N°32 01 agosto 2014 - Confesercenti Umbria

FAIB Informa 32
Anno XIX Circolare della FAIB Confesercenti Tel. 06-47251 Fax 06- 4740750 1 Agosto 2014
www.faib.it
Vertenza Eni, Faib
Toscana programma
iniziative di protesta
I gestori Eni della Faib Toscana,
denunciano con forza lo
smarrimento di ogni strategia
aziendale, l’abbandono della rete
a marchio….
Segue a pag. 2
Moneta elettronica, il
Parlamento approva
risoluzione che impegna il
Governo ad azzerare le
Commissioni ma il
Ministro Guidi prosegue
con tempi lunghi mentre i
gestori pagano e le
banche ci guadagnano.
Senza interventi pronti
alla disobbedienza civile
È stata approvata nella tarda
mattinata di ieri alla VI^
Commissione
Finanze
della
Camera dei Deputati (con la sola
astensione del Movimento 5
[email protected]
Stelle) la risoluzione (allegata)
presentata dall’On. Paglia e
sottoscritta anche dai Deputati
Pagani, Montroni, Petitti e Sandra
Savino sull’obbligo di accettare
pagamenti tramite carte di
debito….
elettronici permetterebbe, da un
lato, attraverso la tracciabilità
delle transazioni, di coadiuvare le
azioni di contrasto…
Segue a pag. 2
SISTRI, è online sul sito
Faib la guida operativa
alla cancellazione
Segue a pag. 4
COMUNICATO STAMPA
POS: I primi dati sui costi
dal tavolo aperto al MISE
L’onere medio che un esercizio
commerciale o un professionista
sostiene per dotarsi di un
POS varia da un minimo di 25-60
euro l’anno ad un massimo di
120-180 euro a seconda della
tipologia delle apparecchiature
prescelte….
Segue a pag. 3
Risoluzione n. 7-00378
Paglia: Iniziative a
sostegno degli esercenti
impianti di distribuzione
di carburanti e rivendite di
generi di monopolio in
relazione all’obbligo di
accettare pagamenti per
l’acquisto di beni e servizi
attraverso carte di debito
La VI Commissione Finanze,
premesso che:
diversi studi dimostrano come un
ricorso più diffuso ai pagamenti
In
attesa
delle
modalità
semplificate
indicate
nel
Comunicato
del
Ministero
dell’Ambiente del 24 giugno
scorso, è stata elaborata, e messa a
disposizione
dei
gestori
associati…
Segue a pag. 6
Faib, Fegica e Figisc
presentano diffida
stragiudiziale verso
Tamoil e ravvisano
condotta antisindacale
La Faib Confesercenti, la Fegica
Cisl, la Figisc Confcommercio
rappresentate
ed
assistite
dall’Avv. Nicola Passerini hanno
diffidato e intimato …
Segue a pag. 7
2
Vertenza Eni, Faib
Toscana programma
iniziative di protesta
I gestori Eni della Faib Toscana,
denunciano
con
forza
lo
smarrimento di ogni strategia
aziendale, l’abbandono della rete
a marchio a iniziative sporadiche
rimesse a politiche di pricing spot,
senza nessun orizzonte.
L’abbandono
del
Tavolo
negoziale
da
parte
della
Compagnia è il sintomo più
emblematico ed evidente di
un’Azienda che non crede più al
suo ruolo guida, che si ritrova
dopo tanti cambi senza obiettivi a
medio periodo, in mezzo al guado
tra le ipotesi delle Eni station e le
sirene dell’automazione spinta,
negazione della propria mission,
perseguita per anni a suon di
investimenti per centinaia e
centinaia di milioni di euro,
indecisa a tutto dopo aver
dilapidato il patrimonio di
entusiasmo dei propri gestori,
giunti oramai allo stremo delle
proprie possibilità economiche.
I Gestori Eni della Toscana, nella
stragrande maggioranza aderenti
alla
Faib,
denunciano
l’impossibilità di continuare a
gestire gli impianti nelle attuali
condizioni di mercato e con gli
attuali margini che risentono delle
penalizzanti scelte di politica
commerciale
che
hanno
disorientato anche i clienti più
fidelizzati al marchio.
L’attuale fase è per i gestori Eni la
peggiore sia in termini di
performance economiche che di
prospettiva. Le oscillanti politiche
aziendali da una parte continuano
ad essere indirizzate verso una
selfizzazione sempre più spinta
degli impianti, ma tutto ciò porta
a maggiori oneri industriali
FAIB Informa 32
riversati sul mercato senza
conseguire quella massa critica
derivante
dall’efficientamento
della rete; dall’altra i continui
aumenti dei costi di gestione, la
diminuzione degli erogati, dovuti
essenzialmente da prezzi aziendali
non competitivi e concorrenza
delle pompe bianche, mettono a
rischio di bancarotta la quasi
totalità dei gestori.
Eni, dopo aver irresponsabilmente
scompaginato il mercato, è giunta
ad
un
bivio
e
deve,
necessariamente in tempi brevi,
scegliere la strada da seguire.
Sulla rete, l’Azienda ha già
scaricato
tutte
le
proprie
contraddizioni
di
politica
industriale e commerciale, tutte le
proprie
difficoltà
tecnicogestionale, i costi di una macchina
burocratica insostenibile: i gestori
non hanno più nulla da dare
considerato che il loro margine
lordo è sceso negli ultimi 5 anni
sotto il 2% del prezzo finale e in
alcuni
casi,
quelli
delle
promozioni
fantastiche,
rasentando lo 0,5 %: un margine
che la dice lunga sulle condizioni
eque e non discriminatorie e
sull’abuso di posizione dominante
largamente praticato da Eni.
Non è più pensabile, con gli
attuali costi gestionali, continuare
a percepire margini inferiori ai 3
centesimi lordi al litro.
Continuare su questa strada
significa portare alla rovina le
imprese di gestione, significa
mettere in gioco anni ed anni di
lavoro. La Categoria non seguirà
le scelte fantasiose e incredibili
del marketing Eni improntate a
scelte che si sono rivelate
sbagliate e dannose per la mission
del gruppo nel nostro paese.
Faib Toscana darà indicazioni
chiare: i gestori e le loro imprese
non possono mettere a rischio la
loro reputazione e la loro
affidabilità nei confronti delle
banche, verso le quali hanno linee
di credito e fidejussioni garantite
con beni e risparmi personali e
familiari. Continuare su questa
strada è veramente da incoscienti.
I gestori Faib della Toscana,
ancora una volta intendono
richiamare l’attenzione dei nuovi
vertici dell’Azienda e denunciare
che non è più possibile andare
avanti,
urge
il
rinnovo
dell’accordo, per definire la
cornice economica nella quale
operare e la strategia industriale e
commerciale a supporto delle
scelte dell’azienda e degli oltre
quattromila gestori a marchio, con
proposte responsabili, rispettose,
serie e dignitose.
Pertanto, la Faib Toscana, se entro
il 15 settembre p.v. non saranno
riprese le trattative per il rinnovo
dell’accordo
economico,
comunica fin d’ora che in tutta la
regione intende attuare una serie
di iniziative per la salvaguardia
dei propri associati:
- Dal 1° ottobre darà indicazione
di disattendere l’ accordo sul
prezzo massimo, sia sul Fai da Te
che sul Servito
- Dal 1° ottobre, tutti i mercoledì
sarà spento l’ H24 Iperself su tutti
gli impianti, durante l’orario di
apertura
- Dal 1° novembre non si
effettuerà nessun scarico punti da
You&Eni e partner affiliati.
Con l’auspicio che le iniziative
programmate possano essere
sospese.
Moneta elettronica, il
Parlamento approva
risoluzione che impegna il
Governo ad azzerare le
Commissioni ma il
Ministro Guidi prosegue
con tempi lunghi mentre i
gestori pagano e le
banche ci guadagnano.
Senza interventi pronti
alla disobbedienza civile
È stata approvata nella tarda
mattinata di ieri alla VI^
Commissione
Finanze
della
Camera dei Deputati (con la sola
3
astensione del Movimento 5
Stelle) la risoluzione (allegata)
presentata dall’On. Paglia e
sottoscritta anche dai Deputati
Pagani, Montroni, Petitti e Sandra
Savino sull’obbligo di accettare
pagamenti tramite carte di debito.
La proposta di iniziativa è nata a
Ravenna a seguito di un incontro
tenutosi presso la sede della Faib
Confesercenti di una delegazione
di benzinai associati con i
Parlamentari locali Paglia, Pagani
ed Idem.
Gli operatori hanno portato dati
concreti sui costi delle transazioni
nelle loro attività e hanno
segnalato
ai
Parlamentari
l’esigenza di modificare il
Decreto Legge che ha introdotto
l’obbligo dal 30 giugno di
accettazione dei pagamenti per
l’acquisto di beni e servizi
attraverso carte di debito.
Decreto che per fortuna non
prevede sanzioni per eventuali
inadempimenti, ma stabilisce un
obbligo attribuendone i relativi
costi agli operatori a tutto
beneficio delle banche.
Giova ricordare che in alcuni casi
il
margine
di
guadagno
dell’operazione di pagamento per
i gestori è inferiore a quello del
costo medio da sostenere per la
transazione elettronica.
La
risoluzione
(perfezionata
ulteriormente dai contatti avuti
con l’On. Paglia con la dirigenza
Faib) recependo i problemi
avanzati dalle Categorie impegna
il Governo:
- ad assicurare un abbattimento
dei costi fissi del terminale POS,
eventualmente anche mediante
forme di defiscalizzazione che
contemplino il riconoscimento di
un credito d’imposta;
- ad assumere iniziative per
prevedere la completa gratuità,
per ulteriori 12 mesi, delle
transazioni
effettuate
presso
impianti di distribuzione di
carburante e presso le rivendite di
tabacchi per servizi prestati dalle
stesse, per conto dello Stato,
all’utenza,
in
attesa
della
completa
abrogazione
della
commissione applicata.
FAIB Informa 32
Nel frattempo il MISE per bocca
del suo Ministro Guidi - con
comunicato ufficiale - fa sapere
che
stanno
procedendo,
lentamente, i confronti con gli
operatori del settore bancario e
delle carte di pagamento e che
riprenderanno i lavori con la
rappresentanza
degli
altri
operatori.
Intanto gli operatori della rete
pagano e le banche incassano e
ringraziano, forse.
Occorre dire che i numeri esibiti
nel Comunicato Stampa del
Ministero sono abbastanza lontani
da quelli registrati dagli operatori.
Intanto l’erogato sulla rete
carburanti è per quasi il 40%
transato con moneta elettronica,
ben oltre dunque il 20% medio
riportato dal Ministero. A questo
va aggiunto che il margine del
gestore è, a seconda delle
modalità di vendita, dell’1 o del
2% del prezzo finale pagato dal
consumatore mentre i costi di
gestione per le transazioni
elettroniche variano, in ragione
degli istituti e dei territori, dallo
0.5% all’1%, annullando di fatto
qualsiasi utile per i gestori che si
ritroverebbero a lavorare gratis
per lo Stato, le Compagnie e per
le banche. Una situazione
insostenibile che farà vanificare i
processi di promozione dell’uso
della moneta elettronica.
Il Ministero dello Sviluppo
Economico non può ulteriormente
rinviare decisioni improrogabili o
rimettere a Tavoli che si
riuniscono con tempi biblici la
risoluzione della vertenza della
moneta
elettronica.
Dia
immediatamente seguito alla
risoluzione della Commissione
Finanze della Camera dei
Deputati e vari provvedimenti
idonei a recepire le peculiarità di
una Categoria che svolge un
compito delicato a favore delle
casse dello Stato, senza percepire
alcun compenso.
Se non dovessero intervenire in
tempi brevi novità rilevanti per gli
operatori
della
distribuzione
carburanti il settore è pronto a
valutare
iniziative
di
“disobbedienza
civile”
per
scongiurare il fallimento delle
proprie aziende.
COMUNICATO STAMPA
POS: I primi dati sui costi
dal tavolo aperto al MISE
L’onere medio che un esercizio
commerciale o un professionista
sostiene per dotarsi di un
POS varia da un minimo di 25-60
euro l’anno ad un massimo di
120-180 euro a seconda della
tipologia delle apparecchiature
prescelte.
E’ quanto è emerso al termine
delle prime due giornate di
confronto avviate dal Ministero
dello
Sviluppo Economico in seguito
all’entrata in vigore, dal 1 luglio
scorso, dell’obbligo di
accettazione per esercenti e
professionisti dei pagamenti di
importo superiore ai 30 euro con
carte di debito. Il tavolo è stato
condotto insieme alla Banca
d’Italia e al Ministero
dell’Economia e delle Finanze.
L’esigenza di promuovere in Italia
l’uso di questi sistemi di
pagamento è confermata
dall’evidenza che il sistema
italiano
dei
pagamenti
si
caratterizza per una maggiore
incidenza
delle
transazioni
regolate
attraverso il contante, ben oltre
l’80% del controvalore totale,
rispetto
agli altri principali Paesi europei,
dove non si supera il 60%.
Il tavolo di lavoro ha già svolto
due riunioni, nel corso delle quali
sono stati incontrati
rappresentanti dell’ABI, dell’AIIP
(Associazione Italiana Istituti di
Pagamento e di Moneta
Elettronica),
del
Consorzio
Pagobancomat, dei gestori dei
circuiti internazionali Visa e
4
Mastercard e di alcuni operatori di
mercato attivi in particolare nel
settore dell’acquiring.
Nel corso degli incontri sono stati
acquisiti dagli intermediari e dalle
loro associazioni dati utili
per l’analisi dei costi che esercenti
e professionisti devono sostenere
per dotarsi di un terminale
di accettazione (POS) di carte di
debito, mettendosi quindi nella
condizione di rispettare il
dettato normativo attualmente in
vigore. Al riguardo, nelle scorse
settimane sono stati resi
pubblici
dati
estremamente
variegati e non coincidenti con le
risultanze del tavolo: appare
quindi
utile fare chiarezza sul punto.
Da questo primo confronto è
emerso che tali costi presentano
una componente fissa e una
variabile.
I costi fissi coprono
la
disponibilità dell’apparecchiatura
POS e dipendono dalle diverse
funzionalità che il terminale può
offrire e dal tipo di tecnologia
utilizzata per il collegamento. I
terminali più innovativi, il cui
funzionamento è basato su un
collegamento via internet o
attraverso una rete mobile sono, di
regola, meno costosi rispetto a
quelli tradizionali, collegati
alle reti interbancarie dedicate.
Il costo fisso per i terminali più
innovativi si aggira in media
intorno ai 2-5 Euro mensili,
mentre
per le apparecchiature più
tradizionali la media è di 10-15
Euro mensili. L’onere che in
media
deve sostenere un esercente o un
professionista per dotarsi di un
POS è quindi mediamente
intorno ai 25-60 Euro all’anno nel
primo caso e a 120-180 Euro nel
secondo.
I costi variabili sono, invece,
legati al numero e all’ammontare
delle transazioni effettuate dalla
clientela e dipendono dal tipo di
circuito utilizzato. L’utilizzo dei
POS consente peraltro di
ridurre l’impatto dei costi legati
all’utilizzo del denaro contante,
che sono complessivamente
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stimati intorno al 1-1,5% rispetto
all’entità delle transazioni.
Spesso le due componenti di costo
(fissa e variabile) sono fra loro
collegate: a costi fissi più alti
possono essere associati costi
variabili più bassi (e viceversa).
Su questi costi impattano anche
il decreto che regola le
commissioni
applicate
alle
transazioni effettuate mediante
carte di
pagamento (cd. merchant fee) del
14 febbraio 2014 e gli interventi
normativi europei in
discussione a Bruxelles, inclusa la
proposta
di
Regolamento
comunitario sulle interchange fee
degli schemi di carte.
Secondo quanto emerso negli
incontri, esistono già oggi sul
mercato soluzioni che offrono
diverse combinazioni di servizi e
condizioni, fra le quali ciascun
esercente o professionista può
scegliere quella più adatta alle
proprie esigenze, in base alle sue
previsioni di utilizzo e ai
collegamenti disponibili. Alcuni
operatori di mercato hanno anche
lanciato delle offerte
commerciali
che
prevedono,
nell’ambito di un più ampio
pacchetto
di
servizi,
la
disponibilità
gratuita del POS.
Gli interlocutori coinvolti nelle
discussioni del tavolo hanno
manifestato
la
loro
piena
disponibilità
a continuare a compiere ogni
sforzo per rendere l’offerta di
questa tipologia di servizio il più
possibile flessibile e conveniente,
in linea con le esigenze delle
singole categorie interessate dal
decreto. La crescita del numero
delle transazioni che ci si attende
come risultato dell’entrata in
vigore del decreto consentirà lo
sviluppo di economie di scala e
l’intensificazione delle
pressioni concorrenziali in grado
di ridurre ulteriormente i costi.
Il tavolo di lavoro proseguirà i
suoi
approfondimenti
monitorando gli effetti del decreto
sul
mercato, sia in termini di volumi
sia di prezzi. Saranno organizzati
ulteriori incontri, in particolare
con le organizzazioni di categoria
dei commercianti, degli artigiani e
dei professionisti, per
condividere i risultati di questo
monitoraggio e per favorire una
più ampia diffusione dei
pagamenti elettronici nel nostro
Paese e una corretta ripartizione
dei costi e dei relativi benefici
tra tutti i soggetti interessati.
Risoluzione n. 7-00378
Paglia: Iniziative a
sostegno degli esercenti
impianti di distribuzione
di carburanti e rivendite di
generi di monopolio in
relazione all’obbligo di
accettare pagamenti per
l’acquisto di beni e servizi
attraverso carte di debito
TESTO RIFORMULATO
DELLA RISOLUZIONE
La VI Commissione Finanze,
premesso che:
diversi studi dimostrano come un
ricorso più diffuso ai pagamenti
elettronici permetterebbe, da un
lato, attraverso la tracciabilità
delle transazioni, di coadiuvare le
azioni di contrasto all'evasione
fiscale ed al riciclaggio di denaro,
di compliance fiscale, favorendo
quindi l'emersione di ricchezza
sommersa, e, dall'altro, di ridurre
il costo di gestione del denaro
contante a tutto vantaggio
dell'economia italiana, aspetto,
quest'ultimo, spesso sottovalutato
dagli esercenti stessi, ma che,
secondo dati diffusi dalla Banca
d'Italia, sfiorerebbe, anche a causa
dell'eccessiva rigidità della filiera
del trasporto e della contazione
del denaro, gli 8 miliardi di euro
all'anno, che corrispondono allo
0,5 per cento del PIL, il 49 per
cento
dei
quali
sarebbe
sostenuto
da
banche
ed
infrastrutture per l'offerta dei
servizi di pagamento, mentre il
restante 51 per cento sarebbe a
carico delle imprese;
alcune direttive europee e norme
interne spingono in questa
direzione, nella convinzione che
tutto il sistema economico e
5
finanziario tragga vantaggi da
questa innovazione: al fine di dare
un impulso importante alla
maturazione del mercato italiano
dei pagamenti elettronici ed
avvicinarlo così agli standard
europei, nell'ultimo anno Governo
e Parlamento hanno varato,
accanto ad una serie di misure
restrittive sull'uso del denaro
contante e dei mezzi di
pagamento al portatore e di
definizione
dell'ambito
di
applicazione
dei
pagamenti
mediante carte di debito, anche
una norma per la quale, dal 30
giugno 2014, diviene operativo
l'obbligo di accettare da privati
pagamenti per acquisti di
prodotti e prestazioni di servizi
di importo superiore a 30 euro a
mezzo del cosiddetto POS (Point
of Sale);
inoltre, nell'ambito di una
regolamentazione unitaria della
disciplina dei pagamenti effettuati
a mezzo di strumenti elettronici
da armonizzare con quella più
ampia della trasparenza del costo
delle commissioni, è stato
emanato
un
decreto
interministeriale
recante
il
«Regolamento sulle commissioni
applicate
alle
transazioni
effettuate mediante carte di
pagamento presso i gestori di
carburante», che entrerà in vigore
dal 29 luglio 2014 e che cancella
la gratuità prevista, sia per
l'acquirente sia per il venditore,
delle transazioni regolate con
carte di pagamento (quali
bancomat o carte di credito)
presso
gli
impianti
di
distribuzione
di
carburanti,
ponendo così fine ad una
previsione equivoca, molto spesso
ignorata dagli istituti bancari o
volutamente disattesa dagli
stessi per trasferire sul sistema
altri costi, come ad esempio
quelle dei canoni per il noleggio
dei terminali POS; invero, il
suddetto regime di gratuità aveva
un limite temporale, essendo
vincolato
all'applicazione
dell'articolo 12, commi 9 e 10, del
decreto-legge n. 201 del 2011
(cosiddetto decreto – legge Salva
Italia), che affidava all'ABI, a
Poste italiane, al consorzio
FAIB Informa 32
bancomat, alle associazioni dei
prestatori dei servizi di pagamento
ed alle imprese che gestiscono i
circuiti
di
pagamento,
la
definizione,
peraltro
mai
completata, delle regole per
l'applicazione delle commissioni a
carico degli esercenti in relazione
alle
transazioni
effettuate
mediante carte di pagamento,
tenuto conto della necessità di
assicurare trasparenza e chiarezza
dei costi, nonché di promuovere
l'efficienza economica nel rispetto
delle regole di concorrenza;
il ritorno all'applicazione delle
commissioni sul rifornimento
del carburante, disincentivando
il pagamento a mezzo di moneta
elettronica, riapre l'annosa
questione di garantire la
sicurezza ad una categoria,
quella dei gestori di impianti di
rifornimento, quotidianamente
esposta al rischio di rapine,
rischio
che
si
eleva
proporzionalmente in presenza
di maggiore circolazione del
contante;
d'altra
parte,
i
costi
di
commissione e quelli di gestione,
come il canone di noleggio, del
cosiddetto POS, obbligatorio,
come detto, dal 30 giugno 2014,
che si aggiungono ai recenti
rincari delle accise su benzina e
gasolio, in vigore fino al prossimo
31 dicembre 2014, riducendo in
misura significativa il margine di
guadagno degli stessi gestori,
porterà questi ultimi a rifiutare,
come già avvenuto in passato,
tutte quelle transazioni effettuate
con
mezzi
di
pagamento
elettronici;
un'altra categoria che, al pari di
quella dei gestori di impianti di
distribuzione di carburanti, si
oppone all'applicazione della
commissione sulle transazioni è
quella dei tabaccai, che, negli
anni, accanto alla distribuzione e
vendita dei prodotti da fumo e alla
rivendita di valori bollati e postali,
si
sono
visti
attribuire
l'erogazione, attraverso i circuiti
«Lottomatica» e «Sisal», di molti
servizi di pubblica utilità, quali
l'attività di certificazione e
riscossione di tributi locali, tasse
automobilistiche, o di pagamento
di multe, canoni e bollette, e la
funzione di raccolta di giochi
come lotto, superenalotto e
lotterie istantanee, il tutto a fronte
di «aggi» fissi e predeterminati, in
percentuale, rispetto ai volumi
conseguiti;
tale evoluzione ha fatto sì che le
tabaccherie assumessero sempre
più un valore ad alto contenuto
sociale ma, al contempo, gli
incassi giornalieri ed i beni
presenti all'interno dei locali, che
costituiscono dei veri e propri
valori
(tabacchi,
ricariche
telefoniche,
tagliandi
delle
lotterie, e altro), hanno reso le
rivendite di generi di monopolio
una delle categorie maggiormente
esposte agli attacchi della
criminalità: l'ultimo Rapporto
intersettoriale sulla criminalità
predatoria segnala infatti una
recrudescenza delle rapine in
tabaccheria con un andamento
annuo costante pari a +5,9 per
cento;
a tale ultimo riguardo occorre
evidenziare inoltre come oltre il
90 per cento del denaro che
transita nelle tabaccherie deve
essere riversato allo Stato o ai
concessionari: per questo motivo
il singolo rivenditore vittima delle
attenzioni della criminalità paga
in prima persona i danni subiti;
per le stesse ragioni, anche la
suddetta categoria ha espresso il
suo malcontento, poiché, in
ragione di un obbligo ad
esercitare una funzione pubblica
impostole per legge, rischia di
subire un danno derivante da un
calo di redditività, soprattutto
quando il margine di guadagno
dell'operazione di pagamento è
inferiore a quello del costo medio
da sostenere per la transazione
elettronica: in tale contesto la
categoria minaccia soprattutto di
uscire dal mercato, rifiutandosi di
offrire, nello specifico, alcuni
servizi di pagamento all'utenza;
sia gli impianti di distribuzione
di carburanti sia le rivendite di
generi di monopolio, come le
tabaccherie, sono incaricati di
un pubblico servizio, tant’è vero
che sono anche disciplinati dalla
legge sullo sciopero nei servizi
pubblici essenziali: infatti, ad
6
esempio, la distribuzione di
prodotti
energetici
per
autotrazione
è
un'attività
diretta alla prestazione di un
servizio indispensabile e non
può essere intesa come fine a se
stessa, ma finalizzata alla
concreta realizzazione di un
diritto costituzionale garantito,
come quello alla mobilità, per la
realizzazione del quale è
necessario il ricorso a tali
prodotti;
se, da una parte, l'uso di strumenti
di pagamento elettronici consente
di limitare, se non eliminare, la
presenza di denaro contante nei
suddetti esercizi, riducendone in
misura significativa l'esposizione
al rischio di rapine, dall'altro esso
riduce ulteriormente quei già
esigui margini di guadagno
imposti per legge che, quasi
sempre, non superano il 2 per
cento del prezzo finale: basti
pensare che nel caso del
carburante le accise gravano per il
52 per cento sul prezzo
complessivo per litro, mentre
l'IVA grava su tale prezzo per il
16,67 per cento;
le società di acquiring, che
svolgono le attività relative alla
gestione dell'accettazione delle
carte di pagamento ed alla
negoziazione delle transazioni,
hanno fino ad oggi aggirato la
gratuità
delle
transazioni
effettuate mediante pagamenti
elettronici, proponendo, anzi
imponendo, ai gestori delle
pompe di benzina una sorta di
canone fisso calcolato sulla
media
delle
operazioni,
soluzione che ha comunque finito
con il riversare gli effetti
sull'utente finale, in termini di
aumento
del
prezzo
del
carburante;
tra tutte le suddette società
spicca in senso negativo il
comportamento di Setefi, che
detiene un abbondante 20 per
cento del mercato, la quale, nel
periodo di vigenza del regime di
gratuità delle transazioni, ha
comunicato l'interruzione del
servizio ed il recesso dal
contratto per sopraggiunta
maggiore
onerosità,
proponendo nuovi contratti con
FAIB Informa 32
costi assolutamente proibitivi
per qualsiasi gestore, a partire
dal pagamento di un canone
mensile per l'uso del POS
correlato al fatturato oscillante
da un minimo di 500 euro, per
un fatturato annuo pari a
500.000 euro, ad un massimo di
11.000 euro, per un fatturato
annuo oltre a 36.000.000 di
euro;
in Italia i costi complessivi legati
al mantenimento ed all'uso del
POS sono più alti del 50 per
cento rispetto alla media
europea; la interchange fee
rappresenta circa il 70-90 per
cento
dell'importo
della
commissione che viene applicata
nel
rapporto
fra
banca
dell'esercente e banca del
consumatore nel momento della
transazione
con
carte
di
pagamento; in tale contesto nel
luglio del 2013 la Commissione
europea,
nell'ambito
della
revisione della direttiva sui servizi
di
pagamento
(PSD),
ha
presentato una proposta di
limitazione dell’interchange fee
che prevede un tetto dello 0,2 per
cento della transazione per le
carte di debito e dello 0,3 per
cento della transazione per le
carte di credito, tetto che per i
primi 22 mesi sarà in vigore solo
per le transazioni internazionali e
successivamente entrerà in vigore
anche per quelle nazionali: la
stessa UE si aspetta che da questa
riduzione derivi una parallela
riduzione delle commissioni finali
sugli acquisti,
impegna il Governo:
ad assicurare un abbattimento dei
costi fissi del terminale POS,
eventualmente anche mediante
forme di defiscalizzazione che
contemplino il riconoscimento di
un credito d’imposta;
ad assumere iniziative per
prevedere la completa gratuità,
per ulteriori 12 mesi, delle
transazioni
effettuate
presso
impianti di distribuzione di
carburante e presso le rivendite di
tabacchi per servizi prestati dalle
stesse, per conto dello Stato,
all'utenza, in attesa della completa
abrogazione della commissione
applicata.
7-00378 Paglia, Pagani, Montroni,
Petitti, Sandra Savino
SISTRI, è online sul sito
Faib la guida operativa
alla cancellazione
In
attesa
delle
modalità
semplificate
indicate
nel
Comunicato
del
Ministero
dell’Ambiente del 24 giugno
scorso, è stata elaborata, e messa a
disposizione dei gestori associati
alla Faib, la guida operativa alla
cancellazione dal Sistri.
Per visionare la procedura corretta
è necessario accedere all’area
riservata del sito Faib.
L’area riservata è a disposizione
di tutti gli associati che possono
accedervi con un semplice click.
Gli altri operatori interessati
possono
accedervi
tramite
accreditamento da parte delle
strutture
territoriali
della
Federazione.
La procedura guida passo dopo
passo i gestori interessati,
illustrando le varie mascherine
che si aprono rimandando alla
corretta
compilazione
dei
passaggi.
Allo stato attuale, la cancellazione
dal SISTRI può essere fatta
ESCLUSIVAMENTE accedendo
alla propria area utente del portale
SISTRI con la chiavetta USB in
dotazione.
Tale chiavetta dovrà essere
restituita
al
Ministero
dell’Ambiente solo nei dieci
giorni successivi alla ricezione
della mail con cui il SISTRI
comunicherà
l’avvenuta
cancellazione e le modalità di
restituzione della chiavetta.
Guarda i
Riservata
dettagli
nell’Area
7
Faib, Fegica e Figisc
presentano diffida
stragiudiziale verso
Tamoil e ravvisano
condotta antisindacale
La Faib Confesercenti, la Fegica
Cisl, la Figisc Confcommercio
rappresentate
ed
assistite
dall’Avv. Nicola Passerini hanno
diffidato e intimato alla Tamoil
Italia di concordare con le
Associazioni dei gestori i tempi e
i modi del rinnovo degli accordi
aziendali ex Art. 19 comma III, L.
57/2001, previa fissazione entro e
non oltre il corrente mese di luglio
di un incontro tra le parti, e di
cessare con effetto immediato i
comportamenti contestati ed il
ricorso a trattative individuali con
i singoli gestori sugli aspetti
economici di cui all’Art. 17
comma III L. 57/2001.
Nella nota di diffida stragiudiziale
le tre Associazioni richiamando
l’Art. 1, commi VI e VI-bis del D.
Lgs. 32/98 e l’Art. 19 comma III
della L. 57/2001, evidenziano
come
la
Tamoil
abbia
sistematicamente disatteso le
previsioni normative e si sia posta
fuori dalla normale contrattazione
di settore che per legge regola le
condizioni economiche tra gestore
e Compagnia.
Nella nota di diffida le tre
Federazioni, alla luce del disposto
legislativo
richiamato,
sottolineano che, sostanziando le
previsioni normative nella loro
lineare
evoluzione,
hanno
stipulato
accordi
interprofessionali
con
le
Associazioni
di
Categoria
maggiormente rappresentative dei
titolari di autorizzazione, in
particolare l’accordo del 29 luglio
1997 oltre ad aver stipulato
accordi aziendali ex Art. 19
comma III L. 57/2001 con le
FAIB Informa 32
maggiori compagnie petrolifere
titolari di autorizzazione.
Le Associazioni dei gestori, con
riferimento alla rete ordinaria, in
particolare richiamano la vicenda
delle relazioni industriali con
Tamoil, ricordando che con la
Compagnia sono stati sottoscritti
l’accordo
transitorio
del
09.10.2003,
scaduto
il
31.12.2003;
l’accordo
del
10.03.2005,
scaduto
il
30.06.2006;
l’accordo
del
01.12.2009, solamente integrativo
dell’accordo 10.03.2005; che,
dunque, gli ultimi accordi
aziendali integrali stipulati con
Tamoil risultano scaduti in data
30.06.2006 e, più in generale,
l’ultimo accordo sottoscritto con
Tamoil risale al 01.12.2009.
A fronte di ciò, Faib, Fegica e
Figisc negli ultimi anni hanno
ripetutamente invitato Tamoil
all’apertura di un Tavolo di
trattative per la stipula di un
nuovo accordo aziendale, da
ultimo con nota del 27.01.2014.
Tamoil non ha mai dato seguito
né
riscontro
alle
suddette
richieste, mettendo nel contempo
in atto trattative individuali con i
singoli gestori volte a disciplinare
i medesimi rapporti economici
che l’Art. 19 comma III L.
57/2001 riserva in via esclusiva
alla contrattazione collettiva.
Nella diffida dei tre Presidenti
delle
Federazioni
viene
evidenziato
che
tale
comportamento concretizza un
utilizzo abusivo della libertà
negoziale da parte di Tamoil,
volto a disattendere disposizioni
inderogabili di legge e, nella
fattispecie, quanto prescritto dal
Legislatore, da ultimo, con
l'Articolo 17 della Legge 27/2012
configurando gli estremi di
"abuso di dipendenza economica"
di cui alla Legge 192/1998, per la
valenza che assume, in questa
specifica materia, la richiamata
disciplina
contenuta
nella
L.27/2012; e difatti ad avviso di
Faib, Fegica e Figisc il combinato
disposto dell'obbligo di acquisto
in esclusiva unitamente alla
fissazione unilaterale del "prezzo
al pubblico" fuori dai criteri di
equità e non discriminazione non
consentono
al
gestore
di
competere sul mercato; tale
procedura,
sommata
alla
contrattazione individuale (c.d.
one to one) determina l'evidente
aggiramento
della
norma
sull'obbligo
a
contrattare
collettivamente,
così
come
prescritto dalla Legge, oltre alla
violazione del Regolamento CE
330/2010 che pone come vincolo
acchè siano riconosciuti ai
"rivenditori"
condizioni
economiche
generali
che
"facilitino" la loro possibilità di
competere e, di converso,
sanzionano rapporti fra fornitore e
rivenditore che riducono tale
possibilità.
Alla luce delle considerazioni
svolte Faib, Fegica e Figisc
denunciano che il comportamento
di Tamoil è dannoso tanto per
esse quanto per i singoli loro
associati, i quali si trovano così
privi dei benefici degli aspetti
economici dell’attività derivanti
dalla contrattazione collettiva.
In ragione delle considerazioni
svolte appare configurabile nel
comportamento di Tamoil la
condotta antisindacale prevista e
sanzionata dall’Art. 28 L.
300/1970 e la legittimazione di
Faib, Fegica e Figisc ad agire
secondo
la
procedura
ivi
disciplinata.