. M.Ze. Matteo Renzi vive di... supercazzole a manetta #Renzievivedi è l’hashtag lanciato da Beppe Grillo: “Renzie ha detto che troppa gente vive di politica”. La Rete non si è fatta attendere. #BERLUSCONI: “Non sono riforme di #Renzi, ma le nostre fin dalla discesa in campo”. #renzievivedi elettori del Pd che fingono di non saperlo. @FrancescoLamana #RENZIEVIVEDI politica e dice: “Troppa gente vive di politica”. Sdoppiamento della personalità? @CSilvagni #RENZIEVIVEDI cravatte rubate ad @AndreaDipre. @silvialerario #RENZIEVIVEDI spot, speriamo diventino realtà! @simoge77 SE #renzievivedi politica, Grillo, Casaleggio e il M5s di cosa vivono? @AlessiaTelesca #RENZIEVIVEDI parole tipo... "mi gioco la faccia". Idolo. @roberto_palazzo #RENZIEVIVEDI politica e io ho tutti amici del cacchio, nemmeno uno che mi paghi l’affitto in un at- tico al centro di Firenze. @antoniovinci8 DA NON RENZIANA se #renzievivedi soldi pubblici qualcun altro lo ha fatto in passato bazzicando teatri Rai. @rossella226 SIAMO ARRIVATI a #bepperosica contro #renzievivedi. Il prossimo passo è Lazio m.... contro Roma fai schifo. Ci meritiamo tutto. @betman #RENZIEVIVEDI supercazzole a manetta. Come se fosse Antani. @ManlioPolemico A VOLTE mi diverto a pensare - che so - a Balotelli allenato da Nereo Rocco Cristiano Militello PURTROPPO niente torta per i miei follower, quella di ieri x mio compleanno era buona e non grande, l’abbiamo spazzolata. Sorry Roberto Formigoni CODA INFINITA all’aeroporto di Haiti . La lentezza della gente del posto è esasperante per noi abituati alla fretta ... Cristina Parodi CERCASI attore di oltre due metri di altezza e con esperienza teatrale, tra i 30 ed i 45 anni Alessandro Gassman SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 1 APRILE 2014 17 INIMITABILE David Zed nei panni dell’uomo robot ai tempi delle apparizioni in tv PARODIA CULT IL PEGGIO DELLA DIRETTA Il disilluso Gambardella è un Checco qualsiasi David Zed, dagli anni 80 il ritorno dell’uomo robot di Chiara Paolin di Fulvio oveva accadere, è accaduto. La suprema eleganza esistenziale D di Jep Gambardella è finita sotto il unico sorriso davvero convinto che la vita ha saputo donarmi L’ nel weekend lo si deve a un antico rullo pop di Checco Zalone, l’unico autorizzato a sfidare il maestro di vita, il saggio contemporaneo, il deluso e provato esteta della nostra collettiva decadenza disegnata nelle rughe di Toni Servillo. Il cafone del sud, il pugliese periferico che si contrappone all’asciutto attore napoletano: una bomba culturale sganciata nella piazza di Amici, cioè davanti al sogno di felicità e riscossa sociale che nulla vuol sapere di nichilismo e morte. Ci sono le ragazzine con i palloncini colorati, gli striscioni “I love you”, mamme e papà in fibrillazione per il miracolo possibile del figlio famoso in tivù. E PROPRIO LÌ, chiamato a fare grande spettacolo, Zalone s’assetta sul divano a fianco della dominatrice De Filippi: “Come ti chiami? Maria? Ah, che nome banale, e che inutile richiamo alla cultura cattolica, tu che ne hai fatte più di Cadorna poi”. Risate del popolo che “La grande bellezza” non è andato a vederlo al cinema, e quando Canale 5 l’ha passato in prima serata ha sbuffato, perchè è roba snob, di sinistra, per ricchi troppo intellettuali. In onore a “Jep” Zalone con Maria De Filippi Ansa quella gente, Zalone procede alla distruzione del mito appena nato: “Quanti anni hai? 52? Ah, che età banale, non sei giovane né vecchia, non c’è nemmeno una categoria YouPorn per quell’età”. Ecco, che noia la noia degli altri. E il gioco è completo perché in prima fila siede Sabrina Ferilli, l’unico essere umano che, nel film, sa sciogliere l’amarezza di Jep in qualcosa di molto caldo e vero. Lei pure è andata alla serata di gala, proprio per far vedere che chi conta nella cultura alta sta benissimo in quella bassa. Lei pure ride e si sganascia se Zalone fa l’occhio appallato come Servillo, e copre la bocca con due mani vergognandosi di partecipare alla demolizione. Invece Jep, che non guarda mai la tivù, prenderebbe la scena per il suo prossimo film. Per dimostrare che il facce ride ingloba tutto e tutto macina, macina, macina... Abbate eroe dello spettacolo televisivo di un ventennio fa, David Zed, l’uomo robot, essere straordinario nei suoi movimenti meccanici, quasi a far immaginare oscure potenze celate in un angolo ad animarlo attraverso un infernale joystick. L’uomo, il professionista, l’alieno, il personaggio, la maschera di Zed trova la celebrità nel Belpaese nell’anno di grazia 1983, per merito o colpe inemendabili della Carrà all’acme del tempo dei fagioli ostaggio di un barattolo con l’interrogativo massimo che servizio pubblico abbia mai proposto al suoi spettatori fidelizzati; addirittura durante l’udienza papale natalizia dell’anno successivo David, sempre accompagnato da Raffa nostra, riesce a colpire l’attenzione del futuro beato Wojtyla che, stupito dalla bizzarria del soggetto, non sa fare a meno di fare ammenda circa le proprie carenze sul varietà di viale Mazzini, fino a di- chiarare testualmente: “Devo guardare più televisione!”. Poi, di Zed, più nulla, evaporato in una nuvola azzurra trasmigrante insieme alla memoria degli anni Ottanta, forse in compagnia di un Rockfeller, il corvo di panno di quegli stessi giorni. CHE EMOZIONE quindi d’improvviso scorgerlo domenica scorsa a Quelli che il calcio, su Rai2, a fiancheggiare l’inviato Alessandro Di Sarno in collegamento dal parco esposizioni di Novegro, per Robot & Makers, mostra mercato dedicata alla robotica. Il sogno del robot, inutile fare finta di niente, nutre da sempre un sentimento che le persone colte definiscono oblomoviano, che da noi, per sopraggiunte carenze di preparazione, prende invece il nome di fancazzismo, non c’è infatti essere umano che non abbia sognato di possedere un doppio meccanico da destinare alle faccende domestiche (se non addirittura sessuali), uno stato d’animo, un’aspettativa che l’uomo macchina David Zed in qualche misura riassume come pochi suoi colleghi in odore di Gli ascolti di domenica UN MEDICO IN FAMIGLIA 9 Spettatori 5.2 mln share 23,01%. CHE TEMPO CHE FA Spettatori 3.1 mln share 11,38% fantascienza al mondo, non per nulla Paolo Villaggio volle sottrargli gli abiti e la parrucca-calotta nel film Grandi magazzini. Dunque, tra le immagini più paradigmatiche della carriera di Zed, ma anche a corredo del nostro presente che non riesce davvero a farsi mai mancare i propri venti di guerra e di spionaggio, possono essere ben accluse quelle viste nei giorni scorsi lì alla fiera di Novegro. Zed che si confronta e perfino discute con un drone che lo osserva a mezz’aria, è indubitabilmente un documento che meriterebbe di figurare accanto alle immagini di San Francesco durante la predicazione agli uccelli, così come nel corso dei secoli ci è stata mostrata ora dai cosiddetti pittori Primitivi ora da Giotto. Gli anni sono passati, sotto la calotta si intravede uno Zed non più un ragazzo, ma il senso della sua missione spettacolare, la stessa che appassionò perfino Carmelo Bene, c’è tutta: siamo tutti replicanti di un tempo infelice e mascherato. Il progresso? È la caricatura di se stesso. @fulvioabbate LUCIGNOLO Spettatori 1.1 mln share 5,39% LA BIBBIA Spettatori 2.9 mln share 11,05% LA TV DI OGGI 6.45 Unomattina Attualità 10.00 Unomattina Storie Vere Rubrica 10.30 Unomattina Verde Rubrica 10.55 Che tempo fa Informazione 11.00 TG1 Informazione 11.25 Unomattina Magazine Rubrica 12.00 La prova del cuoco “Tra asparagi e focaccia genovese” Varietà 13.30 TG1 Informazione 14.00 TG1 Economia Informazione 14.10 Verdetto Finale “Il figlio segreto” Attualità 15.20 La vita in diretta Attualità Rai Parlamento Telegiornale - TG1 - Che tempo fa Informazione (all’ interno) 18.50 L’ eredità Gioco 20.00 TG1 Informazione 20.30 Affari tuoi Gioco 21.10 Carosello Reloaded Documenti 21.15 Novità - Prima tv Una buona stagione “Prima puntata” Fiction TG1 60 Secondi Informazione 23.20 Porta a Porta “Ospite: Ambra Angiolini” Attualità 0.55 TG1 Notte - Che tempo fa Informazione 1.30 Sottovoce Rubrica 6.45 Cartoon Flakes Ragazzi contenitore 8.15 Due uomini e mezzo “Chiudi il becco, Herb!” Telefilm 8.35 Desperate Housewives “Cecità” “Quali regole?” Tf 10.00 TG2 Insieme Attualità 11.00 I Fatti Vostri Attualità 13.00 TG2 Giorno Informazione 13.30 TG2 Costume e Società Rubrica 13.50 Medicina 33 Rubrica 14.00 Detto fatto Attualità 16.15 Cold Case “Giorni di gloria” “Un’ insegnante speciale” Telefilm 17.45 TG2 Flash L.I.S. Meteo 2 Informazione 17.50 Rai TG Sport Notiziario sportivo 18.15 TG2 Informazione 18.45 Squadra Speciale Cobra 11 “Nemesi” “Un giovane collega” Telefilm 20.30 TG2 - 20.30 Informazione 21.00 Lol:-) Sit com 21.10 Made in Sud “Ospite il Mago Forest” Varietà 23.45 TG2 Informazione 0.00 2Next - Economia e Futuro “Ospite il Ministro del lavoro Giuliano Poletti” Attualità 8.00 Agorà Attualità 10.00 Mi manda Raitre “Dopo la rottamazione” Attualità 11.10 TG3 Minuti Informazione 11.15 Elisir “La colonscopia” Attualità 12.00 TG3 Informazione 12.25 TG3 Fuori TG Attualità 12.45 Pane quotidiano Rubrica 13.10 Il tempo e la storia Documentario 14.00 TG Regione - Meteo Informazione 14.20 TG3 - Meteo 3 Informazione 14.50 TGR Leonardo Rubrica 15.05 TGR Piazza Affari Rubrica 15.10 Terra nostra Soap 16.00 Aspettando Geo Documentario 16.40 Geo Documentario 19.00 TG3 Informazione 19.30 TG Regione - Meteo Informazione 20.00 Blob Varietà 20.10 Sconosciuti - La nostra personale ricerca della felicità Rubrica 20.35 Un posto al sole Soap 21.05 Ballarò Attualità 23.20 Gazebo Rubrica 0.00 TG3 Linea notte Attualità TG Regione Informazione (all’ interno) 18.30 Transatlantico Attual. 19.00 News Notiziario 19.25 Sera Sport Notiziario sportivo 19.30 Il Caffé: il punto Attualità 20.00 Il Punto alle 20.00 Attualità Meteo Previsioni del tempo (all’ interno) 20.58 Meteo Previsioni del tempo 21.00 News lunghe Notiziario 21.26 Meteo Previsioni del tempo 21.30 Visioni di futuro Attualità 21.56 Meteo Previsioni del tempo 22.00 Visioni di futuro Attualità 22.26 Meteo Previsioni del tempo 22.30 News lunghe Notiziario 22.56 Meteo Previsioni del tempo 23.00 Il Punto + Rassegna Stampa Attualità 23.27 Meteo Previsioni del tempo 23.30 Il Punto + Rassegna Stampa Attualità 23.57 Meteo Previsioni tempo 0.00 News + Rassegna Stampa Attualità 0.27 Meteo Previsioni del tempo 6.00 Prima Pagina Infor. 7.55 Traffico - Borsa e Monete - Meteo.it Informazione 8.00 TG5 Mattina Infor. 8.45 Mattino Cinque Attualità TG5 - Ore 10 - Meteo.it Informazione (all’ interno) 11.00 Forum Real Tv 13.00 TG5 - Meteo.it Informazione 13.40 Beautiful Soap 14.05 Grande Fratello Reality 14.10 CentoVetrine Soap 14.45 Uomini e Donne Talk show 16.05 Grande Fratello Reality 16.15 Il segreto Soap 17.10 Pomeriggio Cinque Attualità TG5 Minuti Informazione (all’ interno) 18.50 Avanti un altro Gioco 20.00 TG5 - Meteo.it Informazione 20.40 Striscia la Notizia Attualità 21.10 Giass “Terza puntata Ospiti: Salvatore Ficarra e Valentino Picone” Varietà Condotto da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu 23.15 Matrix Attualità 1.30 TG5 Notte - Rassegna Stampa - Meteo 5 Informazione 7.05 Friends Telefilm 7.35 Le regole dell’ amore Telefilm 8.45 Una mamma per amica Telefilm 10.30 Dr. House Telefilm 12.25 Studio Aperto Meteo.it Informazione 13.00 Sport Mediaset Notiziario sportivo 13.40 Grande Fratello Reality 14.10 I Simpson Cartoni 14.35 Dragon Ball GT Cartoni animati 15.00 The Big Bang Theory “L’ acquisizione dell’ Excelsior” “La suddivisione del tesoro” Telefilm 15.50 Due uomini e mezzo “La parabola” “Una splendida idea” Tf 16.35 How I Met Your Mother “Maschio o femmina” “Noretta” Tf 17.25 Nikita “Operazione Falling Ash” Telefilm 18.30 Studio Aperto Meteo.it Informazione 19.20 C.S.I. “Crimini efferati” “Matrioska” Telefilm 21.10 Prima tv Arrow “Tremori” Telefilm 22.00 Prima tv The Tomorrow People “Agguato mortale” Tf 22.55 Prima tv Revolution “I figli degli uomini” Tf 23.50 Le Iene Varietà 1.20 Grande Fratello Reality 7.20 Miami Vice “Amen e mandate offerte” Tf 8.15 Hunter “Il trionfo del giusto” Telefilm 9.40 Carabinieri “Una cinese di nome Gioia” Telefilm 10.40 Ricette all’ italiana Rubrica 11.15 Sai cosa mangi? Rubrica 11.30 TG4 - Meteo.it Infor. 12.00 Un detective in corsia “Una vedova inconsolabile” Telefilm 12.55 La signora in giallo “La casa delle tenebre” Tf 14.00 Forum Real Tv 15.30 Hamburg Distretto 21 “Social Network” Telefilm 16.35 Ieri e oggi in tv Speciale Varietà 16.45 Terra lontana Western (Usa 1955). Di Anthony Mann , con Walter Brennan 18.55 TG4 - Meteo.it Infor. 19.35 Il segreto Soap 20.30 Tempesta d’ amore Soap 21.15 Jane Eyre Drammatico (GB/Ita/Usa 1995). Di Franco Zeffirelli, con Geraldine Chaplin 23.40 Speciale Champions League Rubrica 2.05 TG4 Night News Informazione 6.00 TGLa7 - Meteo Oroscopo - Traffico Informazione Informazione 7.00 Omnibus - Rassegna Stampa Attualità 7.30 TG La7 Informazione 7.50 Omnibus meteo Informazione 7.55 Omnibus Attualità 9.45 Coffee Break Attualità 11.00 L’ aria che tira Attualità 13.30 TG La7 Informazione 14.00 TG La7 Cronache Attualità 14.40 Le strade di San Francisco “Dopo il party” “Violenza” Telefilm 16.40 Il Commissario Cordier “Ci siamo, giudice” Telefilm 18.10 L’ ispettore Barnaby “Chi ha ucciso Cock Robin?” Telefilm 20.00 TG La7 Informazione 20.30 Otto e mezzo Attualità 21.10 Philadelphia Drammatico (Usa 1993). Di Jonathan Demme, con Tom Hanks 23.30 Sex & The City “Mancanza di sesso” “Amore e sesso” Telefilm 0.40 TG La7 Night Desk Attualità 1.40 Movie flash Rubrica LA RADIO I film Radio3 Mondo, Germania e Cina Berlino è stata la terza tappa di un tour europeo storico, che ha portato il presidente Xi Jinping in Olanda e Francia, e, per la prima volta, a Bruxelles per incontrare i vertici UE. La Cina è il primo partner commerciale asiatico della Germania e i rapporti tra Pechino e Berlino sono più forti dopo aver stretto un “partenariato strategico completo”, come ha detto Angela Merkel. A Francoforte è stato lanciato l’ hub commerciale per le transazioni in yuan dell’ eurozona e la cancelliera ha lanciato l’ anno per la innovazione e la ricerca tedesco-cinese nel 2015. Germania superpotenza europea in cui irrompe, però, anche l’ altro lato dell’ Europa come la storia del campo di Oranienplatz, una tendopoli di rifugiati a Kreuzberg, Berlino. Lì da 6 mesi vivono in condizioni estremamente complesse oltre 400 migranti. Sono arrivati tutti da Lampedusa e aspettano di ricevere asilo e sistemazione. Partiti da Ghana, Mali, Congo e altri paesi africani, passati dalla Libia, attraversato il Mediterraneo, giunti a Lampedusa, finiscono nel cuore dell’ Europa. Dario Fabbri ne parla nella puntata di Rai3Mondo con Mauro Mondello, giornalista free lance, in collegamento da Berlino. RADIO3 11.00 SC1 Cinema 1 SCH Cinema Hits SCP Cinema Passion SCF Cinema Family SCC Cinema Comedy SCM Cinema Max SCU Cinema Cult SC1 Sport 1 SC2 Sport 2 SC3 Sport 3 SCC 17.10 Sing Sing 17.15 Viaggio SCM in Paradiso 17.25 Illusioni SCP SCU 17.30 Ruby Sparks 17.40 Cercasi amore per la fine del mondo SC1 17.45 Space Chimps 2: Zartog colpisce ancora SCH 18.10 Mi presenti Babbo Natale? SCF 18.55 Agente 007, Il domani non muore mai SCM 19.00 Country Strong SCP 19.05 Marigold Hotel SCH 19.10 Che ne sarà di noi SCC 19.15 Febbre a 90° SCU 19.25 Due agenti molto speciali SC1 Lo sport 19.40 21.00 21.00 21.00 21.00 21.00 21.10 21.10 22.30 22.35 22.55 22.55 22.55 23.10 23.10 Niko e Johnny SCF 7 psicopatici SCU Cloverfield SCM Julie & Julia SCP Un principe tutto mio SCF Hot Shots! SCC Melissa P. SC1 A Civil Action SCH Natale a Miami SCC Transporter: Extreme SCM SC1 Hitchcock Idioti SCU Lol - Pazza del mio migliore amico SCF L’ amore SCP è imperfetto Total Recall Atto di forza SCH 16.45 Rugby, Top 14 2013/2014 Stade Français - Racing Metro (Replica) SP2 17.00 Calcio, Serie A 2013/2014 Lazio - Parma (Sintesi) SP1 17.30 Calcio, Serie A 2013/2014 Milan Chievo (Sintesi) SP1 18.00 Calcio, Serie A 2013/2014 Livorno Inter (Sintesi) SP1 18.00 Basket, NBA 2013/2014 Brooklyn Nets Minnesota Timberwolves (Replica) SP3 18.30 Calcio, Serie A 2013/2014 Napoli Juventus (Sintesi) SP1 18.30 Motonautica, F1 H2O World Championship Qatar (Sintesi) SP2 20.45 Calcio, UEFA Champions League 2013/2014 Barcellona - Atletico Madrid (Diretta) SP1 20.45 Calcio, UEFA Champions League 2013/2014 Manche- ster United - Bayern Monaco (Diretta) SP3 21.30 Basket, NCAA 2013/2014 Arizona Wisconsin (Diff.) SP2 22.45 Calcio, UEFA Cham- pions League 2013/2014 Barcellona - A. Madrid (R) SP3 18 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 1 APRILE 2014 il Fatto Quotidiano RISPOSTA DELL’AUTORE “Il libro non è su Libera E vi spiego perché” di Luca Giovanni Rastello aro direttore, ci tengo davvero a ringraziare Il Fatto per l'attenzione che ha voluto dedicare al mio romanzo I Buoni, e sono lusingato per la lettura attenta e profonda di Daniela Ranieri. Sento però il bisogno di rispondere, sia pure sommariamente, agli attacchi di Nando dalla Chiesa e Gian Carlo Caselli che sorprendentemente trovo scomposti. I loro articoli su di me sono ricchi di allusioni e insinuazioni sgradevoli, veri e propri insulti ("ipocrisia", "velo farisaico" già nell'incipit, "volgare", "squallido", "arrogante", "presuntuoso" qua e là) e per di più si appoggiano a riferimenti testuali del tutto scorretti, e in qualche caso addirittura immaginari, che mi costringono a ripetere un vecchio e trito adagio: prima di parlare di un libro conviene leggerlo, e tanto più se si vuole essere efficaci nel distruggerlo. Addirittura Dalla Chiesa inventa una storia d'amore fra un sacerdote e una donna che nel libro proprio non c'è. Capisco l'intento polemico: deve ridurre il libro a una massa maleolente di pettegolezzi (lui dice "gossip"). Mi dispiace perché stimo Dalla Chiesa per le sue battaglie civili e politiche, ma scivoloni come questo mi danno agio per rispedire al mittente il "gossip": è una forma mentis che forse appartiene a lui, non a me. C “L’interpretazione di Sofri ha alterato tutto” Quanto a Gian Carlo Caselli, fa finire il romanzo con un'altrettanto inventata "feroce uccisione di un collaboratore di Ciotti" da parte di uno "psicopatico" (l'unico che muore è un personaggio appartato, per me il portatore dei valori più positivi del romanzo, e muore per mano di un amico). Difficile non pensare che il libro sia stato loro raccontato in maniera assai approssimativa. Ciò non esime però l'ex procuratore dalla psicoanalisi in contumacia: “ipotizzo un risentimento privato profondo”. E perché? Quali torti avrei subito? O la requisitoria intende sostenere che lo psicopatico sono io? Tutta l'aggressività di cui sono oggetto nasce da un'interpretazione suggerita da Adriano Sofri su Il Foglio con un'operazione a mio parere eccessivamente meccanica di identificazione fra un personaggio del romanzo (non il protagonista) e don Luigi Ciotti. "Un attacco – nell'oratoria di Caselli – alla persona, al suo pensiero, alla sua opera". È vero che, una volta pubblicato, un libro appartiene al lettore, e Sofri lo è, che ha il diritto di offrire la sua chiave, ma da qui a voler fare del romanzo un'inchiesta travestita, per codardia o altri loschi e occulti intenti, ne corre assai. Ovviamente nessuno è tenuto a conoscerlo, ma credo che tutto il mio passato possa parlare per me: quando ho voluto fare inchiesta (che fosse su guerra, mafia, narcotraffico, alta velocità, servizi segreti o serial killer) l'ho fatta, guardando tutti negli occhi e facendo i nomi delle persone coinvolte, a chiarissime lettere. E quando ho voluto scrivere un pamphlet (per esempio sugli scrittori che dissertano di democrazia sui giornali) l'ho fatto con nomi e cognomi in chiaro. Molti sassi ho lanciato, mai nascosto la mano, mai fatto velo con eufemismi, travestimenti o retoriche. La scelta di scrivere un romanzo è tutt'altra cosa: è la scelta di affrontare temi generali, se non universali, che riguardano prima di tutto i lati oscuri di chi scrive. Ho voluto raccontare un male che è ovunque e che io per primo porto dentro (se c'è un personaggio chiave ne I buoni è forse il solo Andrea, costruito su di me e sulle mie potenzialità più negative). Credo che una condizione decisiva per scrivere qualcosa di interessante, oltre che di moralmente sorvegliato, sia partire sempre dall'analisi impietosa di se stesso. Così, ascoltando la lezione di giganti a cui non intendo paragonarmi, posso dire ad alta voce e a fronte alta: Don Silvano sono io. E credo che Don Silvano lo siamo tutti, almeno in potenza, non importa se personaggi pubblici e privati. Certo, la mia vita, le mie esperienze, ciò che ho visto, vissuto entrano a far parte della materia con cui costruisco una storia. È così per chiunque scriva narrativa. Ad esempio nel romanzo precedente era centrale la figura di mio padre, senza che il libro ne fosse una biografia. Il dibattito letterario sul "non fiction novel" data ormai da mezzo secolo (caro Dalla Chiesa: non ho inventato niente, purtroppo), ma anche prima di Truman Capote gli autori facevano delle loro vite materia narrativa. Signori, mi dispiace ma stavo scavando in me, nel mio lato oscuro. È falso che io abbia voluto raccontare la storia di “Libera”, ho scritto e vedo uscire questo libro in una fase molto difficile della mia vita, una fase in cui si fanno i conti con se stessi e non con la cronaca. Con se stessi e con ciò che si lascia ai figli. Il dottor Caselli, che pure dimostra di aver letto la nota dell'editore (eh sì, dell'editore) in apertura, non ha colto nella stessa pagina la dedica (questa in effetti mia) alle mie figlie, "perché sfuggano". Al male connaturato agli umani, SIMILI In molti hanno associato la storia del romanzo “I Buoni” con quella di Libera e del suo fondatore Ansa che tanto più è pericoloso per i ragazzi che generosamente si espongono in quelle realtà dove l'incontro fra ottime intenzioni, carisma, narcisismo, potere, relazione di aiuto e modello impresa crea una miscela pericolosa e in certi casi letale su cui è bene tenere sempre uno sguardo critico. “I miei quattro anni di lavoro dentro l’Associazione” Quanto a “Libera”, ho dedicato per più di quattro anni tutto il tempo delle mie giornate e molte notti, con passione e grandi responsabilità, alla sua nascita (anche se oggi il ritocco sovietico alla foto ufficiale mi qualifica "osservatore partecipante", secon- do la definizione involontariamente umoristica di Dalla Chiesa) e vi ho incontrato alcune delle persone migliori della mia vita. Niente secondi fini, cari amici, niente "provocazione intellettuale" o baggianate simili: non mi appartengono e meno che mai mi interessano in questo momento. HANNO DETTO DANIELA RANIERI Difficile non intravedere il travestimento letterario di don Ciotti, con cui Rastello ha collaborato andando via poi con delusione NANDO DALLA CHIESA Chi conosce il Gruppo Abele sa con quanta forza il suo fondatore abbia posto i problemi che l’autore crede di svelare NOI E LORO di Maurizio Chierici n FRA UNA SETTIMANA l’ex Cavaliere cambia le abitudini che da una generazione soffocano i nostri pensieri. Non potrà uscire di casa, telefoni registrati, oppure nel limbo di chissà quali servizi sociali che l’accordo premeditato con Renzi forse addolcisce. Dovrei esserne contento. Da 25 anni aspetto un momento così. Ma quale piacere può venire dalla decadenza di un vecchio al capolinea della malinconia? Decadenza di chi insegue la caricatura della giovinezza, bisturi e tinture nell’avanspettacolo delle veline a gettone. Senza contare il prestigiatore che nasconde nel cilindro capitali misteriosi e i conigli oscuri della P2. 25 anni fa voleva farmi licenziare dal Corriere della Sera. Storia di un’intervista nel prato di Arcore attorno al tavolo della colazione. Fedele Confalonieri aveva filtrato l’incontro per capire con quali intenzioni mi avvicinavo al grande amico. Che subito sventaglia familiarità con Craxi e il Formigoni devoto accanto alla sua poltrona di San Siro. “Vogliono trascinarmi in politica, guardi, non le dico: certe porcherie. Per carità”. La mia curiosità era meno complicata. B. doveva essere l’ultima voce di un’inchiesta sui telegiornali in Europa. Solo questo? Sospetto di Confalonieri nella prova generale. Accendo il registratore e 25 anni dopo riascolto la voce del Cavaliere. GIAN CARLO CASELLI Attacco spietato a don Ciotti Fatico a comprendere come dallo scritto di Rastello possa straripare un livore così violento Una cosa vera la dice Nando dalla Chiesa: che quel che racconto ne I Buoni è vero di tantissime realtà organizzate, antiche come il Pci e Lotta Continua, così come contemporanee. E addirittura non scorge la contraddizione in cui lui stesso cade anche quando ricorda sul suo blog (ed è giusto che lo si ricordi) che proprio quel don Ciotti che secondo lui dovrebbe essere l'oggetto della mia presunta critica ha appena urlato a Latina le stesse cose che penso io e che emergono dal mio racconto a proposito delle associazioni. Ma tant'è, lo scatto irriflesso dell'insulto indica che ho toccato qualcosa di molto, molto permaloso, vedo. Fin troppo facile parlare di nervi scoperti. Se la coda è di paglia che bruci, ma non mai per una fiamma accesa da me. Capitò ad autori ben più grandi di me, come Bianciardi che dovette scontare fino alla fine dei suoi giorni la cattiva coscienza di Gian Giacomo Feltrinelli che si era voluto riconoscere nel "Moro" raccontato nella sua Vita agra. Non è indispensabile che il dottor Caselli abbia una buona opinione del libro, né che lo legga, né che intervenga sulle sue questioni di fondo, ma almeno avrebbe potuto dire qualcosa sui temi che anche don Ciotti affronta e che, sia pure in superficie, nel romanzo ci sono. Per esempio l'esistenza di una carità operosa e discreta a fianco e nelle crepe degli imperi caritatevoli, o il dramma del marketing e della professionalizzazione che scavalcano le motivazioni etiche e la gratuità dell'impegno, le manomissioni linguistiche e retoriche, i rituali di sottomissione delle comunità chiuse dove anziché la religione o la morale laica si celebrano culti pagani del Capo. Cose così. Ma lui preferisce usare a sproposito la battuta volgarissima pronunciata da un mio personaggio (serve a connotarne il maschilismo ed è volutamente grottesca) per insinuare surrettiziamente che essa rappresenti il punto di vista dell'autore sul mondo che racconta. Mah. Sono peccatore, reo confesso e come tale non in grado di fare la morale a nessuno, ma mi impegno a non soffocare mai i dubbi, in primo luogo su me stesso. È una questione di ginnastica mentale e morale e un metodo per non assomigliare ai “dottori della legge che sprofondano sempre più nella loro cecità interiore, privi di umiltà e di dubbi” di cui proprio domenica, commentando il vangelo di Giovanni, ha parlato Papa Francesco. “Il dibattito ha coinvolto i social network” Spero almeno mi sia risparmiata una lettura dietrologica anche di questa replica. Anche se si rinnoveranno attacchi e sarcasmi non aggiungerò altro. La violenza dell'insulto confortata da firme importanti ha già iniziato a trasformarsi sui social network in espressioni di vero odio e addirittura non manca chi incita all'azione nei miei confronti. Eppure il dottor Caselli accusa me di invocare manganelli, roghi e manifestare nella figura di un personaggio del romanzo che lui definisce tout court "psicopatico" certe oscure volontà di vendetta (Ripeto: contro che cosa?). Ovviamente non è richiesta al bagaglio professionale di un magistrato la capacità di capire le metafore. Ma il finale del romanzo, che Gian Carlo Caselli (forse con un riflesso, questo sì, professionale) legge come un'istigazione al linciaggio, è invece una metafora che ora posso a cuore saldo applicare a me stesso e ai miei illividiti accusatori: arriva per tutti, immancabilmente, un dies irae. Il mio non è neanche fra molto e io so, con coscienza serena e pulita, che il loro sarà peggiore. Quando il Cav. per una intervista voleva farmi licenziare dal Corriere “Parlare con questo testimone mi tranquillizza. Sapesse cosa mi mettono in bocca certi suoi colleghi...”. Racconta del Tg5 che vuol mandare in onda “per superare l’informazione Rai nelle mani dei partiti, “in un’informazione che non ci faccia sfigurare in Europa”. Mezzogiorno di giugno, 1989. Il Muro di Berlino è ancora lì eppure l’intervistato fa sapere che coi “comunisti ci lavoro e lavorerò sempre di più. Sa perché ? Perché di loro mi fido”. n CHIACCHIERE amabili fino a quando scivolo sulle indiscrezioni che lo danno in scalata alla Mondadori. “Mai pensato. La televisione è il mio mestiere. Raccoglie le famiglie. Ogni sera la guardo assieme ai bambini. Parliamo, ridiamo: spiego le cose che non capiscono. Non sopporto l’idea di saperli in camera, soli, con un libro dalle strane idee. E poi la carta stampata non m’interessa. Anche il Giornale, insomma… Fedele, cosa ci costa ogni articolo di Montanelli?” . Un po’ all’ingrosso, risponde Confalonieri: “200 o 300 mila lire, forse di più”. Allora erano soldi, ma il Cavaliere sorride: “Sono l’editore più tollerante del mondo”. Insisto con la Mondadori: s’innervosisce, non lo sopporta. Si alza e se ne va. “Mi ri- corderò di lei. Com’è pettinato e il colore della cravatta”. Appena esce l’articolo chiama il Corriere. Protesta con Giorgio Fattori, presidente Rcs; tempesta la direzione, Ugo Stille e Giulio Anselmi. Chi mi avete mandato? Non ha acceso il registratore. Solo invenzioni. Cosa rispondere nella cena di Arcore dove sono stati invitati con urgenza. Fattori si scusa; Stille e Anselmi sono costretti. Il mattino dopo raccontano l’imbarazzo di chi ha ascoltato la sua voce mentre scandiva le risposte e sopporta nel silenzio i giudizi dell’ospite che insinua vendette per l’atroce “invenzione”. Non solo lasciano perdere ma appena Berlusconi ricavalca le cronache comandano un’altra intervista, questa volta in via dell’Anima, casa di Roma. “Hanno mandato te?”, meraviglia di un Gianni Letta severo. “Figurati se ti riceve. Ti sei comportato male col presidente”. Invece B. arriva al telefono con l’allegria di chi risente un vecchio amico. “L’aspetto a pranzo così parliamo”. Ci aveva provato ed ero ancora lì con altre domande. 25 anni di rabbie per i valzer di un bugiardo pericoloso. Adesso resta la pena per il tramonto fra gatti e cani di chi ha perso l’ultima mano. [email protected] SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 1 APRILE 2014 19 A DOMANDA RISPONDO Furio Colombo Non ci sono più i leader politici di una volta Venerdì ho visto il film di Veltroni su Berlinguer: mi sono commosso, ringrazio Veltroni e penso che anche lui deve essere soddisfatto, perché questa iniziativa lo eleva di una spanna sui suoi compagni di partito. Dopo essermi ripreso, riflettevo sul fatto che dopo Berlinguer, piano piano il PCI è morto come il suo ultimo vero leader. È triste vedere esponenti del Pd usare mezzi dolosi per fregare gli elettori, cose che Berlinguer non avrebbe mai pensato anche in periodi nefasti per il suo PCI. Porto un esempio per farmi comprendere: elezioni in Sardegna, il Pd vota, a fine 2013, un compenso di 90 milioni per l'alluvione. Il Pd vince le elezioni in Sardegna, con un gruppo di indagati, e pochi giorni fa arriva una triste notizia che l'onorevole Boccia, in Parlamento, ci ha comunicato con il pianto agli occhi: i 90 milioni per la Sardegna non ci sono più. Ora sono un po' prevenuto, vedo l'avvicinarsi delle europee e il Pd taglia gli F-35, le auto blu, le province, il senato, gli stipendi ai managers, regala 85 euro ai dipendenti con meno di 25 mila euro annui. Dopo le Europee se vince il Pd, Renzi ci riprenderà per i fondelli come è stato fatto con la Sardegna? Un contratto lo abbiamo già visto firmare 20 anni fa: se ci ricascassimo la colpa sarebbe nostra. prima udienza del ricorso al Consiglio di Stato n. 5151 del 2013 presentato dal Politecnico di Milano e avallato dal Miur perché sia lecito abolire la lingua italiana nei corsi di laurea magistrale. Ma non siamo in Italia? Come può un ministero dello Stato italiano approvare una tale iniziativa? La salvaguardia della nostra lingua dovrebbe essere una missione che riguarda tutti gli italiani, le istituzioni e i media. Il nostro è un paese che sta vivendo un grande momento di difficoltà. Una delle cose che oggi ci accomuna è proprio la nostra lingua. Sono una studentessa universitaria e trovo sconvolgente la possibilità che dà il Politecnico di Milano di proseguire gli studi solo in lingua in- Il degrado delle ferrovie e la paga di Moretti Ho la fortuna di avere un marito che, benché anziano, guida bene e volentieri, per cui, a parte l'unica eccezione di una Freccia bianca assolutamente non all'altezza né della sua fama, né del suo costo, sono decenni che non prendo un treno; tuttavia ho occhi per vedere e quando vado ad accogliere un amico che arriva in treno da fuori, posso testimoniare sulla schifezza delle ferrovie italiane: treni sporchi, gabinetti indecenti, informazioni inesistenti, ritardi quasi sicuri, per non parlare della pericolosità di certe frequentazioni che nessuno controlla. Se il signor Mario Moretti si sente “offeso” all'ipotesi di dover ridurre i suoi più Perché abolire il Senato? CARO COLOMBO perché l'accanimento vitalistico di Renzi si è lanciato per prima cosa contro il Senato? Marinella SI POSSONO DARE tante risposte. Nessuna giustifica la “velocizzazione” (parola cara al nuovo corteo che segue e precede e scorta Renzi, con poca allegria ma molta tenacia in ogni nuova missione) ma ciascuna contiene una parte di verità. La prima è il delitto Calderoli, definito da lui stesso “porcata”, ovvero la famosa legge elettorale che garantiva l'ingovernabilità. La seconda è che la Corte costituzionale non ha avuto il coraggio di cancellare per evidente incostituzionalità tutta la legge e l'ha solo mutilata. A quel punto un patto tra Renzi e Berlusconi (il mandante della porcata Calderoli) ha deciso, fuori dal Parlamento, una nuova legge elettorale che però riguarda solo la Camera e non il Senato. Si poteva fare una legge normale, in linea con la Costituzione. Oppure abolire il Senato. Detta così sembra una battuta neanche tanto spiritosa. Ma è esattamente ciò che sta accadendo. Dobbiamo abolire il Senato. E oggi cominciano. Ha detto la giovane Maria Elena Boschi che, come primo incarico e per farsi una esperienza è, appunto, ministro dei Rapporti con il Parlamento da amputare: “Oggi si sono svegliati tutti (‘tutti’ si riferisce alla protesta del presidente del Senato, a nome del Senato, ndr) perché pensavano che scherzassimo”. No, no, molti hanno capito subito. Ma hanno sperato invano che qualcuno fermasse la gita. L'idea di rovesciare il problema (non so come fare una legge elettorale che piaccia a Berlusconi e allora ti chiudo il Senato) è rozza ma fa- la vignetta cile. Prima di tutto, come loro ti dicono, “velocizza”. Invano i migliori costituzionalisti del Paese fanno segni di allarme. Il padroncino risponde dalle colonne del Corriere della Sera (intervista ad Aldo Cazzullo, 31 marzo) che a lui dei “professoroni” non importa niente. Mettetevi nei suoi panni. Perché uno che si affida ai suggerimenti di Berlusconi e a ministri del tutto privi di esperienza e in tenera età, dovrebbe tener conto delle critiche di uno come Rodotà? Siamo matti? Perché usare tutte quelle medicine, se in pochi minuti puoi tagliare una gamba? Contro le obiezioni, politiche o giuridiche, la ragazza che, per questa gita, è anche il ministro delle Riforme, risponde così: “Se la classe politica si arrocca, con quale faccia chiediamo di fare la spending review agli altri settori?”. E qui viene fuori la carta vincente: Palazzo Madama, senza emolumenti. Ecco il contributo alla ripresa, ecco che cosa mancava, dopo la fuga di Marchionne con la Fiat in America: il Senato svuotato e gratuito. Però non so se sia una buona idea per gente come la Boschi che progetta, politicamente, vita lunga per se stessa (e comincia con due ministeri). Presto qualcuno legittimamente chiederà: “E la Camera, con tutta quella gente dentro (il triplo del Senato)”? L'unico alibi del giovane Renzi è che lui non è mai stato eletto, governa perché è bravo. “Rischi per la democrazia? È un allarme che non condivido” risponde dai suoi due ministeri la giovane, coraggiosa Maria Elena Boschi. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Claudio Marchetti La lingua italiana è cultura: chi la difende? Dopo aver letto il 7 marzo scorso l'articolo di Sarina Biraghi su “Il Tempo” in merito all'uccisione della lingua italiana, ho deciso di documentarmi in merito. Ho cercato informazioni sulle associazioni che si occupano della tutela della nostra lingua e ho visto il sito dell'Era onlus. Il segretario dell'Era, Giorgio Pagano, ha fatto uno sciopero della fame e della sete. Perché? L’11 marzo ha avuto luogo la glese. Nessuno vieta di seguire corsi in lingua fuori dall'orario delle lezioni. Ancora oggi molti hanno problemi con l’italiano e studiare in un'altra lingua non mi sembra la soluzione migliore. È importante parlare di politica, di economia, di cultura, ma credo anche che sia necessario dedicare una pagina alla lingua italiana. Se la lingua è cultura, perché allora nel nostro Paese, ancora oggi, non se ne parla quasi mai? Rossella Pecorara che lauti emolumenti, se ne vada pure veloce: chiunque verrà dopo di lui difficilmente riuscirà a fare peggio. Per non parlare dello stato delle stazioni su cui si potrebbe scrivere un romanzo a puntate. Fiorella Merello Guarnero Senato, quale riforma? È lo Statuto Albertino La voglia di abolizione del Senato si traduce con una ulteriore limitazione della democrazia popolare, alla pari dell'abolizione delle province. Non si abolisce nulla, si toglie invece il voto agli italiani che non potranno più decidere chi dovrà popolare quelle istituzioni. È la democrazia, bellezza, e non puoi farci niente. In questo Renzi non ha mostrato particolare fantasia o spirito di innovazione. Basta dare uno sguardo allo Statuto Albertino per rendersi conto che il nuovo Senato rischia di essere molto simile a quello del Regno d'Italia. A quei tempi i senatori potevano essere scelti solo tra 21 categorie il Fatto Quotidiano Direttore responsabile Antonio Padellaro Vicedirettore Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Caporedattore centrale Ettore Boffano Vicecaporedattore Edoardo Novella Art director Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n° 42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò, Marco Travaglio di persone, tutti già appartenenti alla nomenklatura di allora, non eletti ma nominati a vita dal Re. Non era mai prevista l'elezione dei senatori direttamente da parte degli elettori, stesso meccanismo dell'imposizione dall'alto: il potere per grazia ricevuta. Non c'è solo Renzi ad essersi ispirato allo Statuto. La prassi dei nominati, in politica, è ormai una consuetudine che va avanti da tempo, e che si è aggravata negli ultimi anni. Nando Rava DIRITTO DI REPLICA Con riferimento all’articolo dal titolo “Gli appalti per l’Expo - Tutte le omissioni del commissario Sala” pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” del 26 marzo 2014, riteniamo doveroso specificare quanto segue. La Società di Progetto Brebemi S.p.A. (concessionaria per la progettazione, concessione e gestione del collegamento autostradale Brescia-Milano) e il suo Contraente Generale (consorzio Bbm, costituito da imprese socie della mede- sima Società di Progetto), non hanno mai intrattenuto rapporti di alcun tipo con l’impresa Ci.Fa. Servizi Ambientali S.r.l. che, secondo il vostro articolo, avrebbe invece “lavorato nei cantieri di alcune infrastrutture strategiche come Brebemi”. Si consideri al proposito che, conformemente a quanto previsto dalla delibera CIPE n.42/2009 adottata il 26 Giugno 2009 ai fini dell’approvazione del Progetto definitivo dell’opera, la Società di progetto Brebemi S.p.a., congiuntamente al proprio Contraente Generale, alla società concedente Cal S.p.A e alle Prefetture delle città di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, ha sottoscritto apposito Protocollo di legalità che, fermi restando gli adempimenti previsti dal d.P.R. 3 Giugno 1998, n.252, ha previsto ulteriori misure intese a rendere più stringenti le verifiche antimafia. Dall’avvio dei lavori ad oggi, infatti, ogni impresa che a qualunque titolo partecipi ai lavori di realizzazione dell’Opera è oggetto di puntuali verifiche e controlli, anche attraverso l’acquisizione, in conformità alla vigente normativa, delle necessarie informazioni antimafia, poi raccolte in apposita banca data multimediale costituita ai sensi del menzionato Protocollo. Ebbene, a seguito di una richiesta avanzata da una ditta affidataria del Consorzio Bbm al fine di ottenere l’autorizzazione al subaffidamento di talune attività all’impresa Ci.Fa, è stato avviato un processo di verifica preventiva antimafia che si è conclusa con un provvedimento di diniego dell’autorizzazione alla stipula del subcontratto. La Ci.Fa servizi ambientali S.r.l., pertanto, non ha mai operato nei cantieri del collegamento dell’autostrada Brescia-Milano. Avv. Antonio Comes Responsabile Affari Legali Brebemi S.p.A. Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Abbonamenti COME ABBONARSI FORME DI ABBONAMENTO • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 290,00 € Prezzo 220,00 € Prezzo 200,00 € • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Abbonamento postale semestrale (Italia) Prezzo 170,00 € Prezzo 135,00 € Prezzo 120,00 € • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Modalità Coupon annuale * (Italia) Prezzo 370,00 € Prezzo 320,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Modalità Coupon semestrale * (Italia) Prezzo 190,00 € Prezzo 180,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola annuale (Italia) Prezzo 305,00 € Prezzo 290,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola semestrale (Italia) Prezzo 185,00 € Prezzo 170,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento digitale settimanale Prezzo 4,00 € • 7 giorni • Abbonamento digitale mensile Prezzo 12,00 € • 7 giorni • Abbonamento digitale semestrale Prezzo 70,00 € • Abbonamento digitale annuale Prezzo 130,00 € Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo mail: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • 7 giorni • 7 giorni * attenzione accertarsi prima che la zona sia raggiunta dalla distribuzione de Il Fatto Quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. 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Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 7617 del 18/12/2013 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 • Bonifico bancario intestato a: Editoriale Il Fatto S.p.A., BCC Banca di Credito Cooperativo Ag. 105, 00187 Roma, Via Sardegna n° 129 Iban IT 94J0832703239000000001739 • Versamento su c. c. postale: 97092209 intestato a Editoriale Il Fatto S.p.A. 00193 Roma , Via Valadier n° 42, Dopo aver fatto il versamento inviare un fax al numero +39 06 92912167, con ricevuta di pagamento, nome, cognome, indirizzo, telefono e tipo di abbonamento scelto • Pagamento direttamente online con carta di credito e PayPal. www.korando.it Alcuni badano solo al marchio. Ad altri interessa tutto il resto. DA € * 17.990 DA 199 EURO AL MESE TAN 5,90% TAEG 7,72% CON SCONTI FINO A 3.000 EURO SU TUTTA LA GAMMA C’è chi compra un’auto guardando solo al nome, c’è chi è interessato a ben altro! 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