N°26 20 giugno 2014 - Confesercenti Umbria

FAIB Informa 26
Anno XIX Circolare della FAIB Confesercenti Tel. 06-47251 Fax 06- 4740750 20 Giugno 2014
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protestare contro l’abbandono
Sospeso lo sciopero
in cui versa il settore ha già…
delle carte di
pagamento. Faib Fegica
e Figisc prendono atto
degli impegni del Vice
Ministro De Vincenti a
riaprire il tavolo di
confronto con Abi.
Rilanciata in
Parlamento proposta di
risoluzione per
contenere i costi della
moneta elettronica.
Segue a pag. 2
Benzina, nel “tagliabollette” spunta
l’ennesimo aumento
delle accise
E’ in pieno svolgimento lo
sciopero nazionale dei gestori
carburanti …
A seguito del buon esito
politico e sindacale dello
sciopero indetto da Faib Fegica
e Figisc su tutta la rete stradale
e autostradale di …….
Mentre i benzinai continuano
le proteste e gli scioperi,
chiedendo una riforma…
Segue a pag. 2
Segue a pag. 4
Effetto sciopero, il
Governo striglia le
Compagnie e si
impegna a
razionalizzare la rete e a
rivedere i costi della
moneta elettronica
Lo sciopero nazionale dei
gestori carburanti indetto da
Faib Fegica e Figisc/Anisa per
Sciopero benzinai, alta
adesione alla chiusura
degli impianti
Segue a pag. 5
Firmato il rinnovo
dell’accordo autostrada
tra TotalErg e Faib
Autostrade, Fegica e
Anisa
Il 17 giugno u.s. è stato firmato
il
rinnovo
dell’accordo
autostrada tra TotalErg e…
Eni diffida i gestori a
marchio dall’aderire allo
sciopero degli
accettatori minacciando
come sanzione la
risoluzione del
contratto. Faib: siamo
in presenza di condotta
antisindacale
Con un messaggio apparso sul
portale aziendale l’Eni è
intervenuta in modo
perentorio…
Segue a pag. 6
Segue a pag. 5
2
Sospeso lo sciopero
delle
carte
di
pagamento. Faib Fegica
e Figisc prendono atto
degli impegni del Vice
Ministro De Vincenti a
riaprire il tavolo di
confronto
con
Abi.
Rilanciata
in
Parlamento proposta di
risoluzione
per
contenere i costi della
moneta elettronica.
A seguito del buon esito politico e
sindacale dello sciopero indetto
da Faib Fegica e Figisc su tutta la
rete stradale e autostradale di
chiusura degli impianti, il 18
giugno, e di spegnimento delle
apparecchiature self, svoltosi dal
14 al 17 giugno, le Associazioni di
gestori hanno deciso di rinviare le
iniziative
di
protesta
in
programma dal 22 al 28 giugno di
sospensione
dei pagamenti
elettronici (carte di credito e di
debito, pagobancomat, carte
petrolifere ecc…) e di tutte le
campagne promozionali.
La decisione è stata assunta alla
luce degli impegni dichiarati dal
Vice Ministro dello Sviluppo
Economico, prof Claudio De
Vincenti,
nel
corso
dell’Assemblea
dell’Unione
Petrolifera
in
cui,
a
riconoscimento dello stato di
sofferenza dei gestori, si è
impegnato a riaprire il tavolo di
confronto
con
le
società
emettitrici
delle
carte
di
pagamento e con il sistema
bancario. Nel corso del suo
intervento il Vice Ministro ha
anche invitato le Compagnie a
rinnovare gli accordi di colore
con i gestori e a praticare
condizioni
eque
e
non
discriminatorie.
La decisione di sospendere lo
sciopero delle carte di pagamento
è rafforzata anche dall’ intervento
del
Presidente
dell’Unione
Petrolifera che a proposito dei
costi della moneta elettronica ha
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ribadito la necessità di giungere
ad una loro armonizzazione e ad
un contenimento in ragione delle
specificità del settore.
Da ultimo, le delegazioni dei
gestori hanno incontrato in Piazza
Montecitorio
alcuni
rappresentanti
della
Commissione
Finanze
della
Camera dei Deputati che hanno
sottoscritto la risoluzione firmata
dagli On. Paglia, Pagani, Montroni
e Petitti che impegna il Governo
ad assumere iniziative per
prevedere, tra l’altro, iniziative
normative per la completa
gratuità per ulteriori 12 mesi
delle
transazioni
effettuate
presso impianti di distribuzione di
carburante e per servizi prestati,
per conto dello Stato, all'utenza,
in
attesa
della
completa
abrogazione della commissione
applicata; ad assumere iniziative
per emanare misure di sostegno
economico
e
fiscale
che
incentivino i gestori di impianti di
distribuzione di carburante a
dotarsi di sistemi di sicurezza
attiva e passiva al fine di ridurre
in misura significativa la loro
esposizione al rischio di rapine.
In ragione degli impegni assunti le
tre Federazioni dei gestori hanno
unitariamente
deciso
di
sospendere le iniziative di
protesta contro il “caro carta”
praticato dalle banche che costa
ai gestori un terzo del loro
margine.
Effetto sciopero, il
Governo striglia le
Compagnie e si
impegna a
razionalizzare la rete e a
rivedere i costi della
moneta elettronica
Lo sciopero nazionale dei gestori
carburanti indetto da Faib Fegica
e Figisc/Anisa per protestare
contro l’abbandono in cui versa il
settore ha già prodotto i primi
positivi effetti.
Nell’esprimere soddisfazione per
la riuscita delle manifestazioni,
possiamo osservare che al netto
di quelli aperti per garantire il
servizio
pubblico
essenziale
chiesto dalla Commissione di
Garanzia sul diritto allo sciopero e
degli impianti a gestione diretta
delle Compagnie e/o dei retisti
privati, la chiusura degli impianti,
sebbene non abbia avuto la totale
adesione dei punti vendita, ha
registrato una soddisfacente
partecipazione, con punte più
alte di adesioni e aree con minor
partecipazione.
Assieme
ai
dati
sulla
partecipazione sono anche giunte
infatti osservazioni e note di
richieste di chiarimenti sulle
motivazioni dello sciopero e sulle
forme di protesta adottate, oltre
che di distinguo e dissenso.
Elementi che debbono essere
presi in seria considerazione. E’
evidente che le Associazioni
debbono porsi la questione di un
più ampio coinvolgimento della
base
associativa
a
livello
territoriale nei processi delle
decisioni. Per quanto riguarda la
Faib sono state svolte, a livello
regionale e provinciale, numerose
assemblee
territoriali
di
coinvolgimento
dei
gestori
associati e non, in parte riportati
anche sulle pagine del sito
federale e in parte testimoniato
dalla partecipazione dei gestori
Faib in Piazza Montecitorio, giunti
dal Trentino, dal Veneto, dalla
Liguria, dal Piemonte, dalla Valle
d’Aosta, dall’Emilia Romagna,
dalla Toscana, dalla Calabria, dal
Molise,
dall’Abruzzo,
dalla
Campania oltre che da Roma e
dal Lazio.
Ciò detto, occorre rimarcare che
vi era la necessità inderogabile di
rendere pubblico il malessere
della Categoria e di portarlo in
piazza in modo evidente e
incontestabile. La manifestazione
di Roma e la chiusura degli
3
impianti hanno in questo senso
acceso i riflettori sui gestori
carburanti. Le dirette televisive, la
partecipazione dei media, le
interviste
rilasciate
dai
manifestanti in piazza hanno
testimoniato
e
rilanciato
all’opinione pubblica e al mondo
della politica e dell’industria
petrolifera le questioni che più
stanno a cuore ai benzinai.
Possiamo dire che, dalle reazioni
di alcune Compagnie petrolifere
alle importanti affermazioni del
Vice Ministro dello Sviluppo
Economico, Prof. Claudio De
Vincenti,
all’Assemblea
dell’Unione
Petrolifera,
alle
parole del Presidente Gilotti,
nell’ambito
della
stessa
Assemblea,
oltre
al
forte
interessamento manifestato dai
parlamentari che sono scesi dal
Palazzo in mezzo alla nostra
gente ad ascoltare i motivi della
protesta, sono stati colti alcuni
importanti risultati.
Le manifestazioni di protesta,
organizzate dalle Federazioni di
Categoria ed articolate in tre
iniziative (sospensione dei self
negli orari di apertura, chiusura
totale degli impianti, non
accettazione
della
moneta
elettronica),
hanno
avuto,
dunque, l’effetto desiderato,
scuotendo il mondo delle
Compagnie petrolifere, della
politica e del Governo.
Le
reazioni
che
abbiamo
registrato infatti hanno segnalato
che le proteste individuate sono
andate a bersaglio come si può
facilmente evincere da una nota
che una Compagnia petrolifera ha
rivolto dalle pagine web del suo
sito in modo censurabile e anti
sindacale. A tal proposito, la Faib
ha condannato un messaggio che,
riferendosi allo sciopero dei self,
affermava “… in base al contratto
di comodato in essere con la
scrivente, tale ultima condotta
costituisce
un
grave
inadempimento sanzionabile con
la risoluzione di diritto del
contratto
medesimo.
Vi
diffidiamo pertanto dal dare
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seguito alla condotta annunciata
anticipandovi che, diversamente,
saremo costretti a porre in essere
le iniziative più opportune a
tutela dei diritti e dei legittimi
interessi della Società.” Su questo
la
Faib
è
intervenuta
denunciando che “…l’Azienda in
questione…
palesemente
e
pubblicamente vuole impedire il
libero esercizio di un diritto
costituzionale garantito dalle
Leggi dello Stato, riservandosi
laddove vi fossero le condizioni di
denunciare
la
gravità
dell’accaduto nelle sedi più
opportune per questa grave
condotta antisindacale.”
La protesta dei gestori ha avuto
anche l’effetto di irrompere
nell’Assemblea
dell’Unione
Petrolifera che si è svolta nel
pomeriggio sempre a Roma, a
poche centinaia di metri di
distanza da Piazza Montecitorio.
I gestori - lo ricordiamo per i
distratti - hanno chiuso gli
impianti
di
rifornimento
carburanti per protestare contro
la mancata riforma della rete, per
chiedere la razionalizzazione della
distribuzione carburanti, per
denunciare la concorrenza sleale
che le Compagnie fanno ai propri
gestori,
e
chiedere
la
riqualificazione della rete in senso
europeo, con livelli di efficienza e
offerta di servizi, la chiusura degli
impianti
incompatibili
e
improduttivi,
contro
la
ghostizzazione e l’espulsione dei
gestori, nel rispetto delle Leggi e
delle condizioni eque e non
discriminatorie, per favorire
prezzi più bassi su tutta la rete, e
il contenimento dei costi della
moneta elettronica, per dire
basta regali alle banche e
chiedere al Governo equità.
Queste
motivazioni
sono
rimbalzate
all’interno
dell’Assemblea
dell’Unione
Petrolifera, alla presenza di tutti
gli azionisti delle Compagnie, dei
direttori rete, del management
petrolifero e di tutti gli addetti ai
lavori. Tanto che nel suo
intervento all’Assemblea, il Vice
Ministro
De
Vincenti,
a
riconoscimento dello stato di
sofferenza dei gestori, ha invitato
in modo netto le Compagnie a
rinnovare gli accordi di colore e a
praticare condizioni eque e non
discriminatorie. Un richiamo
tanto forte quanto autorevole,
tanto più in considerazione che
veniva fatto, pubblicamente,
davanti
all’intera
platea
dell’industria petrolifera italiana.
In più sia Il Vice Ministro De
Vincenti che il Presidente di UP,
Alessandro Gilotti, si sono
impegnati a rimettere mano in
modo celere alla ristrutturazione
della
rete
carburanti
e
all’armonizzazione dei costi della
moneta elettronica e del loro
contenimento in ragione delle
specificità del settore. Quattro
punti sollevati dalla piattaforma
sindacale dei gestori.
Lo sciopero, dunque, ha rilanciato
i temi proposti dalle Associazioni
inserendoli in maniera prioritaria
sull’agenda di Governo e del
settore.
Come ha detto il Presidente Faib,
Landi, intervenendo in Piazza
Montecitorio, nel suo breve
discorso
di
saluto
e
ringraziamento ai gestori giunti
da ogni parte d’Italia: “La
Categoria deve recuperare fiducia
nelle proprie forze e guardare alle
grandi conquiste che ha saputo
conseguire e conservare, per
assicurare la difesa delle proprie
gestioni e preservare il ruolo dei
gestori nel futuro della rete
carburanti, sapendo guardare
avanti e accettando le sfide che la
modernità ci propone, con spirito
e capacità di innovazione ma
anche di solidarietà verso le aree
di maggior difficoltà, consapevoli
che questa categoria non ha mai
avuto regali da nessuno ma si è
sempre
conquistato,
con
sacrificio, il proprio lavoro”.
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FAIB Informa 26
Benzina, nel “tagliabollette” spunta
l’ennesimo aumento
delle accise
La mossa vale 140,7 milioni per
il 2019, 146,4 per il 2020 e 148,3
dal 2021. Ma si aggiunge a una
lunga
lista
di
rincari
dei
carburanti. Unione Petrolifera:
"Nessun vantaggio per le casse
dello Stato"
Mentre i benzinai continuano le
proteste e gli scioperi, chiedendo
una riforma strutturale della rete
carburanti, prezzi più bassi e
condizioni
eque
e
non
discriminatorie, il governo pensa
all’ennesimo
aumento
delle
accise sui carburanti. In un’ultima
bozza del famigerato “tagliabollette” per le piccole e medie
imprese, che ancora non è stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale,
spunta una ‘pillola avvelenata’:
un nuovo aumento delle accise
dei carburanti che vale 140,7
milioni nel 2019, 146,4 nel 2020 e
148,3 dal 2021. Il tutto andrebbe
a copertura dell’Ace, l’Aiuto alla
crescita economica che detassa
gli aumenti di capitale e gli utili
reinvestiti. Il decreto è stato
presentato con delle slide
mercoledì dai ministri dello
Sviluppo e dell’Economia Guidi e
Padoan, che si sono ben guardati
di illustrare anche questo
“dettaglio”. Che invece è un
nuovo
salasso
per
gli
automobilisti italiani.
Le brutte notizie per gli
automobilisti e i benzinai non
sono finite. Al di là del “taglia
bollette” ci sono altri aumenti di
accise
possibili
o
già
programmati. Il dl Irpef, quello sul
bonus da 80 euro al mese,
prevede di liquidare alle imprese
fornitrici
della
Pubblica
amministrazione 5 miliardi di
fatture non saldate. Le imprese a
loro volta dovrebbero versare allo
Stato 650 milioni di Iva nel 2014.
Nel caso le maggiori entrate siano
inferiori ai 650 milioni, il Tesoro
dovrà emanare un decreto di
aumento delle accise per evitare
che il deficit salga. Il termine per
il varo del provvedimento è il 30
settembre. Non solo. La legge di
Stabilità prevede un altro
aumento delle accise. Entro il 31
dicembre 2016 l’Agenzia delle
dogane dovrà aumentare le
aliquote su benzina e gasolio “in
misura tale da determinare
maggiori entrate nette non
inferiori a 220 milioni di euro per
l’anno 2017 e a 199 milioni di
euro per l’anno 2018”. Dal primo
gennaio 2015 al 15 febbraio
2016, potrebbe poi scattare la
clausola di salvaguardia Imu, per
671,1 milioni nel 2015 e 17,8 nel
2016. Il primo marzo è poi
scattato un nuovo aumento per
75 milioni previsto dal dl Fare,
che varrà fino al 31 dicembre
2014. Nell’ipotesi peggiore, con
tutte le salvaguardie attivare, dal
primo marzo di quest’anno fino al
2021, le accise potrebbero quindi
aumentare in totale di oltre 2
miliardi. Al salasso bisogna poi
aggiungere l’Iva, aumentata lo
scorso anno dal 20 al 21%, che
viene calcolata anche sull’accisa
(oltre 400 milioni di euro).
Già a febbraio la Cgia di Mestre
(quando stava per entrare in
vigore il “decreto fare”) calcolava
che negli ultimi 5 anni si è messo
mano alle accise ben 10 volte (e
due volte all’Iva), costringendo
una famiglia media a dover
sborsare 257 euro in più rispetto
al 2010 nel caso di auto a benzina
e 388 euro in più nel caso di auto
diesel. Una situazione anomala,
considerato che nel resto
d’Europa
le
cose
vanno
diversamente.
Secondo
la
rilevazione mensile per lo “Stacco
Italia Accise” (Iva più accise) di
Assopetroli e Figisc (sulla base dei
dati forniti dalla Commissione
Europea e dal Mse), nel mese di
maggio il prezzo della benzina in
Italia è stato maggiore di quello
dell’Europa a 28 di 25,9
cent/litro, di cui 24,7 centesimi
dovuti alle imposte e 1,2 al
maggiore costo industriale. Per
quanto riguarda il diesel, invece,
lo scarto è +24,9 centesimi/litro,
con il peso del fisco a quota 24,2
a fronte di un costo industriale
superiore di 0,7.
Insomma un macigno sui
consumatori italiani, ma non solo.
Sempre Assopetroli sottolinea,
citando uno studio di Fair-Fuel
UK, la connessione tra costo
carburanti, Pil e occupazione: “A
ogni aumento di accisa di 4
centesimi si perdono 35.000 posti
di lavoro” e “lo 0,1% di Pil”
mentre con “una corrispondente
riduzione
di
prezzo”
si
“incrementa l’occupazione di
70.000 unità e si genera lo 0,2%
di Pil in più”, ha detto Ferrari
Aggradi. Inoltre, questi continui
aumenti hanno un effetto
boomerang sulle entrate dello
Stato. L’Unione Petrolifera, nella
relazione
annuale
2014
presentata mercoledì, evidenzia
come “il fisco abbia colpito in
particolare l’auto e i carburanti,
con effetti iniqui e recessivi e
senza alcun vantaggio per le
casse dello Stato che nel 2013
hanno visto ridursi di oltre un
miliardo di euro le entrate
derivanti da accise e Iva sui
carburanti”.
La stangata arriva anche sui
benzinai, in mobilitazione da
giorni per chiedere una riforma
della rete, prezzi più bassi e
condizioni
eque
e
non
discriminatorie, il contenimento
dei costi della moneta elettronica
e il rinnovo degli accordi
economici scaduti da tre anni.
Con una tassazione così elevata “i
consumi di carburanti sono
destinati a calare ulteriormente,
mettendo ancora in più in
difficoltà i gestori degli impianti,
che per il 50% sono già indebitati
a causa dell’andamento negativo
5
del mercato”, ha detto il
presidente di Faib-Confesercenti
Martino Landi.
di Elena Veronelli | 19 giugno
2014, Il Fatto Quotidiano
Firmato il rinnovo
dell’accordo autostrada
tra TotalErg e Faib
Autostrade, Fegica e
Anisa
Il 17 giugno u.s. è stato firmato il
rinnovo dell’accordo autostrada
tra TotalErg e Faib Autostrade,
Fegica e Anisa.
Con l’accordo vengono definiti i
rapporti economici tra l’azienda e
i gestori TotalErg della rete
autostradale fino al 31 dicembre
2014, che va a sanare le
sofferenze e riconosce un
adeguamento dei margini fino
alla scadenza pattuita.
L’accordo transitorio conclude
una lunga fase di trattativa e
segnala un inversione di tendenza
nelle relazioni industriali sul
segmento autostrada, interessato
da una forte contrazione dei
consumi e dei margini delle
gestioni.
Il
settore,
come
unanimemente riconosciuto, sta
attraversando una fase di
particolare difficoltà economiche
accompagnata da un’altrettanta
intensa crisi di governance.
Il rinnovo, seppure transitorio,
dell’accordo indica una via di
condivisione tra compagnie e
gestori a marchio nella gestione
del particolare e prolungato
momento negativo della viabilità
autostradale,
al
centro
dell’attenzione di valutazioni tra il
FAIB Informa 26
Ministero dei Trasporti, il
Ministero
dello
Sviluppo
Economico e l’Antitrust.
Il rinnovo dell’accordo, siglato
nell’ambito
della
vigente
legislazione di settore e della
Legge 57/2001, regola i rapporti
economici, dagli sconti ai prezzi
applicati, alla regolazione delle
relazioni in materia di iniziative di
marketing.
Soddisfazione per la firma
dell’intesa è stata manifestata dal
Presidente di Faib Autostrade
Antonino Lucchesi che ha
sottolineato “la positiva volontà
dell’azienda di giungere ad un
accordo” mentre il Presidente di
Faib Martino Landi, che ha
partecipato alla trattativa ha
auspicato “che la firma del
rinnovo dell’accordo autostradale
possa aprire una nuova fase
anche sulla rete ordinaria”.
Sciopero benzinai,
alta adesione alla
chiusura degli
impianti
Comunicato congiunto
del 18 giugno 2014
Sciopero benzinai, alta adesione
alla chiusura degli impianti. I
Gestori in piazza per la riforma
della rete, per prezzi più bassi e
condizioni
eque
e
non
discriminatorie, contenimento dei
costi della moneta elettronica e
per il rinnovo degli accordi
economici scaduti da tre anni.
E’ in pieno svolgimento lo
sciopero nazionale dei gestori
carburanti indetto unitariamente
da Faib Fegica e Figisc/Anisa per
protestare contro l’abbandono in
cui
versa
il
settore,
nell’indifferenza della politica e
dell’industria petrolifera. Dalle
notizie affluite alle sedi sindacali
dai territori l’adesione dei gestori
allo sciopero è stata massiccia,
nell’ordine di circa l’80% dei punti
vendita, al netto di quelli aperti
per garantire il servizio pubblico
essenziale
chiesto
dalla
Commissione di garanzia sul
diritto allo sciopero e degli
impianti a gestione diretta delle
compagnie e/o dei retisti privati.
Soddisfazione per l’adesione alle
manifestazioni di protesta e alla
chiusura degli impianti sono state
espresse dalle tre sigle sindacali
che
hanno
rimarcato
e
denunciato
il
grave
atteggiamento antisindacale di
qualche compagnia.
I gestori, che oggi hanno svolto
un presidio in Piazza Montecitorio
a Roma, hanno chiuso gli impianti
di
rifornimento
carburanti
protestando contro la mancata
riforma della rete, per la
razionalizzazione
e
ristrutturazione
della
rete
carburanti che in Italia è la più
numerosa e inefficiente d’Europa,
per la concorrenza sleale che le
compagnie fanno ai propri
gestori, mettendoli fuori mercato
con
politiche
inique
e
discriminatorie, scaricando sui
gestori e sui consumatori tutti i
costi della rete, nell’indifferenza
della politica. I gestori carburanti
chiedono la riqualificazione della
rete in senso europeo, con livelli
di efficienza e offerta di servizi, la
chiusura
degli
impianti
incompatibili e improduttivi,
contro la ghostizzazione e
l’espulsione dei gestori, il rispetto
delle leggi vigenti (D.Lgs 32/98,
L.57/2001, L. 27/2012) e delle
condizioni
eque
e
non
discriminatorie, prezzi più bassi
su tutta la rete.
Faib Fegica e Figisc rilanciano
l’urgenza di un intervento
legislativo
finalizzato
al
contenimento dei costi della
moneta elettronica che allo stato
attuale si mangia metà del
6
reddito lordo dei benzinai, che
incide sul prezzo finale per circa il
2% in una filiera che frutta 40
miliardi, tra accise ed iva, allo
Stato. Per questa ragione
proseguono le azioni di lotta della
categoria che nei prossimi giorni
si articoleranno nel rifiuto
dell’accettazione della moneta
elettronica dalle ore 24 del 21
giugno alle 24 del 28 giugno.
Basta regali alle banche, il
Governo restituisca equità.
Adesso la parola passa al Governo
che deve dare seguito alle
promesse di mettere mano alla
riforma
dando
avvio
alla
ristrutturazione della rete e
usando il potere che la legge gli
riconosce per avviare i tentativi di
conciliazione verso tutte le
compagnie che continuano a
sottrarsi al rinnovo degli accordi
economici scaduti da tre anni.
Le
delegazioni
delle
tre
Federazioni hanno incontrato in
Piazza Montecitorio esponenti
politici di maggioranza ed
opposizione delle Commissioni
parlamentari Industria Finanza e
Federalismo fiscale.
La Faib dell’Emilia Romagna si è
riunita per decidere, dopo aver
valutato e analizzato la grave
situazione ….
Eni diffida i gestori a
marchio dall’aderire allo
sciopero degli
accettatori minacciando
come sanzione la
risoluzione del
contratto. Faib: siamo
in presenza di condotta
antisindacale
Con un messaggio apparso sul
portale
aziendale
l’Eni
è
FAIB Informa 26
intervenuta in modo perentorio
sul legittimo diritto di sciopero
dei gestori, diritto di valore
costituzionale garantito dalle
Leggi dello Stato in aperta
violazione dell’Art. 28 dello
Statuto dei lavoratori.
L’Azienda,
rivolgendosi
agli
aderenti allo sciopero indetto
dalle Organizzazioni dei gestori,
Faib, Fegica e Figisc, sostanziato
dalle forme di protesta, a livello
nazionale e su tutta la rete di
distribuzione
carburanti,
di
chiusura alle vendite dei self
service pre-pay negli orari di
apertura degli impianti, con
relativo oscuramento dei prezzi
ad essi collegati e dell’insegna
della Compagnia dalle ore 7.00
del 14 giugno alle 19.30 del 17
giugno,
è
intervenuta
pesantemente scrivendo una
nota ai gestori in cui afferma: "Vi
ricordiamo che, in base al
contratto di comodato in essere
con la scrivente, tale ultima
condotta costituisce un grave
inadempimento sanzionabile con
la risoluzione di diritto del
contratto
medesimo.
Vi
diffidiamo pertanto dal dare
seguito alla condotta annunciata
anticipandovi che, diversamente,
saremo costretti a porre in essere
le iniziative più opportune a
tutela dei diritti e dei legittimi
interessi della società.”
“Se questo è l’esordio della nuova
gestione De Scalzi-Marcegaglia,
siamo in presenza di un ulteriore
involuzione
delle
relazioni
sindacali - si afferma in una nota
Faib -. Invece delle aperture
auspicate dal Governo nella
persona del Vice Ministro De
Vincenti, siamo in presenza di
pesanti minacce. Quello che
colpisce è ancora una volta che a
farlo sia un’Azienda pubblica che
nelle stesse ore si reca al
Quirinale per la cerimonia degli
Eni awards. Questi signori hanno
non
solo
l’arroganza
di
minacciare
i
gestori
ma
calpestano
apertamente
il
dettato costituzionale e il
sacrosanto diritto di sciopero
sancito dalle Leggi dello Stato. Su
questo occorre che il Governo
faccia sentire la sua voce. Cosa ha
da dire nei confronti di
un’Azienda
pubblica
che
palesemente e pubblicamente
vuole impedire il libero esercizio
di un diritto costituzionale
garantito dalle Leggi dello Stato,
in aperta violazione dell’Art. 28
dello Statuto dei lavoratori,
minacciando ritorsioni come la
risoluzione del contratto, che
corrisponde alla perdita del
lavoro, per migliaia di operatori?
Per quanto riguarda Faib stiamo
valutando i modi e le sedi per
denunciare
la
gravità
dell’accaduto nelle sedi più
opportune per questa grave
condotta antisindacale.”