Elettrologia Diametro nucleo atomico ≃ 10-14 m Diametro atomo ≃ 10-10 m Massa del protone (mp) ≃ 1,67 ⋅ 10-27 kg Massa del neutrone (mn) ≃ 1,67 ⋅ 10-27 kg Massa dell'elettrone (me) ≃ 9,1 ⋅ 10-31 kg Carica del protone (p) = 1,6 ⋅ 10-19 C Carica del neutrone = 0 C Carica dell'elettrone (e) = -1,6 ⋅ 10-19 C Elettrizzazione: Spostamento di elettroni 1. Per strofinio 2. Per contatto 3. Per induzione (solo per caricare negativamente) Conservazione della carica: la somma algebrica delle cariche non varia FORZA ELETTRICA - forza di Coulomb (FC) Dalle osservazioni sperimentali si ricava che: - La forza è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche - La forza è inversamente proporzionale al quadrato della distanza (Esperimento di Franklin: all'interno di un guscio sferico uniformemente carico la FC = 0) - La forza è diretta lungo la congiungente dei centri di massa - Dipende dalla costante k0 (nel vuoto e nell'aria) ricavata da Coulomb grazie al pendolo di torsione F C =k 0 q1 q 2 d 2 k0 = 8,9876 ⋅ 109 Nm2/C2 Esprimendolo con la costante dielettrica: F C= 1 q 1 q2 ε0 = 8,854 ⋅ 10-12 C2/Nm2 4 π ϵ0 d 2 CAMPO ELETTRICO (E espressa in N/C) Ente fisico generato da una carica che da origine a una forza attraverso l'interazione con un'altra carica. Q: Carica generatrice del campo q: Carica di prova (positiva e q<<Q) ⃗ F Q ⃗ E = =k 0 2 q d Rappresentazione del campo elettrico: Linea di campo: - linea orientata le cui tangenti coincidono con la direzione di E nel punto di tangenza - Individua in ogni suo punto direzione e verso del campo - Dove sono più fitte le linee è più intenso il campo Condensatore: due lamine (armature) una positiva e l'altra caricata negativamente per induzione Supponendo che la lunghezza l delle armature sia molto maggiore della loro distanza d: - Fuori dalle armature E = 0 (se d è trscurabile) - Tra le armature il campo elettrico è uniforme (i vettori sono paralleli, equiversi e di uguale intensità) - Ai bordi del condensatore si verifica il fenomeno della smarginatura FLUSSO DI CAMPO VETTORIALE Esprime la quantità di linee di campo (uniforme) che attraversano una superficie S di area A. Alla superficie viene fatto corrispondere un versore n (di modulo unitario) che identifica l'inclinazione di S rispetto al campo. ΦS ( ⃗ E )= ⃗ E ×⃗n A= E⋅A⋅cos α Nel caso in cui il campo elettrico non fosse uniforme, si procede assimilando S a tante superfici di area dA in cui il campo risulti uniforme. d ΦdS ( E⃗ i )= E⃗ i ×n⃗i dA Quindi il flusso totale sara: N ΦS ( ⃗ E )=∑ E⃗ i× n⃗i⋅dA i=1 N ⃗ ×⃗n⋅dA lim ∑ E⃗ i× n⃗i⋅dA=∫ E N →∞ i=1 1- Flusso di un campo elettrico attraverso una superficie chiusa che non contiene cariche: CASO 1: campo elettrico uniforme I versori delle facce ACHE e BFDG formano rispettivamente angoli di 180° e 0° con la direzione di E; gli altri sono perpendicolari alla direzionequindi non danno contributo al flusso. ΦS ( ⃗ E )= ⃗ E × n⃗1 A+ ⃗ E × n⃗2 A=E⋅A⋅cos 180 ° + E⋅A⋅cos 0 °=0 CASO 2: campo elettrico non uniforme La superficie può essere idealizzata in infinite superfici cubiche ciascuna attraversata da un campo elettrico uniforme. Per ciascuna vale la relazione precedente, quindi la sommatoria dà come risultato 0. Il flusso di un campo elettrico attraverso una superficie chiusa non contenente cariche al suo interno è sempre nullo 2- Flusso di un campo elettrico attraverso una superficie sferica contenente una carica nel suo centro: - In tutti i punti della superficie il modulo di E è uguale - In ogni punto della superficie n è parallelo ed equiverso ad E N ΦS ( ⃗ E )=∑ E⃗ i⋅dA⋅cos 0 ° =E⋅A= i=1 N 1 Q Q ⋅4 π r 2= ϵ TEOREMA DI GAUSS 2 0 4 π ϵ0 r ∑ Qi ΦS ( ⃗ E )= i =1ϵ0 nel caso di più cariche Se Q non si trova al centro della sfera possiamo immaginare di delimitare Q al centro si una superficie sferica S'; poiché sappiamo calcolare il flusso in S' e nel resto della superficie s non è contenuta alcuna carica si ha: Q ΦS ( ⃗ E )=Φ S ' ( ⃗ E )= ϵ 0 Applicazioni del teorema di Gauss 1. Lamina uniformemente carica (E perpendicolare alla lamina) Immaginando di intersecare con la lamina una superficie cilindrica di area A perpendicolare alla lamina: Q ΦS ( ⃗ E )=E⋅A+ E⋅A=2 E⋅A e per il teorema di Gauss Φ S ( ⃗ E )= ϵ Q Si definisca una densità superficiale di carica: σ= A σA Eguagliando le formule si ottiene 2 E A= ϵ e quindi: 0 0 E= σ (per punti vicino alla lamina) 2 ϵ0 2. Campo elettrico all'interno di un condensatore Immaginando di intersecare con una delle lamine una superficie cilindrica di area A perpendicolare alla lamina: ΦS ( ⃗ E )=E⋅A (rispetto al caso precedente, all'esterno il campo è nullo) Q σA ΦS ( ⃗ E )= ϵ = ϵ 0 0 Quindi, eguagliando le formule: E= ϵσ 0 3. Teorema di Coulomb Preso un corpo conduttore uniformemente carico e in equilibrio, caratterizzato quindi da: E = 0 all'interno; E all'esterno perpendicolare in ogni punto alla superficie del corpo (se così non fosse le cariche subirebbero forze orizzontali e non sarebbero in equilibrio). Si immagina di costruire una superficie cilindrica con altezza perpendicolare alla superficie. Si ha: ΦS ( ⃗ E )=E⋅A (si ricordi che all'interno il campo è nullo) e, per il teorema di Gauss Q σA ΦS ( ⃗ E )= ϵ = ϵ 0 0 Quindi, eguagliando le formule: E= ϵσ in punti esterni vicini al conduttore 0 4. Filo rettilineo uniformemente carico Si immagina di costruire una superficie cilindrica di raggio r e di asse coincidente a l (lunghezza del filo). Il campo è perpendicolare al filo, quindi sulle superfici di base il flusso è 0. ΦS ( ⃗ E )=E⋅A=2 π r l⋅E Q Q λl E )= ϵ = ϵ , per il teorema di Gauss si ha Φ S ( ⃗ 0 0 l 1 Quindi, eguagliando le formule: E= λ ⋅ (si noti che dipende dalla distanza ma non al 2 π ϵ0 r Definita la densità lineare λ= quadrato) ENERGIA POTENZIALE 1- Lavoro di una forza generata da un campo elettrico uniforme Analogamente a quanto avviene per il campo gravitazionale si ha: L A → B=F⋅AB=qE⋅(x A− x B )=qEx A−qEx B =U A−U B =−Δ U 2- Lavoro di una forza generata da un campo elettrico non uniforme Campo generato da una carica puntiforme positiva Presa una carica q molto minore della carica generatrice Q si ha: F= qQ 1 ⋅ 4 π ϵ0 r 2 Per approssimare L si dovrebbe calcolare FM= F A+ F B e 2 L M =F M⋅( r A−r B) ; Ripetendo il procedimento per intervalli dr tendenti a 0 il lavoro diventa la somma dei singoli lavori calcolati sugli intervalli. Quindi: N L A → B= lim ∑ N →∞ i=1 rB F i + F i +1 1 Qq Qq 1 1 ⋅(r i+1 −r i )=∫ ⋅ 2 ⋅dr = ⋅( − ) 2 4 π ϵ0 r 4 π ϵ0 r A r B r A Definiamo infine il lavoro necessario per portare una carica da un punto A a distanza r A ad un riferimento all'infinito: U A= Qq 1 ⋅ 4 π ϵ0 r A Anche se il campo elettrico non è uniforme il lavoro non dipende dalla traiettoria (basta approssimare la traiettoria in punti che stanno sulle linee di campo e sui tratti concentrici; in queste ultime il lavoro è 0). POTENZIALE (V) Si definisce potenziale l'energia potenziale quozientata per la carica di prova UA = E x A e Δ V =V B−V A=E ( x B −x A)=−E d q UA Q 1 Se il campo non è uniforme: V A= = ⋅ q 4 π ϵ0 r A Se il campo è uniforme: V A= 1 eV = e ⋅ 1V= 1,16 ⋅ 10-13 J ANALOGIE TRA CAMPO ELETTRICO E CAMPO GRAVITAZIONALE ⃗= Campo gravitazionale H ⃗ F M =G 2 (=g) m d Sulla superficie terrestre è uniforme, negli altri casi è radiale. L=m H ( h1−h2 ) L=−G M m( V=H h V =−G M H→E m→q 1 r1 1 1 − ) r1 r 2 G → k0 N ⃗ )=−4 π G ∑ M i Inoltre: Φ S ( H i=1 CIRCUITAZIONE DEL CAMPO ELETTRICO Nel caso di un campo uniforme si tratta semplicemente di far compiere ad una carica un cammino chiuso che partendo da A la riporti a questo stesso punto (quindi UA-UA=0). Supponendo un percorso rettangolare, si compie lavoro solo per spostamenti nella direzione del campo; ma questi due sono uguali in modulo ma in verso opposto e quindi si annullano. Per percorsi complessi basta approssimare il percorso a tanti rettangoli e alla fine si avrà: N N i=1 i=1 ∑ F⃗i×Δ s=∑ E⃗ i×Δ s=0 Quindi la circuitazione nel campo elettrico è pari a zero e non dovendo spendere energia se ne deduce che il campo elettrico è conservativo. Per quanto riguarda il campo non uniforme vale lo stesso principio a patto di approssimare il percorso alle linee di campo e equipotenziali. CONDUTTORI CARICHI IN EQUILIBRIO ELETTROSTATICO A.1 Prendo un conduttore carico; la carica è distribuita sulla superficie esterna del conduttore (esperienza di Franklin); questo è possibile perché le cariche, libere di muoversi respingendosi si allontanano il più possibile; A.2 Il campo in punti prossimi alla superficie è perpendicolare alla stessa; A.3 La componente del campo elettrico lungo un qualunque segmento AB appartenente alla superficie del conduttore è nulla; quindi ΔV è costante. Estendendo il ragionamento a qualunque coppia di punti vicini appartenenti alla superficie del conduttore si deduce che il conduttore ha la superficie equipotenziale qualunque sia la sua forma; A.4 Ogni punto interno si trova allo stesso potenziale della sua superficie (se così non fosse i campi elettrici che si verrebbero a stabilire altererebbero le posizioni delle cariche); A.5 Quindi all'interno di un conduttore in equilibrio elettrostatico il campo elettrico è nullo. B.1 Il campo elettrico all'interno del conduttore è nullo (poiché il conduttore è in equilibrio non può essere altrimenti); B.2 Se E = 0 allora lo è anche ΔV (E x AB = ΔV); quindi tutti i punti del conduttore si trovano allo stesso potenziale; B.3 Presa una qualunque superficie tutta interna al conduttore, se il campo elettrico è nullo, per il teorema di Gauss lo deve essere anche il flusso che la attraversa; ciò significa che le cariche libere si possono trovare solo sulla superficie del conduttore in equilibrio elettrostatico. Sfera carica in equilibrio elettrostatico Per il teorema di Coulomb sappiamo che Q 2 4πR 1 Q il che equivale a supporre E= ϵσ0 = ϵ0 = ⋅ 4 π ϵ 0 R2 che la carica, distribuita sulla superficie del conduttore, sia concentrata nel centro di questo. Definito R raggio della sfera e r la distanza dal centro del conduttore si avrà: r<R E=0 r=R E= 1 Q ⋅ 4 π ϵ0 R 1 Q V= ⋅ 4 π ϵ0 R 1 Q V= ⋅ 4 π ϵ0 r V= 1 Q ⋅ 2 4 π ϵ0 R 1 Q E= ⋅ 4 π ϵ0 r 2 r>R DISTRIBUZIONE SUPERFICIALE DI CARICA IN CONDUTTORI NON SFERICI Si supponga di avere due sfere poste a grande distanza (in modo non influenzino a vicenda le distribuzioni di carica) ma collegate da un sottile filo metallico. Si supponga inoltre di caricare il sistema; quando le cariche avranno raggiunto il loro equilibrio elettrostatico le due sfere si troveranno allo stesso potenziale: V= 1 Q1 1 Q2 da cui, semplificando ⋅ = ⋅ 4 π ϵ 0 R1 4 π ϵ0 R 2 Q1 Q2 = R1 R2 Poiché i valori di densità delle cariche sono dati da: σ1 = Q1 4π R 2 1 e σ 2= Q2 2 4 π R2 σ 1 R2 si giunge alla relazione: σ = 2 R 1 Se ne deduce che nei conduttori in cui il raggio è minore (come quelli a punta) E è molto intenso. CAPACITÀ ELETTRICA (C) La capacità elettrica dipende solo dalle caratteristiche geometriche del conduttore e dalle caratteristiche fisiche del mezzo materiale in cui si trova; è espresso dalla relazione: C= Q nel caso particolare della sfera C=4 π ϵ 0 R V Rigidità dielettrica Non è possibile caricare un conduttore illimitatamente, poiché all'aumentare della densità di carica aumenta anche il campo elettrico nelle sue vicinanze; superato un certo valore, ionizza le molecole circostanti generando coppie di cariche positive e negative che tendono a scaricare il conduttore. Per quanto riguarda l'aria, questo valore di intensità massima è circa 2,2 ⋅ 106 V/m Condensatore Prese due armature caricate di segno opposto, molto ravvicinate (a distanza d) e molto estese di area S si ha: Q=σ S E= ϵσ 0 Δ V =E d = ϵσ d 0 Q σS S = σ =ϵ0 da cui si ottiene: C= ΔV ϵ d d 0 Se ne deduce che i condensatori permettono di aumentare notevolmente la capacità elettrica soprattutto se immersi in una sostanza diversa dall'aria. ENERGIA DI UN CONDENSATORE CARICO Partendo da un condensatore scarico, poiché la creazione di una carica positiva su un'armatura e negativa sull'altra è equivalente al trasferimento di tale carica da un'armatura all'altra, si ha: L1=0 1) Δq E1 L 2=Δ q⋅E 1 d 2) Δq E2 (>E1) L 2=Δ q⋅E 2 d 3) Δq E3 ... L n=Δ q⋅E n −1 d n) Δq En Quindi il lavoro elementare dL per trasferire la carica dq da un'armatura all'altra è dato da: q dL=Δ V⋅dq= ⋅dq C Q da cui si ottiene: q 1 Q2 L=∫ ⋅dq= 2 C 0 C COLLEGAMENTO DI CONDENSATORI Serie: L'armatura carica negativamente di uno è collegato a quella carica positivamente dell'altro VA-VC=VA-VB+VB-VC ΔVeq=ΔV1-ΔV2 Definiamo condensatore equivalente dotato di carica Qeq=Q1=Q2 ΔV=Q/C quindi: Q eq Q 1 Q1 = + C eq C 1 C 1 N da cui generalizzando 1 1 =∑ C eq i=1 C i Parallelo: Collegati in modo da trovarsi sottoposti alla medesima differenza di potenziale ΔV=VA-VB=ΔV1=ΔV2 Definiamo condensatore equivalente dotato di carica Qeq=Q1+Q2 N C eq⋅Δ V =C 1 Δ V 1+C 2 Δ V 2 da cui generalizzando C eq =∑ C i i=1 Esperimento di Millikan (Carica dell'elettrone) Supponiamo di poter disporre di particelle molto piccole dotate di massa m, e cariche (ad es. goccioline d'olio elettrizzate per strofinio con un nebulizzatore). Si introducano fra due piastre di carica opposta, che generano cioè un campo elettrico. Sulle particelle agiscono 3 forze: il peso, la spinta di Archimede e la forza elettrica; precisamente si ha: P−F A=F E da cui m g−V δ aria g=q E 4 3 3 Si ricordi che m=V δolio= π r ⋅δ olio (si suppone che le particelle assumano forma sferica) Risulta a questo punto indispensabile sapere quanto misura il raggio della particella; per scoprirlo utilizziamo la formula dell'attrito viscoso: F AV =6 π ηr v L Per ottenere la velocità limite basterà misurare la velocità di caduta della particella in assenza del campo elettrico. Quindi applicando la relazione P−F A=F AV otteniamo: √ 9 ηv L 4 3 4 π r δolio g − π r 3 δ aria g=6 π ηr v L da cui il raggio r = 3 3 2 g (δolio −δaria ) Infine, dalla relazione iniziale otteniamo: 4 3 π r g (δ olio−δ aria ) 18 π η3 / 2 v 3L/ 2 3 q= = E √ 2 g ( δolio−δaria )⋅E Ripetendo più volte l'esperienza si possono ottenere molti valori il cui confronto indica che essi sono sempre multipli della carica elementare dell'elettrone: q=k q e Energia dell'elettrone dell'atomo d'idrogeno Supponendo che l'elettrone si muova di moto circolare uniforme si ha: 1 1 qn qe E C = m e v 2e e E P=− dove qn indica la carica del nucleo. 2 4 π ϵ0 r Poiché il moto elettronico è determinato dalla forza di Coulomb fra nucleo ed elettrone si può 2 ve 1 q n qe 1 qn q e 2 =me scrivere: da cui m e v e = 2 4 π ϵ0 r r 4 π ϵ0 r Possiamo quindi calcolare l'energia totale: 1 1 q n qe 1 1 qn q e 1 q n qe 1 qn qe E tot =E C + E P = me v e2+(− )= ( )+(− )=− 2 4 π ϵ0 r 2 4 π ϵ0 r 4 π ϵ0 r 8 π ϵ0 r Introducendo i valori (r≃5,3 ⋅ 10-11 m) otterremo: Etot≃-2,17 ⋅ 10-18 J a cui corrisponde il potenziale di ionizzazione V≃13,6 V Dimensioni del nucleo Rutherford aveva osservato che la deviazione delle particelle α obbedisce alla legge di Coulomb solo fino a quando la loro energia non supera i 7 MeV (≃1,1 ⋅ 10-12 J), oltre i quali si può dedurre che le particelle penetrano addirittura entro la “sfera” nucleare. Sostituendo nell'equazione: 1 1 qn q α l'energia cinetica delle particelle α, qn (≃1,26 ⋅ 10-17 C) e qα (≃3,2 ⋅ 10-19 C) si mα v 2α= 2 4 π ϵ0 d ottiene il raggio approssimato del nucleo: d≃3,3 ⋅ 10-14 m CORRENTE ELETTRICA (nei conduttori metallici) Il valore trovato dell'energia dell'elettrone dell'atomo d'idrogeno deve considerarsi piuttosto elevato; questo risulta più evidente applicando la formula di Clausius ad un gas di atomi d'idrogeno in cui ciascuno possieda EC≃2,17 ⋅ 10-18 J. Si ha infatti: 3 2 1 k T =2,17⋅10−18 J da cui T =2,17⋅10−18⋅ ⋅ ≈105 K 2 3 1,38⋅10−23 Nel caso di atomi isolati, le energie di legame riescono a compensare l'energia degli elettroni e di conseguenza hanno una struttura elettronica stabile. La situazione muta nel caso di un aggregato solido, in cui gli elettroni sono soggetti anche alle forze elettriche prodotte dai nuclei e dagli elettroni degli atomi circostanti. In alcune sostanze questo porta all'indebolimento del legame per gli elettroni dei gusci atomici più esterni; di conseguenza questi sono liberi di muoversi nel reticolo cristallino formando quindi un gas di elettroni. Sostanze di questo genere sono definite conduttori elettrici. Al contrario, negli isolanti elettrici, le forze di legame sono molto intense e trattengono saldamente gli elettroni intorno ai rispettivi atomi. Applicando la formula dell'energia cinetica e la formula di Clausius otteniamo: √ 3 1 3k T 2 k T = me v e da cui v e = che definiamo velocità di agitazione termica. 2 2 me Assumendo per esempio una temperatura di 300K otteniamo v=1,17 ⋅ 105 m/s. Nonostante questa considerevole velocità gli elettroni non sfuggono dal reticolo cristallino. Infatti la superficie del reticolo può essere vista come un doppio strato elettrico caratterizzato da una carica positiva all'interno del materiale e da una carica negativa all'esterno. Una situazione di questo tipo genera un campo elettrico che punta verso l'esterno e di conseguenza sarà in grado di richiamare all'interno gli elettroni che sfuggono dal reticolo. Supponendo di applicare un campo elettrico ad un blocco di sostanza conduttrice, su ciascun elettrone agirebbe una forza espressa dalla relazione -eE che tende a spostare gli elettroni lungo le linee di forza del campo. Al moto caotico dovuto all'energia termica si sostituisce un moto uniformemente accelerato. Per calcolare la nuova velocità posseduta dagli elettroni è necessario introdurre una nuova grandezza fisica. Si definisce intensità di una corrente elettrica che fluisce in un conduttore il rapporto fra la carica totale che in un certo tempo attraversa una generica sezione di riferimento del conduttore divisa per l'intervallo di tempo stesso: ΔQ con unità di misura Ampere (A) corrispondente a Coulomb al secondo Δt Nq Definendo con N il numero di portatori di carica si ha: i= Δt i= È ora necessario determinare N. Tutti i portatori di carica sono caratterizzati da una stessa velocità e passano attraverso una sezione di riferimento S del conduttore. In un tempo Δt saranno in grado di attraversare la sezione S tutti i portatori compresi nella porzione altezza v Δt. Quindi, indicando con n il numero di elettroni di conduzione contenuti nell'unità di volume della sostanza, si ha: N =n S v Δ t Sostituendolo nell'intensità si ha: i= Nq i =n S v q da cui si ricava la velocità di deriva v= Δt qnS Tenendo conto che per i buoni conduttori n è circa 1028 elettroni/m3 e assegnando ad S 1 mm2 e a i 1 A si ottiene una velocità di circa 1 mm/s (molto minore della velocità di agitazione termica). LEGGI DI OHM Tra l'intensità di corrente che fluisce in un conduttore e la differenza di potenziale agli estremi di un suo tratto AB esiste una relazione di proporzionalità diretta esprimibile con: Δ V =R i dove R (unità di misura Ω) indica la resistenza elettrica del tratto AB del conduttore. Il valore delle resistenza elettrica di un elemento conduttore dipende dalle sue caratteristiche fisiche e dalla sua forma geometrica. Precisamente, si ha: R=ρ l S in cui l e S indicano rispettivamente la lunghezza del conduttore e l'area della sua sezione trasversale mentre ρ è una costante di proporzionalità dipendente dalle caratteristiche fisiche del materiale di cui è fatto il conduttore e viene chiamata resistività (Ωm). Interpretazione microscopica della seconda legge di Ohm: In un conduttore a cui viene applicato un campo elettrico, ogni elettrone subisce una forza F=e ⋅ E, da cui si deduce che l'elettrone ha un'accelerazione pari a: ae= eE me Chiamando λ il cammino libero medio, ossia la distanza tra un urto e l'altro dell'elettrone nel reticolo cristallino, sappiamo che: Δ t= λ (ricorda che vT indica la velocità di agitazione termica) vT Possiamo così calcolare la velocità di deriva: v D=ae⋅Δ t= eEλ me v T Poiché la differenza di potenziale del conduttore vale ΔV=E ⋅ l, si ha: i=n S e v D = n e2 S E λ n e2 S Δ V λ = me v T me v T l Infine per la prima legge di Ohm: R= me v T l ⋅ n e2 λ S Poiché in una certa misura la resistività dipende dalla temperatura del materiale, si è definita una nuova formula: ρt=ρo (1+α t) dove ρ0 indica la resistività a 0 °C e α un coefficiente di proporzionalità variabile da materiale a materiale chiamato coefficiente di temperatura. È importante far notare che questa relazione non esprime più correttamente la dipendenza tra resistività e temperatura al di sotto di circa -50 °C; inoltre, alcuni metalli alla temperatura di pochi kelvin assumono resistività nulla. Questo comportamento è chiamato superconduttività. Effetto Joule Consiste nello sviluppo di calore da parte di un elemento conduttore percorso da corrente elettrica. Infatti il lavoro prodotto dalle forze del campo elettrico conferisce energia cinetica agli elettroni; questa deve però essere ceduta agli ioni del reticolo il che conduce ad uno sviluppo di calore. Poiché q=i Δt, ΔV=i R e il lavoro L vale L=q ΔV otteniamo: 2 L=i R Δ t da cui L =i 2 R =P dove P è la potenza termica sviluppata Δt COLLEGAMENTO DI RESISTORI Serie: i rimane costante VA-VC=VA-VB+VB-VC → ΔVeq=ΔV1-ΔV2 Poiché ΔV=i R si ha: N i Req=i R1 - i R2 da cui generalizzando Req =∑ Ri i=1 Parallelo: la differenza di potenziale rimane costante mentre i=i1+i2 Poiché ΔV=i R si ha: N ΔV ΔV ΔV = + Req R1 R2 da cui generalizzando 1 1 =∑ Req i=1 Ri GENERATORI DI FEM Un campo elettrostatico non permette di mantenere una corrente di cariche costante. Collegando infatti due corpi carichi di segno opposto con un filo metallico si avrà corrente fino al neutralizzarsi dei corpi (o fino al raggiungimento dello stesso potenziale) Un generatore è uno strumento che, spendendo energia, mantiene una separazione di cariche (e quindi anche di potenziale) ai poli. L'energia erogata dal generatore, tenendo conto della dissipazione interna, è: 2 2 E=i R Δ t+i r Δ t in cui r indica proprio la resistenza interna. Si definisce forza elettromotrice di un generatore (f.e.m.) il rapporto fra l'energia da esso erogata e la carica che viene posta in movimento nel circuito elettrico di cui il generatore fa parte. i 2 R Δ t+i 2 r Δ t =i R+i r iΔt f.e.m. Si può inoltre ricavare: i= R+ r f.e.m.= Circuiti RC (resistenza – condensatore) Carica del condensatore Nell'istante t sul condensatore si trova una carica Q che crea ΔV=Q/C che si oppone alla f.e.m. (per semplicità verrà chiamata f); in un istante generico t si ha: f −ΔV =R i ossia Q dQ 1 =R d Q integrando si ha: da cui si ottiene d t= RC⋅ C dt C f −Q t k − dQ t=R C⋅∫ =−RC ln (C f −Q)+ k da cui Q=−e R C⋅e R C +C f C f −Q f− k RC Sapendo che al tempo 0 la carica è pari a 0 e che Q(0)=e +C f e scrivere: − Q=C f (1−e t RC possiamo trovare il valore di k ) dove per t tendente a infinito si ottiene la Q MAX=C f, mentre R C, talvolta sostituito da τ, indica una costante di tempo. Inoltre, derivando la formula si ottiene: t f − i= e R C R Scarica del condensatore Il generatore è spento quindi la f.e.m. è 0, il condensatore si scarica e produce corrente in verso opposto. Q dQ dQ =−R da cui d t =−R C⋅ C dt Q Sviluppando i calcoli si ottiene: Q=C f e − t RC t f − e i=− e R C R Corrente nei gas Un gas è elettricamente neutro ma, in presenza di agenti quali radiazioni elettromagnetiche, particelle ad alta energia, urti violenti, vengono strappati elettroni atomici e si producono ioni. Ioni ed elettroni sono i portatori di carica nei gas. Applicando un campo elettrico non vale più la legge di Ohm. ΔVS: potenziale di saturazione ΔVI: potenziale di innesco (ΔVI=EI ⋅ d, dove EI indica la rigidità dielettrica) - Se la p=pATM: 0<ΔV<ΔVS: numero dei portatori > numero di cariche mosse ΔV=ΔVS: numero dei portatori = numero di cariche mosse ΔVS<ΔV<ΔVI: i=iS ΔV=ΔVI: produzione di ioni a valanga per urto (½mIONEv2>potenziale di estrazione) ΔV>ΔVS: si ha un fenomeno luminoso - Se la p>pATM: ΔVS e ΔVI si spostano verso destra perchè diminuisce il cammino libero medio, lo ione acquista minor energia cinetica per gli urti e quindi serve un campo elettrico più intenso per produrre gli stessi effetti - Se la p<pATM: 1. p≃10-3atm: scarica sottile al centro; 2. p≃10-5atm: bagliore diffuso; 3. p≃10-6atm: si ritira verso il catodo; 4. p<10-6atm: solo raggi catodici;
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