Automazione - B2B24

Aprile 2014
221 Aprile 2014
www.automazioneindustriale.com
n. 221 anno 25
Automazione
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Editoriale
Pensare avanti
Pensare avanti per noi significa raccontare quel trasferimento
tecnologico che permetterà di trasformare la visione sin qui teorizzata
di smart factory, smart automation e IoT in realtà, attraverso la
diffusione massiva di dispositivi smart e Cps (Cyber Physical System)
nei futuri contesti produttivi. Secondo il prof. Detlef Zuehlke, direttore
scientifico dell’Innovative Factory Systems del German Research
Center for Artificial Intelligence, presente all’Hannover Messe 2014,
ne saremo testimoni da oggi per i prossimi dieci anni. Un decennio
determinante, nel quale l’automazione si farà sempre più massiccia
e pervasiva, senza tuttavia appesantire o rallentare i processi. Anzi.Tra
gli elementi di rottura più forti con l’automazione odierna, colpiscono
quella che Zuehlke definisce “la scomparsa della piramide gerarchica
tradizionale”, in favore della diffusione di smart Cps network, e “la
sostituzione dei controllori logici classici con piattaforme di controllo
decentralizzate e service-oriented, in grado di gestire micro-unità
logiche connesse tramite standard Internet”. Lo scenario apre a una
produzione di massa di articoli personalizzati in base alle mutevoli
preferenze del consumatore, creati da linee agili, con tempi di setup
e cicli di produzione molto brevi. Gli articoli stessi portano con sé il
loro storico dati, mentre le macchine si auto-organizzano all’interno
delle rete di fabbrica. “Sarà come comporre un Lego”, dice Zuehlke, “i
cui mattoncini sono rappresentati dai moduli Cps e dai loro indirizzi
IP, connessi l’uno all’altro, non più in senso verticale, ma orizzontale”.
Strategiche per la creazione di smart factory saranno la connessione
flessibile tra i componenti di fornitori diversi e la convergenza verso
standard unici di comunicazione. La vera chiave di accesso al mondo
Cps è per Zuehlke “l’engineering e la programmazione”, attraverso
piattaforme di facile programmazione e in grado di parlare
linguaggi multipli.
Valeria Villani
Aprile 2014 - Automazione Industriale
■
005
Sommario Aprile 2014
misuri, meno consumi
022 Più
di Valeria Villani
Microelettronica
comunicazioni
058 Più
nella fabbrica del futuro
Smart city
024
di Antonello Messina
La gestione efficiente
dell’energia sale in cattedra
Software
di Massimiliano Luce
Mes
I cavalieri
dell’automazione
060
Informazioni in tempo
reale = denaro
di Luigi De Bernardini
impianti per pastifici
026 Fava,
di Valeria De Domenico
Prodotti
Hot topic
062 a cura di Franco Gori
Rassegna
Security
il punto di vista
028 Security,
delle pmi
Da 33 anni Cognex realizza soluzioni
di visione e identificazione per
l’industria. Spirito ‘glocal’, investimenti
in R&D e sguardo attento al cliente
contribuiscono al successo della
multinazionale statunitense.
www.cognex.com
Editoriale
di Giorgia Andrei
Automazione
applicata
Alimentare
security non può aspettare
032 La
di Massimiliano Cassinelli
perfette con un
066 Bollicine
processo ben monitorato
di Andrea Peraboni
036
i-Like, cresce del 20%
068 Con
l’efficienza di Sirap Gema
di Alice Alinari
avanti
005 Pensare
di Valeria Villani
070
Visti dal campo
Speciale
il magazzino senza
010 Gestire
mani
Plc/Pac/Ipc
di Valeria De Domenico
Prima fila
la tradizione sposa
036 Quando
l’innovazione
di Massimiliano Luce
In copertina
legge Cognex
012 Silenzio,
di Alice Alinari
Prodotti
038 Rassegna
a cura di Massimiliano Luce
Tecnicamente
Mercato
di Valeria Villani
di Carolina Mirò
deciso
072 L’aroma
dell’integrazione
di Laura Rubini
Attualità
e nuvola, il futuro
014 Mobilità
della produzione?
che alimentano
070 Soluzioni
la produttività
Pc industriali
dell’hardware
048 Ilè valore
nella qualità
laser per formaggi
076 Marcatura
di qualità
di Laura Rubini
di Massimiliano Cassinelli
System Integration
guarda
018 L’integrazione
oltreoceano
di Valeria Villani
Reti
scelta giusta non passa
050 La
mai dal cavo sbagliato
di Loredana Coscotin
Aziende e soluzioni
e programmare
020 Progettare
la cyber-industria
si protegge
054 L’automazione
in rete
di Valeria Villani
006
■
Automazione Industriale - Aprile 2014
di Antonello Messina
buon infuso si vede
078 Un
dalla bustina
di Enrica Biondini
birrificio a prova di futuro
080 Un
grazie alla simulazione
di Carolina Mirò
Controllo totale a portata di mano?
Sicuramente.
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anno 25 - numero 221 - Aprile 2014
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REDAZIONE: Valeria Villani (Responsabile di Redazione),
Virna Bottarelli, Massimiliano Luce
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Luciano Martegani, Cristina Negri, Diego Poletti, Luca Rovelli
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Massimiliano Cassinelli, Andrea Colombo, Loredana Coscotin,
Luigi De Bernardini, Valeria De Domenico, Franco Gori, Antonello Messina,
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Belden _________________ 050
Betti ___________________ 072
Bosch Rexroth ___________ 042
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Cisco Systems ___________ 054
Clusit __________________ 032
Cognex _________________ 012
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Csia ___________________ 018
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Eurolink ________________ 042
Fava ___________________ 026
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Schneider Electric _________ 039
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Visti dal campo
Gestire il magazzino
senza mani
L’industria della rubinetteria si è evoluta negli ultimi anni
sintetizzando design e tecnologia e adottando di pari
passo i più aggiornati sussidi di automazione dei processi
produttivi. Il caso di Zucchetti e del suo magazzino di
Gozzano a controllo vocale ne è un esempio eclatante
di Valeria De Domenico
T
ra i quattro stabilimenti
Zucchetti, celebre marchio
della rubinetteria italiana,
quello di Gozzano (NO) è il più
antico. È nato 85 anni fa, con l’azienda.
Siamo venuti a visitarlo poiché
Zucchetti già
da qualche anno
ha introdotto
a Gozzano
(NO) il sistema
gestionale Wms
Easystore, che
ha notevolmente
snellito il flusso
di materiali,
riducendo tempi
e costi
010
Automazione Industriale - Aprile 2014
proprio qui Zucchetti, che ha sempre
continuato nel tempo ad aggiornare
il proprio sistema di produzione, ha
realizzato anche di recente importanti
investimenti in innovazione.
Il livello di automazione della
produzione di rubinetteria di
design è necessariamente poco
uniforme, ovvero alcune fasi
sono supportate dall’intervento di
macchine automatiche e controllate
elettronicamente a monte, nella
fase di lavorazione meccanica dei
metalli, e a valle, nelle rifiniture
sempre più ricercate di questi
oggetti, per i quali il dato estetico ha
assunto una rilevanza assoluta.
“Il core della nostra produzione”,
spiega l’ingegner Genovese,
direttore di stabilimento di
Zucchetti, che ci accoglie e ci
farà da cicerone, “è la lavorazione
dell’ottone che viene trasformato
in rubinetti, attraverso quattro fasi
principali. I macchinari per la prima
fase di produzione/lavorazioni
meccaniche sono torni e centri
di lavoro a controllo numerico
altamente automatizzati e flessibili,
serviti da robot antropomorfi. La
seconda fase, quella della pulitura
durante la quale il prodotto viene
rifinito all’esterno in modo da esser
pronto per la cromatura, è eseguita
a mano o da macchinari robotizzati
ed automatizzati a seconda della
complessità e delle caratteristiche
dei pezzi da lavorare. La terza fase è
quella della finitura galvanica, con
la quale al prodotto si conferisce
l’aspetto definitivo: cromato,
satinato, dorato ecc. Anche in
questo reparto negli ultimi anni la
necessità di una sempre maggiore
Visti dal campo
flessibilità ha avuto il sopravvento
portando a modifiche significative
anche di impianti così complessi. Il
ciclo produttivo dei nostri rubinetti
si conclude con l’assemblaggio”.
In generale osserviamo che
Zucchetti applica un mix tra
automazione e manualità.
“D’altronde”, spiega ancora
Genovese, “in Italia si sopravvive
solo se si fa artigianato di qualità!
La nostra realtà, sicuramente
industriale, è molto vicina ai valori
tipici della artigianalità: la differenza
tra un prodotto industriale e un
prodotto di alta gamma come
il nostro sta nei dettagli e nella
perfezione delle lavorazioni, nella
cura e nell’esperienza produttiva di
tutte le persone che lavorano con
noi con passione. In un’ottica di
miglioramento continuo abbiamo
negli anni fatto sempre più nostri
i principi della Lean Production,
investendo sia sulle persone sia
negli impianti. L’ultimo degli
interventi ha interessato la logistica
interna con l’introduzione del
sistema gestionale Wms Easystore,
che ha notevolmente snellito il
flusso di materiali, riducendo
tempi e costi. L’investimento è stato
effettuato con la collaborazione di
Incas, che già nel passato aveva
automatizzato il reparto spedizioni
prodotti finiti”.
Zucchetti
Il sistema
Voice Picking,
costituito da
una cuffia e da
un dispositivo
a cintura,
consente agli
operatori di
adempiere
al lavoro di
magazzino
senza
impedimenti
Presso il
magazzino
di Gozzano,
Zucchetti, azienda affermata nel panorama internazionale del mondo
della rubinetteria design- oriented, inizia la sua attività nel 1929.
Oggi il Gruppo è costituito da quattro stabilimenti produttivi e
un’unità distributiva: 72.000 m2 occupati da uffici, laboratori, impianti
di produzione e stoccaggio, 400 dipendenti.
Zucchetti
ha adottato
il sistema
Voice Picking
sviluppato da
Incas
Una logistica ‘vocale’
La logistica dello stabilimento di
Gozzano gestisce semilavorati e
componenti necessari all’alimentazione
delle linee di produzione, movimentati
con contenitori standard. Per
questa ragione meglio si prestava a
sperimentare l’ultimo ritrovato della
tecnologia per quanto riguarda i
sistemi di picking. “Pochi mesi fa Incas
ha implementato nei nostri magazzini
il sistema Voice Picking, che consente
ai nostri operatori di adempiere le
funzioni di identificazione e recupero
del materiale stoccato in magazzino
non più tramite il tradizionale
palmare, ma servendosi di un
dispositivo a cintura che recepisce gli
ordini elaborati dal Wms Easystore
e li trasmette in stringhe vocali
attraverso una cuffia. L’operatore a sua
volta può utilizzare una serie limitata
di comandi vocali per comunicare
un feedback o per chiedere un
chiarimento, attraverso un microfono.
Il risultato più evidente è che
l’operatore si ritrova ad affrontare
tutto il lavoro con le mani libere,
garantendo la massima efficienza”.
Il dispositivo adottato è prodotto
dall’azienda americana Vocollect.
Possiamo assistere a una
dimostrazione: il dispositivo, che si
può considerare in sé un’espansione
del sistema Wms Easystore, riceve
e trasmette dati tramite Wi-Fi, offre
la possibilità di scegliere la modalità
operativa solo voce, solo scanner o
combinata in funzione del prodotto
o dell’area in cui si opera, garantisce
funzionalità anche in situazioni
critiche, quali basse temperature, e
risulta molto intuitivo nell’utilizzo,
quindi richiede tempi di
adattamento da parte dell’operatore
davvero bassi.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
011
Prima fila In copertina
Silenzio, legge
Cognex
Da trentatré anni Cognex realizza soluzioni di visione e identificazione
per i più svariati settori industriali. Uno spirito ‘glocal’, degli ingenti investimenti
in R&D e uno sguardo sempre attento al cliente contribuiscono al successo
della multinazionale statunitense
di Alice Alinari
Giuliano
Collodel,
direttore
commerciale
della filiale
italiana
di Cognex
“C
ognex è cresciuta
con il mercato della
visione e il mercato
della visione è praticamente
cresciuto con noi”, dice Giuliano
Collodel, direttore commerciale
della filiale italiana di Cognex. “Dal
1981 il gruppo ha sperimentato
tutte le tappe dell’evoluzione di
questo mercato, determinate in
particolar modo dalla progressiva
semplificazione delle schede
hardware e delle librerie software
e dall’introduzione di dispositivi
012
Automazione Industriale - Aprile 2014
sempre più ‘smart’, in grado di
rendere accessibili le applicazioni
di visione a una fascia sempre più
ampia di utilizzatori e industrie”.
Creare soluzioni per ‘vedere’ e
‘leggere’ è sempre stato il focus
di Cognex che, oltre ai sistemi di
visione, sviluppa in parallelo un
altro filone tecnologico, quello
dell’identificazione. “Ispezionare
un processo industriale, leggere un
prodotto sono i presupposti per
conoscerli, controllarli e migliorarli,
per tenere sotto controllo la qualità,
lo stato, gli eventuali scarti e difetti e
le possibili cause”, aggiunge Collodel.
“Sono queste le esigenze primarie dei
nostri clienti e sono questi i nostri
focus, poiché lo studio dei bisogni del
cliente è per noi il primo vero punto
di partenza di qualsiasi attività di
sviluppo”.
Cognex, che oltre alla sede
principale statunitense a Natick, in
Massachusetts, si avvale di filiali e
distributori ubicati in Nord America,
Europa, Asia, Giappone e America
Latina, collabora con numerosi
integratori sul territorio che “sanno
ascoltare il cliente”, per tarare al meglio
ogni soluzione, e lo assistono in 24 ore,
fornendo servizi di pre e post-vendita,
dallo sviluppo dell’applicazione alla
ricambistica, dalla formazione al
training. “Supportiamo il cliente nel
dimensionamento delle soluzioni
hardware e software, affinché
siano sempre adeguate alle reali
esigenze operative: la conoscenza
dell’applicazione del cliente, del suo
processo o dell’oggetto, è il primo step
per un progetto di successo”.
Quello che contraddistingue la
In copertina Prima fila
L’ID secondo Cognex
società, presente in Italia dal 1999,
come spiega ancora Collodel, è “la
capacità di affermarsi sul mercato
come global leader e local expert,
di essere localmente vicini ai clienti
e allo stesso tempo assisterli a
livello internazionale, sviluppando
soluzioni totalmente aperte, che non
sono vincolate a specifici protocolli
proprietari”.
Investire per crescere
Investire in attività di R&D è insito
nella natura di Cognex. A livello
globale la società investe annualmente
circa l’8% del proprio fatturato in
ricerca e sviluppo. Negli ultimi anni,
insieme alla visione, gli ingegneri
Cognex si sono concentrati sullo
sviluppo di sistemi fissi e portatili
per l’identificazione automatica.
“Con le nostre soluzioni di codifica
affianchiamo gli utilizzatori nella
messa a punto di soluzioni di
tracciabilità di prodotto e garantiamo
il raggiungimento di livelli eccellenti
di lettura, anche in presenza di
superfici con caratteristiche tecniche
complesse, nei più diversi settori,
dall’automotive al food & beverage,
al consumer, agli orologi, senza
dimenticare altri settori come
aerospaziale, assemblaggio di
componenti elettronici, elaborazione
e stampa di documenti, scienze
naturali e sicurezza dei prodotti”,
spiega Collodel. “Lavoriamo con
costruttori di macchine, end-user e
system integrator”.
Nel reparto R&D europeo di
Cognex a Budapest, centro di
eccellenza mondiale per la ricerca
e lo sviluppo hardware e software
nel settore dell’identificazione, sono
ingegnerizzate le soluzioni ID della
famiglia DataMan. È proprio dal
La famiglia DataMan di Cognex
è composta da diverse soluzioni
di identificazione. Si va dai lettori
compatti DataMan 50/60, nel settore
degli scanner laser a linea singola, ai
lettori fissi ID DataMan 100 e 200, per
passare poi ai DataMan 300, utilizzabili
su linee indicizzate o ad alta velocità.
La famiglia include anche i DataMan
500, basati su un chip di visione con
centro di Budapest che arrivano il
nuovo lettore portatile di codici a
barre industriale DataMan 8050 e la
release 5.2 del software DataMan. I
lettori DataMan 8050 permettono la
decodifica di codici - marcati a getto
di inchiostro o laser - 1D, 2D e Dpm
(Direct Part Mark), anche nel caso
di danneggiamento, deformazione,
graffiatura, basso contrasto o stampa
di bassa qualità, grazie agli algoritmi
brevettati 1DMax+ con Hotbars di
Cognex. L’aggiornamento software
riguarda invece le opzioni di
regolazione e di test per i lettori ID
fissi DataMan. La nuova release 5.2
del software DataMan prevede nuove
funzionalità di regolazione e scripting,
una nuova modalità test per i lettori
di codici a barre DataMan 300 e 503.
Sono aumentati i tassi di lettura grazie
tecnologia proprietaria Cognex VSoC
(Vision System on a Chip), e la serie
DataMan 9500 di lettori di codici
con pc portatile per applicazioni che
richiedono la lettura dei codici e la
visualizzazione dei dati con dispositivo
mobile, come la rilavorazione di pezzi
semi-assemblati, la riparazione o la
manutenzione, la gestione degli inventari
e il rintracciamento dei processi.
alla capacità di leggere codici 1D a
bassa risoluzione e alle funzionalità
di regolazione intelligente che
permettono di adattarsi a tutte le
simbologie, incluse Aztec, MaxiCode
e Pdf417. Il software è anche in grado
di leggere, oltre ai Dpm, simbologie
come codici a barre 1D, MaxiCode
e codici QR. Offrendo anche nuove
funzioni di scripting per il DataMan
300, la nuova release del software
migliora la logica e il processo
decisionale nel campo della lettura dei
codici e introduce nuovi strumenti
di valutazione qualitativa dei codici
1D in grado di ottimizzare i processi
degli utenti.
“L’impegno di Cognex continuerà
in una direzione ben precisa:
investire costantemente per
diversificare l’offerta e ingegnerizzare
soluzioni sempre più efficaci ed
efficienti in grado di semplificare
le operazioni complesse nelle
applicazioni dei nostri clienti”,
conclude Collodel. “Confermiamo
il nostro orientamento alla massima
trasparenza e alla partnership
duratura con il cliente: ci prendiamo
in carico la complessità applicativa
dei nostri clienti, affinché possano
risolverla attraverso le nostre
tecnologie!”.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
013
Attualità Mercato
Mobilità e nuvola, il futuro
della produzione?
Incontriamo Antonio De Bellis per un confronto sulle tecnologie che potrebbero
esercitare un’influenza rilevante negli ambienti industriali ‘intelligenti’
di Valeria Villani
I
l mercato del cloud computing
cresce. Secondo una delle ultime
indagini dell’Osservatorio Cloud
& Ict as-a-Service della School of
Management del Politecnico di
Milano, realizzata su un campione di
201 grandi aziende, con più di 250
addetti, e 507 pmi in Italia, nel 2013
il cloud computing registrava una
crescita dell’11% rispetto al 2012.
Sempre nel 2013, nel nostro Paese
tale mercato sfiorava un volume di
affari di mezzo miliardo di euro (493
milioni di euro). Per quanto riguarda
i dispositivi mobili, lo scorso gennaio
Idc considerava che “la penetrazione
014
Automazione Industriale - Aprile 2014
di device mobili e app nell’industria
privata e in alcuni comparti della
pubblica amministrazione aumenterà
sensibilmente nei prossimi due
anni, sulla spinta dell’evidenza
di come l’enterprise mobility stia
abilitando nuovi modelli ed efficienze
operative, migliorando produttività e
collaborazione”. Sulla stessa tecnologia
mobile, Cisco Systems prevede
invece che nel 2016 si conteranno 10
miliardi di dispositivi mobili attivi a
livello mondiale. Il traffico dati su tali
dispositivi mobili, sempre secondo
Cisco, è destinato a crescere del 78%
su base annua nel periodo 2011-2016.
Pur trattandosi di tecnologie
innovative e dall’alto potenziale,
soprattutto in termini di efficienza
e produttività, faticano ancora a
entrare diffusamente negli ambienti
industriali, quasi fossero in un certo
senso tenute a debita distanza dal
processo produttivo. A penalizzarne la
diffusione contribuisce anche il fatto
che non solo in alcune imprese italiane
la comunicazione tra reparti - sistemi
informativi, produzione e ingegneria
- sia meno aperta di quanto dovrebbe
essere, ma anche, più in generale, che si
tende ancora ad associare facilmente le
applicazioni web-oriented a una serie
di minacce e vulnerabilità dei sistemi.
“È in atto una vera e propria
evoluzione a 360 gradi per quanto
riguarda cloud computing e tecnologia
mobile, usiamole bene e senza esserne
completamente succubi!”, ha esordito
Antonio De Bellis, vicepresidente di
Anie Automazione e presidente del
Gruppo di Lavoro ‘Telecontrollo,
Supervisione e Automazione delle
Reti’ dell’associazione, con il quale
recentemente a Milano ci siamo
confrontati sui driver di crescita e
sugli ostacoli nell’adozione di queste
tecnologie nei contesti di produzione.
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Attualità Mercato
fase evolutiva è senz’altro molto più
lenta, del resto il nostro ambiente
è storicamente caratterizzato
da una maggiore lentezza nella
familiarizzazione con le nuove
tecnologie rispetto al mondo
consumer”.
Tra i driver che possono incoraggiare
l’adozione di sistemi di cloud e device
mobili nella produzione industriale,
De Bellis ne individua tre: il desiderio
delle imprese nazionali di aggredire
con rinnovata forza nuovi mercati
esteri, l’esigenza di ottimizzazione
del processo produttivo vero e
proprio e la trasformazione globale
dei mercati secondo il concetto di
‘smart community’. “Pensate solo
a quanto valore aggiunto si ottiene
in una trattativa commerciale
con la possibilità di condividere il
prototipo di prodotto ingegnerizzato
dall’ufficio tecnico sul tablet, con
le diverse simulazioni che questo
può consentire”, ha commentato De
Bellis, “oppure, all’efficientamento
della produzione distribuita in vari
siti produttivi, grazie alla possibilità
di condividere informazioni da
remoto attraverso piattaforme IT
e infrastrutture di rete avanzate e
adeguatamente protette”.
In che modo la diffusione di queste
tecnologie nell’industria è legata al
concetto di smart community?
In una smart community, la
‘intelligenza’ e l’adozione di tecnologie
digitali che la abilitano permeano
tutta la filiera di comunità, il cui
perimetro consiste nelle merci e nelle
persone, con relazioni reciproche
estremamente complesse. Sebbene
non sia direttamente in prima linea,
in questa filiera l’industria ha un
ruolo fondamentale tanto nella
016
Antonio
De Bellis,
vicepresidente
saving, efficienza e sostenibilità, non
solo per le loro realtà, ma anche per
quelle dei loro clienti.
di Anie
Automazione
Nel settore manifatturiero ci sono
e presidente
ambiti nei quali cloud computing e
del Gruppo
dispositivi mobili trovano già reale
di Lavoro
applicazione?
‘Telecontrollo,
Sì, in particolare alcuni dispositivi
mobili come i tablet si confermano
già validi e riconosciuti strumenti
nelle operazioni di assistenza e
manutenzione degli impianti. Ad
esempio, dotando il personale addetto
di tablet sincronizzati con barcode
reader wireless per la diagnostica,
si ottengono informazioni in
tempo reale sullo storico di
ogni macchinario, ricavando un
inestimabile valore, non solo in
termini di produttività, ma anche
di affidabilità degli interventi e della
riduzione dei fermi di servizio. Inoltre,
l’adozione di tecnologie mobile e
del cloud già mette gli utilizzatori
nella condizione di poter essere
sempre connessi ai propri impianti,
qualunque sia la loro ubicazione fisica.
Supervisione e
Automazione
delle Reti’
gestione di queste relazioni quanto
nella diffusione e nella circolazione
delle informazioni, dei dati. L’impatto
di tecnologie digitali abilitanti la
‘smartness’ nell’industria si percepisce
sia a livello di efficienza, nella
produzione e nella distribuzione
dei beni, sia di sostenibilità, nella
riduzione dell’impatto dei processi
produttivi sull’ambiente.
Quale ruolo hanno le aziende
del comporto Anie Automazione
in questo ‘percorso verso
l’intelligenza’ e nell’adozione
di nuove tecnologie?
Esistono invece applicazioni
Le aziende del comparto Automazione
Industriale in Italia rappresentate da
Anie Automazione hanno un ruolo
di forti innovatori, grazie ai loro
significativi investimenti in attività di
R&S che si aggirano sul 5-6% (il dato
di Anie Confindustria nel complesso
è del 4%, ndr) del loro turnover annuo
(nel 2012 il fatturato totale era di
3,6 miliardi di euro, ndr). Da tempo
queste aziende stanno esplorando idee
e concetti innovativi in questi percorsi
e si stanno rivolgendo con interesse
alle tecnologie mobile e al cloud
computing, guidati da esigenze di
ottimizzazione della produzione, cost
‘esplorative’, ma con buone
Automazione Industriale - Aprile 2014
potenzialità?
Un altro ambito di applicazione
importante, sebbene sia ancora ancora
esplorativo, riguarda la possibilità
di gestire in modo integrato, grazie
a queste tecnologie, componenti
diverse di una filiera produttiva, come
il processo relativo alla produzione
dei manufatti, quello relativo alla
produzione dell’energia necessaria
ad alimentare il funzionamento
di una fabbrica e, infine, quello
relativo alla gestione delle flotte di
movimentazione e distribuzione delle
merci.
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Attualità System Integration
L’integrazione
guarda oltreoceano
Autoware punta sull’internazionalizzazione attraverso un
approccio che il Ceo dell’azienda definisce “a piccoli passi”.
Di questi passi, uno importante è appena stato compiuto,
con la certificazione internazionale Csia, rilasciata
dall’omonima associazione statunitense
di Valeria Villani
A
utoware, system integrator
vicentino specializzato
in sistemi Mes/Mom per
il settore manifatturiero, conta 26
persone e dal 1996 si pone in modo
indipendente sul mercato per poter
sviluppare la soluzione più adeguata
alle necessità specifiche dei clienti.
Negli anni ha stretto collaborazioni
importanti con alcuni vendor, fra cui la
più solida e rilevante con WonderwareInvensys. Il fatturato dell’azienda è
prevalentemente realizzato sul mercato
italiano, intorno all’80%, mentre il 20%
proviene all’estero; i clienti italiani di
Autoware conservano comunque una
forte vocazione all’export. Per i prossimi
anni, l’obiettivo del system integrator
è incrementare la quota estera e
puntare sull’internazionalizzazione del
business, attraverso un approccio che
Luigi De Bernardini, Ceo dell’azienda,
definisce “a piccoli passi”. Di questi
piccoli passi, uno importante è appena
stato compiuto, con la certificazione
internazionale Csia, rilasciata dalla
statunitense Control Systems Integrator
Association.
018
Automazione Industriale - Aprile 2014
Come è iniziata la vostra
collaborazione con Csia?
Il nostro percorso con Csia è
iniziato quasi in modo casuale. Non
conoscevamo l’associazione fino a
quando, nel 2008, decidemmo di
aderire ad Automation Alliance Group
(Aag), un consorzio di 14 system
integrator distribuiti in quattro dei
cinque continenti. Uno dei requisiti
per entrare in Aag era quello di essere
membri anche di Csia e di valutare
il loro processo di certificazione.
Associandoci ad Aag, dunque, ci
accostammo anche a Csia. Nel 2009,
un anno particolarmente complesso
e difficile per il nostro mercato e per
la nostra azienda allora di 13 persone,
partecipai per la prima volta alla Csia
Conference di Naples, in Florida. In
quell’occasione ebbi modo di percepire e
apprezzare il grande valore attribuito al
confronto sulle soluzioni tecnologiche,
allo scambio di informazioni e
alla condivisione di esperienze tra
aziende che svolgono le stesse attività,
affrontando problematiche simili, anche
se in mercati diversi.
La Csia Conference fu quel che si
dice ‘una svolta’. Perché?
Direi proprio di sì. L’evento ha
stimolato un forte interesse e la
volontà di partecipare in modo attivo
alla realtà associativa, cogliendo tutte
le opportunità di apprendimento
che essa metteva a disposizione per
far crescere Autoware. In azienda
ho così avviato un processo di
riorganizzazione interno, secondo le
linee guida Csia, che è proseguito dal
2009 ad oggi, con il conseguimento
della certificazione.
Quando esattamente l’avete
ottenuta e con quale risultato?
Abbiamo completato con successo
l’audit di certificazione, effettuato
dall’azienda statunitense Asr con
ottimi risultati, ottenendo 286 punti
totali contro un minimo richiesto
di 211 e una media delle aziende
del settore di 248 punti e lo scorso
10 febbraio abbiamo acquisito la
certificazione Csia all’interno del
programma ‘Best Practices and
Benchmarks’.
Su quali aspetti siete stati valutati
e in base a quali criteri?
L’audit ha valutato le performance di
Autoware utilizzando criteri orientati
alle esigenze del cliente in un’ampia
gamma di aree di gestione aziendale,
project management e sviluppo di
sistemi: gestione aziendale; gestione
delle risorse umane; gestione
System Integration Attualità
finanziaria; marketing, business
development e vendite; project
management; system development
lifecycle; attività di supporto; qualità;
servizi e assistenza. In pratica, si
tratta di tematiche che abbracciano
l’azienda nel suo complesso. Ciò che
più ho apprezzato è che Csia non
impone ‘il come’ devi fare le cose,
ma suggerisce un metodo di gestione
aziendale per evitare di trascurare
alcuni aspetti importanti al successo
aziendale, come ad esempio la
gestione dei talenti o dei progetti.
Che cosa significa per un
integratore come Autoware
questa certificazione?
Ha il valore di una profonda
riorganizzazione della gestione
aziendale, è un processo durato
anni che ci ha portato ad essere
più competenti, più efficaci e più
collaborativi nei confronti dei nostri
clienti. Ci permette di confermarci
come azienda innovativa, siamo i
primi system integrator indipendenti
in Italia (oltre ad Autoware, un’altra
azienda italiana, Alfamation,
Platinum Alliance Member di
National Instruments, possiede la
certificazione, ndr) e tra i pochi in
Europa (un’azienda certificata in
Germania, tre aziende nei Paesi Bassi,
una nel Regno Unito, ndr) ad avere
ottenuto questo riconoscimento.
a presidiare con maggiore forza
e serenità mercati altamente
regolamentati come il farmaceutico o
l’alimentare, permettendoci di offrire
servizi specifici in base alle loro
esigenze. Inoltre, molte procedure
interne sono ora più fluide ed
ottimizzate, come, ad esempio, la
gestione dei pagamenti o il processo
di selezione del personale.
Oltre ad Automation Alliance
Group e Csia, collaborate con altre
realtà associative internazionali?
Sì, dal 2012 aderiamo anche
all’organizzazione statunitense Mesa
(Manufacturing Enterprise Solutions
Association), Si tratta di una realtà
molto orientata alla diffusione della
cultura e della conoscenza teorica in
ambito Mes, ancora poco attiva in
Italia.
Come valutano i clienti e i vendor
questa certificazione?
Perché un integratore italiano
La certificazione Csia è un tratto
distintivo nei confronti di entrambi.
Per i clienti è la garanzia che
Autoware sia gestita in modo
professionale, non solo al livello
tecnico, ma anche manageriale.
Alcuni ancora poco conoscono il
significato di questo percorso, ma
nel momento in cui gli è illustrato lo
apprezzano molto. Diversi vendor,
come Wonderware-Invensys,
Rockwell Automation, Siemens,
sono invece ben consapevoli di
questo valore e spesso inseriscono
la Csia Certification tra i requisiti
preferenziali nei loro programmi di
partnership con i system integrator.
ha scelto tre associazioni di
riferimento statunitensi?
Perché se miri all’eccellenza in un
campo è necessario che tu vada
dove le regole di ciò che fai vengono
scritte e gli orizzonti disegnati. Per
noi è questo che il Csia, l’Aag e il
Mesa rappresentano. In Europa la
presenza di queste associazioni finora
è stata limitata, ma dal 2014 il Csia
ha deciso di incrementare in modo
consistente la propria presenza nel
vecchio continente, rendendo più
facile alle aziende italiane associarsi
o intraprendere il percorso di
certificazione.
Chiuso questo percorso, quali
sono i prossimi passi di Autoware?
Implica anche un valore
economico e finanziario?
Ovviamente sì, nel senso che ci
porta a non tralasciare la gestione
accurata dei rischi del nostro
business e a individuare le policy più
adeguate per mitigarli. La migliore
organizzazione nella gestione
tecnica dei progetti è propedeutica
Luigi De
Bernardini,
amministratore
delegato di
Autoware
Il 31 gennaio 2014 non è la fine di
un percorso, ma è solo il termine di
una fase intensa di riorganizzazione
e crescita dell’azienda nel suo
complesso, alla quale seguirà un
processo di miglioramento continuo
e di ottimizzazione dei processi
che ci permetterà di verificare la
nostra certificazione nei prossimi
anni, attraverso gli audit triennali
con Csia. Continueremo a lavorare
nella fornitura di soluzioni efficaci di
automazione e gestione delle operation
che siano affidabili e sicure.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
019
Attualità Aziende e soluzioni
Progettare
e programmare
la cyber-industria
NIDays 2014, 5 marzo, Roma: National Instruments
si prepara a sostenere la community nell’affrontare
le sfide future dai sistemi cyber-fisici nell’era 4.0
di Valeria Villani
N
el venticinquesimo anno di
attività in Italia, lo scorso
marzo a Roma National
Instruments ha fornito le premesse
di quella che può essere definita la
‘nuova era della progettazione’, le
cui sfide saranno essenzialmente
dettate dalla necessità di sviluppare
e implementare i cosiddetti Cps
(Cyber Physical System), nelle loro
tre componenti base di calcolo,
controllo e comunicazione,
in diversi ambiti applicativi,
dall’industria all’energia, dalla
mobilità alla sanità.
“Negli scenari futuri di Cps è
realistico ipotizzare la presenza di
singole unità, di sistemi embedded
basati su software e interfacce utente
dedicate, tra loro comunicanti via
wireless e connessi in Internet, in
grado di individuare e determinare
autonomamente configurazioni,
condizioni di operatività e ambiti
di attività. In particolare negli
ambienti industriali questo scenario
020
Rahman
Jamal,
Technical and
Marketing
Director Europe
di National
Instruments,
intervenuto lo
scorso marzo
a Roma, in
occasione di
NIDays 2014
Automazione Industriale - Aprile 2014
comporterà la nascita di sistemi di
produzione capaci di prevedere il
processo produttivo, di reagire e autoorganizzarsi in real-time e in grado
di abilitare una personalizzazione
estrema della produttività”, ha
detto intervenendo all’NIDays
2014 Rahman Jamal, Technical
and Marketing Director Europe di
National Instruments. “Affrontare
le sfide tecnologiche future poste
dai Cps significa essenzialmente far
fronte alla crescente diffusione di
sensori e sistemi di misura distribuiti e
alla notevole eterogeneità di dispositivi
e protocolli di comunicazione, molti
dei quali già presenti sul mercato,
i quali funzionano perfettamente
da soli, ma faticano a comunicare
agevolmente e in modo diretto tra
loro”.
La progettazione e l’implementazione
di sistemi cyber-fisici presuppongono
una forte interazione tra le
diverse tecnologie e i linguaggi di
programmazione, rendendo dunque
indispensabile l’adozione di nuovi
tool e nuovi modelli software-based
in grado di supportare architetture
multiprocessore e interfacce di
comunicazione avanzate. “Progettare
in ambito Cps richiede un’architettura
fortemente riconfigurabile e un
approccio software-centric. A livello
di controllo, sarà fondamentale la
comunicazione tra le unità logiche, le
macchine industriali e i componenti
a bordo. I sistemi Cps richiedono
anche una nuova generazione di
controllo, basata su controllori
software-designed, in sostituzione
dei tradizionali plc, i quali in un certo
senso rappresentano un’evoluzione
estrema delle piattaforme pc-based,
riuscendo a sostenere nuove forme di
intelligenza delle macchine e di sistemi
di misura dinamici e distribuiti”.
Aziende e soluzioni Attualità
Premiata l’eccellenza di Infn e Cnao
Mondi riconfigurabili
A Roma National Instruments
ha ribadito il proprio ruolo
nel sostenere la community di
utenti - industriali e appartenenti
al mondo accademico e della
ricerca - nella progettazione e
nell’implementazione di sistemi
cyber-fisici. “Nei prossimi anni
NI sarà impegnata a fornire tool e
moduli software che consentano
alla community di affrontare la
quarta rivoluzione industriale, i cui
nuovi paradigmi saranno i sistemi
Cps e i Big Analog Data”, ha detto
Jamal. “Crediamo fermamente che
un approccio alla progettazione
platform-based, come quello di
Graphical System Design che
proponiamo, sia il miglior percorso
da intraprendere per affrontare le
sfide tecnologiche poste dai Cps.
Inutile dirvi che la piattaforma NI
LabView e l’architettura NI Rio
(reconfigurable I/O), CompactRio
in primis, sono e saranno gli
elementi base di questo approccio”.
Un approccio che sarà subito messo
alla prova con i primi ‘work in
progress’ per i Cps, lo sviluppo di
nuove interfacce uomo-macchina
intelligenti e di nuove modalità
di interfacciamento con sensori
distribuiti.
L’NIDays 2014 è stato anche
un’occasione per presentare
alla community italiana alcune
delle ultime novità lanciate
dalla corporate di Austin e
per confermare la strategia
di National Instruments, che
punta sull’innovazione e sulla
semplificazione della complessità.
Tra queste, nelle keynote della
giornata sono stati illustrati l’NI
CompactRio-9068 con il nuovo NI
Come di consuetudine nel corso
dell’evento NIDays, anche quest’anno è
stato consegnato il premio Nicola Chiari,
che riconosce le migliori applicazioni
di automazione e misura. Per il 2014
il riconoscimento è stato assegnato
all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
(Infn) e al Centro Nazionale di Adroterapia
Oncologica (Cnao) per la realizzazione
di un sistema di controllo e gestione
in tempo reale dell’erogazione della
dose rilasciata nel tumore durante un
trattamento di adroterapia basato su
LabView Real-time e LabView Fpga
su piattaforma Pxi. L’applicazione,
presentata da Simona Giordanengo
Linux Real-Time OS e, per quanto
riguarda LabView 2013, l’accesso
diretto a LabView Tools Network,
il network dedicato agli add-on
di terze parti, e la possibilità di
interfacciarsi con dispositivi mobili
di ultima generazione, grazie a
Data Dashboard 2.1 disponibile
per iOS e ora anche per tablet con
Android. Alcune demo sono state
invece dedicate anche al nuovo
sistema NI CompactVisionSystem1457RT come parte integrante
dell’architettura LabViewRio.
“Il sistema NI Cvs-1457RT è
un grande balzo in avanti per i
sistemi di visione NI”, ha affermato
Jamie Smith, direttore Product
Marketing Sistemi Embedded di
National Instruments durante
l’evento. “Questo sistema è lo
strumento migliore per coloro che
sono coinvolti nella progettazione
di macchine, nell’ispezione
automatizzata, nella produzione
o nel controllo qualità”. Con
processore Intel Atom a 1,66 GHz,
(Infn), Marco Donetti e Maria Adelaide
Garella (Cnao) all’interno della categoria
‘Controllo Avanzato’, riguarda il sistema di
distribuzione della dose, reso necessario
dalla specifica tecnica di irraggiamento
dei tumori in uso al Cnao di Pavia, basato
sull’utilizzo di rivelatori di particelle, di
magneti per lo spostamento del fascio e di
interfacce hardware e software con sistemi
esterni per la sincronizzazione delle
operazioni e l’interruzione dell’erogazione.
Il controllo del sistema è caratterizzato
da un fast control e uno slow control
alloggiati in due chassis indipendenti ed
equipaggiati in totale con 15 moduli NI e
quattro moduli custom.
due porte indipendenti GigE Vision
con Power over Ethernet, triggering
deterministico della telecamera
Ethernet e I/O controllabili via
Fpga, l’NI Cvs-1457RT consente
agli utenti l’alimentazione della
telecamera, l’invio dei trigger e
l’acquisizione delle immagini da
un unico cavo Ethernet. Gli I/O
controllabili via Fpga possono essere
combinati con le librerie Vision
Rio per sincronizzare i risultati di
ispezione con altre parti del sistema,
come encoder, espulsori e sensori
di prossimità. Il sistema NI Cvs1457RT è programmabile con NI
LabView o NI Vision Builder for
Automated Inspection.
Infine, un regalo particolare alla
community di studenti NI lo ha
fatto proponendo a Roma anche l’NI
myRio, una piattaforma didattica
compatta per la progettazione di
sistemi di controllo embedded reali,
che permette di esplorare i concetti
base della progettazione real-time e
Fpga in LabView Rio.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
021
Attualità Aziende e soluzioni
Più misuri, meno
consumi
Obiettivo ‘crescita continua’, quattro divisioni
per presidiare i mercati di riferimento, impegno forte
per la qualità e il monitoraggio dell’energia nel manifatturiero
e nel fotovoltaico: così Socomec affronta il 2014
di Valeria Villani
I
l Gruppo Socomec, che nel
nostro Paese conta 330 persone
e cinque sedi, affronta con
decisione il 2014 dichiarando un
obiettivo di ‘crescita continua’
che pare perfettamente in linea
con l’incremento medio annuo
dichiarato del 10% del fatturato
globale negli ultimi tre anni. Nel
corso del triennio infatti la società
francese è passata da 300 milioni
di euro agli attuali 437 milioni.
Per mantenere questo ritmo e
perseguire l’obiettivo espresso,
022
Per
il settore
manifatturiero,
Socomec
propone
soluzioni per
la protezione
delle reti
elettriche e per
il monitoraggio
dei consumi
Automazione Industriale - Aprile 2014
come dichiara lo stesso Francesco
Sangermani, Commercial Director
Italia del Gruppo Socomec, è stata
confermata una nuova strategia di
business che ha portato il gruppo a
proporsi al mercato non più come
specialista di prodotto, ma come
specialista di soluzioni, attraverso
quattro divisioni che si rivolgono
a quattro settori di riferimento,
Critical Power, Power Control
& Safety, Solar Power ed Energy
Efficiency.
“Socomec intende continuare a
crescere presidiando il mercato
attraverso le quattro Business
Application Division, in modo da
rispondere al meglio alle richieste
di soluzioni sempre più segmentate
e orientate a bisogni e applicazioni
specifiche”, dice Sangermani.
“L’obiettivo ‘crescita continua’
è perseguito anche attraverso
un’attenta differenziazione rispetto
alla concorrenza, dalla quale
Socomec si distingue grazie alla
prossimità al cliente e al forte focus
sull’innovazione, sullo sviluppo di
nuove tecnologie e sul rafforzamento
del know-how tecnico”.
Protezione e monitoraggio
Per quanto riguarda l’industria
manifatturiera, Socomec conferma il
suo impegno, attraverso le divisioni
Critical Power ed Energy Efficiency,
nella protezione delle reti elettriche
nei processi industriali critici e nel
Aziende e soluzioni Attualità
Sunsys Hps, per generare e immagazzinare energia
miglioramento delle performance
energetiche degli impianti e
degli edifici, con l’intenzione di
supportare il cliente sia nell’utilizzo
e nella gestione di una ‘energia di
qualità’ - che si traduce anche in
una produzione di qualità - sia nel
conseguimento di una politica mirata
di energy saving.
In particolare, per quanto riguarda
la protezione delle reti nei contesti
industriali, Giulio Matteo Zucconi,
Critical Power Business Application
Director, mette in evidenza
le principali criticità. “Alcune
applicazioni industriali richiedono
attrezzature robuste in grado di
funzionare in ambienti ostili. In
simili contesti, le interruzioni
di corrente possono dar luogo a
problemi estremamente gravi quali
perdita di produzione, danni alle
apparecchiature o rischi per la
sicurezza”, dice Zucconi.
“L’utilizzo di un ups a protezione dei
processi diventa indispensabile per
garantire la qualità della produzione
ed evitare costi dovuti allo scadimento
della qualità”. Il ruolo di Socomec
è risolvere tali problematiche.
“Grazie alla vocazione industriale
e alla vicinanza al cliente, Socomec
conosce in maniera approfondita
queste problematiche e propone
una gamma sempre più completa
di soluzioni ups per le applicazioni
industriali, come ad esempio
Masterys IP+, pensate proprio per
dare sicurezza e continuità al servizio
anche in ambienti industriali critici”,
aggiunge Zucconi. “Questa linea si
integra alla perfezione con tutti gli
ambienti industriali e le reti elettriche
ed è stata progettata per garantire
il funzionamento degli impianti
industriali anche nelle situazioni più
La novità tecnologica più recente di
Socomec arriva dalla divisione Solar Power,
che in febbraio ha presentato il nuovo
sistema ibrido di alimentazione Sunsys
Hps (Hybrid Power System) per il mercato
del fotovoltaico off-grid. Il sistema intende
soddisfare un’esigenza ben precisa,
quella di una più efficiente gestione
dei sistemi di accumulo e dei picchi
nell’ambito delle rinnovabili. Con potenze
standard da 40 a 200 kVA e architettura
modulare configurabile in parallelo per
una scalabilità di potenza fino a 1,2 MVA,
Sunsys Hps permette di combinare funzioni
di generazione fotovoltaica e di storage
dell’energia. L’energia prodotta dal pannello
fotovoltaico può essere trasformata in
corrente alternata pronta all’uso, oppure
accumulata in batterie per un utilizzo
successivo.
difficili. È questa è la direzione in cui
Socomec si sta muovendo nel settore
industriale”.
Sul fronte efficienza energetica
ricorda invece Sangermani
quanto la misura sia un elemento
indispensabile in qualsiasi progetto
di energy efficiency. “Gestire
Verso l’iperdigitalizzazione
Secondo le previsioni di Socomec, nei settori
manifatturiero, smart grid e medicale continuerà
ad aumentare la richiesta di alimentazione critica
legata a trend quali l’iperdigitalizzazione, nei
datacenter e nelle infrastrutture IT, ma anche la
crescita della complessità dei processi industriali,
le esigenze di incremento della produttività, la
diffusione di IoT, cloud e Industrial Ethernet.
l’energia significa individuare ed
eliminare le perdite e gli sprechi,
evitare la diminuzione e la ‘deriva’
dei rendimenti, utilizzare l’energia al
momento giusto, in base ai bisogni
reali”, spiega Sangermani. “Solo
introducendo dispositivi di misura
e soluzioni per un monitoraggio
dettagliato dell’utilizzo delle
risorse nei contesti industriali
di produzione si può fare un
uso più razionale dell’energia e
intraprendere eventuali interventi
di miglioramento per ottenere
un risparmio annuo valutabile
tra il 3 e il 5% sui consumi legati
all’elettricità”. E il monitoraggio inizia
necessariamente con l’installazione
di analizzatori di rete, software di
gestione e soluzioni Hmi appropriati.
“Affianchiamo gli utilizzatori con
strumentazione, software e servizi.
Si va dai trasformatori di corrente,
dai contatori centrali multifunzione
e dagli analizzatori alla linea software
Vertelis (Vision e Hyperview), con
un corollario di servizi per l’efficienza
energetica che includono studio
della qualità della rete e diagnostica,
consulenza, creazione di un piano di
conteggio dei consumi, sviluppo di
software specifici, messa in funzione,
formazione e manutenzione”.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
023
Attualità Smart city
La gestione efficiente
dell’energia
sale in cattedra
Dalla collaborazione con Siemens, presso il campus di Savona dell’Università
di Genova è nato il progetto Smart Polygeneration Microgrid: l’obiettivo è di
supervisionare e garantire una gestione efficiente degli impianti di produzione
di Massimiliano Luce
P
er dipingere una parete
grande, ci vuole per forza
un grande pennello?
Non proprio. Infatti, nelle sfide
economiche della globalizzazione
non sempre la spunta il più grosso.
Anche chi è dotato di un piccolo
pennello può dire la sua e diventare
un modello vincente. Basta operare
con intelligenza.
Il locale
microturbine
trigenerative
a gas
024
Automazione Industriale - Aprile 2014
La globalizzazione ‘smart’
L’esempio - è il caso di dire:
finalmente - giunge proprio dal
nostro Paese, l’Italia. Oltretutto,
da dove meno ci si aspetterebbe,
da una realtà tutt’altro che dotata
del famoso ‘grande pennello’,
ovvero il campus di Savona
dell’Università di Genova, che ha
supplito alle famose dimensioni
puntando su un approccio ‘smart’
alle attuali sfide tecnologiche ed
economiche in campo energetico,
calando perfettamente le proprie
attività di ricerca nella storia del
proprio territorio di riferimento, la
provincia di Savona.
Ebbene, progettata dall’Università
di Genova e realizzata da Siemens,
nel campus universitario di
Savona è stata inaugurata la Smart
Polygeneration Microgrid (Spm),
un vero e proprio laboratorio
per sperimentare la smart city.
La microgrid di Savona è ‘smart’
perché in grado di gestire in modo
efficiente l’energia prodotta al suo
interno, bilanciando generazione
e carichi con conseguenti risparmi
economici e riducendo l’impatto
ambientale dal punto di vista delle
emissioni di CO2. Paragonabile a
un quartiere cittadino con funzioni
urbanistiche differenziate, il
Campus è ora quasi completamente
autonomo per consumi elettrici e
Smart city Attualità
Uno
degli aspetti
maggiormente
innovativi
presenti nella
Spm è legato
alla mobilità
elettrica
riscaldamento. Questo risultato è
ottenuto grazie al collegamento di
diversi impianti di generazione,
rinnovabili e ad alta efficienza,
governati da un software centrale,
per una capacità complessiva di
250 kW elettrici e 300 kW termici.
Le componenti
della microrete
Il cuore della microrete è la sala
di controllo situata all’interno
del Campus. Da qui è possibile
supervisionare l’intero sistema e
garantirne la gestione intelligente,
seguendo strategie operative
ideate e validate con successo
dall’Università di Genova.
La piattaforma di energy
management Dems (Decentralized
Energy Management System)
di Siemens permette di prevedere
i consumi globali e la generazione
da fonte rinnovabile e di effettuare
la pianificazione dell’esercizio,
controllando in tempo reale le
unità di generazione tradizionali
presenti in campo e ottimizzando i
cicli di carica e scarica dei sistemi di
accumulo per valorizzare al meglio
la produzione da fonte rinnovabile.
Le componenti della microrete
si snodano all’interno del
polo universitario. Vi sono
tre microturbine a gas ad
alta efficienza, un chiller ad
assorbimento per la produzione
contemporanea di elettricità,
calore per il riscaldamento in
inverno ed energia frigorifera per il
raffrescamento in estate, una rete di
teleriscaldamento, due colonnine di
ricarica, due veicoli elettrici e due
biciclette elettriche, tre parabole per
la produzione di energia da solare a
concentrazione, quattro quadri
elettrici collegati tra loro ad
anello, un sistema di accumulo
elettrochimico in grado di
bilanciare generazione e carichi
e, se necessario, compensare
gli sbilanciamenti dovuti alla
variabilità della generazione da
fonte rinnovabile, una dorsale di
comunicazione basata su unità di
raccolta dati, collocate nei quadri
principali.
L’impianto
solare
termodinamico
Un trampolino per il futuro
“Con l’inaugurazione della nostra
rete energetica intelligente si
completa il primo tassello del
progetto ‘Energia 2020’,
un intervento ambizioso
dell’Università degli Studi
di Genova nell’ambito
delle direttive comunitarie
sull’energia sostenibile, che
prevede la realizzazione presso
il Campus di Savona oltre che
della Smart Polygeneration
Microgrid, di uno smart
building completamente
ecosostenibile e automatizzato
e di una serie di interventi di
riqualificazione energetica
degli edifici esistenti”, spiega
Federico Delfino, responsabile
scientifico per l’Università degli
Studi di Genova del progetto
Smart Polygeneration Microgrid.
“Nel corso del prossimo
biennio 2014-15 contiamo di
rafforzare la collaborazione
virtuosa università-impresa con
Siemens, per consolidare presso
il nostro polo ciò che è ormai
diventato un importante centro
di competenza nel settore delle
smart grid e della smart energy,
con possibili ricadute formative
per i nostri studenti”, continua
Delfino.
Evidente anche la soddisfazione
di Siemens. “Con i progetti
di smart city, ci mettiamo in
ascolto delle esigenze specifiche
del territorio”, sottolinea
Federico Golla, Ceo di Siemens.
“Metteremo a frutto le esperienze
di Savona nella sperimentazione
di questa microgrid, per
sviluppare iniziative future, prima
fra tutte Expo 2015”.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
025
I cavalieri dell’automazione
Fava, impianti
per pastifici
Ha la stessa età della sua azienda. Ne ha vissuto da
protagonista i successi, puntando sempre sull’innovazione.
Enrico Fava è uno dei nuovi Cavalieri del Lavoro nominati
lo scorso autunno, esempio di passione e intelligenza
imprenditoriale
di Valeria De Domenico
“F
ava è stata fondata da
mio padre Augusto a
Cento (FE) nel 1937,
lo stesso anno in cui sono nato io”. È
iniziata così la nostra intervista con
Enrico Fava, titolare dello storico
marchio produttore di macchine per
la lavorazione industriale della pasta,
insignito a ottobre 2013 del titolo di
Cavaliere del Lavoro della Repubblica.
E questa coincidenza di date la dice
lunga sul rapporto che l’ingegnere ha
con la sua azienda: un’unica storia,
iniziata con una grande passione
per un mestiere che Fava non si è
limitato a ereditate dal padre, ma ha
saputo coltivare dal 1956, quando
iniziò a occuparsi di montaggi e
collaudi presso i maggiori pastifici
italiani ed esteri, per conoscere a
fondo il lavoro. Enrico Fava assunse
la direzione generale dell’azienda nel
1970 e puntò subito sullo sviluppo
di molte innovazioni tecnologiche
brevettate, tanto da ottenere nel 2005
la Laurea Onoris Causa in Ingegneria
Meccanica presso l’Università di
Ferrara.
026
Cosa significa per lei il
riconoscimento ricevuto
dal Presidente Napolitano?
La linea di
produzione
delle macchine
per pasta lunga
ITRG
Automazione Industriale - Aprile 2014
È stata una bellissima emozione.
Credo che questa onorificenza
trovi la sua giustificazione in quella
dedizione e rispetto per il lavoro che
ho ricevuto da mio padre Augusto e
ho cercato di trasmettere ai miei figli
e a tutti i miei collaboratori. L’azienda
è alla sua terza generazione: sono
affiancato dai miei figli Luigi e
Riccardo che da alcuni anni dirigono
le aziende di famiglia, mentre mia
figlia Emanuela è responsabile del
settore marketing e comunicazione.
Quali sono le caratteristiche
della vostra produzione?
Fava è specializzata nella
progettazione e costruzione di
linee per l’industria pastaria.
All’interno dei nostri stabilimenti,
che si estendono su una superficie
complessiva di 40.000 m2, si
costruiscono linee per la produzione
di pasta lunga, pasta corta e paste
speciali su telai e linee per cous
cous, con potenzialità che vanno da
1.000 a 10.000 Kg/h. Annoveriamo
tra i nostri clienti tutti i principali
pastifici in Italia e nel mondo. Il
volume della produzione sfiora i
100 milioni di euro, oltre un terzo
del mercato mondiale. Mondiale
nel vero senso della parola perché
l’azienda oltre a vantare circa l’85%
sul totale delle linee di essiccazione
installate nei numerosi pastifici
italiani, esporta il 90% dei propri
prodotti.
Come si è evoluto il mondo
delle macchine per la produzione
di pasta secca?
L’industrializzazione nella
produzione della pasta è iniziata
nell’immediato dopoguerra. Fino
alla fine degli anni Quaranta la pasta
veniva essiccata in celle statiche e la
movimentazione ottenuta mediante
carrelli spostati a mano. I cicli di
essiccazione erano lunghissimi (oltre
le 24 ore) e le temperature utilizzate
attorno ai 45 °C. Le prime macchine
I cavalieri dell’automazione
Enrico Fava,
nuovo Cavaliere
del Lavoro
a ciclo continuo si devono a mio
padre.
Finalmente la produzione
poteva contare su metodi che
movimentavano il prodotto senza la
necessità dell’intervento dell’uomo.
Pertanto, in questa prima fase,
l’obiettivo principale fu quello di
ottimizzare la movimentazione del
prodotto e contemporaneamente
assicurargli le migliori condizioni
per la sua essiccazione.
Questo comportava la costruzione
di tunnel a più piani realizzati con
pareti coibentate per il contenimento
delle strutture meccaniche e il
mantenimento delle condizioni
termo-igrometriche dell’essiccazione.
I tempi di essiccazione si attestavano
sulle 18-20 ore. Solo alla fine degli
anni Cinquanta si poté contare
su materiali adatti a resistere a
temperature intorno ai 50 °C, che
permisero di migliorare la qualità
dell’essiccazione e ridurre i tempi
di trattamento. Così, con il passare
degli anni, in modo graduale ma
continuo sono state progettate e
costruite linee sempre più efficienti
e veloci. Negli anni Settanta si
impose l’uso di temperature più
elevate capaci di trasformare la
struttura della pasta rendendola
molto resistente alla cottura, con
un colore più vivace ed attraente ed
esente da qualsiasi carica batterica.
Una vera rivoluzione, che ebbe
inizio proprio dalla nostra azienda!
Negli anni seguenti, indirizzammo
le nostre energie verso la ricerca di
metodi finalizzati ad aumentare la
potenzialità degli impianti. Questa
ricerca ci ha permesso di inserire
in spazi relativamente limitati
linee capaci di produrre quantità
tra quattro e otto volte più grandi
rispetto a quelle della generazione
precedente. Le produzioni di pasta
sono passate dai 500-1.000 kg/ora
degli anni Cinquanta e Sessanta, ai
5.000-10.000 kg/ora di oggi, con un
pasta di altissima qualità.
Quali sono le tecnologie
sulle quali avete puntato?
La linea di
produzione
delle macchine
per pasta corta
TCM Ecosystem
Credo di poter affermare con
un certo orgoglio che Fava ha
immesso sul mercato tecnologie mai
sperimentate, modelli costruttivi,
modularità, sistemi meccanici. Da
sempre e in particolare in questi
ultimi anni, abbiamo compiuto
investimenti eccezionali in
ricerca e sviluppo. Si è evoluta in
modo significativo la tecnologia
di essiccazione e gli ambiti di
applicazione dei controlli elettronici,
quindi ad esempio, è oggi possibile
tracciare l’intero processo produttivo
che parte dalla materia prima fino al
prodotto finito.
Come ‘consumatori’
di automazione, invece, cosa
potete raccontarci?
In azienda sono state applicate
apparecchiature robotizzate là
dove la produzione di elementi in
grande serie ne rendeva interessante
l’utilizzo. Così, a fianco di
lavorazioni manuali nel montaggio
dei diversi particolari, disponiamo di
un’isola robotizzata per montaggio
e controllo qualitativo delle canne
utilizzate nelle linee di pasta lunga,
servita da un’altra per il taglio e il
controllo dimensionale dei profili, di
vari torni a cnc con torretta utensili
multipli di ultima generazione,
di magazzini automatici a vassoi
collocati nei diversi reparti, di una
cabina di verniciatura automatica
LG 7000 LU 15000 H 4000 per alto
solido o vernicianti idrosolubili.
In che misura a suo modo di
vedere l’innovazione tecnologica
può contribuire a fronteggiare il
periodo di congiuntura finanziaria
ed economica?
In questo momento in cui le
fragili condizioni del mercato ci
impongono di competere con tutto e
con tutti, l’innovazione tecnologica
assume un’importanza vitale,
offrendoci forse l’unica possibilità
di eccellere e conquistare i mercati
esteri. Recentemente Fava ha
ampliato le esportazioni a diversi
Paesi dell’Africa e del Medio Oriente,
nei quali si registra un sensibile
aumento del consumo della pasta.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
027
Hot topic Security
Security
il punto di vista delle pmi
Una ricerca di Idc rivela il livello di percezione del rischio
informatico da parte delle piccole e medie imprese, a
poche settimane dalla data di fine supporto a Microsoft XP
e, quindi, dal giorno in cui cesserà anche il rilascio degli
aggiornamenti per mantenere un livello base di sicurezza
del sistema operativo
di Giorgia Andrei
I
consueti processi di
aggiornamento del software e
dei sistemi operativi sono lo
strumento essenziale per garantire il
mantenimento di base della sicurezza
dei sistemi. In questa prospettiva
non passerà inosservata la data
dell’8 aprile 2014 (End-of-Support
Day, EoS Day): da quel giorno,
infatti, Microsoft non supporterà
più il sistema Windows XP, ossia
non saranno più disponibili né
gli aggiornamenti automatici per
la sicurezza, né il download di
Microsoft Security Essentials. “A
livello internazionale la sofisticazione
degli attacchi si sta affinando, con la
comparsa di nuovi attori nell’arena
del cyber-crime e della cyber-war,
che sfruttano in modo sistematico
le vulnerabilità software esposte
da qualsiasi sistema operativo,
industrializzando i processi di
produzione di malware per attaccare
gli interessi di qualsiasi impresa”, dice
Giancarlo Vercellino, Research and
028
Automazione Industriale - Aprile 2014
Consulting Manager di Idc Italia, che
ha seguito l’indagine ‘La sicurezza
IT nelle pmi e la fine del supporto
tecnico per Windows XP’.
“La diffusione di una cultura
aziendale legata alla sicurezza
informatica, soprattutto nel segmento
delle piccole e medie imprese, fatica
però a consolidarsi, nonostante
la grande attenzione sul tema da
parte della stampa specializzata e
internazionale”.
Commissionata da Microsoft,
la ricerca di Idc presenta i
risultati dell’indagine condotta
approfondendo la percezione del
rischio delle pmi all’approssimarsi
dell’EoS (End of Support) Day. Sono
state interpellate, tra gennaio 2013
e febbraio 2014, 850 pmi (realtà
tra i 6 e i 499 addetti) operanti nei
settori industria, commercio, finanza,
pubblica amministrazione locale e
servizi. Le aziende, con sede in Italia,
sono state campionate su un universo
di riferimento di circa 446mila
imprese.
Di seguito riportiamo alcuni tratti
salienti della ricerca.
Consapevolezza, fattori
di rischio e responsabilità
Dall’analisi dei risultati principali
del survey, Idc stima che oltre l’86%
delle imprese ritenga di avere un
adeguato livello di conoscenza del
tema della sicurezza informatica:
le maggiori incertezze prevalgono
nelle classi sotto i 50 addetti, dove
emergono dubbi rilevanti rispetto
al tema, mentre sopra i 50 addetti le
imprese raggiungono un livello di
strutturazione tale per cui ritengono
di dominare il problema senza
incertezza a livello organizzativo.
Al campione è stato chiesto anche di
evidenziare su una scala da 1 a 10 la
gravità del rischio percepito rispetto
a diversi veicoli di attacco: per la
maggior parte delle imprese i fattori
Security Hot topic
di rischio sono ancora quelli più
comunemente conosciuti (messaggi
e-mail 31,5%, navigazione web
27,2%). Ciò induce a pensare che
per molte aziende le problematiche
della sicurezza IT siano rimaste
sostanzialmente inalterate nell’ultimo
decennio: i fattori di rischio
emergente, con riferimento ai social
network e alle installazioni di app da
store on-line sono infatti sottostimati,
raggiungendo rispettivamente solo il
9,3 e il 4,7 %.
Un altro aspetto messo in evidenza
dall’indagine è la carenza a livello
organizzativo della gestione della
security. Il 44,1% delle imprese non
ha alcuna struttura per la gestione
della sicurezza informatica ed è
priva di referenti interni ai quali
Per la
maggior parte
delle imprese i
fattori di rischio
sono ancora
quelli più
comunemente
conosciuti
(messaggi
e-mail e
navigazione
web)
attribuire tale responsabilità. In
questo scenario, il ruolo dei partner/
consulenti esterni (32,8%) risalta
in modo particolare per colmare
carenze e lacune. Soprattutto le
imprese di dimensioni più modeste
si avvalgono in misura sostanziale
del contributo di professionisti
esterni (34,9%), mentre le imprese di
maggiori dimensioni hanno figure
strutturate legate al dipartimento IT
(IT Manager o risorse afferenti all’IT
Manager nel 63,9% dei casi per le
imprese tra 250 e 499 addetti).
Finalmente un modo
per arrivare prima
Prima è meglio. La Piattaforma EPLAN ti fa progettare in meno tempo. Automatizza il sistema di progettazione
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Hot topic Security
Nuove tecnologie
e investimenti in security
Più i dispositivi informatici e i
sistemi informativi si moltiplicano
in azienda, più la gestione della
sicurezza informatica richiede un
approccio integrato e una strategia
complessiva.
A questo proposito l’indagine di Idc
si è posta l’obiettivo di raccogliere
elementi utili a valutare come la
percezione della sicurezza delle pmi
stia evolvendo, tenuto conto della
diffusione sempre più capillare,
in ambito aziendale, dei nuovi
dispositivi mobili.
Nel perimetro di campionamento
analizzato, l’indagine evidenzia che
l’impiego dei nuovi dispositivi in
azienda, per la gestione delle attività
di base di desktop automation e la
vendita, è un fatto consolidato in
un numero sempre maggiore di
imprese.
Nel corso dell’indagine si è chiesto
di confrontare il livello di sicurezza
percepito rispetto ai tablet con
quello dei tradizionali notebook/pc:
nonostante la stampa specializzata
e diversi osservatori della sicurezza
informatica da anni evidenzino
l’intrinseca vulnerabilità dei tablet,
soprattutto di sistemi aperti come
Il segmento
di mercato
coinvolto nella
ricerca ritiene
che i rischi
che si corrono
impiegando i
nuovi dispositivi
siano in
larga misura
equivalenti a
quelli dell’uso di
notebook/pc
La maggior
parte delle
imprese (73,5%)
destina soltanto
una percentuale
inferiore al 10%
del proprio
budget IT alla
gestione della
sicurezza
Android, presentando un’ampia
aneddotica di attacchi che hanno
coinvolto tali sistemi negli ultimi
anni, il segmento di mercato
coinvolto nella ricerca ritiene i
rischi che si corrono impiegando
i nuovi dispositivi in larga misura
del tutto equivalenti ai notebook/pc
(72,6%).
Tali valutazioni, del resto, sono
coerenti con la cultura complessiva
della sicurezza espressa dal
segmento pmi, che solo nel 4,7% dei
casi evidenzia un rischio specifico
riconducibile all’installazione di
applicazioni dagli store virtuali.
Come dice ancora Giancarlo
Vercellino: “Nel nuovo ambiente IT
che viene configurandosi attorno
a dispositivi sempre nuovi e nuovi
sistemi operativi, le pmi rischiano
concretamente di confrontarsi con
problematiche di sicurezza che
non riescono ancora a percepire
chiaramente, esponendosi a
rischi economici che vanno dalla
sottrazione di informazioni sensibili
fino al fermo dei sistemi”.
A chiudere il cerchio, c’è anche la
ristrettezza dei budget disponibili
per le infrastrutture informatiche,
determinata in parte dalla
razionalizzazione di risorse imposta
dalla crisi economica e in parte da
fattori culturali. In uno scenario
simile, le potenzialità di espansione
della spesa per la sicurezza
informatica, soprattutto per le
pmi, appaiono ancora limitate. La
maggior parte delle imprese (73,5%)
destina soltanto una percentuale
inferiore al 10% del proprio budget
IT alla gestione della sicurezza.
Come osservatori del mondo
industriale, un dato, in conclusione,
colpisce in particolare: solo il 26,2%
delle imprese appartenenti al settore
industria pensa di investire, nei
prossimi 12 mesi, tra il 10 e il 20%
del proprio budget IT in soluzioni
di security. Evidentemente, queste
aziende ancora non attribuiscono
alla sicurezza informatica una
valenza strategica ed economica tale
da destinarle maggiori risorse.
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i contenuti
aggiuntivi
Leggi il white paper ‘La sicurezza
IT nelle pmi e la fine del supporto
tecnico per Windows XP’ sul sito
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030
Automazione Industriale - Aprile 2014
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La security
non può aspettare
Il Rapporto Clusit 2014 evidenzia
il costante ritardo delle aziende
nell’affrontare concretamente i
rischi degli attacchi cyber-criminali
di Massimiliano Cassinelli
P
er anni la sicurezza,
intesa nella sua
declinazione di security,
ovvero di sicurezza informatica,
non ha interessato il mondo
dell’automazione industriale, ben
protetto dall’impiego di protocolli
proprietari, ma soprattutto
dall’utilizzo di reti chiuse, ovvero
prive di connessioni verso l’esterno.
Nell’ultimo decennio, però, molte
032
Automazione Industriale - Aprile 2014
cose sono cambiate, a partire
dall’impiego del protocollo Ethernet
a livello di campo, e anche gli
impianti industriali sono divenuti
un obiettivo per i cyber-criminali,
professionisti del crimine alla
ricerca di dati sensibili (come
le ricette produttive o i progetti
esecutivi), ma interessati anche
a compiere azioni di sabotaggio.
Un’attività, quest’ultima, finalizzata
a estorcere denaro all’aggredito
o a provocare disastri ambientali
paragonabili a quelli di un
attentato, ma anche a interrompere
la produzione di un impianto
concorrente o di un Paese nemico.
Le possibilità sono moltissime e,
come dimostrano i recenti casi di
spionaggio internazionale, proprio
gli Stati Uniti sono sempre più
attivi in questo ambito. Al punto
che, come è emerso a metà marzo
scorso, l’Nsa (National Security
Agency) ha sfruttato Facebook per
reindirizzare gli utenti sui propri
server, infettando i pc con un virus
in grado di raccogliere dati e spedirli
direttamente al governo americano,
attraverso un meccanismo sempre
più ‘automatico’, che non richiede
nemmeno l’impiego di personale
espressamente dedicato all’analisi
dei singoli dati, ma con soluzioni
in grado di lavorare su larga scala
e a fronte di un investimento che
sembra abbia sfiorato i 68 milioni
di dollari. Il tutto per raccogliere
i dati più svariati, compresi quelli
industriali.
Una pratica alla quale sono ben
addestrati anche gli orientali, come
rivelato da uno studio pubblicato
dall’intelligence americana, secondo
il quale le cyber-spie cinesi e
russe stanno cercando di sottrarre
segreti industriali e tecnologie alle
aziende occidentali. Realizzando
quella che l’Office of the National
Counterintelligence definisce “una
vera minaccia per la ricchezza e la
sicurezza degli Stati Uniti”.
Una minaccia temuta e che, come si
legge nel “Foreign spies stealing US
economic secrets in cyber-space”,
si va concretizzando grazie al fatto
che, attualmente, la maggior parte
delle informazioni sensibili transita
attraverso le reti informatiche e può
essere carpita senza rischi dalle spie.
Security Hot topic
arriva dal ‘Rapporto Clusit
2014 sulla sicurezza Ict in Italia’,
presentato a marzo dal Clusit,
l’Associazione Italiana di Sicurezza
Informatica. Dallo studio, infatti,
emerge come gli unici attacchi ai
quali sia stata concessa rilevanza
mediatica sono quelli compiuti
dagli attivisti di varia estrazione che,
ovviamente, hanno tutto l’interesse
a pubblicizzare i propri successi e,
quindi, costringono un’azienda ad
ammettere la violazione.
È il caso del Porto di Gioia Tauro,
vittima di un attacco condotto da
attivisti contrari alla realizzazione
di un rigassificatore nella città.
Nell’aprile dello scorso anno, inoltre,
un attacco DDoS, seguito dalla
diffusione di quasi 700 credenziali
personali, è stato scatenato, per
protestare contro la morte dei
cetacei, nei confronti del porto di
Livorno, Grimaldi Lines e Grandi
Navi Veloci. Nel mese di agosto,
per protestare contro l’inceneritore
di Parma, è stato invece colpito il
portale di Saipem, al quale sono stati
sottratti anche vecchi progetti di
sviluppo di oleodotti e gasdotti.
Il documento fa espressamente
riferimento solo a Cina e Russia
anche se, negli ultimi due anni,
appaiono in crescita i tentativi di
violazioni compiuti da aziende
e singoli individui. Inoltre,
appare legittimo ritenere che un
attacco molto sofisticato veda,
necessariamente, il coinvolgimento
di un governo o di un servizio di
spionaggio.
In particolare, come emerge dal
rapporto, i settori più a rischio sono
le Ict, le tecnologie militari, l’energia
e l’industria farmaceutica.
Siamo tutti obiettivi
Il furto di progetti e segreti
aziendali, però, non lascia tracce
visibili. Spesso, inoltre, le vittime
si rendono conto dell’accaduto
solo quando trovano sul mercato
un prodotto identico al proprio,
tipicamente offerto a un prezzo
sensibilmente inferiore. Allo
stesso modo, un’azienda vittima
di un attacco in grado di bloccare
o modificare il proprio processo
produttivo preferisce non
comunicare la notizia all’esterno
e cercare di risolvere il problema
senza far trapelare la notizia, che
avrebbe comunque un effetto
negativo sull’immagine aziendale.
Inoltre, a differenza di quanto
accade in altri Paesi, una violazione
a livello informatico non deve essere
tassativamente denunciata alle forze
dell’ordine. Una situazione che, pur
tutelando l’immagine aziendale,
non contribuisce a far crescere la
cultura e il corretto approccio alla
sicurezza in ambito industriale.
Una conferma della limitata
visibilità data a queste violazioni
A marzo è
stato presentato
il Rapporto
Clusit 2014
sulla sicurezza
Ict in Italia
Comprendere gli attacchi
Al di là di questi eventi, significativi
anche per il mondo industriale,
il rapporto Clusit ha analizzato
e studiato ben 1.152 attacchi.
Un’analisi particolarmente
dettagliata, perché ha potuto contare
anche sui dati relativi agli incidenti
rilevati, aggregati in forma anonima
e classificati dal Security Operations
Center di Fastweb.
Emerge come, malgrado gli
attacchi analizzati e conosciuti
siano una percentuale minima
rispetto a quelli effettivi, la maggior
Aprile 2014 - Automazione Industriale
033
Hot topic Security
L’Europa investe in sicurezza
parte delle minacce arrivi ancora
tramite software malevoli utilizzati
principalmente per due tipologie
di attività: crimine e spionaggio
industriale.
Gli attacchi DDoS crescono invece
in maniera esponenziale rispetto agli
scorsi anni e costituiscono il 14%
degli eventi rilevati, confermando
la tesi per cui la possibilità di essere
colpiti da uno di essi è più probabile
di quanto si pensi. Scendono invece
i defacement, cioè le azioni volte a
modificare una o più pagine web
di un sito (per lo più per motivi
dimostrativi).
Questi numeri assumono tali
proporzioni in quanto sia i virus
che, più in generale, i malware
costituiscono la categoria
maggiormente ‘consolidata’ di
minacce informatiche e accessibile
per chiunque si dedichi a questo
tipo di attività. Lanciare attacchi
tramite malware è, oltre che molto
remunerativo, poco rischioso, in
quanto raramente gli autori di
un malware vengono rintracciati
e puniti. L’impennata rilevata
nell’ultimo trimestre del 2013,
invece, non deve rappresentare un
fenomeno preoccupante, in quanto
dovuta all’evoluzione delle tecniche
di rilevazione di nuovi malware, che
in passato rimanevano ‘invisibili’ alle
statistiche.
Ovviamente, a causa della loro
natura, non è dato sapere quale sia
il valore delle categorie di attaccati
non classificati secondo lo schema
classico. Valori sicuramente meno
appariscenti in termini di quantità,
ma non meno in termini di
minaccia, come gli Apt (Advanced
Persistent Threat) o più in generale
attacchi 0day.
034
Nell’ambito del programma di ricerca Horizon
2020, l’Unione Europea ha messo a disposizione
85 milioni di euro per il 2014 per progetti di
cyber-sicurezza. L’obiettivo è sviluppare soluzioni
IT che possano garantire un ambiente digitale
sicuro e affidabile in Europa. Complessivamente,
si prevede un investimento di almeno 500 milioni
in sette anni per progetti che riguardano cybersicurezza e privacy on-line.
Questo tipo di minacce, infatti, è
difficile da intercettare e, allo stesso
tempo, costituisce una percentuale
estremamente bassa, in quanto tali
tecniche vengono utilizzate per
attacchi mirati e raramente scoperti.
Il furto di
progetti e dati
aziendali spesso
non lascia
tracce visibili
Automazione Industriale - Aprile 2014
Qualche previsione
sull’evoluzione
delle minacce
Il Rapporto Clusit cerca anche di
prevedere l’evoluzione futura di
questi fenomeni, partendo dalla
considerazione che la “situazione
non è affatto rosea”. Esiste infatti un
“gap tra il livello di protezione delle
aziende e l’evoluzione delle nuove
minacce”. Un divario che appare in
“continua crescita” e si concretizza
di un “aumento della percentuale
di attacchi che, con un minimo di
determinazione, possono andare a
segno”.
I fattori che contribuiscono a fare
in modo che questo accada sono
molteplici, a partire dal fatto che
“i tempi necessari a pianificare
gli investimenti sono troppo
lunghi rispetto all’evoluzione delle
minacce, c’è una tendenza a far
nascere per ogni nuova minaccia
una nuova tecnologia che finisce
spesso per essere dimenticata dopo
poco tempo, c’è una mancanza di
un punto di riferimento serio ed
affidabile che funga, non tanto da
coordinamento, ma quantomeno da
faro per poter fornire una visuale
chiara di quello che sta succedendo
ed infine vi è una quasi totale
assenza di volontà di condividere le
informazioni”.
Secondo gli esperti di Clusit,
inoltre, è necessario “consolidare
e concentrare le tecnologie,
frenando l’inutile tendenza a
riempirsi di piattaforme troppo
verticali. I tempi di progettazione,
approvvigionamento, configurazione
e messa in esercizio finiscono spesso
per arrivare fuori tempo massimo
rispetto alla minaccia. Inoltre dopo
breve tempo c’è il forte rischio che ne
venga trascurata la manutenzione,
rendendo la tecnologia inefficace”.
Alla luce di questa situazione, la
formula suggerita, soprattutto
per le pmi italiane, è quella di
definire “il livello di sicurezza che
si intende raggiungere e rivolgersi
a professionisti per l’ottenimento
dello stesso. Questo permetterà di
dedicarsi unicamente alle attività
core per l’azienda, evitando di
sprecare risorse in un campo che
segue delle dinamiche di evoluzione
troppo elevate rispetto alle energie
che un’azienda di queste dimensioni
può investire”.
Speciale Plc/Pac/Ipc
Quando la tradizione
Per alcuni aspetti maturo, per altri sempre
in grado di reinventare se stesso.
Il mercato Plc/Pac/Ipc continua a dare
prova di grande vitalità, coniugando
sapientemente le certezze della tradizione
con l’esigenza di innovare di continuo
di Massimiliano Luce
036
Automazione Industriale - Aprile 2014
Plc/Pac/Ipc Speciale
sposa l’innovazione
C
i sono tecnologie che assomigliano molto a un caro
collaboratore fidato, uno di quelli di lungo corso,
da cui probabilmente non è lecito attendersi grandi
sorprese, tanto lo conosciamo, ma che è pur sempre in
grado di ripagare la sua affievolita propensione all’originalità
con l’estrema e consolidata affidabilità che è in grado di
assicurare ogni giorno. Anzi, di fronte a un mercato che non
dà più certezze, la possibilità di contare in modo puntuale
su tecnologie solide e mature permette di affrontare le
sfide di tutti i giorni con la confortante consapevolezza
di essere di base ben attrezzati nel complicato agone della
globalizzazione. Tra questi collaboratori fidati si segnalano
senz’altro i dispositivi plc e Pac, una tecnologia sì matura,
ma che fortunatamente pare ancora ben lontana dall’avere
esaurito la propria spinta creativa. In grado, perciò, di
unire l’affidabilità alla capacità di reinventare se stessa
continuamente. Parola di Arc Advisory Group, che segnala
nell’integrazione di molteplici funzioni - su tutte quelle di
safety, cyber-security ed energy management - l’orizzonte
presente e futuro delle piattaforme plc. L’integrazione rende
più semplice la vita degli utenti e consente di ritagliarsi in
modo costante dei significativi vantaggi competitivi. Ciò
risulta fondamentale, dal momento che la concorrenza sul
prezzo è sempre più incalzante, anche in seguito all’ingresso
sul mercato di nuove realtà provenienti dalle economie
emergenti. Non sorprende, quindi, che le migliori notizie
per il mercato plc/Pac giungano effettivamente dall’Asia,
che spicca per effervescenza grazie ai risultati conseguiti
da India e Cina e che a oggi, sempre secondo Arc Advisory
Group, rappresenta quasi il 38,5% del mercato mondiale.
Merito delle prospettive positive della domanda interna e
della rapida industrializzazione.
E i pc industriali? Buone notizie giungono anche da qui.
Secondo Ims Research, le tecnologie di controllo pc-based
continuano a godere della maggiore fiducia accordata
dai tecnici che si occupano di controllo. In particolare, le
soluzioni per montaggio su guida Din sono destinate a
rappresentare le più vivaci dell’intero comparto. Infatti,
dato che le reti aziendali sono tipicamente pc-based, i pc
industriali su guida Din consentono un’integrazione totale
senza soluzione di continuità. Oltre al tradizionale settore
delle applicazioni industriali, l’impiego dei pc industriali
su guida Din continuerà a crescere nei trasporti e nella
building automation.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
037
Speciale Plc/Pac/Ipc
a cura di Massimiliano Luce
Precisione matematica
T
ex propone una gamma
completa di controllori
Pac con sistema operativo
real-time multitasking, non basato
su tecnologia pc, per svolgere
efficacemente le funzioni di plc,
Hmi e cnc. Da un lato si segnala
un plc in grado di gestire eventi
a interrupt, task secondari,
database, comunicazioni e
motion control; dall’altro, un Hmi
programmabile a oggetti, con
comandi grafici ad alto livello,
touchscreen e supporto di lingue
non Ascii come, ad esempio, il
cinese; infine, si segnala un cnc
multicanale, organizzato in blocchi
facilmente riusabili e modificabili,
completo di interprete Iso e di
funzionalità tipiche da controllo
numerico quali Mdi (Manual
Data Input), TC (Tool Correction),
Tcp (Tool Center Point), Lookahead (coda dei movimenti). La
matematica in virgola mobile
a 64 bit genera traiettorie con
precisione nanometrica e rampe
a S con Jerk parametrizzabile
indipendentemente sui tratti iniziali
e finali delle traiettorie. Infine,
un’ampia gamma di configurazioni
cinematiche inverse, sia seriali sia
parallele, gestisce applicazioni di
robotica. Oltre alle configurazioni
già implementate nel sistema
operativo, è possibile crearne
autonomamente di nuove facendo
eseguire i calcoli matriciali tramite
una speciale istruzione del plc
sincronizzata al task Pid che
gestisce gli assi.
Piattaforme di automazione
integrate
G
efran propone le nuove
soluzioni di automazione
integrate GCube che
garantiscono all’utente flessibilità
progettuale. Con GCube si
riducono i tempi di sviluppo degli
applicativi e della manutenzione,
diminuiscono i rischi di errore e
si ottimizzano gli ingombri nella
macchina, rispondendo così alle
specifiche esigenze del cliente
per la gestione delle isole di
automazione. Le piattaforme
GCube integrano Hmi, plc e
software, scalate e con un rapporto
prezzo/prestazioni attento alle
038
Automazione Industriale - Aprile 2014
esigenze del costruttore. Quattro
le versioni disponibili: GCube
Modula e GCube Advanced per la
gestione di isole di automazione
evolute che richiedono elevati
standard prestazionali. A queste si
aggiungono le ultime nate GCube
Compact per macchine mediopiccole, e GCube Fit, ideale per
rispondere a necessità di tipo
custom. In termini di scalabilità le
soluzioni GCube offrono display da
3,5”, 6,5”, 7”, 10”, 12,1” e 15” nelle
versioni sia orizzontali sia verticali.
Tutti i sistemi sono real-time.
Gcube è in grado di comunicare
con differenti prodotti dell’isola di
automazione quali sensori, drive,
unità di potenza, termoregolatori
Pid, I/O remoti e controllori.
Plc/Pac/Ipc Speciale
Tris di controllori
I
controllori compatti Allen-Bradley CompactLogix
e GuardLogix di Rockwell Automation utilizzano
un motore di controllo comune con un ambiente
di sviluppo unico per garantire un controllo delle
applicazioni midrange in un ambiente di facile
utilizzo. Una solida integrazione tra il software di
programmazione, il controllore e i moduli I/O riduce
il tempo di sviluppo e i costi durante la messa in
servizio e il funzionamento normale. Questi componenti
comuni forniscono un’integrazione economica di una
macchina o applicazione di sicurezza in un sistema
di controllo a livello di impianto, in quanto integrano
funzioni di sicurezza, motion e azionamento in un unico
controllore. I controllori CompactLogix 5370 serie 1769
sono ideali per macchine di piccole o medie dimensioni
e forniscono i vantaggi di Integrated Architecture per
macchine compatte. I controllori CompactLogix e i
controllori Compact GuardLogix serie 1768 sono ideali
per applicazioni di dimensioni piccole o medie che
richiedono sicurezza, movimento e/o comunicazioni
complesse. I controllori CompactLogix serie 1769 sono
ideali per applicazioni di controllo di media complessità
che non richiedono motion o funzionalità di sicurezza.
Computer industriale fanless
ultracompatto
A
CS-2160 è un computer industriale fanless
ultracompatto prodotto da Aplex e distribuito
da Sistemi Avanzati Elettronici che presenta
dimensioni di 139,8x246,25x29,2 mm e peso di 1,8 kg.
La soluzione è indicata nelle applicazioni nelle quali
l’occupazione, intesa come ingombro, è un parametro
di elevata importanza. Questo computer industriale è
inoltre a basso consumo e con a bordo il processore
Intel Atom D2550 da 1,86 GHz e 2 GB di memoria
Ram Dd3 su bus a 800 MHz. Per lo storage di dati e
software applicativi è predisposto per alloggiare un
Hdd da 1,8” Sata2 e una scheda SD fino a 32 GB che
ha una posizione di accesso facilmente raggiungibile. Il
pc ha un’alimentazione estesa compresa tra 9 e 36 V e
possiede uno slot di espansione con formato mini-Pcie
che consente di inserirlo in una wireless Lan 802.11
b/g/n. Lo chassis in alluminio è già predisposto nella
sua parte posteriore con un foro per inserire l’eventuale
antenna.
Il primo ePac non si scorda mai
M
odicon M580 è il primo ePac proposto
da Schneider Electric. Nato dalla storica
gamma di Pac Modicon, il prodotto riprende
le caratteristiche dimensionali ed ergonomiche
del precentente modello M340, ma grazie ai nuovi
backplane con connessione Ethernet diretta e nativa
permette l’utilizzo di nuove architetture, in completa
conformità con gli standard Odva e Fdt/Dtm. Le
nuove cpu della famiglia Modicon M580 sono dotate
di processori dual core di ultima generazione; la
compatibilità con le famiglie di I/O Modicon X80 e Stb
offre la possibilità di scegliere sempre i moduli con le
funzionalità più adatte e la scalabilità delle soluzioni
e delle architetture. Le funzionalità di cyber-security
integrate e certificate secondo i più recenti standard
garantiscono la massima protezione dei dati e delle
trasmissioni via Ethernet.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
039
Speciale Plc/Pac/Ipc
Inverter
e plc,
coppia
perfetta
G
Cpu con
interfaccia
Isp
Q
tp 12/R84 è un plc
completo di pannello
operatore proposto da
Grifo per realizzare velocemente
applicazioni complete di
controllo. Oltre all’interfaccia
operatore, dispone di otto ingressi
optoisolati con linee di conteggio
veloce, quattro relé di uscita,
interfaccia seriale con protocolli di
comunicazione come RS232, RS422,
RS485, Current Loop, linea Can e
I2C Bus. Qtp 12/R84 è disponibile
con display alfanumerico da 20
caratteri per due righe, del tipo Lcd
retroilluminato con piano luminoso
a Led o fluorescente, oppure con
display grafico da 140 per 16 punti.
A completamento del frontale del
pannello operatore ci sono una
tastiera da 12 tasti a membrana, una
tasca di personalizzazione e un Led
gestibile da software. La sezione di
cpu, dotata di una Flash da 32/64 K,
ha un’interfaccia Isp che le consente
di essere programmata direttamente
tramite la sola linea seriale.
040
Automazione Industriale - Aprile 2014
hisalba propone nei
suoi impianti Hvac di
automazione la serie
GH2000CP che integra un plc
gratuitamente agli inverter
fino a 630 kW. Il controllo delle
sequenze e dell’automazione è
gestito dalla cpu integrata da 10
kstep che rende disponibili otto
ingressi digitali, tre-sei uscite
a relè, tre ingressi analogici
e due uscite analogiche. La
programmazione avviene tramite
il software di programmazione
gratuito scaricabile dal sito
dell’azienda, compatibile con
tutta la gamma di plc tradizionali
serie Dvp. Tramite bus di campo
GHlink è possibile stabilire il
collegamento con il pannello
grafico integrato o esterno a
colori. Il plc, tramite diversi bus
di campo disponibili, può essere
gestito come master o slave
di un network di campo quale
Modbus (gratuito), CanOpen,
Profibus, Ethernet e altri.
Un Pac da
formula 3
A
utomata ha messo
a punto il sistema di
controllo programmabile
F3 Pac. Il processore del
sistema permette di effettuare
calcoli complessi in tempo
reale, mentre i sottosistemi
di I/O comprendono stadi
di acquisizione dati e
condizionamento dei segnali
che rendono trasparente la
lettura dei dati dai sensori e
l’invio di comandi agli attuatori.
Il software applicativo è un
ambiente di sviluppo avanzato,
simile se non identico a quello
impiegato dai sistemi di controllo
e/o supervisione su pc. La
flessibilità del controllo software,
infatti, permette di ottimizzare
le prestazioni del sistema. Da
quest’ultimo punto di vista, una
delle applicazioni tipiche di un
Pac è quella di sistema autonomo
di raccolta dati, in grado di
generare direttamente dei report
specifici e di immetterli in rete
agendo da server. L’invio dei dati
può avvenire automaticamente
man mano che sono raccolti o
in corrispondenza di particolari
eventi. Una modalità, questa, che
permette di utilizzare F3 Pac per
realizzare sistemi di datalogging
virtualmente esenti da perdita
di informazioni. Automata ha
sviluppato un ambiente integrato
per lo sviluppo di tali soluzioni, la
suite software Compas.
Semplice
e funzionale
come un touchplc
I
l nuovo LT4000M di Pro-face è
costituito da due distinte unità (display
e unità centrale) che facilitano il
montaggio attraverso un foro di diametro
22 mm praticato nella carpenteria. Due
sono i display che è possibile scegliere:
da 3,5” o da 5,7” entrambi Tft a 65
K colori. L’unità centrale, che ospita
l’intelligenza, le morsettiere I/O e il resto
della connettività, può anche essere
montata su guida Din all’interno del
quadro grazie al cavo di remotazione da
3-5 m che viene messo opzionalmente
a disposizione. Ricca la dotazione di I/O
on-board che include digitali, analogiche
e ingressi temperatura, oltre a due
ingressi veloci e due uscite a impulsi.
La porta CanOpen integrata consente
la gestione di I/O distribuiti e il dialogo
con dispositivi diversi. La porta Ethernet
consente anche la programmazione del
dispositivo, oltre all’instradamento dei
dati di processo verso applicazioni su pc;
offre inoltre la remotazione/duplicazione
attiva dell’interfaccia grafica su pc, tablet
o smartphone e i servizi di Ftp e Web
Server.
» Riduzione
iduzi ne
dei costi di
di
manutenzione
m
nee «
È possibile ridurre i costi operativi
e aumentare l‘affidabilità dell‘applicazione. Scegliete un sistema
Kontron - sono studiati per un
funzionamento senza manutenzione.
Micro Client 3W
Controllo della linea produttiva
Controllori compatti
con I/O integrati
I
l sistema X20 di B&R si amplia con
una nuova serie di controllori compatti
dotati di I/O integrati. Come per tutte
le cpu X20, è possibile collegare moduli
I/O addizionali sia localmente sia remotati
per mezzo di un collegamento via cavo.
Questi nuovi controllori compatti
sono disponibili in numerose
varianti per differenti
livelli di prestazioni e di
caratteristiche. Ogni sistema è
equipaggiato con 32 canali di
I/O digitali e analogici integrati
e con un processore x86 nella
configurazione standard. Sono,
inoltre, disponibili interfacce
Powerlink, Ethernet standard,
» 15,6" Display
» Design Fanless grazie ad Intel® Atom™
D2550 Processore Dual Core
» Opzioni Wifi e RFID
Can, RS232 e Usb. I controllori compatti
sono disponibili con due differenti cpu
con frequenze di 200 MHz e di 400 MHz.
A seconda del modello, è possibile avere
a bordo fino a 256 MB di Ram e 16 kB di
Ram non volatile.
KBox C-101
Industrial Box Pc
» Design senza manutenzione
» Processore Intel® Core™ di quarta
generazione
» Scalabile ed espandibile
Per saperne di piu‘:
kontron.de/ industries/
industrial-automation
The pulse of innovation
Speciale Plc/Pac/Ipc
Acquisizione dati?
Ci pensa Caravaggio
E
urolink sta investendo
fortemente nel settore
industriale, sia nazionale
sia estero. È proprio nell’ambito
dell’acquisizione dati che da poco
è nata una famiglia di prodotti
chiamata Caravaggio, che consiste
in una serie di sistemi high-end per
la veloce acquisizione e gestione
di dati. Si tratta di una serie di pc
host su diversi tipi di configurazione
ma principalmente 2U e 4U, con la
capacità di alloggiare moduli basati
su Fpga Xilinx e/o Altera, possibilità
di acquisire segnali D/A e A/D con
campionamento fino a 3,6 Gsps e
16 bit di precisione. La piattaforma
Caravaggio si presta per l’utilizzo
in ambienti industriali e di ricerca;
può essere utilizzata in tutti quei
casi di sviluppo in laboratorio e
ricollocazione con hardware simile
ma in versione ‘ruggedizzata’ sui
sistemi da installare in campo e
definiti come target.
Il fattore Q della tecnologia
pc-based
L
a tecnologia pc-based, nata
in ambito molto differente da
quello del plc, si è affermata
anche nel mondo dell’automazione
e del manifatturiero in generale.
Mitsubishi Electric integra le
potenzialità pc nella piattaforma
iQ. iQ Platform integra fino a
quattro differenti cpu su un unico
backplane ad alta velocità. Cpu Plc,
Motion, Robot o Cnc coesistono
integrandosi su un unico sistema
ad alte prestazioni. iQ
Platform dispone
042
Automazione Industriale - Aprile 2014
anche di cpu programmabili
con linguaggio di alto livello
(C-Controller) e offre la possibilità
di integrare un vero e proprio pc
industriale (Q-pc). Il C-Controller ha
la potenza del sistema operativo
real-time Vx Works e consente di
realizzare compiti complessi in
modo semplificato. La possibilità
di realizzare il progetto con un
linguaggio C o Visual Basic è
molto utile per tutti gli utenti che
non conoscono i linguaggi di
programmazione plc classici (ladder,
Fbd). Il Q-pc è in grado di gestire
le applicazioni pc tipiche (Scada,
supervisione, gestione database) e
allo stesso tempo può controllare
direttamente le periferiche
dei moduli I/O presenti sul
backplane.
L’automazione
con un solo
touch
C
on la nuova generazione
dei pannelli di comando
IndraControl V di Rexroth,
i costruttori di macchine possono
introdurre nell’automazione il comando
tramite touchscreen ispirandosi agli
smartphone e ai tablet. Bosch Rexroth
agevola infatti la progettazione delle
interfacce di comando mediante un
unico software valido per tutte le
famiglie dei propri Hmi. WinStudio
consente una progettazione efficiente
grazie al riutilizzo di moduli software,
tutto ciò sull’intera gamma: dalle
Hmi compatte su base controller con
Windows CE fino ai grandi display
per pc industriali. I nuovi pannelli di
comando compatti vengono offerti
con display da 4 a 9” e controller
dedicato, per comando single-touch o
multi-touch. Nuovi display widescreen
per pc industriali, da 15, 18 e 21”,
offrono lo spazio adeguato per una
grande profondità d’informazione e
una moderna visualizzazione multitouch, necessaria per le applicazioni di
automazione su base pc.
Plc/Pac/Ipc Speciale
Tutti i linguaggi
dell’automazione
Il controllo logico
del terzo millennio
D
isponibile in versione compatta per le automazioni più semplici o
in versione estendibile fino a 50 I/O, il controllore logico Millenium
3 di Crouzet può essere utilizzato in svariate applicazioni:
imballaggio, controllo accessi, distributori automatici, impianti di
irrigazione, gestione pompe, controllo climatizzazione e riscaldamento.
Grazie a maggiore memoria, numero di I/O e software migliorato,
Millenium 3 beneficia di tutte le evoluzioni di un controllore logico di
ultima generazione. I suoi punti forti sono: display Lcd retro-illuminato di
grandi dimensioni, protezione programmi con password, salvaguardia dati
per 10 anni (anche in caso di mancanza di alimentazione), due linguaggi di
programmazione (Ladder e Fbd/Grafcet Sfc), nuovi blocchi funzione.
Computer embedded
per il mondo industriale
L
a serie di computer
embedded Matrix di
Adlink, partner di Goma
Elettronica, rappresenta un’offerta
completa e articolata di sistemi
embedded fanless dedicati al
mondo industriale. La serie Matrix
include oltre 15 modelli, in versione
integrata ed espandibile, si
distingue per l’ingegnerizzazione e
per l’assenza di cablaggio interno
che semplifica l’installazione e la
manutenzione del prodotto, oltre
a consentire di raggiungere valori
di Mtbf assai elevati. I computer
Matrix integrano architetture
scalabili da Intel Atom (Mxc-2300
con Baytrail) a core 2 Duo fino a
Intel I7/i5/I3 di quarta generazione
(Mxe-5400) e si caratterizzano
per l’estesa serie di funzionalità
di I/O disponibili sul prodotto
base come doppie o triple porte
Lan, I/O digitali, multiseriali, Usb
e uscite grafiche con supporto
multihead. Inoltre, grazie alle
espansioni mini-Pci è possibile
aggiungere funzionalità wireless,
3G, Bluetooth.
L
a piattaforma di controllo
Pss 4000 è proposta da
Pilz come prezioso alleato
nella realizzazione di impianti
caratterizzati da un’estrema
decentralizzazione degli I/O e
delle funzionalità di controllo. Tra
i più recenti sviluppi del sistema
Pss 4000 di Pilz vi è l’editor
di programmi Pas LD (Ladder
Logic), grazie al quale è possibile
gestire la logica di programma
in modo intuitivo e facilmente
interpretabile. Inoltre, Pas LD fa
parte della serie di editor aderenti
ai linguaggi dello standard Iec61131-3 e offre all’utilizzatore
la possibilità di programmare le
funzioni standard e di sicurezza
sulla stessa base standardizzata.
Questi linguaggi aderenti a Iec61131-3 sono classificati anche
come linguaggi Lvl (Low Variability
Language): grazie ai controlli e
alle limitazioni integrate in Pas
4000 e al supporto di strumenti
di immissione, il Tüv Süd ha
classificato i linguaggi aderenti
allo standard Iec-61131-3 offerti in
Pas 4000 come linguaggi Lvl.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
043
Speciale Plc/Pac/Ipc
Il sistema modulare
all-in-one per il controllo
U
Il plc delle
sette
meraviglie
nitronics, rappresentata
in Italia da Telestar, ha
lanciato Unistream, la
nuova generazione di prodotti
per il controllo. Unistream
offre una combinazione basata
sull’architettura a doppia cpu
(tempo di scansione fino a 2.048
I/O, oltre 2 MB di memoria per
utilizza Unilogic,
ambiente intuitivo
di programmazione
per la configurazione
hardware, la
programmazione del
plc e dell’Hmi.
F
P7 rappresenta la nuova
generazione di controllori
programmabili modulari
di Panasonic Electric Works,
sviluppata sulla base di sette
principi con lo scopo di realizzare
un’architettura di controllo
non solo ad alto contenuto
tecnologico e prestazionale,
ma anche con funzionalità che
permettono all’utente di ridurre
il time-to-market. Le innovazioni
introdotte riguardano tutti gli
aspetti del plc: dimensioni,
prestazioni della cpu (11 ns/
passo per istruzione base),
capacità di integrazione, funzioni
di motion control avanzate,
moduli analogici a elevate
prestazioni, diagnostica e
tracciabilità delle informazioni.
La piattaforma FP7, di fascia
medio-alta ma con dimensioni
da sistema compatto, si avvale
di funzionalità di diagnostica
che facilitano la manutenzione
predittiva, informazioni che
permettono la riduzione dei
tempi di fermo macchina/
impianto e, quindi, della
produttività.
044
Automazione Industriale - Aprile 2014
le variabili), una serie di pannelli
touch di elevata qualità e una facile
installazione dell’I/O sia locale
sia in remoto. Il sistema modulare
‘all-in-one’ porta ai costruttori
di macchine e agli integratori
un vantaggio competitivo nella
riduzione di costi, spazio e tempo
di programmazione. Unistream
consente di personalizzare, in
base alle esigenze, ogni tipo
di applicazione. Unistream
Configurazioni senza
confini
V
ipa ha arricchito la gamma
Slio con le nuove cpu
Slio che si collocano
nella fascia coperta dai sistemi
1200/1500 e 151-8 del produttore
di plc programmabili con Step7
e Tia. Le due versioni hardware
base danno origine a 24 tipi di
configurazioni
possibili
semplicemente
acquistando un
codice installato
su SD card,
con un enorme
vantaggio
nei costi di
stoccaggio. L’hardware delle
cpu si inserisce nel bus di
collegamento con gli I/O di Slio,
che può sostenere fino a 64 moduli
in linea alla eccezionale velocità
di 48 Mb/s, con un’ampia varietà
di moduli digitali, analogici e
funzionali.
Plc/Pac/Ipc Speciale
Nato per l’embedded
computing
C
ontradata presenta EC800, l’Embedded
System in formato Palm Size di Dfi. EC800
è disponibile con diversi processori
Intel Atom, dal power efficient N2600/N2800 per
applicazioni low power al D2550 per applicazioni
che richiedono performance elevate. EC800 offre
un’ampia gamma di interfacce high speed per lo
storage dei dati.
Il socket CFast, accessibile dal pannello frontale,
utilizza l’interfaccia Sata con una velocità di
read/write maggiore rispetto alle classiche Compact
Flash, che utilizzano invece l’interfaccia Ide. Per
ulteriore spazio di archiviazione è disponibile uno
slot mini-Pcie per poter installare un modulo mSata.
Il processore grafico integrato nel processore Intel
Atom offre alte prestazioni attraverso l’interfaccia
Dvi-I. Il motore grafico supporta applicazioni
multimediali in full HD, con una risoluzione fino a
1.920x1.200. EC800 supporta moduli opzionali Wi-Fi
e 3G/Gprs.
Tris di controllori
multifunzione
S
i chiamano Nexus, Vega+ e Neos e
rappresentano la serie completa di
controllori multifunzione progettati e prodotti
da Elap con l’obiettivo di rendere più semplici e
veloci le operazioni di programmazione e controllo
dei cicli di lavoro sulle macchine industriali.
A questo scopo i controlli sono stati dotati di un
plc interno flessibile e di un’interfaccia grafica
completamente personalizzabile, grazie ai quali i
sistemi si configurano per integrarsi perfettamente
nelle molteplici realtà applicative. In tutti i
controlli della serie, il plc dispone, in aggiunta alle
consuete operazioni di conteggio, temporizzazione
e logica, di una serie di funzioni complesse
per la gestione di variabili, stringhe, puntatori,
operazioni matematiche, linea seriale e così via,
che consentono al programmatore di realizzare
applicazioni articolate in modo semplice ed efficace.
Ideale per il settore marino
I
l sistema μICron-II/i7 di N.C.S. Computer Group è stato
progettato e viene prodotto per operare in ambienti molto
ostili (temperatura operativa da -20 a +70 °C). Il sistema si
basa sulle cpu i3/i5/i7, una gestione di memoria Dimm fino a 8
Gb. Il sistema μICron-II è disponibile anche in versione fanless
con cpu Atom N270 e Atom N2600 (64 bit). Sono disponibili
modelli in versione Box o con Tft da 8,4” a 23” e Tft da 10” a 19”
con luminosità fino a 1.600 cd/m² per il settore marino.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
045
Speciale Plc/Pac/Ipc
Box pc embedded
personalizzati
S
i prestano a essere
utilizzati per semplici
azioni di controllo e di
comunicazione così come per
la raccolta dati nell’industria
meccanica e impiantistica,
nell’automazione degli edifici, nella
tecnologia dei trasporti e nelle
applicazioni di trasferimento di
dati energetici. Stiamo parlando
dei pc industriali VL Bpc 1000 e
VL Bpc Mini di Phoenix Contact,
parte della gamma di Box pc
embedded per ambienti industriali
particolarmente gravosi. I pc
industriali sono progettati per
l’impiego continuo, 24 ore su 24,
senza necessità di manutenzione,
per resistere alle alte temperature,
alle vibrazioni e agli urti, nonché
con protezione da interferenze
Emc.
Il Box pc compatto VL Bpc
1000 è in grado di operare con
temperature comprese tra 0 e +50
°C, con una tensione d’ingresso
di 24 Vcc (+/-20%). Il VL Bpc Mini
può invece operare a temperature
comprese tra -40 e +65 °C, con
una tensione d’ingresso tra 9 Vcc
e 36 Vcc.
Le dimensioni compatte di
155x145x49 mm, il montaggio
diretto su guida Din e l’uso di
componenti affidabili permettono
al cliente una facile messa in
esercizio e una soluzione di
sistema personalizzata.
Controller di fascia medio-alta
C
on il lancio di Simatic
S7-1500, la Divisione
Industry Automation
di Siemens introduce una
famiglia di controllori di nuova
generazione per le macchine
di fascia medio-alta e per gli
impianti. Tra le caratteristiche più
importanti: funzionalità integrate
di serie facilmente
implementabili, tra
cui Motion Control,
Security Integrated per
la sicurezza informatica,
e Safety Integrated
per la sicurezza
delle applicazioni. La
nuova generazione
di controllori Simatic
S7-1500 sarà lanciata
sul mercato in più fasi.
Il portafoglio iniziale
era costituito dai tre
046
Automazione Industriale - Aprile 2014
tipi di cpu 1511, 1513 e 1516
per la fascia di potenza media
e con diverse caratteristiche
prestazionali. Recentemente
il controller Siemens Simatic
S7-1500 ha ampliato la gamma
con due nuove cpu standard e
due cpu Failsafe. Le cpu failsafe
appartengono alla gamma di
fascia alta e sono la 1518-4
F-PN/DP e la 1516-3F-PN/DP.
La cpu 1515-2 PN è progettata
per applicazioni di medio livello
nell’automazione delle macchine e
degli impianti. La cpu 1518-4 PN/
DP è ora uno dei dispositivi più
potenti all’interno della gamma
dei controller ed è pensato
per applicazioni
high-end. Inoltre, il
nuovo firmware V1.5,
disponibile per le
esistenti cpu, amplia
notevolmente le
funzionalità di tutti i
controllori S7-1500, ad
esempio con la funzione
di Option Handling
su configurazione
centrale e con le prime
funzionalità di Team
Engineering.
Plc/Pac/Ipc Speciale
Protagonisti grazie
alla Open Automation
C
milioni di colori in formato 4/3
(15”), in formato 5/4 (17” e 19”)
e in formato Wide 16/9 (15,6”,
18,5”, 21,5”). La mother board
all-in-one dei sistemi è basata
sulla piattaforma Intel Ivy Bridge
e processori Celeron Dual Core,
Core i3, Core i5 e Core i7 di
terza generazione; sulla stessa
board è possibile configurare
la memoria di sistema fino a 16
Per i professionisti
delle tecnologie
Novembr e
GLIABILE
PCB SFO
UICI SU
E SEG
TWITTER
n. 196 anno
22
LEGGI
2011
on i Panel Pac LP30 e
LP31 (in foto), Asem
propone sistemi che,
con una sola cpu monocore
Arm Cortex, gestiscono
contemporaneamente le funzioni
di SoftPlc, visualizzazione e
tele-assistenza. I nuovi sistemi
sono basati su processori Arm
Cortex A8, sistema operativo
Wec7 e sono disponibili con
Lcd Tft Led Backlight a 16
milioni di colori da 5,7” a 15,6”
in formato 4/3 e 16/9. I sistemi
LP30 e LP31 consentono anche
l’esecuzione contemporanea
del software di visualizzazione
Premium Hmi e del software
per la teleassistenza Ubiquity.
Tra le ultime novità Asem vi
è anche la coppia HT5000 e
PB5000, due nuove famiglie di
Panel pc e Box pc progettate
in conformità ai New Asem
Standards. I sistemi HT5000
sono disponibili in configurazioni
con Lcd Tft Led Backlight a 16
n.1
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e
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GB con due moduli Sodimm
Ddr3 a 1.600 MHz. Infine, Asem
propone i frontali multitouch
P-Cap a quattro tocchi da
15,6”, 18,5” e 21,5” in formato
16/9, compatibili e utilizzabili,
in alternativa agli altri tipi di
frontali, nelle famiglie di Panel
pc HT700, HT2000, HT3000 e
HT5000 e negli Industrial Monitor
della famiglia MH.
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industriali
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Trasporti
In copertina
Phoenix Contact
propone
la stampante
Bluema
Led con tecnolog rk
ia UV
Il meglio delle tecnologie
elettroniche in tre prodotti
di prestigio, da sempre punto
di riferimento nel panorama
dell’editoria tecnica specializzata.
Un osservatorio privilegiato del
settore, che spazia dai componenti
microelettronici ai circuiti stampati,
dai connettori agli strumenti di
laboratorio dalle attrezzature per la
produzione, all’automazione industriale
Tecnicamente Pc industriali
Il valore dell’hardware
è nella qualità
Alcune considerazioni, di tipo pratico ed economico,
sul confronto tra pc industriali e office
di Massimiliano Cassinelli
P
erché acquistare un
costoso Industrial Pc
(noto con l’acronimo Ipc),
quando nelle catene di elettronica è
possibile trovare pc, con prestazioni
decisamente superiori, a un costo
molto più contenuto?
È questa la domanda che si pongono,
spesso, i costruttori al momento di
scegliere la piattaforma hardware
attraverso la quale controllare
installazioni e impianti.
Una domanda alla quale Gianni
Damian, presidente di Contradata e
del gruppo embedded & industrial
computer di Assodel, ha risposto
Il controllo
di un impianto
non può essere
affidato a
pc nati per
impieghi
differenti
048
Automazione Industriale - Aprile 2014
durante Mecha-Tronika. Un
intervento nel quale ha sottolineato
come, in molti casi, l’attenzione dei
costruttori di macchine, focalizzata
sulla competitività, trascuri invece la
reale innovazione e, soprattutto, gli
investimenti in termini di qualità.
Una modalità operativa che sembra
dimenticare come la forza del tessuto
produttivo italiano risieda invece
nell’alta qualità. Lo testimonia il fatto
che, in ambito internazionale, l’Italia
ha successo con prodotti caratterizzati
da un’elevata qualità e da un costo,
oltre che da un margine, altrettanto
significativo: auto e accessori di lusso,
moda e prodotti di design.
Al contrario, nelle applicazioni
industriali, si sceglie troppo spesso
il basso profilo, come conferma la
cattiva abitudine di implementare pc
office sulle macchine. Questo perché,
all’atto dell’acquisto, il costo risulta
decisamente inferiore. Anche se, in
realtà, il presunto ‘risparmio’ può
costare molto caro nel tempo.
L’impianto
non è una scrivania
Il primo aspetto da considerare nella
scelta è legato al fatto che i comuni pc
da ufficio sono stati ingegnerizzati per
operare in ambienti caratterizzati da
condizioni di temperatura e umidità
ottimali, così come dall’assenza di
agenti aggressivi. L’esatto contrario
di quanto possiamo trovare in
un comune ambiente produttivo,
dove queste macchine possono
essere chiamate a funzionare
senza interruzioni anche per anni.
Un’esigenza che, tipicamente, non si
riscontra in un comune computer da
scrivania. Quest’ultimo, infatti, viene
realizzato con una priorità: contenere
il prezzo, anche in considerazione
di quanto viene richiesto dal
mercato. Per limitare i costi, quindi, i
produttori adottano, legittimamente,
motherboard in grado di funzionare
in un range di temperatura
relativamente limitato. Inoltre, non
prevedono la possibilità di selezionare
i componenti, così come non viene
Pc industriali Tecnicamente
definita una schermatura per i campi
elettromagnetici e non viene testata la
resistenza alle vibrazioni. Al contrario,
i pc industriali sono tipicamente privi
di componenti in movimento, ovvero
i più soggetti a usura e al conseguente
rischio di rottura. Il tutto seguendo
il banale principio ‘quello che non
c’è non può rompersi’, che porta a
soluzioni fanless (senza ventola),
diskless e cable-free. Caratteristiche
che contribuiscono a innalzare in
modo significativo il Mtbf, ovvero il
tempo medio che intercorre fra un
guasto il successivo. Un valore che,
stando a una serie di analisi compiute
da enti indipendenti, si dimezza a
fronte di ogni aumento di 5 °C della
temperatura operativa.
Le condizioni
di un ambiente
industriale
impongono
l’impiego di
macchine
adeguate
Affidabili per anni
In ambito industriale, soprattutto
quando un pc è chiamato a esegue il
controllo e la gestione di un impianto,
l’affidabilità rimane una condizione
prioritaria. In un comune ufficio,
infatti, è sufficiente prevedere un
adeguato backup per consentire a un
operatore di riprendere rapidamente
la propria attività, tipicamente
senza aver perso dati, anche a
fronte di un guasto. Al contrario,
in ambito manifatturiero, anche
pochi secondi di perdita di controllo
possono comportare conseguenze
devastanti e, quindi, non tollerabili.
Il tutto aggravato dal fatto che gli
impianti industriali possono trovarsi
in qualunque angolo del mondo,
con problematiche in termini di
raggiungibilità e disponibilità locale
dei componenti necessari. A questo si
aggiunge che un impianto industriale,
attraverso i suoi controlli, deve
garantire una corretta funzionalità
per anni.
Alla luce di questa considerazione,
i prodotti classificati come
industriali, anche nell’ambito dei pc,
devono garantire almeno sei anni
di disponibilità dei componenti
sostitutivi per fronteggiare eventuali
guasti. Al contrario, a distanza di
pochi mesi dall’acquisto, è spesso
impossibile trovare i componenti
adatti a un ‘vecchio’ pc da
ufficio, senza dimenticare che,
necessariamente, un Ipc dispone di
interfacce ‘speciali’, una dotazione
chiaramente non necessaria a un
computer destinato all’impiego
interno di un ufficio che, quindi,
vede sensibilmente ridotta a propria
flessibilità.
Anche la scelta del sistema operativo
deve essere valutata con estrema
attenzione. In ambito industriale,
infatti, numerose realtà utilizzano
piattaforme apparentemente
‘superate’, ma che sono caratterizzate
da un’elevata stabilità. Una
caratteristica spesso testata nelle
condizioni più estreme. Al contrario i
pc di tipo office, in quanto indirizzati
principalmente a un’utenza consumer,
sono necessariamente costretti a
inseguire il più recente sistema
operativo, anche se questo può andare
a scapito della loro stabilità.
Quanto costa davvero
Nella valutazione di un pc, che
deve funzionare in un ambiente
industriale, non possiamo trascurare
la probabilità di un guasto. Un evento
tutt’altro che remoto se consideriamo
che, come emerge da una ricerca di
Intel Technology, nei primi tre anni di
vita si guasta il 6% degli hard disk di
un comune pc. Una percentuale che,
drammaticamente, sale al 27% dopo il
terzo anno. L’analisi di Damian, però,
va oltre e prende in considerazione il
Mtbf dei componenti fondamentali
di questi due tipologie di pc. In
particolare, occorre riflettere sul fatto
che in un’applicazione industriale,
costantemente accesa, l’utilizzo di un
pc è di 8.700 ore all’anno. Un valore
che corrisponde, in quattro anni, a
oltre 35mila ore di funzionamento.
In un simile lasso di tempo, la
probabilità di guasto a un pc office è
superiore al 140%, mentre tale valore
si ferma al 60% nei pc industriali. Una
differenza significativa, soprattutto
per i costi connessi all’indisponibilità
di queste macchine. Costi che,
presumibilmente, vanno ben oltre il
risparmio sul costo iniziale.
Sempre sulla scorta di calcoli di tipo
statistico, emerge che un pareggio
apparente dei costi si avrebbe,
considerando solo la riparazione o
la sostituzione ogni quattro anni,
nel caso in cui un pc industriale
costasse circa il triplo di un prodotto
office. A questo valore, però, è
necessario aggiungere i costi di
intervento, le conseguenze di una
possibile instabilità e i costi di fermo
macchina.
Tutti valori che inducono a riflettere
sulla necessità di investire in qualità
e di non cercare il risparmio anche a
scapito dell’affidabilità.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
049
Tecnicamente Reti
La scelta giusta
non passa mai
dal cavo sbagliato
Quando si scelgono switch, cavi e connettori, è necessario
prendere in considerazione l’intero sistema di reti
di comunicazione per capire dove è più probabile
che possano verificarsi guasti e quanto le reti costino
in termini di tempo fuori servizio, riparazioni e sostituzioni
di Loredana Coscotin*
C
i si aspetta che le reti
di comunicazione e
controllo funzionino
in modo costante e affidabile in
ogni tipo di ambiente. Tuttavia,
nelle applicazioni di importanza
critica e/o negli ambienti estremi,
i sistemi di comunicazione nelle
reti industriali devono essere
eccezionalmente robusti e durevoli.
Dove si
verificano i
difetti di rete
(Fonte Datacom)
050
Automazione Industriale - Aprile 2014
Qualsiasi deterioramento fisico o
guasto elettrico nei componenti
fondamentali della trasmissione dati
possono comportare prestazioni
di rete inaffidabili e/o problemi
di sicurezza, che potrebbero in
definitiva condurre a perdite di dati
critici, a costosi tempi di arresto e
persino a guasti catastrofici.
Secondo un’analisi Datacom,
i componenti e i cavi di rete
sono causa di oltre il 70% dei
guasti, mentre i sistemi operativi
pesano appena per il 20% e gli
altri programmi occupano il
resto. È quindi evidente che gli
utenti dovrebbero concentrarsi
sull’hardware. Questo argomento
è ulteriormente rafforzato dal fatto
che i costi dei componenti incidono
in misura minima rispetto ai costi
dei guasti di rete, dove i tempi di
indisponibilità si possono valutare
su una scala di migliaia di euro al
minuto.
L’importanza della rete
industriale
In un ufficio tipico, l’infrastruttura
Ethernet è installata in un ambiente
relativamente pulito e tranquillo,
dove i cavi passano nei muri o
nei soffitti, mentre i componenti
hardware e la connettività sono al
riparo in aree protette.
Al contrario, i contesti industriali
presentano un’altra realtà. Qui,
molti, se non tutti i cavi, connettori,
switch e componenti attivi di rete
sono parte integrante di sistemi di
automazione e strumentazione e
controllo, che li pone in situazioni
gravose e potenzialmente
rischiose. Persino i migliori sistemi
Ethernet ‘preconfezionati’ (Cots,
Reti Tecnicamente
La scelta
del cavo
adeguato parte
dall’identificazione
del tipo
di applicazione
Commercial-off-the-shelf) non
sono fatti per sostenere queste
condizioni nel tempo. Condizioni
difficili richiedono cablaggi
irrobustiti e soltanto i componenti
di sistemi Ethernet di livello
industriale sono costruiti in modo
sufficientemente robusto per
sopportare i rischi e pericoli a cui
sono esposti giorno dopo giorno.
Per connettere singoli
componenti - dagli armadi,
alla sala telecomunicazioni al
pavimento di fabbrica, per finire
fino alla macchina vera e propria
- gli acquirenti devono scegliere
soluzioni per cavi e connettività
Ethernet industriali in grado di
garantire il massimo livello di
affidabilità, qualità e prestazioni,
con prodotti adatti per essere usati
in ambienti con elevata abrasività,
in contatto diretto con idrocarburi,
derivati e solventi, tenendo conto
delle interferenze elettromagnetiche
(Emi), elevate temperature di
funzionamento, condizioni
termiche dell’ambiente, fluttuazioni
nella potenza e nella tensione,
vibrazioni di macchine, rischi
meccanici e molto altro ancora.
Come selezionare il giusto
supporto Ethernet
Per contribuire a ottimizzare i costi
e individuare la tecnologia più
adatta, vi sono cinque passi nella
selezione del cavo giusto.
Il primo passo consiste
nell’identificare l’applicazione e nel
comprendere dunque per quale tipo
di applicazione sia richiesto il cavo:
- armadi/sale controllo e
installazioni permanenti,
ambienti chiusi, dove le
vibrazioni sono contenute;
in queste applicazioni, un
conduttore solido rappresenta
la giusta scelta, predisposta per
il futuro con elevata capacità di
banda;
- area di fabbrica con moderata
flessione, area di fabbrica e
TABELLA 1. SCELTA DEL TIPO DI CAVO CORRETTO
Velocità dati
Classe canale Iso/Iec 11801
Fino a 100 Mb/s
Fino a 1 Gb/s
Fino a 10 Gb/s
Classe D
Classe D
Classe E
Categoria cavo Belden consigliato
Cat. 5e (2pr)
Cat. 5e (4pr)
Cat. 7
Categoria cavo patch Belden
consigliato
Cat. 5e (2pr)
Cat. 5e (4pr)
Cat. 6
Aprile 2014 - Automazione Industriale
051
Tecnicamente Reti
TABELLA 2. CARATTERISTICHE DEI DIVERSI TIPI DI GUAINA
Funzione
Resistenza al petrolio
Resistenza all’abrasione
Flessione continua
Attributi specifici
PVC
**
**
**
Utilizzo generale, buona
resistenza meccanica
FRNC
**
*
*
Ritardante di fiamma, bassa
emissione di fumi se brucia
Costo di installazione
Tipo di applicazione
$
$$
Installazione permanente
Installazione permanente
Flessione moderata
Flessione moderata
Legenda: * = discreta, ** = buona, *** = eccellente, **** = eccezionale
di lavoro, con elevati livelli di
vibrazioni, probabile esposizione
dei cavi a petrolio, prodotti
chimici, maneggio senza cura,
abrasione, radiazioni UV,
variazioni di temperatura e
rumorosità elettromagnetica
(Emi e Rfi);
- flessione continua (alta
flessione), da utilizzare sulla
macchina stessa, dove le
vibrazioni e le temperature sono
molto elevate e dove occorrono
cablaggi altamente flessibili,
resistenti al trascinamento e
alla torsione, con esigenza di
alto livello di protezione della
connettività contro i liquidi
(M12 con protezione IP67).
Il secondo passo consiste nel
definire i requisiti di velocità dati:
fino a 100 Mb/s, fino a 1 Gb/s o,
ancora, fino a 10 Gb/s.
La Tabella 1 può facilitare la scelta
del tipo di cavo corretto.
Il terzo passo consiste invece
nel selezionare il tipo di guaina
più adatto. Come indicato nella
Tabella 2, sono disponibili diversi
tipi di guaina, con le rispettive
caratteristiche.
Il quarto passo, invece, riguarda
la scelta tra cavo schermato e
cavo non schermato. I cavi non
052
TPE
***
***
****
Eccellente per applicazioni
con flessione e resistenza
molto buona ad oli e
refrigeranti
PUR
***
****
****
Resistenza all’abrasione,
alta flessione ed elevata
tolleranza a solventi
$$$
Flessione continua
$$$
Flessione moderata
Flessione continua
solidi e intrecciati. La discussione
su conduttori solidi/intrecciati
dovrebbe essere inclusa nel
primo passo, quello della scelta
dell’applicazione, poiché questa
è direttamente legata al tipo
di conduttore (armadi=solido,
flessione moderata=intrecciato,
flessione continua=altamente
intrecciato/trascinamento/torsione).
I cavi a coppia unità forniscono
resistenza ai rigori dell’installazione,
utilizzando una tecnica produttiva
che fissa l’isolamento delle coppie
lungo i loro assi longitudinali, in
modo che non si possano creare
degli spazi tra coppie di conduttori.
Al contrario, una struttura a coppie
non saldate può dare luogo a spazi
tra le coppie durante l’installazione
e a differenze di impedenza.
schermati possono essere utilizzati
nella maggior parte degli ambienti;
i cavi schermati sono consigliati
specialmente per ambienti con
elevato rumore. La schermatura è
ottenuta tipicamente utilizzando un
foglio o un trefolo per proteggere
l’integrità del segnale e per
schermare qualunque interferenza
o rumore indesiderato. Per fornire
durata e protezione aggiuntive può
essere utilizzata una combinazione
foglio/trefolo.
Infine, il quinto passo riguarda la
selezione del tipo di conduttore,
a coppie intrecciate o a coppie
unite (bonded). Qui la discussione
dovrebbe riguardare solamente
la scelta tra coppie intrecciate
o coppie unite, per entrambe le
opzioni sono disponibili conduttori
Automazione Industriale - Aprile 2014
*Loredana Coscotin, Product Marketing
Manager Industrial Cable Emea di
Belden, è responsabile delle attività di
Belden nel campo dei cavi industriali,
inclusa la linea DataTuff.
I cavi a
coppia unita
forniscono
maggiore
resistenza
in fase di
installazione
Scopri
i contenuti
aggiuntivi
Tecnicamente Reti
L’automazione
si protegge in rete
Con l’alleanza strategica tra Rockwell Automation e Cisco Systems si estende
il portafoglio di prodotti per l’infrastruttura di rete del fornitore di Milwaukee,
con nuove soluzioni per architetture di comunicazione sempre più integrate
di Antonello Messina
È
ormai evidente
come le strutture
manifatturiere stiano
rapidamente migrando le loro
reti di comunicazione verso degli
standard molto più aperti rispetto
al passato. In questo senso, le
reti Ethernet e il protocollo Tcp/
IP la fanno indubbiamente da
padrone. Offrendo un ecosistema
tecnologico collaudato e aperto,
l’accoppiata Ethernet-Tcp/IP
permette non solo di fare dialogare
i sistemi di produzione tra loro, ma
054
Automazione Industriale - Aprile 2014
addirittura di integrare l’ambiente
di fabbrica con tutte le altre
funzioni aziendali, dando vita a
una struttura totalmente connessa
che può abbracciare tutto ciò che
va dall’approvvigionamento delle
materie prime all’assistenza postvendita, dalle attività commerciali
al customer service.
La ricchezza di risorse hardware
e software che ha a disposizione
chi implementa una rete di questo
tipo consente anche di fruire
delle funzionalità necessarie per
gestire l’evoluzione verso l’uso di
architetture big data, verso il cloud
computing e verso la virtualizzazione
delle risorse.
Non è quindi un caso se Rockwell
Automation abbia definito il
concetto di EtherNet/IP. Tale
concetto prevede dei sistemi di
rete di fabbrica basati su tecnologie
standard che consentono il controllo
e lo scambio di informazioni
in tempo reale nell’ambito di
applicazioni discrete, di processo,
batch, di sicurezza, di azionamento
Reti Tecnicamente
e così via. La rete EtherNet/IP
collega i dispositivi di campo - quali
sensori o driver per motori - ai
rispettivi controllori, ai sistemi di
interfacciamento con l’operatore
nonché ai centri informativi
aziendali. In pratica, EtherNet/
IP supporta le comunicazioni sia
industriali sia non industriali,
estendendole alle infrastrutture di
rete di tutta l’organizzazione.
EtherNet/IP rappresenta oggi lo
standard industriale più diffuso al
mondo, con una base di installato
di vari milioni di nodi e con oltre
300 fornitori di apparati. A tale
proposito, Rockwell Automation e
Cisco Systems hanno stabilito da
tempo un’alleanza strategica che
ha permesso di consolidare due
competenze specifiche in settori
apparentemente lontani - l’ambiente
di fabbrica e il mondo d’ufficio dando vita a una serie di prodotti,
soluzioni, servizi e sviluppi in cui
convergono cultura IT e cultura
manifatturiera.
Sulla base di questa intesa, Rockwell
Automation offre oggi oltre 4mila
prodotti di automazione dotati
di interfacce di rete integrate o
equipaggiabili con moduli di
comunicazione opzionali. A questo
si aggiunge un ampio portafoglio di
soluzioni di infrastruttura EtherNet/
IP costituito da switch, router,
modem e così via. Tali prodotti sono
progettati in modo specifico per
operare negli ambienti industriali
nel contesto di una ‘Integrated
Architecture’ aperta all’universo
Ethernet e Tcp/IP standard.
Cresce la famiglia Stratix
La linea di prodotti EtherNet/IP di
Rockwell Automation è in costante
evoluzione; recentemente la società
ha ampliato la famiglia di router
e switch industriali Allen-Bradley
Stratix con una serie di nuove
soluzioni.
L’ampliamento riguarda lo switch
Ethernet industriale Stratix 5700,
dotato di funzionalità opzionali di
Network Address Translation (Nat),
e il router di servizi Stratix 5900, che
offre contemporaneamente capacità
Vpn e protezione firewall.
Lo switch Allen-Bradley Stratix
5700 nasce da un’esigenza specifica:
semplificare la messa in servizio
degli apparati di rete.
L’integrazione delle macchine su
un’unica infrastruttura di rete a
livello industriale può infatti rivelarsi
un compito complesso poiché gli
indirizzi IP assegnati dai costruttori
raramente soddisfano i requisiti della
rete dell’utente finale.
Di solito, infatti, tali indirizzi
sono sconosciuti fino al momento
dell’installazione degli apparati,
e configurare le macchine può
rappresentare un vero e proprio
Fig. 1.
I nuovi switch
Stratix 5700
punto di arresto, sia per i costruttori
sia per gli utenti. Tale operazione
può pertanto comportare costi
aggiuntivi e tempi di messa in
servizio più lunghi, con onerosi
ritardi nell’avvio della produzione.
Automatizzata all’interno
dell’hardware, la funzionalità Nat
consente prestazioni superiori e
una notevole semplificazione della
fase di mappatura sulla rete degli
indirizzi IP, sia quelli locali, sia quelli
dei singoli macchinari, sia ancora
quelli attivi sulla rete d’utente. Se
questo rappresenta un beneficio
importante quando si devono
integrare macchine del medesimo
produttore sulla stessa linea di
produzione, lo è ancor di più quando
le apparecchiature provengono da
costruttori diversi. Lo Stratix 5700
con funzionalità Nat consente di
offrire macchine standard che non
necessitano la programmazione di
indirizzi IP unici. L’utente finale,
grazie alla funzionalità Nat, può
integrare più semplicemente le
macchine facilitando inoltre la
manutenzione.
La funzionalità Nat evita il ricorso
a componenti aggiuntivi, che
di solito richiedono spazio, cavi
supplementari e supporto aggiuntivo
per le fasi di configurazione e
gestione.
Oltre a questo, gli switch Stratix
5700 con tecnologia Nat offrono agli
utenti l’opportunità di segmentare
o di isolare il traffico di rete. Ciò
permette di rendere visibili a
una rete più estesa solo parte dei
dispositivi. Limitando l’accesso a
determinati dispositivi e isolandoli
dal traffico della rete estesa, è
possibile ottimizzare le prestazioni
della rete locale.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
055
Tecnicamente Reti
Fig. 2. Il router
Allen-Bradley
Stratix 5900
La linea di switch Stratix
5700 è oggi disponibile in tre
configurazioni base, a 6, 10 e
20 porte. Le caratteristiche del
prodotto includono: un sistema
di sincronizzazione basato sullo
standard Ieee 1588, funzioni
QoS (Quality of Service) e Rep
(Resilient Ethernet Protocol).
Alcune funzionalità aggiuntive
consentono di aumentare la
disponibilità e le prestazioni a
livello di comunicazione, offrendo
maggiore precisione nell’isolamento
dei problemi. Ogni switch Stratix
5700 comprende un doppio ingresso
di alimentazione, allarmi di ingresso
e di uscita, porta per la consolle
esterna, slot Sfp predisposti per
fibra ottica, montaggio su guida
Din, e un arco di temperature di
funzionamento tra -40 e +60 °C.
Le opzioni dei diversi modelli
includono: Nat, due porte Gigabit,
scheda Secure Digital Flash,
rivestimento protettivo e due diverse
configurazioni software per un
totale di 20 modelli diversi, ognuno
studiato per soddisfare al meglio le
esigenze applicative delle macchine e
dell’utente finale.
Nell’ambito della famiglia Stratix
5700 è da segnalare la versione
ArmorStratix. Si tratta di un modello
immunizzato con protezione
IP67 e montabile pertanto
anche esternamente all’armadio
dati. Questa unità da 24 porte è
056
Automazione Industriale - Aprile 2014
disponibile in varianti Gig e Power
over Ethernet (PoE) da 10 e 18 porte.
Le soluzioni in standard PoE e PoE+
(Power over Ethernet) consentono
di sfruttare lo stesso cavo per
trasportare dati e alimentazione.
Oltre al costo, un evidente vantaggio
è la maggiore flessibilità di
spostamento e riconfigurazione dei
macchinari, due operazioni che sono
di solito fortemente condizionate dai
cablaggi.
Router con protezione
firewall e Vpn integrati
Il secondo annuncio relativo ai
prodotti Ethernet/IP riguarda i
router per servizi Allen-Bradley
Stratix 5900. Questi nuovi router
sono i primi del catalogo di prodotti
di rete Rockwell Automation
a fornire simultaneamente
funzionalità Vpn (Virtual Private
Network) e protezione firewall. Tali
capacità rendono i nuovi router
ideali per sviluppare aree e zone
protette, oltre che per connetterle da
una postazione remota attraverso
una rete non sicura.
Grazie alla contemporaneità delle
funzioni Vpn e firewall, i router per
servizi Stratix 5900 permettono
di circoscrivere e regolare le
comunicazioni dando vita a un
perimetro di sicurezza all’interno del
quale scambiare informazioni senza
pericoli di intrusioni o interruzioni.
Le Vpn permettono anche di creare
una canalizzazione protetta delle
comunicazioni server-apparato,
proteggendo le aree e le celle da
accessi indesiderati da parte di
altri apparati presenti nella stessa
struttura. Le funzionalità firewall
permettono invece di monitorare
e bloccare input o output che non
soddisfano la politica di sicurezza
preconfigurata. In combinazione,
Vpn e firewall contribuiscono a
definire una rete più sicura e robusta,
ideale per le comunicazioni dei
sistemi sia industriali sia business.
Il router consente inoltre ai siti
produttivi di collegarsi e comunicare
con località remote, poste a qualsiasi
distanza. Questa rappresenta
un’applicazione comune non solo
negli impianti petroliferi o di
depurazione delle acque - dove
gli apparati sono dislocati su vaste
aree - ma anche nelle fabbriche
‘distribuite’ che si vanno sempre più
spesso delineando, le quali devono
comunicare tra loro per portare a
termine un processo comune.
Il router industriale Stratix 5900
gira su piattaforma software
d’infrastruttura Cisco IoS, e
include una porta Wan (Wide
Area Network) e quattro porte Fast
Ethernet.
L’hardware include alcune dotazioni
embedded quali Nat, filtraggio
protocollo Nbar e funzionalità
Access Control List (Acl) e Quality
of Service (QoS) per l’assegnazione
delle priorità.
Questa versione offre un’elevata
resistenza agli shock e alle
vibrazioni: fornita in versione per
montaggio su guida Din, opera in
un range di temperature da -25
a +60 °C, tipico degli ambienti
industriali.
Tecnicamente Microelettronica
Più comunicazioni
nella fabbrica del futuro
L’evoluzione del settore del controllo industriale, legata a trend quali la
miniaturizzazione delle funzioni e la crescente pervasività delle comunicazioni,
sta progressivamente modificando i paradigmi di produzione dei semiconduttori.
Ne parliamo con Texas Instruments
di Antonello Messina
L
a crescita del settore
dell’automazione industriale
non può prescindere dallo
sviluppo delle nuove tecnologie.
Le tendenze in atto porteranno
sicuramente a una maggiore
integrazione dei componenti di
058
Automazione Industriale - Aprile 2014
base, ma la vera crescita prenderà
direzioni del tutto nuove.
Alcuni dei trend più esplosivi
riguardano la miniaturizzazione
delle funzioni e la crescente
pervasività delle comunicazioni.
Questo comporterà lo sviluppo
di fabbriche adattative,
multiprocessing e interconnesse.
Le comunicazioni basate su
Ethernet/IP stanno permeando
sempre più il mondo
dell’automazione, arrivando a
coinvolgere non solo gli apparati
Microelettronica Tecnicamente
e i processi di fabbrica, ma
addirittura le relazioni con i
fornitori e i processi aziendali,
spingendosi fino ai device mobili
dei collaboratori. Già oggi questa
evoluzione sta favorendo lo
sviluppo di ecosistemi industriali
totalmente ‘Internet-enabled’, che
offrono ai produttori l’opportunità
di fare leva, in qualsiasi
momento e in qualsiasi contesto
aziendale, dalla progettazione
all’approvvigionamento dei
ricambi, su informazioni storiche
o in tempo reale sempre corrette e
aggiornate.
Le sfide dell’automazione
Efficienza energetica,
comunicazioni e sicurezza
rappresentano le sfide principali
sulle quali si stanno concentrando
molti fornitori di semiconduttori
per automazione industriale.
Abbiamo chiesto a Thomas Leyrer,
Head Industrial Automation Lab
Emea di Texas Instruments, quali
sono secondo Texas Instruments le
macrotendenze in atto nel mercato
dell’automazione di fabbrica.
“Stiamo assistendo al passaggio
dalla classica piramide
dell’automazione a un’architettura
più eterogenea, organizzata
in cluster”, ha detto Leyrer.
“Nell’automazione industriale
questo significa maggiori livelli
di intelligenza e di flessibilità
distribuiti a livello di campo.
Significa anche una maggiore
efficienza in termini di produttività
e di consumi di energia nel
processo manifatturiero. A questo
si aggiunge la perfetta integrazione
del processo manifatturiero nel
ciclo di vita del prodotto”.
Quali possono essere le
conseguenze per l’industria
dei semiconduttori?
Tra gli effetti pratici spiccano
l’integrazione di funzioni di
comunicazione industriale nei
controller standard utilizzati a
livello di campo, di funzioni di
comunicazione wireless a bassa
potenza, nonché di sensori
alimentati in remoto tramite Rfid e
Nfc (Near Field Communication).
Come risponde Texas Instruments
a questa evoluzione?
Texas Instruments supporta diversi
standard di comunicazione wired e
wireless utilizzati nell’automazione
industriale e integra Industrial
Ethernet nei processori Arm
standard. Ad esempio, il processore
Sitara AM335x prevede un
blocco Industrial Ethernet con
comunicazioni multiprotocollo,
quali Profinet ed EtherCat. Oltre
a questo Texas Instruments
offre dei sensori intelligenti che
affiancano, all’interfaccia analogica
di rilevamento, delle funzioni di
comunicazione digitale in protocollo
Thomas
Leyrer, Head
Industrial
Automation Lab
Emea di Texas
Instruments
Hart e IO Link. L’integrazione di
funzioni Nfc nei sensori ultralowpower, come l’RF430RFL, consente
inoltre di alimentare a distanza e di
comunicare in modo bidirezionale
con il dispositivo. Dal punto di
vista pratico, TI supporta questa
evoluzione con un set completo
di progetti di riferimento,
come ad esempio la Profinet
Communications Development
Platform. Questa comprende
una piattaforma hardware di
comunicazione industrial, un kit per
lo sviluppo di software industriale
e un’implementazione Profinet
certificata.
Per le comunicazioni con i
macchinari, TI offre dei sensori
Rfid quali il dispositivo RF430FRL.
Questi sono sensori senza batteria
con comunicazioni remote
Nfc, tecnologia Fram integrata
e rilevamento di temperatura
on-chip.
Come crede si modificherà
il processo produttivo
nella fabbrica del futuro?
La fabbrica del futuro aumenterà
ulteriormente i livelli di efficienza
del flusso manifatturiero e
dei consumi di energia. Le
caratteristiche dei prodotti
potranno essere modificate in
tempo reale accogliendo i requisiti
e le richieste dei clienti. Sempre
più prodotti saranno inoltre in
grado di ricordare la propria
storia, migliorando ulteriormente
il servizio e la diagnostica.
L’evoluzione verso un nuovo livello
di comunicazione wired e wireless
consentirà di migliorare l’assistenza
e la diagnosi nei processi di
fabbricazione.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
059
Software Mes
Informazioni
in tempo reale = denaro
Con sistemi Mes/Mom ‘che partono dal basso’ si possono
migliorare l’efficienza e ridurre i costi legati ad aspetti
qualitativi o manutentivi
di Luigi De Bernardini*
N
egli scenari competitivi
tipici dell’attuale situazione
di mercato la maggior
parte delle aziende sta concentrando
investimenti significativi nella
realizzazione di sistemi di raccolta e
analisi delle informazioni acquisite
da linee di produzione o, più in
generale, dalle Operations. Questo
può essere finalizzato, a seconda
dei casi, ad analizzare aspetti che
riguardano la qualità, l’efficienza, la
produttività o i costi del personale.
La scelta ovviamente dipende da
quello che ciascuna azienda ritiene
essere l’elemento più critico per
migliorare o mantenere la propria
competitività.
La maggior parte delle aziende
con le quali io normalmente
entro in contatto è però
focalizzata principalmente
nel rendere disponibili ai manager
o ai responsabili di produzione
informazioni e report relativi
a quelli che possono essere
considerati i risultati nel passato
più o meno vicino (l’ultimo turno,
l’ultimo giorno, l’ultima settimana,
l’ultimo mese e così via), per
confrontarli poi con informazioni
analoghe di altri periodi e con i
dati-obiettivo che erano stati fissati.
Tutto ciò è estremamente utile in
quanto consente di imparare dal
passato per evitare di ripetere nel
futuro quegli errori che possono aver
compromesso il risultato atteso. È un
processo di miglioramento continuo
che, basandosi sull’esperienza,
identifica le azioni correttive da
intraprendere nel futuro.
È però veramente questo il modo
migliore per fare efficienza?
Spesso, quando sto discutendo
con qualche cliente di questo tipo
di progetti, dico loro che questo
approccio è simile a quello della
persona che, arrivata in casa, scopre
di aver perso tutti i soldi che aveva
in tasca a causa di un buco del
quale non si era accorto. Il fatto di
riconoscerlo gli consente di cucire
la tasca ed evitare che il medesimo
episodio si verifichi anche il giorno
successivo. Diverso sarebbe stato se
avesse sentito qualche moneta cadere
e avesse potuto spostare il denaro in
un luogo più sicuro o almeno tenere
una mano sulla tasca fino a che non
arrivava a casa, per evitare che anche
gli altri soldi uscissero.
Riconoscendo il problema prima,
avrebbe potuto intervenire per
ridurre fin da subito le perdite.
Riconoscere il problema
è il primo passo
per risolverlo
Esattamente lo stesso ragionamento si
può trasferire e adattare a qualunque
azienda produttiva.
060
Automazione Industriale - Aprile 2014
Mes Software
È sicuramente importante poter
analizzare i dati di produzione
per comprendere quali siano
stati i fattori che hanno causato
perdite di qualità, produzione
o efficienza. È però molto più
utile poter riconoscere in tempo
reale l’insorgere di un qualsiasi
problema e poter intervenire
perché questo non comprometta,
o almeno comprometta nel modo
più limitato possibile, l’obiettivo
produttivo.
Questa differenza di approccio è la
medesima che si trova nei sistemi
Mes/Mom ‘calati dall’alto’, rispetto a
quelli che ‘partono dal basso’.
I primi, per loro intrinseca natura,
si concentrano sul raccogliere
informazioni che consentano
di produrre resoconti più o
meno frequenti che possono
essere analizzati per prendere
decisioni operative. I secondi, che
normalmente sono direttamente
connessi alle linee produttive e
quindi alle cause dei problemi,
hanno a disposizione informazioni
granulari che possono essere rese
disponibili in tempo reale per
consentire a tutti gli attori coinvolti
nella gestione della produzione,
a partire dagli operatori di linea,
di conoscere come le cose stanno
andando e non come sono andate.
Questo consente loro di intervenire
prima che l’eventuale problema
completi il suo effetto sul risultato
di produzione e di indurre quindi
un immediato risparmio.
In una recente realizzazione che
abbiamo implementato nel reparto
di confezionamento di un’azienda
alimentare abbiamo potuto
toccare con mano il valore della
disponibilità di informazioni in
tempo reale.
Il cliente era dotato di un
sofisticato sistema di reportistica
generata dalle informazioni
raccolte e imputate nel sistema
gestionale. Questo gli consentiva
una dettagliata analisi per turno.
Non soddisfatto ha deciso di
realizzare un sistema di raccolta
dati in tempo reale dalle linee di
confezionamento, di elaborare
tali informazioni per rendere
disponibili, attraverso un grande
schermo dedicato a ciascuna linea,
i dati di efficienza in tempo reale
confrontati con i target.
Nel giro di pochi mesi
la disponibilità di queste
informazioni, consentendo
agli operatori di intervenire
non appena riconoscevano che
l’andamento iniziava a discostarsi
da quello atteso, ha comportato
un miglioramento dell’efficienza
complessiva del reparto di una
percentuale a due cifre. Ciò si
è ovviamente tradotto in un
importante risparmio economico
che ha consentito di ripagare il
sistema con una rapidità inattesa.
Questo è solo un esempio di come
la disponibilità delle corrette
informazioni in tempo reale si
traduca direttamente in denaro,
guadagnato per un aumento
dell’efficienza o risparmiato per una
riduzione dei costi legati ad aspetti
qualitativi o manutentivi.
* Ceo di Autoware.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
061
Prodotti News
a cura di Franco Gori
Controllo e visualizzazione integrati
con QuickPanel+ di GE
G
E lancia QuickPanel+,
il primo prodotto della
nuova linea di soluzioni
per interfacce operatore
studiate per sfruttare i vantaggi
offerti dalle reti Internet
industriali. Con tecnologia
touchscreen, QuickPanel+
integra funzioni di controllo,
visualizzazione e funzioni
embedded di storicizzazione
dei dati in un unico dispositivo.
QuickPanel+ è un’interfaccia
operatore per applicazioni
generiche, in grado di collegarsi
a diversi plc e pac industriali,
che, grazie al sistema operativo
Windows EC7, fornisce agli
utenti un browser completo
e un supporto multimediale
per ricavare reale valore dalle
operazioni di visualizzazione.
La soluzione è in grado di
migliorare la produttività e la
condivisione delle conoscenze
assicurando agli utenti la
disponibilità immediata di
risorse quali documentazione e
video di formazione.
Il primo modello di QuickPanel+,
già disponibile, prevede
il formato con schermo
panoramico da 7”, cui
seguiranno presto altri modelli.
Flussostato Sby con risposta di 10 ms
i
fm electronic ha presentato il
flussostato Sby, che funziona
secondo il principio del
pistone con supporto a molla,
mentre un sensore induttivo
rileva la posizione del pistone
062
Automazione Industriale - Aprile 2014
e provvede a fornire l’uscita
digitale. Per altre versioni
del flussostato, dei sensori
analogici rilevano la posizione
del pistone tramite campo
magnetico. La tensione della
molla garantisce un ritorno
sicuro del pistone nella sua
posizione iniziale se il flusso
diminuisce e questo permette
di installare il flussostato
indipendentemente dalla
posizione, evitando un riflusso.
Con un tempo di risposta
inferiore o uguale a 10 ms,
una ripetibilità dell’1% e
un campo di pressione fino
a 25 bar, questi dispositivi
sono resistenti a variazioni di
temperatura e di pressione
e sono idonei ad ambienti
difficili per il monitoraggio
di cicli di raffreddamento in
processi termici. Le soglie di
commutazione sono regolabili
tramite potenziometro.
News Prodotti
Estensimetri Hbm per ambienti critici
N
ei test strutturali in
ambienti critici la
protezione meccanica
affidabile degli estensimetri
rappresenta un fattore
determinante per l’efficacia
della misurazione. Né gli agenti
atmosferici né la lunghezza
dei cavi possono influenzare
e compromettere il risultato
di misura. A questo scopo
Hbm Test and Measurement
ha realizzato un estensimetro
incapsulato con quattro fili di
collegamento: l’incapsulamento
offre una protezione ottimale
dell’estensimetro (Serie V di
Hbm) contro urti e umidità. I
quattro fili di collegamento da
il circuito esteso di Kreuzer
(brevettato). Le misurazioni
all’aperto, ad esempio sui
binari ferroviari, sulle navi e
nei camini, diventano in questo
modo molto più semplici.
La Serie V di Hbm con
quattro fili di collegamento
è disponibile anche con una
resistenza di 120 Ohm, nonché
nella variante a 350 Ohm, e
offre all’utente la massima
flessibilità nell’esecuzione di
test strutturali.
3 m dell’estensimetro sono
ideali per il collegamento agli
amplificatori di misura Hbm con
Da Prima Electro, inverter Arc da 70 a 150 kVA
P
rima Electro ha introdotto
una famiglia di inverter
Arc, progettati per
applicazioni industriali di
controllo dei motori asincroni
e Ipm brushless, mediante
algoritmo sensorless per
la regolazione di coppia e
velocità, con un range di
potenza medio-alta, da 70
a 150 kVA. La linea Arc è
progettata per l’alimentazione
diretta da rete trifase da 380
a 460 Vca, ed è pensata per
operare in condizioni ostili, ad
esempio in presenza di polvere
o con temperature e umidità
elevate. La comunicazione
run-time con l’inverter avviene
in CanOpen, mentre per la
manutenzione e la messa in
servizio è disponibile una porta
Ethernet. Il commissioning
è facilitato dall’autoidentificazione dei parametri di
controllo e delle caratteristiche
elettriche del motore; grazie
a un oscilloscopio virtuale
è possibile monitorare
costantemente tutte le variabili
interne. Infine, le operazioni
di manutenzione risultano
semplificate: la scheda di
controllo e le ventole di
raffreddamento, infatti, sono
state sviluppate per essere
sostituite in-field.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
063
Prodotti News
inoltre disponibile il supporto alle
specifiche di protocollo v1, v2c
e v3, compresi i messaggi Trap/
Inform e la sicurezza v3, oltre
al supporto per la generazione
automatica dei tag e per
l’importazione dei file Mib. Il driver
Snmp estende diverse funzionalità
di KepServerEX. Con KepServerEX
V5, le applicazioni client possono
accedere ai dati Snmp tramite
Disponibile il driver Snmp
per KepServerEX
K
epware Technologies ha
reso disponibile il driver
Snmp (Simple Network
Management Protocol) per
KepServerEX, la piattaforma
per la comunicazione basata su
Opc UA, distribuita in Italia da
Efa Automazione. Il protocollo
di rete Snmp consente la
configurazione, la gestione e la
supervisione di dispositivi collegati
a una rete. Con il nuovo driver,
gli utilizzatori di KepServerEX
possono ora comunicare con
una sola licenza con migliaia di
dispositivi che utilizzano Snmp; è
Opc DA, Opc UA, Opc AE, Opc
.Net, SuiteLink/FastDde, iFix
Native, Dde, AdvancedDde, e
NetDde. Con il plug-in Advanced
Tags, KepServerEX può
automaticamente scambiare i dati
tra i dispositivi Snmp e i controllori
che non supportano il protocollo
Snmp. Con il datalogger,
KepServerEX può effettuare il log
di tutti i dati forniti dai dispositivi
Snmp ai database Odbc.
Moduli di I/O remoto per l’automazione di processo
P
epperl+Fuchs ha completato
la gamma di I/O ultrasottili
con nuovi moduli di ingressi
digitali da otto canali, pensati
per l’automazione di processo.
Le custodie dei nuovi moduli,
caratterizzate da Led di stato per
ciascuno degli otto canali per
velocizzare diagnostica, messa in
servizio e manutenzione, hanno
una larghezza pari alla metà di
quella della versione precedente,
grazie alla costruzione compatta
dei connettori. Ciascuno dei
064
Automazione Industriale - Aprile 2014
due connettori a innesto sulla
parte frontale della custodia
ha otto contatti. I nuovi moduli
richiedono circa il 40% di spazio
di installazione in meno in un
sistema di I/O remoto completo,
inclusi l’unità di accoppiamento di
comunicazione e l’alimentatore, in
base alla combinazione di segnali.
Larghi solo 16 mm, i moduli ad
alta densità possono anche essere
inseriti su backplane esistenti.
SEW-EURODRIVE–Driving the world
SEW-EURODRIVE
muove il mondo.
La tecnica innovativa degli azionamenti di SEW-EURODRIVE è presente in tutto il mondo in svariati
campi di applicazione e con numerose opzioni disponibili. Che stiate guidando un'automobile,
bevendo una bottiglia d’acqua o ritirando i bagagli all'aeroporto, sareste sorpresi di sapere quante
azioni nel vostro quotidiano sono rese possibili da SEW-EURODRIVE. Le esigenze di massima qualità,
elevata efficienza energetica e riduzione dei costi di impianto non hanno confini. Così come le nostre
soluzioni di azionamento.
www.sew-eurodrive.it
Automazione applicata Alimentare
Bollicine perfette
con un processo
ben monitorato
Il software PcVue di Arc Informatique consente a Veuve
Clicquot di produrre champagne di qualità superiore
V
euve Clicquot, produttore
francese di champagne
nato nel 1772, opera da
sempre seguendo il motto ‘Solo una
qualità, la migliore’. Per produrre
costantemente nel rispetto di
questa filosofia, l’azienda, oggi
filiale del Gruppo Lvmh, deve
eseguire un monitoraggio preciso
dei suoi sistemi di produzione. Per
questo, alla fine del 2012, Veuve
Clicquot ha rinnovato il suo sistema
di supervisione delle cantine di
fermentazione, ossia dei luoghi
dove, dalle uve mature pigiate, si
produce il vino.
Monitorare un processo
fondamentale
Nel processo produttivo di Veuve
Clicquot la supervisione dei serbatoi
per la fermentazione alcolica e
malolattica (evento fermentativo
innescato dai batteri lattici in
conseguenza all’incremento della
temperatura, ndr) è cruciale.
Nel 2012, il software utilizzato
dall’azienda francese era alla fine
066
Automazione Industriale - Aprile 2014
(Fonte www.veuve-clicquot.com)
di Andrea Peraboni
del suo ciclo di vita ed era venuto
meno anche il supporto da parte
del suo editore; il cambiamento
doveva propendere verso una
soluzione duratura, che potesse essere
supportata per molti anni a venire.
“Oltre a considerare vari fattori
tecnici e di costo, abbiamo scelto la
suite software PcVue 10 sulla base
del rapporto di fiducia sviluppato e
mantenuto con Arc Informatique”,
ha affermato Stéphane Fournier,
manager di SF2I, l’azienda che ha
configurato e integrato il software di
supervisione presso Veuve Clicquot.
A facilitare il passaggio, è stato
poi il fatto che PcVue avesse
la stessa interfaccia grafica del
software precedente e offrisse una
maggiore facilità di modifica e
programmazione. Come ha detto
Guy Jendryka, Manager del reparto
elettrico, automazione e informatica
industriale di Veuve Clicquot: “Con
il precedente sistema, era necessario
essere un vero specialista IT per
riuscire a modificare il software,
mentre con PcVue quest’operazione è
più semplice e può essere fatta in base
alle necessità”.
Poiché le cantine di fermentazione
di Veuve Clicquot contengono
400 serbatoi di vari tipi e volumi
(da 50 hl a 725 hl), gli sviluppatori
dovevano essere in grado di
utilizzare dei modelli per ridurre
i tempi di programmazione e di
manutenzione. I serbatoi, inoltre,
sono dotati di un massimo di tre
sensori di controllo della temperatura
e di valvole manuali o automatiche.
L’applicazione, nello specifico, doveva
quindi gestire circa 40 variabili per
serbatoio, per un totale di 16.000.
A facilitare l’implementazione del
software di supervisione è stata
l’architettura di sviluppo di PcVue,
basata sugli oggetti.
“Questo tipo di architettura permette
Alimentare Automazione applicata
Veuve
Clicquot ha
selezionato
PcVue di Arc
Informatique
per il suo
sistema di
supervisione
Jendryka, che può ora monitorare
tutti i suoi serbatoi dal suo PC
desktop, aggiunge: “Il supervisore
PcVue ha reso intelligenti le nostre
cantine di fermentazione, perché è
possibile monitorare ogni aspetto del
controllo di temperatura da un unico
luogo”.
delle cantine di
fermentazione
di risparmiare tempo e semplifica
le operazioni; una volta creato un
modello per la dozzina di serbatoi
esistenti, si è trattato semplicemente
di instanziare gli oggetti per generare
automaticamente le variabili di
comunicazione”, ha detto ancora
Fournier.
Con la sua architettura virtuale,
PcVue è eseguito su un server
installato in una stanza sicura, con
aria condizionata e filtrata, protetta
contro l’umidità. La manutenibilità
dell’applicazione e la sua portabilità
su nuove macchine fisiche sono
quindi semplificate. Non meno
importante è infine il fatto che, in
un ambiente virtualizzato come
questo, il software, disaccoppiato
dall’hardware, consente tempi ridotti
di reinstallazione e messa in servizio
in caso di guasto.
Una supervisione agevole
Cinque client basati su web
permettono ai responsabili delle
cantine di osservare il sistema di
supervisione e selezionarne i set point
dai loro PC. Gli operatori possono
anche monitorare e controllare il
software tramite un touch screen a
42” installato nell’atrio delle cantine
e alla portata di tutti i visitatori; il
software comunica con i controllori
programmabili attraverso una rete
Modbus Tcp/IP, mentre un link Vpn
(Virtual private network) permette di
raccogliere informazioni dai serbatoi
esterni alle cantine di fermentazione
della casa.
Quattordici moduli di fermentazione
sono situati nella cantina principale
di Reims e quattro in varie località
nei vigneti dello Champagne,
a distanze da 30 a 200 km dalla
cantina principale. “Potere eseguire
la supervisione di tutte le nostre
cantine di fermentazione da un unico
punto elimina la necessità di recarci
presso ogni cantina”, dice Fournier.
“Se si manifesta un serio problema di
controllo della temperatura, il sistema
di supervisione emette un allarme”.
Gli operatori
possono anche
monitorare e
controllare il
software tramite
un touch screen
a 42” installato
nell’atrio delle
cantine
Un software che ha più
di una funzione
Incoraggiati da questa prima
esperienza positiva, i team tecnici di
Veuve Clicquot hanno rapidamente
compreso come poter utilizzare
PcVue altrove. Oltre alla supervisione
della fermentazione del vino nei
serbatoi, il sistema monitora anche la
produzione del freddo durante la fase
di stabilizzazione a freddo dopo la
miscelazione finale.
Va notato che PcVue non controlla
queste operazioni ma è usato per
osservare le loro impostazioni,
archiviare, registrare e seguire le
temperature, i guasti e altri dati. Esso
ha anche funzioni di monitoraggio
degli effluenti nei due impianti di
trattamento, dove gestisce i livelli
degli acidi e dell’idrossido di sodio,
tiene sotto controllo i valori di pH e
di portata e manda via e-mail allarmi
di rifornimento ai responsabili
quando i livelli diventano bassi.
Prossimamente il software sarà
impiegato anche in altre aree degli
stabilimenti Veuve Clicquot, come la
linea d’incellophanatura, ossia la linea
che dispone le capsule di stagnola e
le etichette sulle bottiglie prima della
spedizione. “Stiamo per utilizzare
PcVue, in particolare, per recuperare
gli ordini di produzione da Sap e
ottenere l’ID laser da applicare sul
vetro e sull’etichetta posteriore”,
conclude Jendryka.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
067
Automazione applicata Alimentare
Con i-Like, cresce
del 20% l’efficienza
di Sirap Gema
L’azienda attiva nel settore del packaging alimentare
potenzia produttività e qualità delle informazioni dei
processi grazie alla soluzione di Holonix per la gestione
dell’intero ciclo di movimentazione interna dei siti aziendali
di Alice Alinari
P
rosegue con soddisfazione
reciproca il progetto di
automazione informativa
di Sirap Gema, basato sulla
piattaforma i-Like di Holonix e
volto ad aumentare l’efficienza e
la qualità logistica dell’azienda,
attiva nel settore del packaging in
plastica termoformata per i prodotti
alimentari.
“Il progetto di Holonix nel primo sito
Sirap iniziò nel dicembre del 2011 a
Verolanuova (Brescia)”, spiega Jacopo
Cassina, Ceo di Holonix. “Forti dei
risultati positivi raggiunti, nel maggio
del 2012 è stato esteso a Castelbelforte
068
Automazione Industriale - Aprile 2014
(Mantova), sono state ampliate le
funzionalità a Verolanuova e, in
seguito, è stato implementato anche
a Castiglion Fiorentino (Arezzo),
mentre a partire dal 2014 la soluzione
di Holonix sarà applicata anche a San
Vito al Tagliamento (Pordenone) e a
Poznan in Polonia”.
L’estensione della collaborazione
tra Sirap Gema e Holonix è “il
risultato del successo ottenuto
dall’implementazione della
piattaforma i-Like di Holonix per la
gestione del Warehouse Management
System (Wms) e l’integrazione
Rfid nella sede di Castelbelforte”.
Oggetto di questa estensione si
conferma il Wms: “Lavorando sempre
sulla piattaforma di Wms abbiamo
introdotto varie funzionalità a step
e, in particolare, per il sito in Polonia
abbiamo iniziato con i semilavorati e,
successivamente, estenderemo il Wms
anche al prodotto finito”, aggiunge
Cassina.
Migliora il ciclo produttivo
Ad oggi, cinque degli otto stabilimenti
produttivi totali di Sirap Gema
contano dunque sulla tecnologia
i-Like per la gestione del magazzino e
l’evasione degli ordini. La piattaforma
coordina l’intero ciclo produttivo,
dal passaggio dalla materia prima al
prodotto finito, e inizia il processo di
tracciabilità dalla foglia di estrusione
fino all’output finale, oltre a gestire i
processi di pallettizzazione, stoccaggio
e distribuzione del prodotto finito.
Queste ultime operazioni sono rese
possibili grazie all’integrazione della
piattaforma i-Like con uno specifico
sistema - Erp o gestionale - che prevede
l’utilizzo di codici a barre per i prodotti
e tag Rfid per i magazzini. Tutti i
processi sono gestiti centralmente
attraverso una web-app remota,
disponibile anche su mobile, mentre
le attività dei magazzini sono condotte
dagli operatori attraverso Pda.
“Complessivamente, i-Like si
Alimentare Automazione applicata
interfaccia con l’Erp aziendale di
Sirap e con uno specifico software
interno in uso per la gestione
delle consegne”, dice Cassina. “La
tecnologia di i-Like ci ha permesso
di usare in maniera intelligente i
dati aziendali e ottimizzare processi
cruciali come l’organizzazione del
magazzino e dei prodotti finiti. Dati i
brillanti risultati ottenuti finora siamo
certi che la collaborazione con Sirap
Gema continuerà anche in futuro”.
L’implementazione della piattaforma
i-Like ha portato benefici concreti e
tangibili, primo fra tutti un incremento
di circa il 20% della produttività e della
qualità delle informazioni dei processi.
Il raggiungimento di questo traguardo
ha assicurato un netto miglioramento
dell’intero ciclo: dalla produzione alla
gestione del lavoro degli addetti. Per
ottenere i migliori risultati in termini
di performance ogni Wms è stato
customizzato tenendo conto delle
specifiche esigenze di ogni magazzino
e l’utilizzo di una soluzione uniforme
ha portato a un superiore livello di
interazione tra gli stessi.
“La collaborazione con Holonix ci
ha consentito di dare una risposta
alla complessità della nostra realtà
aziendale sia dal punto di vista
della movimentazione dei materiali
che dell’integrazione all’intera
infrastruttura IT”, dichiara Stefano
Pellegatta, direttore Supply Chain di
Sirap Gema. “Grazie agli importanti
successi riportati a Castelbelforte
è stato per noi naturale ripensare
ad i-Like come soluzione standard
per allineare e gestire gli altri nostri
magazzini sia italiani che esteri.
Ci aspettiamo molto da questo
progetto ma stiamo già riscontrando
evidenze di un incremento sostanziale
dell’intero ciclo produttivo e
organizzativo”.
La
piattaforma
Wms coordina
l’intero ciclo
produttivo in
Sirap Gema
Aprile 2014 - Automazione Industriale
069
Automazione applicata Alimentare
Soluzioni che alimentano
la produttività
Le macchine
prodotte da
Abm sono
un punto di
riferimento
internazionale
nell’industria
Abm, Oem di rilievo internazionale nel settore
della panificazione e della pasticceria, ha
selezionato sui suoi macchinari le soluzioni di
automazione Mitsubishi Electric per il controllo
e la visualizzazione
dolciaria
di Carolina Mirò
N
ell’industria dolciaria le
macchine Abm, prodotte
dall’omonima azienda
di Rovigo, sono un punto di
riferimento internazionale. Dal 2006
Abm opera sui mercati esteri e, dal
2012, il 97% della sua produzione
è destinato all’export. Le macchine
Abm sono installate in tutto il
mondo e sono particolarmente
apprezzate in quei Paesi emergenti
“sempre più orientati alla qualità”,
come dice Antonio Benvegnù,
fondatore dell’azienda veneta. “Le
nostre macchine offrono affidabilità,
un sostanziale miglioramento della
sicurezza sul posto di lavoro, pulizia
d’impianto, linearità di sistema,
differenziazione e, ovviamente,
design Made in Italy”. L’automazione
dei macchinari Abm è firmata
Mitsubishi Electric.
070
Automazione Industriale - Aprile 2014
Un unico referente
per l’automazione
Prima di scegliere Mitsubishi
Electric, Abm ha eseguito test
comparativi su componenti di
vari produttori prendendo in
considerazione le dimensioni,
le caratteristiche tecniche,
le prestazioni, la gamma di
modelli, l’affidabilità e, non
ultimo, il costo. Il risultato delle
verifiche ha portato l’azienda ad
adottare i prodotti Mitsubishi
Electric in tutte le macchine,
anche all’interno delle più
semplici e di profilo meno
alto, dove in precedenza erano
adoperate schede elettroniche e
componentistica custom. “Dopo
i primi test con i componenti
Mitsubishi Electric”, dice ancora
Benvegnù, “non abbiamo avuto
dubbi circa l’affidabilità e la
versatilità dei suoi prodotti;
inoltre apprezziamo il modo di
lavorare di Mitsubishi Electric,
focalizzato sulla soddisfazione
del cliente sotto il profilo della
sicurezza di funzionamento
e orientato a consentire una
produttività continua”.
Un altro elemento importante
per Abm è la possibilità di
avere un unico referente per
l’automazione delle sue macchine
e in Mitsubishi Electric ha
trovato un fornitore in grado
di capire le problematiche di
un comparto complesso come
quello alimentare e di sviluppare
soluzioni per tutte le fasi del
processo di produzione.
“Con la collaborazione dei nostri
ingegneri abbiamo ottimizzato le
prestazioni di ogni componente
e abbiamo potuto realizzare
macchine precise e facili da
usare per l’operatore”, evidenzia
Benvegnù.
Abm si avvale anche della
collaborazione di numerosi tecnici
per testare le macchine, come i
tecnologi alimentari che approvano
ogni tipologia d’impasto.
Alimentare Automazione applicata
Una scelta accurata per
controllo e visualizzazione
Nel dettaglio, Abm ha installato
i plc Melsec FX3G e i pannelli
operatore GT1055.
Il plc FX3G è stato progettato da
Mitsubishi Electric con dimensioni
molto compatte, per applicazioni
ridotte ma con prestazioni spesso
critiche e si adatta a qualsiasi
esigenza grazie alla grande varietà
di funzioni; il controllore impiega
lo stesso hardware e software
della serie FX e garantisce il
controllo diretto di sistemi motion
e inverter senza bisogno di
hardware aggiuntivo. Ciò aumenta
la semplicità d’implementazione
e consente di realizzare sistemi
multi-asse affidabili senza altri
costi per un controllore specifico.
Oltre a poter operare
autonomamente, gli FX3G
possono integrare facilmente gli
altri componenti di un sistema: le
istruzioni standard adottate, infatti,
agevolano il controllo tramite
un collegamento digitale preciso
e affidabile. La semplicità di
collegamento a uno o più inverter
(ad esempio, FR-D700), oltre a
permettere un funzionamento
più preciso del motore, ottimizza
anche il consumo energetico.
La serie è progettata con due
bus: il primo collega i moduli
I/O e i blocchi funzionali FX, per
offrire una gamma completa di
I/O e moduli funzione analogici
e di rete. Il secondo bus utilizza
invece i moduli Adp della serie
FX3U per aggiungere funzioni di
comunicazione ad alte prestazioni
e analogiche collegate direttamente
alla cpu. Un simile approccio
costruttivo permette di aumentare
I pannelli
operatore
GT1055 sono
stati selezionati
da Abm per
la semplicità
di utilizzo e di
programmazione,
la leggibilità
e l’assenza di
manutenzione
Abm ha
installato sulle
sue macchine
i plc Melsec
FX3G, progettati
da Mitsubishi
Electric per
applicazioni
ridotte ma in
grado di offrire
grande varietà
di funzioni
le prestazioni, riducendo la
programmazione, con tempi di
sviluppo rapidi e una maggiore
produttività.
I pannelli operatore GT1055
sono stati invece selezionati
per la semplicità di utilizzo
e di programmazione, la
grande leggibilità, l’assenza di
manutenzione e il rapporto prezzo/
prestazioni. Secondo Antonio
Benvegnù: “Per un’azienda
internazionale come la nostra,
è stato importante il supporto
multilingua, che consente di
individuare e risolvere possibili
errori scambiando informazioni
in dieci lingue diverse”. La
programmazione del terminale
operatore è dinamica, grazie
al software GT Designer3, ed
efficiente grazie alla porta Usb
integrata, che accelera lo scambio
dei dati. La dotazione di serie
dei dispositivi di comando
comprende la gestione di ricette
e l’elaborazione degli allarmi e
dei segnali, che possono essere
visualizzati sullo schermo in
qualsiasi momento, per fornire
una guida all’operatore ed
eventualmente salvati come
storico.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
071
Automazione applicata Alimentare
L’aroma deciso
dell’integrazione
Utilizzando la piattaforma integrata per l’automazione
Sysmac di Omron, Betti ha sviluppato un applicatore di
dispenser in polietilene per una linea di confezionamento
che opera in cella frigorifera a 120 pezzi al minuto
di Laura Rubini
C
reare confezioni complesse in
campo alimentare può essere
un problema, soprattutto
quando sono richieste precisioni e
prestazioni importanti in impianti che
lavorano all’interno di celle frigorifere
con escursioni termiche molto elevate.
Orto Verde S.c.a.p.a di Cesano di
Senigallia, una società che opera
nel settore della produzione,
della trasformazione e
del confezionamento di
prodotti agricoli coltivati in
regime integrato, cercava
una soluzione efficace per
il confezionamento dei suoi
prodotti di aromi surgelati
in astuccio. In particolare, aveva
bisogno di una linea capace di
confezionare il prodotto in scatole
dotate di dispenser salva freschezza,
operando ad alta velocità, in modo
affidabile, senza problematiche di
posizionamento tipiche di questo
genere di applicazioni. La sfida è stata
raccolta da Betti, azienda faentina
con oltre 50 anni di esperienza nel
settore del packaging che, utilizzando
come struttura di base un’astucciatrice
standard, ha sviluppato un sistema
innovativo di applicazione del
dispenser basato su piattaforma
Sysmac di Omron. A spiegarne il
funzionamento e i vantaggi sono gli
La linea
sviluppata
da Betti
nasce per
confezionare
aromi
surgelati in
scatole dotate
di dispenser
salva
freschezza
Veduta generale della linea di confezionamento
072
Automazione Industriale - Aprile 2014
stessi responsabili della società.
Chiarisce Matteo Betti, responsabile
commerciale per l’estero in Betti:
“L’innesto di un dispenser in una
confezione di surgelati rappresenta
un valore aggiunto per l’industria
del freddo, tale da valorizzare il
marchio del prodotto. È un elemento
che permette di salvaguardare la
freschezza del prodotto, consentendo
al marketing di presentarsi sul
mercato con un’offerta molto più
attraente”.
Apri e chiudi senza intoppi
Nello specifico, Orto Verde aveva la
necessità di acquistare su richiesta
di un suo cliente una linea per
aromi surgelati in astuccio dotato
di dispenser in polietilene, con una
produzione di 120 pezzi al minuto.
Per arrivare a questo risultato, Betti ha
sfruttato il progetto di un’astucciatrice
standard opportunamente modificata
Alimentare Automazione applicata
I cinque assi dell’astucciatrice
sono comandati da altrettanti
servosistemi Omron G5
che azionano il master per
i movimenti della catenaria
principale, il profilo di camma
relativo all’inserimento
dell’astuccio nel percorso
macchina, l’applicazione del
dispenser e il pressino di
supporto all’incollaggio
mediante l’innesto di un sistema di
presa e deposito basato su tecnologia
Omron. Cuore del sistema è un’unità
dedicata che si occupa di eseguire
tre operazioni cruciali: alimentare
i dispenser (tramite alimentatori a
base vibrante e deviatori), applicarli
nell’astuccio tramite pistole hot
melt ‘zero gravity’, e inserirli,
con relativa zona di pressatura,
a ciclo continuo nell’astuccio.
La qualità dell’applicazione (in
termini di incollaggio, integrità e
posizionamento) è verificata da un
controllo di visione e, ancor prima,
dalla precisione dei sincronismi
in gioco. Spiega Roberto Scarpelli,
responsabile commerciale Italia
in Betti: “Ci siamo preoccupati
di assicurare l’affidabilità della
soluzione a monte del processo con
un obiettivo in particolare: garantire
l’applicazione del dispenser sulla
confezione in modo preciso, sia per
ciò che riguarda l’orientamento sia
per ciò che concerne le eventuali
tracce di colla all’interno e all’esterno
dell’area di incollaggio”. Gli sforzi di
Betti si sono così concentrati sulla
qualità dei movimenti in gioco e in
modo particolare sull’inseguimento
e sull’esecuzione dei profili in camma
elettronica. Da qui l’idea di sviluppare
l’impianto intorno alla piattaforma
Sysmac di Omron che, come dice
Scarpelli, “è stata una scelta motivata
dalle eccellenti doti di integrazione
del sistema e dalla possibilità di
ridurre a zero i rischi di lesione
meccanica legati all’interazione fra
gli assi”.
Sincronismi rispettati
I cinque assi dell’astucciatrice sono
comandati da altrettanti servosistemi
Omron G5, con relativi riduttori, che
si occupano di azionare il master per i
movimenti della catenaria principale,
il profilo di camma relativo
all’inserimento dell’astuccio nel
percorso macchina, l’applicazione del
Cuore del sistema di confezionamento Betti è un’unità
dedicata che si occupa di eseguire tre operazioni
cruciali: alimentare i dispenser, applicarli nell’astuccio
tramite pistole hot melt ‘zero gravity’ e inserirli a ciclo
continuo nell’astuccio
dispenser (due motori in sincrono) e
il pressino di supporto all’incollaggio,
che lavora a inseguimento. Il tutto
è coordinato da un controllore NJ a
16 assi, con i vari I/O locali e remoti
Smartslice, e da inverter J1000.
Il monitoraggio sul campo è affidato
a un pannello touchscreen Omron
NS8, dal quale l’operatore può
monitorare le informazioni di stato
dei singoli posizionamenti, i comandi
manuali sugli assi nonché tutte le
varie notifiche relative ad allarmi e
diagnostica.
L’integrazione fra plc e motion in
un’unica piattaforma ha consentito
allo staff tecnico Betti di ridurre al
minimo la complessità. Rispetto
a soluzioni adottate in passato, il
vantaggio è stato sensibile soprattutto
nella fase di deployment. “Pur
senza alcuna esperienza pregressa,
abbiamo compreso il funzionamento
del sistema in maniera molto facile”,
tengono a sottolineare Danilo
Santandrea, responsabile TecnicoElettronico, e Fausto Gordini di Betti.
La presenza di un controllore NJ
rappresenta in questo senso la chiave
di volta del sistema, un elemento
in grado di garantire precisione e
stabilità del sistema: i sincronismi
sono rispettati, sottolineano i
responsabili Betti, in quanto la
piattaforma di automazione e quella
di programmazione escludono
Aprile 2014 - Automazione Industriale
073
Automazione applicata Alimentare
Il monitoraggio
qualsiasi collisione laddove entrano
in gioco le interazioni fra assi. Le doti
di una rete rapida qual è EtherCat
completano il quadro, consentendo
una drastica riduzione del cablaggio:
fra componenti di derivazione e cavi
eliminati su ogni singolo asse, Betti
ha potuto contenere gli ingombri in
maniera sensibile, con un risparmio
di circa il 5% sui costi associati alla
progettazione e allo sviluppo dello
schema elettrico.
La linea è
coordinata da
un controllore
Omron NJ
a 16 assi. I
sincronismi
sono rispettati:
la piattaforma
di automazione
e quella di
programmazione
escludono
qualsiasi
collisione
laddove entrano
in gioco le
interazioni fra
assi
074
Un investimento
per il futuro
Le richieste di OrtoVerde S.c.a.p.a e in
particolare quelle riguardanti velocità
e precisione nel posizionamento del
dispenser sono state pienamente
soddisfatte. L’astucciatrice, oggi in
funzione presso gli stabilimenti
OrtoVerde, è in grado di operare alla
velocità richiesta con una percentuale
di scarto del due per mille. La
semplificazione delle operazioni
di cablaggio, il dimensionamento
dell’impianto e la messa in servizio
in tempi brevi hanno fornito
ulteriore valore all’impianto,
consentendo a Betti di acquisire,
al di là della commessa, anche un
prezioso know-how da utilizzare
nell’immediato futuro. Mutuando
Automazione Industriale - Aprile 2014
sul campo è affidato
a un pannello
touchscreen Omron
NS8: da qui l’operatore
può monitorare
le informazioni di
stato dei singoli
posizionamenti, i
comandi manuali sugli
assi e le notifiche
relative ad allarmi e
diagnostica
l’esperienza acquisita su piattaforma
Sysmac, in particolare, la società
può ora spingersi su applicazioni
più complesse, rispondendo meglio
e più rapidamente alle specifiche
che riguardano velocità, cambi
formato e riduzione dei costi. Una
piattaforma come Sysmac migliora in
questo senso la capacità dell’azienda
di modellare i propri progetti in
funzione del prodotto da lavorare
e di sviluppare macchine flessibili
che, in molti casi, riescono a lavorare
varie tipologie di prodotti sfruttando
un’unica applicazione. Non
trascurabile a questo proposito, la
possibilità di sfruttare un’architettura
software molto razionale che
permette di programmare in maniera
molto semplice i blocchi relativi agli
inseguimenti, variando in modo
opportuno il profilo di camma.
Nel complesso, l’investimento
sull’architettura Omron ha migliorato
il livello di integrazione fra meccanica
ed elettronica. Conclude Matteo
Betti: “Storicamente, il nostro punto
di forza sta proprio nell’integrazione
fra diversi sistemi di riempimento
all’interno di singole applicazioni;
il mercato ci riconosce una grande
capacità nella progettazione e
realizzazione di macchine in grado
di lavorare diversi tipi di astucci.
Crediamo che la complessità debba
rimanere dietro le quinte, che il
cliente cioè non debba percepire le
problematiche che ogni progetto
reca in sé: deve semplicemente poter
lavorare in autonomia. I plc e tutti gli
altri componenti Omron di ultima
generazione vanno proprio in questa
direzione, permettendoci di integrare
le varie peculiarità dell’applicazione
su un’unica linea e di offrire all’utente
finale, e in particolare all’operatore,
una soluzione pratica e al tempo
stesso gratificante”.
Automazione applicata Alimentare
Marcatura laser
per formaggi
di qualità
Caseificio Palazzo ha rinnovato i processi di tracciabilità
interna scegliendo la tecnologia di Panasonic
di Laura Rubini
D
a oltre cinquant’anni
Caseificio Palazzo è
specializzato nella
produzione di mozzarelle,
076
Automazione Industriale - Aprile 2014
cacioricotta, burrate, scamorze
e Caciocavallo Silano Dop. La
storica azienda di Putignano
(BA) si contraddistingue sul
mercato nazionale per la qualità
dei propri formaggi, nel rispetto
delle più antiche tradizioni locali.
Il ciclo artigianale è governato da
meticolosi e quotidiani controlli e
sulla materia prima e sul prodotto
finito.
Come tutte le aziende del settore
alimentare, anche Caseificio
Palazzo deve rispettare la
normativa sulla tracciabilità.
Mentre un tempo ci si limitava a
conoscere le caratteristiche di un
prodotto alimentare attraverso
l’etichetta, oggi diventa sempre
più importante conoscere anche
la sua storia. La tracciabilità è
l’identificazione delle aziende che
hanno contribuito alla definizione
di un determinato prodotto
Alimentare Automazione applicata
alimentare e viene incontro alle
richieste del consumatore riguardo
l’origine e la qualità degli alimenti.
Essa permette di ricostruire e
seguire il percorso di un alimento,
attraverso tutte le fasi della
produzione, della trasformazione e
della distribuzione. In sintesi, è la
possibilità di risalire alla storia, alle
trasformazioni o alla collocazione di
un prodotto alimentare attraverso
informazioni documentate.
L’identificazione è basata sul
monitoraggio dei flussi materiali dal
produttore della materia prima fino
al consumatore finale.
Caseificio Palazzo si trovava nelle
condizioni di dover sostituire tutte
le sue linee di marcatura a getto di
inchiostro dei contenitori plastici.
La ricerca è stata sin da subito
indirizzata verso la tecnologia
laser che offre numerosi vantaggi
in termini di affidabilità, qualità di
marcatura e velocità di incisione. La
selezione della soluzione laser più
adeguata ha richiesto però molto
tempo perché alcuni produttori
di marcatori erano sì in grado di
garantire elevata leggibilità, ma
non di marcare ad alte velocità,
o viceversa. Alla fine, la scelta
Caseificio
Palazzo produce
mozzarelle,
cacioricotta,
burrate e
scamorze
Per la marcatura dei contenitori
plastici, Caseificio Palazzo
ha scelto la soluzione LP-430
di Panasonic
è ricaduta sul marcatore laser
LP-430 di Panasonic Electric
Works, con sorgente laser a CO2,
30 W di potenza e spot di 95
μm, particolarmente adatto alla
marcatura sulle confezioni di
plastica.
L’elemento fondamentale in base al
quale è stata realizzata la soluzione
di tracciabilità è la marcatura
laser: la versatilità e la precisione,
nonché la possibilità di marcare
scritte leggibili e permanenti
hanno permesso di soddisfare le
richieste del cliente di gestire al
meglio la tracciabilità, di avere
un sistema poco invasivo, di
concentrare un buon numero di
informazioni in uno spazio ridotto.
I sistemi a corollario hanno poi
permesso di gestire le informazioni
permettendo un corretto
interfacciamento verso i sistemi
informativi aziendali.
La possibilità di marcare
direttamente con il laser sulla
plastica ha permesso quindi di
risolvere i problemi di tracciabilità
con un impatto minimo con il
vantaggio di avere marcature
senza contatto e soprattutto senza
‘consumabili’. Infatti la tecnologia
laser non utilizza, a differenza
dell’ink-jet, materiale di consumo,
consentendo di ottenere un Roi
in un periodo molto breve.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
077
Automazione applicata Alimentare
Un buon infuso
si vede
dalla bustina
La sensoristica Sick applicata alla lettura delle
foglie di tè, della carta filtro e delle cuciture
dei sacchetti massimizza la produttività
delle macchine Teamac
di Enrica Biondini
F
ondata nel 1993 nella
Packaging Valley bolognese
e dal 2003 parte del Gruppo
Marchesini, attivo nel settore del
confezionamento alimentare,
cosmetico e farmaceutico, Teamac
è un’azienda specializzata nella
produzione di macchine per il
confezionamento del tè in sacchetti
filtro a doppia camera, con filo ed
etichetta, chiuso utilizzando due
nodi, senza punti metallici o altri
materiali aggiuntivi. Da sempre
molto attenta alle richieste del
mercato, la società ha sviluppato
diverse soluzioni basandosi
su alcuni requisiti essenziali
come la qualità, l’efficienza e la
versatilità. Questi requisiti, insieme
all’evoluzione tecnologica delle
macchine e, non da meno, la
nostra appartenenza al Gruppo
Marchesini, hanno contribuito al
successo internazionale di Teamac.
L’azienda ad oggi ha installato oltre
078
Automazione Industriale - Aprile 2014
120 macchine in tutto il mondo,
dall’Europa agli Stati Uniti, all’Asia
e all’Africa.
Teamac produce due modelli di
macchina, MD20 e MD20 Plus.
Lanciate sul mercato nel 2002, le
macchine MD20 e MD20 Plus,
rappresentano la sintesi della
tradizione, della competenza e
dell’innovazione nella produzione
delle bustine doppia camera senza
punto metallico. Il modello MD20
nasce per rispondere alla richiesta
di semplicità, mentre la macchina
MD20 Plus si concentra sulla
flessibilità di produzione.
Entrambe le macchine non
utilizzano punti metallici per fissare
il filo alla bustina e all’etichetta,
bensì chiudono la bustina
effettuando due nodi con lo stesso
filo, un tipo di chiusura innovativo
e completamente ecologico.
La macchina MD20 produce
bustine doppia camera
confezionate in busta esterna
termosaldata e può essere dotata di
uscita con conteggio per prelievo
manuale, oppure con inscatolatore
automatico, mentre la macchina
MD20 Plus, soprannominata
‘la macchina versatile’, può
produrre bustine doppia camera
semplici, bustine confezionate
in busta esterna termosaldata,
oppure confezionate in busta
esterna zigrinata. La macchina
è fornita anche con un gruppo
optional atto ad alimentare, aprire,
riempire e chiudere le scatole
automaticamente in file singole o
multiple di bustine precontate.
Con entrambe le macchine, è
possibile lavorare diverse tipologie
di scatole (flip-top, tuck-in), incluse
scatole speciali e completamente
chiuse con sistemi di apertura
incollati ‘a strappo’.
I componenti delle macchine sono
prodotti in Italia all’interno di
Alimentare Automazione applicata
fabbriche specializzate del Gruppo
Marchesini, con garanzia di alta
qualità, efficienza e affidabilità
che garantisce una velocità di
produzione di 200 pezzi al minuto,
in qualsiasi configurazione. Grazie
alla speciale tecnologia del sistema
di annodatura, le macchine Teamac
consentono anche di abbassare
sensibilmente i costi di produzione,
riducendo il consumo dei materiali
e dei pezzi di ricambio rispetto
alla concorrenza. Con le agenzie di
rappresentanza Teamac dislocate
in 20 Paesi nel mondo, offriamo ai
clienti un forte supporto a livello
internazionale, servendoci di
un’efficiente e tempestivo servizio
di post-vendita e assistenza locale,
con tecnici specializzati, istruiti in
Italia.
Qualità e costanza, grazie
ai sensori
Per dare un valore aggiunto alle
sue macchine, Teamac ha scelto
di equipaggiarle con i prodotti
Sick, a partire dalla sensoristica di
base fino a quella più sofisticata.
La versatilità dei prodotti Sick
ne ha consentito l’utilizzo in
molteplici applicazioni, dalla
lettura delle foglie di tè, tramite
il sensore capacitivo CM30, sino
alla lettura, in movimento, della
carta filtro che forma il sacchetto
con il sensore di contrasto
KT mini. Inoltre, attraverso la
tecnologia di Sick i tempi di
cambio materiali delle macchine
si sono ridotti, ottimizzando così
i costi di produzione. Grazie alla
flessibilità e alla facilità di set-up
di questi sensori, infatti, il cambio
di materiali, di stampa e di colore
diventa un’operazione di pochi
secondi. In precedenza, in queste
fasi venivano riscontrati svariati
problemi di messa a punto dei
sensori, dovuti principalmente alla
natura polverosa dell’ambiente in
cui si opera. Come le principali
macchine di ultima generazione,
le bustine di tè sono chiuse con
un punto di cucitura (senza
punto metallico) e, per garantire
ai clienti finali il miglior livello
qualitativo, Teamac ha scelto di
installare la telecamera di visione
Inspector di Sick, che controlla,
oltre al sacchetto, anche la corretta
cucitura. Il sensore di visione
Sick, mediante il controllo dei
pixel, discrimina il prodotto
corretto dalla condizione di
scarto. La velocità di elaborazione
e la ripetibilità dei suoi tempi di
risposta permettono a Inspector
di eseguire il controllo anche alla
massima velocità della macchina,
senza porre limiti alla capacità
di produzione. Inspector, come
Teamac, rappresenta l’ultima
generazione di soluzioni tecniche,
che consentono di operare
in ambienti polverosi dove
sono maggiormente richieste
doti di affidabilità, facilità
di manutenzione, resistenza
all’abrasione e ai detergenti usati
per la pulizia.
“La telecamera Inspector è un
prodotto eccezionale per come
è stato sviluppato e installato
sulle nostre macchine, in quanto
i nostri sacchetti vengono chiusi
con un nodo cucito ed è necessario
utilizzare sensori in grado di
discriminare anche il più piccolo
difetto. Inspector è in grado di
effettuare proprio questo tipo di
controllo”, spiega lo staff tecnico di
Teamac.
“Siamo molto soddisfatti di
aver optato per Inspector
perché mantiene costanti le sue
performance anche dopo anni
e soprattutto non risente degli
ambienti polverosi. Grazie a questa
telecamera di visione, l’affidabilità
delle nostre macchine è garantita”.
Teamac ha trovato in Sick un
partner di fiducia in grado di
garantire la massima efficienza
per le sue macchine, oltre ad
offrire una gamma di prodotti
a 360°. “In particolare, abbiamo
apprezzato di Sick la ripetibilità
delle performance dei sensori nel
tempo e tra diverse forniture”,
concludono i responsabili dello
staff tecnico di Teamac.
Aprile 2014 - Automazione Industriale
079
Automazione applicata Alimentare
Un birrificio a prova
di futuro grazie
alla simulazione
Utilizzando il software Plant Simulation di Tecnomatix,
soluzione per il digital manufacturing di Siemens Plm
Software, il birrificio Paulaner ha organizzato in modo
efficiente i suoi processi e potenziato la propria attività
di Carolina Mirò
La simulazione
è uno strumento
completamente convalidati e,
quindi, fin dall’inizio corretti:
scenari di progettazione alternativi
possono essere confrontati per
determinare il miglior equilibrio
tra prestazioni, flessibilità e costi.
Utilizzando la simulazione è facile
identificare le sfide e pianificare la
migliore strategia per soddisfare
completamente la domanda dei
clienti. L’esperienza di Paulaner,
storico birrificio tedesco, conferma
quanto detto.
fondamentale
in un impianto
complesso
come quello di
Paulaner, nel
quale è quasi
impossibile
stimare
manualmente
quali saranno le
performance del
sistema
S
ono diversi i fattori che
devono essere presi in
considerazione quando
si progetta un birrificio: la
richiesta stagionale, il fatturato, la
flessibilità nella realizzazione di
nuovi prodotti e la varietà delle
confezioni, la qualità e la freschezza
della birra stessa. Per gestire
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Automazione Industriale - Aprile 2014
efficacemente questi elementi si
utilizzano tecnologie automatizzate
e attrezzature costose e occorre
quindi garantire che i processi
soddisfino i requisiti attuali e futuri
dell’impianto.
Non sorprende, dunque, che la
simulazione sia lo strumento
ideale per implementare processi
Sistemi e processi
ottimizzati
Ogni anno in oltre 70 Paesi sono
bevuti più di due milioni di
ettolitri di birra Paulaner. La prima
menzione ufficiale del Birrificio
risale al 24 febbraio 1634, anno della
sua fondazione. Da allora Paulaner è
parte integrante della cultura, della
tradizione e della storia di Monaco
e ha via via superato i confini della
città bavarese acquistando una
popolarità internazionale.
Questo è particolarmente vero per la
Paulaner Hefeweissbier che, oggi, è
una delle birre più famose al mondo.
Per sostenere un ritmo di crescita
così importante, il sito produttivo
Paulaner avrebbe dovuto espandersi
ma, vista la mancanza di spazio e
l’insufficienza dei collegamenti di
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Automazione applicata Alimentare
trasporto vicini, non era possibile,
per lo stabilimento, ospitare un
maggior volume di prodotto.
Paulaner ha così iniziato la
pianificazione di un nuovo birrificio
nella periferia di Monaco di Baviera.
Per facilitare la costruzione di
uno stabilimento a regola d’arte,
iSilog, fornitore di servizi di
simulazione, ha proposto a Paulaner
il software Plant Simulation, parte
del portafoglio Tecnomatix di
Siemens Plm Software. La soluzione
comprende macchinari specifici
per il birrificio, come Brew House,
le vasche di fermentazione, i filtri,
i serbatoi di birra luminosi, le linee
di riempimento e di stoccaggio.
L’utilizzo di questi strumenti rende
più semplice l’analisi del processo
di produzione e la valutazione di
diverse strategie di pianificazione e
di scenari.
iSilog, fornitore di servizi di simulazione, ha proposto
a Paulaner il software Plant Simulation, parte
del portafoglio Tecnomatix di Siemens Plm Software
Valutazione
delle prestazioni
I dati di input del modello di
simulazione sono definiti in un
documento condiviso, strutturato
in diversi registri con input per
la domanda dei clienti e per la
proprietà delle fasi del processo
(Brew House, fermentazione, filtro,
Bbt, riempimento e magazzino).
Grazie a Plant Simulation, è
possibile poi definire la capacità del
serbatoio (numero, dimensioni), la
disponibilità di linee di riempimento
e definire il calendario per le diverse
fasi del processo.
“Possiamo sfruttare le potenzialità di
questo software senza la conoscenza
dettagliata di come si crea un
modello di simulazione, perché è
sufficiente definire i dati di input
nei fogli di calcolo”, spiegano in
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Automazione Industriale - Aprile 2014
Paulaner. Dopo l’importazione in
Plant Simulation, i componenti del
modello sono generati e configurati
automaticamente secondo i dati
di input. “Oltre a essere semplice
da utilizzare, la soluzione adottata
crea la possibilità di ricercare
efficacemente scenari differenti
in breve tempo e offre diversi
indicatori di performance
per valutare le prestazioni
del birrificio”, sostengono
gli interessati. Paulaner può
così valutare l’influenza dei
vari fattori che intervengono
nel processo (domanda dei
consumatori, guasti ecc.)
e confermare che si stiano
facendo i giusti investimenti
in serbatoi e attrezzature.
Obiettivi centrati
Continuare a migliorare
gli indicatori chiave di
performance, inclusi i requisiti
Ogni anno in oltre 70 Paesi
sono bevuti più di due milioni di
ettolitri di birra Paulaner
di calore, il consumo di energia
e quello di acqua e la perdita di
estratto, implementare l’energia
ecosostenibile e garantire che
i processi, i flussi di lavoro e le
capacità fossero equilibrati e
ottimizzati erano gli obiettivi che
Paulaner si era prefissata all’avvio
del progetto.
Con Plant Simulation, l’azienda
ha saputo affrontare e superare
una serie di problematiche
fondamentali, tra cui identificare
le sfide esistenti e sviluppare
strategie migliori, come la pulizia,
la conversione, le dimensioni dei
lotti, la pianificazione e il controllo
della produzione. Il tutto è stato
ottenuto rispondendo alla domanda
dei clienti, tenuto conto dei limiti
del nuovo stabilimento di birra in
rapporto ai prodotti e alle richieste
future.
La simulazione ha quindi consentito
a Paulaner di adottare l’approccio
migliore per armonizzare la
domanda dei clienti, il flusso delle
merci in entrata, la dimensione dei
lotti e le linee di confezionamento
e di affinare strategie differenti in
funzione del mix e della quantità di
prodotto.
Nei sistemi complessi con grandi
interdipendenze, come negli
impianti di produzione di birra,
è quasi impossibile stimare
manualmente quali saranno le
performance del sistema, per
questo una tecnologia come Plant
Simulation è uno strumento
fondamentale per trasformare la
gestione di tali interdipendenze
in realtà. “Il software di Siemens
rappresenta per noi uno strumento
di pianificazione essenziale”,
concludono in Paulaner.
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