FAIB Informa 32 Anno XIX Circolare della FAIB Confesercenti Tel. 06-47251 Fax 06- 4740750 1 Agosto 2014 www.faib.it Vertenza Eni, Faib Toscana programma iniziative di protesta I gestori Eni della Faib Toscana, denunciano con forza lo smarrimento di ogni strategia aziendale, l’abbandono della rete a marchio…. Segue a pag. 2 Moneta elettronica, il Parlamento approva risoluzione che impegna il Governo ad azzerare le Commissioni ma il Ministro Guidi prosegue con tempi lunghi mentre i gestori pagano e le banche ci guadagnano. Senza interventi pronti alla disobbedienza civile È stata approvata nella tarda mattinata di ieri alla VI^ Commissione Finanze della Camera dei Deputati (con la sola astensione del Movimento 5 [email protected] Stelle) la risoluzione (allegata) presentata dall’On. Paglia e sottoscritta anche dai Deputati Pagani, Montroni, Petitti e Sandra Savino sull’obbligo di accettare pagamenti tramite carte di debito…. elettronici permetterebbe, da un lato, attraverso la tracciabilità delle transazioni, di coadiuvare le azioni di contrasto… Segue a pag. 2 SISTRI, è online sul sito Faib la guida operativa alla cancellazione Segue a pag. 4 COMUNICATO STAMPA POS: I primi dati sui costi dal tavolo aperto al MISE L’onere medio che un esercizio commerciale o un professionista sostiene per dotarsi di un POS varia da un minimo di 25-60 euro l’anno ad un massimo di 120-180 euro a seconda della tipologia delle apparecchiature prescelte…. Segue a pag. 3 Risoluzione n. 7-00378 Paglia: Iniziative a sostegno degli esercenti impianti di distribuzione di carburanti e rivendite di generi di monopolio in relazione all’obbligo di accettare pagamenti per l’acquisto di beni e servizi attraverso carte di debito La VI Commissione Finanze, premesso che: diversi studi dimostrano come un ricorso più diffuso ai pagamenti In attesa delle modalità semplificate indicate nel Comunicato del Ministero dell’Ambiente del 24 giugno scorso, è stata elaborata, e messa a disposizione dei gestori associati… Segue a pag. 6 Faib, Fegica e Figisc presentano diffida stragiudiziale verso Tamoil e ravvisano condotta antisindacale La Faib Confesercenti, la Fegica Cisl, la Figisc Confcommercio rappresentate ed assistite dall’Avv. Nicola Passerini hanno diffidato e intimato … Segue a pag. 7 2 Vertenza Eni, Faib Toscana programma iniziative di protesta I gestori Eni della Faib Toscana, denunciano con forza lo smarrimento di ogni strategia aziendale, l’abbandono della rete a marchio a iniziative sporadiche rimesse a politiche di pricing spot, senza nessun orizzonte. L’abbandono del Tavolo negoziale da parte della Compagnia è il sintomo più emblematico ed evidente di un’Azienda che non crede più al suo ruolo guida, che si ritrova dopo tanti cambi senza obiettivi a medio periodo, in mezzo al guado tra le ipotesi delle Eni station e le sirene dell’automazione spinta, negazione della propria mission, perseguita per anni a suon di investimenti per centinaia e centinaia di milioni di euro, indecisa a tutto dopo aver dilapidato il patrimonio di entusiasmo dei propri gestori, giunti oramai allo stremo delle proprie possibilità economiche. I Gestori Eni della Toscana, nella stragrande maggioranza aderenti alla Faib, denunciano l’impossibilità di continuare a gestire gli impianti nelle attuali condizioni di mercato e con gli attuali margini che risentono delle penalizzanti scelte di politica commerciale che hanno disorientato anche i clienti più fidelizzati al marchio. L’attuale fase è per i gestori Eni la peggiore sia in termini di performance economiche che di prospettiva. Le oscillanti politiche aziendali da una parte continuano ad essere indirizzate verso una selfizzazione sempre più spinta degli impianti, ma tutto ciò porta a maggiori oneri industriali FAIB Informa 32 riversati sul mercato senza conseguire quella massa critica derivante dall’efficientamento della rete; dall’altra i continui aumenti dei costi di gestione, la diminuzione degli erogati, dovuti essenzialmente da prezzi aziendali non competitivi e concorrenza delle pompe bianche, mettono a rischio di bancarotta la quasi totalità dei gestori. Eni, dopo aver irresponsabilmente scompaginato il mercato, è giunta ad un bivio e deve, necessariamente in tempi brevi, scegliere la strada da seguire. Sulla rete, l’Azienda ha già scaricato tutte le proprie contraddizioni di politica industriale e commerciale, tutte le proprie difficoltà tecnicogestionale, i costi di una macchina burocratica insostenibile: i gestori non hanno più nulla da dare considerato che il loro margine lordo è sceso negli ultimi 5 anni sotto il 2% del prezzo finale e in alcuni casi, quelli delle promozioni fantastiche, rasentando lo 0,5 %: un margine che la dice lunga sulle condizioni eque e non discriminatorie e sull’abuso di posizione dominante largamente praticato da Eni. Non è più pensabile, con gli attuali costi gestionali, continuare a percepire margini inferiori ai 3 centesimi lordi al litro. Continuare su questa strada significa portare alla rovina le imprese di gestione, significa mettere in gioco anni ed anni di lavoro. La Categoria non seguirà le scelte fantasiose e incredibili del marketing Eni improntate a scelte che si sono rivelate sbagliate e dannose per la mission del gruppo nel nostro paese. Faib Toscana darà indicazioni chiare: i gestori e le loro imprese non possono mettere a rischio la loro reputazione e la loro affidabilità nei confronti delle banche, verso le quali hanno linee di credito e fidejussioni garantite con beni e risparmi personali e familiari. Continuare su questa strada è veramente da incoscienti. I gestori Faib della Toscana, ancora una volta intendono richiamare l’attenzione dei nuovi vertici dell’Azienda e denunciare che non è più possibile andare avanti, urge il rinnovo dell’accordo, per definire la cornice economica nella quale operare e la strategia industriale e commerciale a supporto delle scelte dell’azienda e degli oltre quattromila gestori a marchio, con proposte responsabili, rispettose, serie e dignitose. Pertanto, la Faib Toscana, se entro il 15 settembre p.v. non saranno riprese le trattative per il rinnovo dell’accordo economico, comunica fin d’ora che in tutta la regione intende attuare una serie di iniziative per la salvaguardia dei propri associati: - Dal 1° ottobre darà indicazione di disattendere l’ accordo sul prezzo massimo, sia sul Fai da Te che sul Servito - Dal 1° ottobre, tutti i mercoledì sarà spento l’ H24 Iperself su tutti gli impianti, durante l’orario di apertura - Dal 1° novembre non si effettuerà nessun scarico punti da You&Eni e partner affiliati. Con l’auspicio che le iniziative programmate possano essere sospese. Moneta elettronica, il Parlamento approva risoluzione che impegna il Governo ad azzerare le Commissioni ma il Ministro Guidi prosegue con tempi lunghi mentre i gestori pagano e le banche ci guadagnano. Senza interventi pronti alla disobbedienza civile È stata approvata nella tarda mattinata di ieri alla VI^ Commissione Finanze della Camera dei Deputati (con la sola 3 astensione del Movimento 5 Stelle) la risoluzione (allegata) presentata dall’On. Paglia e sottoscritta anche dai Deputati Pagani, Montroni, Petitti e Sandra Savino sull’obbligo di accettare pagamenti tramite carte di debito. La proposta di iniziativa è nata a Ravenna a seguito di un incontro tenutosi presso la sede della Faib Confesercenti di una delegazione di benzinai associati con i Parlamentari locali Paglia, Pagani ed Idem. Gli operatori hanno portato dati concreti sui costi delle transazioni nelle loro attività e hanno segnalato ai Parlamentari l’esigenza di modificare il Decreto Legge che ha introdotto l’obbligo dal 30 giugno di accettazione dei pagamenti per l’acquisto di beni e servizi attraverso carte di debito. Decreto che per fortuna non prevede sanzioni per eventuali inadempimenti, ma stabilisce un obbligo attribuendone i relativi costi agli operatori a tutto beneficio delle banche. Giova ricordare che in alcuni casi il margine di guadagno dell’operazione di pagamento per i gestori è inferiore a quello del costo medio da sostenere per la transazione elettronica. La risoluzione (perfezionata ulteriormente dai contatti avuti con l’On. Paglia con la dirigenza Faib) recependo i problemi avanzati dalle Categorie impegna il Governo: - ad assicurare un abbattimento dei costi fissi del terminale POS, eventualmente anche mediante forme di defiscalizzazione che contemplino il riconoscimento di un credito d’imposta; - ad assumere iniziative per prevedere la completa gratuità, per ulteriori 12 mesi, delle transazioni effettuate presso impianti di distribuzione di carburante e presso le rivendite di tabacchi per servizi prestati dalle stesse, per conto dello Stato, all’utenza, in attesa della completa abrogazione della commissione applicata. FAIB Informa 32 Nel frattempo il MISE per bocca del suo Ministro Guidi - con comunicato ufficiale - fa sapere che stanno procedendo, lentamente, i confronti con gli operatori del settore bancario e delle carte di pagamento e che riprenderanno i lavori con la rappresentanza degli altri operatori. Intanto gli operatori della rete pagano e le banche incassano e ringraziano, forse. Occorre dire che i numeri esibiti nel Comunicato Stampa del Ministero sono abbastanza lontani da quelli registrati dagli operatori. Intanto l’erogato sulla rete carburanti è per quasi il 40% transato con moneta elettronica, ben oltre dunque il 20% medio riportato dal Ministero. A questo va aggiunto che il margine del gestore è, a seconda delle modalità di vendita, dell’1 o del 2% del prezzo finale pagato dal consumatore mentre i costi di gestione per le transazioni elettroniche variano, in ragione degli istituti e dei territori, dallo 0.5% all’1%, annullando di fatto qualsiasi utile per i gestori che si ritroverebbero a lavorare gratis per lo Stato, le Compagnie e per le banche. Una situazione insostenibile che farà vanificare i processi di promozione dell’uso della moneta elettronica. Il Ministero dello Sviluppo Economico non può ulteriormente rinviare decisioni improrogabili o rimettere a Tavoli che si riuniscono con tempi biblici la risoluzione della vertenza della moneta elettronica. Dia immediatamente seguito alla risoluzione della Commissione Finanze della Camera dei Deputati e vari provvedimenti idonei a recepire le peculiarità di una Categoria che svolge un compito delicato a favore delle casse dello Stato, senza percepire alcun compenso. Se non dovessero intervenire in tempi brevi novità rilevanti per gli operatori della distribuzione carburanti il settore è pronto a valutare iniziative di “disobbedienza civile” per scongiurare il fallimento delle proprie aziende. COMUNICATO STAMPA POS: I primi dati sui costi dal tavolo aperto al MISE L’onere medio che un esercizio commerciale o un professionista sostiene per dotarsi di un POS varia da un minimo di 25-60 euro l’anno ad un massimo di 120-180 euro a seconda della tipologia delle apparecchiature prescelte. E’ quanto è emerso al termine delle prime due giornate di confronto avviate dal Ministero dello Sviluppo Economico in seguito all’entrata in vigore, dal 1 luglio scorso, dell’obbligo di accettazione per esercenti e professionisti dei pagamenti di importo superiore ai 30 euro con carte di debito. Il tavolo è stato condotto insieme alla Banca d’Italia e al Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’esigenza di promuovere in Italia l’uso di questi sistemi di pagamento è confermata dall’evidenza che il sistema italiano dei pagamenti si caratterizza per una maggiore incidenza delle transazioni regolate attraverso il contante, ben oltre l’80% del controvalore totale, rispetto agli altri principali Paesi europei, dove non si supera il 60%. Il tavolo di lavoro ha già svolto due riunioni, nel corso delle quali sono stati incontrati rappresentanti dell’ABI, dell’AIIP (Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica), del Consorzio Pagobancomat, dei gestori dei circuiti internazionali Visa e 4 Mastercard e di alcuni operatori di mercato attivi in particolare nel settore dell’acquiring. Nel corso degli incontri sono stati acquisiti dagli intermediari e dalle loro associazioni dati utili per l’analisi dei costi che esercenti e professionisti devono sostenere per dotarsi di un terminale di accettazione (POS) di carte di debito, mettendosi quindi nella condizione di rispettare il dettato normativo attualmente in vigore. Al riguardo, nelle scorse settimane sono stati resi pubblici dati estremamente variegati e non coincidenti con le risultanze del tavolo: appare quindi utile fare chiarezza sul punto. Da questo primo confronto è emerso che tali costi presentano una componente fissa e una variabile. I costi fissi coprono la disponibilità dell’apparecchiatura POS e dipendono dalle diverse funzionalità che il terminale può offrire e dal tipo di tecnologia utilizzata per il collegamento. I terminali più innovativi, il cui funzionamento è basato su un collegamento via internet o attraverso una rete mobile sono, di regola, meno costosi rispetto a quelli tradizionali, collegati alle reti interbancarie dedicate. Il costo fisso per i terminali più innovativi si aggira in media intorno ai 2-5 Euro mensili, mentre per le apparecchiature più tradizionali la media è di 10-15 Euro mensili. L’onere che in media deve sostenere un esercente o un professionista per dotarsi di un POS è quindi mediamente intorno ai 25-60 Euro all’anno nel primo caso e a 120-180 Euro nel secondo. I costi variabili sono, invece, legati al numero e all’ammontare delle transazioni effettuate dalla clientela e dipendono dal tipo di circuito utilizzato. L’utilizzo dei POS consente peraltro di ridurre l’impatto dei costi legati all’utilizzo del denaro contante, che sono complessivamente FAIB Informa 32 stimati intorno al 1-1,5% rispetto all’entità delle transazioni. Spesso le due componenti di costo (fissa e variabile) sono fra loro collegate: a costi fissi più alti possono essere associati costi variabili più bassi (e viceversa). Su questi costi impattano anche il decreto che regola le commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento (cd. merchant fee) del 14 febbraio 2014 e gli interventi normativi europei in discussione a Bruxelles, inclusa la proposta di Regolamento comunitario sulle interchange fee degli schemi di carte. Secondo quanto emerso negli incontri, esistono già oggi sul mercato soluzioni che offrono diverse combinazioni di servizi e condizioni, fra le quali ciascun esercente o professionista può scegliere quella più adatta alle proprie esigenze, in base alle sue previsioni di utilizzo e ai collegamenti disponibili. Alcuni operatori di mercato hanno anche lanciato delle offerte commerciali che prevedono, nell’ambito di un più ampio pacchetto di servizi, la disponibilità gratuita del POS. Gli interlocutori coinvolti nelle discussioni del tavolo hanno manifestato la loro piena disponibilità a continuare a compiere ogni sforzo per rendere l’offerta di questa tipologia di servizio il più possibile flessibile e conveniente, in linea con le esigenze delle singole categorie interessate dal decreto. La crescita del numero delle transazioni che ci si attende come risultato dell’entrata in vigore del decreto consentirà lo sviluppo di economie di scala e l’intensificazione delle pressioni concorrenziali in grado di ridurre ulteriormente i costi. Il tavolo di lavoro proseguirà i suoi approfondimenti monitorando gli effetti del decreto sul mercato, sia in termini di volumi sia di prezzi. Saranno organizzati ulteriori incontri, in particolare con le organizzazioni di categoria dei commercianti, degli artigiani e dei professionisti, per condividere i risultati di questo monitoraggio e per favorire una più ampia diffusione dei pagamenti elettronici nel nostro Paese e una corretta ripartizione dei costi e dei relativi benefici tra tutti i soggetti interessati. Risoluzione n. 7-00378 Paglia: Iniziative a sostegno degli esercenti impianti di distribuzione di carburanti e rivendite di generi di monopolio in relazione all’obbligo di accettare pagamenti per l’acquisto di beni e servizi attraverso carte di debito TESTO RIFORMULATO DELLA RISOLUZIONE La VI Commissione Finanze, premesso che: diversi studi dimostrano come un ricorso più diffuso ai pagamenti elettronici permetterebbe, da un lato, attraverso la tracciabilità delle transazioni, di coadiuvare le azioni di contrasto all'evasione fiscale ed al riciclaggio di denaro, di compliance fiscale, favorendo quindi l'emersione di ricchezza sommersa, e, dall'altro, di ridurre il costo di gestione del denaro contante a tutto vantaggio dell'economia italiana, aspetto, quest'ultimo, spesso sottovalutato dagli esercenti stessi, ma che, secondo dati diffusi dalla Banca d'Italia, sfiorerebbe, anche a causa dell'eccessiva rigidità della filiera del trasporto e della contazione del denaro, gli 8 miliardi di euro all'anno, che corrispondono allo 0,5 per cento del PIL, il 49 per cento dei quali sarebbe sostenuto da banche ed infrastrutture per l'offerta dei servizi di pagamento, mentre il restante 51 per cento sarebbe a carico delle imprese; alcune direttive europee e norme interne spingono in questa direzione, nella convinzione che tutto il sistema economico e 5 finanziario tragga vantaggi da questa innovazione: al fine di dare un impulso importante alla maturazione del mercato italiano dei pagamenti elettronici ed avvicinarlo così agli standard europei, nell'ultimo anno Governo e Parlamento hanno varato, accanto ad una serie di misure restrittive sull'uso del denaro contante e dei mezzi di pagamento al portatore e di definizione dell'ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito, anche una norma per la quale, dal 30 giugno 2014, diviene operativo l'obbligo di accettare da privati pagamenti per acquisti di prodotti e prestazioni di servizi di importo superiore a 30 euro a mezzo del cosiddetto POS (Point of Sale); inoltre, nell'ambito di una regolamentazione unitaria della disciplina dei pagamenti effettuati a mezzo di strumenti elettronici da armonizzare con quella più ampia della trasparenza del costo delle commissioni, è stato emanato un decreto interministeriale recante il «Regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante», che entrerà in vigore dal 29 luglio 2014 e che cancella la gratuità prevista, sia per l'acquirente sia per il venditore, delle transazioni regolate con carte di pagamento (quali bancomat o carte di credito) presso gli impianti di distribuzione di carburanti, ponendo così fine ad una previsione equivoca, molto spesso ignorata dagli istituti bancari o volutamente disattesa dagli stessi per trasferire sul sistema altri costi, come ad esempio quelle dei canoni per il noleggio dei terminali POS; invero, il suddetto regime di gratuità aveva un limite temporale, essendo vincolato all'applicazione dell'articolo 12, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto – legge Salva Italia), che affidava all'ABI, a Poste italiane, al consorzio FAIB Informa 32 bancomat, alle associazioni dei prestatori dei servizi di pagamento ed alle imprese che gestiscono i circuiti di pagamento, la definizione, peraltro mai completata, delle regole per l'applicazione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza; il ritorno all'applicazione delle commissioni sul rifornimento del carburante, disincentivando il pagamento a mezzo di moneta elettronica, riapre l'annosa questione di garantire la sicurezza ad una categoria, quella dei gestori di impianti di rifornimento, quotidianamente esposta al rischio di rapine, rischio che si eleva proporzionalmente in presenza di maggiore circolazione del contante; d'altra parte, i costi di commissione e quelli di gestione, come il canone di noleggio, del cosiddetto POS, obbligatorio, come detto, dal 30 giugno 2014, che si aggiungono ai recenti rincari delle accise su benzina e gasolio, in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2014, riducendo in misura significativa il margine di guadagno degli stessi gestori, porterà questi ultimi a rifiutare, come già avvenuto in passato, tutte quelle transazioni effettuate con mezzi di pagamento elettronici; un'altra categoria che, al pari di quella dei gestori di impianti di distribuzione di carburanti, si oppone all'applicazione della commissione sulle transazioni è quella dei tabaccai, che, negli anni, accanto alla distribuzione e vendita dei prodotti da fumo e alla rivendita di valori bollati e postali, si sono visti attribuire l'erogazione, attraverso i circuiti «Lottomatica» e «Sisal», di molti servizi di pubblica utilità, quali l'attività di certificazione e riscossione di tributi locali, tasse automobilistiche, o di pagamento di multe, canoni e bollette, e la funzione di raccolta di giochi come lotto, superenalotto e lotterie istantanee, il tutto a fronte di «aggi» fissi e predeterminati, in percentuale, rispetto ai volumi conseguiti; tale evoluzione ha fatto sì che le tabaccherie assumessero sempre più un valore ad alto contenuto sociale ma, al contempo, gli incassi giornalieri ed i beni presenti all'interno dei locali, che costituiscono dei veri e propri valori (tabacchi, ricariche telefoniche, tagliandi delle lotterie, e altro), hanno reso le rivendite di generi di monopolio una delle categorie maggiormente esposte agli attacchi della criminalità: l'ultimo Rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria segnala infatti una recrudescenza delle rapine in tabaccheria con un andamento annuo costante pari a +5,9 per cento; a tale ultimo riguardo occorre evidenziare inoltre come oltre il 90 per cento del denaro che transita nelle tabaccherie deve essere riversato allo Stato o ai concessionari: per questo motivo il singolo rivenditore vittima delle attenzioni della criminalità paga in prima persona i danni subiti; per le stesse ragioni, anche la suddetta categoria ha espresso il suo malcontento, poiché, in ragione di un obbligo ad esercitare una funzione pubblica impostole per legge, rischia di subire un danno derivante da un calo di redditività, soprattutto quando il margine di guadagno dell'operazione di pagamento è inferiore a quello del costo medio da sostenere per la transazione elettronica: in tale contesto la categoria minaccia soprattutto di uscire dal mercato, rifiutandosi di offrire, nello specifico, alcuni servizi di pagamento all'utenza; sia gli impianti di distribuzione di carburanti sia le rivendite di generi di monopolio, come le tabaccherie, sono incaricati di un pubblico servizio, tant’è vero che sono anche disciplinati dalla legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali: infatti, ad 6 esempio, la distribuzione di prodotti energetici per autotrazione è un'attività diretta alla prestazione di un servizio indispensabile e non può essere intesa come fine a se stessa, ma finalizzata alla concreta realizzazione di un diritto costituzionale garantito, come quello alla mobilità, per la realizzazione del quale è necessario il ricorso a tali prodotti; se, da una parte, l'uso di strumenti di pagamento elettronici consente di limitare, se non eliminare, la presenza di denaro contante nei suddetti esercizi, riducendone in misura significativa l'esposizione al rischio di rapine, dall'altro esso riduce ulteriormente quei già esigui margini di guadagno imposti per legge che, quasi sempre, non superano il 2 per cento del prezzo finale: basti pensare che nel caso del carburante le accise gravano per il 52 per cento sul prezzo complessivo per litro, mentre l'IVA grava su tale prezzo per il 16,67 per cento; le società di acquiring, che svolgono le attività relative alla gestione dell'accettazione delle carte di pagamento ed alla negoziazione delle transazioni, hanno fino ad oggi aggirato la gratuità delle transazioni effettuate mediante pagamenti elettronici, proponendo, anzi imponendo, ai gestori delle pompe di benzina una sorta di canone fisso calcolato sulla media delle operazioni, soluzione che ha comunque finito con il riversare gli effetti sull'utente finale, in termini di aumento del prezzo del carburante; tra tutte le suddette società spicca in senso negativo il comportamento di Setefi, che detiene un abbondante 20 per cento del mercato, la quale, nel periodo di vigenza del regime di gratuità delle transazioni, ha comunicato l'interruzione del servizio ed il recesso dal contratto per sopraggiunta maggiore onerosità, proponendo nuovi contratti con FAIB Informa 32 costi assolutamente proibitivi per qualsiasi gestore, a partire dal pagamento di un canone mensile per l'uso del POS correlato al fatturato oscillante da un minimo di 500 euro, per un fatturato annuo pari a 500.000 euro, ad un massimo di 11.000 euro, per un fatturato annuo oltre a 36.000.000 di euro; in Italia i costi complessivi legati al mantenimento ed all'uso del POS sono più alti del 50 per cento rispetto alla media europea; la interchange fee rappresenta circa il 70-90 per cento dell'importo della commissione che viene applicata nel rapporto fra banca dell'esercente e banca del consumatore nel momento della transazione con carte di pagamento; in tale contesto nel luglio del 2013 la Commissione europea, nell'ambito della revisione della direttiva sui servizi di pagamento (PSD), ha presentato una proposta di limitazione dell’interchange fee che prevede un tetto dello 0,2 per cento della transazione per le carte di debito e dello 0,3 per cento della transazione per le carte di credito, tetto che per i primi 22 mesi sarà in vigore solo per le transazioni internazionali e successivamente entrerà in vigore anche per quelle nazionali: la stessa UE si aspetta che da questa riduzione derivi una parallela riduzione delle commissioni finali sugli acquisti, impegna il Governo: ad assicurare un abbattimento dei costi fissi del terminale POS, eventualmente anche mediante forme di defiscalizzazione che contemplino il riconoscimento di un credito d’imposta; ad assumere iniziative per prevedere la completa gratuità, per ulteriori 12 mesi, delle transazioni effettuate presso impianti di distribuzione di carburante e presso le rivendite di tabacchi per servizi prestati dalle stesse, per conto dello Stato, all'utenza, in attesa della completa abrogazione della commissione applicata. 7-00378 Paglia, Pagani, Montroni, Petitti, Sandra Savino SISTRI, è online sul sito Faib la guida operativa alla cancellazione In attesa delle modalità semplificate indicate nel Comunicato del Ministero dell’Ambiente del 24 giugno scorso, è stata elaborata, e messa a disposizione dei gestori associati alla Faib, la guida operativa alla cancellazione dal Sistri. Per visionare la procedura corretta è necessario accedere all’area riservata del sito Faib. L’area riservata è a disposizione di tutti gli associati che possono accedervi con un semplice click. Gli altri operatori interessati possono accedervi tramite accreditamento da parte delle strutture territoriali della Federazione. La procedura guida passo dopo passo i gestori interessati, illustrando le varie mascherine che si aprono rimandando alla corretta compilazione dei passaggi. Allo stato attuale, la cancellazione dal SISTRI può essere fatta ESCLUSIVAMENTE accedendo alla propria area utente del portale SISTRI con la chiavetta USB in dotazione. Tale chiavetta dovrà essere restituita al Ministero dell’Ambiente solo nei dieci giorni successivi alla ricezione della mail con cui il SISTRI comunicherà l’avvenuta cancellazione e le modalità di restituzione della chiavetta. Guarda i Riservata dettagli nell’Area 7 Faib, Fegica e Figisc presentano diffida stragiudiziale verso Tamoil e ravvisano condotta antisindacale La Faib Confesercenti, la Fegica Cisl, la Figisc Confcommercio rappresentate ed assistite dall’Avv. Nicola Passerini hanno diffidato e intimato alla Tamoil Italia di concordare con le Associazioni dei gestori i tempi e i modi del rinnovo degli accordi aziendali ex Art. 19 comma III, L. 57/2001, previa fissazione entro e non oltre il corrente mese di luglio di un incontro tra le parti, e di cessare con effetto immediato i comportamenti contestati ed il ricorso a trattative individuali con i singoli gestori sugli aspetti economici di cui all’Art. 17 comma III L. 57/2001. Nella nota di diffida stragiudiziale le tre Associazioni richiamando l’Art. 1, commi VI e VI-bis del D. Lgs. 32/98 e l’Art. 19 comma III della L. 57/2001, evidenziano come la Tamoil abbia sistematicamente disatteso le previsioni normative e si sia posta fuori dalla normale contrattazione di settore che per legge regola le condizioni economiche tra gestore e Compagnia. Nella nota di diffida le tre Federazioni, alla luce del disposto legislativo richiamato, sottolineano che, sostanziando le previsioni normative nella loro lineare evoluzione, hanno stipulato accordi interprofessionali con le Associazioni di Categoria maggiormente rappresentative dei titolari di autorizzazione, in particolare l’accordo del 29 luglio 1997 oltre ad aver stipulato accordi aziendali ex Art. 19 comma III L. 57/2001 con le FAIB Informa 32 maggiori compagnie petrolifere titolari di autorizzazione. Le Associazioni dei gestori, con riferimento alla rete ordinaria, in particolare richiamano la vicenda delle relazioni industriali con Tamoil, ricordando che con la Compagnia sono stati sottoscritti l’accordo transitorio del 09.10.2003, scaduto il 31.12.2003; l’accordo del 10.03.2005, scaduto il 30.06.2006; l’accordo del 01.12.2009, solamente integrativo dell’accordo 10.03.2005; che, dunque, gli ultimi accordi aziendali integrali stipulati con Tamoil risultano scaduti in data 30.06.2006 e, più in generale, l’ultimo accordo sottoscritto con Tamoil risale al 01.12.2009. A fronte di ciò, Faib, Fegica e Figisc negli ultimi anni hanno ripetutamente invitato Tamoil all’apertura di un Tavolo di trattative per la stipula di un nuovo accordo aziendale, da ultimo con nota del 27.01.2014. Tamoil non ha mai dato seguito né riscontro alle suddette richieste, mettendo nel contempo in atto trattative individuali con i singoli gestori volte a disciplinare i medesimi rapporti economici che l’Art. 19 comma III L. 57/2001 riserva in via esclusiva alla contrattazione collettiva. Nella diffida dei tre Presidenti delle Federazioni viene evidenziato che tale comportamento concretizza un utilizzo abusivo della libertà negoziale da parte di Tamoil, volto a disattendere disposizioni inderogabili di legge e, nella fattispecie, quanto prescritto dal Legislatore, da ultimo, con l'Articolo 17 della Legge 27/2012 configurando gli estremi di "abuso di dipendenza economica" di cui alla Legge 192/1998, per la valenza che assume, in questa specifica materia, la richiamata disciplina contenuta nella L.27/2012; e difatti ad avviso di Faib, Fegica e Figisc il combinato disposto dell'obbligo di acquisto in esclusiva unitamente alla fissazione unilaterale del "prezzo al pubblico" fuori dai criteri di equità e non discriminazione non consentono al gestore di competere sul mercato; tale procedura, sommata alla contrattazione individuale (c.d. one to one) determina l'evidente aggiramento della norma sull'obbligo a contrattare collettivamente, così come prescritto dalla Legge, oltre alla violazione del Regolamento CE 330/2010 che pone come vincolo acchè siano riconosciuti ai "rivenditori" condizioni economiche generali che "facilitino" la loro possibilità di competere e, di converso, sanzionano rapporti fra fornitore e rivenditore che riducono tale possibilità. Alla luce delle considerazioni svolte Faib, Fegica e Figisc denunciano che il comportamento di Tamoil è dannoso tanto per esse quanto per i singoli loro associati, i quali si trovano così privi dei benefici degli aspetti economici dell’attività derivanti dalla contrattazione collettiva. In ragione delle considerazioni svolte appare configurabile nel comportamento di Tamoil la condotta antisindacale prevista e sanzionata dall’Art. 28 L. 300/1970 e la legittimazione di Faib, Fegica e Figisc ad agire secondo la procedura ivi disciplinata.
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